tag:blogger.com,1999:blog-85014700111162210882024-03-08T05:03:27.099+01:00UNIversitasblogBOATTUALITÀ E POLITICHE UNIVERSITARIEUnknownnoreply@blogger.comBlogger55125tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-90374152367770378452023-09-15T12:45:00.006+02:002023-09-15T12:51:33.813+02:00<p> </p><p><span style="color: #c00000;"><b>INFORMAZIONI UNIVERSITARIE </b></span></p><p><span style="color: #c00000;"><b>Luglio 2023</b></span></p><p><span style="color: #c00000;">IN
EVIDENZA</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"> <b>DECRETO PNRR. IL 20.04.23 APPROVATO IL DL 13
DEL 24.02.23 “<i>DISPOSIZIONI URGENTI PER
L’ATTUAZIONE DEL PNRR E DEL PIANO NAZIONALE DEGLI INVESTIMENTI COMPLEMENTARI AL
PNRR</i>”. EMENDAMENTI APPROVATI DALLA COMMISSIONE BILANCIO DEL SENATO
RIGUARDANTI L’UNIVERSITÀ</b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>Contratti di ricercatori a td<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Ai soggetti che
sono stati, per almeno tre anni, titolari di contratti da ricercatore
universitario ai sensi dell'articolo 24, comma 3, lettera a), della legge n.
240 del 2010, nel testo precedente a quello del decreto legge 36/22, e che
stipulano un contratto di ricercatore a tempo determinato ai sensi
dell'articolo 24 nel testo attualmente vigente è riconosciuto fino al 31
dicembre 2026 (in precedenza aprile 2025), a richiesta, ai fini dell'inquadramento,
un periodo di servizio pari a 3 anni. In questo caso, la valutazione per
l'inquadramento nel ruolo dei professori di II fascia (articolo 24, comma 5,
della legge n. 240/10, avviene non prima di 12 mesi dalla presa di servizio).
(emendamento 26.1 (testo 2). F: FlcCgil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>Assegni di Ricerca<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Ai soggetti che
sono stati titolari, per un periodo non inferiore a tre anni, di assegni di
ricerca ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 240, nel testo a quello del
decreto legge 36/22, e che stipulano un contratto di ricercatore a tempo
determinato ai sensi dell'articolo 24 della legge n. 240, come modificato dal
DL 36/22, è riconosciuto fino al 31 dicembre 2026 (in precedenza aprile 2025),
a richiesta, ai fini dell'inquadramento, un periodo di servizio pari a due
anni. (emendamento 26.1 (testo 2). F: FlcCgil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>Tempo definito ricercatori a tempo
determinato<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il regime di
impegno a tempo pieno o a tempo definito si applica anche ai ricercatori a
tempo determinato di cui alla legge 240/10 assunti con regime di tempo pieno, i
quali possono transitare, per gli anni accademici successivi a quello della
presa di servizio, al regime a tempo definito, previa domanda da presentare al
Rettore sei mesi prima dell'inizio dell'anno accademico dal quale far decorrere
l'opzione, e con obbligo di mantenere il regime prescelto per almeno un anno
accademico. (emendamento 26.3 (testo 2). F: FlcCgil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>Chiamata docenti di i fascia<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le università
vincolano le risorse corrispondenti ad almeno un quinto dei posti disponibili
di professore di prima fascia alla chiamata di studiosi in possesso
dell'abilitazione per il gruppo scientifico-disciplinare (eliminato il
riferimento alle “funzioni oggetto del procedimento”).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Non possono
partecipare a queste procedure i docenti di prima fascia già in servizio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Queste norme non
si applicano alle Scuole Superiori a Ordinamento Speciale (norma introdotta
dall’emendamento approvato). (emendamento 26.4 (testo 2). F: FlcCgil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>Università e polizze sanitarie integrative
nell’ambito dei progetti di ricerca relativi a bandi competitivi<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le università
statali, possono destinare una quota delle risorse derivanti da progetti di
ricerca, europei o internazionali, ammessi al finanziamento sulla base di bandi
competitivi, limitatamente alla parte riconosciuta a tassi forfettari, o
comunque non destinata a puntuale rendicontazione, per la stipula di polizze
sanitarie integrative delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario
Nazionale in favore di personale docente e della ricerca. L’importo di tali
polizze non può essere superiore al due per cento della spesa sostenuta
annualmente per tale personale e, comunque, nel limite massimo delle risorse
rimborsate. Le modalità applicative di tale disposizione saranno stabilite con
decreto del Ministro dell'università e della ricerca. (emendamento 26.4, testo
2). F: FlcCgil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UNIVERSITÀ. DEFINITI NUOVI GRUPPI
SCIENTIFICO-DISCIPLINARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Sono stati
definiti nuovi gruppi scientifico-disciplinari in relazione all’abilitazione,
alle chiamate e all’attività didattica dei docenti. L’emendamento Verducci al
DL 36/2022 sostituisce l’art. 15 della L 240/10 (quello che istituisce SSD,
settori e macrosettori concorsuali) definendo nuovi gruppi scientifico
disciplinari. I nuovi raggruppamenti scientifici disciplinari sono stati
definiti con un decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca del 27 aprile 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Art. 14 <b>Disposizioni in materia di Università e
ricerca <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">6-bis. Al fine
di garantire la corretta attuazione del PNRR, nell'ambito della Missione 4,
Componente 1, Riforma 1.5, del suddetto Piano, l'articolo 15 della legge 30
dicembre 2010, n. 240, e' sostituito dal seguente: <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">«Art. 15. (<b>Gruppi e settori scientifico-disciplinari</b>).
- <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">1. Entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione il Ministro,
con proprio decreto di natura non
regolamentare, su proposta del Consiglio universitario nazionale (CUN),
definisce, secondo criteri di affinità e attinenza scientifica, formativa e
culturale, i gruppi scientifico-disciplinari e le relative declaratorie. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"> 2. <b>I</b>
<b>gruppi scientifico-disciplinari</b>: <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"> a) sono utilizzati ai fini delle procedure
per il conseguimento dell'abilitazione di cui all'articolo 16 e delle procedure di cui agli articoli 18 e 24; <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"> b) sono il riferimento per l'inquadramento
dei professori di prima e seconda fascia
e dei ricercatori; <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"> c) possono essere articolati in <b>settori scientifico-disciplinari </b>che
concorrono alla definizione degli ordinamenti didattici di cui all'articolo 17,
commi 95 e seguenti, della legge 15 maggio 1997, n. 127, e all'indicazione della relativa
afferenza dei professori di prima e seconda fascia e dei ricercatori; <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"> d) sono il riferimento per l'adempimento
degli obblighi didattici da parte del docente. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"> 3. Il numero dei gruppi scientifico-disciplinari
non può essere superiore a quello dei settori concorsuali di cui al decreto del Ministro
dell'istruzione, dell'università' e della ricerca n. 855 del<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">30 ottobre 2015,
pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 271 del 20
novembre 2015. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>CUN: PROPOSTA SU ABILITAZIONE SCIENTIFICA
NAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’imminente
introduzione dei Gruppi Scientifico Disciplinari (GSD) previsti dalla Legge
79/29.06.22, in combinato disposto con il DPR 95/04.04.16 che prevede per
l’abilitazione scientifica nazionale (ASN) ogni 5 anni la verifica
dell’adeguatezza e congruità dei criteri, dei parametri, degli indicatori e dei
valori soglia, rende opportuno ...un possibile riordino delle procedure in
vigore. Nel corso degli anni sono state evidenziate rilevanti criticità
riconducibili al modello e alle conseguenti procedure di abilitazione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’ASN ha
provocato nel sistema universitario fratture artificiose, con la distinzione
fra settori che utilizzano criteri bibliometrici e settori che utilizzano
criteri non bibliometrici. - L’introduzione di rigidi indicatori numerici, con
le soglie calcolate su un limitato arco temporale e caratterizzate da una
marcata volatilità, ha poi di fatto concentrato l’attenzione sulla quantità e
velocità più che sulla qualità della produzione scientifica. - La richiesta di
vari titoli specifici e predefiniti, mutevoli nel tempo, come condizione di
accesso ha portato a dinamiche di adattamento del sistema, con la rincorsa da
parte degli aspiranti all’abilitazione ad accumularli, senza distinguere in
base a criteri di qualità. - La mancanza del curriculum nella documentazione
richiesta ha impedito di inquadrare la valutazione della produzione scientifica
nel profilo complessivo degli aspiranti all’abilitazione. - L’applicazione del
criterio delle soglie anche per determinare i possibili componenti delle
commissioni ha reso molto ristretta la base della docenza per la formazione
delle stesse. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il CUN ritiene
opportuno evitare in ogni caso una <i>visione
fondata su meri meccanismi automatici, con indicatori numerico-quantitativi</i>,
per consentire invece alle commissioni di valutare la congruità con la
declaratoria dei GSD della produzione scientifica dei candidati nell’ambito del
loro profilo complessivo. F: CUN Adunanza del 20/4/2023 <a href="https://tinyurl.com/ycx4msuc">https://tinyurl.com/ycx4msuc</a>. Oss.
Univ. Maggio 2023<i>. <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LAUREATI ASSUNTI PER SVOLGERE MANSIONI CON LIVELLO DI SPECIALIZZAZIONE
MEDIO-BASSO CHE SI RIFLETTE SUI LIVELLI RETRIBUTIVI. IL DIVARIO SALARIALE CON
L’ESTERO DEI LAUREATI ITALIANI E LA “FUGA DEI CERVELLI”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I principali settori
industriali in Italia sono caratterizzati da una media intensità tecnologica.
Ciò si riflette a sua volta nei pochi investimenti in innovazione, come
dimostrato dalla bassa SPESA IN R&S in rapporto al Pil: l’Italia investe
l’1,48% del Pil in R&S, contro una media OCSE del 2,71% e una media dell’UE
a 27 del 2,11% (dati 2021). I settori più rilevanti per l’economia nazionale
non richiedono figure altamente specializzate né un maggior livello di investimenti
in R&S. Ciò comporta una bassa domanda di <b><i>laureati</i></b> e anche
un’allocazione inefficiente di questo capitale umano. Infatti, i pochi laureati
presenti sul mercato italiano sono assunti per svolgere mansioni con un livello
di specializzazione medio - basso. Questo si riflette a sua volta in una scarsa
produttività e basso valore aggiunto per addetto, che si riflettono ovviamente
sui livelli retributivi. I dati relativi ai salari medi netti sottolineano che
l’Italia si trova sotto la media dell’UE a 27, dietro a Francia, Germania e
Paesi Bassi. Per i laureati italiani, il divario salariale con l’estero è
notevole. I laureati italiani occupati all’estero, infatti, sono retribuiti
circa il 40% in più rispetto ai laureati impiegati in Italia già a un anno dal
conseguimento del titolo, e il 47% in più dopo 5 anni. Tutto ciò contribuisce
certamente a spiegare il fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli”, che
l’Italia sta sperimentando da anni e che viene spesso citato come uno dei
problemi principali da risolvere per risollevare la forza economica del Paese.
Nel 2021 il tasso di espatrio per i laureati di 25-34 anni, noto come “fuga di
cervelli”, è del 9,5 per mille tra gli uomini e del 6,7 per mille tra le donne.
I tassi migratori medi 2019-2021 dei giovani laureati verso l’estero indicano
perdite di risorse qualificate in tutte le province, con valori superiori al
tasso migratorio medio nazionale (-5,7 per mille) nel Nord e nelle Isole. F:
osservatoriocpi.unicatt.it Luglio 2023<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DESIGNAZIONE COOPTATIVA DEI DOCENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Alcuni hanno proposto la
fuoriuscita delle procedure di reclutamento del corpo docente e ricercatore
dalla sfera pubblico-concorsuale con attribuzione di responsabilità sulla
struttura dipartimentale degli effetti della scelta “intuitus personae”. Ciò
sarebbe possibile nel rispetto del dettato costituzionale, atteso che l’art. 97
comma 4° della carta fondamentale dispone che “agli impieghi nella p.a. si
accede mediante pubblico concorso, salvo casi stabiliti dalla legge”. Alla luce
di tale derogabilità, il legislatore ordinario potrebbe perciò intervenire
esonerando il reclutamento di docenti e ricercatori universitari dal pubblico
concorso. Questa novità legislativa potrebbe innescare pericolosi processi a
catena. In buona sostanza, si circoscriva e si limiti con rigore questa deroga
ai vincoli generali posti a presidio di imparzialità e buon andamento
nell’azione amministrativa, si regolamenti in modo puntuale l’attribuzione di
responsabilità (giuridica e non morale) della designazione cooptativa perché
sono comunque spesi soldi pubblici, ma si evitino però estensioni oltre
l’ambito del reclutamento del personale insegnante. <span lang="EN-GB">F: CM altalex.com
Luglio 2023.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>HOUSING UNIVERSITARIO. INTESA RAGGIUNTA SUI FONDI PNRR <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un primo target previsto dal
PNRR per la seconda metà del 2022 prevedeva la realizzazione dei primi 7.500
posti letto. Un obiettivo non raggiunto secondo la Commissione UE, per la quale
una parte dei posti letto rendicontati dall’Italia non erano nuovi ma
preesistenti. L’intesa raggiunta il 20 luglio permette di considerare non più
un target ma una pietra miliare i primi 7.500 posti letto, tenendo fermo
l’obiettivo finale dei 60 mila posti al 2026. In questo modo, è stato ridotto
di conseguenza l’importo previsto per la terza rata del PNRR all’Italia (19 a
18,5 miliardi), mentre i fondi per la quarta rata passano da 16 a 16,5
miliardi. F: openinnovation.regione.lombardia.it 29.07.2023.<b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA CLASSIFICA CENSIS (CENTRO STUDI INVESTIMENTI SOCIALI) DELLE
UNIVERSITÀ ITALIANE - EDIZIONE 2023/2024). IL PODIO DEGLI ATENEI STATALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Si tratta di un’articolata
analisi del sistema universitario italiano (atenei statali e non statali,
divisi in categorie omogenee per dimensioni) basata sulla valutazione delle
strutture disponibili, dei servizi erogati, del livello di
internazionalizzazione, della capacità di comunicazione 2.0 e della
occupabilità. Sono consultabili anche le classifiche della didattica delle
lauree triennali, delle magistrali a ciclo unico e delle lauree magistrali
biennali (rispettivamente raggruppate in 15, 7 e 15 gruppi disciplinari) ed è
disponibile la metodologia utilizzata per la classificazione. Complessivamente, sono 70 le classifiche
stilate, a partire da una batteria di 948 variabili considerate.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Tutte le classifiche sono
disponibili in formato interattivo. F: <a href="https://tinyurl.com/ystak69d">https://tinyurl.com/ystak69d</a>
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il <b><i>podio degli atenei statali</i></b>
nella classifica <b>CENSIS</b> (edizione
2023/2024)↓<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> <b><u>Mega
atenei</u></b> (con oltre 40.000 iscritti): UniBO, UniPD, Sapienza. <b><u>Grandi atenei</u></b> (da 20.000 a
40.000 iscritti): UniPV, UniPG, UniCAL e Ca’ Foscari. <b><u>Medi atenei</u></b> (da 10.000 a 20.000 iscritti): UniTR, UniUD,
UniSI<b>. <u>Piccoli atenei</u></b> (fino a
10.000 iscritti): UniCAM, UniTuscia, UniMC. <b><u>Politecnici</u></b>: UniMI, UniTO, PoliBA e IUAV di Venezia. F:
CENSIS 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">INTERNATIONAL HIGHER
EDUCATION IS THE QUARTERLY PUBLICATION OF THE CENTER FOR INTERNATIONAL HIGHER
EDUCATION AT BOSTON COLLEGE (USA)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Through International Higher Education, a network of distinguished
international scholars offers commentary and current information on key issues
that shape higher education worldwide. </span><a href="https://www.internationalhighereducation.net/en/handbuch/gliederung/#/Gliederungsebene/898/Summer-Issue-No.-115-(2023)"><span lang="EN-GB">International Higher Education -
Summer Issue No. 115 (2023)</span></a><span lang="EN-GB"> > <a href="https://tinyurl.com/mr3e9xty">https://tinyurl.com/mr3e9xty</a>
</span><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE. IL
RILIEVO INTERNAZIONALE DELLE RIVISTE SULLE QUALI SONO PUBBLICATI I LAVORI
SCIENTIFICI NON È CIRCOSTANZA DIRIMENTE NEL NEGARE L’ABILITAZIONE</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il TAR Lazio,
sent. 06.03.23 n. 2023, ha accolto il ricorso avverso il diniego di
abilitazione scientifica nazionale come professore associato, che era stato
adottato – fra le altre – in ragione del mancato rilievo internazionale delle
riviste sulle quali erano stati pubblicati i lavori scientifici del ricorrente.
Per il giudice amministrativo, infatti, ”il rilievo internazionale delle
riviste sulle quali sono pubblicati i lavori scientifici è stato elevato a
circostanza dirimente nel negare l’abilitazione, nonostante si trattasse di un
professore associato”, con la conseguenza che il diniego è da ritenersi
illegittimo. Infatti, l’art. 3, comma 2 D.M. 7 giugno 2016, n. 120 prevede, ai
fini del rilascio dell’abilitazione come professore di seconda fascia, la
rilevanza delle pubblicazioni nella sola comunità nazionale di riferimento
della ricerca del candidato. F: Oss. Univ. Marzo 2023<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE (ASN).
VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Con sentenza
2.05.23, n. 7380, il Tar Lazio, Roma, ha chiarito, con riferimento a un
giudizio di impugnazione del diniego di ASN, come dev’essere interpretato il
criterio di valutazione della produzione scientifica consistente nella <b>”coerenza [delle pubblicazioni] con le
tematiche del settore concorsuale</b> o con tematiche interdisciplinari ad esso
pertinenti” (art. 4, c. 1, lett. a) del D.M. n. 120/2016). La motivazione contenuta nel giudizio
finale, ove statuisca in merito alla incoerenza dei lavori presentati rispetto
al settore concorsuale di riferimento, deve essere in grado, ancorché in
maniera sintetica, di far comprendere quali siano le ragioni per cui gli
argomenti trattati esulino in nuce dal settore concorsuale, non potendo neppure
rientrare nell’ambito di materie interdisciplinari ad esso connesse, non
essendo ammissibile che la valutazione si limiti ad affermare sic et
simpliciter la mancata coerenza dei lavori scientifici presentati. F: Oss Univ
Maggio 2023<i>.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">CLASSICAZIONE
DELLE UNIVERSITA’<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">QS WORLD UNIVERSITY
RANKINGS 2024. TOP 20 UNIVERSITIES<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sono 1.500 le università
inserite nella classifica Qs World University Rankings 2024-Top Global
Universities, giunta alla sua ventesima edizione. Si tratta della lista dei
migliori atenei sparsi per 104 località nel mondo secondo alcuni criteri, a cui
quest'anno si sono aggiunti quelli della sostenibilità, del tasso di assunzione
e della rete nazionale di ricerca. Per il dodicesimo anno consecutivo il
Massachusetts Institute of Technology (Mit) si trova al primo posto della
classifica. Insieme all'ateneo, sul podio, ci sono due università britanniche:
la University of Cambridge e la University of Oxford. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The results draw on the analysis of 17.5m academic papers and the expert
opinions of over 240,000 academic faculty and employers. See with <b><i>colour
pictures</i></b> the <b>TOP 20 UNIVERSITIES</b>
<a href="https://tinyurl.com/3ybcvnp2">https://tinyurl.com/3ybcvnp2</a></span><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per quanto riguarda gli atenei
italiani, il primo si trova alla 123esima posizione: il Politecnico di Milano è
la migliore università del paese, seguito dalla Sapienza di Roma e dall'Alma
Mater Studiorum - Università di Bologna.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CWTS LEIDEN RANKING</b> 2023</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Classifica internazionale, stilata dal Centrum voor Wetenschap en
Technologische Studi dell’università olandese di Leiden, particolarmente
significativa poiché è <b><i>basata esclusivamente su indicatori
bibliometrici </i></b>utilizzando il criterio delle pubblicazioni di maggiore
impatto. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The CWTS Leiden
Ranking 2023 includes 1411 universities worldwide. These universities have been
selected based on their number of Web of Science-indexed publications in the
period 2018–2021. <b><i>ITALIA</i></b>. Field: All sciences. Min. publ. output: 100. <b>First 20/47 see graphic </b></span><b><span lang="EN-GB">↓</span></b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">All 47 Italian
classified universities </span><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">> <a href="https://www.leidenranking.com/ranking/2023/list">https://www.leidenranking.com/ranking/2023/list</a>
<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LE UNIVERSITÀ TOP PER TROVARE LAVORO IN
EUROPA</b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La soluzione si
trova fuori dai confini nazionali. Basti pensare che la prima università
d’Italia è la Bocconi di Milano, al 78° posto. Le <b>20 accademie top d’Europa</b>: Francia e Germania spiccano, ma la
dominatrice è la Gran Bretagna: 8 università, 5 nelle prime 10. Ecco la
classifica completa del THE:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">1. University of
Cambridge (Gran Bretagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">2. University of Oxford (Gran Bretagna)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing">3. Technische
Universität München, Monaco (Germania)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">4. Imperial
College, Londra (Gran Bretagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">5. HEC, Parigi
(Francia)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">6. King’s College,
Londra (Gran Bretagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">7. University of
Manchester (Gran Bretagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">8. Instituto de
Empresa (Spagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">9. EMLYON, Lione
(Francia)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">10. Istituto
Federale Svizzero di Tecnologia (ETH), Zurigo (Svizzera)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">11. LMU, Monaco
di Baviera (Germania)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">12. University of Edimborough (Gran Bretagna)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing">13. École
Normale Supérieure (Francia)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">14. École
Polytechnique Fédérale, Losanna (Svizzera)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">15. Mines
ParisTech, Parigi (Francia)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">16.
CentraleSupélec, Parigi (Francia)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">17. École
Polytechnique, Parigi (Francia)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">18. London School
of Economics and Political Science (Gran Bretagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">19. University
College, Londra (Gran Bretagna)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">20. Goethe
University, Francoforte (Germania)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">(F: Classifica del Times Higher Education)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS 2023.</b> <b>CLASSIFICA
DELLE MIGLIORI UNIVERSITÀ IN ITALIA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nella classifica
<b>QS World University Rankings 2023</b>,
sono 41 le migliori università d’italia tra le prime 1.418. Segue la classifica
completa, a fianco del nome dell’università è indicata la posizione raggiunta
nel ranking mondiale. F: confart PG<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Politecnico di
Milano (139);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Alma Mater
Studiorum – Università di Bologna (167);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Roma La Sapienza (171);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Padova (243);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Milano (324);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Politecnico di
Torino (325);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Pisa (404);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Napoli Federico II (416);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università Vita
Salute San Raffaele (436);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Trento (457);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Politecnico di
Firenze (460);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Torino (475);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Roma Tor Vergata (499);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università
Cattolica del Sacro Cuore (511-520);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Pavia (561-570);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Politecnico di
Bari (591 – 600);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Milano Bicocca (601 – 650);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Genova (651-700);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Libera
Università di Bolzano (701-750);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Trieste (701-750);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Siena (751-800);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università Ca’
Foscari di Venezia (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Catania (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università
Politecnica delle Marche (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Politecnico di
Ferrara (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Bari Aldo Moro (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Brescia (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Messina (851-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Modena e Reggio Emilia (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Parma (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Perugia (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università degli
studi Roma Tre (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Verona (801-1000);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università della
Calabria (1001-1200);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Napoli Parthenope (1001-1200);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Palermo (1001-1200);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Salerno (1001-1200);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università degli
studi della Tuscia (1001-1200);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università degli
Studi di Udine (1001-1200);<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università degli
Studi G. D’Annunzio di Pescara<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Università di
Bergamo (1201-1400).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nell’edizione
2023 del QS World University Rankings a premiare di più l’Italia è l’indicatore
“academic reputation” basato sull’opinione di 150 mila accademici
internazionali: 3 atenei sono nella top 100, con UniBo in testa al 73° posto.
Seguono Sapienza (74°) e PoliMi (96°). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">F: confart PG.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i><span lang="EN-GB"> </span></i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">UI GREENMETRIC WORLD
UNIVERSITY RANKINGS 2023 - RANKING BY COUNTRY - ITALY<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">First 10
classified:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">1.Università di
Bologna <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">2.Luiss
University <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">3.Politecnico di
Torino <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">4.Università di
Torino <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">5.Università
dell'Aquila <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">6.Politecnico Di
Milano <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">7.Università
Gabriele D'Annunzio Chieti e Pescara <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">8.Università di
Genova <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">9.Universita di
Padova <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">10.Universita
Politecnica delle Marche<b> <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">Showing 1 to 34 of
34 entries <a href="https://tinyurl.com/3b67wew7">https://tinyurl.com/3b67wew7</a>
<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">YOUNG UNIVERSITY RANKINGS 2023<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The Times Higher
Education Young University Rankings list the world’s best universities that are
50 years old or younger. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><i><span lang="EN-GB">18 young italian universities</span></i></b><b><span lang="EN-GB"> </span></b><span lang="EN-GB">(the number
indicates the world classification):<b> <o:p></o:p></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">19 Sant’Anna School of
Advanced Studies<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">20 Vita-Salute San
Raffaele University<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">29 Humanitas
University<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">=60 University of Rome
II – Tor Vergata<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">=65 University of
Milan-Bicocca<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">69 Verona University<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">=73 University of
Brescia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">=92 Free University of Bozen-Bolzano<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">101–150 University of
Insubria<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">101–150 University of
Tuscia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">101–150 University of
Udine<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">151–200 Kore University of Enna<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">151–200 Polytechnic
University of Bari<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">201–250 Amedeo
Avogadro University of Eastern Piedmont<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">201–250 University of
Sannio<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">201–250 University of
Campania Luigi Vanvitelli<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">251–300 University of
Foggia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">251–300 University of
Rome III.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">UNIVERSITIES HOW
MUCH ARE THEY REALLY DOING TO PROMOTE GLOBAL GOALS, INCLUDING CLIMATE ACTION,
ZERO POVERTY AND QUALITY EDUCATION? TODAY<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">THE reveals the results of <b><i>THE’s</i></b> <b><i>2023
impact rankings</i>,</b> the global league table measuring universities’
progress on the UN’s SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS (SDGs). <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">First 12 classified:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">1. Western Sydney University Australia <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">2. University of Manchester United Kingdom<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">3. Queen’s University Canada<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">4. Universiti Sains Malaysia Malaysia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">5. University of Tasmania Australia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">6. Arizona State University (Tempe) United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">=7. University of Alberta Canada<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">=7. RMIT University Australia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">=9. Aalborg University Denmark<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">=9. University of Victoria Canada<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">=9. Western University Canada<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">12. University of Auckland New Zealand<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">Italian Universities
classified amomg first 100</span></b><span lang="EN-GB">:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing">23. Università
of Bologna<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">91. Politecnico
di Milano<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>IL SUPER-RANKING REALIZZATO DA UNIVERSITA.IT
È UNA CLASSIFICA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE BASATA SULLE VALUTAZIONI DI 13
RANKING NAZIONALI E INTERNAZIONALI</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">In base alla
loro presenza e al loro posizionamento nelle diverse classifiche, a ogni
università è stata assegnata una valutazione espressa in percentuale. V. sotto
le prime 10↓ Per tutte le altre v. <a href="https://tinyurl.com/h9upbcue">https://tinyurl.com/h9upbcue</a>
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">1. Università di
Padova 93.8%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">2. Università di
Pisa 93.5%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">3. Politecnico
di Milano 91.2%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">4. Università di
Genova 91.2%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">5. Università di
Bologna 90.8%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">6. Università di
Torino 90.8%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">7. Università di
Trieste 86.2%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">8. Università
Sapienza 84.2%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">9. Università di
Firenze 83.8%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">10. Università
di Catania 83,8<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">DOCENTI.
RICERCATORI. ALTRO PERSONALE ACCADEMICO<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>RICERCATORI IN UE: +24% TRA IL 2012 E IL
2021. TASSO DI PRECARIETÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel corso
dell’ultimo decennio il numero di ricercatori nell’Unione europea ha visto un
sostanziale <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">aumento: +24%
tra il 2012 e il 2021. A ospitarne il numero più elevato in termini assoluti è
la Germania (120mila, circa il 19% del totale). Seguono Francia (14%) e Spagna
(11%). L’<b>Italia </b>si posiziona al 4°
posto con quasi 59mila ricercatori. Nel 2021 in UE ci sono circa 638mila
ricercatori = 143 ogni 100mila abitanti. La Danimarca è il paese con
l'incidenza maggiore (306 ogni 100mila abitanti). L'Italia è il quartultimo
(99). Le donne in 18 Stati UE sono più spesso precarie rispetto ai loro
colleghi uomini. Nella <b>tabella</b> il
tasso di precarietà tra i ricercatori in Paesi UE nel 2019. F: openpolis Marzo
2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>I SALARI DEI RICERCATORI E LA FUGA DEI
CERVELLI. LA PERDITA PER L’ITALIA DI STAFF ACCADEMICO UNDER 40 È DEL 33%<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel sistema
accademico in Europa le cosiddette asimmetrie salariali insistono dove sono<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">sempre più
presenti leve come produttività, premialità, esternalizzazioni e merito,
attrattività e controllo della fuga dei cervelli. Il tema prioritario di
riportare nel nostro Paese i cervelli ad alta specializzazione ha avuto un
richiamo anche grazie ai risultati emersi dal rapporto HERe (Higher Education
Research) della Fondazione Crui, che associa le università pubbliche e private
in Italia. La domanda che risuona forte è: i salari degli accademici in Europa
sono uguali tra i vari Paesi e nei vari ruoli o vi sono macroscopiche
differenze? È possibile immaginare un modello standardizzato di classificazione
dei ruoli accademici? Nell’Unione Europea si passa dal salario<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">medio annuo per
un ricercatore, adeguato al costo della vita, in Austria o in Danimarca intorno
ai<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">62.000 euro
contro i 36.000 in Italia e ai 56.000 della Germania (dati della Commissione Europea,
stipendi dei ricercatori in Europa, aprile 2007). Ma quali sono i fattori che
influenzano tali disuguaglianze e perché assistiamo ad una fuga dei cervelli? I
modelli statistici adottati dai contributi Torrisi-Monteleone 2012-17, ma anche
il rapporto citato della Crui, trovano risposte: il grado il benessere in
ambito lavorativo, i benefit o i premi produttività, la presenza di criteri
meritocratici nello stato di avanzamento delle posizioni accademiche, gli
investimenti in R&S, la composizione delle varie voci stipendiali, le
policy a supporto della ricerca e la differente considerazione per
l’istruzione. E per ogni fattore ne è stato quantificato il suo contributo allo
stipendio medio, ma anche rispetto al PIL. L'analisi dimostra ampiamente come i
paradossi sono estesi oltre che all’Europa anche a livello nazionale. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Tra i più grandi
esportatori di ricercatori troviamo l'India e l'Italia, mentre chi importa i
nostri cervelli sono il Canada, l'Australia e la Svezia, ed in questo scenario
dall'Italia si fugge verso la Germania, la Francia e il Regno Unito. La perdita
per l’Italia di staff accademico under 40 è del 33%, attribuito a mancata
trasformazione delle classi retributive, dal blocco degli scatti di stipendio
negli ultimi 10 anni e dall’abolizione della ricostruzione di carriera con
perdita cumulata tra i 144.000 e i 305.000 € per ogni professore universitario.
Tale entità di perdita nell'arco di un decennio equivale al valore medio di un
mutuo per l'acquisto di una casa di 100 mq. Il gap negli stipendi medi netti
per i docenti universitari tra l'Italia e la Germania è tra il 77% e l'86%,
rispetto al 74% del Regno Unito. La composizione della remunerazione accademica
in gran parte dei Paesi Ue è composta dalla componente fissa più la componente
variabile, ma anche dalla componente legata alla produttività e benefit. In
Italia no. F: B. Torrisi, rapporto HERe, milanofinanza.it/news 09.02-23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">UNCOMPETITIVE STAFF
SALARIES: ITALY COULD BE LEFT BEHIND <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">The large gap between Italian remuneration and that
received by <b>academic colleagues</b>
working in other European countries<b> </b>is
immediately noticeable. Particularly severe is the comparison at the beginning
of one’s career, where <b>Italian
researchers</b> in the ‘tenure track’ (RTD-Bs, i.e., researchers who can become associate
professors after a positive evaluation by internal bodies, provided they have
national qualifications) are paid more than a third less than their French
counterparts and half of what their German and English colleagues receive. None
of the following opportunities are possible for an Italian university: A UK
university can, for example, negotiate better remuneration to convince a young
engineer to opt for an academic career; a German university can offer
remuneration that takes into account the different costs of living in the
various German ‘Länder’; and a French university can adjust remuneration taking
into account different family responsibilities. </span>F: UWN 26.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UN APPELLO DELLA SENATRICE A VITA ELENA
CATTANEO PER LA RICERCA E LA VALORIZZAZIONE DEI RICERCATORI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">«Investire in
ricerca e formazione è fondamentale per migliorare l’equità, la competitività e
il benessere di una società. Decidere come accendere e alimentare le
“fiammelle” di passione di tanti nostri giovani è un impegno a cui rispondere oggi,
sulla base di principi chiari e inviolabili. C’è una sola strada possibile,
quella della trasparenza e della competizione ad “armi pari”, aperta a tutti,
con regole uguali per ciascuno. Partendo da qui, saremo pronti ad affrontare e
governare il futuro». La senatrice ha anche portato esempi di validi
ricercatori sparsi in varie università italiane e dei loro lavori:
“All’Università di Catania, sotto la guida della professoressa Alessandra
Gentile, si studia come difendere i più pregiati limoni italiani dal malsecco;
all’Università di Modena e a Reggio Emilia e al San Raffaele di Milano è stato
sviluppato il primo farmaco nel mondo occidentale a base di cellule staminali;
all’Università e al Cnr di Sassari
possiamo trovare alcuni tra i numeri uno al mondo nel campo della genomica;
all’Università della Calabria, grazie al progetto Marie Curie vinto dalla
giovane ricercatrice Maria Giovanna Durante, tornata in Italia dopo anni negli
Usa, si studiano le caratteristiche strutturali che permettono a edifici ed
agglomerati urbani di resistere ai terremoti”. F: FB Calabria-live 25.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i> </i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PISA È LA CITTÀ CON LA MAGGIOR
CONCENTRAZIONE DI RICERCATORI RISPETTO ALLA POPOLAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Pisa è la città
con la maggior concentrazione di ricercatori rispetto alla popolazione, dieci
volte più alta della media europea. L’area di Pisa è caratterizzata da una
forte densità di strutture di ricerca e di addetti alla Ricerca e Sviluppo. Vi
operano circa 2.000 docenti <b>dell’università
di Pisa</b> e delle due <b>scuole superiori</b>,
circa 1.500 ricercatori nell’area di ricerca del CNR, ma anche presso INFN e
INFM. A questi vanno aggiunte altre persone a vario titolo coinvolte
nell’attività di ricerca pubblica, centinaia di dottorandi e contrattisti,
oltre a circa 47.000 studenti, e i 6.200 addetti impiegati nelle oltre 200
imprese high-tech operanti nell’area. F: FB Calabria-live 25.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ANALISI COMPARATIVA DELLE RETRIBUZIONI DEI
PROFESSORI UNIVERSITARI IN ITALIA, GERMANIA, REGNO UNITO E FRANCIA</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’analisi è
fatta in termini di remunerazione netta, che è comprensiva della quota base e
della quota variabile (dove prevista). In Francia<b> </b>la quota variabile è normata, mentre in Germania e Regno Unito è
frutto di negoziazione individuale. Al fine dell'analisi la si assume pari al
20%. La quota variabile tiene conto della situazione familiare, di
diseguaglianze regionali, di eventuali benefit e premi di produttività. Sono
considerate nell'analisi solo le università pubbliche. Sono considerate
nell'analisi solo le università pubbliche. Per le università private non è
infatti<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">prevista una
scala salariale, ma la remunerazione viene negoziata con la singola
istituzione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’ Italia è
fortemente penalizzata nelle retribuzioni all’ingresso (v. grafico*): per i
ricercatori si evidenzia un gap rilevante (lo stipendio netto andrebbe
incrementato da un minimo del 50% a un massimo dell’86%). Per i professori
associati e ordinari il gap degli stipendi netti rispetto a Germania e Regno
Unito è compreso tra il 30% e il 70%. Anche con la Francia, tenendo conto
dell’anzianità, il gap è pari al 18% e al 7% rispettivamente per associati e
ordinari. Fonti: Siti ministeriali. Anno di rifer.to 2021. HERe (Higher
Education Research) della Fondazione Crui. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PROROGA DELLE CHIAMATE IN RUOLO DI
RICERCATORI E PROFESSORI</b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel DL milleproroghe
per il personale docente è prevista una proroga dell’art 24 comma 6 della legge
240/2010 sino al 30 dicembre 2025 (procedura riservata per la chiamata nel
ruolo di professore di prima e seconda fascia di professori di seconda fascia e
ricercatori a tempo indeterminato in servizio nell’università medesima che
abbiano conseguito l’abilitazione scientifica). In particolare, a fronte di un
Piano straordinario di assunzioni del personale a regime nel 2023 e 2024, è
importante che per ogni ateneo sia possibile in sede di programmazione
distinguere le procedure di nuova assunzione (e quindi allargamento degli
organici) da quelle di progressione di carriera (che interessano solo una quota
ridotta di risorse). Bene allora che questa proroga sia per tutta la durata del
piano straordinario (sino a fine 2025), ma questi anni a disposizione dovranno
esser usati da una parte per una revisione generale delle procedure di
chiamata, dall’altro soprattutto per un piano straordinario strutturale in
grado di affrontare i 40mila posti vacanti nella docenza universitaria (come
ricordato dalla relazione di accompagnamento della legge di bilancio 2022). Da
segnalare, in questo quadro, che l’art. 28, comma 7, dello Schema di decreto
sul PNRR prevede l’inserimento nella programmazione di un ulteriore vincolo
(introducendo un comma 4-bis all’art 18 della legge 240/2010), in cui si
riserva almeno un quinto dei nuovi bandi per professori ordinari a docenti che
non siano professori di prima fascia già in servizio. F: Flc Cgil. Decreto
legge milleproroghe 2023, testo proposto dalle commissioni permanenti 1 e 5
riunite del Senato. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ERRONEO CHIAMARE UN PROFESSORE UNIVERSITARIO
DI RUOLO DI PRIMA FASCIA</b> <b>SENZA EFFETTUARE ALCUN CHIARIMENTO SU QUALI
FOSSERO I TITOLI VALUTABILI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il TAR Lazio,
sent. 17.03.23 n. 4699, pronunciandosi nell’ambito di un giudizio avverso
l’esito di una procedura valutativa ai sensi dell’art. 24, comma 6, della legge
n. 240/2010 per la chiamata di un professore universitario di ruolo di prima
fascia, ha accolto il ricorso in quanto la Commissione, pur essendo
specificamente obbligata dal bando, non ha provveduto alla predeterminazione
dei criteri per la valutazione delle pubblicazioni scientifiche, del curriculum
complessivo e dell’attività didattica dei candidati, limitandosi a replicare
pedissequamente quanto previsto, in termini generali, dal bando medesimo. In
altre parole – secondo il Collegio – la Commissione si è limitata a ribadire
gli stessi criteri previsti dal bando senza l’attribuzione di singoli e specifici
pesi o punteggi né in relazione agli stessi, né per i diversi ulteriori
elementi costituenti oggetto della valutazione (titoli, curriculum,
pubblicazioni), e senza effettuare alcun chiarimento su quali fossero i titoli
valutabili. ”Tale modus procedendi – per il Collegio – si pone in aperto
contrasto con il bando, oltre che con i generali principi dell’azione
amministrativa”. F: Oss. Univ. marzo 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TRATTAMENTO
GIURIDICO ED ECONOMICO DEGLI EX LETTORI DI MADRE LINGUA STRANIERA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">DECRETO 24
maggio 2023<i> Modifica del decreto 16
agosto 2019, concernente l'adozione dello schema tipo di contratto integrativo
di sede volto al superamento del contenzioso degli ex lettori di madre lingua
straniera e i criteri di ripartizione del cofinanziamento delle universita'
statali. (GU Serie Generale n.147 del 26-06-2023) <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNoSpacing">1. L'art. 1 del
decreto interministeriale 16 agosto 2019, n. 765, e' sostituito dal seguente: <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Art. 1 (Finalità
e ambito di applicazione). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">1. Per le
finalita' di cui in premessa, il Fondo per il finanziamento ordinario delle
università, nei limiti dell'incremento di euro 8.705.000 disposto a decorrere
dall'anno 2017 dall'articolo 11 della legge 20 novembre 2017, n. 167, è
destinato a cofinanziare la ricostruzione di carriera, effettuata dagli Atenei
statali, in favore degli exlettori di madrelingua straniera ancorchè cessati
dal servizio, secondo le prescrizioni dell'articolo 1 del decreto-legge 14
gennaio 2004, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2004, n. 63, come interpretato dall'articolo
26, comma 3, della legge 30 dicembre 2010, n. 240. Si intende per ex lettore di
madrelingua straniera il soggetto che riveste o ha rivestito la qualifica di
lettore di madrelingua straniera assunto ai sensi dell'articolo 28 del decreto del Presidente della
Repubblica 11 luglio 1980, n. 82, prima
della sua assunzione come collaboratore esperto linguistico. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PROFESSORI UNIVERSITARI. IL CDS RIBADISCE
L’ABROGAZIONE DÌ UN ASSEGNO AD PERSONAM AL RIENTRO NEI RUOLI PRESSO L’AMMINISTRAZIONE
DI APPARTENENZA</b> <b>(Nota a: Cons. Stato, Ad. Plen. 5 agosto
2022, n. 9)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Autrice: Giulia
Taraborrelli. Giornale di diritto amministrativo, 2023, n. 2, pp. 224-231.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’Adunanza
plenaria del Consiglio di Stato ribadisce l’orientamento giurisprudenziale
secondo cui l’art. 1, comma 458, L. 27 dicembre 2013, n. 147 ha abrogato per
rinnovazione della materia l’art. 3, L. 3 maggio 1971, n. 312, che stabiliva
l’erogazione di un assegno ad personam per i professori universitari al rientro
nei ruoli presso l’amministrazione di appartenenza alla cessazione del mandato
di componente c.d. laico del C.S.M., nonostante il rapporto di pubblico impiego
sia sorto anteriormente all’entrata in vigore della legge e sia ancora
pendente. La pronuncia afferma che la norma, pur costituendo un’ipotesi di
retroattività c.d. impropria, è compatibile con il principio del legittimo
affidamento, poiché risponde alle esigenze di contenimento della spesa pubblica
e di uniformazione del trattamento economico dei dipendenti pubblici in caso di
passaggio di carriera, evitando l’imposizione di “oneri individuali eccessivi”
a carico degli interessati. (Abstract a cura dell’Autrice)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>I PROFESSORI UNIVERSITARI E I RICERCATORI A
TEMPO PIENO POTRANNO SVOLGERE ATTIVITÀ EXTRA ISTITUZIONALI IN FAVORE DÌ ENTI
PUBBLICI, PRIVATI E PER FINI DI GIUSTIZIA</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Un emendamento
al decreto Pa, chiarisce definitivamente che i professori universitari e i
ricercatori a tempo pieno potranno svolgere attività extra istituzionali in
favore di enti pubblici, privati e per fini di giustizia (come, ad esempio, le
perizie mediche). La vicepresidente della commissione Istruzione e prima
firmataria di un emendamento al decreto Pa: “Un piccolo grande passo affinché
le menti brillanti tornino nel nostro Paese dall’estero e contro la fuga dei
cervelli dall’Italia”. F: varese7.press.it maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span class="MsoSubtleEmphasis"><b>ll
PROCEDIMENTO DISCIPLINARE DEI PROFESSORI E RICERCATORI<o:p></o:p></b></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span class="MsoSubtleEmphasis">Il procedimento disciplinare dei professori
e ricercatori universitari ha come fonte legislativa l’art. 10 della l. 30/12/2010
n. 240 e smi. Trattandosi di rapporti di lavoro rimasti esclusi dalla
contrattualizzazione del pubblico impiego, avviata nel 1992, la materia è
assoggettata al diritto amministrativo per cui, laddove non vi sia una
disposizione legislativa speciale, ai procedimenti si applicano le disposizioni
di cui alla l. 07/08/1990 n. 241 e smi, laddove compatibili. Tanto vale anche
per i professori e ricercatori delle università libere (TAR Lazio, Roma, sez.
III, sent. 3/12/2021, n. 12845; TRGA, Bolzano, sent. 02/04/2019, n. 89). F: M.
Asaro rivistalabor.it maggio 2023.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>IL DOCENTE PUNITO CON LA SOSPENSIONE PUÒ POI
DIRIGERE UNA STRUTTURA UNIVERSITARIA?</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">La sanzione
disciplinare accessoria della perdita dell’elettorato passivo per la direzione
di “istituzione universitaria” riguarda non solo le cariche formalmente
equiparate a quella di rettore ma a tutte le funzioni direttive accademiche.
Tra le istituzioni universitarie vi sarebbero dunque anche gli organi interni
all’Ateneo nominati sulla base del consenso elettorale, a sua volta fondato
sulla fiducia nel o nei candidati, che presuppone un giudizio di apprezzabilità
ed onorabilità del medesimo (Consiglio di Stato, Sez. VII, sentenza 18 aprile
2023, n. 3877). F: altalex Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i>.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>RICERCATORI DELLA FONDAZIONE TELETHON. NON
PIÙ CONTRATTI «PRECARI E ATIPICI»<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Non più
contratti «precari e atipici» per i ricercatori della Fondazione Telethon. Gli
scienziati interni all’ente diventano a tutti gli effetti figure protette da
assunzione con tutti i vantaggi che ne derivano sul piano di retribuzione,
tutela assicurativa, ferie, avanzamenti di carriera. Lo prevede un accordo
collettivo, il primo in Italia di questo genere, per la ricerca privata non
industriale che potrà essere adottato da altri centri della stessa natura, estranei
al sistema pubblico. La novità dovrebbe rendere l’Italia anche più attraente
per gli stranieri. F: CdS 24.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PROCEDURA DI CHIAMATA PER UN POSTO DI
PROFESSORE DI PRIMA FASCIA E DISOMOGENEITÀ NELL’APPLICAZIONE DEI CRITERI DI
VALUTAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Con sentenza del
24 maggio 2023, n. 8830, il TAR Lazio, Roma, Sez. III ter, nell’ambito di un
giudizio avente a oggetto l’impugnazione dell’esito di una procedura di
chiamata per un posto di professore di prima fascia ai sensi dell’art. 18,
comma 1 della legge n. 240/2010, ha accolto il ricorso, sul presupposto che la
Commissione avesse applicato i criteri di valutazione in maniera disomogenea,
con manifesta disparita di trattamento fra i candidati. In particolare, il
giudice amministrativo, con riferimento alla valutazione dell’attività
didattica da parte della Commissione, ha rilevato come ”del tutto
illogicamente” uno stesso insegnamento è stato considerato solo ”parzialmente
congruente con la selezione in esame” relativamente al ricorrente, mentre è
stato ritenuto “perfettamente congruente” con la selezione con riguardo
all’esame dell’attività del vincitore. F: Oss. Univ. Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>CHIAMATA DIRETTA DEI DOCENTI UNIVERSITARI,
ANCHE STRANIERI NEL DECRETO PA APPROVATO ALLA CAMERA CON EMENDAMENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Per favorire il raggiungimento
degli obiettivi del PNRR, entro il 31.12.25 le università statali e non statali
direttamente impegnate nel rafforzamento e nella creazione di infrastrutture di
ricerca o infrastrutture tecnologiche di innovazione possano procedere – nell’ambito
delle relative disponibilità di bilancio e a valere sulle facoltà assunzionali
disponibili a legislazione vigente – alle <b>chiamate
dirette</b> anche in deroga ai requisiti temporali stabiliti all’articolo 1,
comma 9, della legge n. 230/2005. La finalità della disposizione introdotta è
quella di conseguire gli obiettivi del PNRR per la Missione 4, «Istruzione e
Ricerca» – Componente 2, «Dalla ricerca all’impresa» – Linea di investimento
3.1, «Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di
ricerca e innovazione» e di favorire l’apporto delle migliori professionalità
accademiche e di ricerca nonché il rientro dei migliori studiosi dall’estero.
La chiamata diretta riguarda: studiosi stabilmente impegnati presso istituti
universitari o di ricerca esteri, anche se ubicati sul territorio italiano, in
attività di ricerca o insegnamento a livello universitario che ricoprono presso
istituzioni universitarie o di ricerca estere una posizione accademica
equipollente a quella riportata in tabelle aggiornate dal MUR; nonché studiosi
risultati vincitori nell’ambito di specifici programmi di ricerca di alta
qualificazione. F: lavoroediritti.com Giugno 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PROROGA DEGLI ASSEGNI DI RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La Flc Cgil ha
rilevato che la proroga degli assegni di ricerca (art. 6 comma 1 del decreto
Milleproroghe) rischia solo di rilanciare il precariato universitario: tanto
più che nello Schema di nuovo decreto in discussione (art. 28, comma 6) si
prevede l’eliminazione del tetto di spesa indebitamente introdotto dalla revisione
del preruolo all’art. 22, comma 6, della legge 240/2010, ma solo in relazione
alle risorse del PNRR e a quelle derivanti da progetti di ricerca, nazionali o
internazionali, ammessi al finanziamento sulla base di bandi competitivi, solo
per il periodo di attuazione dello stesso PNRR (cioè, solo fino al 2026).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DECRETO-LEGGE 75/2023.
VALORIZZAZIONE DEL PERSONALE TECNICO- AMMINISTRATIVO DEGLI ATENEI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le università statali riceveranno un finanziamento per valorizzare il
personale tecnico-amministrativo e raggiungere obiettivi più elevati
nell’ambito della didattica, della ricerca e della terza missione. Ogni
università assegnerà il 50% delle risorse al personale coinvolto in progetti
specifici per raggiungere tali obiettivi, entro un limite massimo del 15% del
trattamento annuo lordo. I criteri per l’assegnazione saranno stabiliti tramite
negoziato collettivo, rispettando le disposizioni del contratto collettivo
nazionale. L’altra metà delle risorse sarà aggiunta al trattamento fondamentale
del personale, come stabilito dal contratto collettivo nazionale. F:agdig Luglio
2023.</p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>GLI ACCESSI A PERCORSI DI DOTTORATO
AUMENTANO CON CONTINUITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel 2024
conseguirà il dottorato un numero di studenti del 46% maggiore di quelli che
l’hanno ottenuto nel 2021; dall’A.A. 2015/2016 gli accessi a percorsi di
dottorato aumentano con continuità. Nell’A.A. 2021/22, ultimo per cui sono
disponibili i dati, gli accessi sono stati 15.178, pari al 29% in più di quelli
dell’A.A. precedente (V. <b>grafico</b>).
Gli atenei di Bologna, Federico II e Milano Politecnico, sono i tre che hanno
visto crescere maggiormente il loro peso a livello nazionale: nell’A.A. 2015/16
gli accessi a dottorati registrati in questi atenei valeva rispettivamente il
4,3%, il 3,3% e il 3,2% degli accessi nazionali, valori saliti al 5,6%, 4,5% e
4,2% nell’A.A. 2021/22. I numeri sono positivi, ma emergono criticità su
quattro fronti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il <b>livello di soddisfazione</b> di chi
conclude il percorso è poco convincente: secondo un’indagine AlmaLaurea su
oltre 4.000 dottorati che hanno conseguito il titolo nel 2021, solo il 65,7% di
loro rifarebbe esattamente lo stesso percorso nello stesso ateneo, mentre il
24,5% tornando indietro sceglierebbe di partire all’estero per fare il
dottorato o proprio non si iscriverebbe a un dottorato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>L’accademia non può accogliere tutti. </b>Secondo un’indagine realizzata su 500
studenti delle triennali, il 70% dei rispondenti è molto o abbastanza d’accordo
con l’idea che il dottorato sia utile per iniziare una carriera accademica,
mentre solo il 52% ritiene che sia abbastanza o molto utile per lavorare in
azienda. Questa “vocazione” accademica del titolo si riflette anche nei dati di
AlmaLaurea, secondo cui il 29% dei dottorati intende intraprendere una carriera
accademica in Italia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>La carriera non accademica appare ancora un seconda
best</b>, sebbene sia questo,
necessariamente, lo sbocco professionale che avrà davanti la maggior parte dei
dottori di ricerca. Secondo i dati AlmaLaurea, solo il 15% dei neo-dottori di
ricerca ambisce a ricoprire una posizione di alta professionalità alle
dipendenze del settore pubblico o privato slegata dalle attività di ricerca.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>il riconoscimento del mercato del lavoro è
eterogeneo</b>. Secondo i dati
della rilevazione AlmaLaurea su oltre 5.000 dottori di ricerca che hanno
conseguito il titolo nel 2020, il salario netto mensile dei dottori di ricerca
a un anno dalla laurea è di €1.784 e presenta oscillazioni rilevanti. I
dottorati che ottengono un salario più elevato sono quelli in Scienze della
Vita (cioè scienze biologiche, mediche, agrarie e veterinarie), il cui
stipendio medio mensile è di 1.966€ mensili, mentre i dottorati meno pagati
sono quelli in Scienze Umane (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e
storico artistiche, storiche e filosofiche, pedagogiche e psicologiche) il cui
salario netto medio mensile rilevato è di €1.482. F: Talent Venture 21.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i> </i><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>NUMERO DÌ DOTTORANDI ISCRITTI IN PAESI EU.
BANDITE 18.700 NUOVE BORSE DÌ DOTTORATO IN ITALIA. RISORSE DEL PNRR PER
DOTTORATI INNOVATIVI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il Paese in cui
è iscritto il maggior numero di dottorandi è la Germania con 201.800, che
corrispondono a ca. il 30% dei dottorandi europei. Seguono Spagna (90.755),
Francia (66.901) e Polonia (39.269). L’Italia è il 6° paese per numero di
dottorandi, 29.480. In fondo alla classifica troviamo Cipro (1.492),
Lussemburgo (819) e Malta (177). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il settore in
cui ci sono più dottorandi è quello scientifico e tecnologico, come attesta
Eurostat. Nel 2019 conta il 41,6% degli studenti. Tra gli stati membri, questo
ambito registra la quota maggiore in Lussemburgo (circa il 50%). Risulta molto
popolare anche in Francia, Italia, Germania, Repubblica Ceca e Estonia con
valori che variano tra il 49,7% e il 45,3%. Le quote minori sono registrate in
Ungheria (31,7%), Grecia (30,7%) e Bulgaria (28,6%). Per quel che riguarda gli
altri settori, risultano più seguiti quello di scienze sociali, economia e
giurisprudenza (20,3%) e quello dell’educazione, dell’arte e delle discipline
umanistiche (19,2%). In fondo, l’ambito medico e sanitario (15,7%) e quello
agricolo e veterinario (2,7%). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">La ministra
dell'UR ha firmato i decreti per 18.770 nuove borse di dottorato, un
investimento di €726 milioni, bandite dall'A.A. 2023-2024 e in maggioranza
(13.292) per finanziare dottorati innovativi. È online la piattaforma
“dottorati imprese”, lo strumento che intende fornire un luogo di incontro tra
l’offerta di progetti di ricerca da parte delle realtà accademiche e il mondo
delle imprese. La piattaforma, realizzata da in collaborazione tra MUR e CRUI, è
uno degli strumenti con cui si punta a promuovere i dottorati innovativi,
percorsi di alta specializzazione post-laurea che mirano a formare
professionalità con competenze di ricerca scientifica avanzata e
professionalità di alto livello, caratterizzati dal forte interesse industriale
e dal coinvolgimento di imprese. A questo scopo, attraverso le risorse del
PNRR (Missione 4, Componente 2,
Investimento 3.3), saranno messe a disposizione 15.000 borse di studio
sostenute al 50% per una dotazione totale di €45 milioni. F: innovationpost,
openpolis Aprile 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>IL POTERE D'ACQUISTO DEI DOTTORANDI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il dottorato in Italia
sul piano giuridico è considerato come un mero percorso di studi, mentre in
ambito europeo il periodo è considerato quasi sempre formazione-lavoro e offre,
in termini di retribuzione e durata, prospettive future assai migliori. Il
potere d'acquisto dei dottorandi è fermo dal 2008 ed è significativamente più
basso rispetto a colleghi di altri Paesi europei. I recenti aumenti della borsa
non compensano le perdite dovute all'inflazione cumulata negli ultimi 15 anni.
Per la maggioranza degli interpellati l'assegno di dottorato serve a coprire le
spese quotidiane, ma l'affitto di un monolocale è superiore al 40% dell'importo
dell'assegno di studio in tutte le maggiori città italiane. F: Indagine ADI, CZ
Rep. Aprile 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA CRISI ABITATIVA E LOCATIVA RIGUARDA GLI
STUDENTI MA ANCHE I DOTTORI DI RICERCA E GLI ASSEGNISTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La crisi
abitativa e locativa, alimentata dall’inflazione, dalla speculazione e dalla
gentrificazione dei centri urbani, non riguarda solo la componente studentesca
ma, più in generale, tutte le categorie lavorative subalterne, ivi comprese
quelle appartenenti al mondo della ricerca universitaria. In Italia le
condizioni di lavoro nel dottorato di ricerca, rendono estremamente difficile
una vita indipendente in tutti i maggiori centri urbani ai dottorandi, per
prezzi superiori a 10€/mq. Per accedere al più alto titolo di studio, è meglio
dunque avere una famiglia che possa e sappia sostenere il dottorando. E la
situazione non migliora certamente per gli assegnisti di ricerca la cui
condizione precaria e parasubordinata è decantata dalla ministra Bernini come
“libertà di fare ricerca”, a 1450 euro al mese. Il PNRR non inverte la rotta:
al netto della raggiungibilità o meno di tutti i target, la scelta di appaltare
al mercato – quello stesso mercato che ha generato l’attuale crisi – i benefici
economici del PNRR, facendo sgocciolare milioni sull’housing in partenariato
con il privato non sembra guardare né allo stato di cose presenti, né al
futuro. F: Roars Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>4.100 BORSE DI DOTTORATO SU TEMATICHE DI
RICERCA CONNESSE AGLI OBIETTIVI DEL PNRR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">L'Italia è uno
dei paesi dell'Unione Europea con il più basso numero di dottori di ricerca.
Ogni anno solo 1/1.000 nella fascia di età tra 25 e 34 anni completa un
programma di dottorato, contro una media UE di 1,5/1.000 (in Germania sono
2,1/1.000). Per questo il PNRR, attraverso il MUR, ha messo a disposizione,
nell’arco di 3 anni, €700 milioni a livello nazionale. Di questi, €250 milioni
vanno a finanziare 4.100 borse di dottorato su tematiche di ricerca connesse
agli obiettivi del PNRR, in particolar modo l’innovazione della pubblica
amministrazione e la valorizzazione del patrimonio culturale. Gli altri 450
milioni, invece, sono destinati a 15.000 borse di dottorato per attività di
ricerca in collaborazione con le imprese. F: magazineunibo.it Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL 2013 UN ANNO DI SVOLTA PER IL DOTTORATO DI RICERCA. NEGLI ANNI PIÙ
RECENTI IL NUMERO COMPLESSIVO DI DOTTORANDI DI RICERCA HA RIPRESO A CRESCERE E
NELL’A.A. 2021/22 SI ATTESTA A CIRCA 37 MILA ISCRITTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il 2013 è un anno di svolta
per il dottorato di ricerca italiano, nato solo all’inizio degli anni Ottanta.
La nuova procedura di accreditamento porta a una razionalizzazione del numero
di corsi e di iscritti. Il rapporto Anvur 2023 sul sistema della formazione
superiore e della ricerca riporta, tra l’altro, la serie storica del numero di
corsi e di iscritti al dottorato di ricerca, dal 2011-2012 al 2022-2023.
Entrambe le serie storiche mostrano una netta diminuzione tra l’anno accademico
2012-2013 e il successivo, dovuta, come scrive il rapporto, a un cambiamento
istituzionale: l’introduzione nel 2013 di una procedura di accreditamento,
gestita dalla stessa Anvur per conto del ministero.Nonostante la contrazione
nel numero di corsi di dottorato e dopo una prima flessione nel numero di
iscritti che si è registrata a metà dell’ultimo decennio (circa 7 mila
dottorandi in meno nell’a.a. 2016/17, con una riduzione del 20% rispetto
all’a.a. 2011/12), negli anni più recenti il numero complessivo di dottorandi
di ricerca ha ripreso a crescere e nell’a.a. 2021/22 si attesta a circa 37 mila
iscritti. F: G. Ballardino,
lavoce.info 10-07-23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> </p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DECRETO MUR. FFO, IL FONDO PER IL FINANZIAMENTO ORDINARIO DELLE
UNIVERSITÀ STATALI ARRIVA A €9,2 MILIARDI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il fondo è stato aumentato del
6,35% rispetto agli 8,6 miliardi stanziati nell’anno precedente, ed è di 2,5
miliardi la <b><i>quota premiale</i></b> per le università contro i circa 2,3 milioni del
2022. Oltre 4,3 miliardi sono destinati alla <b><i>quota base</i></b>, di cui 2,2
miliardi distribuiti sulla base dei costi standard di formazione degli studenti
iscritti, con un incremento di 200 milioni rispetto al 2022. In totale, poi,
ammonta a circa €300 milioni (con un aumento di 225 milioni) lo stanziamento
per il nuovo piano straordinario di reclutamento del personale per le
università avviato nel 2022. A queste risorse si aggiungeranno ulteriori 340
milioni per le nuove assunzioni previste dal 2024. Raddoppia, poi, a 30 milioni - come previsto
dalla legge di bilancio 2022 - l’incremento dello stanziamento previsto per adeguare
l’importo delle borse di studio per la frequenza ai corsi di dottorato. La
dotazione per gli interventi perequativi rimane invariata e prevede uno stanziamento
di €150 milioni, anche se per gli atenei è diminuita l’incidenza percentuale
(da 1,7% a 1,6%) per via dell’incremento complessivo del Fondo di finanziamento
delle università. F: skuola.net
Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NOTA SINDACALE (FLC CGIL) AGGIUNTIVA SUL FONDO DI FINANZIAMENTO
ORDINARIO (FFO) <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il fondo di finanziamento
ordinario<b> </b>copre poco più di 2/3
delle risorse complessive che usano gli atenei: un cruciale 15% deriva dalla
tassazione studentesca (in diversi atenei sopra il limite del 20%, come ha
sottolineato la Corte dei Conti nel 2021) e la restante parte deriva da altre
risorse (in particolare progetti di ricerca europei e internazionali, conto
terzi, risorse da enti locali e fondazioni bancarie del territorio, scarsissime
risorse private). Il FFO 2023 si colloca intorno ai 9,205 miliardi di euro.
L’aumento nominale rispetto allo scorso anno è di 550 milioni di euro (+6,3%).
Tuttavia, per effetto dell’inflazione, le risorse reali sono in realtà
diminuite del 3,18% rispetto all’anno precedente, del 4,49% rispetto al nuovo
picco del 2021. Continua a contrarsi la percentuale della <i>quota base</i> del FFO: lo stanziamento 2023 è di 4.321.272.084 euro.
Da un punto di vista nominale, per la prima volta dal 2008 assistiamo ad un suo
incremento (pari al 2,63%). In realtà, però, diminuisce significativamente il
suo peso sul Fondo complessivo, attestandosi oramai sotto al 50% e in continuo
calo. Nel 2023 siamo al 46,95% (quasi due punti percentuali in meno del 48,64%
dello scorso anno). Continua a
crescere <b><i>la quota premiale</i></b>, cioè la parte delle risorse distribuita
secondo criteri e parametri di valutazione decisi centralmente. Nel 2023 arriva
a 2,5 miliardi di euro, crescendo di 164 milioni di euro rispetto lo scorso
anno (+7%), per rimanere al 27% del Fondo complessivo. Rimane a 150 mln di euro
la <b><i>quota
perequativa</i></b>, dopo esser calata lo scorso anno dai precedenti 175 mln di
euro (-14,3%). F: FlcCgil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>FINANZIAMENTO PUBBLICO PER LA SANITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La Nota
d’Aggiornamento del DEF nel triennio 2023-2025 prevede una riduzione della
spesa sanitaria media dell’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/PIL che
nel 2025 precipita al 6%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Nel 2021 la
spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è inferiore alla media OCSE ($ 3.052
vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto: ben 15 Paesi investono di
più in sanità, con un gap che va dai $ 285 della Repubblica Ceca ai $ 3.299
della Germania. F: Sanità24 IlSole24Ore Aprile 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>SPESA PUBBLICA SUL PIL PER l'UNIVERSITÀ <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">In Italia è
bassa la quota di spesa pubblica sul PIL per l'università, poco più dello 0,3%,
contro un valore medio dello 0,8% dell’area euro. Di conseguenza la differenza
fra l'Italia, che nel 2020 ha speso il 4,3% del suo Pil in istruzione, e la
media europea del 4,9% sarebbe dovuta soprattutto alla minore spesa per
l'università. F: Dossier Fondazione Agnelli maggio 2023..<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREE
- FORMAZIONE POST LAUREA - ITS - OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CORSI DÌ LAUREA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In base ai dati forniti dagli
atenei al Sole24Ore emerge che ci sono 2.181 corsi a numero chiuso, 1.270 in
lingua straniera (di cui 666 in inglese), 826 doble egre e 220 lauree alle
università telematiche. <b><i>Green</i></b> e <b><i>Digitale</i></b>, dall’ambiente
fino all’intelligenza artificiale, sono i due motori che spingono i corsi di
laurea attivati dalle università per l’A.A. 2023/2024 a quota 5.500 (compresi
300 corsi interateneo), circa 200 proposte in più rispetto allo scorso
anno: 2.532 triennali, 2.618 magistrali e 350 magistrali a ciclo unico. F:
younipa.it Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>IN ITALIA SI LAUREANO POCHISSIMI GIOVANI
RISPETTO AL RESTO D’EUROPA SE METTIAMO TUTTI I LIVELLI DI ISTRUZIONE POST
DIPLOMA IN UN UNICO CONTENITORE, QUELLO DELL’EDUCAZIONE TERZIARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Un dato
emergerebbe dall’ultima rilevazione di Eurostat: in Italia si laureerebbero
pochissimi ragazzi rispetto al resto d’Europa. Nel complesso sembra vero. Se
mettiamo tutti i livelli di istruzione post diploma in un unico contenitore
(quello della Tertiary Education) in Italia nel 2021, i 30-34enni in possesso
di un titolo di studio terziario sono il 26,8%, una percentuale nettamente
inferiore alla media UE, che raggiunge il 41,6%. Parliamo di una quota che,
negli ultimi anni, è rimasta pressoché invariata, quando invece l’obiettivo
europeo è raggiungere il 45% entro il 2030 nella classe 25-34 anni, come
definito nella risoluzione del Consiglio sul “Quadro strategico per la
cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione”. Eppure,
se andiamo a vedere i dati precisi degli studenti attualmente iscritti emerge
una situazione diversa. Che cosa significa “laureati”? All’estero sono molto
più diffusi i <b>corsi a ciclo breve
professionalizzanti post diploma</b>, erogati dagli Istituti Tecnici Superiori
e molto diffusi ad esempio in Francia e Spagna, dove rappresentano una fetta
considerevole dei titoli terziari conseguiti. Questi corsi sono conteggiati fra
l’educazione terziaria, insieme a lauree triennali e magistrali (che all’estero
si chiamano rispettivamente Bachelors, Master Degrees) e a dottorati (PhD). In
realtà, tolti questi corsi professionalizzanti, i ragazzi che ottengono una
laurea triennale in Italia non sono meno rispetto ad altri paesi, e non sono
pochi coloro che studiano alla laurea magistrale. Se ci confrontiamo con i
paesi con un numero di abitanti simili al nostro (Francia, Spagna, Germania), siamo
il secondo paese dopo la Germania per numero di studenti triennali. Siamo
invece un po’ più lontani per numero di studenti magistrali e soprattutto per
ragazzi che stanno studiando per conseguire il dottorato. Prima di utilizzare
aggettivi come “tanti” o “pochi” è comunque d’uopo mettersi d’accordo con noi
stessi su che cosa stiamo cercando di misurare: il numero di ragazzi formati
adeguatamente per entrare subito in un mondo del lavoro che richiede sempre più
un’alta specializzazione, oppure il livello “culturale” delle prossime
generazioni, qualsiasi cosa questa parola voglia dire? Il termine è vago: basta
una laurea triennale o magistrale per dirsi più colti di chi non la possiede? O
vogliamo misurare, invece, il numero di giovani che ottiene un titolo di studio
per poter svolgere una professione specialistica? In questo caso vale
l’obiezione che non per tutte le professioni serve una laurea. F: C. Da Rold.
Il Sole 24 Ore 22.03.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RAPPORTO ALMALAUREA. TASSO DI OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONE DEI LAUREATI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel 2022 il <i>tasso di occupazione</i> a un anno dal
titolo accademico è stato del 75,4% tra i LAUREATI di primo livello e del 77,1%
tra i laureati di secondo livello. Numeri che, dopo cinque anni, raggiungono
rispettivamente il 92,1% e l’88,7%. Hanno, in media, <i>retribuzioni</i> superiori i laureati dei gruppi medico-sanitario e
farmaceutico (+272 € mensili netti), informatica e tecnologie ICT (+207 €),
ingegneria industriale e dell'informazione (+204 €), economico (+109 €), nonché
scientifico (+71 €), dell’educazione e formazione (+62 €) e delle scienze
motorie e sportive (+46 €). Più svantaggiati sono, invece, i laureati del
gruppo giuridico (-102 € mensili netti) ma anche quelli di architettura e
ingegneria civile (-43 € mensili netti), psicologico (-40 €) e del settore arte
e design (-32 €). F: Rapporto AlmaLaurea Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NUOVO ESAME DI STATO 2023 PER AVVOCATI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Approvato dalle competenti
commissioni della Camera dei deputati un emendamento al testo della legge di
conversione del d.l. n. 51 del 2023.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>È
stato aggiunto al testo della legge in corso d’approvazione, l'art. 4 bis (<i>Proroga della disciplina speciale dell'esame
di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato</i>).
La nuova norma prevede che, per la sola sessione d'esame 2023, gli aspiranti
avvocati dovranno sostenere un'unica prova scritta che consiste nella redazione
di un atto giudiziario che postuli conoscenze di diritto sostanziale e di
diritto processuale, su un quesito proposto in materia scelta dal candidato tra
il diritto civile, il diritto penale e il diritto amministrativo.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>Superata la prova scritta con un punteggio
almeno di 18 punti, il candidato è ammesso alla prova orale che si articola in
tre fasi. F: studiocataldi.it Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>GAP ITALIA-UE NEL TASSO D’OCCUPAZIONE DEI
LAUREATI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Per i 30-34enni <b>laureati italiani</b> il divario tra il
loro tasso d’occupazione e quello dei coetanei europei con lo stesso titolo di
studio è del 3,4%, più basso oggi che 2019 e persino che nel 2007. Se in
generale il <b>gap italia-Ue</b> nel tasso
d’occupazione dei laureati 30-34enni è del 3,4%, nel caso delle donne è del
3,1%, mentre tra le 25-29enni, dove pure abbiamo cifre più grandi, è del 17,5%
a fronte di uno medio del 19,5 per cento. linkiesta. F: Eurostat Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LE IMPRESE ITALIANE A CACCIA DI 52MILA
DIPLOMATI NEGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le imprese
italiane sono a caccia di 52mila diplomati negli Istituti tecnici superiori. Ma
la difficoltà di reperimento riguarda il 56% delle assunzioni, specie quelli
dell’area elettronica, informatica e meccanica. I più difficili da trovare sono
i tecnici elettronici (difficoltà di reperimento al 74,6% delle entrate
programmate nel 2022), i progettisti e amministratori di sistemi e gli analisti
e progettisti di software (64,6%), gli elettricisti nelle costruzioni civili
(63,5%), gli attrezzisti di macchine utensili (61,7%). F: corcom. Rilevazioni
di Unioncamere, su base Excelsior e Anpal, Marzo 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA LEADERSHIP DEI VOTI PIÙ ALTI TRA I
LAUREATI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Fra tutti i
laureati del 2022 (triennali, magistrali, ciclo unico) sono quelli di ambito
letterario umanistico a tenere la leadership dei voti più alti di tutti, con
una media agli esami di quasi 28 (27,9) e un voto di laurea medio pari a 107,3.
Dopodiché le classifiche si dividono: subito dopo gli ‘umanisti’, la migliore
performance agli esami per i laureati di arte e design (27,3), per quelli di
ambito psicologico (26,8), di ambito linguistico (26,8) e medico-sanitario e
farmaceutico (26,6). Mentre concentrandoci sulle lauree, se la cavano meglio
gli universitari di ambito medico-sanitario e farmaceutico (106,4), artistico e
design (105,3), scientifico (104,2) e psicologico (104). F: farodiroma
17.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>RINUNCIA AGLI STUDI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Secondo
Eurostat, a spingere alla rinuncia agli studi sono varie motivazioni. Per il 24
per cento degli ex-studenti, di età compresa tra i 20 e i 35 anni, l’addio al
sogno della laurea è stato dettato dal desiderio di fare il proprio ingresso
nel mondo del lavoro. Gli abbandoni universitari causati dalla voglia di
trovare un impiego sono più frequenti tra gli uomini. Tra le donne, invece, a
pesare sulla decisione di lasciare l’università sono per lo più ragioni legate
alla famiglia (tra cui i costi da sostenere). Un buon numero di giovani, ad
ogni modo, dice addio alla meta della laurea per le difficoltà incontrare dal
punto di vista dello studio. Nella classifica dei paesi UE con il maggior
numero di abbandoni universitari il primo posto va alla Francia con un terzo
del totale delle rinunce agli studi, avendo registrato nel 2016 1.114.900
abbandoni a fronte di un ammontare complessivo pari a 3.319.400. L’Italia è al
secondo posto con 523.900 abbandoni. Al terzo posto il Regno Unito, con un
numero di studenti che hanno lasciato l’università pari a 404.200. La Germania
è tra i paesi più virtuosi, collocandosi con i suoi 165.500 abbandoni
universitari all’estremo opposto della classifica. F: Eurostat, farodiroma
18.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>MISMATCH O DISALLINEAMENTO TRA IL NUMERO DEI
POSTI DI LAVORO E I TECNICI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Da anni c’è
disallineamento tra il numero dei posti di lavoro e i tecnici, che in molti
casi inizia nella fase di formazione poi nella mancanza di aggiornamento dei
settori a più alta specializzazione. Secondo la ministra del lavoro il lavoro
nei territori infatti c’è, “altrimenti non avremmo un’indicazione di 1.200.000
posti di lavoro disponibili che non si trovano”. Secondo il Borsino delle
professioni del Sistema Excelsior le figure più ricercate dal mercato del
lavoro sono soprattutto i tecnici della salute (61,3%); i tecnici della
gestione dei processi produttivi (60,7%); i tecnici in campo ingegneristico
(59,9%); gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni
(59,6%): i fabbri ferrai costruttori di utensili (76,8%); gli operai
specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (72,4%); i fonditori,
saldatori, lattonieri e montatori (71,5%). F: G. Buonamoneta, money 26.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i> </i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">MEDICINA.
PROFESSIONI SANITARIE. SSN<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>MEDICI. NUOVO IMBUTO FORMATIVO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Dal 2030, ci
saranno 32mila medici laureati in più rispetto ai pensionamenti, come spiega
Anaao Assomed, sindacato. Il rischio non è solamente a livello occupazionale ma
anche formativo, perché crescono i numeri degli iscritti a medicina ma non
quelli delle borse di specializzazione. Di fronte a 14mila laureati, infatti,
le borse sono ancora molte meno. Inoltre, se i posti aumenteranno ancora del
30% senza ritoccare i corsi di specializzazione, “tra 6 o 7 anni, un nuovo
imbuto formativo e successivamente, persistendo le attuali limitazioni alle
assunzioni del personale sanitario, un imbuto lavorativo, con circa 19mila
laureati ogni anno a fronte di una offerta di formazione post-lauream ferma a
16.600 – di cui 14.500 contratti di formazione specialistica e 2.100 borse per
la formazione in Medicina generale”, spiega Carlo Palermo, presidente di Anaao,
a Il Sole 24 Ore. (F: quotsan 12.04.23)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>DIMINUZIONI E AUMENTI DELLE DOMANDE DI
AMMISSIONE AI CORSI DELLE PROFESSIONI SANITARIE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">È in calo il
numero delle domande di ammissione ai 22 <b>Corsi
di laurea triennale</b> delle professioni sanitarie con 72.736 rispetto alle
78.074 dello scorso anno, pari al -6,8%. Al contrario, si rileva un aumento
delle domande per i <b>Corsi di laurea
magistrale</b> della professioni sanitarie, da 12.821 dello scorso anno alle
attuali 14.595, con +14%. L’aumento delle domande riguarda anche i Corsi di <b>Laurea Magistrale a ciclo unico</b> di
Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria, con +2,2% dalle 63.972 domande dello
scorso anno alle attuali 65.378, registrate sul portale Universitaly del MUR
sulle 40 Università Statali. Per le Professioni Sanitarie, rispetto allo scorso
anno i posti a bando sono aumentati del +8,4%, da 30.451 a 32.998, a fronte di
un calo delle domande da 78.074 a 72.736, determinando di conseguenza una
riduzione. F: assocarenew.it 19.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>DEPOTENZIAMENTO DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Tra il 2010 e il
2019 si è assistito ad un progressivo depotenziamento dell’assistenza
ospedaliera. Gli istituti di cura sono diminuiti da 1.165 a 1.054, con un
taglio di circa 25mila posti letto di degenza ordinaria (da 215mila a 190mila).
Mancano nel nostro Paese 30.000 medici, soprattutto ospedalieri, 70.000
infermieri e circa 100.000 posti letto. In queste condizioni sarà difficile
attuare ciò che è previsto dal PNRR sulla medicina territoriale, come anche il
Ministro Fitto ha di recente rilevato. F: FC CorSera 28.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>SUGGERIMENTI PER LE SPECIALIZZAZIONI MEDICHE
NEL DOCUMENTO DEGLI ESPERTI NOMINATI DALLA MINISTRA BERNINI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il c.d. «imbuto
formativo» negli ultimi anni è stato «riassorbito» grazie all’aumento dei
contratti per specializzarsi (con il record di 17.400 borse nel 2020). Ma resta
il nodo del loro finanziamento a lungo termine, oltre al «problema di
attrattività di alcune specialità» dalle quali i nuovi camici bianchi rifuggono
perché troppo stressanti e poco remunerative, a cominciare dai reparti di <b>pronto soccorso</b> a quelli di <b>terapia intensiva</b>. Infatti la «mera
azione di aumento del numero di posti per tali specialità non appare idonea a
risolvere il problema della carenza di medici specialisti in tali branche». Il
documento suggerisce un ripensamento della scuola di specializzazione per la <b>medicina d’urgenza</b> (pronto soccorso) e
più in generale interventi di «valorizzazione della spinta vocazionale», ma
anche di «regolamentazione della possibilità di scelta» dei posti a bando
puntando anche alla «disincentivazione di scelte di “comodo”. F: M.Bar. e
E.Bru. IlSole24Ore 18.05.2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SSN. MEDICI, INFERMIERI. PRONTO SOCCORSO. MEDICINA TERRITORIALE</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Italia ha un numero di <b><i>medici
per mille abitanti</i></b> in linea con la media dei paesi sviluppati.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>La dotazione italiana di <b><i>medici
praticanti</i></b> è più alta di quella di Olanda, Slovenia, Belgio e Francia.
Meglio dell’Italia, se così si può dire, fanno Grecia, Norvegia, Svizzera e
Islanda.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>Un problema specifico dell’Italia è
l’elevata età media dei medici, frutto di politiche di programmazione e posti
nelle scuole di specialità.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>L’Italia è sotto di
due <b><i>infermieri
per mille abitanti</i></b> rispetto ai paesi OCSE. Mancano 12 mila infermieri.
Tutti i paesi comparabili al nostro per Pil pro capite ne hanno un numero
superiore, fino ad arrivare alla Germania, che ha il doppio del valore
italiano.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>Dal 2022 in avanti, la spesa a legislazione
vigente è stata prevista in riduzione a €131,7 miliardi nel 2023, 128,7 nel
2024 e 129,4 nel 2025; variazioni che, in percentuale del Pil, dovrebbero
bruscamente riportare la <b><i>spesa sanitaria</i></b> dal 7,1 per cento
del 2022 al 6,1 per cento del 2025.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span>La <b><i>crisi
del pronto soccorso</i></b> è la crisi della medicina territoriale: ci
dimentichiamo periodicamente che larga parte degli accessi, quelli che
aspettano ore, in pronto soccorso non dovrebbero neanche andarci. Se vogliamo
che rimanga il <b><i>sistema sanitario nazionale</i></b>, è certo che il privato non deve
avere la facoltà di scegliere i servizi da erogare in deroga alla
programmazione pubblica in base alla tendenza di indirizzare il denaro pubblico
verso i privati. Altro problema riguarda la <b><i>medicina territoriale (sistema
delle cure primarie)</i></b>. I <b><i>medici di medicina generale</i></b> (MMG)
devono essere incentivati ed aiutati a lavorare in studi associati, con
infermieri e personale di supporto per le pratiche burocratiche. Non più
convenzionati ma equiparati ai medici ospedalieri. F: M. Bordignon e G. Turati,
lavoce.info o5.06.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STATUS D’AVANZAMENTO DELLA MISSIONE SALUTE DEL PNRR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un monitoraggio indipendente
dello status d’avanzamento della missione salute del PNRR rileva che al 30
giugno 2023 tutte le scadenze europee risultano rispettate ad eccezione
dell'obiettivo "Assegnazione di 1.800 <b><i>borse di studio per la formazione specifica
in medicina generale</i></b>", destinate alla formazione dei nuovi medici
di famiglia". "A fronte di risorse ripartite alle Regioni
nell'ottobre 2022, ad oggi non risulta alcuna assegnazione delle borse di
studio. Dall'ultima rilevazione
Regis aggiornata, risulta l'1,15% delle spese dichiarate sostenute sul totale
del finanziamento in conformità allo stato di avanzamento delle attività fin
qui conseguite coerentemente con l'andamento del Piano". Nella risposta
del Ministero della Salute si nega che vi siano ritardi: "Il target
europeo del PNRR MISSIONE SALUTE riferito alle 1.800 borse aggiuntive di
formazione specifica per medici di medicina generale, 900 per il triennio
2021-2024 e ulteriori 900 per il triennio 2022-2025, è stato pienamente
raggiunto". Gimbe cita però il sito PNRR del Ministero stesso aggiornato
al 15 giugno. A fronte di uno
stanziamento di €15.625,5 milioni, sono stati spesi meno di 79 milioni, ovvero
lo 0,5% dei fondi. Un dato che conferma i ritardi accumulati sulle scadenze
nazionali e che potrebbe incidere sul raggiungimento degli obiettivi finali.
Gli elementi di debolezza e criticità sono su tre obiettivi: casa della
Comunità e presa in carico della persona, ospedali di Comunità e ospedale
sicuro e sostenibile. F: dottnet.it
Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ASSISTENZA OSPEDALIERA. <i>SKILL-MIX</i></b> <b>DA
246 INFERMIERI OGNI 100 MEDICI NEL 2009 A 255 NEL 2020<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La programmazione del
personale sanitario e gli esiti del sistema formativo hanno registrato un
aumento rilevante di medici per un numero di infermieri di poco crescente. Il
sistema va al contrario di quanto suggerito dalle evidenze scientifiche, dai
razionali economici e dall’esempio di altri paesi. Le tendenze dei paesi
occidentali hanno visto infatti uno spostamento di alcuni compiti
originariamente svolti dal personale medico verso altri professionisti
sanitari, sempre più formati e professionalizzati e per le aziende
relativamente più economici rispetto al personale medico. Si tratta del
cosiddetto <b>skill-mix change</b>. Nella
pratica, lo skill-mix del servizio sanitario nazionale è rimasto pressoché
stabile nell’ultimo decennio: da 246 infermieri ogni 100 medici nel 2009 a 255
nel 2020. Se si allarga il
campo a tutto il Sistema sanitario, includendo quindi anche gli istituti
privati accreditati e privati, la Francia si colloca oltre i 3,5, la Germania
oltre i 3, l’Italia appena sopra l’1,5, di poco sopra Spagna e Portogallo, la Grecia intorno a 0,5. Anche volendo
soltanto mantenere l’attuale rapporto, la sanità italiana avrebbe bisogno di un
numero di infermieri superiore a quello dei medici. F: lavoce.info Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></p>
<br />
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b><b>STUDIARE MEDICINA IN FRANCIA</b></p><p class="MsoNoSpacing"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">In Francia il
primo anno è identico per tutti gli aspiranti studenti di medicina/odontoiatria
e professioni sanitarie. Non ci sono esami sulle materie, ma due test a
risposta multipla uno a dicembre e uno a giugno, che fanno media l’uno con
l’altro. Sono due test molto duri e molto restrittivi: “Eravamo circa 3000
iscritti e c’erano solo circa 130 posti per medicina", riferisce una
studentessa. È possibile ripetere il test solo due volte, e la seconda volta
solo se i voti della prima non sono stati troppo negativi. Se si dovesse
fallire la seconda volta bisogna cambiare strada e il sogno di medicina bisogna
archiviarlo nel cassetto. F: studenti.it 25.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>L’ITALIA È AL SECONDO POSTO DOPO LA GERMANIA
PER NUMERO DI GRANT ERC CONSOLIDATOR ASSEGNATI NEL 2023<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Una delle
categorie che vede l’Italia spesso posizionarsi ai primi posti in classifica è
sicuramente quella della ricerca d’eccellenza. Dall’annuale assegnazione degli
ERC Consolidator Grants, per i contratti di ricerca più ricchi e prestigiosi
assegnati dalla Commissione Europea, l’Italia si posiziona seconda, solo dopo
la Germania. Ma c’è anche un’altra novità, a quanto pare anche i finanziamenti
vinti dai laboratori di ricerca italiani sarebbero raddoppiati, raggiungendo un
+197%. Se l’anno scorso erano undici i bandi vinti, quest’anno siamo arrivati a
ventuno, di cui cinque fanno capo a scienziati esteri che hanno scelto di
lavorare in università o centri di ricerca italiani. Il bottino più grosso se
lo è aggiudicato la Ca’ Foscari, con ben quattro borse di studio, seguita
dall’Università di Trento con due. F: Red.ne Millionaire 10.02.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>FAIR (FUTURE AI RESEARCH)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Si chiama FAIR e
sta per “Future AI research” ed è un partenariato sullo sviluppo
dell’Intelligenza artificiale. FAIR è una rete con quattro enti di ricerca
(Cnr, Fondazione Bruno Kessler, INFN, e IIT), 14 università (Politecnico di
Milano, Politecnico di Torino, Sapienza, Scuola Normale, Sissa, Università
Bocconi, Università Campus Biomedico di Roma, Università della Calabria,
Università di Bari, Università di Bologna, Università di Catania, Università di
Napoli Federico II, Università di Pisa, Università di Trento) e sette aziende
(Bracco, Deloitte, Expert.ai, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Lutech,
STMicroelectronics). <span lang="EN-GB">F: romahorizon Marzo 2023.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i><span lang="EN-GB"> </span></i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">WORLD'S 2% TOP
SCIENTISTS. NO. OF LEADING SCIENTIST PER COUNTRY <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">The US-based Stanford University 2022 list (200409
persons) represents the top 2% of the most-cited scientists in various
disciplines. This database was prepared by analyzing the quality of research
cited by other researchers in the year 2022. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>1-100</b> <b>Best Medicine Scientists in
Italy</b>: Alberto Mantovani, Giuseppe Remuzzi. <span lang="EN-GB">F: </span><a href="https://research.com/scientists-rankings/medicine"><span lang="EN-GB">https://research.com/scientists-rankings/medicine</span></a><span lang="EN-GB">. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"> </p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">CHATGPT REVOLUTION IN ACADEMIC RESEARCH HAS BEGUN</span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Within a few weeks of ChatGPT’s launch, the enormous
disruption it would cause undergraduate teaching was clear, with students able
to summon up a passable essay in seconds. However, its impact on academic research
is less clear. Surely the higher-level thinking required for original
scholarship <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">would not be so easily replaced by a language-scraping
tool, however powerful? Not yet, perhaps, but, as today’s long read explains,
researchers are already finding many uses for ChatGPT – whose latest
incarnation, ChatGPT-4, was released – including writing references, finessing
final drafts or sifting through mountains of open-text comments. Ignoring the
algorithm is not an option if researchers want to keep pace with rivals, some
believe, and offer some helpful hints on the best way to do this. But it’s
important to consider the darker side of this technology, too, they add.
“Talking to ChatGPT is like talking to a psychopath,” says one scholar on the
amoral <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">research collaborator with whom researchers might increasingly
need to work. F: THE Marzo 2023.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>RICERCATORI UNIVERSITARI OGNI 100MILA
ABITANTI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Ricercatori
universitari come unità di lavoro (full time equivalent), in rapporto alla
popolazione totale registrata da EUROSTAT al 01.01.2021. In Danimarca oltre 300
ricercatori ogni 100mila abitanti, in Portogallo 280, in Italia 99, ultime
Bulgaria con 48 e Romania con 32. F: openpolis su dati Eurostat Marzo 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA SUS SANT’ANNA E LA MARINA MILITARE
INSIEME NELLA RICERCA SULLE TECNOLOGIE FOTONICHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La Scuola
Universitaria Superiore Sant’Anna Pisa e il suo Istituto di Telecomunicazioni,
Informatica e Fotonica (TeCIP) hanno siglato un accordo di collaborazione con
la Marina Militare, presso il Salone dei Marmi di Palazzo Marina a Roma.
Nell’ottica di perseguire obiettivi di funzionalità, efficacia ed economicità,
il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (CSSN) e l’Istituto TeCIP della
Scuola Superiore Sant'Anna metteranno a disposizione le rispettive conoscenze e
risorse per lo svolgimento di attività di comune interesse, finalizzate al
progresso nei settori della tecnica, della scienza e della logistica. Le azioni
congiunte di sperimentazione e ricerca riguardano le tecnologie fotoniche
avanzate e i circuiti fotonici integrati applicati a comunicazioni ottiche,
wireless e sensoristica, i sistemi di sensori e le unità mobili intelligenti
per il monitoraggio, la comunicazione e la sorveglianza delle aree d’interesse.
F: santannapisa.it Marzo 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ERC CONSOLIDATOR GRANTS</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nell'ultimo
triennio 100 ERC sono stati vinti da ricercatori italiani, ma solo 35 si sono
insediati in Italia. Fra i Paesi ad alta attrattività, il confronto si è
concentrato su Germania, Francia e Regno Unito che per dimensione sono più
simili all’Italia (v. grafico). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>RICERCATORI DELLA FONDAZIONE TELETHON. NON
PIÙ CONTRATTI «PRECARI E ATIPICI»<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Non più
contratti «precari e atipici» per i ricercatori della Fondazione Telethon. Gli
scienziati interni all’ente diventano a tutti gli effetti figure protette da
assunzione con tutti i vantaggi che ne derivano sul piano di retribuzione,
tutela assicurativa, ferie, avanzamenti di carriera. Lo prevede un accordo
collettivo, il primo in Italia di questo genere, per la ricerca privata non
industriale che potrà essere adottato da altri centri della stessa natura,
estranei al sistema pubblico. La novità dovrebbe rendere l’Italia anche più
attraente per gli stranieri. F: CdS 24.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>DISASTRI AMBIENTALI E DISINVESTIMENTO NELLA
RICERCA, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La catastrofe
alluvionale che ha sconvolto l’Emilia-Romagna rappresenta l’ennesimo disastro
ambientale che trova nei cambiamenti climatici e, più in particolare, nel
riscaldamento globale la propria “vis a tergo”. Dal 2015 al 2022 si sono consecutivamente
registrati su scala globale, infatti, i più caldi anni degli ultimi 140 anni!
“Come possiamo pensare di vivere sani in un mondo malato?”, si domanda
giustamente, a tal proposito, Papa Francesco. E, mentre il disastro
emiliano-romagnolo ci richiama ad un improcrastinabile investimento di adeguate
energie e risorse economiche nella gestione e nella cura del grave dissesto
idro-geologico che caratterizza il nostro territorio, non si può sottacere il
fatto che l’Italia continua pervicacemente ad investire poco più di un risibile
1% del proprio PIL nel finanziamento pubblico della ricerca. Ciò fa il paio con
la “fuga dei cervelli” e con la totale mancanza di “prestiti d’onore” riservati
agli studenti meno abbienti, due ulteriori criticità che cronicamente
affliggono il nostro Paese, come la recente “protesta delle tendopoli
universitarie” chiaramente testimonia. Il cambiamento climatico andrebbe
affrontato con un radicale cambiamento di mentalità, di passo e di paradigma,
rispetto al quale l’investimento di adeguate risorse economico-finanziarie
nella <b>ricerca scientifica</b>
multidisciplinare, sia di base che applicata, costituisce un’assoluta priorità.
Tutto ciò tenendo bene a mente, ovviamente, che i costi della prevenzione
risultano immensamente inferiori rispetto a quelli richiesti per la ‘cura’
delle emergenze climatico-ambientali, come eloquentemente dimostrato
dall’immane tragedia che l’Emilia-Romagna ha vissuto e continua vivere! F: G.
Di Guardo, insalutenews.it 22.05.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CENTRI DI RICERCA COME “FEUDI DORATI”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia ci sono diversi
esempi di centri di ricerca istituiti su tematiche specifiche scelte
direttamente della politica, senza una valutazione preliminare del contesto e
delle necessità, e finanziati direttamente e per sempre in maniera non competitiva
(c.d. “<b><i>feudi dorati</i></b>”). Ciò non solo produce una distribuzione iniqua
delle risorse, ma rischia anche di ridurre la qualità della ricerca. La
letteratura sociologica e di policy mostra infatti che è la maggior diversità a
migliorare la ricerca, non la concentrazione arbitraria di fondi in singoli
istituti “eccellenti”. Ai “feudi dorati”, Cattaneo oppone un modello che –
nell’ambito di una ricerca pubblica finanziata con fondi adeguati alla media
del resto d’Europa, certi nelle tempistiche e trasparenti nelle procedure
competitive di valutazione – prevede di investire in Istituti per attività di
ricerca con caratteristiche non diffusamente replicabili, e l’apertura degli
stessi all’utilizzo diffuso da parte dei ricercatori. F: E. Cattaneo, Roars Luglio
2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SOTTOSCRITTO IL CONTRATTO “ISTRUZIONE E RICERCA” CHE RIGUARDA UN MILIONE
E MEZZO DI PERSONALEI DELLA SCUOLA, DELLE UNIVERSITÀ, DEGLI EPR E DELL’AFAM<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">E’ stata sottoscritta dopo una
lunga trattativa l’ipotesi di contratto “istruzione e ricerca” per il triennio
2019-2021, che riguarda un milione e mezzo di lavoratori della scuola, delle
università, degli enti di ricerca e dell’alta formazione artistica e musicale.
“Per l’<b><i>università</i></b> si è rivisto,
migliorandolo, il sistema delle progressioni economiche e il fondo del salario
accessorio che ora potrà aumentare in funzione delle nuove assunzioni. Sono
aumentati l’indennità di ateneo e i valori tabellari di ingresso delle nuove
aree degli operatori (ex B) e dei collaboratori (ex C) ed è stato finalmente definito
il profilo del <b><i>collaboratore esperto linguistico</i></b>, la cui parte economica è
stata rimandata a sequenza contrattuale. F: Flc Cgil Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SI PROSPETTANO TEMPI LUNGHI PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DELLA RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La conferma arriva dal
ministro Anna Maria Bernini che ha spiegato che sarà necessaria una proroga
fino a fine anno dei contratti in essere. “Il rinnovo del contratto collettivo
nazionale in materia di istruzione e ricerca sta richiedendo lunghi tempi di
realizzazione che hanno reso necessaria la <i>proroga
degli assegni di ricerca</i> da parte delle università e degli enti di ricerca
fino al 31 dicembre 2023 – ha detto Anna Maria Bernini durante un question time
alla Camera – I nodi da sciogliere sono
legati non solo alla definizione dell’importo del contratto di ricerca, ma a
tutto il trattamento giuridico collegato”. “La nuova figura, infatti, così come
disciplinata dalla normativa vigente, rischia di sovrapporsi alle figure
professionali già esistenti, con importanti ricadute in tema di contenziosi
volti ad ottenere l’equiparazione economica dei lavoratori inquadrati nei ruoli
al titolare di contratto di ricerca – ha aggiunto la Bernini – atteso che lo
stesso riceverebbe un importo annuo superiore. Alla luce delle criticità
emerse, è in corso un approfondimento più organico sull’intera questione, a
tutela di tutti”. F: corruniv 19.07.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL “MODELLO HUMBOLTIANO” DI UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Germania, ad inizio ‘800.
Justus von Liebig (1803-1973), noto per i suoi contributi in ambito agrochimico,
fu promotore di un nuovo modello di Università. La sua idea fu di <i>avvicinare, anche fisicamente, ricerca e
didattica</i>. Costruì il suo laboratorio di chimica organica vicino
all’Università, in modo da consentire agli studenti di apprendere in prima
persona quanto studiato nelle aule e nelle biblioteche. In questo clima di
innovazione metodologica e didattica si impose il cosiddetto “modello
Humboltiano” di Università. Con le parole di Grignolio: “<i>Combinare ricerca e educazione, creare individui autonomi in un
ambiente di ricerca libera, sia per gli studenti che per i ricercatori</i>”.
Questo modello di Università è stato successivamente elaborato e consolidato,
fino ai nostri giorni. F: M. Simonato,
F. Seganfreddo, Roars Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>L’AUTONOMIA UNIVERSITARIA IN 35 SISTEMI DI
ISTRUZIONE SUPERIORE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>Autonomy scorecard</b> è un report fatto dall’Associazione delle
Università europee (EUA), che conta più di 800 atenei ed enti nell’UE e anche
al di fuori. Pubblicata dall’EUA, autonomy scorecard raccoglie, confronta e
pondera i dati sull’autonomia universitaria in 35 sistemi di istruzione
superiore. Consente un’analisi comparativa concreta dei quadri normativi
nazionali in materia di autonomia universitaria e lo scambio di buone pratiche.
La scorecard analizza il quadro normativo applicato alle università pubbliche
attraverso quattro dimensioni di autonomia: organizzativa, finanziaria, del
personale, accademica. Il presidente EUA: “I risultati dell’attuale studio
mostrano che ci sono ancora troppe restrizioni che impediscono alle università
di realizzare il loro pieno potenziale: nei modelli di cooperazione
transnazionale intensificata, come le alleanze universitarie europee; nello
sviluppo di condizioni competitive a livello internazionale per il personale
accademico; o nella personalizzazione dell’infrastruttura del campus in linea
con la direzione strategica dell’istituzione”. F: corruniv Marzo 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA PRIMERA UNIVERSIDAD DEL MUNDO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La primera
universidad del mundo<b> </b>se fundó en
Fez (Marruecos) en 859 y le siguió la Universidad de al-Azhar (Egipto). Sin
embargo, a ojos equivocados de los occidentales, esta no nació hasta 1088 en
Bolonia (Italia). Siglos después, los campus se expandieron a la vez que el
colonialismo con una una visión muy eurocéntrica; pero ese tiempo ha quedado
muy atrás. Estados Unidos es la superpotencia y no solo el sudeste asiático y
Australia sustentan su progreso en la ciencia, sino que India, Africa o
Sudamérica Ilaman a la puerta y no quieren tutelas. F: E. Silió, El Pais
20.03.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>L'ERASMUS TRA ATENEI ITALIANI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">L'Erasmus tra
atenei italiani, più volte annunciato, è contenuto in un DM sull’autonomia
didattica degli atenei in Parlamento per i pareri di rito. Il testo interviene
anche sulla flessibilità dei corsi di studio e rivede l'intero regolamento 270
del 2004. Basterà una convenzione per lo scambio di esami e crediti tra
università italiane, non solo con quelle straniere come oggi, e sarà realtà. Il
fine è offrire ai ragazzi, soprattutto del Sud, un'alternativa meno dispendiosa
e strutturale rispetto alla scelta di andare a studiare fuori regione per
l'intero corso di laurea. F: EB IlSole24Ore 06.05.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA NICCHIA DELLE SCUOLE DI ECCELLENZA PER
ÉLITES<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Prima c’erano
solo la Normale e Sant’Anna a Pisa, dove lo studente è iscritto alla Statale,
ma come allievo della Normale ha vitto e alloggio gratuiti, più altri benefit
come borse di studio, computer, possibilità di andare all’estero. Inoltre
frequenta altre attività, dà esami in più, frequentando corsi di alta
specializzazione erogati dalla propria struttura di eccellenza. Negli ultimi
anni sono nate altre scuole di questo genere, a Pavia e a Lucca, poi la Normale
meridionale a Napoli collegata alla Federico II. Ma un’altra quindicina di
atenei in maniera informale ha creato residenze riservate agli studenti di
eccellenza, cioè proprie scuole interne, erogando grossi aiuti in termini di
vitto e alloggio, annullamento delle tasse, corsi soprannumerari e tesi
specifiche. Proprio negli ultimi anni questi percorsi sono stati riconosciuti
dal Governo nella legge di bilancio, con l’assegnazione di un titolo di master
per quel quid in più che ricevono e risorse dedicate. Qui c’è proprio l’idea
che gli studenti di eccellenza debbano studiare tutti insieme ed essere una
comunità separata, con piani di studio flessibili e persino corsi
interdisciplinari frequentati da studenti di facoltà diverse – ad esempio
studenti di medicina o ingegneria che frequentano corsi di scienze umanistiche,
storia o filosofia. Insomma, le università normali si professionalizzano e
producono lavoratori iperspecializzati, quelle di eccellenza invece guardano in
particolare all’interdisciplinarità e alla generalità del sapere. F: M.
Veruggio, Intervista a Luca Scacchi, responsabile docenza universitaria FLC
CGIL. glistatigenerali.com 18.05.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DURANTE I GOVERNI BERLUSCONI DUE RIFORME DELL’UNIVERSITÀ SONO STATE
VARATE, LA “RIFORMA MORATTI” E LA “RIFORMA GELMINI”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Limitandosi ai provvedimenti
salienti nelle due riforme: <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- la <b>riforma Moratti</b> del 2005-2006 ha introdotto una idoneità
scientifica nazionale quale presupposto per la successiva chiamata da parte
delle università sulla base di procedure di valutazione comparativa; inoltre ha
introdotto la nuova figura di ricercatore a tempo determinato. Un decreto del
30 gennaio 2006 ha riguardato il riconoscimento ufficiale degli atenei
telematici. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- la <b>riforma Gelmini</b> del 2008 ha introdotto nuovi criteri di accesso
alle scuole di specializzazione post-laurea in medicina, mentre ha reso la
laurea in scienze della formazione primaria abilitante all’insegnamento. Le
università inoltre hanno potuto essere trasformate in fondazioni di diritto
privato, si sono determinati anche i requisiti necessari dei corsi di studio, è
stata rivista la durata della carica di rettore universitario con un massimo di
6 anni non rinnovabili. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TRA UNIVERSITÀ TRADIZIONALI E UNIVERSITÀ TELEMATICHE SI STA RIDUCENDO IL
DIVARIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le telematiche crescono molto
più delle tradizionali, soprattutto per numero di <b>iscritti</b> (+410,9% per le telematiche e +0,1% per le tradizionali),
di <b>immatricolati</b> (+444% per le
telematiche e +11,49% per le tradizionali) e di offerta formativa (il numero di
<b>corsi di studio</b> proposti aumenta del
113% per le telematiche e del 10,18% per le tradizionali). Una tendenza opposta
si osserva nel rapporto studenti-docenti. Le università telematiche vedono
ridursi la percentuale di iscritti più adulti a favore di un aumento della
percentuale di più giovani. Il riproporzionamento segnala l’evoluzione del
bacino di utenza di queste università, che attraggono una quota crescente di
neodiplomati. F: F. Palmisano
lavoce.info 17.07.23.<o:p></o:p></p>
<br />
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">STUDENTI<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>BORSE DI STUDIO PER GLI STUDENTI
UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le borse di
studio per gli studenti universitari nell’anno accademico 2021/2022 sono
diminuite, ma l’importo sarà in crescita il prossimo anno. Inoltre è stata
adeguata la soglia ISEE, a €26.306. Per gli altri incentivi è stato prorogato
Studio Sì, un finanziamento fino a €50mila (senza interessi) per gli studenti
universitari del Sud. Doveva scadere a giugno, ma è stato confermato fino al
31.12.2023. F: Money Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STUDENTI ELETTORI FUORI SEDE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Parlamento si è deciso di
continuare a non decidere. Il problema degli elettori “fuorisede” in Italia,
che non riguarda solo studenti ma anche lavoratori, è destinato a rimanere tale
ancora per tanto tempo, lasciando il nostro paese l’unico in Europa, insieme ai
ben più piccoli Malta e Cipro, a non avere una legislazione in materia. Da anni le associazioni e le altri parti
sociali si stanno battendo per ottenere un riconoscimento di questo dirittto,
ma sembra che da più parti si preferisca semplicemente ignorare il problema.
F: universitynetwork.it Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>BORSE DI STUDIO. CRESCONO I RITARDI NELLA
LORO EROGAZIONE E SOPRATTUTTO SALE IL NUMERO DI STUDENTI IDONEI MA NON
BENEFICIARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Se da un lato
aumentano gli importi, e il numero degli studenti universitari che potrebbero
ottenere le borse di studio, dall’altro crescono anche i ritardi nella loro
erogazione e soprattutto sale il numero di studenti idonei ma non beneficiari.
All’UniPD, quest’anno le matricole rimaste senza borsa di studio sono 1.955. Su
3.871 studenti idonei, più della metà è rimasto fuori nonostante avesse i
requisiti necessari per ricevere sostegno economico. All’UniTR sono circa 2.500
gli studenti che non hanno ancora ricevuto la seconda rata del sostegno che gli
spetterebbe. All’Università di Chieti-Pescara circa 600 studenti devono ancora
ricevere ad aprile l’importo previsto per l’A.A. 2021-2022. All’Università de
L’Aquila sono 650 gli studenti rimasti senza i soldi necessari per proseguire
il percorso di formazione. Non si riesce ad avere una panoramica chiara su come
procede l’erogazione delle borse di studio sul territorio nazionale.
Un’interrogazione alla ministra dell’UR è finora senza risposta. F: CG
Espresso-Rep Aprile 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>TASSE PER STUDENTI. STUDIO EURYDICE. </b><b><span lang="EN-GB">RAPPORTO ‘NATIONAL STUDENT FEE AND SUPPORT
SYSTEMS IN EUROPEAN HIGHER EDUCATION - 2022/23. <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">In Italia le
tasse per studenti frequentanti a tempo pieno vanno da un minimo di €200 a un
massimo di 2.910, con l’importo medio annuale sui 1.592 € che si alza a €1.733
nel 2° ciclo di studi. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Dallo studio
Eurydice spiccano gli esempi di Cipro, Danimarca, Finlandia, Grecia, Malta,
Montenegro, Norvegia, Svezia e Turchia, i cui studenti, almeno nel 1° ciclo di
studi, non hanno tasse da pagare. In Francia non vi è alcuna differenziazione
tra importi minimi e massimi: gli studenti del 1° ciclo pagano tasse pari a 170
€; somma che sale a 243 € nel 2° ciclo universitario. in Germania, dove gli
importi delle tasse per gli studenti del 1° e 2° ciclo sono gli stessi: da un
minimo di 50 € ad un massimo di 75 €,. Ma ci sono Paesi come Olanda, Lettonia e
Lituania dove l’importo medio delle tasse universitarie s’aggira sui 2.200 €.
La Lituania, in particolare, vanta il più alto importo massimo: in alcuni casi
si può arrivare a 17.060 € nell’arco dell’intero percorso di studi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>HOUSING UNIVERSITARIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">In attuazione
della Riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1, del Piano nazionale di
ripresa e resilienza, sono state definite <b>norme
sul regime autorizzatorio per l’esercizio</b> di una <b>struttura residenziale universitaria (GU n. 94 del 21-4-2023)</b>. In
particolare:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">gli standard
minimi nazionali di una struttura residenziale universitaria sono disciplinati
con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, sentite la Conferenza
dei rettori delle università italiane e la Conferenza Stato-Regioni;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">entro 60 giorni,
le Regioni emanano un provvedimento di classificazione delle strutture e
provvedono al rilascio della relativa autorizzazione;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">fino
all’emanazione dei provvedimenti sopra indicati mantengono efficacia le
normative precedenti;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">sono fatti salvi
e impregiudicati gli interventi che alla data di entrata in vigore della legge
di conversione del decreto legge 13/23 risultano già assegnatari dei
finanziamenti di cui alla legge 338/00 e delle risorse a valere sul PNRR;
(emendamenti 28.1 (testo 2) e 28.2 (testo 2).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’Agenzia del
demanio, fermo restando quanto previsto dalle specifiche disposizioni normative
in materia di residenze universitarie, sentiti gli enti locali competenti e di
intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, individua gli immobili
di proprietà dello Stato e di altri enti pubblici suscettibili di essere
inseriti in operazioni di permuta, valorizzazione o dismissione che possano
essere destinati ad alloggi universitari ed annesse strutture oggetto di
finanziamento, anche parziale, con le apposite risorse previste nell'ambito
delle misure di cui al PNRR. (emendamenti 15.4 (testo 2) e 15.5 (testo 2). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>STUDENTI. IN AUMENTO I FUORI SEDE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Da 10 anni
perdiamo studenti universitari. In Italia il <b>tasso di iscrizione</b> è uno dei più bassi in Europa e nei paesi OCSE,
siamo al 27% contro il 40% dell’OCSE. E negli ultimi 10-15 anni è diminuito il
numero assoluto – da 1,8 a 1,68 milioni di studenti e da 320.000 a meno di
200.000 <b>matricole</b> – ma anche il <b>tasso di passaggio dalla scuola superiore
all’Università</b> è sceso del 3%-4%, avvicinandosi pericolosamente al 50%. Il
picco negativo è stato toccato nel 2015, poi tra il 2018 e il 2020 c’è stato un
parziale recupero, ma nell’ultimo biennio abbiamo registrato un nuovo
arretramento del 3%. Tra il 2015 e il 2019 il <b>numero degli studenti universitari</b> è rimasto stabile, ma i <b>fuori sede</b> sono cresciuti da 734.000 a
oltre 830.000, mentre i posti letto a loro disposizione sono solo 62.000, l’8%,
una quota assai ridotta, di cui il 90% è coperto da strutture pubbliche o
convenzionate. Si sono rafforzati i grandi poli universitari, Milano, Padova,
Bologna, Torino…, verso i quali sono cresciuti i flussi di studenti dal Sud. F:
Rapporto di Cassa Depositi e Prestiti 2022. glistatigenerali.com Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROVENIENZA DEGLI STUDENTI . I FUORI SEDE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Negli
atenei che hanno le loro sedi nelle 41 città per le quali è possibile
incrociare il numero di abitanti con i dati sulla provenienza degli studenti,
gli iscritti sono 1,48 milioni; 684 mila sono residenti in un comune della
stessa provincia in cui ha sede l’ateneo e 800 mila circa al di fuori di essa.
È quest’ultimo il numero che possiamo prendere a riferimento come dimensione
del fenomeno dei fuori sede, sebbene si tratti di un’approssimazione per
difetto, che non considera gli studenti residenti negli altri comuni della
provincia in cui si trova anche l’ateneo cui sono iscritti. Applicando il
rapporto fuori sede/totale iscritti calcolato per gli atenei delle 41 città
all’insieme degli studenti universitari, I fuori sede, intesi come fuori
provincia, diventano circa 900 mila, di cui oltre 300 mila impiegherebbero, in
base a quanto risulta dal rapporto sull’astensionismo, almeno quattro ore nel
percorso casa-università-casa. F: lavoce.info Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>CRISI DELLE RESIDENZE UNIVERSITARIE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Oggi solo il 4%
dei nostri studenti ha accesso a una residenza universitaria contro il 10%
della Germania, il 12 della Francia e il 24 del Regno Unito. La scelta del PNRR
è di destinare 960 milioni al rafforzamento dell’housing universitario.
L’obiettivo è reperire 60mila nuove disponibilità entro il 30 giugno 2026 (per
ora siamo a quota 8.500). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’Unione degli
Universitari (UDU) ha elaborato un manifesto composto da 10 proposte per
affrontare la crisi abitativa. Alcune delle richieste sono dirette anche al
ministero delle Infrastrutture, spiega Agutoli (UDU): “Crediamo serva agire
sulla leva fiscale e contrastare gli affitti in nero. Ad esempio, troviamo
inaccettabile che si applichi la cedolare secca al 21% sui canoni liberi:
perché bisogna applicare una tassazione agevolata a favore di coloro che fanno pagare
una stanza mille euro? Bisogna invece rendere più appetibile il canone
concordato. Altra richiesta fondamentale è il blocco dei rincari: come succede
in Francia, Spagna o Germania serve individuare un limite più stringente per
l’adeguamento annuale del canone, non è possibile che il canone possa crescere
del 10% seguendo l’inflazione annua”. F: EB IlSole24Ore, FQ Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UN GRUPPO DI STUDENTI DELLA UNIVERSITY OF
NEW SOUTH WALES OTTIENE UN NUOVO RECORD PER LE AUTO ELETTRICHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La sfida tra
università per realizzare prototipi di auto elettriche con la massima
efficienza s’arricchisce di un nuovo record ottenuto da un gruppo di studenti
della University of New South Wales, in Australia: 1000 chilometri con una sola
carica in meno di 12 ore. La loro «Sunswift 7» è infatti diventata la prima
auto elettrica al mondo a percorrere 1.000 chilometri in meno di 12 ore senza
bisogno di fermarsi a ricaricare, un risultato che è stato addirittura
certificato dai giudici del Guinness World Records. F: CdS Motori 23-04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>STUDENTI ITALIANI IN PAESI OCSE E STUDENTI
INTERNAZIONALI IN ITALIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel corso del
2020, quasi 80mila studenti italiani si sono iscritti alle università dei Paesi
OCSE. Tale cifra rappresenta circa il 4% degli studenti universitari iscritti
in Italia, quantificazione che, in termini relativi, ci allinea ad esempio con
Francia e Germania. Ma in questi Paesi gli studenti stranieri rappresentano
rispettivamente il 9% e l’11% del totale degli iscritti. In Italia, invece, la
percentuale di studenti universitari stranieri scende sotto il 3%. Un tale
divario indica che il nostro Paese non solo non riesce a trattenere, ma
addirittura ad attirare, molti giovani di talento. Secondo i dati OCSE,
l’Italia, insieme alla Grecia, presenta il rapporto più basso tra studenti
internazionali e studenti nazionali. Soprattutto per i corsi di laurea
triennale, abbiamo poche le università che offrono programmi didattici
completamente in inglese. Nel 2022 gli international students tra iscritti a
corsi di laurea triennali, magistrali e dottorati sono stati solo 59mila, in
Germania invece erano 369mila. Secondo uno studio pubblicato da Nature Italy,
l’internazionalizzazione è il principale tallone d’Achille dell’istruzione
universitaria italiana per l’attratività di studenti stranieri. F:
morningfuture.com Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>NUOVE SUMMER SCHOOL PER L'ORIENTAMENTO
INDUTTIVO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Per decidere il
giusto corso di laurea preparatorio alla futura professione l'Università Campus
Bio-Medico di Roma (UVBM) apre due nuove summer school per l'orientamento
induttivo: la prima Summer School italiana dedicata alla Medicina insieme alla
nuova Summer School dedicata alle Discipline STEM (Scienze, Tecnologie,
Ingegneria con focus nei settori Biomedico, Sistemi Intelligenti, Alimenti e
Nutrizione, Sviluppo Sostenibile e OneHealth). Per i partecipanti alla Summer
School di Medicina sarà possibile anche simulare i test di ammissione validi
per l'iscrizione ai tre corsi di Laurea disponibili ad UCBM (“Medicina e
Chirurgia” e i due corsi in inglese di “Medicine and Surgery” e di “MedTech”,
che consente anche la doppia laurea in Medicine and Surgery e Biomedical
Engineering). F: IlSole24Ore Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GIOVANI IMMATRICOLATI PER LA PRIMA VOLTA NELLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> Sono 329.817 i giovani per la prima volta
immatricolati nelle università nell’A.A. in corso, il 2022-23. Oltre 7.000 in
più rispetto al 2021-2022 (dato di giugno dell’anno scorso), il 2,2% in più.
Rimane costante sul totale degli studenti la quota degli iscritti per l’area
STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica): circa il 30% delle nuove
immatricolazioni. Costanti anche i nuovi studenti per l’area economica,
giuridica e sociale (35%) e per quella sanitaria e agro-veterinaria (17%).
Confermate per questo anno accademico le opzioni per l’area artistica e
letteraria (18%). F: mur.gov.it Giugno 2023.<i><o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">VARIE<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PROPOSTA LEGISLATIVA DI SENTORE MINCULPOP
SULL’USO DEGLI INGLESISMI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nella proposta
legislativa Rampelli, l’intenzione è quella di vietare l’uso di inglesismi e
altri idiomi negli atti della Pubblica Amministrazione; il termine straniero
deve essere utilizzato solo se non traducibile in lingua italiana; nelle
università e nelle scuole pubbliche saranno vietati corsi tenuti in lingua
straniera, tranne nel caso in cui essi siano giustificati dalla presenza di
studenti stranieri. Per chi viola tali obblighi e divieti sono previste
sanzioni con un minimo edittale di €5.000 e un massimo di €100.000. L’Accademia
della Crusca è molto perplessa su tale proposta, infatti ritiene che sia
inefficace e allo stesso tempo ignori il fatto che la lingua italiana nei
secoli ha avuto influenze varie e l’utilizzo di parole straniere è parte
fondante della evoluzione stessa della lingua italiana. F: money Aprile 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ELECTROSPIDER, BIOSTAMPANTE 3D IN GRADO DI
REALIZZARE RIPRODUZIONI DI CELLULE E TESSUTI UMANI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Sarà consegnato
in settembre il primo esemplare di Electrospider, biostampante 3D in grado di
realizzare riproduzioni di cellule e tessuti umani con tecnologia additiva. Il
modello di stampante 3D è stato sviluppato grazie alla collaborazione tra
Bio3DPrinting, società del Gruppo SolidWorld, e il centro di ricerca “E.
Piaggio” dell’<b>università</b> <b>di Pisa</b>. Con l’Electrospider si
riescono a realizzare i diversi strati della pelle, cellule epatiche ed
ematiche contemporaneamente, ma anche ossee. Il tutto in un ambiente
assolutamente sterile e controllato. F: E. Balocco, corrcom 27.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>L’INVENZIONE DEL TEMPO MODERNO A BOLOGNA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">La città di
Bologna ha contribuito a costruire la modernità con alcune invenzioni straordinarie:
nell’ambito del sapere la <b>prima
università</b> (1088); a livello civico il <b>primo
comune</b> (1116); a livello civile la <b>liberazione
degli schiavi</b> (1259). Ma c’è un’”invenzione” che mette insieme le
dimensioni civili, civiche e scientifiche e che ha origine a Bologna: l’<b>invenzione</b> <b>del tempo moderno</b>. Il tempo è sempre esistito ovviamente ma è il <b>calendario</b> codificato dal bolognese
Papa Gregorio XIII nel 1582. F: DC Bollettino RCBoEst Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>TRA LE CULTURE SCIENTIFICA E UMANISTICA
OCCORRE PIÙ DIALOGO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le STEM
(science, technology, engineering and mathematics) devono evolvere in STEAM,
dove la A è l'inclusione delle Arti nella proposta culturale nazionale ed
europea. Il rapporto ancillare della istruzione al mercato deve raddrizzarsi
lungo una linea retta e abbandonare l'asse obliquo, il quale vede la prima
dipendere dal secondo, diversamente significa accettare un progresso fermo. Il
che è un ossimoro, perché ciò che è stato continuerà a essere anche in
avvenire; invece, si poteva disegnare una cultura umanistico-scientifica che
guida il mercato e il lavoro. Questo binomio università-impresa deve essere
costruito con una sensibilità diversa a seconda delle vocazioni territoriali,
altrimenti l'obiettivo uguaglianza del PNRR non si realizzerà dove la vocazione
d'impresa è più tiepida: nel Mezzogiorno. Nel rinegoziare il PNRR il Governo ha
la possibilità di eliminarne i vizi e accentuarne le virtù. F: G. De Minico,
IlSole24Ore 09.05.2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">PROGETTO PROPLA
(PROTEINS FROM PLASTICS)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il prigetto si
propone di convertire le microplastiche disperse nell’acqua a base di Pet
(quali polietilene tereftalato, la classica plastica delle bottiglie “monouso”)
in amminoacidi. Il team è coordinato da L. Pollegioni dell’<b>università</b> dell’Insubria, e comprende ricercatori delle <b>università</b> di Milano, oltre che
dell’Istituto di ricerca sulle acque del CNR. Nell’ambito del progetto ProPla
verrà generato un ceppo batterico in grado di convertire il microPet in
amminoacidi (molecole biologiche cruciali per l’alimentazione e l’industria). F:
greenreport.it Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA FLAT TAX SOSTENIBILE SOLO TAGLIANDO
ISTRUZIONE E SANITÀ PUBBLICA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Secondo
Bankitalia la flat tax sarebbe sostenibile solamente tagliando servizi
essenziali come l’istruzione e la sanità pubblica. Per seguire un concetto di
equità si dovrebbe invece ridurre il prelievo sui contribuenti in regola,
andando invece a recuperare risorse attraverso il contrasto dell’evasione
fiscale. Ovvero prendere i soldi da chi evade per ridurre le tasse a chi paga
tutto regolarmente. Inoltre “andrebbe spostato l’onere tributario dai fattori
produttivi (lavoro e capitale) alle rendite e ai consumi”. F: SR money Maggio
2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>NEET IN ITALIA E IN EUROPA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’Italia è
maglia nera in Europa per i giovani tra i 15 e i 29 anni che <b>non studiano, non lavorano e non sono
impegnati in percorsi di formazione: NEET</b>. I ragazzi NEET in IT sono il
17,7%, mentre le ragazze sono il 20,5%. Il dato italiano dei giovani uomini
Neet è il più alto tra i Ventisette, davanti a Romania (14,5%) e Grecia
(14,1%). Per le giovani donne, invece, l’Italia fa registrare il secondo
peggior tasso Ue, preceduta soltanto dalla Romania (25,4%) e seguita dalla
Bulgaria (17,4%). Nel complesso, i giovani italiani che non studiano e non
lavorano sono il 19%. il Paese più virtuoso per numero di NEET nel 2022 è
l’Olanda, che ha registrato un 3,8% per i giovani uomini e un 4,6% per le
ragazze. F: Dati Eurostat riferiti al 2022. corrireuniv.it Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>SECONDO UN GRUPPO
INTERNAZIONALE DI 13 SCIENZIATI DELLA WWA L’ALLUVIONE DELL’EMILIA-ROMAGNA
SAREBBE UNA RARA OCCORRENZA CHE DA SOLA NON STABILISCE UN TREND CLIMATICO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Un gruppo
internazionale di 13 scienziati della WWA (<span style="background: white; mso-bidi-font-style: italic;">World Weather Attribution</span>) dopo l’alluvione
dell’Emilia-Romagna si è messo al lavoro per provare a capire se il cambiamento
climatico abbia reso più probabili o più intense le perturbazioni che si sono
abbattute sulla regione nella prima metà di maggio. Sono stati considerati dati di circa 60
stazioni meteorologiche e sono state confrontate le precipitazioni cadute nei
primi 21 giorni di maggio 2023 con quelle degli ultimi 60 anni almeno nello
stesso periodo primaverile. Come solitamente si fa negli studi di climatologia,
sono stati utilizzati modelli diversi che considerano diversi parametri e
variabili (si parla di ensemble di modelli, 19 in questo caso) per compensare
il grado di incertezza che i singoli modelli da soli hanno e rendere più
robuste le conclusioni. Le precipitazioni che si sono abbattute
sull’Emilia-Romagna sono state valutate avere una probabilità dello 0,5% di verificarsi
ogni anno: significa che sono attese 1 volta ogni 200 anni, in gergo si parla
di un tempo di ritorno di 200 anni. Lo studio conferma quindi che si è trattato
di un evento eccezionale, poiché sono caduti in pochi giorni quantitativi
d’acqua che di solito si attendono in diversi mesi. Tuttavia, la sua
probabilità di occorrenza, secondo le simulazioni compiute dallo studio di
attribuzione, non sembra variare a seconda che la temperatura globale sia più
alta di 1,2°C rispetto all’era preindustriale (ovvero i livelli di
riscaldamento globale che abbiamo oggi) o pari ai livelli preindustriali. I
ricercatori hanno quindi concluso che per quanto riguarda le piogge della prima
metà di maggio, queste non sono state rese né più probabili né più intense dal
cambiamento climatico. <b>Da un punto di
vista climatologico, l’evento sarebbe una rara occorrenza che da sola non
stabilisce un trend climatico</b>. Per quanto riguarda le cause dei danni
provocati all’Emilia-Romagna lo studio attribuisce parte di responsabilità anche
alla siccità provocata dal cambiamento climatico, in accordo con quanto già si
sapeva sugli effetti in area mediterranea. F: ilbolive.unipd.it Giugno 2023.</p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>I VACCINI a mRNA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I <b>vaccinI</b> a mRNA (che utilizzano molecole di acido ribonucleico
messaggero), essendo i primi del loro genere ad esseri approvati da enti
regolatori come l’Ema in Europa la Food and Drug Administration negli Stati
Uniti a causa dell’emergenza Covid, hanno dato il via a una serie di studi per
potenziali applicazioni: contro l’Hiv, l’infezione da virus Zika, Il virus
respiratorio sinciziale (Rsv) e come terapia anticancro per alcune tipologie di
tumore. Per le sperimentazioni dei farmaci, un rapporto del network sanitario
statunitense NiceRx ha rivelato quali sono i Paesi in cui si svolge il maggior
numero di questi studi, mostrando che in testa alla classifica ci sono gli
Stati Uniti, con quasi 150mila studi clinici registrati dal 2008, che precedono
di gran lunga la Francia, in seconda posizione, con poco più di 30mila studi.
Seguono a ruota Canada, Cina e Germania, con l’Italia che occupa l’ottava
posizione. F: linkiesta.it Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TASSE. CHI METTE LE MANI NEL PORTAFOGLIO DEI CONTRIBUENTI ONESTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’85% dell’Irpef oggi la
pagano i dipendenti e i pensionati. In sostanza, poco più del 13% dei
contribuenti compensa anche le spese primarie del resto della popolazione.
Fra chi dichiara redditi bassi ci sono
persone che sono effettivamente con l’acqua alla gola, ma è fuori discussione
che dentro a quelle categorie si nascondono troppi evasori fiscali che non
pagano le imposte in base alla loro reale capacità contributiva, ma beneficiano
dei servizi di assistenza sanitaria, sociale, e scolastica senza aver
contribuito a pagarli. Sono loro a mettere le mani nel portafoglio dei
contribuenti onesti, e con la protezione politica, che di fatto impedisce
all’Agenzia delle Entrate di utilizzare strumenti automatici di controllo.<i><span style="background: white; font-family: "title-regular","serif";"> </span></i><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-style: italic;">F:
MG SR <a href="mailto:Dataroom@corriere.it">Dataroom@corriere.it</a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ISTRUZIONE TERZIARIA IN EMILIA-ROMAGNA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le principali istituzioni di istruzione
terziaria sono 32 offerte dalle Università, dagli Istituti Tecnici Superiori
(ITS) e AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) con diverse
tipologie di percorsi. Il sistema universitario regionale è costituito da 6
università: Università di Bologna (con campus a Cesena, Forlì, Ravenna e
Rimini), Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Ferrara,
Università di Parma, Università Cattolica (sede di Piacenza), Politecnico di
Milano (sede di Piacenza). In E-R operano 7 fondazioni ITS academy (Istituti
Tecnici Superiori) con sede nelle principali città della Regione. Vi sono
inoltre 12 istituzioni AFAM (come l’ Accademia di Belle Arti di Bologna e il
Conservatorio di musica di Parma). <a href="https://tinyurl.com/za2k388f">https://tinyurl.com/za2k388f</a>
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>ECOSISTER - ECOSISTEMA TERRITORIALE DI
INNOVAZIONE DELL’EMILIA-ROMAGNA- COINVOLGE ANCHE SEI UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i>Ecosister</i></b> (Ecosistema territoriale di innovazione
dell’Emilia-Romagna) è il progetto con la più grande comunità di <b>ricercatori strutturati</b> e neo assunti
in Emilia-Romagna, grazie al PNRR: 750, a cui se ne aggiungeranno altri 250 da
assumere progressivamente. Coinvolge 23
enti partecipanti, di cui 6 università, 4 Enti pubblici ed enti pubblici di
ricerca e 13 privati. A bando €25 milioni per finanziamento imprese per ricerca
industriale e trasferimento tecnologico, e può contare su un finanziamento del
PNRR di €110 milioni. F: appenninonotizie Maggio 2023.<b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NUOVA UNIVERSITÀ DELL’ONU SU BIG DATA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A Bologna sorgerà la nuova
università dell’ONU su big data e intelligenza artificiale per la gestione del
cambiamento dell’habitat umano: ad annunciarlo la Regione Emilia-Romagna, che
nel 2020 aveva avanzato la proposta per realizzare l’istituto insieme al
ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) e
all’UniBO, accolta poi e ratificata nella 78esima seduta dal consiglio
dell’Università delle Nazioni Unite, a fine 2022. L’inizio delle attività
avverrà entro la metà del 2024. F: corruniv giugno 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>15 UNIVERSITÀ, 26 AFAM E 24 ITS ACADEMY IN
LOMBARDIA. MILANO PRIMA IN ITALIA PER STUDENTI UNIVERSITARI E AFAM<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">In Lombardia ci
sono ben 65 istituti di istruzione terziaria: 15 università, 26 AFAM e 24 ITS
academy. Gli studenti universitari iscritti nella sola città di Milano sono
paragonabili come numeri all’intero sistema di istruzione nazionale
dell’Irlanda. Nell’anno accademico 2021/2022 gli iscritti alle università
lombarde erano 321.768 (il 17,6%) di cui 211.759 (11,6%) ad atenei che hanno
sede a Milano. Il peso di Milano e della Lombardia sfiora il 20% se si
considerano le iscrizioni alle lauree magistrali (19,9%).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nell’a.a.
2021/2022, gli atenei milanesi contavano 39.299 immatricolati, circa il 64%
degli immatricolati lombardi (61.306) e il 12% di quelli italiani (323.852).
Nello stesso anno accademico gli atenei milanesi laureavano 50.966 studenti,
mentre gli altri atenei lombardi 23.134. Sul totale regionale, le università di
Milano hanno laureato circa il 70% dei laureati della Lombardia e il 13,75% sul
totale nazionale, rendendo Milano la prima città universitaria in Italia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Una quota
considerevole degli iscritti agli AFAM, 18.780 (22,6%), si trova in Lombardia,
di cui 14.754 (17,8%) a Milano e i rimanenti 4.026 (4,8%) nel resto della
regione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Milano è gran
lunga prima in Italia per studenti AFAM e la sua capacità di attrazione del
sistema AFAM è impressionante: il 36% degli studenti proviene da fuori regione
e il 25,6% non è italiano.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Ben il 24% degli
studenti italiani di ITS Academy, il segmento professionalizzante
dell’istruzione terziaria fortemente incentivato dal PNRR, studiano in
Lombardia. Si tratta complessivamente di 5.126 studenti, di cui 1.443 in ITS
con sede a Milano e 3.683 nelle altre province lombarde, che mostrano un
fortissimo tasso di crescita di questo segmento. F: lastatalenews.unimi.it
26.05.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UNIBO. BORSE DI DOTTORATO DI RICERCA CON
FINANZIAMENTI DEL PNRR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’Università di
Bologna per il prossimo A.A. mette a disposizione un’offerta di borse di
dottorato di ricerca che si prevede possano avvicinarsi a quota 1000, grazie
anche ai finanziamenti del PNRR. Le opportunità per gli studenti partono già
ora, con un primo bando che mette a disposizione circa 600 borse di dottorato.
Altre posizioni saranno aggiunte nelle prossime settimane, e a metà luglio
arriverà un secondo bando, che resterà aperto fino a metà agosto.
Complessivamente sono previste da 800 a 1000 posizioni coperte da borsa di
studio. F: magazineunibo.it Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIPR. PRIMA IN EUROPA NELL’AREA “MATHEMATICS AND COMPUTER SCIENCE”.</b><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b><b><span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il <b>CWTS LEIDEN RANKING 2023 </b>è una classifica internazionale che
utilizza il criterio delle pubblicazioni di maggiore impatto. Restringendo il
campo alla percentuale di lavori che si collocano nel primo 1% di quelli più
citati, l’università di Parma risulta prima in Europa nell’area “mathematics
and computer science”.<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> F: </span>emiliaromagnanews24.it
Luglio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>COMPUTER SCIENCE: UNICAL È NELLA TOP
MONDIALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel <b>QS WORLD UNIVERSITY RANKING BY SUBJECT 2023</b>
l’Università della Calabria è entrata per la prima volta per l’area “Computer
science” – unica new entry dell’Italia, insieme alla Bocconi di Milano – e ha
riconfermato la sua presenza anche in Fisica, disciplina in cui era entrata lo
scorso anno. Il 100% dei laureati UniCal in Computer Science lavora dopo appena
due mesi dalla conclusione del corso di studi, con un salario superiore alla
media nazionale, pari a 1.750 euro ad un anno dalla laurea. F: cosenza 2.0 Aprile
2023<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>APPLICABILITÀ ALLE UNIVERSITÀ PRIVATE
TELEMATICHE DELLE SANZIONI PREVISTE DAL CODICE DEL CONSUMO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Con sentenza del
3 maggio 2023, n. 4498, il Consiglio di Stato, Sez. IV, ha chiarito che le
sanzioni previste dal Codice del Consumo relativamente alle pratiche commerciali
scorrette possono essere irrogate anche alle Università private telematiche.
Nel caso di specie, per il Consiglio di Stato, ”pur dinanzi al carattere di
servizio di interesse generale dell’attività svolta dell’Università privata,
non è in discussione il carattere remunerato della stessa ed il fine di lucro
perseguito; né parimenti è discutibile la nozione di consumatore dello studente
che si iscrive ad una Università privata”. In tale contesto, poi, ”sono
irrilevanti sia la natura pubblica o privata dell’organismo in questione, sia
la specifica missione da esso perseguita”. Le suddette considerazioni
riconducono alla nozione di professionista le Università telematiche private e
tale interpretazione è ”l’unica tale da garantire la piena efficacia della disciplina
sulle pratiche commerciali sleali, assicurando che, conformemente all’esigenza
di un elevato livello di protezione dei consumatori, le pratiche commerciali
sleali siano contrastate in modo efficace”. Da tale interpretazione discende
l’applicazione delle sanzioni previste dal Codice del Consumo relativamente
alle pratiche commerciali sleali (nel caso di specie, dell’art. 27, comma 6 del
Codice del Consumo) alle Università private telematiche. F: Oss. Univ. maggio
2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i> </i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>DIGITAL DIVIDE, L’EUROPA METTE SUL PIATTO
378 MILIARDI PER CHIUDERE IL GAP</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Si punta a
sostenere 725.000 imprese per spingere l’innovazione. 83.000 <b>ricercatori </b>avranno accesso a migliori
strutture e saranno coinvolte 22.500 amministrazioni pubbliche per spingere la
digital transformation. Incentivi anche per connettere 3,1 milioni di famiglie
alle reti mobili ultraveloci. Ma la vera sfida sarà creare 1,3 milioni di posti
di lavoro. F: corrcom 01.05.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>STUDIARE A HARVARD GRATUITAMENTE OGGI È
POSSIBILE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Oggi tutti
possono studiare a Harvard. A renderlo possibile è proprio il famoso istituto,
che con l'Mit (Massachusetts Institute of Technology) ha fondato una <b>piattaforma di e-learning digitale,
chiamata Edx</b>, che raccoglie i corsi di molte prestigiose università nel
mondo. Non solo Harvard ma anche Yale e la Sorbona, istituti cinesi e
giapponesi. I migliori atenei hanno aperto le porte al grande pubblico
internazionale e dato libero accesso a questa piattaforma di lezioni online
disponibile gratuitamente ovunque nel mondo. F: CG CorSera 28.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>EU BUSINESS SCHOOL</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Eu business
school è una scuola di business internazionale che si occupa di formare leader
aziendali e imprenditori del futuro. In particolare, la scuola è accreditata
professionalmente e prevede una vasta scelta di corsi a seconda delle necessità
degli aspiranti studenti. La formazione aziendale offerta è prevista sia online
sia in presenza in Europa (a Barcellona, Monaco di Baviera e Ginevra.) e
comporta il coinvolgimento di accademici, consulenti, imprenditori e leader
aziendali di alto livello, i quali hanno il compito di insegnare gli innovativi
programmi aziendali dell’Unione Europea in lingua inglese a un corpo
studentesco multiculturale di oltre 100 nazionalità. F: liveuniversity
29.04.23.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">ANNUAL GROSS AND NET
AVERAGE SALARY PER ACADEMIC POSITION<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">The UK, Germany, France, and Italy are adopted as case
studies to determine the attractiveness of European higher education systems.
Uncompetitive salaries in Italy are causing a brain drain, particularly among
young talent coming out of Italian universities, and are making the country
less attractive to foreign researchers. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Source: A. Civera, E. E. Lehmann, M. Meoli & S.
Paleari. Authors’ calculations are based on
data from ministerial websites. For France (MESRI, 2022); for Germany
(Destatis, 2022); for the UK (HESA, 2022); for Italy (Ministerial Decree on
March 12 2022 published on Gazzetta Ufficiale G.U. n. 120 on May 24, 2022).
Research & Occasional Paper Series: CSHE.1.2023. The Attractiveness of
European HE Systems: A Comparative Analysis of Faculty Remuneration and Career
Paths. </span>March 2023. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">ACADEMIC FREEDOM ON
DECLINE IN 22 COUNTRIES WORLDWIDE. A UNIVERSITY WORLD NEWS SPECIAL FOCUS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">With the rise of populist leaders and increasingly
authoritarian governments around the world, higher education and research are
facing unprecedented threats to academic freedom and university autonomy. Over
the past decade, academic freedom has declined in more than 22 countries
representing more than half of the world’s population, including India, China,
Mexico, the United Kingdom, and the United States, according to the Academic
Freedom Index: Update 2023. Nathan M. Greenfield reports on the worrying
fall-off for academic freedom in key countries.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Michael Ignatieff, former vice-chancellor of the
Central European University, says the way CEU was forced out of Hungary by
right-wing populist Prime Minister Viktor Orbán is serving as a script for
today’s culture war on universities in Florida and Governor Ron DeSantis’s US
presidential ambitions for 2024, Nathan M Greenfield reports. Suppression of
freedom of speech and free elections are acknowledged as warning signs of
democratic erosion. It is time for us to recognize attacks on academic freedom
in a similar fashion and strengthen our understanding of academic freedom as a
foundational element of democracy, argue Hector Ulloa, Sunniva Whittaker, and
Svein Stølen. An organization representing nearly a million doctoral candidates
and postdocs across Europe, Eurodoc, has called on academic institutions and
governments to improve conditions for early career researchers, arguing that
their precarious existence endangers academic freedom, which is already under
attack in many European countries.<b> </b>F:
A University World News Special Focus 16.03.23.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>STUDIO EURYDICE. </b><b><span lang="EN-GB">RAPPORTO ‘NATIONAL STUDENT FEE AND SUPPORT
SYSTEMS IN EUROPEAN HIGHER EDUCATION - 2022/23’. <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Nel 2022/23 in
Italia l’importo medio annuo delle borse è stato di €4.326, non lontano dalla
Norvegia, punto di riferimento europeo. Ma solo il 16,3% degli studenti del 1°
ciclo ha potuto beneficiarne. La % sale, ma di poco (17,7%) nel 2° ciclo di
studi. Nel 2020/21 la % degli studenti destinatari di borse non superava il 14%. La ministra UR: Abbiamo
già aumentato gli importi minimi delle borse per il prossimo anno accademico.
Per gli studenti fuori sede saranno di oltre €6.600, quasi 500 euro in più
rispetto al passato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">In Francia in
entrambi i cicli d’istruzione le borse raggiungono 1 studente su 3, con un
massimo di €5.965 annuali. In Germania gli studenti possono contare su borse
basate sulla necessità, per un importo medio di €574 al mese. Inoltre, esistono
ben tre tipi di agevolazioni pubbliche basate sul merito che arrivano fino
a circa €941 al mese. In Svezia e in
Danimarca il 90% degli studenti ha una borsa. In Svezia la borsa minima si
aggira intorno a €3.273. A questa, poi, si aggiunge la borsa assegnata per
necessità, un supplemento per studenti con figli, che può arrivare fino a
€4.900. In Danimarca per studenti che vivono con i genitori, l'importo della
sovvenzione dipende dal reddito familiare: si va da un importo minimo di €134
al mese (per 12 mesi) a un massimo di €371 al mese. Gli studenti che vivono da
soli hanno invece diritto a una borsa di €860. In Olanda sono previste borse
per necessità basate sul reddito: l'importo massimo è di €5.028, con un importo
medio di €3.689. Però solo il 30% degli studenti è destinatario di borse di
studio. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UK. RESIDENZE UNIVERSITARIE IN CRISI</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">In quest'anno
accademico, i media sono stati pieni di storie di studenti costretti ad
accamparsi per la notte fuori dalle agenzie di locazione o a vivere in una
città completamente diversa da quella in cui si trova la loro università, a
causa della crescente pressione sul mercato immobiliare. L'espansione
significativa di alcune università negli ultimi anni, unita a un rallentamento
nella costruzione di nuovi alloggi e a una diminuzione del numero di proprietà
in affitto disponibili, ha reso molto più grave quello che era già un problema
difficile. E questo prima di considerare il prossimo aumento del numero di
studenti nel Regno Unito e oltre. La mancanza di alloggi sta alimentando i
tassi di abbandono. Sono necessari un'attenta pianificazione e investimenti, ma
anche questo sta diventando sempre più difficile nel clima attuale. Se le
università hanno tardato ad affrontare il problema, presto si renderanno conto
che il loro futuro dipende da questo. F: THE Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UK. </b><b>CARENZA DI ALLOGGI, ALTE TASSE DI FREQUENZA
E UN COSTO DELLA VITA INSOSTENIBILE PER GLI STUDENTI</b><b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">È sempre più difficile
frequentare le 200 università britanniche e anche prestigiosi atenei rischiano
di veder diminuire iscritti e finanziamenti. Gli studenti italiani si accampano con le tende fuori
dalle facoltà per protestare contro il caro-alloggi, ma gli studenti inglesi
(761 mila divisi in 200 atenei) non se la cavano meglio. Carenza di alloggi,
alte tasse di frequenza e un costo della vita insostenibile, mentre sono in
aumento i casi di grave depressione e tossicodipendenza. Gli studenti si
ritrovano spesso «senzatetto temporanei», costretti a chiedere ospitalità sul
divano di amici più fortunati o ad accettare soluzioni vergognose come stanze
senza finestre che costano un occhio della testa. Il prezzo medio di una
stanza in affitto a Londra è di 865 sterline (quasi mille euro); a Durham, Nord
dell'Inghilterra, è di 536 (circa 620 euro). Intervistati dal sindacato studentesco del Russell Group, uno studente su
cinque valuta di abbandonare la propria facoltà causa l'aumento del costo della
vita e uno su quattro salta i pasti per poter sostenere le spese essenziali. F:
E. Orsini, Panorama Maggio 2023.<b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UNGHERIA. IL GOVERNO HA PROPOSTO DI TOGLIERE
AI DOCENTI LO STATUS DI DIPENDENTI PUBBLICI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Da mesi gli
ungheresi manifestano contro la cattiva gestione del sistema di istruzione. Il
governo ha proposto di togliere ai docenti lo status di dipendenti pubblici.
Per protesta, studenti e professori sono scesi in piazza. L'eliminazione dello
status di dipendente pubblico sarebbe l'ennesimo colpo inferto alla categoria.
Le difficoltà economiche del Paese hanno portato il tasso di inflazione al 24%,
che ha eroso i salari dei docenti, i penultimi tra i Paesi dell'Ocse. Quasi
5mila docenti hanno dichiarato di essere pronti a lasciare il posto di lavoro
se la legge entrerà in vigore. F: Rep Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">THE HUMANITIES ARE
“IN CRISIS” IN THE USA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">At Ohio State University (Columbus), between 2012 and
2020, the number of humanities major graduates dropped by 46%. At Tufts
University (Medford, Massachusetts) they fell by 50%, while at the State
University of New York (Albany) the decline was almost 75%. Over the same
period, even at the prototypical liberal arts college, Vassar College
(Poughkeepsie, New York), the number of humanities graduates fell by about
50%. At Arizona State University (ASU, Tempe, history majors dropped by 50% in
the three years following 2014. In 2012, almost 20% of Harvard’s freshman class
planned to study the humanities; 10 years later this figure had dropped by 35%,
meaning only 7% of Harvard’s first-year students intended to study the
humanities. F: UWN April 2023.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">USA. PROFESSORS ARE
VICTIMS AS FLORIDA’S REPUBLICAN GOVERNOR RON DESANTIS’ CULTURE WAR HOTS UP <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">As University World News has reported, since 2021,
DeSantis has moved to restrict <b>academic
freedom</b>: by trying to prevent professors from appearing in court as expert
witnesses opposed to voter restriction laws; signing laws limiting tenure;
banning the teaching of Critical Race Theory in universities; overriding the
normal (collegial) process of appointing presidents to public universities and
instead appointing ideological soul mates; and banning the Advanced Placement
history course from high schools because he considered it ‘woke’ and
indoctrinating due to its coverage of slavery and racial issues. </span>F: UWN Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>USA. LA CORTE SUPREMA BOCCIA IL
CRITERIO RAZZIALE NELL’AMMISSIONE ALL’UNIVERSITÀ <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Lunga è la storia delle così dette <i>affirmative
actions</i>, nate negli USA per riparare alle ingiustizie sociali nei confronti
delle minoranze storicamente escluse dagli studi superiori, ma diventate nel
tempo vie per tutelare una “diversità” all’interno dei contesti studenteschi
troppo spesso puramente simbolica.Togliere oggi di mezzo definitivamente le <i>affirmative actions</i> non significa
necessariamente assumere una posizione anti liberale e di destra, ma magari
provare a dare spazio a criteri privilegiati di accesso alle università che
superino la questione del colore della pelle e facciano perno sulla condizione
socio-economica degli studenti per permettere ai meno abbienti – che di norma
fra l’altro coincidono con le minoranze etniche, in particolare nere – di
accedere anche loro agli olimpi del sapere da cui verranno lanciati verso il
successo professionale. La speranza è che la decisione odierna di una Suprema
Corte conservatrice produca il paradossale effetto progressista di stimolare
un’inversione di rotta nelle politiche di ammissione universitaria
statunitensi, che privilegino finalmente la classe sulla razza, giacché indipendentemente
dal loro colore della pelle i meno abbienti sono tutti uguali ed hanno
ugualmente bisogno di essere aiutati. F; E. Grande, micromega 01.07.23.</p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>NELLE UNIVERSITÀ USA TREMILA PROFESSORI CHE
HANNO CONSEGUITO IL DOTTORATO DI RICERCA IN ITALIA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Uno studio
pubblicato su Nature Italy ha recentemente rivelato che tra il 2011 e il 2020,
le università degli Stati Uniti hanno assunto quasi tremila professori che
hanno conseguito il dottorato di ricerca in Italia, cifra interessante se
paragonata a quella di altri Paesi europei e che conferma l’elevata competenza
di ricercatori e scienziati provenienti dagli atenei italiani, che sono tra i
più richiesti e apprezzati all’estero. F: linkiesta Maggio 2023.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="color: #c00000; mso-bidi-font-family: Arial;">LIBRI
- RAPPORTI - SAGGI - GUIDE<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>QUALE UNIVERSITÀ DOPO IL PNRR?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Autori: Marino
Regini e Rebecca Ghio, Milano University Press 2022. Pg. 287 <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il sistema
universitario italiano – anche e soprattutto per colpe non sue ma dei vari
governi che si sono succeduti e del tipo di sistema produttivo in cui si trova
a operare – ha mostrato sia una bassa efficienza ed equità nel fornire capitale
umano in misura adeguata a favorire una “via alta” allo sviluppo, sia una
performance nella ricerca che, per quanto buona, si è rivelata insufficiente a
innescare rilevanti processi di innovazione economica. È evidente che il primo
passo da fare per chi voglia far recuperare all’università italiana efficienza
ed equità è quello di diagnosticare con chiarezza le cause di questa
performance insoddisfacente. Su una tale diagnosi si sono esercitati gli
estensori del PNRR, partendo da una visione dell’università quale potenziale
motore dell’innovazione e della crescita economica. Come possiamo valutare,
all’interno di questa visione, le misure contenute nella Missione 4 “Istruzione
e Ricerca” del PNRR? Le riforme previste e gli investimenti stanziati
affrontano in modo adeguato le cause delle inefficienze e iniquità del nostro
sistema universitario? Nel volume si
cerca di dare qualche risposta a queste domande. Nell’Introduzione e nella Prima
Parte si analizzano le principali carenze dell’università italiana nello
svolgere un ruolo di motore dello sviluppo, le loro cause, nonché alcuni degli
interventi previsti dalla Missione “Istruzione e ricerca” del PNRR. Nella
Seconda Parte e nelle Conclusioni si discute invece criticamente l’impatto che
il PNRR potrà avere su alcuni aspetti del sistema universitario, nonché alcune
delle sfide che non sono state affrontate e che dunque rimangono aperte. (F: da
scheda del volume open access <a href="https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/">https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/</a>
). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL RECLUTAMENTO DEI PROFESSORI UNIVERSITARI E LA CODIFICA DEI SAPERI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Giulio Rivellini.
Giornale di diritto amministrativo, 2023, (3), 385-394.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Seguendo una giurisprudenza
ormai consolidata, il T.A.R. Lombardia ribadisce la regola secondo cui i
criteri di selezione dei candidati alla copertura dei posti da professore
universitario devono essere individuati esclusivamente facendo riferimento alle
materie e alle funzioni che caratterizzano i singoli settori
scientifico-disciplinari. Non è possibile quindi prevedere ulteriori requisiti,
maggiormente selettivi, per attrarre specifici profili didattici o di ricerca.
Dopo aver valutato la correttezza della decisione, il commento si sofferma
sulle ragioni alla base di questa impostazione, evidenziandone i principali
difetti: l’inidoneità a risolvere i problemi per cui è concepita, l’eccessiva
rigidità, la compressione dell’autonomia universitaria e i possibili effetti
dannosi sulla ricerca. Nell’ottica di trovare un compromesso, viene svolta una
breve analisi comparatistica tra l’ordinamento italiano e quello spagnolo per
elaborare i possibili rimedi. (Abstract dell’articolo).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>COME CAMBIANO LE UNIVERSITÀ: DAL
"SISTEMA" AL "MERCATO". NUOVE RIFLESSIONI SULLA
COMPETIZIONE FRA UNIVERSITÀ</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Autore: Mario
Libertini. Astrid Rassegna, 2023, n. 7. Data Documento: 2023-05-14.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">L’Università si
è sempre caratterizzata per la presenza di un sistema. In particolare, si è
passati da un modello originario, accentrato in capo allo Stato e basato
sull’idea dell’Università come luogo privilegiato di libertà intellettuale, a
uno moderno, policentrico, ove si cerca di incentivare il livello qualitativo
dei servizi che l’Università offre anche tramite la competizione fra le diverse
organizzazioni. Tuttavia, la competizione può svolgersi a diversi livelli. La
prospettiva privilegiata dovrebbe essere quella della competizione fra Atenei.
Inoltre, la stessa può riguardare molteplici mercati in cui le Università
operano, come quelli, in particolare, della fornitura dei titoli di studio,
della ricerca pura, della ricerca applicata, della produzione di servizi di
formazione universitaria e dei servizi professionali in senso stretto. Una competizione
efficiente e virtuosa dovrebbe riguardare tutti i mercati citati, svolgendo una
funzione di stimolo per le strutture più vivaci e aperte rispetto a un
programma competitivo. (Abstract a cura della Redazione dell’Osservatorio
sull’Università 01.06.23). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i> </i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA NUOVA DISCIPLINA SUI RICERCATORI
UNIVERSITARI E I NUOVI RAGGRUPPAMENTI SCIENTIFICO DISCIPLINARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Autore: Luca
Belviso. Giornale di diritto amministrativo, 2023, n. 1, pp. 40-49.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il contributo
costituisce un commento all’art. 14, D.L. 30 aprile 2022, n. 36, conv., con
modificazioni, in L. 29 giugno 2022, n. 79, che, in attuazione del PNRR, ha
riformato il preruolo universitario, introducendo i contratti di ricerca e i
nuovi contratti da ricercatore a tempo determinato in tenure track (RTT), e le
forme di raggruppamento scientifico-disciplinari, creando i gruppi
scientifico-disciplinari (GSD) e modificando i già noti settori
scientifico-disciplinari (SSD).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">La riforma, al
di là delle buone intenzioni, appare connotata, in ragione dei vincoli
finanziari, da effetti potenzialmente assai negativi sull’intera tenuta del
sistema della ricerca. Inoltre, la stessa, introducendo figure del tutto nuove
nel personale in regime di diritto pubblico, e allo stesso tempo prevedendo
numerose regole di diritto transitorio che mantengono in vita anche le
precedenti figure, ha l’effetto di non razionalizzare e semplificare, bensì di
complicare ulteriormente, il sistema del personale universitario. Da qui
l’esigenza, da un lato, di rendere le nuove misure sostenibili e compatibili,
dal punto di vista economico, con l’attuale sistema della ricerca, dall’altro,
di razionalizzare, all’insegna della semplificazione, il quadro di regole e
figure che compongono il sistema del personale in regime di diritto pubblico
all’interno delle Università. (Abstract a cura dell’Autore).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>DOCENTI E UNIVERSITÀ DI FRONTE AL FASCISMO
(1922-1945</b>)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">A cura di Carlo
Antonio Barberini e Marzio Zanantoni. Biblion Edizioni, collana: Studi di
Storia Contemporanea. Milano, 2023; pp. 178,<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Il volume
raccoglie gli Atti della giornata di studio “L’Università italiana durante il
fascismo”, svoltasi il 2 dicembre 2021 a Milano presso la Casa della Cultura.
Lo stimolo iniziale e il punto di partenza delle riflessioni che hanno portato
all’organizzazione dell’iniziativa è stato il desiderio di ricordare il
novantesimo anniversario (1931-2021) del rifiuto del giuramento fascista da
parte di una sparuta pattuglia di docenti universitari, nell’ottica di inserire
la doverosa commemorazione dei “dodici” nel contesto dell’articolato rapporto
tra mondo accademico e fascismo, per approfondirne la conoscenza. Argomento
complesso e interessante, ma poco indagato, almeno in tempi recenti;
l’entusiasmo con cui i relatori hanno accolto l’invito rappresenta una evidente
conferma della validità della scelta: una via poco battuta che merita a maggior
ragione di essere percorsa. (F: Presentazione dell’editore).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UNIVERSITÀ E DISUGUAGLIANZE EDUCATIVE DOVUTE
ALL’ORIGINE SOCIALE: HYBRID E BLENDED LEARNING NELLE TESTIMONIANZE DI ALCUNI
FIRST-GENERATION STUDENTS<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Autore: Elena
Gremigni. Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione –
http://www.rtsa.eu – ISSN 0391-190X ISSNe 1972-4942.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Questo
contributo intende mostrare come la didattica a distanza abbia permesso agli
studenti svantaggiati di seguire le lezioni delle Università pubbliche superando
parte degli ostacoli logistici ed economici che ancora precludono a molti
l’accesso all’ higher education. Dalle interviste<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">realizzate con
un campione di first-generation students dell’Università di Pisa emerge in
particolare come le lezioni online abbiano permesso loro di conciliare lavoro e
studio. Il punto di vista degli studenti intervistati tuttavia non esaurisce la
complessità del problema perché la didattica a distanza rischia di
marginalizzare proprio coloro che avrebbero la necessità di permanere più a
lungo nell’ambiente universitario per modificare il proprio habitus di origine
ed evitare il rischio di drop-out. L’Università pubblica in questo senso, senza
perdere di vista l’obiettivo primario di favorire una uguaglianza
effettivamente sostanziale del diritto alle lezioni in presenza, dovrebbe
cercare di garantire forme di hybrid e blended learning evitando
contestualmente i fenomeni di platformisation da tempo presenti nell’higher
education che rischiano di trasformarla in una industria culturale “on demand”.
(F: Riassunto dell’autore).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i> </i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>LA DIFFICILE TRANSIZIONE. L'UNIVERSITÀ
ITALIANA TRA FASCISMO E REPUBBLICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">A cura di Tamara
Colacicco e Simona Salustri. Editore: Il Mulino. Studi e ricerche
sull'università. 2023. 152 pg.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Concentrandosi
sul passaggio dal fascismo alla prima fase della vita repubblicana italiana, il
volume affronta uno snodo di fondamentale importanza per gli studi
contemporaneistici, scandagliando i meccanismi che hanno permeato dal profondo
anche la storia delle università nel XX secolo. I diversi saggi analizzano le
spinte verso la democratizzazione e le continuità istituzion<b>ali </b>e culturali nella transizione dal
regime al dopoguerra, utilizzando le lenti delle epurazioni del personale
docente universitario, del ruolo giocato dall'amministrazione alleata e dai
diversi attori politici nel rinnovamento del Paese, della collocazione degli
accademici italiani all'estero e del complesso dibattito e iter per
l'istituzione di un percorso specifico di formazione alla carriera accademica.
(F: Descrizione dell’editore).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>PIATTAFORME DIGITALI E AUTODETERMINAZIONE.
Relazioni sociali, lavoro e diritti al tempo della “governamentalità
algoritmica”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Autore: Giacomo
Pisani. Collana: Prassi sociale e teoria giuridica. ISBN : 9788870009521, 2023.
pg. 202.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Le piattaforme
digitali stanno ridisegnando le modalità di relazione fra gli individui. Esse
hanno veicolato la promessa di “disintermediare” sfere sempre più ampie
dell’esistenza, celando nuove forme di controllo. Attraverso l’uso di algoritmi
opachi, le piattaforme mettono in atto strategie di potere che agiscono su
gruppi, se non sull’intera popolazione, istituendo correlazioni, differenze,
assemblaggi. Anche il mondo del lavoro è al centro di fenomeni di imponente
trasformazione, che investono la possibilità delle persone di autodeterminarsi
in maniera consapevole. In questo quadro, la promozione del diritto
all’autodeterminazione della persona può avvenire solo a condizione di
garantire adeguata rappresentazione agli interessi collettivi implicati. Il
volume delinea i tratti salienti di questa sfida, assumendo il diritto
all’autodeterminazione come principio di democratizzazione del mondo digitale.
(F: Presentazione dell’editore).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b> </b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>L’UNIVERSITÀ ITALIANA TRA PASSATO E FUTURO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNoSpacing">Una
Conversazione tra Luigi Berlinguer e Fabio Matarazzo. Ed. Conoscenza. Collana
“SISTEMI” 2023 pp. 177.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNoSpacing">Questo libro
nasce da una serie di conversazioni tra i due autori, legati da molti anni di
collaborazione professionale e di stima reciproca e poi di amicizia.<i> </i>Nelle lunghe ore di colloquio,
ripercorrendo le rispettive esperienze, hanno voluto ricostruire la lunga, e
spesso tormentata, storia dell'università italiana guardando però non solo al
passato ma alle sfide attuali e al peso che avranno, a seconda di come saranno
affrontate, sul destino personale di tanti giovani, ma anche sull'intero Paese.<i> </i>La ricostruzione di tante vicende
politiche e legislative, supportate da una ricca documentazione proposta in
appendice ai capitoli, offre ai lettori un quadro completo non solo del dibattito
pubblico italiano sul nostro sistema universitario e sul suo ruolo, ma anche
delle riforme e non-riforme che lo hanno attraversato, delle tante occasioni
mancate e dei protagonisti di quelle vicende.<i> </i>Con attenzione ad alcuni aspetti fondamentali dell'identità del
sistema, quali ad esempio, l'internazionalizzazione, il reclutamento, gli
ordinamenti didattici, il dialogo serrato tra i due autori ci porta a guardare
oltre il presente e a interrogarci sui nessi tra università e ricerca,
trasformazioni tecnologiche, rapporti con le imprese e il mondo del lavoro. Con
un messaggio forte alla politica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 171.5pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 171.5pt;"><b>ARTIFICIAL
INTELLIGENCE IN SCIENCE. </b><b><span lang="EN-GB">CHALLENGES, OPPORTUNITIES AND THE
FUTURE OF RESEARCH<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 171.5pt;"><span lang="EN-GB">Authors:
OECD Publishing, Paris, <a href="https://doi.org/10.1787/a8d820bd-en">https://doi.org/10.1787/a8d820bd-en</a>.
26 Jun 2023, 300 pages.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The rapid advances of
artificial intelligence (AI) in recent years have led to numerous creative
applications in science. Accelerating the productivity of science could be the most
economically and socially valuable of all the uses of AI. Utilizing AI to
accelerate scientific productivity will support the ability of OECD countries
to grow, innovate and meet global challenges, from climate change to new
contagions. This publication is aimed at a broad readership, including policymakers, the public, and stakeholders in all areas of science. It is written in
non-technical language and gathers the perspectives of prominent researchers
and practitioners. The book examines various topics, including the current,
emerging, and potential future uses of AI in science, where progress is needed
to better serve scientific advancements, and changes in scientific
productivity. Additionally, it explores measures to expedite the integration of
AI into research in developing countries. A distinctive contribution is the
book’s examination of policies for AI in science. Policymakers and actors
across research systems can do much to deepen AI’s use in science, magnifying
its positive effects, while adapting to the fast-changing implications of AI
for research governance. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b>UNIVERSITY AUTONOMY IN EUROPE IV. </b><b><span lang="EN-GB">THE SCORECARD 2023<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Authors: Enora Bennetot Pruvot, Thomas Estermann and
Nino Popkhadze. European University Association asbl, www.eua.eu · info@eua.eu.
2023. pg. 99. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">In some systems, academic freedom is considered to
derive from the right to freedom of expression. However, this is not taken into
account in this chapter’s categorization. While freedom of expression (or
freedom of speech) at universities also features in related discussions,
conceptually, and for the present purpose, a distinction is made between
academic freedom (with a narrower focus) and <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">freedom of expression. A further distinction is made
according to the hierarchy of legal provisions (i.e. between provisions in
constitutional law and common law). Consultations with the national rectors’
conferences revealed that academic freedom is enshrined in the legal framework
in some form in a large majority of systems considered, whether as a direct
mention or through more substantive provisions on freedom of teaching,
research, or science. Constitutional
protection.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Although national legal systems are structured
differently throughout Europe, provisions included in the constitution or in
special laws of constitutional rank take precedence over ordinary laws, and, in
most cases, larger parliamentary majorities are required to amend them.
However, one cannot conclude that such provisions automatically grant better
protection. In a majority of the systems considered, provisions related to
academic freedom (detailed or not) are included in constitutional norms
(Austria, Belgium, Croatia, Czechia, Estonia, Finland, Georgia, Germany,
Greece, Hungary, Italy, Latvia, Lithuania, Poland, Portugal, Slovakia,
Slovenia, Spain, Sweden, Switzerland and <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Türkiye). In addition, almost all of these systems
also have related regulations in place in ordinary law. However, Georgia,
Greece, and Spain are the only systems for which it was reported that the
constitution explicitly mentions academic freedom, using that set terminology.
The remaining systems have no regulation on academic freedom (or freedom of
teaching/research/science) in constitutional law. F: dall’introduzione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">SYMMETRIC SALARY AND
UNIFORMITY OF ACADEMIC POSITIONS AT UNIVERSITIES IN THE EU28. IN EUROPE IT IS
NOT POSSIBLE TO HYPOTHESIZE A SINGLE MODEL OF SALARIES FOR ACADEMICS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Author: Benedetto Torrisi. Business and Economics
Department, Economic Statistical Area, University of Catania, Catania, Italy.
2023<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">European academic labor markets are experiencing many
changes aiming at similar objectives: the establishment of better-regulated
internal labor markets and the affirmed role of the university level in the
management of the newly introduced incentive mechanisms. This general trend
carries with it comparable implications. The presence in Europe of an academic
system's salary, which is clustered into five groups, certainly limits the
European vision of the academic system; in addition, the influence of factors
characterizing each country or each group confirms the assumption. These
differences can be attributed to local context factors, contractual factors, and
factors such as economic well-being. These three main systems interact strongly
with the level of wages in Europe; they exert a positive influence on the
average wage. With this study, we can not support the initial hypothesis of this
paper. In Europe, it is not possible to hypothesize a single model of salaries
for academics. The policy that should be adopted imagines a unified European
wage model. This policy should standardize plans for funding research,
identifying relationships with <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">businesses and the territory, monitoring academic
productivity, and developing a single contract system and an equal value
related to the GDP of each country. Complex and large policies do not suggest
possibilities for the development of a unique academic model wage.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">Our attempt to study the diversity and wage
determinants leads us to these conclusions, which have enabled us to provide a
broad understanding of the phenomena studied and the reasons for refusal. (from
Conclusions).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><i><span lang="EN-GB"> </span></i></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">ARTIFICIAL
INTELLIGENCE AND EDUCATION. A critical view through the lens of human rights,
democracy and the rule of law. <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b><span lang="EN-GB">By </span></b><span lang="EN-GB">Wayne
Holmes et al. Council of Europe Publishing 2022. Pg. 114. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">As noted by the Council of Europe’s Committee of
Ministers in 2019, artificial intelligence (AI) is increasingly having an
impact on education, bringing opportunities as well as numerous threats. It was
these observations that led to the commissioning of this report, which sets out
to examine the connections between AI and education. In fact, AI in education
(AIED) has already been the subject of numerous international reports – so what
differentiates this one? There are three unique characteristics. First, in this
report, we explore both the application and the teaching <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">of AI in education, which we refer to collectively as
“AI and education” (AI&ED). Second, we approach AI&ED through the lens
of the Council of Europe’s core values: human rights, democracy, and the rule of
law. Third, rather than assuming the benefits of AI for education, we take
a deliberately critical approach to AI&ED, considering both the
opportunities and the challenges. Throughout, the aim is to provide a holistic
view to help ensure that AI empowers and not overpowers educators and learners and that future developments and practices are genuinely for the common good.
The report begins with an introduction to AI (what it is and how it works) and
to <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB">the connections between AI and education: “learning
with AI” (learner-supporting, teacher-supporting, and system-supporting AI),
using AI to “learn about learning” (sometimes known as learning analytics) and
“learning about AI” (repositioned as the human and technological dimensions of
AI literacy). (Source: Executive summary).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span lang="EN-GB"> </span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-55941280884624827432021-11-07T19:34:00.004+01:002021-11-08T18:59:28.600+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 3 2021 01.09.2021<div class="separator"><br /></div><p> <b><span style="color: red;">IN
EVIDENZA</span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PARLA LA MINISTRA
DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il Foglio ha pubblicato l’intervista di Annalisa Chirico alla ministra
dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa, di cui si riportano le
affermazioni salienti. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">"Per la prima volta abbiamo un vero piano di investimento per
l'università: è un momento magico". "<b><i>Chiamate dirette</i></b> negli
atenei? Sì, ne servono di più"."Ai miei figli dico: inseguite i
vostri sogni con realismo. Una distinzione netta tra ricerca di base e
applicata non esiste, le due si alimentano a vicenda, quello che serve è
premiare di più chi ha idee innovative". "Noi puntiamo a incrementare
la mobilità dei talenti tra gli atenei a livello nazionale ed europeo. Dobbiamo
creare uno spazio di ricerca europeo che consenta ai nostri ricercatori di
acquisire esperienze all'estero e all'Italia di risultare attrattiva per chi
viene da fuori. E' necessario parificare lo <b><i>stato giuridico del ricercatore</i></b>.
La Carta del ricercatore europeo fissa principi fondamentali<b> </b>ma va resa più concreta: senza un
minimo di garanzie comuni su pensionamento e assistenza sanitaria un
ricercatore non si trasferisce all'estero". "Il problema dei bassi
salari riguarda ricercatori, docenti e personale tecnico-amministrativo. Senza
un supporto di qualità, il ricercatore passa l'80 per cento del tempo tra le
carte bollate, abbiamo un personale altamente qualificato, addirittura con
dottorati di ricerca, stipendiato con mille euro al mese". </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>"</b>La <b><i>ricerca</i></b>
è l'ancella di ogni Finanziaria, per anni abbiamo potuto rinnovare soltanto il
venti per cento del personale universitario, i tagli hanno interrotto un'intera
generazione. Oggi però le risorse ci sono, servono le riforme". “Abbiamo
introdotto le lauree abilitanti e la possibilità di iscriversi a più corsi di
laurea. L'applicazione del codice degli appalti all'università ha imposto
l'obbligo dei bandi di gara per individuare l'azienda che sviluppi un brevetto: ciò appesantisce l'attività di
ricerca con paletti burocratici che vanno rimossi”. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“Dobbiamo rendere le procedure più veloci responsabilizzando gli
atenei". Come? "Aumentando la premialità sulla base del <b><i>reclutamento</i></b>.
Chi attrae i cervelli migliori merita più finanziamenti, e poi incentiviamo la
mobilità, anche per chiamata diretta". Si allargherà così il divario tra
nord e sud? "In Italia il panorama è a macchia di leopardo, ma
indubbiamente il meridione presenta un deficit di attrattività, condizionato
anche dal territorio e dalle opportunità economiche". Da che cosa dipende
la scarsa presenza delle ragazze nelle facoltà Stem? "In realtà,
frequentano volentieri i corsi di Matematica mentre sono poche nelle facoltà di
Informatica e Ingegneria. E' un retaggio culturale sul quale dovremmo
intervenire con la scuola e con la società civile, dalle associazioni a Confindustria.
Nell'approccio all'università serve realismo". (F: A. Chirico, intervista
alla ministra dell’UR, Il Foglio 11.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>“STIMOLARE LO STUDIO DELLE
DISCIPLINE STEM. GARANTIRE IL PASSAGGIO DALLA SCIENZA ALLA TECNOLOGIA”. INTERVISTATA
DALL’AGENZIA DIRE, MARIA CHIARA CARROZZA, PRESIDENTE DEL CNR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“Occorre avere un corpo docente sempre aggiornato e in grado di formare
i laureati con le competenze necessarie a inserirsi nel mondo sociale ed
economico di oggi e di domani. Ma il compito di stimolare lo studio delle <b><i>discipline
Stem</i></b> è più generale. Dobbiamo tutti insieme dare un segnale ai giovani
e ai cittadini, far capire loro che studiando nei settori della scienza e della
tecnologia, avventurandosi nelle frontiere dell’innovazione, si acquisiscono
gli strumenti per cogliere la grande sfida del futuro e per fronteggiare le
avversità. Se non conseguiamo un numero sufficiente di laureati in hard
sciences non potremo cogliere questa sfida, urge assolutamente aumentarne il
numero, in particolare di laureate”. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“II nostro CNR è il più grande ente pubblico italiano di <b><i>ricerca</i></b>
ed è una risorsa preziosa per questo Paese, può essere lo strumento strategico
per sviluppare la ricerca e la competenza di cui l’Italia ha tanto bisogno in
questo momento, dobbiamo rispondere a questa chiamata e confido nelle
ricercatrici e nei ricercatori che mi sapranno aiutare. Certo c’è tantissimo
ancora da fare, sul piano dei finanziamenti prima di tutto e poi su quello
culturale: in Italia non c’è ancora un ambiente favorevole all’innovazione,
occorre facilitare i brevetti, sostenere le certificazioni, i trial
sperimentali, avere assicurazioni, strumenti legali e strumenti per garantire
il passaggio dalla scienza alla tecnologia. La ricerca è il nostro futuro,
durante la pandemia lo abbiamo capito ancora meglio”. (F: S. Mari, Agenzia DiRE
<a href="http://www.dire.it/">www.dire.it</a> 23.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE UNIVERSITA’ ITALIANE IN
CLASSIFICA GENERALE E NELLE TOP 200 DI IMPORTANTI CLASSIFICHE MONDIALI DEL 2017
E DEL 2020</b>: </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Academic Ranking World
University (ARWU), Quacquarelli Symonds (QSWUR), Times Higher Education (THEWUR),
GreenMetric e U-Multirank. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Fonte della TABELLA <!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t" path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe"
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</v:formulas>
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<o:lock v:ext="edit" aspectratio="t"/>
</v:shapetype><v:shape id="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75" alt="Freccia in giù U+2B07"
style='width:12pt;height:12pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image001.png"
o:href="https://www.emoticonsignificato.it/img/emojis/downwards-black-arrow_2b07.png"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img alt="Freccia in giù U+2B07" border="0" height="16" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image002.gif" v:shapes="_x0000_i1025" width="16" /><!--[endif]--> il Report del Gruppo di lavoro CRUI sui
ranking internazionali. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75"
style='width:445.2pt;height:136.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="UNIV ITALIANE IN 4 RANKINK"/>
</v:shape><![endif]--></p><div class="separator" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /></div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7BcRChB7CoI/YYgOoRNoWcI/AAAAAAABT0o/W6BnmDdWa1IhyeozhMa_52feWpCJVbeDgCLcBGAsYHQ/s869/GDL%2BCRUI%2B2020%2B14.09.21%2BConfronto%2Batenei.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="401" data-original-width="869" height="277" src="https://1.bp.blogspot.com/-7BcRChB7CoI/YYgOoRNoWcI/AAAAAAABT0o/W6BnmDdWa1IhyeozhMa_52feWpCJVbeDgCLcBGAsYHQ/w600-h277/GDL%2BCRUI%2B2020%2B14.09.21%2BConfronto%2Batenei.JPG" width="600" /></a></div><br />
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>A MISSIONE DELL’UNIVERSITÀ OGGI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Annachiara Sacchi sul CorSera riporta le opinioni di Franco Anelli,
rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sulla missione
dell’università.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“Dobbiamo capire come combinare la nostra offerta formativa per dare
preparazioni più originali e adeguare il contenuto dei corsi. Ecco la
missione». «Impegnarsi a formare menti capaci di pensare, di essere a loro
volta originali e creative. L’università non serve a licenziare persone con la
testa riempita di nozioni ma che fanno fatica a elaborarle, io mi riferisco
all’indipendenza di pensiero, alla capacità di critica e originalità che è
quello di cui c’è più bisogno. Abbiamo una disperata necessità di conoscenza e
di cultura, di affermare il loro valore non solo operativo o professionale, ma
sociale e politico».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">«Negli ultimi anni sono stati messi in crisi gli elementi di
accreditamento delle competenze. Questo ha fatto saltare tutti i legami
sociali, pensiamo all’aprioristica messa in discussione dell’operato dei
medici, o dei professori. Ma per riconoscere le competenze altrui la premessa è
averne di proprie. Una società che nega le competenze non è capace di
affrontare le vere difficoltà. E non c’è niente di peggio che un sistema
sociale composto da persone non istruite, perché sono preda di chiunque e di
qualunque cosa. Ed è un pericolo reale, rispetto al quale il compito di chi
deve educare è sì trasmettere informazioni, nozioni, ma soprattutto gli
strumenti per quella costruzione personale del proprio spessore intellettuale
che consenta di essere capaci di pensiero profondo e indipendente. Questa
creatività nasce dalla capacità di valutare in modo critico l’esistente. Allora
se pensiamo a cosa deve fare l’università, ecco, io credo che debba recuperare
una capacità ideativa nel formare, avere originalità nel proporre programmi,
percorsi, tecniche didattiche, metodi di ricerca. Creatività e senso critico
consentono di non essere vittima degli stereotipi, ma di padroneggiare le
conoscenze ed essere capaci di farne strumento del proprio pensiero». (F: A.
Sacchi, CorSera 02.08.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>NELLA VALUTAZIONE DEGLI ATENEI ENTRERÀ LA TERZA MISSIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Per la prima volta la terza
missione entrerà nella valutazione degli atenei ed inciderà dunque sul Fondo di
Finanziamento Ordinario (FFO). Dalla definizione stessa si evince che si tratta
di qualcosa che va oltre le due missioni tradizionali della docenza e della
ricerca scientifica. Le possibili opzioni sono valorizzazione della proprietà
intellettuale o industriale, imprenditorialità accademica, trasferimento
tecnologico, produzione e gestione di beni artistici e culturali,
sperimentazione clinica e iniziative di tutela della salute, formazione
permanente e didattica aperta, attività di public engagement, produzione di
beni pubblici di natura sociale, educativa e politiche per l'inclusione,
strumenti a sostegno dell'open science e attività collegate all'agenda Onu
sullo sviluppo sostenibile.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Si tratta di un'apertura di
orizzonte decisa rispetto alla visione delle due missioni tradizionali e la
ragione è molto semplice. E opinione diffusa e condivisa che non basta
insegnare ai ragazzi nei corsi
universitari (in un Paese dove purtroppo la quota dei laureati è ancora molto
bassa e deve assolutamente crescere) né ci si può accontentare di fare ricerca
e pubblicare lavori su riviste scientifiche. Se è vero che una misura storica
tradizionale della generatività e dell'impatto dei docenti è quella dei
brevetti e delle citazioni (che ti dicono seppure in modo impreciso che quel
mattoncino di sapere che hai costruito sarà utilizzato da altri colleghi per
continuare ad allargare conoscenze e saperi) è anche vero che tutto questo non
basta. Gli atenei possono e devono invece fare moltissimo per il bene comune in
ciascuna di quelle opzioni sopra indicate per evitare che lo scollamento tra il
mondo della ricerca e della conoscenza e la società assuma dimensioni
preoccupanti. L’importanza crescente della terza missione è il giusto passo
avanti in un percorso che si preoccupa opportunamente dell'impatto e delle
ricadute positive dell'attività delle università sulla società. (F: L.
Becchetti, IlSole24Ore 27.08.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>ATTACCHI INFORMATICI NEL SETTORE DELL’ISTRUZIONE E DELLA RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L’Italia è il secondo Paese al
mondo dopo l’India a subire attacchi informatici nel settore dell’istruzione e
della ricerca. È un’analisi di Check Point Software Technologies, secondo cui
non solo sta aumentando il numero degli attacchi ma le minacce si fanno sempre
più complesse. In dettaglio, nel mese di luglio di quest’anno l’India ha
sperimentato il più alto volume di cyberattacchi con una media di 5.196
attacchi settimanali. Seguono l’Italia, con una media di 5.016 e Israele, con
4.011 attacchi settimanali. (F: CorCom agosto 2021)<o:p></o:p></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /><!--[endif]--></p><br />
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jf2TOpvNF8c/YYgPdDvI5UI/AAAAAAABT00/uRfIErtVULEfiX-Z8xo5xT8zHTuIXRZ8wCLcBGAsYHQ/s1089/CORCOM%2BCYBERATTACCHI%2B20.08.21.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="1089" height="246" src="https://1.bp.blogspot.com/-jf2TOpvNF8c/YYgPdDvI5UI/AAAAAAABT00/uRfIErtVULEfiX-Z8xo5xT8zHTuIXRZ8wCLcBGAsYHQ/w508-h246/CORCOM%2BCYBERATTACCHI%2B20.08.21.JPG" width="508" /></a></div><o:p> </o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE. SENTENZA DEL TAR SU IMPUGNAZIONE DI
UN GIUDIZIO ESPRESSO DA COMMISSIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il TAR Lazio (sent. 04.05.21
n. 5178) ha chiarito, in relazione all’impugnazione di un giudizio espresso da
Commissione per abilitazione scientifica nazionale, che “non è il grado più o
meno elevato di sinteticità nella redazione del giudizio collegiale a
determinare l’illegittimità della determinazione per difetto di motivazione”
quanto piuttosto l’impossibilità che tale illustrazione della volontà
dell’organo collegiale non renda conoscibili le ragioni che ne costituiscono il
sostrato, non potendosi desumere, neppure dai giudizi resi dai singoli
Commissari, le ragioni per cui la stessa è addivenuta ad una valutazione di
segno negativo“. Sulla base di tale affermazione, il giudice amministrativo ha
ritenuto di non annullare il diniego di abilitazione, trattandosi di un
giudizio collegiale sulla qualità delle pubblicazioni inopinatamente formulato
in maniera concisa, ove, però, le ragioni per cui i lavori scientifici del
candidato non sono stati considerati meritevoli a fondare un giudizio di
idoneità alle funzioni di professore di prima fascia risultano essere
chiaramente evidenziate nei giudizi individuali. (F: Oss. Univ. maggio 2021)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>VALUTAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE COLLETTANEE IN SEDE DI
ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza del 30 agosto
2021, n. 9431, il TAR Lazio, Roma, Sez. III bis il Giudice amministrativo, in
tema di valutazione delle pubblicazioni scientifiche in sede di abilitazione
scientifica nazionale, ha deliberato che occorre esaminare il contenuto delle
medesime e l’apporto individuale dei candidati, specificando a tal fine che “il
reale apporto di ogni di ogni singolo autore nei lavori in collaborazione è
enucleabile tramite alcune informazioni che risultano evincibili dall’esame
dell’ordine dei nomi. Sembra, infatti, logico che il primo autore risulta
essere quello maggiormente coinvolto nel portare avanti il lavoro di ricerca,
il secondo autore è quello che ha maggiormente collaborato con il primo, quelli
intermedi sono i soggetti che hanno assunto minor rilievo nella ricerca, mentre
l’ultimo autore è quello che ha svolto il lavoro di coordinamento”
(richiamando, a tal fine, TAR Lazio, Roma, Sez. III, 1 giugno 2020, n. 5836).
(F: Oss. Univ. 31.08.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>IDENTITÀ TESTUALE TRA GIUDIZI IN SEDE DI ABILITAZIONE SCIENTIFICA
NAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza del 26 agosto
2021, n. 9392, il TAR Lazio, Roma, Sez. III bis, ha chiarito, in tema di
abilitazione scientifica nazionale, che il giudizio finale non è illegittimo
nel caso di identità testuale tra il giudizio di due Commissari, o tra il
giudizio collegiale e quello di uno dei Commissari. Infatti, “ciò che assume
rilevanza non è la necessaria differenziazione testuale tra tutti i giudizi, ma
la piena riconducibilità di tutti i giudizi al giudizio collegiale in modo tale
da consentire la piena identificazione dell’iter logico seguito dalla
Commissione nella formulazione del giudizio. Il fatto che, per motivi di
sintesi e speditezza dei lavori della Commissione, il giudizio collegiale
riprenda passaggi di giudizi individuali non assume un carattere lesivo né
decisivo ai fini della valutazione della legittimità del giudizio stesso” (in
tal senso, dello stesso Giudice, cfr. sentenza n. 8249/2021). (F: Oss. Univ.
31.08.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>COME VERIFICARE LA QUALITÀ DEL PROCESSO DI SELEZIONE SEGUITO DA UNA
RIVISTA</b> <b>PRESENTE NELLE LISTE VALIDE PER
L’ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Un metodo per verificare la
qualità del processo di selezione seguito da una rivista consiste nell’inviare
un paper deliberatamente farcito di errori grossolani e di verificare poi se il
paper viene pubblicato. Il metodo è già stato sperimentato da diversi
ricercatori. Uno di questi ricercatori è un certo Bradley Allf, il quale ha
raccontato la sua esperienza sul sito Undark, e l’autore (D. Drago) di questo
articolo pubblicato su Roars la evidenzia come segue.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il buon Allf ha spedito un
“fake-article” alla rivista “<i>US-China
Education Review A</i>”. L’articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2020 ed è
tuttora liberamente accessibile sul sito della rivista (ultimo accesso:
10/6/2021). Oltre che dallo stesso Allf, l’articolo risulta firmato anche da
Jesse B. Pinkman e da Walter H. White. Pinkman e White sono due personaggi
della serie televisiva “Breaking Bad”. Pare sia una serie abbastanza famosa,
sebbene io non abbia mai visto una puntata. Quindi anche io avrei potuto non
accorgermi che i nomi degli autori erano sospetti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L’articolo è costellato da
affermazioni surreali. Per esempio, a pag. 159 il malcapitato lettore apprende
che la craniotomia, eseguita sugli studenti, è uno degli strumenti utilizzati
nella ricerca svolta da Allf e soci (inesistenti) per verificare l’efficacia
dei nuovi metodi di insegnamento. A pag. 160 si legge che la città di
Albuquerque (New Mexico) si trova nell’Arcipelago delle Galapagos e che
anticamente il New Mexico confinava con le Galapagos. <span lang="EN-GB">Rimarchevole anche
la seguente affermazione a pag. 162: “Although we did not record the cloacal
temperature for the participants involved in the study, we are confident that
it had a minimal effect on the data” (sic!).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Penso non serva aggiungere
altro, gli interessati possono approfondire personalmente. Eviterei di farvi
perdere tempo con sciocchezze di questo genere, se non fosse per il fatto che <i>US-China Education Review</i> <i>A</i> è presente nelle liste valide per
l’ASN delle aree 13 e 14.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In un commento all’articolo,
F. Belardo riferisce che pare che la “rivista” <i>US-China Education Review A</i> abbia ritirato il contributo, senza
lasciare alcuna traccia dello stesso. Chi lo volesse leggere, lo può comunque trovare
qui: <a href="https://tinyurl.com/2eh23sd8">https://tinyurl.com/2eh23sd8</a>.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">(F: D. Drago, Roars 07.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">UNIVERSITY RANKINGS
SHOULD MEASURE WHAT WE TRULY VALUE, BUT THE VALUE OF RESEARCH TENDS TO BE
JUDGED ON WHETHER IT WAS PUBLISHED IN A ‘TOP’, ‘HIGH IMPACT’ OR ‘INTERNATIONAL’
SCIENTIFIC JOURNAL</span></b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Across the globe, publication remains the primary way in which the value
of research is judged. Moreover, research tends to be judged not on whether it
was published in the most appropriate place, to be most accessible to its
intended readership, but on whether it was published in a ‘top’, ‘high impact’ or
‘international’ scientific journal.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Measuring the real-world impact of research is not easy. But it is easy
(or at least easier) to quantifiably measure publications, and citations of
those publications, constructing metrics and tracking readership digitally to
show how papers and journals perform against each other. These then become
convenient proxies for what we’re really interested in – how much of a
contribution is that research making in the world.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The problem is the influence that these systems of assessment have on
what research is conducted.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">All too often, excellence simply means what is produced by the elite
centres of research and by the people who work within them.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">They go further too – encouraging university leadership to invest in the
things that are most likely to result in a better ranking, and not necessarily
what will most benefit their staff, students and communities.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The problem is that Southern researchers and Southern institutions are
being judged and are judging themselves against metrics and systems of
assessment that have been developed in the North. Although they are claimed to
be universal measures of quality and excellence, they are deeply rooted in the
research economies of the North and reward institutions with the resources to invest
in the types of research and knowledge that the North judges to be valuable.
The problem is that Southern researchers and Southern institutions are being
judged and are judging themselves against metrics and systems of assessment
that have been developed in the North. Although they are claimed to be
universal measures of quality and excellence, they are deeply rooted in the
research economies of the North and reward institutions with the resources to
invest in the types of research and knowledge that the North judges to be
valuable. </span>(F: J. Harle UWN
29.08.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PER ENTRARE NELLA TOP 100 DEI
RANKING INTERNAZIONALI OCCORRE UNA SCELTA POLITICA. MA PER SINGOLE DISCIPLINE
CI SONO GIÀ ATENEI ITALIANI NELLA TOP 100<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L'Italia è l’unica nazione del G8 con nessuna università fra le prime
100 nei principali ranking. La Russia ne ha 1, il Canada e la Germania 3, la
Francia 4, il Giappone 5, il Regno Unito 17 (di cui 4 nella top 10), gli USA 28
di cui 2 sul podio. La prima italiana è il Politecnico di Milano, 140esima. "Dobbiamo decidere se ci interessa avere
4 o 5 (non una) università fra le prime cento o non"- conclude il rettore
del PoliMi F. Resta - "Se sì, si scelgono queste università e si fa un
accordo quadro dando loro regole diverse: mobilità internazionale, con un
docente su due reclutato all'esterno; numero minore di studenti senza danno
finanziario; programmi di ricerca incardinati su alcuni laboratori unici, che
richiamino le migliori menti internazionali. Se invece vogliamo un sistema
universitario in cui tutti gareggino alle stesse regole, allora non dobbiamo
più chiedere alle università come mai non si classifichino fra le prime cento.
E' un progetto che va intrapreso a livello centrale; è una decisione politica,
non tecnica". (F. Resta, Il Foglio 30.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">È vero che nei ranking più reputati (come QSWUR, THEWUR, ARWU, CWUR)
l’Italia non ha atenei nei primi 100 classificati per tutti i vari indicatori
globalmente valutati. Tuttavia, se si considerano gli indicatori per singoli
campi disciplinari, ad esempio Scientific impact in <i>Biomedical and health Science</i> nella classifica del CWTS Leiden
Ranking 2021, una università italiana (Brescia) figura al 70° posto. Nella
classifica QSWUR 2021 l’Università di Bologna è al 71° posto mondiale nella <i>reputazione accademica</i> (<i>academic reputation</i>), l’indicatore più
importante del ranking (compone il 40% della valutazione finale). In Scimago
Institutions Rankings 2021 Sapienza di Roma è classificata tra le prime 100 in <i>Research rank</i> (89/a) e in <i>Societal rank</i> (82/a). Inoltre in THE YOUNG UNIVERSITY RANKINGS 2021, che
classifica solo gli atenei con 50 o meno anni di età, ve ne sono ben 8 italiani
tra i primi 100. (PSM)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">CENTER FOR WORLD UNIVERSITY RANKINGS (CWUR) - 2021-22
EDITION<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">19,788 institutions
were ranked, and those that placed at the top made the GLOBAL 2000 LIST. See
below Top 10 in World Rank and Top 10 UNIVERSITIES IN ITALY <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EvUSNoXfjzw/YYgQYmpng-I/AAAAAAABT1E/pRu4xpb773IQwgxoh5jqj4EEppzWC1h9ACLcBGAsYHQ/s655/CWUR%2BWORLD%2BRANK%2BOK%2B21.22.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="551" data-original-width="655" height="338" src="https://1.bp.blogspot.com/-EvUSNoXfjzw/YYgQYmpng-I/AAAAAAABT1E/pRu4xpb773IQwgxoh5jqj4EEppzWC1h9ACLcBGAsYHQ/w403-h338/CWUR%2BWORLD%2BRANK%2BOK%2B21.22.JPG" width="403" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-2eQsTiOKDK4/YYgQj9kmbwI/AAAAAAABT1M/GWqAoczFRJ8OC_O8SU0yMAQ11Be5SlOOgCLcBGAsYHQ/s459/CWUR%2BOK%2BITALIA%2B2021.22.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="423" data-original-width="459" height="384" src="https://1.bp.blogspot.com/-2eQsTiOKDK4/YYgQj9kmbwI/AAAAAAABT1M/GWqAoczFRJ8OC_O8SU0yMAQ11Be5SlOOgCLcBGAsYHQ/w416-h384/CWUR%2BOK%2BITALIA%2B2021.22.JPG" width="416" /></a></div><br /><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><b>CWTS LEIDEN RANKING 2021</b><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">CWTS LEIDEN RANKING
2021 is based on bibliographic data from the WEB OF SCIENCE database of
Clarivate Analytics. Time period 2016–2019. Region/country EUROPE. All
sciences. Type of indicators: <i>SCIENTIFIC
IMPACT</i>. Min. publication output 100. P, P(top 10%), PP(top 10%). <a href="https://tinyurl.com/ajxrzed4">https://tinyurl.com/ajxrzed4</a> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">36 Università italiane / 423 classificate in Europa. Le seguenti 9
italiane / le prime 100 classificate:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">11 Sapienza Univ. Roma</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">22 Univ. Padova</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">28 Univ. Bologna</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">31 Univ. Milano</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">42 Univ. Napoli Federico II</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">62 Univ. Firenze</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">65 Univ. Torino</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">81 Univ. Pisa</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">95 Politecnico Milano</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La lista delle 423 classificate in Europa:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.leidenranking.com/ranking/2021/list">https://www.leidenranking.com/ranking/2021/list</a>
</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CLASSIFICA QSWUR 2021</b> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">A livello mondiale, il Massachusetts Institute of Technology (MIT)
celebra un decennio ininterrotto come migliore università del mondo. Le prime
cinque Università subiscono la riconfigurazione più significativa da mezzo
decennio: l’Università di Harvard (5) esce dalle prime tre – il suo rango più
basso di sempre – per essere sostituita dall’Università di Oxford (2 in aumento
dal 5) e l’Università di Cambridge (3 condiviso con la Stanford University).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><i>Classifica QSWUR delle prime 10 università italiane 2021 <o:p></o:p></i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Al 1° posto della classifica il Politecnico di Milano. PoliMi è anche
l’università italiana con la proporzione più alta di studenti internazionali e
si classifica 262/a in questo indicatore.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">2. Al 2° posto l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">3. Sul 3° gradino del podio, Sapienza di Roma.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">4. Università di Padova</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">5. Università di Milano Statale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">6. Politecnico di Torino</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">7. Università di Pisa</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">8. Università di Napoli Federico II</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">9. Università Vita-Salute San Raffaele</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">10. Università di Trento</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L'università di Bologna è al 166° posto nella edizione 2021 e al 2°
posto in Italia, ma ottiene il 1° posto in Italia, il 19° in Europa e il 71°
posto mondiale nella <i>reputazione
accademica</i> (<i>academic reputation</i>)
che è l’indicatore più importante del ranking (compone il 40% della valutazione
finale), basato sulle valutazioni di oltre 130.000 accademici. <span lang="EN-GB">(F: UniBoMag giugno 2021)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">The TIMES HIGHER EDUCATION YOUNG UNIVERSITY
RANKINGS 2021</span></b><span lang="EN-GB"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">A list of the world’s
best universities that are 50 years old or younger. Tra le prime 10
classificate Sant’Anna School of Advanced Studies – Pisa. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Tra le prime 100, 8
italiane: <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">7 Sant’Anna School of Advanced Studies - Pisa<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">30 Vita-Salute San Raffaele University<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">68 University of Rome II -Tor Vergata<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">74 University of Milan-Bicocca<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">93 University of Verona<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">96 University of Brescia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">96 Free University of Bolzano<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">99 Polytechnic University of Bari.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE 10 MIGLIORI UNIVERSITÀ PER STARTUPPER DI SUCCESSO IN EUROPA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Utilizzando i dati di
Dealroom, il sito di informazione specializzato in startup e fintech, Sifted ha
stilato la classifica delle università da cui sono usciti più fondatori di
società unicorno (le società tecnologiche valutate più di $ 1 miliardo) in
Europa o che hanno fondato startup che si dirigono verso lo status di unicorno,
quelle cioè con una valutazione tra 200 milioni e 800 milioni di dollari e
recenti round di finanziamento. Dopo aver visto quali sono le migliori lauree
per lavorare all’estero e quelle che fanno guadagnare di più, ecco dove
conviene studiare se si ha l’obiettivo di diventare un founder di successo. <span lang="EN-GB">1.
Università di Cambridge. 2. Insead Francia e Singapore. 3. TUM (Technical
University of Munich). 4. London School of Economics and Political Science. </span>5. Università Ludwig Maximilian di Monaco di
Baviera (LMU). 6. Università di San Gallo Svizzera. <span lang="EN-GB">7. WHU - Otto
Beisheim School of management Germania. 8. Università di Oxford. 9. KTH Royal
Institute of Technology. 10. London Business School. (F: G. Adonopoulos, money
03.08.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">SCIMAGO LAB.
SCIENTIFIC OUTPUT AND IMPACT OF INSTITUTIONS</span></b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">SCIMAGO LAB creates periodically infographics and visualization tools
with the aim of facilitating the analysis of the scientific output and impact
of institutions worldwide.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">ITALY. <b><i>Economics, Econometrics, and Finance</i></b>. Best 10/61 ranked </span><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1030" type="#_x0000_t75" alt="Freccia in giù U+2B07" style='width:12.9pt;
height:12.9pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image001.png"
o:href="https://www.emoticonsignificato.it/img/emojis/downwards-black-arrow_2b07.png"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img alt="Freccia in giù U+2B07" border="0" height="17" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image010.gif" v:shapes="_x0000_i1030" width="17" /><!--[endif]--><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-XZR6mn14kvw/YYgRa0tTCUI/AAAAAAABT1c/sX28dBpeGTkF4pvdobhir1Vi8UtCSMOTACLcBGAsYHQ/s964/SCIMAGOMRANK%2BPRIME%2B10%2BITA%2BECONOMICS%2B04.08.21.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="886" data-original-width="964" height="428" src="https://1.bp.blogspot.com/-XZR6mn14kvw/YYgRa0tTCUI/AAAAAAABT1c/sX28dBpeGTkF4pvdobhir1Vi8UtCSMOTACLcBGAsYHQ/w466-h428/SCIMAGOMRANK%2BPRIME%2B10%2BITA%2BECONOMICS%2B04.08.21.JPG" width="466" /></a></div><br /><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CLASSIFICA CENSIS DEGLI ATENEI E
DEI POLITECNICI ITALIANI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><i>Classifica CENSIS degli atenei statali</i></b>. Tra i <b>megatane</b>i (oltre 40.000 iscritti): 1°
UniBo 91,8 punti; 2° UniPd 88,7p.; 3°
Sapienza di Roma 85,5p.; 4° UniFi 85p.; 5° UniPi 84,8p: 6°UniTo 82,8p.; 7°
UniPa 82,7p.; 8° Statale di Milano
81,8p.; 9° UniBa; 10° UniNa Federico II. Tra i <b>grandi atenei</b> (oltre 10.000 iscritti) è 1° anche quest’anno
l’Università Bocconi (96,2 punti), seguita dall’Università Cattolica (80,2 p.).
Tra i <b>medi </b>(da 5.000 a 10.000
iscritti) è 1° la Luiss (94,2 p). Tra i <b>piccoli</b>
(fino a 5.000 iscritti) è 1° la Libera Università di Bolzano.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><i>Classifica CENSIS dei politecnici</i></b>: La classifica è guidata
anche quest'anno dal Politecnico di Milano (con un punteggio di 93,3 punti), al
secondo posto lo Iuav di Venezia, al terzo il Politecnico di Torino e al quarto
il Politecnico di Bari.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CRISI
PANDEMICA DA CORONAVIRUS SARS-COV-2<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LA NUOVA SANITÀ IN DIECI RIFORME
NELLE PROPOSTE DI SEI UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Proposte operative messe in campo da un gruppo di studiosi di economia,
management e politiche sanitarie di sei università (Bocconi, Politecnico di
Milano, Cattolica, Torino, Roma Tor Vergata e Scuola superiore Sant'Anna di
Pisa) affinché le risorse del PNRR siano utilizzate anche per sostenere il
Servizio sanitario nazionale, duramente colpito dalla pandemia. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In sintesi, le dieci aree di intervento identificate sono: 1)
rafforzare e infrastrutturare la Medicina generale; 2) potenziare la presa in
carico delle cronicità; 3) razionalizzare la rete ambulatoriale territoriale;
4) garantire l'autosufficienza a domicilio in forma integrata con il sistema di
welfare; 5) uniformare le dotazioni delle strutture intermedie tra Regioni; 6)
pianificare e attuare un cambiamento di competenze tra medici e professioni
sanitarie; 7) riformare il sistema di sanità pubblica adottando un approccio
unitario alla salute; 8) promuovere la competenza clinica nella rete dei
piccoli o<!--[if !supportFootnotes]--><span face=""Arial","sans-serif"" style="font-size: 11pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: EN-US; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;">[1]</span><!--[endif]-->spedali;
9) rinnovare le infrastrutture dei grandi ospedali cambiandone logistica e
aumentandone flessibilità e sostenibilità; 10) modernizzare e rendere
efficiente il parco tecnologico degli ospedali. (F: I. Trabono, Avvenire
01.07.21) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>RICERCATORI ED EMERGENZA
PANDEMICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Nelle procedure valutative dei ricercatori a Tempo determinato B, al 3°
anno di contratto e in possesso di abilitazione scientifica nazionale, per
l’inquadramento nel ruolo dei professori associati le commissioni
tengono conto delle limitazioni all'attività di ricerca connaturate a
tutte le disposizioni conseguenti allo stato d’emergenza e alle disposizioni
delle Autorità straniere o sovranazionali conseguenti alla dichiarazione di
emergenza internazionale di salute pubblica (Public Health Emergency of
International Concern - PHEIC) dell'OMS. <span lang="EN-GB">(F: Articolo 101, comma 6-ter, del decreto-legge 17 marzo 2020).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">GAIN OF FUNCTION: IS IT ENOUGH TO CREDIT THE
SARS-COV-2 "LABORATORY ORIGIN HYPOTHESIS"?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The "laboratory
origin hypothesis" of SARS-CoV-2 has recently gained additional
consideration. The main driver justifying this assumption is represented by the
so-called "gain of function" (GOF), a process resulting in the
acquirement of new phenotypic/behavioural features, due to the manipulations of
the viral genetic make-up artificially made in the laboratory. Within this
framework, there is a question of crucial relevance: is the "laboratory of
virology" or, more precisely, was the "Institute of Virology of
Wuhan" the site where SARS-CoV-2 originated, based upon a GOF-related process
involving one or more "cousin" coronaviruses? And, still noteworthy,
may a GOF-associated process also occur in nature, with one or more viral
"genetic/molecular signatures" testifying its development (which
would also apply to artificial/laboratory conditions)? In this respect, it
should be adequately emphasized that the SARS-CoV-2 genome is made of
approximately 30,000 nucleotides, with each viral replication cycle implying
the occurrence of an average of 1 mutation/10,000 bases. There are, of course,
different types of mutations, some "silent", some
"non-silent", some "disadvantageous" (against which
"purifying, or negative selection" operates), some other ones
"advantageous" (against/ toward which "Darwinian, or positive
selection" operates). Just to make a long story short, following the
aforementioned mutational events, SARS-CoV-2 could have originated under
natural conditions from a coronavirus "ancestor" (RA-TG13) sharing
with it over 96% genetic homology and originally infecting Rinolophus affinis
bats. Further mutations of the SARS-CoV-2 genetic make-up could have led the
virus to develop a growing number of "variants of concern" (VOC),
such as the "English" (recently renamed "alfa" by the World
Health Organization), the "South African (recently renamed
"beta"), the "Brazilian" (recently renamed
"gamma"), and the "Indian" (recently renamed
"delta") VOC. Indeed, these (and other ones) are called
"variants of concern" on the basis of their higher binding affinity
to the ACE-2 viral cell receptor and/or of their worrisome ability to elude the
host's antibody-based immune response elicited both by the infection and by the
anti-SARS-CoV-2 vaccination. Additional genomic mutations could lead SARS-CoV-2
to infect, in the coming future, new animal species alongside those which have
already been recognized as susceptible to both natural and experimental
infection. In this regard, mink is the only species (apart from the human one)
in which SARS-CoV-2, once acquired from man (viral spillover), has been proven
- in intensive mink herds from The Netherlands and Denmark - to undergo a
series of mutational events leading to a viral strain subsequently
re-transmitted to humans (viral spillback). As a matter of fact, the genetic
background of the latter SARS-CoV-2 isolate (named "cluster 5"),
harbouring the "Y453F" mutation within the viral "spike
protein's receptor-binding domain" (S-RBD), was different from the viral
strain originally caught from the minks' breeders, keepers and/or caregivers.
In consideration of the above, why not taking into serious account the
possibility of vaccinating (also) animals against SARS-CoV-2, with special
emphasis on those living in close contact with humans and, overall, on
intensely bred species, such as minks and pigs? Indeed, by encountering more and
more susceptible (and non-immunized) animal hosts along its way, the
possibility that SARS-CoV-2 will continue to mutate - independently from the
human mass vaccination campaign currently underway - should be adequately
emphasized. To this aim, a simultaneous "One Health" and
"evidence-based" approach should be utilized, the former of which
reminds us that human, animal, and environmental health are tightly and
mutually connected to each other.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">(F: G. Di Guardo, <span lang="EN-GB">Science
Advances, June 14, 2021)</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">COVID VACCINES AND
IMMUNE THROMBOTIC THROMBOCYTOPENIA <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Scientists are racing to understand why a small number of people develop
a mysterious clotting disorder after receiving a COVID-19 vaccine. But despite
their fervent work, the mechanism that links the vaccines and the condition
known as vaccine-induced immune thrombotic thrombocytopenia (VITT) remains
uncertain. Establishing a mechanism could reveal ways to prevent and treat VITT
and improve the design of future vaccines. But studying such a rare outcome is
a challenge. “You can have your hypothesis, but how do you find which is the
one that caused an event in maybe 1 in 100,000 people?” asks haematologist John
Kelton. “It’s really, really hard.” (F: Nature Briefing 25.08.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">ROGUE ANTIBODIES AND COVID DEATHS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Antibodies that turn
against elements of our own immune defences, known as autoantibodies, seem to
be involved in almost one-fifth of COVID-19 deaths. Researchers studied more
than 3,500 people from 38 countries who had very severe COVID-19. They found
that around 10% of them had autoantibodies that attack and block type 1
interferons, proteins in the blood that have a crucial role in fighting off
viral infections. Autoantibodies were present in 18% of people who had died of
the disease. These rogue antibodies are also found in a small proportion of
healthy, uninfected individuals — and their prevalence increases with age,
which might help to explain why elderly people are at higher risk of severe
COVID-19. (F: Nature Briefing 01.09.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CULTURA
DEL DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>VANTAGGI E SVANTAGGI DELLEE
LAUREE TELEMATICHE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In particolare in questo periodo di emergenza sanitaria le lauree
telematiche stanno salendo alla ribalta. Il fatto che negli equilibri culturali
del nostro Paese anche lo smart working abbia ottenuto una nuova valutazione ha
fatto sì che ci fosse una riconsiderazione generale del fenomeno digitale. La
laurea conseguita presso un’università telematica ha lo stesso valore di quella
conseguita in un’università tradizionale. Si può essere assunti in azienda
senza problemi, così come partecipare a concorsi pubblici e fare carriera. In
genere, si accede ai corsi universitari attraverso pagamento via carta di
credito o bonifico, ma ogni ateneo può prevedere tempistiche e modalità diversificate.
Ci si reca in sede solo per sostenere gli esami e in questo periodo di Covid è
addirittura possibile sostenerli tutti direttamente online. Naturalmente
esistono anche degli svantaggi. Rispetto alle università tradizionali, le tasse
delle università telematiche sono certamente più onerose. Le tasse non
coinvolgono il reddito ma sono fisse. Frequentando un’università telematica,
inoltre, difficilmente vi confronterete con altri compagni dello stesso scorso
e interessati agli stessi argomenti. Esistono dei gruppi Facebook ma
sostanzialmente si è molto più isolati rispetto alle università tradizionali
perché la struttura di apprendimento è collocata quasi interamente online.
Avere molta libertà nella gestione del tempo può essere anche uno svantaggio perché
richiede un grado di impegno d’impegno mentale diverso. Bisogna darsi un metodo
e degli orari, altrimenti si rischia di perdersi. (F: dossierscuola.it
01.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>SMART WORKING, ECCO LE 10
MIGLIORI CITTÀ IN CUI LAVORARE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Nestpick, nei suoi calcoli, ha esaminato un campione di 75 città
considerate tra le più vivibili da viaggiatori e nomadi digitali. Il risultato
finale vede rappresentati tutti i continenti, America, Europa, Asia e Oceania,
con la sola eccezione dell’Africa. <a href="https://www.money.it/Smart-working-10-migliori-citta-lavorare?utm_campaign=Money+News+Pranzo&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=Money+news+Pranzo+%282021-07-05%29">Smart
working, ecco le 10 migliori città in cui lavorare (money.it)</a> :</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">1. Melbourne, Australia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">2. Dubai, Emirati Arabi Uniti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">3. Sydney, Australia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">4. Tallinn, Estonia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">5. Londra, Regno Unito</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">6. Tokyo, Giappone</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">7. Singapore</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">8. Glasgow, Regno Unito</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">9. Montreal, Canada<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">10. Berlino, Germania.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">TELEWORKING DURING THE COVID-19 CRISIS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">During the Covid-19
crisis, teleworking reached 40% in ITALY but access to it was particularly
unequal across educational groups. The share working from home in April 2020
was over 60% among workers with a university degree, but remained negligible
among those with less than high school education. (F: OECD luglio 2021)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Bcvq_FDkp9I/YYgT1k6Qf6I/AAAAAAABT1s/TqfIn-54MjkxtzyXOnu1_Bk7AX8lCGgxQCLcBGAsYHQ/s666/OECD.%2BTELEWORKED%2BDURING%2BPANDEMIC.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="666" data-original-width="537" height="491" src="https://1.bp.blogspot.com/-Bcvq_FDkp9I/YYgT1k6Qf6I/AAAAAAABT1s/TqfIn-54MjkxtzyXOnu1_Bk7AX8lCGgxQCLcBGAsYHQ/w396-h491/OECD.%2BTELEWORKED%2BDURING%2BPANDEMIC.JPG" width="396" /></a></div><br />
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOCENTI.
RICERCATORI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>VIA LIBERA DELLA CAMERA ALLA
PROPOSTA DI LEGGE SUL RECLUTAMENTO DEI RICERCATORI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La commissione Cultura della Camera ha approvato la proposta di legge
sul reclutamento dei ricercatori e del personale universitario, che porterà a
una modifica dei concorsi e delle carriere per i ricercatori universitari.
Cambia il concorso da ricercatore universitario. Ad oggi abbiamo il ricercatore
di tipo A (3+2 e nessuno sbocco), che di solito si fa con anni di esperienza
alle spalle, e quello di tipo B: si superano queste due figure e se ne crea una
sola, quella di ricercatore universitario, con contratto a tempo determinato
per un massimo di 7 anni ma sin dal terzo anno, dietro una valutazione di tipo
nazionale, può diventare professore associato. Un terzo dei posti da
ricercatore messi a bando sul triennio da un'università sono riservati a
ricercatori che abbiano svolto almeno 3 anni in un ateneo diverso da quello che
bandisce il concorso. Tutte le commissioni devono essere sorteggiate da un
elenco nazionale di professori che afferiscono a quel settore scientifico.
Nella composizione della commissione la maggior parte sono esterni. E anche il
commissario interno viene sorteggiato.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Con questo progetto si introducono anche le borse di ricerca con una
durata massima di 36 mesi e sono riservate ai giovani laureati, senza dottorato
di ricerca. Poi è previsto un intervento sul titolo di dottorato di ricerca, il
terzo ciclo di istruzione universitaria: un articolo è dedicato alla
valorizzazione del titolo del dottorato di ricerca; chi lo prende vedrà il suo
titolo con un maggior valore sia nella Pa che nel privato, diventando una
risorsa anche per il resto della società; un altro intervento è sugli assegni
di ricerca, con la qualificazione dell'assegnista, oggi lo si può fare solo con
la laurea e si prevede un dottorato di ricerca per l'accesso, con una durata massima
di 4 anni.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Per saperne di più <a href="https://tinyurl.com/56w39u37">https://tinyurl.com/56w39u37</a> (F: fanpage.it 28.05.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>IL DISEGNO DI LEGGE 2285 SUL
DOTTORATO E I RICERCATORI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il disegno di legge 2285, di iniziativa parlamentare, intende dare
maggiore peso al titolo di dottore di ricerca nel mondo del lavoro, ma
soprattutto riformare i meccanismi di reclutamento dei ricercatori delle
università e degli enti pubblici di ricerca. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Oltre a facilitare la mobilità di studenti, docenti, ricercatori tra
atenei, tra università ed enti di ricerca, in Italia e all’estero. Si tratta
del primo intervento su questi temi dopo la legge 30 dicembre 2010, n. 240,
parte della riforma del sistema scolastico e universitario attuata dal quarto
governo Berlusconi con la ministra Mariastella Gelmini.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il disegno di legge si propone di disciplinare le borse post laurea,
modificare alcuni aspetti della disciplina relativa agli assegni di ricerca, ma
soprattutto quella relativa ai contratti per i ricercatori universitari a tempo
determinato, riconducendo a unità le due tipologie di contratto attualmente
previste (tipo A e tipo B) e introducendo anche nel sistema italiano il
meccanismo del cosiddetto tenure track, un contratto a tempo determinato della
durata di sette anni non rinnovabile. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Prevede inoltre di introdurre un contratto simile per ricercatori e
tecnologi a tempo determinato degli enti pubblici di ricerca, nonché un
meccanismo di mobilità, riguardante ricercatori titolari di contratti a tempo
determinato, fra università ed enti pubblici di ricerca. «Dare chiarezza nel
percorso e reali possibilità ai giovani è l’aspetto più urgente su cui
lavorare» spiega la ministra dell’UR Messa.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La ministra sottolinea anche che, nel riorganizzare le carriere dei
ricercatori è fondamentale dare maggiore rilievo al personale tecnico e
amministrativo di atenei ed enti di ricerca «riconoscendone la professionalità
e la competenza, anche e soprattutto sotto il profilo della retribuzione.
L’aspetto manageriale per la gestione delle infrastrutture, per garantire il
necessario e qualificato supporto ai ricercatori, non può continuare a essere
considerato di secondo piano». La speranza è che questo incida sul carico di
lavoro burocratico che grava sulle spalle di tutti gli universitari e i
ricercatori, costretti a sottrarre buona parte del tempo che dovrebbe essere
dedicato alla ricerca per compiti di tipo amministrativo. (F: C. Pulcinelli,
scienzainrete 30.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>SECONDO IL CUN POSSIBILI CORREZIONI DI CRITICITÀ PRESENTI NEL <a href="https://tinyurl.com/59pd7jyh">TESTO UNIFICATO</a> DEL DDL RECANTE
“DISPOSIZIONI IN MATERIA DI RECLUTAMENTO E STATO GIURIDICO DEI RICERCATORI
UNIVERSITARI ...”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Art. 2, c. 5. Il CUN ritiene
che per l’istituzione delle borse di ricerca sarebbe ragionevole finanziare con
questo strumento le borse di studio per studenti di dottorato di ricerca che ne
siano privi, ed essendo la durata tipica dei progetti biennale, ritiene
opportuno elevare il limite da 18 a 24 mesi, con possibile progressione
remunerativa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Art. 5, c. 1. Il CUN ritiene
fermamente che il concorso di accesso alla possibile carriera accademica non
debba in alcun modo prevedere come requisito di accesso alcun titolo al di là
di quello del Dottorato di ricerca.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Art. 5, c. 1 c. Il CUN,
premesso d’avere sempre affermato che il principio della mobilità debba
perseguirsi con meccanismi e risorse aggiuntive d’incentivazione, sia per le
sedi sia per i singoli ricercatori, piuttosto che con prescrizioni perentorie,
peraltro di dubbia legittimità, ritiene che il confronto con il contesto
internazionale mostra che la previsione di un periodo di 5 anni consecutivi sia
eccessiva per la rilevazione di una discontinuità di sede nella carriera di un
ricercatore. Infine, ogni provvedimento andrebbe introdotto con gradualità, per
evitare di penalizzare giovani che hanno maturato scelte prima
dell’introduzione della norma stessa. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Art. 7, c. 4 e 5. Il CUN
ritiene che la gestione del pregresso dovrebbe prevedere un finanziamento
straordinario per una serie di bandi su un arco di 3-4 anni principalmente per
professore di seconda fascia, ma anche per professore di prima fascia. Questa
soluzione consentirebbe di includere nel sistema i meritevoli rimasti ai
margini per 10-12 anni per mancanza di risorse, lasciando le posizioni di
tenure track per i giovani della generazione futura.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">(F: Oss Univ. maggio 2021)<b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>SI È DIMESSO IL PRESIDENTE
DELL'OSSERVATORIO DEI CONCORSI UNIVERSITARI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L'ex presidente ha spiegato: "<i>La
maggioranza, ma direi tutto il Parlamento, sta avallando una proposta di legge
che legalizza il concorso universitario su misura, confezionato su una figura
specifica. Leggo un passaggio del testo Torto-Melicchio, due deputati dei
Cinque Stelle: 'Nei concorsi universitari si può introdurre l'indicazione di un
profilo sulla base dell'attività di ricerca e della didattica nei
macrosettori'. Sembra piuttosto chiaro. Le commissioni, che già oggi gestiscono
i concorsi con vasto arbitrio, indicheranno la figura con il profilo adatto, a
prescindere dal suo curriculum, dalle pubblicazioni realizzate. La riforma è
disegnata su indicazione dei dipartimenti, con la benedizione della Conferenza
dei rettori"</i>.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO.
CORTE DI GIUSTIZIA UE. 7<sup>A</sup> SEZIONE. SENTENZA 03.06.21 </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La clausola 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato,
concluso il 18 marzo 1999, che figura in allegato alla direttiva 1999/70/CE del
Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP
sul lavoro a tempo determinato, deve essere interpretata nel senso che essa non
osta a una normativa nazionale in forza della quale è prevista, per quanto
riguarda l'assunzione dei RICERCATORI UNIVERSITARI, la stipulazione di un
contratto a tempo determinato per un periodo di tre anni, con una sola
possibilità di proroga per un periodo massimo di due anni, subordinando, da un
lato, la stipulazione di tali contratti alla condizione che siano disponibili
risorse «per la programmazione, al fine di svolgere attività di ricerca, di
didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti», e,
dall'altro, la proroga di tali contratti alla «positiva valutazione delle
attività didattiche e di ricerca svolte», senza che sia necessario che tale
normativa stabilisca i criteri oggettivi e trasparenti che consentano di
verificare se la stipulazione e il rinnovo di tali contratti rispondano
effettivamente a un'esigenza reale, se essi siano idonei a conseguire
l'obiettivo perseguito e siano necessari a tal fine. (F: Oss. Univ. giugno
2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>RECLUTAMENTO PER I RUOLI
PROFESSORALI. UNA CONTINUA GESTIONE DELL’EMERGENZA DAVANTI ALLO SQUILIBRIO TRA
POSTI DISPONIBILI E PERSONALE NECESSARIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">E’ innegabile che le difficoltà di un sistema di assunzioni poco
alimentato sul piano delle risorse e farraginoso producano, nei singoli casi,
episodi di «file» di attesa poi parzialmente risolte da assunzioni a mo’ di
sanatoria di situazioni prolungatesi per anni, o di procedure di iscrizione
poco «amichevoli» nei confronti di outsiders e candidati internazionali. Costretti dal legislatore, quasi a mo’ di
sfida, a sottoporsi a procedure valutative prima ancora di sapere per che cosa
i risultati sarebbero stati utilizzati, nell’ultimo decennio i docenti italiani
hanno comunque mostrato risultati di tutto rispetto. Spinti alla competizione
per i fondi internazionali, i ricercatori di almeno parziale formazione
italiana hanno chiarito che il problema non è tanto conquistarli quanto
spenderli in maniera produttiva in un Paese che non ha investito in strutture
all’altezza. Non coglie quasi per nulla nel segno scaricare sulla cattiva
coscienza dei «baroni» problemi sorti dalla difficoltà a investire e dal
rifiuto di progettare in modo coerente una crescita quantitativa delle nostre
istituzioni universitarie. È su tali aspetti strutturali che invece una
politica universitaria in grado di affrontare le tare storiche del nostro Paese
dovrebbe concentrarsi.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Procedure di composizione della commissione e di preselezione dei
requisiti di partecipazione più complesse, nella convinzione di evitare la loro
elusione, hanno reso solo più frequente il ricorso alla giustizia
amministrativa per impugnare gli esiti, mentre le inchieste internazionali
sulla permeabilità alla corruzione di istruzione e università mostravano che
proprio con la semplicità dei metodi e la trasparenza nei criteri si
renderebbero più facili da accettare le decisioni delle commissioni
giudicatrici (F: A. Mariuzzo, Il Mulino 28.05.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CARRIERE STANZIALI. UNA REGOLA
GOVERNATA DAL RISPARMIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La circolazione dei professori da un ateneo all’altro è diventata una
chimera. Le carriere di regola iniziano e finiscono dove si è vinto il primo
concorso. Destinare fondi alla mobilità è necessario. Senza osmosi tra le varie
sedi e senza la possibilità di attrarre studiosi stranieri, gli atenei saranno
destinati a languire. Da molti anni, i
concorsi li vincono, nella maggior parte dei casi, i candidati già incardinati
nelle università che bandiscono il posto. Ciò comporta un risparmio
notevolissimo. Per un posto di professore associato, ad es., se viene
selezionato il candidato interno, l’ateneo paga solo la differenza del
passaggio tra il vecchio e il nuovo status, liberando un budget da investire in
almeno tre concorsi di pari livello. Ma se la preferenza cade su un candidato
esterno l’intera cifra sarà assorbita dal nuovo arrivo. (F: CorSera luglio 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>NUMERO DI DOCENTI E RICERCATORI UNIVERSITARI SULLA BASE DELLA
POPOLAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Nel Rapporto “Le Università
per lo sviluppo dei territori” della Svimez è riportato il numero di docenti e
ricercatori universitari sulla base della popolazione (v. grafico). La Calabria
è tra le regioni con il rapporto più basso: poco più di 1docente/1000 abitanti
contro gli oltre 2/1000 di Lazio, Toscana e Friuli Venezia Giulia. (F: CorCal
agosto 2021)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p><a href="https://1.bp.blogspot.com/-MqWy90uV7Do/YYgUlzELYUI/AAAAAAABT10/C7Y_e9e3ThsoZgpuW6NinY063jzw6QPewCLcBGAsYHQ/s1001/CORCAL%2BDOCENTIsu%2B1000%2Babit%2B08.08.21Cattura.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="505" data-original-width="1001" height="253" src="https://1.bp.blogspot.com/-MqWy90uV7Do/YYgUlzELYUI/AAAAAAABT10/C7Y_e9e3ThsoZgpuW6NinY063jzw6QPewCLcBGAsYHQ/w503-h253/CORCAL%2BDOCENTIsu%2B1000%2Babit%2B08.08.21Cattura.JPG" width="503" /></a></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>QUALE UNIVERSITÀ E CDL SCEGLIERE PER DIVENTARE PROFESSORI DELLE MEDIE E
DELLE SCUOLE SUPERIORI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Per insegnare nelle scuole
secondarie, ossia le scuole medie e le scuole superiori, ogni corso di laurea
dà la possibilità di insegnare una specifica materia in base alle diverse
classi di concorso. Il decreto infatti stabilisce che, possono diventare
professori tutte le persone che: hanno conseguito un titolo di laurea
quinquennale (magistrale) o hanno concluso un corso di laurea specialistico (3
anni + 2 di specializzazione); sono in possesso dei 24 CFU in materie
pedagogiche, psicologiche e metodologie dell’insegnamento. Naturalmente non
tutte le classi di concorso, e le università per accedervi, danno le stesse
possibilità di riuscire ad ottenere una cattedra, ma variano in base al corso
di laurea scelto. Tra le classi di concorso più richieste troviamo: Scienze e
Matematica (A26, A28); Fisica (A20); Inglese alle medie (A25); Italiano nelle
scuole superiori (A12); Italiano, storia e geografia alle medie (A22); Fisica
(A20). (F: M. Grassi, money 25.08.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PNRR E RICERCA. INTRODUZIONE DI
DOTTORATI INNOVATIVI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Si prevede il potenziamento delle competenze di alto profilo, in modo
particolare nelle aree delle Key Enabling Technologies, attraverso: 1)
l’istituzione di programmi di dottorato dedicati, con il contributo e il
coinvolgimento delle imprese; 2) Incentivi all’assunzione di ricercatori
precari junior da parte delle imprese. È, inoltre prevista la creazione di un
hub finalizzato alla valorizzazione economica della ricerca prodotta dai <i>dottorati industriali</i>, favorendo la
creazione di spin-off. Nello specifico, la misura, implementata dal MUR,
prevede l’attivazione di 5.000 borse di dottorato per 3 anni, con il
cofinanziamento privato e l’incentivo all’assunzione di 20.000 assegnisti di
ricerca o ricercatori da parte delle imprese.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Secondo la Flc Cgil<b> n</b>on è
chiaro cosa si intenda con la frase: «I programmi di dottorato saranno
sottoposti a valutazione e confronto internazionale». Inoltre la definizione di
«ricercatori precari junior» è un nuovo termine che dice già tutto da solo …
Nella scheda inviata a Bruxelles si parla di 600 milioni di euro distinti in
450 milioni per le borse di dottorato (ma questo darebbe 90.000 euro per borsa,
che è molto superiore alla quota media attuale) e 150 milioni per favorire
l’assunzione di 20.000 “ricercatori precari junior” (il che fa 7.500 euro per
ricercatore, una cifra irrisoria). La scheda inviata a Bruxelles chiarisce che
gli incentivi consistono in detrazioni fiscali sul costo del lavoro. (F: Flc
Cgil 24.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DOTTORATO IN INTELLIGENZA
ARTIFICIALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Cinque percorsi di dottorato in intelligenza artificiale distribuiti su
oltre 60 soggetti ospitanti, tra enti e università. Obiettivo: costruire
comunità di giovani ricercatori in grado di dare impulso a ricerca e innovazione.
Progetto coordinato da CNR e UniPisa. Supervisore un Consiglio di Coordinamento
Nazionale e garante della visione scientifica, della qualità, della
multidisciplinarità, delle linee guida.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Al momento, due i “cicli” in programma, per gli anni 2021/2022 e
2022/2023, con un numero complessivo di 194 borse di studio di durata triennale
dal valore complessivo di oltre 14,5 milioni di euro, messi a disposizione da
CNR e MIUR. F: brainfactor 03.07.21 <a href="https://www.phd-ai.it/">https://www.phd-ai.it/</a> ) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">FINANZIAMENTI.
SPESE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>FONDO DA </b><b>€600
MILIONI PER SOSTENERE LE ATTIVITÀ DI RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Dal PNRR un fondo da €600
milioni sarà destinato a sostenere le attività di ricerca di un massimo di
2.100 giovani ricercatori sul modello dei bandi European Research Council (ERC)
«al fine di consentire loro di maturare una prima esperienza di responsabilità
di ricerca». Una parte del contributo sarà vincolata all'assunzione di almeno
un ricercatore "non-tenure-track"; un'altra quota, invece, sarà
vincolata a brevi periodi di mobilità in Italia o all'estero per attività di
ricerca o didattica. (F: E. Bruno, IlSole24Ore 19.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DECISO DALL’ESECUTIVO DOVE
ANDRANNO LE RISORSE PER FINANZIARE LA SCIENZA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il 28 maggio 2021 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto
legge n. 77, recante «<i>Governance del Piano
nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle
strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure</i>».
Desta viva preoccupazione, rileva Roars, quanto prevede l’art. 64
dell’articolato, intitolato riproponendo la parolina magica: «Semplificazione
delle procedure di valutazione dei progetti di ricerca ed ulteriori misure
attuative del PNRR nel campo della ricerca». Oggi, facendosi letteralmente
beffe, con il placet della legge, dell’art. 33 della Costituzione, la ministra
Messa potrà nominare chi vorrà nel neocostituito Comitato Nazionale per la
Valutazione della Ricerca. Non un cavallo, ma nessuno potrà impedirle di
nominare un drappello di scudieri di provata vicinanza politica. Con la scusa
delle sorti magnifiche e progressive che ci regalerà il PNRR (se faremo come
dice chi eroga le risorse che in esso scorrono), in un Parlamento nel quale
l’assembramento di governo non conosce più voci critiche, può succedere davvero
di tutto. Anche che si finga di non vedere che la scienza finanziata nei
prossimi anni non sarà più libera, ma asservita alla politica e ai suoi sempre
mutevoli e cangianti equilibri. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In sintesi, con il nuovo Comitato Nazionale per la Valutazione della
Ricerca (CNVR) (DL 77 28.05.21, art. 64) negli anni a venire l’idea che la
Scienza debba esser libera da ingerenze politiche, scolpita nel 1° comma
dell’art. 33 Cost., viene letteralmente violentata. (F: Red.ne Roars 07.06.21 <a href="https://tinyurl.com/r5vrxnps">https://tinyurl.com/r5vrxnps</a>)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>FINANZIAMENTI ATTRAVERSO LE
AZIONI MARIE SKŁODOWSKA-CURIE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La Commissione europea ha annunciato nuovi bandi a sostegno della
formazione e dello sviluppo delle competenze e della carriera dei ricercatori
nell'ambito delle azioni Marie Skłodowska-Curie (<b>MSCA</b>), il programma faro dell'UE per il finanziamento di dottorati
e formazione post-dottorato nel quadro di Orizzonte Europa. Nel 2021, in
particolare, saranno erogati circa €822
milioni attraverso le azioni Marie Skłodowska-Curie nei 5 indirizzi principali
del programma di lavoro: <b>reti di
dottorato MSCA</b> (€402,95
milioni) per la formazione di dottorandi nel mondo accademico e in altri
settori, tra cui l’industria e le imprese; <b>borse
di studio post-dottorato MSCA</b> (€242
milioni) per i ricercatori disposti a portare avanti progetti di ricerca di
frontiera e innovazione; gli <b>scambi di
personale MSCA</b> (€72,5
milioni), bando che sarà aperto il 7 ottobre 2021 con scadenza il 9 marzo 2022;
<b>COFUND MSCA</b> (€89 milioni) per il cofinanziamento dei programmi di dottorato e
borse di studio post-dottorato. (F: Comunicato stampa <a href="https://ec.europa.eu/">https://ec.europa.eu/</a> 22.06.21) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DDL “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI
ATTIVITÀ E RICERCA E DI RECLUTAMENTO DEI RICERCATORI NELLE UNIVERSITÀ E NEGLI
EPR”. ART.5, C. 1 B BIS PER GLI STRACCIONI DELLA PA </b> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">ART.5, C. 1 B bis<b>:</b><i> “Ai componenti della commissione
giudicatrice non spettano compensi, gettoni di presenza, <b>rimborsi di spese</b> o altri emolumenti comunque denominati.” <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L’ultima sorpresa apparsa in questo DDL è di prevedere che la qualità
della valutazione avvenga a costo zero, in tempi in cui il governo si guadagna
le mani libere per decidere chi valuterà nei prossimi anni i fondi per la
ricerca italiana. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Commento di Roars: “Il Piano Nazionale per il Reclutamento al Ribasso è
dunque pronto ... sta solo a noi accettarlo supinamente, per conclamare un
ormai acquisito status di straccioni della PA (come non ricordare la vicenda
degli scatti?) o, per una volta, reagire .. , comprendendo che in questo
sciagurato processo legislativo non è solo in gioco la nostra dignità
professionale”. E lasciamo che sia l’immaginazione del lettore a catturare i
tratti del volto del prestigioso professore straniero chiamato a servire la
mission dell’eccellenza nel reclutamento dei ricercatori italici, quando
apprenderà che, per servire la causa del reclutamento nel sistema universitario
italiano, egli, oltre a perdere tempo prezioso, dovrà metter mano al
portafoglio”.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Commento di Patrizio Dimitri 28 Giugno 2021: “Beh è comprensibile che
non abbiano previsto compensi per i commissari … sappiamo bene che i nostri
politici sono da sempre abituati a non ricevere compensi, rimborsi o
agevolazioni di alcun genere, dobbiamo adeguarci!!!” (F: Red.ne Roars
22.06.21).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CONSULTA: “LE REGIONI NON
POSSONO FINANZIARE CON LE RISORSE DESTINATE AI LEA (LIVELLI ESSENZIALI DI
ASSISTENZA) IL PAGAMENTO DI DOCENTI PER NUOVO CORSO DI LAUREA”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Con il provvedimento la Corte Costituzionale ha bocciato in parte la
legge della Regione Veneto con cui è stata stipulata una convenzione
quindicennale con l’Università degli studi di Padova per sostenere
l’attivazione di un corso di laurea a ciclo unico in medicina e chirurgia nella
città di Treviso, con l’assunzione degli oneri da parte della Regione per la
chiamata dei professori di ruolo e a contratto. In ogni caso “la declaratoria
di illegittimità costituzionale non incide né sull’attivazione del corso, già
avvenuta, né sulla sua prosecuzione, avendo l’Università di Padova già,
comunque sia, garantito la copertura dei posti di docenza, nonché dei relativi
oneri, «nel quadro delle disponibilità ordinarie di docenza, attraverso una
riorganizzazione dell’offerta formativa delle professioni sanitarie”. (F:
quot.sanità 28.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DATI OCSE SU SPESA IN R&S.
RICERCATORI OGNI MILLE OCCUPATI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Mentre l’Italia spende in <b>ricerca
e sviluppo</b> poco più dell’1,4% del suo PIL, in Francia questa percentuale è
del 2,2%, in Germania del 3,1% e nel Regno Unito dell’1,7%. Siamo a livelli
inferiori rispetto alla media UE, che si attesta intorno al 2,2%. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Secondo i dati OCSE, in Italia ci sono 6 <b>ricercatori</b> ogni 1000 occupati. In Francia sono 10,9, in Germania
9,7, nel Regno Unito 9,4 e in Spagna 7,1. Inoltre, i nostri ricercatori sono
più anziani rispetto a quelli degli altri Paesi. (F: scienzainrete 28.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>OSSERVAZIONI SUL SUL FONDO DI
FINANZIAMENTO ORDINARIO (FFO) DEGLI ATENEI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Nello schema di decreto sul <b>fondo
di finanziamento ordinario (FFO) degli atenei</b> c’è un aumento delle risorse
complessive, ma con un’inflazione cumulata di + del 12% gli €8,4 miliardi di oggi raggiungono
sostanzialmente quelli del 2009, €7,5
MLD. Inoltre la <b>quota base</b> di
finanziamento cala ancora (- di €4,2
MLD). La % delle <b>risorse premiali</b>
diventa il 28,6% di tutto il FFO, contro il 27,2% dello scorso anno ed il 19,5%
del 2014, al netto dei dipartimenti d’eccellenza (€271 milioni) sommando i quali si raggiunge il 31,8% delle
risorse complessive, il suo massimo storico. La componente legata al <b>costo standard</b> è di €1,8 MLD (con un + di €150 mln, 8% in più del 2020, dal 40
al 44% della quota base complessiva. La <b>quota
storica</b> tocca il minimo di €2
miliardi (- €407 mln rispetto
al 2020, con un - di oltre il 16%, dimezzata rispetto al 2014). (F: Flc Cgil
29.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE
POST LAUREA–OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>RAPPORTO ALMALAUREA 2021</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><i>Laureati sempre più giovani</i>. </b>Cala ancora l’età alla laurea, per
il complesso dei laureati nel 2020, pari a 25,8 anni. Età ridotta in misura
apprezzabile rispetto all’ordinamento universitario precedente alla Riforma
D.M. n. 509/1999, che ha continuato a decrescere fino al 2018 per poi rimanere
pressoché costante (era 26,9 anni nel 2010). Anche la regolarità negli studi,
che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti
dagli ordinamenti, ha registrato recentemente un miglioramento costante e
marcato, seppure nell’ultimo anno per effetto della proroga della chiusura
dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19. Nel 2020
la percentuale raggiunge il 58,4% (era il 39,0% nel 2010).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><i>Donne oltre la metà dei laureati</i></b>. Le donne, che da tempo
costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia, rappresentano tra quelli
del 2020 il 58,7% del totale. Tale quota risulta tendenzialmente stabile negli
ultimi dieci anni. Si rileva una forte differenziazione nella composizione per
genere dei vari ambiti disciplinari. Le donne, che sono più regolari negli
studi e più coinvolte degli uomini in esperienze che hanno effetti positivi sul
piano occupazionale (in particolare fanno più tirocini), sono però più
penalizzate nell’inserimento lavorativo. A un anno dalla laurea a parità di
altre condizioni, la probabilità di trovare una occupazione per gli uomini è
del 17,8% superiore a quella delle donne. Superiore è anche la retribuzione: di
89 euro, sempre a parità di condizioni e sempre a favore degli uomini.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><i>Contesto socio-culturale determinante</i></b>. Nel Rapporto emerge che,
tra i laureati, sono sovra rappresentati quanti provengono da ambienti
familiari favoriti sul piano socio-culturale. Il 30,7% ha almeno un genitore
con un titolo di studio universitario (nel 2010 era il 26,5%). Il contesto
familiare di origine condiziona le scelte formative e professionali dei
giovani. In particolare, tra chi ha almeno un genitore laureato, il 20,1% dei
laureati completa gli studi nello stesso gruppo disciplinare di uno dei
genitori (è il 35,5% tra i percorsi a ciclo unico, quelli che portano più
spesso alla libera professione). 18.06.21</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>II LAVORO E GLI STIPENDI DEI
LAUREATI </b><b><span style="font-size: 7pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Tasso d’occupazione (in %) e stipendi a 5 anni dalla laurea per laureati
magistrali a ciclo unico. Anno d’indagine 2020 <b><span style="font-size: 7pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">(Fonte: Sole e
AlmaLaurea 21.06.21)</span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--6ckLcDuZuA/YYgWMX2uJzI/AAAAAAABT18/shtI-tgf59IpqQaxyQghRUqin57TBM1xgCLcBGAsYHQ/s528/SOLE%2BLAUREE%2BMAGISTR%2BSTIPRNDI%2BA%2B%2525%2BANNI%2BLAREA%2B21.06.21.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="324" data-original-width="528" height="357" src="https://1.bp.blogspot.com/--6ckLcDuZuA/YYgWMX2uJzI/AAAAAAABT18/shtI-tgf59IpqQaxyQghRUqin57TBM1xgCLcBGAsYHQ/w583-h357/SOLE%2BLAUREE%2BMAGISTR%2BSTIPRNDI%2BA%2B%2525%2BANNI%2BLAREA%2B21.06.21.JPG" width="583" /></a></div><br />
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LAUREE ABILITANTI PER TUTTE LE
PROFESSIONI CHE NE FARANNO RICHIESTA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Novità sul disegno di legge “<i>Disposizioni
in materia di titoli universitari abilitanti</i>” (atto Camera 2751). Il testo
è composto da cinque articoli: il primo rende direttamente abilitanti le lauree
magistrali a ciclo unico in odontoiatria e protesi dentaria (classe LM-46), in
farmacia e farmacia industriale (classe LM-13), in medicina veterinaria (classe
LM-42) e in psicologia (classe LM-51). Il secondo interviene invece sulle
lauree professionalizzanti in professioni tecniche per l'edilizia e il
territorio (classe LP-01), in professioni tecniche agrarie, alimentari e
forestali (classe LP-02) e in professioni tecniche industriali e
dell'informazione (classe LP-03) che abiliteranno all'esercizio delle
professioni, correlate ai singoli corsi di studio, di geometra laureato, di
agrotecnico laureato, di perito agrario laureato e di perito industriale laureato.
Questi articoli non sono cambiati durante il passaggio in commissione. Diverso
invece il destino dell'articolo 3, che va a modificare l'esame di laurea per
renderlo più “professionalizzante”, come spiega Manuel Tuzi, relatore in
commissione del provvedimento: “sarà predisposta una commissione paritetica tra
mondo delle professioni e mondo accademico per la corretta definizione degli
esami di stato, che saranno contestuali alla laurea e non più successivi”. (F:
M. Damiani, ItaliaOggi 16.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CORSI DI LAUREA A NUMERO CHIUSO
E ORIENTAMENTO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Delle 4.970 lauree che compongono l'intera offerta formativa per l'anno
accademico 2021/22 oltre il 36% (e cioè 1.837) presenta l'ingresso
contingentato. Di queste, 1.066 sono ad accesso programmato locale e 771
nazionale. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“Orientazione” è la piattaforma web per le scuole e gli alunni che sarà
operativa da ottobre 2021. Collegandosi al portale <a href="http://www.orientazione.it/">www.orientazione.it</a> ogni ragazzo può fare una «prova di
posizionamento» e scoprire a che livello è la sua preparazione nelle stesse
aree in cui si svolgono i Tolc (Test online CISIA). Alla fine del test, oltre
al dettaglio sulle risposte esatte e sbagliate, lo studente può scoprire anche
dove si è posizionato rispetto al punteggio medio di quel Tolc e, di fatto,
autorientarsi. Il progetto coinvolge 62 università e 4mila scuole superiori.
(F: Sole Scuola24)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>STUDIO DI UNIONCAMERE E ANPAL. LAUREE
PER TROVARE FACILMENTE LAVORO NEI PROSSIMI CINQUE ANNI </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Studio di <i>Unioncamere e ANPAL</i>:
fra il 2021 e il 2025 il fabbisogno di laureati in Italia sarà attorno a 1,2
milioni di unità, in media, fra i 228
mila e i 239 mila laureati l’anno, e riguarderà per il 61-62% il settore
privato, per il 38-39% la pubblica amministrazione. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Le lauree per trovare facilmente lavoro nei prossimi 5 anni secondo lo
studio: 1° area economico-statistica (36-40 mila laureati l’anno). 2° area
giuridica e politico-sociale (39 mila l. a.). 3° medico-sanitaria (33-35mila l.
a.) con una crescente domanda dovuta all’invecchiamento della popolazione e
all’adeguamento dei sistemi sanitari a seguito della pandemia. 4°
ingegneristica (31-35mila l. a.). (F: <a href="http://www.proiezionidiborsa.it/">www.proiezionidiborsa.it/</a>
13.06.21) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE LAUREE PIÙ RICHIESTE DAL
MONDO DEL LAVORO E DELLE IMPRESE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Secondo lo studio “Previsioni dei Fabbisogni Occupazionali e
Professionali in Italia a Medio Termine” a cura del <i>Sistema Informativo Excelsior</i> di Unioncamere le lauree più
richieste dal mondo del lavoro e delle imprese tra il 2021 e il 2025 saranno
quelle che daranno più contributo alla trasformazione digitale e
all'ecosostenibilità, che dovrebbero coinvolgere tra il 26% e il 29% dei
lavoratori in azienda e nel settore pubblico. Saranno quelle che si occupano di
Meccatronica e Robotica, Salute e benessere, Education e Cultura, Mobilità,
Logistica, Energia. Ecco la classifica degli indirizzi di studio che
coinvolgeranno più lavoratori: Economico - Statistico, Giuridico e
Politico-Sociale (fino a 39.900 unità), Medico-Sanitario (fino a 35.500 unità),
Ingegneristico (fino a 34.600). SEGUONO Insegnamento e Formazione (25.000),
Letterario, Filosofico, Storico e Artistico (13.000), poi Architettura,
Urbanistico e Territoriale (13.400 unità). (F: skuola.net e</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere 28.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">UNIVERSITY REPORT 2021 DELL’OSSERVATORIO JOB
PRICING. </span>LAUREE PER TROVARE LAVORO PIÙ FACILMENTE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Secondo l<i>’University Report 2021
dell’Osservatorio Job Pricing</i> le migliori lauree con cui trovare lavoro
sono: Scienze biologiche, Scienze giuridiche, Scienze fisiche. Scienze mediche,
Ingegneria Gestionale. Un altro fattore da tenere in considerazione quando si
parla di lauree con cui trovare lavoro più facilmente, e che fanno guadagnare
di più, è la scelta tra università private e pubbliche. Infatti, sebbene le
prime abbiano rette molto più alte, offrono anche un ritorno economico
superiore del 12% rispetto ad un ateneo pubblico e del 2% rispetto ad un
politecnico. Nello specifico i laureati all’interno di un’università privata
arrivano a percepire un RAL di 43.045 €, nei politecnici di 42.369 €, mentre
nelle università pubbliche solamente di 38.350 €. (F: M-G., Money 23.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LA RIFORMA DEGLI ITS. UN GRANDE
PASSO PER LA FORMAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In un’intervista al Sole 24 Ore, la ministra per gli Affari Regionali
non ha mancato di esprimere la propria soddisfazione per il via libera di
Montecitorio alla riforma. “L’approvazione è un passo davvero importante,
andiamo verso una legge moderna, utilissima per i giovani, per le imprese, e
per il sistema Paese”, ha spiegato Gelmini. “Il testo della proposta di legge
nasce da un’iniziativa parlamentare mia e della collega Aprea (Valentina,
deputata di Forza Italia e responsabile del dipartimento Istruzione, ndr), alla
quale sono stati accorpati testi presentati da altri gruppi. Ringrazio il
ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, senza il suo contributo non avremmo
avuto questa accelerazione. E ringrazio Confindustria, le associazioni
datoriali e delle imprese. Abbiamo scritto una bella pagina”.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Gelmini ha poi spiegato il senso della riforma. “Vogliamo far fronte
alla crescente domanda di figure specializzate da parte delle imprese e
vogliamo gettare le basi per attuare il PNRR evitando che le risorse stanziate
possano essere sprecate. La formazione professionalizzante deve diventare la
chiave per il futuro, per dare prospettive certe ai nostri giovani e per
permettere alle imprese di trovare le figure che non riescono a reperire”. Per
questo “siamo intervenuti in questa direzione. Non a caso il PNRR destina 1,5
miliardi agli ITS, venti volte più del finanziamento annuale pre-Covid, con
l’obiettivo di raddoppiare il numero di iscritti, attualmente pari a 18.750
frequentanti e 5.250 diplomati all’anno: l’obiettivo è far lievitare, e di
molto, questi numeri”.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Non è tutto. “È stata poi trovata una sintesi virtuosa
sull’accreditamento nazionale delle Fondazioni ITS, per le quali la norma
nazionale prevede gli standard minimi da adottare d’intesa con le Regioni”. (F:
formiche.net luglio 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>ISTITUTI TECNICI SUPERIORI. Riforma
1.2: Riforma del sistema ITS. Investimento 1.5: Sviluppo del sistema di
formazione professionale terziaria (ITS)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il PNRR prevede un investimento significativo, €1,5 miliardi, e una Riforma strettamente intrecciata, che
riguarda gli Istituti Tecnici Superiori. Obiettivi della Riforma sono </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">- rafforzare il sistema ITS estendendo il modello organizzativo e
didattico anche ad altri contesti formativi: - consolidare gli ITS nel sistema
ordinamentale dell’Istruzione terziaria professionalizzante; - rafforzare la
presenza attiva degli ITS nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori; -
semplificare la governance degli ITS; - ampliare il numero degli ITS; - incrementare
il numero di iscritti; - integrare i percorsi ITS con il sistema universitario
delle lauree professionalizzanti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il coordinamento fra le scuole professionali, gli ITS e le imprese sarà
assicurato replicando il "modello Emilia Romagna" dove collaborano scuole,
università e imprese.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L’investimento 1.5 con un finanziamento ragguardevole (un miliardo e
mezzo fino al 2025) vista l’attuale dimensione del sistema ITS (18.750
frequentanti e 5.250 diplomati all’anno) ha la finalità di dare gambe alla
riforma attraverso specifici interventi che partiranno nel 2021 e si
concluderanno nel 2025. In particolare gli obiettivi di questa misura sono i
seguenti: - Incremento del numero di ITS; - Potenziamento dei laboratori con
tecnologie 4.0; - Formazione dei docenti perché siano in grado di adattare i
programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali; - Raddoppio del numero
di studenti iscritti in ITS e di conseguenza il numero di diplomati; - Sviluppo
di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli
studenti in possesso di qualifiche professionali.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Particolarmente rilevante è l’intervento sugli ITS che di fatto si
intende trasformare in Enti di formazione professionale terziaria scollegate
dalle scuole (che fino ad oggi è l’ente promotore e soggetto pubblico di
riferimento) e in cui la presenza di Università e degli Enti di Ricerca si
trasforma in collaborazione invece che soggetti necessari per la costituzione
degli Istituti. Nella versione finale il pesante intervento sugli ITS è stato mitigato
con un riferimento esplicito al modello dell’Emilia Romagna “dove collaborano
scuole, università e imprese” che comunque non sembra in grado di modificare
l’indirizzo delle misure proposte. (F: Associazione Docenti e Dirigenti Scolastici
Italiani <span lang="EN-GB"><a href="https://tinyurl.com/yaueesju"><span lang="IT">https://tinyurl.com/yaueesju</span></a></span>
giugno 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>POSSONO VALERE ANCHE COME LAUREE
I NUOVI DIPLOMI DELLE ACCADEMIE PER L'ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE (ITS
ACADEMY)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In Italia solo il 28,9% dei giovani ottiene un titolo di studio
terziario contro una media europea del 40,5% (Istat). Ragione n. ro 1 la
scarsità di forme di istruzione terziaria a carattere professionalizzante. Il
PNRR investe sugli ITS per avere nel 2026 10.500 diplomati (solo 3% in più con
un titolo di studio terziario).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Gli ITS si chiameranno «ITS Academy» e si occuperanno della «formazione
professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze» e daranno un
diploma che, nel caso di corso triennale, è equivalente a quello della laurea,
nelle discipline che riguardano i trasporti, l’edilizia, il turismo, il made in
Italy, i servizi alle imprese, le tecnologie della vita e la transizione
ecologica e l’ICT. Sarà votata alla Camera in prima lettura la legge che
riforma gli ITS, istituti tecnici superiori, e li trasforma in una vera e
propria «seconda gamba» dell’istruzione terziaria: si tratta di percorsi con
almeno il 30 per cento di laboratori e tirocinii. Dopo tredici anni di
esperimenti a livello locale, gli Its diventeranno - dopo l’approvazione anche
da parte del Senato - una realtà nazionale, con regole uniformi, requisiti
minimi e standard di qualità condivisi. E con un diploma che sarà valido per i
concorsi pubblici e riconosciuto anche dal ministero dell’Istruzione. E’ del
resto uno dei progetti che sono scritti nel PNRR, e di cui il premier Mario
Draghi aveva parlato nel suo discorso di insediamento. Lo scopo è quello di
raddoppiare il numero degli iscritti che al momento non tocca i quindicimila. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Uno dei temi più delicati, oltre alla ridefinizione delle aree in cui
operano, è il rapporto con le regioni che hanno la formazione professionale
come loro competenza esclusiva. Gli ITS potranno essere solo e soltanto
Fondazioni composte almeno da un Istituto tecnico e professionale della
provincia; una struttura formativa accreditata dalla Regione; un’impresa che
usi tecnologie dell’area di riferimento dell’ITS; un dipartimento universitario
o - e questa è una novità - un ente di ricerca pubblico o privato operante
nell’area tecnologica di riferimento. Dovranno contribuire al patrimonio dell’ITS
e avere un’esperienza nel campo dell’innovazione. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il <a href="https://tinyurl.com/2kub46ks">testo unico</a> di riforma
degli ITS<a href="https://tinyurl.com/2kub46ks"></a> è stato criticato
fortemente da imprese e regioni. Si attende quindi un confronto politico. (F:
CorSera Università 03.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>MONITORAGGIO NAZIONALE INDIRE
SUGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI (ORA ITS ACADEMY)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L'annuale monitoraggio nazionale INDIRE sugli Istituti Tecnici
Superiori (ITS) dimostra anche questa volta che il sistema funziona. L'80% dei
diplomati ITS ha infatti trovato lavoro a un anno dal diploma, il 92% degli
occupati in un'area coerente con il percorso di studi. Il dato è riferito al
2020, l'anno dell'inizio della pandemia, che ha seriamente scosso il mondo
dell'economia e del lavoro in tutto il mondo. La rilevazione ha analizzato 201
percorsi terminati nel 2019, erogati da 83 Fondazioni ITS su 104 costituite al
31 dicembre 2019 con 5.097 studenti e 3.761 diplomati. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Un risultato complessivo migliore di quanto registrato dall'Università
italiana, che secondo l'ultimo rapporto del consorzio AlmaLaurea (che si
riferisce al 2019), si ferma a poco più del 70% di laureati occupati nello
stesso arco temporale. L'80% dei <b>diplomati</b>
ITS ha lavoro a 1 anno dal diploma, il 92% in area coerente con il percorso
studi. Dato INDIRE riferito al 2020. Meglio dell'università, che secondo
l'ultimo rapporto AlmalLaurea (riferito al 2019) è di poco + del 70% di <b>laureati</b> occupati nello stesso arco temporale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Con 409 voti a favore, 7 contrari e 4 astensioni, Montecitorio ha dato
via libera al testo unificato delle proposte di legge sulla ridefinizione della
missione e dell’organizzazione degli Istituti tecnici superiori in attuazione
al Piano nazionale di ripresa e resilienza.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“La riforma degli ITS Academy, il post diploma non universitario, è un
risultato storico che aiuterà sempre di più ragazzi e famiglie nonché il
sistema produttivo del Paese. Non a caso passa sostanzialmente all’unanimità”,
commenta Gabriele Toccafondi, deputato di IV e relatore del provvedimento“.
L’Aula della Camera ha votato all’unanimità un testo che non rivoluziona o
stravolge il sistema – che funziona – ma lo aiuta a crescere, rispondendo ai
bisogni di nuove figure professionali, migliorando l’orientamento e la
conoscenza dello strumento nonché la spendibilità del titolo di studio. Occorre
svolgere ancora molto lavoro per migliorare il rapporto tra ITS Academy e
sistema universitario. (F: Cor Com luglio 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>ESAMI A DISTANZA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il TAR Lazio (sent. n. 5797
17.05.21) ha confermato la legittimità della nota della Direzione generale
della formazione universitaria del MIUR, con la quale il MUR ha respinto la
proposta di modifica regolamentare dell’Università Telematica “Pegaso”, che prevedeva
in via generalizzata e permanente esami di profitto anche a distanza e non in
presenza. (F: Oss. Univ. maggio 2021)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE CRITICITÀ IN ISTRUZIONE E
RICERCA SECONDO ADI, ASSOCIAZIONE DOCENTI E DIRIGENTI SCOLASTICI ITALIANI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La 4^ Missione Istruzione e Ricerca del PNRR vede allocati complessivi
€30,88 MLD ed è</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">suddivisa in 2 componenti: 1. M4C1 – Potenziamento dell’offerta dei
servizi di istruzione: dagli asili nido alle università per €19,4
MLD. 2. M4C2- Dalla ricerca all’impresa per €11,44 MLD. L’ADI ha messo
preliminarmente in evidenza tutte le criticità esistenti in istruzione e
ricerca, così indicate:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">1. Carenze strutturali nell’offerta di servizi di educazione e
istruzione primari (carenza dei servizi per l’infanzia in particolare nidi
d’infanzia, ridotto tempo pieno alla scuola primaria).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">2. Gap nelle competenze di base, alto tasso di abbandono scolastico e
divari territoriali. Il tasso di abbandono scolastico raggiunge il 3,8% nelle
scuole secondarie di 1° grado, dove è fortemente correlato alle condizioni
socioeconomiche ed aumenta considerevolmente nei cicli di istruzione successiva.
La percentuale di giovani compresi tra 18 e 24 anni che hanno un livello di
istruzione non superiore a quello secondario di primo grado è, in Italia, del
14,5% rispetto alla media europea del 10%. Gli studenti italiani di 15 anni si
collocano al di sotto della media OCSE in lettura, matematica e scienze.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">3. Bassa percentuale di adulti con un titolo di studio terziario. La
percentuale di popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni in possesso di
un titolo di studio di livello terziario è pari al 28% rispetto alla media del
44% nei paesi OCSE.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">4. Silos mismatch tra istruzione e domanda di lavoro. Circa il 33%
delle imprese italiane lamentano difficoltà di reclutamento, mentre sono il 31%
i giovani fino a 24 anni che non hanno
un’occupazione ma la cercano. Allo stesso tempo, solo l’1,7% degli studenti
terziari si iscrive a corsi di istruzione professionalizzante (ITS), che pure
hanno prodotto in anni recenti esiti occupazionali significativi (più di 80% di
occupati a un anno dal diploma).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">5.Basso livello di spesa in Ricerca e Sviluppo.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">6.Basso numero di ricercatori e perdita di talenti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">7.Ridotta domanda d’innovazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">8.Limitata integrazione dei risultati della ricerca nel sistema produttivo.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">(F: Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani <span lang="EN-GB"><a href="https://tinyurl.com/yaueesju"><span lang="IT">https://tinyurl.com/yaueesju</span></a></span> giugno 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>FNOMCEO: A OGNI LAUREATO IN
MEDICINA DEVE CORRISPONDERE UNA BORSA DI SPECIALIZZAZIONE O PER LA MEDICINA
GENERALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), in
apertura del Comitato centrale, ha espresso "soddisfazione per l'accordo,
approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, per la ridefinizione dei fabbisogni
di medici specialisti da formare nel triennio 2020/2023: si tratta, in totale,
di oltre 38.900 posti nelle Scuole, 13.000 in più rispetto al triennio
precedente. L'accordo prevede la formazione per l'anno accademico 2020-21 di
almeno 13.507 nuovi medici specializzati, di altri 13.311 per l'anno accademico
2021-22 e di altri 12.124 per l'anno accademico 2022-23. Questo aumento dei
posti, da solo, non riuscirà tuttavia a risolvere il problema dell'imbuto
formativo, creato e ampliato dalla discrepanza tra il numero dei laureati, in
crescita, e la disponibilità, inferiore, dei contratti per le Scuole di
Specializzazione e le borse per il Corso di Formazione Specifica in Medicina
Generale". Secondo Il presidente della Fnomceo, “anche quest'anno, e
quello dopo, e quello dopo ancora, un medico su quattro non riuscirà ad
entrare, e andrà a ingrossare le file dei "camici grigi, inoccupati,
sottooccupati o disoccupati. Ora occorre un colpo di reni, per mettere
finalmente in atto quella riforma da tante parti auspicata, che a ogni laurea
in Medicina faccia corrispondere, per legge, una borsa nelle Scuole o al Corso
di Formazione per la Medicina Generale". (F: Sole24 05.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE RIFORME DELLA
REGOLAMENTAZIONE DELLE PROFESSIONI DOVREBBERO SEGUIRE PRINCIPI SPECIFICI PER
OGNI MERCATO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Secondo il principio di auto-regolamentazione sono spesso le stesse
organizzazioni professionali a definire le norme che regolano la pratica
professionale attraverso i cosiddetti codici deontologici. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Si tratta di un principio che si fonda sull’idea che solo i professionisti
stessi abbiano le competenze necessarie a valutare la qualità dei candidati e
l’adeguatezza delle norme di comportamento. Se questa idea poteva essere valida
in passato (e spesso in un passato molto lontano), ci sembra che nella maggior
parte dei casi non lo sia più oggi. Riforme che potrebbero migliorare
l’efficacia della regolamentazione professionale devono ovviamente essere
disegnate in modo specifico per ogni mercato, ma si possono forse individuare
alcuni principi generali. Per esempio, andrebbe ripensata la composizione delle
commissioni d’esame riducendo il peso dei rappresentanti delle professioni al
loro interno per ridurre i conflitti di interesse. Si dovrebbe anche garantire
il completo anonimato degli esaminandi, magari abolendo gli orali laddove
previsti, per limitare pratiche nepotistiche. Infine, il principio di
auto-regolamentazione dovrebbe essere abbandonato, soprattutto per quanto
riguarda la definizione delle norme di pratica professionale e il relativo
potere sanzionatorio. (lavoce.info 08.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI MINISTRI DELLA RICERCA DEL G20<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In data 6 agosto 2021, i
Ministri della Ricerca dei Paesi del G20 riuniti, per la prima volta, a
Trieste, in un incontro presieduto dal Ministro dell’Università e della
Ricerca, Maria Cristina Messa, al quale hanno preso parte anche organizzazioni
internazionali quali l’Ocse e l’Unesco, hanno concluso i lavori adottando una
“Dichiarazione congiunta sulla valorizzazione della ricerca, dell’istruzione
superiore e della digitalizzazione per una ripresa forte, sostenibile,
resiliente e inclusiva”. Il documento si conclude con questa dichiarazione
sulla cooperazione internazionale nella ricerca: “Riconosciamo che la
cooperazione internazionale nella ricerca è di fondamentale importanza per il
progresso della scienza e per risolvere le sfide sociali e globali, che non
possono essere risolte da un solo Paese”.
Per questa ragione, integrando la Dichiarazione con un Allegato di buone
pratiche, i Ministri della Ricerca dei Paesi del G20 hanno evidenziato
l’esigenza di “incoraggiare il continuo scambio e il rafforzamento della
collaborazione e della cooperazione in ricerca e istruzione superiore a livello
internazionale”. (F: Oss. Univ. 31.08.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>5 EDITORI NEL MONDO CONTROLLANO
LA RICERCA ACCADEMICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">E’ stata una ricercatrice kazaka, Alexandra Elbakyan, a lanciare l’idea
di un sito, di un aggregatore di materiale scientifico, donato dagli autori. O
raccolto in mille altri modi. Alcuni al limite delle vaghe ed improbabili
normative internazionali. In poco tempo, Sci-Hub è diventato un immenso
database di conoscenze: oggi ci sono ottantacinque milioni di articoli, saggi,
report e libri. Disponibili per chiunque. Ma, ovviamente, Alexandra Elbakyan ed
il suo progetto sono subito entrati nel mirino di interessi potenti. In un
settore, la ricerca accademica, che è controllata da appena cinque editori nel
mondo. Cinque. Che ovviamente determinano il prezzo dei lavori che vendono.
Prezzi – va ricordato, e lo ha fatto per ultima l’Electronic Frontier
Foundation – che non hanno la minima giustificazione sul piano dei costi di
produzione, diciamo così: visto che, solo per dirne una, la valutazione degli
studiosi, necessaria prima di ogni eventuale pubblicazione, avviene quasi
sempre a titolo gratuito. Almeno negli States. Prezzi proibitivi, si diceva. Al
punto che qualche tempo fa, l’università di Harvard – che ha un bilancio di 35
milioni di dollari – se ne uscì con un comunicato che sapeva di avvertenza: i
costi dei contratti con le case editrici scientifiche per noi stanno diventando
insostenibili. (F: S. Bocconetti, il manifesto 07.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>COME VERIFICARE LA QUALITÀ DEL PROCESSO DI SELEZIONE SEGUITO DA UNA
RIVISTA</b> <b>PRESENTE NELLE LISTE VALIDE PER
L’ABILITAZION SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Un metodo per verificare la
qualità del processo di selezione seguito da una rivista consiste nell’inviare
un paper deliberatamente farcito di errori grossolani e di verificare poi se il
paper viene pubblicato. Il metodo è già stato sperimentato da diversi ricercatori.
Uno di questi ricercatori è un certo Bradley Allf, il quale ha raccontato la
sua esperienza sul sito Undark, e l’autore (D. Drago) di questo articolo
pubblicato su Roars la evidenzia come segue.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il buon Allf ha spedito un
“fake-article” alla rivista “<i>US-China
Education Review A</i>”. L’articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2020 ed è
tuttora liberamente accessibile sul sito della rivista (ultimo accesso:
10/6/2021). Oltre che dallo stesso Allf, l’articolo risulta firmato anche da
Jesse B. Pinkman e da Walter H. White. Pinkman e White sono due personaggi
della serie televisiva “Breaking Bad”. Pare sia una serie abbastanza famosa,
sebbene io non abbia mai visto una puntata. Quindi anche io avrei potuto non
accorgermi che i nomi degli autori erano sospetti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L’articolo è costellato da
affermazioni surreali. Per esempio, a pag. 159 il malcapitato lettore apprende
che la craniotomia, eseguita sugli studenti, è uno degli strumenti utilizzati
nella ricerca svolta da Allf e soci (inesistenti) per verificare l’efficacia
dei nuovi metodi di insegnamento. A pag. 160 si legge che la città di
Albuquerque (New Mexico) si trova nell’Arcipelago delle Galapagos e che
anticamente il New Mexico confinava con le Galapagos. <span lang="EN-GB">Rimarchevole anche
la seguente affermazione a pag. 162: “Although we did not record the cloacal
temperature for the participants involved in the study, we are confident that
it had a minimal effect on the data” (sic!).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Penso non serva aggiungere
altro, gli interessati possono approfondire personalmente. Eviterei di farvi
perdere tempo con sciocchezze di questo genere, se non fosse per il fatto che <i>US-China Education Review</i> <i>A</i> è presente nelle liste valide per
l’ASN delle aree 13 e 14.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In un commento all’articolo F.
Belardo riferisce che pare che la “rivista” <i>US-China
Education Review A</i> abbia ritirato il contributo, senza lasciare alcuna
traccia dello stesso. Chi lo volesse leggere, lo può comunque trovare qui:
<a href="https://tinyurl.com/2eh23sd8">https://tinyurl.com/2eh23sd8</a>.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">(F: D. Drago, Roars 07.07.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>NEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E
RESILIENZA LA RICERCA È ALL’INTERNO DELLA “QUARTA MISSIONE”, INSIEME
ALL’ISTRUZIONE, SOTTO IL TITOLO “DALLA RICERCA ALL’IMPRESA”. IL PIANO ITALIANO
È DA DUE A CINQUE VOLTE QUELLO DEGLI ALTRI GRANDI PAESI EUROPEI.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Come ricorda Irene Tinagli in una nota su “ItalianiEuropei”, il
dibattito pubblico sull’adeguatezza della governance economica europea la
accompagna dal suo avvio, che risale al Trattato di Maastricht del 1992 e al
Patto di stabilità e crescita del 1997. Next Generation EU, del luglio 2020,
rappresenta perciò una novità: di strumento, di contenuti, di procedure e di
modalità di finanziamento, affidata a regole, valutazioni e controlli. Una
novità complessa e articolata, difficilmente assimilabile con poche frasi ad effetto.
Tanto più se la banalizzazione che ne viene fatta, relativamente al suo
strumento più rilevante, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), è
quella di un “serbatoio di risorse da spendere”. Nel Piano la ricerca trova
posto all’interno della “quarta missione”, insieme all’Istruzione, sotto il
titolo “Dalla ricerca all’impresa” che già indica l’obiettivo e prefigura i
percorsi. Complessivamente oltre 11 miliardi di solo PNRR sui cinque anni,
integrati da circa 1.5 di ReactEU e Fondo complementare. Quasi 13 miliardi,
quindi, su una capienza complessiva di oltre 235. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">In termini di risorse, e includendo i fondi ReactEU, il piano tedesco è
pari a circa 28 miliardi, quello francese 41, collocandoli però come parte del
piano di investimenti per complessivi 100 miliardi, approvato a settembre 2020,
sotto il titolo “France Relance”, mentre quello spagnolo (l’altro grande paese
beneficiario dei maggiori finanziamenti europei) è relativo ai soli circa 70
miliardi di sovvenzioni, avendo per il momento rinunciato a richiedere i
prestiti. Al netto del Fondo complementare (basato su risorse nazionali) il
piano italiano è relativo a circa 140 miliardi, ovvero da due a cinque volte
quello degli altri grandi paesi europei. (F: Flc Cgil 23.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PNRR. NECESSITÀ DI INTERVENTI
AGGIUNTIVI STRUTTURALI SUI MEZZI DI BILANCIO PER LA RICERCA DI BASE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Un ambito decisivo di intervento del PNRR in una società della
conoscenza, come oggi si dice, e cioè quello dedicato a università, ricerca e
impresa, a una prima scorsa appare certamente bisognoso di interventi
aggiuntivi strutturali sui mezzi di bilancio propri del Paese, nel prossimo
quinquennio, se si vuole portare l’università italiana ad agganciare sulla
quota del Pil a sua disposizione almeno la Francia, se non l’irraggiungibile
Germania; i paesi a noi più coerenti in termini di ambizione di sistema in
Europa.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il “piano Amaldi”, di cui molto si è discusso in questi mesi, che
individuava credibilmente un fabbisogno a regime di 15 miliardi all’anno da qui
a un quinquennio se si voleva agganciare la Francia per il finanziamento
strutturale della formazione superiore in Italia, e più determinatamente con
due terzi di questo fabbisogno orientati alla ricerca di base e un terzo a
quella applicata, non pare essere “atterrato” nelle pagine del PNRR. Non solo
nella quantità degli impegni previsti, ma più ancora della qualità degli
stessi, sostanzialmente orientati alla ricerca applicata, evidentemente
ritenuta congiunturalmente più urgente per far ripartire, “riprendere”, il sistema
Italia. Degli 11,44 Ml previsti, 4,53 Ml sono direttamente vocati al “sostegno
ai processi di innovazione trasferimento tecnologico” e al “potenziamento delle
condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione”. Il sostegno alla
ricerca di base è diluito nei 6,91 Ml imputati al “rafforzamento della ricerca
e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta
in sinergia tra università e imprese”, e il grosso di questa misura nel senso
della ricerca di base probabilmente troverà espressione nei 2,4 Ml appostati
per il Programma Nazionale Ricerca e i Progetti di Ricerca di Significativo
Interesse Nazionale. Insomma non molto, se non poco, per un’idea di
Università&Ricerca che ne custodisca la dimensione “formativa” e “critica”
e di libera ricerca orientata alla curiosità, per tradurre dall’inglese. Che
come sanno gli addetti ai lavori, o almeno quelli che ancora ci credono, non è
agostinianamente una vana curiositas dispersiva di risorse, ma il vero motore,
come campeggia sul frontone della mia università, la Federico II, «Ad
scientiarum haustum et seminarium doctrinarum», ovvero «alla fonte delle
scienze e al vivaio dei saperi». (F: E. Mazzarella, Roars 27.05.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PNRR E RICERCA. TRE LE CRITICITÀ
PRINCIPALI SECONDO FLC CGIL<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">1. La ricerca sembra sempre più piegata alle esigenze dei privati in
un’ottica R&S (anche piuttosto semplicistica). 2. La ricerca di base è
marginale in tutto il progetto. 3. Il sottofinanziamento dei fondi ordinari di
Università e EPR rimane pressoché immutato. 4. Le assunzioni dei ricercatori
sono o legate alle dinamiche imposte dalle imprese o con contratti a termine
legati a specifici progetti. Pochissime risorse sono specificatamente indicate
per le assunzioni. 5. Permane un’estrema esiguità delle risorse indirizzate al
diritto allo studio universitario, considerato il divario rispetto al contesto
internazionale con le tasse tra le più alte e il numero di laureati tra i più
bassi. (F: Flc Cgil 24.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PIANO NAZIONALE DELLE RICERCHE -
PNR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pone al governo del
nostro Paese, e ai suoi molteplici gangli amministrativi, numerosi
interrogativi sulla reale capacità di progettazione e di esecuzione, nei tempi
previsti, di attività progettuali in grado di produrre impatti rilevanti e
durevoli. Proprio per evitare di concentrarsi solo sui fondi messi a
disposizione dal Piano e con l’obiettivo di impostare una crescita sistemica e
duratura, la lettura del PNRR non può e non deve prescindere quindi dallo
studio del PNR 2021-2027 (Piano Nazionale delle Ricerche), approvato al CIPE il
15 dicembre 2020. Il PNR, infatti, è il documento che orienta le politiche
della Ricerca in Italia anche con riferimento al raggiungimento dei Sustainable
Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 e ispirandosi alla recente Annual
Sustainable Growth Strategy della Commissione Europea e allo European Green
Deal.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Sei sono i grandi ambiti di Ricerca e innovazione individuati nel PNR:
Salute; Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società
dell’inclusione; Sicurezza per i sistemi sociali; Informatica, industria,
aerospazio; Clima, energia, mobilità sostenibile; Tecnologie sostenibili,
agroalimentare, risorse naturali e ambientali. I sei grandi ambiti hanno dato
origine a ben ventotto diverse aree di intervento, ciascuna declinata da uno
specifico gruppo di lavoro costituito da esperti provenienti dal mondo
dell’Università e degli Enti pubblici di ricerca, e dettagliata in
articolazioni di ricerca. Il risultato ottenuto permette, quindi, di
identificare con precisione specifici domini di importanza cruciale per il
Paese, si pensi ad esempio a quelli della Cybersecurity, della Transizione
Digitale, dell’Artificial Intelligence, delle Quantum Technologies, solo per
citarne alcuni. (F: G. Pirlo, Agenda
Digitale 01.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PROCEDURA DI VALUTAZIONE DEI
PROGETTI DI RICERCA PER L’EMERGENZA COVID. RITARDI E MANCATA TRASPARENZA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">ROARS – anche per rispondere alle sollecitazioni dei suoi lettori – ha
seguito da vicino le vicende della procedura per la presentazione di proposte
progettuali di ricerca a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca
(FISR), con la quale il MUR il 27 maggio 2020 si era affrettato a finanziare
“proposte di particolare rilevanza strategica, finalizzate ad affrontare le
nuove esigenze e questioni sollevate dalla diffusione del virus SARS-Cov-2 e
dell’infezione Covid-19”. I fondi pubblici messi a disposizione per finanziare
l’iniziativa risultavano inferiori a quanto investito in iniziative similari
portate celermente a termine da altri Paesi europei. Ma si trattava pur sempre
di 21 milioni di euro, destinati secondo il bando a finanziare idee di ricerca
raggruppate in tre macroaree: Life Sciences, Physics and Engineering, Social
Sciences and Humanities. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Le tempistiche concesse ai ricercatori per confezionare le loro
proposte erano assai strette, perché il bando stabiliva che l’inoltro delle
proposte progettuali avrebbe dovuto avvenire entro il 27 giugno 2020,
concedendo quindi solo 30 giorni dalla pubblicazione dell’avviso per mettere a
punto l’idea di ricerca. Ma nemmeno l’opulenta dotazione di risorse finanziarie
messe in campo dal MUR per concludere la selezione di progetti di ricerca
finanziabili con l’urgenza scandita dalla pandemia in atto ha potuto scuotere
il mesto incedere della burocrazia ministeriale di viale Trastevere.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">A nulla sono valsi (ma nessuno, per la verità, si era illuso di sortire
effetti) i pubblici richiami alla necessità di procedere in modo spedito alla
definizione della procedura di selezione che ROARS ha lanciato ai primi di
settembre 2020, alla fine di ottobre 2020, a fine gennaio 2021 e infine a metà
marzo 2021. Il 14 maggio 2021 è comparso sul sito del MUR il decreto
direttoriale firmato il 30 aprile 2021 dal direttore generale del MUR. Da questo
decreto del capo della burocrazia ministeriale universitaria si apprende: che
il panel è stato nominato dal MUR con Decreto Ministeriale n. 655 del 18
settembre 2020, registrato dall’U.C.B. il 28 settembre 2020 con il n. 585 e
dalla Corte dei conti il 8 ottobre 2020 n.1977; che però il panel (forse per
tentare di guadagnare tempo prezioso) ha tenuto la riunione di insediamento
ancor prima che fosse emanato il decreto ministeriale del 18 settembre, già il
16 settembre, per poi riunirsi il 22 ottobre 2020 e giungere finalmente a
redigere il verbale finale sulle valutazioni operate il 23 marzo 2021. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">A quanto è dato sapere, al termine di questo lungo processo di
valutazione, prolungatosi facendosi beffe dei termini urgenti che lo stesso
Ministero si era imposto di seguire redigendo il bando, i proponenti dei
progetti che non sono stati ritenuti finanziabili non hanno ricevuto alcuna
comunicazione ufficiale in merito all’esito negativo della valutazione, né
hanno ricevuto, tramite il portale MUR attraverso cui si sottopongono le
proposte, copia delle valutazioni ricevute dai panel con l’ausilio dei tre
esperti di settore che ciascun trio di panelisti (tutti rimasti anonimi anche
al termine della procedura) avrebbe dovuto interpellare per valutare nel merito
le proposte esaminate. (F: Red.ne Roars 03.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>ISTITUITO IL COMITATO NAZIONALE
PER LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA (CNVR)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">DL 31.05.21 n. 77 Art. 64*, c. 1. Al fine di promuovere la qualità
della ricerca e assicurare il buon funzionamento delle procedure di
valutazione, è istituito il Comitato nazionale per la valutazione della ricerca
(CNVR) composto da 15 studiosi, italiani o stranieri di elevata qualificazione
scientifica internazionale, appartenenti a una pluralità di aree disciplinari,
nominati con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, tra i quali
dieci componenti sono scelti dal Ministro dell'università e della ricerca nel
rispetto del principio della parità di genere e gli altri cinque sono
designati, uno ciascuno, dal presidente del Consiglio direttivo dell'ANVUR,
dalla Conferenza dei rettori delle università italiane, dalla Consulta dei
presidenti degli enti pubblici di ricerca, dal presidente dell’European
Research Council e dal presidente dell’European Science Foundation. Il Comitato
è regolarmente costituito con almeno dieci componenti. (F: <a href="https://www.money.it/IMG/pdf/pdf_3_-2.pdf">pdf_3_-2.pdf -money.it</a>-
31.05.21).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LA RICERCA HA BISOGNO DI
VALUTATORI ESPERTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR),
per essere efficaci per la gestione dei denari pubblici, sarebbe utile
prevedere una struttura che permetta l'effettiva applicazione delle migliori
prassi di valutazione e selezione della ricerca. Non è sufficiente il ricorso
al contributo di valutatori esperti per attuare un sistema di qualità per la
valutazione Serve un ufficio in cui operino professionisti con competenze
specifiche per lo svolgimento di questo lavoro che mettano gli esperti nella
condizione di dare al meglio il proprio contributo e garantiscano la
correttezza e la trasparenza del processo di selezione. (F: F. Pasinelli, Corr.
Econ. 28.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>VALUTAZIONE AL RISPARMIO E OPACA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La scelta esercitabile in via
telematica prevedeva che l’avente diritto a rientrare nelle liste dei valutatori
cui i GEV avrebbero potuto chiedere di valutare i prodotti della VQR, si
dichiarasse pronto a valutare fino a 50 prodotti in modo completamente
gratuito, oppure acconsentisse a farlo solo in cambio di (una non meglio
specificata) retribuzione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Quel che conta in questo
processo di valutazione al risparmio, che pretende di valutare l’eccellenza a
costo zero, è consentire ai capi della burocrazia anvuriana di farsi belli,
mostrando che la costosa macchina della valutazione sa risparmiare su quanto non
dovrebbe essere oggetto di risparmio, facendolo proprio sul fondamentale atto
tecnico della valutazione. Proprio dove un’adeguata retribuzione servirebbe
anche a garantire la qualità e la serietà delle valutazioni operate, e dove un
meccanismo come quello escogitato nei fatti da ANVUR (chiedere formalmente al
futuro valutatore se è disposto a valutare dietro compenso, o non, e poi nei
fatti affidare la valutazione solo agli esperti dichiaratisi disposti a
valutare gratis fino a 50 prodotti di ricerca, così mettendo in scena un
ridicolo gioco delle tre carte) si commenta da solo. Rispecchiando fedelmente
la serietà dell’intero processo di valutazione sulla cui base continueranno ad
essere distribuite in Italia le eccellenti prebende dei dipartimenti dei “migliori”.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Inoltre in nome di una
regoletta inserita in un D.P.R. del 2011 si continua a stendere un velo
istituzionalmente (im)pietoso sull’operato delle commissioni di valutazione
allo scoccare dei 4 mesi dalla prima pubblicazione dei giudizi. Valutare come
si dovrebbe la qualità della ricerca costa tempo e fatica e non può non avere
un costo. E chi valuta con scrupolo e rigore, terminato il suo lavoro, dovrebbe
potersi dire orgoglioso che il frutto del suo impegno, svolto in scienza e
coscienza, sia reso conoscibile alla comunità scientifica (pur se col filtro
dell’anonimato). (F: Red.ne Roars 28.06.21 e 05.07.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>RIUSCIRE A MODIFICARE I GENI
DIRETTAMENTE NEL CORPO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Modifica dei geni. Studio storico: la convergenza mRna e Crispr in vivo
funziona. I risultati pubblicati sul New England Joumal of Medicine mostrano
per la prima volta che la terapia iniettata direttamente nel corpo cura una
malattia ereditaria. E apre le speranze per un utilizzo più ampio. Un traguardo
che si attendeva da quando Crispr/Cas9 è stato scoperto (e che è valso il
Premio Nobel alle ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna).
Riuscire a modificare i geni direttamente nel corpo apre la porta al
trattamento di una gamma ben più ampia di malattie. E ora uno studio, pubblicato
sul New England Joumal of Medicine, dimostra per la prima volta che ciò è
possibile. <span lang="EN-GB">(F: F.C. Sole 01.07.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>IL POTERE ANTIBATTERICO DELLA
PENICILLINA SCOPERTO DA UN ITALIANO 33 ANNI PRIMA DI FLEMING<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il medico molisano Vincenzo Tiberio «in un articolo del 1895 scrive che
alcune delle muffe - tra cui il <i>Penicillium
glaucum</i> - producono molecole in grado di inibire lo sviluppo dei batteri:
di fatto scopre il potere antibatterico della penicillina 33 anni prima di
Alexander Fleming». E’ una delle storie raccontate nel libro “Geni nell'ombra:
storia di grandi menti alle quali è stata soffiata l'idea” (Codice) delle
giornaliste Milly Barba e Debora Serra. (F: Rep Venerdì luglio 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DA RICERCATORI DEL MICHIGAN UN
NUOVO METODO PER INDIVIDUARE LE MICROPLASTICHE OCEANICHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Ricercatori dell'università del Michigan, grazie al sistema satellitare
di navigazione globale Cyclone, o CYGNSS, hanno sviluppato un nuovo metodo per
individuare le microplastiche oceaniche in tutto il mondo e tracciare i loro
spostamenti nel tempo, fornendo una cronologia giorno per giorno di dove
entrano nell'acqua, come si muovono e dove tendono ad accumularsi. Il lavoro
svolto è stato recentemente pubblicato su <i>IEEE
Transactions on Geoscience and Remote Sensing.</i> Si stima che circa 8 milioni
di tonnellate di rifiuti di plastica entrino nell'oceano ogni anno. (F:
redgreen.website giugno 2021)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CENTRO RICERCHE ENRICO FERMI - CREF<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Alla fine
del 2019 il Museo storico della fisica e Centro studi e ricerche “Enrico Fermi”
(CREF) è finalmente entrato in possesso dello storico complesso monumentale di
via Panisperna, totalmente restaurato, come sede definitiva per le proprie
attività. L’idea che ha spinto l’istituzione del Museo storico della fisica e
Centro studi e ricerche Enrico Fermi (Centro Ricerche Enrico Fermi - CREF) è
stata quella di riportare la famosa ‘palazzina’ di Via Panisperna ad un
utilizzo scientifico che onorasse la memoria di Enrico Fermi e del suo gruppo
dei “ragazzi di via Panisperna” che, con le loro fondamentali scoperte, hanno dato
un contributo cruciale alla fisica moderna. (F: cref.it agosto 2021)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>IL FALLIMENTO DEL PIÙ PROFONDO E
MEDITATO TENTATIVO RIFORMATORE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO NELL’ETÀ
REPUBBLICANA, IL D.D.L. 2314<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Su Il Mulino (23.06.21) un articolo di Andrea Mariuzzo ricorda il
d.d.l. 2314 che fu presentato dal ministro Luigi Gui nel 1965 e mai approvato
fino alla fine della IV Legislatura nella primavera del 1968. Ad affossarlo era
stata la radicalizzazione del conflitto studentesco allora montante, ma aveva
ampie responsabilità anche l’atteggiamento di chiusura conservatrice di gran
parte del corpo professorale. Era stato soprattutto questo a deludere chi, come
Paolo Prodi ed esponenti e pensatori della cultura cattolica riformatrice e
democratica a cui Prodi si rifaceva, si era impegnato per anni sul tema del
rinnovamento degli alti studi in Italia con incontri, pubblicazioni, e lavoro a
volte dietro le quinte, a volte in prima persona nelle commissioni attivate dal
Parlamento. L’articolista ricorda anche la provocazione di Prodi (un annuncio
economico in forma anonima, apparso su «Il Giorno» il 12 gennaio del 1969 e
destinato a scatenare polemiche) che intendeva rappresentare questo stato
d’animo. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Da un lato, essa era la presa di distanze da un modo di intendere la
professione accademica come un universo separato dal resto della società,
impenetrabile alle sollecitazioni di un mondo in continuo e rapido sviluppo.
Dall’altro, costituiva la rivendicazione del ruolo positivo che l’intellettuale
di professione, educato al tradizionale rigore della comunità degli studi
universitari, poteva svolgere in una società in cui la sua figura non possedeva
più il monopolio delle conoscenze specialistiche, ma era ancora in grado di
produrle, maneggiarle e diffonderle. L’esigenza di una discontinuità nel modo
di intendere la vita accademica nella complessa società contemporanea, insomma,
non era separata dalla necessità di ribadire le ragioni che avevano condotto
l’università a diventare, nel mondo occidentale, il luogo che custodiva,
selezionava e certificava il sapere critico. (F: A. Mariuzzo, Il Mulino
23.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>CORTE DEI CONTI. COMUNICATO
STAMPA N. 34 DEL 26/05/2021. IL REFERTO SUL SISTEMA UNIVERSITARIO.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La spesa per gli studi terziari, caratterizzata da tasse d’iscrizione
più elevate rispetto a molti altri Paesi europei, grava quasi per intero sulle
famiglie, vista la carenza delle forme di esonero dalle tasse o di prestiti o,
comunque, di aiuto economico per gli studenti meritevoli meno abbienti. Il
referto evidenzia, inoltre, profili di criticità nell’ambito della ricerca
scientifica in Italia con particolare attenzione a quella del settore
università:“nel periodo 2016-2019 l’investimento pubblico nella ricerca appare
ancora sotto la media europea”, mentre le attività di programmazione,
finanziamento ed esecuzione delle ricerche si caratterizzano “per la
complessità delle procedure seguite, la duplicazione di organismi di supporto,
nonché per una non sufficiente chiarezza sui criteri di nomina dei
rappresentanti accademici in seno ai suddetti organismi. Risultano, poi, ancora
poco sviluppati i programmi di istruzione e formazione professionale, le lauree
professionalizzanti in edilizia e ambiente, energia e trasporti, ingegneria, e
mancano i laureati in discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e
matematica) e questo incide negativamente sul tasso di occupazione. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Per quanto riguarda la collaborazione tra università e settore
produttivo privato, invece, appare positivo il ruolo svolto da uffici per il
trasferimento tecnologico e imprese spin off, con un notevole incremento della
spesa per la protezione della proprietà intellettuale, più che raddoppiata nel
quadriennio 2016-2019, come è quasi raddoppiato il numero dei brevetti concessi
riconducibile alle attività di ricerca delle università italiane. (F: Red.ne
Roars 31.05.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>DUE DISTINTI APPARATI PER LA
FORMAZIONE SUPERIORE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Con la revisione degli ordinamenti didattici si avvia una scommessa.
Può dar vita a ritocchi marginali dell’impianto attuale o proporre
un’istituzione dal volto nuovo. L’attuale abbozzo non consente di fare
previsioni. Il PNRR è consapevole che la complessità richiede conoscenze ampie
nei primi anni, salvo ritornare alla specializzazione nelle lauree magistrali o
nei dottorati. Una dicotomia nell’ambito di un unitario percorso di studio che
potrebbe alterarne la linearità. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Se si ritiene di adeguare l’alta formazione alle esigenze del mercato,
anche attraverso il connubio con gli istituti tecnici superiori e le imprese,
sarebbe più semplice riconoscere che il concetto di ‘Universitas’ va consegnato
alla storia e che la complessità richiede oggi <i>due distinti apparati</i> per la formazione superiore. <i>Uno orientato al mercato, l’altro per
coltivare il patrimonio culturale costitutivo dei nostri valori. <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La separazione consentirebbe chiarezza di obiettivi per ciascuna
entità. Consentirebbe anche di selezionare la docenza con vocazione appropriata
all’una o all’altra finalità. Il docente universitario segue un ‘cursus
honorum’ lontano da esperienze professionali. Non gli si può chiedere che dalla
teoria passi alla pratica senza colpo ferire. Non è un caso se i tentativi
fatti in questa direzione, fin da anni lontani, hanno avuto esiti fallimentari.
Emblematica l’introduzione dei diplomi professionalizzanti, voluti da Ruberti
negli anni ’80 e presto abbandonati per il deludente risultato. Il progetto si
propone di consentire flessibilità nella progettazione dei corsi. Se
l’obiettivo è rafforzare le competenze multidisciplinari, la loro
organizzazione dovrebbe scaturire da ben più ampia riflessione. È un capitolo
determinante per rimuovere le incrostazioni che riducono l’attrattiva
dell’Università. (F: Flc Cgil 23.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>IL MODELLO DI SISTEMA
D’ISTRUZIONE SUPERIORE NEL PNRR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Dal PNRR emerge un modello di sistema d’istruzione superiore
sostanzialmente funzionale a un recupero di ritardi nei confronti di altri
sistemi «competitori» sul piano economico.
Questa parziale prospettiva non sembra tener abbastanza conto, nelle
«voci di spesa», dei mutamenti richiesti alle università dall’emergere di tutta
una serie di problemi sociali ed economici tradizionalmente non considerati
compiti istituzionali dalle università. È questa, infatti, una delle tendenze
che caratterizzano le trasformazioni in atto nei sistemi di formazione
superiore. L’apertura alle nuove figure professionali, come si è visto, si
esprime nel Piano attraverso l’accentuazione della rilevanza degli Istituti
tecnici superiori. E tuttavia, un’altra apertura delle università che è sempre
più richiesta riguarda la collaborazione diretta alla soluzione di problemi
sociali, economici e culturali, propri ai territori circostanti, ma sovente
collegati alle trasformazioni delle condizioni di vita della società globale.
Questa nuova dimensione richiede profondi ripensamenti sia nell’organizzazione
degli atenei, sia nelle attività al loro interno, con i conseguenti riflessi sulle
diverse figure del mondo accademico. (F: R. Moscati, Il Mulino 13.08.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LA COSIDETTA TRASFORMAZIONE DELL’UNIVERSITÀ IN SENSO NEOLIBERALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Redazione ROARS ha
ripubblicato il testo dell’intervento di Virginia Magnaghi, Valeria Spacciante
e Valeria Grossi, rappresentanti di allieve e allievi della classe di Lettere,
tenuto durante la cerimonia di consegna dei diplomi alla Normale di Pisa. Si
riporta una parte del testo dove le diplomate chiariscono che cosa intendono
per “processo di trasformazione dell’università in senso neoliberale”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">“Crediamo che sia oggi
necessario cominciare descrivendo il contesto lavorativo, sociale e culturale
in cui gran parte di noi è ormai inserita, contesto che negli ultimi 13 anni è
stato investito da cambiamenti profondi. Questi cambiamenti, crediamo, la
Scuola Normale non li ha semplicemente subiti, ma ha purtroppo contribuito a
legittimarli. In termini generali, ci riferiamo al processo di trasformazione
dell’università in senso neoliberale. Con questa espressione intendiamo
un’università-azienda in cui l’indirizzo della ricerca scientifica segue la
logica del profitto, in cui la divisione del lavoro scientifico è orientata a
una produzione standardizzata, misurata in termini puramente quantitativi.
Un’università in cui lo sfruttamento della forza-lavoro si esprime attraverso
la precarizzazione sistemica e crescente; in cui le disuguaglianze sono
inasprite da un sistema concorrenziale che premia i più forti e punisce i più
deboli, aumentando i divari sociali e territoriali. Questa, che è una tendenza
internazionale, si declina in Italia in maniera particolarmente violenta,
accompagnandosi al drastico ridimensionamento dell’università pubblica.” (F:
Red.ne Roars 26.07.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">STUDENTI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE IMMATRICOLAZIONI
ALL'UNIVERSITÀ IN PIENA PANDEMIA SONO CRESCIUTE DEL 4,4 PER CENTO.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Sono sette stagioni, ormai, che i neoiscritti aumentano e il tasso di
immatricolazione dei diciannovenni è tornato a quota 56,8 per cento, che poi è
quello registrato tra il 2004 e il 2006, undici punti sopra il minimo del
2012-13. L'aspetto confortante, che si era già avvistato ma adesso il Censis lo
mostra con la forza delle serie storiche, è che la crisi del 2008 è ormai cosa
lontana. Aveva lasciato cicatrici anche sul sistema accademico. Soprattutto,
qui non si è sentita la crisi della pandemia universale: la chiusura temporanea
delle frontiere e la paura dei trasferimenti hanno agevolato l'iscrizione
all'ateneo più vicino (e comunque nazionale). E l'università italiana osserva
crescere la sua capacità attrattiva su chi oggi ha 19 anni e sta uscendo
dall'ultimo ciclo scolastico. La classifica CENSIS, da vent'anni disponibile,
dice che, anche grazie alle misure di welfare avviate sotto il Governo Conte e
il Ministero Manfredi, le iscrizioni al primo anno accademico nella stagione
appena conclusa - un 2020-2021 vissuto in piena pandemia - sono cresciute del
4,4 per cento. Scongiurata la paura del 2020-2021 pandemico: il tasso di
iscrizione (56,8 per cento) torna ai livelli di inizio millennio. Bologna,
Padova e Sapienza le prime tra i mega atenei. Nei grandi guida Perugia ed
exploit di Salerno. Trento (medi), Camerino (piccoli) e Bolzano (non statali)
hanno il punteggio più alto. La scelta universitaria è sempre più delle giovani
donne. Nel 2020, a fronte di un tasso di immatricolazione maschile pari al 48,5
per cento, quello femminile è stato del 65,7 per cento. Le iscritte sono di più
e crescono di più. Sotto il profilo territoriale, le matricole sono aumentate
soprattutto nelle regioni del Centro (+7,7 per cento) e del Sud (+5 per cento).
Nel Nord-Ovest la crescita è del 2 per cento. La maggioranza dei neoiscritti
(34%) è nell'area economica-giuridica-sociale, il 29.9% in un corso STEM, il
19,8% in area artistica-letteraria-insegnamento, idem a Medicina, il 16,3% ad
Agraria o Veterinaria. (F: C. Zunino, La
Repubblica 17.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>GLI STUDENTI CONTINUANO A
RITARDARE IL MOMENTO DELLA SCELTA UNIVERSITARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">A dirlo è un’indagine che il Consorzio interuniversitario Cisia ha
realizzato su una platea di 100mila partecipanti a un Tolc nel 2020 e che sarà
presentata integralmente a ottobre. Da una sintesi realizzata ad hoc per Il
Sole 24 Ore del Lunedì emerge che il 73% del campione ha deciso il corso di
studi solo in quinta superiore o addirittura dopo la maturità. E più di uno su
quattro (il 28%) ha confessato di averlo fatto solo all’ultimo momento utile.
Numeri più che sufficienti, in un Paese che abbina il penultimo posto europeo
per laureati nella fascia 30-34anni a un tasso di abbandoni universitari ancora
a due cifre, a riaccendere i fari sul tema dell’orientamento. In attesa della
riforma e dei fondi aggiuntivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e
resilienza (PNRR). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Un altro campanello d’allarme suona se si passa a scandagliare chi sono
stati i loro principali “influencer” quando si è trattato di individuare la
facoltà giusta. In testa troviamo infatti i genitori (per la verità, più le
madri che i padri), davanti agli amici. E solo in terza posizione, con il 18%,
arrivano i docenti delle scuole. Una quota che sale al 33% se c’è di mezzo
l’iscrizione a un corso Stem. Non può sorprendere, quindi, che il 12% degli
interpellati, alla fine del primo semestre, sia già deluso della propria
decisione. Tanto più che saliamo al 25% se restringiamo l’analisi agli studenti
rimasti fuori da una graduatoria a numero chiuso e al 28% se ci limitiamo a
esaminare chi avrebbe voluto iscriversi a un corso diverso ma non lo ha fatto.
(F: E. Bruno ,IlSole24Ore 22.07.21</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>GIOVANI LAUREATI, RICERCATORI,
FINANZIAMENTI, RICERCA I TEMI PRINCIPALI DI UNA CONVERSAZIONE CON MARIA
CRISTINA MESSA,</b> <b>MINISTRA
DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Cristiana Pulcinelli su scienzainrete pubblica una conversazione con la
ministra Messa che tocca vari argomenti. Si riportano di seguito alcuni punti
rilevanti evidenziati dalla ministra. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Intanto in premessa la ministra ha annunciato alcuni provvedimenti che
si concretizzeranno presto: una accelerazione della carriera per i ricercatori,
la parificazione dei percorsi in università ed enti di ricerca, l’accorpamento
di esame di laurea e abilitazione per alcune professioni - oltre ai medici,
veterinari, psicologi, farmacisti e odontoiatri, ma anche fisici, chimici,
biologi.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Tra i problemi più urgenti sul tavolo della ministra c’è quello di
aumentare la quota di <b><i>giovani laureati</i></b> nel nostro paese.
In effetti, l’ultima indagine di Eurostat sull’istruzione universitaria ha
rivelato che l’Italia è penultima tra i 27 paesi membri dell’Unione Europea per
percentuale di cittadini tra 25 e 34 anni con un diploma di studio universitario:
solo il 29%. Peggio di noi ha fatto solo la Romania, con il 27%, mentre
Lussemburgo, Irlanda, Cipro, Lituania e Paesi Bassi hanno già superato
l’obiettivo che l’Unione si è prefissata per il 2030, con più del 45% di
laureati nella fascia di età 25-34 anni. «Per aumentare il numero di laureati è
necessario sia accompagnare più giovani a iscriversi all’università sia
incidere sul tasso di abbandono», spiega Messa, «dobbiamo investire in borse di
studio perché non ci siano più meritevoli senza mezzi che non possono essere
sostenuti a causa della mancanza di risorse, sostenere la realizzazione e
l’ammodernamento di campus e alloggi affinché l’università non sia solo lezioni
in aula ma sempre di più esperienza di vita».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Anche in base ai dati sui <b><i>ricercatori</i></b> siamo nelle retrovie, se
paragonati a paesi simili al nostro. Secondo i dati OCSE, in Italia ci sono 6
ricercatori ogni mille occupati. In Francia sono 10,9, in .Germania 9,7, nel
Regno Unito 9,4 e in Spagna 7,1. Inoltre, i nostri ricercatori sono più anziani
rispetto a quelli degli altri Paesi. Secondo la ministra Messa su questo punto
sarà cruciale il disegno di legge 2285, ora in discussione al Senato dopo
essere stato approvato dalla Camera </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Altro nodo cruciale è quello dei <b><i>finanziamenti</i></b>. Sempre secondo i dati
dell’OCSE, mentre l’Italia spende in ricerca e sviluppo poco più dell’1,4% del
suo PIL, in Francia questa percentuale è del 2,2%, in Germania del 3,1% e nel
Regno Unito dell’1,7%. Siamo a livelli inferiori rispetto alla media UE, che si
attesta intorno al 2,2%. Le risorse destinate a università e ricerca nel PNRR
ammontano a circa €15 miliardi.
Gran parte di questi fondi saranno destinati «al rafforzamento della ricerca e
alla diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata
condotta in sinergia tra università e imprese», spiega Messa. «All’interno di
questa voce sono racchiusi investimenti per il Fondo per il Programma Nazionale
Ricerca (PNR) e progetti di Ricerca di Significativo Interesse Nazionale,
finanziamenti per progetti presentati da giovani ricercatori, per partenariati
allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese, per il potenziamento
di strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali” di ricerca e
sviluppo su tecnologie abilitanti, oltre alla creazione e al rafforzamento di
“ecosistemi dell'innovazione”, e di "leader territoriali di ricerca e
sviluppo"». In particolare 1,61 miliardi saranno destinati al
finanziamento di massimo di 15 programmi di ricerca e innovazione nel periodo 2021-2026,
realizzati da partenariati di università, centri di ricerca e imprese in linea
con gli obiettivi del nuovo programma quadro di ricerca europeo Horizon Europe.
</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La Flc Cgl ha osservato che il PNRR si concentra soprattutto sulla <b><i>ricerca
applicata</i></b> e industriale, trascurando la <b><i>ricerca di base</i></b>. Tuttavia
Messa ricorda che i fondi del PNRR sono solo uno degli strumenti di
finanziamento della ricerca universitaria e degli enti pubblici di ricerca:
«Integrando i fondi nazionali con quelli del PNRR struttureremo i PRIN
(Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) con una dotazione annuale di circa
500 milioni per bandi di ricerca, per
giovani ricercatori aggiungiamo 600 milioni del Recovery ai 200 dei fondi
strutturali, inoltre il nuovo Fondo italiano per la scienza è totalmente
destinato alla ricerca fondamentale, con una dotazione di 50 milioni per il
2021 e 150 a partire dal prossimo anno».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">«Inoltre - aggiunge la ministra - si tratta anche di <b><i>valutare
la ricerca</i></b>. Per questo, con il decreto legge “Semplificazioni” è stato
istituito il nuovo Comitato Nazionale per la Valutazione della Ricerca che
prende il posto dell’attuale Comitato nazionale dei garanti per la ricerca, con
una composizione più ampia e un rafforzamento delle competenze».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">(F: C. Pulcinelli, scienzainrete 30.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>IL MITO DELL’ECCELLENZA NELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il mito dell’eccellenza
nell’università si afferma nel momento in cui è necessario legittimare la
diseguaglianza determinata dalle politiche di disinvestimento pubblico, e per
valutare l’eccellenza <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">difficilmente si fa
riferimento alle classifiche internazionali delle università, ricordando
l’arbitrarietà dei criteri con cui esse sono stilate. Sono infatti fondamentali
due fattori: la dotazione economica degli atenei e la loro grandezza in termini
di iscritti e docenti. Le tante piccole e medie università italiane non
potrebbero mai competere e quelle grandi hanno difficoltà anche perché
caratterizzate da una forte missione di tipo “pubblico”. Forse varrebbe la pena
di considerare se l’Università italiana non sia nei primi posti delle
classifiche dei vari ranking non solo a causa delle questioni materiali a cui
si accennava, ma anche in quanto spalmata su un territorio storicamente
policentrico dal punto di vista istituzionale - culturale e costituzionalmente
votato all’innalzamento del livello di istruzione di tutto il corpo sociale,
tanto che se risultano poche le università italiane fra le top 100, molte sono
invece, ad esempio rispetto alle spagnole e francesi, fra le top 500 e le top
1000. Ecco perciò che, se guardiamo
altri dati, l’immagine dell’università italiana cambia radicalmente: scopriamo
cioè che l’Italia è uno dei paesi in cui università e ricerca sono meno
finanziati in Europa e con un maggior rapporto studenti-docenti eppure gli
studiosi sono fra i primi per produttività e circolazione delle loro opere. La
fortuna all’estero dei cervelli in fuga è del resto – a ben vedere – la più
evidente cartina di tornasole del livello medio dell’Università italiana. (F.
S. Cingari, Roars 14.06.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>COPYRIGHT INFRASTRUCTURE,
L’INFRASTRUTTURA PER IL DIRITTO D’AUTORE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">La <i>copyright infrastructure</i> è
l’infrastruttura per il diritto d’autore: realizzarla è un intervento chiave
per il futuro delle industrie culturali e dell’economia. E, a cascata, per la
cultura del Paese. Le attività immateriali sono i pilastri dell’economia
odierna. Lo ricorda, in apertura, il <i>piano
d’azione sulla proprietà intellettuale della Commissione Europea</i> per
sostenere la ripresa e la resilienza dell’UE. Le industrie ad alta intensità di
diritti di proprietà intellettuale attualmente rappresentano quasi il 45% del
PIL europeo e contribuiscono direttamente alla creazione di quasi il 30% di
tutti i posti di lavoro. Tra queste sono comprese le industrie culturali di
vari settori, che poggiano sul diritto d’autore. L’idea alla base della
copyright infrastructure è semplice: far sì che la gestione dei diritti in era
digitale funzioni come Internet. Verrebbe da dire: informazioni e servizi sui
diritti d’autore devono essere raggiungibili “in un click”, se questa
espressione non fosse di per sé riduttiva, in quanto discriminerebbe uno degli
agenti principali in questa partita, le macchine. La tecnologia non deve essere
vista come un qualcosa a esclusivo appannaggio delle Big Tech, ma anche come un
alleato di tutti i creatori e titolari di diritti delle industrie dei
contenuti. La copyright infrastructure diventa così lo strumento (tecnologico)
che supporta sia titolari di diritti sia utilizzatori di contenuti a lavorare
in sicurezza, in un mercato aperto, giusto e sostenibile per tutti. (F: P.
Mazzucchi, Agenda digitale 08.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LA CORSA AL COMPUTER QUANTISTICO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">È dell'università di Innsbruck il primo prototipo di computer
quantistico "compatto", il più piccolo al mondo: due rack da 50 cm e
1,7 metri cubi di volume per una tecnologia che solitamente richiede dai 30 ai
50 metri quadri di spazio. Anche l'Italia è oggi impegnata concretamente nella
corsa ai computer quantistici. Si chiama "Dart Wars" il progetto
triennale sviluppato dai ricercatori dell'università di Milano-Bicocca e
finanziato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con un budget di circa 1
milione di euro. (F: ecostampa luglio)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIBO. I PUNTI DI FORZA
DELL’ATTRAZIONE</b> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il 45,6% dei laureati proviene da fuori regione, quasi il doppio
rispetto alla media nazionale. Anche il numero di laureati con cittadinanza
estera, pari al 6,2% (erano il 5,6% lo scorso anno), è sopra la media nazionale
del 3,9%. Il 67,2% dei laureati chiude gli studi entro i tempi previsti, mentre
la media nazionale è del 58,4%. Altro punto di forza, che emerge dai dati
AlmaLaurea, è il numero di laureati che ha svolto un'esperienza di studio
all'estero: 16% contro una media nazionale dell'11,3%. (F: La Repubblica
01.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>PASSAGGIO GARANTITO TRA ISTITUTI
TECNICI POST DIPLOMA E LAUREE PROFESSIONALIZZANTI IN EMILIA-ROMAGNA</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Passare da un ITS, Istituto tecnico superiore (post diploma), a un
corso di laurea professionalizzante e viceversa, in Emilia-Romagna è possibile
e facile. Grazie al lavoro di coordinamento della Regione e alle sinergie
innescate tra Atenei e ITS, sono scattati gli accordi e le modalità di
passaggio tra i percorsi delle lauree professionalizzanti dell’Università di
Bologna in “Tecnologie dei sistemi informatici” e “Meccatronica” e gli ITS
“Tecnico superiore per lo sviluppo software web e cloud (sede di Cesena)” e
“Meccanica, Meccatronica, Motoristica, Packaging (sedi di Bologna e Rimini)”. E
nuove “passerelle” sono allo studio in altri Atenei regionali.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Obiettivo è garantire il passaggio degli studenti e il riconoscimento
del loro percorso formativo: i ragazzi diplomati agli ITS potranno infatti
iscriversi alle lauree convalidando circa un anno e mezzo di percorso e
viceversa le attività dei corsi di laurea saranno convalidate reciprocamente
dagli ITS coinvolti. La Regione conferma inoltre l’impegno a promuovere
ulteriori sinergie di questo tipo laddove gli obiettivi formativi siano simili
e vi sia una progettazione condivisa dei percorsi. (F: laprimapagina.it
06.06.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>UK. IL LATINO ANCHE NELLA SCUOLA
PUBBLICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il ministro dell'Istruzione G. Williamson ha stanziato 4 milioni di
sterline per un progetto pilota di 4 anni che permetterà a 40 scuole inglesi di
offrire lo studio del latino ai loro iscritti. In questo modo, ha spiegato,
l'apprendimento del latino sarà esteso anche alla scuola pubblica. (F: La
Stampa 27.07.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LIBRI -
RAPPORTI – SAGGI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>I CONTRATTI DI RICERCA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE DOPO IL CASO DIASÒRIN
S.P.A. -</b> <b>FONDAZIONE IRCCS S. MATTEO DI PAVIA: PEDRO,
ADELANTE CON JUICIO</b> ...<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Autore: Paolo De Angelis.
Federalismi, n. 13, 2021, pp. 336-356.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Dalla vicenda giurisdizionale
commentata risulta che la struttura aperta dei contratti di ricerca comporta
che, in generale, non si assiste a una limitazione nella scelta del partner e,
conseguentemente, non essendovi il presupposto della possibile restrizione
della concorrenza, viene meno anche ogni esigenza di tutela della stessa
(ossia, di procedure a evidenza pubblica). Nel commento alla sentenza l’Autore
distingue i casi in cui, in generale, non è necessario ricorrere ai principi
in tema di tutela della concorrenza e ai successivi strumenti di garanzia
(tutte le volte in cui l’attività̀ può essere svolta per altri soggetti alle
stesse o similari condizioni), da quelli in cui tale condizione non
verificandosi, e venendo meno il carattere aperto del contratto, è opportuno
individuare degli strumenti di non troppa complessità che possano essere
utilizzati per rispettare i principi in materia. (Dall'abstract a cura
dell'Autore)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>L’UNIVERSITÀ TRA DIDATTICA
“TRADIZIONALE” ED E-LEARNING: ALLA “RICERCA” DI UNA NORMATIVA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Autore: Maurizio Ricci. Il lavoro nelle pubbliche amministrazioni,
2020, n. 4, pp. 51-65.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Analizzati il principio costituzionale di autonomia universitaria e la
normativa sui doveri didattici dei docenti universitari, nel saggio si pongono
in luce i ritardi nella regolamentazione della disciplina sull’attività̀
didattica a distanza e si suggeriscono alcune soluzioni.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE
COMPARATIVA PER RICERCATORE UNIVERSITARIO: SCORRIMENTO DELLA GRADUATORIA VS.
INDIZIONE DI NUOVO CONCORSO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Autore: Fabio Ratto Trabucco. Il lavoro nelle pubbliche
amministrazioni, 2020, n. 4, pp. 133-143.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">L’A. dato conto dei principi costituzionali che regolano l’accesso
all’impiego pubblico, intende affrontare gli interrogativi che attengono alla
posizione dei ricercatori universitari a tempo determinato, ex art. 24, c. 3,
l. n. 240/2010, cd. riforma Gelmini, vale a dire se sussista l’obbligo d’indire
un nuovo concorso ovvero l’applicazione del principio di scorrimento della
graduatoria già esistente e valida in presenza di vacanza nel relativo settore
scientifico-disciplinare. (Dall'abstract a cura dell'Autore)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">DARK ACADEMIA: HOW UNIVERSITIES DIE <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Autore: Peter Fleming. <span lang="EN-GB">Pluto
Press, maggio 2021.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Un volume che così si
presenta al lettore: “There is a strong link between the neoliberalisation of
higher education over the last 20 years and the psychological hell now endured
by its staff and students. While academia was once thought of as the best job
in the world – one that fosters autonomy, craft, intrinsic job satisfaction and
vocational zeal – you would be hard-pressed to find a lecturer who believes
that now. Peter Fleming delves into this new metrics-obsessed, overly
hierarchical world to bring out the hidden underbelly of the neoliberal
university. He examines commercialisation, mental illness and self-harm, the
rise of managerialism, students as consumers and evaluators, and the
competitive individualism which casts a dark sheen of alienation over
departments. Arguing that time has almost run out to reverse this decline, this
book shows how academics and students need to act now if they are to begin to
fix this broken system”. 'Flerning's
books are sparklingly sardonic and hilariously angry' Guardian. (F: amazon.it)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">OECD DIGITAL EDUCATION OUTLOOK 2021. PUSHING
THE FRONTIERS WITH ARTIFICIAL INTELLIGENCE, BLOCKCHAIN AND ROBOTS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">OECD Publishing,
Paris, <a href="https://doi.org/10.1787/589b283f-en">https://doi.org/10.1787/589b283f-en</a>.
Published on June 08, 2021.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">How might digital
technology and notably smart technologies based on artificial intelligence
(AI), learning analytics, robotics, and others transform education? This book
explores such question. It focuses on how smart technologies currently change
education in the classroom and the management of educational organisations and
systems. The book delves into beneficial uses of smart technologies such as
learning personalisation, supporting students with special learning needs, and
blockchain diploma credentialing. It also considers challenges and areas for
further research. The findings offer pathways for teachers, policy makers, and
educational institutions to digitalise education while optimising equity and inclusivity.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-29723149791390743882021-11-07T18:16:00.004+01:002021-11-07T18:16:53.720+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 2 2021 10.05.2021<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE PROFESSIONALITÀ E L’UNIVERSITÀ DEL FUTURO. INTERVISTA ALLA MINISTRA MESSA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Università italiana è in
grado di preparare i giovani a quelle che l’Ue ha definito le professionalità
del futuro?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Occorre che i percorsi della
formazione superiore soddisfino sempre più adeguatamente il fabbisogno di
competenze espresso, oggi, dal mercato del lavoro. Per questo, ciò che stiamo
facendo è avviare un percorso di cambiamento che parta dall’analisi e
dall’ascolto di ciò che la pubblica amministrazione, le aziende, il settore
produttivo chiedono e prevedono per il futuro. Abbiamo chiesto ai vari
Ministeri competenti, da quello per l’Innovazione tecnologica e la Transizione
Digitale a quello della Transizione ecologica, a quello della Pubblica
amministrazione, le figure di cui avranno bisogno per portare avanti, negli
anni, le politiche che stiamo promuovendo. Da qui partiremo per rivedere anche
l’offerta di corsi universitari. E stiamo dando concretezza ad alcune riforme
avviate nei mesi scorsi e pensate per garantire delle competenze
interdisciplinari e una maggiore flessibilità dei percorsi di studio per quanto
attiene alle attività formative affini o integrative, poiché sempre di più alla
conoscenza tecnica si affianca la necessità di saper gestire, mediare e
risolvere problemi”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Come immagina l’Università del
futuro?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“L’università che ripartirà
dovrà ideare modalità di insegnamento blended, in presenza e a distanza, volta
a formare studenti in modo più completo e agevole per loro. Immagino
un’Università molto attenta nel dare un ambiente che sia compatibile con ciò
che vogliamo oggi, con un’attenzione agli spazi, al verde, al digitale e alla
sostenibilità ambientale. L’Università è pronta a essere vissuta in presenza e
a costruire un modello inclusivo e innovativo che parta dalla trasformazione
digitale ed ecologica. La immagino anche un’Università pronta a interagire
sempre di più con il mondo produttivo, con una spinta alla mobilità e all’internazionalizzazione.
La Covid ci ha mostrato che i confini non esistono; l’Università deve ritrovare
questa sua dimensione che ha sempre avuto, ma che forse ha rischiato di
perdere”.<b> </b>(F:<b> </b>P. Penna, qds.it 27.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIVERSITÀ DIFFAMATA E RIVALUTATA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dopo che il 22 aprile u.s. il
quotidiano <i>la Repubblica</i> ha
pubblicato un articolo dal titolo evocativo, <i>Inchiesta sull’università malata e sulla strage silenziosa del merito</i>,
il 26 aprile u.s. sulla rivista <i>Il Mulino</i>
è comparso un articolo intitolato <i>In
difesa dell’università italiana</i>, del quale si sintetizzano qui i passi salienti.
<i> </i><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Come già nel 2013 aveva
argomentato Sabino Cassese su Il Mulino, era prevedibile che un sistema di
valutazione congegnato in modo così complicato avrebbe prodotto un aumento dei
ricorsi. Non sembra essere chiaro che quanto più la selezione per l’abilitazione
diventa strict e rigorosa (resistendo alla tentazione di fare todos
caballeros), tanto più aumenta la schiera di coloro che – a torto o a ragione –
si sentono oggetto di un’ingiustizia nella valutazione dei titoli e delle
pubblicazioni. Forse sfugge che quel sistema di abilitazioni, basato sulle
famigerate mediane bibliometriche, per quanto imperfetto e necessario di
revisioni, ha favorito proprio una profonda revisione del sistema di
reclutamento baronale, producendo una sorta di empowerment dei giovani
ricercatori. Per ottenere l’abilitazione più che portare le borse agli
ordinari, ora si deve pubblicare (a volte anche troppo) su riviste di prestigio
internazionale. Sfugge poi che il reclutamento, prevalentemente locale degli
atenei italiani, dipende poco dai baroni ma piuttosto da un sistema di
finanziamenti che non favorisce, anzi ostacola, la selezione degli esterni. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Molti dati di pubblico dominio
restituiscono un’immagine ben diversa dell’università da quella che alcuni
quotidiani diffamano. Ad esempio, una recente inchiesta condotta a partire dai
ranking QS e THE sulle 1.000 migliori università a livello mondiale, mostra che
vi rientrano il 40% di quelle italiane. Un dato, quest’ultimo, che colloca il
nostro Paese davanti a Cina, Francia e Usa. Sul fronte della produzione
scientifica, poi, i report forniti dalla banca dati di Scopus mostrano che
l’Italia si colloca al 7° posto mondiale per numero di pubblicazioni
scientifiche e all’8° per numero di citazioni. L’ultimo rapporto Anvur disponibile
(2018) sul posizionamento internazionale della ricerca italiana evidenzia che
la crescita della produzione scientifica italiana è stata nell’ultimo decennio
superiore alla media mondiale, e ciò ha consentito al nostro Paese di aumentare
la propria quota sul totale, mentre gli altri Paesi europei più importanti
(Francia, Germania e Regno Unito) la riducevano. Questi e altri dati indicano
che la posizione della ricerca italiana nel complesso è oggi migliore rispetto
a quella di grandi Paesi come Francia e Germania e superiore rispetto a quella
degli Stati Uniti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Infine, si può rilevare che la
reputazione dei professori universitari presso l’opinione pubblica non è così
compromessa come sembra indicare l’inchiesta de «la Repubblica». Almeno a
giudicare dai dati di un’indagine pubblicata nel 2019 dallo stesso quotidiano
sul «prestigio delle professioni». In una scala da 1 a 10, ben il 66% degli
italiani attribuivano ai docenti universitari un voto superiore a 8,
collocandoli al secondo posto della graduatoria, subito dopo i medici. I
giornalisti, al contrario, si collocavano nelle ultime posizioni, poco sopra i
politici, con appena il 47% dei consensi. (F: A. Favole, F. Ramella, R.
Sciarrone, Il Mulino 26.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>EFFETTI DELLA PANDEMIA SULLA PROPENSIONE PER LA FORMAZIONE TERZIARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>Effetti della pandemia,</b> con la didattica a distanza e il calo dei redditi familiari, sulla
propensione per la formazione terziaria (<b>immatricolazioni
all’università</b>): ATENEI PUBBLICI +3,9% - ATENEI PRIVATI (in gran parte
telematici) -2,8%. In dettaglio: <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><b>ATENEI
PUBBLICI +3,9% nell’insieme<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">MEGA ATENEI (+ di 40.000 iscritti) +3,8%;
+4.326 <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">ATENEI GRANDI (tra 20 e 40 mila iscritti)
+8,8%; ca. +7.600 <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">ATENEI MEDI (tra 10 e 20 mila iscritti)
-4,3%; -2.088 <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">POLITECNICI (PoliTo, PoliMi, PoliBa, Univ.
Politecnica Marche) + 0,9%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><b>ATENEI
PRIVATI (in gran parte telematici) -2,8% nell’insieme<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">ATENEI PICCOLI (fino a 5.000 iscritti) ca.
-13<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">ATENEI GRANDI (con più di 10.000 iscritti)
-3,3% (salvo Bocconi +2,6%) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">ATENEI MEDI (tra 5.000 e 10.000 iscritti)
+2,8% (trainati dalla Luiss +10,9%).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;">(F: Report CRUI)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SUL LOCALISMO ACCADEMICO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ciò che, in linea generale,
colpisce della <i>proposta di legge</i>
(approvata in data 27 aprile 2021 dalla VII Commissione della Camera dei
Deputati - Cultura, Scienza e Istruzione - recante “Norme in materia di
reclutamento e stato giuridico dei ricercatori universitari e degli enti di
ricerca, nonché di dottorato e assegni di ricerca”) è il fatto che la lotta al
localismo accademico sia declinata con misure punitive per i soli giovani
aspiranti accademici e limitata al primo gradino della carriera accademica. Per
evitare i danni peggiori della norma, sostiene Redazione Roars, si potrebbe
prevedere una più ragionevole misura che richieda che il dottorato o almeno 24
mesi di contratti siano svolti in un ateneo o centro di ricerca diversi da
quello dove è bandito un concorso – non necessariamente nell’ultimo
quinquennio, ma in tutta la carriera. (F: Red.ne Roars 11.05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-indent: 35.4pt;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>A PROPOSITO DI MOBILITÀ DEI DOCENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Come CUN, siamo convinti che
la mobilità sia un valore, a patto che non sia imposta, ma piuttosto
incentivata economicamente”. Bisognerebbe smettere di pensare sempre in termini
di paletti, che poi significa giocare al ribasso, e invece puntare verso
l’alto: chi è disposto a spostarsi, mettendo senz’altro in gioco la propria
vita privata, deve essere adeguatamente incentivato, così come la sede che lo
ospita. Come ad esempio una living allowance, sul modello Marie Curie. Non è
peraltro detto che un giovane, formatosi all’interno di una scuola, debba per
forza allontanarsene, magari pregiudicando lo sviluppo delle sue ricerche (in
un sistema di mobilità imposta, se io lavoro in un centro leader su una certa
tematica non è detto che il posto in cui sono costretto a spostarmi sia altrettanto
valido). (F: simonemarcenaro, Roars 11.05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ERC CONSOLIDATOR GRANTS 2020<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Italia ha il numero maggiore
di scienziati premiati nel continente con i <b>consolidator grants</b> 2020. I premi furono istituti nel 2013 dal
Consiglio europeo della ricerca (ERC), prima emanazione scientifica
dell’Unione. Ai nostri ricercatori sono andati, per l’edizione 2020 dei CoG, 47
premi. I consolidator grants sono vere e
proprie borse di studio. Significative – 2 milioni di euro in cinque anni –
pensate per consolidare la ricerca sul campo. Nella “classifica per
passaporto”, dietro di noi con 47 c’è la Germania con 45 ricercatori; poi la
Francia con 27; il Regno Unito con 24, Spagna e Olanda con 21. Il risultato
complessivo è ancora più importante se si considera che l’anno scorso eravamo
quarti in Europa con 23 “grants”. Nell’edizione di questo dicembre 2020, in un
anno di ricerca accelerata dalle esigenze pandemiche, abbiamo più che
raddoppiato i riconoscimenti (e le sovvenzioni). Tuttavia, solo 17 (dei 47
grants di nazionalità italiana) sono stati ottenuti da ricercatori che operano
in università o centri di ricerca nazionali. Trenta sono stati vinti
all’estero, e renderanno migliori università straniere. (F: C. Zunino, La
Repubblica 03.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>REFERTO SUL SISTEMA UNIVERSITARIO 2021 APPROVATO DALLE SEZIONI RIUNITE
DELLA CORTE DEI CONTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il referto sul sistema
universitario 2021, approvato dalle Sezioni riunite della Corte dei conti con
delibera n. 8/SSRRCO/REF/21, approfondisce finanziamento, composizione,
modalità di erogazione della didattica, offerta formativa e ranking delle
università italiane (98 atenei di cui 67 statali, che comprendono 3 Scuole
Superiori e 3 Istituti di alta formazione, nonché 31 Università non statali, di
cui 11 telematiche). Seguono i rilievi salienti del referto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sono ancora poco sviluppati i
programmi d’istruzione e formazione professionale, le lauree
professionalizzanti in edilizia e ambiente, energia e trasporti, ingegneria, e
mancano i laureati in discipline STEM, e questo incide negativamente sul tasso
d’occupazione. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La spesa per gli studi
terziari, caratterizzata da tasse d’iscrizione più elevate di molti altri Paesi
europei, grava quasi per intero sulle famiglie, vista la carenza delle forme di
esonero dalle tasse o di prestiti o, comunque, di aiuto economico per gli
Studenti Meritevoli Meno Abbienti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il numero dei giovani adulti
laureati è aumentato costantemente nell’ultimo decennio, ma resta inferiore
agli altri Paesi OCSE in quanto riconducibile sia a difficoltà d’entrata nel
mercato del lavoro sia alla laurea che non offre, come in area OCSE, più possibilità d’impiego di chi ha un
livello d’istruzione inferiore. E le limitate prospettive occupazionali, con
adeguata remunerazione, spingono sempre più laureati a lasciare il Paese (+41,8%
rispetto al 2013).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Su collaborazione tra
università e settore produttivo privato è positivo quanto svolto da uffici per
il trasferimento tecnologico e imprese spin off, con notevole aumento della
spesa per la protezione della proprietà intellettuale, più che raddoppiata nel
2016-19, come sono quasi raddoppiati i brevetti da attività di ricerca delle
università. (F: Referto su università. Ufficio stampa - comunicato stampa n. 34
del 26/05/2021 della Corte dei conti)i<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>VIA LIBERA ALLA PROPOSTA DI LEGGE SUL RECLUTAMENTO DEI RICERCATORI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La commissione Cultura della
Camera ha approvato la proposta di legge sul reclutamento dei ricercatori e del
personale universitario, che porterà a una modifica dei concorsi e delle
carriere per i ricercatori universitari. Cambia il concorso da ricercatore
universitario. Ad oggi abbiamo il ricercatore di tipo A (3+2 e nessuno sbocco),
che di solito si fa con anni di esperienza alle spalle, e quello di tipo B: si
superano queste due figure e se ne crea una sola, quella di ricercatore
universitario, con contratto a tempo determinato per un massimo di 7 anni ma
sin dal terzo anno, dietro una valutazione di tipo nazionale, può diventare
professore associato. Un terzo dei posti da ricercatore messi a bando sul
triennio da un'università sono riservati a ricercatori che abbiano svolto
almeno 3 anni in un ateneo diverso da quello che bandisce il concorso. Tutte le
commissioni devono essere sorteggiate da un elenco nazionale di professori che
afferiscono a quel settore scientifico. Nella composizione della commissione la
maggior parte sono esterni. E anche il commissario interno viene sorteggiato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con questo progetto si
introducono anche le borse di ricerca con una durata massima di 36 mesi e sono
riservate ai giovani laureati, senza dottorato di ricerca. Poi è previsto un
intervento sul titolo di dottorato di ricerca, il terzo ciclo di istruzione
universitaria: un articolo è dedicato alla valorizzazione del titolo del
dottorato di ricerca; chi lo prende vedrà il suo titolo con un maggior valore
sia nella Pa che nel privato, diventando una risorsa anche per il resto della
società; un altro intervento è sugli assegni di ricerca, con la qualificazione
dell’assegnista, oggi lo si può fare solo con la laurea e noi prevediamo un
dottorato di ricerca per l’accesso, con una durata massima di 4 anni.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per saperne di più <a href="https://tinyurl.com/56w39u37">https://tinyurl.com/56w39u37</a> (F:
fanpage.it 28.05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RANKING GREENMETRIC<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ranking GreenMetric valuta le politiche
e le azioni “verdi” delle università. Nell’edizione 2020 del ranking l’UniBo
conquista per il 4°anno consecutivo la prima posizione tra gli atenei italiani,
e scala 4 posizioni nel mondo, passando dal 14° al 10°posto. Sono aumentate
anche le università italiane presenti, passate da 29 a 31. Di queste, 5 sono
nella top 50 mondiale: oltre all’Università di Bologna ci sono l’Università
degli Studi di Torino (22/ma in classifica), il Politecnico di Torino (25),
l’Università degli Studi dell’Aquila (40) e la Luiss Guido Carli di Roma (43).
(F: euronews 09.05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p> </o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">BEST
MASTER'S AND PHD PROGRAMS IN THE ECONOMICS FIELD<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">A selection of the very <a href="https://inomics.com/advice/top-masters-and-phd-programs-in-economics-20212022-1123426">best
<b>master's and phd programs in the
economics field</b> 2021-22</a> and offered by <b>european universities</b>: <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University of Rome Tor Vergata, Rome, Italy<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">UB School of Economics, University of Barcelona,
Barcelona, Spain<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University of Luxembourg, Kirchberg, Luxembourg<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University of Surrey, Guildford, UK<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Paris School of Economics, Paris, France<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University of Neuchâtel, Neuchâtel, Switzerland<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Autonomous University of Barcelona, Barcelona, Spain<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">CERGE-EI, Prague, Czech Republic<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">NOVA School of Business and Economics, Carcavelos, Portugal<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">CEMFI, Madrid, Spain<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Ruhr Graduate School in Economics (RGS Econ), Essen,
Germany<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Economics School of Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgium<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Barcelona Graduate School of Economics, Barcelona,
Spain<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University Carlos III of Madrid, Madrid, Spain<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Adam Smith Business School, University of Glasgow,
Glasgow, UK<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Collegio
Carlo Alberto, University of Torino, Turin, Italy<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">ISCTE – University Institute of Lisbon, Lisbon,
Portugal<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University of St. Gallen, St. Gallen, Switzerland<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">(F:
INOMICS.com 26.04.21)</span><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CRISI PANDEMICA DA
CORONAVIRUS SARS-COV-2<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>VIRUS PANDEMICI GENERATI IN LABORATORIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Risaputo che alcuni laboratori
del mondo hanno la tecnologia per alterare virus naturali più o meno innocui e
trasformarli in stipiti virali potenzialmente pandemici, l'ipotesi che Sars-Cov-2
possa essere figlio di un <b><i>virus generato in laboratorio</i></b> è
ritenuta <b><i>plausibile</i></b>. Questi esperimenti detti Gof (Gain of function,
acquisizione di funzioni) mirano a far acquisire a virus naturali o di
laboratorio alcune caratteristiche come la virulenza o la trasmissibilità per
poi studiarne i meccanismi in sistemi di ricerca artificiali. (F: I. Capua,
CorSera 01.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">SARS-COV-2
FORTHCOMING TRAJECTORIES: KEEP AN EYE ON ANIMALS!<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">To the best of my knowledge, mink is thus far the only species, apart
from the human one, in which SARS-CoV-2, once acquired from man (so-called
"spillover"), is able to undergo a series of mutational events
leading to a virus subsequently re-transmitted to humans (so-called
"spillback"), which is different from the one originally caught from
their breeders and keepers. In light of the above, why not consider the
possibility of vaccinating animals against SARS-CoV-2, with special emphasis on
those living in close contact with humans and, overall, on intensely reared
animals, such as minks and pigs? As a
matter fact, by encountering more and more susceptible (and non-immunized)
animal hosts along its way, the possibility that SARS-CoV-2 will continue to
"mutate" - independently from human mass vaccination against CoViD-19
- should be adequately taken into account, thereby utilizing a simultaneous
"One Health" and "evidence-based" approach, the former of
which reminds us that human, animal and environmental health are indissolubly
linked to each other. (F: G. Di Guardo, Letter to BMJ may 2021)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 8.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">References<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 8.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">1) Di Guardo G. (2020) -
Animal models and pathogenetic insights to CoViD-19. Journal of Comparative
Pathology 179: e1.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 8.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">2) Shi J., et al. (2020) -
Susceptibility of ferrets, cats, dogs, and other domesticated animals to
SARS-coronavirus 2. </span><span style="font-size: 8.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Science 368: 1016-1020.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CULTURA DEL
DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">MASSIVE OPEN ONLINE COURSES (MOOC).</span></b><span lang="EN-GB"> </span><b>II PANORAMA INTERNAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La crescita mondiale vede in testa Coursera, con 31 milioni di nuovi
iscritti nel 2020 (76 milioni in totale) e un raddoppio di fatturato, che ha
portato la piattaforma made in Stanford ad avviare la quotazione in borsa.
Seguono il provider di Harvard&Mit, edX, con 35 milioni di utenti, e il
leader britannico FutureLearn con 15 milioni, entrambi in crescita del 30 per
cento. Due le tendenze principali in termini di offerta: l'aumento di percorsi
completi di laurea e master in formato Mooc e la moltiplicazione delle
cosiddette "microcredenziali", più brevi e flessibili, con
certificazioni delle competenze richieste dal mercato del lavoro. A oggi sono
oltre 1.200 i programmi di questo tipo tra programs (FutureLearn), professional
certificates (edX), specializations eguided projects (Coursera). (F: E. Bruno,
V. Reda, IlSole 24Ore 29.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><span lang="EN-GB">MASSIVE OPEN ONLINE COURSES (MOOC).</span></b><span lang="EN-GB"> </span><b>II PANORAMA ITALIANO</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Alla corsa ai MOOC si è iscritta anche l'Italia che vede sempre più
atenei in campo grazie al ritmo impresso dai "pionieri". Prima per
produzione, con oltre 160 corsi, resta la Federico II di Napoli con la sua
"Federica Web Learning", unica compresa tra le prime 15 al mondo.
Federica.eu è anche la prima piattaforma Mooc universitaria in Europa, con 300
corsi al suo attivo indusi quelli prodotti da altri atenei. Sono in sette ad
averla scelta come partner per la produzione e la distribuzione dei propri
corsi. Segue nella classifica di ClassCentral, hub di riferimento del settore,
"Pok" del Politecnico di Milano, con 75 programmi dedicati al
supporto della didattica curricolare e alla formazione permanente di professionisti
e insegnanti: un settore in pieno sviluppo. Come dimostrano il corso
"Introduzione al Debate" (che è tra i 30 più apprezzati nella
classifica di ClassCentral 2020) e le varie iniziative di Pok Scuola Digitale.
PoliMi e Federico II sono presenti anche sulle due principali piattaforme
internazionali, edXe Coursera. A completare il podio italiano delle istituzioni
con più di 20 Mooc è l'università di Modena e Reggio Emilia, con 23 corsi
erogati su EduOpen la piattaforma consortile italiana che eroga oggi più di 300
corsi realizzati da 26 atenei. Chiudono la panoramica italiana l'Alma Mater di
Bologna con 13 corsi erogati attraverso la piattaforma Book e l'Università
Bocconi con 12 Mooc distribuiti da Coursera. (F: E. Bruno, V. Reda, IlSole
24Ore 29.03.21) V. <b>tabella</b> con gli
ateni con più di 20 MOOC In EU.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t" path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe"
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</v:shapetype><v:shape id="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75" style='width:303pt;
height:376.2pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image001.jpg"
o:title="MOOC IN EU SOLE" gain="52429f"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="502" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image002.jpg" v:shapes="_x0000_i1025" width="404" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RIGHTS DATA: MIGLIORARE LA GESTIONE DEI DATI SUI DIRITTI D’AUTORE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il percorso che ha portato
all’approvazione della direttiva europea sul diritto d’autore e il mercato
unico digitale (Direttiva DSM) è stato punteggiato di scontri accesi tra
posizioni più o meno favorevoli al rafforzamento del diritto d’autore in
Internet. In fase di attuazione della direttiva, l’auspicio è che molte di
queste posizioni possano conciliarsi attraverso l’innovazione digitale nella
gestione dei diritti. È quanto proposto dalla Presidenza finlandese del
Consiglio europeo con l’iniziativa denominata Copyright infrastructure che ha
l’obiettivo di migliorare la gestione dei dati sui diritti d’autore, così da
renderla più spedita e quindi meno costosa. In altri termini: in Internet gli
utenti sono abituati a ottenere informazioni o accedere a servizi “in un
click”; lo stesso deve essere possibile per ottenere un permesso di riutilizzo
di un testo, o conoscere lo stato dei diritti di una foto, o per le azioni di
contrasto della pirateria digitale. (F: agenda digitale 30.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOCENTI.
RICERCATORI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LO STAFF ACCADEMICO NELLE UNIVERSITÀ STATALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il personale accademico
(misurato come numero di professori ordinari, associati e ricercatori a tempo
indeterminato e a tempo determinato) nel sistema universitario italiano è
nettamente inferiore dal punto di vista numerico rispetto a quello degli altri
Paesi analizzati. Lo staff accademico impiegato nelle università statali
italiane secondo gli ultimi dati disponibili sul sito del Miur conta circa
50.000 unità, mentre sono rispettivamente più di 80.000 in Francia, 95.000 in
Spagna e addirittura più di 200.000 nel Regno Unito e più di 250.000 in
Germania.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Come si rileva nella tabella
scaricabile <a href="https://data.oecd.org/teachers/teaching-staff.htm">Teachers
- Teaching staff - OECD Data</a> i dati sullo STAFF ACCADEMICO forniti
dall’OECD** sono assai diversi da quelli del MUR in quanto i dati dell’OECD
riguardano anche le <b><i>università private</i></b> mentre quelli del MUR riguardavano solo le <b><i>università
pubbliche</i></b> (67 in Italia). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i><span lang="EN-GB">**ACADEMIC STAFF
include personnel whose primary assignment is instruction, research or public
service, holding an academic rank with such titles as professor, associate
professor, assistant professor, instructor, lecturer, or the equivalent of any
of these academic ranks</span></i><span lang="EN-GB">. The category includes personnel with other
titles (e.g. dean, director, associate dean, assistant dean, chair or head of
department), if their principal activity is instruction or research. (F: MUR,
OECD)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75" style='width:438.9pt;height:290.4pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="PROFESSORI RICERCATORI"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="387" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image003.jpg" v:shapes="_x0000_i1026" width="585" /><!--[endif]--><b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>“RINGIOVANIRE IL CORPO DOCENTE”. LA CRUI APPROVA LA RIFORMA DELLA
CARRIERA UNIVERSITARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’assemblea della CRUI ha
approvato all’unanimità la proposta di riordino della prima parte della
carriera accademica (il cosiddetto pre-ruolo). Ovvero quel percorso che dal
conseguimento del dottorato di ricerca conduce all’entrata nel ruolo di
professore universitario. Il testo, frutto di mesi di lavoro collettivo di
tutti i rettori, intende fornire un supporto alla discussione sul tema in corso
presso il MUR e le Camere. Una proposta, spiega la CRUI, che vuole
“ringiovanire il corpo docente, armonizzare il sistema di reclutamento italiano
con gli standard europei e internazionali, rispondere al precariato attraendo i
giovani di talenti, superare la dicotomia tra fra ricercatore di tipo A e
ricercatore di tipo B e, grazie a una pianificazione di risorse, migliorare il
rapporto studenti/docenti per raggiungere la media europea”. Il documento della
CRUI, rispondendo alle esigenze di riforma previste dal Next Generation Europe,
“nasce dalla volontà di rendere sempre più attrattive le carriere di ricerca
nel nostro paese, in un momento storico in cui abbiamo preso coscienza del
valore della ricerca e dell’alta formazione per affrontare la complessità delle
sfide di domani”. (F: Corriere Università 24.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SERVONO PIÙ DOCENTI PER
MIGLIORARE LE PERFORMANCE DEGLI ATENEI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il nostro Paese ha (2018) un investimento pubblico nell’università di
poco più di 7 miliardi (più o meno lo stesso, in valori nominali, del 2010),
contro i 25 della Francia (+10%, 2010-18) e i 31 della Germania (+38%; dati
European University Association). Ci vorrebbe una «union sacrée» su un’agenda
semplice: molta più università, per molti più ragazzi e ragazze (e adulti)
italiani. In tutto il Paese. Contrariamente a quanto si sente ancora ripetere,
il numero di università in Italia è minore che in tutti gli altri Paesi europei
(anche tenendo conto della differenza dei sistemi nazionali; si veda Whed). E’
ben articolato territorialmente. Ed è benissimo che sia così: perché le
università svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo regionale: sia perché
consentono una frequenza molto maggiore, anche a quanti non sono in grado di
migrare; sia perché interagiscono profondamente con il sistema culturale in
senso lato (con la cosiddetta terza missione), sia con il sistema economico
(con le fondamentali attività di ricerca collaborativa e di trasferimento,
specie se tarate su realtà e bisogni locali) dei territori. Cosa ancora più
importante nelle regioni più deboli: nelle cui università dovrebbe essere
favorita l’assegnazione e la circolazione di docenti; e non penalizzata, come
avviene in Italia grazie ad indicatori per cui il «merito» corrisponde alla
ricchezza dei territori. A riguardo, occorrerà massima chiarezza sui «campioni
territoriali di ricerca» ipotizzati dal PNRR. Nella complessità delle norme
tecniche, in fin dei conti quella universitaria è questione politica. In cui si
contrappongono due visioni. Una «oligarchica»: poche sedi eccellenti con pochi,
ben noti e autodefinitisi docenti eccellenti e per pochi studenti eccellenti.
Una «democratica»; come suggerisce la senatrice Cattaneo: «strategie e
programmi per rinforzare le capacità diffuse di ricerca in ogni ambito del
sapere», favorendo «l’innovazione e lo sviluppo dei territori». E’ questa la
scelta da compiere. (F: G. Viesti, CorSera Università 22-03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ASSENZA PER MALATTIA DEI DOCENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Corte Costituzionale (sentenza 03.03.21 n. 28). É illegittimo, in riferimento
all'art. 3 Cost., l’art. 68, comma 3, del D.P.R. n. 3 del 1957 (Testo unico
delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato),
relativo perciò al <b><i>personale docente</i></b> in particolare nella parte in cui, per il
caso di <b>gravi patologie</b> che
richiedano terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti, non esclude,
dal computo dei consentiti diciotto mesi di assenza per malattia, i giorni di
ricovero ospedaliero o di day hospital e quelli di assenza dovuti alle
conseguenze certificate delle terapie. (F: Oss. Univ. 03.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>FAVORIRE LA MOBILITÀ DEI DOCENTI E DEGLI STUDENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La Consulta (sent. n. 42
19.03.21) ha ribadito “la naturale vocazione dell’istituzione universitaria a
favorire la <b><i>mobilità</i></b>, oltre che dei docenti, anche degli studenti, al fine
di incentivare e valorizzare le attività sue proprie e la loro tendenziale
universalità”. Ma solo i docenti e i ricercatori che animano la comunità
universitaria italiana, costretti a vivere le proprie prospettive di carriera
nel recinto di un intollerabile e strutturale <b>localismo</b>, sanno quanto
distante sia il sistema lasciatoci in eredità dalla legge Gelmini dalla
possibilità di dare concreta attuazione dell’importantissimo principio (della
mobilità) che la Consulta ha avuto il merito di scandire a chiare lettere. (F:
Red.ne Roars 30.03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RICERCA & SVILUPPO. NUMERO DI RICERCATORI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Italia rimane ancora
distante dalle performance di altri Paesi, facendo registrare una intensità
delle spese in R&S rispetto al PIL (nel 2018 pari all’1,4%) decisamente più
bassa della media OCSE (2,4%), tanto nel settore pubblico quanto nel privato
(0,9% contro una media OCSE dell’1,7%). Una barriera importante allo sviluppo e
alla competitività del sistema economico è rappresentata dalla limitata disponibilità
di competenze, con un numero di ricercatori pubblici e privati più basso
rispetto alla media degli altri Paesi avanzati (il numero di ricercatori per
persone attive occupate dalle imprese è pari solo alla metà della media UE: 2,3
% contro 4,3% nel 2017). In aggiunta si registra il fenomeno, consistente e
duraturo, della perdita di talento scientifico tecnico, soprattutto dei
giovani. Un esodo di capitale umano altamente qualificato dovuto anche a una
ridotta domanda di innovazione da parte del mondo delle imprese. (F: G.
Ruggiero, agenda digitale 01-05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DOTTORATO. STATISTICHE EUROSTAT E ISTAT. RIFORMA DELLA DISCIPLINA DEI
DOTTORATI. DOTTORATI INNOVATIVI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia il numero di
dottorati di ricerca conseguiti è attualmente tra i più bassi nella UE, con una
costante riduzione negli ultimi anni (circa 40% in dieci anni tra il 2008 e il
2019). Secondo le statistiche armonizzate di EUROSTAT, in Italia solo 1 persona
su 1.000 nella fascia di età da 25 a 34 anni completa ogni anno un corso di
dottorato, rispetto a una media UE di 1,5 (2,1 in Germania). L’ISTAT rileva, inoltre, che quasi il 20%
delle persone che completano ogni anno un dottorato di ricerca si trasferisce
all’estero, mentre chi rimane in Italia soffre di un profondo disallineamento
tra l’alto livello di competenze avanzate che possiede e il basso contenuto
professionale che trova sul lavoro. Nelle intenzioni del governo c’è di
riformare, attraverso un Decreto Ministeriale entro il 2021, la disciplina dei
dottorati di ricerca, semplificando le procedure per il coinvolgimento di
imprese e centri di ricerca (aprendo i percorsi al coinvolgimento di soggetti
esterni all’università), nonché di finanziare l’ampliamento del numero delle
borse per i dottorati di ricerca e per i dottorati collegati alla
qualificazione dell’azione della pubblica amministrazione e nel campo dei beni
culturali. La riforma mira, infatti, a rafforzare le misure dedicate alla
costruzione di percorsi di <i>dottorato
innovativo</i>, non finalizzati alla carriera accademica, che serviranno ad
aumentare l’efficacia delle azioni delle Amministrazioni pubbliche. In
collaborazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica, sono previsti 3.000
dottorati in più, attivando tre cicli dal 2021, ciascuno dotato di 1.000 borse
di studio. (F: G. Ruggiero, agenda digitale 01-05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">FINANZIAMENTI.
SPESE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA DISTRIBUZIONE DELLA QUOTA
PREMIALE DEL FFO AI DIPARTIMENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A parte i fattori correttivi previsti sulla quota premiale del FFO in
modo che non generi troppa disuguaglianza (che credo influenzino non poco il
risultato finale in termini di Gini), sollevo un ulteriore spunto di
riflessione. Eccezion fatta per i Dipartimenti di Eccellenza non mi risulta che
ci sia nessun meccanismo che leghi il contributo di un dipartimento al risultato
finale in termini di VQR e quindi di quota premiale ai fondi che riceve
dall'Ateneo. Al contrario molti atenei credo distribuiscano in maniera più o
meno equilibrata la quota premiale ai dipartimenti in base ad algoritmi che
spesso premiamo la numerosità delle teste (dopo tutto i voti contano uno e non
pesano per dove pubblichi). Per cui non solo tutti gli Atenei ricevono più o
meno lo stesso, ma anche i dipartimenti dentro gli Atenei ricevono più o meno
lo stesso. Non si vede allora come
questo possa motivare o contribuire alla qualità della ricerca. (F: Max,
lavoce.info 17.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ATENEI DI SERIE A. A-, B+ e B?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«La ricerca ad alto livello non può essere distribuita uniformemente
tra università» e i finanziamenti vanno concentrati sulle università migliori o
«eccellenti». E’ la sintesi della tesi di Tito Boeri e Roberto Perotti
(lavoce.info). In Italia i prodotti di qualità scientifica più elevata non sono
concentrati in pochi atenei di punta (come quelli del Golden Triangle inglese),
ma sono relativamente dispersi fra molte sedi. Il fatto che la migliore ricerca
sia frammentata fra diversi atenei ci aiuta a spiegare come mai le università
italiane risultino pressoché assenti fra le top 100 in tutti i ranking
internazionali basati su produttività e impatto della ricerca, mentre sono
molto numerose (più di quelle francesi e spagnole) fra le top 500 o le top
1.000. Una possibile spiegazione sta appunto nell’elevata dispersione dei
migliori ricercatori italiani fra atenei diversi, che fa sì che molti atenei risultino
di buona qualità scientifica, ma (quasi) nessuno «eccellente» attività. Come si
può fare allora a costruire dei poli di attrazione senza rinunciare alla buona
qualità scientifica media dei nostri atenei? La risposta è che si può cercare
di valorizzare (anziché appiattire) le differenze esistenti all’interno di uno
stesso ateneo. Un primo modo per farlo è quello di riconoscere e incentivare
una specializzazione di ciascuna università in alcune aree scientifiche, cioè
una differenziazione interna a ciascun ateneo per quanto riguarda l’intensità e
la qualità della ricerca. Un secondo è quello di prendere atto della pluralità
di funzioni che le università sono oggi chiamate a svolgere (dalla formazione
di base a quella specialistica, dalla ricerca pura a quella applicata, dal
contributo allo sviluppo territoriale alla presenza in network internazionali)
e di valorizzare questa pluralità premiando quelle strutture universitarie che
svolgono al meglio alcune di queste funzioni anche a scapito di altre, anziché
quelle che hanno una performance media su tutte. Nessun ateneo, del resto, può
svolgere tutte quelle funzioni allo stesso livello di qualità in tutti i campi
del sapere. Mentre la possibilità di dare vita ad alcuni poli di
specializzazione è aperta alla maggior parte degli atenei, in cui esistono
nicchie potenzialmente molto competitive. La pluralità ed eterogeneità delle
aree scientifiche su cui ciascun ateneo può provare a costruire dei poli di
attrazione consentirebbe una certa distribuzione su tutto il territorio
nazionale, frenando la tendenza a creare pochi atenei di serie A collocati
nelle aree più dinamiche del Paese e una maggioranza di teaching universities
nelle zone più periferiche. (F: M. Regoni, CorSera q18.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Risposta a Regini di Boeri e Perotti: “Gli atenei e i dipartimenti non
d’eccellenza avranno sempre un ruolo importante”. Quindi tutto quello che
scriviamo è consistente con la proposta di Regini, che vuole dipartimenti (e
non atenei) di serie A e B. Anche noi. Questo risulterà presumibilmente in
atenei di serie A. A-, B+ e B».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IT vs. UK. LA QUOTA PREMIALE DEL FINANZIAMENTO STATALE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">IT vs. UK. Le entrate del <i>sistema universitario statale</i> IT sono
poco meno di 1/3 di quelle delle. top-57 università UK. Il <i>finanziamento statale per studente</i> in UK è quasi doppio di quello
italiano. La <i>quota premiale</i> in Italia
(23.8% delle entrate totali degli. atenei) è ca. il triplo di quella inglese
(7,9%). in Italia la quota premiale pesa ormai per un ammontare medio per
docente di circa €40 mila. In Inghilterra la quota premiale è pari
all’’ammontare medio per docente di circa €14 mila. (F: Roars maggio 2021)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LAUREE – DIPLOMI - FORMAZIONE
POST-LAUREA – OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL QUADRO IN CUI I PERCORSI
UMANISTICI DEBBONO IMPEGNARSI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’ultimo decennio ha fatto registrare una certa flessione nell’appeal
delle lauree umanistiche, in un processo che ha coinvolto anche gli studi
giuridici. Oggi stiamo assistendo a un cambio di tendenza. Come si trasformerà
nel prossimo futuro la figura del giurista? Alla domanda ha risposto la
prof.ssa Serena Quattrocolo: “La qualità e la solidità della preparazione
tecnico-giuridica si devono sposare con la capacità di preparare professionisti
che opereranno in contesti interculturali, nei quali sarà essenziale la
capacità di individuare e analizzare problemi nuovi, per poi provare a
immaginare opportune soluzioni. Questo mi pare il quadro in cui tutti i
percorsi umanistici possono e debbono impegnarsi: la profondità dell’analisi e
del pensiero non deve essere una qualità a sé stante, bensì lo strumento per
interpretare e migliorare la realtà che viviamo”. (F: alessandria24.com 20.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>OLTRE CHE SULLE STEM POTENZIARE
LE COMPETENZE ANCHE SUL FRONTE DELLE AREE UMANISTICHE E SOCIALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La transizione digitale e ambientale orienta la formazione e la ricerca
verso la costruzione di competenze nell’ambito delle discipline STEM che
garantiranno maggiori possibilità di carriera e condizioni economiche più
elevate. Ma è altrettanto vero che affinché l’evoluzione tecnologica e digitale
possa svilupparsi a servizio del progresso sociale, in termini di uguaglianza,
inclusione, accessibilità ai servizi universali ed effettività dei diritti
fondamentali, è necessario potenziare le competenze anche sul fronte delle aree
umanistiche e sociali. In questo scenario, l’università è destinata ad assumere
un ruolo strategico, non solo nella ricerca e nell’alta formazione, ma anche, e
soprattutto, come soggetto istituzionale che dialoga con la società
contribuendo al suo sviluppo sociale, culturale ed economico, e ponendosi,
quindi, come punto di raccordo tra imprese, società civile e territorio. (F: <span lang="EN-US">M. Interlandi, Linkiesta 21.03.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>I LAUREATI PIÙ RICERCATI DALLE
AZIENDE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dalla prima edizione dell'Osservatorio Nazionale annuale sul
recruitment online di giovani neolaureati in Italia, realizzata da Tutored
lstartup, che si propone come punto d'incontro digitale di studenti
universitari e neolaureati con le aziende, si apprende che nel 2020 i più
ricercati dalle aziende sono i laureati in scienza, tecnologia, ingegneria e
matematica (STEM) con il 49% ed Economia (31%).
L'Osservatorio, che ha preso in considerazione i dati raccolti
nell'intero anno 2020, si basa sull'attività ad elevato engagement degli oltre
500.000 studenti iscritti alla piattaforma e di 50 grandi aziende e
multinazionali, le cui interazioni hanno generato più di 87.000 candidature
nell'anno di riferimento per le opportunità di lavoro pubblicate. Secondo
l'indagine inoltre un annuncio di lavoro su 3 è relativo all'area
Informatica&Tecnologia. Al primo posto tra le competenze ricercate, in 7
settori su 10, è la capacità di teamworking. La soft skill più apprezzata dalle
aziende è la capacità di problem solving. (F: ANSA 30.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CORSI DI LAUREA A N. RO
PROGRAMMATO: AMMISSIONE AD ANNI SUCCESSIVI AL 1°</b> Benché il D.M. MIUR n. 218
16.06.20 in alcun modo preveda limitazioni all’iscrizione per i candidati già
laureati, ma attualmente iscritti ad alcun corso di laurea universitario, per
il TAR Emilia Romagna (sentenza n. 198 03.03.21) risulta del tutto ragionevole
che le singole università possano escludere dalla procedura di ammissione al <b><i>corso
di laurea magistrale in medicina e chirurgia</i></b> per l’anno accademico
2020/2021, ad anni successivi al primo tramite procedura di riconoscimento dei
crediti, coloro che abbiano già conseguito la laurea, in modo da consentire
detta iscrizione agli anni successivi al primo ai candidati che – pur essendo
regolarmente iscritti ad un corso di laurea universitario – non abbiano ancora
raggiunto tale obiettivo. (F: Oss. Univ. 03.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ACCESSO ALLE PROFESSIONI, VERSO L'ABOLIZIONE DELL'ESAME DI STATO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Accesso alle professioni,
verso l'abolizione l'esame di Stato: per il momento riguarda solo medici,
farmacisti, veterinari, odontoiatri, geometri e psicologi ma in futuro potrebbe
interessare molte più professioni. La possibilità di accedere alla professione
senza passare per l’esame di stato, in un futuro non molto lontano, potrà essere
applicato anche ai laureati in legge, in economia e commercio o in ingegneria.
Il DDL che rende la laurea valida come esame di Stato, il cui iter è iniziato
in Commissione alla Camera il 12 aprile scorso e per il quale il termine degli
emendamenti è fissato al 4 maggio, non lo prevede ancora perché riguarda solo
le professioni sanitarie, ma la strada sembra segnata. «Mi auguro ci possa
essere un percorso simile anche per altre lauree anche se al momento non è
previsto - dice Valentina Aprea, FI, membro della commissione Istruzione della
Camera - è giusto invece prevedere subito tirocini e lauree abilitanti per le
professioni mediche, come si fa già all’estero». (F: Gazz. Sud 24.’5.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE ISTITUZIONALE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROGRAMMI TERZIARI DI CICLO BREVE IN ITALIA E OCSE</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I <b>programmi terziari di ciclo breve</b> sono generalmente concepiti per
un orientamento di tipo<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">professionale e rappresentano
il secondo percorso più diffuso di accesso all’istruzione terziaria in media
nei Paesi dell’OCSE, dopo i programmi di laurea di primo livello. Se le attuali
tendenze dovessero continuare, si prevede che in Italia l’1% degli adulti
dovrebbero iniziare un ciclo breve dell’istruzione terziaria (Istituti Tecnici
Superiori) prima di aver compiuto 25 anni di età rispetto a una media del 10%
nei Paesi dell’OCSE. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’ ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE ISTITUZIONALE DEVE PARTIRE DAGLI ITS<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nell’intervista a Tuttoscuola
sul tema dell’istruzione tecnica superiore, Valerio Ricciardelli, ingegnere e
Maestro del Lavoro, suggerisce di attivare gli “Stati Generali” per discutere
su come l’Istruzione Tecnica (nel quadro dell’Istruzione terziaria a ciclo
breve. Livello ISCED 5 – vedi <b>Tabella</b>)
possa essere leva strategica per supportare una crescita economica sostenibile
e immediata di una parte importante del nostro sistema industriale (siamo il
secondo Paese manifatturiero in Europa), e nel contempo generare nuova
occupazione qualificata e stabile e prevenire perdite occupazionali conseguenti
a Industry 4.0. Se non ci fossero le condizioni per gli Stati Generali sostiene
che si potrebbe optare su un gruppo ristretto di esperti di riconosciuta
competenza, a cui dare l’incarico di scrivere, in brevissimo tempo, un piano
concreto delle cose da fare e di come farle, partendo dalla priorità
dell’istruzione tecnica terziaria, quindi degli ITS. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A suo giudizio il nostro
sistema Paese ha bisogno di una <i>Technical
Education</i> che si articola su tre livelli: low (equivalente della formazione
professionale), medium (equivalente dell’istruzione tecnica quinquennale) e
high (equivalente degli ITS, annuali e biennali). Il Paese ha bisogno di questi
tre livelli perché se si osserva l’organizzazione delle imprese industriali,
dei loro processi chiave, dei trend in atto nel sistema competitivo del
manufacturing mondiale, si osserva che i profili professionali del prossimo
futuro (perché bisogna guardare a quelli, non ai profili di oggi) si articolano
sui tre livelli citati. Se si analizza l’offerta di formazione tecnica di molte
società private, ci si accorge che più del 50% dei loro corsi riguarda
argomenti che dovrebbero far parte dell’offerta istituzionale, dove i curricoli
non sono stati aggiornati. Poi è chiaro che c’è una percentuale di nuovi
contenuti innovativi che dovranno sempre essere erogati dai know how owner, ma
un conto sono i contenuti innovativi che competeranno sempre a loro, un conto
sono i contenuti che ormai sono diventati la piattaforma di base
dell’istruzione tecnica istituzionale. La quale deve partire dagli ITS. A
regime servono almeno 40.000 diplomati l’anno. E occorre andare a regime in
due, tre anni al massimo. Qui il problema non è la progettazione dei profili ma
la costruzione del sistema. I profili nell’ambito industriale potrebbero essere
una decina o poco più, tra settore industria e settore terziario avanzato. La
logica è sempre la stessa: fare delle figure “madri” che poi le aziende
“curvano” o “customizzano” sulla base delle loro necessità. (F: O. Niceforo,
tuttoscuola 05.03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75" style='width:392.7pt;height:257.4pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image004.jpg"
o:title="ISTRUZIONE TERZIARIA LIV 5 e 6 da POwerpoint 29"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="343" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image005.jpg" v:shapes="_x0000_i1027" width="524" /><!--[endif]--><b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INDIRE: LE IMPRESE CERCANO 20MILA DIPLOMATI MA NE TROVANO SOLO 5MILA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ogni anno le imprese cercano
20mila diplomati provenienti dagli Istituti Tecnici Superiori, ma ne trovano
solo 5 mila. Sono ancora bassi, quindi, i numeri dei diplomati in queste vere e
proprie Accademie del Made in Italy. Un segmento dell’istruzione
professionalizzante terziaria in cui, grazie al contatto diretto con il mondo
produttivo, i ragazzi maturano competenze nell’innovazione tecnologica
multidisciplinare e digitale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un investimento sul futuro che
è necessario promuovere attraverso un percorso di informazione e orientamento
dedicato ai giovani e alle loro famiglie. È questo il senso degli ITS POP DAYS,
la prima fiera virtuale degli Istituti Tecnici Superiori, organizzata da
Confindustria e Umana, in collaborazione con Indire. Un viaggio di tre giorni
che consentirà di vedere da vicino le peculiarità e le potenzialità di queste
realtà formative. Le linee guida del Recovery Fund indicano tra i primi driver
proprio la formazione e l’occupazione giovanile e il PNRR ha destinato 1,5 mld
in 5 anni agli ITS. Un’occasione da non perdere per promuovere la scelta degli
Istituti Tecnici Superiori come leva per creare occupazione e rispondere al
fabbisogno delle imprese. (F: Comunicato Indire. <a href="https://www.orizzontescuola.it/">https://www.orizzontescuola.it</a>
05.05.21) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI PILASTRO EDUCATIVO DELL’ISTRUZIONE
TECNICA SUPERIORE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel suo discorso
d'insediamento il presidente del Consiglio Mario Draghi parla degli ISTITUTI
TECNICI SUPERIORI (ITS) come del "pilastro educativo" della rinascita
nazionale. La nicchia sta per diventare mainstream, tanto che il Recovery Plan
prevede di quintuplicare le risorse per questi istituti in cui la competenza
tecnologica segue passo passo la pratica aziendale. Guai a chiamarli
"scuole": gli Its sono istituti di istruzione post diploma, ovvero
imparentati con le università. Non danno lauree, non ti fanno dottore, ma
affinano alte competenze tecnologiche e garantiscono la quasi certezza di un
posto di lavoro: dopo due anni passati tra aule, laboratori e impianti
industriali, l'80 per cento dei ragazzi è assunto in azienda, nel 90 per cento
dei casi con funzioni coerenti al percorso appena concluso. Se poi i ragazzi
sono quelli dei corsi in meccatronica e tecnologie digitali dell'Its Umbria,
gli stessi numeri tendono a scavallare quota 100 per cento. "Questi
istituti funzionano se rispondono a un bisogno reale del territorio" dice
Antonella Zuccaro, a capo del team di ricerca Indire, che stila la graduatoria
nazionale. "In Umbria, come in altri Its dedicati all'aerospazio, alla
nautica, alla meccanica o ad altre filiere produttive, l'osmosi con il mondo
imprenditoriale espone da subito i ragazzi alla dimensione pratica della
conoscenza". "La nostra vera forza è la flessibilità" spiega il
direttore Modugno. "A stabilire il piano di studi è un comitato
scientifico dove siedono manager, imprenditori e docenti universitari, mentre a
tradurlo in pratica sono decine di accademici, professori, tecnici o manager
che si trasformano in docenti Its solo per il tempo necessario a raggiungere i
nostri obiettivi". Non per nulla in dieci anni gli Its sono rimasti una
scelta per pochi, con 18 mila studenti a fronte di 1.650.000 iscritti
all'Università e 2.700.000 alunni delle superiori: "Nonostante l'alto
tasso di abbandoni, le famiglie italiane hanno ancora il mito
dell'Università" spiega Antonella Zuccaro. "Ma a frenare la crescita
degli Istituti tecnici superiori è anche un cronico deficit di programmazione:
prima del diploma i ragazzi sono in grado di valutare l'offerta universitaria
ma non i corsi Its che farebbero per loro". Poi però venne Draghi, e prima
di lui la ministra Azzolina, che già a settembre affidava al Recovery Plan il
compito di strappare gli Its alla marginalità. La seconda vita degli Its parte
da un miliardo e mezzo di fondi straordinari in cinque anni: si tratta di
iniettare solidità senza togliere flessibilità. Non semplice: "Vogliamo
moltiplicare le classi, ampliare i laboratori, creare un campus per i
fuorisede" sogna Modugno. Passare dalla nicchia per pochi all'eccellenza
di massa. (F: R. Oriani, Rep Venerdì 09.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GLI ITS (ISTITUTI TECNICI SUPERIORI)</b> <b>VERSIONE ITALIANA
DELL’ISTRUZIONE PROFESSIONALIZZANTE DOPO LE SCUOLE SECONDARIE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Gli ITS (Istituti tecnici
superiori), nati nel 2010, sono la versione italiana dell’istruzione
professionalizzante dopo le scuole secondarie, ampiamente presente in Europa.
L’orientamento è laboratoriale, con classi piccole (25-30 allievi), stage e
docenti provenienti direttamente dal mondo del lavoro. A febbraio 2021
esistevano 109 istituti, con 723 corsi attivi. Molti media si sono limitati a
ricordare che i nostri ITS sono ispirati dal sistema tedesco (delle
Fachhochschulen), ma manca una corretta prospettiva temporale. Le
Fachhochschulen sono il risultato ultimo di riforme basate su un
"innalzamento di livello" degli Istituti tecnici (Fachschulen), in un
percorso di circa mezzo secolo. Intorno al 2015 esse avevano circa 900.000
studenti (contro 1,7 milioni di studenti universitari) su cicli formativi ben
superiori ai due anni. Gli ITS
sono una esperienza di successo, ma si
tratta di una realtà esigua (i diplomati intorno al 2020 erano di poco
superiori ai 5000). (F: A. Gavosto e M. Turi, lavoce.info 24.05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CINQUANT’ANNI D’INIZIATIVE PER ARRIVARE AGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI
IN ITALIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Risalgono a 50 anni fa le
iniziative intraprese in Europa, e anche in Italia, per varare un sistema di
formazione tecnica superiore applicata alternativo rispetto ai percorsi
universitari. Ma mentre la Germania varava le Fachhochschulen (1968), e
decisioni simili venivano prese in Francia (gli IUT triennali nascono nel 1966,
e si aggiungono ai corsi biennali BTS, Brevet de Technicien Superieur,
introdotti nel 1962) e nel Regno Unito (i Polytechnics nascono nel 1965),
l’Italia vedeva arenarsi nel giro di un anno il suo tentativo di avviare
analoghi percorsi in via sperimentale in sette istituti tecnici d’eccellenza,
capeggiati dall’ITIS Malignani di Udine. Fu la Corte dei Conti a bloccare
l’iniziativa nel 1970 con una motivazione tipicamente burocratica:
l’incompetenza del MPI a rilasciare titoli al di là del diploma di maturità
(era previsto il rilascio del diploma di “tecnologo”). Ma il sistema politico
di allora, anche per responsabilità delle potenti lobbies universitarie, ostili
al progetto, non ebbe la forza di imporre quella che sarebbe stata una svolta
decisiva per la scuola e l’istruzione superiore italiana. Vent’anni dopo, per
iniziativa del ministro Ruberti, le università furono invitate a istituire al proprio
interno Diplomi universitari, di durata triennale, che andarono incontro a un
rapido fallimento perché le università si dimostrarono incapaci di gestire
percorsi di formazione superiore applicata, troppo distanti dalle loro
tradizioni accademiche. E anche perché Ruberti dovette cedere alla pretesa del
mondo universitario di porre i trienni in sequenza con le lauree (mentre l’idea
giusta sarebbe stata quella di metterli in parallelo). Anche il tentativo della
ministra Moratti di promuovere l’istituzione di almeno 60 istituti superiori,
denominati Istituti Superiori di Tecnologia (IST) fu anch’esso bloccato, a
distanza di pochi mesi, dalla mancanza di certezze finanziarie e giuridiche,
oltre che dalla ribadita ostilità del mondo universitario (facoltà di
Ingegneria in testa) ad attribuire il titolo di “Ingegnere diplomato” a chi
completava questo percorso: lo stesso titolo, si noti, riconosciuto in Germania
a chi esce dalle Fachhochschulen, mentre il titolo di “Ingegnere” senza
ulteriori specificazioni è riservato a chi esce dalla Universität.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia bisognerà attendere
il 2010 per vedere nascere un ristretto numero di ITS (Istituti Tecnici
Superiori, biennali e in qualche caso triennali), che in dieci anni hanno
diplomato poche migliaia di studenti all’anno restando lontanissimi dai numeri
(centinaia di migliaia) registrati nelle corrispondenti istituzioni dei Paesi
prima indicati. (F: tuttoscuola 03-03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COME SOSTENERE L’AFFERMAZIONE DEGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Gli ITS hanno avuto finora una
modesta affermazione dal punto di vista quantitativo, e, come ha sostenuto
Alessandro Mele in un articolo pubblicato nel supplemento ‘Buone Notizie’ del
Corriere della Sera, una prima spiegazione potrebbe essere collegata al loro
insufficiente finanziamento. Ma non basterebbe un più adeguato finanziamento se
non accompagnato da altre misure che avvicinino il sistema ITS ai modelli
europei. Mele suggerisce, in questa direzione, “in primo luogo
l’istituzionalizzazione dell’attività degli ITS, attraverso la stabilizzazione
delle risorse e il superamento della logica del finanziamento per bandi a
favore del merito, sulla base dell’analisi dei risultati (in termini di
occupazione, coerenza dell’impiego con il percorso, iscrizioni, etc). In
secondo luogo, l’aumento del numero di corsi e non del numero di fondazioni”
perché “diversamente dalla formazione di base, cui è richiesta una capillarità
territoriale molto spinta, quella specialistica deve poter aggregare le
migliori competenze attorno a qualificati centri per la formazione, la ricerca
applicata e il trasferimento tecnologico”. E infine una modalità di
investimento che sia nel tempo “decrescente in conto capitale per le strutture
(sedi, laboratori, studentati), crescente per l’auspicato incremento degli allievi
nei prossimi 5 anni di attuazione del piano, fino a raggiungere gli obiettivi
previsti dal piano stesso”. Servirà anche un efficace e capillare lavoro di
orientamento (già dalla scuola media, preceduto da attività di formazione dei
docenti), una robusta campagna di comunicazione verso le famiglie e un lavoro
di raccordo degli attuali Istituti tecnici e professionali con questa fascia
dell’istruzione superiore.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il ministro dell’istruzione
Patrizio Bianchi (“ITS, una riflessione dieci anni dopo”, Tuttoscuola marzo
2021).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">ha rilevato che “l’offerta di
una formazione tecnica superiore si deve aggiungere e non sostituire alle
attuali offerte secondarie e universitarie, per contribuire a colmare quel
deficit educativo, sia in termini di dispersione scolastica, che di basso
livello di istruzione, che il nostro Paese ha rispetto a tutti gli altri paesi
avanzati e che rischia di essere il vero freno a una ripresa successiva non
solo alla crisi pandemica, ma anche all’uscita da trenta anni di stagnazione e
bassa crescita”. (F: tuttoscuola 03.03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNA STRETTA INTEGRAZIONE DEI CANALI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALIZZANTE
UNIVERSITARIA ED EXTRA-UNIVERSITARIA, COME GLI ITS, POTRÀ COLMARE IL DIVARIO
CON IL RESTO D’EUROPA SULL’ISTRUZIONE PROFESSIONALIZZANTE? <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il PNRR si propone di investire
€1,5 MLD, con l’obiettivo di raddoppiare i frequentanti degli ITS nel 2026 e di
formare 42 mila diplomati nel 2021-26, obiettivo nettamente inferiore alla
domanda di qualificati professionali da parte delle imprese italiane di qui al
2024 (137 mila unità), secondo l’indagine Excelsior di Unioncamere. Per colmare
il divario con il resto d’Europa sull’istruzione professionalizzante
occorrerebbe, secondo Gavosto e Turi, mettere in campo la “capacità produttiva”
dell’università, potenziando le lauree triennali professionalizzanti. E,
d’altra parte, le esperienze
europee vanno nella direzione di integrare in modo stretto i canali della
formazione professionalizzante universitaria ed extra-universitaria, come gli
Its. Il tema del coordinamento fra Its e università e del mutuo riconoscimento
dei crediti formativi è appena sfiorato nel PNRR. Il riferimento alla recente
positiva decisione degli atenei emiliani di collaborare con gli istituti
superiori della regione è incoraggiante, ma le note difficoltà del mondo
accademico ad attivare percorsi professionalizzanti rendono arduo il
percorso. (F: A. Gavosto e M. Turi,
lavoce.info 24.05.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1028" type="#_x0000_t75" style='width:383.7pt;height:351.3pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image006.jpg"
o:title="ITS TASSO OCCUP LAVOCE INFO 25"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="468" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image007.jpg" v:shapes="_x0000_i1028" width="512" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i><span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Grafico<b>. Diplomati degli Istituti tecnici
superiori (ITS) e tasso d’occupazione a un anno dal titolo</b>.<o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><i><span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Gli
Its forniscono un ottimo sbocco lavorativo: oltre l’80 per cento dei diplomati
trova occupazione entro un anno, valori superiori ai corsi di laurea triennali
in economia (68 per cento) e ingegneria (77 per cento). La principale debolezza
è data dalla loro scarsa diffusione. Il numero di diplomati nel 2018 è stato di
3.536: davvero pochi se confrontati agli altri paesi europei e alle esigenze
del nostro sistema produttivo. Come si può osservare nel grafico, il ritmo di
sviluppo non è mai stato particolarmente vivace. Per il 2019, il Piano
nazionale anticipava un numero superiore ai 5.200 diplomati. (F: Indire)<o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ISTRUZIONE E RICERCA NEL RECOVERY PLAN<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ministra Messa: <a name="_Hlk68538783">«</a>Nel Recovery plan c'è un capitolo dedicato a
istruzione e ricerca con 14 MLD d’investimento. È l'occasione per migliorare la
ricerca ed eliminare i suoi gap mettendo in campo maggiori risorse e riforme
per portare un profondo cambiamento nel sistema». Inoltre «Occorre una
semplificazione normativa molto importante nell'ambito della ricerca e poi una
riforma sulla formazione data agli studenti, che deve essere più flessibile,
deve permettere alle università di aprire in modo più semplice corsi e
dottorati innovativi». (F: LaStampa 30.03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA RICERCA NEL PNRR. PARTENARIATI ALLARGATI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’investimento, implementato
dal MUR, mira a finanziare fino a un massimo di 15 programmi di ricerca e
innovazione, realizzati da partenariati allargati a Università, centri di
ricerca e imprese. L’investimento medio in ogni programma sarà circa di €100
milioni, con un contributo per ogni progetto di importo compreso tra €5 e 20
milioni e un contributo per l’assunzione di ricercatori a tempo determinato di
importo compreso tra €15 e 25 milioni per ogni programma e un numero medio di 100
ricercatori per programma. I programmi verranno selezionati sulla base della
rispondenza a tre criteri: adesione agli obiettivi e alle priorità del PNR,
livello di TRL e di SRL (Society Readiness Level) e coerenza con i programmi
europei. Tra i target significativi vi è la percentuale di ricercatrici a tempo
determinato, che, per effetto dell’attuazione di questa misura, dovrebbe
salire, dall’attuale 34%, al 40%. (F: G. Ruggiero, agenda digitale 28.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA RICERCA NEL PNRR. ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE E COSTRUZIONE DI
“LEADER TERRITORIALI DI R&S”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La misura, attuata dal MUR, si
concretizza attraverso il finanziamento entro il 2026 di 12 “campioni
territoriali di R&S” selezionati sulla base di procedure competitive con
attenzione alla capacità di promuovere progetti di sostenibilità sociale. Ogni
progetto dovrà presentare in misura significativa i seguenti elementi: attività formative innovative condotte in
sinergia dalle Università e dalle imprese e finalizzate a ridurre il mismatch
tra competenze richieste dalle imprese e competenze fornite dalle università,
nonché dottorati industriali; attività di ricerca condotte e/o infrastrutture
di ricerca realizzate congiuntamente dalle Università e dalle IMPRESE, in
particolare le PMI, operanti sul territorio; supporto alle startup;
coinvolgimento delle comunità locale sulle tematiche dell’innovazione e della
sostenibilità. F: agenda digitale 28.04.21) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA POLVERE SI DEPOSITA SUL PIANO AMALDI PER LA RICERCA SCIENTIFICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il <b><i>piano Amaldi x la ricerca</i></b>,
all’attenzione mediatica per gran parte del 2020, ha raccolto più di 33mila
firme in una lettera al governo, e chiede il <b><i>raddoppio degli investimenti</i></b>
pubblici per arrivare all'1% del PIL in 6 anni, mantenendo il rapporto 2:1 tra
ricerca di base e applicata. A oggi investiamo solo lo 0,5% del PIL, ossia 9
miliardi di euro, mentre la Francia spende lo 0,8% e la Germania è già all’1%
del PIL (30 MLD). Il Piano Amaldi non è una semplice richiesta di "più
soldi", ma nei suoi 4 punti articola una <b>proposta di riforma del sistema della ricerca</b> e prevede, oltre a
finanziamenti una tantum, anche investimenti strutturali. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Al momento però la situazione
appare statica: anzi la polvere si deposita sul Piano Amaldi che viene diluito
in una cacofonia di appelli e proposte che invece di "fare quadrato"
attorno al piano mirano a spartirsi le briciole, scrive F. Ronchetti su Domani,
e pone tre quesiti: “1°. Perché il Mur non riceve e fa suo il Piano Amaldi come
proposta base per la riforma del sistema della ricerca e non si avvale del
contributo delle personalità che hanno portato avanti e sviluppato in dettaglio
il piano? 2°. Perché continua con una logica compromissoria nei confronti di
accademia ed enti di ricerca, così come verso gli interessi industriali, invece
di dispiegare un modello ‘Fraunhofer italiano’ (punto n. 4 del Piano Amaldi)
per il trasferimento tecnologico verso le industrie? 3°. Perché il Piano Amaldi
non è oggetto di interesse anche dei ministeri delle Attività produttive, della
Transizione ecologica, della Digitalizzazione e anche del ministero del Sud?”.
(F: F. Ronchetti, Domani 09.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ALTRI 7 PIÙ 20 CENTRI DI RICERCA?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella bozza del PNRR vi è
l’intenzione d’introdurre, nel già diffuso, complesso e sottofinanziato sistema
della ricerca pubblica del Paese, altri 7 più 20 centri di ricerca: 7 campioni
nazionali di ricerca e sviluppo e 20 campioni territoriali di ricerca e
sviluppo. Si chiede Elena Cattaneo, intervenendo al senato, se non sia proprio
la mancanza di conoscenza di ciò che già abbiamo il motivo per cui ciclicamente
viene proposta la creazione di centri e strutture ex novo. E crede che, oltre a
non avventurarsi nella creazione di nuovi centri che non discendano da
un’analisi della loro necessità, sia importante lavorare per valorizzare le
eccellenze diffuse nel Paese. Ad es. la Germania, nel promuovere il programma
della sua strategia d’eccellenza, non ha creato nuovi enti, ma ha aperto bandi
e ha messo in competizione gli enti esistenti. Nella prima fase, per gli anni
2006-2011, prevedeva infatti un investimento di €1,9 miliardi e nella seconda
fase, per gli anni 2012-2017, visto l’esito positivo, ha messo in gioco €2,7
miliardi. Si potrebbe veramente fare così. (F: E. Cattaneo, Roars 04.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>UN SISTEMA TRASVERSALE DELLA RICERCA TRA MUR
E MISA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Secondo la
ministra Messa “il nostro sistema ricerca sarebbe più forte se si creasse un
SISTEMA TRASVERSALE DELLA RICERCA attraverso i ministeri di competenza”, come
Mur e MiSa. “Basterebbe fare bandi congiunti, mettere insieme in maniera
ottimale fondi Mur con fondi Salute”, non un fondo comune, “ma basterebbero dei
tavoli tecnici che mettano a fattore comune le principali linee di ricerca e
poi ogni ministero potrebbe lavorare ognuno con le proprie linee di ricerca”.
La RICERCA ha bisogno di fondi, di collegamenti fra i vari settori, di
ricercatori che possano fare ricerche in tempi non biblici, e che ci si
concentri sul PASSAGGIO “DALLA RICERCA AL BUSINESS”, su cui stiamo cercando di
introdurre riforme e risorse finanziarie per facilitare questo sistema al
momento molto frammentato”. (F: C. Messa, corriere università 09.04.21) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COME PREMIARE CHI FA LA RICERCA
MIGLIORE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La ricerca ad alto livello non può essere distribuita uniformemente tra
atenei e dipartimenti; non tutti gli atenei possono essere “eccellenti”. E questo
per almeno due motivi. Il primo è l’esternalità da aggregazione: due buoni
cervelli nello stesso posto si stimolano a vicenda e producono ricerca ancora
migliore, lasciati separati a interagire con colleghi mediocri languono. Il
secondo sono i costi fissi: soprattutto nelle scienze “dure”, il costo di
laboratori e attrezzature all’avanguardia può essere sopportato solo dagli
atenei più grandi. Meglio avere un’attrezzatura costosa, ma all’avanguardia in
un solo ateneo che un’attrezzatura più a buon mercato distribuita su due
atenei.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La conseguenza di tutto questo è duplice: almeno una parte dei
finanziamenti all’università deve premiare la ricerca migliore; e questa quota
premiale, se assegnata seriamente, sarà necessariamente concentrata. (F: T.
Boeri, R. Perotti, lavoce.info 17.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE LINEE-GUIDA DEL MINISTERO DELLA RICERCA E DELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La ministra Messa, che si prepara a presentare in Parlamento le linee
guida del ministero, spiega che «ci saranno tre aree» di intervento. La prima è
«investire sul capitale umano per avvicinarci dall’1,4% del Pil in ricerca di
oggi al 2,1% della media europea, perché i ricercatori che devono avere un
aumento sia qualitativo che quantitativo dei riconoscimenti». Il secondo è
«risolvere la discontinuità e la frammentazione dei progetti e portare il mondo
della ricerca e dell’innovazione verso la soluzione delle problematiche e farli
lavorare insieme». Il terzo è «rendere competitivo l’intero sistema, favorire
lo scambio tra Università ed enti di ricerca pubblici e tra pubblico e privato
e la mobilità delle persone in Italia e all’estero per far parlare a tutti la
stessa lingua». (F: CorSera Economia 16.03.21</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL CUN (PARERE 24.02.21) SU
“LINEE GENERALI D’INDIRIZZO DELLA PROGRAMMAZIOME DELLE UNIVERSITÀ 2021-23”</b> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il CUN ha auspicato uno snellimento dell’eccessiva complessità del
processo e vigilanza sulla costituzione di società commerciali di Università
non statali legalmente riconosciute . Il CUN ribadisce la raccomandazione di
semplificare l’impianto dei programmi d’Ateneo che appaiono troppo articolati
sia da progettare sia da monitorare nel tempo, anche alla luce delle limitate
risorse dedicate. Il parere elenca, inoltre, una serie di questioni legate ai
singoli articoli, come il peso della quota premiale, il monitoraggio degli
indicatori e le eventuali compensazioni in caso di mancato raggiungimento degli
stessi, il Fondo per il sostegno giovani e l’accreditamento iniziale e
periodico delle sedi e dei corsi. (F: Oss Univ 24.02.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ALLE UNIVERSITÀ NON COMPETE PIÙ LA QUALITÀ DI ORGANI DELLO STATO, BENSÌ
QUELLA DI ENTI PUBBLICI AUTONOMI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I giudici del Tar Calabria
(sentenza n. 238 del 01-02-21) rilevano che “alle università statali, dopo la
riforma della l. 168/1989 sull’autonomia universitaria, non compete più la
qualità di organi dello Stato, bensì quella di enti pubblici autonomi”; ne
consegue che, ai fini della rappresentanza e difesa da parte dell’Avvocatura
dello Stato, non opera il patrocinio obbligatorio previsto dagli artt. da 1 a
11 del r. d. 30 ottobre 1933, n. 1611, bensì, in virtù dell’art. 56 del r. d. 31 agosto 1933, n. 1592, non abrogato
dalla legge n. 168 del 1989, il patrocinio c.d. autorizzato (o facoltativo)
disciplinato dagli artt. 43 e 45 del r. d. n. 1611 del 1933, con facoltà per
l’Ateneo di non avvalersi dell’Avvocatura dello Stato con apposita e motivata
delibera. (F. diritto.it aprile 21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">STUDENTI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE IMMATRICOLAZIONI
UNIVERSITARIE. L’IM</b><b>PATTO DELLA PANDEMIA E DELLA CORRELATA CRISI
ECONOMICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel primo anno accademico post
Covid-19 il sistema universitario non registra, infatti, drastici contraccolpi:
i nuovi immatricolati sono poco più di 7.000, pari a un incremento del 2,3%.
Gli atenei di Perugia e Bergamo si posizionano agli estremi della
polarizzazione: il primo aumenta il numero degli immatricolati del 37,5%
(+1.658 studenti), il secondo lo riduce del 35,4% (-1.913). Il complesso degli
atenei pubblici vanta una crescita apprezzabile delle immatricolazioni (+3,9%),
mentre gli atenei privati, in gran parte telematici, subiscono una contrazione
(-2,8%). L’adozione, anche da parte degli atenei pubblici, della didattica a
distanza in maniera generalizzata ha di fatto scardinato il punto di forza
dell’attrattività delle università telematiche private. I quattro politecnici mostrano
una sostanziale stabilità degli immatricolati, appena 134 unità in più (+0.9%).
la Bocconi è l’unica università privata di grandi dimensioni a segnalare un
leggero incremento degli immatricolati (+71, pari al +2,6%). Riassumendo. La
pandemia smorza ma non arresta la crescita degli immatricolati. Varia,
tuttavia, la dinamica dell’attrattività, differenziata tra tipologie e
territori. Com’era ragionevole attendersi, gli atenei localizzati nelle città
più duramente colpite dal Covid-19 lo scorso anno risultano in
ridimensionamento e il loro bacino di reclutamento accentua il carattere
locale. (F: D. Cersosimo, R. Nisticò, Il Mulino 12.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN FOCUS SUL DIRITTO ALLO
STUDIO PUBBLICATO DAL MINISTERO DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA. AUMENTANO
BORSE E IDONEI, MA RIMANGONO GLI ESCLUSI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I dati contenuti nel “Focus sul diritto allo studio universitario”,
aggiornati al 31 gennaio 2021, dicono che nel 2019/2020 sono state <b>223.299</b> le
borse di studio messe al servizio degli studenti universitari italiani idonei
al conseguimento, con una copertura di €714 milioni. Oltre ad aumentare il
numero di borse di studio (<b>+58,3%</b> negli ultimi 5 anni) aumenta anche il numero degli studenti idonei
beneficiari che, sempre con riferimento al 2019/2020, si attesta al<b> 97,6%</b>,
crescendo rispetto al 93,7% del biennio 2015/2016.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Il
Nord-Est e il Centro hanno una copertura totale e quasi totale delle borse, ma
si rileva un forte divario rispetto alle Isole, dove la copertura degli
studenti idonei è dell’85,6%.
Per le borse v. grafico.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Quanto ai
posti letto, se da un lato i posti convenzionati per borsisti, studenti Erasmus
e altre categorie sono cresciuti dell’1,3% dal 2015/16 al 2019/20, è
altrettanto vero che solo nell’ultimo anno la dotazione totale è calata da
43.021 a 42.732. La necessità di assegnare stanze doppie per uso singolo al
fine di rispettare le norme di sicurezza anti-pandemia ha costretto le
università ad accantonare 3.900 letti. E lo stesso vale per i posti messi a
disposizione nelle mense che rispetto a 5 anni fa si sono ridotti di oltre il
26 per cento. (F: M. Di Ruggiero, liveunict 09.04.21; E. Bruno, IlSole24Ore
09.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1029"
type="#_x0000_t75" style='width:450.6pt;height:234.9pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image008.jpg"
o:title="LIVEUNICT BORSE IDONEI TABELLA 10"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="313" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image009.jpg" v:shapes="_x0000_i1029" width="601" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>PRESTITI
AGLI STUDENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella maggior parte dell’UE gli Stati finanziano gli studenti per
mantenersi all’università, che restituiscono poi il prestito a tasso fisso
sulla busta paga dopo la laurea. In Germania il 12% degli studenti ricorre ai
prestiti statali, in DK il 19%, nei Paesi Bassi il 54% e in GB addirittura il
94%. In Italia, invece, gli studenti che usufruiscono dei «prestiti d’onore»
sono meno dell’1%, anche perché queste forme di finanziamento sono erogate da
banche o finanziarie e la garanzia del Fondo pubblico per il credito ai giovani
è del 70%. (F: MB FT <a href="mailto:dataroom@rcs.it">dataroom@rcs.it</a>
23.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA RESIDENZA DEI CANDIDATI AI TEST D’INGRESSO NON PUÒ ESSERE CRITERIO
SOVRAPPONIBILE AL MERITO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Legge stabilità 2019. Nei test
d’ingresso ai corsi universitari la Provincia (di Trento) ... può promuovere: (…) una riserva di un numero
di posti non interiore al 10% per candidati residenti in provincia di Trento,
nell’ipotesi di parità di merito con candidati non residenti. Ma con la recente
sentenza del 19 marzo 2021, n. 42, i Giudici della Corte costituzionale hanno
dichiarato incostituzionale l’idea che al criterio del merito possa essere
sovrapposta la volontà politica di favorire l’accesso all’istruzione
universitaria degli studenti italiani ed europei sulla base della residenza dei
candidati. “L’operatività della riserva di posti introdotta dalla disposizione
impugnata ... si presta ad assumere infatti una portata lesiva del principio di
uguaglianza”. (F: Red.ne Roars 30.03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GIUSTIZIA: I GIUDICI AMMINISTRATIVI CON DOPPI E TRIPLI LAVORI E
MIGLIAIA DI SENTENZE PENDENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il mestiere per cui sono stati assunti i magistrati è quello di
occuparsi dei ricorsi. Nel 2020 erano 22.600 i procedimenti pendenti al
Consiglio di Stato, e 135.400 al Tar. L’arretrato è un mostro che divora le
legittime aspettative di giustizia dei cittadini. Ma i magistrati non possono
fare di più, perché si sono dati un tetto massimo di sentenze al mese, anche a
tutela della qualità. Ma poi hanno fatto una norma sullo smaltimento
dell’arretrato. Chi si offre volontario viene pagato in più a sentenza. Uno
schema perfetto per proteggere chi fa altro. (F: M. Gabanelli, V. Piccolillo, CorSera 02.04.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>PROGRAMMA DI STAGE CORTE COSTITUZIONALE –
UNIVERSITÀ</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Il
programma offre l’opportunità di svolgere presso gli Uffici dei Giudici
costituzionali e/o presso il Servizio Studi dei tirocini indirizzati a sei
laureati in giurisprudenza iscritti a un percorso di studi post lauream. Il
periodo di formazione mira a far approfondire le tematiche del diritto
costituzionale e della giustizia costituzionale. Inoltre, è finalizzato
all’acquisizione di una conoscenza diretta e concreta dell’attività della
Corte.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><span style="color: red;">VARIE INFO IN BREVE DI MARZO <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- Cassazione civile, pronuncia n. 15173/2019: il
dipendente pubblico che viene ammesso a frequentare i CORSI DI DOTTORATO DI
RICERCA, che non usufruisca di borse di studio, può conservare il trattamento
economico di cui gode presso l'amministrazione di appartenenza. StudioCataldi</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- Lo studio Altems. Ogni euro investito dalle
aziende in STUDI CLINICI su efficacia e sicurezza delle terapie produce un
ritorno di 2,77 euro. Tra i benefici per il SSN la fornitura gratuita delle
cure da erogare ai pazienti e le entrate per le strutture pubbliche circa
15mila. <span lang="EN-GB">REP<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-US">-
In 2020, five countries led in COVID-19 RESEARCH efforts: the UNITED KINGDOM,
THE UNITED STATES, CHINA, INDIA and <b>ITALY</b>. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-US"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-US">-
As of March 2021, RESEARCH&DEVELOPMENT BUDGETS in the OECD are estimated to
have increased in real terms by 6.2% in 2020. This estimate represents a marked
increase over 2019, when R&D budgets increased by 3.2% on the previous
year. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-US"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing">- Borse di studio. Importi minimi, ogni anno, stabiliti
da decreto del Miur: quello per il 2020/21 è di 1.981 euro per gli studenti in
sede, 2.898 euro per i pendolari e 5.257 per i fuorisede. Nell’anno 2019/2020
hanno ottenuto la BORSA DI STUDIO 224.177 STUDENTI su 231.258 aventi diritto.
CdS</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- A 5 anni dal lancio il MASTER MBA della Business
school del PoliMi in modalità totalmente telematica e in inglese, conferma il
suo prestigio anche nella classifica del Financial Times: ha raggiunto la top
10 (8° posto) ed è prima in Italia e quinta in Europa. skuolanet</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Dal 2007-2008 negli Stati Uniti le iscrizioni ai CORSI DI HUMANITIES,
le discipline umanistiche sono crollate. In alcuni dipartimenti sono state
dimezzate. In media è un calo che va dal 15% al 30%. E le ragioni sono
numerose, come dimostra questo articolo <a href="https://tinyurl.com/jtbt2tp3">https://tinyurl.com/jtbt2tp3</a>
lk</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La SPESA PUBBLICA NELL’UNIVERSITÀ italiana raggiungeva nel 2019
appena lo 0,4% del Pil, molto più bassa non solo rispetto a Francia (1,1%),
Germania (1%), Spagna (0,8%), ma anche alla media Ue 0,9%). dataroom<br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nell’atto d’indirizzo del Ministro della PA si legge che in fase di
concertazione si discuterà di una NUOVA AREA PROFESSIONALE<b><i> </i></b>dove si dovrebbe
collocare il personale apicale con funzioni organizzative e gestionali, in
possesso di LAUREA e di elevate capacità “professionali, tecniche e
organizzative”. money</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-GB">-
Massive open online courses (MOOC). </span>Il successo, almeno quantitativo,
della formula è nei numeri: oltre 180 milioni di iscritti (quasi il doppio dei
2020) ai 17mila corsi online gratuiti sulle principali piattaforme
internazionali, con l'italiana Federico II di Napoli che si conferma leader
europea. Sole</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- La DaD ha rivoluzionato gli istituti scolastici.
Il 1° decreto "Cura Italia" del 2020 ha permesso d’acquistare oltre
432mila device e supporti didattici e stabilire 100mila connessioni al web.
Altri 331 milioni sono stati stanziati in settembre e il 27.09 altri 85 milioni
alle singole scuole. Sole </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- Gli ATENEI LUISS e LUMSA hanno inaugurato lauree
magistrali e master dedicati alla GREEN ECONOMY. Il polo intitolato a Guido
Carli ha puntato su un corso biennale utile a interpretare la transizione
ecologica partendo da basi giuridiche e approcci interdisciplinari. CdS Roma</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- Unioncamere e Anpal. L’ICT (INFORMATION AND
COMMUNICATIONS TECHNOLOGY) in controtendenza: +36,5% di assunzioni entro
maggio. Si tratta dell’unico settore, insieme alle costruzioni, con curva in
salita. Quasi 37mila i lavoratori ricercati dalle aziende. CorCom</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- INERZIE MUUR. Inerzia 1: ritardo di oltre 200 giorni del Bando
speciale x progetti di ricerca a contrasto dell’emergenza COVID. Inerzia 2:
condotta dilatoria della ministra UR nella nomina del presidente del CNR.
inerzia 3: nel bandire elezioni per nuovi rappresentanti del CUN in alcune
aree. da Roars</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">- R&D SPENDING.
ITALY registers a LOW INTENSITY OF R&D EXPENDITURE compared to GDP (in 2018
equal to 1.4%) much lower than the OECD average (2.4%), in both public and
private sector. Public R&D spending reached 0.5% of GDP in 2018, the second
lowest level among the EU-15 countries. </span>OECD</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nel 2020 i più ricercati dalle aziende sono stati i LAUREATI in
(scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, STEM) con il 49% ed Economia
(31%). Al 1° posto tra le competenze ricercate in 7/10 settori la capacità di
teamworking. Soft skill più apprezzata la capacità di problem solving. ANSA</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- INDOOR SPACES. <span lang="EN-US">Spending
a lot of money on disinfecting surfaces is useless, because it is rare for
SARS-CoV-2 to pass from one person to another through contaminated surfaces.
Inexpensive CO2 monitors can provide a rough measure of whether or not
ventilation is adequate. </span>Nature Br</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- All’incontro online "Per il futuro della ricerca in Italia.
Storie, profilo e criticità dei protagonisti: gli ASSEGNISTI DI RICERCA"
(ca. 15.500 in IT), organizzato dalla Scuola Sup. Sant’Anna di Pisa, la ministra Messa: "Sistema da
rivedere", la rettrice Nuti: "Sono loro l’Italia del domani".
lanaz</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- Il Governo ha emanato il Decreto Legge 22.03 n.
41 (cd. DECRETO SOSTEGNI), il cui art. 33 detta “Misure a sostegno delle
UNIVERSITÀ, delle istituzioni AFAM e degli enti di ricerca“ aumentando </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">il Fondo per le esigenze emergenziali specialmente
digitali di €78,5 mln per il
2021. Oss. Univ.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Esame d’ACCESSO AI CORSI UNIVERSITARI: la Corte costituzionale
(sentenza 19.03.21 n. 42) dichiara discriminatorie le riserve d’ammissione
previste per l’Università di Trento a favore degli studenti della provincia, in
caso di parità di punti con studenti provenienti da altre regioni. Oss. Univ.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Con sentenza 24.03.21 n. 1974 il TAR Campania ha affermato che,
nell’ambito di una procedura di CHIAMATA, i CRITERI DI VALUTAZIONE devono
“essere stabiliti prima che siano noti i nominativi dei candidati, e,
ovviamente, prima dello svolgimento delle prove cui si riferiscono”. Oss
Univ </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- TAR Lazio (sent. n. 2467 01.03.21). Devono prevalere i divieti di cui
all’art. 9, c. 4, D.M. 218/20, ove si prevede che, per la PROVA D’AMMISSIONE AI
CDL IN MEDICINA E CHIRURGIA e in Odontoiatria, non sia consentito in ogni caso
l’uso della calcolatrice scientifica né della tavola periodica degli elementi.
Oss Univ</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- RE-EDUCATION. Gli UIGURI sono una minoranza turcofona musulmana che
vive nello Xinjiang, Regione autonoma nel Nord-Ovest della Cina strategica per
risorse e posizione. Si stima che dal 2017 in centinaia di campi di
RIEDUCAZIONE ne siano stati rinchiusi oltre un milione. CorSera</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">VARIE INFO IN BREVE DI APRILE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">- University presidents from 30
countries have signed a ‘JOINT STATEMENT OF GLOBAL UNIVERSITY LEADERS ON THE
2030 AGENDA FOR SUSTAINABLE DEVELOPMENT’, witnessed by United Nations
officials, committing themselves to collaborate to address global challenges
caused by climate change, natural disasters, pandemics, inequality, and
unemployment. </span>UWN<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal;">- Da Next generation EU maggiori
risorse possono colmare il divario sul n. ro di DOTTORATI DI RICERCA l’anno
(9.000 in IT contro 15.000 in Francia e 28.000 in Germania) o quello sul n. ro
di RICERCATORI PUBBLICI: 75.000 in IT contro 110.000 in Francia e 160.000 in
Germania. EC Roars<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal;">- Con la recente sentenza del 19
marzo 2021, n. 42, i Giudici delle leggi hanno dichiarato incostituzionale
l’idea che al criterio del merito possa essere sovrapposta la volontà politica
di favorire l’accesso all’istruzione universitaria degli studenti italiani ed
europei sulla base della residenza dei
candidati.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;">-
Aggiornamenti ANVUR a VQR 2015-19: Posticipo data per indicazione
prodotti attesi a livello Dipartimento; Comunicazione sugli indicatori
citazionali internazionali di fonte WOS; Integrazione informazioni sugli indici
citazionali per GEV 13b; Nota d’accomp.to a pubbl.ne informazioni sugli indici
citazionali intern.li del GEV 13a. Oss Univ<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">- L'Italia
non è stato il Paese più prudente del Vecchio continente. Le sue 29,7 settimane
di CHIUSURA DELLE SCUOLE sono state battute, nell'ordine, da Repubblica Ceca
(33,9 settimane), Slovacchia (32,7), Lettonia (32,4), Romania (31,9) e Polonia
(30,6).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Quale l’impatto di pandemia
e correlata crisi economica sulle immatricolazioni universitarie in IT? Il complesso degli atenei pubblici vanta una
crescita delle immatricolazioni (+3,9%), mentre gli atenei privati, in gran
parte telematici, subiscono una contrazione (-2,8%). Il Mulino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Parisi (Lincei): “Non ha molto senso creare
NUOVI ENTI DI RICERCA, mentre ne ha dare vita a nuove iniziative di ricerca per
collegare professionalità già esistenti e acquisirne di nuove. Messa (Min. UR):
" ... non convinceva la proposta di istituire 7 nuovi Istituti Nazionali
di ricerca". askanews<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 11.25pt;">- Le ASSUNZIONI DEI PROFESSORI secondo ministra
Messa: “Penso a una TERNA DI CANDIDATI selezionati dalla commissione
all'interno della quale l'università possa scegliere il docente che, a parità
di qualità, meglio risponde alla propria offerta formativa”. ItaOggi <span style="font-size: 10.5pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-fareast-language: IT;">Min.
Messa: <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 11.25pt;"><span style="font-size: 10.5pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-fareast-language: IT;">- “Rivedrò il DECRETO SUL DOTTORATO
per facilitare l'interlocuzione con l'esterno, in modo tale che i dottorati
restino in capo all'università che li promuove, e che deve garantirne la
qualità, ma prevedendo che possano essere condivisi da altri atenei, enti di
ricerca, imprese”. AR ItaOggi<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La FONDAZIONE PER LA
FORMAZIONE UNIVERSITARIA A ORIENTAMENTO PROFESSIONALE (FUP) costituitasi in
Emilia-Romagna è un partenariato pubblico-privato finalizzato alla
progettazione, promozione e gestione delle NUOVE LAUREE AD ORIENTAMENTO
PROFESSIONALE. RdC<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Alle ORIGINI DEL CORONAVIRUS ci sono 3
IPOTESI in campo: la PRIMA è quella del “contadino di Wuhan” che avendo
mangiato carne di pipistrello ed essendo stato ammorbato dal virus animale per
zoogenesi, avrebbe poi trasmesso la malattia alla moglie e di lì a tutto il
pianeta. <span lang="EN-GB">FP mentepolitica<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span lang="EN-US"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">- Italian universities have been
among the world leaders in leading the research response to COVID-19.
Elsevier’s Scopus database, which QS uses to track university research
production, identifies <i>Italy as the
world’s fourth-largest contributor to COVID-related research output</i>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- DATI DEL 2020 DEL CENSIMENTO PERMANENTE
DELL’ISTAT e di TRUENUMBERS. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Parlamentari italiani laureati:
60% nella legislatura 2018-2023, non ha un titolo di laurea il restante 40%
(375 su 950 del totale di deputati e senatori). Hanno la laurea alla Camera 441
su 630 deputati, al Senato 219 su 320 senatori. 23 su 21 i ministri laureati
del governo Draghi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- PNRR. Investimenti raggruppati in 16
componenti e organizzati in 6 missioni, oltre metà assorbiti da
digitalizzazione (22% dei fondi) e “rivoluzione verde” (30%). Seguono
ISTRUZIONE e RICERCA (17%), infrastrutture (13%), inclusione e coesione (10%),
salute (8%). wired<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Con il RECOVERY PLAN l’esame di Stato
coinciderà con quello di laurea per l’ABILITAZIONE ALLE PROFESSIONI di
odontoiatra farmacista veterinario psicologo geometra agrotecnico perito
agrario perito industriale. Il tirocinio abilitante sarà svolto durante gli
anni universitari.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il sistema di abilitazioni, basato su mediane
bibliometriche ... ha favorito una profonda revisione del reclutamento
baronale. Per ottenere l’ASN più che portare le borse agli ordinari, ora si
deve pubblicare (a volte anche troppo) su riviste di prestigio internazionale.
AF FR RS Il Mulino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- In un’indagine pubblicata nel 2019 da “La
Repubblica” sul «prestigio delle professioni», in una scala da 1 a 10, ben il
66% degli italiani attribuivano ai DOCENTI UNIVERSITARI un voto superiore a 8,
collocandoli al 2° posto della graduatoria, subito dopo i medici. AF FR RS Il
Mulino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Un’inchiesta condotta a partire dai ranking QS
e THE sulle 1.000 MIGLIORI UNIVERSITÀ a livello mondiale, mostra che vi
rientrano il 40% di quelle italiane. Un dato, quest’ultimo, che colloca il
nostro Paese davanti a Cina, Francia e Usa. AF FR RS Il Mulino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Sul fronte della PRODUZIONE SCIENTIFICA, i
report forniti dalla banca dati di Scopus mostrano che l’Italia si colloca al
7° posto mondiale per numero di pubblicazioni scientifiche e all’8° per numero
di citazioni. AF FR RS Il Mulino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- L’ultimo rapporto Anvur (2018) sul
posizionamento internazionale della ricerca italiana evidenzia che la crescita
della PRODUZIONE SCIENTIFICA italiana è stata nell’ultimo decennio superiore
alla media mondiale. AF FR RS Il Mulino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- I 10 PAESI più economici in Europa per
conseguire il DOTTORATO DI RICERCA: 1.
Germania 2. Danimarca 3. Francia 4. Finlandia 5. Svezia 6. Belgio 7. Ungheria
8. Italia 9. Norvegia 10. Ucraina - G. Torbet, INOMICS<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- PNRR. Sulla scelta di allocare le risorse vi
sono critiche da varie parti al governo, per esempio per gli SCARSI FONDI
ALLOCATI SULLA RICERCA e la totale dimenticanza del piano Amaldi (per portare
entro il 2026 all’1,1% del pil la quota di fondi destinati alla RICERCA). wired<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La classifica russa ROUND UNIVERSITY RANKING
(Rur) confronta prestazioni (teaching, research, international diversity and
financial sustainability) di 867 università di 85 Paesi. Anche l’edizione 2021
mette in classifica 15/867 UNIVERSITÀ ITALIANE ma UniBo è ancora ignorata (?)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- INTELLIGENZA ARTIFICIALE, all’UNIVERSITÀ di
Padova. Sulla nuova piattaforma, abilitata da Watson e basata sul cloud, un
ASSISTENTE VIRTUALE online risponde alle richieste di informazioni sulle pratiche
di segreteria 24 ore su 24 e sette giorni su sette. corcom DN<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- <b><span style="color: red;">Recovery Plan</span></b>. Gli ITS (Istituti tecnici
superiori, Istruzione terziaria) hanno l’’obiettivo di raddoppiare a breve gli
iscritti incrementando l’offerta degli enti che s’occupano di questo settore
attraverso la creazione di network con aziende, università e centri di ricerca.
tgcom24<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- <b><span style="color: red;">Recovery Plan</span></b>. Agli studenti del 4° e del 5° anno delle scuole superiori dovranno
essere offerti dei MODULI DI ORIENTAMENTO da circa 30 ore annue insieme alla
realizzazione di una piattaforma nazionale per far conoscere le opportunità
offerte dal sistema dopo il diploma. tgcom24<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- <b><span style="color: red;">Recovery Plan</span></b>. RIFORMA DEI DOTTORATI con l’aggiornamento attraverso un DM entro il 2021, semplificando le
procedure per coinvolgere imprese e centri di ricerca, e rafforzando percorsi
di dottorato non finalizzati solamente alla carriera accademica. tgcom24<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- <b><span style="color: red;">Recovery Plan</span></b>. Un progetto ha come obiettivo
finale l’AUMENTO DEI DOTTORATI di 3.600 unità, attivando tre cicli di reclutamento
a partire dal 2021, ciascuno dotato di 1.200 borse di studio. Con sempre più
dottorati innovativi con alte specializzazioni in materie STEM. tgcom24<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- <b><span style="color: red;">Recovery plan</span></b>. Per gli ITS (ISTITUTI TECNICI
SUPERIORI) confermati 1,5 MLD. Per messa in sicurezza degli edifici 3,9
miliardi. Per rafforzamento dei DOTTORATI 430 milioni. Quasi 1,5 MLD al
potenziamento alloggi e borse di studio per l’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ. Sole<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Ungheria. Colpo ai trattati e ai valori
dell'Ue e dello Stato di diritto. Il Parlamento ha approvato una legge che
liquida l'autonomia delle università pubbliche, che passeranno sotto il
controllo di fondazioni. Cioè di istituzioni dominate dagli oligarchi amici e
vassalli del premier. Rep<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- #NEXTGENERATIONITALY. 1,4 miliardi per STEM e
imprenditoria femminile. Le risorse andranno a finanziare percorsi di
FORMAZIONE TECNOLOGICO-SCIENTIFICA dedicati alle studentesse. Entro giugno la
Strategia nazionale per la parità di genere. CorCom<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Al MIT Schwarzman College of Computing tutti
i corsi di studio sono affiancati da un corso in SCIENZE COMPUTAZIONALI, perché
tutti i lavori del futuro saranno svolti col supporto delle tecnologie ed è
quindi fondamentale imparare a conoscerle e a usarle. agendadigit<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- L’EDITORIA LIBRARIA è l’unico settore
culturale dove l’Europa è leader globale: 6 dei maggiori 10 gruppi editoriali
al mondo e 4 dei “big five” dell’editoria USA sono di proprietà di editori
europei. L’Italia è ben posizionata: la FIERA DI BOLOGNA è, dopo Francoforte,
la più importante al mondo. agdig<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">- Eleven Hungarian universities
and their assets have been handed over to foundations, all but completing a
privatisation of the country’s higher education system that observers fear will
entrench the power of the authoritarian ruling party and risks opening the door
to corruption. </span>THE<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Report Excelsior da Unioncamere e Anpal e su
base studio del Miur: nel 2019-2023 il totale dei NEO-LAUREATI sarà di ca.
893.600, per cui l’offerta di lavoro aumenterà. Tra i neolaureati e laureati,
saranno assunti, entro il 2023, tra le 959mila e le 1.014 unità. 2Anews<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Secondo un’indagine recente, la LAUREA IN
INGEGNERIA risulta essere, insieme a MEDICINA, quella più redditizia. Anche i
neolaureati in ingegneria percepiscono, infatti, uno stipendio medio più alto
rispetto ai colleghi che hanno appena conseguito titoli in altre facoltà.
2Anews<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Anche la LAUREA IN ECONOMIA è una sorta di
evergreen, in termini lavorativi. Tutte le aziende, nazionali o internazionali,
necessitano di consulenti finanziari, consulenti di gestione aziendale o
manager. Pertanto una delle opzioni da prendere in considerazione, per i nuovi
studenti, è il CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE da conseguire sia nelle università
tradizionali che negli atenei telematici. 2Anews<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nell’ambito di una procedura di selezione per
un posto da RTDA, il Consiglio di Stato ha escluso l’incompatibilità dei
commissari per il fatto che gli stessi avessero formato parte della commissione
relativa alla discussione della tesi di dottorato del candidato. Oss. Univ.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il TAR Lazio (sent. 22.04.21 n. 4739) sulla
CHIAMATA DIRETTA DI STUDIOSI PER CHIARA FAMA aventi ricoperto “incarichi
direttivi in qualificati istituti di ricerca internazionali” ha chiarito la
valenza dell’aggettivo “internazionale”. Il giudice amministrativo ha annullato
provvedimenti ministeriali che avevano dichiarato inammissibile la proposta di
chiamata diretta di un Ateneo, chiarendo che l’aggettivo “<b><i>internazionale</i></b>” non
delineerebbe il carattere straniero o sovranazionale dell’Istituto, quanto il
semplice rilievo internazionale della struttura, con la conseguenza che
ricomprenderebbe, nell’alveo della norma, anche gli istituti di ricerca
nazionali. Oss. Univ.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il TAR Lazio (sent. 22.04.21) ha chiarito che
per i professori universitari collocati a riposo per limiti d’età sussiste
l’inammissibilità dell’istanza di trattenimento in servizio ai sensi dell’art.
1, c. 257, della L. n. 208/2015, essendo destinato il provvedimento al
“personale della scuola”. Oss Univ<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il TAR Lombardia (sent. 07.04.21 n. 899) si è
espresso sulla produzione della documentazione dei titoli dei candidati alle
procedure di reclutamento di ricercatori TDA: la mera indicazione dei titoli
posseduti nel curriculum non può sostituire la mancata produzione dei titoli
stessi. Oss Univ<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Negli ultimi tre mesi in Myanmar sono stati
uccisi 782 manifestanti. Lo rende noto l’ONU. Nelle ultime settimane, inoltre, più di 3 mila funzionari statali di cui
il 70% donne, sono stati licenziati o sospesi dal lavoro. Tra loro figurano 990
PROFESSORI UNIVERSITARI. Corr Ticino<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La Commissione sull’efficacia della
giustizia, del Consiglio d’Europa, ha valutato che per concludere un processo
civile nei tre gradi sono necessari più di 7 anni e per un processo penale più
di 3. Così imprenditori stranieri non investono nel timore dell’incertezza del
diritto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 18.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">VARIE INFO IN BREVE DI MAGGIO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La ricerca nel PNRR<b>. </b>Finanziamento di progetti presentati da GIOVANI RICERCATORI.
Misura applicata dal MUR prevede di sostenere le attività di ricerca di un
massimo di 2.100 giovani ricercatori – sul modello dei bandi European Research
Council – ERC. ag dig<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il n. ro di DOTTORATI DI RICERCA conseguiti
in IT, tra i più bassi in UE, si è ridotto di ca. il 40% tra 2008 e 2019; solo
1/1.000 giovani completa ogni anno un corso di dottorato (media UE di
1,5/1.000 - 2,1 in Germania) e quasi il
20% emigra. Eurostat, Istat<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Aumentando la RICERCA si alimenta la SCIENZA,
che diventa TECNOLOGIA e INNOVAZIONE, che
diventa azienda, che alimenta occupazione, che diventa possibilità di
spesa in nuova formazione, ricerca e sviluppo. M. Sideri CorSera<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- ll Fondo di finanz. to ordinario (Ffo) nel
2017 è stato di 6,9 miliardi, mentre le rette universitarie sono ca. 1,8
miliardi l’anno. Sono i fondi essenziali per il funzionamento di didattica e
ricerca, il cui costo principale sono gli stipendi, ca. 7,4 miliardi l’anno.
Sole<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nella 1<sup>a</sup> tornata di ASN, 2012-13,
siamo riusciti a chiamare in cattedra il 50% degli idonei. Nella 2<sup>a</sup>
solo il 25%, nella 3<sup>a</sup> il 4%. 40 mila abilitati non riescono a essere
chiamati. Dobbiamo instaurare chiamate dirette per prof. ri e ricercatori da
un'università all'altra e dall'estero. C. Messa<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nell’A.A. 20-21, 1.034 STUDENTI DETENUTI
ISCRITTI ALL’UNIVERSITÀ, 10,5% in regime di esecuzione penale esterna, 53,1 e
34,3% risp. te in carcere di media e alta sicurezza e 2,1% al regime 41bis.
Dati da Conf.za naz.le univ.ria dei poli penitenziari (Cnupp) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- European Research Council (ERC) quest’anno ha
una nuova classifica per premiare 15 progetti del 2021 che mostrano “15 WAYS IN
WHICH THE ERC TRANSFORMED SCIENCE”, una sorta dell’1% delle migliori proposte
finanziate. Sapienza è presente in questo ranking con 2 progetti<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La CRUI ha approvato una PROPOSTA DI RIORDINO
della prima parte della CARRIERA ACCADEMICA (il cosiddetto pre-ruolo). Ovvero
il percorso che dal conseguimento del dottorato di ricerca conduce all'entrata
nel ruolo di professore universitario. La proposta si propone di superare la
dicotomia tra fra RICERCATORE di tipo A e ricercatore di tipo B e, grazie a una
pianificazione di risorse, migliorare il rapporto studenti/docenti per
raggiungere la media europea. ANSA 22.04.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- In Italia la spesa pubblica per la RICERCA
negli ultimi decenni è stata tagliata del 21%, per ca. €2 MLD. L’Italia investe
oggi in ricerca ca. tra l’1,2 e l’1,3% del PIL al pari di Spagna, Paesi
Balcanici ed Est-Europa, contro media EU del 2% e media dei Paesi Ocse del
2,4%. ass spazio aperto 14.4.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il CNR, con ca. 5.300 tra Ricercatori e
Tecnologi, riporta sul proprio sito di aver generato 477 BREVETTI e creato 61
SPIN-OFF (di cui attivi 55), mentre il POLITECNICO DI MILANO, con 3.400 addetti
alla RICERCA tra professori e ricercatori, ha generato 2.084 BREVETTI e creato
85 SPIN-OFF (di cui 77 attivi nel 2019). ass. spazioaperto 14.4.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- RICERCA. Rispetto all’obiettivo dell’Eu per
il 2020 di raggiungere per gli stati membri un investimento in ricerca pari al
3% del PIL, l’Italia s’è attestata nel 2019 all’1,53% del PIL (rispetto
all’1,43% del 2018 (€25,2 MLD ca.) contro media EU del 2% e media Paesi Ocse
del 2,4%. ass spazio aperto 14.4.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> -
L’Italia per investimenti in ISTRUZIONE ha una spesa percentuale annua
che si attesta al 3,6%<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> del PIL a fronte di una media EU del 4,4% o
addirittura del 6,2% per gli Stati Uniti ed il Regno Unito.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> -
Ricerca & Sviluppo. L’Italia al 2018 impiegava complessivamente
482.703 unità di personale dedicate a
RICERCA E SVILUPPO (di cui 96.126 afferenti al mondo dell’Università)
contro le 618.612 unità di personale della Francia, e le 971.157 unità della
Germania. spazioaperto 14.04.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- L’Italia per numero di RICERCATORI ogni 1000
occupati si attesta su un valore pari a 5,4 contro una media Europea di 8,3
(con punte di 10,4 come per la Francia) o Paesi che arrivano addirittura ad
avere 17,4 impegnati ogni 1000 in ricerca e sviluppo come nel caso di Israele.
spazio aperto 14.04.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Capacità della RICERCA PUBBLICA e delle
UNIVERSITÀ di attrarre INVESTIMENTI rispetto al programma europeo Horizon2020:
l’Italia ha ottenuto €3,7 MLD di finanziamenti a fronte di 11.291 progetti
contro i €7 MLD ottenuti dalla Germania, i €6 MLD del Regno Unito e i €5 MLD
della Francia. spazio aperto 14.05.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nel «discorso della regina», ossia nel
programma del governo di Boris Johnson, “per la prima volta - spiega il Daily
Express - ai sindacati studenteschi sarà richiesto di prendere misure per
assicurare la libertà di espressione legittima per i membri dell'università e
per gli speaker invitati a parlare”. CorSera<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- I 43 ISTITUTI TECNICI SUPERIORI ITS hanno non
più di 20mila studenti, sebbene oltre l’80% trovi lavoro nel proprio settore,
dopo il diploma. I corsi biennali (1.200 ore di lezione e 800 di stage in
azienda) conferiscono il DIPLOMA DI TECNICO SUPERIORE, equivalente a ISCED 5 dell’istruzione
terziaria a ciclo breve. iltirreno<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Gli iscritti agli ITS sono in media 19.000
l’anno, contro i >300mila francesi e i 900mila tedeschi in simili percorsi
terziari. Ogni anno le imprese cercano 20mila diplomati degli ISTITUTI TECNICI
SUPERIORI, ma ne trovano solo 5mila. Per la nuova vita degli ITS: €1,5 MLD di
fondi straordinari in 5 anni dal Recovery Plan. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Il 1° laboratorio dedicato all'INTELLIGENZA
ARTIFICIALE PERVASIVA (PAI Lab) nasce a Pisa per iniziativa congiunta del dipt.
di Informatica dell'UniPi e dell'Istituto di scienza e tecnologie
dell'informazione "Faedo" del CNR (Isti-Cnr) e mette insieme le
competenze di oltre 13 gruppi di ricerca. Gaz Mantova<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Diverse UNIVERSITÀ BRITANNICHE sono pronte a
sospendere i corsi di laurea in DISCIPLINE UMANISTICHE. Sarebbe un piano
governativo dovuto al fatto che i laureati in materia umanistica guadagnano in
GB ca. €l4mila l'anno insufficienti per un totale rimborso dei prestiti erogati a studenti. FM <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Lo scorso anno in GB il ministero del Tesoro
aveva espresso una crescente preoccupazione per il programma di prestiti a
favore degli studenti universitari. Le stime prevedevano un costo che si
aggirava intorno ai 1.000 miliardi di sterline entro il 2040 e quasi l'83% dei
prestiti erogati non sarebbe mai stato rimborsato (e dopo trent'anni, vengono
cancellati del tutto). FM il Messaggero<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- La posizione Ministro della Giustizia Marta
Cartabia in merito alla riforma della Giustizia è stata resa nota lo scorso 11
maggio: elaborare proposte per snellire i processi civili, penali e tributari;
rivedere - almeno in parte - la riforma della prescrizione di Bonafede. <span lang="EN-GB">Money<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">- How Supervisors Perceive PhD
SUPERVISION. The data show that it has become more complex to be a PhD
supervisor. Three knowledge production perspectives are identified: (1) High
quality research; (2) Economically viable and efficient research; and (3)
Internationally adapted research.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">- Almost a third of UNIVERSITY
EMPLOYEES globally are on contracts lasting less than 2 years, according to
analysis of data underlying our Impact Rankings, while staff at universities in
Italy, New Zealand, Portugal and the UK were most likely to have job security
going into the Covid-19 crisis.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Illudere uno STUDENTE meridionale di potersi
iscrivere a un ateneo del Centro o del Nord restando a casa sua è un inganno
... perché gli toglie la possibilità di cogliere tutte le opportunità che
un’università offre: spazi, biblioteche, incontri che solo in presenza possono
essere davvero fruiti. T Greco Roars<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Se l’UNIVERSITÀ la si vuole davvero inclusiva
non può essere “senza oneri aggiunti” per lo Stato. Si devono fare le residenze
per studenti, le mense, le borse di studio, le sale studio, ecc. ecc. Qualsiasi
altra soluzione equivale de facto a creare una comunità di serie A, che si può
permettere di frequentare in presenza, che vede e parla con i professori, che
vive una comunità accademica, ed una non-comunità di serie B che sta a casa. E.
M. Roars<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Sostiene T. Montanari su Roars che Il sogno
proibito dei liberisti all’amatriciana che popolano i giornali italiani è di
costruire una SUPERLEGA DI ATENEI (del Nord) che abbiano i soldi per fare
ricerca, distinta per legge da una pletora di università di serie B che
facciano solo didattica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nell’ambito di una procedura di selezione per
un posto da RTDA, il Consiglio di Stato ha escluso l’incompatibilità dei
commissari per il fatto che agli stessi fossero rivolti ringraziamenti di stile
all’interno di alcune pubblicazioni del candidato e che gli stessi avessero
formato parte della commissione relativa alla discussione della tesi di
dottorato di quello stesso candidato. Oss Univ<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Considerato che la normativa di cui all’art.
18 Legge 240/2010 non prevede l’esclusione dall’accesso al concorso pubblico
per i componenti del CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL’ATENEO, sarà di
difficile dimostrazione la volontà di tacere questa circostanza descrittiva con
la consapevolezza di violare la norma. Codau OSS UNIV<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Al CUN la ministra Messa ha posto l’accento
sulla mobilità come elemento per favorire lo scambio tra atenei e con enti di
ricerca e ha confermato l’interesse del ministero verso una nuova
CLASSIFICAZIONE DEI SAPERI SCIENTIFICI, orientati verso una semplificazione e
flessibilità dell’attuale sistema. oss univ<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- Nella riforma, in iter al Parlamento, ci sarà
un RICERCATORE UNICO in regime di TENURE TRACK, fino a un massimo di 7 anni,
che dal 4° anno in poi può diventare associato. In secondo luogo, viene
previsto che l’accesso al tenure track deve avvenire entro 6 anni dalla fine
del dottorato. corr univ <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UNIVERSITÀ IN
ITALIA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIBO. L’INTERNAZIONALIZZAZIONE
DEI DOTTORATI DI RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’internazionalizzazione dei dottorati di ricerca è obiettivo
strategico dell’Università di Bologna e il progetto “<b><i>International PhD
College</i></b>” parte dall’esperienza dello schema “PhD@ISA” (avviato nel 2007
come “Brains in”) riservato a PhD internazionali, particolarmente brillanti e
motivati. Questa attività ha portato nell’Istituto una cinquantina di PhD
internazionali, che oggi sono professionalmente impegnati all’estero. Il
progetto punta a raggiungere, a regime, un numero di 60 PhD internazionali sul
turnover triennale: il primo gruppo di 10 PhD da reclutare con il bando del 37°
ciclo, andrà ad aggiungersi agli 8 PhD ISA già presenti e costituirà il nucleo
di partenza per l’espansione progressiva del progetto formativo
dell’International PhD College. (F: unibomagazine 24.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">EU. UNA EUROPA. MAIN</span></b><span lang="EN-GB"> <b>CHALLENGES UNA EUROPA HAS TO ADDRESS WHEN
BUILDING EUROPEAN DEGREES<o:p></o:p></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Which are the main challenges <b><i>Una Europa</i></b> has to address when
building European degrees?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Maria Gravari Barbas <a href="https://www.una-europa.eu/about/about-us">https://www.una-europa.eu/about/about-us</a>
: The real difficulties are not content-related, but stem from the existing
national and European regulations. While it makes perfect sense to develop
European, disciplinary or multidisciplinary, transnational and multilingual
degrees, national regulations are very heterogeneous. The creation of a common
bachelor's, master's or doctoral degree between all Una Europa universities
implies the prior and in-depth harmonization of eight national systems. Today,
there is no real framework at European level to allow for the creation of true
European degrees. This requires a real willingness by the Member States and the
EU. The route taken by the first 17 European Universities funded under Erasmus+
is very bottom-up and implies ad-hoc solutions. It will undoubtedly be
necessary in the years to come to think about an adequate European framework
allowing for the implementation of real European diplomas. </span>F: <a href="https://www.una-europa.eu/manifesto/manifesto">Manifesto in italiano |
Una Europa (una-europa.eu)</a><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’EUROPA È LEADER GLOBALE NEL SETTORE DELL’EDITORIA LIBRARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’editoria libraria è l’unico
settore culturale dove l’Europa è leader globale: 6 dei maggiori 10 gruppi
editoriali al mondo e 4 dei “big five” dell’editoria USA sono di proprietà di
editori europei. Essendo il mercato globale frammentato in ragione delle aree
linguistiche, l’internazionalizzazione passa da traduzioni e coedizioni,
abilitate dalla compra-vendita di diritti d’autore. Un ruolo chiave è svolto
dalle Fiere internazionali del libro e da quelle nazionali, utili vetrine
dell’editoria di un paese per gli editori stranieri.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In questo contesto, l’Italia è
ben posizionata: la Fiera di Bologna è, dopo Francoforte, la più importante al
mondo, e ha accordi per la gestione delle sezioni diritti nelle fiere di
Shanghai, New York e Mosca. Le fiere nazionali di Roma e Torino hanno
importanti programmi di visite di operatori stranieri e di promozione del libro
italiano all’estero. Non è un caso che l’Italia coordini la rete europea delle
fiere del libro Aldus. (F: agenda digitale 30.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>FRANCIA. L’ENA DIVENTA ISTITUTO DEL SERVIZIO PUBBLICO (ISP)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La Francia trasforma la scuola
nazionale d’amministrazione pubblica, l’ENA, nell’ISTITUTO DEL SERVIZIO
PUBBLICO (ISP). Molti titoli di giornale dicono che chiude, ma non è proprio
così: è una riforma forse profonda della scuola, ma pur sempre una riforma.
Nascerà <a name="_Hlk69137505">l’Istituto del servizio pubblico (ISP) </a>che
assorbirà le scuole della funzione pubblica (Ena compresa) con un periodo di
formazione comune a tutti gli indirizzi, anche quelli politecnici, in provincia
e sul campo, impedendo la formazione di gruppi chiusi, con gli inizi di
carriera fuori Parigi, favorendo la formazione continua, l’emersione di
talenti, superando le posizioni di rendita con ruoli più elastici e di
funzione, con il ricambio nei territori, il reclutamento dalla provincia e
dalle classi popolari, con classi preparatorie e aiuti finanziari. (F: E. Martial,
startmag 12.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNGHERIA. ORBÁN LIQUIDA L'AUTONOMIA DELLE UNIVERSITÀ PUBBLICHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nuovo colpo del
premier-autocrate ungherese Viktor Orbán ai trattati e ai valori dell'Ue e
dello Stato di diritto. Il Parlamento di Budapest, dominato da Fidesz, il partito
del presidente del consiglio, ha approvato con la consueta procedura d'urgenza
- chiamata "legislazione fast food" da opposizioni e voci critiche -
il testo di legge che di fatto liquida l'autonomia delle università pubbliche
del Paese. Gli atenei, finora controllati direttamente dallo Stato e che
godevano di un'autonomia garantita per legge, passeranno sotto il controllo di
fondazioni. Cioè di istituzioni dominate dagli oligarchi amici e vassalli del
premier. <span lang="EN-GB">(F: La Repubblica 30.04.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UK. GALLES. UN PROGRAMMA PER
RIMPIAZZARE L’ERASMUS<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Drakeford, primo ministro del Galles, ha stanziato fino a 65 milioni di
sterline (circa 73 milioni di euro) per finanziare un programma che non ha
ancora un nome ufficiale ma che dal 2022 e almeno fino al 2026 rimpiazzerà in
Galles l’Erasmus, che non è stato rinnovato dal governo britannico nell’accordo
Brexit dello scorso dicembre. Un programma, quello di Cardiff, che coinvolge
anche gli studenti e giovani lavoratori europei, ed è questa la grande
differenza con il “Programma Turing” annunciato da Boris Johnson in
sostituzione dell’Erasmus: perché le borse di studio previste dal Galles
saranno un vero programma di scambio destinate sia ai ragazzi gallesi (circa
15mila, secondo le stime di Cardiff) sia a quelli europei (oltre 10mila).
Mentre il nuovo programma Turing fa fare esperienza all’estero esclusivamente
agli studenti e giovani tirocinanti britannici, ma non coinvolge in alcun modo
i loro pari europei. (F: Rep 22.03.21)</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;">LIBRI - RAPPORTI – SAGGI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>VALORIZZAZIONE DELLA RICERCA</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Rapporto edito da Associazione
Spazio Aperto – <a href="http://www.spazioaperto.org/">www.spazioaperto.org</a> – 14.04.2021. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Lo sviluppo di una civiltà è
da sempre legato alla capacità di trasformare un’intuizione “scientifica”
–anche nella sua forma più arcaica e rudimentale – in un’innovazione
tecnologica capace di indirizzare il corso degli eventi. Questo legame tra
ricerca scientifica ed avanzamento culturale è quanto mai attuale in
considerazione del fatto che il progresso tecnologico di un paese – ora più che
mai – è in grado di determinarne il benessere collettivo, nonché il suo peso
socio-economico a livello internazionale. L’Italia, storicamente, ha più volte
giocato un ruolo predominante, non solo nell’antichità e nel Rinascimento, ma
anche in tempi più recenti, esprimendo alcune delle menti e dei gruppi di
ricerca più all’avanguardia in molte discipline scientifiche.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il processo attraverso il
quale avviene il trasferimento dalla conoscenza scientifica all’innovazione <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">tecnologica, pur non essendo
sempre lineare, soprattutto in contesti di profonda mutazione degli <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">scenari geo-politici e di
congiunture socio-economiche particolarmente complesse ed in evoluzione, come
quelle che conseguono e conseguiranno all’attuale crisi sanitaria, costituisce
un percorso che va incentivato, assistito, accompagnato. Nella disamina che
segue, si vedrà come l’Italia disponga tutt’oggi di un potenziale altissimo in
termini di qualità della ricerca scientifica sia essa pubblica che privata;
tuttavia, si potrà notare, anche, come all’atto pratico, ricerca e industria
vivano una separazione sostanziale che ha comportato, e ancora oggi determina,
una incapacità nella valorizzazione dei migliori risultati della ricerca per il
nostro Paese. Si sottolinea sin da ora come il lavoro qui presentato si
riferisca principalmente al mondo delle discipline scientifiche, e non – o solo
parzialmente – alle scienze socio-umanistiche. Oggi, pur essendo stato
intrapreso un percorso teso a colmare il divario rispetto a Paesi storicamente
considerati “Start-up Nations” (Israele, Gran Bretagna, USA, Germania, Svezia)
– così come fatto da Francia e Cina che, in pochissimi anni, sono riuscite ad
entrare a pieno titolo in questo ristretto club di nazioni “innovatrici” – per
l’Italia il cammino è ancora lungo, nonostante talune iniziative di successo, a
causa soprattutto dell’assenza di un attore nazionale capace di coordinare i
tanti sforzi messi in campo, <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">che troppo spesso si
vanificano in mille iniziative finanziate, ma non coordinate. La disamina e la
proposta qui descritte nascono da un lavoro di analisi avviata già prima della
pandemia COVID-19 e sono finalizzate: (i) ad analizzare le iniziative presenti
sul panorama italiano nel delicato <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">ambito dell’innovazione, (ii)
a compararle con le migliori pratiche internazionali, (iii) a suggerire alcune
linee guida che possano contribuire a restituire all’Italia un posizionamento
tra le economie a più alta “produttività scientifica”, capace di favorire la
nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico attraverso le quali garantire
la nascita di nuovi posti di lavoro ad alta qualifica professionale. (F:
Dall’Introduzione al Rapporto 14.04.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RIFORMA UNIVERSITARIA E RESPONSABILITÀ DISCIPLINARE DEI DOCENTI:
PROBLEMI E CRITICITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore:<b> </b>Loredana Ferluga. Rivista Il lavoro nella giurisprudenza, pag.
362-368, 2021.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con riferimento alla materia
disciplinare la legge di riforma dell’Università, pur non intervenendo sui
profili sostanziali degli illeciti e delle sanzioni disciplinari applicabili ai
docenti universitari, introduce due rilevanti novità, rappresentate dal
decentramento del potere disciplinare presso i singoli Atenei e
dall’introduzione dell’obbligo per tutte le Università di adottare codici
etici, la cui violazione può assumere rilievo disciplinare. Nel saggio si
evidenzia la necessità di un coordinamento tra le disposizioni contenute nel
codice etico e le norme disciplinari, che rappresenta l’occasione per le
Università di rimediare alla indeterminatezza del quadro degli illeciti e delle
sanzioni. (F: Abstract del saggio) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-US"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DIRITTO E AMMINISTRAZIONE DELLA SANITÀ - Approfondimenti a.a.
2019-2020. Il SSN alla prova dell'emergenza COVID-19. Profili problematici e
prime riflessioni sull'anno della pandemia.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A cura di: M. Gola, D.
Donati, C. Tubertini. DOI <a href="http://doi.org/10.6092/unibo/amsacta/6628" target="_blank">10.6092/unibo/amsacta/6628</a> .</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il presente volume raccoglie i risultati dei progetti di ricerca
elaborati dagli allievi del Master Universitario di I Livello in Diritto e
amministrazione della sanità, giunto nell'A.A. 2019/2020 alla 29° edizione,
presso la Scuola di Specializzazione in Studi sull'Amministrazione Pubblica
dell’Alma Mater Studiorum- Università di Bologna. Gli studi redatti si
concentrano tutti sulla situazione di emergenza legata alla pandemia da
Coronavirus, affrontata da tutti i più rilevanti profili istituzionali,
organizzativi e operativi, analizzati con uno sguardo anche al futuro per
cercare di valorizzare questa esperienza non prevista e di evidenziare quali
delle misure adottate si potranno stabilizzare, in prospettiva del rinnovamento
del sistema sanitario messo alla prova. (15.03.21)<b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-US"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-US">USA. SWIMMING IN
THE SHOALS OF ACADEMIC RACISM IN US STEM<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">A new book examines
the psychological struggle under-represented, racially minoritised students
suffer in United States science, technology, engineering and mathematics or
STEM programs and provides searing analysis of the failure of what is often
touted by liberals as the gold standard of interacting with these groups of
students, the claim to being ‘colour blind’.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">37% of American
colleges and universities have no black faculty in science, technology,
engineering and mathematics (STEM) programs, while 28% have one black faculty
in these programs. 53% of the full-time STEM professors in the historically
black colleges and universities (HBCU), such as Howard University in
Washington, DC, were white men. Of the nation’s 203 engineering faculties, half
reported having not a single black student. (F: N. M. Greenfield, UWN 21.03.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p> </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-90322526520279937742021-11-07T18:14:00.001+01:002021-11-07T18:14:29.306+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 1 2021 01-03.2021<p> <b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">IN
EVIDENZA</span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PARLA LA NUOVA MINISTRA DEL MUR INTERVISTATA DAL CORSERA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Spero che in cinque anni il
numero di laureati possa crescere dall’attuale 27,6% (tra i giovani fino a 34
anni) almeno fino al 35%. Tra percorsi universitari più adeguati al futuro investiremo
nelle lauree interdisciplinari, senza percorsi rigidi ma che mischino le
diverse materie dei dipartimenti perché oggi le sfide che abbiamo davanti
richiedono competenze in più discipline. Sono già al lavoro anche per creare
corsi di laurea innovativi e legati al mondo produttivo. Stiamo studiando un
piano per gli Its ma immagino anche lauree innovative (percorsi accademici veri
e propri, triennali, legati anche alla ricerca) che siano collegate al mondo
produttivo, per l’ingegneria e anche per il turismo. Per aumentare gli studenti
bisognerà aumentare i docenti. Un solo dato: in Gran Bretagna il rapporto
professori studenti è 1/12, da noi 1/35. Servirebbero almeno 50 mila nuovi
ricercatori. Scontiamo anni di sottofinanziamento, discontinuità dei progetti e
disorganizzazione. Una prima soluzione a portata di mano è quella di favorire
la mobilità dei ricercatori tra Università. Enti di ricerca e privati. Questo
potrebbe rendere più attivo e competitivo l’intero sistema: questo vuol dire
adeguare gli stipendi e le carriere, ma anche sburocratizzare, far circolare i
ricercatori, rendere tutto più trasparente. Per i corsi di laurea in Medicina i
posti saranno 13.500 come lo scorso anno. Il problema al momento sono le
specializzazioni: ancora oggi abbiamo quasi 400 posti liberi perché ci sono
alcune specialità molto importanti, come anestesia e igiene, per le quali non
ci sono candidati. (F: da intervista a Cristina Messa, nuova ministra del MUR, di
G. Fregonara, CorSera 25.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a name="_Hlk66638171"><b>APPELLO
IN 10 PUNTI A MARIO DRAGHI DA PARTE DI 300 ACCADEMICI<o:p></o:p></b></a></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Appello a Mario Draghi di 300 accademici aderenti al think tank ‘Lettera
150’. L’appello propone al presidente incaricato dieci riforme “necessarie” a
liberare le energie del mondo della università e della ricerca, che può diventare
il volano dell’economia del Paese. I dieci punti dell’appello:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1) Un aumento significativo dei fondi destinati all’Ffo, al Foe (fondo
ordinario per gli enti di ricerca), all’edilizia universitaria, e al fondo per
il diritto allo studio. 2) Una riforma avanzata del dottorato, delle lauree
professionalizzanti e dell’istruzione e formazione professionale superiore. 3)
Una decisa semplificazione delle procedure, con la cancellazione di lacci e
lacciuoli che imbrigliano l’attività di ricerca, la apertura di nuovi corsi e
l’avvio di iniziative di ricerca, la libera spendita delle conoscenze
scientifiche e professionali verso l’esterno, i rapporti con il mondo della
impresa. È allo stesso tempo necessario realizzare lo spazio aperto dei dati
scientifici. 4) Una più forte ancorché responsabile autonomia delle Università.
5) Una riforma dei meccanismi della valutazione degli Atenei. 6) Una riforma
del reclutamento che garantisca insieme con una reale meritocrazia anche quote
di libera scelta da parte degli Atenei. 7) Una decisa internazionalizzazione
del sistema. 8) Un forte investimento nel trasferimento tecnologico per incoraggiare
la produzione di brevetti, che ci vede oggi poco competitivi sullo scenario
mondiale. 9) Un deciso incremento dei posti di professore, e di ricercatore per
colmare il divario rispetto ai nostri principali competitor. 10) La
valorizzazione dei dipartimenti più innovativi, non in base a meccanismi
burocratici, ma nel dialogo con gli atenei e con il territorio, cosi’ da
trasformarli in eccellenze mondiali. Favorire allo stesso tempo la federazione
con strutture accademiche nazionali e internazionali, e creare grandi
infrastrutture di ricerca attraverso snelle forme consortili capaci di coinvolgere
pure enti privati. (F: younipa 08.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN RAPPORTO SU RICERCA, RICERCATORI, DOCENTI E FINANZIAMENTI A R&S<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Mario Draghi nel suo primo discorso da premier ha insistito cinque volte
sull’obbligo assoluto di investire molto di più nella ricerca. È vero che i
ricercatori italiani si fanno onore nel mondo, ma sui finanziamenti alla
ricerca siamo in posizioni arretrate. Lo conferma Observa - annuario scienza tecnologia e società 2021, edito dal
Mulino. Nella classifica dei Paesi che mettono più soldi in Ricerca & Sviluppo
rispetto al Pil non stiamo solo dietro Israele, Corea, Taiwan o Germania ma
anche dietro Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria... La quota che destiniamo al
settore è solo dell’1,4% del nostro prodotto interno lordo. Inferiore alla
media europea (2,0%) e a quella Ocse (2,4%). Bassissima rispetto alla
Danimarca, alla Germania e all’Austria che investono il doppio. Per non dire di
Israele che, già in vetta nove anni fa, è salito con gli stanziamenti al 4,9%
del Pil.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per numero di ricercatori impiegati in R&S ogni mille occupati è in
testa la Danimarca con 15,7, seguita ancora da Corea, Svezia, Finlandia... E
noi siamo ancora a un terzo: 6 su mille. Davanti a Romania, Sudafrica o
Messico. Ma dietro la media Ue, quella Ocse e la Slovacchia. Il settore privato
(che nella media Ocse assorbe quasi due terzi di quanti lavorano alla ricerca e
allo sviluppo, con punte del 72,8% in Svezia, 74,4 in Giappone, 82,0 in Corea) da
noi è al 43,6%.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Stando al rapporto Education at a Glance 2020 la quota di studenti
stranieri, che vede in testa gli atenei australiani (26,5%), neozelandesi e
britannici, scende in Italia al 5,6%.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I docenti stranieri, secondo l’ultimo rapporto Anvur, sono 473 su
53.801, meno dell’1%. I docenti under 40 sono scesi in Italia dal 16,3 al 13%,
contro il 24% della Spagna, il 31,5 del Regno Unito, il 46,1 dei Paesi Bassi,
il 54,4 della Germania. Infine, l’età media dei ricercatori è salita a 45 anni
e addirittura a 49 per quelli pubblici. (F: G. A. Stella, CorSera 21.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RECLUTAMENTO E CARRIERA DEI DOCENTI
NELLE AUDIZIONI IN COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Il nostro sistema universitario non è europeo per tre aspetti: siamo
tra gli ultimi per numero di studenti, per rapporto docenti-studenti, ultimi
per età sia di studenti che di docenti”. Una fotografia grigia quella fatta dal
rettore dell’Università di Bologna, Francesco Umbertini, alla Commissione
Cultura della Camera, dove si sono tenute le audizioni per la riforma che
dovrebbe rinnovare il sistema universitario italiano. “Emerge un sistema sottodimensionato
sia di studenti che di docenti – continua il Magnifico -. Qualsiasi riforma in
tal senso dovrà essere adeguatamente finanziata per risalire la china”. Nel
2018 il Finanziamento Ordinario all’Università era di 7 miliardi 240 milioni, e
tra le previsioni di spesa della legge di Bilancio che dovrà essere approvata
nei prossimi giorni è previsto un finanziamento di 8 miliardi 234 milioni: un incrementeo
del 12%. Tali risorse, però, non sono sufficienti per un reale reclutamento di
docenti e ricercatori. “Come CRUI, in condivisione con il CUN, stiamo lavorando
ad una serie di interventi per la fase iniziale della carriera: una figura post
laurea, un ricercatore post doc (limitato nel tempo), professore in tenure”, ha
spiegato Umbertini. Il percorso di reclutamento e formazione dei docenti, contenuto
nella bozza di proposta ancora in lavorazione, prevede la possibilità di
diventare professori associati in un’età stimata intorno ai 37 anni “. “Oggi
c’è pochissima mobilità. Si inizia e si finisce la carriera accademica
all’interno della propria Università – afferma il presidente del CUN, Antonio Vicino
– andrebbe reintrodotto lo strumento dell’istituto del trasferimento eliminato
dalla legge Gelmini. Nonché Il rafforzamento dello strumento di chiamata diretta”.
(F: Corr. Univ. 23.12.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROPOSTE PER INNALZARE PER
UNIVERSITÀ E RICERCA GLI INDICATORI SISTEMICI AI LIVELLI DELLA MEDIA EUROPEA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Su “Corriere della Sera Opinioni”, nell’articolo “Recovery Fund: per
università e ricerca un’occasione imperdibile”, Bugliesi, Degli Esposti e
Lauria Pinter propongono azioni che hanno l'obiettivo di innalzare per
università e ricerca gli indicatori sistemici ai livelli della media europea e
semplificare i processi liberando ricerca e formazione terziaria da vincoli di
procedure inadeguate e anacronistiche: “1) Accrescere la popolazione
studentesca a 2,25 milioni favorendo l'ingresso di 450 mila nuovi studenti.
Bisogna insistere sull'istruzione professionalizzante dove scontiamo
l'arretratezza maggiore. Un dato su tutti: oggi gli iscritti agli Istituti
tecnici superiori sono circa i8000 mentre in Germania sono impegnati
annualmente circa 900 mila studenti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">2) Potenziare i dottorati, anello fondamentale della catena che collega
ricerca a trasferimento tecnologico. Bisogna definire i settori prioritari e
introdurre regole di gestione internazionali per invertire la decrescita agli
attuali meno di d000 dottorandi italiani rispetto ai 15000 di Francia e 28000
di Germania. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">3) Ampliare di 25 mila unità l'organico universitario e incrementare
l'attuale irrisoria quota di docenti e ricercatori internazionali. Queste
azioni richiedono l'allineamento della spesa per ricerca e sviluppo alla media
europea, alla quale devono contribuire anche misure di iperammortamento e defiscalizzazione
per le imprese che investono in ricerca e innovazione scientifica. In termini
finanziari, gli interventi si traducono in un incremento di spesa dallo 0,75%
all'1,2% per la formazione universitaria e dallo o;5% allo 0,7% per la ricerca.
In termini assoluti, ciò equivale a un finanziamento aggiuntivo di circa 12
miliardi di euro annui, di cui 4 miliardi per raggiungere il livello medio
europeo di spesa per la ricerca e 8 miliardi per l'istruzione superiore”. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: M. Bugliesi, M. Degli Esposti. G. Lauria Pinter, CorSera Opinioni
29.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GRUPPO DI LAVORO CRUI SUI
RANKING INTERNAZIONALI: ATTIVITÀ, RISULTATI E PROSPETTIVE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">È online il report della CRUI sui ranking internazionali. Il <b>volume</b>
racconta i 3 anni di attività del Gruppo di Lavoro a cui hanno partecipato 68
università con l’obiettivo di aumentare il numero di atenei italiani presenti
nelle classifiche internazionali e migliorare il posizionamento complessivo del
sistema universitario nei ranking. Obiettivo pienamente centrato ed evidenziato
dai numeri: 85 università italiane in più nelle 6 classifiche considerate e 11
in più nelle prime 200 posizioni.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Partito nel 2017 e coordinato dalle Università di Bologna e Padova, il
Gruppo ha infatti lavorato anche per elaborare linee guida comuni per il
conferimento dei dati alle principali agenzie, e per proporre integrazioni e
modifiche metodologiche agli enti gestori. Inoltre, il Report offre spunti di
confronto fra i sistemi universitari di diversi Paesi europei in relazione ai
ranking internazionali e ad altre dimensioni economico-sociali indagate
attraverso i dati OCSE. Il volume contiene anche le indicazioni operative
elaborate dal Gruppo per il conferimento dei dati a quattro tra le più
importanti classifiche mondiali: Quacquarelli Symonds (QS), Times Higher
Education (THE), GreenMetric e U-Multirank. Un’attività che, unita alla
condivisione di strategie, politiche e buone pratiche nella gestione dei
ranking, ha permesso a molti atenei di entrare per la prima volta in classifica
e, a quelli già presenti, di migliorare in larga parte il proprio
posizionamento. Un sondaggio interno al sistema universitario ha confermato che
l’attività della CRUI e del Gruppo ha avuto un impatto positivo sia sulle
azioni intraprese dall’ateneo in tema di ranking che sulla relativa
performance.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">(F: </span><a href="https://tinyurl.com/y46q3xys%2026.01.21"><span lang="EN-GB" style="background: white; color: windowtext; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">https://tinyurl.com/y46q3xys
26.01.21</span></a><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t" path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe"
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</v:shapetype><v:shape id="Immagine_x0020_6" o:spid="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75"
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<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><a><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE</span></b></a><span class="MsoCommentReference"><span style="font-size: 8.0pt; line-height: 115%;"><!--[if !supportAnnotations]--><a class="msocomanchor" href="file:///H:/USPUR/INFO%20UNIVERSITARIE%202021/INFO%20UNIV%20n.%201%20Marzo%202021.doc#_msocom_1" id="_anchor_1" language="JavaScript" name="_msoanchor_1">[PSM1]</a><!--[endif]--> </span></span><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE: AVER GIÀ OTTENUTO L’ABILITAZIONE IN
PASSATO NON HA ALCUN VALORE DAVANTI AD ALTRA DIFFERENTE COMMISSIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza n. 1154 del 28
gennaio 2021, il TAR Lazio, sez. III bis, ha affermato un importante principio
che riguarda i candidati che si sottopongono a più procedure di abilitazione
scientifica nazionale. Il Collegio giudicante ha ribadito che l’abilitazione
può essere rilasciata solo ai candidati che superino due fasi di giudizio: la
prima finalizzata ad accertare il possesso da parte del candidato di una
valutazione positiva dell’impatto della produzione scientifica, mentre la
seconda è diretta alla valutazione di tipo qualitativo della produzione
scientifica del candidato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ha quindi ricordato che il
giudizio di un organo di valutazione che mira a verificare l’idoneità a
partecipare a concorso per divenire docente di prima o di seconda fascia universitaria,
in quanto inteso a verificare e a misurare il livello di maturità scientifica
raggiunto dai singoli candidati, costituisce espressione della discrezionalità
tecnica riservata dalla legge a tale organo collegiale, le cui valutazioni,
riflettendo specifiche competenze solo da esso possedute, non possono essere
sindacate nel merito dal giudice della legittimità, ferma restando la
possibilità di procedere alla verifica diretta dell’attendibilità delle operazioni
tecniche, sotto il profilo della loro correttezza quanto a criterio tecnico e a
procedimento applicativo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In questi termini, secondo il
TAR Lazio, nessun valore può avere il fatto di aver già ottenuto
l’abilitazione, sulla medesima fascia e nel medesimo settore, in annualità
precedenti, anche se con giudizi tutti pienamente positivi, posto che le
Commissioni sono costituite da professori diversi i quali ben possono avere
giudizi differenti. (F: Oss. Univ. gennaio 2021)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>OBIETTIVI DELLA COMMISSIONE SUI RANKING ACCADEMICI INTERNAZIONALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In considerazione
dell’indubbio impatto dei ranking sui media e dell’inevitabile rilevanza nei
processi di attrazione di risorse e studenti (specialmente internazionali), dal
2017 è attiva la <i>commissione sui ranking
accademici internazionali</i>, cui prendono parte rappresentanti di oltre 70
Università italiane. Il gruppo di lavoro (coordinatore prof. Mirko Degli
Esposti, UniBo) si è posto i seguenti obiettivi: aumentare il numero di Atenei italiani
presenti nelle classifiche internazionali;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">migliorare il piazzamento
complessivo degli Atenei nei ranking di maggiore impatto mediatico;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">elaborare analisi critiche
delle metodologie adottate dai principali ranking e formulare linee di
indirizzo per le Università italiane al fine di ottimizzarne il posizionamento
in graduatoria;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">proporre eventuali
integrazioni e modifiche metodologiche ai gestori dei principali ranking
attraverso un’interlocuzione di sistema con le Università italiane. (F: CRUI
07.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CLASSIFICA TIMES HIGHER EDUCATION
2021 <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Al 1° posto, nel ranking
globale 2021 di THE, c’è l’Università di Oxford, seguita da quattro atenei
degli USA (Stanford, Harvard, California Institute of Technology e
Massachusetts Institute of Technology). Al 6° posto c’è l’università di
Cambridge. Completano, poi, la Top 10: Berkeley, Yale, Princeton e Chicago. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La <b>migliore università italiana</b> secondo la classifica 2021 di Times
Higher Education è l’Alma Mater – Università di Bologna, che si è classificata
al 167° posto nel mondo. Il podio italiano è completato da una coppia di
università pisane: la Scuola Sant’Anna di Pisa (170/a) e la Scuola Normale
Superiore di Pisa (181/a).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">LE
MIGLIORI UNIVERSITÀ ITALIANE (48 su 1.500 prese in considerazione):<o:p></o:p></p>
<ol start="1" style="margin-top: 0cm;" type="1">
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#167
Università di Bologna<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#170
Università Sant’Anna di Pisa<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#181
Scuola Normale Superiore di Pisa<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#201–250
Università Sapienza di Roma<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#251–300
Università di Padova<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#251–300
Università Vita-Salute San Raffaele<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#301–350
Università di Trento<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#351–400
Università di Milano<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#351–400
Università di Milano-Bicocca<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#351–400
Politecnico di Milano<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Bari Aldo Moro<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Brescia<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Firenze<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Libera Università di Bolzano<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Genova<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Modena e Reggio Emilia<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Napoli Federico II<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Pavia<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Pisa<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Politecnico di Bari<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Roma Tor Vergata<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Salerno<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università degli Studi del Sannio<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Siena<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Torino<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#401–500
Università di Verona<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di L’Aquila<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di Catania<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di Ferrara<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università dell’Insubria<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di Messina<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Politecnico di Torino<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di Sassari<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di Trieste<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università della Tuscia<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#501–600
Università di Urbino Carlo Bo<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università di Bergamo<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università Ca’ Foscari di Venezia<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università di Calabria<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università Gabriele D’Annunzio<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università Politecnica delle Marche<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università di Palermo<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università di Parma<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università degli Studi di Napoli Parthenope<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università del Salento<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#601–800
Università di Udine<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l16 level1 lfo17;">#801–1000
Università di Foggia.<o:p></o:p></li>
</ol>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE CLASSIFICHE PER AMBITI DISCIPLINARI DEGLI ATENEI ITALIANI</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Svelano quali sono le migliori
università in Italia le classifiche dell’edizione 2021 del ranking di Education
Around, magazine specializzato in istruzione e università, che ha analizzato
oltre 20 mila dati su 290 mila laureati. Sono state prese in considerazione 63
università statali, per arrivare a stilare 56 classifiche suddivise in 5
distinte aree disciplinari: scienze sociali, scienze naturali, scienze
comportamentali, discipline umanistiche, scienze formali e applicate. Link per leggere
le classifiche > <a href="https://initalia.virgilio.it/migliori-universita-italia-ranking-ea-2021-45696/amp"><span style="color: windowtext;">https://initalia.virgilio.it/migliori-universita-italia-ranking-ea-2021-45696/amp</span></a>.
(F: M. P. Scancarello, <a href="http://www.younipa.it/"><span style="color: windowtext;">www.younipa.it/</span></a>
22.02.21)<b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">CRISI PANDEMICA
DA CORONAVIRUS SARS-COV-2<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">HOW COVID VACCINES
WERE MADE SO FAST, AND WHAT IT MEANS FOR OTHER DISEASES<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Before COVID-19, the mumps vaccine in the 1960s was the fastest any
vaccine had been developed: it took four years, from viral sampling to
approval. The Pfizer–BioNTech vaccine became the first fully tested
immunization to be approved for emergency use against the coronavirus within a
year. The world was able to develop COVID-19 vaccines so quickly because of
years of previous research on related viruses and faster ways to manufacture
vaccines, enormous funding that allowed firms to run multiple trials in parallel
and regulators moving more quickly than normal. What we learnt from the process
looks likely to change the future of vaccine science forever.<b> </b>(F: Nature Briefing 21.12.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">SHARE OF INTERNATIONAL
SCIENTIFIC COLLABORATION ON COVID-19 MEDICAL RESEARCH<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The pandemic triggered an unprecedented mobilisation of the scientific
community. Around 75000 scientific publications on COVID-19 were published
between Jan. and Nov. 2020. A lot of international scientific co-operation on
COVID-19 has been initiated by researchers themselves and has built on existing
ties. For example, research links between China and OECD countries have grown
strongly in recent years, and this is reflected in patterns of COVID-19 co-publication
(<b>Figure</b>). The US accounts for the largest
share (26716 publications), followed by China (9000), UK (8200) and Italy (7500).
(F. OECD 12.01.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="Immagine_x0020_5"
o:spid="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75" style='width:459.9pt;height:306.6pt;
visibility:visible'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="" cropbottom="2500f"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="409" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image004.jpg" v:shapes="Immagine_x0020_5" width="613" /><!--[endif]--></span><a></a><span class="MsoCommentReference"><span style="font-size: 8.0pt; line-height: 115%;"><!--[if !supportAnnotations]--><a class="msocomanchor" href="file:///H:/USPUR/INFO%20UNIVERSITARIE%202021/INFO%20UNIV%20n.%201%20Marzo%202021.doc#_msocom_2" id="_anchor_2" language="JavaScript" name="_msoanchor_2">[PS2]</a><!--[endif]--> </span></span><b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal"><b>CULTURA DEL
DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>EFFETTI DELLA DIDATTICA A DISTANZA SULLE ISCRIZIONI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I vantaggi offerti dalla Dad
potrebbero aver contribuito all’aumento degli iscritti alle università
tradizionali (U) per l’anno accademico in corso (2020/2021), come riportato nel
<b>grafico</b>, rispetto agli anni
precedenti (2018/2019-2019/2020) e alla tendenza opposta sperimentata dalle
università telematiche (UT); per i politecnici (P) si osserva invece una lieve
flessione. (F: G. Iacovelli e R. I. Rumiati, lavoce.info 11.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="Immagine_x0020_4" o:spid="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75" style='width:458.7pt;
height:327.9pt;visibility:visible'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image005.jpg"
o:title=""/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="437" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image006.jpg" v:shapes="Immagine_x0020_4" width="612" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TRE PUNTI SULLE ATTIVITÀ ACCADEMICHE A DISTANZA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Su IlSole24Ore del 16.01.20
Dario Braga ha pubblicato un articolo, “Lezioni da non dimenticare per
l’università del dopo covid”, di cui in sintesi merita richiamare i tre punti
essenziali. Il primo punto è quello dell’insegnamento a distanza. È indubbio
che abbiamo imparato, gioco forza, che possiamo fare lezione ed esami parlando
a una webcam. La fruizione da remoto è un “di più” dal quale non bisogna
tornare indietro. La didattica online, se integrativa della didattica in
presenza, consente di superare barriere e di ridurre discriminazioni. Un “di più”
a cui non si dovrebbe rinunciare. Si tratta di perfezionare gli strumenti e i
meccanismi di controllo per evitare sia i comportamenti opportunistici sia la
nascita di percorsi a “due velocità”. Il secondo punto è il telelavoro. Molti
di noi hanno imparato a telelavorare, sia i docenti sia il personale
amministrativo. Sarebbe sbagliato pensare che si debba tornare indietro, spesso
in uffici sovraffollati, quando è possibile, e lo abbiamo verificato nella
prassi, affrontare in modo flessibile problemi di conciliazione casa-lavoro. Ma
ci vuole immaginazione e collaborazione anche sindacale: si tratta di lavorare
per obiettivi verificabili con indicatori precisi che consentano ai datori di
lavoro di assicurarsi che quel determinato target venga raggiunto nel minimo
tempo utile. Il terzo punto riguarda il corpo docente. Lavorare a/da casa non è
stata certo una scoperta. Studiare, scrivere articoli o progetti di ricerca,
magari in videoconferenza con altri ricercatori, rispondere alle richieste
degli studenti, correggere compiti sono cose che facciamo da sempre. Anche qui
si tratta di trovare una via smart, continuando a svolgere online le attività collegiali
di routine ma garantendo, al tempo stesso, periodiche occasioni di riunione su
temi di strategici, o per conferenze e sedute di laurea e di dottorato. (F: D.
Braga, IlSole24Ore 16.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">DOCENTI.
RICERCATORI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TUTTI PROFESSORI UNIVERSITARI I PERITI PER STABILIRE LE CAUSE DEL CROLLO
DEL PONTE MORANDI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le conclusioni dell’attesa
perizia sulle cause del crollo del ponte Morandi di Genova. Quasi 500 pagine,
firmate dai quattro esperti nominati dal gip di Genova, tutti ingegneri e
professori universitari. Collasso per la rottura del tirante, rottura per
l’alta corrosione, corrosione per la scarsa manutenzione e scarsa manutenzione
per gli inadeguati controlli e ispezioni. Una catena di cause per il più grande
disastro autostradale della storia d’Italia. (F: CorSera, dicembre 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SULLA PARTECIPAZIONE DEI TITOLARI DI CONTRATTI DI DOCENZA ALLA PROCEDURA
DI CHIAMATA RISERVATA AGLI INTERNI AI SENSI DELL’ART. 18, COMMA 4 DELLA LEGGE
N. 240/2010. SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza del 21 dicembre
2020, n. 8196, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha affermato che, dopo la
modifica dell’art. 23, comma 4 della legge n. 240/2010, realizzata dalla legge
11 dicembre 2016, n. 232, i titolari di contratti di insegnamento possono
partecipare alla procedura di chiamata riservata agli interni prevista
dall’art. 18, comma 4 della legge n. 240/2010. Infatti, secondo il Consiglio di
Stato, con la riforma del 2016, “il legislatore ha espresso la manifesta
volontà di estendere la platea dei legittimati a partecipare alle selezioni
bandite dagli atenei ai sensi dell’art. 18, comma 4, l. 240/2010, e quindi di includere
tra coloro che non hanno prestato servizio, proprio i docenti a contratto
nominati ai sensi dell’art. 23″. Pertanto, “in seguito alla modifica
intervenuta nel 2016, sebbene la stipulazione di contratti per attività di
insegnamento ai sensi dell’art. 23 l. 240/2010 non dà luogo a diritti in ordine
all’accesso ai ruoli universitari, nondimeno la stipulazione di detti contratti
non impedisce ai destinatari degli stessi di essere tenuti in considerazione
per le chiamate dei docenti in seguito alla selezione di cui all’art. 18, comma
4, della medesima legge”. (F: Oss. Univ. dicembre 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RAPPORTI TRA ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALI E IMPEGNO DI PROFESSORI E
RICERCATORI UNIVERSITARI, NOMINATI IN RUOLO DOPO L’ENTRATA IN VIGORE DEL
DECRETO LEGISLATIVO 517/1999. Sentenza del TAR Lazio n. 13628 del 17 dicembre 2020<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Essi, a norma del citato
decreto, possono svolgere soltanto attività assistenziale esclusiva, ma possono
comunque modificare il proprio regime di inquadramento in determinati archi
temporali. In tal caso l’art. 5, comma 12, del d.lgs. n. 517/1999, prevede che
“lo svolgimento di attività libero professionale intramuraria comporta
l’opzione per il tempo pieno e lo svolgimento dell’attività extra muraria
comporta l’opzione per il tempo definito”. Ne consegue che l’“attività
intramoenia” può essere svolta (ai fini dell’inquadramento del rapporto
lavorativo) solo in regime di “tempo pieno”, mentre l’attività extramoenia solo
in regime di “tempo definito”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ciò premesso, se
l’interessato, nonostante i solleciti dell’università, non esercita il diritto
di opzione e continua a svolgere l’attività libero-professionale con la
remunerazione per l’attività di docenza a “tempo pieno”, il <i>collocamento d’ufficio in regime di “tempo
definito</i>”, come previsto dall’art. 5, comma 12, del d.lgs. n. 517/1999 per
chi esercita “attività extramoenia”, non può che essere considerato <i>atto necessario</i>. (F: Oss. Univ. dicembre
2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DOCENTI UNIVERSITARI A TEMPO PIENO E LIBERO ESPLETAMENTO DELLE ATTIVITÀ
DI CONSULENZA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Corte dei conti sezione. giurisdizionale
d’appello per la Regione Siciliana. Sentenza n. 64/A/2020. Mediante la
normativa vigente il legislatore ha chiaramente inteso consentire ai docenti
universitari a tempo pieno il libero espletamento delle attività di consulenza (tra le quali vanno indubbiamente ricomprese le
<i>perizie giudiziarie</i>) in favore di
soggetti non solo pubblici ma anche privati, purché non integranti l’esercizio
di un’attività libero-professionale (tali intendendosi quelle “non rientranti
nei compiti e doveri d’ufficio, prestate in favore di terzi, che presuppongano
l’iscrizione ad albi professionali o che abbiano i caratteri dell’abitualità,
della sistematicità e della ‘continuatività’”); inoltre è previsto
espressamente che i medesimi docenti a tempo pieno possano effettuare, <i>senza necessità di alcuna autorizzazione</i>
(salva una mera comunicazione al rettore nelle ipotesi di incarichi a titolo
oneroso), sia “attività di collaborazione scientifica e di consulenza rese in qualità
di esperto della disciplina” sia “perizie e consulenze tecniche d’ufficio e di
parte in giudizi”. (F: Oss. Univ. dicembre 2020).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA PARTECIPAZIONE A PROCEDURA DI CHIAMATA NON PUÒ ESSERE LIMITATA AL
PERSONALE DOCENTE IN SERVIZIO PRESSO IL DIPARTIMENTO PROCEDENTE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">É illegittima la limitazione
della partecipazione alle procedure di chiamata (art. 24, c. 6 L 240/10) ai
ricercatori universitari e ai professori associati afferenti al solo
Dipartimento proponente la procedura con esclusione degli altri ricercatori
universitari e professori associati in servizio presso diversi Dipartimenti della
medesima Università.<b> </b>Con sentenza n.
8277 del 23 dicembre, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha confermato la sentenza
di primo grado (TAR Lazio, Roma, Sez. III, n. 1746/2019), ritenendo illegittima
la limitazione della partecipazione alla procedura di chiamata ai sensi
dell’art. 24, c. 6 della L 240/10 ai ricercatori universitari e ai professori
associati, in possesso della prescritta abilitazione scientifica nazionale,
afferenti al solo Dipartimento proponente la procedura di chiamata, con
esclusione degli altri ricercatori universitari e professori associati in
servizio presso diversi Dipartimenti della medesima Università (riprendendo,
Cons Stato, Sez. VI, n. 7155/2018). (F: Oss. Univ. 11.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>REGIONE VENETO. BENEFICI ECONOMICI A PROFESSORI E RICERCATORI UNIVERSITARI
PER L’ATTIVITÀ DI CONTRASTO ALL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con una legge la Regione
Veneto riconosce ad alcuni soggetti del mondo universitario benefici economici
per le attività di contrasto all’emergenza epidemiologica. Si tratta dei professori
e dei ricercatori universitari direttamente impiegati in queste attività nelle
aziende e negli enti del Servizio sanitario regionale. Il beneficio economico è
pari a quello riconosciuto dalla Regione al personale della dirigenza medica e
sanitaria dipendente del Servizio sanitario nazionale. Tra loro rientrano anche
i medici specializzandi iscritti all’ultimo e penultimo anno di corso delle
scuole di specializzazione delle Università degli Studi di Padova e Verona, ad
eccezione di quelli assunti in forma straordinaria, per contribuire a garantire
l’erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria, sulla base della legge
27 del 24 aprile 2020. La norma finanziaria contenuta nella legge regionale
prevede lo stanziamento di quasi 560 mila euro complessivi per professori e
ricercatori e 784 mila euro per gli specializzandi. (F: metropolitano.it
17.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ASSUNZIONE DI PROFESSORI PER LE AFAM<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un decreto firmato dal
Presidente della Repubblica il 31.12.20, in registrazione alla Corte dei conti,
consente al MUR d’assumere a tempo indeterminato 427 docenti per le Istituzioni
di Alta Formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) per l’A.A. 2020/21:
390 professori di prima fascia e 37 di seconda. Si tratta di un incremento di
oltre il 10% di nuovo personale docente assunto rispetto alla quota del
precedente anno accademico. (F: Corr. univ. 18.01.21) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CONTRASTO TRA REGOLAMENTO D’ATENEO E PIANO NAZ.LE ANTICORRUZIONE IN
PROCEDURA DI CHIAMATA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">TAR Lazio sentenza 21.01.21 n.
781: Nell’ambito di una <b>procedura di
chiamata</b>, il contrasto fra regolamento di ateneo e Piano Nazionale Anticorruzione
in punto di formazione della Commissione non costituisce motivo di
illegittimità della nomina della Commissione medesima. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Più dettagliatamente, “il contrasto
tra regolamento d’ateneo e Piano Nazionale Anticorruzione nella formazione della
Commissione, ove in particolare i Commissari sono stati scelti in via diretta
dal Consiglio di Dipartimento, anziché estratti a sorte, non comporta la
necessaria disapplicazione del regolamento medesimo e l’illegittimità della
nomina della commissione“. (F: Oss. Univ. 20.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NUOVO METODO DI CALCOLO DEL “COSTO” DELLE PROGRESSIONI DI CARRIERA DA
RTI A PA NELLA STESSA SEDE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il Ministero dell’Università e
della Ricerca Scientifica ha codificato, in occasione dei piani straordinari
degli ultimi anni per il passaggio da Ricercatore a Tempo indeterminato (RTI) a
Professore Associato (PA) (un piano fu messo in cantiere dal precedente
Ministro, uno l’ha messo in cantiere l’attuale), un nuovo metodo di calcolo del
“costo” delle progressioni di carriera da RTI a PA nella stessa sede. Invece
dei classici 0,2 Punti Organico (POM) necessari per tale passaggio (da sommare
agli 0,5 della posizione da RTI; totale: 0,7 POM), sono sufficienti 0,125 POM
(totale 0,625 POM), almeno per i piani straordinari. Ma non vedremmo perché ciò
non dovrebbe valere sempre. Il MUR ha quindi, in un certo senso, codificato due
costi diversi, uno per concorsi aperti a tutti (0,7 POM), uno per le promozioni
degli RTI “interni” (0,625 POM). Oggi 3.400 Ricercatori TI hanno L’ASN. Nel 21
e 22 altri ca. 400 con ASN e così nel 22 saranno ca. 4.200 RTI con ASN. Gli
Atenei probabilmente bandiranno nel 21 i primi 1.034 PA del piano straordinario
attuale, poi nel 22 gli altri 1034. A fine 22 rimarranno 2.132 RTI con ASN. (F:
C. Ferraro, dicembre 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COLLABORAZIONE TRA CNR E CONFINDUSTRIA PER PROMUOVERE E ATTIVARE,
INSIEME AGLI ATENEI ITALIANI, DOTTORATI DI RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Contaminare le sfere del
sapere e del lavoro, favorendo l’alleanza tra industria e ricerca. È l’idea
alla base della collaborazione che CNR e Confindustria hanno rinnovato
recentemente per promuovere e attivare, insieme agli atenei italiani, dottorati
di ricerca industriale di durata triennale. Si tratta di percorsi di studio
specifici per l'orientamento e la crescita professionale dei giovani e di
programmi di formazione per dipendenti delle industrie, già impegnati in
attività aziendali di elevata qualificazione. L’obiettivo è di favorire
l’incontro tra la domanda di innovazione delle imprese e l’offerta di
conoscenza del mondo accademico e della ricerca.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dal 2018 ad oggi Confindustria
ha raccolto oltre 425 domande di aziende (associate e non), interessate ad
attivare questi dottorati. Sono già state cofinanziate dal Cnr - e da
altrettante imprese - 77 borse di dottorato industriale in tutte le regioni (e
almeno altre 35 saranno attivate in questo terzo ciclo), per altrettanti
giovani ricercatori selezionati dalle Università con concorso pubblico. Tutti
gli ambiti disciplinari sono interessati, con una prevalenza delle aree
tematiche legate all’ingegneria, all’ICT e alla fisica. (F: M. Angelillo, La Repubblica
22.12.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DOTTORATI INDUSTRIALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Anche grazie all'aiuto del
ministero dell'Università e della Ricerca, i dottorati industriali hanno
superato oggi le 100 unità, sono sparsi in tutt'Italia, da Bolzano a Catania,
da Bologna a Napoli, da Trieste a Bari e interessano molte realtà industriali,
Pmi comprese, che in questo modo possono crescere, creare occupazione di
qualità, toccare con mano il valore aggiunto della ricerca industriale
d’eccellenza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’intelligenza artificiale, la
robotica, la biomedicina, l’energia, ma anche il mondo dei servizi e delle
scienze umane e sociali sono alcuni degli ambiti nei quali si realizzano i corsi.
Leggendo alcune delle tematiche proposte si intuisce la portata innovativa dei dottorati
e la concreta applicazione al mondo industriale. Tre per tutte: “biomateriali e
nanotecnologie per medicina rigenerativa”; “navigazione e controllo di
satelliti in orbita lunare”; “pannelli solari termici piani sottovuoto ad alta
efficienza e loro applicazioni in ambito energetico”. (F: La Repubblica
22.12.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CUN. OSSERVAZIONI SULLO SCHEMA DI DECRETO CON “MODIFICHE AL REGOLAMENTO
RECANTE MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO DELLE SEDI E DEI CORSI DI DOTTORATO DA PARTE
DEGLI ENTI ACCREDITATI APPROVATO CON DM 45/2013”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In seguito alla ricezione
delle modifiche proposte da ANVUR al Decreto Ministeriale 45 dell’8 febbraio
2013, che disciplina il DOTTORATO DI RICERCA, il CUN ha formulato puntuali
osservazioni sia sull’impianto generale delle modifiche, sia su questioni più
specifiche. Il <a href="https://tinyurl.com/3rut5tz9"><span style="color: windowtext;">documento</span></a>,
approvato all’unanimità, sottolinea alcune criticità delle modifiche proposte,
il superamento delle quali si ritiene fondamentale per non pregiudicare il
sistema italiano della formazione e perfezionamento della ricerca a
universitaria. (CUN 11.02.21) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">FINANZIAMENTI.
SPESE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>HORIZON 2020 SETTE ANNI DI ATTIVITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">HORIZON 2020 nei suoi sette anni
di attività 2014-2020 ha distribuito quasi €60 miliardi. I Grant agreement
siglati sono stati 31.428, con un tasso di successo poco superiore al 12%. In
questi 7 anni di ricerca pubblicati oltre 100 mila articoli peer-reviewed e
oltre 2500 richieste di brevetti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Germania, UK e Francia hanno ottenuto
poco meno del 40% dei fondi disponibili. I singoli soggetti ad accedere a più
finanziamenti: il CNRS, l’ente francese per le energie alternative, i
Fraunhofer e Max Planck Institut, le università di Oxford e Cambridge,
l’Imperial College e lo University College di Londra; il CNR italiano è al 16°
posto. Fondi da Horizon2020 i privati ne hanno ricevuto il 29% (% che comprende
anche oltre 31 mila piccole e medie imprese) superando anche gli istituti di
ricerca. L’Italia per ricerca e innovazione in 7 anni ha ottenuto €5 miliardi. I
progetti nostrani hanno lavorato moltissimo con Spagna, Germania, Francia e UK.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Tra qualche mese si apre la
prima call di HORIZON EUROPE che coprirà il periodo 2021 – 2027 con un budget
di circa €100 miliardi per cercare di coprire il 20% della ricerca e
dell’innovazione mondiale e un terzo di tutte le pubblicazioni di alto livello.
(F: M. Boscolo, IlBo 27.12.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><!--[if gte vml 1]><v:shape
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<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal"><b>LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE
POST-LAUREA–OCCUPAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LO STUDIO DI UNIONCAMERE HA STILATO UNA CLASSIFICA DELLE LAUREE PIÙ
RICHIESTE ENTRO IL 2024<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Entro il 2024 gli <i>indirizzi universitari più richiesti</i>
saranno i seguenti: – medico/paramedico (prevista la domanda di 173.000 unità);
– economico (119.000 unità); – ingegneria (117.000 unità); <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">– insegnamento e formazione
(104.000) incluse le scienze motorie; – giuridico (88.000).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Riguardo ad alcuni indirizzi
universitari, si registrano carenze specialmente in certi settori come quello
medico (13.500 figure mancanti, in media, ogni anno) ma anche in ambito
ingegneristico e scientifico. In base alle stime, al contrario, risultano in
eccedenza laureati nell’ambito linguistico e politico-sociale. (F: investoggi
dicembre 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PER PREPARARE L’ITALIA ALLA RIVOLUZIONE 4.0 OCCORRE UNA NUOVA ISTRUZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Tra non molto in qualche
fabbrica particolarmente automatizzata e digitalizzata si entrerà solo con un
titolo di terzo livello. Lo stesso Politecnico di Torino ha creato un Corso di Laurea
Professionalizzante per Formare Operai 4.0. Politecnici e ITS, chiamati a
formare figure tecniche di diverso livello, dovranno sempre di più collaborare
e integrarsi in una “filiera della formazione tecnica” con aziende e istituti
tecnici. In particolare, è l’università che può e deve avere un ruolo trainante
e di collante. Trasferimento di conoscenze e tecnologie sviluppate tramite
attività di ricerca, e formazione dei corpi docente per la didattica innovativa,
sono solo alcuni degli asset che università politecniche possono trasferire
alle scuole tecniche superiori e di terzo livello, e di riflesso anche alle
aziende, laddove si conducono percorsi di alternanza tra istruzione e
formazione. (F: R. Colombari, P. Neirotti, Agenda Digitale 15.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROGRAMMAZIONE DEGLI ACCESSI ALLA FACOLTÀ DI MEDICINA IN RAGIONE DEL
TURNOVER<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il DDL per l’abolizione del
numero chiuso in Medicina approvato dall’Assemblea regionale siciliana non
convince il presidente della Fnomceo: “Così facendo creano un danno enorme ai
giovani medici laureati costretti a fermarsi nell'imbuto formativo in mancanza
di un numero adeguato di borse di specializzazione. Serve una vera
programmazione: ad ogni laurea deve corrispondere una borsa di
specializzazione. Invitiamo la Regione Sicilia a modificare il progetto di
legge, consentendo ad ogni laureato di ottenere una borsa di specializzazione o
di formazione in medicina generale”, afferma. “Ribadiamo inoltre - conclude -
che la programmazione degli accessi alla facoltà di Medicina deve rispondere a
una logica di fabbisogni reali del Sistema sanitario regionale, in ragione del
turnover”. (F: quotidiano sanità 04.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL TEMPO MEDIO CHE SEPARA LA LAUREA DALLA PRIMA OCCUPAZIONE NELLE DONNE
E NEGLI UOMINI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'indizio più evidente delle
difficoltà che le donne incontrano nell'accesso alla professione arriva
dall'indicatore sul <i>tempo medio che
separa la laurea dalla prima occupazione</i>. In alcuni casi la differenza è minima:
0,2 mesi per gli ingegneri industriali e gestionali (5,5 mesi per gli uomini e
5,7 per le donne); un mese per i medici generici (9,3 a 10,3) e gli avvocati
(20,8 a 21,8); 1,2 mesi per i biologi (11,7 a 12,9) e i farmacisti (6,4 a 7,6).
In altre è più ampia, ad esempio nelle professioni infermieristiche, con i maschi
che ci mettono quasi sei mesi in meno (6,4 a 12,1) a ottenere il primo
contratto. Laddove commercialiste e veterinarie fanno eccezione e battono
seppur di poco i loro colleghi uomini: 11,9 a 12,7 le prime; 9,7 a 9,8 le
seconde. (F: Sole 08.03.21; elaborazioni realizzate da AlmaLaurea per il Sole
24 Ore)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
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<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ITS, CON IL RIFINANZIAMENTO RICHIESTA LA RIORGANIZZAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia ci sono 107 Istituti
tecnici superiori, che offrono percorsi formativi post diploma altamente
qualificati in collaborazione con imprese, università e centri di ricerca.
L’80% degli studenti trova un lavoro entro un anno dalla fine degli studi,
eppure gli iscritti sono poco più di 18mila. Il Recovery Plan ora assegna 1,5
miliardi agli ITS, venti volte il finanziamento di un anno normale
pre-pandemia. Ma «senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole,
rischiamo che quelle risorse vengano sprecate», ha detto Draghi. La prima cosa
da fare è un investimento sulla formazione dei dirigenti scolastici: la
vocazione personale da sola non basta. (F: linkiesta 22.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>AMMISSIONE CON RISERVA A
CORSO DI LAUREA. SENTENZA TAR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il TAR Lazio (sentenza. n. 2315
25.02.21) ha ribadito la cornice entro normativa entro cui deve essere
inquadrata l’ammissione con riserva al corso di laurea in esecuzione dell’ordinanza
cautelare del giudice amministrativo, cui consegue frequentazione dei corsi di
studio, con superamento con profitto degli esami o, addirittura, conseguimento di
laurea. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha quindi ribadito che, per
quanto la prova di ammissione al corso di studi si configuri nell’immediato
come avente i caratteri di una procedura competitiva tra più candidati, una
volta che un candidato abbia addirittura terminato il corso di studi, tanto da
mutare il suo status (da mero candidato a laureato), o comunque abbia ormai
superato gli esami, quantomeno del primo anno del corso di studi, perde
siffatto carattere del confronto competitivo tra candidati. (F: Oss. Univ.
27.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RECLUTAMENTO</span></b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROPOSTA IN TRE PUNTI DI UN GRUPPO DI SCIENZIATI PER LA RICERCA E IL
RECLUTAMENTO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un gruppo di scienziati in una
nuova lettera aperta al premier e al ministro dell'UR: “La Francia si prefigge
di raddoppiare i fondi posti a bando dall’Agenzia Nazionale per la Ricerca per
progetti in tutte le discipline, portando a circa 1 miliardo di euro per anno i
450 milioni del 2020, con lo scopo di raggiungere un numero di progetti di
eccellenza finanziati superiore al 25% della richiesta, lo standard delle
migliori agenzie di finanziamento. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I progetti di ricerca sono il
primo dei tre punti della nostra proposta. I nostri concorsi Prin (Progetti di
Ricerca di Interesse Nazionale banditi dal Mur) sono stati sospesi per anni.
Riportati in vita dal ministro Valeria Fedeli e poi dal ministro Gaetano
Manfredi, sono finanziati per il 2020 ad un livello di circa un terzo di quelli
francesi di oggi. L’investimento di 15 miliardi di euro in 5 anni, pari al 7%
della cifra stimata per l’Italia nel piano Next Generation Eu, ci permetterebbe
di propiziare e accelerare la rinascita che verrà. Per un livello competitivo,
dovremmo prevedere bandi PRIN di almeno 600 milioni di euro l’anno, con un
finanziamento complessivo di 3 miliardi di euro nel quinquennio. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il secondo punto è il
reclutamento programmato con concorsi a cadenze regolari, basati sul merito,
affidati a Università ed Enti di Ricerca. Nel prossimo quinquennio, 4 miliardi
di euro potrebbero permettere concorsi per circa 5000 ricercatori ogni anno.
Ciò ridurrebbe in modo significativo il divario che separa la popolazione di
ricercatori nelle strutture pubbliche in Italia (gli attuali 5,6 ricercatori a
tempo pieno per 1000 lavoratori) rispetto a Francia e Germania (9-10 ricercatori
per 1000 lavoratori). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Terzo punto: infrastrutture
scientifiche per 8 miliardi di euro potrebbero essere selezionate all’interno
dell’attuale PNR 2021-2027 (Piano Nazionale della Ricerca) recentemente
validato dal Cipe”. (F: adnkronos 02.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA (1)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROVVEDIMENTI PER RICERCA E SANITÀ NEL DECRETO 1000PROROGHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Previsto l'accantonamento per il
2021 della somma annua a valere sulle risorse finanziarie del Ssn per la
realizzazione di obiettivi connessi ad attività di <b><i>ricerca</i></b>, assistenza e
cura relativi al miglioramento dei livelli essenziali di assistenza e collegati
a prestazioni che non trovano remunerazione nel vigente nomenclatore
tariffario, intervenendo sia sulla legge 4 dicembre 2017, n. 172 sia sulla
legge 28 giugno 2019, n. 58. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Si sposta al 2022 l’adozione
di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti
del Ssn (legge 60/2019).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Si proroga al 1° gennaio 2022
quanto previsto in materia di <b><i>protezione degli animali utilizzati per
scopi scientifici </i></b>(Dlgs 26/2014).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le procedure concorsuali e le
assunzioni in Aifa potranno essere effettuate anche nel 2021.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">E ancora, per garantire la
necessaria continuità delle <b><i>attività di ricerca</i></b>, nelle more
dell'emanazione del Dpcm di cui all'art. 1, comma 425, della legge 27 dicembre
2017, n. 205, in considerazione dell'attuale situazione di straordinaria emergenza
sanitaria, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto
pubblico e gli Istituti zooprofilattici sperimentali, potranno continuare ad
avvalersi del personale addetto alle attività di ricerca, nonché di personale
di supporto alla ricerca, assunto con contratti di lavoro flessibile e in
servizio presso tali istituti, fino al 30 settembre 2021 per un ulteriore anno.
(F: quotidianosanita.it 22.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI UNIVERSITÀ E RICERCA NEL DECRETO
1000PROROGHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i>Articolo 6. (Proroga di termini in materia di università e ricerca). <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il contenuto dell’art. 6 si
può leggere da pag. 83 a pag. 86 del <a href="http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1800177.pdf"><span style="color: windowtext;">disegno di legge</span></a> “Conversione in legge del
decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia
di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di
esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14
dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall’Unione europea”.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI IN RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Italia sconta un notevole
ritardo rispetto ai valori della media Ocse (2,4%) per quanto riguarda gli
investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo. In Italia sono infatti
pari all’1,4% del Pil nazionale (dati del 2018), di cui 0,9% la componente
privata e solo lo 0,5% quella pubblica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I finanziamenti pubblici a
propria volta sono divisi in ricerca di base (0,32%) e ricerca applicata
(0,18%) che in termini assoluti corrispondevano nel 2019 a un investimento
statale di 9,3 miliardi di euro (6 circa in ricerca di base e 3 in ricerca
applicata).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per fare un confronto con i
Paesi europei con cui i <b>ricercatori</b>
italiani devono competere per l’assegnazione dei fondi di ricerca
internazionali, la Germania investe 30 miliardi di euro pubblici in ricerca
(l’1% del Pil), la Francia 18 miliardi (0,75%), mentre dal loro settore privato
arrivano rispettivamente investimenti pari al 2,1% e all’1,4% del Pil. Le
differenze colpiscono ancora di più quando si confronta l’investimento in
ricerca pubblica fatto per ogni cittadino: in Italia 150 euro/anno da
confrontare con i 250 euro/anno della Francia e i 400 euro/anno della Germania.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La stessa distanza si misura
guardando al numero di ricercatori per numero di abitanti: in Italia sono circa
6 ogni 1000, mentre la media Ocse è 9. (F: F. Suman, IlBo 29.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’ITALIA INVESTE TROPPO POCO IN RICERCA PUBBLICA: €150 PER OGNI
CITTADINO CONTRO I 250 E 400 EURO DI FRANCIA E GERMANIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La crisi sanitaria ha posto la
scienza in una posizione preminente, come leva essenziale nei piani della
ricostruzione. Occorre prevedere un serio investimento per adeguare la ricerca
pubblica di base al livello dei suoi competitori europei e permetterle di
contribuire alla ripresa del nostro Paese. Questo era il senso di una nostra
lettera aperta apparsa sul Corriere della Sera il primo ottobre scorso. Le
nostre istanze sono state riprese in numerosi interventi da esponenti politici,
in particolare dai senatori Elena Cattaneo e Mario Monti, e da numerosi altri
colleghi su diverse testate e social media.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Riteniamo, e con noi i più
autorevoli economisti, che la ricerca di base sia la fonte primaria
dell’innovazione nelle società tecnologiche avanzate e che gli investimenti in
ricerca, specialmente quelli in capitale umano, siano moltiplicatori potenti di
crescita e sviluppo socioeconomico, a rendimento differito nel tempo ma con
effetti di lunga durata. Da sottolineare, tuttavia, che le spese per la
formazione del capitale umano possono sviluppare la loro potenzialità solo se,
nelle infrastrutture scientifiche del Paese, c’è equilibrio tra ricercatori in
entrata e quelli in uscita verso l’estero. In sintesi, la nostra proposta è di
investire nella ricerca pubblica italiana 15 miliardi, corrispondenti ad un
aumento di 1 miliardo ogni anno per 5 anni arrivando, nel 2025, ad un livello
strutturale dello 0,75% del Pil, il livello della Francia di oggi. (F: da
Appello a Draghi di 14 scienziati: “Investiamo nella ricerca pubblica per
rilanciare l’economia”. Corr. Univ. 25.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RECOVERY E RICERCA. SECONDO ROARS QUEL CHE MANCA È MOLTO PIÙ DI QUEL CHE
C’È</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Nell’ambito dell’attuale
bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato dal
Consiglio dei ministri del Governo Conte a metà gennaio e inviato al
Parlamento, la ricerca sembra destinata a ricoprire il ruolo che, purtroppo, le
è “tradizionale”. Essa viene evocata, a parole, da tutti, ma non risulta ancora
centrale se posta in competizione con altro. Per quanto sia difficile
esercitarsi in una contabilità minuta circa il complesso delle scelte e delle
risorse attribuibili al tema ricerca, anche per le limitate descrizioni e le
assenti giustificazioni dei progetti indicati, si può provare a leggere il
tutto inquadrandolo con quanto contenuto in altri due documenti di
programmazione e di indirizzo, sostanzialmente contestuali, che associano la
visione “straordinaria” del documento predisposto per l’Europa alla gestione
“ordinaria” pensata per l’Italia, ovvero la legge di bilancio 2021 (LB), approvata
a fine dicembre dal Parlamento, e il Programma Nazionale di Ricerca 2021-2027
(PNR), approvato dal CIPE a metà dello stesso mese”. (F: A. Silvani, Roars
17.2.202). Testo integrale > <a href="https://tinyurl.com/1m7tpojc"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/1m7tpojc</span></a> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN CENTRO NEVRALGICO NAZIONALE PER LA RICERCA APPLICATA E L’INNOVAZIONE
TECNOLOGICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’operazione <b><i>Quantumitalia</i></b>
mette insieme il Piano Amaldi e la rete InnovAction affinché l’Italia possa
fare un “salto quantico” in tutti i settori strategici ad alta intensità di
ricerca con la costruzione di un <b><i>centro</i></b> <b><i>nevralgico nazionale per la
ricerca</i></b> applicata e l’innovazione tecnologica. Al momento la capacità
brevettuale sui mercati EU e USA delle imprese italiane è circa 15 volte
inferiore rispetto a quelle tedesche. Un dato che facilmente smonta l’illusione
monetarista di ottenere aumenti di competitività con fantomatiche uscite
dall’euro e svalutazioni. La speranza è che il Governo si decida di iniettare risorse
cospicue in istruzione, ricerca (di base e applicata) e innovazione. L’Italia
si avvia a diventare un paese vecchio e lo shock pandemico sta anticipando il
collasso demografico. Le nuove generazioni dovranno essere messe in grado di
competere a livello globale con professioni ad altissimo valore aggiunto da
svolgere con alta produttività altrimenti il nostro welfare rischierà
l’implosione in quanto andranno fronteggiati anche i costi sociali di una
popolazione anziana bisognosa di assistenza sanitaria. Solo un Paese in grado
di creare ricchezza oltre che ridistribuirla potrà essere in grado di garantire
una vita dignitosa ai suoi giovani come ai suoi anziani. (F: Agenda Digitale
06.01.21) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROGRAMMA DI COLLABORAZIONE TRA CNR E EMBL SU VARI ASPETTI DELLE SCIENZE
BIOMEDICHE, AGROALIMENTARI E DELL’AMBIENTE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’accordo tra Laboratorio europeo
di biologia molecolare (EMBL) e Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) è
stato annunciato durante un workshop online in cui i rappresentanti scientifici
delle due istituzioni hanno presentato i loro progetti di ricerca e discusso
argomenti di comune interesse che potranno essere sviluppati congiuntamente in
futuro, in particolare nel contesto del prossimo programma di ricerca
dell’EMBL. Secondo il Presidente del CNR, Massimo Inguscio, “Il nuovo programma
dell’EMBL <i>Molecules to Ecosystems</i>, recentemente approvato dal Consiglio
dei delegati per il 2022-2026, espande l’originale focus sulla biologia molecolare
ai vari aspetti delle scienze della vita, incluse nuove tecnologie che
permettono studi sempre più competitivi e di frontiera. Nonostante le molte
collaborazioni già esistenti tra il CNR e l’EMBL, questo programma permetterà
di allargare la cooperazione a vari aspetti delle scienze biomediche,
agroalimentari e dell’ambiente”. (F: insalutenews.it 29.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA (2).
VALUTAZIONE DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SULLA VALUTAZIONE ANALITICA DELLE PUBBLICAZIONI IN SEDE DI ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza n. 13686 del 18
dicembre 2020, il TAR Lazio, Roma, Sez. III-bis, ha chiarito che, nella
procedura di abilitazione scientifica nazionale, “non è necessario che la
Commissione giudicatrice elenchi tutti i singoli titoli e le pubblicazioni del
concorrente, potendo legittimamente limitarsi ad esprimere una valutazione di
sintesi giacché il livello della funzione da attribuire implica l’esigenza per
la stessa Commissione di accertare il grado di maturità scientifica dei
candidati, risultato a cui si perviene a mezzo della valutazione complessiva
dei loro titoli e della loro attività scientifica, non necessariamente fondata
sull’analitica disamina degli stessi” (nello stesso senso, fra le altre, TAR
Lazio, Roma, Sez. <span lang="EN-US">III, 19 marzo 2019, n. 3653). (F: Oss. Univ. dicembre
2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">DATABASE SCOPUS
HOSTS PAPERS FROM MORE THAN 300 POTENTIALLY ‘PREDATORY’ JOURNALS <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Predatory journals are those that tend to publish low-quality science
and deviate from best editorial practices. They might use false or misleading
information, or aggressive solicitation practices, and collect fees for publishing
work that undergoes little editorial scrutiny. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The widely used academic database Scopus hosts papers from more than 300
potentially ‘predatory’ journals that have questionable publishing practices,
an analysis has found. Together, these titles contributed more than 160,000
articles over three years — almost 3% of the studies indexed on Scopus during
the period. Their presence on Scopus and other popular research databases
raises concerns that poor-quality studies could mislead scientists and pollute
the scientific literature. </span>(F:
Nature 11.03.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SISTEMA UNIVERSITARIO E RICERCA IN ITALIA. DATI A CONFRONTO CON ALTRI
PAESI EUROPEI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sono circa 1.800.000 gli studenti
che accoglie il nostro sistema delle università, 31 ogni 1000 abitanti contro i
39 della media europea a cui sono allineate Francia e Germania. La stessa
distanza rispetto a benchmark europei è evidente per altri parametri. Siamo
ultimi tra i Paesi OCSE con il 28% di 25-34enni con diploma di formazione
terziaria (laurea, tecnico superiore, alta formazione artistica) rispetto al
44% della media europea. Abbiamo 20,4 studenti per docente, un rapporto
ampiamente superiore a quello di Francia (16,2), Germania (12,2) e media europea
(15,4). Investiamo per l’educazione terziaria lo 0,75% del PIL contro l’1,23% e
l’1,25% di Francia e Germania, e la spesa annua per studente è circa 9000 euro
rispetto a 13000 della media europea. Allo stesso tempo, e non stupisce perché
le università per competere devono finanziarsi, i nostri studenti pagano un
contributo medio annuo di 1345 euro rispetto a 350 in Francia e 50 euro in
Germania. Da questi contributi le nostre università pubbliche raccolgono ogni
anno oltre 1,5 miliardi di euro, indispensabili ma drenati alle famiglie, molte
delle quali si troveranno in sempre maggiore difficoltà nel prossimo futuro. I
dati sul finanziamento alla ricerca non sono diversi. Con l’1,39% di
investimento sul PIL rispetto al 2,2% e 3,13% di Francia e Germania, l’Italia è
ben lontana nel settore industriale (0,86% contro 1,44% e 2,16%) e pubblico
(0,5% contro 0,73% e 0,98%).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I naturali effetti sono
l’esiguo 0,58% di ricercatori sulla popolazione attiva, rispetto all’1% di
Francia e Germania e 0,83% della media europea, e 33% di impiegati ad alto
valore di conoscenza sul totale della forza lavoro contro il 40% in Francia,
37,3% in Germania e 36,3% in Europa. Peggio ancora se guardiamo alle richieste
di brevetto ogni 1000 abitanti: 0,06 in Italia, 0,11 in Francia, 0,22 in
Germania. La relazione di febbraio 2020 della Commissione Europea sull’Italia
fotografa il divario drammatico causato da queste criticità e sottolinea la
necessità e urgenza di investimenti. Potremo continuare ad elogiare le
potenzialità del nostro capitale umano laureato, che peraltro continua ad
emigrare, ma senza un intervento deciso quelle potenzialità non troveranno
un’università accessibile, inclusiva e internazionale in cui esprimersi per
sostenere un sistema di ricerca competitiva e ad alto impatto. (F: M. Bugliesi,
M. Degli Esposti. G. Lauria Pinter, CorSera Opinioni 29.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COMMENTI DI S. REGASTO SU FQ A TRE DELLE PROPOSTE AL PUNTO 42 DEL
DOUMENTO DI ITALIA VIVA SU UNIVERSITÀ E RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«Le proposte sono in realtà
"celate" da finti interrogativi che nascondono una volontà
distruttiva dell'Università pubblica. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>Togliere l'Università dal diritto amministrativo</b>? Intuisco voglia significare assecondare la
richiesta di molti Rettori di escludere gli Atenei dalla lista delle
Amministrazioni pubbliche e rendere inapplicabili tutte le disposizioni (codice
degli appalti, selezioni di personale, ecc.) che riguardano il settore pubblico
(e non il diritto amministrativo in sé) ... stona che la soluzione ai problemi
della corruzione nel mondo accademico passi attraverso la
"privatizzazione" e l'esclusione dei responsabili dal novero dei
pubblici ufficiali: una sorta di "liberi tutti". <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>Designazione dei Rettori da parte di un Consiglio di amministrazione?</b> Mutuata dalle Università private,
meriterebbe di rimarcare che l'autonomia costituzionale degli Atenei passa,
simbolicamente, per il diritto a darsi non solo ordinamenti autonomi (gli
Statuti), ma anche per la capacità di autogoverno (che si traduce nella
possibilità di elezione dei propri organi). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>Abolizione del valore legale del titolo di studio</b>? Ne conseguirebbe un inasprimento della
competizione fra Atenei con la conseguenza che vedrebbe le Università delle
zone più ricche del Paese eccellere (per la disponibilità di fondi privati e di
commesse del tessuto produttivo locale) e quelle del Sud svuotarsi o
trasformarsi in "esamifici" di dubbia utilità». (F: S. Regasto, FQ 30.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">STUDENTI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNA PANORAMICA COMPARATIVA SUI SISTEMI DI TASSAZIONE DEGLI STUDENTI IN
EUROPA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In circa un quarto dei Paesi europei
tutti gli studenti universitari pagano le tasse (Belgio – Comunità tedesca e
fiamminga, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito – Inghilterra,
Galles e Irlanda del Nord, Albania, Svizzera, Islanda e Liechtenstein). In
sette Paesi non ci sono tasse (Danimarca, Grecia, Cipro, Malta, Finlandia,
Svezia e Turchia nel primo ciclo) e in più della metà di tutti i paesi solo
alcuni studenti pagano le tasse. In circa la metà dei Paesi, le tasse del primo
ciclo di studio sono superiori a €100, mentre in un quarto dei paesi presi in
esame, fra i quali rientra anche l’Italia superano €1.000. E’ quanto emerge
dall’aggiornamento annuale del rapporto: <i><a href="https://eacea.ec.europa.eu/national-policies/eurydice/content/national-student-fee-and-support-systems-european-higher-education-202021_en"><span style="color: windowtext; text-decoration-line: none;">National
student fee and support systems in european higher education – 2020/21</span></a></i>.
Lo studio offre una panoramica comparativa sui sistemi di tassazione e di
supporto finanziario agli studenti dell’istruzione superiore in 43 sistemi
educativi europei pubblicato dalla Rete Eurydice. (F: quicosenza.it 18.12.20;
dettagli nel sito <a href="https://tinyurl.com/7wp9nt3u"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/7wp9nt3u</span></a><b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">VARIE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SECONDO LA CORTE DEI CONTI MANCA UN DISEGNO ORGANICO DEL SISTEMA DI
WELFARE PER L’ISTRUZIONE TERZIARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Secondo la Corte dei conti in
Italia manca un disegno organico del sistema di welfare rivolto all’istruzione
terziaria, sia per favorire l’accesso agli studi universitari, sia per
garantirne l’applicazione in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale
attraverso la formulazione dei livelli di prestazione essenziali. Fra le
criticità rilevate, anche “la mancata copertura delle richieste, con l’inaccettabile
fenomeno degli ‘idonei non beneficiari’ (di borse di studio) e la lentezza
delle procedure amministrative, dall’accoglimento della domanda all’effettiva
erogazione dell’aiuto”. La legge n.
77/2020, “ha incrementato il Fondo per il 2020 di ulteriori €40 milioni, che si
sommano all’incremento, per lo stesso anno, di €31 milioni previsto dalla legge
di bilancio 2020″. Per la magistratura contabile si tratta di un segnale che
“sembra andare nella giusta direzione”, riconoscendo “quanto sia necessario il ruolo
primario dei governi nella costruzione di politiche compensative”, ma occorrerà
monitorarne l’andamento. (F: quicosenza.it 06.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ERC, UNIVERSITÀ E CNR IMPEGNATI NELLA DECIFRAZIONE DEI PAPIRI DI
ERCOLANO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I Papiri di Ercolano,
carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., saranno finalmente
decifrati<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">grazie all’utilizzo di
avanzate tecnologie e a software di intelligenza artificiale. Il CNR ha
annunciato che i preziosi papiri di Ercolano saranno decifrati dai ricercatori
italiani, anche grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Il progetto GreekSchools
dell’European Research Council, guidato da Graziano Ranocchia, durerà cinque
anni e sarà coordinato dall’Università di Pisa, dall’Istituto di Scienze del
Patrimonio culturale, dal Consiglio Nazionale delle ricerche e dal MiBACT - Biblioteca
Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli. Il progetto durerà cinque anni e saranno
messi a disposizione circa 2 milioni e 500mila euro. Il progetto si svolgerà a
Napoli, all’Officina dei Papiri della Biblioteca Nazionale, e sarà ospitato nella
sede del CNRISPC, nei locali dell’Università Suor Orsola Benincasa. (F: S.
Santoni, unipinews 15.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN APPROCCIO EUROPEO ALLE MICROCREDENZIALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In materia di educazione e
formazione la Commissione Europea ha aperto la consultazione “MICRO-CREDENZIALI:
ampliare le opportunità di apprendimento per l'apprendimento permanente e
l’occupabilità”. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Una <i>microcredenziale</i> è
la prova certificata dei risultati che uno studente ha acquisito a seguito di
un'esperienza di apprendimento breve e valutata in modo trasparente. Viene
assegnata al termine di brevi corsi (o moduli) a sé stanti, seguiti in presenza
o a distanza (o in formato misto).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le microcredenziali aprono
l'istruzione a un maggior numero di persone grazie alla loro natura flessibile
e a breve termine. Sono aperte a tutti i tipi di studenti. Possono essere
particolarmente utili per le persone che: desiderano ampliare le loro conoscenze,
piuttosto che ottenere un diploma completo; intendono colmare il divario tra
diplomi diversi o tra la loro istruzione formale iniziale e le competenze
emergenti richieste sul mercato del lavoro; desiderano migliorare le loro
competenze o riqualificarsi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le microcredenziali rendono
l'istruzione più inclusiva, perché accessibile a tutti i tipi di studenti
grazie a un approccio flessibile e a breve termine. Una maggiore diffusione
delle microcredenziali potrebbe promuovere l'innovazione in ambito educativo ed
economico e contribuire a una ripresa sostenibile a seguito della pandemia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I corsi brevi possono essere
impartiti da istituti di istruzione superiore e di istruzione e formazione
professionale, nonché da diversi tipi di soggetti privati, come risposta rapida
alle esigenze di competenze specifiche rilevate sul mercato del lavoro. Questo
aspetto riveste particolare importanza date le sfide poste dalla crisi
economica causata dalla pandemia di COVID-19. Per dettagli vedi <a href="https://tinyurl.com/hebhr6nd"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/hebhr6nd</span></a>
. (F: <a href="https://ec.europa.eu/education"><span style="color: windowtext;">https://ec.europa.eu/education</span></a>
28.02.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITÀ IN
ITALIA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>1088PRESS, UN PROGETTO EDITORIALE OPEN ACCESS DELL’UNIBO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1088press è un progetto
editoriale che nasce dalla consapevolezza del ruolo istituzionale e sociale che
l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna si è assunta, fin dalla sua
storica fondazione risalente al 1088, nel panorama internazionale dell’alta
formazione e della ricerca accademica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Tra i più importanti
obiettivi, che 1088press si pone, c’è quello di diffondere il migliore sapere
scientifico allargando lo spettro tradizionale dei lettori della saggistica,
per favorire la disseminazione dei contenuti anche a un pubblico di non specialisti,
e per stimolare il dibattito e la riflessione pubblica su temi utili ad
affrontare le urgenti sfide del mondo globale. In questo senso la ricchezza
disciplinare e la vastità delle competenze garantite dall’Università di Bologna
rappresentano le fondamenta sulle quali costruire un dialogo aperto ai
contributi di studiosi e ricercatori italiani e stranieri con i quali, grazie
alla possibilità di pubblicare in italiano o in inglese, disegnare le mappe che
tracceranno i percorsi del sapere per le generazioni future.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per questo motivo 1088press
nasce convintamente aperta, inclusiva e accessibile, leggibile cioè in Open
Access, oltre che nel tradizionale formato cartaceo sviluppato in
collaborazione con Bononia University Press. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’alta qualità scientifica dei
prodotti editoriali di 1088press, garantita da rigorosi processi di valutazione
tra pari, sarà veicolata online anche tramite innovativi sistemi di fruizione
enhanced, in modo da stimolare l’innovazione e la sperimentazione di metodi per
la diffusione di contenuti scientifici, grazie all’uso di piattaforme
multimediali (audio e video) e digitali per contenuti integrativi (webGIS, databases,
galleries). (F: <a href="https://www.1088press.it/"><span style="color: windowtext;">https://www.1088press.it/</span></a>
)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIVERSITÀ DEL SALENTO. NUOVO CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E
INGEGNERIA BIOMEDICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La Regione Puglia investe sulla formazione universitaria e lo fa con <a name="_Hlk66460490">l'università del Salento </a>decidendo di finanziare
l'innovativo corso di laurea in MED-TEC (Medicina e chirurgia e Ingegneria
biomedica) con lo stanziamento di 4.130.000 euro nel triennio per arruolare 66
tra docenti e ricercatori nelle due discipline (Medicina e Ingegneria
biomedica) così da assicurare il primo percorso di studi multidisciplinare
regionale in materia sanitaria. (F: likepuglia.it 16.02.21)</p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>HORIZON2020. UN BILANCIO TRACCIATO DA NATURE: SUCCESSO GLOBALE,
DISUGUAGLIANZE REGIONALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A fine dicembre 2020 si è
chiuso il programma settennale dell'Unione Europea Horizon2020, che ha
distribuito circa 60 miliardi di euro ai ricercatori del continente. Nature ne
ha tracciato un bilancio, dal quale emergono elementi per affrontare il nuovo
piano, operativo da quest'anno, che vedrà una dotazione di oltre 95 miliardi. Più
di 150 mila scienziati hanno partecipato al programma, che nel complesso ha
prodotto almeno centomila articoli su riviste peer review e circa 2.500 domande
di brevetto. Ma il successo globale, che secondo la Commissione produrrà dai
400 ai 600 miliardi di euro di ricadute economiche, nasconde serie
disuguaglianze regionali. Le economie più forti (Germania, Regno Unito pre
Brexit e Francia) si sono aggiudicate 22 miliardi, quasi il 40 per cento dei
fondi. E anche piccoli Paesi con un sistema della ricerca ben organizzato come Svezia,
Danimarca e Paesi Bassi hanno avuto finanziamenti cospicui, in proporzione alla
popolazione. I Paesi dell'Est invece sono rimasti a secco. Ad aver ospitato il
maggior numero di progetti è stato il Regno Unito, seguito da Germania e Francia.
L'Italia, al contrario, ha visto svolgersi entro i suoi confini meno della metà
dei progetti presentati da ricercatori italiani, mentre pochissimi stranieri
hanno sfruttato i loro fondi da noi. (F: M. Cattaneo, il venerdì di Repubblica 15.01.21)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNA EUROPA, AN ALLIANCE OF
EIGHT EUROPEAN UNIVERSITIES<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Eight leading European research universities have come together to
create a UNIQUE ALLIANCE – UNA EUROPA. Their common goal is to expand and
strengthen existing partnerships in teaching, research, and education. The
members of the alliance include Freie Universität Berlin, <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Università di Bologna, University of Edinburgh, KU Leuven, Universidad
Complutense de Madrid, <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Uniwersytet Jagielloński in Kraków, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne,
Helsingin Yliopisto / Helsingfors Universitet (University of Helsinki). </span><span lang="EN-US">Based on
their mission and values, the Una Europa partners have selected <i>five Focus
Areas</i> to launch their collaboration. Each fosters multi-disciplinarity and
includes most of the studies offered at our universities. The Focus Areas act
as initial thematic “glue” that ties our universities together in our mission
to create a virtual campus: <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">Cultural Heritage; Data Science and Artificial Intelligence; European
Studies; One Health; <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">Sustainability. (F: <a href="http://www.una-europa.eu/"><span style="color: windowtext;">www.una-europa.eu</span></a> February 2021)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-US"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-US">UK. FROM CUTTING EDGE TO CUTTING CASH<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-US">Massive cuts to projects supported by the UK’s foreign aid budget risk devastating
damage to the country’s scientific reputation and raise questions about the
direction of its research policy, according to sector leaders. One
vice-president for research says UK Research and Innovation’s move to halt
funding for most projects under schemes such as the Global Challenges Research
Fund and the Newton Fund, after reductions in government allocations, will be a
blow to the UK’s reputation as “the trusted partner of choice for many NGOs and
[overseas] universities. Why would anyone want to risk working with us again?”
she asks. Meanwhile, a former research council chief executive says the cuts
also raise more fundamental questions about the rationale for UKRI. “When UKRI
was created, the above-the-water reason was to promote interdisciplinarity but,
below the water, there was an understanding that the Treasury would put a lot
more money into science, but it didn’t trust the sector to spend it, so a new
framework was required,” he says. “If these new funds are not going to persist,
what value does this agency, which is a lot more bureaucratic and bigger than
many expected, bring to science?”. (F: THE 16.03.21)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">LIBRI - RAPPORTI -
SAGGI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LEONARDO INGEGNERE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Andrea Bernardoni. Ed.
Carrocci, 2020, pp. 169<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’idea che abbiamo oggi di Leonardo
ingegnere è una conseguenza del suo straordinario lascito manoscritto e della
singolare storia che vide protagonisti i suoi quaderni, in gran parte smembrati
e dispersi in varie parti d’Europa. Con la loro riscoperta, avvenuta alle
soglie del XX secolo, la diffusione dei disegni di macchine e attrezzature in
essi contenute portò alla nascita del mito di Leonardo inventore e anticipatore
della nostra modernità tecnologica, favorendo, fuori dai ristretti ambiti
specialistici, una percezione distorta della sua opera ingegneristica.
Divincolandosi dagli approcci sensazionalistici talvolta riservati alle sue
macchine, il volume propone una biografia di Leonardo ripercorrendone la
carriera che da “garzone di bottega” lo portò a essere pittore, ingegnere e filosofo
alla corte di Francesco I di Valois, uno dei più importanti sovrani europei
dell’epoca. Una rilettura dei suoi manoscritti che restituisce prima gli sforzi
di Leonardo nell’acquisizione delle tecniche artistiche e ingegneristiche, poi
quelli nel tentativo di imporsi come ingegnere e infine il suo singolare
percorso di ricerca che, attraverso la pratica e lo studio dell’ingegneria, lo
portò a interrogarsi sulla concezione tradizionale del sapere. (F:
Presentazione dell’editore)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL DIRITTO DELLE UNIVERSITÀ NELLA GIURISPRUDENZA A DIECI ANNI DALLA
LEGGE n. 240/2010</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Alfredo Marra. Collana
del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca, volume
edito da Giappichelli, 2020, pp. 256.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il volume curato da Alfredo
Marra raccoglie, oltre il suo contributo, quelli di Beatrice Rabai, Monica
Delsignore, Nadia Spadaro, Margherita Ramajoli, Marco Lavatelli, Alessandro
Squazzoni, Luca Belviso, e Luca Galli.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«La legge n. 240/2010 è una
delle poche leggi organiche che hanno interessato l'università lungo tutta la
storia dello Stato italiano. In precedenza, soltanto la legge n. 168/1989 e,
ancor prima, la riforma Gentile del 1923, avevano avuto l'ambizione di porsi
come leggi di riforma dell'intero sistema, mentre per il resto gli interventi del
legislatore sono sempre stati - e ancora attualmente sono - frammentari e
occasionali. E del tutto fisiologico quindi che, subito dopo l'entrata in
vigore della legge Gelmini, i contributi offerti dalla scienza giuridica siano
stati particolarmente abbondanti'. Tuttavia, come accade di frequente anche in
altri settori dell'ordinamento oggetto di riforme legislative, gli studi
giuridici sull'università si sono concentrati prevalentemente sull'analisi
esegetica delle nuove norme, mentre una minore attenzione è stata riservata a
ciò che è venuto dopo. Per quanto concerne l'università, in particolare,
risulta ancora del tutto inesplorato quel vasto campo d'indagine rappresentato
dalla fase dell'implementazione della riforma ad opera dei singoli atenei. Si
tratta di un'indagine fondamentale se si vuole davvero comprendere l'effettiva
portata della riforma, che cosa di essa abbia funzionato o non abbia funzionato
e per quali ragioni...» <span lang="EN-US">(F: Dall'introduzione)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-US"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">CORRUPTION IN HIGHER EDUCATION. <i>Global
Challenges and Responses</i></span></b><i><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Author: Elena Denisova-Schmidt. Global Perspectives on Higher Education,
Volume: 46, 2020, <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Series. Publisher: Brill | Sense. Pages: xiv, 183 pp.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The lack of academic integrity combined with the prevalence of fraud and
other forms of unethical </span><span lang="EN-US"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">are problems that higher education faces in both developing and
developed countries, at mass and elite universities, and at public and private
institutions. While academic misconduct is not new, massification,
internationalization, privatization, digitalization, and commercialization have
placed ethical challenges higher on the agenda for many universities.
Corruption in academia is particularly unfortunate, not only because the high
social regard that universities have traditionally enjoyed, but also because
students - young people in critical formative years - spend a significant
amount of time in universities. How they experience corruption while enrolled
might influence their later personal and professional behavior, the future of
their country, and much more. Further, the corruption of the research
enterprise is especially serious for the future of science. The contributors to
Corruption in Higher Education: Global Challenges and Responses bring a range
of perspectives to this critical topic. (F: Presentazione dell’editore).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL DIRITTO ALLO STUDIO
UNIVERSITARIO IN ITALIA. ANALISI E CORRETTIVI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autrice: <a href="https://www.roars.it/online/author/laudisa/"><span style="color: windowtext; text-decoration-line: none;">Federica Laudisa</span></a>. Roars
08.03.21<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Si tratta di un vero e proprio
esaustivo rapporto più che un semplice articolo quello pubblicato da Roars a firma
Federica Laudisa. Qui se ne riporta la premessa e a seguire il link per
leggerlo tutto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il diritto allo studio viene
spesso menzionato come rimedio per incrementare la quota di laureati in Italia,
una delle più basse tra i paesi UE nella fascia di età 30-34 anni.
L’impressione è che nessun governo si sia posto concretamente la domanda: in
che modo è possibile raggiungere la quota del 40% di laureati nella popolazione
30-34enne (en passant, entro il 2020), come fissato dalla Commissione Europea?
Piuttosto, sembra che sia prevalso il meccanismo inverso: prima sono stati
decisi gli interventi, poi sono stati fatti ricadere sotto un determinato
obiettivo, senza che si ravveda sempre un legame funzionale tra gli uni e gli
altri. Questo articolo si focalizza sul sistema di sostegno in senso
stretto o piuttosto sulle sue criticità, poiché finiscono per minarne
l’efficacia. Se ne evidenziano i limiti, che emergono con particolare risalto
nella comparazione con il sistema di supporto agli studenti francese e tedesco.
Si dà quindi conto delle ultime misure intraprese per ampliare l’accesso agli
studi e favorire la transizione scuola-università delle fasce di studenti meno
abbienti. La tesi che si sostiene è che è indispensabile introdurre dei
correttivi, senza buttare via il bambino con l’acqua sporca<b>. </b>Leggi
tutto <a href="https://tinyurl.com/2pz35yt8"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/2pz35yt8</span></a><span lang="EN-GB"> </span>.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<div><!--[if !supportAnnotations]-->
<hr align="left" class="msocomoff" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div><!--[if !supportAnnotations]-->
<div class="msocomtxt" id="_com_1" language="JavaScript"><!--[endif]--><!--[if !supportAnnotations]--><a name="_msocom_1"></a><!--[endif]-->
<p class="MsoCommentText"><span class="MsoCommentReference"><span style="font-size: 8.0pt; line-height: 115%;"> <!--[if !supportAnnotations]--><a class="msocomoff" href="file:///H:/USPUR/INFO%20UNIVERSITARIE%202021/INFO%20UNIV%20n.%201%20Marzo%202021.doc#_msoanchor_1">[PSM1]</a><!--[endif]--></span></span></p>
<!--[if !supportAnnotations]--></div>
<!--[endif]--></div>
<div><!--[if !supportAnnotations]-->
<div class="msocomtxt" id="_com_2" language="JavaScript"><!--[endif]--><!--[if !supportAnnotations]--><a name="_msocom_2"></a><!--[endif]-->
<p class="MsoCommentText"><span class="MsoCommentReference"><span style="font-size: 8.0pt; line-height: 115%;"> <!--[if !supportAnnotations]--><a class="msocomoff" href="file:///H:/USPUR/INFO%20UNIVERSITARIE%202021/INFO%20UNIV%20n.%201%20Marzo%202021.doc#_msoanchor_2">[PS2]</a><!--[endif]--></span></span></p>
<!--[if !supportAnnotations]--></div>
<!--[endif]--></div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-70462868249083928722021-11-07T18:10:00.000+01:002021-11-07T18:10:00.423+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 5 2020<p> <b><span style="color: red;">IN
EVIDENZA</span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LEGGE DI BILANCIO 2021.
UNIVERSITÀ E RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ART. 89</b> (Misure per il
diritto allo studio e per la funzionalità del sistema della formazione
superiore). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1. Il <u>Fondo per il finanziamento ordinario delle università</u>, di
cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), della legge 24 dicembre 1993, n.537, è
incrementato, a decorrere dall’anno 2021, di <b><u>€165 milioni</u></b><u>.
Il fondo per il funzionamento amministrativo e per le attività didattiche delle
istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica</u> statali è
incrementato, a decorrere dall’anno 2021, di <b><u>€8 milioni</u></b>.
2. Al fine di promuovere il <u>diritto allo studio universitario</u> degli
studenti capaci e meritevoli, ancorché privi dimezzi, il fondo di cui
all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n.
68 è incrementato, a decorrere dall’anno 2021, di <b>€70 milioni</b>. 3. Per
l’anno 2021, i contributi di cui all’articolo 2 della legge 29 luglio 1991, n.
243 (alle <u>università e istituti superiori non statali legalmente
riconosciuti </u>che abbiano ottenuto l'autorizzazione a rilasciare titoli di
studio universitario aventi valore legale), sono incrementati di <b><u>€30
milioni</u></b>.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">4. Lo stanziamento destinato alle <u>residenze universitarie statali e
ai collegi di merito</u> accreditati è incrementato, per l’anno 2021, di <b><u>€4
milioni</u></b>. 5. All’articolo 6 del DL 30 dicembre 2019, n. 162 convertito,
con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8 (disposizioni urgenti in
materia di <u>proroga di termini legislativi</u>, di organizzazione delle
pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica.), sono apportate
le seguenti modificazioni: a) al comma 5-sexies, lettera b), le parole “15
milioni di euro” sono sostituite dalle seguenti <b><u>“</u></b><b><u>€30 milioni</u></b>”; 6. Il “<u>Fondo
per le esigenze emergenziali</u> del sistema dell’Università, delle istituzioni
di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca” è
incrementato di <b><u>€34,5 milioni</u></b> per l’anno
2021.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ART. 90</b>. (Misure a sostegno
della ricerca)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1. Il fondo ordinario per gli <u>enti e le istituzioni di ricerca</u>,
di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, è
incrementato di <b><u>€65 milioni</u></b> annui a decorrere
dall'anno 2021.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">2. Al fine di rafforzare le misure di sostegno alla ricerca scientifica
indicate nel <u>Programma nazionale per la ricerca (PNR) </u>è istituito nello
stato di previsione del Ministero dell’università e della ricerca il “Fondo per
la promozione e lo sviluppo delle politiche del Programma nazionale per la ricerca
(PNR)”, con una dotazione di <b><u>€200 milioni</u></b> per gli anni
2021 e 2022 e di <b><u>€50 milioni</u></b> per l’anno 2023.
3. È istituito il “<u>Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca</u>”,
con una dotazione di <b><u>€100 milioni</u></b> per ciascuno
degli anni 2021 e 2022, <b><u>€250 milioni</u></b> per l’anno 2023,
<b>€200
milioni</b> per gli anni 2024 e 2025 e di <b><u>€150 milioni</u></b> per ciascuno
degli anni dal 2026 al 2035. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ART. 93.</b> (Trattamento di
previdenza dei docenti di Università private)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1. Per i <u>professori e ricercatori delle Università non statali</u>
legalmente riconosciute, a decorrere dal 1° gennaio 2021, l’aliquota
contributiva di finanziamento del trattamento di quiescenza è pari a quella in
vigore, e con i medesimi criteri di ripartizione, per le stesse categorie di
personale in servizio presso le Università statali. Ai maggiori oneri derivanti
dal differenziale tra l’aliquota contributiva e l’aliquota di computo relativa
ai trattamenti di quiescenza con riferimento al periodo 2016-2020 pari a <b><u>€53.926.054</u></b>
per l’anno 2021, si provvede mediante apposito trasferimento dal bilancio dello Stato all’ente previdenziale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: The Italian Times 12.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COVID-19. LA RICERCA ITALIANA SUL PODIO CON CINA E USA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nei primi quattro mesi di
emergenza le riviste scientifiche internazionali hanno pubblicato 745 articoli
dedicati alla Covid-19. Il conteggio è stato realizzato da Scienzainrete sul
database Europe Pmc, archivio ad accesso aperto che contiene 46 milioni di
abstract, la gran parte dedicati proprio alla ricerca biomedica. Analisi sul
database biomedico Europe Pmc: più pubblicazioni solo in Cina e Stati Uniti.
L'Italia, con 54 articoli, è risultata la terza produttrice di pubblicazioni
nel mondo. Dopo Cina (262) e Stati Uniti (163). Da questo angolo visuale - la
ricerca sul coronavirus - siamo davanti al Regno Unito (53 lavori), alla
Francia (42), a Canada e Germania (31 a testa). E' un dato, questo, che replica
un assioma certificato dai risultati dei Premi Erc e diventato luogo comune:
abbiamo scienziati prolifici e di qualità all'interno di un sistema poco
organizzato e poco finanziato sul piano pubblico.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel dettaglio dei lavori
italiani, hanno pubblicato sette ricerche a testa l'Istituto di ricovero e cura
Spallanzani di Roma, il primo ospedale italiano a entrare nella grande
questione della Covid a partire dal 29 gennaio con il ricovero della coppia
cinese contagiata, e l'Università Statale di Milano, che ha sedi di ricerca nei
grandi policlinici milanesi. Per esempio, il gruppo di lavoro che ha identificato
i primi tre genomi del virus sviluppato in Lombardia, esattamente al Sacco di
Milano, era coordinato da Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo
Galli, ricercatori della Statale. "Hanno messo i risultati subito a
disposizione sulle banche dati", ricordano in università. In questa
classifica di prolificità Covid, seguono altre due realtà ospedaliere lombarde:
l'Humanitas di Rozzano e il San Raffaele di Milano, cinque lavori ciascuno.
Quattro paper li ha prodotti il Campus Biomedico di Roma e tre a testa un
ospedale, l'Irccs San Matteo di Pavia, e tre università: Bicocca di Milano,
Federico II di Napoli e Basilicata. (F: C. Zunino, La Repubblica 05.05.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nei due <b>grafici</b> di scienzainrete le pubblicazioni per Paese e le
pubblicazioni di enti italiani.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t"
path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe" filled="f" stroked="f">
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</v:shapetype><v:shape id="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75" style='width:243pt;
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<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image001.jpg"
o:title="REP SWCUOLA COVID 18"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img height="312" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image002.jpg" v:shapes="_x0000_i1025" width="324" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75" style='width:235.5pt;height:317.1pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="SCI RETEBPUBBL ENTI ITAL 19"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img height="423" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image004.jpg" v:shapes="_x0000_i1026" width="314" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">HIGHLY CITED RESEARCHERS 2020<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">La classifica “Highly
Cited Researchers 2020” (HCR), stilata dal Web of Science Group – Clarivate
Analytics, elenca i ricercatori più citati al mondo. </span>La classifica
identifica gli scienziati che hanno prodotto le pubblicazioni più citate nel
proprio settore nell’anno di riferimento, esercitando un’influenza
significativa nel campo della ricerca, e si basa sull'analisi eseguita dagli
esperti di bibliometria dell'Istituto di informazione scientifica del Web of Science
Group. La lista annuale dei ricercatori Highly Cited pubblicata nel 2020 da
Clarivate Analytics comprende i ricercatori che nel periodo 2009-2019 hanno
pubblicato il maggior numero di articoli molto citati ("Highly Cited
Papers"), cioè articoli che si collocano nel primo 1% al mondo per numero
di citazioni. L'analisi è condotta distinguendo 21 diverse aree scientifiche. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I ricercatori super citati al mondo nel 2020 sono 6,389 (<span style="background: rgb(254, 254, 254);">nel
2019 erano 6.216). Gli Stati Uniti sono la sede istituzionale di 2.650 </span>Highly
Cited Researchers (HCR) equivalenti al 41, 5% di tutto il gruppo (erano 2.737 = 44.0% nel 2019) ma la
percentuale di tutti i lavori highly cited con un autore o coautore
statunitense è del 26,3%. Seguono Cina (770 Highly Cited Researchers = 12.1%),
Regno Unito (514 HCR = 8.0%), Germania (345), Australia (305), Canada (195),
Olanda (181), Francia (160), Svizzera (154), Spagna (103) e Italia (85). L’università
con il numero più elevato di HCR è Harvard come nel passato. I suoi 188 HCR
sono quasi il doppio dei 106 dell’università di Stanford classificata terza. Quest'anno
gli studiosi di affiliazione italiana inclusi nella lista sono 85 (erano 88 nel
2019) tra atenei, enti di ricerca e istituzioni. In Emilia-Romagna le
università con HCR sono tre: UniBo (4 HCR), UniPR (3), UniFeb (1). Per le altre
Regioni si veda la lista <a href="https://public.tableau.com/profile/sergio.cima#!/vizhome/ISI2018/Story1">QUI</a>
. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">(F: <a href="https://tinyurl.com/y56t9pxe">https://tinyurl.com/y56t9pxe</a> )<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIVERSI-DAD. GLI ACCADEMICI
ITALIANI E LA DIDATTICA A DISTANZA DURANTE L’EMERGENZA COVID-19<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel mese di giugno 2020 è stata condotta una <b>ricerca nazionale sulla didattica fatta durante il semestre dell’emergenza</b>. È stato intervistato un
campione di 3.398 professori e ricercatori delle università statali che hanno
risposto ad un articolato questionario online. La ricerca ha fatto affiorare
una chiara polarizzazione tra gli accademici italiani. Come abbiamo visto,
quasi la metà dei docenti non vede l’ora di tornare allo status-quo-ante. Non
vuole mantenere niente dell’esperienza fatta con la didattica a distanza.
Questa reazione è del tutto giustificata, vista la mancanza di formazione e la
situazione emergenziale in cui hanno maturato il loro primo incontro con le
nuove piattaforme tecnologiche. L’altra metà, invece, risulta disponibile a
sperimentare forme di didattica mista, a sperimentare cioè un ambiente
formativo integrato in cui la didattica in presenza venga arricchita da
strumenti e attività formative online. Al di là di questa polarizzazione, ci
sembra però che la survey metta in luce un orientamento di fondo che non è di
chiusura aprioristica verso le nuove tecnologie e modalità didattiche. Al
contrario, seppure senza ingenuità e automatismi, molti docenti ritengono che
quest’ultime possono aiutare a conseguire meglio i 4 obiettivi posti dal quadro
strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della
formazione ("ET 2020"): 1. fare in modo che l’apprendimento
permanente e la mobilità divengano una realtà; 2. migliorare la qualità e
l’efficacia dell’istruzione e della formazione; 3. promuovere l’equità, la
coesione sociale e la cittadinanza attiva; 4. incoraggiare la creatività e
l’innovazione, compreso lo spirito imprenditoriale, a tutti i livelli
dell’istruzione e della formazione.<b><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;"> (F:</span></b><b><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt;"> </span></b>F. Ramella e M. Rostan,
Unires e Centro Luigi Bobbio, Cps-Unito, 1/2020, Working Papers CLB-CPS)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INDAGINE ADI SUL DOTTORATO E I POST-DOC<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Associazione dottorandi e
dottori di ricerca (ADI) ha presentato al Senato la sua IX indagine sul
dottorato e i cosiddetti post-doc dell'università. Rivela l'indagine che il 27%
dei ricercatori ha conosciuto un periodo di disoccupazione alla scadenza
dell'assegno di ricerca o del dottorato. Questa percentuale supera il 33% nelle
aree di Scienze matematiche e informatiche, nelle Scienze storiche,
filosofiche, pedagogiche e psicologiche, nelle Scienze giuridiche. L'aliquota
dei "senza lavoro" a intermittenza è pari al 23% nel Nord Italia, al
31% al Centro ed è del 35% al Sud e nelle Isole.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel 55% dei casi, dice ancora
l’indagine, i periodi di disoccupazione superano i sei mesi: "Le misure di
welfare previste per la categoria", ovvero l'indennità di disoccupazione
Dis-Coll, sono "fondamentali ma per nulla sufficienti dal momento che non
prevedono alcun tipo di supporto oltre i sei mesi". Un assegno di ricerca
dura in media 1,3 anni, il periodo in cui si resta senza lavoro spesso più di
un anno. Un terzo degli assegnisti non può ottenere mutuo né aprire un
finanziamento a rate: precario e malpagato, certificano banche e finanziarie.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I ritmi lavorativi dei
ricercatori assegnisti sono sufficientemente elevati: il 53% dichiara di avere
un impegno per più di 40 ore settimanali e il 77% aggiunge un'attività di
docenza a titolo gratuito. Una quota elevata di questi operai dello studio
post-universitario è destinata a lasciare il mondo accademico. Negli ultimi
quattro anni i ricercatori di tipo Rtd-B sono stati in media 860 ogni anno, e
gli assegnisti al momento sono 13.600: solo il 6,3%, si comprende, continuerà
la carriera universitaria. (F: C. Zunino, Rep Scuola 17.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI</b> <b>FILIERA TERZIARIA
PROFESSIONALIZZANTE NON ACCADEMICA CON ALTO TASSO DI OCCUPABILITA’ <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">”Sugli istituti tecnici
superiori serve una svolta - ha confermato al Sole24Ore la ministra Azzolina -.
Sono strategici per il Made in Italy e per i rilancio economico del Paese.
Rappresentano una risorsa importantissima sia dal punto di vista occupazionale
che di qualificazione del mondo del lavoro”. In base al monitoraggio 2020,
condotto dall’Istruzione, assieme a Indire, il tasso di occupabilità (o
impiegabilità) dei diplomati Its ha raggiunto l’83% a un anno dal titolo (con
picchi del 90-100%), e nel 92% dei casi si tratta di un lavoro coerente con il
percorso di studio svolto in aula e “on the job”. Il successo degli Its è
rappresentato infatti da una didattica flessibile (fonte Indire), coerente con
le esigenze del sistema produttivo e con le specificità dei territori. Il 70%
della docenza proviene dal mondo imprenditoriale e le attività di stage e
tirocinio rappresentano il 43% del percorso di studi. Il restante 57% di
lezioni si svolge per il 26% in laboratori di impresa e di ricerca e nei
laboratori 4.0 degli Its, divenuti un vero fiore all’occhiello, legati a
Industria 4.0. Basti pensare che il 52% dei percorsi monitorati utilizza
tecnologie abilitanti 4.0. Nonostante questi numeri, gli Its restano un settore
di nicchia, rispetto a Paesi come Germania, Francia, Svizzera dove da decenni
la filiera terziaria professionalizzante non accademica è ben strutturata, e
con numeri decisamente più elevati. Il Ministero dell’Istruzione spiega che la
ministra Azzolina ha chiesto un cospicuo finanziamento che interverrà almeno in
quattro direzioni. Primo: sarà potenziato l’orientamento, a partire dalle medie
per poi proseguire alle superiori, anche in relazione a un più generale
potenziamento delle discipline Stem, coinvolgendo di più le ragazze. Secondo:
scatterà un rafforzamento delle dotazioni strumentali e logistiche degli Its, a
cominciare dai laboratori 4.0. Terzo: sarà snellita la governance, valorizzando
il mondo produttivo (per le imprese, specie le pmi, che si affacciano agli Its,
sono previsti incentivi ad hoc). Quarto: sono allo studio “passerelle” con le
università, riconoscendo ai chi frequenta gli Its un numero di crediti
utilizzabili poi per conquistare una laurea triennale. (F: C. Tucci, IlSole24
Ore 22.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">COVID-19, A "SYNDEMIC" RATHER THAN A
"PANDEMIC" DISEASE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nota di G. Di Guardo su British Medical Journal 14.12.20. Il testo
della nota si legge sotto la voce del
menu <b>CRISI PANDEMICA DA CORONAVIRUS
SARS-COV-2 o <a href="https://www.bmj.com/content/370/bmj.m3702/rr-14">qui</a>.</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL CUN CHIEDE MISURE PER LA
CARRIERA DEI RICERCATORI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il CUN nell’adunanza del 09.08.20 ha chiesto al ministro UR G. Manfredi
l’adozione di appropriate misure finalizzate al superamento delle diverse
criticità che complessivamente insistono sulla figura dei RU, ponendo
l’attenzione su:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">a) un intervento normativo di revisione delle procedure
dell’Abilitazione Scientifica Nazionale</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">che renda possibile valutare la qualificazione scientifica complessiva
per l’intera carriera dei</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">candidati, tenendo in considerazione anche l’impegno nella didattica;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">b) l’estensione sine die dell’art. 24 c. 6 della L 240/2010 e la
concomitante destinazione di risorse</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">adeguate a consentire l’attivazione di procedure di chiamata per tutti
i RU in possesso</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">dell’Abilitazione Scientifica Nazionale;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">c) l’allineamento dell’età pensionabile dei RU, mediante l’esercizio di
una specifica opzione, a</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">quella oggi prevista per il ruolo di professore. (F: CUN)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GREEN METRIC, LA CLASSIFICA PER
I MIGLIORI ATENEI IN TEMA DI AMBIENTE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Lanciato da Universitas Indonesia nel 2010, il ranking GreenMetric è
pensato per coinvolgere le università di tutto il mondo nell’impegno comune sui
temi della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. Per realizzare la
classifica vengono valutate le azioni e le politiche adottate dagli atenei in
campo green, con un’attenzione particolare per il cambiamento climatico, il
consumo di acqua e di energia, il riciclaggio dei rifiuti e la sostenibilità
dei trasporti. In particolare sono sei gli indicatori: Ambiente e
Infrastrutture, Energia e Cambiamenti Climatici, Rifiuti, Acqua, Trasporti,
Educazione. L’indagine analizza ciascuna di queste sei dimensioni attraverso
specifici item. Il punteggio massimo ottenibile, considerati tutti gli item
utilizzati, è di 10.000 punti. Il questionario utilizzato, che è rivisto ad
ogni edizione, mira a mettere in luce gli sforzi ecologici compiuti dalle
università e suggerisce possibili aree di intervento, che spesso richiedono il
coinvolgimento degli altri enti e attori locali. Gli atenei aumentano ogni anno:
in questa nuova edizione della classifica sono passati da 780 a 912.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">GREEN METRIC 2020. Top
ten mondiale: 1° Wageningen Univ & Research (Olanda), 2° Oxford, 3°
Nottingham Univ, 4° Nottingham Trent Univ. 5° Univ della California,
6°Umwelt-Campus Birkenfeld (Germania), 7° Univ di Groningen, 8° Leiden Univ,
9°Univ College Cork (Iirlanda), 10° UniBo. </span>Cinque atenei italiani sono
nella top 50 mondiale: oltre all'Università di Bologna, 1° italiana, 10° ateneo
al mondo: UniTo 2°, 22° globale, PoliTo, 3° italiana, 25° globale, UniAq, 4°
italiana, 40° globale, Luiss Guido Carli di Roma, 5° italiana, 43° globale. (F:
skuola.net 11.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">WORLD REPUTATION RANKINGS 2020<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The <i>Times higher education world reputation
rankings 2020</i> are based on the world’s largest invitation-only opinion
survey of senior, published academics. It asks scholars to name no more than 15
universities that they believe are the best for research and teaching in their
field. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The 2020 ranking
includes <a href="https://tinyurl.com/ycdozyos">200 universities</a> (the top
50 most prestigious are <a href="https://tinyurl.com/y52dq9wy">here</a>), 4 are
italian universities (see <b>table</b>).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75" style='width:442.8pt;height:333.6pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image005.jpg"
o:title="THE WORLD REPUTATION RANK 2020ITALY 10"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="445" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image006.jpg" v:shapes="_x0000_i1027" width="590" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">PERFORMANCE RANKING
OF SCIENTIFIC PAPERS FOR WORLD UNIVERSITIES” (NTU RANKING),<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>La National Taiwan University ha rilasciato la “Performance Ranking of
Scientific Papers for World Universities” (NTU Ranking)</b>, la nota classifica che valuta le migliori
università a livello globale. Sono presenti nel ranking 800 università. Nello
specifico, l’analisi ha preso in considerazione 8 indicatori che, insieme,
hanno definito il livello di produzione, l’impatto e l’eccellenza dei lavori
scientifici degli atenei. Per quanto riguarda la produttività dei singoli
atenei sono stati analizzati il numero di articoli prodotti tra il 2009 e il
2019 e il numero di articoli nel 2019.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per quanto concerne, invece,
l’impatto delle ricerche delle università, gli indicatori di riferimento sono
stati il numero di citazioni tra il 2009 e il 2019, il numero di citazioni nel
2018 e nel 2019 e la media delle citazioni nel periodo compreso tra il 2009 e
il 2019. Infine, l’eccellenza delle ricerche è stata valutata in base
all’”indice H” (un criterio per quantificare la prolificità e l’impatto
scientifico) nel 2018 e nel 2019, il numero di lavori “molto citati” tra il
2009 e il 2019 e il numero di articoli pubblicati nel 2018 e nel 2019 su
riviste di livello mondiale. (F: initalia.virgilio.it 20-10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">V. in elenco che segue le <b>prime 20 italiane</b>.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1028" type="#_x0000_t75" style='width:202.5pt;height:298.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image007.jpg"
o:title="NTU ITALIANE 20"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="398" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image008.jpg" v:shapes="_x0000_i1028" width="270" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STUDOCU WORLD UNIVERSITY RANKING<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">StuDocu World University Ranking si basa sul parere e sull’esperienza
di 45.000 studenti da 563 università in Europa. <span lang="EN-GB">Sul podio Glasgow Caledonian University,
University of St Andrews in UK e Europäische Fernhochschule Hamburg in
Germania. </span>Per l’Italia: Università Carlo Cattaneo 16esima, Bocconi
24esima, Camerino 27esima. (F: liveunict ott. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CRISI
PANDEMICA DA CORONAVIRUS SARS-COV-2 <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">COVID-19, A "SYNDEMIC" RATHER THAN A
"PANDEMIC" DISEASE </span></b><b><span lang="EN-GB" style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">**</span></b><b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The term
"syndemics", another word derived from the ancient Greek language,
was introduced for the first time during the '90s in the biomedical language by
Dr Merrill Singer, an American medical anthropologist, who several years later
signed, along with others, a popular editorial on this topic (1). Indeed, the
expression "syndemics" applies to a number of preexisting or
concurrent disease conditions - with special emphasis on chronic,
"non-communicable illnesses" like cardio-circulatory, hypertensive
and neoplastic disorders - as well as to a variety of "socio-economic"
(demographic density and distribution, educational, poverty and hygiene levels,
social promiscuity, etc.) and "climatological-environmental" (climate
change, global warming, desertification, deforestation, use of land for
agricultural purposes, etc.) parameters, which should be taken into adequate
account when analyzing and evaluating the data, numbers and trends of any
infectious disease condition. This is particularly true when dealing with
"globally distributed" infections, as in the case of the "SARS-CoV-2/CoViD-19
pandemic", the numbers of which have now exceeded 70 million cases, with
over 1,600,000 deaths worldwide. In this respect, and just to make some
examples aimed at providing a "clear-cut perception" of the
CoViD-19-associated/related "syndemic dimension", we could mention
the many and serious hurdles frequently met by patients affected by preexisting
illnesses, such as cardiovascular and tumour disease conditions, in getting
proper access to health care and assistance as well as to their respective therapeutic
regimens. Beside ranking among the most common causes of death in the Western
world, cardiovascular and neoplastic disorders show a much higher prevalence in
older people, who also represent the population segment more commonly affected
by the most severe CoViD-19 clinico-pathological disease phenotypes. And, as it
is also well known, cardiopathic, hypertensive and neoplastic patients, with
special reference to male subjects, are more prone to develop particularly
impacting CoViD-19 forms, with the heaviest death toll regarding just these
individuals (2). <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Said in other words,
these patients appear to be the victims of a "paradox", provided
their preexisting disease conditions, which render them more
"fragile" towards the most severe clinico-pathological forms of
CoViD-19, will not benefit in many cases from a level of health care and
assistance comparable to the one the same individuals received in the
"pre-CoViD-19 era"! As far as the aforementioned
"socio-economic" and "climatological-environmental"
variables are specifically concerned, clusters of severe SARS-CoV-2 infection
cases have been reported in territorial contexts characterized by a high
population density and by low economic income and educational level, as well as
by social promiscuity and/or lack of hygiene and respect of viral spread
mitigation measures. Furthermore, the progressive increase in the average
temperatures recorded on Earth throughout the last 140 years (with special
emphasis on those from 2014 to 2020), accompanied by enhanced desertification
and deforestation - the latter originating also from the dramatic fires
occurred in many geographical areas of the Planet in the recent past - together
with the alarming land loss due to intensive agriculture, would act
synergistically in multiplying the chances of mutual interaction(s) between us
and domestic animals, on one side, and wild animal species, on the other. As in
the well-documented cases of bats and rodents, wild animals may serve, in fact,
as "reservoirs" for a large number of infectious pathogens, thereby
making possible - under the influence of the conditions cited above - the
"spillover" of these agents from "wildlife" to humans. We
should firmely keep in mind, within such context, that no less than 70% of the
pathogens - both viral and non-viral - responsible for the so-called
"emerging infectious diseases" have either a documented or suspect
origin from a "primary" wild animal host (3). <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">This seems to apply
also to SARS-CoV-2 as well as, with certainty, to its two "betacoronavirus
predecessors", namely SARS-CoV and MERS-CoV. Based upon the above, an
"holistic" approach efficiently summarized by the "One
Health" concept, reciprocally and tightly linking human, animal and
environmental health, would represent the "winning solution and
formula" to be adopted in order to adequately tackle and foresee - with
the strategic aid of "artificial intelligence, most hopefully - all the
future epidemics and pandemics. As a consequence, this would also render the
use of the term and adjective "syndemic" more appropriate than
"pandemic" when dealing with similar global emergencies.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">References - 1) Singer
M., et al. </span>(2017) - The Lancet.; 2) Albini A., et al. (2020) - Internal
and Emergency Medicine.; 3) Casalone C., Di Guardo G. (2020) - Science.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">**</span>
Lettera all’Editor del British Medical Journal ivi pubblicata il 14.12.20. Qui
riprodotta per gentile concessione dell’autore prof. G. Di Guardo – Università
di Teramo IT . </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INSUFFICIENZA DI MEDICI
SPECIALISTI AUMENTATA DALLA PANDEMIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il numero di contratti di formazione è decisamente più alto nel 2020
rispetto all’anno precedente: più +75% = 14.980 (v. <b>grafico</b>). In crescita sono soprattutto le specializzazioni di cui
l’emergenza Covid ha mostrato la carenza. Medicina d’emergenza passa da 458 a
975 contratti di formazione (+113%), anestesisti da 929 a 1.697 (+83%),
Malattie infettive da 104 a 344 (+231%), microbiologi da 25 a 122 (+ 388%),
Patologia clinica, cioè medici di laboratorio, da 86 a 226 (+ 163%), e medici
statistici da 3 a 29 (più 867%). Nonostante questi aumenti dei contratti di
formazione la situazione resta carente. Quest’esercito di medici sarà formato
fra 4 o 5 anni, e perciò non potrà essere utile in tempi di pandemia. Infatti,
il 30 dicembre i nuovi specializzandi inizieranno i corsi che dopo 4-5 anni li
porteranno ad essere cardiologi, neurologi, ginecologi, virologi, ecc.. Il dato
di fatto è che i 115 mila medici al lavoro nelle corsie degli ospedali, che già
erano insufficienti negli anni scorsi, ora non riescono più a coprire i turni,
perciò hanno dovuto richiamare in servizio i pensionati, ed è stata necessaria
una definizione di nuove norme per l’emergenza Covid, che consenta già oggi di
assumere gli specializzandi a cui mancano ancora due anni per terminare gli
studi. (F: M. Gabanelli e S. Ravizza, CorSera 19.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "inherit","serif"; font-size: 9.5pt;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1029" type="#_x0000_t75" alt="" style='width:326.7pt;height:292.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image009.png"
o:href="https://images2.corriereobjects.it/infografiche/2020/dataroom/11/contratti/01_Contratti_DESK.png"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="390" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image010.jpg" v:shapes="_x0000_i1029" width="436" /><!--[endif]--></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CULTURA
DEL DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA DIDATTICA A DISTANZA NON È
APPREZZATA DAGLI STUDENTI. UN’INDAGINE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Secondo un’indagine di AlmaDiploma pubblicata da lavoce.info (15.12.20)
il 72% degli studenti che nel 2019-20 hanno frequentato il 4° o 5° anno delle
superiori si è detto scettico sulla qualità della preparazione garantita dalla
didattica a distanza (DaD). Maggiore carico di studio (per il 79,4% degli
intervistati), problemi d’attenzione, apprendimento e comprensione degli argomenti
trattati, i problemi principali ricontrati dagli intervistati. (F: M. Visentin,
lavoce.info 15.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1030" type="#_x0000_t75"
style='width:455.7pt;height:375.6pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image011.jpg"
o:title="LAVOCE"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="501" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image012.jpg" v:shapes="_x0000_i1030" width="608" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DIDATTICA A DISTANZA.
SULL’OBBLIGO DI VIDEOREGISTRAZIONI DELLE LEZIONI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’uso delle registrazioni per un possibile controllo sulla didattica
(sia formale sia nei contenuti), mette in gioco non solo problematiche di
carattere giuslavoristico, ma forse anche alcuni profili costituzionali in
relazione alla libertà della docenza. Infine si pone inevitabilmente anche un
tema legato alla proprietà delle videoregistrazioni: le lezioni universitarie
sono infatti incontestabilmente opere di ingegno che, in questo caso, sarebbero
archiviate, mantenute e riprodotte dall’università (oltre porsi il delicato
problema dell’uso di eventuali materiali soggetti a copyright di terzi: uso
oggi consentito a lezione dalla normativa, la cui riproduzione audiovisiva
potrebbe comportare contestazioni inerenti a tali diritti di riproduzione). Non
a caso alcuni atenei stanno chiedendo a tutto il personale docente la
sottoscrizione di una cessione dei diritti su queste lezioni, al contempo però
mantenendo ai singoli ogni responsabilità civile e penale nei confronti di
eventuali terzi. Riteniamo quindi, come organizzazione sindacale, che tale
imposizione sia sbagliata e che la richiesta di sottoscrizione di qualunque
liberatoria sia illegittima (e come tale indichiamo di non sottoscriverla). In
merito il segretario della FlcCgil ha inviato al MIUR e ai Rettori la richiesta
di sospensione dell’obbligo di videoregistrazioni delle lezioni. (F: Flc Ggil
13.10.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOCENTI.
RICERCATORI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PERIODO TRASCORSO IN MALATTIA O
IN QUARANTENA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Alla luce del quadro normativo attuale il periodo trascorso in malattia
o in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria
con sorveglianza attiva, è equiparato a ricovero ospedaliero e per <b>tutto il personale universitario</b>
(contrattualizzato e non contrattualizzato) dà diritto all’intera retribuzione
senza alcuna decurtazione della retribuzione (compreso quella accessoria avente
carattere fisso e continuativo). Per il solo personale contrattualizzato,
inoltre, tale periodo non si computa per il calcolo del periodo massimo del
mantenimento del posto in caso di malattia o infortunio (comporto). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per i <b>docenti universitari</b>
invece, che non hanno questa norma di maggior garanzia nel loro rapporti di
lavoro perché non hanno un contratto nazionale, tale periodo si calcola nel
periodo di comporto (il periodo di comporto per malattia consiste in un lasso
di tempo, in cui il lavoratore pur assente dal lavoro, ha il diritto alla
conservazione del proprio posto di lavoro), il quale comunque per tutti i
pubblici dipendenti è di 18 mesi negli ultimi tre anni [nei primi 9 mesi con il
100% della retribuzione, nei tre mesi successivi, con il 90%, dal 13° al 18°
mese al 50%, mentre solo dal 18° mese in poi non spetta alcunché). (F.te:
FlcCgil ott. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ATTIVITÀ DI DOCENZA A TITOLO
GRATUITO E STABILIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO. INCOMPATIBILITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Consiglio di Stato, Sez. VI, 30.10.20, n. 6685. L’insegnamento a titolo
gratuito presso amministrazioni universitarie va ricondotto nell’ambito di un
rapporto dai connotati del servizio onorario di per sé diverso da quello
lavorativo, non potendo perciò consolidare alcuna aspettativa qualificata
all’assunzione. (F: Oss. Univ. ott. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROFESSORI E RICERCATORI.
ADEGUAMENTO RETRIBUTIVO ANNUALE 2020 SU BASE ISTAT<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Visto l'art. 24, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, secondo
il quale “gli <b><i>stipendi</i></b>,</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">l'indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei
<b><i>docenti</i></b>
e dei <b><i>ricercatori</i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><i>universitari</i></b>, del personale dirigente della Polizia di Stato e
gradi di qualifiche corrispondenti, dei</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle
Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del
personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in
ragione degli incrementi medi, calcolati dall'ISTAT, conseguiti nell'anno
precedente”, a decorrere dal 1° gennaio 2020 sono incrementati in misura pari
all’1,71 per cento. (Decreto PCM MEF 13.12.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CONVENZIONE TRA CNR E CONFINDUSTRIA PER PROMUOVERE IL DOTTORATO
INDUSTRIALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Il dottorato industriale
rappresenta una delle linee d’intervento previste nel Recovery Fund, sia per
innalzare il livello di competenze dei nostri giovani sia per rispondere alla
sfida di spostare il sistema della produzione italiana in una dimensione
tecnologica superiore. Basti pensare a campi come l’intelligenza artificiale,
la robotica, la biomedicina, l’energia, ma anche al mondo dei servizi e delle
scienze umani e sociali. Serve un partenariato pubblico-privato che si basi su
obiettivi realmente condivisi, rendendo l’attività di ricerca più facilmente
trasferibile alle imprese e, allo stesso tempo, ampliando le opportunità
lavorative di chi ha completato il proprio percorso formativo. In questo modo
verrà anche azzerata quella diaspora di giovani ricercatori che ha sempre
rappresentato una grande criticità per il nostro Paese”. Così il Ministro
dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La Convenzione tra CNR e
Confindustria, sottoscritta a maggio 2018 e rinnovata a febbraio di quest’anno,
ha la finalità strategica di promuovere e attivare i dottorati di ricerca
industriali, cofinanziati al 50% da imprese e CNR, sia per lo svolgimento di
programmi di formazione dei dipendenti di azienda già impegnati in attività di
elevata qualificazione, sia per costruire percorsi di studio specifici per
l’orientamento e la crescita professionale dei giovani. Con la Convenzione
operativa le Parti si sono impegnate a collaborare per sviluppare percorsi, di
durata triennale, di Dottorati industriali di altissimo profilo scientifico e
con particolari requisiti di qualità, di innovazione tecnologica, di
internazionalizzazione, presso imprese singole o associate che svolgono
attività industriali dirette alla produzione di beni o servizi, con la finalità
di contribuire all’alta formazione dei giovani mediante la ricerca, favorire la
creazione dei “nuovi e migliori posti di lavoro” auspicati dalla Strategia di
Lisbona e aumentare il potenziale innovativo delle imprese direttamente
coinvolte nel progetto. (F: Libero 14.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">FINANZIAMENTI.
SPESE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RICERCATORI E FONDI PER LA
RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dal 2010 a quest’anno hanno abbandonato l’Italia 30.000 giovani
ricercatori che sono stati formati con le tasse degli italiani. L’ultimo
rapporto della Commissione Ue ci dice che gli investimenti in ricerca e
sviluppo in Italia sono diminuiti del 20% negli ultimi dieci anni. Il 45% dei
progetti vinti da italiani sarà finanziato all’estero e non in Italia. Il
numero dei ricercatori nel nostro Paese è due volte e mezzo inferiore a quello
di Regno Unito, Germania, Francia e addirittura 5 volte inferiore a quelli del
Giappone. Evidente che il dato è normalizzato rispetto agli abitanti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) e FIRB (Fondo di
Incentivazione alla Ricerca di Base) sono gli strumenti attraverso i quali si
finanzia la ricerca pubblica in Italia. Ogni anno sono presentati 6.000
progetti e in media è idoneo uno su cinque. Il finanziamento annuo del PRIN è
di €30 mln, i progetti
presentati sono 4.500 e circa 300 sono valutati da 3.500 soggetti e 3
funzionari del MIUR. La scelta dei progetti è fatta da 50 persone. Il budget
del FIRB è di €20 mln l’anno. È
sufficiente un semplice paragone con il finanziamento erogato dall’Agenzia per
la Ricerca pubblica in Francia: il finanziamento annuo è di €500 milioni. I soggetti preposti
alla valutazione dei progetti sono 10.000 e a decidere quali progetti
finanziare è un comitato di 500 componenti. (F: E. Venosi, money 01.12.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA
(PNRR) <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il Piano specifica come l’Italia intende spendere i soldi che saranno
messi a disposizione del paese dal NEXT GENERATION-EU (NG-EU) nei prossimi sei
anni. Il Piano è articolato in sei missioni, a loro volta suddivise al loro
interno. In linea con le indicazioni europee, 49 miliardi saranno impiegati per
la “digitalizzazione” (di cui 10 per la digitalizzazione della pubblica
amministrazione e 35 per sostenere l’innovazione digitale e
l’internazionalizzazione delle imprese), 74 per la “transizione ecologica” (di
cui 40 per la riqualificazione degli edifici e 9 per le risorse idriche), 28
per la “mobilità sostenibile” (di cui 24 per l’alta velocità e un piano
straordinario di manutenzione stradale), 19 PER “ISTRUZIONE E RICERCA”, 17 per
“parità di genere e coesione sociale e territoriale” e (solo) 9 per la sanità,
in particolare per l’assistenza di prossimità e la telemedicina. Va anche detto
che l’utilizzo dei soldi è solo una parte del Pnrr. Il Piano non è in versione
definitiva e richiede anche l’approvazione di numerose riforme legislative che
dovrebbero accompagnare l’uso delle risorse e renderlo efficace. (F:
lavoce.info 04.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LAUREE –
DIPLOMI – FORMAZIONE POST LAUREA – OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>MEDICI. SITUAZIONE BORSE DI
STUDIO, CORSI DI FORMAZIONE E CONCORSI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel 2019 sono andati in pensione 2.864 MEDICI di medicina generale, ma
vi erano solo 1.765 borse di studio, e nel 2020 calano a 1.032 e vi sono da
sostituire 3.493 medici in pensione. Il finanziamento per i corsi di formazione
triennale è rimasto di 38 mln l'anno come nel 1989. Il concorso per borse di studio del 2019 si è svolto a fine
ottobre 2019; i corsi di formazione dovevano iniziare a marzo 2020, ma a causa
della pandemia sono slittati a fine settembre; il concorso 2020 si terrà solo a
gennaio 2021. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dopo la selezione per
l’ingresso nelle scuole di specializzazioni (che non è un concorso pubblico) i
nuovi <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">14.980</span><b><span style="border: none windowtext 1.0pt; font-family: "inherit","serif"; font-size: 9.5pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"> </span></b>specializzandi
inizieranno i corsi che dopo 4-5 anni li porteranno ad essere cardiologi,
neurologi, ginecologi, virologi, ecc. Quest’esercito di medici sarà formato fra
4 0 5 anni, e perciò non potrà essere utile in tempi di pandemia. Il dato di
fatto è che i 115 mila medici al lavoro nelle corsie degli ospedali, che già
erano insufficienti negli anni scorsi, ora non riescono più a coprire i turni,
perciò hanno dovuto richiamare in servizio i pensionati, ed è stata necessaria
una definizione di nuove norme per l’emergenza Covid, che consenta già oggi di
assumere gli specializzandi cui mancano ancora due anni per terminare gli
studi. (CorSera 19.11.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ACCESSO AL CDL IN MEDICINA e
CHIRURGIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Diffusi quotidiani (ad es. FQ) e sigle sindacali (anni fa anche una
ministra dell’IUR) hanno avanzato ricorrentemente la proposta di adottare il
“sistema francese” come alternativa al numero chiuso per accedere al corso di
laurea in Medicina e Chirurgia. Finalmente (!) sotto una testata giornalistica
(ilmetropolitano) si legge di documenti che criticano quel sitema e soprattutto
chiariscono che proprio la Francia che lo aveva introdotto lo ha già
abbandonato per i danni provocati. (F: ilmetropolitano.it, nov. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NUMERO CHIUSO A MEDICINA. IL CONSIGLIO DI STATO: “È STRETTA ED <i>AUTONOMA COMPETENZA DEL MINISTERO E NON DEL
SISTEMA UNIVERSITARIO</i> DI VALUTARE L’ESSENZA E L’EFFICACIA DELL’OFFERTA
POTENZIALE ANNO PER ANNO” <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dal 2017 il Consiglio di Stato
stigmatizzava le scelte ministeriali evidenziando “che l’aumento dei posti
complessivi nelle Università italiane per detti corsi di laurea (Medicina e
Odontoiatria), disposto sia pur a partire dell’a. a. 2019/2020, è indizio serio
e non revocabile in dubbio della fondatezza della censura sul
sottodimensionamento dei posti fin qui resi disponibili, compresi quelli per
cui è causa, cosa, questa, che non smentisce, ma rende l’accesso programmato ai
corsi medesimi fondato su numeri dell’offerta formativa, al contempo più
realistici in sé ed adeguati ai prevedibili fabbisogni sanitari futuri“. Oggi
giunge la sentenza di merito conclusiva dei giudizi con la quale il Consiglio
ha più diffusamente esplicitato la propria posizione stigmatizzando, duramente,
le scelte del Ministero e lanciando un monito per il futuro del numero chiuso
in Italia. A differenza di quanto sin’ora accaduto, il Consiglio di Stato ha
ribadito “che è stretta ed <i>autonoma
competenza del Ministero e non del sistema universitario</i> di valutare
l’essenza e l’efficacia dell’offerta potenziale anno per anno” e non
acriticamente recepirlo. Al contrario, stante l’evidente carenza di medici ed
il peculiare contesto storico possono “imporsi anche nuove modalità, anche
mediante l’innovazione tecnologica, di utilizzazione delle medesime strutture
fino a che non venga compromessa l’adeguatezza della formazione“. (F:
economysicilia 25.09.20). Commento: Il CdStato non ammette l’autonomia
universitaria come autonomia delle singole università nello stabilire l’offerta
formativa adeguata alle proprie capacità recettive (PSM).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "inherit","serif"; font-size: 9.5pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>MEDICI. L’IMBUTO FORMATIVO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">Negli ultimi 10 anni nei corsi di formazione
post-laurea sono stati esclusi 11.652 neolaureati in Medicina. I quali
rientrano comunque nei conteggi del numero di medici per cui l’Italia figura
avere 4 medici ogni 1000 abitanti sopra la media dell’Unione che è di 3,5. V. <b>grafico</b>. Il numero di contratti di
formazione finanziati dal Governo è calato anche rispetto al numero di
neolaureati in Medicina. É l’”imbuto formativo”, cioè la differenza tra il
totale di laureati e i posti in corsi di formazione (specializzazioni + corsi
per medici di famiglia). (F: <span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-style: italic; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"><a href="mailto:dataroom@rcs.it">dataroom@rcs.it</a>
19.11.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Perdiamo migliaia di giovani medici formati e laureati nei nostri
atenei, ma che sono costretti a proseguire la propria formazione all’estero o a
rinunciare alla passione della propria vita causa la carenza di borse studio di
specializzazione medica. E’ proprio il suddetto “imbuto formativo”, che
impedisce di fatto la formazione specialistica a migliaia di nostri giovani
medici, che sono professionisti abilitati, formati dalle università italiane, a
cui è reso praticamente impossibile l’esercizio della professione medica. I
dati mostrano infatti che in Italia esiste una carenza preoccupante di medici
specialisti, che se non si risolve rischia di mandare definitivamente in tilt
il nostro sistema sanitario nazionale nel giro di pochi anni. (F:
lavocedelpatriota 24.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1031" type="#_x0000_t75" style='width:399.9pt;height:247.8pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image013.jpg"
o:title="CORSERA Gabanelli 19"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="330" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image014.jpg" v:shapes="_x0000_i1031" width="533" /><!--[endif]--></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GIURISPRUDENZA. FORTE AUMENTO
DELLE IMMATRICOLAZIONI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il dato occupazionale peggiore fra tutte le classi di laurea, lo
sbarramento arbitrario "a valle" che impedisce di lavorare e, su
tutto, la spada di Damocle socio-economica del post Covid. Contro ogni
ragionevole previsione, la crisi di giurisprudenza non ha scoraggiato le nuove
matricole, che in tutta Italia, nell'annus horribilis 2020, sono tornate
all'assalto delle facoltà di Legge. Secondo i primi dati parziali diffusi dalla
stampa, l'incremento registrato supera il 30% in tutte le sedi disponibili, con
impennate locali che toccano addirittura il 71,7% e il 102% rispetto all'anno
precedente. In attesa di conoscere il dato definitivo nazionale, una circostanza
è dunque molto chiara: la contrazione degli iscritti dovuta al Covid, attesa e
temuta da più parti nei mesi scorsi, non si è verificata. (F: F. Contu, Studio
Cataldi 12.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LAUREA IN GIURISPRUDENZA. PROPOSTO
IL NUMERO PROGRAMMATO PER LA LAUREA MAGISTRALE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A cinque anni dal conseguimento del titolo, solo il 78,2% dei laureati
magistrali risulta occupato; è il dato peggiore fra tutti i gruppi
disciplinari. Male anche la retribuzione media e la coerenza del lavoro svolto
rispetto agli studi compiuti. La laurea in giurisprudenza presenta ancor oggi
enormi potenzialità, ma è illusorio pensare che rimanga sempre uguale, nei
contenuti e negli obiettivi formativi, rispetto a quand'era intesa come la
laurea omnibus delle "classi dirigenti" del Paese. La convinzione che
giurisprudenza "apra tutte le porte”, non ha retto alla prova dei fatti.
Occorrerebbe distinguere più chiaramente
il percorso che conduce alle professioni legali (avvocatura, magistratura,
notariato), a fronte degli altri percorsi. Le professioni legali esigono un
livello elevato di competenze in ambito sostanziale e processuale,
accrescimento culturale, ma anche un alto senso della dignità della
professione: questo è il modello tradizionale. Accanto alle professioni legali,
vi è un mercato molto frastagliato, rispetto al quale l'autonomia degli Atenei
dovrebbe riuscire a costruire percorsi vicini alla richiesta di lavoro. Però la
formazione che serve per fare l'avvocato ad alti livelli è nettamente
differenziata rispetto a quella che viene richiesta, per esempio, per un lavoro
gestionale in azienda. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il mondo delle professioni legali sta conoscendo un periodo di crisi.
Negli ultimi trent'anni, l'avvocatura ha visto quintuplicare il numero di
professionisti iscritti all'Albo (dai 50.000 del 1988, ai 250.000 del 2018).
Per la laurea magistrale il numero programmato è la risposta più seria. E dopo
la laurea, occorrerebbe ovviamente ripensare l'accesso alle professioni legali,
cominciando proprio dall'avvocatura, che è quella in maggiore crisi. Ma ricordiamoci
che i grandi studi legali hanno fatturati in costante crescita! E invece i
piccoli studi non reggono le spese. E allora serve il numero programmato e poi
un corso di studi molto serio. Al contempo, è chiaro che l'avvocatura va
ridotta nei numeri e riportata a giusti livelli di prestigio e di redditività.
Il numero programmato è il miglior amico degli studenti che cercano una
preparazione seria e che abbiano ambizioni lavorative. Chi non investe nella
propria formazione non riceverà nulla in cambio dal mondo del lavoro. Si
vorrebbe che l'accesso alla magistratura, al notariato e alla migliore
avvocatura fosse davvero alla portata di tutti i laureati in giurisprudenza.
(F: dall’intervista di S. Contu al prof. T. Dalla Massara, Studio Cataldi
10.08.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LAUREA TRIENNALE, UNICA LAUREA
RICONOSCIUTA IN QUANTO TALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Corte di cassazione. Ordinanza 18.09.20 n. 19617 – Il legislatore
laddove non ha inteso richiedere in modo espresso un titolo di studi ulteriore
e specializzante, ma ha fatto riferimento alla LAUREA o al diploma di laurea ha
inteso richiedere il possesso dell’unica “laurea” oggi riconosciuta in quanto
tale che è quella c.d. triennale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL DISEGNO DI LEGGE "DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TITOLI UNIVERSITARI
ABILITANTI" <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">IL DDL ha per oggetto tre tipi
di percorsi accademici: in primis le lauree in odontoiatria, farmacia, medicina
veterinaria e psicologia, che diventeranno abilitanti all'esercizio della
professione. Per quanto riguarda poi le lauree professionalizzanti,
l'intervento riguarda i percorsi accademici istituiti su iniziativa delle
categorie interessate che si basano su una serie di elementi pratici che
permettono una specializzazione già all'interno dei corsi di studio. In
sintesi, le nuove classi di laurea ad orientamento professionale - in professioni tecniche per l'edilizia e il
territorio (LP-01), professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali
(LP-02), professioni tecniche industriali e dell'informazione (LP-03),
istituite dal DM 446/2020 - abiliteranno
all'esercizio delle professioni, correlate ai singoli corsi di studio, di
geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e perito
industriale laureato. Le specifiche modalità di svolgimento, valutazione e
certificazione del tirocinio obbligatorio che si dovrà svolgere durante gli
studi sono previste nell'ambito della disciplina delle classi e dei regolamenti
didattici delle singole università.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'ultimo intervento riguarda
le discipline verso le quali non è ancora stata espressa la volontà di renderle
abilitanti: in questi casi ordini e collegi professionali interessati potranno
presentare una richiesta per rendere abilitanti gli ulteriori titoli
universitari che permettono l'accesso agli esami di abilitazione professionale.
(F: Studio Cataldi 14.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PERCHÈ POCHI LAUREATI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I pochi laureati rispetto ad
altri Paesi sembrano dipendere essenzialmente da due fattori: i fondi per il
diritto allo studio sono ancora ampiamente insufficienti, e manca un canale
terziario professionalizzante. Diciamolo: se altrove ci sono molti più laureati
è anche perché ci sono percorsi terziari che preparano alle professioni, come
le Fachhochschule in Germania. Noi abbiamo solo gli ITS (con circa 9.000
studenti), che però hanno un livello più basso rispetto alle università, le
quali hanno pochissimi corsi professionalizzanti. In Italia si laureano
relativamente in pochi anche per questo motivo: mancanza di sbocchi
professionali e di un buon orientamento. (F: M. Regini, scienzainrete 14.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL GOVERNO VUOLE RILANCIARE GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La prima giornata del 35esimo
convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria ha fatto registrare prime
risposte, finalmente non solo emergenziali, sul fronte education. Due ministri,
Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, hanno parlato espressamente di Its, gli
Istituti tecnici superiori, annunciando un loro «rafforzamento», anche grazie
ai fondi Ue, assieme a tutta la filiera formativa terziaria
professionalizzante, che in Italia è in fase pressoché embrionale (a differenza
di altri paesi, Germania in testa)**. E una seconda apertura del governo, anche
qui non scontata, verso l'istruzione secondaria tecnico-professionale e
soprattutto sulle discipline Stem (Science, technology, engineering and
mathematics), dove si punterà, ha detto la ministra dell'Istruzione, su un
maggiore «orientamento» a favore degli studenti, già a partire dalle scuole
medie, per poi proseguire alle superiori, verso queste discipline che offrono
più chance di lavoro. «Ogni anno perdiamo circa 3mila giovani talenti - ha
chiosato il vice presidente di Confindustria, Brugnoli -. La<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">chiamano "fuga dei
cervelli", ma è molto di più. Per questo, serve far decollare nuovi
strumenti, come i dottorati di ricerca industriali. Assieme al Cnr abbiamo
sottoscritto una convenzione, che porteremo avanti. Connettere imprese e
università crea il futuro, e alle nuove generazioni abbiamo il dovere di
lasciare una visione». (F: C. Tucci, IlSole24Ore 17.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per gli Istituti tecnici
superiori (ITS) filiera terziaria professionalizzante non accademica, la
ministra L. Azzolina ha chiesto 2 miliardi in ambito Recovery Fund per
aumentare del 50% fino al 2025 il n. ro di diplomati ITS e del 150% il n. ro
degli iscritti, in stretto raccordo con il fabbisogno di profili di elevata
specializzazione tecnica. (F: IlSole24Ore Scuola24 22.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">** <span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Fachhochschule,
spesso abbreviato semplicemente in Hochscule - in italiano: scuola
universitaria professionale (SUP); in francese: Haute école spécialisée; in
inglese: University of Applied Sciences (UAS) – è un'istituzione di educazione
terziaria, specializzata nell'insegnamento di competenze professionali e con un
forte orientamento pratico. Il sistema delle Fachhochschule è stato creato in
Germania e poi applicato anche in Austria, Olanda, Liechtenstein, Svizzera, Cipro
e Grecia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TARDIVA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA PER L’AMMISSIONE ALLE SCUOLE DI
SPECIALIZZAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con due sentenze del 9 ottobre
2020, nn. 10283 e 10285, il TAR del Lazio ha precisato che, in caso di tardiva
presentazione della domanda per l’ammissione alle Scuole di Specializzazione di
Area sanitaria per l’A.A. 2019/2020, il ricorrente non può lamentare
l’eccessiva brevità del termine fissato per la procedura di iscrizione on line
alla selezione preliminare, in quanto non si rinviene nell’ordinamento alcun
principio generale secondo cui il termine per la presentazione della domanda
per un concorso pubblico può considerarsi adeguato, sufficiente e congruo
allorquando sia pari a 30 giorni, esteso a 45 giorni, in tutte le ipotesi in
cui il bando sia stato pubblicato in prossimità di un periodo festivo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel caso di specie, il TAR ha
ritenuto non potesse essere invocato nemmeno quanto disposto dall’art. 4 D.P.R.
487/1994, che fissa il termine di trenta giorni per presentare domanda di
partecipazione ai concorsi pubblici, dal momento che la selezione per
l’ingresso nelle scuole di specializzazioni per i medici non è un concorso
pubblico.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RECLUTAMENTO. PUNTI ORGANICO IN
DISCUSSIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In queste riflessioni su Roars, G. Viesti tocca un tema specifico: quello
dei criteri di definizione e di allocazione dei “punti organico” fra le
università. Le riduzioni dell’investimento pubblico nell’università sono state
molto selettive tra sedi, grazie ai nuovi criteri di definizione del Fondo di
Finanziamento Ordinario. Lo stesso è avvenuto per i “punti organico”: puoi
aumentare il costo del personale se sei in grado di pagartelo. Apparentemente
un criterio che fila. Ma ci sono non pochi problemi. Si noti subito che con le
dinamiche di riduzione selettiva su base territoriale del FFO in corso già dal
2008, l’indicatore era già peggiorato (ed è ulteriormente peggiorato negli anni
successivi) per gli atenei delle aree più deboli del Paese: a fronte di costi
incomprimibili per il personale che resta in servizio per decenni, si erano
ridotti i finanziamenti pubblici, peggiorando il valore dell’indicatore e
quindi le possibilità di nuove assunzioni. Ma quello che rileva molto è che
tale indicatore considera nelle entrate degli atenei anche il gettito delle
tasse degli studenti. Esso assume un valore positivo: chi incassa più tasse
dagli studenti “merita” maggiori possibilità di turn-over. Insomma, il criterio
ha premiato gli atenei che sono insediati nelle città più ricche; che hanno
studenti provenienti dalle famiglie più abbienti, che aumentano maggiormente la
tassazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Questa politica non ha determinato una correzione una tantum nei flussi
di entrata di nuovo personale universitario, in connessione con le politiche di
austerità; eventualmente anche per correggere gli “eccessi” di reclutamento.
Essa determina – insieme e in combinazione con le regole di attribuzione del
FFO – una frattura strutturale nel sistema. Alcune sedi universitarie, tutte al
Nord, hanno permanentemente un maggiore turn-over, e la conseguente possibilità
di ricostituire quantitativamente, rinnovare e poi far crescere
scientificamente il proprio corpo docente. I punti organico sono stati
prevalentemente utilizzati per progressioni di carriera; in misura minore ma
crescente, per l’immissione di nuovo personale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un Decreto del MUR assegna a tutti gli atenei i PUNTI ORGANICO (vedi
ultima colonna della <b>Tabella</b>). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel 2020 16/22 atenei al Nord sono sopra il 100%, cioè hanno
possibilità di reclutamento maggiore dei pensionamenti; mentre ciò accade solo
per 4/15 atenei al Centro e per 6/23 al Sud. (F: G. Viesti, Roars 07.10.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1032" type="#_x0000_t75"
style='width:458.4pt;height:287.4pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image015.jpg"
o:title="ROARS TABELLA TURNOVER UNIV 05"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="383" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image016.jpg" v:shapes="_x0000_i1032" width="611" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA
(1)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SISTEMA SCIENTIFICO
PARCELLIZZATO NELL'ORGANIZZAZIONE E CENTRALIZZATO NELLA GESTIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il nostro sistema scientifico è pesantemente parcellizzato
nell'organizzazione e centralizzato nella gestione: il sapere è diviso in 14
macro aree (più del doppio del sistema britannico, più del triplo del sistema
tedesco), suddivise poi a loro volta in ben 383 settori
scientifico-disciplinari (SSD) a volte super-specializzati. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Come si può allineare il sistema italiano a quelli anglosassone e
tedesco? Più facile da dire che da fare. Ma gli autori dell’articolo sostengono
che paradossalmente abbiamo una soluzione già pronta: utilizzare i settori del
Consiglio delle Ricerche Europeo (ERC). L'Erc ha solo tre grandi settori
(scienze fisiche e ingegneristiche, scienze della vita, scienze sociali e
umanistiche), a loro volta suddivisi in 27 panel, la cui composizione viene
periodicamente, ma parsimoniosamente, rivista. A questa struttura affianca una
spinta a finanziare progetti che uniscono più panel. I panel ERC sono già stati
parzialmente utilizzati in Italia per la valutazione dei progetti di ricerca.
“Adottiamo i panel ERC al posto dei settori SSD per l'intero sistema
universitario, per la ricerca come per la didattica”. L’auspicabile maggiore
investimento, sostengono gli autori, va collegato a una radicale
semplificazione del sistema, riducendo i settori e i vincoli ad essi associati
nella costruzione dei corsi di laurea e delle carriere dei ricercatori.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: F. C. Billari e C. Verona,
CorSera 02.11.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL MOTORE PRINCIPALE DELLA CRESCITA DELLA PRODUTTIVITÀ È L’INNOVAZIONE
CUI CONTRIBUISCE LA RICERCA DI BASE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Italia ha sempre investito
poco in R&S (meno dell’1,5% del PIL tra pubblico e privato, contro il 2–3%
di Paesi quali Francia, Germania e Stati Uniti). Stato e imprese investono
troppo poco in questo campo, con conseguenze negative di lungo periodo sulla
produttività e sulla crescita. Il
motore principale della crescita della produttività è l’innovazione, che rende
disponibili prodotti migliori e processi produttivi più efficienti.
L’innovazione è un fenomeno complesso, tuttavia per innovare sono senza dubbio
necessarie risorse e conoscenze. Le risorse destinate all’accumulazione di conoscenza
sono la spesa in ricerca e sviluppo (R&S) e provengono dallo Stato, che
generalmente finanzia la ricerca di base e quella applicata, e dalle imprese,
che si concentrano maggiormente sullo sviluppo sperimentale, ovvero
l’introduzione sul mercato delle innovazioni. In pratica la distinzione non è
così netta, inoltre, queste fasi sono spesso interdipendenti: la ricerca di
base fornisce conoscenze fondamentali per le altre fasi, ogni scoperta apre
nuove strade per il progresso scientifico e tecnologico e le persone impegnate
in uno di questi ambiti hanno un’elevata propensione a contribuire anche negli
altri. (F: C. Cottarelli e G. Gottardo, La Repubbllica 14.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">THE ANNUAL G20 SCORECARD – RESEARCH PERFORMANCE
2019</span></b><span lang="EN-GB"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">ITALIA.</span></b><span lang="EN-GB"> Summary of research footprint <b>(</b>see<b> grafic below)</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i><span lang="EN-GB">Citation impact</span></i><span lang="EN-GB"> is relatively good in all areas, but output is
only just above G20 median, which is surprising for a G7 research economy. The <i>Impact Profile</i> shows that average
performance is boosted by international collaboration, which accounts for 55%
of total output. Productivity figures (per GERD and per researcher) are well
above average, so output is not constrained by consistently low investment.</span><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">(F: Understanding the G20 scorecards <a href="https://clarivate.com/webofsciencegroup/wp-content/uploads/sites/2/dlm_uploads/2019/07/WS_G20-GRR_4.pdf">https://clarivate.com/webofsciencegroup/wp-content/uploads/sites/2/dlm_uploads/2019/07/WS_G20-GRR_4.pdf</a>
)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span><span lang="EN-GB" style="background: black; border: none black 1.0pt; font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 0pt; layout-grid-mode: line; mso-ansi-language: X-NONE; mso-bidi-language: X-NONE; mso-border-alt: none black 0cm; mso-fareast-language: X-NONE; mso-font-width: 0%; padding: 0cm;"> </span><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1033" type="#_x0000_t75" style='width:385.2pt;height:410.1pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image017.jpg"
o:title="RESEARCE PERF ITALY Clarivate 2019 13"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="547" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image018.jpg" v:shapes="_x0000_i1033" width="514" /><!--[endif]--></span><b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROGRAMMA D’INVESTIMENTI NEXT
GENERATION EU<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La notizia del Nobel per la chimica assegnato a Emmanuelle Charpentier
e Jennifer Doudna per aver sviluppato il metodo di «taglia e cuci» di
precisione del Dna (Crispr/Cas9) ci ricorda come le scoperte più dirompenti, in
grado di aprire inaspettati avanzamenti conoscitivi e, di conseguenza,
tecnologici ed economici, sono spesso frutto di studi negli ambiti di ricerca
più inaspettati. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il metodo premiato dal Nobel, che ha rivoluzionato l'ingegneria
genetica, infatti, è arrivato dopo decenni di ricerca di base. E questa la
grandezza della ricerca di base: è libera, nasce da un'idea mai pensata prima,
spesso basata su una osservazione inattesa, che cresce insieme alla passione,
fino a immaginare un obiettivo per poi sviluppare la strada per raggiungerlo. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sul CorSera del 1° ottobre autorevoli studiosi italiani, con una
lettera aperta al presidente del Consiglio, hanno rappresentato la necessità di
utilizzare una parte significativa delle risorse previste dal Piano europeo di
ripresa e resilienza per incrementare in maniera sostanziale investimenti in
ricerca nel nostro Paese. E’ di certo questa la strada da seguire. Molti studi
indicano che l'istruzione e la ricerca (tutta la filiera) rappresentano leve
oggettive di sviluppo con ritorni anche economici di prima grandezza. Ecco
perché l'investimento pubblico e privato in settori strategici è la migliore
garanzia di un futuro sostenibile per le nuove generazioni. Sarebbe necessario
cogliere al meglio l'opportunità del programma di investimenti <b><i>Next
generation Eu</i></b>, di cui il <b><i>Piano Nazionale per la Ripresa e la
Resilienza </i></b>(PNRR) è la prima declinazione nazionale, per accelerare la
transizione verso un'economia della conoscenza costruita sul talento delle
nuove generazioni cui è dedicato, fin dal nome, lo strumento voluto dalla
Commissione europea. (F: E. Cattaneo, M. Monti, CorSera 08.10.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SOSTENERE LA RICERCA AL DI LÀ
DELLE IDEOLOGIE</b> <b>E CONTRO OGNI
TENTATIVO DI CRIMINALIZZAZIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sostenere la ricerca scientifica al di là delle ideologie: è l'appello
lanciato dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, commentando una lettera di
ricercatori e docenti di tutta Italia sulla decisione che il Consiglio di Stato
dovrà prendere sul <b>progetto italiano
LightUp</b>, vincitore di un <b>grant Erc</b>
della Commissione europea, ma finito nel mirino delle associazioni animaliste
perché prevede una fase di sperimentazione su macachi. "Se davvero in
Italia si vuole rilanciare e supportare la ricerca scientifica, non si possono
abbandonare gli studiosi agli attacchi ideologici, alle violenze e alle minacce
di chi vorrebbe impedirne il lavoro", sottolinea. "Non posso che
condividere - continua - le ragioni espresse nella lettera per chiedere che le
istituzioni si facciano parte attiva nel tutelare la ricerca, il suo metodo e
il valore conoscitivo contro ogni tentativo di criminalizzazione". Le
attività dei ricercatori del progetto LightUp, condotto presso le Università di
Torino e Parma, sono "pienamente autorizzate da tutte le istituzioni
scientifiche nazionali e internazionali preposte, hanno subito già una
sospensione in via cautelare dal Consiglio di Stato, poi annullata in sede di
merito dal Tar, che ha ritenuto le motivazioni dello stop generiche e prive di
fondamento". La decisione che dovrà prendere il Consiglio di Stato,
"non riguarda solo i colleghi di Parma e Torino, ma tutti i ricercatori
italiani - aggiunge Cattaneo - la libertà stessa di ricerca nel nostro Paese e
l'impegno etico a perseguire finalità di studio che diano speranza a chi soffre
di malattie per cui ad oggi non esiste trattamento. (F: La Repubblica 09.10.209)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DONNE, FRA SCIENZIATE E
INGEGNERI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In un rapporto di Eurostat tra il 2018 e il 2019 l'Italia è al 23°posto
nei Paesi europei con il 34% circa di donne, fra scienziate e ingegneri, in
relazione alla % di uomini del 66%. La media Ue è del 41%. Su 32 Stati, solo in
4 di questi le donne li superano avendo la medesima qualifica: Lituania (57%),
Bulgaria e Lettonia (52%), Danimarca (51%). (F: Eurostat ott. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RILEVANZA SCIENTIFICA DEGLI ISTITUTI DI RICOVERO E CURA A CARATTERE
SCIENTIFICO (IRCCS)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Gli <b>istituti di ricovero e cura a carattere scientifico</b> (IRCCS, 21
strutture pubbliche e 30 private in convenzione) sono enti a rilevanza
nazionale che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello
dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni
di ricovero e cura di alta specialità. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dei 51 IRCCS, almeno 17 hanno
una produttività scientifica (v. <b>grafico</b>)
irrilevante e un’attività clinica scarsa, altrettanti non ricevono nessun
finanziamento Ue, 4 non hanno pazienti reclutati in sperimentazioni cliniche. I
finanziamenti sono distribuiti in modo proporzionale sulla base dei risultati
ottenuti nella disciplina per cui è stato conferito il titolo, ma l'enorme
frammentazione alla fine penalizza chi ha tutti i numeri per crescere in
eccellenza e completare la ricerca a lungo termine. In altre parole: va a
discapito dei nostri cervelli migliori, sulla cui formazione abbiamo investito
risorse e che, alla fine, per mancanza di prospettiva, sono costretti a partire
e ad avvalersi altrove delle competenze acquisite. (F: M. Gabanelli, CorSera
16.10.20).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Segue grafico con la rilevanza
scientifica delle pubblicazioni degli IRCCS. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1034" type="#_x0000_t75" style='width:405.9pt;height:217.2pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image019.jpg"
o:title="CORSERA IRCCS09"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="290" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image020.jpg" v:shapes="_x0000_i1034" width="541" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PREMIO NOBEL PER L’EDITING GENETICO A DUE SCIENZIATE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Alla microbiologa Emmanuelle
Charpentier che dirige l’unità per la scienza dei patogeni all’Istituto Max
Planck di Berlino e alla chimica Jennifer Doudna che insegna alla Berkeley
University assegnato il NOBEL per lo sviluppo della tecnica di editing genetico
che usa la proteina batterica Cas9 (l’acronimo completo è CRISPR/Cas9).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA
(2). VALUTAZIONE DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SU ONE HEALTH E SULLA VIROLOGIA
LA COMPETENZA VA VALUTATA IN BASE AL CURRICULUM E NON SOLO IN BASE ALLA
LAUREA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il Giornale del 27.11.20 (<i>Covid,
Bassetti stronca la Capua: "Veterinaria confusa sui vaccini")</i>
così titola l’articolo dove si vorrebbe squalificare da parte del prof.
Bassetti la competenza di Ilaria Capua, sul Sars-CoV-2 e sui vaccini, in quanto
“veterinaria”. Ma il prof. Bassetti ignora inopinatamente che Ilaria Capua non
è solo Medico Veterinario ma è anche PhD, è stata capodipartimento di
virologia, inoltre ha un eccellente CV (<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yxk76c47">https://tinyurl.com/yxk76c47</a></span>)
che comprende anche l’insegnamento, ed attualmente è Preeminent Professor, Director
of the One Health Center of Excellence for Research and Training, University of
Florida, USA. (PSM)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>BANDO VQR 2015-19 MODIFICATO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Rinnovato il Cronoprogramma (art. 11) con conferimento dei “prodotti
della ricerca” da parte degli Atenei tra il 27.02 e il 23.04.21, “Pubblicazione
dei risultati delle valutazioni” entro il 15.03.22, modifiche agli art. 6 e 7
che disciplinano conferimento dei prodotti e valutazione degli stessi. Si veda
per ulteriori dettagli > <a href="https://tinyurl.com/y6b3mqqa">https://tinyurl.com/y6b3mqqa</a>
.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>AGGIORNAMENTO DELLE LISTE DI
RIVISTE SCIENTIFICHE E DI CLASSE A<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’ANVUR ha pubblicato il 9.11. 20 un aggiornamento delle <b>Liste di riviste scientifiche e di classe A</b>,
per i settori concorsuali non bibliometrici, valide ai fini della valutazione
dei candidati che presentano domanda di abilitazione nel corso del VI quadrimestre
dell’ASN 2018-2020.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’aggiornamento prevede la classificazione di nuove riviste valutate
positivamente a seguito di controdeduzioni per le istanze presentate entro il
23 giugno 2019 e le integrazioni di codici ISSN riferiti a riviste già
classificate in precedenza, la cui inclusione è stata approvata dal Consiglio
Direttivo dell’Agenzia il 24 settembre e il 28 ottobre 2020. <span lang="EN-GB">(F: Oss. univ. )<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>VALUTAZIONE DELL’ORIGINALITÀ
DELLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E METODOLOGIA DI ANALISI PER LE PUBBLICAZIONI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il TAR Lazio, con sent. n. 12119 19.11.20, afferma che il mancato
riconoscimento dell’ASN a professore ordinario non può essere giustificato solo
da una “penalizzazione” delle pubblicazioni sotto l’aspetto dell’originalità
del metodo d’analisi utilizzato, ma è necessario che il giudizio negativo sia
congruamente motivato. Secondo il giudicante, infatti, stante la natura
ampiamente discrezionale del giudizio della Commissione, specie per quanto
concerne la qualità delle pubblicazioni da valutare sulla base
dell’originalità, del rigore metodologico e del carattere innovativo delle
stesse e la loro rilevanza all’interno del settore concorsuale. In caso
contrario, la motivazione risulterebbe del tutto apodittica e non consentirebbe
di valutarne l’intrinseca logicità. In sostanza la Commissione avrebbe dovuto
valutare l’originalità delle pubblicazioni scientifiche senza presumere la
mancanza della stessa solo sulla base del metodo di analisi utilizzato dal
ricorrente. (F: Osserv. Univ. 23.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DAL CUN UNA RACCOMANDAZIONE SUL
DECRETO CHE CONSENTIREBBE AGLI ATENEI DI SPERIMENTARE PROPRI MODELLI FUNZIONALI
E ORGANIZZATIVI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In data 8 ottobre 2020, il CUN ha formulato una raccomandazione sul
decreto semplificazioni. In particolare, il CUN ha preso atto della modifica
introdotta dall’art. 19, comma 1, lettera a), del D.L. 76, 16 luglio 2020, come
convertito dalla L. 120, 11 settembre 2020, con la quale si consentirebbe ad
Atenei con “stabilità e sostenibilità di bilancio e con risultati di elevato
livello nel campo della didattica e della ricerca” di “sperimentare propri
modelli funzionali e organizzativi”; il CUN ha osservato che tale modifica
introdurrebbe un principio di forte cesura nel sistema universitario e ha
raccomandato che nella stesura del decreto previsto dal summenzionato articolo
venga considerato il giusto equilibrio fra il principio dell’autonomia e la
tenuta del sistema universitario. (F: Osserv. univ. 22.11.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">STUDENTI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NUMERO CHIUSO. BREVE STORIA DEL
TEST D’AMMISSIONE AI CORSI DI LAUREA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In alcune facoltà (o dipartimenti) i corsi di laurea prevedono un test
d’ammissione. Si tratta delle cosiddette lauree ad accesso programmato che, a
livello nazionale, riguardano Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria,
Professioni Sanitarie, Architettura e Formazione primaria. La storia del numero
chiuso ha origini remote, infatti risale ai primi del ‘900. Fino al 1923, ad
esempio, la Facoltà di Medicina poteva essere frequentata soltanto da diplomati
in materie classiche. A partire da quell’anno, l’accesso venne consentito anche
a chi aveva frequentato il liceo scientifico. Il vero cambiamento radicale
arrivò nel 1969, quando fu data possibilità a tutti i diplomati di poter
accedere senza alcun tipo di limite. Questo portò ovviamente ad un numero
maggiore di medici rispetto alla reale richiesta di personale, creando un danno
ingente e portando ad un aumento considerevole della disoccupazione. Fu solo
nel 1987 che con Decreto Ministeriale, venne introdotto il test di ingresso per
quasi tutte le materie scientifiche, proprio per limitare il numero di laureati
e soprattutto per effettuare una selezione in base alla qualità delle
conoscenze di ogni candidato. Il numero programmato nazionale a livello
nazionale è stato introdotto per la prima volta con la Legge 264/99,
attualmente in vigore, del Ministro Zecchino, a seguito della sentenza numero
383/98 della Corte Costituzionale che richiedeva la valutazione delle modalità
di accesso al mondo universitario. La nuova legge e il numero chiuso erano
giustificati da due direttive della comunità europea, nello specifico la
direttiva 78/687/CEE e 93/16/CEE, che riguardavano rispettivamente le figure
professionali degli odontoiatri e dei medici, le quali richiedevano un sistema
di formazione che garantisse alti standard. La legge 264/99 sanciva il numero
chiuso per le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina
Veterinaria e Formazione primaria. I posti disponibili dovevano essere definiti
in base: ai posti nelle aule, attrezzature e laboratori scientifici; personale
docente, personale tecnico; servizi di assistenza e tutorato; al numero di
tirocini attuabili e dei posti disponibili nei laboratori e nelle aule
attrezzate per le attività pratiche; alle modalità di partecipazione degli
studenti alle attività formative obbligatorie. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per leggere di più <span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y56a4gon">https://tinyurl.com/y56a4gon</a><b>
</b></span>(F: M. Bartolucci, unidformazione.com 03.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>12 UNIVERSITÀ PER LA DIFFUSIONE
DELLA CULTURA DELLA LEGALITÀ E DI UNA COSCIENZA CIVILE ANTIMAFIOSA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Video inchieste sulle infiltrazioni mafiose e sui traffici illeciti di
rifiuti, seminari, mostre, visite guidate nei musei, una “passeggiata della
legalità”, manifestazioni sportive, convegni, incontri formativi con minori
detenuti: sono alcuni dei 14 progetti presentati dagli studenti dei 12 Atenei
italiani che hanno aderito alla 4<sup>ta</sup> edizione de “<i>Le Università per la Legalità</i>”,
iniziativa organizzata dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dalla
Fondazione Giovanni Falcone, d’intesa con il Consiglio Nazionale degli Studenti
Universitari (CNSU) e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane
(CRUI). La manifestazione si è svolta da remoto ed è stata trasmessa sulla
piattaforma Teams e in streaming sulla pagina Fb dell’Università degli Studi di
Milano, ateneo capofila della manifestazione. Il tema scelto per questa
edizione di due giorni è stato “La cultura e il sapere: l’attualità del
pensiero e del lavoro di Giovanni Falcone”. L’iniziativa, lanciata nel 2016 in
occasione delle commemorazioni delle stragi di Capaci e via D’Amelio in cui
persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca
Morvillo e gli agenti delle scorte, nasce con lo scopo di coinvolgere gli
atenei italiani nel progetto di costruzione e diffusione della cultura della
legalità e di una coscienza civile antimafiosa. (F: ItalPress 26.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE IMMATRICOLAZIONI
ALL’UNIVERSITÀ SALGONO PER IL SESTO ANNO CONSECUTIVO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le immatricolazioni all’università italiana salgono per il sesto anno
consecutivo. E salgono in una stagione, l’Anno accademico 2020-2021, difficile
per ragioni cliniche e l’impoverimento che ne è derivato. Contro le paure, e
alcune proiezioni estive che vaticinavano una caduta del 20 per cento, gli
iscritti al primo anno dei corsi di laurea triennali e a ciclo unico –
registrati il primo novembre scorso - sono stati 373.261. Sono 24.635 matricole
in più di un anno fa, con una crescita del 7,6 per cento: le serie storiche
offerte dal ministero dell’Università e della ricerca dicono che siamo tornati
ai livelli di inizio millennio. L’incremento maggiore avviene al Sud, con
ottomila nuovi studenti. La crescita è lievemente superiore allo stesso
Settentrione. Le regioni che vedono l’aumento più consistente sono l’Umbria
(+22 per cento) e la Sicilia (+18,8 per cento). La lettura della crescita
sorprendente è questa. Una letteratura della bontà economica dell’investimento
universitario, consolidata dagli studi AlmaLaurea, è ormai patrimonio acquisito
della parte più consapevole delle famiglie italiane. Non è un caso che la
crescita delle matricole sia tale dalla fine della crisi 2008-2014 ad oggi
(nella stagione 2013-2014 si era toccato il pavimento storico di 252.000
iscritti al primo anno). Poi c’è stato l’impegno del ministero, che con 1,4
miliardi di in decreto Rilancio ha elevato la “no tax area” riducendo o
annullando le tasse universitarie alla metà del corpo studenti e ha aumentato
le borse di studio per 300 milioni totali. (F: C. Zunino, La Repubblica
22.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ABOLIRE LE TASSE UNIVERSITARIE
PER CONTRASTARE GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA SULLE ISCRIZIONI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La pandemia rischia di infliggere un grave colpo più che alle
università alle giovani generazioni. Come hanno efficacemente argomentato D.
Cersosimo e F. Cimatti (<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y4dvvnuk">https://tinyurl.com/y4dvvnuk</a>
</span><b><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt;">)</span></b> gli studi universitari sono costosi e in uno
sfondo di impoverimento il rischio che una leva di potenziali studenti sia
costretta a rinunciare a tali studi è elevato. Con l’effetto di ridurre ancor
di più la percentuale di laureati, che in Italia è anch’essa più bassa che
nella stragrande maggioranza dei paesi europei. Il rimedio suggerito da
Cersosimo e Cimatti è universalistico: abolire le tasse universitarie. Sarebbe
un sollievo per i giovani, per le famiglie e per le stesse università. (F:
Roars 12.10.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL RECOVERY FUND PER ALLARGARE L’ACCESSO AGLI STUDI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Utilizzare parte del Recovery
Fund per allargare l’accesso agli studi universitari, <b><i>abolendo le tasse</i></b> e
investendo sulla edilizia abitativa e su altri strumenti di supporto per gli
studenti bisognosi, pare proprio un obiettivo di grande respiro europeo. Si
tratterebbe non solo di una rivoluzione culturale nel rapporto tra società e
università pubblica, ma anche di una occasione storica per equilibrare meglio
la bilancia dei diritti e dei doveri degli studenti. Certo, già ora c’è un
regime articolato di tassazione e sono già moltissimi gli studenti che accedono
agli studi universitari pagando poco o nulla. Ma il nostro è anche un Paese in
cui evasione ed elusione fiscale sono enormi, il che vuol dire che chi paga le
tasse universitarie lo fa anche per chi evade il fisco. L’eliminazione delle
tasse universitarie, oltre a raggiungere l’obiettivo primario di attrarre molti
più studenti da situazioni disagiate, risolverebbe alla radice anche questa
profonda ingiustizia sociale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: D. Braga. IlSole24Ore
23.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PROCTORING PER IL CONTROLLO
ONLINE DEGLI STUDENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con la diffusione massiva della didattica a distanza è nata l’esigenza
di individuare nuovi modi per testare l’effettivo rendimento degli studenti.
L’uso delle <i>tecnologie proctoring</i> è
sempre più comune per controllare che gli studenti non barino a esami o
interrogazioni fatte online. <b><i>Proctoring</i></b> è una nuova gamma di
strumenti, basati su intelligenza artificiale, che consente di controllare il
dispositivo dello studente e di acquisire tutto un set di dati che permettono
all’algoritmo di decretare se il ragazzo sta copiando oppure no. Proctoring e
Respondus sono tra i software più comuni. Anche in Italia si sta sviluppando
velocemente l’utilizzo di tali sistemi. Tra le altre anche l’Università degli
Studi di Milano e il Politecnico di Torino si sono dotati di software di
proctoring per meglio gestire le interrogazioni a distanza. (F: agenzia
digitale 25.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE COMPETENZE SULL’ISTRUZIONE
NELLA LEGISLAZIONE CONCORRENTE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nelle materie di legislazione concorrente – dice l’articolo 117 Cost. –
spetta allo Stato legiferare sui principi fondamentali, e alle Regioni definire
le regole. E così per la <i>scuola</i>
(tranne la <i>formazione professionale</i>,
tutta sotto le Regioni). Al potere centrale spettano in esclusiva le norme
sugli ordinamenti didattici, i programmi e i titoli di studio, la funzione dei
docenti e dei dirigenti scolastici, gli ambiti dell’autonomia delle scuole, la
scuola paritaria. Alle Regioni l’organizzazione della rete scolastica e la
distribuzione del personale. Ma non fino al punto di selezionarlo a proprio
piacimento. Con la sentenza 76 del 2013 la Consulta ha infatti bocciato una
legge della Regione Lombardia che prevedeva che ogni scuola potesse organizzare
concorsi per reclutare supplenti annuali. Il titolo V le tratta tutte le Regioni
allo stesso modo, ma la realtà è che alcune hanno dimostrato di sapersi
organizzare meglio dello Stato, mentre altre non sono all’altezza neppure di
una minima autonomia perché troppo bassa è la qualità della classe dirigente e
troppo alta la diffusione della criminalità organizzata. (F: M. Gabanelli e E.
Marro, CorSera 13.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1035" type="#_x0000_t75"
style='width:452.7pt;height:138.6pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image021.jpg"
o:title="DATABROOM 14"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="185" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image022.jpg" v:shapes="_x0000_i1035" width="604" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PENSIONI: QUOTA 100 UNA SPESA PROIBITIVA PER L’ITALIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Quanto successo quest’anno
conferma che Quota 100 è stata una misura che il nostro Paese non può
economicamente permettersi. Una misura che tra l’altro è stata bocciata
recentemente dalla Corte dei Conti, visti i dubbi riguardo alla sostenibilità
della spesa nel lungo periodo e gli effetti che sull’adeguatezza delle
prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">E se dubbi c’erano già prima
con una situazione economica che non destava particolari preoccupazioni,
figuriamoci adesso che in un solo anno lo scoppio della pandemia ha comportato
un arretramento dell’economia nazionale di quasi dieci punti, una situazione
che avrà conseguenze non solo sulla curva socio-sanitaria ma anche di quella
pensionistica. (F: Money 26.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GRUPPO DI LAVORO MUR-MiBACT<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il CUN ha approvato un testo indirizzato al Ministro dell’Università e
della Ricerca Gaetano Manfredi e al
Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario
Franceschini con il quale, considerata la necessità di una fase istruttoria per
favorire rapporti di collaborazione sulla ricerca e sulla formazione fra il
sistema universitario e quello dei beni culturali, raccomanda la costituzione
di un gruppo di lavoro congiunto MUR-MiBACT per lo sviluppo di un quadro
normativo su temi di comune interesse, quali le Scuole di Specializzazione, i
Dottorati di Ricerca, i Tirocini e le Soprintendenze, che oggi richiedono
interventi multipli e organici per superare disarmonie, squilibri,
contraddizioni e colmare palesi lacune. (F: CUN 06.10.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INDAGINE NAZIONALE SULLA MOBILITÀ CASA-UNIVERSITÀ AL TEMPO DELLA
COVID-19<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’analisi, intitolata
“Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo della Covid-19” -
lanciata a luglio - ha raccolto le testimonianze di ben 85.000 persone tra
studenti (79%), docenti (11%) e personale amministrativo (9,6%) appartenenti a
44 università di tutta Italia. E le risposte analizzate confermano che la
percezione della pericolosità del virus è avvertita in modo omogeneo in tutto
il Paese, condizionando la vita d'ateneo: il 66% risulta, infatti, propenso a
recarsi fisicamente in facoltà, per motivi di studio o di lavoro, solo qualora
il rischio di contagiarsi rimanga a livelli minimi. In caso contrario, il 61%
degli intervistati si recherebbe in sede solo per motivi realmente urgenti e
necessari.<b> </b>(F: tgcom24 17.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NECESSARIA UNA TRASPARENTE ALLEANZA TRA SCIENZA E POLITICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La commissione Covid-19
dell’Accademia dei Lincei, a giugno in un documento riteneva che ”superata la
fase acuta dell’epidemia, fosse giunto il momento, per le istituzioni sanitarie
regionali, l’Iss e la Protezione Civile di pianificare una condivisione dei
dati concertata con la comunità scientifica”. Niente è stato fatto in quella
direzione e le amare conclusioni dell’Accademia dei Lincei sono ancora di
grande attualità: ″In assenza di trasparenza, ogni conclusione diviene
contestabile sul piano scientifico e, quindi, anche sul piano politico. Solo
con la trasparente alleanza tra scienza e politica possiamo affrontare
efficientemente la convivenza con il coronavirus e prevenire una possibile
risorgenza della Covid-19 o gestire l’emersione di future, possibili, altre
epidemie”. (F: uffingtonpost ott. 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE RIVISTE NATURE E SCIENCE CONTRO D. TRUMP <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La rivista inglese <i>Nature</i> ha pubblicato nelle scorse
settimane una cronistoria mese dopo mese nel corso del presente mandato di
«Come Trump ha danneggiato la scienza». E di come occorreranno decenni per
ricostruire tutto quanto è stato distrutto. Nell’articolo di <i>Nature</i> firmato da Jeff Tollefson si
sottolinea come il presidente americano uscente abbia ostacolato gli sforzi per
contrastare la pandemia, fatti passi indietro in termini sia di politica
sanitaria sia di politica ambientale, minato alla base l’attività di ricerca e
le istituzioni scientifiche<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Anche più clamorosa è la presa
di posizione di <i>Science</i>, che
appartiene all’American Association for the Advancement of Science, proprio
perché è una rivista statunitense. Nel corso del 2020 <i>Science </i>ha pubblicato una dozzina di editoriali di esplicito
attacco alle decisioni di Trump in merito alla gestione della pandemia da
coronavirus. Ma il 18 settembre scorso il suo direttore, Holden Thorp, ha
firmato un nuovo editoriale in cui ha attaccato esplicitamente il presidente
dal titolo eloquente: «Trump ha mentito sulla scienza». <span lang="EN-GB">(F; P.
Greco, IlBo 29.10.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IN AUMENTO IL NUMERO DI BREVETTI
NELLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal;">Con l’introduzione del tribunale
dei brevetti e l’affermarsi di un ambiente legale favorevole alla tutela della
proprietà intellettuale, le università hanno promosso la creazione e lo
sfruttamento di brevetti attraverso l’istituzione di uffici di trasferimento
tecnologico (Tto) che hanno incoraggiato la formazione di <b>spin-off accademiche</b> (Aso), imprese create al fine di
commercializzare i frutti derivanti dalla ricerca universitaria. Di
conseguenza, il numero di brevetti nelle università è cresciuto rapidamente.
(F: lavoce.info, nov. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL TAR HA GIURISDIZIONE SULLA
PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il TAR Lazio con sent. n. 12361 23.11.20, emanata ai sensi dell’art. 60
c.p.a., ha affermato la propria giurisdizione a decidere in ordine ai
provvedimenti della Pontificia Università Lateranense (P.U.L.)
sull’insegnamento universitario, trattandosi d’ipotesi riconducibili al
disposto dell’art. 16 L. 20/05/1985, n. 222 ove si dispone che “Agli effetti
delle leggi civili si considerano … b) attività diverse da quelle di religione
o di culto quelle di assistenza e beneficienza, istruzione, educazione e
cultura e, in ogni caso, le attività commerciali o a scopo di lucro”. Ciò anche
alla luce di un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (ex multis, Cass.
civ., SS.UU., Ord., 18/09/2017, n. 21541) che, sullo specifico punto, avevano
già statuito che “La Pontificia Università Lateranense rientra tra gli istituti
ecclesiastici di educazione ed istruzione e, come tale, non è un soggetto
sovrano internazionale (o un suo organo), né è annoverabile tra gli «enti
centrali della Chiesa cattolica», esentati da ogni ingerenza da parte dello
Stato italiano. (F: Oss. Univ. 27.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">UNIBO. 6° POSTO
MONDIALE NEL THE HIGHER EDUCATION IMPACT RANKING 2020<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’università di Bologna ha
fatto propri i principi dello sviluppo sostenibile integrandoli in tutti i suoi
processi istituzionali, nei piani e nei documenti che scandiscono l’attività di
gestione dell’Ateneo. Il forte impegno quest'anno la ha collocata al sesto
posto mondiale nella classifica Times Higher Education Impact Ranking 2020.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIBO. LE NUOVE ISCRIZIONI AUMENTANO IN TUTTI I CICLI DI STUDIO E TUTTI
I CAMPUS <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Crescono del 9% le
immatricolazioni all’Università di Bologna. Le nuove iscrizioni aumentano in
tutti i cicli di studio: +3,6% per le lauree triennali, +16,8% per le lauree
magistrali, +11,5% per le lauree magistrali a ciclo unico. E la crescita
interessa tutti i Campus. Per la prima volta, gli studenti che arrivano da
fuori Regione e dall’estero (sono il 50,6% del totale a fronte del 48,7% dello
scorso anno) superano quelli provenienti dall’Emilia-Romagna. L’aumento degli
immatricolati va in parallelo anche con la crescita degli studenti dell’UniBo che
usufruiscono di una riduzione o dell’esonero totale delle tasse di iscrizione.
Guardando al totale degli iscritti, saranno quest’anno 51.750 gli studenti ad
avere accesso a queste agevolazioni (pari al 61% del totale degli iscritti),
con una crescita che segna +4% rispetto all'anno scorso. (F: magazine.unibo.it
14.12.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">UniMiB NELLA
CLASSIFICA ITALY'S BEST EMPLOYERS 2021<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Università di Milano-Bicocca
si è piazzata all'8° posto nella classifica generale dei migliori posti in cui
lavorare in Italia, su oltre 400 imprese di tutti settori, e nel gradino più
alto del podio nella graduatoria "Educazione e ricerca". Lo indica la
classifica Italy's Best employers 2021, pubblicata i sul settimanale
"L'Economia" del "Corriere della Sera", risultato di un
sondaggio condotto nei mesi dell'estate 2020 da Statista, una piattaforma
digitale tedesca per l'elaborazione dati, che - come si apprende dal dorso
economico del quotidiano di Via Solferino - ha ricevuto oltre 650mila risposte
da parte dei dipendenti contattati attraverso un Online Access Panel e
Corriere.it e ha stilato una graduatoria di globale di 400 posizioni e 20 aree
di attività. (F: Askanews, 26.10.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>POLIMI. LA SCHOOL OF MANAGEMENT
TRA LE MIGLIORI IN EUROPA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La School of management del Politecnico di Milano è la terza migliore
scuola di università “tecniche” in Europa, ed è la 41esima in assoluto. Al
primo posto si conferma l’Imperial College di Londra. Lo stabilisce il
Financial Times European Business Schools Ranking 2020. <span lang="EN-GB">(F: LaStampa 04.12.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIPD. QUASI RADDOPPIANO GLI
STUDENTI STRANIERI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">All’Università di Padova si passa dai 550 studenti stranieri dello
scorso anno ai 986 attuali un +79,2%.
Provengono da Iran, Turchia, India, Cina. Il risultato poggia
innanzitutto sull’aumento dei corsi in inglese: sono 27 e vanno da Ingegneria a
Economia, Scienze politiche, Agraria, Medicina Veterinaria e dal 2019 anche Medicina e Chirurgia (F: Corr. Univ.
ott. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SAPIENZA. AUMENTANO LE
PRENOTAZIONI DI STUDENTI DALL’ESTERO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Come segnala a Roma la preside del corso in Sapienza, la sociologa dei
media Romana Andò, per il nuovo anno accademico le prenotazioni dall'estero
sono aumentate del 35 per cento, nonostante i ritardi nel rilascio dei visti,
legati a una consegna materiale di documenti come ovvio molto problematica e a
una burocrazia extra moenia che la pandemia ha reso ancora più complessa. Resta
però il fatto incontrovertibile che tutti questi studenti, siano di Moda, di
Architettura, di Arte o di Ingegneria, si sono iscritti in un'università romana
per godere innanzitutto delle bellezze della città, sedotti dal cosiddetto
italian lifestyle che, insieme con la "dolcevita", esalato in un
sospiro sognante, è linguaggio ma soprattutto immaginario internazionale.
Sbarcano a Fiumicino e vogliono il full monty: rovine romane, musei a costo
zero, gli aperitivi, i "raga" cinturati Gucci con cui fare amicizia e
quel genere di accademia che questo paese soleggiato ha prodotto in un
millennio e che resta largamente accessibile a tutti. (F: F. Giacomotti, Il
Foglio 21.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>START-UP DA UNIVERSITÀ DELL’EMILIA-ROMAGNA
IN FINALE AL PREMIO PER L’INNOVAZIONE 2020<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Tra le 16 start-up finaliste del <i>Premio
Nazionale per l’Innovazione 2020</i>, 4 provengono dalle <i>università dell’Emilia-Romagna</i> e concorreranno per il premio di €1,5 milioni tra sostegni in denaro e
servizi forniti da organizzatori e partner del premio. Il concorso ha
l’obiettivo di sostenere la nascita di
start-up innovative di giovani universitari e favorire l’incontro tra
ricercatori, aziende e finanza. L’Emilia-Romagna ha come centro
dell’innovazione il consorzio ART-ER, di cui fanno parte tutte le università
della regione. Le start-up comprendono anche: </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“J.E.M Tech”, nella categoria Life&Science, creata da dottorandi
dell’Università di Parma e Verona. Questa start-up ha sviluppato un’innovativa
tecnologia di imaging cardiaco, un sistema di diagnostica per immagini che
permette la valutazione della funzionalità meccanica del cuore in sala
operatoria. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“AgroMateriae”, nella categoria Cleantech&Energy (tecnologie per
ridurre l’impatto ambientale), start-up accreditata dall’Università di Modena e
Reggio-Emilia. Il progetto si occupa della trasformazione in larga scala degli
scarti agro-industriali in nuovi
prodotti per l’industria della plastica. (F: Gazz. Bo. 03.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL NUOVO SPAZIO DELL’ISTRUZIONE
SUPERIORE EUROPEA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“EHEA (<i>European Higher Education
Area</i>) è dove studenti, docenti, studiosi e ricercatori possono muoversi
liberamente per studiare, insegnare e fare ricerca, nel rispetto dei fondamentali
valori di democrazia e rispetto delle leggi”. E’ l’introduzione del Comunicato
di Roma approvato dai ministri dell’Università e della Ricerca di 48 Paesi. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“I nostri valori fondamentali, ribaditi dal Comunicato di Roma, vengono
disattesi (il riferimento è alla Bielorussia, Ndr.), una ferita per i valori
accademici e civili che ci unirono a Bologna 21 anni fa. Per questo,
riprendendo le stesse parole del Comunicato, noi ci impegniamo a collaborare
alla costruzione del <i>Nuovo Spazio
dell’Istruzione Superiore Europea</i> in nome dell’inclusione, interconnessione
ed equità. Garantire la libertà e l’autonomia del pensiero accademico”, ha
concluso l’intervento del ministro UR Manfredi. (F: corr. univ. 20.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL CREDITO AGLI STUDENTI
UNIVERSITARI NEI PAESI EUROPEI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per pagare gli studi l’indebitamento rimane in Italia una pratica di
scarso impiego anche perché lo Stato non può erogare direttamente l’importo ma
può fare soltanto da garante. Secondo un rapporto di <a href="https://eacea.ec.europa.eu/national-policies/eurydice/sites/eurydice/files/fee_support_2018_19_report_en.pdf">Eurydice</a>
i prestiti universitari agevolati dallo Stato esistono in due-terzi dei Paesi
europei e sono un tipo di supporto molto meno utilizzato rispetto alle borse di
studio. Inoltre, anche nei Paesi dove questi prestiti sono presenti, la loro
frequenza di uso varia ampiamente. Sono molto diffusi nel Regno Unito e in
Olanda (dove rispettivamente più del 90% o intorno al 50% degli studenti
universitari ne fanno uso), e molto rari in Italia o in Francia (meno dell’1%).
</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel Regno Unito, questo tipo di prestito copre completamente le tasse
universitarie a prescindere dal reddito, e viene ripagato a un tasso fisso del
salario guadagnato dopo la laurea. Anche gli studenti olandesi possono usufruire
di prestiti statali a condizioni favorevoli: l’ammontare del prestito dipende
dal reddito famigliare e l’importo da ripagare è commensurato al reddito
guadagnato dallo studente dopo la laurea, con tassi di interesse bassissimi (0%
nel 2018). In entrambi questi Paesi, se lo studente non supera una certa soglia
di reddito dopo gli studi, non deve ripagare il debito. La Germania ha un
sistema particolare (nome in codice BAföG), che è per metà una borsa di studio,
e per metà un prestito a interesse zero.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia o in Francia non si possono richiedere prestiti erogati dallo
Stato, ma solo farsi garantire dallo Stato un prestito preso in banca. In
entrambi questi Paesi, i “prestiti d’onore” richiesti alle banche partner di
questo programma vengono garantiti per il 70% da un fondo pubblico.
Quest’opzione non è quindi paragonabile a un sistema dove il pubblico eroga
direttamente il prestito, addossandosi completamente il rischio
dell’investimento, e offrendo delle condizioni di rimborso del prestito molto favorevoli,
per esempio legate al reddito recepito dallo studente dopo gli studi. (F:
corriereuniv.it 15.12.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">CHINA. SCHOLAR’S CHINA RESEARCH SPARKS FREE
SPEECH ROW<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">China’s influence on
Western universities has become a major political talking point over the past
12 months. Last year a UK parliamentary committee accused the world’s second
biggest economy of meddling in British academia, while the US has clamped down
on Confucius Institutes and expelled Chinese scholars. Current concerns are
centred on New Zealand, where a scholar’s provocatively titled journal paper on
the alleged links between the country’s universities and the Chinese military
has sparked controversy. The paper was submitted to parliament in July but has
been criticised by senior figures at the researcher’s own university. Today’s
main story takes a look at the issues at stake, with more than 200 academics
publicly supporting the scholar’s academic freedom as an internal review takes
place. The row over China’s allegedly long reach into academic life across the
world continues. (F: THE 03.11.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">FRANCE. JE SUIS PROF. Seize brèves réflexions
contre la terreur et l’obscurantisme, en hommage à Samuel Paty.<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">par Pierre Tevanian, 22 octobre 2020.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">Les lignes qui suivent ont été inspirées par la nouvelle atroce de la
mise à mort de mon collègue, Samuel Paty, et par la difficile semaine qui s’en
est suivie. En hommage à un enseignant qui croyait en l’éducation, en la raison
humaine et en la liberté d’expression, elles proposent une quinzaine de réflexions
appelant, malgré l’émotion, à penser le présent, et en débattre, avec raison.
Ces réflexions ne prétendent évidemment pas incarner la pensée de Samuel Paty,
mais elles sont écrites pour lui, au sens où l’effort de pensée, de
discernement, de nuances, de raison, a été fait en pensant à lui, et pour lui
rendre hommage. </span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">Continuer
de penser librement, d’exprimer, d’échanger les arguments, me parait le
meilleur des hommages. </span><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">>> </span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yyf4vbj7"><span lang="IT">https://tinyurl.com/yyf4vbj7</span></a></span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"> </span><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">.</span><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>USA. 10 CORSI DI LAUREA POCO
CONVENZIONALI: <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1 – Laurea in scienze della carne. 2 – L. in tata professionista. – L.
in comicità. 4 – L. in scienze della morte. 5 – L. in bowling management. 6 –
L. in manager di casinò. 7 – L. in scienza della pesca. 8 – L. in enigmalogia.
9 – L. in lavorazione del metallo. 10 – L. in attività avventurose. (F:
liveuniv ott. 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">USA. 10 BEST PUBLIC UNIVERSITIES IN THE UNITED
STATES 2021<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Find the best public
universities in the US using Wall Street Journal/Times Higher Education’s US
College Rankings data. Top 10 public universities in the US follow >><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1036" type="#_x0000_t75" style='width:221.1pt;height:246pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image023.jpg"
o:title="THE BEST 10 PUBLIC UNIV USA 05"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="328" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image024.jpg" v:shapes="_x0000_i1036" width="295" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">USA. TRACKING THE CORONAVIRUS AT U.S. COLLEGES AND UNIVERSITIES<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">A New York Times
survey of more than 1,700 American colleges and universities, including every
four-year public institution and every private college, has revealed more than
252,000 <b>cases</b> and at least 80 <b>deaths</b> since the pandemic began. Most
of the cases have been announced since students returned to campus for the fall
term. Most of the deaths were reported in the spring and involved college
employees, not students. More than 50 colleges have reported at least 1,000
cases over the course of the pandemic, and more than 400 colleges have reported
at least 100 cases. (NYT Oct. 2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">USA. THE $2 TRILLION QUESTION: HOW TO SPEND ON
EDUCATION FOR THE FUTURE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Getting a college
degree is no longer the only—or smartest—way to invest in human capital. Those
who think more broadly will prosper in the years ahead. Is college the best way
to acquire that dexterity? Students themselves have come to question that. The
share who say HIGHER EDUCATION is worth the cost has declined since 2016 in
annual surveys from the nonprofit Strada Education Network. This year, it
plummeted to 56%, from 77%. Not coincidentally, college enrollment dropped
sharply this fall. The pandemic has distorted these trends. But even
pre-pandemic, questions were mounting about the contribution of college to
well-being. Research increasingly shows it’s just one of many complex inputs to
human capital that also include upbringing, elementary and secondary school,
the sort of company you work for, and luck. The U.S. spends about $2 trillion a
year training and educating roughly 125 million people, according to the
Georgetown University Center on Education and the Workforce. Policy makers,
education institutions and students need to better understand which of those
investments are earning reasonable returns. (F: The Wall Street Journal
12.11.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>USA. IL DEBITO UNIVERSITARIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il primo nodo per il nuovo presidente Biden è quello del debito
universitario che grava sulle spalle di 43 milioni di studenti e laureati:
pesantissimo da anni (in tutto 1.700 miliardi di dollari, 1.400 dei quali
garantiti dal governo) è diventato insostenibile in tempi di Covid. Biden vuole
ridurlo di 10 mila dollari per ogni debitore con una legge che dovrà passare
per il Congresso. Ma la sinistra e un centinaio di organizzazioni tra le quali
la lega per i diritti civili degli afroamericani e i sindacati dei docenti, gli
chiedono di fare molto di più (portando lo «sconto» da 10 a 50 mila dollari) e
di farlo il giorno stesso del suo insediamento alla Casa Bianca, scavalcando il
Parlamento. <span lang="EN-GB">(F: CorSera
14.12.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">USA. THE STUDENT LOAN CRISIS LED TO A DEBT
STRIKE </span></b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Starting in 2015, a
small number of Americans started a strike: They stopped making payments on
their student loans to protest the crisis in student debt. Borrowers in the
U.S. collectively owe more than $1.5 trillion. “For a lot of us, this student
debt should have never existed in the first place. It’s about seeing education
as a public good,” says Thomas Gokey, an organizer with the Debt Collective, a
union of student debt strikers, who lives in Canton, N.Y. Now 41, Mr. Gokey
studied art in undergraduate and graduate school. He hasn’t made a payment on
his $37,000 of student debt since 2015; his loans are currently in deferment.
The Debt Collective has 1,600 active strikers who believe “mass civil financial
disobedience” is the way to extend a pandemic-related relief period currently in
place and eventually to cancel all student debt. Their members use deferment,
forbearance or income-driven repayment—which are ways to halt payments during
financial hardship—to make no monthly payments. Debt striking is an extreme
measure. Skipping payments altogether is an approach personal-finance experts
strongly discourage because of its lasting negative impact on a person’s credit
score. </span>(F: Carpenter J.et al., The Wall Street Journal 09.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LIBRI -
RAPPORTI - SAGGI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DIDATTICA DIGITALE, CHI COME E PERCHÉ</b> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A cura di D. De Notaris, T.
Melchionda, V. Reda. Ed. Salerno, Roma 2020. Pg. 168. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Come questo volume ci
chiarisce in dettaglio, la didattica digitale non si pone in antitesi alla
dimensione comunitaria e interattiva dell'università e in essa c'è davvero
tanto di più delle lezioni a<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">distanza che migliaia di
docenti hanno dovuto impartire nei mesi scorsi in condizioni di emergenza. Ci
sono nuovi linguaggi, nuove modalità di interazione, nuovi tempi di accesso al
sapere, che si estendono anche oltre il tradizionale periodo di formazione
universitaria, nella vita lavorativa. E questi nuovi approcci trovano terreno
fertile nelle nuove generazioni di studenti, nativi digitali, tutt'altro che
ostili al cambiamento. La sfida è quindi cogliere le opportunità
dell'innovazione didattica senza svilire la visione della formazione
universitaria come azione di comunità; l'obiettivo deve essere far coesistere
l'efficacia e la potenza dei nuovi sistemi con l'esigenza di preservare le
esperienze legate alla socialità della formazione, di arricchire di soft skills
i percorsi universitari, di formare cittadini oltre che trasferire conoscenze. <span lang="EN-GB">(F:
Dall'introduzione del ministro G. Manfredi al libro)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">THE IMPACT OF COVID-19 ON EDUCATION - Insights
from education at a glance 2020<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Author: Andreas
Schleicher. @OECD 2020. Pg. 30.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">This brochure focuses
on a selection of indicators from Education at a Glance, selected for their
particular relevance in the current context. Their analysis enables the
understanding of countries’ response and potential impact from the COVID-19 containment
measures. The following topics are discussed: COVID-19 and educational institutions.
The impact of the crisis on education. Public financing of education in OECD
countries. International student mobility. The loss of instructional time delivered
in a school setting. Measures to continue students’ learning during school
closure. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Teachers’ preparedness
to support digital learning. When and how to reopen schools. Class size, a
critical parameter for the reopening of schools. Vocational education during the
covid-19 lockdown.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Throughout this
crisis, education systems are increasingly looking towards international policy
experiences, data and analyses as they develop their policy responses. The
OECD’s<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">publication Education
at a Glance contributes to these efforts by developing and analysing
quantitative, internationally comparable indicators that are particularly
relevant to the understanding of the environment in which the sanitary crisis has
unfolded. While the indicators in the publication Education at a Glance date
from before the crisis, this brochure puts these indicators into the context of
the pandemic. It provides insights into its economic consequences for
education, but also the dynamics of reconciling public health with maintaining educational
provision. The policy responses presented in this brochure cover key measures
announced or introduced before the end of June 2020.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">THE STRUCTURE OF THE EUROPEAN EDUCATION SYSTEMS
2020/21: Schematic Diagrams Eurydice Facts and Figures <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Luxembourg:
Publications Office of the European Union.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">This <b>report</b> focuses on the structure of
education and training systems from pre-primary to tertiary<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">level for the 2020/21
school/academic year. It covers 43 education systems, which corresponds to<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">38 countries
participating in the EU's Erasmus+ programme (27 EU Member States, the United<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Kingdom, Albania,
Bosnia and Herzegovina, Switzerland, Iceland, Liechtenstein, Montenegro, North
Macedonia, Norway, Serbia and Turkey). This report has three main sections: 1.
A brief presentation of the main organisational models of primary and lower
secondary education (ISCED levels 1-2); 2. A guide to reading the diagrams; 3.
The schematic diagrams.</span><b><span lang="EN-GB" style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt; mso-ansi-language: EN-GB;"> <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="https://tinyurl.com/yyanspqn">https://tinyurl.com/yyanspqn</a></span></b><b><span lang="EN-GB" style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt; mso-ansi-language: EN-GB;"> </span></b><span lang="EN-GB"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">A KEY for diagrams and
diagram of education in <b>ITALY</b> follow.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1037" type="#_x0000_t75" style='width:375.9pt;height:271.8pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image025.jpg"
o:title="OECD KEY X DIAGRAM 10"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="362" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image026.jpg" v:shapes="_x0000_i1037" width="501" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1038" type="#_x0000_t75" style='width:486.9pt;height:124.8pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image027.jpg"
o:title="OECD ITALY 10"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="166" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image028.jpg" v:shapes="_x0000_i1038" width="649" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DEI DOVERI E DEI DIRITTI DEI DOCENTI UNIVERSITARI IN TEMPO DI EPIDEMIA.
UNA GUIDA IN DIECI PUNTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autori: Alberto Giovanni Biuso
e Monica Centanni. www.corpiepolitica.it 25.09.2020. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Una guida – esito sintetico
della nostra esperienza, maturata ed esercitata da noi personalmente e<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">concretamente nel corpo vivo
dei corsi che abbiamo tenuto nella primavera/estate 2020 all’Università di
Catania e all’Università Iuav di Venezia. Abbiamo sintetizzato la nostra presa
di posizione in questo testo su sollecitazione di molti amici e sodali,
‘compagni di scuola’ dei nostri e di altri Atenei. La scorsa primavera, per
spirito di responsabilità istituzionale e con la piena consapevolezza della
difficoltà della situazione, abbiamo tenuto a spiegare e argomentare le nostre
prese di posizione prima ai nostri studenti e poi agli organi di governo delle
nostre Università, e in qualche caso siamo stati chiamati direttamente ‘in
causa’, a renderne conto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Specifichiamo che, avendo
applicato punto per punto i principi e i comportamenti che ora<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">abbiamo raccolto in questo
Decalogo, pur essendo stati richiamati a dar ragione delle nostre scelte, non
siamo stati sottoposti ad alcun provvedimento sanzionatorio da parte degli
organismi di disciplina delle nostre Università. Comunque, a garanzia di tutti,
prima di condividere questa nostra elaborazione, abbiamo sottoposto il Decalogo
ad amici e colleghi giuristi, i quali hanno verificato la correttezza, legale
oltre che di principio, delle nostre affermazioni. Ne abbiamo inoltre parlato
con alcuni dei nostri studenti, i quali ci hanno dato delle indicazioni molto
significative. <span lang="EN-GB">(F: Presentazione degli autori) <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">RESPONSIBILITY OF
HIGHER EDUCATION SYSTEMS. WHAT? HOW? WHY?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">A cura di Broucker B., Borden V.M.H., Kallenberg T., Milsom C. </span>Ed. EAIR Boston 2020, pg. 246. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'opera collettanea, che
raccoglie il contributo di autori di diversa estrazione e, soprattutto, investe
aree tematiche molto diverse fra loro, si propone di investigare e comprendere
quali sono le "responsabilità" dell'Istruzione Superiore e le sfide
poste alla base della produzione e circolazione delle conoscenze. Gli
interrogativi sollevati spaziano dal ruolo degli educatori nella società, fino
alle responsabilità di studenti e del personale universitario, fornendo anche
la prospettiva della legislazione e di chi quotidianamente si occupa del
funzionamento del sistema.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>AUTONOMIA UNIVERSITARIA,
VALUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ SCIENTIFICA E SCELTE DEI GIUSPUBBLICISTI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Cesare Pinelli. Luogo di edizione: Munus, Rivista giuridica dei
servizi pubblici, n. 2, 2019, pp.385 e ss.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Autore affronta, in questo contributo, il delicato tema della
valutazione dell’attività scientifica universitaria, come disciplinata dalla L.
n. 240 del 2010, partendo da un inquadramento costituzionale dei problemi
sottostanti, in primo luogo, la libertà della scienza (art. 33, primo comma,
Cost.) e l'autonomia delle università (art. 33, sesto comma), senza tralasciare
l’obbligo di promozione da parte della Repubblica della ricerca scientifica
(art. 9, primo comma). La riflessione sollecita quindi il lettore, trascinato
in una dimensione prospettiva vicina a quella degli studenti, a interrogarsi
sul ruolo del Testo Costituzionale, che non può piegarsi di fronte al mutato
contesto normativo, ma deve conservare la propria dimensione di parametro di
legittimità dell'intervento legislativo. (F: presentazione del saggio)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STORIA DEI FONDAMENTI DELLE
SCIENZE BIOLOGICHE DALL’ETÀ PRE-ARISTOTELICA A QUELLA DEI LUMI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Giovanni Parisi. Ed. Aracne. Ott. 2020. Pg. 432. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il volume si propone di render conto del lento e non facile progresso
delle scienze naturali, dall’età pre–aristotelica a quella dei lumi, attraverso
la descrizione della vita degli studiosi più importanti che, con le conoscenze
da essi acquisite, anno dopo anno, e non senza difficoltà, posero le basi di un
ampio corpo di dottrina che agli inizi dell’Ottocento fu chiamato biologia. Le
dettagliate biografie dei vari studiosi inseriti nel volume privilegiano
essenzialmente i loro contributi alle scienze naturali che mettono in evidenza
come il progresso, tutt’altro che lineare delle scienze, sia spesso avvenuto
anche attraverso il dibattito, a volte molto aspro, tra diverse scuole di
pensiero. Inoltre l’illustrazione dell’ambiente e delle condizioni sociali in
cui operarono detti studiosi permette meglio di capire il contesto nel quale
essi svilupparono le loro idee. (F: presentazione dell’editore)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’UNIVERSITÀ POSSIBILE. NOTE A MARGINE DELLA RIFORMA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A cura di Giorgio Vittadini,
Ed. Angelo Guerini e Associati SpA 2012. Pg. 167.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’obiettivo di questo saggio
introduttivo consiste nella definizione del punto di vista adottato nel volume.
Poiché è stato ampiamente dimostrato che l’istruzione, la formazione e, più in
generale, il<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">capitale umano contribuiscono
allo sviluppo socio-economico di un Paese, il tema della migliore modalità di
gestione e organizzazione del sistema universitario è ormai entrato, a pieno titolo,
nell’agenda del dibattito istituzionale, accademico e politico anche in Italia.
Il sistema di istruzione universitaria, infatti, può rappresentare il «volano»
della crescita e dell’innovazione, a patto che le regole adottate per il suo
funzionamento siano adeguate. Il contesto in cui si trovano oggi gli atenei
italiani è mutevole, non solo a causa della naturale evoluzione delle
istituzioni e della regolamentazione, ma per lo specifico effetto derivante
dall’approvazione della c.d. Legge Gelmini (Legge 30 dicembre 2010, n. 240) e
dalla sua attuazione per mezzo di decreti – processo che a tutt’oggi è ben
lungi dall’essere concluso. L’obiettivo primario del volume è la discussione
della possibile evoluzione del sistema universitario nei prossimi anni, alla
luce di questa riforma. (F: da Introduzione)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PANDEMIA E RESILIENZA. PERSONA,
COMUNITÀ E MODELLI DI SVILUPPO DOPO LA COVID-19. </b>Consulta Scientifica del
Cortile dei Gentili.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A cura di Cinzia Caporale e Alberto Pirni. Prefazione di Giuliano
Amato. CNR Edizioni 2020. Pg. 135.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il volume costituisce il frutto di una riflessione corale e condivisa,
che è sorta e si è sviluppata all’interno della Consulta Scientifica del
Cortile dei Gentili in una fase già avanzata della pandemia da Covid-19 nel
nostro Paese, quando l’illusione che si potesse trattare di semplici focolai
epidemici si era purtroppo dissipata e la prudenza, oltre che le norme,
consentivano solo incontri virtuali sulle piattaforme digitali. Questi sono
stati molteplici, intensi, generativi.
Lo scritto si sviluppa intorno a un testo centrale, il saggio Pandemia e
resilienza. Persona, comunità e modelli di sviluppo dopo la Covid-19, e
raccoglie numerose voci che, dall’immediatezza della discussione e del
confronto interno, si sono consolidate in forma di brevi contributi scritti.
Essi, a partire dalle più differenti formazioni e competenze dei loro autori,
sono accomunati ‘solo’ dall’impegno di lanciare un messaggio, di evidenziare un
aspetto, di avanzare una proposta per portarsi oltre</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">il primo atto della crisi determinata dal contagio da nuovo
coronavirus.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: dalla prefazione 03.11.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">THE FUTURE OF HIGHER EDUCATION. <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">DIGITAL TRANSFORMATION IS CRITICAL TO LEARNER
AND INSTITUTION SUCCESS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Research by Ruthbea
Yesner. IDC (International Data Transformation) Doc. #US46725220 | August 2020.
32 pg. </span><b><span lang="EN-GB" style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt; mso-ansi-language: EN-GB;"> </span></b><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y6ozj5gx"><span lang="EN-GB">https://tinyurl.com/y6ozj5gx</span></a> .</span><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">This <b>white paper</b> examines the process of <b>digital transformation (DX) for higher
education</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">as a response to
current trends and market forces. It was developed using existing content<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">from ongoing research
in IDC’s worldwide and regional Education Digital Transformation<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Strategies practice,
including several global surveys of educational institutions completed<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">in 2019 and 2020. In
addition, IDC conducted phone interviews with key Salesforce<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">staff and the digital
transformation leaders at Arizona State University (ASU), BI Norwegian<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Business School,
Monash University, and the London School of Economics and Political<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Science (LSE). The
COVID-19 crisis has further exposed existing business model and services<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">delivery challenges,
highlighting the need for greater flexibility in offering remote or online
services and the need for agility to respond quickly to a major crisis. Higher
education institutions need to reassess now how they can deliver on their institutional
mission in light of these new realities and continue to impact the world. There
is a response to these pressures — accelerate the digital transformation (DX)
of higher education. IDC defines DX as “a means of applying new technology to
radically change processes, customer experience, and value.” DX implies a
journey of large-scale change that helps institutions become enterprises that
manage and embrace innovation and digital disruption, as opposed to merely
updating or enhancing existing processes, technologies,<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">and models.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">ISI - INSTITUTE FOR SCIENTIFIC INFORMATION</span></b><span lang="EN-GB">. <b>The Annual G20 Scorecard – Research Performance 2020 <o:p></o:p></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">Authors: </span></b><span lang="EN-GB">Prof. J. Adams, G. Rogers and Dr. M. Szomszor.
Clarivate </span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y592jejk">https://tinyurl.com/y592jejk</a> .</span><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The Institute for
scientific information (<b>ISI</b>) is
uniquely placed to deliver a <b>comparative
research</b> snapshot for each G20 NATION, setting WEB OF SCIENCE™ data
alongside other key metrics on people, finance and patenting. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The <b>Institute for Scientific Information</b> (<b>ISI)</b>™ at Clarivate has pioneered the
organization of the world’s research information for more than half a century.
Today it remains committed to promoting integrity in research whilst improving
the retrieval, interpretation and utility of scientific information. It
maintains the knowledge corpus upon which the Web of Science™ index and related
information and analytical content and services are built. It disseminates that
knowledge externally through events, conferences and publications whilst
conducting primary research to sustain, extend and<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">improve the knowledge
base. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">ISI</span></b><span lang="EN-GB"> shows that collectively, the 19 countries of
the G20 accounted for more than five million articles and reviews indexed in
the web of science research publication and citation index for the last three
years. That is over 70% of the global total.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Research Footprint of
the <b>THREE LARGEST RESEARCH BLOCS IN THE
G20 (China, Eu-27, USA)</b>, showing their contribution to the total RESEARCH
PUBLICATIONS in 30 TOPIC AREAS. See Figure. Clarivate.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1039" type="#_x0000_t75" style='width:442.8pt;height:507.3pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image029.jpg"
o:title="G20 RES PERF CHIN EU USA 2020 13"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="676" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image030.jpg" v:shapes="_x0000_i1039" width="590" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>C’ERA UNA VOLTA ... IL CARATTERE
LIBERO ED INDIPENDENTE DEL SAPERE ACCADEMICO? <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(ovvero sulla valutazione nel sistema universitario italiano). Intervento
presentato a “Quali saperi servono alla amministrazione? Selezione,
valorizzazione e tutela della professionalità pubblica”. Convegno annuale Aipda
2019, Pisa. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Beatrice Rabai. Nuove Autonomie. Rivista quadrim.le di diritto
pubblico, n. 1/2020, pp. 203-222.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">This paper aims to
outline the profound changes taking place in the Italian university system, in
order to verify whether (also making use of the results of sociology and
economic studies in terms of extrinsic and intrinsic motivation of the
individual) the evaluation model of teaching and scientific research is
functional to mantain particular professionalism of university teachers to
which art. 33 of the Constitution entrusts the development and transmission of
knowledge in a pluralistic society.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="http://hdl.handle.net/10281/259126"><span lang="EN-GB">http://hdl.handle.net/10281/259126</span></a><span lang="EN-GB"> IRIS – Institutional Research
Information System.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-45979846984734505142021-11-07T18:08:00.000+01:002021-11-07T18:08:14.822+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 4 2020<p> <b><span style="color: red;">IN
EVIDENZA</span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’ISTRUZIONE E, PIÙ IN GENERALE, L’INVESTIMENTO NEI GIOVANI SETTORE,
ESSENZIALE PER LA CRESCITA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Vi è un settore essenziale per
la crescita ... dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione
immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani. Questo
è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un
massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo
settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di
oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento. Se guardiamo
alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la
necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo
fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza
nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio. Ma c’è
anche una ragione morale che deve spingerci a questa scelta e a farlo bene: il
debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato
principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che
abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle
nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre
capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato
ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro
è una delle forme più gravi di diseguaglianza ... Dobbiamo essere vicini ai
giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza
di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il
miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro.
(F: M. Draghi, dal discorso di inaugurazione al meeting 2020, Corriere Economia
18.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;"><b>INTERVISTE AL MINISTRO UR MANFREDI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La burocrazia da ridurre, come
chiesto anche dai vertici Ue. Come? «Con un decreto specifico. personalmente
punto a modificare alcuni articoli su università e ricerca sia in tema di
acquisti sia di rendicontazioni e incombenze burocratiche<span style="letter-spacing: -.05pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">».</span> Resta il numero chiuso a Medicina? <span style="letter-spacing: -.05pt;">«Non
è in discussione». </span>«Abbiamo aumentato il numero di posti ai
Corsi di Laurea in Medicina, + 1.504 (a quota 13.072) rispetto allo scorso
anno, sfruttando al massimo la capacità formativa. <b>% di a</b>umento dei posti: 4,7% in più dello scorso anno per le
Professioni sanitarie, 17% in più per Medicina e Chirurgia, 9% in più per
Odontoiatria. Sono stati aperti anche 10 nuovi corsi di laurea in Medicina in
diverse aree italiane». (F: il Mattino <span style="letter-spacing: -.05pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">12.06.20</span>: il Sole24Ore 30.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">”Ai
1600 <b>ricercator</b>i già assunti se ne
aggiungeranno dal 1° gennaio prossimo altri 4400. La ricerca riprende il suo
cammino. Saranno contratti a tempo indeterminato. E abbiamo investito 300
milioni di euro per rendere stabile e definitivo questo aumento dell'organico”.
“Poi altri 300 milioni di euro li abbiamo destinati alla cura degli studenti
svantaggiati, alle borse di studio per i meritevoli. E da gennaio le università
italiane avranno un plafond di 550 milioni di euro per progetti di ricerca”.
(F: FQ 21.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Nel ramo della <b>formazione terziaria professionalizzante</b>
(in Germania e in Francia si chiama università tecnica) il ritardo è evidente.
La nostra offerta è limitata agli Istituti tecnici superiori e alle cosiddette
lauree professionalizzanti, che sono ancora all'esordio. Il mondo degli
studenti che viene dai tecnici e dai professionali non ha oggi uno sbocco
adeguato, mentre in Germania il 40% dell'intera popolazione universitaria è
costituito da questo bacino. Credo che il Recovery Fund ci sarà utile per
colmare questo gap con una risposta strutturale”. “Il decreto Semplificazioni
modifica una disposizione della riforma Gelmini, peraltro mai applicata, dando
agli atenei la possibilità di fare accordi con il ministero per sviluppare in
autonomia programmi specifici. Questa facoltà era subordinata a requisiti di
eccellenza scientifica o finanziaria, tagliando fuori molte università del Sud.
Mi sono limitato a eliminare il paletto, affinché tutti possano sviluppare
questa forma di autonomia”. (F: Il Foglio 14.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’8 settembre Manfredi ha
annunciato di aver presentato al Comitato Tecnico di Valutazione, che deve
mettere insieme il piano italiano per ottenere i fondi europei per la ripresa,
un progetto organico di investimenti in università, diritto allo studio,
ricerca e competenze da 15 miliardi (F: 24 Mattino)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>DECRETO
RILANCIO (L. 17 luglio 2020, n. 77): SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Il “<i>Fondo per
le esigenze emergenziali</i> del sistema dell’Università, delle istituzioni di
alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca” è
incrementato di 62 milioni di euro per il 2020. L’incremento è assegnato
prioritariamente agli studenti che necessitano di ausili per la ricerca o
didattica a distanza.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Al fine di ampliare la platea degli esoneri dal
contributo onnicomprensivo annuale per l’iscrizione all’università (c.d. <i>no tax area</i>):</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- il <i>Fondo per
il Finanziamento Ordinario</i> (FFO) delle Università è aumentato di 165 milioni
di euro;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- il Fondo per il Funzionamento Amministrativo e per
le Attività Didattiche delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale
e coreutica statali (AFAM) è aumentato di 8 milioni di euro per il 2020;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- il <i>Fondo
Integrativo Statale</i> (FIS) per la concessione di borse di studio a studenti
capaci e meritevoli subisce un incremento di 40 milioni di euro per il 2020.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">I <i>dottorandi</i>,
titolari di borse di studio che terminano il percorso nell’anno accademico
2019/2020, possono chiedere una proroga del termine finale del corso, non
superiore a due mesi, con conseguente erogazione della borsa di studio per il
periodo corrispondente. A tal fine il termine di conclusione della selezione
per l’ammissione ai corsi di dottorato è differito dal 30 settembre al 30
novembre 2020 ed il Fondo per il Finanziamento Ordinario delle Università è
incrementato di 15 milioni di euro per l’anno in corso.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">I soggetti conferenti <i>assegni di ricerca</i> (università, enti pubblici di ricerca e
sperimentazione e ogni altra istituzione che rilascia diplomi di
perfezionamento scientifico equipollenti al titolo di dottore di ricerca)
possono inoltre prorogare la durata degli assegni, in essere al 9 marzo 2020,
per il periodo corrispondente all’eventuale sospensione dell’attività a seguito
dell’emergenza sanitaria, quando ciò sia necessario al completamento del
progetto. (F: Altalex 24.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i>Addendum</i>. Nuovo decreto del
MUR che attua una disposizione prevista dal decreto Rilancio: Anche gli
studenti iscritti alle istituzioni di AFAM con ISEE non superiore a 20mila euro
saranno esonerati dal pagamento delle tasse universitarie per l'a. a. 2020-21.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Si segnalano inoltre: un'appendice di stabilizzazione
per i precari della sanità, un bonus virtuale per l'ECM a tutti gli operatori
sanitari, l’introduzione di psicologi nelle USCA, nuovi fondi per borse studio
per corsi in medicina generale, l’istituzione della Scuola di specializzazione
in medicina e cure palliative. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN’INDAGINE RIVOLTA AGLI STUDENTI SULLA DIDATTICA A DISTANZA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un’indagine online si è svolta
tra l’8 aprile e il 2 maggio 2020 ed era rivolta ai <b>27.792 studenti</b> di UniMoRe che il 6 aprile non avevano ancora
presentato la domanda di laurea. Per gli studenti che hanno risposto
all’indagine (circa il 20%) sono state raccolte informazioni sulle condizioni
materiali e personali e sull’organizzazione dello studio e della didattica a
distanza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La grande maggioranza di
studenti ha seguito le lezioni online con una soddisfazione media sufficiente,
senza grandi differenze in termini di anno di corso. Accanto alla
soddisfazione, c’è però da rilevare la più netta sensazione di carico e di
affaticamento. Passare molte ore davanti a un monitor per seguire le lezioni
rende più pesante e faticoso prendere appunti e seguire le lezioni, anche per
la difficoltà a rimanere concentrati. Se un terzo degli studenti ha abbracciato
la didattica in remoto con entusiasmo, due terzi lamentano confusione e
insofferenza, smarrimento e insoddisfazione e circa quattro studenti su dieci
sono “sperduti”, insoddisfatti dell’apprendimento e confusi su come uscire da
questa situazione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La didattica di emergenza
svolta in remoto sembra quindi necessitare di un quadro di regole chiaro,
chiedendo ai docenti di rispettarlo in modo rigoroso. I suoi punti di forza
riguardano per lo più la maggiore flessibilità nella fruizione della didattica:
proprio per questo gli studenti suggeriscono il suo mantenimento anche dopo
l’emergenza per chi studia e lavora. Assenza di interazione e difficoltà di
fruizione della didattica sono per converso i punti di debolezza secondo altri
gruppi di studenti. Altri ancora segnalano l’inefficace gestione delle lezioni
online da parte dei docenti, i limiti della tecnologia e l’incertezza per lo
svolgimento di esami, laboratori e tirocini.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: S. Colombini, G.
Piscitelli e M. Russo, lavoce.info 16.08.20). Per saperne di più si consiglia
la lettura integrale dell’articolo > <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yxecprbf">https://tinyurl.com/yxecprbf</a>
</span> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DIDATTICA IN FORMA MISTA (BLENDED)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nelle ultime settimane, molti
atenei italiani e stranieri stanno decidendo come affrontare il prossimo anno
accademico, per fare fronte all’emergenza sanitaria e alle norme di
distanziamento sociale che continueranno a essere necessarie se si verificherà
una seconda ondata di contagi in autunno. Le linee di indirizzo del ministro
Manfredi sull'attività nel prossimo semestre prevedono il ricorso alla
didattica in forma “mista”. Ma cosa significa “mista”? Vi sono atenei che
stanno interpretando questo concetto distinguendo tra attività da svolgere in
presenza (in particolare i laboratori) e attività da svolgere in modalità
telematica (in particolare le lezioni frontali). A Bologna, invece, per
didattica mista si intende la formula secondo cui il docente lavora in aula con
alcuni studenti ed è simultaneamente collegato online con altri studenti che
seguono da remoto, una scelta sottoscritta anche dal ministro Manfredi in
un’intervista del 7 giugno, facendone una linea guida per tutte le università
italiane. Per attuare questa formula, già deliberata e pubblicizzata dagli
organi dell’Ateneo di Bologna, sono stati investiti ben tre milioni di euro,
allo scopo di dotare le aule della necessaria attrezzatura tecnologica. (F: S.
Saccani, Red.ne Roars 29.06.20).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In questi giorni si parla molto
di didattica “blended” (la trasmissione in streaming delle lezioni erogate “in
presenza” nelle aule, con un ridotto numero di studenti ammessi nelle stesse).
Molti improvvisano e pochi fanno i conti con i limiti fisici e tecnici di
questa modalità di erogazione. In questo articolo, Angelo Farina, docente di
Applied Acoustics presso l’Università di Parma, spiega perché le problematiche
acustiche ed illuminotecniche della didattica cosiddetta “blended” determinano
sistematicamente un peggioramento qualitativo rispetto a lezioni in streaming
effettuate da casa. Queste ultime sono a loro volta inferiori qualitativamente
alla lezioni pre-registrate e liberamente scaricabili in modalità asincrona.
Pur ritenendo non auspicabile l’erogazione di lezioni in streaming dalle aule,
l’articolo offre una serie di indicazioni per cercare di garantire almeno una
decente qualità dei segnali audio e video trasmessi. L’autore, resta però
fermamente convinto che, nell’impossibilità di tornare alla normale attività
didattica tutta in presenza, nel prossimo semestre sia meglio puntare su una
didattica basata su lezioni frontali pre-registrate, su sessioni interattive
con gli studenti di tipo “ricevimento” e di tipo “laboratorio”, e sulla messa a
disposizione degli stessi dei files video liberamente scaricabili contenenti
sia le prime che le seconde. Lasciando le aule vuote, sinché non si potrà
finalmente tornare tutti assieme, senza restrizioni. (F: A. Farina, Roars
30.06.20). Per saperne di più sui pro e contro la didattica blended si legga
l’articolo di Farina e i suoi numerosi commenti > <a href="https://tinyurl.com/y69oxb4z">https://tinyurl.com/y69oxb4z</a> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Accedendo a UniBo online
Digital Learning <a href="http://online.unibo.it/">http://online.unibo.it/</a>,
nella nuova sezione <b>didattica mista</b>,
sono a disposizione un video tutorial sulla nuova piattaforma “Virtuale” che
illustra l’uso delle nuove attrezzature d’aula, e alcuni altri video realizzati
in collaborazione con il <b>Centro per
l’innovazione didattica</b> che forniscono interessanti spunti sulle modalità
di comunicazione didattica rese possibili dai nuovi strumenti. Per gestire in
sicurezza l’attività didattica con particolare attenzione alla salute comune,
in collaborazione con i Dipartimenti di Sanità pubblica delle ASL di
riferimento, si stanno recependo e adattando alla peculiare realtà di UniBo le
indicazioni del DPCM del 7 settembre scorso sulla <b>gestione di casi confermati</b> e sospetti di covid-19 nelle nostre
aule. (F.: Rettore UniBo)<span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>DECRETO
SEMPLIFICAZIONI. IN SINTESI, CON COMMENTI, REDAZIONE ROARS ELENCA LE PRINCIPALI
INNOVAZIONI</b> <b>PER L’UNIVERSITÀ</b>,
che riguardano:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- interventi volti ad agevolare lo scambio
contestuale fra docenti consenzienti (adesso anche se con qualifica diversa:
diverrebbe possibile lo scambio fra ordinario e associato) di sedi
universitarie diverse;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- il fatto di ammettere anche le Università non
virtuose che non abbiano conseguito particolari risultati nel campo della
ricerca a sperimentare propri modelli funzionali e organizzativi, ivi comprese modalità
di composizione e costituzione degli organi di governo e forme sostenibili di
organizzazione della didattica e della ricerca su base policentrica;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- un arzigogolato meccanismo normativo che sembra
permettere alle sole Università virtuose (quelle sotto il tetto dell’80% di
spese per il personale, per intenderci) di attivare procedure di arruolamento
riservate ai soli docenti di Università che virtuose non sono, le quali
implicherebbero anche lo spostamento delle mitiche “facoltà assunzionali” dalla
Università non virtuosa a quella virtuosa, con la prima che per 12 mesi dalla
perdita del personale drenato dalle Università virtuose non avrebbe la
possibilità di bandire procedure (Università di serie A e serie B? quella è la
rotta);</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- la possibilità di conferire assegni di ricerca
anche di durata semestrale, non più vincolati al rispetto del limite
dell’annualità, per specifici progetti di ricerca che rendano necessario tale
micro impegno;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- modifiche alla indicazione presente nei bandi per
il reclutamento di ricercatori a tempo determinato (l’art. 24, per intenderci),
con la previsione che non solo i PO, PA e RU, ma anche i ricercatori a tempo
determinato già assunti dall’Università che procede al bando siano esclusi
dalla possibilità di partecipare alla procedura bandita;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- la previsione che i ricercatori di tipo B siano
adesso per legge (e non in base a regole previste dai singoli atenei, che
finora in qualche caso potevano prevedere assai opinabili pseudo - lezioni da
tenersi senza alcuna formalità di fronte all’indistinto corpo docente del
dipartimento dell’ateneo bandente) tenuti a svolgere una prova didattica
innanzi alla commissione esaminatrice nell’ambito delle procedure di selezione
che li riguardano;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- la possibilità di chiamare all’inquadramento nel
ruolo di associato, in caso di valutazione positiva già raggiunta, i
ricercatori di tipo B dopo un solo anno dall’immissione nel relativo ruolo,
sempre che l’ateneo abbia le risorse finanziarie per farlo;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- l’interpretazione normativa vincolante in base alla
quale l’articolo 24, comma 6, della legge 30 dicembre 2010, n.240, va
interpretato nel senso che l’abilitazione scientifica, da conseguire ai fini
della chiamata di cui al medesimo comma 6, si riferisce allo stesso settore
concorsuale di afferenza oggetto della procedura;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- nuove norme in materia di congedo obbligatorio per
maternità;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- l’attribuzione all’associazione di diritto privato
CRUI e non al CEPR della possibilità di esprimere un membro del panel dei
valutatori dei futuri componenti del direttivo dell’Agenzia Nazionale della
Ricerca, depennando il requisito in base al quale il candidato in possesso di
esperienza nella gestione di progetti complessi avrebbe avuto titolo
preferenziale nella selezione (evidentemente fra i nomi che la CRUI ha già in
mente di proporre c’è qualcuno che non ha mai gestito progetti di ricerca
complessi e sarebbe un vero peccato non consentirgli di spiccare nella
selezione);</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- l’attribuzione, a decorrere dall’A.A. 2022-23, ad
ANVUR, CRUI e CUN del potere di esprimere i criteri che saranno recepiti da un
regolamento governativo per definire i criteri di accreditamento dei nuovi
corsi di insegnamento;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">- singolari ritocchini ad hoc al modo in cui viene
composto il collegio dei revisori dei conti delle fondazioni universitarie
(forma giuridica attraverso cui operano, a titolo di esempio, realtà libere di
agire iure privatorum come l’Istituto Italiano di Tecnologia - <b>IIT</b> o l’<b>IMT</b> di Lucca). (F: Red.ne Roars 08.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ACCESSO PROGRAMMATO AL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E CHIRURGIA. E’
MEGLIO IL SISTEMA FRANCESE?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il sistema francese prevede un
iniziale percorso (aperto a tutti) comune per tutti i candidati ai corsi di
laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Farmacia ed Ostetricia, seguito,
al termine del primo anno propedeutico, da una selezione (regolata ogni anno da
un numero chiuso di posti), che apre la via agli studi di medicina. In funzione
della propria posizione in graduatoria, lo studente può scegliere se restare al
CdL in Medicina e Chirurgia od orientarsi verso un altro Corso di Laurea. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In uno studio si sono presi in
considerazione 1792 studenti che hanno sostenuto il test di ammissione e si
sono immatricolati (1326 regolari e 466 in sovrannumero) al corso di Laurea in
Medicina e Chirurgia delle Università di Milano Bicocca, Milano Statale, Modena
e Reggio Emilia, Molise, Piemonte Orientale, Pavia, Roma La Sapienza, Torino. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In risposta a prese di
posizione sulla stampa (e anche a un ex-ministra del MIUR), che avrebbero
voluto adottare come migliore il <b>sistema
francese</b>, lo studio ha dimostrato che l’adozione di questo sistema, che
prevede l’accesso aperto e uno sbarramento alla fine del primo anno, non
sarebbe utile. Infatti, come rilevato dallo studio, la valutazione del
rendimento alla fine del primo anno di corso porta a selezionare gli stessi
candidati che avrebbero ottenuto i punteggi più alti alla prova di ammissione
secondo il nostro sistema basato sul test prima dell’accesso al CdL. (F: A.
Bossi a nome del gruppo di lavoro che ha effettuato lo studio, quaderni-conferenze-medicina.it
JIME <span style="background: white;">n.71, 2016, pp. 3230-3232; </span>R.
Gullotto, catania.liveuniversity.it 14.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INFORMAZIONI UNIVERSITARIE. DECIMO ANNIVERSARIO DI PUBBLICAZIONE DEL
WEBMAGAZINE </b><a href="http://www.universitastrends.info/">http://www.universitastrends.info/</a> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La redazione, nel decimo
anniversario della pubblicazione del presente webmagazine, ricorda ai lettori: <b>INFORMAZIONI UNIVERSITARIE</b> è un
webmagazine senza periodicità che pubblica una web review di notizie
sintetizzate d'attualità sulle politiche dell’università e della ricerca. Le
fonti sono ottenute nel web da quotidiani nazionali ed esteri, agenzie,
rassegne stampa (es. quelle del CNR), siti specializzati sull'università (es.
Roars, Osservatorio sull’Università, corriereuniv.it), siti istituzionali (es.
CRUI, CUN), siti internazionali (oecd.org/education, ihe@bc.edu,
universityworldnews.com), siti sindacali (es. uspur.it, cipur.it,
cnu-universitas.it, flcgil.it/università) e tramite Google Alerts che monitora
il web segnalando sempre nuovi contenuti su specifici argomenti richiesti
dall’utente (es. ricerca, docenti).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il webmagazine è inviato ai
professori e ai ricercatori universitari degli atenei italiani che nei loro
portali rendono accessibili gli indirizzi di posta elettronica di questo
personale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella home page del
webmagazine è inserita una <b>RUBRICA
TWITTER</b> che pubblica notizie di giornata su università, ricerca, temi di
politica e d’attualità scientifica. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">È possibile, collegandosi a <a href="https://www.universitastrends.info/">https://www.universitastrends.info/</a>,
iscriversi alle newsletter e ricevere una mail di notifica sugli aggiornamenti
del webmagazine. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA SCALATA ALLE CLASSIFICHE DELLE UNIVERSITÀ <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Questo webmagazine pubblica
regolarmente alla voce del menu “Classificazioni delle università” i report
delle principali agenzie che mettono in rete i ranking degli atenei. La
pubblicazione di tale interessante tipologia d’informazione non esime tuttavia
dal pubblicare anche le ricorrenti critiche a quella che è diventata una vera
ossessione per gli indicatori per scalare le classifiche degli atenei. Molti
addetti ai lavori giudicano tale ossessione (il c.d. rankismo), e
l’enfatizzazione datale dai media, esiziali per la ricerca di qualità e più in
generale per una normale atmosfera della competizione scientifica in ambito
accademico. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>GLI INDICATORI DI QUALITÀ DELLA RICERCA. DA NEUTRALI DIVENUTI
PRESCRITTORI DEI COMPORTAMENTI DEGLI ATTORI CHE QUEGLI STRUMENTI DOVREBBERO
VALUTARE POICHÉ COSTORO SONO PREMIATI QUANDO VI SI CONFORMANO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le Soir, quotidiano belga a
grande diffusione, ha pubblicato a fine agosto un articolo dal titolo “<i>Voyage en absurdie: les rankings des
universités</i>”. Il giornale generalista più letto dalla comunità francese del
Paese mette a nudo criticamente e impietosamente le fallacie delle
"classifiche" universitarie, un fenomeno alimentato dall'attitudine
dei media a riprodurre puntualmente con grande enfasi i dati popolanti questi
rankings, ben noto anche alle nostre latitudini. Roars lo descrive da tempo
avendo coniato il neologismo "Rankismo". I numeri sono saliti al
potere del mondo scientifico agli inizi del millennio e hanno conquistato ogni
ambito del mondo accademico. Dalla valutazione individuale del singolo studioso
(il celebre h-index, escogitato nel 2005, con subitaneo, travolgente successo,
dal fisico argentino dell'Università di San Diego Jorge Eduardo Hirsch, forse
anche perché rivelatosi subito idoneo a rappresentare ed assecondare l'ego dei
suoi adepti), alla valutazione del prestigio scientifico della rivista
(l'altrettanto famigerato Impact Factor o IF, lucrosamente gestito a livello
mondiale dalla società Clarivate Analytics dopo essere stato messo a punto da
un chimico, che, applicando i suoi algoritmi alle pubblicazioni scientifiche,
era divenuto ricco: Eugene K. Garfield, appropriatamente ricordato da Wikipedia
anche con la qualifica di “businessman”), al fenomeno - appunto - del Rankismo
universitario di cui qui si parla.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Valutare un ricercatore o un gruppo
di ricerca sulla base di questi indicatori diviene facile ed allettante. Seduce
e assolve. Per pigrizia, e per non sbagliare di fronte all'apparente
oggettività dei numeri, i membri dei comitati di valutazione ad ogni livello
basano il loro giudizio sulla nuova "scienza" della bibliometria e ne
sposano fino in fondo i dettami.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sennonché - aggiunge Le Soir -
quando un indicatore appare in un dominio del sapere, inizialmente avanza
mascherato, presentandosi come un neutro strumento di misura. Assai presto
quello strumento diventa, invece, un implacabile prescrittore dei comportamenti
degli agenti che quello strumento dovrebbe valutare, poiché costoro vengono
premiati quando vi si conformano. La potente tendenza ad adattare il proprio
comportamento agli standard dell'indicatore induce profonde trasformazioni, se
non vere e proprie distorsioni, nei comportamenti dell'agente soggetto a tali
indicatori. E la sua efficacia diventa normativa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ma i danni più gravi si
registrano sul fronte delle riviste scientifiche, là dove ormai regna sovrano
l'Impact Factor, che misura il numero di citazioni ricevuto da un articolo nel
torno di 2-5 anni dalla sua pubblicazione. Per aumentare il loro X-Factor
(pardon, IF), alcune riviste sono arrivate al punto di pubblicare un articolo a
condizione che l'autore citi un numero sufficiente di articoli pubblicati nella
stessa rivista. Discipline come la storia, il diritto o la filosofia, dove
tradizionalmente è la monografia a fare la differenza, vengono bistrattate
perché nel clima numerico imperante esprimono “prodotti” la cui valutazione non
si presta ad essere effettuata con le nuove metriche. È ormai chiaro che
l'ossessione per i numeri sta portando la scienza fuori strada.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un numero sempre più alto di
comunità scientifiche e di addetti ai lavori della valutazione scientifica è
ormai consapevole dei pericoli esiziali che questa ossessione per gli
indicatori proietta sul futuro delle nostre Università e sulla ricerca di
qualità. (F: Le Soir 29.08.20; Red.ne Roars 15.09.20 )<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">The TIMES HIGHER EDUCATION WORLD UNIVERSITY
RANKINGS 2021<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The Times Higher
Education World University Rankings 2021 include more than 1,500 universities
across 93 countries and regions, making them the largest and most diverse
university rankings to date. The table is based on 13 carefully calibrated
performance indicators that measure an institution’s performance across four
areas: teaching, research, knowledge transfer and international outlook. This
year’s ranking analysed more than 80 million citations across over 13 million
research publications and included survey responses from 22,000 scholars
globally.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">1 - University of
Oxford. United Kingdom<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">2 - Stanford
University. United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">3 - Harvard
University. United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">4 - California Institute of Technology. United
States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">5 - Massachusetts
Institute of Technology. United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">6 - University of
Cambridge. United Kingdom<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">7 - University of
California, Berkeley. United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">8 - Yale University.
United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">9 - Princeton
University. United States<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">10 - University of
Chicago. </span>United States</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">......</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">167 – Università di Bologna. <span lang="EN-GB">Italia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">.....<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">170 – Sant’Anna School
of Advanced Studies, Pisa. </span>Italia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">.....</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">181 – Scuola Normale Superiore, Pisa. Italia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">.....</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">201 – Università Sapienza, Roma. Italia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">.....</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">251 – Università di Padova. Italia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">.....</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">251 – Vita Salute San Raffaele. Italia</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>ATENEI
ITALIANI BEN PIAZZATI NEI DUE RANKING PIÙ USATI E DIFFUSI A LIVELLO
INTERNAZIONALE. UN MIGLIORAMENTO IN CLASSIFICA OSTACOLATO DALLA DISCREZIONALITÀ
DI ALCUNI INDICATORI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">In THE WORLD UNIVERSITY RANKING primi 3 italiani: Università
di Bologna (167°), Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (170°), Scuola Normale
Superiore di Pisa (181°). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">In QS (QUACQUARELLI SYMONDS) WORLD UNIVERSITY RANKING primi 3 italiani: Politecnico di Milano
(137°), UniBo (160°), Roma-Sapienza (171°). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">La formazione di una qualsivoglia graduatoria
presuppone ovviamente di assegnare un punteggio che di volta in volta viene
determinato dalla scelta di specifici indicatori. I responsabili di queste
operazioni sono spesso grandi editori o vere e proprie agenzie di ranking sulle
quali inevitabilmente grava l’ombra di una certa discrezionalità nella scelta
di quegli indicatori che vanno a comporre i suddetti ranking. Discrezionalità
che li rende arbitrari e ovviamente difficilmente confrontabili tra loro. Inoltre
il fattore reputazione ha un ruolo decisivo nella formazione dello score
finale. Ma esso non può ritenersi sempre esente da una certa discrezionalità,
intervenendo su di esso fattori soggettivi come la stratificazione nel tempo di
reti accademiche e di rapporti personali, oltre alle capacità di comunicazione
degli atenei stessi.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Gli Autori dell’articolo su lavoce.info (Checchi,
Micoli e Uricchio) si domandano cosa sia possibile fare per migliorare il
posizionamento dei nostri atenei in questi ranking, specialmente considerando
il buon posizionamento del paese nella ricerca su scala internazionale, e
suggeriscono: agire con maggiore energia sul terreno
dell’internazionalizzazione, lavorare sulla costruzione di un numero più ampio
e articolato di indicatori all’interno dei meccanismi di finanziamento del
nostro sistema formativo che dovrebbero essere più vicini ai parametri usati
nei sistemi di ranking, migliorare il rapporto fra docenti e studenti e
soprattutto il trasferimento tecnologico. In questo modo si promuoverebbe
l’immagine del sistema universitario nazionale, come meriterebbe proprio alla
luce della qualità della sua ricerca. Sull’internazionalizzazione degli atenei
l’Italia finisce per non brillare nei ranking, e non solo per problemi della
lingua: un miglioramento notevole potrebbe scaturire da un maggiore impulso
alla valorizzazione e apertura del nostro sistema di alta formazione artistica
e musicale (Afam), se questi corsi fossero anche formalmente assimilati ai
corsi di laurea. (F: lavoce.info 20.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>POLIMI, UNIBO E SAPIENZA: ECCO IL PODIO DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE NEL QS
RANKING<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel QS WORLD UNIVERSITY
RANKING 2021 il MIT di Boston è ancora al primo posto davanti a Stanford e
Harvard. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">36 atenei italiani entrano in
classifica tra 1000 selezionati di 93 nazioni. Nei 36 italiani spiccano il Politecnico
di Milano, al 137° posto (+12 posizioni), il migliore in Italia, seguito da
Università di Bologna, 160° posto (+17 posizioni) e Roma Sapienza 171°. PoliMi
e UniBo figurano nell’1% dei migliori al mondo. (CorSera 10.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">CLASSIFICA QS WORLD
UNIVERSITY RANKING BY <u>SUBJECT</u> 2020. </span></b><b>MIGLIORI 10 UNIVERSITÀ PER <u>INGEGNERIA</u>
IN EUROPA</b>. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La classifica finale per il
2019 segue >><o:p></o:p></p>
<ol start="1" style="margin-top: 0cm;" type="1">
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">University
of Cambridge (UK), in 3° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;"><span lang="EN-GB">ETH Zurich – Swiss Federal Institute of
Technology (Svizzera), in 4° posizione mondiale;<o:p></o:p></span></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">University
of Oxford (UK), in 6° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">Imperial
College London (UK), in 7° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">EPFL
– Ecole Polytechnique Federale de Lausanne (Svizzera), in 11° posizione
mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">Delft
University of Technology (Olanda), in 15° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">Politecnico
di Milano (Italia), in 20° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">Technical
University of Munich (Germania), in 25° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">KTH
Royal Institute of Technology (Svezia), in 30° posizione mondiale;<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo2;">UCL
(UK), in 39° posizione mondiale.<o:p></o:p></li>
</ol>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">CENTER FOR WORLD
UNIVERSITY RANKINGS (CWUR) 2020-2021<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Pubblicata l’edizione
2020-2021 del ranking internazionale delle università elaborato dal CENTER FOR
WORLD UNIVERSITY RANKINGS (CWUR), un’organizzazione di consulenza con sede
negli Emirati Arabi Uniti. In classifica al 1° posto l’Università di Harvard,
seguita dal MIT di Boston e dalla Stanford University. Il politecnico di Zurigo
svetta nella classifica e si posiziona in testa tra gli atenei elvetici e a
livello mondiale occupa il 29° posto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Prime 20 italiane nella <b>tabella.</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t"
path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe" filled="f" stroked="f">
<v:stroke joinstyle="miter"/>
<v:formulas>
<v:f eqn="if lineDrawn pixelLineWidth 0"/>
<v:f eqn="sum @0 1 0"/>
<v:f eqn="sum 0 0 @1"/>
<v:f eqn="prod @2 1 2"/>
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<v:f eqn="prod @3 21600 pixelHeight"/>
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<v:f eqn="sum @8 21600 0"/>
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<v:f eqn="sum @10 21600 0"/>
</v:formulas>
<v:path o:extrusionok="f" gradientshapeok="t" o:connecttype="rect"/>
<o:lock v:ext="edit" aspectratio="t"/>
</v:shapetype><v:shape id="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75" alt="Immagine"
style='width:403.2pt;height:276.3pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image001.jpg"
o:href="https://pbs.twimg.com/media/EaFVpz0WoAEtnYC?format=jpg&name=small"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img alt="Immagine" border="0" height="368" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image002.jpg" v:shapes="_x0000_i1025" width="538" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">CLASSIFICA NATURAL
SCIENCES WORLD UNIVERSITY RANKING<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La classifica NATURAL SCIENCES
WORLD UNIVERSITY RANKING è compilata dall'agenzia russa Round University
Ranking (RUR) sulla base dei dati della statunitense Clarivate Analytics,
tenendo conto delle dimensioni degli atenei. Stanford, Princeton, Caltech, MIT,
Rice University e Scuola normale superiore di Pisa, questo il gruppetto dei sei
migliori atenei del mondo per le <b>Scienze
Naturali</b>, ovvero le discipline che indagano gli aspetti fisici, biologici,
chimici della vita nell'universo. Cinque università statunitensi e una
italiana, prima europea. (F: quinewspisa)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b><span lang="EN-GB">CWTS LEIDEN RANKING 2020 EXCLUSIVELY
BASED ON THE RESEARCH DONE AT UNIVERSITIES<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><span lang="EN-GB">CWTS
LEIDEN RANKING 2020 includes 1176 universities worldwide. These universities
have been selected based on their number of Web of Science indexed publications
(<b>P</b>) in the period 2015–2018. The LR
provides information exclusively about the <i>research
done at universities. <o:p></o:p></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b><span lang="EN-GB">In tabella le prime 20.<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 121.0pt;"><span lang="EN-GB"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75" style='width:479.7pt;height:281.7pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="LEIDEN RANK 2020 08" cropbottom="691f"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="376" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image004.jpg" v:shapes="_x0000_i1026" width="640" /><!--[endif]--></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>CLASSIFICA CENSIS DEGLI ATENEI ITALIANI 2020-21
<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per quanto riguarda i <b><u>Mega Atenei Statali</u></b> con più di
40mila iscritti, in pole spiccano l’UniBo, l’UniPd, l’UniFi, Sapienza di Roma,
stabili ai primi quattro posti. Al quinto posto l’UniPi, seguono la Statale di
Milano, l’UniTo, l’UniBa, l’UniCt e l’Università di Napoli Federico II.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella classifica dei <b><u>Grandi Atenei Statali</u></b> spicca
l’UniPg, seguita da UniPv, Università della Calabria e ancora l’UniPr,
l’Università di Cagliari, l’Università di Milano Bicocca, l’UniMoRe e l’Università di Salerno. Entrano in classifica l’UniFe, l’Università della Campania e
l’Università di Messina. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’UniTr è prima per gli <b><u>Atenei Statali Medi</u></b>, seguita
dall’UniSs, Siena Trieste, Udine, l’Università Politecnica delle Marche,
l’Università di Napoli l’Orientale, l’Università di Napoli Parthenope e
l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per i <b><u>Piccoli Atenei</u></b><u> <b>Statali</b></u>
spicca l’Università di Camerino seguita dall’Università Mediterranea di Reggio
Calabria e l’Università di Foggia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per quanto riguarda gli <b><u>Atenei Non Statali</u></b> la Bocconi di
Milano è prima seguita da Università Cattolica, Luiss, Lumsa, e Iulm. La Libera Università di Bolzano è prima nella
classifica dei piccoli Atenei, seguita da Università Roma Europea,
Liuc-Università Cattaneo, Università Lum Jean Monnet e Università di Roma Link
Campus. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I punteggi delle prime dieci
università migliori per le <b>lauree
magistrali in ingegneria</b>: Politecnico di Milano 106.5, UniGe 106, UniAq
101.5, UniPd 101, UniTr 100, UniBo 97.5, UniPv 97, UniBg 94.5, UniBs 94, UniPa
93.5. (F: C. Lanari, Huffingtonpost 15.08.20)
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>CLASSIFICA CENSIS DEGLI ATENEI 2020-21.
TROPPA IMPORTANZA ALL’<i>OCCUPABILITÀ</i>
POST LAUREA</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">La
classifica Censis (v. nota precedente) si basa sull’offerta di servizi: borse
di studio, strutture, servizi digitali, internazionalizzazione. Mette sullo
stesso piano le strutture disponibili, e, in sostanza, “come è fatto il sito
web”. Cose la cui “importanza” ha … diversi ordini di grandezza di differenza!
Nulla inoltre (non sarebbe questa una cosa da dover conoscere?) riferisce sulla
qualità dei professori. Dà grande importanza, invece, all’occupabilità: cioè
alla percentuale di laureati che ad un anno dalla laurea ha trovato
occupazione. L’<i>occupabilità</i> è nota a
chi si interessa di fondi universitari: nelle assegnazioni agli atenei si usa
da anni, e per come viene utilizzata si è trasformata in una sorta di <i>regionalismo differenziato in ambito
universitario, </i>così argomenta l’estensore dell’articolo Laccetti. Le
classifiche che usa il MIUR per i fondi sono stilate dall’agenzia ANVUR in modo
da penalizzare chi è nelle ultime posizioni, e premiare chi è in testa.
Indovinate? Ai primi posti gli Atenei del Nord, agli ultimi posti quelli del Mezzogiorno.
“Avrete più soldi se … migliorerete”. E come si fa, senza soldi? Più soldi,
migliore classifica, ancora più soldi. E così via, anno dopo anno. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Ma poi,
l’occupabilità misura davvero la qualità della didattica e della ricerca o la
preparazione degli studenti? Questo aspetto non sembra proprio interessare gli
estensori della classifica Censis. E’ evidente invece di come l’occupabilità
sia legata in modo diretto alla qualità del tessuto
economico-produttivo-sociale del territorio in cui ha sede l’Ateneo, perché è
questo che garantisce maggiori possibilità di lavoro. (F: G. Laccetti, Roars 30.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PARIS-SACLAY. ATENEO CON SOLO UN ANNO DI VITA GIA’ TRA I MIGLIORI NELLA
CLASSIFICA ARWU </b><b><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt;"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dopo Oxford e Cambridge nella
classifica ARWU delle migliori università appare Paris-Saclay. Incredibile se
pensiamo che questo ateneo ha solo un anno e già compete con le università più
antiche e prestigiose d’Europa. Come è possibile? Ma in cosa consiste questo
nuovo ateneo? Perché va così forte? Intanto è grande. In secondo luogo, ha
inglobato tante università e centri di ricerca al suo interno, per questo si
può scegliere di studiare quasi tutto; il suo complesso è in grado di
accogliere fino a 48mila studenti e 9mila ricercatori; poi per il modo in cui è
stato realizzato, dunque raccogliendo e mettendo insieme tanti atenei, nel
calcolo dei punteggi ha potuto sommare tutti i punti di queste piccole
università. Risultato? Quest’anno è arrivata 14esima nella classifica di
Shanghai. (F: facceaso settembre 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CRISI PANDEMICA
DA CORONAVIRUS. SARS-COV-2, COVID-19<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">MAMMALIAN SPECIES
SUSCEPTIBLE TO NATURAL AND/OR EXPERIMENTAL INFECTION BY THE "SEVERE ACUTE
RESPIRATORY SYNDROME (SARS) CORONAVIRUS (COV)-2<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Based upon the data reported by Dr Shi and coworkers (1) as well as by
other investigators, cats, ferrets, hamsters, tigers, lions, and minks
represent, along with macaques and other non-human primates, mammalian species
that are susceptible to natural and/or experimental infection by the
"Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) Coronavirus (CoV)-2", the
seventh officially recognized human coronavirus, which is also the causative
agent of "CoronaVirus Disease 2019" (CoViD-19). A less pronounced
SARS-CoV-2 sensitivity has been additionally shown in dogs, with resistance to
experimental challenge having been reported in chickens and ducks (1). As firmly
ascertained in mankind, cats would be also prone to acquire SARS-CoV-2
infection through the respiratory route, with infected (and asymptomatic)
felines shedding the virus by means of aerosolization, thereby infecting their
conspecifics housed in close proximity to them (1). Noteworthy, SARS-CoV-2
infection has been recently diagnosed in mink farms in The Netherlands, with
minks likely acquiring the virus from infected caregivers, in a similar fashion
to what previously found in tigers and lions from New York City Bronx Zoo as
well as in privately owned cats in Hong Kong, Belgium, and USA. Since the viral
isolates characterized from some of the aforementioned patients in The
Netherlands had a genome sequence closer to that of SARS-CoV-2 strains detected
in minks, as compared to the isolates identified in the "general
population" residing in the same area, it seems plausible that humans
(mink caregivers) might have acquired the infection from minks rather than by
interhuman transmission. This is of special concern when dealing with the
intricate and complex eco-epidemiological dynamics of a natural (and pandemic)
infection as the one caused by SARS-CoV-2 betacoronavirus, a pathogen likely
originating from bats (<i>Rinolophus affinis</i>)
and which could have subsequently "jumped" into an
"intermediate" (and hitherto unidentified) species before making its
"definitive" spillover into mankind. This is not an
"unprecedented" finding, given that the SARS and the "Middle
East Respiratory Syndrome" (MERS) coronaviruses had done (more or less)
the same in 2002-2003 and 2012, respectively, and provided also that, even more
important, no less than 70% of "emerging infectious diseases" (EIDs)
are caused by pathogens originating, either certainly or suspectedly, from
animals (2). As a concluding remark, SARS-CoV-2 infection and CoViD-19 disease,
which have now reached the dramatic figures of 17 million cases and over
650,000 deaths worldwide, are a complex issue, in a similar way to the vast
majority, if not to all the other zoonotic infections and diseases. As a
consequence, a multidisciplinary approach is absolutely needed in handling
zoonotic EIDs, thereby taking into special consideration the "One
Health" concept, a crucial "common denominator" mutually and
indissolubly linking human, animal, and environmental health into a common and
unique "triangle". </span>References
1) Shi J. et al. (2020) - Science 368: 1016-1020. 2) Casalone C. & Di
Guardo G. (2020) - Science (Letter to the Editor, e.Letter). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: G. Di Guardo, UniTe, nota
pubblicata online in veste di "e.Letter" sulla Rivista <i>Science</i> il 30.07.20 e qui riprodotta per
gentile concessione dell’Autore).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>COVID-19 ED
INFLUENZA SPAGNOLA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Che 100 anni, esattamente 100 anni separino la
CoViD-19 dalla "Spagnola", la tragica pandemia influenzale che nel
1918-19 causò almeno 50 milioni di morti, e' un dato di fatto. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Assai meno scontati - se non addirittura
improponibili in certi casi - sarebbero, invece, i paralleli fra le due
pandemie ed i rispettivi agenti causali (virus SARS-CoV-2 e IAV-H1N1). A tal proposito,
un aspetto che quasi mai viene preso in considerazione nella disamina
comparativa fra CoViD-19 e "Spagnola" e' quello relativo alle
complicanze settiche (batteriche) sviluppate dai pazienti infetti, un'evenienza
tutt'altro che infrequente. Dai tempi della famigerata influenza del XX secolo
ci sarebbero voluti quasi 30 anni, infatti, prima che Alexander Fleming
scoprisse (nel 1946) la penicillina, il primo antibiotico della storia. Ciò
equivale a dire che mentre l'influenza complicata da germi d'irruzione
secondaria non avrebbe potuto concedere scampo, illo tempore (1918-'19), ai
malcapitati individui, le forme respiratorie "complicate" di CoViD-19
possono beneficiare oggigiorno di un'ampia gamma di antibioticoterapie. Ciò
rende a mio avviso, unitamente ad altri elementi, pressoché improponibile un
confronto "a distanza" fra le due pandemie. Sarebbe interessante, pur
tuttavia, acquisire dati affidabili in merito alla reale prevalenza delle
complicanze settiche nei pazienti CoViD-19-affetti, al precipuo fine di poter
stabilire quale sia stato l'effettivo ruolo svolto dai batteri d'irruzione
secondaria negli oltre 880.000 casi di malattia ad esito letale ufficialmente
accertati su scala globale. Alle succitate opzioni terapeutiche oggigiorno
disponibili per gli individui SARS-CoV-2-infetti colpiti da sindromi
respiratorie complicate da germi d'irruzione secondaria fa da
"contraltare", infatti, l'allarmante escalation delle infezioni
sostenute da batteri antibiotico-resistenti, responsabili di almeno 10.000
decessi su base annua in Italia, fattispecie quest'ultima che
"conferisce" al nostro Paese un triste primato per tale parametro nel
Vecchio Continente. (F: G. Di Guardo, UniTe 08.09.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b><span lang="EN-GB">THREE COVID-19 NEW VACCINES</span></b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><span lang="EN-GB">Three
new vaccines produce an immune response to the new coronavirus. Two of the
vaccines — one from China’s CanSino Biologics and the other from a
collaboration between Oxford University and Astrazeneca — use an altered
adenovirus that mimics the coronavirus and, when injected in humans, triggers
the creation of antibodies against it. The third, from Pfizer and German
biotech BioNTech, relies on messenger RNA (mRNA) that synthesizes a crucial
part of the coronavirus called the receptor-binding domain. They join US
biotechnology company Moderna, which last week published evidence that its
mRNA-based vaccine provoked immune responses in its early-stage trial. Next
comes the all-important large phase III trials that will show whether these
vaccines actually protect people from the new coronavirus. “What this means is
that each of these vaccines is worth taking all the way through to a phase III
study,” said vaccine researcher Peter Jay Hotez. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">(F: Nature Briefing 22.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CULTURA
DEL DIGITALE. DIDATTICA A DISTANZA. INNOVAZIONE TECNOLOGICA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’ITALIA AL 22° POSTO, TERZULTIMA IN EUROPA TRA LE NAZIONI PRONTE
ALL’E-LEARNING<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">"Preply", la
piattaforma dedicata all’apprendimento digitale, ha reso pubblici i dati di uno
studio che esamina l’esistenza di condizioni basilari per e-learning e
l’educazione digitale in 30 Paesi a livello globale: L’Italia si piazza al 22°
posto nella classifica delle nazioni con le migliori condizioni per
l’e-learning. Rispetto all’indice dell’accessibilità all’educazione online,
l’Italia non brilla. Solo il 72.5% degli studenti ha accesso a un computer da
casa. Però sono 218 i corsi di educazione a distanza, un dato che pone il
Belpaese nella media europea, considerando che la Germania ne ha 220 e la
Spagna 260. Nella media europea è anche il dato relativo alla retribuzione dei tutor,
17 euro l’ora, contro i 29.39 euro l’ora della Danimarca e gli 11 euro della
Spagna. Ad abbassare drasticamente il ranking dell’Italia sono i dati relativi
alla velocità di download a banda larga e mobile. La velocità di download a
banda larga in Italia è in media di 60.0 Mbit/s, con Francia, Ungheria, Svezia
e Spagna che doppiano l’Italia e fanno registrare i risultati migliori a
livello europeo. (F: today 06.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Potrebbe interessarti: <a href="https://www.today.it/innovazione/classifiche-e-learning-paesi-ocse-posizione-italia.html">https://www.today.it/innovazione/classifiche-e-learning-paesi-ocse-posizione-italia.html</a>
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIVERSITÀ TELEMATICHE. IL RAPPORTO CRITICO E MAI RISOLTO FRA UNIVERSITÀ
TRADIZIONALI E UNIVERSITÀ TELEMATICHE. LA CORSA ALL’“ACQUISTO” DEI CREDITI PER
INSEGNARE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Milena Gabanelli (con Adele
Grossi) ha riacceso i riflettori sul mondo delle università telematiche
italiane sulla Data Room, ospitata sul sito del Corriere della Sera il 28
luglio scorso. Le Università telematiche accreditate in Italia sono 11. Esse
contano (nel 2019) 110.000 immatricolati a fronte dei 1.690.000 e rotti delle
Università tradizionali (nel 2018). Per legge, esse possono impartire corsi di
laurea in tutte le discipline, eccetto Medicina e Chirurgia, Medicina
Veterinaria, Odontoiatria. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il punto finale dell’analisi
mette all’indice il vero problema, mai risolto, relativo al rapporto fra
università tradizionali e università telematiche, un problema che oggi, in
tempi nei quali anche le “tradizionali” devono erogare didattica in via
telematica, appare farsi davvero critico, nella sua ormai patente
ingiustificabilità: la diversità delle regole che disciplinano l’accreditamento
di Università che rilasciano un diploma di laurea che la legge rende in tutto e
per tutto equipollente a quello rilasciato dalle Università tradizionali. Le
regole che le università telematiche devono osservare sono molto meno rigide di
quelle imposte alle università tradizionali. Per quanto riguarda la didattica
c’è un docente di ruolo per più d’ogni 521 iscritti, contro 1 ogni 36 delle
tradizionali dove, per un corso di laurea, il decreto ministeriale 6/2019 ha
imposto 9 docenti di cui 5 di ruolo. Tutte queste lauree, ai fini concorsuali,
valgono esattamente quanto quelle conseguita in qualsiasi altro ateneo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Poiché la tabella
ministeriale, che definisce le classi di concorso per l’insegnamento e i
requisiti necessari, permette di acquisire a chi non li ha i crediti per
insegnare certe discipline per le quali non si ha la laurea prevista, si è
assistito alla corsa all’“acquisto” di questi crediti, prontamente messi in
vendita dalle università telematiche. Ci si può rivolgere a una telematica, la
quale, attraverso un corso telematico e un colloquio finale, concede questi
crediti a costi variabili in base al numero dei crediti richiesti. Il rischio è
che si abbiano <i>docenti che, pur sapendo
poco o nulla di una data disciplina, perché mai o poco studiata nel corso
regolamentare dei propri studi, vadano ugualmente a insegnarla nelle scuole, scavalcando
quanti con quella materia si sono dovuti confrontare con un corso di laurea
specifico impartito in modalità tradizionale</i>. E’ uno degli strumenti –
tutti rigorosamente a norma di legge – con i quali oggi ci si propone di
formare un corpo docente di «elevata» qualificazione nelle scuole italiane,
osserva Roars <a href="https://tinyurl.com/yxrthcsv">https://tinyurl.com/yxrthcsv</a>
sulla scorta dell’analisi su Data Room (M. Gabanelli, CorSera). E aggiunge:
Quando si dice che si è voluto distruggere la scuola (vedi anche l’articolo di
E. Galli della Loggia sul CorSera del 21.08.20) non si ricorre a un’iperbole,
ma si descrive la realtà dei fatti; tutto ciò è frutto di norme che qualcuno ha
voluto approvare e i cui consequenziali provvedimenti qualcuno ha firmato, così
come dietro il grande business delle telematiche potrebbero celarsi anche
consistenti interessi politici, e non solo. (F: CorSera 28.07.20; Red.ne Roars
26.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NEUROTECNOLOGIE. I RISCHI DI INTERFACCE MACCHINA-CERVELLO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Costruire «macchine» in grado
di eseguire compiti caratteristici dell'intelligenza umana, riproducendo il
funzionamento del cervello, è sempre stato il sogno nel cassetto dell'Homo
Technologicus. Aspirazione legittima da sempre ma che negli anni `50 ha preso
forma compiuta grazie alla nascita della cosiddetta Intelligenza artificiale.
Seppur fin da allora in continua
evoluzione, tale disciplina ha però subito una rivoluzione concettuale e
fattuale solo all'inizio degli anni '8o quando sono state sviluppate le prime
macchine capaci di apprendere autonomamente un'attività senza essere state
programmate esplicitamente a farlo. Utilizzando come modello computazionale
precipuo le reti neurali - certo ben diverse da quelle contenute nel nostro
cervello - queste macchine sono già oggi di utilizzo comune in molti ambiti
(imaging medicale, guida autonoma, riconoscimento facciale, assistenti
virtuali) e quindi certo utili. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. La stessa
«neurotecnologia» ha portato contestualmente allo sviluppo di interfacce
macchina-cervello talmente efficaci da far «parlare» anche cervelli umani tra
di loro solo connettendoli via wifi. Macchine che un giorno ci aiuteranno certo
a superare handicap<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">fisici e mentali causati da
gravi malattie ma che potrebbero anche essere usate per condizionare i nostri
comportamenti agendo appunto «inconsapevolmente» sul nostro pensiero.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Proprio per anticipare scenari
futuri o futuribili spiacevoli, lo scorso dicembre, l'Oecd (Responsible
Innovation in Neurotechnology) ha elaborato semplici ma fondamentali
raccomandazioni che si vorrebbe fossero la base di partenza per un'innovazione
neurotecnologica responsabile, finali7zata esclusivamente a promuovere la
salute. (F: G. Martino, CorSera 02.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>I ROBOT DI TELEPRESENZA PER LA TELEDIDATTICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I robot di telepresenza sono
dispositivi che generalmente contengono un display montato su una base che può
essere facilmente spostata. Quelli di ultima generazioni possono anche mappare
lo spazio circostante ed evitare così gli ostacoli mentre si spostano da una
stanza ad un’altra. I robot di telepresenza rappresentano una sorta di “avatar”
per quegli studenti che non sono in grado di poter frequentare regolarmente la
scuola. La comprovata efficacia degli androidi deriva da ricerche specifiche. Infatti,
i ricercatori hanno analizzato i responsi di 18 studenti di ingegneria e di
quattro dei loro insegnanti. Dalle analisi eseguite emergeva che gli
insegnanti, ritenevano i robot di telepresenza utili strumenti preferibili ad
altri utilizzati per l’apprendimento a distanza. Ciò, poiché la presenza dei
robot garantiva maggiore coinvolgimento e consapevolezza da parte dei loro
studenti. Ovviamente, tutti e quattro gli insegnanti hanno dichiarato che
preferiscono in ogni caso insegnare agli studenti di persona. (F: tecnoapple.it
30.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>È NATA L'<i>ESTENSE DIGITAL LIBRARY</i>, PRIMA PIATTAFORMA ITALIANA CON ACCESSO
ONLINE A OLTRE 700 MILA PAGINE DI MANOSCRITTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La Biblioteca Estense Universitaria è in un bel palazzo di Modena, ma
ora non più solo lì. Perché ora è nata l'Estense Digital Library, prima
piattaforma italiana a offrire la possibilità di accedere online a oltre 700
mila pagine di manoscritti custoditi nella Biblioteca (ma si sta lavorando per
digitalizzare anche i manoscritti e i libri illustrati dell'Antico Fondo
Estense, finanziandosi in fundraising fino a raccogliere i 700 mila euro
necessari). In pratica. con un lavoro durato oltre tre anni, la Biblioteca
Estense Universitaria è la prima in Italia a rendere disponibile non solo il
catalogo o la descrizione dei volumi, ma i libri stessi in altissima
definizione, su piattaforme aperte, mettendosi al livello di altre importanti
biblioteche mondiali come la Oxford Bodleian Library o la Bibliothèque
Nationale de France col suo mastodontico progetto Gallica. Anche la Biblioteca
Vaticana. per citare un altro sancta sanctorum del libro antico, ha iniziato da
anni la digitalizzazione dei suoi 80 mila manoscritti: ma per l'appunto siamo
all'estero. Il Mibact ha iniziato da dieci anni, in partnership con Google Books,
il lavoro di digitalizzazione dei volumi delle Biblioteche nazionali di Roma e
Firenze, ma si tratta di un progetto diverso per tipologia, finalità e
piattaforme. Va detto che la Estense Digital Library è nata con un
finanziamento della "Sphaerae coelestis et planetarum descriptio",
Fondazione di Modena e con il contributo realizzativo del Centro di ricerca
sulle Digital Humanities dell'Università di Modena e Reggio Emilia e di AGO
Modena Fabbriche Culturali. L'aspetto più innovativo di questo portale aperto è
che si basa sullo standard International Image Interoperability Framework, uno
dei più importanti per la condivisione in rete di documenti digitalizzati, che
aiuta archivi. biblioteche e musei a sfruttare al meglio le proprie collezioni
digitalizzate. <span lang="EN-GB">(F: <a href="https://www.gallerie-estensi.beniculturali.it/magazine/magazine-digital-library/">https://www.gallerie-estensi.beniculturali.it/magazine/magazine-digital-library/</a>)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>SOLUZIONI IN
AMBITO EDUCATIVO BASATE SULLA BLOCKCHAIN<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Si legge in Agenda Digitale: In questo periodo di
forte incertezza per l’emergenza sanitaria, l’annoso problema della distanza
tra mondo del lavoro e istruzione superiore può essere affrontato con l’impiego
della tecnologia blockchain.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">I primi esperimenti e progetti pilota di soluzioni in
ambito educativo, basate sulla blockchain, si sono sviluppati a laddove gli
ecosistemi preesistenti di stakeholder erano più robusti, in quanto offrono la
base di fiducia serve per la creazione del cosiddetto Minimum Viable Ecosystem,
che precede l’applicazione su larga scala della DLT nelle transazioni,
costituendo uno spazio circoscritto di prova per lo sviluppo della blockchain e
il miglioramento della soluzione proposta.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Così ha fatto anche Learning Machine, che ha
collaborato con il MIT Media Lab per creare Blockcerts, una piattaforma a
standard aperto utile per la creazione, l’emissione e la verifica di
certificati, tutti su blockchain. Avendo tutti i record (come punteggi
accademici e riconoscimenti) su una blockchain, una eventuale azienda in cerca
di nuove risorse umane, in fase di assunzione, può facilmente vagliare la
credibilità dei documenti dell’ex-studente e scoprire informazioni falsificate,
qualora siano stati millantati fatti non veri. I risultati accademici – voti, trascrizioni
e persino diplomi – sono infatti archiviati sulla blockchain di Blockcerts
perché si abbia una traccia immutabile della storia accademica passata. Più di
600 laureati del MIT 2018 hanno scelto di ricevere una versione digitale dei
loro diplomi sulla blockchain di Blockcerts. Di conseguenza, i registri
accademici degli studenti saranno archiviati per sempre e i futuri datori di
lavoro potranno verificarli immediatamente. (F: agendadigitale 08.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>SMART WORKING<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Zoom ha lanciato Zoom for Home, uno schermo con 3
telecamere per chi lavora in smart working, che garantisce alta qualità video,
avvicinando quanto più la conversazione virtuale a quella reale. Inoltre nel
giro di un paio d’anni Facebook promette videoriunioni con l’utilizzo di
ologrammi in grado di replicare la nostra presenza in ufficio. (F: linkiesta
20-07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOCENTI.
RICERCATORI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>INFONDATA LA DENUNCIATA DISPARITÀ DI
TRATTAMENTO FRA I RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO E I RICERCATORI A TD DI
TIPO B, QUANTO AL REGIME DELLA CHIAMATA A PROFESSORE ASSOCIATO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">La Corte
Costituzionale (Sentenza 24.07.20, n. 165, G.U. 29.07.20) ritiene non fondato
il profilo di censura riguardante la denunciata disparità di trattamento fra i
RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO e i RICERCATORI A TD DI TIPO B, quanto al
regime della chiamata a professore associato attraverso procedura riservata.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Ritiene la
Corte che la lettera dell'art. 24 della legge n. 240 del 2010, là dove prevede,
al comma 5, che l'università «valuta» il ricercatore di tipo B in possesso
dell'abilitazione scientifica nazionale ai fini della chiamata in ruolo come
professore associato e, al comma 6, che la stessa procedura «può» essere
utilizzata per i ricercatori a tempo indeterminato, depone con chiarezza nel
senso di configurare un obbligo di valutazione solo nel primo caso e una mera
facoltà nel secondo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">In definitiva, la Corte dichiara non fondate le questioni di legittimità
costituzionale dell'art. 24, comma 6, della legge 30 dicembre 2010, n. 240
(Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e
reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e
l'efficienza del sistema universitario), sollevate dal Tribunale amministrativo
regionale per la Calabria, in riferimento agli artt. 3 e 97 della Costituzione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">(F: </span><a href="https://ift.tt/3hxT5ue">https://ift.tt/3hxT5ue</a> eius.it)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STIPENDI DEI PROFESSORI UNIVERSITARI. INTERPRETAZIONI DIVERSE TRA ATENEI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Tra gli Atenei italiani
esistono diverse interpretazioni su alcuni aspetti relativi agli stipendi dei
docenti universitari, in seguito al passaggio della progressione economica da
triennale a biennale (in conseguenza dell’articolo 1, comma 629, della Legge 27
dicembre 2017, n. 205) e anche su alcuni casi particolari relativi al
precedente passaggio da biennale a triennale (secondo quanto previsto dall’art
8 della Legge 30 dicembre 2010, n. 240 e, in particolare, all’allegato 1 –
articolo 2, comma 1, del Decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre
2011, n. 232). Queste diverse interpretazioni hanno dato vita a diverse
pratiche negli Atenei, che determinano differenziazioni inaccettabili,
considerato lo Statuto giuridico nazionale della docenza universitaria e in
particolare le norme di legge relative a inquadramento e retribuzione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Appare evidente che tale
situazione si sarebbe potuta evitare se il Ministero non si fosse limitato in
questi mesi a rispondere ai singoli atenei rispetto ai dubbi interpretativi
avanzati, senza farne occasione di indirizzo generale e, nel contempo, CINECA,
che fornisce programmi informatici per il calcolo degli stipendi a larga parte
degli Atenei, non avesse proceduto ad interpretazioni ed applicazioni della
normativa senza apparente coordinamento con il Ministero stesso. (F: F.
Sinopoli, lettera al ministro UR 11.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DAL 2008 IL NUMERO DI POSIZIONI,
LA VELOCITÀ DI CARRIERA E L’ENTITÀ DELLE RETRIBUZIONI PER RICERCATORI E
PROFESSORI UNIVERSITARI SI SONO DRASTICAMENTE RIDOTTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I tre meccanismi attraverso cui il sistema universitario italiano ha
perso attrattività soprattutto agli occhi dei più giovani e dei più qualificati
che sempre più numerosi decidono di lasciare il nostro paese alla ricerca di
migliori opportunità si possono riassumere con le 3L delle parole inglesi: «Less
(staff), Later (careers), Lower (salaries)» . Secondo la nostra analisi il
personale under 40 si è praticamente dimezzato nel decennio 2009-2019 e ha
visto ritardato il proprio ingresso in ruolo a tempo indeterminato a seguito
della nascita della figura del ricercatore a tempo determinato (di tipo A e B).
La perdita economica per questi soggetti è impressionante: per chi aveva tra i
30 e i 40 anni nel 2008 può essere paragonata, in un decennio, al valore medio
del mutuo per l’acquisto di una casa (tra i 100 e i 150 mila euro). La perdita
monetaria ha penalizzato soprattutto le donne che nel 2010 rappresentavano il
19% dei professori ordinari, il 34% degli associati e ben il 45% dei
ricercatori a tempo indeterminato ed erano quindi concentrate tra le fasce
d’età più giovani. La teoria economica ci insegna che i soggetti con una
maggior qualità non osservata sono i primi a lasciare il mercato qualora il
sistema di incentivi non sia ben posto. Ne consegue che il sistema
universitario nel suo insieme corre il rischio di subire una perdita della
qualità generale del personale e, in prospettiva, una diminuzione della
capacità del sistema di svolgere efficacemente i suoi compiti, primo fra tutti
la formazione del capitale umano per il rilancio del paese, ancor più
necessario dopo la pandemia Covid. (F: A. Civera et al., IlSole24Ore Università
11.08.20) )</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CARRIERE E RETRIBUZIONI
SUCCESSIVE ALLA CRISI FINANZIARIA DEL 2008. DONNE IN CARRIERA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Dal 2008 il numero di posizioni, la velocità di carriera e l'entità delle
retribuzioni per <b>ricercatori </b>e <b>professori</b> delle università si sono
drasticamente ridotti a seguito dei tagli che hanno caratterizzato il periodo
successivo alla crisi finanziaria:</p>
<ul style="margin-top: 0cm;" type="disc">
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo1;">- 43 % Giovani accademici. Nel decennio
2009-2018 il numero dei giovani under 40anni presenti nelle Università in
tutti i ruoli (dall'ordinario al ricercatore) si è quasi dimezzato;</li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo1;">1264 Ricercatori in fuga. Nel 2018 l'Istat
ha censito 1264 dottori di ricerca italiani all'estero, un numero
triplicato rispetto al 2009;</li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo1;">141.950 €. Perdita salariale cumulata.
Secondo lo studio dell'Università di Bergamo, basato su dati MEF, dal 2010
al 2020 la perdita monetaria cumulata per un professore ordinario (livello
0) ha sfiorato i 150mila euro;</li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo1;">25% Donne professoresse. Solo 1 su 4 tra i
professori ordinari nelle Università nel 2019 è donna secondo i dati del MIUR.
Soltanto 5 punti percentuali in più rispetto al 2009;</li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo1;">1 su 2 Ricercatori di ruolo donne. Secondo
i dati MIUR tra i ricercatori di ruolo nel 2019 nelle Università italiane
il 49% è di sesso femminile. (F.te: IlSole24Ore agosto 2020)</li>
</ul>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN’INDAGINE RIVOLTA AI DOCENTI
SULLA DIDATTICA A DISTANZA NEL “SEMESTRE COVID”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">DaD. RICERCA UNIVERSI-DAD di F. Ramella e M. Rostan - Centro Luigi
Bobbio dell'UniTo - è la prima indagine su quanto è avvenuto nel
"semestre-Covid" nelle nostre accademie con riferimento, appunto,
alla didattica a distanza. Campione di <b>3.398
docenti</b> e domande poste via questionario. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I ritardi nell'avvio delle lezioni sono stati contenuti (il 74% degli
insegnanti è partito entro il 13 marzo, cinque giorni dopo il decreto di
chiusura); le ore di lezione non si sono discostate, tutto sommato, da quelle
previste (nei dottorati la sovrapposizione è quasi al 100%); la grande
maggioranza dei docenti è riuscita a svolgere tutto il programma di
insegnamento, una buona maggioranza ha adattato le proprie strategie didattiche
alla trasmissione a distanza (mostrando, questo 67%, capacità di adattamento).
Le lezioni sono state tenute prevalentemente in diretta streaming e solo il 7%
dei docenti si è limitato a offrire dispense, il minimo sindacale. Il numero di
studenti che ha frequentato non è diminuito, in alcuni casi è addirittura
aumentato (22% contro il 20 dei professori che ritiene siano diminuiti). Gli
esami, a chiudere, si sono svolti regolarmente. Il 54% degli intervistati,
quindi, vorrebbe che almeno una parte della didattica venisse svolta in futuro
in "forma mista", integrando le lezioni in presenza con attività
online. Per la prima volta da molti anni, sostengono gli autori, la trasmissione
digitale della conoscenza "ha costretto i docenti e le università italiane
a porsi espliciti interrogativi sulla didattica. Abbiamo capito che non basta
la tecnologia, occorre un vero e proprio Piano nazionale per il digitale".
(F: C. Zunino, La Repubblica Scuola 03.08.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE COMMISSIONI GIUDICATRICI IN PROCEDURA DI
VALUTAZIONE PER RECLUTAMENTO A UN POSTO DI RICERCATORE A TDETERMINATO NON SONO
SINDACABILI DAL GIUDICE AMMINISTRATIVO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il TAR Campania ha chiarito
con sentenza 15 settembre 2020, n. 3807 che “le valutazioni espresse dalle
commissioni giudicatrici in ordine alle prove di concorso […] costituiscono pur
sempre l’espressione di ampia discrezionalità, finalizzata a stabilire in
concreto l’idoneità tecnica e/o culturale, ovvero attitudinale, dei candidati,
con la conseguenza che le stesse valutazioni non sono sindacabili dal giudice
amministrativo, se non nei casi in cui sussistono elementi idonei ad
evidenziarne uno sviamento logico od un errore di fatto, o ancora una
contraddittorietà ictu oculi rilevabile”. (F: Osserv. univ. 24.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DOTTORI DI RICERCA. RETRIBUZIONI E CONTRATTI DI LAVORO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La loro retribuzione mensile
netta è in media di 1.605 €, mentre all'estero tocca 2.375 €, anche 2.600 € per
i dottori in ingegneria. Vi è solo il 13,5% dei ricercatori italiani
all'estero, ma il 72,7% di loro ritiene esservi più opportunità lavorative. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le donne con dottorato sono
migliori nel curriculum formativo (hanno 110 e lode il 71,5% rispetto al 64,4%
degli uomini), ma gli uomini hanno più contratti a tempo indeterminato (29,1%
contro 25,1%), più assegni di ricerca (28,7% contro 25,4%) e stipendi più alti
del 12% a 1 anno dal titolo specialmente tra i dottori in ingegneria (17,3%). (F:
linkiesta 25.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>REPORT SUI LAUREATI (ISTAT) E SUI DOTTORI DI RICERCA (ALMALAUREA)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un report ISTAT relativo ai
dati 2019 indica che la quota di laureati tra i 30-34enni in Italia è del
27,6%: siamo penultimi in Europa, dove la media è del 41,6%. Di quella stessa
popolazione è occupato solo il 78,9%: un dato 8,8 punti al di sotto della media
UE e che, come ha sintetizzato l’ISTAT, è indice di un mercato del lavoro «che
assorbe con difficoltà e lentezza il giovane capitale umano più formato del
paese». E a proposito di emigrazione: l’ultimo studio AlmaLaurea sul profilo
dei dottori di ricerca 2019 ha riportato che il 72,7% dei Ph.D. italiani
ritiene che per il proprio settore disciplinare ci siano maggiori opportunità
lavorative all’estero. (F: Linkiesta 09.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IN ITALIA IL PRIMO DOTTORATO IN
INTELLIGENZA ARTIFICIALE. PARTIRÀ CON L'A. A. 2021-2022<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con l'anno accademico 2021-2022 partirà in Italia il primo dottorato in
intelligenza artificiale. Firmata la convenzione tra il Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR), l'Università Sapienza di Roma, il Politecnico di Torino,
l'Università Campus Bio-Medico di Roma, l'Università Federico II di Napoli e
l'Università di Pisa. Lo rendono noto il Ministero dell'Università e della
Ricerca (MUR) e il CNR, presso il quale il MUR ha costituito un comitato per
elaborare una strategia unitaria e realizzare un coordinamento nazionale,
finanziando con 4 milioni di euro il Cnr e con 3,85 milioni di euro
l'Università di Pisa. Sono già disponibili 194 borse di studio, 97 cofinanziate
dal Cnr e 97 cofinanziate dal MUR attraverso l'Università di Pisa. "Si
tratta di una grande opportunità per il nostro Paese. Con il dottorato in
intelligenza artificiale l'Italia sarà più competitiva sulle tecnologie
avanzate", ha affermato il titolare del MUR Gaetano Manfredi. (F: ANSA
Roma 03.08.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">FINANZIAMENTI.
SPESE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>FINANZIAMENTI DEL GOVERNO ALLA RICERCA</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Attraverso i decreti economici
per il contrasto della pandemia, in questi mesi il governo ha stanziato cifre
sostanziali: 250 milioni di euro a partire dal 2021 per il Fondo per gli
investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica, più altri 300 milioni nel
2022, e 300 milioni nei prossimi due anni per il fondo per il finanziamento
ordinario delle università. Per assumere nuovi ricercatori, si stanzieranno 200
milioni a partire dal 2021, più altri 50 milioni nello stesso anno per
l’assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca. La previsione è che
ai 1.607 ricercatori di cui è stata già prevista l’assunzione se ne
aggiungeranno altri 3.333, per un totale di 4.940 ricercatori assunti al 1
gennaio 2021. Ulteriori fondi arriveranno poi con il Next Generation EU: la
sfida adesso è discutere di quanti dei 209 miliardi andranno a finanziare il
comparto universitario. (F: I. Dominioni, linkiesta<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">25.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SCIENCE&ENGINEERING INDICATORS 2020. FINANZIAMENTI ALLA RICERCA NEL
MONDO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Puntuale come sempre, la
National Science Foundation (NSF), l’Agenzia federale degli Stati Uniti che
finanzia la ricerca scientifica non di carattere biomedico, ha pubblicato il
rapporto Science&Engineering Indicators 2020. Si tratta di un’analisi,
biennale, sullo stato della ricerca negli USA che, però, ha anche un sostanzioso
capitolo sullo stato della ricerca nel mondo. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Unione Europea (che nel 2017
comprende ancora il Regno Unito) figura terza in termini assoluti come capacità
di finanziamento (430 miliardi di dollari in un anno), superata dalla Cina (496
miliardi di dollari) e dagli Stati Uniti che sono ancora primi (549 miliardi di
dollari). L’Unione Europea è ultima per intensità di investimenti: meno del 2%
di spesa in ricerca rispetto al prodotto interno lordo, superata di poco dalla
Cina (2,15%), nettamente dagli USA (2,81%), dal Giappone (3,21%) e dalla Corea
del Sud, prima al mondo col suo 4,55%. In Cina gli investimenti in R&S tra
il 2000 e il 2017 sono aumentati al ritmo del 17,3% annuo e in Corea del Sud
del 9,8% annuo, contro il 5,1% dell’Unione Europea, il 4,3% degli USA e il 3,3%
del Giappone. (F: P. Greco, IlBo 17.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>HORIZON EUROPE. PIÙ FINANZIAMENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Unione Europea ha creato il
più grande programma di ricerca e innovazione del mondo: Horizon 2020. La
ricerca e l'innovazione sono il motore più importante della crescita: si stima
infatti che il guadagno in termini di PIL per l'intera Ue dovuto proprio grazie
ad Horizon 2020 si aggiri tra i 200 e i 600 miliardi di euro entro il 2030.
Esso infatti guida lo sviluppo di attività ad alta intensità di conoscenza, che
rappresentano oltre il 33% dell'occupazione totale in Europa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il 27 maggio 2020, la
Commissione europea ha proposto di rafforzare Horizon Europe con 13,5 miliardi
e mezzo di euro in più dal nuovo strumento di ripresa Next Generation Eu. Il
programma raggiungerà in totale 94,4 miliardi di euro, dove il denaro
aggiuntivo consentirà di concentrarsi ancora di più e facilitare la ricerca
essenziale per la salute, la resilienza e le transizioni verdi e digitali. (F:
CorSera 19.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>OSSERVAZIONI DEL CODAU AL DECRETO RILANCIO SU VINCOLI DI SPESA DELLE
UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il CODAU (Convegno dei
Direttori generali delle Amministrazioni Universitarie) ha pubblicato una nota,
rivolta al Ministro dell’Università e della Ricerca e al Presidente della CRUI,
manifestando la propria posizione ed esprimendo rilievi in vista della
conversione in legge del Decreto Rilancio. Il CODAU si riferisce in
particolare:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- alla legge di bilancio 2020
con i commi dal 591 al 599 dell'art. 1 stabiliva nuovi vincoli per la spesa in
beni e servizi. In particolare il comma 591 individuava anche per gli atenei i
"limiti di spesa per acquisto di beni e servizi entro il valore medio
sostenuto per le medesime finalità negli esercizi finanziari 2016, 2017 e
2018". La versione del decreto Rilancio approvata dal Governo non contiene
alcuna attenuazione per gli atenei rispetto a tale vincolo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">- alla legge di bilancio 2019
con i commi dal 971 al 977 dell'art. 1, poneva restrizioni all'utilizzo del
fabbisogno finanziario degli atenei; tali vincoli non sono stati attenuati dal
decreto rilancio anche se è stato opportunamente posticipato all'anno 2023 il
regime delle sanzioni. (F: Osserv. Univ. 18.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NOVITÀ NEI NUOVI BANDI TELETHON PER I PROGETTI DI RICERCA SU MALATTIE
RARE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">C’è una novità nei nuovi bandi
Telethon per i progetti di ricerca sulle malattie rare appena <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">promossi e i cui vincitori
saranno resi noti entro la fine gennaio 2021, dopo la valutazione della
Commissione tecnico-scientifica. La novità, forse la più significativa per i
giovani, riguarda il «Telethon Career Award» che metterà a disposizione dei
giovani vincitori non solo il finanziamento per le loro ricerche, ma anche una
copertura salariale, una specie di stipendio, che permetterà loro di
mantenersi, nel frattempo. (F: CorSera 02.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>IL RECOVERY FUND SECONDO MARIO MONTI
INTERVISTATO DA IL FOGLIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">“L’Europa,
col varo del <i>Recovery fund</i>, ha
dimostrato di avere consistenza politica e capacità di reazione. Benché
l’accordo raggiunto sia di gran lunga peggiorativo rispetto al testo elaborato
dalla Commissione. Alla fine, per vincere le resistenze, spesso strumentali,
dei vari paesi, si è ricorso ai vecchi metodi. Soldi ai governi nazionali, la
conferma di quella mostruosità che sono i <i>rebate</i>,
tutte risorse sottratte al Green deal, alla <b><i>ricerca</i></b><i> </i>e alla transizione digitale”. Su cosa
puntare? “Sull’istruzione, innanzitutto. Se i soldi spesi nella mistificante
battaglia per la salvaguardia dell’italianità di Alitalia li avessimo investiti
nella scuola e nell’<b><i>università</i></b>, oggi staremmo meglio. Molti meno giovani con una
laurea e un master fuggirebbero all’estero”. Che fare, allora, di queste
ingenti risorse che l’Europa ci metterà a disposizione? “Una modesta proposta,
innanzitutto. Visto che se ne parla tanto, anche a sproposito, io dico che è il
caso che ce le diamo noi, le condizionalità, per evitare di vedercele imporre
da altri. Diamoci noi stessi un vincolo esterno - come fece Ulisse, che si legò
all’albero della nave per non cedere alla seduzione del canto delle sirene (F:
Intervista di V. Valentini a M. Monti, Il Foglio 23.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>PROGRAMMA QUADRO UE DELLA RICERCA 2021-2027.
RIDOTTI I FINANZIAMENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Il
finanziamento proposto dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Ue per il
Programma quadro della ricerca 2021-2027 viene ridotto dal Consiglio Europeo di
13,5 miliardi di euro. Si ritorna ai livelli previsti nel 2014, riferisce
ItaliaOggi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">I
finanziamenti per la ricerca nel 2021 e nel 2022 diminuiranno rispetto al
livello del 2020. Lo denuncia Lettera 150, il think tank che riunisce oltre 250
docenti universitari. E' la prima volta, rileva, che questo accade nella storia
d'Europa. (ANSA 29.07.20).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE
POST LAUREA–OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>NECESSARIE UNIVERSITÀ TECNICHE COME LE FACHHOCHSCHULEN TEDESCHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le Fachhochschulen o
Università di scienze applicate, sono istituti professionali universitari che
la Germania ha istituiti quando ha verificato che la mancanza di tecnici
specializzati stava frenando il sistema industriale e che le vecchie scuole
professionali non servivano a formare queste nuove figure di alto livello
tecnico mentre potevano continuare a istruire personale non bisognoso di
approfondite conoscenze digitali. Questa finestra scolastica, sostengono in
Germania, ha avuto (e sta avendo) un ruolo fondamentale nello sviluppo industriale
che deve confrontarsi con una competitività internazionale basata sulla
capacità d'innovazione e di automazione dei processi produttivi. La Germania ha
investito risorse ingenti in tale progetto, avendo chiari gli obiettivi. Ed è
riuscita così anche a dare un futuro a gran parte dei propri giovani, con
l'asticella della disoccupazione giovanile a livello fisiologico. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un esempio che qualche
economista ha proposto di ripetere in Italia e in effetti nel 2010 sono nati
gli Istituti tecnici superiori (ITS). Ma fatta e festeggiata la legge è
subentrato il disinteresse: da parte della politica, che guarda solo al proprio
ombelico e non ha erogato i finanziamenti necessari per fare decollare le
nuove strutture scolastiche, ma anche da
parte degli imprenditori che raramente riescono a volare alto e a interpretare
l'interesse generale (che sarebbe anche il loro). In verità c'è qualche
eccezione che cerca di emergere qui e là. Ma si tratta, appunto, di eccezioni.
Se i nostri denari anziché in leggi per sussidi e prebende, fossero stati
investiti nell'istruzione, con l'avvio di università tecniche come le
Fachhochschulen tedesche, non vi sarebbe una disoccupazione giovanile
intrecciata a una scarsa competitività e a un'attività industriale in
recessione. (F: C. Valentini, ItaliaOggi 25.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LAUREE PROFESSIONALIZZANTI (LP) E ISTITUTI TECNICI SUPERIORI (ITS).
RICHIESTO UN MONITORAGGIO COMPARATIVO SUI PERCORSI PROFESSIONALIZZANTI DI ITS E
LP<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con i tre nuovi corsi sulla
formazione universitaria per agrotecnici, geometri, periti agrari e periti
industriali, si pone fine alle sperimentazioni delle nuove lauree
professionalizzanti. Lo schema di decreto ministeriale che definisce le <b>nuove classi di corsi di laurea a
orientamento professionalizzante (LP)</b> per agrotecnici, geometri, periti
agrari e periti industriali, introduce un nuovo indirizzo di formazione
universitaria di tipo tecnico, di durata triennale, quello delle lauree
professionalizzanti. Senza, tuttavia, attribuire a queste classi di LP valore
abilitante e con il rischio che queste si sovrappongano con l'offerta formativa
degli ITS (Istituti Tecnici Superiori post diploma delle superiori) oltre che
con i loro sbocchi occupazionali e professionali. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A sottolineare queste
criticità è la Commissione Cultura della Camera, che ha dato parere favorevole
allo schema di decreto con alcune osservazioni. I deputati chiedono un
monitoraggio comparativo, anche attraverso un ente terzo, sui percorsi
professionalizzanti ITS e LP per «valutare gli esiti in uscita e di valorizzare
entrambi i canali di formazione post diploma, per rilanciare la formazione
terziaria professionalizzante come scelta strategica per le prospettive
occupazionali dei nostri giovani». (F: E. Micucci, ItaliaOggi 18.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>“SENZA AVER PRIMA AZZERATO L’IMBUTO FORMATIVO NIENTE AUMENTO DEI POSTI A
MEDICINA”, SECONDO LA FEDERAZIONE NAZIONALE DEGLI ORDINI DEI MEDICI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">11.000 tra borse di
specializzazione e quelle per la medicina generale, a fronte di 22.000
potenziali candidati. Sarebbe questo il numero di accessi concordato con le
Regioni ai percorsi formativi post lauream. E i rimanenti 11mila medici già
laureati e abilitati? Prigionieri, a tempo indefinito, dell’imbuto formativo,
il collo di bottiglia tra laurea e specializzazione. Condannati a un futuro
fatto di precariato, inoccupazione, disoccupazione. Oppure a fuggire
all’estero, e i 1.500 medici che ogni anno vanno a specializzarsi all’estero
costano al Paese che li ha formati oltre 225 milioni. Ribadisce il presidente
della Federazione nazionale degli Ordini dei medici: “Sembra averlo compreso
anche la politica, che, rispondendo agli appelli della FNOMCeO e alle
sollecitazioni dei ministri Grillo e Speranza, ha preso atto del problema
dell’imbuto formativo e ha praticamente raddoppiato il numero delle borse, rispetto
alle 6mila di due anni fa. Adesso è il momento di avere coraggio, di ridare
speranza ai giovani e ai cittadini. È il momento di garantire un futuro ai
nostri giovani medici, senza cedere alla tentazione di regalare gratificazioni
tanto immediate quanto illusorie a chi vuole intraprendere un percorso, non
scevro da impegni e sacrifici, e si troverà, tra qualche anno, un muro davanti.
È tempo di abbattere quel muro, di far diventare l’imbuto formativo un lontano
ricordo, una pagina triste della nostra storia”. (F: Red.ne nursetimes.org
18.06.20) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ALMENO 9.000 I MEDICI ITALIANI NEGLI ULTIMI OTTO ANNI SONO ANDATI A ESERCITARE
ALL’ESTERO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sono stati eletti «eroi» nel
corso della pandemia e giustamente il presidente della repubblica Sergio
Mattarella ha deciso di conferire particolari onorificenze anche a medici e
infermieri che hanno lavorato in prima linea nella lotta alla Covid-19. Ma
purtroppo l’esercito degli eroi è in fuga dall’Italia: sono infatti almeno
9.000 i medici italiani che negli ultimi otto anni sono andati a lavorare
all’estero. Lo ha certificato il «Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza
pubblica» pubblicato dalla Corte dei Conti. Un dato che va di pari passo con un
altro noto da tempo, ben prima del coronavirus: al servizio sanitario italiano
mancano già oggi almeno 10.000 «camici bianchi» a causa dei pensionamento e del
mancato turnover negli ospedali. I 9.000 laureati usciti dall’Italia hanno
scelto principalmente la strada di Gran Bretagna, Germania, Svizzera e paesi
scandinavi. Una ricerca dell’Ocse datata 2018 fissa a poco più di 80.000
dollari lordi la retribuzione media di un medico italiano: il dodicesimo posto
in una graduatoria di 21 paesi che vede in testa l’Islanda con ben 202 mila
dollari seguita dall’Irlanda (186.000). Tra i paesi a cui bussano i dottori
italiani la Germania garantisce 156.600 dollari l’anno, 148.000 il Regno Unito,
111.000 la Svezia. Il rapporto tra la busta paga di un medico in Italia e
quella di un lavoratore medio è di 2,5 a 1, in Germania sale a 3,5 e in Gran
Bretagna a 3,4. (F: C. Del Frate, CorSera 04.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CORSI DI LAUREA ABILITANTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il ministro Manfredi ha
annunciato di voler avviare corsi di laurea che siano anche abilitanti per
aiutare i giovani ad entrare più velocemente nel mondo del lavoro. “Bisogna
dare valore alle professioni – ha affermato il ministro – in quanto
facilitatrici dell’accesso al lavoro consentendo ai futuri diplomati
specialisti di poter esercitare anche la professione di medico di medicina
generale (MMG) allineando l‘Italia al resto d'Europa”. (F: Orizzonte Scuola,
Sanità 24 20.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL POSSESSO DEI 24 CFU ABILITA ALL’INSEGNAMENTO? <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I 24 crediti formativi
universitari in discipline antropo-psico-pedagogiche, metodologie e tecnologie
didattiche, uniti al titolo di laurea valido per l’insegnamento, sono
intrinsecamente abilitanti? Per il Tribunale ordinario di Siena, Sez. Lavoro,
lo sono. Il Tribunale ha, dunque, rigettato il reclamo del MIUR, confermando il
valore abilitante di laurea più 24 CFU. (F: OggiScuola 18.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STATALI. PIÙ PENSIONATI CHE
DIPENDENTI NEL 2021. A FRONTE DI UN CALO DEL 6,2% AUMENTANO SOLO NEGLI ENTI DI
RICERCA, NEI VIGILI DEL FUOCO E NELLE AUTORITÀ INDIPENDENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella pubblica amministrazione ci saranno più pensionati che dipendenti
nel 2021. Una P.A. di statali la cui età media è di 50,7 anni, con il 16,9% dei
dipendenti over 60 e solamente il 2,9% sotto i 30. Attualmente gli impiegati
statali sono circa 3,2 milioni, il 59% in meno della Francia e il 70% in meno
della Germania, mentre i pensionati sono già 3 milioni. Solo 4/10 dipendenti
hanno un titolo di studio universitario. Interventi di formazione per
aggiornare competenze e conoscenze dei dipendenti statali si sono quasi
dimezzati negli ultimi 10 anni (da 262 mln del 2008 a 154 mln del 2018). Dal 2008
al 2018 il numero dei dipendenti è calato del 6,2% ossia di 212mila persone.
Maggiori perdite nelle amministrazioni delle Regioni e delle autonomie locali,
che hanno diminuito il loro organico di quasi il 20%, segue poi la Sanità, con
meno 41mila dipendenti e i Ministeri con meno 36mila. Invece si è assistito a
una crescita del numero dei dipendenti negli Enti di ricerca, che hanno
aumentato il loro organico del 33% con quasi 6mila unità in più, quello dei
Vigili del Fuoco e infine le Autorità indipendenti che hanno registrato un
+64,8%. (F: M. Grassi, Money 06.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>ISTAT:
ITALIANI ULTIMI NELLA UE PER LIVELLI DI ISTRUZIONE, EPPURE LA LAUREA PREMIA SUL
LAVORO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">L’Istat certifica: siamo tra gli ultimi in Europa per
livelli di istruzione, con un tasso sempre più elevato di abbandono precoce
degli studi e un fortissimo svantaggio per le donne e per chi vive nel
Mezzogiorno. Tuttavia, anche adesso, a fronte della crisi, la laurea garantisce
un ritorno occupazionale elevato: la percentuale di occupazione dei 30-34enni
laureati in Italia è del 78,9%, di quasi 10 punti inferiore a quella europea
dell'87,7%. Ma è più che doppia rispetto al tasso di occupazione dei 18-24enni
che abbandonano precocemente gli studi, che è comunque di quasi 10 punti più
elevato rispetto a quello dei diplomati. Al Sud rilevano livelli inferiori di
istruzione e occupazione, ma il titolo di studio superiore garantisce comunque
molte più possibilità. Lo attesta il
rapporto ISTAT sui livelli di Istruzione e occupazionali in Italia nel 2019. Il
tasso di occupazione dei giovani laureati (e anche dei diplomati) alla fine del
percorso di formazione migliora di 2,2 punti sul 2018, pur mantenendo 22,8
punti di divario dalla media Ue. Se si sceglie l'area medico-sanitaria e
farmaceutica il tasso di occupazione sale all'86,8%, il massimo, seguito
dall'83,6% delle lauree in ambito scientifico e tecnologico e dall'81,2% di
quelle del settore socio-economico e giuridico. (F: R. Amato, ISTAT, Rep A&F
22.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>DIVARIO
LAUREATI 'STEM', 37,3% UOMINI CONTRO 16,2% DONNE</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Nel 2019, il 24,6% dei laureati (25-34enni) ha una
laurea nelle aree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Il
divario di genere è molto forte: il 37,3% degli uomini ha una laurea STEM
contro il 16,2% delle donne. Le quote si invertono per le lauree umanistiche:
30,1% tra le laureate e 15,6% tra i laureati. (F: tiscali.it)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA
(1)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>FINANZIAMENTI ALLA RICERCA. DAL 2016 A OGGI ABBIAMO “PERSO” VERSO
L’ESTERO UNA MEDIA DI 23 STARTING GRANT L’ANNO, MA SONO IN VISTA CAMBIAMENTI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sull’assegnazione degli
Starting Grant ERC degli ultimi cinque anni, l’Italia è sempre lì: tra l’ottavo
(2017, 2019) e l’undicesimo posto (2016, 2018), mentre i suoi ricercatori si
piazzano stabilmente tra il secondo e il terzo, sorpassandosi a vicenda con i
colleghi di nazionalità francese (v. <b>grafico
</b>su<b> ERC SG 2020 </b>dove figuriamo al
secondo posto<b>)</b>. Dal 2016 a oggi,
abbiamo “perso” verso l’estero una media di 23 Starting Grant l’anno, una quota
sempre superiore al 50% delle borse vinte da italiani, con punte (nel 2018 e
nel 2020) oltre il 60%. I motivi per cui non attiriamo ricercatori sono gli
stessi per cui li perdiamo: non tanto singole iniziative, ma le lacune del
nostro ecosistema accademico e di ricerca, che Luca Carra, Segretario del
Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica, individua nella mancanza di
finanziamenti e in tanta burocrazia, in un sistema poco flessibile per carriere
e stipendi, nonché in una – relativa – mancanza di infrastrutture capaci di
fare “massa critica”. In altre parole, laboratori ben finanziati che possano
attrarre ricercatori e creare lavoro. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ma qualcosa sta (si spera)
cambiando. Lo scorso maggio il Decreto “Rilancio” ha stanziato mezzo miliardo
di euro per l’istituzione del Fondo per il trasferimento tecnologico e 1,4 miliardi
di euro per le università e gli enti nazionali di ricerca, in parte dedicati
all’assunzione di più di 3.000 nuovi ricercatori e al finanziamento con 550
milioni tra 2021 e 2022 del Fondo per gli investimenti nella ricerca
scientifica e tecnologica (FIRST) per lo sviluppo dei Progetti di rilevante
interesse nazionale (PRIN). Un passo seguito, l’8 settembre, dalla notizia di
una possibile svolta che potrebbe arrivare da Next Generation EU. (F: S.
Porciello, linkiesta 10.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75" alt=""
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="400" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image006.gif" v:shapes="_x0000_i1027" width="540" /><!--[endif]--><b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INFRASTRUTTURE INTERNAZIONALI DI RICERCA. CONTRIBUTI DELL’ITALIA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Italia nell’ambito di ESFRI
(European Strategy Forum on Research Infrastructures) ha ufficializzato la
proposta di realizzare in Sardegna l'EINSTEIN TELESCOPE (ET), un osservatorio
pionieristico di terza generazione per le onde gravitazionali che contribuirà
in modo decisivo a migliorare la nostra conoscenza dell'universo e dei processi
fisici che lo governano. L'Italia è alla guida del gruppo di nazioni che hanno
presentato la proposta nell'ambito dell'aggiornamento per il 2021 della ROADMAP
ESFRI, il forum strategico europeo che definisce quali saranno le future grandi
<b>infrastrutture di ricerca</b> in Europa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sul razzo della <b>SpaceX</b> (la prima compagnia privata a
inviare nel 2020 una navicella spaziale alla Stazione Spaziale Internazionale)
lanciato a fine maggio c'erano anche componenti realizzali dalla Dallara di
Varano (Pr), piccola azienda capace di fare sistema e di coinvogere nella sua
avventura le scuole della zona, dall'istituto tecnico al liceo, fino alle
quattro <b>università della motor valley</b>
emiliana e alla <b>Bologna business school</b>.
<span lang="EN-GB">(F: QN Econ Lav, CdS Econ 12.09.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">REVOLUTIONARY
MICROSCOPY TECHNIQUE SEES INDIVIDUAL ATOMS FOR FIRST TIME<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The <a href="https://tinyurl.com/y2mqchz7">cryo-electron microscopy</a>
breakthrough, reported by two laboratories late last month, will ultimately
help researchers to understand how proteins work in health and disease, and
will lead to better drugs with fewer side effects. “It’s really a milestone,
that’s for sure. There’s really nothing to break anymore. This was <i>the last resolution barrier</i>,” says
biochemist and electron microscopist Holger Stark. See proteins’ individual
atoms for first time. A game-changing technique for imaging molecules has
produced its sharpest pictures yet, and, for the first time, has discerned
individual atoms in a protein. F: Nature 582, 156-157 (2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1028" type="#_x0000_t75"
style='width:472.5pt;height:266.4pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image007.jpg"
o:title="CRRIO EM Nature 550, 167 Oct 2017WEB_NCI-NIH"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="355" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image007.jpg" v:shapes="_x0000_i1028" width="630" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Cryo-electron microscopy of
proteins such as this β-galaxtosidase enzyme has progressed from the
low-resolution density map on the left to the atomic coordinates on the right.</span><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>RICERCA SUL
MORBO DI PARKINSON. PROMETTENTE UNA TERAPIA GENICA SPERIMENTALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Basta inibire un singolo gene per mettere in moto una
“fabbrica” di neuroni che producono dopamina nel cervello. La scoperta
presentata su Nature potrebbe tradursi in futuro in una terapia genica per il
Parkinson basata su un unico intervento risolutivo. Per ora il trattamento è
stato testato con successo sui topi. Dal laboratorio si è passati agli
esperimenti sugli animali. I ricercatori hanno dimostrato sui topi che un
singolo intervento su un singolo gene è capace di trasformare gli astrociti del
cervello in neuroni che producono dopamina, il neurotrasmettitore fortemente
carente nelle persone affette da Parkinson. «Il fatto che siamo riusciti a
produrre così tanti neuroni in un modo relativamente semplice è stata una
grande sorpresa», ha commentato Xiang-Dong Fu, che ha guidato la ricerca. Nei
topi utilizzati per l’esperimento era stata indotta una condizione clinica
molto simile al Parkinson caratterizzata dall’abbassamento dei livelli di
dopamina. Ebbene dopo il trattamento i sintomi della malattia erano scomparsi.
(F: healthdesk.it 14.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RICERCA BIOMEDICA. LINCEI: LO STOP AI TEST SU ANIMALI OSTACOLA LA
RICERCA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nello scambio dialettico tra
ricercatori – almeno quelli favorevoli all’impiego degli animali – e
animalisti, ieri la parola è andata all’Accademia Nazionale dei Lincei. Gli
scienziati di una delle più antiche istituzioni scientifiche d’Europa, nata nel
1603, hanno ricordato che la ricerca biomedica italiana sta vivendo una
difficoltà senza precedenti a causa dei seri ostacoli a condurre test sugli
animali. Una situazione che, insieme alla mancanza di fondi, si sta
ripercuotendo anche su ricerche urgenti in questo periodo di pandemia, come
quelle su farmaci e vaccini anti Covid-19. Nel documento della loro Commissione
Salute, i Lincei rilevano come la ricerca italiana sia danneggiata dal decreto
legislativo 26/2014 relativo ai test sugli animali e sollecitano al governo “la
rapida eliminazione del decreto”. (F: Sole24 09.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PIANO STRAORDINARIO 2020 PER IL RECLUTAMENTO DI RICERCATORI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Pubblicati i decreti
ministeriali relativi ai piani straordinari per il reclutamento dei RICERCATORI
di tipo B e per la progressione di carriera dei ricercatori a tempo
indeterminato in possesso di abilitazione scientifica nazionale > <a href="https://tinyurl.com/y75nnjor">https://tinyurl.com/y75nnjor</a> e <a href="https://tinyurl.com/y9l8oc4z">https://tinyurl.com/y9l8oc4z</a> (F: Osserv.
Univ. 18.06.2)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>GALILEO
GALILEI È L’INVENTORE DEL CANNOCCHIALE?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Che cosa ha inventato Galileo Galilei? È facile
inciampare nell'errore comune di pensare al cannocchiale. È una convinzione
talmente diffusa che anche nei musei si legge spesso questa inesattezza. Il
cannocchiale era già stato inventato in Olanda, non a caso terra di grande
sperimentazione grazie anche alla tolleranza religiosa che alimentò il
cosiddetto Secolo d'Oro (il XVII secolo portò i Paesi Bassi a prendere il
testimone sui mari degli spagnoli per poi passarlo agli inglesi). Dunque in
cosa innovò Galilei? La sua oggi sarebbe chiamata innovazione di processo più
che di prodotto perché, se è vero che contribuì a migliorare il cannocchiale,
la sua idea più brillante fu quella di non usarlo orizzontalmente, come
facevano i marinai olandesi per navigare, ma verticalmente come telescopio per
guardare da vicino i cieli e scorgere ciò che non andava visto: la riprova
delle teorie copernicane. Dunque Galilei fu un innovatore perché cambiando la
finalità d'uso di fatto prese un cannocchiale e lo trasformò in un metodo
scientifico. (F: M. Sideri, Corriere Innovazione 09.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>STUDIO CONDOTTO DALL’UNIVERSITÀ DI LEEDS,
NEL REGNO UNITO: LA PLASTICA RIEMPIRÀ GLI OCEANI ENTRO IL 2040<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">L’aumento
della plastica monouso, stimato del 40% per i prossimi 10 anni, ha fatto
registrare una decisa accelerazione durante la pandemia di coronavirus. Molti
Paesi hanno incoraggiato l’utilizzo del monouso per arrestare i contagi, e le
operazioni di riciclaggio si sono in parte bloccate. A peggiorare le cose,
l’emergenza sanitaria ha anche rallentato i sistemi di gestione rifiuti e
causato tagli ai prezzi della plastica. Secondo i ricercatori, i rifiuti di
plastica che affluiscono negli oceani ogni anno raddoppieranno entro il 2040,
mettendo la fauna marina sempre più in difficoltà. Al momento, la maggior parte
degli imballaggi in plastica viene utilizzata solo una volta per poi diventare
rifiuto. La principale fonte di inquinamento deriva da quelli urbani, prodotti
dalle famiglie. Al di là del grado di impegno dei governi, nei prossimi 20 anni
almeno 29 milioni di tonnellate di plastica finiranno nei mari secondo i
ricercatori. (F: M. Ciotola, Money 26.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>1 MILIARDO IN PIÙ PER LA RICERCA
DI BASE E 0,5 MILIARDI PER LA RICERCA APPLICATA DAL BILANCIO 2021. APPELLO DI
AMALDI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Proposta del prof. Amaldi del Cern. Grazie a prestigiose adesioni su
Twitter ha incassato oltre 13 milioni di visualizzazioni. Lo scienziato chiede
al governo di aumentare di 1,5 miliardi nel 2021 i fondi per la ricerca, così
da raggiungere, con un +14% l'anno per 5 anni, l’1,1% del Pil entro il 2026
(contro lo 0,5% attuale). Amaldi invita a contattare più persone possibile su
Twitter e altri social per creare un movimento d'opinione tale "che i
responsabili dei partiti che stanno approntando il bilancio 2021 non si
"dimentichino" delle necessità della ricerca". (F: Gaz. Mez. 12.08.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA
(2). VALUTAZIONE DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INDICATORI DI PERFORMANCE. UNA OSSESSIONE PER SCALARE LE CLASSIFICHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un numero sempre più alto di
comunità scientifiche e di addetti ai lavori della valutazione scientifica è
ormai consapevole dei pericoli esiziali che questa <b>ossessione per gli indicatori</b> proietta sul futuro delle nostre
Università e sulla ricerca di qualità. La Carta DORA (<a href="https://www.roars.it/online/dora/">https://www.roars.it/online/dora/</a>), sottoscritta da più di 2.000 organizzazioni
e istituzioni scientifiche di tutto il mondo, proclama solennemente che
l’Impact Factor di una rivista non può in alcun caso essere utilizzato per
giudicare le qualità di un ricercatore. E invece, nel tentativo di “scalare le
classifiche”, ogni ateneo s’impegna a rinnovare cieca fedeltà al modello
imposto da indicatori di performance congegnati per celebrare il modello delle
grandi università anglosassoni che hanno a disposizione ingentissime risorse,
soprattutto se paragonate a quelle degli atenei di altre nazioni e, in
particolare, di quelli italiani. È tempo che i media comprendano che non esiste
una università migliore al mondo. E che le nostre autorità universitarie
prendano consapevolezza che ciascuna delle nostre università coltiva i propri
valori, le proprie specificità e i propri obiettivi, che non possono essere
ricondotti a un numero. E che a furia di avere gli occhi inchiodati sulle
classifiche, e di fare la rana che vuol diventare più grande del bue, costoro
potrebbero un giorno scoprire di guidare un’istituzione che ha più niente di
una vera Università. (F.te: Roars 15.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>LA CRESCITA
DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA ITALIANA È STATA DAL 2001 SUPERIORE ALLA MEDIA
MONDIALE. TUTTAVIA I RISULTATI NON SI
RIFLETTONO SUL RANKING DEI NOSTRI ATENEI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">In termini di articoli pubblicati e di impatto
scientifico (dati Scival Scopus) delle pubblicazioni in tutte le discipline,
nel periodo 2001-2018, la crescita della produzione scientifica italiana è
stata superiore alla media mondiale. L’Italia ha visto aumentare
progressivamente la propria quota di pubblicazioni che, nel biennio 2017-2018,
si attesta al 3,8 per cento dell’intera produzione mondiale oggetto di
valutazione, mantenendosi in linea con quanto registrato nei precedenti bienni
(3,7 per cento nel 2013-2014 e 3,9 per cento nel 2015-2016). Nello stesso
periodo, i paesi europei che potremmo considerare come “concorrenti”
nell’ambito della ricerca scientifica e che godono in questo campo di maggior
prestigio internazionale (quali Francia, Germania e Regno Unito) hanno
sostanzialmente mantenuto le loro quote, seppur con un trend leggermente
calante nel tempo: la Francia passa dal 4,1 per cento del 2015-2016 al 3,9 del
2017-2018, la Germania passa dal 6 per cento al 5,8, mentre il Regno Unito mantiene
stabile da un biennio all’altro la propria quota, pari al 6,9 per cento). Nel
periodo 2017-2018 un’ottima prestazione viene registrata in Italia dalle
scienze agrarie e veterinarie, le quali raggiungono livelli superiori al dato
complessivo nazionale (Fwci=1,47): la precedono solo i Paesi Bassi e Svizzera,
Svezia e Regno Unito. Il dato è probabilmente legato alla interconnessione tra
ricerca e filiera produttiva italiana dell’agro-alimentare, ivi inclusi gli
aspetti di sicurezza nel campo dell’alimentazione e dei controlli di sicurezza,
ad esempio degli allevamenti. Anche nelle scienze della salute l’Italia si
posiziona tra i migliori paesi, con un Fwci medio di 1,61 (nel biennio
2017-2018), superiore a quello di Francia e Germania e persino degli Stati
Uniti (1,40).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">L’Italia è dunque saldamente attestata in una
posizione preminente in Europa e nel mondo rispetto alla sua produzione
scientifica, sia come presenza di articoli scientifici nei principali database
internazionali, sia in termini di impatto citazionale. Non altrettanto
confortante è, invece, il dato relativo alla collocazione internazionale degli
atenei italiani quando si guardano le graduatorie preparate da agenzie di
assoluto prestigio. Molte sono redatte annualmente, puntualmente riprese dagli
organi di stampa, e sempre di più attraggono l’attenzione non solo degli
addetti ai lavori ma anche quella dei fruitori primi dell’offerta formativa:
gli studenti e le loro famiglie. I ranking internazionali mostrano risultati
deludenti per le università italiane, che compaiono tipicamente intorno od
oltre la 150esima posizione. Si tratta quindi di uno strano paradosso, dove la
qualità della ricerca – che spinge in alto il posizionamento del paese – non
sembra riflettersi in modo equivalente sul piazzamento delle università, che
pure rappresentano i centri di ricerca più importanti di quello stesso paese.
(F: D. Checchi, P. Miccoli e A. F. Uricchio, lavoce.info 13.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>LA VALUTAZIONE
DI STATO DELLA RICERCA TRAMITE LA BIBLIOMETRIA PERPETUA L’OLIGOPOLIO EDITORIALE
DELLA RICERCA SCIENTIFICA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Perché università ed enti di ricerca non sono capaci
di dire agli oligopolisti dell’editoria commerciale “Da oggi in poi vi
pagheremo soltanto come fornitori di servizi di pubblicazione ad accesso
aperto: e se i vostri prezzi non saranno ragionevoli, ci rivolgeremo a
Scholastica o a Arti Grafiche Siciliane, o faremo da noi con riviste ad accesso
aperto su piattaforme istituzionali”? Perché è necessario concludere con loro
accordi trasformativi con esborsi pari se non superiori a quanto si pagava per
un semplice abbonamento? Gli accordi trasformativi, programmaticamente pensati
come convenzioni temporanee per agevolare la transizione dell’editore ad un
accesso aperto completo, comportano l’esborso di una cifra complessiva per
leggere e per scrivere. Per Elsevier, Springer-Nature o Wiley la transizione
all’accesso aperto è finanziata da noi, senza nessuna garanzia che una volta
scaduto il contratto questi sarà e resterà un editore interamente ad accesso
aperto. Per quanto concerne l’Italia, la perpetuazione dell’oligopolio è una
certezza, per almeno due ragioni. Università ed enti di ricerca italiani non
possono mettere in discussione la bibliometria, perché essa è imposta
amministrativamente – a dispetto dell’articolo 33 della Costituzione – dalla
valutazione di stato della ricerca. Ciò comporta che i negoziatori italiani del
consorzio CRUI-CARE quando si siedono al tavolo delle trattative non possono
neppure far finta di alzarsi per andarsene: il contratto deve essere concluso,
a qualunque costo. In secondo luogo, la struttura della trattativa rende
difficile, indipendentemente dalle buone intenzioni dei negoziatori, concludere
contratti che non siano più che favorevoli agli oligopolisti dell’editoria. In
particolare, il testo del contratto viene rivelato soltanto alla fine perché
l’intera procedura si basa sul presupposto implicito che gli enti aderenti a
CARE vogliano comunque firmarlo. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Sulla base di queste considerazioni, AISA auspica che
si adottino le seguenti contromisure: 1. mettere in discussione l’uso della
bibliometria e la dipendenza da database in mano a multinazionali private; 2.
rendere pubblica il più precocemente possibile la proposta di contratto su cui
si sta negoziando; 3. rendere pubblici i contratti conclusi; 4. non chiedere ai
singoli delegati l’adesione su una mera proposta economica, ma sul contratto
vero e proprio. (F: Roars 16.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">STUDENTI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ISCRITTI ALL’UNIVERSITÀ PROVENIENTI DALL’ESTERO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia solo il 5,6% degli
iscritti all’università viene dall’estero. Media EU 9%, in UK 18,3%, in
Germania 10%. Croazia e Grecia sono gli stati membri con la quota più bassa di
iscritti agli atenei provenienti dall’estero (3%) seguiti da Spagna e Polonia
(4%).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per la <b>laurea magistrale</b> media EU 13,6%, in Italia 5,8%, in UK 34,6%, in
Germania 15,6%, in Francia 12,1%. Segni di miglioramento a Milano e a Bologna.
Al Politecnico di Milano le immatricolazioni a Ingegneria hanno avuto un più
2%, che diventa un più 10% fra gli studenti internazionali. Anche all’università
di Bologna il CdL in Medicina è stato indicato come prima scelta da 4.464
studenti contro i 3.615 del 2019; e a Medicina in inglese anche meglio: 1.416
contro 1.281..<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel <b>dottorato </b>l’Italia s’avvicina alla media EU: 16,1%, in EU 22,0% in
Germania 11,9%, in UK 41,5%, in Francia 38,2%.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Gli studenti provenienti
dall’estero sono in Italia anche meno che in Paesi che certo non presentano il
vantaggio di una lingua universale come l’inglese, ovvero la Germania, dove
sono solo il 10% gli studenti che vengono da fuori. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ricordiamoci, tra l’altro, che
gli iscritti all’università in Italia sono già in partenza un numero inferiore
che altrove: nel 2018 gli iscritti nei nostri atenei erano 1,9 milioni, contro
i 2,05 della Spagna, che ha meno abitanti, i 2,6 della Francia, i 2,5 del Regno
Unito e i 3,1 della Germania (F: Eurostat 09.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1029" type="#_x0000_t75" alt=""
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="604" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image009.jpg" v:shapes="_x0000_i1029" width="496" /><!--[endif]--><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>INSERIMENTO DI
STUDENTI ISCRITTI AL CDL FORMAZIONE PRIMARIA IN GRADUATORIE PROVINCIALI PER LE
SUPPLENZE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">La Conferenza Universitaria Nazionale di Scienze
della Formazione (CUNSF) apprende con grande preoccupazione dagli organi di
stampa che il Ministero della Pubblica Istruzione intende inserire, nella
seconda fascia delle nuove Graduatorie provinciali per le supplenze, gli
studenti che nell’A.A. 2020/2021 si iscrivono al quarto o al quinto anno dei
corsi di Laurea magistrale in Scienze della Formazione primaria e che abbiano
acquisito rispettivamente 150 e 180 crediti formativi universitari (CFU). Tale
bozza di provvedimento intenderebbe collocare a pieno titolo nelle graduatorie
provinciali per supplenze nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, e
per alcuni anni, studenti ancora in fase di formazione e con un debito
formativo per l’acquisizione del relativo titolo abilitante oscillante tra i
150 e 120 crediti formativi (cfu). La Conferenza esprime all’unanimità
rammarico per l’assenza di una consultazione in merito a scelte di tale rilevanza,
che possono creare disorientamento e perplessità circa i livelli di formazione
universitaria messi in atto, in particolare nell’ultimo decennio, per i futuri
docenti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Si sottolinea e si
ribadisce l’importanza e la significatività del curricolo quinquennale per la
formazione dei maestri, unica esperienza in Italia di una formazione docente
strutturale e organica che offre un percorso formativo ampiamente riconosciuto.
(F: comunicato CUNSF 03.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STUDENTI. ISCRIZIONE AD ANNI SUCCESSIVI AL PRIMO DI CORSI DI LAUREA A
NUMERO PROGRAMMATO. SENTENZA DEL TAR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza 22.05.20, n.
5432, il TAR Lazio, Roma, Sez. III, ha ribadito che, in tema d’iscrizione ad
anni successivi al primo di corsi di laurea a numero programmato, si applicano
i principi affermati dalla sentenza del Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria,
28.01.15, n. 1, la quale ha affermato che a livello di normazione primaria e
secondaria, le uniche disposizioni in materia di trasferimenti si rinvengono ai
commi 8 e 9 dell’art. 3 del D.M. 16 marzo 2007 in materia di “Determinazione
delle classi di laurea magistrale”, i quali, senza alcun riferimento a
requisiti per l’ammissione, disciplinano il riconoscimento dei crediti già
maturati dallo studente, sia con riguardo al trasferimento degli studenti da un
corso di laurea ad un altro, sia con riferimento al trasferimento da
un’università ad un’altra, “secondo criteri e modalità previsti dal regolamento
didattico del corso di laurea di destinazione, anche ricorrendo eventualmente a
colloqui per la verifica delle conoscenze effettivamente possedute. Il mancato
riconoscimento di crediti deve essere adeguatamente motivato”. (F: Osservatorio
Università)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>PER CIRCA
820MILA STUDENTI FONDI INSUFFICIENTI PER SCONTI E AGEVOLAZIONI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Secondo la Società di consulenza Talents Venture,
l’allargamento dell’esenzione dalle tasse universitarie, per garantire il
Diritto allo Studio nell’anno della Covid, più gli sconti previsti (fino
all’80%) per i redditi sotto i 30mila euro, le borse di studio e gli incentivi
per colmare il divario digitale, rischiano di far saltare i bilanci di molti
atenei. Complessivamente, a beneficiare di sconti e agevolazioni saranno circa
820mila studenti: un iscritto su due. Per supportare le università il ministero
ha stanziato 115 milioni di euro (50 per coprire il mancato incasso della no
tax area, 65 per gli «sconti») da distribuire tra i diversi atenei. Ma non
bastano, dicono i ricercatori: il mancato incasso dalla contribuzione
studentesca potrebbe superare i 163 milioni di euro. (F: CorSera 16.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STUDIO DELLA CONFERENZA PERMANENTE DEI PRESIDI DI MEDICINA E CHIRURGIA
SUL TEST D’INGRESSO: “la valutazione del rendimento alla fine del 1°anno
(adozione del sistema francese) selezionerebbe gli stessi candidati che hanno
ottenuto i punteggi più alti al nostro test d’ammissione” al primo anno del
CdL.</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Uno studio della Conferenza
Permanente dei Presidi di Medicina e Chirurgia cerca di chiarire il rapporto
fra rendimento universitario, quanti hanno superato il test di ingresso e
quanti sono stati ammessi dal TAR dopo il ricorso. L’indagine ha considerato
1.792 studenti immatricolati dopo il test di Medicina del 2014, di cui 1.326
ammessi regolarmente e 466 ricorsisti ammessi dal TAR.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In sintesi è risultato che “il
punteggio al test d’ammissione al CdL in Medicina individua sufficientemente
gli studenti con più difficoltà a finire brillantemente il 1° anno”. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In particolare, il risultato
cui è pervenuto il gruppo di studio è che il punteggio ottenuto al test di
ammissione risulta predittivo del successivo rendimento negli studi
universitari, mentre la scuola di provenienza e il voto di maturità ottenuto
non sembrano influire sul punteggio alla prova di ammissione. Più nello
specifico si evince che: quando il punteggio del test è basso, come nel caso
dei ricorsisti (alcuni dei quali hanno ottenuto punteggi inferiori ai 20 punti
o sotto lo zero), questo presenta una correlazione con il basso rendimento
durante il primo anno di studio: minor numero di esami superati e votazioni
inferiori; per questi studenti c’è il rischio di non riuscire a superare almeno
3 esami del piano di studi del primo anno. Rischio doppio rispetto a quello
degli immatricolati considerati regolari; la percentuale di studenti in grado
di superare il primo anno raggiungendo gli obiettivi formativi previsti risulta
essere maggiore tra gli studenti ammessi senza ricorso.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A proposito del sistema
francese si mette in chiaro nello studio che l’adozione di questo sistema, che
prevede l’accesso aperto e uno sbarramento alla fine del primo anno, non
sarebbe utile: “la valutazione del rendimento alla fine del primo anno di corso
porterebbe a selezionare gli stessi candidati che hanno ottenuto i punteggi più
alti alla prova di ammissione”. (F: R. Gullotto, catania.liveuniversity.it 14.08.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>CANCEL CULTURE. IL NUOVO CONFORMISMO
CENSORIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Ha avuto una
notevole eco internazionale la lettera dei 150 intellettuali — da J. K. Rowling
a Salman Rushdie, da Noam Chomsky a Francis Fukuyama — che, su Harper’s
Magazine, hanno denunciato la deriva presa negli Stati Uniti (ma anche in
Inghilterra e Canada) dai movimenti di protesta contro la discriminazione
razziale. Dalla distruzione delle statue di personaggi storici investiti
dall’accusa di schiavismo (che ha lambito perfino Abraham Lincoln) si è infatti
rapidamente passati a un atteggiamento intollerante sul piano delle idee, che
mina alla radice la stessa libertà di espressione. In ossequio al nuovo
conformismo censorio, che individua e colpisce i suoi nemici attraverso
aggressive campagne sui social, negli Stati Uniti sono stati licenziati o
costretti a dimettersi giornalisti e professori universitari, mentre autori di
libri o articoli giudicati non politicamente corretti se ne sono visti rifiutare
la pubblicazione. Questa nuova <i>cancel
culture</i>, come viene chiamata, è stata paragonata ad alcune esperienze del
passato: ad esempio, alle aspirazioni iconoclaste della Rivoluzione francese,
anch’essa in guerra con una storia che veniva respinta in blocco in quanto
ricettacolo dei privilegi dell’antico regime. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Sono
paragoni non privi di fondamento per movimenti che finora hanno solo lambito
l’Europa continentale con qualche statua imbrattata di vernice qua e là (quella
di Montanelli a Milano, una raffigurante Colbert a Parigi). Ma non sono
purtroppo gli unici paragoni possibili, se stiamo ad alcuni recenti episodi,
apparentemente minori ma che indicano un passo ulteriore nelle tendenze
censorie della cancel culture. Sta avvenendo infatti che alcuni libri che
narrano storie che hanno per protagoniste persone di colore vengano rifiutati
dagli editori solo perché quelle storie sono state immaginate e scritte da
autori bianchi. (F: G. Belardelli, CorSera 30.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’UNIVERSITÀ COME “LUOGO”<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Secondo l’autore dell’articolo
“Metamorfosi dell’Università: da corpo reale a realtà virtuale” (C. Fantappiè,
Roars), l’Università è prima di tutto un “luogo”: non una “istituzione” o una
“organizzazione”, anche se il suo “corpo” comprende sia l’uno che l’altro
elemento.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1. L’Università è un luogo di<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">a) “incontro” fra studenti e
studenti, fra studenti e docenti e fra docenti e docenti;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">b) “confronto” fra le
esperienze culturali delle persone che la compongono;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">c) “dialettica” fra i diversi
saperi, metodi, prospettive, orientamenti;<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">2. L’Università si configura
come uno “spazio vitale” per la crescita educativa, culturale, sociale,
politico-democratica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">3. Come mostra la storia,
l’Università non è dunque un ente qualsiasi, intercambiabile o modificabile a
piacimento, bensì un “luogo istituzionale” specifico, essenziale per il
processo di crescita della cultura e del sapere critico.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">4. In questo senso si compone
di luoghi, persone, organi, strumenti, riti, linguaggi, procedure proprie che
si sono perfezionati e codificati durante un processo millenario della cultura
occidentale. Da questo è sorta la coessenzialità fra Università come luogo
vitale e sapere critico.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">5. “Luogo”, “processo” e
“scopo” si identificano nel loro percorso. Come non si può celebrare la
giustizia al di fuori del luogo del Tribunale, così non si può conseguire un
sapere critico e un’educazione culturale al di fuori dell’Università. (F: C.
Fantappiè, Roars 25.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA BUROCRAZIA "DIFENSIVA" <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La cosiddetta burocrazia
difensiva è stata oggetto di un illuminante articolo di Paola Severino su
"La Repubblica" del 30 maggio. In particolare, vi è trattato il tema
della colpa grave che nella vicenda in parola e in tutte le altre similari, è
difficilissima da concretizzare e spesso si identifica sbrigativamente con
qualunque comportamento non conforme ai canoni interpretativi più consueti.
Come è noto questa prassi dei magistrati contabili ha prodotto atteggiamenti
difensivi da parte dei funzionari pubblici che possono andare da tattiche
prudenziali e attendiste fino alla completa inerzia; ed è noto come siano
immobilizzati quasi 30 miliardi di € di lavori pubblici proprio, o anche, per
tali circostanze. Nell'articolo citato viene invocata la creazione di un
parametro normativo di definizione della nozione della colpa grave che ne renda
certi i confini se non, addirittura, la possibilità di limitare la
responsabilità erariale alla sola ipotesi del dolo. In ogni caso, la burocrazia
e le sue patologie sono da anni – se non da secoli – uno dei mali italiani,
basterebbero a testimoniarlo i ricorrenti articoli di Sergio Rizzo su "La
Repubblica". Dal 2006 per risolvere situazioni complesse ed urgenti per
ben 25 volte è stato nominato un commissario con pieni poteri tra i quali
spicca la deroga alle norma del Codice degli appalti e non in tutti i casi si
trattava di situazioni gigantesche come il ponte di Genova. Sono centinaia di
migliaia le norme in vigore e tutti coloro che hanno promesso
"semplificazioni" e sburocratizzazione sono miseramente falliti nei
loro intenti, dai famosi falò di un Ministro alla presuntuosa Riforma Madia che
di quanto prescritto nell'art. 21 della legge 124/2015 non ha generato
alcunché. (F: S. Simonetti, S24, 15.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SCUOLA. INSEGNANTI E CONCORSI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«Quando gli insegnanti
scenderanno in campo per esigere che i concorsi cessino dall’essere fatti per burla,
e che il metodo dei concorsi per la scelta degli insegnanti governativi sia
mantenuto rigidamente?». Questa domanda posta quasi settant’anni fa sulle
colonne del Mondo da Gaetano Salvemini aspetta una risposta ancora oggi, di
fronte all’ennesimo concorso burla previsto per l’immissione in ruolo di
migliaia di «precari», e di fronte al silenzio in proposito da parte di coloro
che invece nella scuola insegnano già da tempo. I quali, come auspicava
Salvemini, dovrebbero essere i primi, invece, a sentire il dovere e l’interesse
a difendere il significato e la qualità (e quindi il prestigio) del proprio
lavoro. Si tratta di un silenzio ormai cronico. Una delle caratteristiche più
singolari del panorama scolastico italiano, infatti, è l’assenza da sempre della
voce degli insegnanti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ma gli insegnanti italiani non
possono parlare. Il nostro infatti è uno dei pochi Paesi in cui non esiste
un’associazione degli insegnanti vasta e influente, professionalmente
competente e capace di muoversi nel dibattito pubblico, come esiste ad esempio
in Francia, Inghilterra o Germania. Perché da noi al posto di un’associazione
del genere c’è il «sindacato scuola». Non importa di che sigla si tratti —
Cgil, Cis, Uil o Snals — , quello che importa è che in esso confluiscono sempre,
indifferentemente, tutti i cosiddetti «lavoratori della scuola» (nel caso della
Cgil i lavoratori «della conoscenza»). (F: E. Galli Della Loggia, CorSera
04.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>EPIDEMIA DI <i>XYLELLA</i>. FALSE TESI SENZA BASE SCIENTIFICA. LETTERA AL DIRETTORE DI
MICROMEGA DEL DIRETTORE DEL CNR E DELL'ISTITUTO PER LA PROTEZIONE SOSTENIBILE
DELLE PIANTE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Gentile Direttore,</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">l'articolo “Giallo Xylella” di Petra Reski, pubblicato sul numero
2/2020 di Micromega, è caratterizzato
dalla inconsistente aderenza alle evidenze scientifiche, dalla totale assenza
di fonti e soprattutto dal mancato rispetto della realtà. Avendo un’impronta di
chiaro stampo negazionista e complottista, l’articolo è assolutamente
fuorviante e pertanto contribuisce ad alimentare la</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">disinformazione su questa tremenda epidemia che rischia di mettere in
ginocchio il comparto olivicolo dell’intero bacino mediterraneo, con
conseguenti pesanti ricadute sul territorio, sulla cultura, sulle tradizioni,
sul paesaggio ed ovviamente sull’economia mediterranea.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Stupisce che una rivista che si definisce illuminista dia spazio a
teoremi assurdi ed inconsistenti, totalmente privi di base scientifica, che
hanno come fonte primaria i sentimenti di persone dall’atteggiamento per lo
meno discutibile. Ricordiamo l’esempio emblematico della “guerriera” che “agita
un cartellone con su scritto <<Salviamo la sputacchina - vaffanculo
Martina>> … Un compagno di protesta la esorta ad avere un comportamento
più sobrio, cosa che Anita, tuttavia non riesce proprio a fare”. Forte di queste
fonti solide ed incontrovertibili, si costruisce così un teorema in cui - cerco
di riassumere - potentati oscuri (agromafie? Multinazionali?) riescono a
costruire un ecosistema perfetto per far progredire i profitti malavitosi,
grazie alla convergenza con gli interessi di ricercatori infedeli che tentano
di propalare tesi truffaldine per i propri vantaggi di</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">carriera, e quelli delle Istituzioni pubbliche italiane (il Ministro
dell’Agricoltura, Martina) e (potevano mancare?) europee (la Commissione, che
attraverso il programma quadro Horizon 2020 per la ricerca e l'innovazione
avrebbe conferito ai suddetti ricercatori finanziamenti ad hoc, manipolando le
proprie consolidate e rigide procedure di valutazione e selezione dei
progetti). Un complotto</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">evidentemente teso ad avvelenare l’ambiente, avallando l’uso massivo di
pericolosissimi fitofarmaci. (F: M. Centritto, direttore del Consiglio
Nazionale delle Ricerche e dell'Istituto per la Protezione Sostenibile delle
Piante, 07.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>SUL FUTURO DELLA SANITÀ PUBBLICA NEL POST
COVID <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Non serve
qualche miliardo in più se non si interviene sulle modalità di investimento,
organizzazione, incentivazione, monitoraggio, informatizzazione. Un'operazione
di «maquillage» può servire giusto come forma di promozione politica e
mediatica per la ricerca del consenso, ma nel medio e nel lungo periodo non
porterà a nulla. La politica deve avere il coraggio di stringere un patto
trans-generazionale, trans-partitico, trans-regionale al fine di potenziare il
SSN pensando, come diceva J. F. Clarke, non alle prossime elezioni, ma alle
future generazioni. (F: N. Cartabelotta, linkedin 27.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’ETÀ MEDIA DEI DIPENDENTI
PUBBLICI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il blocco delle assunzioni ha avuto conseguenze rilevanti sulla qualità
dell’impiego pubblico. All’inizio del millennio l’età media dei dipendenti
pubblici era di 43 anni, ora supera i 50.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani sono tra i più anziani
del mondo. Nella scuola, per esempio, il 58% dei docenti ha più di 50 anni,
contro una media Ocse del 34%. Hanno in media 41,4 anni gli appartenenti alle
forze dell’ordine, 53,1 anni i medici, 54,4 i dirigenti, 53,2 i professori
universitari e i ricercatori. Secondo un’indagine del Forum Pubblica
Amministrazione appena il 2,9% dei dipendenti pubblici ha meno di 30 anni. Chi
vince un concorso spesso è già over 40 e in ogni caso il tempo che trascorre
tra l’emersione di un bisogno e l’effettiva assunzione dei vincitori del
concorso è in media di oltre 4 anni. E così insieme al Paese invecchia anche lo
Stato. Osserva la Corte dei Conti che la
prolungata assenza di turn-over “ha accentuato il gap conoscitivo e
professionale tra le competenze teoriche, acquisite nell’iter formativo dalle
nuove generazioni, cui per troppo tempo è stato precluso l’accesso al pubblico
impiego, e quelle più ‘statiche’ possedute dal personale in servizio, che
continuano a caratterizzare, oltreché condizionare, la gran parte delle
attività poste in essere dalle pubbliche amministrazioni”. (F: P. Pagliaro,
9colonne 04.08.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ISTRUZIONE, FORMAZIONE E RICERCA NELLE LINEE GUIDA DEL «PIANO NAZIONALE
DI RIPRESA E DI RESILIENZA»<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le <b>linee guida</b> del «Piano nazionale di ripresa e di resilienza»,
approvate dal Comitato interministeriale per gli Affari europei, richiamano
l'articolo 14 della proposta di regolamento attuativo della Recovery and
resilience facility elaborata dalla commissione Ue. Tra i «cluster di
intervento» previsti nelle <b>linee guida</b>
ci sono:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">ISTRUZIONE, FORMAZIONE E
RICERCA<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La spinta al capitale umano.
Nel piano rientreranno interventi a tutto campo su <b>digitalizzazione<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>della didattica</b>,
miglioramento delle conoscenze digitali ed economiche, lifelong learning,
contrasto all'abbandono scolastico, politiche per <b>l'aumento della quota di giovani laureati,</b> potenziamento degli
asili e della scuola dell'infanzia<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">SALUTE<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La lezione della pandemia. Per
rafforzare il sistema sanitario si prevedono misure di <b>sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica</b>, la
digitalizzazione dell'assistenza, il rafforzamento della prossimità delle
strutture, l'integrazione fra politiche sanitarie, sociali e ambientali e la
valorizzazione delle politiche per personale sanitario. (F.te: IlSole24Ore
10.09.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>BANDO EUROPEAN
UNIVERSITIES. LA PARTECIPAZIONE ITALIANA SALE AL NUMERO DI 23 ISTITUZIONI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">La Commissione europea il 9 luglio ha comunicato le
ulteriori 24 alleanze di università europee che si aggiungono alle prime 17
approvate nel 2019. Le “Università europee” sono alleanze transnazionali di
istituti di istruzione superiore di tutta l'UE che si uniscono in alleanze per
la conoscenza e la ricerca, a beneficio di studenti, docenti e della società
civile. Le European Universities, realizzate con il sostegno finanziario dei
programmi Erasmus + e Horizon 2020, migliorano la qualità, l'inclusione, la
digitalizzazione e l'attrattiva dell’Istruzione superiore europea. Tra le 62
domande ricevute, 24 nuove alleanze di università europee sono state
selezionate, attraverso una procedura basata sulla valutazione di esperti
indipendenti,coinvolgendo 165 istituti di istruzione superiore di 26 Stati
membri e di alcuni paesi extra UE partecipanti al programma Erasmus +.
All’interno delle 24 nuove alleanze, si trovano 12 università italiane, che
vanno ad aggiungersi alle 11 selezionate nel 2019 portando la partecipazione
italiana al numero di 23 istituzioni della formazione superiore coinvolte. (F:
ANSA 10.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>MILANO-BICOCCA AMMESSA NEL BOARD DEL DIGITAL CREDENTIALS CONSORTIUM </b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’Università di Milano-Bicocca
è stata ammessa nel board del Digital Credentials Consortium (DCC), il
consorzio internazionale di università nato due anni fa per realizzare un
sistema standard per le credenziali digitali dei titoli e risultati accademici,
e per realizzare una infrastruttura distribuita e condivisa, con tecnologie
open source e quindi non di natura commerciale, per erogare, immagazzinare,
comunicare, autenticare, e verificare in tutto il mondo lauree, voti degli
esami, e qualsiasi certificazione di apprendimento in prospettiva 'life-long
learning'. Fanno parte del DCC, tra gli altri, il MIT, Massachusetts Institute
of Technology di Boston, che è anche base operativa, Harvard e Berkeley, e
altre due neoammesse, Georgia Tech (Stati Uniti) e McMaster University
(Canada). Milano-Bicocca è l’unica università italiana e la terza europea, dopo
Delft e Potsdam, nel board dei soci fondatori. (F: fotogramma 04.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>POLIMI. DOTTORATO DI RICERCA SEMPRE PIÙ ATTRATTIVO, 494 IMMATRICOLATI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il dottorato di ricerca al
Politecnico di Milano risulta sempre più attrattivo, come riscontriamo nei
nuovi dati relativi al nostro 35° ciclo di dottorato 2019-2020. Quest’anno, con
l’ultimo ingresso appena concluso, abbiamo superato ogni risultato precedente,
con 494 dottorande e dottorandi immatricolati, di cui 455 (il 92%) sono finanziati.
Il dottorato di ricerca è il culmine della formazione universitaria. Per molti
anni è stato visto esclusivamente come la porta principale per entrare nel
mondo della ricerca accademica, ma il quadro attuale è in rapida evoluzione. Un
cambiamento di prospettiva dovuto alla crescente consapevolezza delle imprese
riguardo al ruolo chiave che l'innovazione e la ricerca svolgono in ogni
settore economico. Allo stesso tempo, le istituzioni accademiche come il
Politecnico di Milano hanno realizzato un profondo ripensamento delle carriere
di dottorato. (F: polimi.it 03.06.2020) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>UNIBO. BREVE SCHEDA DELL’ALMA MATER<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Prima, da 11
anni a questa parte, nella classifica del Censis. In corsa nei ranking
internazionali: l'edizione 2021 del QS World University Rankings la vede al
posto numero 160 della classifica mondiale, con 28 posizioni scalate dal 2017
ad oggi. L'Alma Mater si presenta così. Un mega Ateneo generalista da 87.758
studenti, quasi il 40% fuorisede. Uno degli atenei più frequentati d'Italia,
con 32 dipartimenti e 221 corsi di studio offerti, tra cui 78 lauree
internazionali di cui 62 in lingua inglese. E ancora: 47 dottorati di ricerca,
53 scuole di specializzazione, 80 master di primo e secondo livello. Numeri. Ma
è sulla sua storia che l'università di Bologna, la più antica del mondo, se la
gioca: 933 anni, un passato che conta. (F: I. Venturi, La Repibblica 29.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIBO. CANDIDATI MATRICOLE NEL SETTORE SANITARIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Candidati matricole a Bologna.
In 4464 per Medicina e chirurgia e Odontoiatria, contro i 3615 dell'anno
scorso; per Medicina in inglese 1416 contro 1281 dell'anno scorso; per Medicina
veterinaria 807 contro i 710 dello scorso anno; per Professioni sanitarie 2511
(l'anno scorso erano 2456). Corso di laurea in Medicina e Chirurgia. L’Alma
Mater, che ospiterà il test (iscritti ca. 4000) alla Fiera di Bologna, da
quest’anno attiverà due nuovi corsi di laurea in Medicina nei Campus della
Romagna, a Ravenna e a Forlì. Per il CdL di Bologna sono disponibili 374 posti,
cui si aggiungono 95 posti a Ravenna e 95 a Forlì. (F: UniBoMagazine settembre
2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>UNITE. DOPPIO
TITOLO DI LAUREA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Anche l’Università di Teramo è tra i 30 atenei che
rilasciano un doppio titolo di laurea. UniTe ha siglato il protocollo d’intesa
con la Chulalongkorn University di Bangkok (Tailandia) per un nuovo percorso di
alta formazione per il Corso Magistrale 2020-21 a doppio titolo di studio in
“Food Science and Technology”. (F: rpiunews 09.07.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per la <b>classificazione delle
università italiane</b> nei ranking internazionali si veda alla voce del menu
IN EVIDENZA. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CH. ALL'UNIVERSITÀ DI ZURIGO E IN ALTRI ATENEI SVIZZERI MANTENUTO IL
NUMERO CHIUSO A MEDICINA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Università di Zurigo
mantiene il numero chiuso e il relativo esame di ammissione alla facoltà di
medicina per l'anno accademico 2020/2021. Il motivo è il numero di iscrizioni
che rimane elevato in tutta la Svizzera. Anche le università di Basilea, Berna,
Friburgo, quella della Svizzera italiana e l'ETH di Zurigo hanno intenzione di
mantenere le limitazioni per i nuovi iscritti agli studi di medicina, scrive in
una nota il governo cantonale zurighese. Con 422 nuovi iscritti a medicina, il
numero massimo all'Università di Zurigo è invariato rispetto agli scorsi anni.
Più precisamente si tratta di 372 iscrizioni per la medicina umana e 50 in
odontoiatria. A queste cifre si aggiungono 90 matricole ammesse alla facoltà di
veterinaria Vetsuisse, nata dalla collaborazione fra l'Uni di Berna e quella di
Zurigo. Per i corsi di master sono disponibili a Zurigo 365 posti in medicina
umana, 44 in odontoiatria e 70 in veterinaria. (swissinfo.ch 04.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">UK. DROP IN
INTERNATIONAL STUDENTS<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">United Kingdom universities could suffer a 25% (120.000) drop in
international students as a result of the government decision to end home
student status for them in England.</span><span lang="EN-GB"> </span><span lang="EN-GB">Some 84% of prospective European Union (EU) students say they will
‘definitely not’ study in the UK if the decision means their tuition fees will
be doubled. (F: UWN luglio 2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>USA. LA NUOVA
CACCIA ALLE STREGHE <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">La nuova caccia alle streghe è promossa in nome
dell'anti-razzismo dalla sinistra radicale, che ha conquistato posizioni
influenti nell'informazione, nei social media, nelle università e altre
istituzioni culturali, nello spettacolo. Chi non è allineato con l'avanguardia
intransigente del movimento, subisce linciaggi mediatici, o perde il posto di
lavoro. Ora un folto gruppo d'intellettuali si ribella e lancia l'allarme,
firmando su Harper's magazine un appello che denuncia la pericolosa deriva
verso l'intolleranza politically correct. (F: F.R., Rep. 08.07.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b><span lang="EN-GB">USA. THE
UNEASY CO-DEPENDENCE OF COLLEGES AND THEIR BILLION-DOLLAR SPORTS PROGRAMMES</span></b><span lang="EN-GB"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><span lang="EN-GB">The uneasy and sometimes destructive co-dependence of
US colleges and their billion-dollar sports programmes is approaching a showdown
on equity and race, and experts predict it will either break the system or,
with long-sought reform, save it. US colleges reap billions of dollars from
sports but their mostly black athletes earn almost nothing beyond scholarships,
while the mostly white coaching staff take salaries running into the millions
of dollars. The inequity has been brought to a head by the coronavirus pandemic
and Black Lives Matter movement and, as our North America editor Paul Basken
reports, tension are high. The National Collegiate Athletic Association has
been fighting in court to keep limits on the education-related compensation
that student athletes can receive, while relenting under pressure to let
players make their own commercial advertising deals, as the sector faces huge
losses because of the coronavirus. </span>(F: THE 29.07.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>USA. L’ISTRUZIONE TERZIARIA USA È IN CRISI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«L’eccezione, non la regola»
sono gli esempi della Ivy League in cui il 90% riesce a raggiungere la laurea.
In tutte le altre 4mila università solo il 45% degli studenti ci riesce. L’80%
degli studenti bianchi sono nelle università più prestigiose. Il 75% delle
minoranze si trova in quelle meno rinomate. Il costo economico è una delle
spiegazioni: dagli anni ’80 a oggi è cresciuto del 600%. Al momento, un ciclo
di quattro anni richiede tra i 100mila e i 200mila dollari di media. Chi non li
ha, si indebita (per un totale collettivo di 600 miliardi di dollari) e chi ha
paura di indebitarsi non studia. Quest’ultimo dato è aumentato negli ultimi
anni. Effetti dei ranking: solo 200 università su 4mila mantengono standard di
qualità importanti, le altre hanno perso terreno. Per loro, strette tra
classifiche impietose, numeri sempre più bassi e finanziamenti in calo. <span lang="EN-GB">(F: D.
Ronzoni, linkiesta 15.08.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;">LIBRI - RAPPORTI - SAGGI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">STUDENT AFFAIRS AND
SERVICES IN HIGHER EDUCATION: GLOBAL FOUNDATIONS, ISSUES, AND BEST PRACTICES <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">A publication of the International Association of Student Affairs and
Services – IASAS Published in cooperation with Deutsches Studentenwerk. Third
Edition [accessed Sep 06 2020]. Pp. 620.<b><o:p></o:p></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">This is an enormous volume, involving around 250 authors and others from
125 countries. The open access book was recently published ></span><span lang="EN-GB"> </span><span lang="EN-GB"><a href="https://tinyurl.com/y58obeqo">https://tinyurl.com/y58obeqo</a> . <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">With 250 authors, advisors and editors from over 125 countries this book
is a truly global collaborative effort to capture the diverse, significant and
expansive theories, frameworks, practices, models and services provided by <b>Student Affairs and Services in Higher
Education</b> across the globe. This comprehensive book is the reference book
for scholars, researchers and practitioners across the globe on all matters
related to Student Affairs in Higher Education. The informative chapters cover
a vast breadth of issues including principles, values, theories and frameworks,
professionalization, research and scholarship, social justice, equality and
gender issues, engagement, internationalization, retention and graduate
competencies, governance and student participation, leadership and migration, a
discussion of over 42 functional areas and almost 100 country reports. The
authors are of the highest caliber and greatest diversity and share their
formidable knowledge and experience, all detailing the immense impact Student
Affairs and Services have in Higher Education across the globe.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>OPEN SCIENCE: CAMBIAMENTO CULTURALE CERCASI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Paola Galimberti.
Settembre 2020. pg. 8<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Definizione di Scienza aperta: <i>Open
Science is the practice of science in such a way that others can collaborate
and contribute, where research data, lab notes and other research processes are
freely available, under terms that enable reuse, redistribution and
reproduction of the research and its underlying data and methods</i> (FOSTER)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le tematiche della apertura e
dell'accesso ai risultati della ricerca scientifica sono state variamente
affrontate in Italia, in momenti e in modi diversi, senza che si sia mai
riusciti a produrre un piano nazionale che portasse ad interventi organici,
senza che si siano sviluppate strategie finalizzate al raggiungimento di
risultati, senza un disegno specifico o una visione che non fosse una vaga eco
di quanto avveniva in Europa e di quello che gli enti finanziatori della
ricerca, (Commissione Europea per prima) richiedevano ai beneficiari dei Grant.
Si è pensato che bastassero dichiarazioni di principio o l'approvazione di una
policy per rispondere alle richieste dell'Europa e degli enti finanziatori e
per essere dunque in regola con gli adempimenti richiesti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Non si è capito che le policy
sono il punto di arrivo di una modifica radicale delle prassi delle diverse
comunità disciplinari, modifica che investe l'intero ciclo di progettazione,
realizzazione, validazione e valutazione di una ricerca, che comprende anche
ovviamente il tema dei diritti degli autori e di quelli dei lettori e che è
l'unico modo possibile di fare scienza. (F: Abstract)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Testo integrale > <a href="https://zenodo.org/record/4014989#.X2SAyD9xeUl">https://zenodo.org/record/4014989#.X2SAyD9xeUl</a> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> <span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">REPORT OF THE
SCHOLARS AT RISK ACADEMIC FREEDOM MONITORING PROJECT<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Ed. Scholars at Risk Academic Freedom Monitoring Project. Pp. 64. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Scholars at Risk (SAR) announces the release of <b><i>Free to Think 2019</i></b>, a
report analyzing 324 attacks on higher education communities in 56 countries
between September 1, 2018 and August 31, 2019. Thousands of educators and
academics are killed, imprisoned, attacked, or threatened around the world each
year because of what they teach, write, or say. This is dangerous for all of
us. It not only destroys lives, but it also denies everyone the benefit of
expert knowledge, destabilizes vulnerable societies, and cripples the healthy
public discourse that sustains democracy.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Scholars at Risk is an international network of over 500 higher
education institutions and thousands of individuals in 39 countries that is
leading the charge in protecting and offering sanctuary to threatened scholars
and students. Our mission is to protect higher education communities and their
members from violent and coercive attacks, and by doing so to expand the space
in society for reason and evidence-based approaches to resolving conflicts and
solving problems. We meet this mission through direct protection of
individuals, advocacy aimed at preventing attacks and increasing
accountability, and research and learning initiatives that promote academic
freedom and related values.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Institutions and individuals are invited to take part in this important
work by joining the network, offering to host at-risk scholars, organizing
campus events, advocating on behalf of imprisoned academics and students,
conducting research through SAR's Academic Freedom Monitoring Project and
working groups, proposing your own projects, and donating to SAR to sustain
these activities. To learn more about SAR activities, network membership, or
how you or your institution might benefit, please visit : <a href="http://www.scholarsatrisk.org/">www.scholarsatrisk.org</a> . <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il network @ScholarsAtRisk
#SAR , cui #unipv partecipa attivamente, organizza un ciclo di seminari sulla
liberà accademica. Scopri il programma completo <span lang="EN-GB"><a href="http://news.unipv.it/?p=50486"><span lang="IT">http://news.unipv.it/?p=50486</span></a></span> .<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">GALILEO AND THE
SCIENCE DENIERS <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Author: Mario Livio. Ed. Simon & Schuster (2020), pp. 283. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">A fresh interpretation of the life of Galileo Galilei, one of history’s
greatest and most fascinating scientists, that sheds new light on his
discoveries and how he was challenged by science deniers. “We really need this
story now, because we’re living through the next chapter of science denial”
(Bill McKibben).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Galileo’s story may be more relevant today than ever before. At present,
we face enormous crises—such as the minimization of the dangers of climate
change—because the science behind these threats is erroneously questioned or
ignored. Galileo encountered this problem 400 years ago. His discoveries, based
on careful observations and ingenious experiments, contradicted conventional
wisdom and the teachings of the church at the time. Consequently, in a blatant
assault on freedom of thought, his books were forbidden by church authorities.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Astrophysicist and bestselling author Mario Livio draws on his own
scientific expertise to provide captivating insights into how Galileo reached
his bold new conclusions about the cosmos and the laws of nature. A freethinker
who followed the evidence wherever it led him, Galileo was one of the most
significant figures behind the scientific revolution. He believed that every
educated person should know science as well as literature, and insisted on
reaching the widest audience possible, publishing his books in Italian rather
than Latin.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Galileo was put on trial with his life in the balance for refusing to
renounce his scientific convictions. He remains a hero and inspiration to
scientists and all of those who respect science—which, as Livio reminds us in
this gripping book, remains threatened even today. </span>(F: presentazione dell’editore)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA RESPONSABILITÀ ERARIALE DEL PROFESSORE UNIVERSITARIO PER VIOLAZIONE
DEL REGIME DI INCOMPATIBILITÀ</b>
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Corte dei conti, sez. giur.
Regione Lombardia, sentenza 3 febbraio 2020 n. 11. Nella sentenza oggetto di
commento la Sezione giurisdizionale Lombardia affronta un argomento complesso e
attuale quale quello della responsabilità erariale del professore universitario
a tempo pieno conseguente alla violazione del relativo regime di
incompatibilità. La decisione si sofferma su diversi aspetti concernenti la
violazione dell’art. 53, d.lgs. n. 165/2001, chiarendo la ratio di tale
disposizione, la natura della responsabilità conseguente all’espletamento di
attività non autorizzate, nonché il plesso giurisdizionale competente a
conoscerne. In particolare, la sentenza si segnala per aver fornito una
rilevante soluzione interpretativa in ordine all’individuazione del discrimine
tra attività di consulenza e attività libero-professionale, individuando un
criterio guida volto a sorreggere tale distinzione, fondato su un dato fattuale
base e su due indici sintomatici.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: nota a Corte dei conti,
sez. giur. Regione Lombardia, sentenza 3 febbraio 2020 n. 11. Fascicolo 1,
2020). Leggi di più <a href="https://tinyurl.com/y42pp5vc">https://tinyurl.com/y42pp5vc</a> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RIFLESSIONI IN MATERIA DI SPECIALIZZAZIONE MEDICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Francesco Paolo
Tronca. Eurilink University Press. Collana: Studi e Dialoghi Giuridici. In
uscita a ottobre 2020. e-book, pp. 114.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il volume si propone di
focalizzare alcune delle questioni giuridiche, maggiormente dibattute, in
materia di tutela dei medici specializzandi. La raccolta di saggi fornisce lo
spunto per specifici approfondimenti su tematiche in continua evoluzione
giurisprudenziale, rispetto alle quali il costante aggiornamento è elemento
imprescindibile per una visione organica delle problematiche. L’approccio
dell’Autore è critico e sistematico al fine di pervenire ad una visione ampia e
prospettica di taluni istituti giuridici che trovano, per la categoria dei
medici in formazione specialistica, un fecondo terreno applicativo. La
legislazione di riferimento è direttamente correlata al recepimento della
normativa comunitaria di settore nel tessuto legislativo nazionale. Tale
dinamica fornisce all’Autore lo spunto per evidenziare, anche, i delicati
equilibri che intercorrono tra fonti nazionali e sovranazionali nei differenti
casi applicativi di tutela dei medici specializzandi. Sono approfondite,
difatti, riflessioni che coinvolgono istituti fondanti del Diritto
Amministrativo, del Diritto Civile, del Diritto Costituzionale e dell’Unione
Europea. Il volume è destinato a studiosi e studenti che si avvicinano
all’applicazione di categorie giuridiche generali (ad esempio: il contratto di
lavoro, la prescrizione dell’azione di risarcimento del danno, le categorie di
danno, il recepimento della normativa comunitaria) in uno specifico settore
dell’ordinamento. La struttura del volume è articolata in quattro capitoli
consentendo di guidare il lettore in un percorso evolutivo che prende le mosse
dal contesto normativo di riferimento, transita, nel II e III capitolo,
attraverso le questioni interpretative maggiormente dibattute in sede
giurisprudenziale ed approda, infine, alla ricostruzione di tematiche insolute.
Il volume costituisce un valido strumento di supporto per la comprensione delle
forme di tutela dei medici in formazione che a tutt’oggi si presentano ancora
particolarmente frastagliate e di non univoca definizione. (F: presentazione
dell’editore)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’AUTONOMIA UNIVERSITARIA DEL NUOVO MILLENNIO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Curatore: Alfredo Marra.
Contributi di Pasquale Cerbo, Matteo Gnes, Roberto Moscati, Luigi Piscitelli,
Margherita Ramajoli, Marino Regini, e Alessandro Santoro. Ed. Aracne, Roma
2020, pg. 96. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il volume raccoglie gli atti
dell’omonimo convegno promosso dall’Osservatorio sull’Università nel 2018
presso l’Università degli Studi di Milano - bicocca. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nell’ultimo decennio
l’Università italiana è profondamente cambiata, tanto a livello di sistema
quanto di singole istituzioni accademiche. Per comprendere direzione e misura
del cambiamento risulta di centrale importanza tornare a riflettere sul
concetto di autonomia universitaria. È quanto si è cominciato a fare,
attraverso gli interventi di qualificati studiosi di diversi ambiti
disciplinari, nel convegno promosso dall’Osservatorio sull’Università su
L’autonomia universitaria del nuovo millennio. (F: presentazione del volume)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DAL LOCKDOWN LE SFIDE ALL’UNIVERSITA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autori vari. Premessa di V.
Scotti. <span lang="EN-GB">Eurilink University
Press. </span>Collana Istituzioni.
e-book, Agosto 2020, pp. 164.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In un lavoro collettivo nato
informalmente durante il periodo del lockdown, un gruppo di docenti
universitari e di esperti di alto profilo ha dato vita a una serie di
riflessioni che vengono pubblicate in questo primo contributo. Non limitando lo
sguardo alle proprie appartenenze disciplinari, gli Autori cercano di analizzare
i nodi che – da sempre – caratterizzano il sistema universitario italiano e
che, con il lockdown, sono stati ulteriormente messi in evidenza. Fuori dalla
logica di scontro tra insegnamento in presenza e a distanza, gli Autori hanno
voluto – anche pragmaticamente – guardare alla sostanza, liberamente ragionando
dentro dinamiche sulle quali possano costruirsi decisioni per il futuro. In
questo testo si trova un interessante esercizio di autonomia, utile a chi
voglia percorrere strade innovative, e creative, di cui l’università ha
bisogno. Si pensa a una università completamente immersa nei processi storici,
soggetto nella società e non monade isolata e separata dal resto. Qui
s’immagina una università che utilizzi, con senso progettuale, tutti gli
strumenti della modernità e che si ponga come motore di una nuova alleanza per
affrontare, dal punto di vista di formazione di classi dirigenti, le
complessità del presente e del futuro che già ci percorre: una università, in
sostanza, che ricongiunga ciò che è disperso, anzitutto il rapporto tra sapere
e potere. (F: Premessa di Vincenzo Scotti)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SCIENZA TRA ETICA E POLITICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Collettanea curata da Rino
Falcone, Pietro Greco e Giulio Peruzzi. Editore Dedalo, giugno 2010.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La scienza ha improvvisamente
occupato un posto di primo piano nel dibattito pubblico e nella coscienza
attiva dei cittadini; anche di quelli che della scienza avevano una percezione
e considerazione scarsa e confusa. Questo è ovviamente un effetto di risposta a
seguito della pandemia COVID-19: agli sconvolgimenti, alle trasformazioni della
vita individuale e sociale che ha prodotto in tutti noi. In particolare,
all’esigenza che è prepotentemente cresciuta di identificare potenziali
salvatori della nostra salute e della nostra convivenza civile e sociale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La società quindi si rivolge
alla scienza e da essa pretende, come è giusto che sia, soluzioni e conoscenza
aggiornata per affrontare una aggressione nuova, sconosciuta per molti aspetti
e capace di colpire non solo la nostra salute ma - obbligandoci a isolamenti e
separazioni innaturali - l’essenza più intima della nostra civiltà e con essa
le radici del suo sviluppo economico, culturale, sociale. (F: da introduzione
di R. Falcone, scienzainrete 22.06.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">IDENTIFYING RESEARCH
FRONTS IN THE WEB OF SCIENCE: FROM METRICS TO MEANING<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Authors: Martin Szomszor, David Pendlebury and Gordon Rogers. Clarivate
Web of science Sept 2020.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Our report encourages researchers and managers to perform deeper
evaluations of research<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">via Research Front data derived from the Web of Science and maps
depicting the structure and<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">dynamics of specialty areas. Research assessment and policymaking
frequently use quantitative measures based on publication and citation data as
a complement to traditional expert peer review. Most in the research community
are familiar with standard indicators, such as citation counts, the Web of
Science Journal Impact Factor™, or the h-index. Scores and ranks have their
uses but are limited in revealing many aspects of research activity and
different dimensions of contributions. Fuller, more informative types of
assessment are now possible – but still rarely used.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Thanks to advances in the handling and visualization of very large
datasets, it is possible to see – and visit – the leading edge of scientific and
scholarly research through science mapping of the literature. Such maps
typically offer 2 or 3-D landscapes of research disciplines and topics, created
by the network of citations that link one publication with another and by
shared terminology. Similarity among documents determines proximity in the
landscape while the varying<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">density of publications creates structures, such as ‘mountains’ or
‘islands’ of knowledge. An analyst can locate individuals, institutions,
funders and journals within this landscape and evaluate organizational
participation in different areas, as well as changes over time. This
contributes to greater understanding of current activity including
identification of key players and hot and emerging topics.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">(F: Executive summary)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CATTIVI SCIENZIATI</b>. <b>La pandemia della malascienza<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Enrico Bucci. Ed. Addtascabili, luglio 2020, pg. 192.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il metodo scientifico è indubbiamente una delle risorse più raffinate
di cui gli scienziati dispongono per fornire indicazioni utili alla sopravvivenza
della nostra società in un mondo complesso. Tuttavia, questo metodo non può
procedere in assenza di un’etica che metta al primo posto l’onestà nel
raccogliere dati, descrivere esperimenti, discutere risultati e pubblicarli.
Eppure, nella letteratura scientifica tre peccati capitali – fabbricazione di
dati ed esperimenti, loro falsificazione e plagio – sono talmente diffusi da
destare seria preoccupazione riguardo all’affidabilità di ciò che crediamo di
sapere. A questi si aggiunge spesso una comunicazione che distorce i risultati
ottenuti, volta ad ottenere vantaggi o a influenzare il pubblico. La comunità
scientifica deve usare un linguaggio che non si presti a facili
fraintendimenti, distinguendo fra opinioni e dati a supporto di quelle
opinioni. Accostarci al metodo scientifico, studiare le fallacie logiche del
discorso razionale, un minimo (davvero un minimo) di scienza del dato e
ragionamento quantitativo, ci può salvare dalle suggestioni e dalla sensazione
superficiale di capire la scienza leggendo il titolo di un quotidiano.
Curiosità e metodo ci faranno scoprire le frodi scientifiche, ma anche la
bellezza e la potenza del ragionamento di cui siamo capaci. Solo così la
scienza potrà essere utile alla società.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: presentazione dell’editore)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;"><b>SALVARE L’UNIVERSITÀ
ITALIANA</b>. <b>Oltre i miti e i tabù</b> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Autori: G. Capano, M. Regini, M. Turri. Ed. Il Mulino
2017.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">Il dibattito sull’università italiana sta finalmente
uscendo dai confini angusti degli addetti ai lavori e dalle polemiche annose,
grazie anche a recenti e corpose indagini empiriche. Spesso però le
interpretazioni che ne derivano si limitano a riproporre antichi stereotipi,
contrapponendo le colpe dei governi a quelle delle università o delle
corporazioni accademiche. Nell’affrontare la crisi dell’università italiana e
del suo ruolo culturale, economico e civile, gli autori contestano miti e tabù
e, attraverso una discussione chiara delle molteplici cause, prospettano alcuni
scenari alternativi, indicando possibili linee di intervento per arrestare il declino.
(F: presentazione dell’editore)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 414.2pt;">In “Salvare l’università italiana” di Turri, Regini e
Capano: “gli atenei piccoli, per definizione, non sono capaci quanto gli atenei
medio - grandi di svolgere attività di ricerca d’eccellenza, tantomeno in
diverse aree scientifiche. Ne segue che dovrebbero abbandonare del tutto
l’idea, piuttosto che ‘suicidarsi’ nello svolgere ricerca in discipline nelle
quali non sono competenti”. Riprendendo un passaggio del libro: “…il ministero
potrebbe decidere di concedere l’accreditamento quali scuole di dottorato a non
più di <b>n</b> sedi per ciascuna area
disciplinare […] gli atenei piccoli in cui una concentrazione elevata di ottimi
ricercatori in diverse aree scientifiche non è plausibile, sarebbero spinti a
scegliere una strada fra le due sole ragionevoli: specializzarsi in una - due
aree scientifiche al massimo (nel caso della ricerca) oppure puntare tutto
sulla formazione valorizzando servizi di supporto alla didattica e percorsi più
fortemente capaci di garantire un inserimento nel mercato del lavoro”. (F:
Citazione da Roars)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UN REPORT SUL SISTEMA PAESE CHE
HA AMPI E INTERESSANTI MARGINI DI RECUPERO NELLA RICERCA E NELLO SVILUPPO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Siamo nella top ten per numero di brevetti depositati in Europa, per
progetti finanziati dallo European Research Council e per pubblicazioni
scientifiche. Ciò non toglie però l'esistenza</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">di alcuni limiti, che risultano pesanti in quanto strutturali: dal
ritardo sulla collaborazione pubblico-privata alla scarsità cronica degli
investimenti, passando per il gap di competenze sul fronte Stem (scienza,
tecnologia, ingegneria e matematica).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Secondo le stime più aggiornate dell'Organizzazione per la cooperazione
e lo sviluppo economico (OCSE), nel 2018 l'Italia ha speso poco più di 32
miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, circa l'1,4%del Prodotto interno
lordo. Prendendo in esame quest'ultimo indice e mettendo da parte il valore
assoluto, che per sua natura è poco indicativo, si scopre che l'Italia ha
purtroppo tanti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">punti da recuperare rispetto ai propri omologhi: in alcuni casi forse
sono troppi (vedi la distanza che ci separa da Svezia, Austria, Germania e
Danimarca, ossia dagli unici quattro Paesi oltre il 3%), in altri sono comunque
tanti (dal 2,4% della media Ocse al 2% della media UE a 28, passando per il
2,2% della Francia). E non può certo essere un vanto l'aver distanziato
leggermente economie più piccole come Polonia, Grecia, Lituania o Romania.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Navigando nel database della Banca Mondiale, si scopre infatti che
siamo il Paese meno impegnato sulla ricerca in termini di capitale umano tra le
grandi economie europee: poco più di 2.300 ricercatori ogni milione di abitanti
nel 2018 (ultimo anno disponibile). Erano circa 1.850 nel 2012, poco sopra
quota 2 mila nel 2015 e dal 2010 al 2017 sono aumentati più che negli</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">altri grandi Stati europei (24% contro il 21% della Germania, il 15%
della Francia e l'11% del Regno Unito), quindi è innegabile che ci siano stati
dei passi in avanti. Ma riportando il confronto ai giorni nostri lo stato
dell'arte parla chiaro: siamo più o meno a metà rispetto al Regno Unito (4.603)
e alla Francia (4.715), ancor più lontani dalla Germania (5.211), ma anche
parecchio distanti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">dalla media europea (quasi 4 mila ricercatori). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In merito alle competenze Stem anche in questo caso abbiamo parecchio
lavoro da svolgere come sistema Paese. Secondo le rilevazioni dell'Istat,
infatti, la quota di popolazione che in Italia possiede almeno un titolo di
studio secondario superiore è pari al 62% del totale (contro il 79% dell'UE a
28) e quella che possiede una laurea è del 20% (33% nell'Unione europea). Il
quadro si complica soprattutto per quel che riguarda il tema delle competenze a
maggior valore aggiunto in un mercato del lavoro che sta andando sempre più
verso l'economia digitale: le competenze cosiddette Stem. Come testimoniato
dall'ultimo rapporto ad hoc elaborato da Deloitte in collaborazione con Swg, i
profili Stem sono sempre più importanti e ricercati ma in Italia ce ne sono
pochi. Un vero e proprio paradosso se si considera che, escludendo l'area
medico-sanitaria e farmaceutica, lo scorso anno sono state proprio le laure
Stem a raggiungere il tasso di occupazione della popolazione laureata più alto
(84%). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Se da un lato questo insieme di ritardi, limiti e difficoltà mette in
luce la scarsa sensibilità (soprattutto politica ma anche industriale) nei
confronti del sistema italiano della ricerca e dello sviluppo, dall'altro
avvalora ulteriormente la forza di un ecosistema che continua comunque a
dimostrare vivacità, dedizione e capacità. Come rileva l'edizione 2020
dell'Annuario scienza, tecnologia e società, realizzato da Observa in Society e
curato da Giuseppe Pellegrini e Andrea Rubin: l'Italia si piazza infatti
all'ottavo posto per progetti finanziati dal Consiglio europeo della ricerca e
alla stessa posizione nella classifica globale per pubblicazioni scientifiche.
Non è</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">tutto, perché se allarghiamo lo sguardo alla corsa dei brevetti in
Europa (nel 2019 sono state depositate oltre 181 mila domande, il 4% in più
rispetto al 2018 secondo i dati dello European Patent Office), scopriamo che
l'Italia è dentro la top ten del 2019 (seppur all'ultimo posto disponibile dopo
Usa, Germania, Giappone, Cina, Francia, Corea del Sud, Svizzera, Olanda e Regno
Unito). <span lang="EN-GB">(F: A. Frolla, La
Repubblica Affari&Finanza 03.08.2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">THE ECONOMIC IMPACTS
OF LEARNING LOSSES. Oecd Education Working Paper No. 225</span></b><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Authors: Eric A. Hanushek and Ludger Woessmann. EDU/WKP(2020)13.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The worldwide school closures in early 2020 led to losses in learning
that will not easily<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">be made up for even if schools quickly return to their prior performance
levels. These losses<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">will have lasting economic impacts both on the affected students and on
each nation unless<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">they are effectively remediated.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">While the precise learning losses are not yet known, existing research
suggests that the<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">students in grades 1-12 affected by the closures might expect some 3
percent lower income<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">over their entire lifetimes. For nations, the lower long-term growth
related to such losses<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">might yield an average of 1.5 percent lower annual GDP for the remainder
of the century.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">These economic losses would grow if schools are unable to re-start
quickly.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The economic losses will be more deeply felt by disadvantaged students.
All indications<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">are that students whose families are less able to support out-of-school
learning will face<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">larger learning losses than their more advantaged peers, which in turn
will translate into<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">deeper losses of lifetime earnings.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The present value of the economic losses to nations reach huge
proportions. Just returning<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">schools to where they were in 2019 will not avoid such losses. Only
making them better<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">can. While a variety of approaches might be attempted, existing research
indicates that<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">close attention to the modified re-opening of schools offers strategies
that could ameliorate<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">the losses. Specifically, with the expected increase in video-based
instruction, matching the<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">skills of the teaching force to the new range of tasks and activities
could quickly move<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">schools to heightened performance. Additionally, because the prior
disruptions are likely<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">to increase the variations in learning levels within individual
classrooms, pivoting to more<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">individualised instruction could leave all students better off as schools
resume.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">As schools move to re-establish their programmes even as the pandemic
continues, it is<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">natural to focus considerable attention on the mechanics and logistics
of safe re-opening.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">But the long-term economic impacts also require serious attention, because
the losses<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">already suffered demand more than the best of currently considered
re-opening approaches. (F: Abstract Sept. 2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1030" type="#_x0000_t75"
style='width:419.1pt;height:365.7pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image010.jpg"
o:title="LOST GDP COROAVIRUS EDU"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="488" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image011.jpg" v:shapes="_x0000_i1030" width="559" /><!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-69429001420852352792021-11-07T18:04:00.000+01:002021-11-07T18:04:49.426+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 3 2020<p> <b><span style="color: red;">IN
EVIDENZA</span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>D.L. RILANCIO 19.05 n. 34.
MISURE PER UNIVERSITÀ, RICERCA E DIRITTO ALLO STUDIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Art. 236. Il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e
tecnologica (FIRST) è incrementato, per l’anno 2021 di 250 mln e per l'anno
2022 di 300 mln di euro. Il Fondo per il finanziamento ordinario (FFO) delle
università è incrementato per l'anno 2021 di 100 mln e, a decorrere dall'anno
2022, di 200 mln di euro.<b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Misure per studenti. Aumento degli studenti che beneficiano della no
tax area, dagli attuali 300 mila a 500 mila; sconto sulle tasse per altri 250
mila studenti. In totale, saranno 750 mila quelli che beneficeranno del taglio
delle tasse universitarie, 1 su 2. <b><o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Vedi anche <b>tutte le altre misure</b>
che riguardano l’Università e la Ricerca pubblica nel collegamento <a href="https://www.dinamopress.it/news/universita-ricerca-cosa-ce-nel-decreto-rilancio-cosa-manca/">https://www.dinamopress.it/news/universita-ricerca-cosa-ce-nel-decreto-rilancio-cosa-manca/</a><b> </b>(20.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COME IL D.L. n. ro 22 08.04.2020
“SOSPENDE” L’AUTONOMIA UNIVERSITARIA COSTITUZIONALMENTE GARANTITA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Una riflessione ... approfondita si imporrebbe sul concetto della
“democrazia ai tempi dell’emergenza” e sui limiti alla sospensione della
Costituzione, ma essa travalicherebbe il senso di questo breve intervento volto
a sottolineare, ancora una volta, la cedevolezza di alcuni istituti in ragione
della presunta emergenza. Ci riferiamo, in particolare, alle recenti
disposizioni emanate con D.L. n. 22 dell’8 aprile 2020, che, fra l’altro, nel
tentativo, a nostro giudizio molto maldestro, di “sostenere” il sistema
universitario italiano in un momento particolarmente delicato (tutti gli Atenei
sono praticamente chiusi, le lezioni del secondo semestre si tengono
esclusivamente da remoto, ma anche gli esami, quelli orali e talvolta anche
quelli scritti, si tengono online, non senza perplessità e incertezze perché
l’infrastruttura tecnologica non consente di verificare la correttezza e
trasparenza della prova, il personale tecnico amministrativo lavora da casa, le
biblioteche sono chiuse, ecc.), <i>“sospende”
l’autonomia universitaria costituzionalmente garantita</i>, sancendo il rinvio
al termine dell’emergenza sanitaria del rinnovo di tutte le cariche accademiche
(monocratiche e collegiali) in itinere degli Atenei (confrontare, a questo
proposito, l’art. 7 del Decreto Legge). Il legislatore non si limita a
prevedere, come pure poteva e doveva fare, che i singoli Atenei, a loro
discrezione e con delibera degli organi preposti, potevano procedere al rinvio delle
elezioni degli organi in scadenza nel periodo dell’emergenza, ma, cosa ben più
grave, ne ordina direttamente la sospensione, privando le Università di ogni
discrezionalità al riguardo, procedendo a estendere il regime di prorogatio
degli attuali titolari delle cariche e provvedendo, altresì, a individuare gli
eventuali sostituti che, nella pienezza dei poteri, esercitano le relative
attribuzioni. L’estensore della norma ha conoscenza molto profonda del sistema
universitario (non fosse altro perché fa riferimento al decano dei docenti di
prima fascia, figura del tutto sconosciuta ai non addetti ai lavori), ma nel
tentativo, a giudizio di chi scrive molto mal riuscito, di non gravare i
singoli Atenei anche della organizzazione “a distanza” delle procedure
elettorali, ha finito per “abbattere” ogni residuo dubbio sulla cedevolezza
dell’autonomia universitaria e sull’uso strumentale che di detta autonomia
viene fatto nel dibattito politico, accademico e, da ultimo, ma non per ultimo,
fra i giuspubblicisti. La lezione che mi pare si possa correttamente trarre
dalla disposizione pubblicata ieri nella Gazzetta Ufficiale, conferma, ancora
una volta, quanto il Maestro Antonio Ruggeri da tempo va sostenendo in ordine
alla confusione che regna sotto il cielo del diritto costituzionale in Italia
(e in particolare nel sistema delle fonti). (F: S. Regasto, Roars 22.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LETTERA APERTA A CONTE, MANFREDI E AZZOLINA SU VQR, TELEDIDATTICA E OPEN
ACCESS</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I promotori dell’appello in <a href="https://tinyurl.com/v795xse">lettera aperta</a>, forte del consenso di
circa 1400 firmatari, hanno rivolto al presidente Conte, al ministro Manfredi e
a tutti i vertici istituzionali del comparto università e ricerca le seguenti
richieste: 1. Sospendere immediatamente l’esercizio della VQR, che nelle
condizioni attuali comporterebbe un insensato dispendio organizzativo e un
aggravio insostenibile per docenti e tecnici-amministrativi; 2. Considerare la
didattica a distanza (DAD) un’opzione del tutto eccezionale per far fronte
all’emergenza in corso, che si potrà sfruttare per migliorare la qualità
dell’insegnamento, ma senza forzature o frettolose fughe in avanti. 3.
Allineare l’Italia alle pratiche di scienza aperta già presenti in Europa,
ovvero: a) Approvare la proposta di legge Gallo (che riconosce agli autori
scientifici italiani, sia pure con alcuni limiti, il diritto, paragonabile a
quello già goduto dai ricercatori francesi, tedeschi, belgi e olandesi, di
mettere gratuitamente a disposizione del pubblico il loro lavoro anche edito,
trascorso un periodo di tempo non superiore a un anno); b) Promuovere e
finanziare lo sviluppo di piattaforme teledidattiche basate su software libero,
sullo sviluppo di competenze informatiche locali e sulla custodia attenta dei
dati di studenti e docenti. (F: V. Pinto et al., Roars 30.03.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL PRECARIATO NELL’INSEGNAMENTO
E NELLA RICERCA NELLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La legge 240/2010 ha introdotto, al posto dei ricercatori a tempo
indeterminato (RTI), due diverse figure di ricercatori a tempo determinato: i
ricercatori di tipo B (ad oggi poco meno di 4mila, inseriti in un percorso di
tenure triennale che dovrebbe stabilizzarli, se abilitati, come Professori
Associati) ed i ricercatori di tipo A (ad oggi poco più di 4mila, triennali
precari con al massimo la possibilità di un rinnovo biennale). Entrambe queste
figure sono oggi contrattualizzate individualmente, al di fuori dello statuto
giuridico della docenza universitaria (nella quale erano invece inseriti i
RTI), con un rapporto di lavoro di natura subordinata di diritto privato
regolato in termini generali dalla legge 240/2010, ma in termini specifici e
assai variabili in base ai regolamenti dei diversi Atenei (in alcuni casi,
anche molto diversi). Per entrambe queste figure è previsto un obbligo di
attività didattica, molto variabile a seconda dei regolamenti di ateneo. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I dottorandi di ricerca (oggi meno di 9mila) sono una figura
istituzionalmente ibrida tra studio e lavoro: formalmente studenti in un
percorso di alta formazione, pagano tasse universitarie ed accedono ai relativi
servizi, ma svolgono anche attività di ricerca, hanno l’obbligo di un “impegno
esclusivo e a tempo pieno” e versano contributi presso la Gestione Separata
INPS come i lavoratori parasubordinati. Il loro obblighi didattici sono assai variabili.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Gli assegnisti di ricerca e i borsisti post-dottorato (stabili in
questi anni intorno alle 15mila unità) sono precari assunti con contratti di
diritto privato per compiti esclusivi sulla ricerca di durata variabile tra uno
e tre anni. La maggior parte degli Atenei consente comunque loro di svolgere
docenze considerandole attività esterne al proprio contratto di lavoro
(subordinandole quindi ad un limite di reddito o a un limite orario annuo,
molto variabile tra le sedi, e all’autorizzazione del proprio responsabile
scientifico). A questi si aggiungono diverse migliaia di borse di ricerca (di
importo e durata molto variabile, con fondi esterni) e docenze a contratto
(circa 25mila, ma, come detto, in parte svolte da assegnisti e dottorandi, in
parte da professionisti autonomi o impiegati presso aziende e amministrazioni
pubbliche).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Queste decine di migliaia di precari hanno pagato più di altri questo
lungo decennio di tagli e di contrazione del sistema universitario. Si tratta
di un’intera generazione di giovani ricercatori e docenti che non può esser
semplicemente messa da parte, non solo per l’ovvio rispetto dei loro diritti,
ma anche per la salvaguardia dell’interesse collettivo di chi ha investito
sulla loro formazione e sul loro lavoro. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un rilancio ed un’espansione del sistema universitario dovrà
obbligatoriamente prevedere un diverso e più equilibrato sistema di
reclutamento e inquadramento delle attività di didattica e di ricerca, ma sarà
naturalmente necessaria una fase transitoria, che attivi specifici percorsi di
stabilizzazione rivolti agli attuali precari dell’università che permetta loro
di essere valutati in percorsi certi ed oggettivi e quindi stabilizzati nel
quadro di una revisione complessiva dei ruoli e del reclutamento. (F: Flc Cgil
25.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CORSI DI LAUREA IN MEDICINA. CdS:
LA DAD “UTILE A SOSTITUIRE” ANCHE LE ATTIVITÀ PRATICHE E DI TIROCINIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Secondo certi agguerriti studi legali, secondo il Consiglio di Stato e
secondo il D.L. 8 aprile 2020 n. 22, la <i>didattica
a distanza</i> (DAD) nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia permetterebbe
di scavalcare tutte le reticenze degli atenei ad accogliere un numero più
elevato di studenti (causate da “vizio di sottostima o inadeguatezza
dell’offerta formativa”) essendo tale didattica ritenuta idonea <i>anche per le attività pratiche o di
tirocinio.</i> Dunque, la capacità di accoglienza degli atenei sarebbe secondo
i giudici del CdS un ostacolo superato e insieme sarebbe implicitamente
superabile l’autonomia degli atenei nel giudicare a quanti studenti possano
essi responsabilmente fornire la recettività strutturale e umana utile a un
serio corso di laurea in Medicina (in Medicina non in Filosofia).
L’affermazione del CdS che le Università “sono autorizzate” a predisporre corsi
ed esami on-line visto che “<i>la più
efficace ed economica didattica a distanza” è “utile a sostituire, almeno per i
primi 4 anni, la frequenza alle lezioni ed alle esercitazioni svolte in
modalità frontale”</i> è un segnale che affiderei all’interpretazione dei
cultori del diritto mentre non ho dubbi sul giudizio dei medici. (PSM, maggio
2020) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CRISI EPIDEMICA E PROBLEMA DELLE
PREVISIONI NEL CAMPO DELL’EPIDEMIOLOGIA COMPUTAZIONALE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per quanto concerne la crisi epidemica il problema non va posto nei
termini di “cosa abbiano fatto gli esperti per prevedere questa crisi”.
L’outbreak dell’epidemia ha delle similitudini con l’avvenimento di un
terremoto, dove non abbiamo accesso allo stato del sistema e per questo non è
possibile fare una previsione puntuale, ma dove è possibile monitorare cosa
succede e adottare delle politiche di prevenzione adeguate. Ad esempio, il
servizio di monitoraggio dei terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica,
che qualche deputato buontempone ha anche proposto di smantellare per non aver
previsto il terremoto dell’Aquila, è preposto proprio a fare questo lavoro: e
lo fa in maniera egregia.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In altre parole, che si potesse scatenare una epidemia a livello
globale del tipo Covid-19 e che questo evento avesse una probabilità non
trascurabile era noto da alcuni lustri. Questo per una serie di fattori,
dall’aumento della promiscuità tra uomo e specie selvatiche allo sviluppo di un
mondo interconnesso globale cui abbiamo assistito nell’ultimo ventennio.
Tuttavia, la “previsione” di quando e dove una epidemia del genere sarebbe
scoppiata non era (né sarà mai) possibile perché non si avevano, non si hanno e
non si avranno a disposizione dati rilevanti per prevedere un avvenimento del
genere. Un uragano si fotografa con i satelliti, la trasmissione di un virus
dall’animale all’uomo no, come non si osserva il movimento delle faglie
tettoniche.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Quello che invece è possibile fare è intervenire in maniera pronta
quando l’epidemia ha iniziato la sua diffusione, perché è solo in quel momento
che è possibile avere dei dati sul suo sviluppo. Ed è questo il campo
dell’epidemiologia computazionale, in cui si sviluppano modelli di diffusione
su reti complesse e si riescono a fare delle previsioni se si hanno a
disposizione i big data che riguardano il numero dei malati, la mobilità delle
persone, ecc. In questo senso le previsioni hanno un carattere simile a quelle
della meteorologia in cui si osserva il sistema ad un certo tempo e si
integrano le equazioni della fluido-dinamica e della termodinamica
appropriatamente semplificate per calcolare il tempo domani. Il connubio tra
potenza di calcolo (supercomputers) e big data gioca un ruolo fondamentale in
entrambi i casi. (F: F. Sylos Labini, Roars 24.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">TIMES HIGHER
EDUCATION IMPACT RANKINGS<span style="background: white;"><o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The <i>Times Higher Education Impact
Rankings</i> are the only global performance tables that assess universities
against the <i>United Nations’ Sustainable
Development Goals (SDGs).</i></span><span lang="EN-GB"> THE </span><span lang="EN-GB">uses calibrated indicators to provide comprehensive
and balanced comparisons across 3 broad areas: research, outreach and
stewardship. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">First 10 Universities classified 2020: 1. University of Auckland. New
Zealand – 2. University of Sydney. </span>Australia – 3. Western Sydney Univ. Australia – 4. La Trobe Univ.
Australia – 5. Arizona State Univ. (Tempe). USA – 6. Univ. of Bologna<b> </b><span lang="EN-GB"><a href="https://tinyurl.com/yckqablp"><span lang="IT">https://tinyurl.com/yckqablp</span></a></span>, Italy - 7. <span lang="EN-GB">Univ. of British Columbia. Canada – 8. Univ. of
Manchester. UK – 9. King’s College London. </span>UK – 10. RMIT Univ. Australia. (F: THE maggio 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">ROUND UNIVERSITY
RANKING (RUR)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">RUR is a world university ranking, which measures performance of 1100
leading world universities by 20 indicators across 4 key missions: teaching,
research, international diversity and financial sustainability. The ranking is
published by RUR Rankings Agency and based in Moscow, Russia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i>Tabella. Le </i><i><span style="font-family: "Segoe UI","sans-serif";">università italiane nella
classifica RUR. In questa classifica 2020 e nelle precedenti non compare
l'università di Bologna.</span></i><i> <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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</v:shapetype><v:shape id="image" o:spid="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75"
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<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CLASSIFICA DELLE UNIVERSITÀ PER
INGEGNERIA 2020: LE MIGLIORI IN ITALIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Quali Università sono ai vertici del ranking? Anche per quest’anno il <i>CENSIS</i> ha elaborato la classifica dei
migliori atenei italiani in cui studiare Ingegneria. I parametri sono i
rapporti internazionali che ha stretto l’università e la progressione di
carriera degli studenti. La classifica è stata divisa in due parti: una prima
per le lauree triennali e una seconda per le lauree specialistiche. (F:
https://www.tutored.me/it/classifica-universita-ingegneria-2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>A</b>) <i>Classifica delle Università per Ingegneria 2020: le lauree triennali</i>.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In questa prima classifica rientrano i corsi di laurea in Ingegneria
Civile, Ingegneria Ambientale, Ingegneria dell’Informazione e Ingegneria
Industriale. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1. LUIC Cattaneo di Varese, 105 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">2. Politecnico di Torino, 104 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">3. Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 103 punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">4. Università di Bergamo 103 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">5. Libera Università di Bolzano, 93,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">6. Politecnico di Milano, 99,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">7. Università di Pavia, 99,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">8. Università delle Marche, 99 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">9. Università di Parma, 98,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">10. Università di Bologna, 97, 5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">11. Università di Trento, 94, 5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">12. Politecnico di Bari, 93, 5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">13. Campus Bio-Medico di Roma, 93,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">14. Università di Cagliari, 92 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">15. Università di Ferrara, 92 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">16. Università di Genova, 91,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">17. Università La Sapienza di Roma, 91,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">18. Università di Catanzaro, 91 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">19. Università di Perugia, 90 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">20. Università di Trieste, 89,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">21. Università di Siena, 89,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">22. Università della Basilicata, 88,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">23. Università Roma Tre, 88 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">24. Università di Udine, 87,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">25. Università di Firenze, 87 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">26. Università dell'Insubria, 85,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">27. Università di Padova, 84,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">28. Università del Salento, 84 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">29. Università de L'Aquila , 83,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">30. Università di Roma Tor Vergata, 81,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">31. Università della Calabria, 81,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">32. Università di Palermo, 81 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">33. Università del Sannio, 81 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">34. Enna - Kore di Enna, 73,5</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>B</b>) <i>Classifica delle Università per Ingegneria: lauree specialistiche</i>. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">1. Migliorando la situazione rispetto alle lauree triennali, Il
Politecnico di Milano conquista una prima posizione con 110 punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">2. La seconda posizione in classifica spetta all'Università degli Studi di Pavia: 100,5
punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">3. Al terzo posto troviamo l'università di Trento con 100 punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">4. LIUC di Varese raggiunge il quarto posto con 99 punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">5. Università di Bergamo, 97,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">6. Università di Genova, 97,5 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">7. Università de L'Aquila, 97 punti</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">8. L'Università degli Studi di Padova raggiunge l'ottavo posto con 96,5
punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">9. Al nono posto troviamo l'Alma Mater Studiorum di Bologna, con un
punteggio di 96 punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">10. Decimo posto per il Politecnico di Torino, con 94 punti.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CRISI
EPIDEMICA DA CORONAVIRUS. SARS-COV-2. COVID-19<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>JORGE BERGOGLIO</b>: </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">“Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e
disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a
remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca … ci
siamo tutti.”</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ONE HEALTH. INTERVISTA ALLA SCIENZIATA ILARIA CAPUA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Caprotti: È<b> </b>dimostrata la sua teoria della salute
circolare, la sua campagna mondiale per affermare che siamo parte di un unico
sistema, noi umani, gli animali e le piante (One Health). Risponde Capua: «Sì,
è chiaro che tutto è interconnesso. Le faccio un esempio in sintesi: l’epidemia
di Ebola del 2014 si è verificata in Guinea perché avevano deforestato per
piantare dei palmeti. I pipistrelli che stavano dentro la foresta si sono
trasferiti nei palmeti dove non erano minacciati da predatori. Quindi gli
uomini che andavano a raccogliere i frutti del palmeto, oltre ai frutti portavano
a casa anche i pipistrelli e li davano da cucinare alle mogli. Una donna
incinta si è infettata. Le hanno praticato il taglio cesareo: medici ed
ostetriche sono stati contagiati. Queste connessioni tra ambiente e salute
vanno esaminate e occorre valutare come impedire rotture di un sistema il cui
equilibrio va mantenuto per salvaguardare la salute di tutti. Le deforestazioni
sono molto pericolose e possono produrre eventi catastrofici». (F: <a href="http://www.giuseppecaprotti.it/">www.giuseppecaprotti.it</a> 30.03.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>COVID-19, ONE HEALTH E ... DINTORNI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L' "Universal Medicina", tanto cara ai nostri "Antichi
Padri" e oggi denominata "One Health", costituisce l'ennesimo
esempio della straripante "anglofonizzazione" della nostra lingua e
si traduce letteralmente in "Una Sola Salute". Mediante tale
concetto, che è al tempo stesso un fondamentale principio, si sottolinea
l'indissolubile legame fra salute umana, salute animale e salute dell'ambiente,
che sono reciprocamente interconnesse in quella che viene altresì definita la
"triangolazione uomo-animali-ambiente". Ed è appunto in questo
triangolo che andrebbero correttamente inquadrate le relazioni fra qualsivoglia
agente patogeno, virale o di altra natura, ed il suo ospite, tanto più alla
luce dell'inoppugnabile dato secondo cui oltre il 70% delle malattie infettive
emergenti sarebbero causate da agenti a comprovato o sospetto potenziale
zoonosico, vale a dire capaci di trasferirsi dagli animali all'uomo, attuando
il cosiddetto "salto di specie".</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Anche SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile della CoViD-19, non
costituirebbe un'eccezione alla sopra citata "regola", avendo trovato
per l'appunto la propria culla d'origine nei pipistrelli per passare
successivamente ad una specie "intermedia" e di lì all'uomo, avviando
quella drammatica catena di contagi interumani che ha oramai causato (dati di
oggi 01.06.20) 6.185.523 casi confermati totali, 372.303 decessi totali di cui
33.417 in Italia (https://tinyurl.com/ty5cee3). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un recentissimo lavoro sperimentale riporta che i gatti sarebbero
suscettibili nei confronti dell'infezione da SARS-CoV-2, che dagli stessi
potrebbe trasmettersi con una certa facilità ad altri felini, dal che si desume
che il gatto potrebbe aver svolto il ruolo di "ospite intermedio",
acquisendo il virus dai pipistrelli per poi trasmetterlo all'uomo. Al momento
attuale, è bene sottolinearlo, questa è soltanto un'ipotesi, per confermare o
confutare la quale servono ulteriori studi. Porre la giusta enfasi sul concetto
di "una sola salute" si traduce in una parallela enfasi
sull'altrettanto fondamentale concetto della collaborazione intersettoriale o,
per meglio dire, della collaborazione multidisciplinare. Mai come in questi
tempi di CoViD-19, infatti, i Medici e i Veterinari (come il sottoscritto e la
scienziata Ilaria Capua) sono chiamati a operare "in simbiosi" al
fine di poter fornire risposte "evidence-based" (anche e non solo) ai
cruciali interrogativi sull'origine del virus SARS-CoV-2. Historia Magistra
Vitae e, sulla scorta di questo imperituro viatico, andrebbe debitamente
narrata al grande pubblico la lunga quanto affascinante Storia della Medicina
Veterinaria. Le radici di noi Medici Veterinari sono fortemente compenetrate,
infatti, con la storia delle malattie infettive, prima fra tutte la peste
bovina, una grave ed altamente contagiosa e diffusiva malattia che nel
diciottesimo secolo falcidiava le mandrie del Vecchio Continente. La peste
bovina, dichiarata ufficialmente eradicata dal Pianeta nel 2011 a seguito dei
grandi successi conseguiti attraverso le vaccinazioni di massa della
popolazione bovina afro-asiatica, costituisce infatti la "ragion
storica" alla base della nascita delle Facoltà di Medicina Veterinaria,
prima fra tutte quella di Lione, in Francia, seguita a ruota da quelle di Torino
e Bologna. Quanto sopra - a fronte degli ulteriori, illuminanti esempi che si
potrebbero fare - per sottolineare e ribadire il cruciale ed imprescindibile
ruolo nonché la grande tradizione culturale che accreditano la Medicina
Veterinaria Pubblica e, con essa, la ricerca scientifica in ambito di Sanità
Pubblica Veterinaria quali primi attori, insieme ai Medici ed ai Ricercatori in
campo biomedico (e non solo) nella complessa ed articolata gestione della
pandemia da SARS-CoV-2. Questa rappresenta, in ultima analisi, l'ennesimo e quanto
mai drammatico esempio di un'emergenza sanitaria che trova origine nelle
cosiddette "interfacce ecologiche" che mettono in reciproca
connessione gli animali selvatici con quelli domestici e con l'uomo nel nostro
"villaggio globale". (F: G. Di Guardo, Università di Teramo, maggio
2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’UNIVERSITÀ NELLA CRISI DA
COVID-19. INTERVISTA AL MINISTRO MANFREDI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In quest'intervista, il ministro ha risposto via mail alle domande per
spiegare quale futuro attende i quasi due milioni di studenti e i circa 150
mila, tra docenti e personale tecnico-amministrativo, che lavorano nelle
università. «Il piano di restare è articolato e comincerà ad essere applicato
non appena terminerà il lockdown, con una ripartenza progressiva». Le lezioni
continueranno ad essere telematiche? «Ci sarà una fase di affiancamento tra
modalità in presenza e online. Anche per le ore di laboratorio e gli esami,
valuteremo caso per caso. Laddove sarà necessaria la presenza, garantiremo le
massime condizioni di sicurezza per docenti, studenti e personale tecnico e
amministrativo». Gli esami di giugno saranno, in parte, già in aula? «Il quando
lo valuteremo giorno dopo giorno. Avvicinandoci progressivamente alla
normalità, cominceranno selettivamente gli esami in presenza». Sugli esami a
distanza, un mese fa, l'università italiana era dubbiosa. Com'è oggi? «Tutte le
università stanno consentendo di sostenere esami di profitto e di laurea
online. Al 20 marzo erano stati svolti 70 mila esami di profitto, per lo più orali,
e 30 mila esami di laurea. Anche per gli scritti stiamo avviando le prime
sessioni, e a breve saremo a regime». Un dubbio riguardava l'identificazione, a
distanza, degli studenti: è possibile? Un altro la loro maturità: affronteranno
l'esame da casa come se avessero di fronte la commissione?
«Sull'identificazione, ogni ateneo ha le sue modalità, che stanno funzionando
bene. Ho poi rilevato un grande rigore nell'accertamento delle competenze, e
grande serietà da parte degli studenti di tutte le università». L'età media dei
docenti è alta: questo ha complicato l'introduzione cosi veloce della
tele-didattica? «Assolutamente no. I non-nativi digitali hanno reagito
benissimo. I numeri lo dimostrano. Ed io che faccio parte di questa categoria,
ne sono molto orgoglioso. Tra gli episodi, di queste ultime settimane, che più
mi hanno colpito, in positivo, ci sono le prime lauree a distanza e l'insolita
inaugurazione dell'anno accademico a Padova, in streaming». (F: F. Margiocco,
Secolo XIX 02.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RAPPORTO DELL’IMPERIAL COLLEGE: «IN ITALIA SALVATE 38 MILA VITE» DALLA
COVID-19</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«Troviamo che il rallentamento
della crescita dei decessi segnalati quotidianamente in Italia sia coerente con
un impatto significativo degli interventi attuati diverse settimane prima. In
Italia, stimiamo che il numero di riproduzione effettiva, Rt, sia sceso a quasi
1 intorno al momento del blocco (11 marzo), anche se con un alto livello di
incertezza», così scrivono gli scienziati dell’Imperial College di Londra. In
particolare «in Italia e in Spagna, dove l’epidemia è in fase avanzata, sono
stati evitati rispettivamente 38.000 [13.000-84.000] e 16.000 [5.400-35.000]
morti». L’intervallo tra parentesi si riferisce a una forbice statistica:
significa che nel nostro Paese ad oggi (31.03.20) grazie alle misure di
contenimento sono stati evitati un numero di morti che va da un minimo di 13
mila a un massimo di 84 mila, dove 38 mila è il valore medio più credibile.
«Questi numeri danno solo i decessi evitati che si sarebbero verificati fino al
31 marzo. Se dovessimo includere i decessi degli individui attualmente infetti
in entrambi i modelli, che potrebbero verificarsi dopo il 31 marzo, allora i
decessi evitati sarebbero sostanzialmente più elevati» aggiungono gli
scienziati, secondo i quali le misure sono riuscite a ridurre il tasso di
trasmissione del Covid-19 dal 3,87 iniziale a poco più di 1 (affinché
l’epidemia si fermi e il virus scompaia deve scendere sotto 1). (F: E. Tebano,
CorSera 31.03.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ORIGINI DEL SARS-COV2. UNO
STUDIO SU NATURE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le origini del Sars-CoV-2 sono databili ben oltre un secolo fa e non
possono che essere naturali, nello specifico riconducibili ai pipistrelli di
una grotta in una delle aree più incontaminate della Cina: la provincia dello
Yunnan. Eppure, da quei pipistrelli non derivava “nessun pericolo di contagio”
all’indirizzo di esseri umani secondo Nature. Rimasto «incubato» a lungo, solo
70 anni fa il virus si è separato dai volatili, dando avvio a una lunga strada
di mutazioni e trasmissioni ad altri animali (tra cui gli ormai famosi
pangolini), che gli ha permesso di arrivare fino allo scenario attuale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Cruciali, nei suddetti passaggi, le specifiche proteine che si sono
svincolate dai pipistrelli, e hanno mostrato la capacità di aggredire le
cellule umane. (F: M. Ciotola, Money 07.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SONO IN PIÙ DI 400 A SEGUIRE A LIVELLO ALTO IL DOSSIER CORONAVIRUS.
MENTRE L’INCOMBENTE BUROCRAZIA PARALIZZA LE ATTIVITÀ ECONOMICHE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Mi sia consentito concludere
con Il Resto del Carlino: "Tra emergenza e ripartenza, fase uno e fase due,
un dato è certo: il numero di consulenti, componenti di comitati straordinari e
decisori politici ordinari che seguono, a livello alto, il dossier Coronavirus
supera le 400 persone". Posto che, per quanto consta, in Francia c'è solo
il Direttore Generale della Sanità che si raccorda con il Presidente Emmanuel
Macron; e in Germania tutto fa capo a Robert Kock, capo dell'Agenzia federale
per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive, non vi è dubbio
che, come al solito, siamo... i primi della classe! <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per l’incombente burocrazia
“abbiamo anche decine di miliardi congelati da decenni per opere pubbliche
programmate e definite, ma non eseguite a causa delle infinite autorizzazioni
necessarie, spesso non concesse anche per il timore dei singoli funzionari di
essere inquisiti dalla magistratura, e che, quindi, sono indotti a richiedere
innumerevoli visti di controllo a scanso di proprie responsabilità; dall'altro
ancora, privati cittadini che, per iniziare una qualsiasi attività, sono
costretti ad attendere tempi inaccettabili per le necessarie autorizzazioni. La
conclusione è un blocco delle attività economiche del Paese (il presidente
eletto di Confindustria, Carlo Bonomi, intervistato nel corso della
trasmissione televisiva "che tempo che fa" del 19.04.20, ha
dichiarato che vi sono 35 miliardi accantonati per la realizzazione di alcune
"grandi opere" e che per l'inizio dei lavori di esecuzione si
prevedono 10-15 anni necessari per gli adempimenti burocratici), la riluttanza
degli operatori stranieri ad investire in Italia (anche in considerazione dei
tempi biblici delle decisioni giudiziarie) e la fuga all'estero di operatori
economici e di "cervelli" italiani”. (F: M. Jacchia, intervento a
riunione del Rotary Club BoEst, Bologna, notiziario RC BoEst 19-20 aprile 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INTERVISTA AL PROF. POMARA
SULL’UTILITÀ DEGLI ESAMI AUTOPTICI NELLO STUDIO DELLA PATOGENESI DELLA COVID-19<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Professor Somara è vero che lei ed alcuni suoi colleghi vi state
organizzando contro la circolare che di fatto non vuole le autopsie per i morti
di Covid-19? «Ci stiamo organizzando contro il lockdown della scienza. Siamo
una trentina. Medici legali e anatomopatologi biochimici, anestesisti e clinici
medici di Foggia, Trieste, della Sapienza di Roma, Catania, Messina e Torino. Abbiamo
deciso di fare da soli, visto che lo Stato non vuole utilizzare le nostre
conoscenze». E che cosa state facendo? «Stiamo collezionando le autopsie fatte
nei nostri rispettivi istituti, che sono poche e quasi tutte ordinate
dall’autorità giudiziaria. Mettiamo assieme gruppi di ricerca, informazioni
preziose, stiamo attentissimi a quello che pubblicano gli altri scienziati nel
mondo e studiamo i tessuti sotto varie forme: le loro alterazioni, la
biochimica, la patologia molecolare ... ». Cristoforo Pomara è il più giovane
ordinario di Medicina legale d’Italia, dirige l’Istituto di Medicina legale di
Catania ed è l’autore di un trattato di tecniche autoptiche forensi studiato in
tutto il mondo. Chi finanzia le vostre ricerche? «Finora è stato autofinanziamento,
adesso ha deciso di darci una mano una fondazione catanese. Fra noi ci stiamo
dividendo i compiti a seconda del tipo di laboratorio di cui disponiamo e dei
contributi che possiamo dare. Lo scopo è cercare di capire il più possibile su
questo virus: più studi i tessuti più puoi intervenire meglio e velocemente». </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Perché in Italia le autopsie non si fanno? «Perché c’è questa circolare
del ministero della salute che dice espressamente “non si dovrebbero fare” e in
sostanza questo vuol dire che chi ordina di farle, cioè direzioni sanitarie e
magistrati, si assume la responsabilità in caso di contagio fra i medici.
Quindi le dispongono in pochissimi. So che ne hanno fatte alcune a Bergamo, a
Milano. Vorrei ricordare che il nostro sistema prevede l’obbligatorietà
dell’autopsia a fini diagnostici quando non si conosce esattamente la causa
della morte». «Io come ricercatore — e con me il nostro gruppo dei 30 medici
legali — chiedo a mani giunte di rivedere questa circolare e mettere i
ricercatori nelle condizioni di poter studiare la fisiopatologia della morte,
cioè la catena della morte». (F: G. Fasano, CorSera 23.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">CULTURA
DEL DIGITALE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA. TELEDIDATTICA (DIDATTICA DISTANZA –
DAD)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TELEDIDATTICA. L’88% DELLE
ATTIVITÀ DIDATTICHE EROGATE ONLINE DA FINE MARZO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un’indagine della Conferenza dei rettori delle università italiane
(CRUI) di fine marzo scorso, dunque in piena pandemia, ha mostrato come l’88%
del complesso delle attività didattiche delle università sia stato trasferito
online e che più di metà degli atenei erogava già più del 96% dei corsi
previsti con strumenti di teledidattica: una risposta, decisa e approntata
localmente, indice di uno straordinario grado di efficienza organizzativa e di
dedizione individuale di studenti e docenti. Risposta e risultati tanto più
straordinari, specie se si considera lo scarso livello di digitalizzazione e di
alfabetizzazione informatica che caratterizzano il Paese (ed in primis la sua
pubblica amministrazione). Ma, nonostante tutto, il Paese reagisce sempre con
abnegazione e in modo efficiente e rapido alle emergenze: l’università, in
silenzio, ne ha dato prova in questi mesi. (F: FQ 26.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SONDAGGIO SULLA DIDATTICA
TELEMATICA. L’OPINIONE DEGLI STUDENTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In base a un sondaggio di universita.it ben il 62% degli studenti non
ha dubbi: la lezione in aula è certamente migliore di quella online. Ma il 38%
manterrebbe almeno una modalità mista. Di questi un 11% preferisce la lezione
da remoto. (F: universita.it 19.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL SISTEMA UNIVERSITARIO È
RIUSCITO AD EROGARE IN MODALITÀ TELEMATICA PIÙ DEL 90% DEI CORSI PREVISTI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Lettera 150, una comunità di illustri professori e ricercatori di varie
discipline coordinata da Giuseppe Valditara, ha messo a confronto esperienze e
risultati della sperimentazione avviata in vari atenei. Ecco cosa è emerso. In
un momento di emergenza per il Paese, il sistema universitario è riuscito ad
erogare in modalità telematica più del 90% dei corsi previsti. La didattica
online svolta nell’ultimo mese in tutta Italia ha dimostrato che, con un
investimento tecnologico modesto e con infrastrutture predisposte praticamente
senza preavviso, è possibile fornire una formazione universitaria a distanza di
buon livello. È difficile credere che questa esperienza non lasci tracce significative.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’esperienza che stiamo vivendo mostra che una didattica online, se
correttamente utilizzata, può rendere l’Università più flessibile e pronta a
rispondere alle esigenze educative del Paese, in temi di grandi trasformazioni
e sfide. L’emergenza ha portato i professori a guadagnare una maggiore
familiarità con strumenti telematici che permettono un contatto interattivo con
gli studenti. Alla vigilia di una Fase 2, in cui anche l’Università avvierà un
graduale rientro nella normalità, una tale esperienza non può e non deve andare
dispersa. Emerge un quadro complessivo in cui la didattica online è un
“moltiplicatore” delle possibilità di insegnamento di un Ateneo. Consente una
partecipazione, che va incoraggiata, di professori stranieri a lezioni e seminari.
Le attività online saranno preziose anche nell’ambito del programma European
University, che auspicabilmente aprirà la strada ad una nuova Università
Europea distribuita. Gioca inoltre un ruolo fondamentale per raggiungere
studenti lavoratori, studenti provenienti da aree lontane e a basso tasso di
sviluppo economico (Africa, sud America) dando opportunità competitive rispetto
ad altre università straniere. È strategica per contribuire al completamento
della formazione del personale universitario locale (o dei quadri nazionali),
rafforzare relazioni locali (science diplomacy) con benefici a cascata sul
sistema di relazioni del Paese (imprese, cultura). (F: A. Aloisio, formiche.it
22.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DIDATTICA A DISTANZA. VERSO UNA
BRAVE NEW UNIVERSITY?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Appare immediatamente evidente come la didattica online non possa e non
debba sostituire il ruolo della didattica in presenza, che rimane strumento
formativo essenziale. Così come gli esami devono essere normalmente frontali.
Vanno tuttavia identificati quei settori e quei ruoli in cui la lezione online
può offrire un valore paragonabile rispetto alla lezione ex cathedra. Si deve
aprire una riflessione sullo sviluppo di corsi “blended”, ossia parte in
presenza, parte online in interattivo, parte in differita. In taluni casi, la
lezione online mette a disposizione del professore strumenti più sofisticati in
modo sinergico e complementare (si pensi a tool numerici, simulazioni, grafica
avanzata) e diventa addirittura complementare a quella tradizionale. La didattica
online semplifica la logistica e renderà possibili corsi di laurea
“orizzontali” che spaziano su più discipline e che possono svolgersi in poli
diversi dell’Ateneo, assai spesso sparsi sul territorio. Può essere molto utile
per alcune lezioni di dottorato, consentendo una partecipazione, che va
incoraggiata, di autorevoli colleghi anche stranieri a lezioni e seminari.
L’approccio telematico funge da catalizzatore di un processo di federazione fra
Atenei e dipartimenti, nel rispetto delle rispettive autonomie, auspicata
dall’art. 3 della Legge 240/2010 e poco applicata, dando vita a corsi
inter-ateneo e a dottorati di interesse nazionale.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ovviamente, il nuovo approccio richiede un format diverso del corso,
tempi diversi di interazione con gli studenti, un nuovo concetto di svolgimento
di ‘”esercitazione” e di “esami”. Il ruolo del professore universitario è
quello di portare la ricerca nell’insegnamento: le misure in laboratorio, in
presenza, sono un valore aggiunto insostituibile in tutte le discipline. Tuttavia,
il training sull’uso di strumentazione anche sofisticata può essere agevolmente
fatto online. È una strada complessa, che, se percorsa con responsabilità e
senso critico, ci può portare a una <i>brave
new University</i>.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"> (F: A. Aloisio, formiche.it
22.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CAMERA DEI DEPUTATI. SERVIZIO
STUDI. LE MISURE ADOTTATE A SEGUITO DELL'EMERGENZA CORONAVIRUS (COVID-19) PER
IL MONDO DELL’ISTRUZIONE (SCUOLA, ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE,
UNIVERSITÀ, ISTITUZIONI AFAM)<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">A seguito dell'emergenza COVID-19, sono state sospese, dal 5 marzo
2020, su tutto il territorio nazionale, le attività didattiche in presenza nei
servizi educativi per l'infanzia, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle
università, nelle istituzioni AFAM. Al contempo, è stata attivata la didattica
a distanza. Per fronteggiare tale situazione, sono stati assunti diversi
interventi volti a contemperare la tutela della salute degli studenti e del
personale scolastico e universitario con la salvaguardia del diritto allo
studio, al contempo garantendo gli stessi da eventuali effetti pregiudizievoli
derivanti dalla sospensione delle attività didattiche in presenza. (leggi tutto
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/ycgtrmz4">https://tinyurl.com/ycgtrmz4</a></span><b><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 7.0pt;"> </span></b>24
maggio 2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SCUOLA E DIDATTICA A DISTANZA:
UNA RIFLESSIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella sola dimensione del virtuale nessuna scuola è davvero possibile.
Una dimensione che, nel presente e nel futuro, non può che riprodurne
faticosamente un inefficace simulacro, costituendosi, all'interno della
relazione educativa, come un'inauspicabile eccezione,<b> </b>una torsione pedagogica epocale. Se il lavoro dei docenti dovesse
essere definitivamente incastonato nella cornice giuridica del lavoro agile
allora avremmo compiuto l’ultimo passo verso l’aziendalizzazione non solo della
scuola ma della stessa relazione educativa che sostanzia ogni attività
d’insegnamento e apprendimento. Una didattica a distanza ordinaria e normata
come smart working, di cui in questi giorni difficilissimi e straordinari i
“piazzisti dell’istruzione” vaticinano le meraviglie progressive costruendosi
proficue rendite di posizione, se concepita come più produttiva e competitiva,
dunque preferibile a quella in presenza, e resa interscambiabile e fungibile,
diventerebbe esclusivamente funzionale al suo prodotto, magari misurato da un
Invalsi sempre più computer based, finalmente senza le fastidiose scorie
emotive e affettive del nostro imperfetto e soggettivo sentire, lavorare,
imparare, vivere. Ma avverrebbe con effetti professionali e antropologici
devastanti. Perché chiuderebbe davvero e in modo definitivo il circolo vizioso
- ‘competenze’ - ‘apprendimento’ - ‘tecnologia digitale’ - nella dimensione
univoca e alienante del ‘capitale umano’. (F: A. Angelucci, Roars 11.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TELEDIDATTICA NON GRADITA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Quest'anno avevo 43 studenti (forse) al mio corso e non ne ho visto in
faccia nessuno. Parlavo ad uno schermo con tutti silenziati/video spento e con
metà che probabilmente faceva altro (tanto venivano registrate). Francamente,
tanto valeva avessi fatto lezioni per corrispondenza stile Scuola Radio Elettra
della mia infanzia. Insomma, uno schifo ... Io sono professore a contratto dal
2009, ma se rimarrà questo orrore di telematica il prossimo anno il mio corso
se lo scordano. Grazie a Dio non ho certo bisogno dell'euro simbolico che mi
davano per i 3 CFU del mio corso (con voti stellari in commissione paritetica
da parte degli studenti). Se insegnavo era per il contatto umano e poter
trasmettere dal vivo i miei 30 anni di esperienza nella ricerca, e quindi la
soddisfazione di vedere che almeno qualcuno si appassionava veramente. Se devo
farlo a puntate stile serie TV tramite MS Teams, a questo punto mi risparmio la
fatica ... (F: CountBrass, FQ 26.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOCENTI.
RICERCATORI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CAMERA DEI DEPUTATI. SERVIZIO
STUDI. INTERVENTI PER I PROFESSORI E I RICERCATORI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I più recenti interventi riguardanti i professori e i ricercatori
universitari sono stati adottati per fronteggiare l'emergenza sanitaria
COVID-19. Si veda l'apposito <a href="https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1218064.pdf?_1590338246360">tema</a>.
Inoltre, nella legislatura in corso, l'azione legislativa è stata indirizzata
principalmente ad elevare le facoltà assunzionali delle università e introdurre
disposizioni per agevolare il ricambio generazionale, a tal fine anche
incrementando le risorse del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO). E'
stata, altresì, aumentata la durata dell'abilitazione scientifica nazionale
(ASN). Al contempo, sono state abrogate le disposizioni istitutive del
"Fondo per le cattedre universitarie del merito Giulio Natta",
destinato al reclutamento per chiamata diretta di professori universitari.
Negli anni precedenti, una delle principali novità aveva riguardato le
modifiche al trattamento stipendiale di professori e ricercatori, con effetto
economico a decorrere dal 2020. (leggi
tutto <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yan7kzb7">https://tinyurl.com/yan7kzb7</a> </span><span lang="EN-GB">24 maggio
2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>CASSAZIONE. AI RICERCATORI
PRECARI SPETTA LA STESSA ANZIANITÀ E PROGRESSIONE STIPENDIALE DEI RICERCATORI
DI RUOLO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il lavoratore precario che ha lavorato per la stessa amministrazione in
un arco temporale con diversi contratti a tempo determinato non può essere
trattato in maniera deteriore rispetto al lavoratore assunto a tempo
indeterminato. Vale il contrario solo se sussistono ragioni oggettive che
giustificano la disparità. A ribadire questo assunto è la Sezione lavoro della
Cassazione con l'ordinanza 7705, depositata il 6 aprile 2020, in relazione alla
richiesta di riconoscimento dell'anzianità e della progressione stipendiale di
alcuni ricercatori a tempo determinato. (F: S24 08.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RECLUTAMENTO E PROGRESSIONE DI
CARRIERA NELLA DOCENZA UNIVERSITARIA. DUE PROPOSTE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In date recenti (23 e 25 maggio) sono state rese note due diverse
proposte (A e B, vedi sotto) per il reclutamento e la progressione di carriera
nella docenza universitaria. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella A si prevede o la valutazione dell’ateneo o il concorso per il
passaggio nel ruolo di PA per i RTD e nel ruolo di PO per i PA. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella B si prevede il Passaggio dei RTD in un ruolo unico della docenza
con progressioni stipendiali in base a valutazione periodica.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Entrambe le proposte non sono nuove e si ripetono periodicamente dal
secolo scorso. A parte il ruolo unico (cavallo di battaglia pluridecennale del
CNU e del CIPUR), la valutazione locale d’ateneo come alternativa al concorso
(proposta A) si pone come eccezione nell’ambito della PA e come tale è di
applicazione problematica. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In ambito USPUR si è talora ventilata informalmente l’abolizione dei concorsi
nell’università sostituiti dalla cooptazione responsabile. Anche in questo
caso, è praticabile tale eccezione nell’ambito della PA? Una legge in merito
sarebbe costituzionalmente inattaccabile? (F: PSM 27.05.20).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Seguono in sintesi le proposte sopra ricordate:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i>A) Proposta del Movimento per la
Dignità della Docenza Universitaria (23.05.20)<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I passaggi da ricercatore a TD a Professore di seconda fascia (PA) e da
Professore di seconda fascia a Professore di prima fascia (PO) possono avvenire
previo conseguimento dell’Abilitazione Scientifica e valutazione dell’Ateneo o
per Concorso.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In particolare: I professori di seconda fascia in possesso
dell’abilitazione scientifica nazionale alla prima fascia di cui all’articolo
16 della Legge 30 dicembre 2010, n. 240, acquisita in qualunque anno pregresso,
che abbiano svolto attività in campo universitario, così come definite al comma
2, per
almeno sedici anni, di cui almeno
otto in qualità di professori di seconda
fascia, possono, a domanda, richiedere
al proprio ateneo di essere valutati ai
fini della immissione nella prima fascia<b>
</b>del ruolo dei professori.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i>B) Proposta della Flc Cgil
(25.05.20)<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il reclutamento nei ruoli universitari deve avvenire attraverso
un’unica figura a tempo determinato, focalizzata sulla ricerca (RTD,
ricercatore a tempo determinato) e inserita in un percorso di tenure track per
il passaggio possibile alla docenza di ruolo.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per la docenza un unico inquadramento professionale: un ruolo unico
della docenza universitaria, con stessi doveri e diritti, soggetta a
valutazione periodica non comparativa per la progressione stipendiale (che
tenga conto della ricerca, della didattica, della gestione). Ciò consentirebbe
anche di separare in modo chiaro il reclutamento dalla progressione di carriera
e dal trasferimento di sede.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DOTTORI DI RICERCA. PERSISTE LA
DISCRIMINAZIONE COME INSEGNANTI NELLA SCUOLA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il Gruppo V.I.Ph.D., per Valorizzazione Italiana del Dottorato di
ricerca, si batte, con sindacati e politica, per il riconoscimento, anzitutto
nella scuola, dell’autentico significato e valore di quello che è il più alto
titolo di studio ottenibile, valido internazionalmente e ovunque considerato
come attestazione della massima competenza disciplinare possibile. Abbiamo più
volte ricordato l’assurdità per cui i dottori di ricerca sono considerati
esperti nella propria materia e nella didattica della propria materia al punto
da essere chiamati a tenere i corsi di formazione per gli aspiranti insegnanti
di scuola, nei diversi percorsi di abilitazione, ma non possono partecipare a
tali corsi come studenti, né tantomeno considerarsi abilitati all’insegnamento.
Come dire che l’istruttore di guida non ha la patente che egli stesso rilascia.
Questa discriminazione e contraddizione, lungi dall’essere stata sanata, si è
ripresentata in modo ancor più eclatante nel recentissimo bando per il concorso
straordinario, pubblicato in G.U. lo scorso 28 aprile. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’organizzazione in Settori Scientifico-Disciplinari (S.S.D.) è il
metodo, riconosciuto nel sistema italiano, per l’organizzazione e la
nomenclatura delle discipline culturali e scientifiche.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il riconoscimento dell’afferenza al S.S.D. è dato da esperti di pari
livello, individuati nel sistema italiano come Docenti Ordinari o Associati del
sistema universitario, sulla base della valutazione della produzione
scientifica e professionale del soggetto richiedente, oppure attraverso il
dottorato di ricerca, che è organizzato per Settori Scientifico-Disciplinari e
riporta nel nome stesso del dottorato svolto l’S.S.D. di riferimento. Il
riconoscimento d’appartenenza al S.S.D. di riferimento è, inoltre, titolo
preferenziale per l’insegnamento universitario in qualità di docente a
contratto (docente precario), è quindi un’abilitazione all’insegnamento ai
massimi livelli di organizzazione formativa dello Stato italiano.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Perché, se già esiste una certificazione ufficiale dell’abilità a
insegnare ai massimi livelli, quello stesso titolo non viene riconosciuto come
garanzia di insegnamento scolastico di qualità? Perché chi possiede tale
certificazione può insegnare agli insegnanti cosa e come insegnare, ma non può
accedere ai concorsi di abilitazione? Perché chi possiede tale certificazione
può addirittura essere presidente di commissione o commissario nei concorsi scolastici
ma non candidato? (F: Red.ne orizzontescuola 05-05-20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">FINANZIAMENTI.
SPESE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INVESTIRE NELLA FORMAZIONE E
NELLA RICERCA UNIVERSITARIA MEDICA. RILANCIARE I POLICLINICI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un’attenzione particolare va rivolta alla formazione medica, che richiede
immediatamente il ripensamento delle modalità di ingresso ai corsi di laurea in
medicina e chirurgia e in tutte le professioni sanitarie. La forte carenza di
medici e di personale delle professioni sanitarie nelle strutture ospedaliere,
emerso in maniera drammatica durante la fase 1 dell’emergenza sanitaria in
atto, ha varie concause, ma ora è evidente a tutti la necessità di ampliare
l’accesso sia ai corsi di laurea che alle scuole di specializzazione
nell’ambito medico e sanitario. Ampliare l’accesso alle facoltà di medicina
pone ancora di più in risalto la necessità di un investimento significativo
nella formazione e nella ricerca universitaria e quindi nel rilancio dei
“Policlinici universitari”, che essendo strutture particolarmente complesse e costose,
considerato il forte definanziamento subito dalle università, da anni sono
spinti a favorire il rapporto con il sistema sanitario regionale e quindi
sempre più a privilegiare le attività assistenziali, pure necessarie, rispetto
alle altre finalità istituzionali di ricerca e formazione. Proprio in una
ottica di valorizzazione e rilancio dei Policlinici universitari si colloca il
protocollo sottoscritto il 23 aprile 2020 dalle OO.SS. e dai ministri della
Sanità e dell’Università e la Ricerca. (F: FlcCgil 25.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>PER ALITALIA 3 MILIARDI, IL
DOPPIO DELLA SPESA PER LA SCUOLA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Costerà ai contribuenti tre miliardi, il doppio di quello che lo Stato
si accinge a spendere per la scuola, tenere in vita Alitalia con la
respirazione artificiale. E la cosa ancora più incredibile è che su questa
misura si registra una vasta convergenza tra maggioranza e opposizione (soli
contrari IV, +Europa e Azione). (F: P. Ichino 20.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LAUREE –
DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA – PROFESSIONI - OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UNIVERSITY REPORT 2020. QUANTO
VALE IL TITOLO DI STUDIO NEL MERCATO DEL LAVORO?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia solo il 19,3% della popolazione ha un titolo di studio
accademico, contro il 36,9% medio dei paesi OECD (OCSE). Se si considerano i
giovani (25-34enni) si sale al 27,7% contro il 44,5% della media OECD. “I
giovani italiani hanno bisogno di ulteriori incentivi per iscriversi
all’università e per laurearsi. In Italia, gli adulti con un’istruzione
terziaria guadagnano il 39% in più rispetto agli adulti con un livello
d’istruzione secondario superiore, rispetto al 57% in più, in media, nei
diversi Paesi dell’OCSE”. (OECD, Education at a glance 2019). </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Ma come possiamo quantificare con precisione il “Return on investment”
del percorso universitario? Lo <i>University
Report</i> è uno studio di carattere divulgativo sul “valore” dell’Istruzione
nel mercato del lavoro italiano, con attenzione particolare alla formazione
universitaria. Il report, quest’anno alla quinta edizione, è stato sviluppato
col supporto di Spring Professional, società di consulenza internazionale di
The Adecco Group, specializzata nella ricerca e selezione di Middle Manager e
Professional. Il Database di riferimento è costituito da oltre 450mila profili
retributivi di lavoratori del settore privato rilevati dall’Osservatorio JobPricing,
tra i quali circa 100mila profili di lavoratori laureati.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Per misurare la “convenienza” dello studio universitario,
l’Osservatorio JobPricing elabora ogni anno l’indice <i>University Payback Index</i> (UPI), che esprime il n. ro di anni
necessario per ripagare gli investimenti (v. <b><i>Tabella</i></b>). Si considera il
costo totale sostenuto nell'arco del periodo universitario e per ogni anno di
lavoro si determina il beneficio economico del possesso di un titolo di studio
universitario. (F: Rep <a href="https://tinyurl.com/y8sauedp%2020.05.20">https://tinyurl.com/y8sauedp
20.05.20</a>)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75"
style='width:457.8pt;height:523.2pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="UPI 21"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="698" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image004.jpg" v:shapes="_x0000_i1026" width="610" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LAUREA MAGISTRALE LM/41 - MEDICINA E CHIRURGIA. I LAUREATI IN POSSESSO
DI GIUDIZIO D’IDONEITÀ DEL TIROCINIO PRATICO-VALUTATIVO SONO ABILITATI ALLA
PROFESSIONE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Le università potranno con
proprio decreto rettorale modificare il regolamento didattico di ateneo,
disciplinante gli ordinamenti dei singoli corsi di studio della classe
Lm/41-Medicina e Chirurgia, che in termini di valore abilitante del titolo
accademico rilasciato, produrrà i sui effetti immediatamente, quindi per tutti
i titoli rilasciati da quel momento in poi. E quanto prevede il decreto del
ministero dell'università in materia di adeguamento dell'ordinamento didattico
della classe di laurea magistrale Lm/41 - Medicina e Chirurgia, di cui al
decreto del 16 marzo 2007 pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 aprile.
Il provvedimento, quindi, rende attuativa la disposizione contenuta nel decreto
legge del 17 marzo 2020, n.18 che abolisce l'esame di abilitazione alla professione
medica. Inoltre, con la circolare del 25 marzo numero 0008610, il medesimo
ministero chiariva che i laureati in medicina in possesso di giudizio
d’idoneità del tirocinio pratico valutativo sono da ritenersi abilitati alla
professione. Nella circolare poi si fa anche riferimento allo svolgimento per
l'anno 2020 delle sessioni di tirocinio pratico-valutativo. Il documento
precisa che alla luce delle difficoltà operative derivanti dall'emergenza in
atto, la data di avvio della prima sessione del tirocinio pratico valutativo è
fissata al 22 giugno 2020. Ora, al fine del completamento della riforma, resasi
necessaria per via dell'aggravarsi della crisi sanitaria, manca solo che ogni
rettore emani un provvedimento ad hoc per la modifica del regolamento di ateneo
fermo restando quanto disposto dal Decreto legge del 17 marzo 2020, n. 18 per
cui l'abolizione trova già applicazione anche alle lauree magistrali della
classe Lm-41 anno accademico 2018/2019 i cui esami finali devono essere ancora
eventualmente sostenuti, nonché alle lauree magistrali della classe Lm-41 per le
sessioni d'esame finale dell'anno accademico 2019/2020. (F: ItaliaOggi
24.04.20) <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>RICONOSCIMENTO DELLE QUALIFICHE PROFESSIONALI CONSEGUITE ALL’ESTERO.
SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con sentenza del 20 aprile
2020, n. 2495, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha chiarito che, in virtù di
quanto stabilito dall’articolo 13, direttiva 2013/55/Ue, che ha modificato la
direttiva 2005/36 (sul riconoscimento delle qualifiche professionali), sono
riconoscibili in modo automatico i titoli di formazione previsti da tale
direttiva e rilasciati in un altro Stato membro al termine di formazioni in
parte concomitanti, a condizione che “la durata complessiva, il livello e la
qualità delle formazioni a tempo parziale non siano inferiori a quelli delle
formazioni continue a tempo pieno” (cfr. più di recente Corte giustizia UE,
sez. III, 06/12/2018, n. 675). Di conseguenza, laddove il richiedente sia in
possesso del titolo di studio richiesto – la laurea conseguita in Italia (ex sé
rilevante, senza necessità di mutuo riconoscimento reciproco) – sia della qualificazione abilitante
all’insegnamento – conseguita presso un
paese europeo – non sussistono i
presupposti per negare il riconoscimento, dal momento che il Ministero è
chiamato unicamente a verificare, ai fini del rilascio del titolo di formazione
ottenuto in un altro Stato membro, che la durata complessiva, il livello e la
qualità delle formazioni a tempo parziale non siano inferiori a quelli delle
formazioni continue a tempo pieno. (F: Osserv. Univ. 24.04.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DATI OECD SULL’ISTRUZIONE IN
ITALIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia la spesa complessiva in istruzione (dalla scuola primaria
all’università) è pari al 3,6% del PIL, quota inferiore alla media OECD del 5%.
Per i <i>titoli di studio terziari</i> l’Italia
investe il 25% in meno della media dei Paesi OECD. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In Italia il tasso d’<i>abbandono</i>
<i>prematuro di istruzione e formazione</i> è
superiore al resto della UE: 14,5% e in crescita, dato ben superiore al 10,6%
medio europeo. In Italia i NEET, i giovani 20-34enni che non studiano e non
lavorano, nel 2018 erano il 28,9%, a fronte di una media europea del 16,5%.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA
(1)<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: red;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>«DALLA SCIENZA UNA LEZIONE DI
UMILTÀ». INTERVISTA A FABIOLA GIANNOTTI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Prima direttrice donna del CERN, il più importante centro di ricerca al
mondo per lo studio dei componenti della materia di cui l’universo e noi stessi
siamo costituiti, per lei hanno in sostanza cambiato le regole: visto che lo
statuto del centro non prevedeva la riconferma, le hanno dato un secondo mandato
che partirà il prossimo anno. Con l’esperimento Atlas, dove ha guidato 3 mila
ricercatori di 28 nazioni diverse, ha «catturato» il bosone di Higgs. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La scienza in questo particolare momento storico, nonostante la
diffusione virale di false verità, sembra avere raccolto un consenso anche in
Paesi storicamente inclini all’anti-scienza. Anche la politica ha riconosciuto
il primato della scienza nell’emergenza pandemica. Cosa potremmo fare per
capitalizzare questo vantaggio?</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«La crisi ha ridato alla scienza un ruolo di primo piano. I governi si
avvalgono dei consigli di comitati scientifici e i cittadini si interessano
all’opinione di virologi, epidemiologi, immunologi e altri scienziati. Questo
approccio dovrebbe essere la normalità anche in assenza di crisi. La scienza
non deve essere invocata solo quando ci sono emergenze, dovrebbe essere una
delle voci che i governi ascoltano ogniqualvolta devono prendere decisioni in
campi in cui le conoscenze scientifiche sono rilevanti. Sostenere
finanziariamente la ricerca scientifica in tutti i campi, e rendere perenne il
supporto di comitati scientifici ai governi, sono elementi cruciali per evitare
crisi future».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«La ricerca scientifica è uno dei fondamenti del progresso, e quindi
dell’economia e dello sviluppo sostenibile della società. Senza le conoscenze
che vengono dalla ricerca scientifica il progresso prima o poi stagna. E la
storia ci insegna che spesso le grandi svolte vengono proprio dalla ricerca di
base. L’elettronica moderna non esisterebbe senza la conoscenza della meccanica
quantistica e i Gps non funzionerebbero senza la conoscenza della relatività.
Queste scoperte sono rivoluzionarie e possono cambiare il corso dell’umanità.
Spesso però ci vogliono decenni fra lo sviluppo di una nuova idea e la sua
fruizione quotidiana. La scienza richiede tempo e investimenti continui, non si
può sostenerla una tantum».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«Il CERN promuove l’open science, la scienza aperta a tutti, sin dai
tempi della sua nascita nel 1953. Infatti, la Convenzione che stabilisce la
fondazione del CERN, ratificata dai Paesi fondatori (tra cui l’Italia) in
quell’anno, sancisce che i risultati che il nostro centro di ricerca produce
devono essere disponibili a tutti. La nostra Convenzione quindi promuoveva
l’open science ante litteram più di 65 anni fa! Sulla base di questo principio,
il Web, che fu sviluppato al CERN nel 1989 da Tim Berners-Lee e collaboratori,
è stato reso disponibile a tutti gratuitamente. La open science è quindi nel
Dna del CERN. La condivisione aperta dell’informazione, dei dati, delle
tecnologie e delle competenze è uno strumento importante per far progredire la
scienza stessa e le conoscenze dell’umanità, per contribuire a risolvere i
problemi della società e per ridurre il divario fra paesi sviluppati e paesi in
via di sviluppo».</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Esiste una lezione che il mondo delle particelle subatomiche può
fornire alla vita di tutti i giorni e alla società moderna?</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«Una lezione di umiltà. Ricchi o poveri, potenti o deboli, siamo tutti
fatti degli stessi atomi e gli atomi sono tutti fatti delle stesse particelle
elementari, gli elettroni e i quark. La natura è democratica, e il virus ne è
un esempio». (F. M. Sideri, Corriere Innovazione 05.2020)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>DUE RILEVANTI CONTRIBUTI
SCIENTIFICI <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un anticorpo utile contro il coronavirus in un paziente che aveva avuto
la Sars riesce a bloccare non solo il coronavirus responsabile della Sars, ma
anche il nuovo Sars-Cov-2 causa della Covid-19. Individuato da un gruppo di
ricerca internazionale composto anche da italiani e guidato da Davide Corti. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Scoperto il meccanismo molecolare con cui i tumori ingannano le cellule
NK, «natural killer». I ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di
Roma, insieme all’Università di Genova e con il sostegno di Airc, hanno svelato
come si attiva il check-point inibitore PD-1 sulle cellule NK. Lo studio è pubblicato
sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SCIENZA APERTA. LETTERA DI AISA
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel suo ultimo discorso di fine anno il Presidente della Repubblica ha
detto chiaramente che la scienza e la cultura devono essere disponibili per
tutti. In queste settimane di emergenza da pandemia si sono moltiplicati gli
appelli di biblioteche, enti finanziatori e rappresentanti di Stati alle
multinazionali dell’editoria scientifica per abbattere le barriere economiche e
giuridiche all’accesso alle loro banche dati. Alcuni hanno risposto
positivamente rendendo provvisoriamente accessibile quanto ritenuto
strettamente necessario a contrastare la pandemia. Si tratta però di misure
temporanee e limitate. Abbiamo invece bisogno di un cambiamento radicale e
duraturo dell’intero sistema. In una Lettera di AISA (Associazione Italiana per
la promozione della Scienza Aperta) al Presidente della Repubblica si indicano
due priorità: a) Riformare la proprietà intellettuale e il diritto d’autore. b)
Cambiare il sistema della valutazione dell’università e della ricerca
scientifica. Tale sistema, in Italia più che in altri Paesi, si è fatto
insostenibile. Comprime l’autonomia nonché la libertà dell’università e della
ricerca scientifica. Appiattisce e uniforma il pensiero. Spinge alla
competizione invece che alla cooperazione. Aumenta in modo esponenziale la
burocrazia. Dissipa risorse pubbliche e tempo che, soprattutto in questo
periodo, dovrebbero essere investiti in altre direzioni. Occorre rendere il
sistema dell’università e della ricerca scientifica più aperto, più cooperativo
e più solidale. (F: Red.ne Roars 03.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’IMPORTANZA DELLO EUROPEAN
RESEARCH COUNCIL (ERC) PER LA RICERCA ITALIANA ED EUROPEA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La polemica divampata sui media italiani, a seguito delle recenti
dimissioni dello scienziato Mauro Ferrari da Presidente dello European Research
Council (ERC), tende a dipingere quest’ultimo come un organismo gestito da
burocrati europei, che finanzia una ricerca fine a se stessa e avulsa dai
problemi della società, primo fra tutti l’attuale drammatica emergenza
Covid-19. Si tratta di una visione profondamente distorta e fuorviante. In un
quadro in cui la grande maggioranza dei finanziamenti europei per la ricerca è
finalizzata a obiettivi di interesse industriale o sociale a breve termine. 300
ricercatori italiani sottoscrivono: «L’ERC è un baluardo per la ricerca». L’ERC
è l’unica agenzia europea che finanzia la ricerca senza che vi sia un indirizzo
deciso dall’alto, dunque esclusivamente sulla base delle idee e delle domande
poste dai ricercatori stessi. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">I dati: oltre 9.500 progetti finanziati, molti dei quali hanno portato
a importanti passi avanti nella ricerca, con oltre 150.000 articoli scientifici
pubblicati in sedi editoriali prestigiose. Il finanziamento ERC è considerato
dalle università e dalle istituzioni di ricerca internazionali come garanzia di
assoluta qualità scientifica, tanto che si è sviluppata una forte competizione
da parte delle università e centri di ricerca per assumerne i vincitori.
Moltissimi vincitori di progetti ERC, inoltre, hanno ricevuto importanti
riconoscimenti, compresi 7 premi Nobel. Nella cronica scarsità di finanziamenti
per la ricerca del nostro Paese, in particolare per quella di base, l’ERC ha
reso possibile a numerosi ricercatori italiani di talento di disporre di un
finanziamento internazionalmente competitivo, attribuito con criteri
trasparenti, scevri da condizionamenti politici. (F: il Napolista 15.05.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA
SCIENZA APERTA (AISA) HA PRESENTATO AL SENATO UNA MEMORIA SULL’ATTUAZIONE DELLA
DIRETTIVA (UE) 2019/790, C.D. DIRETTIVA COPYRIGHT<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il tema della riforma del diritto d’autore riveste grande rilevanza per
chi opera nel mondo della scienza e dell’università. L’AISA, insieme ad altri
portatori di interesse, è stata ascoltata il 14 maggio in audizione informale
presso la XIV Commissione permanente del Senato nell’ambito dei lavori
sull’attuazione della direttiva (UE) 2019/790, nota anche come direttiva
copyright (art. 9 dello schema di ddl n. 1721, Legge di delegazione europea
2019)). L’AISA ha trasmesso alla Commissione un’articolata memoria con proposte
di modifica dell’art. 9 del ddl n. 1721. La memoria termina con tre
considerazioni:</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">a) l’attuazione della direttiva copyright va vista in connessione sul
DDL 1146 (Proposta Gallo) sull’accesso aperto che introduce un art. 42-bis
nella legge sul diritto d’autore volto a conferire all’autore di un’opera
scientifica il diritto inalienabile di ripubblicazione in Open Access;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">b) i sussidi statali agli editori vanno visti come alternativi e non
complementari al rafforzamento dei diritti di esclusiva;</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">c) le eccezioni o limitazioni (diritti degli utenti) previste dalla
direttiva devono essere attuate in modo ampio in Italia (scienziati, docenti,
studenti, associazioni di studiosi hanno bisogno di più libertà di accesso alle
opere e materiali protetti da diritti d’autore e connessi). (F: Roars 22.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">RICERCA
(2). VALUTAZIONE DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>AIMEZ-VOUS ANVUR?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’ANVUR continua a valutare i “prodotti” (cioè oggetti in stile catena
di montaggio, ora che “pubblicazioni” costituisce un termine ormai desueto) dei
docenti non in base alla loro qualità intrinseca, ma a seconda della classe
della rivista o del prestigio della casa editrice che li pubblica. In altre
parole, involucro valutato al posto del contenuto, configurandosi una metonimia
involontaria degna della migliore retorica. E procedendo innanzi, a quanto
appare, si mette mano alla metodologia didattica, tra l’altro da usarsi per
esigenze estranee non solo a quelle dell’aula, ma eventualmente estranee anche
alla sensibilità del docente.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L’ANVUR fornisce l’incipit al rullo burocratico che sta permeando, dopo
la secondaria, anche l’università. Una burocratizzazione ormai fuori controllo
che alimenta sé stessa, nonostante ripetute promesse di un suo snellimento. Tra
le new entry in tale senso, la “terza missione”: come principio in sé non
disprezzabile, ma dopo la sua introduzione “soft”, essa è diventata prima di
tutto un obbligo, almeno morale per i docenti, per non fare sfigurare il
proprio dipartimento nelle valutazioni comparative. Essa però, terzo pilastro
aggiunto a quelli della ricerca e della didattica, sottrae tempo ed energie al
perseguimento dei primi due. Dopodiché si è aggiunta come ennesimo adempimento
burocratico: gli eventi relativi non vanno semplicemente segnalati ed
eventualmente messi in curriculum; piuttosto, devono essere inseriti per via
esclusivamente digitale e secondo schemi predisposti dall’Amministrazione. In
caso contrario, loro riconoscimento uguale a zero. Insomma, come in ogni
burocrazia che si rispetti è la “carta” – materiale o virtuale, non fa
differenza – a determinare la realtà e non viceversa. (F: A. Violante, Roars 01.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>AL VAGLIO DEL GIUDICE
AMMINISTRATIVO L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELL’ANVUR<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Con decreto del 26 marzo 2020, n. 2187, il TAR Lazio, Roma, Sez. III,
con riferimento alle elezioni del nuovo Presidente dell’ANVUR, ha accolto in
via cautelare l’istanza dei ricorrenti, ritenendo il gravame, ad una sommaria
cognitio, assistito da idoneo fumus boni iuris sia con riguardo alla dedotta
incompetenza del Presidente in luogo del Consiglio direttivo dell’ANVUR a
recepire gli esiti della contestata elezione, sia in relazione alla lamentata
insufficienza – al fine della maggioranza semplice suggerita nel parere del
Miur in luogo di quella dei 2/3 prescritta dall’art. 7, D.P.R. 01.02.2010,
n.76, nonché in relazione alla inidoneità del Consiglio direttivo operante in regime
di prorogatio e non optimo iure – ad eleggere il suo Presidente, in tal modo
compiendo atto esorbitante dalla mera gestione degli affari correnti tipica di
tutti gli organismi in regime di porogatio. (F: Osservatorio sull’Università
03.04.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SERVE UNA PEER REVIEW SULLA PEER
REVIEW? <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Al momento non esiste ancora uno studio attendibile per capire se la
peer review sia effettivamente garanzia della qualità di un lavoro scientifico.
Un team di scienziati comprendente molti italiani ha in mente un nuovo protocollo
per capire come migliorare la ricerca. <span lang="EN-GB">Vedi <i>Unlock
ways to share data on peer review</i> <a href="https://www.nature.com/articles/d41586-020-00500-y">https://www.nature.com/articles/d41586-020-00500-y</a></span><span lang="EN-GB" style="font-family: "&quot","serif"; font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: EN-GB;"> </span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">20.05.20.</span><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">STUDENTI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>LA CRISI EPIDEMICA E LE SUE
CONSEGUENZE SULLE IMMATRICOLAZIONI ALL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il ministro per la Ricerca e l’Università, Gaetano Manfredi, ha
dichiarato di temere un calo degli iscritti del 20 per cento. Secondo
l’Osservatorio Talents Venture il calo delle immatricolazioni potrebbe essere
dell’11 per cento, con circa 35 mila immatricolati in meno rispetto all’anno accademico
2019-2020. Se ciò accadesse, ne conseguirebbe un danno enorme sia in termini di
peggioramento delle prospettive individuali sia per la società nel suo complesso.
Secondo i dati Ocse (<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y8katp3y">https://tinyurl.com/y8katp3y</a></span><b><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 7.5pt;">)</span></b>,
nel 2018 in Italia il <i>tasso di
occupazione</i> nella fascia di età 25-64 anni per chi ha conseguito un titolo
di istruzione terziaria era dell’81 per cento, mentre per chi ha completato
solo le scuole primarie e secondarie la percentuale scende al 71 per cento. Se
si guarda al rendimento salariale, i dati Ocse rilevano un differenziale del 39
per cento per i laureati nella fascia di età 45-50 anni rispetto a coloro che
hanno acquisito un titolo d’istruzione secondario superiore. Il vantaggio
salariale è invece del 20 per cento tra i giovani di età compresa tra 25 e 34
anni. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Importanti cambiamenti per le università potrebbero derivare anche dal
fatto che i timori relativi al contagio potrebbero limitare la propensione a
spostarsi per studiare fuori regione. Gli studenti delle regioni meridionali,
che negli anni passati andavano a studiare al Centro-Nord, in un momento di
forte incertezza come quello attuale, potrebbero optare per università locali.
Per capire l’importanza del fenomeno si consideri ad esempio, che nell’anno accademico
2018-2019, la percentuale di immatricolati fuori regione era del 39, 36 e 31
per cento, rispettivamente per Calabria, Puglia e Sicilia. Se ciò accadesse,
gli atenei della Lombardia e dell’Emilia Romagna che, come si può vedere nel <i>grafico</i> sottostante, sono tra quelli che
più attraggono gli studenti residenti nel Sud Italia, subirebbero una perdita
significativa di immatricolati. (F: M. De Paola, lavoce.info 20.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75"
style='width:315.9pt;height:386.4pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image005.jpg"
o:title="STUDENTI FUORI NSEDE Lavoceeinfo 20"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="515" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image006.jpg" v:shapes="_x0000_i1027" width="421" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>TEST DI AMMISSIONE AI CORSI DI
LAUREA IN MEDICINA. PER IL CDS LA DIDATTICA A DISTANZA È UTILE A SOSTITUIRE LA
FREQUENZA ANCHE ALLE ESERCITAZIONI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Quest’anno saranno 13.500 gli ammessi al test, per i corsi di laurea in
Medicina nelle università pubbliche, che si svolgerà il 1° settembre: si tratta
di circa il 17% in più rispetto allo scorso anno. Finora i test previsti dagli
atenei privati sono stati rimandati a data da destinarsi per l’emergenza
coronavirus. In genere almeno 60 mila giovani partecipano alla prova: perciò il
numero di esclusi è altissimo. E ogni anno migliaia di giovani provano a fare
ricorso. In genere le motivazioni addotte riguardano la forma della prova, le
imperfezioni nella somministrazione, l’incongruenza delle domande. Ma negli
ultimi mesi stanno emergendo nuovi «filoni»: quello del calcolo errato del
fabbisogno, delle borse di studio «avanzate» e non riassegnate e, ultimissimo,
dovuto all’emergenza CoVid-19, quello della didattica online, che, specie
secondo certi agguerriti studi legali e anche secondo il Consiglio di Stato,
permetterebbe di scavalcare tutte le reticenze degli atenei ad accogliere un
numero alto di studenti. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">«Considerato – scrivono i giudici del Consiglio di Stato - che non è
più ipotizzabile un problema di minore o insufficiente offerta formativa per
inadeguata ricettività strutturale, dal momento che è ormai esplicitamente
consentita una più efficace ed economica didattica a distanza, utile a
sostituire, almeno per i primi quattro anni del corso di laurea, se unita ad
idonea dotazione tecnologica, la frequenza alle lezioni ed alle esercitazioni
svolte in modalità frontale: le Università, in particolare, sono autorizzate a
predisporre corsi ed esami on-line, e non solo per il periodo dell’emergenza
“Covid-19”». (F: CorSera 16.04.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>STUDENTI. FUORI CORSO E INDICE
DI RITARDO <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il numero di fuori corso si è ridotto in modo deciso negli ultimi anni:
nel 2002 finiva nei tempi solo il 12,7% degli studenti, adesso (nel 2018,
ultimo dato disponibile) questa quota arriva al 53,6%. E si devono fare
distinzioni tra le varie tipologie di corsi: conclude gli studi nei tempi
previsti il 53,9% dei laureati di primo livello e il 60,1% dei laureati
magistrali biennali. Questi dati, raccolti nel rapporto “Profilo dei laureati
2018” di AlmaLaurea, non vanno confusi con quelli relativi all’<i>indice</i> <i>di ritardo</i>. Con questo indice si misura, infatti, la quantità di
ritardo accumulato rispetto alla durata ordinaria del corso. Nel 2002 si
raggiungeva al 70%, oggi siamo al 30,5% medio. Si va dal 47% della facoltà
giuridiche alle lauree delle professioni sanitarie (15,2% di ritardo medio).
L’indice di ritardo (v. <b>Tabella)</b> ha
valori fortemente differenziati in base all’area geografica: chi si laurea in
un ateneo al Nord impiega il 21,5% in più rispetto alla durata normale del
corso per concludere gli studi; è il 32,9% per chi si laurea al Centro e il
41,8% per chi si laurea al Sud o nelle Isole. I laureati che concludono
l’università senza aver svolto alcuna attività lavorativa impiegano in media il
18,2% in più rispetto alla durata normale del corso, gli studenti-lavoratori il
30,5% in più, mentre i lavoratori-studenti, ossia coloro che hanno svolto
attività lavorative continuative a tempo pieno per almeno la metà della durata
degli studi, impiegano quasi il doppio della durata normale (l’88,7% in più).
(F: truenumbers.it 07.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1028" type="#_x0000_t75" alt=""
style='width:385.2pt;height:324.6pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image007.jpg"
o:href="https://pbs.twimg.com/media/EXfPqQ3WkAAiHmr.jpg"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="433" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image008.jpg" v:shapes="_x0000_i1028" width="514" /><!--[endif]--></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>BUROCRAZIA E STATO</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La burocrazia, questa cancrena tutta italiana, si contende con
l’evasione fiscale il primato del male assoluto del Paese (aggiuntovi il
crimine organizzato, PSM), l’origine di tutte le disfunzioni, le disparità di
trattamento, lo sconcerto e la paura dei cittadini di essere sanzionati per uno
starnuto fuori posto, per essersi appoggiati a una panchina perché esausti
dalla fila al supermercato o al banco dei pegni, ma anche le lungaggini per
ottenere i finanziamenti per ripartire, i moduli da compilare per ottenerli, le
difficoltà di produrre mascherine per riconversione aziendale, le start up
bloccate dai timbri e dai bolli, la diffidenza delle banche, l’assenza di uno
Stato unitario e risoluto. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Di uno Stato che rappresenti la Nazione e non la consideri una entità
da punire con la complicazione di procedure farraginose e la polverizzazione
dell’autorità centrale nella discrezionalità degli apparati più periferici della
pubblica amministrazione. Fino ai paradossi offensivi del buon senso comune,
della sensibilità umana, che si esprime attraverso la comprensione, se
necessario, prima ancora che con la sanzione. Disposizioni calate dall’alto e
in contraddizione tra diverse fonti di promanazione e incertezza nella loro
esecuzione: se l’autocertificazione prevede la voce “situazioni di necessità”
si crea una sorta di limbo dove il termine ‘necessario’ è devoluto alla
valutazione discrezionale di chi ne accerta la sussistenza. (F: F. Provinciali,
mentepolitica 02.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>ALL’ORIGINE DELLA BUROCRAZIA E
DELLA CASTA DEL POTERE GIUDIZIARIO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il terrore della discrezionalità della decisione politica è una
costante nella nostra storia, perché si pensa, non senza qualche fondato
motivo, che essa si trasformerebbe in una forma di incontrollabile dispotismo
dei governanti. Per evitarlo, si è imbrigliata ogni decisione in una rete di </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">disposizioni legislative che avrebbero dovuto rendere “oggettiva”
qualsiasi scelta del potere politico e che avrebbe dato la possibilità di
perseguirne tutte le deviazioni ... Il risultato è stato una giungla di norme
in cui muoversi diventa difficilissimo, con l’aggiunta che essendo queste state
pensate come strumento per valutare “giuridicamente” qualsiasi comportamento si
è consegnato un enorme potere di intervento ad ogni tipo di magistratura,
civile, penale, amministrativa e contabile ...
Il risultato è che, al contrario dell’aurea massima del sistema
costituzionale per cui con la divisione “il potere limita il potere”, abbiamo
creato la follia di un potere che può tenere sotto scacco gli altri. Si è così
alimentato un cortocircuito per cui il potere giudiziario è divenuto una casta.
Niente affatto quel “potere neutro” che risolve i conflitti che insorgono fra
gli altri poteri, secondo la teoria che si fa risalire a Montesquieu, ma un
centro di presenza attiva nella lotta politica, almeno nei suoi vertici che si
sono attribuiti questo compito. (F: P. Pombeni, mentepolitica 27.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">L'Alma Mater Studiorum - Università
di Bologna ha raggiunto la sesta posizione a livello mondiale (e il primo posto
a livello nazionale, v. <b>tabella</b>)
nell'edizione 2020 del <i>THE Impact
Rankings</i>, la classifica elaborata da Times Higher Education che valuta
l’impatto degli atenei sul tessuto sociale e il loro impegno per lo <i>sviluppo sostenibile</i>. Il ranking include
quest'anno 766 atenei di tutto il mondo (lo scorso anno erano 467): per ognuno
sono considerate le azioni intraprese e le risorse investite nel dare risposta
agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (<i>SDGs,
Sustainable Development Goals</i>) proposti nell’Agenda 2030 adottata
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Lo scorso anno l'Università di
Bologna aveva conquistato il nono posto della classifica a livello mondiale:
nella nuova edizione l'Ateneo scala quindi tre posizioni confermandosi
saldamente nella top 10 del ranking, a fronte di un numero molto maggiore di
atenei partecipanti. Confermato anche il primato già raggiunto lo scorso anno
tra le università italiane in classifica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Guardando al dettaglio degli
indicatori presi in considerazione, l’Alma Mater ottiene ottimi risultati su
tutti i fronti, con alcuni piazzamenti particolarmente rilevanti. L’Università
di Bologna è terza al mondo nell'ambito dell'Obiettivo 16 “Pace, giustizia e
istituzioni forti”, che misura la capacità di promuovere società pacifiche e
più inclusive attraverso l'accesso alla giustizia per tutti e organismi
efficienti, responsabili ed inclusivi. Quarta posizione, invece, per
l'obiettivo 1 “Povertà zero”, che valuta iniziative e soluzioni pensate per
eliminare la povertà estrema e garantire misure di protezione sociale per
tutti. Quarto posto al mondo anche per l’Obiettivo 5 “Uguaglianza di genere”,
che valuta l’attenzione alle politiche pensate per superare le disuguaglianze
di genere, e per l’Obiettivo 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”,
dedicato a misurare, assieme alla qualità della ricerca in campo economico, la
capacità degli atenei di offrire ai propri studenti e laureati occasioni di
contatto con il mondo del lavoro. (F: UniBo Magazine 22.04.20)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><i><span style="font-family: "Helvetica","sans-serif"; font-size: 10.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Tabella.
Università per lo sviluppo sostenibile: le migliori in Italia (F: THE)</span></i><span style="font-family: "Helvetica","sans-serif"; font-size: 10.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1029" type="#_x0000_t75" style='width:321pt;height:450.9pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image009.jpg"
o:title="SDG RANKING 26"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><img border="0" height="601" src="file:///C:/Users/PAOLOS~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image010.jpg" v:shapes="_x0000_i1029" width="428" /><!--[endif]--></span><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UK. LA SALUTE ECONOMICA DI
PRESTIGIOSI ATENEI MINACCIATA DALLA PANDEMIA <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Molte università del Regno Unito dipendono economicamente soprattutto
dalle tasse pagate dai numerosi studenti stranieri (480mila), cinesi in testa
(120mila), che pagano da 2 a 3 volte di più rispetto ai loro colleghi europei e
britannici: tra 20-30mila sterline l'anno (da 23mila a 34 mila euro). Già ora
le perdite 2019-2020 arrivano a 790 milioni di sterline (904 mln di euro). Il
mancato guadagno 2020-2021 salirà a 6,9 miliardi di sterline (7,8 miliardi di
euro) se gli studenti stranieri dovessero sparire dalle aule britanniche; una
cifra pari al 17% del fatturato dell'intero settore (Le Monde). C'è il rischio,
infatti, che da settembre, proprio a causa della crisi sanitaria causata dal
coronavirus, numerosi studenti esteri decidano di rinunciare a mettersi in
viaggio verso il Regno Unito per studiare in una delle sue prestigiose
università, molto apprezzate nei propri paesi di origine. I vertici
universitari britannici sono in allarme, tanto che l'organizzazione che
rappresenta queste istituzioni, la Universities Uk, ha lanciato un SOS al
governo del premier Boris Johnson per ottenere aiuto. Su 8mila giovani cinesi,
soltanto il 27% prevede di partire per l'UK. <span lang="EN-GB">(F: M. Oliveri, ItaliaOggi 07.05.20) <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">UK. A LOSS OF AUTONOMY. A “SERIOUS ASSAULT” ON
UNIVERSITY INDEPENDENCE?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">When student number
controls were reintroduced in England earlier this month, many universities breathed
a sigh of relief. The admissions free-for-all that could have seen prestigious
institutions scoop up thousands of extra undergraduates at the expense of
others would not happen. But do the new rules accompanying the number cap go
too far? Today, we hear from those who fear that the Office for Students’
proposed new powers to fine those who “threaten the stability of England’s
higher education sector during the crisis” are “alarmingly broad” and give too
much clout to the regulator. One vice-chancellor calls the proposals “the
equivalent of taking police state powers” and a “serious assault on university
independence”. Yesterday, OfS chair Sir Michael Barber told MPs they had
nothing to fear from what were rules to ensure “generosity of spirit” within the
sector. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">(F: THE 19.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>UK. L’UNIVERSITÀ DI CAMBRIDGE
PIANIFICA DI TENERE LE LEZIONI ONLINE PER L’INTERO ANNO ACCADEMICO 2020-2021 A
CAUSA DEL CORONAVIRUS</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Un portavoce dell’ateneo ha dichiarato: “Dato che è probabile che il
distanziamento sociale continuerà ad essere richiesto, l’università ha deciso
che non ci saranno lezioni frontali durante il prossimo anno accademico”. Una
notizia a prima vista scioccante che merita qualche riflessione, a partire
dalla preoccupazione: sarà il coronavirus il killer dell’università così come
la conosciamo da mille anni? A Cambridge si prevede già che le iscrizioni
diminuiranno, con una riduzione del numero di studenti stranieri, invertendo
così la tendenza degli ultimi anni di aumento continuo di iscritti in tutte le
università del Regno Unito, specialmente di quelli provenienti dalla Cina. Ciò
stabilmente crea per il sistema universitario britannico un flusso di entrate
considerevole giacché gli studenti stranieri pagano tasse universitarie più
elevate e queste entrate sono stimate in forte contrazione nel prossimo anno
accademico. Appare evidente che l’Università di Cambridge, una delle più
prestigiose al mondo – terza nello Shanghai ranking e settima nel QS university
world global ranking – con i suoi 18.000 studenti di cui quasi 4.000 stranieri
che provengono da 120 Paesi, può anche permettersi la flessione di un anno
accademico, riducendo prestazioni e costi, in attesa della prevedibile ripresa
nel 2022. Ma non per tutti valgono le stesse considerazioni (F: F. Valataro, FQ 26.05.20)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>USA. MOLTE UNIVERSITÀ E COLLEGE
VORREBBERO APRIRE AD AGOSTO PER CHIUDERE IL SEMESTRE AUTUNNALE IN ANTICIPO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nella previsione di una seconda ondata di contagi a partire dal tardo
autunno, molte università e college americani stanno valutando di riaprire
prima, già ad agosto, per chiudere il semestre autunnale in anticipo, e cioè
non a Natale ma appunto per il Thanksgiving, che cade un mese prima: il 26
novembre. Così almeno hanno già annunciato di voler fare la University of South
Carolina, la Notre Dame University (Indiana), la Rice (Texas) e la Creighton
(Nebraska). La Rice è stata una delle prime scuole a muoversi in questa
direzione: già il mese scorso – racconta il New York Times - ha inviato
un’email ai suoi iscritti annunciando loro l’intenzione di procedere a tappe
forzate, saltando anche la tradizionale pausa autunnale (autumn break) che
farebbe perdere del tempo e soprattutto esporrebbe gli studenti che rientrano a
casa a maggiori rischi di contagio. Quindi si riapre sì, con mascherine e
classi dimezzate per via del distanziamento, ma si va di corsa. In modo da
finire le lezioni prima di una recrudescenza dei contagi. (F: O. Riva, CorSera
21.05.20) </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">USA. INTERNATIONAL ENROLMENT DROP TO COST
UNIVERSITIES US$4.5BN<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">United States colleges
and universities are bracing for declines in international student enrolments
in the coming autumn (fall) semester with a loss of up to US$4.5 billion in
revenue, according to a pair of reports examining the impact of COVID-19 on US
higher education<b> </b>(F: M. B. Marklein,
UWN 31.05.20)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INDIA. </b><b><span lang="EN-GB">WHY ARE STUDENTS
PROTESTING AGAINST THE GOVERNMENT’S CONTROVERSIAL CITIZENSHIP AMENDMENT ACT <o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">A recent wave of
student resistance is spreading across Indian campuses, as universities, with
their liberal orientation, and the priorities of the Modi government, with its
majoritarian and neoliberal agenda, clash against each other. The reaction of
the government to university unrest is a cause for serious concern. In December
2019, the Delhi police force, which is under the jurisdiction of the central
government of prime minister Modi, beat up students protesting at Jamia Millia
Islamia University (JMI), a public institution in Delhi. JMI students were
protesting against the government’s controversial Citizenship Amendment Act.
This act offers citizenship to immigrants belonging to Christian, Buddhist,
Hindu, Jain, Parsi, and Sikh communities from Afghanistan, Bangladesh, and
Pakistan, but does not include Muslims. It is a clear violation of the right to
equality enshrined in the Indian constitution and the secular foundations of
the country. This episode was followed by violence unleashed by masked
miscreants, allegedly associated with the student organization affiliated with
the ruling Bharatiya Janata Party (BJP) at JNU. Armed with sticks, the mob
attacked students and faculty in January 2020. The stand taken by the JNU
administration and the police after this attack provoked sharp criticism and
demonstrations across the country. These events at JNU could be viewed as an
example of the contradiction between the traditionally liberal orientation of
universities and the rapid changes currently taking place under Modi’s Hindu
nationalist administration. (F: International Higher Education, number 101,
spring 2020)<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span style="color: red;">LIBRI - RAPPORTI
- SAGGI<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>SALUTE CIRCOLARE – UNA
RIVOLUZIONE NECESSARIA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autrice: Ilaria Capua, Ed. Egea, 2019, 118 pg.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nelle pagine di Ilaria Capua, la scienza assume i tratti dello stupore,
della meraviglia: sì, l’uomo ha raggiunto tutto questo, grazie alla ricerca del
limite, dell’inimmaginabile. Magari viaggiando tanto «come ha fatto Vesalio, il
Copernico della medicina, l’autore, a 28 anni (!) del De humani corporis
fabrica, pubblicato nel 1543 e rimasto per secoli la Bibbia dell’anatomia». In
Vesalio si può riconoscere il ritratto dell’uomo di scienza, visionario e
giramondo, creativo (le idee contano) e moderno: viaggia a cavallo dal Belgio,
alla Spagna, all’Italia, per finire in Svizzera dove fa stampare le sue tavole
anatomiche e rivoluziona l’anatomia a 28 anni: «Un vero homo europaeus, un po’
come accade agli studenti di oggi con il programma Erasmus – dice Capua – un
esempio per tutti. Ai ragazzi raccomando sempre: muovetevi, studiate,
rischiate, qualcosa accadrà. Importante è che non stiate fermi. E, se le donne
sapranno farsi avanti e assumersi nuove responsabilità, saranno il motore del
cambiamento». Le possibilità attuali di movimento sono un’altra freccia
all’arco della ricerca: «La scoperta origina quasi sempre da un processo di
comprensione e di sfruttamento di opportunità al di fuori dei confini nazionali
(e mentali), senza dimenticare le potenzialità infinite della libera
circolazione dei dati scientifici». È stato proprio da questa certezza che
Ilaria Capua ha raggiunto la ribalta internazionale: «Fin dagli anni
all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie a Legnaro (Pd), decisi di
condividere la sequenza genetica di un virus che avevamo appena decodificato su
una piattaforma ad accesso libero aperta a tutti gli scienziati, ovunque
lavorassero». Dati in comune per condividere la ricerca, così come dovrebbe
accadere per i 17 Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, e come
Ilaria Capua ha recentemente scritto, in una lettera a quattro mani con Enrico
Giovannini, su Nature. Le vie della ricerca sono infinite perché la salute è un
bene universale, senza tempo. (F: M. L. Colledani, IlSole24Ore 02.09.19)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>IL DOPO<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autrice: Ilaria Capua. Ed. Mondadori. 2020. 144 pg.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In un momento imprecisato del 2019 si è verificato un evento biologico
di eccezionale rarità: un virus animale ha fatto un salto di specie arrivando
nell’uomo. Dalla metropoli cinese di Wuhan, il SARS-CoV-2 si è diffuso
rapidamente in oltre duecento Paesi. È ciò che gli esperti chiamano «pandemia».
Nell’attesa di soluzioni e strategie per la crisi sanitaria, economica e
finanziaria in corso, Ilaria Capua, una delle voci più autorevoli della
virologia internazionale, prova a buttare cuore e sguardo oltre questo tempo di
mezzo e a mettere a fuoco sia le cause sia le opportunità che esso nasconde.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Secondo l’autrice, infatti, si può considerare la comparsa del
SARS-CoV-2 uno stress test, in grado di misurare le fragilità del nostro
sistema. Questo patogeno dalle dimensioni infinitesimali ha messo l’umanità
intera di fronte al disequilibrio creato nel rapporto con la natura, alla
riscoperta della propria dimensione terrena e della caducità che le è
connaturata, all’arbitrarietà dell’organizzazione sociale che si è data, delle
sue scale di valori, del concetto stesso di salute pubblica. In altre parole,
ha preso tutto ciò che ritenevamo certo, indiscutibile, e ce l’ha mostrato per
quello che è: una scelta, basata su una visione parziale delle cose.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Uno dei motti di Ilaria Capua è: «Every cloud has a silver lining»,
ogni nuvola ha una cornice d’argento. Se è vero anche una pandemia, mentre ci
scuote dalle radici, ha qualcosa da insegnarci. Per esempio, che dobbiamo
modificare il nostro atteggiamento nei confronti della natura e della
biodiversità, ponendoci come guardiani anziché invasori. Che la tecnologia, se
riusciamo a non esserne schiavi, può essere lo strumento straordinario che ci
permette di difendere la socialità anche in tempi di distanziamento fisico.
Che, se vogliamo una società informata, matura, la scienza non può essere messa
all’angolo, ma deve tornare ad avere un ruolo centrale nella conoscenza.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Se non vogliamo farci travolgere, insomma, dobbiamo considerare i
segnali che questo evento storico sta facendo emergere, riflettere sul dopo e
ripensare il mondo. Perché è a questo che stiamo andando incontro: a un mondo
nuovo. (F: Presentazione dell’editore)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>INSEGNARE (E VIVERE) AL TEMPO
DEL VIRUS<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Federico Bertoni. Ed.<b> </b>Nottetempo
collana Semi 2020. Pg. 46. </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Insegnare (e vivere) ai tempi del virus non è il semplice diario
dell'emergenza didattica in cui si sono trovate a vivere le scuole e le
università italiane. E' anche e soprattutto una riflessione su cosa potrebbe
accadere dopo l'emergenza, nel caso in cui scuole e università decidano di
cogliere la dubbia opportunità dell'insegnamento online per applicare una
politica profondamente intrisa di disuguaglianza. I più avvantaggiati, in grado
di pagarsi tasse e trasferte, ritornerebbero al metodo classico della lezione
in presenza: colloqui diretti con professore, seminari, incontri e vita in
comune. I meno avvantaggiati, non potendo permettersi di frequentare, sarebbero
costretti all'assenza di corpo, di contatto, di comunità. Un ascensore sociale
al contrario, una disuguaglianza per decreto, di cui è necessario preoccuparsi
da subito. Con una scrittura cristallina e partecipe, l'autore indica anche
spunti di mobilitazione che potrebbero già ora costituire un'efficace risposta
intellettuale e politica. Non è una questione corporativa o settoriale: ciò che
accade nelle scuole e nelle università riguarda tutti, per il presente
immediato così come per il futuro a lungo termine del nostro Paese. (F:
Presentazione dell’editore)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nell’università neoliberale gli studenti non sono cittadini che
reclamano il diritto al sapere ma clienti da soddisfare, consumatori di beni e
servizi, acquirenti di un prodotto che dovranno vendere a loro volta nel
mercato globale. E qui la parola magica è blended. […] Blended non designa un
tipo di whisky ma un regime misto tra didattica in presenza e didattica a
distanza che promette di essere il business del futuro. […] Fase 1,
l’emergenza: Le università attivano a tempo di record la didattica a distanza,
la cui unica alternativa sarebbe il blocco completo; Fase 2, la crisi: Dal
prossimo anno accademico, virus permettendo, molti atenei adottano una modalità
blended per compensare l’inevitabile calo delle immatricolazioni, soprattutto
dei fuori sede; Fase 3, il business: Il sistema va a regime e si trasforma nel
business perfetto: docenti “riproducibili” a piacere; investitori e provider di
servizi informatici che si fregano le mani; studenti che pagano le tasse ma che
non gravano fisicamente su aule, strutture e costi di gestione. Poi un bel
giorno arriverà la fase 4, quella in cui raccoglieremo i cocci. Se uno degli
obiettivi dichiarati dell’università dell’eccellenza è dare voti, stilare
classifiche, distinguere atenei di serie A e di serie B (e dunque studenti di
serie A e di serie B), la modalità blended realizzerà un’automatica selezione
di classe: da un lato lezioni in presenza riservate a studenti privilegiati
(cioè non lavoratori, di buona famiglia, capaci di sostenere un affitto fuori
sede), e dall’altro corsi online destinati a studenti confinati dietro uno
schermo e nei più remoti angoli d’Italia (F: L. Illetterati, Il Mattino Padova
11.05.20).</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>VALUTARE E PUNIRE<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autrice: Valeria Pinto. Ed.
Cronopio, Napoli 2012, pp. 190. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Nel libro Valeria Pinto,
filosofa e docente alla Federico II di Napoli, ha sostenuto che la valutazione
non riguarda solo l’università e la scuola, ma il governo neoliberale
dell’essere umano. Qui si mette in opera una critica della cultura della
valutazione: dei suoi presupposti ideologici, della sua retorica e delle sue
pratiche concrete. Interrogazione filosofica e analisi del presente concorrono
a portare allo scoperto le tecnologie invisibili, la rivoluzione silenziosa che
sta cambiando il significato della conoscenza nella “società della conoscenza”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">In un momento così teso e
denso di contraddizioni etiche, in cui parole come ‘merito’, ‘qualità e
quantità’, ‘istruzione’, ‘ruolo sociale’ o anche ‘valutazione’, ‘eccellenza’,
guidano il controllo della conoscenza (vedi scuola e università), “Valutare e
punire” è un vero e proprio intervento teorico nell’attualità. Diviso in dodici
capitoli cerca di mettere a fuoco i criteri, i nuovi significati e le nuove
pratiche di valutazione che governano le nostre condotte. (F: Presentazione
dell’editore)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>FAKE NEWS SCIENTIFICHE – CRISI D'IMMAGINE PER LA RICERCA?<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Claudio Colaiacomo,
federalismi.it - ISSN 1826-3534. n. 11/2020. pg. 188-195.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La comunicazione scientifica
verso il grande pubblico è stata per lungo tempo una priorità di secondo
livello per gran parte degli scienziati e delle istituzioni. Negli ultimi anni
lo scenario è radicalmente cambiato. I social media hanno esposto risultati di
ricerca, dati e letteratura accademica a un pubblico mai immaginato prima.
Questo rappresenta da un lato una grande opportunità per la scienza
collaborativa, ma dall'altro l'impennata di fake news e teorie complottiste
racconta una storia ben diversa e può persino contribuire al discredito di
scienza e scienziati. In questo articolo si prendono in considerazione rischi
ed opportunità di un nuovo scenario dove la ricerca non avviene più dietro le
porte chiuse del mondo accademico e delle comunità scientifiche ma piuttosto in
un'arena accessibile al largo pubblico. La comunicazione scientifica non è più
la parte marginale del lavoro di uno scienziato ma diventa un veicolo per
rendere i risultati scientifici accessibili al grande pubblico e di conseguenza
contribuire a una società più informata e consapevole del valore della ricerca
scientifica. (F: Abstract del saggio)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sommario: 1. Introduzione. 2.
Scienza ufficiale e non. 3. Origine della Scholarly Communication e del Peer
Review. 4. Bufale scientifiche. 5. La pratica della “retraction” a garanzia di
autorevolezza 6. La scienza fuori della comunità scientifica. 7. Conclusioni.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>MEDICI RIVOLUZIONARI. LA SCIENZA MEDICA DAL DUECENTO ALLA GRANDE GUERRA<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore/Curatore: Redazione de
Il Bo Live. Collana I Libri de Il Bo Live, Padova University Press, 2019, pg.
244.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">La medicina moderna non nasce
in un tempo, ma in un luogo: la città di Padova. Tra le aule della sua
università, tra le mura del teatro anatomico, in mezzo alle piante officinali
dell’Orto botanico e, chiaramente, nei suoi ospedali, è lì che prendono forma
quei saperi sui quali ancora oggi si imperniano la teoria e la pratica medica.
Medici rivoluzionari. La scienza medica a Padova dal Duecento alla Grande
guerra accompagna il lettore in un percorso lungo sette secoli, fatto di
scoperte, inciampi e innovazioni rivoluzionarie. Tra le sue pagine il lettore
troverà lo studente taciturno che nel Cinquecento si laurea a Padova e cambia
il modo di fare anatomia. Si racconta di un astronomo che studia da dottore e
di un medico accusato di eresia. Si narra il delitto di un professore, ucciso
al tramonto dietro la Basilica del Santo. C’è la storia del medico che visita
ogni officina, anche la più umile, per capire il rapporto tra lavoro e
malattia. E poi quelle di tanti altri che con dedizione e ardore hanno scritto
la storia della medicina. "Leggere questo volume è soprattutto scoprire
aspetti, talora poco conosciuti, di medici rivoluzionari che hanno sfidato lo
status quo mettendo in dubbio nozioni date per acquisite da secoli" scrive
Rosario Rizzuto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">"Da Girolamo Fabrici
d’Acquapendente, con il primo teatro anatomico stabile del mondo, al suo
allievo William Harvey, che descriverà il sistema circolatorio, ad Andrea
Vesalio, con le splendide tavole dedicate al corpo umano, A tanti altri ancora.
Non c’è dubbio: il cuore pulsante della medicina moderna batte a Padova"
scrive Pietro Greco. (F: Presentazione dell’editore, aprile 2020)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b>L'ATTIVITÀ DI RICERCA
UNIVERSITARIA NELLE SCIENZE SOCIALI E LA NUOVA DISCIPLINA SUI DATI PERSONALI<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Autore: Stefano D’Alfonso. Federalismi Numero 13 - 13/05/2020. 123 pg.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Il presente contributo si pone come scopo quello di inquadrare gli
effetti della disciplina europea e interna in tema di «trattamento dei dati
personali» delle persone fisiche nell’ambito dell’attività di ricerca
scientifica universitaria, in particolare quella delle scienze sociali. Ciò ha
comportato la necessità di esaminare gli effetti sull’attività del personale
docente, ma anche sull’amministrazione, parti di una stessa organizzazione che
opera in direzione di un interesse pubblico. Nel contributo si considera
contestualmente la disciplina europea e quella interna, a partire dal Codice
della privacy, sino a ricomprendervi le specifiche regole deontologiche nonché
la regolamentazione specifica degli atenei. (F: Abstract del saggio)</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Sommario: 1. Obiettivo del contributo e definizione del campo
d’indagine. 2. La ricerca storica e scientifico-sociale nella nuova disciplina
europea (il Regolamento europeo 2016/679). 3. La disciplina statale: il
novellato Codice della privacy. 4. Le regole deontologiche per il trattamento
dei dati personali per scopi di ricerca storica e a fini di ricerca
scientifica. 5. La regolamentazione interna agli atenei.</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB"> </span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><b><span lang="EN-GB">THE MERIT MYTH: HOW OUR COLLEGES FAVOR THE RICH
AND DIVIDE AMERICA<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">Authors: Anthony P
Carnevale, Peter Schmidt and Jeff Strohl, The New Press 2020.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB">The new book, The
Merit Myth: How our colleges favor the rich and divide America has many
strengths. Among its strengths are: • The deconstruction of the official
‘meritocratic’ story of their education system that Americans like to tell
themselves; • Its succinct explanation of how racism undercuts and continues to
hobble black and Latino students from even reaching university education; • The
explanation of how the wealthy buy their children’s way into elite schools like
Harvard; • Showing how, in the name of ‘merit’, state governments lavishly fund
flagship universities like the University of California at Berkeley instead of
the open access state universities and community colleges that educate the vast
majority of Americans who go on to post-secondary education; and • How
supposedly objective admissions tests, such as the Scholastic Aptitude Test
(SAT), fail to predict success even as they limit access to upper tier
universities such as Columbia or Princeton, which require high SAT scores. (F:
N. Greenfield, UWN 30.05.20) <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span lang="EN-GB"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">----------------------------------------------------------------------------------------------------</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: red;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: red;">Per sostituire l’analogo pezzo sul
sito nel menu Redazione<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: red;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="http://www.universitastrends.info/">INFORMAZIONI UNIVERSITARIE</a>
è un webmagazine senza periodicità che pubblica una web review di notizie
sintetizzate d'attualità sulle politiche dell’università e della ricerca. Le
fonti sono ottenute nel web da quotidiani nazionali ed esteri, agenzie,
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dall’utente (es. ricerca, docenti).</p>
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atenei italiani che nei loro portali rendono accessibili gli indirizzi di posta
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<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN EVIDENZA<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA PANDEMIA DA CORONAVIRUS EVIDENZIA LA ZONA DI CONFINE, TRA SCIENZA, POLITICA E SOCIETÀ, CHE RAPPRESENTA OGGI LA FRONTIERA DELL’ATTUALE RICERCA</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il Coronavirus SARS-Cov2 è come un uragano, ormai nel pieno del suo sviluppo, che sta investendo tutto il mondo (una pandemia ha detto l’OMS) ma che, a differenza di un fenomeno meteorologico, può essere attenuato da decisioni politiche e comportamenti individuali opportuni. Il problema è però che nel caso specifico non c’è un protocollo ben definito da seguire e dunque tutto s’improvvisa sull’onda dell’emergenza. Tuttavia, il fatto che l’intervento esterno possa cambiare l’evoluzione del fenomeno fa sì che questo sia molto diverso da un urgano che si sviluppa a prescindere. Si entra cioè nella zona di confine, tra scienza, politica e società, che rappresenta oggi la frontiera dell’attuale ricerca: quando la ricerca cessa dunque di essere solamente accademica ma riguarda direttamente ognuno di noi e quando lo scienziato diventa il necessario interlocutore per prendere decisioni politiche e per spiegarle alla collettività. (F: F. Sylos Labini, Roars 13.03.20)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">TRASMISSIONE DEL SARS-COV-2 CAUSA DELLA COVD-19</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sembra più che plausibile che il caso o i casi iniziali d’infezione da 2019-nCoV (SARS-CoV-2)<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>abbiano avuto origine da un “serbatoio” animale, analogamente ai due coronavirus della SARS e della MERS, che avrebbero compiuto il famigerato "salto di specie" passando rispettivamente all'uomo dai pipistrelli e da cammelli e dromedari. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Come normalmente avviene per tutte le infezioni da virus respiratori, la trasmissione del contagio da pazienti infetti a individui sani si realizza a seguito di stretti, prolungati e/o reiterati contatti fra gli uni e gli altri. Ciò rende facilmente comprensibile come proprio nella Repubblica Popolare Cinese possa aver avuto la propria culla d’origine (anche) quest’ultima epidemia, che al pari di tutte le altre causate da virus respiratori - influenzavirus e coronavirus della SARS, tanto per citare due esempi eloquenti - avrebbe “beneficiato” di una serie di condizioni “ottimali”, rappresentate per l’appunto dall'eccessiva densità demografica umana e animale, dall'elevata promiscuità uomini-animali, nonché da certi stili di vita e abitudini alimentari. Queste avrebbero agito come fattori in </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">grado di “metter le ali” al virus 2019-nCoV, alla medesima stregua di quanto già fatto nel caso dei virus influenzali e della SARS. (F: G. Di Guardo, Info Universitarie <a href="https://twitter.com/univtrends">https://twitter.com/univtrends</a> 31.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">SCIENCE IS BECOMING MORE OPEN WHILE CITIES ARE LOCKED DOWN AND BORDERS ARE CLOSED</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">The China National Knowledge Infrastructure launched a free website and called for scientists to publish research on the coronavirus with open access. Shortly after, the prominent scientific journal Nature issued an editorial urging all coronavirus researchers to “keep sharing, stay open”. So while cities are locked down and borders are closed in response to the coronavirus outbreak, science is becoming more open. This openness is already making a difference to scientists’ response to the virus and has the potential to change the world. But it’s not as simple as making every research finding available to anyone for any purpose. Without care and responsibility, there is a danger that open science can be misused or contribute to the spread of misinformation. (F: Xin Xu, UWN 21.03.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UN NUOVO MINISTERO PER L’UNIVERSITÀ E LA RICERCA SCIENTIFICA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Occorre aver presente alcuni degli effetti che la scelta fatta dal presidente Conte (la nomina del presidente della Conferenza dei rettori italiani prof. Gaetano Manfredi a ministro dell'Università e della Ricerca scientifica) ha già prodotto e si tratta, quel che più conta, di effetti duraturi. Mi riferisco all'istituzione di un nuovo specifico ministero per l'Università e la Ricerca scientifica e non certo per la creazione di una poltrona ministeriale in più. Il nuovo assetto istituzionale restituisce infatti centralità e protagonismo a un comparto, quello dell'Università e della Ricerca, decisivo per lo sviluppo del Paese e per la formazione delle sue classi dirigenti. Tale specifica funzione di un ministero per l'Università è stata finora posta in ombra dall'enorme mole di problemi di assetto, sindacali. economico sociali, del mondo della pubblica istruzione che, peraltro, non potrà non giovarsi dell'esistenza di un dicastero interamente ad esso dedicato. Una fruttuosa sinergia tra i Ministeri sarà comunque necessaria su alcuni temi trasversali, primo tra tutti quello davvero cruciale per il Sistema Paese della formazione degli insegnanti. (L. d'Alessandro, Il Mattino 30.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«</span>L’INFORMAZIONE DISPONIBILE CRESCE; MA NON È DETTO CHE CON ESSA STIA CRESCENDO ANCHE LA CONOSCENZA</b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">»</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«</span>Nella vita della comunità universitaria, nei rapporti con i maestri e con i propri simili, ma soprattutto negli incontri con i propri “dissimili”, si amplia l’orizzonte della ragione, in un vero confronto con l’“altro da sé”, e si creano le premesse per un pensiero critico, libero e innovativo.<br />
<br />
Oggi come sempre, è sulla capacità di un pensiero libero e critico del cittadino, in tutti i rami del sapere e del fare a cui ciascuno è specificamente chiamato, che si gioca la partita della democrazia. Questa affermazione, valida in ogni epoca, lo è ancor di più oggi in considerazione dello scuotimento tellurico che la diffusione dei nuovi media sta provocando non solo sul sistema dell’informazione, ma anche sulla stessa capacità di conoscenza del genere umano (Buccellati).<br />
<br />
È vero che con gli sviluppi della tecnologia cresce l’informazione disponibile. E questo è una indiscutibile e straordinaria potenzialità della nostra epoca: news, enciclopedie, libri open access e intere biblioteche open source sono mezzi a disposizione di tutti, di valore inestimabile.<br />
<br />
L’informazione disponibile cresce; ma non è detto che con essa stia crescendo anche la conoscenza. La missione dell’università da sempre è stata più alta e più ampia. Chiamata anche, ma non solo, a elaborare e fornire dati, nozioni e informazioni; vocata anche, ma non solo, a offrire una pur necessaria formazione professionale: l’università non è solo fucina del «sapere». Tutto questo – pur essendo moltissimo – è solo “il vestibolo della conoscenza”, come direbbe John Henri Newman<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">»</span>. (F: M. Cartabia, dal Discorso all’inaugurazione dell’A.A. di UniMi, scienzainrete <br />
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04-02-20)<br />
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">A RISCHIO LA RICERCA SCIENTIFICA BIOMEDICA SE NON SI VOGLIONO SCONTENTARE GLI ANIMALISTI </b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In campo biomedico il governo mortifica le ragioni della comunità scientifica pur di non scontentare gli animalisti. Sembra un paradosso, proprio adesso che gli scienziati sono in prima linea nella battaglia contro il coronavirus, ma non lo è. La decisione che fa gridare allo scandalo è la proroga di un solo anno concessa allo studio, a fini sperimentali, degli effetti delle droghe sugli animali. Il provvedimento, contenuto nel decreto Milleproroghe e quindi in vigore, permette ai gruppi di ricerca di andare avanti fino a dicembre. A partire dal prossimo gennaio questi studi saranno da considerare illegali a meno che, come auspicano i ricercatori, non saranno nel frattempo rimosse le restrizioni che sono già costate all’Italia la procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea. Questi divieti, che ci trasciniamo dal 2014 con un susseguirsi di moratorie dal sapore pilatesco, non sono presenti negli altri Paesi europei. (F: S. Pargoletti, linkiesta 19.03.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL TAR LAZIO AFFERMA L’INDISPENSABILITÀ DEL NUMERO CHIUSO A MEDICINA</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Con sentenza del 18 marzo 2020, n. 3370, il TAR Lazio, Roma, Sez. III, ha ribadito che il c.d. numero chiuso è reso indispensabile dall’esigenza di assicurare, per la formazione di professionalità adeguate, che l’accesso alla facoltà di “Medicina e Chirurgia” sia subordinato alla congruità del rapporto fra numero di studenti e idoneità delle strutture, sotto il profilo non solo della didattica, ma anche della disponibilità di laboratori e della possibilità di avviare adeguate esperienze cliniche, nonché di accedere alle specializzazioni. Non ultima, infine, (ferma restando la priorità delle esigenze sopra indicate) è la finalità di assicurare – anche in considerazione della libera circolazione di professionisti in ambito U.E. – la possibilità di adeguati sbocchi lavorativi, da commisurare al fabbisogno nazionale, sul presupposto che vi sia un potenziale bilanciamento fra medici formati in altri Paesi dell’Unione, operanti in Italia, e medici italiani trasferiti in ambito comunitario. (F: Osservatorio Università 23.03.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PERCHÈ SECONDO UN CRITICO PARERE SOCIOLOGICO LA “NEOVALUTAZIONE” PRODUCE NORMALIZZAZIONE DEL SAPERE E “DOPING BIBLIOMETRICO DI MASSA”</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ma conviene davvero un’università allineata e isomorfa all’ambiente in cui opera? “Da un punto di vista ecologico, – spiegava Neil Postman 40 anni fa – nulla è buono in sé […] Quello che rende buona o utile una cosa è l’esistenza d’una forza opposta che la tenga sotto controllo”. La formazione dovrebbe funzionare come un termostato per la società: la sua virtù sarebbe innescare forze opposte e in controtendenza a quelle correnti, cioè – nelle parole di Postman – “offrire una controargomentazione, il rovescio della medaglia”. Insomma, l’università ha un ruolo ecologico più che teleologico, non promuove cioè un obiettivo definito ma mantiene nel sistema un equilibrio plurale di differenze preservando spiragli di “controargomentazione”. Voglio ricordare le parole del Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno: “quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo anche il privilegio di essere liberi”.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Noi sappiamo bene che la neovalutazione produce normalizzazione del sapere e “doping bibliometrico di massa” da quando siamo tutti indotti a privilegiare “lo scrivere e il pubblicare a scapito del leggere e studiare” (Mats Alvesson). Né ci sfugge che la neovalutazione è il braccio armato di una “nuova ragione del mondo” (Dardot e Laval) che consiste nella “generalizzazione della concorrenza come norma di comportamento e dell’impresa come modello di soggettivazione”.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Solo così si spiega l’affermazione paradossale, che spesso sentiamo ripetere, per cui anche una cattiva valutazione sarebbe comunque da preferire all’assenza di valutazione. Se ci riflettiamo, ciò significa che non si valuta davvero per fini scientifici, ma per governare le condotte secondo un disegno di ortopedia cognitiva che mira a modificare l’ethos del ricercatore onde trasformarlo in vero e proprio imprenditore della ricerca.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Altro mito d’oggi è il finanziamento cosiddetto premiale. Questi premi alle presunte strutture meritevoli sono un cavallo di Troia, sono come i bocconi di carne che i ladri lanciano ai cani da guardia per poter svaligiare indisturbati una casa. La nostra casa comune, l’università, è da anni svaligiata. E credere che i sistemi valutativi premiali servano a garantirne la qualità è come pensare che la funzione dei ladri sia quella di cibare i nostri cani.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La via d’uscita ci sarebbe e ce l’ha mostrata proprio Etienne de la Boétie: “Voi potreste liberarvi se provaste non [dico] a liberarvene, ma soltanto a volerlo fare. Decidetevi a non servire più, ed eccovi liberi”. (F: D. Borrelli, Roars 28.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">QS WORLD UNIVERSITY RANKING 2020. LE UNIVERSITÀ ITALIANE NELLA CLASSIFICA</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’Italia si classifica quarta come miglior sistema universitario in Europa, superata solo da Francia, Paesi Bassi, Germania e Svizzera. Le università italiane che sono riuscite a entrare nella Top 10 di settore sono otto. La Sapienza di Roma perde il primo posto per gli Studi classici e Storia Antica lasciando lo scettro a Oxford. Ma per chi vuole studiare storia antica e le discipline umanistiche, l’Italia offre 6 dei migliori atenei al mondo. All’8° posto troviamo la Normale di Pisa, l’Università di Bologna al 19°, Tor Vergata al 32° (ma nel 2019 era al 7°) e l’Università Statale di Milano al 39°. Nella top ten globale si trova anche la Bocconi di Milano per il corso in Business e Management, che sale di una posizione, arrivando così al 7° posto. Da mettere in risalto anche l’ottima performance del Politecnico di Milano che compare al 7° posto tra le migliori 10 facoltà al mondo di Architettura. Ma il Politecnico lo ritroviamo anche al 6° posto per Arte e Design, al 7° per Ingegneria civile e strutturale e al 9° per Ingegneria meccanica, aeronautica e industriale. </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna rientra tra i primi 100 atenei a livello globale in 21 discipline. 4 rientrano tra i primi 50 posti al mondo: Storia classica e antica al 19° posto; Lingue Moderne al 39° posto; Agraria al 39° posto e Odontoiatria al 40° posto. Guardando invece alle macro-aree del sapere, cioè i raggruppamenti tematici delle singole materie, l’Alma Mater è nella top 100 mondiale in tre casi: Arti e Scienze umane; Scienze sociali e Management e Scienze della vita e Medicina. (F: M. G. Ceccoli, Forbes 04.03.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">MOST INTERNATIONAL UNIVERSITIES IN THE WORLD. SWITZERLAND IS HOME TO SOME OF THE MOST INTERNATIONAL UNIVERSITIES IN THE WORLD</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Using data from the Times Higher Education World University Rankings (January 28, 2020) Top Five are: 1. City University of Hong Kong; 2. University of Hong Kong; 3. École Polytechnique Fédérale de Lausanne; 4. ETH Zurich; 5. Chinese University of Hong Kong.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">It is no surprise that Switzerland is home to some of the most international universities in the world, given that it is surrounded by five countries (France, Italy, Germany, Austria, Liechtenstein) and situated in the heart of Europe. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">École Polytechnique Fédérale de Lausanne has a particularly strong reputation in engineering with 13 engineering science programmes, and more recently it has become known for its work in the life sciences, as well as having strong computer science programmes. Students at the institution are given numerous opportunities to participate in exchange programmes with other universities in Switzerland and abroad. The university also offers an internship scheme for students enrolled at other internationally acclaimed universities to spend up to three months at one of its campus laboratories.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">ETH Zurich is located in Switzerland’s largest city, Zurich, which, although expensive, is known for being very safe. The main spoken language is Swiss German but the university also offers courses in English. The institution has more than 19,000 students from over 120 countries and is the top university in continental Europe. The university focuses on teaching and research in the STEM subjects, and 21 Nobel prizes have been awarded to students and teachers at the institution. One of the most famous alumni is Albert Einstein. (F: 2020 Times Higher Education Rankings)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS VALUTA LE UNIVERSITÀ IN BASE ALLE CHANCE DI LAVORO PER I LORO LAUREATI</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La classifica di QS (Quacquarelli Symonds) World University Rankings ha valutato 758 atenei nel mondo sulla base della possibilità di occupazione che garantiscono. Spopolano le strutture statunitensi. Dopo il Mit c’è Stanford e poi la University of California di Los Angeles (Ucla). In Europa la prima è Cambridge (ottava), seguita da Oxford (decima) e dall’Eth di Zurigo (17esima). La prima italiana, il Politecnico di Milano, è nella top 50 al 41° posto. Guadagna cinque posizioni la Sapienza, al 93° posto. Il Politecnico di Torino avanza, rientrando nel range 111-120 da 121-130 e l’Università Cattolica è poco distante, nel range 121-130. Tra le prime 250 ci sono l’università di Padova (151-160), di Pisa (161-170), la Statale di Milano e le università di Torino e di Trento (tutte 201-250). La Federico II di Napoli è nella fascia 251-300, mentre tra la 301 e la 500 compaiono Ca’ Foscari, Pavia, Tor Vergata, Milano-Bicocca e Verona. (F: C. Maconi, Money 02.03.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CULTURA DEL DIGITALE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RIDOTTO APPRENDIMENTO E ANSIA NEGLI STUDENTI CAUSATI DA TECNODIPENDENZA</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Una ricerca dell’Università Statale di Milano e della Swansea University (GB), pubblicata sul Journal of Computer Assisted Learning, rileva che l’abuso di Internet riduce le capacità di apprendimento degli studenti universitari e ne aumenta l’ansia.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Secondo gli autori, emerge “una relazione negativa tra dipendenza da Internet e motivazione: i soggetti fortemente dipendenti da Internet hanno ammesso di avere maggiori difficoltà a organizzare lo studio in modo produttivo e di essere più preoccupati per gli esami”. La dipendenza dal web sarebbe inoltre associata a “un senso di solitudine che renderebbe ancora più difficile studiare” perché “incide sulla percezione della vita universitaria”. La minore interazione sociale legata alla dipendenza da Internet – avvertono gli studiosi – acuisce il senso di solitudine e di conseguenza “riduce la motivazione a impegnarsi in un ambiente caratterizzato da un forte coinvolgimento sociale come quello accademico”.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“I risultati suggeriscono che gli studenti con una forte dipendenza da Internet potrebbero essere a rischio di demotivazione e quindi di prestazioni inferiori”, afferma Phil Reed dell’ateneo gallese. “La dipendenza da Internet compromette una serie di capacità come il controllo degli impulsi, la pianificazione e la sensibilità alla ricompensa. Tali lacune potrebbero rendere più difficile lo studio”, sottolinea Roberto Truzoli della Statale milanese. (F: corriereuniv.it 31.01.30)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">GOOGLE SCHOLAR, UN AIUTO PER LA RICERCA DI MATERIALI SCIENTIFICI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Google Scholar è un motore di ricerca liberamente accessibile che consente di trovare testi della letteratura accademica tramite parole chiave. Si tratta di un servizio pensato appositamente per il mondo dell’educazione, per ricercatori e studiosi che necessitano di integrare le proprie conoscenze con libri, articoli, tesi di dottorato e così via, che altrimenti sarebbero difficilmente reperibili.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per effettuare una qualsiasi ricerca non è necessario essere registrati al sito, tuttavia puoi creare un tuo profilo Google Scholar per usufruire di un servizio più completo. Accedere al tuo nuovo account sarà semplicissimo e Libero Tecnologia ti mostra come farlo in pochi rapidi click: tutto ciò di cui necessiti è essere in possesso di un account Google (o Gmail) per accedere alla piattaforma e cominciare a creare la tua libreria.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per prima cosa collegati al sito web <a href="http://www.scholar.google.it/">http://www.scholar.google.it</a>; a questo punto clicca sull’icona a forma di tocco accademico per accedere alla sezione il mio profilo e compila il modulo di Citation che si aprirà; una volta inseriti i tuoi dati, il tuo campo di interesse e il tuo sito web se ne possiedi uno, passa alla finestra degli articoli per aggiungere sia le tue pubblicazioni sia tutti gli articoli relativi alle tue attività. Infine scegli quali dati rendere visibili, come e con quale frequenza aggiornare il tuo profilo, e le impostazioni relative alle preferenze di ricerca, come quali risultati visualizzare o se mostrare i link alle biblioteche originali. (F: Libero/tecnologia)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIVERSITÀ TELEMATICHE: IL DECRETO DEL MIUR. UNIVERSITÀ ONLINE ED E-LEARNING</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Un <a href="https://www.studiocataldi.it/articoli/37155-miur-stretta-sulle-universita-online.asp">decreto</a> del Ministero dell'Istruzione, datato 23 dicembre 2019, ha previsto che a partire dall'anno accademico 2020/2021 per una serie di discipline debba essere prevista la sola istituzione di corsi di studio c.d. convenzionali, ovvero erogati interamente in presenza, ovvero che prevedono - per le attività diverse dalle attività pratiche e di laboratorio - una limitata attività didattica erogata con modalità telematiche, in misura non superiore a un decimo del totale.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Tra coloro che non potranno più frequentare corsi online, ci sono i futuri laureandi in scienze dell'educazione e della formazione, in scienze e tecniche psicologiche, in servizio sociale, in psicologia e in scienze pedagogiche. La modifica sarà attiva solo per le nuove immatricolazioni.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Per alcune classi di laurea che prevedono, per il perseguimento di specifici obiettivi formativi, particolari attività pratiche e di tirocinio, ovvero che comportino la frequenza di laboratori ad alta specializzazione, è prevista anche la possibilità di istituire, oltre a corsi di studio convenzionale, anche corsi di studio con modalità mista, con erogazione telematica di una quota significativa delle attività formative, comunque non superiore ai due terzi. In questa seconda categoria rientra un numero corposo di insegnamenti, previsti in apposito allegato: si tratta dei corsi di laurea in biotecnologie e scienze biologiche, architettura, farmacia, fisica, chimica, biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche e molto altro. (F: Studio Cataldi 02.02.20)</div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">MODALITÀ DI FORMAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA. IL PESSIMISMO DEI “TECNO-SCETTICI”</b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«</span>All’ottimismo dei sostenitori della democratizzazione della società, che sarebbe stata indotta dalla potenza di una capillare tecnologia ora alla portata di molti, si contrappone il pessimismo dei tecno-scettici, di cui parla Yascha Mounk. Le ricche analisi dei fenomeni che si stanno diffondendo in rete evidenziano tre fondamentali pericoli per il cittadino, che si trova “solo” nella rete: la polarizzazione dell’opinione pubblica, la sua eterodirezione e la disinformazione. Sono note le osservazioni svolte per primo da Cass Sunstein nel suo famoso libro #Republic a proposito delle “echo chambers” che si formano sui social, dove gli utenti si circondano di persone che incontrano il loro gusto, ascoltano argomenti che già interessano loro e sono esposti a punti di vista che già sono loro congeniali. Le “gated communities” in cui si tende a rinchiudersi nei social sono antitetiche alla “società aperta” di popperiana memoria, così essenziali al confronto democratico.<br />
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In un tale contesto, il cittadino in rete non incontra solo i suoi pari e i suoi simili, ma è altresì esposto alla “deliberata creazione e condivisione di informazioni false o manipolate, tesa a ingannare o fuorviare l’auditorio, allo scopo di procurare danni o guadagni politici, personali e finanziari”, [come sottolineato dalle indagini condotte ad esempio dal parlamento britannico in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica]. Gli strumenti sono il targeting e il nudging, resi possibili grazie alla profilazione di ciascuno di noi, che si realizza con la sterminata raccolta di dati che volontariamente forniamo alle varie piattaforme attraverso l’uso quotidiano degli strumenti informatici. Le piattaforme tecnologiche non sono spazi vuoti o ambiti neutrali (A. Simoncini) e attraverso di esse il cittadino è esposto alla disinformazione e alle notizie false, dove sempre maggiore è la difficoltà a distinguere i fatti e le opinioni. Grazie alla potenza delle tecnologie contemporanee, oggi ciò che viene pubblicizzato e propagandato – vero o falso che sia – “è molto più in vista che la realtà da sostituire”. Nel percorso di conoscenza, oggi, c’è un serio problema di rapporto con i dati di realtà<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">»</span>. (F: M. Cartabia, dal Discorso all’inaugurazione dell’ A.A. di UniMi, scienzainrete 04-02-20)<br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">ARTICIAL INTELLIGENCE. THE IMPLICATIONS FOR HIGHER EDUCATION</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">The implications for higher education: AI could extend the possibilities for delivering teaching. As futurist and innovation adviser Martin Hamilton (pictured) noted upon taking the stage during the session, virtual reality can be used to create learning environments that are inaccessible in the physical realm.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">“Let’s say you are doing a nuclear safety course,” he said. “We want to visit Chernobyl, but not only is it ruinously expensive for a big group of people, it is also dangerous. And there are places that you can’t go to, like Palmyra. Isis, Daesh, blew up the temples at Palmyra – they don’t exist anymore. But they exist in 3D. They exist in the digital realm.”</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Mr Hamilton forecast that AI might change how we think of the campus, facilitating more sophisticated and immersive distance learning. He noted that the opportunities were immense – but he also urged caution.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">There are ethical concerns that universities must be aware of when using AI: data must be safeguarded and designers must be aware of users’ sentiments and values when creating student-facing systems. Diversity in design teams is critical in order to mitigate this, Mr Hamilton argued.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">“Who here has an AI strategy?” he asked the audience. Just a few hands were raised. In five years’ time, might that have changed? As Mr Hamilton implied, it might well have to. </span>(F: THE 06.02.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ABILITÀ COMUNICATIVA E RICHIESTA DI CONOSCENZE NELLA FORMAZIONE ONLINE</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Spostare le tradizionali attività di apprendimento sul web è una tendenza riscontrabile e anche acclarata nel concreto diuturno operare delle istituzioni sociali delegate alla generazione e consolidamento delle conoscenze e competenze (scuola, università, “agenzie formative” diffuse).</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Seppur il sistema scolastico - universitario sembri aver colto la portata della rivoluzione digitale, resta parzialmente sondato il tema della qualità degli apprendimenti che non sembrano aver sollecitato sensibili cambiamenti rispetto agli asset principali della comunicazione didattica offline. In altri termini, nonostante ingenti risorse organizzative e finanziarie (il riferimento prioritario è agli Avvisi M.I.U.R. su fondi P.O.N. 2014-2020) siano state stanziate e tutt’ora siano previste dai bilanci degli Atenei e delle Istituzioni scolastiche autonome, la strategia, rappresentativa dell’impalcatura innovativa sul versante tecnico-strumentale, della convergenza di tutti i media verso il “linguaggio” digitale e le correlate pratiche didattiche, sta producendo nei fruitori l’idea secondo la quale l’utilizzo globale di tutti i mezzi di comunicazione sia, di per sé, occasione di autentica conoscenza ed opportunità di consistente assimilazione dei saperi, inconfutabilmente utili alla costruzione del bagaglio culturale personale e spendibili sul mercato delle professioni. Allo stato, in verità, non sono disponibili dati che possano confortare tali convinzioni sull’affermata valenza performativa della formazione on line crossmediale. Si tratta di un’abilità comunicativa che non corrisponde appieno alla richiesta di conoscenze di cui l’umanità ha bisogno, da un lato, e, dall’altro, la dissolvenza di “contenuti” a fronte dell’esaltazione morfologica e toponomastica del sapere che impedisce di mettere a frutto le attitudini di base: “memoria, immaginazione e disinteresse interessato”. (F: G. Dursi, agenda digitale 22.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI. RICERCATORI<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RAPPORTO DOCENTI-STUDENTI</span></b></div>
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un Dossier Flc-Cgil ricorda che il rapporto docenti-studenti in Italia è di 1 a 20 (considerando anche i docenti precari a contratto), mentre la media Ocse risulta 16. Non solo: l'emergenza è anche sul diritto allo studio. Nel 2017-18 solo il 34,5% degli studenti idonei ad ottenere un posto letto ne ha beneficiato. Il costo dell'alloggio incide per il 38% delle spese totali sostenute da oltre 570mila fuorisede. In Italia, poi, solo l'11% degli studenti iscritti beneficia di una borsa di studio contro il 25% in Germania, il 30% in Spagna, il 40% in Francia e l'80% nei paesi scandinavi. Sono oltre 7.500 gli studenti rimasti esclusi dall'assegnazione di una borsa di studio nell'ultimo anno<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>pur avendone diritto. (F: Flc-Cgil 11.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCATORI A TD. IL CONSIGLIO DI STATO HA SOLLEVATO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UE IMPORTANTI QUESTIONI PREGIUDIZIALI SUL LORO RAPPORTO DI LAVORO </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I giudici del Consiglio di Stato ritengono corretta la scelta del legislatore di riservare il primo accesso all’insegnamento universitario a contratti a tempo determinato in una posizione professionale, quella di ricercatore, che non è mai suscettibile di assunzione diretta a tempo indeterminato, neanche concorsuale. Tuttavia, i quesiti dei ricercatori ricorrenti alla Corte Ue, accolti dal Consiglio di Stato come giudice di ultima istanza, partono dai dubbi che lo stesso giudice del rinvio pregiudiziale riconosce possano essere fondati; ovvero che questo sistema di legittimo reclutamento a tempo determinato non consente da un lato alcuna misura idonea a prevenire e sanzionare l’abusivo ricorso alla contrattazione a termine, e, dall’altro, crea una discriminazione rispetto ai ricercatori degli Enti pubblici di ricerca, che rientrano tra i soggetti destinatari delle procedure di stabilizzazione previste dalla riforma Madia. In definitiva, secondo il giudice amministrativo, potrebbe esserci una violazione del diritto dell’Unione europea e, in particolare, delle clausole 4 e 5 dell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato, recepito dalla direttiva comunitaria 1999/70. Sarà pertanto la Corte Ue a fornire quelle risposte di tutela effettiva del precariato pubblico anche nei settori di alta specializzazione professionale, che finora il legislatore nazionale ha impedito potessero essere trovate nell’ordinamento interno. (F: V. De Michele, FQ 12.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ATTIVITÀ EXTRALAVORATIVE NON AUTORIZZATE O NON AUTORIZZABILI DA PARTE DI PUBBLICI DIPENDENTI COMPRESI I PROFESSORI UNIVERSITARI </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In merito, la<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Corte dei Conti<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>con<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>sentenza del 3/02/20, n. 11, Sez. Giur. Regione Lombardia, ha sancito che, in tema di violazione dell’art. 53, co. 6-7bis, del d.lgs. n.165 del 2001, il criterio guida deve basarsi su un dato fattuale basilare e due indici sintomatici: (1) il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dato fattuale basilare</i> è dato dalla frequenza temporale dell’attività ‘consulenziale’ svolta con continuità, assiduità e sistematicità nell’anno solare e/o in più anni, tale da diventare abituale e dunque “professionale”, ovvero un ulteriore “lavoro stabile”; (2) <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’indice sintomatico reddituale</i> dell’importo dell’attività svolta, se da attività extralavorative si consegue un reddito superiore a quello derivante dall’impiego pubblico da professore; (3) <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’indice sintomatico della apertura di partita IV</i>A: nel merito la Corte ha più volte ribadito che professionalità dell’attività non è desumibile dalla mera tenuta di una partita IVA, ma dal suo consapevole e abituale utilizzo per lo svolgimento di una attività libero professionale, cioè non meramente occasionale. (F: Osservatorio sull’università 22.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DIETROFRONT DEL GOVERNO SULLA STABILIZZAZIONE DEI RICERCATORI PRECARI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Mentre il decreto milleproroghe approvato al Senato apriva ad una nuova stabilizzazione per i lavoratori della pubblica amministrazione, contemporaneamente era inopinatamente escluso da questa possibilità il personale degli enti di ricerca mediante un emendamento del Governo ad un altro provvedimento, in discussione anch’esso al Senato, relativo alla conversione in legge del decreto di sdoppiamento del MIUR.</span></div>
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Al di là del fatto singolare, a dir poco, che una legge appena votata sia di fatto modificata contemporaneamente da un altro provvedimento, il segnale politico sembra essere chiaro quanto regressivo: mentre il sindacato chiede l’estensione della stabilizzazione al personale precario di ricerca e didattica dell’università, il Governo produce un atto di “omologazione” di verso contrario tra università e ricerca, sottraendo la possibilità agli enti di beneficiare della nuova norma di stabilizzazione. (F: FlcCgil 27.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RENDICONTAZIONE DELL’IMPEGNO DIDATTICO DEI PROFESSORI E DEI RICERCATORI</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nel D.L. “Cura Italia”, l’art. 101 (Misure urgenti per la continuità dell’attività formativa delle Università e delle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica) comma 2, prevede che nel periodo di sospensione della frequenza delle attività didattiche, le attività formative e di servizio agli studenti, inclusi l’orientamento e il tutorato, nonché le attività di verifica dell’apprendimento svolte o erogate con modalità a distanza secondo le indicazioni delle università di appartenenza, sono computate ai fini dell’assolvimento dei compiti istituzionali, e sono valutabili ai fini dell’attribuzione degli scatti biennali, nonché ai fini della valutazione per l’attribuzione della classe stipendiale successiva. Detta disposizione è altresì applicabile anche ai ricercatori a tempo determinato ai fini della valutazione, dell’assolvimento degli obblighi contrattuali, ai fini del computo dei crediti formativi universitari, previa attività di verifica dell’apprendimento nonché ai fini dell’attestazione della frequenza obbligatoria. (17.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOTTORATO<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ATTESA DA OLTRE UN ANNO, FORSE SI SBLOCCA LA RIFORMA DEI DOTTORATI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il ministro Manfredi ha scelto di porre tra i primi atti del suo dicastero proprio la riforma dei dottorati, in stand-by da oltre un anno. Il contesto con cui Manfredi deve confrontarsi lo fotografa l’Istat con un’indagine ripresa nell’annuario statistico 2019. In un contesto generale che vede lavorare il 93,8% dei dottori di ricerca del 2012 e il 93,7% del 2014, sono sempre di più quelli che decidono di lasciare il nostro Paese dopo aver conseguito il titolo. Tant’è che il 15,9% dei dottori del 2012 e il 18,5% dei dottori del 2014 dichiara di vivere abitualmente all’estero, percentuali superiori di 4,3 punti rispetto alla precedente indagine. In genere si tratta di talenti che partono a caccia di un’occupazione migliore rispetto a quella offerta dall’Italia, dove a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>registrare l’occupabilità maggiore è Ingegneria industriale e dell’informazione (con il 98,3% a 6 anni dal titolo e il 96,3 a 4 anni) mentre più contenuti sono le chances offerte dalle Scienze politiche e sociali (qui l’occupazione dei dottori del 2012 scende al 90,7%). Nella maggior parte dei casi (24,1%) si tratta di posti all’interno delle università (51,1% con un contratto da dipendente e 36,6% con assegno di ricerca). A cui si aggiunge il 17,3% nel settore della pubblica amministrazione e sanità, il 17% in quello dell’istruzione e formazione non universitaria e il 13,6% in un istituto di ricerca pubblico o privato.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il provvedimento atteso dovrebbe consentire agli atenei di avviare in primavera il prossimo ciclo di dottorati che a quanto pare raccoglierà più di un suggerimento di quelli contenuti nella “bozza” Fioramonti. A cominciare dall’introduzione del dottorato di interesse nazionale che potrà contare anche sui 10 milioni del Fondo di finanziamento ordinario che rientrano nella disponibilità del ministro. Stesso discorso per l’idea di promuovere i consorzi tra atenei (purché ognuno finanzi almeno una borsa di dottorato) e per la previsione che ogni docente faccia parte al massimo di due collegi (di cui uno interdisciplinare). (F: E. Bruno, IlSole24Ore 21.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DOTTORATO DI RICERCA E TITOLARITÀ DELL’ASSEGNO DI RICERCA. IDONEITÀ PER L’ASN</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. III, 19/10/2018, n. 10158. É illegittimo il giudizio di inidoneità al conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale (ASN) a professore di seconda fascia espresso in ragione della valutazione negativa dei titoli scientifici posseduti dal candidato (dottorato di ricerca e titolarità dell’assegno di ricerca) – nonostante il giudizio unanime più che positivo sulla produzione scientifica del candidato, della quale sono sottolineati a più riprese il carattere dell’originalità ed ‘innovatività’ – allorquando per altri due candidati la valutazione positiva sulla maturità scientifica è stata fondata su titoli accademici qualitativamente inferiori (dottorato di ricerca e contratti di docenza), con ciò emergendo un’evidente disparità di trattamento nonché una motivazione sotto tale profilo del tutto irragionevole e contraddittoria. (F: La Legge per Tutti)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI. SPESE<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL SOTTOFINANZIAMENTO DELL’UNIVERSITÀ</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Che l’Italia spenda poco per l’istruzione terziaria ormai è noto. Il rapporto dell’Ocse Education at a glance 2019 lo dice chiaramente: con il suo 0,57% del Pil impiegato sull’università il nostro Paese è in coda alla pari con l’Irlanda (0,57%). E difficilmente il quadro muterà a breve se pensiamo che nel 2019 il Ffo - e cioè la principale fonte di finanziamento degli atenei - ha toccato quota 7,45 miliardi e quest’anno dovrebbe assestarsi sui 7,62. Per poi risalire a 7,67 miliardi nel 2021 e 7,71 nel 2022. Una dote a cui si aggiungerà il centinaio di milioni previsti dal milleproroghe. Pochi per invertire la rotta. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un’elaborazione dell’università di Bergamo sulla distribuzione del Ffo 2019 ci aiuta a inquadrare meglio i termini del sottofinanziamento appena citato e a capire come questo si trasformi in sotto-dimensionamento. Gli atenei sotto-finanziati e sotto-dimensionati sono tanto al Sud quanto al Nord, confermando che gli squilibri non riguardano una mera e sterile contrapposizione tra le due aree del Paese, ma sono diffusi ed eterogenei dal punto di vista territoriale. Gli atenei con la quota di Ffo per singolo studente più bassa sono gli stessi che hanno il rapporto docenti/allievi più alto. E si trovano uno al settentrione (Bergamo), l’altro al meridione (l’Orientale di Napoli). Gli effetti del sottofinanziamento italiano cominciano a vedersi anche sulle discusse (soprattutto dai rettori) classifiche internazionali. Prendiamo il ranking 2020 del Times Higher Education (THE). Ebbene le prime 50 posizioni sono occupate da realtà che hanno un rapporto studenti-staff pari a 13,8 che sale a 16,2 per le prime 100. Laddove le università tricolori presenti nella graduatoria del THE hanno in media più di 26 allievi per staff. Non stupiamoci poi che - se escludiamo Sant’Anna e Normale di Pisa - la prima italiana (UniBo) arrivi solo al 168° posto e la seconda (UniPd) addirittura oltre quota 200. (F: E. Bruno, IlSole24Ore 28.02.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SPESA PER ISTRUZIONE TERZIARIA. CONFRONTO NORD-SUDITALIA E ITALIA-OCSE</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Da una parte gli atenei del Nord al quale va il 42,3% delle risorse destinate dallo Stato alle università, dall’altra le università del Sud che si fermano al 21%, mentre a Sicilia e Sardegna va l’11% del Fondo di finanziamento ordinario, principale strumento di finanziamento del sistema universitario. Così accade che l’ateneo di Bari nel 2019 riceva 188 milioni, Palermo 199, mentre Bologna arrivi a ricevere 412 milioni, Padova 318 milioni, Torino 294 milioni e Firenze 245 milioni. Alcune voci di spesa in precedenza finanziate con appositi capitoli di bilancio – ad esempio il fondo per la programmazione triennale o le risorse per le borse di studio post laurea – sono ora ricomprese nel Ffo.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Numeri che paragonati al resto d’Europa ci vedono in fondo alla classifica. La spesa per l’istruzione terziaria per studente in Italia è inferiore del 30% rispetto alla media dei paesi Ocse. Considerando la spesa in rapporto al prodotto interno lordo (Pil), la differenza è ancora più ampia: l’Italia spende lo 0,96% contro l’1,55% della media dei paesi Ocse. La quota di spesa a carico del settore pubblico in Italia è oramai stabilmente inferiore alla media dei paesi Ocse, mentre quella sostenuta direttamente dalle famiglie, pari al 27%, è più alta di oltre 5 punti percentuali rispetto alla media dei paesi Ocse. (F: FQ 22.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PER FINANZIARE L’ASSUNZIONE DI 1.600 RICERCATORI SI ATTINGE ALLA DOTAZIONE FINANZIARIA DI PARTENZA DELL’AGENZIA NAZIONALE DELLA RICERCA</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Attraverso l’istituzione di una nuova Agenzia nazionale (ANR) il governo pensava di «potenziare la ricerca svolta da università, enti e istituti di ricerca pubblici e privati». Per farlo le attribuiva una dote finanziaria di 25 milioni di euro per il 2020, 200 milioni per il 2021 e 300 milioni per il 2022. Ma, a poco più di un mese dalla sua nascita, l’ANR si vede già tagliare i fondi: una parte delle risorse in bilancio per l’anno prossimo serviranno infatti a “coprire” l’assunzione di 1.607 giovani ricercatori previsto da un emendamento dello stesso esecutivo al milleproroghe. Insomma, da una parte si dà alla ricerca pubblica e dall’altra si toglie. L’emendamento governativo al decreto milleproroghe punta ad aprire le porte degli atenei ai giovani, introducendo due modifiche al sistema di reclutamento universitario. La prima assicura l’assunzione di 1.607 ricercatori di tipo b (quelli cioè che possono poi fare carriera) nell’arco del triennio 2020-2022. La seconda consente di promuovere, a partire dal 2022, 1.034 ricercatori (a tempo indeterminato e in possesso dell’abilitazione scientifica nazionale) al ruolo di professore associato. Per riuscirci serviranno 12,4 milioni quest’anno, 96,5 il prossimo e 111, 5 nel 2022. Risorse che verranno ripartite tra le università con due successivi decreti del ministero dell’Università. L’emendamento al milleproroghe attinge alla dotazione finanziaria di partenza dell’Agenzia nazionale della ricerca, di fatto dimezzandola. Il ministro Manfredi promette di correre ai ripari più avanti. (F: E. Bruno, IlSole24Ore 06.02.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LE UNIVERSITÀ ITALIANE PIÙ CAPACI DI CONQUISTARE I FONDI HORIZON 2020</b></div>
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Nella capacità d’intercettare e raccogliere i fondi europei per la ricerca scientifica, nell’ambito del programma comunitario Horizon 2020, eccellono, in generale, gli atenei settentrionali. Rincorrono faticosamente quelli del Meridione. Con qualche sorpresa. La Bocconi è costretta a cedere il passo alla Federico II di Napoli, Sapienza di Roma corre fino a collocarsi nella top five, superando ampiamente il risultato di Milano-Bicocca, Università di Milano e Università di Torino. Su tutti svetta il Politecnico del capoluogo lombardo, che dal 2014, anno di partenza di Horizon 2020, ha raccolto più di 127 milioni di euro. (F: N. Ronchetti, IlSole24Ore 19.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREATI IN EUROPA E IN ITALIA. DATI EUROSTAT 2017</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Circa 4,8 milioni gli universitari che si sono laureati nel 2017 in Europa. Un terzo dei laureati (34%) ha conseguito una laurea in scienze sociali, giornalismo, informazione, economia, amministrazione o diritto. Numerosi sono stati anche i laureati in ingegneria, produzione e istruzione (15% dei laureati), salute e benessere (14%), arti e discipline umanistiche (11%), scienze naturali, matematica, statistica e tecnologie dell’informazione e comunicazione (TIC) (11%) e istruzione (9%).</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Italia nel 2017 si sono laureati in 373.775: in materie economico-giuridiche 72.239 studenti,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">59.878 in quelle umanistiche, 55.483 in ingegneria, 51.302 in ambito sanitario, 46.409 in scienze sociali e giornalismo, 27.734 in scienze naturali, 12.320 sono stati i laureati nei settori che afferiscono alla formazione e 3.784 in tecnologia dell’informazione.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Lo comunica Eurostat, che pubblica alcuni dati sull’istruzione di livello universitario in Europa, in concomitanza con la Giornata internazionale dell’educazione. Le scelte sul percorso di studi ovviamente variano enormemente nei singoli Paesi. </span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">(F: G. B., agensir.it 24.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNA CRITICA AL 3+2</span></b></div>
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A cosa serve la laurea triennale? A nulla, scrive M. Bocola. Perché sia nei concorsi pubblici sia per l’assunzione nelle aziende pubbliche e private si richiede la laurea magistrale. Dalla nascita della formula 3+2 la situazione occupazionale per alcuni corsi di laurea si è aggravata e non ha portato alcun vantaggio. Sul sistema dei crediti (180 per le lauree triennali e 120 per le lauree magistrali) si è creata una grande confusione, come pure per la differenza tra media aritmetica degli esami e media ponderata degli esami (quest’ultima tiene conto del peso dei crediti negli esami). Questo ingenera un calcolo che penalizza molto il voto finale di laurea che molti Atenei calcolano fino a un massimo di quattro punti. Occorrerebbe mettere seriamente mano a una ristrutturazione dei corsi di studio, a una rimodulazione del sistema di calcolo della media degli esami di profitto, alla eliminazione dei crediti con il ritorno al metodo pre-riforma (molto semplice e lineare) e soprattutto tornare al vecchio ciclo unico di studi universitari che ha dato sempre nel passato buoni frutti.</span></div>
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: M. Bocola, tecscuola 21.01.20)<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"></b></span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA FUTURA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO DIDATTICO A GIURISPRUDENZA. ACCORPATI STORIA E ISTITUZIONI DEL DIRITTO ROMANO </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Giurisprudenza si prepara a modificare l’assetto di alcuni insegnamenti fondamentali. A partire da settembre 2020, Storia del diritto romano diventerà un unico esame con Istituzioni di diritto romano, si accorperà in questo modo il diritto pubblico romano a quello privato. Sarà attivato, dunque, un nuovo insegnamento che si chiamerà Storia del diritto romano privato e pubblico (la denominazione è da definire) che sostituirà al primo semestre i ‘vecchi’ esami di Storia ed Istituzioni che fino ad ora sono state discipline separate con esami separati. La prima impressione rimanda l’immagine di un ‘ridimensionamento’ delle discipline storiche. Si può parlare in questi termini? “Non c’è alcun ridimensionamento – risponde la prof.ssa Carla Masi Doria, docente di Storia del diritto romano – Piuttosto un modo nuovo di vedere il diritto romano, una modalità diversa”. (F: ateneapoli.it 24.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ISTRUZIONE TERZIARIA NEI LAVORATORI ITALIANI</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Secondo l’ultimo rapporto Eurostat, i lavoratori italiani sono in coda in Europa per livello di istruzione: solo il 23,4% degli occupati (meno di uno su quattro) possiede infatti una laurea. Se in Italia la quota dei lavoratori laureati è del 23,4%, raggiunge il 30,6% in Germania, il 43,3% in Francia, il 47,2% in Gran Bretagna. La media europea è del 36,8%. Se invece si analizza il dato annuale riferito al 2018, i lavoratori italiani tra i 20 e i 64 anni che hanno al massimo la licenza media sono il 30,1% degli occupati a fronte di appena il 16,3% dell'Europa. (F: <a href="http://www.bresciatoday.it/">bresciatoday.it</a> 02.02.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DATI SULLE RICHIESTE DI LAUREATI DA PARTE DEL MERCATO DEL LAVORO</b></div>
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La domanda di laureati raggiunge il 18,3% del totale, passando dalle 68mila assunzioni programmate nel gennaio 2019 alle 84mila previste per l’inizio del 2020. Per quanto riguarda le lauree più richieste, cresce la domanda di laureati negli indirizzi di Architettura (+45,2% rispetto a gennaio 2019), seguono poi Economia (+33,6%), Ingegneria civile e ambientale (+29%), Ingegneria elettronica e dell’informazione (+27,9%) ed infine l’indirizzo Scientifico, Matematico e Fisico (+25,4%). Per quanto riguarda i settori alla ricerca di laureati, segnaliamo in particolare l’incremento nel mondo delle costruzioni (+18% le entrate previste rispetto a gennaio 2019), i servizi a contenuto specialistico e consulenziale di supporto alle imprese (+19,9%) e i servizi informatici e di telecomunicazione (+16,3%). In flessione, invece, le assunzioni programmate per l'inizio del 2020 rispetto al 2019 nei settori della chimica, della farmaceutica, della plastica e della gomma (nel complesso -13,8%), nel comparto moda (-7,5%) e nella metalmeccanica e nella meccatronica (rispettivamente - 4,1% e -3,1%). (F: Bollettino mensile del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal 02.02.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’INDIRIZZO BIOMEDICO TRA LE OPZIONI DEI LICEI IN VISTA DELL’ACCESSO Al CDL IN MEDICINA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«Inserire l’indirizzo biomedico tra le opzioni dei licei<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>classici e scientifici come primo passo verso il superamento del numero chiuso nell’accesso ai corsi universitari di medicina. Lo prevede il nostro disegno di legge sottoscritto da tutti i senatori leghisti». Ad annunciarlo è il senatore della Lega Mario Pittoni, presidente della commissione Istruzione del Senato, da sempre sostenitore della sperimentazione avviata dal liceo Leonardo da Vinci di Reggio Calabria e primo firmatario del ddl. «I ragazzi - spiega Pittoni - possono verificare quanto sono portati a tale tipo di studi. Si tratta di un filtro qualitativo in grado da una parte di contenere i numeri e dall’altra di giustificare nuovi investimenti, così da non dover escludere chi merita». (F: S24 10.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I MEDICI POTRANNO LAVORARE FINO A 70 ANNI E GLI SPECIALIZZANDI ESSERE INQUADRATI A TD GIÀ DAL TERZO ANNO </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nel decreto 1000proroghe figurano una serie di interventi destinati al settore della sanità. In particolare l’obiettivo è disciplinare i meccanismi di entrata e di uscita dal mondo del lavoro stante l’introduzione di quota 100. Per questa ragione un emendamento del governo stabilisce la facoltà per i medici di restare in servizio anche una volta superati i 40 anni di attività, ma comunque non oltre i 70 anni di età. Via libera anche alla misura che consente ai medici specializzandi di essere inquadrati a tempo determinato e con orario parziale già dal terzo anno di corso. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Proprio nei giorni in cui si discute del decreto milleproroghe che consente ai medici specializzandi di essere inquadrati a tempo determinato e con orario parziale già dal terzo anno di corso, non viene mascherata la preoccupazione degli Ordinari e dell’ex Rettore, Luigi Frati, nel riflettere sui cambiamenti del percorso formativo dei medici e del loro ingresso nel mondo del lavoro. Si tratta di un vero e proprio inquinamento del percorso specialistico, ricordando che la nostra Costituzione prevede che la Formazione universitaria risponda a logiche nazionali e non possa essere differenziata a livello regionale. «Si tratta di una mortificazione della formazione specialistica. Uno specializzando iscritto al terzo anno, dopo solo 24 mesi di specializzazione, è davvero pronto ad entrare nel mondo del lavoro esercitando una professione delicata e complessa come quella del cardiologo?». (F: Messaggero Salute 19.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I MEDICI NEL DECRETO MILLEPROROGHE</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A partire dal terzo anno del corso di formazione specialistica, i medici e i medici veterinari regolarmente iscritti sono ammessi alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario nella specifica disciplina bandita e collocati, all'esito positivo delle medesime procedure, in graduatoria separata. Le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio e nei limiti di spesa per il personale previsti dalla disciplina vigente, possono procedere fino al 31 dicembre 2022 all'assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative, di coloro che sono utilmente collocati in tale graduatoria. Inoltre, per garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza e fronteggiare la carenza di medici specialisti, fino al 31 dicembre 2022 i dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale possono presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il settantesimo anno di età. (F: FlcCgil 20.02.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">MEDICINA. LE MISURE PER IL NUOVO ANNO ACCADEMICO. PARLA IL MINISTRO</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ministro Gaetano Manfredi, con la pubblicazione delle date dei test di Medicina, avete iniziato le procedure per il nuovo anno accademico. Con l’emergenza Coronavirus cambierà qualcosa?</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
«Abbiamo mantenuto le date per i test delle facoltà ad accesso programmato all’inizio di settembre, dal primo in poi. Del resto tutti gli Atenei italiani sono impegnati in questi giorni per garantire lezioni ed esami a tutti gli studenti evitando che si perda il trimestre». </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E ci stanno riuscendo? «Sì, oltre il 50 per cento dei corsi è online e tutte le università entro la settimana prossima garantiranno esami e lauree a distanza». A settembre aumenterete i posti di Medicina, l’emergenza di questi giorni insegna che ci vorrebbero più forze e risorse per i medici.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
«Quest’anno ci saranno circa 13.500 posti. Questa è la nostra richiesta alle Università. Ora i singoli Atenei ci daranno la loro disponibilità in termini di posti. La nostra richiesta è quella di passare dai quasi 12 mila posti dell’anno scorso a 13.500». Niente abolizione del numero chiuso, dunque, neppure in futuro? «No, lavoriamo sull’ampliamento dei posti, su un nuovo test e sull’orientamento». (F: G. Fregonara, CorSera 11.03.20) </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA LAUREA IN MEDICINA DIVENTA ABILITANTE PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La laurea in Medicina e Chirurgia diventa abilitante per l’emergenza coronavirus e a stabilirlo è il decreto Cura Italia, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. In particolare, oltre alle assunzioni straordinarie di medici e infermieri tra pensionati, precari e specializzandi, si prevede anche che la laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia sia di per sé abilitante. Questo stabilisce pertanto l’abolizione dell’Esame di Stato. Nel decreto si danno disposizioni sull’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo con la previsione che “il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia – Classe LM/41 abilita all’esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità di cui all’articolo 3 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 9 maggio 2018, n. 58.” Inoltre si stabilisce, sempre all’articolo 102 del decreto, che “con decreto rettorale gli atenei dispongono l’adeguamento dei regolamenti didattici di ateneo disciplinanti gli ordinamenti dei corsi di studio della Classe LM/41-Medicina e Chirurgia. Per gli studenti che alla data di entrata in vigore del presente decreto risultino già iscritti al predetto Corso di laurea magistrale, resta ferma la facoltà di concludere gli studi, secondo l’ordinamento didattico previgente, con il conseguimento del solo titolo accademico. In tal caso resta ferma, altresì, la possibilità di conseguire successivamente l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo, secondo le modalità di cui al comma 2.” Ma cosa dice il comma 2? Il comma 2 del suddetto articolo stabilisce che per i laureati in Medicina e Chirurgia il cui corso di laurea non prevedeva il tirocinio “si abilitano all’esercizio della professione di medico-chirurgo con il conseguimento della valutazione del tirocinio.” Il decreto stabilisce pertanto che la laurea è abilitante se il tirocinio è presente nel corso di studi. Per coloro i quali il tirocinio e la relativa valutazione di idoneità avviene post laurea è con il conseguimento dello stesso tirocinio che ci si abilita alla professione. Il tirocinio resta, ciò che viene eliminato è l’Esame di Stato al termine dello stesso. (F: T. Maddonni, Money 18.03.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE DI AREA SANITARIA. RACCOMANDAZIONE DEL CUN</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il CUN, consapevole della situazione dell’Area Sanitaria oggi acuita dall’emergenza COVID-19, per garantire il più alto livello di qualità nella formazione sanitaria, ha approvato un testo con il quale chiede un intervento del Ministro dell’Università e della Ricerca per ribadire il decisivo ruolo dell’Università nella formazione. Si chiede che non si crei disomogeneità nella formazione sanitaria fra le Regioni per mancanza di criteri condivisi di qualità, con un serio pericolo per la salute dei cittadini. (F: CUN 12.03.2020)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RECLUTAMENTO<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL PREMIER CONTE ANNUNCIA L’ASSUNZIONE DI 1.600 RICERCATORI UNIVERSITARI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il presidente del CdM, Giuseppe Conte, ha preso un impegno per stabilizzare un discreto numero di ricercatori che operano nei nostri atenei.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Per immettere sin da subito nuovi giovani ricercatori nel sistema – ha detto il premier -, stiamo valutando, in sede di conversione in legge del Dl di proroga termini, la presentazione di un emendamento volto ad immettere immediatamente nel sistema 1.600 nuovi ricercatori“, aggiungendo che si interverrà con un piano organico quinquennale.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">“Il reclutamento dei ricercatori a tempo indeterminato e l’istituzione du un albo dei ricercatori universitari, ora annunciato anche dal premier Conte, sarebbe un primo passo importante per sbloccare il sistema accademico”.“Ma anche una risposta concreta alla causa pendente presso la Corte di Giustizia europea sulla messa ad esaurimento del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato, rispetto alla violazione della Direttiva n. 70/99 UE, attraverso la creazione di uno specifico albo nazionale rispettoso della Carte europea dei ricercatori”, ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. (F: E&F Repubblica 21.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CONCORSI RISERVATI A SOGGETTI ESTERNI ALL’UNIVERSITÀ</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Consiglio di Stato sez. VI, 15/07/2019, n. 4975. Si desume dall’art. 18, comma 4, della legge n. 240/2010 l’esistenza di una causa ostativa alla partecipazione alla procedura selettiva per i candidati che siano stati titolari di un assegno di ricerca o di incarico di professore a contratto nella medesima università che ha indetto la selezione: il citato comma 4 dell’art. 18 deve essere interpretato nel senso di precludere la partecipazione alla procedura a tutti coloro che, a qualunque titolo, abbiamo prestato servizio presso l’Università, alla luce sia di una interpretazione letterale sia della ragione giustificatrice della norma, ciò anche laddove si sia in presenza della avvenuta sottoscrizione di contratto di collaborazione coordinata e continuativa, riconducibile ad una prestazione di lavoro occasionale e autonoma. (F: La Legge per Tutti)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ASSUNZIONE DI LAUREATI. LE PROFESSIONI PIÙ RICHIESTE</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Lo dicono i dati elaborati da Unionecamere e Anpal: assunzioni record per laureati e professionisti. Sono 461mila le assunzioni che si sono concretizzate nel solo mese di gennaio 2020. Una buona partenza, che supera di 4.5 punti percentuali i contratti siglati nello stesso mese dello scorso anno (441mila). Ventimila assunti in più a trainare il settore privato che, come confermano gli ultimi dati rielaborati da Unionecamere e Anpal, sta puntando molto della sua ricerca sui laureati arrivando ad assumerne l’80%. Capofila nella ricerca è la laurea in indirizzi architettonici con più del 45% in più rispetto a gennaio 2019. Seguono le materie economiche (+33.6%), ingegneria civile-ambientale-elettronica e dell’informazione (+28%) e gli indirizzi scientifico-matematici (+25%). (F: Bresciatoday 10.02.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA (1)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">SARS-COV-2. WHAT MIGHT MAKE THIS CORONAVIRUS SO CONTAGIOUS </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A handful of genetic and structural analyses suggest SARS-CoV-2’s spike protein is activated by an enzyme found in lots of human tissues, including the lungs, liver and small intestines. That means that the virus has the potential to attack multiple organs, and it could explain some of the symptoms of the infection. Other research has shown that the spike protein binds to a particular receptor on human cells — angiotensin-converting enzyme 2 (ACE2). Both results, although early, hint at places where a treatment might target the virus. (Nature Briefing 09.03.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">ITALY’S WAR OVER ANIMAL EXPERIMENTS</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Italy’s top administrative court has suspended a European Research Council-funded experiment on monkeys, prompting researchers to warn that the country is becoming increasingly inhospitable to animal studies. The experiment, which uses macaques to better understand damage to the visual cortex, has faced sustained opposition from antivivisection groups, including threats received after the Ministry of Health released the research team’s names to campaigners. One academic said Italy was at “a turning point”, as restrictions on animal experiments have ramped up. The government is sensitive to the protesters – and the votes they represent, another said. </span>(F: THE 06.02.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ATTACCO ALLA RICERCA BIOMEDICA. URGE APPLICARE LA DIRETTIVA EUROPEA 63/2010 SENZA RESTRIZIONI E PROROGHE</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nelle ultime settimane “si è scatenato un violento attacco alla ricerca biomedica, che usa come pretesto il termine ‘vivisezione’, pratica fuori legge in Italia e in tutta Europa, con l’obiettivo di precludere al nostro paese la pratica legale, strettamente regolamentata e delimitata, nota come sperimentazione animale”. Urge applicare la direttiva europea 63/2010 senza restrizioni e proroghe. Lo chiedono, in una lettera al premier Giuseppe Conte, quattro direttori scientifici di altrettante strutture di ricerca italiane a nome di tutti i ricercatori: l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare, l’Ospedale San Raffaele di Milano e l’istituto Mario Negri di Milano. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’Italia sta già affrontando una procedura d’infrazione per la direttiva europea 63/2010, che stabilisce le misure sulla protezione degli animali usati nelle sperimentazioni, per via delle “immotivate restrizioni” aggiunte a questa normativa, “sottoposte di anno in anno a moratoria”.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ciò pone l’Italia, secondo i ricercatori, in una condizione “di inferiorità e manifesta inaffidabilità nei confronti dei colleghi europei”, e rischia di precludere l’accesso a fondi comunitari rendendo ancora più difficile la situazione della ricerca italiana e di tanti lavoratori. Scoraggerà anche il rientro di diversi ricercatori e ne spingerà altri ad abbandonare il Paese. (F: G. Minciotti, Sole24Zampe 11.02.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA RICERCA DI UNA CURA CONTRO IL VIRUS SARS-COV-2 PASSA NECESSARIAMENTE DALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE </b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Per capire la patogenesi dell'infezione da Sars-Cov2 nell'uomo, l'efficacia dei trattamenti antivirali e gli eventuali effetti collaterali, o lo sviluppo dei vaccini, non esistono, né sono concepibili, vie "alternative" alla sperimentazione animale. Ora sappiamo che la proteina umana ACE2 è, nell'organismo, la porta d’ingresso del virus nelle nostre cellule: i topi che ne sono privi, infatti, risultano insensibili all'esposizione al virus. Scoperta possibile solo grazie agli animali, dato che non si potrebbe generare un essere umano senza ACE2.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Senza sperimentazione sui topi oggi non avremmo insulina orale, statine, farmaci contro la depressione; senza conigli e bovini, nessun vaccino contro il cancro della cervice uterina; senza scimmie, niente stimolazione cerebrale profonda per il Parkinson, niente neuro-prostetica per consentire a pazienti con lesioni spinali o sclerosi laterale amiotrofica di muovere arti altrimenti paralizzati, né vaccino contro epatite B, poliomielite o Ebola; senza conigli e maiali non ci sarebbero risonanza magnetica, pacemaker o dialisi renale. (F: E. Cattaneo, Il Mattino 18.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA RICERCA DEVE ESSERE IN PARTE VINCOLATA NEGLI OBIETTIVI DALLE TASSE DEI CITTADINI?</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Antonio Scurati, sulle pagine del Corriere, ha lamentato “l’asservimento di ricerca e insegnamento a logiche di mercato”, e afferma essere una menzogna (per “tutti noi docenti”) la “presunta” possibilità di un “sistema di valutazione oggettivo della conoscenza prodotta” e auspica un ritorno al principio costituzionale secondo cui “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo Andrea Ichino, invece, vi è l’opportunità di una valutazione e la sostiene con una originale motivazione: “Siamo pagati dalle tasse dei cittadini e non vedo per quale motivo dovremmo essere liberi di fare ricerca che interessi solo a noi o che incrementi in modo insignificante l’ammontare di conoscenze che interessano a chi ci paga. O peggio, per quale motivo dovremmo poterci permettere di non fare alcuna ricerca. A maggior ragione se le risorse non sono infinite (una premessa che forse quelli di Roars non condividono) e quindi se queste risorse possono essere utilizzate per costruire ospedali o creare nuovi posti di lavoro invece che per i nostri stipendi. Chiedo ai firmatari dell’appello – continua Ichino - <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>se davvero pensano che a noi professori universitari possa essere concesso il diritto di fare quel che più ci piace senza alcun controllo e a spese di chi paga le tasse. Credo (o per lo meno spero) che non lo pensino, e quindi il problema non è se valutare, ma come valutare. (F: A. Ichino, Il Foglio 19.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA (2). VALUTAZIONE DELLA RICERCA</span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ANVUR RIBADISCE CHE NEI PROSSIMI MESI LE UNIVERSITÀ ITALIANE DOVRANNO DEDICARSI ALLA VQR</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Research England, l’agenzia responsabile del Research Excellence Framework in Gran Bretagna, ha appena annunciato lo stop fino a data da destinarsi della valutazione delle università per lasciare che le università concentrino lo sforzo sulla battaglia al coronavirus. Invece sola, impavida di fronte alla pandemia, la nostra ANVUR continua la sua attività come se niente stesse accadendo nel Paese e nelle sue università. Tutto si può fermare, ma non l’ANVUR e la VQR. La pandemia ha sconvolto le strutture universitarie che stanno mettendo in campo uno sforzo enorme per salvare la didattica e ridurre al minimo i danni per gli studenti. Siamo in una emergenza che vede l’intero sistema universitario italiano costretto a convertirsi a sistemi di didattica a distanza, compresi esami e sessioni di laurea, e a sperimentare in modo massivo il lavoro a distanza per il personale tecnico e amministrativo. Di fronte a questa emergenza che nessuno ancora sa precisamente quanto durerà, e che avrà strascichi sugli anni a venire – basti pensare alle attività di recupero delle attività di laboratorio degli studenti – c’è una sola certezza: la VQR si farà e senza nessuno slittamento sulla conclusione dei lavori. E Roars ironizza: “Il neo-presidente ANVUR ha spiegato che la valutazione va fatta perché <i style="mso-bidi-font-style: normal;">è indiscutibile che la valutazione è un valore in sé</i>. Viene in mente l’adagio di Marx secondo cui la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Come nei bollettini di guerra del regime fascista, ANVUR rassicura il popolo universitario che tiene le posizioni e non arretrerà di un passo.” (F: Red.ne Roars 27.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA VALUTAZIONE DI STATO DELLA RICERCA METTE IN PERICOLO LA LIBERTÀ ACCADEMICA, RECITA UN MANIFESTO DI RICERCATORI FRANCESI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Francia più di 2700 ricercatori hanno adottato una singolare forma di protesta, candidandosi collettivamente alla presidenza della autorità di valutazione (HCERES). Nel manifesto della protesta si sostiene che la valutazione di stato della ricerca mette in pericolo la libertà accademica. La scienza si fonda infatti sull’orizzonte comune della ricerca della verità e presuppone l’autonomia di studiosi, ricercatori e docenti universitari rispetto al potere politico, economico o religioso. La libertà della ricerca deve essere garantita da mezzi efficaci. E la valutazione della ricerca condotta da organismi amministrativi, uno dei perni delle recenti fallimentari riforme della università, è un pericolo. Nel manifesto si legge che nella prassi, da secoli, i requisiti di qualità e originalità delle opere scientifiche sono garantiti dalla norma della controversia collegiale (la disputatio dei classici), vale a dire dalla discussione libera e in contraddittorio entro la comunità dei pari. Questo principio di gratificazione sociale fondato sul riconoscimento del valore intellettuale delle opere è irriducibile ad una “valutazione” amministrativa che riposi su un sistema di regole quantitative esterne, determinate dagli interessi degli investitori: ogni metrica normativa smette rapidamente di essere una mera misura per diventare essa stessa l’obiettivo da raggiungere. (F: Bollettino telematico di filosofia politica 21.01.20) </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">QUATTRO AUTORI SU ROARS SOSTENGONO CHE “UNA VALUTAZIONE CHE USA<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>STRUMENTI E CRITERI DI VALUTAZIONE OMOGENEI ALLO SCOPO DI COMPARARE ENTITÀ ETEROGENEE C’EST PLUS QU’UN CRIME, C’EST UNE FAUTE”</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Con la valutazione di Stato il sapere smette di essere una entità vitale, dinamica e complessa e tende ad assomigliare sempre più a qualcosa di artificiale e vagamente necrofilo. Anziché promuovere una autentica cultura della valutazione, come pretendono i suoi corifei (a proposito, se siamo “solamente” 1000 perché irritarsene così tanto?), l’ANVUR di fatto conculca e quindi inibisce ogni pratica di riflessività esercitata autonomamente al di fuori delle sue regole e dei suoi criteri. Ne risulta una valutazione totalitaria e astratta, cioè (letteralmente) “tratta fuori (dal contesto delle situazioni esaminate così come dalla comunità di pratiche di riferimento)”, che è fatta al solo scopo di stabilire artificiosamente classifiche e benchmarking. Ma così la valutazione finisce proprio per negare la sua missione, che dovrebbe consistere nell’assegnare a ciascuno il giusto riconoscimento: e ciò perché converte tutte le ipotizzabili diversità qualitative in un’unica scala di differenze ordinali, nella quale ognuno si trova ad essere rappresentato come più o meno dotato rispetto agli altri di una certa qualità scelta d’autorità dall’ANVUR tra mille altre. </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Una valutazione che usa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>strumenti e criteri di valutazione omogenei allo scopo di comparare entità eterogenee “c’est plus qu’un crime, c’est une faute”. Ossia, prima ancora che un crimine contro la libertà di ricerca, è proprio un madornale errore di valutazione, un pretendere di riconoscere, che si arroga l’arbitrio, di fare a meno paradossalmente del conoscere. (F: F. Bertoni, D. Borrelli, M. Chiara Pievatolo, V.Pinto, Roars 04.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL MINISTRO CORREGGERÀ LE LINEE GUIDA DELLA VQR E IL DM? </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ANVUR ha scritto un bando VQR in palese contrasto con il dettato delle linee guida ministeriali, come osservato dal Consiglio Universitario Nazionale e dalla Flc Cgil. Il rischio di vedere la balena VQR3 spiaggiata dal TAR già prima della partenza, è concreto. Il ministro Manfredi, anziché chiedere ad ANVUR di riscrivere il bando secondo le linee guida contenute nel DM, si impegna a cambiare il DM. In che direzione? Verrà dato ascolto alle critiche della Flc Cgil e dell’area 10 (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche)? Oppure, le contraddizioni tra bando e DM, verranno sanate riscrivendo il DM a immagine e somiglianza del bando? Per rispondere, abbiamo a disposizione un indizio: Manfredi si sarebbe impegnato a correggere il DM “senza però cambiare il cronoprogramma già indicato nelle linee guida“. Prepariamoci a vedere le poche innovazioni del DM firmato Fioramonti eliminate dal prossimo DM firmato Manfredi. Se così fosse, avremmo la conferma che a dettare la linea del MUR è e sarà sempre l’ANVUR, con il plauso di un disorientato CUN. (F: Red.ne Roars 13.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA QUESTIONE DELL’OPEN ACCESS E LA NUOVA VQR</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La nuova VQR pone una serie di condizioni agli atenei e ai ricercatori affinché garantiscano che i prodotti siano consultabili liberamente. Richiesta di per sé corretta. Peccato che sia retroattiva mentre attualmente molti lavori pubblicati sulle riviste più prestigiose si possono leggere solo a pagamento o comunque dopo un periodo di embargo di un paio d’anni. Gli editori come Elsevier e Springer non solo si fanno pagare per pubblicare un paper ma poi impongono alle università di sottoscrivere costosi abbonamenti per poterli leggere. «Se poi si vuole renderli immediatamente accessibili a tutti, bisogna sborsare altro denaro, perché le case editrici naturalmente si fanno pagare per liberare un prodotto dal copyright o dall’embargo», spiega il presidente del Consiglio universitario Antonio Vicino. «La questione dell’Open Access non può essere lasciata sulle spalle dei ricercatori ma va affrontata dal governo contrattando direttamente con gli editori. In Svezia lo hanno già fatto: prima hanno cancellato tutti gli abbonamenti; poi si sono seduti a un tavolo con Elsevier e hanno contrattato un prezzo ragionevole per renderli consultabili pubblicamente. Da noi invece si vuole fare l’Open Access senza soldi». (F: O. Riva, CorSera 21.03.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PARERI NEGATIVI SUL BANDO ANVUR PER L’ESERCIZIO VQR 2015-19</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il CUN critica a fondo il nuovo sistema di valutazione della qualità della ricerca (VQR) in base al quale viene ripartita una parte sempre più consistente dei già pochi fondi pubblici destinati all’accademia italiana: 1,5 miliardi circa su poco più di sette. «Il Consiglio universitario nazionale - si legge nelle conclusioni dell’adunanza del 16 gennaio - esprime un parere negativo sul bando ANVUR per l’esercizio VQR 2015-19, che contiene una serie di indicazioni farraginose che rischiano di complicare tutta la procedura senza però riuscire a offrire le necessarie garanzie metodologiche, e ne ritiene imprescindibile la revisione». E cosa succederà ora? Si andrà avanti come se nulla fosse o si cercherà una soluzione condivisa, con il rischio però di rallentare ulteriormente la macchina elefantiaca della valutazione? Si chiede O. Riva sul CorSera del 21.01.20.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Dopo quella del CUN arriva un’altra stroncatura per la nuova VQR. “Un sistema di valutazione da rifare. Fermiamo la VQR“ è il titolo del comunicato della Flc Cgil con il sottotitolo, poi, che rincara la dose, anticipando il possibile ricorso a iniziative legali. Anche se non risparmia le critiche ai singoli aspetti tecnici, la Flc Cgil sottolinea in primo luogo la necessità di un cambio di rotta: “chiediamo di fermare questa valutazione VQR, ritirando il decreto ministeriale e il bando e avviando un percorso di ridiscussione con l’insieme della comunità universitaria”. E aggiunge, in una nota successiva di marzo, che nella </span>situazione di emergenza data dalla Covd-19 appare necessario sospendere la VQR, che al momento comporterebbe altresì un puro lavoro aggiuntivo burocratico, quando già la componente didattica e quella amministrativa è impegnata sopra ogni sforzo a far proseguire le attività didattiche e di ricerca.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Redazione Roars fa notare che nonostante 4 consiglieri su 7, scaduti il 22.11, fossero in prorogatio, il consiglio direttivo dell’ANVUR ha ... pubblicato un bando che in diversi punti contraddice le linee guida del decreto ministeriale. Accettare supinamente il ... bando dell’ANVUR significherebbe certificare che la vera cabina di regia della politica universitaria si trova all’esterno del MIUR. (F: CorSera, FlcCgil, Roars 01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">“IS PEER REVIEW A GOOD IDEA?”</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Un articolo [1], pubblicato da Remco Heesen e Liam Kofi Bright (H&B) sul British Journal for the Philosophy of Science (</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="https://doi.org/10.1093/bjps/axz029"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">https://doi.org/10.1093/bjps/axz029</span></a></span><span style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;"> <span lang="EN-GB">), si intitola, e si domanda, “Is peer review a good idea?” </span></span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E si risponde che no, non lo è. Più nello specifico, H&B comparano il sistema editoriale tuttora dominante, basato sul superamento di una double blind peer review come condizione necessaria per pubblicare articoli, con un sistema più snello, parzialmente ispirato a quanto avviene già in certe discipline quali la fisica, dove ormai è prassi comune depositare (e citare) i preprint degli articoli in repository ad accesso aperto (es. arXiv). Nello scenario prospettato da H&B, questa prassi diverrebbe lo standard di tutte le discipline – salvo che i “preprint” non andrebbero più chiamati né concepiti così: semplicemente, quando gli autori ritenessero pronto il loro manoscritto potrebbero ‘pubblicarlo’ caricandolo sul repository. In questo scenario le riviste non perirebbero (o almeno non necessariamente): semplicemente, cambierebbero funzione, operando non più una selezione degli articoli “a monte”, bensì (per esempio) selezionando “a valle” una serie di contributi su uno stesso tema, andando a formare delle antologie ragionate su un argomento ritenuto di interesse.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">[1] Dato l’interesse che ha suscitato, l’articolo è stato messo a disposizione in accesso aperto dall’editore della rivista (Oxford University Press) fino al marzo 2020: <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/rytdd83">https://tinyurl.com/rytdd83</a> .</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">(F: M. Viola, Roars 24.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">SCIENTIFIC PAPERS. SOFTWARE SEARCHES OUT REPRODUCIBILITY ISSUES </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Papers are getting more rigorous, but progress is slower than some researchers would like. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">SciScore searches the text in papers’ methods sections for around 20 pieces of key information, which act as proxies for how rigorous the experiments are, and how easy it would be for other researchers to reproduce them.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">The researchers who created SciScore analysed 1.58 million freely available life-sciences papers indexed in the PubMed Central database. They found that between 1997 and 2019, the average score across all papers more than doubled, from 2 out of 10 to 4.2. The study, posted on the preprint server bioRxiv on 18 January1, says this rise shows that scientists are increasingly including fine detail about their experiments. </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: Dalmeet Singh Chawla, Nature News 22.01.20)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ROARS NON RISPARMIA CRITICHE AI CRITERI DI VALUTAZIONE QUANTITATIVI IMPOSTI DALL’ANVUR</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Da alcuni mesi, i criteri ANVUR e i suoi effetti distorsivi sull’università sono anche al centro di un vivace dibattito tra gli storici della scienza italiani. Oggetto della querelle è un saggio apparso nel gennaio 2019 sulla rivista Isis a firma di Francesco Luzzini, studioso affiliato al Max Planck Institute for the History of Science di Berlino.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La seconda parte dell’articolo (“Bibliographical Distorsions, Distortive Habits: Contextualizing Italian Publications in the History of Science”) si concentra sul sistema di valutazione della ricerca introdotto in Italia nell’ultimo decennio, ed evidenzia come questo sistema abbia danneggiato la ricerca stessa e rafforzato – anziché arginare – il monopolio delle consorterie accademiche sugli spazi editoriali e, dunque, sul reclutamento universitario. Le considerazioni di Luzzini (che nel suo contributo cita anche numerosi articoli apparsi su Roars) si riferiscono in particolare alla storia della scienza; ma le questioni sollevate, com’è noto, interessano pressoché tutti cosiddetti settori “non bibliometrici”. L’introduzione delle famigerate mediane ASN e delle ancor più famigerate liste, con la draconiana suddivisione tra riviste “di fascia A” e “scientifiche”, ha infatti incentivato una cultura accademica dove la sede di pubblicazione di un lavoro conta molto di più della sua effettiva qualità. Ciò ha concentrato sempre più potere nelle mani dei curatori delle riviste “elette”, che – essendo quasi sempre professori universitari – in sede d’abilitazione e di concorso hanno potuto contare su uno strumento pressoché infallibile e apparentemente oggettivo per penalizzare certi candidati a vantaggio d’altri. (F: Red.ne Roars 31.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA UNIVERSITARIO<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA DENUNCIA DI ANTONIO SCURATI: UN INTRECCIO PERVERSO DI VALUTAZIONE ESASPERATA, BUROCRAZIA, E LOGICHE DI MERCATO AMMALA LA NOSTRA UNIVERSITÀ</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il prof. Antonio Scurati ha scritto sul Corriere della Sera un articolo che lancia un grido di allarme sullo stato di grave crisi in cui versa il nostro sistema universitario, esplicitando come l’origine dei mali possa essere individuata, per un verso, nella troppa burocrazia e, per un altro, nella gestione dei nuovi baroni, determinandosi così un crescente scollamento fra mondo accademico rispetto alla società. Scurati ci informa che più di duecento docenti universitari hanno sottoscritto un documento, definito dall’autore come drammatico, in cui si descrive l’università italiana odierna come un territorio ”gravemente contaminato da un incidente nucleare, una landa desolata, popolato di animali morenti”. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo gli estensori del documento, infatti, il mutamento catastrofico che si è abbattuto sull’università negli ultimi decenni – un veleno sottile, una catastrofe al rallentatore – avrebbe sortito l’effetto non soltanto di devastarne il paesaggio istituzionale, ma anche quello di desertificare gli animi delle donne e degli uomini che ci lavorano. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Scurati afferma come con “l’inizio del nuovo millennio, la vita del professore è sprofondata in un universo kafkiano di parametri pseudo oggettivi, mediane, soglie, rating, metriche, decaloghi, indicatori, ‘somministrati’ da una pletora di organismi e protocolli – ANVUR, Invalsi, Ava, Gev, VQR, Asn – tramite i quali i burocrati del sapere vessano sistematicamente studenti e docenti, con l’unico risultato di spegnere in loro ogni autentico desiderio di conoscere, ogni libero impeto a sapere, ogni possibilità di fecondarsi reciprocamente nell’eterno e rinnovato mistero dell’insegnamento”. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Oltre alla legittima formulazione delle doglianze formulate con estrema capacità raffigurativa, occorre offrire alternative, proposte, soluzioni, andando francamente oltre il mero invito del prof. Scurati al ritorno alla Costituzione repubblicana che prevede che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Bisogna fare uno sforzo maggiore ed essere propositivi. Ci piacerebbe che, rilanciando il grido d’appello del documento su citato e dell’articolo di Scurati, il dibattito virasse sulla formulazione di proposte che, muovendo dalla necessità d’abbandono dalla logica della valutazione esasperata, riesca a individuare una migliore forma di reclutamento dei giovani docenti, agendo inoltre nella direzione, obbligata, della riduzione di quella spaccatura fra mondo accademico e società. (F: A. Pagliano, ilsussidiario.net 20.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL RAPPORTO STUDENTI/STAFF NEI RANKING INTERNAZIONALI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gli effetti del sottofinanziamento italiano cominciano a vedersi anche sulle discusse (soprattutto dai rettori) classifiche internazionali. Prendiamo il ranking 2020 del Times Higher Education (THE). </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le prime 50 posizioni sono occupate da realtà che hanno un rapporto studenti/staff pari a 13,8 che sale a 16,2 per le prime 100. Laddove le università tricolori presenti nella graduatoria del THE hanno in media più di 26 allievi per staff. Non stupiamoci poi che - se escludiamo Sant’Anna e Normale di Pisa - la prima italiana (Bologna) arrivi solo al 168° posto e la seconda (Padova) addirittura oltre quota 200. (F: Sole 28.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE </span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">STRALCIO DI UN ARTICOLO DIFFAMATORIO SULL’UNIVERSITÀ </b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Una delle caratteristiche dell’università pubblica italiana è la corruzione che nasce, in misura preponderante, dalla mancanza di senso dello Stato dei suoi professori. Per decenni, molti concorsi universitari sono stati truccati o pilotati, e questo contribuisce a spiegare perché, in Italia, ci siano oggi centinaia di ricercatori e di professori universitari con profili scientifici bassi - secondo i criteri che vigono nelle più importanti università del mondo - e privi di internazionalizzazione. Per verificarlo, basta fare un giro sui siti internet delle università italiane e cliccare sui profili di tanti rettori, direttori di dipartimento e professori di ogni grado. Questa è una delle ragioni per cui i ricercatori universitari guadagnano così poco. Siccome la società italiana intuisce che l’università è corrotta, non s’indigna per il fatto che un ricercatore universitario bravissimo guadagni 1500 euro al mese, come la ricercatrice precaria che ha isolato il coronavirus”. </div>
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Commento. Su Il Messaggero dello 08/02 un articolo di A. Orsini (vedi sopra uno stralcio) diffama con veementi accuse di corruzione l’università pubblica e i professori universitari, senza un nome, un dato, un riferimento a sentenze. Qui invece il riferimento al diffamatore c’è: <a href="https://www.blogger.com/null">aorsini@luiss.it</a>. (PSM) </span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CRITICITÀ STRUTTURALE ENDEMICA DEI PROCESSI DECISIONALI</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">"Il nostro Paese, l'Italia, sconta fattori di preoccupante criticità strutturale endemica: la lentezza dei processi attraverso i quali maturano le decisioni, l'estrema difficoltà della loro traduzione in programmi operativi chiari per certezza e coerenza degli obiettivi, l'insufficienza della visione strategica anche nel rispetto del principio di continuità, lo iato nella fase di attuazione, la pressoché totale mancanza della cultura della tempistica e della sensibilità alla verifica del raggiungimento degli obiettivi". Lo ha detto Alberto Avoli, procuratore generale della Corte dei Conti, aggiungendo che "su questo terreno fertile hanno radicato i loro virgulti la diffusione della corruzione, dell'evasione e dell'elusione fiscali, nonché il determinante consolidarsi di atteggiamenti di sfiducia dei cittadini verso le istituzioni pubbliche". (F: ItaliaOggi 13.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">NEWSWEEK CLASSIFICA I PRIMI 50 OSPEDALI NEL MONDO</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In piena emergenza coronavirus Newsweek pubblica la classifica dei migliori ospedali del mondo 2020 e Niguarda di Milano risulta il primo in Italia e uno dei 50 migliori a livello internazionale. La classifica, comunica lo stesso Niguarda, è realizzata in collaborazione con Statista Inc. e Geoblue e prende in esame 21 Paesi (Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Svizzera, Olanda, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Israele, Sud Corea, Giappone, Singapore, India, Tailandia, Australia, Brasile). Come nell'edizione 2019, sul podio si posiziona la Mayo Clinic di Rochester nel Minnesota, seguita dalla Cleveland Clinic e dal Massachusetts General Hospital di Boston. Accanto alle strutture Usa, "Niguarda si conferma leader nei trapianti di cuore con 34 interventi su 245. Il Cardiocenter, una delle cardiologie d'eccellenza del Paese, è sostenuto dalla raccolta fondi della Fondazione De Gasperis". (F: S24 04.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UNIVERSITÀ IN ITALIA</span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIBO. PRIMO ATENEO D’ITALIA PER NUMERO DI MATERIE PRESENTI NELLA TOP 100 DEL NUOVO QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS BY SUBJECT</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’Università di Bologna è il primo ateneo d’Italia per numero di materie presenti nella top 100 del nuovo QS World University Rankings by Subject. L’Alma Mater si posiziona tra i primi 100 atenei a livello globale in 21 discipline: un risultato che possono vantare solo 70 università al mondo. Il QS World University Rankings è una delle più prestigiose classifiche universitarie internazionali. La sua declinazione per discipline, pubblicata nell’edizione 2020, raccoglie informazioni su più di 13mila corsi di studio in quasi 1.400 atenei. Tra le 21 discipline dell’Università di Bologna presenti nella top 100 della nuova classifica, 4 rientrano tra i primi 50 posti al mondo: Classics & Ancient History al 19° posto, Modern Languages al 39°, Agriculture & Forestry al 39° e Dentistry al 40° posto. Guardando invece alle macro-aree del sapere, cioè i raggruppamenti tematici delle singole materie, l’Alma Mater è nella top 100 mondiale in tre casi: Arts & Humanities, Social Sciences & Management e Life Sciences & Medicine. (F: A. De Gregorio, CorSera 04.03.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIPG. SITUAZIONE DEL PERSONALE UNIVERSITARIO </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tommaso Bori, capogruppo del PD a Palazzo Cesaroni, ricorda che «dall’introduzione della riforma Gelmini la sola Università degli studi di Perugia ha ridotto il proprio organico docente da 1144 a 878 unità, sostituito da contratti a tempo determinato. Ad oggi 114 i ricercatori a termine e 230 gli assegnisti di ricerca, a cui vanno aggiunti tantissimi rapporti di lavoro precario quali docenti a contratto, borsisti di ricerca, collaboratori a vario titolo. Con la precedente amministrazione universitaria i lavoratori precari hanno superato più del 50 percento di quelli stabili. Il 56,2 percento dei dottori di ricerca è destinato ad uscire dal mondo accademico dopo uno o più assegni, ben il 90,5 percento degli assegnisti verrà espulso dal sistema universitario. Scarsa, inoltre, è l’attenzione alle questioni di genere, visto che tra il personale stabile solo il 37 percento è di sesso femminile, percentuale che si riduce progressivamente man mano che si procede verso le posizioni apicali. I posti di dottorati – conclude Bori – sono passati dai 9.288 del 2017 agli 8.960 del 2018, con una riduzione del 3,5 percento in un anno. Il quadro complessivo è davvero preoccupante: dal 2007 i posti di dottorato banditi si sono ridotti addirittura del 43,4 percento e dallo scorso anno il 16,9 percento dei dottorati è senza borsa». (F: T. Bori, cityjournal.it 21.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIPR. PROGETTO LIGHTUP. PREOCCUPAZIONI PER LA LIBERTÀ DI RICERCA. SPERIMENTAZIONE ANIMALE SENZA ALTERNATIVE</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">"LightUp è un importante progetto di ricerca internazionale e i ricercatori coinvolti hanno sempre operato e operano nel pieno rispetto del quadro normativo ed etico nazionale e internazionale. Le prove richieste dal Consiglio di Stato sono già state presentate a tutti gli organi competenti durante l'iter per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie alla selezione e al finanziamento del progetto". Lo scrivono il rettore dell'università di Parma Paolo Andrei e il prorettore alla Ricerca Roberto Fornari dopo che l'ordinanza del Consiglio di Stato ha accolto l’istanza di sospensione in via cautelare delle attività di ricerca, in attesa che il ministero della Salute fornisca prova dell’impossibilità di trovare alternative alla sperimentazione animale. L’ordinanza sospende l’efficacia della precedente disposizione di primo grado del Tar del Lazio, in attesa della decisione amministrativa definitiva prevista per il 21 aprile 2020. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In attesa della pronuncia definitiva del Tar del Lazio, che dirà se il progetto potrà continuare, "ci preme farci portavoce della preoccupazione diffusa nella comunità scientifica per la crescente messa in discussione del principio costituzionale della libertà di ricerca; una preoccupazione espressa in diverse occasioni da voci di indiscussa autorevolezza. Ricordiamo solo che la prestigiosa rivista internazionale Science ha pubblicato sul suo sito un articolo sulla grave campagna di disinformazione messa in atto da alcune associazioni animaliste nei confronti del progetto LightUp, e che Elena Cattaneo, neuroscienziata di fama internazionale e senatrice a vita, si è pronunciata definendo il caso 'molto preoccupante”. (F: La Repubblica Parma 24.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UE. ESTERO<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UK. A OXFORD: “TOGLIAMO OMERO E VIRGILIO IN NOME DELLA DIVERSITÀ”</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Adesso Oxford, da qualche anno al primo posto del World University Ranking delle migliori università, vuole rivedere lo studio dell’Iliade e dell’Odissea di Omero e dell’Eneide di Virgilio per facilitare la “diversity” nei litterae humaniores, uno dei corsi più antichi dell’università, insegnato da 900 anni e che ha visto tanti allievi illustri come Oscar Wilde e C. S. Lewis. Si tratta di rendere lo studio dei classici greci opzionale e non obbligatorio, come è ora. Racconta il Telegraph che la facoltà è divisa e che centinaia di studenti hanno firmato una petizione per sollecitare gli accademici a mantenere al loro posto Omero e Virgilio. Sarebbe l’ultima di una serie di “aperture” che la facoltà ha fatto per colmare il divario nei risultati tra i diversi gruppi di studenti. Rimuovere Omero e Virgilio aiuterebbe così ad “affrontare la disparità di genere”. La studiosa di classicità nonché laureata a Oxford, Daisy Dunn, si è rivolta così ai professori di Oxford: “Non vedo come togliere Omero e Virgilio possa servire a colmare il divario tra studenti di diversa provenienza”. Il compianto filosofo conservatore Roger Scruton in un articolo per il Times un anno fa aveva definito quanto sta accadendo a Oxford come un “indottrinamento senza dottrina”. (F: G. Meotti, Il Foglio 22.02.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI - RAPPORTI - SAGGI<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SALUTE CIRCOLARE. UNA RIVOLUZIONE NECESSARIA </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Ilaria Capua, Ed. Egea 2019. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un «conto alla rovescia» che si trasforma in un intrigante viaggio nel tempo — da Ippocrate ai novax, dalla peste nera alla creazione dei lazzaretti alla scoperta del ruolo della trasversalità e della circolarità nelle grandi conquiste della salute di cui oggi godiamo. I protagonisti di questo libro sono quei visionari, coraggiosi, determinati o solo fortunati, che in epoche diverse hanno scoperto, per caso o per intuito, universi così vasti da andare ben oltre i confini dell'immaginazione. Dalle loro storie emerge con chiarezza come la conoscenza e lo studio dei meccanismi che generano salute si espandano grazie alla potenza del pensiero laterale. È l'interdisciplinarietà che ha consentito di aprire campi immensi da esplorare e approfondire, andando con il tempo a costituire i pilastri della salute. La trasformazione digitale ci impone di ripensare alcuni percorsi e di proporne di nuovi e rivoluzionari, per arrivare a un maggior equilibrio con gli animali, con le piante e con l'ambiente che ci accoglie nel suo complesso. La sfida è quella di riconoscere che la salute è un sistema di vasi comunicanti, che può essere migliorato grazie a un'innovazione responsabile che miri a rigenerare l'equilibrio. Proprio come diceva Ippocrate. (F: Presentazione dell’editore)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">MEDICI RIVOLUZIONARI, LA SCIENZA MEDICA A PADOVA DAL DUECENTO ALLA GRANDE GUERRA </b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Autore / Curatore: redazione de Il Bo Live. Ed. University Press, Padova 2019.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il libro accompagna il lettore in un percorso lungo sette secoli, fatto di scoperte, inciampi e innovazioni rivoluzionarie. Tra le sue pagine il lettore troverà lo studente taciturno che nel Cinquecento si laurea a Padova e cambia il modo di fare anatomia. Si racconta di un astronomo che studia da dottore e di un medico accusato di eresia. Si narra il delitto di un professore, ucciso al tramonto dietro la Basilica del Santo. C’è la storia del medico che visita ogni officina, anche la più umile, per capire il rapporto tra lavoro e malattia. E poi quelle di tanti altri che con dedizione e ardore hanno scritto la storia della medicina. Come il primo libro, anche questo è ricchissimo di storie: sono più di 34 gli approfondimenti, ciascuno corredato da schede di approfondimento e da fotografie. Io stesso, leggendolo, ho scoperto degli aspetti che non conoscevo. In questi libri si fa divulgazione alta, uno storytelling scientifico che non rinuncia alla rigorosità scientifica, ma è in grado di raccontare delle storie non solo a un pubblico di esperti. (F: Presentazione dell’editore)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">RESEARCH ASSESSMENT AND RECOGNIZED EXCELLENCE: SIMPLE BIBLIOMETRICS FOR MORE EFFICIENT ACADEMIC RESEARCH EVALUATIONS </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Authors: Pierre Régibeau, Katharine E. Rockett. Economic Policy, Volume 31, Issue 88, October 2016, Pages 611–652.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Many countries perform research assessment of universities, although the methods differ widely. Significant resources are invested in these exercises. Moving to a more mechanical, metrics-based system could therefore create very significant savings. We evaluate a set of simple, readily accessible metrics by comparing real Economics departments to three possible benchmarks of research excellence: a fictitious department composed exclusively of former Nobel Prize winners, actual world-leading departments, and reputation-based rankings of real departments. We examine two types of metrics: publications weighted by the quality of the outlet and citations received. The publication-based metric performs better at distinguishing the benchmarks if it requires at least four publications over a six year period and allows for a top rate for a very small set of elite reviews. Cumulative citations received over two six-year review periods appear to be somewhat more consistent with our three benchmarks than within-period citations, although within-period citations still distinguish quality. We propose a simple evaluation process relying on a composite index with a journal-based and a citations-based component. We also provide rough estimates of the cost: assuming that all fields of research would be amenable to a similar approach, we obtain a total cost of about £12M per review period. </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: Abstract del saggio 28.02.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">THE VALUE OF BIBLIOMETRIC DATABASES: DATA-INTENSIVE STUDIES BEYOND SEARCH AND DISCOVERY.</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Global Research Report </b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 132.7pt;">
<span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">Authors: </span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Jonathan Adams, David Pendlebury and Martin Szomszo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Institute for Scientific Information </span><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/utstunl"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">https://tinyurl.com/utstunl</span></a></span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"> -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>.</span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">In 2019, around 145,000 researchers from, on average, 139 countries working across a diversity of research disciplines interrogated the Web of Science each day to explore research information and discover key literature to inform current research.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">In 1981 the Web of Science indexed approximately 500,000 papers (substantive academic articles and reviews) from 6,800 journals; this expanded substantially to 2.5 million papers sourced from 21,300 journals in 2019. This is a deep data resource for a wide range of analytic uses.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">There are, however, few studies of how the Web of Science is used as a bibliographic database other than for the purposes of search and discovery. Our analysis shows that Web of Science is the primary source of publication and citation data for the majority of systematic research reviews across a broad range of disciplines and about twice as many research management and evaluation studies as any other source. Web of Science is the primary data source for such work in the USA, China, and most of western Europe. Countries where the Scopus database was more frequently acknowledged include Iran and Italy.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A key beneficiary of structured use of Web of Science bibliographic records are the biomedical researchers who have an established and structured approach to accessing raw material for reviews that inform the development and current state of research topics that are critical to human health and disease control. (F: Executive summary of the report, february 2020). </span><span lang="EN-GB" style="font-size: 7.0pt; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Segue grafico</span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"></span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">DANTE</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Author: John Took. Princeton University Press 2020, 616 pp.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">The book begins with a chapter of “historical considerations”, which plunges us immediately into blood and passion, a story of murder both nothing and everything to do with Dante, 50 years before his birth. Then comes a chapter of “biographical considerations”, which offers a sketch of Dante’s life, although not in any conventional mould: it would take some work to pick out from Dante the details in my first paragraph and line them up in neat chronological order. Here we already glimpse Took’s ambition to unpack the making not of Dante’s life but of his inner self. Then follow 10 substantial chapters in three parts, from the early years leading to the writing of Dante’s first great work, the Vita nova, to the middle years of the famed Convivio and then to the final years of the Divina Commedia, a journey in Dante’s “commitment to the being and becoming of the anxious subject”: that is, of understanding what it means to be truly human. (F: R. Moss, THE 12.03.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Asked why he has largely devoted his life to a single literary giant, Took responds: “T. S. Eliot used to say that when it comes to writing about great as distinct from lesser men, there is always a chance of finding something useful to say about them, for here especially there is ample room for manoeuvre.” Dante’s Divine Comedy, he goes on, works as “an essay in fundamental thoughtfulness”. Although it apparently offers an account of a journey through the three realms of the afterlife (hell, purgatory, paradise), it “is at a deeper level concerned with the structures of human consciousness”, and thus forms “an existential analytic preliminary” to engaging with whatever serious challenges we face on the plane of ethics and politics. (F: M. Reisz, THE 12.03.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-10850483041892507262020-05-11T17:59:00.000+02:002020-05-11T17:59:06.836+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n.ro 1 Gennaio 2020
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN EVIDENZA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PARLA IL NUOVO MINISTRO MANFREDI</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Quali problemi proverà a risolvere innanzitutto?</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
«Serve una strategia pluriennale: l’alta formazione e la ricerca non possono cambiare passo ogni anno. È importante dare stabilità a questo settore in una prospettiva internazionale, come avviene in altri Paesi. Dobbiamo programmare il rilancio per dare garanzie ai nostri giovani, per evitare che i migliori vadano via dall’Italia: dobbiamo tenerceli».</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Programmare in che modo?</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
«Dobbiamo mettere in campo un piano pluriennale per i ricercatori, per garantire nuovi ingressi ogni anno e, quindi, quel rinnovo generazionale di cui abbiamo molto bisogno. I ricercatori oggi hanno un’età media troppo alta. Programmando gli ingressi anno per anno si dà la sensazione a chi resta fuori che l’occasione può arrivare».</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Parliamo di numeri, quanti ricercatori e in quanti anni?</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
«Almeno 10mila nuovi ricercatori nei prossimi 5 anni, oltre al naturale turn over. In questo modo chi va all’estero lo fa per scelta, non per obbligo. Chi resta in Italia, invece, sa che può tentare il prossimo anno. Oggi abbiamo solo piani di assunzione straordinari: in questo modo si ha purtroppo la sensazione che, perso un treno, non ce ne saranno altri. Senza la speranza non si può guardare al futuro». (F: corriereuniv.it 02.01.20)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Successivamente il ministro ha detto: “Con un piano pluriennale di immissioni di ricercatori si da’ una vera opportunità ai giovani riducendo il precariato storico. Nei prossimi 5 anni sarà possibile assumere 10mila ricercatori. Voglio trovare una risposta insieme alla Conferenza delle Regioni per affrontare il tema delle borse di studio: vanno garantite a tutti gli aventi diritto”. (F: Il Messaggero 09.01.20)</div>
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<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITÀ ITALIANE. OLTRE IL 40% TRA LE TOP 1000</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo una ricerca di Italiadecide e Intesa Sanpaolo "l'Italia, seppur non abbia università tra le prime 100 in entrambi i ranking QS e THE, posiziona un numero di università confrontabile con Francia, Germania e Cina già nelle prime 500 e ancor di più nelle prime 1000. Poche le università per abitante rispetto ai principali Paesi europei, meno della metà rispetto a Francia, Germania, Regno Unito e circa un terzo degli Stati Uniti". E ancora, "normalizzando i dati dei ranking sul totale di università presenti in ogni Paese, l'Italia supera tutti, incluso il Regno Unito, per numero di istituzioni universitarie tra le prime 1000. Il sistema universitario italiano nel suo complesso vede infatti, nelle misurazioni di THE, addirittura oltre il 40% delle proprie istituzioni tra le top 1000, mentre gli Stati Uniti ne hanno solo l'8% del totale"."Di fronte a un contesto sempre più complesso, il potenziale di cui è dotata l'università italiana - apprezzata all'estero - deve rappresentare in misura maggiore un fattore nel quale investire per aumentare la competitività del nostro Paese", ha commentato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, alla presentazione dei risultati. (F: R. Ricciardi, La Repubblica 25.11.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA PAROLA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA DELLA UE SUI RTD-TIPO A </b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Con sentenze del 10.01.20, nn. 240 e 246, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha rimesso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea le seguenti <i style="mso-bidi-font-style: normal;">questioni riguardanti i ricercatori a tempo determinato tipo a</i>: </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
1) Se la clausola 5) dell'accordo quadro di cui alla direttiva n. 1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, d'ora in avanti «direttiva»), intitolata «Misure di prevenzione degli abusi», letta in combinazione coi considerando 6) e 7) e con la clausola 4) di tal Accordo («Principio di non discriminazione»), nonché alla luce dei principi di equivalenza, d'effettività e dell'effetto utile del diritto eurounitario, osta a una normativa nazionale, nella specie l'art. 24, comma 3, lett. a) e l'art. 22, comma 9, I n. 240 del 2010, che consenta alle Università l'utilizzo, senza limiti quantitativi, di contratti da ricercatore a tempo </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
determinato con durata triennale e prorogabili per due anni, senza subordinarne la stipulazione e la proroga ad alcuna ragione oggettiva connessa ad esigenze temporanee o eccezionali dell'Ateneo che li dispone e che prevede, quale unico limite al ricorso di molteplici rapporti a tempo determinato con la stessa persona, solo la durata non superiore a dodici anni, anche non continuativi; </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
2) se la citata clausola 5) dell'Accordo quadro, letta in combinazione con i considerando 6) e 7) della direttiva e con la citata clausola 4) di detto Accordo, nonché alla luce dell'effetto utile del diritto eurounitario, osta ad una normativa nazionale (nella specie, gli artt. 24 e 29, comma 1, I n 240 del 2010), laddove concede alle Università di reclutare esclusivamente ricercatori a tempo determinato, senza subordinare la relativa decisione alla sussistenza di esigenze temporanee o eccezionali senza porvi alcun limite, mercé la successione potenzialmente indefinita di contratti a tempo determinato, le ordinarie esigenze di didattica e di ricerca di tali Atenei; </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
3) se la clausola 4) del medesimo Accordo quadro osta ad una normativa nazionale, quale l'art. 20, comma 1, d.lgs. n. 75 del 2017 (come interpretato dalla citata circolare ministeriale n. 3 del 2017), che, nel mentre riconosce la possibilità di stabilizzare i ricercatori a tempo determinato degli Enti pubblici di ricerca —ma solo se abbiano maturato almeno tre anni di servizio entro il 31 dicembre 2017—, non la consente a favore dei ricercatori universitari a tempo determinato solo perché l'art. 22, comma 16, d.lgs. n. 75 del 2017 ne ha ricondotto il rapporto di lavoro, pur fondato per legge su un contratto di lavoro subordinato, al "regime di diritto pubblico", nonostante l'art. 22, comma 9,1. n. 240 del 2010 sottoponga i ricercatori degli Enti di ricerca e delle Università alla stessa regola di durata massima che possono avere i rapporti a tempo determinato intrattenuti, sotto forma di contratti di cui al successivo art. 24 o di assegni di ricerca di cui allo stesso art 22, con le Università e con gli Enti di ricerca; </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
4) se i principi di equivalenza e di effettività e quello dell'effetto utile del diritto UE, con riguardo al citato Accordo quadro, nonché il principio di non discriminazione contenuto nella clausola 4) di esso ostano ad una normativa nazionale (l'art. 24, comma 3, lett. a, I. n. 240 del 2010 e l'art. 29, commi 2, lett. d e 4, dlgs. 81 del 2015) che, pur in presenza d'una disciplina applicabile a tutti i lavoratori pubblici e privati da ultimo racchiusa nel medesimo decreto n. 81 e che fissa (a partire dal 2018) il limite massimo di durata d'un rapporto a tempo determinato in 24 mesi (comprensivi di proroghe e rinnovi) e subordina l'utilizzo di rapporti a tempo determinato alle dipendenze della Pubblica amministrazione all'esistenza di «esigenze temporanee ed eccezionali», consente alle Università di reclutare ricercatori grazie ad un contratto a tempo determinato triennale, prorogabile per due anni in caso di positiva valutazione delle attività di ricerca e di didattica svolte nel triennio stessa, senza subordinare né la stipulazione del primo contratto né la proroga alla sussistenza di tali esigenze temporanee o eccezionali dell'Ateneo, permettendogli pure, alla fine del quinquennio, di stipulare con la stessa o con altre persone ancora un altro contratto a tempo determinato di pari tipologia, al fine di soddisfare le medesime esigenze didattiche e di ricerca connesse al precedente contratto; </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
5) se la clausola 5) del citato Accordo Quadro osta, anche alla luce dei principi di effettività e di equivalenza e della predetta clausola 4), a che una normativa nazionale (l'art. 29, commi 2, lett. d e 4, DLgs. 81 del 2015e l'art. 36, commi 2 e 5, d.lgs. n. 165 del 2001) precluda ai ricercatori universitari assunti con contratto a tempo determinato di durata triennale e prorogabile per altri due (ai sensi del citato art. 24, comma 3, lett. a, I. n. 240 del 2010), la successiva instaurazione di un rapporto a tempo indeterminato, non sussistendo altre misure all'interno dell'ordinamento italiano idonee a prevenire ed a sanzionare gli abusi nell'uso d'una successione di rapporti a termine da parte delle Università. (F: osservatorio università 10.01.20)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL CUN ESPRIME UN PARERE NEGATIVO SUL BANDO ANVUR PER L'ESERCIZIO VQR 2015-2019</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il CUN ha inviato una lettera a Ministro, neo-presidente dell’ANVUR e CRUI in cui esprime un “parere negativo” sul bando ANVUR relativo alla VQR3 (</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"><a href="https://tinyurl.com/rhgcdz7">https://tinyurl.com/rhgcdz7</a><b> </b></span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">) e ne chiede la “revisione”. </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">https://tinyurl.com/rvyxy5d</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il CUN esprime un parere negativo sul Bando ANVUR per l'esercizio VQR 2015-2019 emanato in attuazione del DM n. 1110, motivando che tali provvedimenti, tra l'altro non di rado fra loro in discrasia, potrebbero causare distorsioni del sistema universitario, disfunzioni nel processo di valutazione nonché discriminazioni fra le Aree con gravi ripercussioni sulla valutazione della qualità della ricerca delle Istituzioni, delle strutture e delle Aree. (F: A. Baccini, Roars 17.01.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">EVOLUZIONE DEI CORSI ON-LINE. IL DIGITAL LEARNING EVOLUZIONE DELL’E-LEARNING</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nel 2019, nel mondo, più di 110 milioni di persone si sono formate attraverso 13.500 corsi universitari on-line in formato MOOC (vedi Grafico) erogati da più di 900 istituzioni universitarie tra le più prestigiose del mondo – ricordiamo solo MIT, Stanford e Harvard oltre alla Open University – e 50 sono i corsi laurea di queste e altre università che possono essere seguiti in formato Mooc.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Allo stesso modo un fatturato intorno ai 200 miliardi di dollari viene stimato nel 2019 – da accreditati analisti di mercato – per ciò che riguarda il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Digital Learning</i></b>, l’evoluzione contemporanea dell’e-learning, mercato del quale è prevista una crescita globale fino a 300 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2025. Questo dato tiene conto sia della formazione continua erogata dalle aziende Corporate sia di quella erogata dalle pubbliche amministrazioni mondiali e in particolare dal settore scuole e ricerca.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il termine <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">digital learning</i></b> identifica un’evoluzione dell’e-learning e del blended learning che prevede – sia all’interno dei percorsi di educazione formale sia di quelli di formazione continua aziendale e istituzionale – la possibilità per chi apprende e chi insegna di poter fruire di tutto l’ecosistema contemporaneo degli strumenti di formazione (Nacamulli, R. Lazazzara, A., 2019, L’ecosistema della formazione). Il Digital learning si avvale cioè, integrandoli, sia dell’apprendimento in aula e dei “supporti tradizionali” sia dei nuovi strumenti digitali che sono stati progettati in questi ultimi trent’anni dagli attori della rivoluzione digitale e che sono entrati nelle vite di tutti noi in maniera massiccia e ormai consueta quasi inavvertita.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, il concetto di Digital Learning identifica una “piattaforma integrata di canali e strumenti a supporto dei programmi di formazione per rendere più fruibile l’apprendimento”. Gli strumenti cui si fa riferimento sono: ambienti virtuali per l’apprendimento (LMS), Mooc, Webinar, App per i dispositivi mobile, microlearning, podcast, ma anche gli strumenti della gamification ed i social media. In questo modo attraverso un adeguato mix di supporti formativi disponibili su device multipli è possibile mantenere aggiornato il menu dell’offerta formativa e quindi far apprendere in maniera più efficace le persone, di volta in volta utilizzando i mezzi più funzionali alla fruizione e alla comprensione dei contenuti. (F: P. Ferri, </span>agendadigitale.eu<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> 16.01.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 9.0pt;"></span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PROFESSORI UNIVERSITARI. RICERCATORI. RECLUTAMENTO. PROPOSTE </span></b></div>
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Pongo di seguito in risalto, come non conformi a orientamenti personali, i contenuti di rilievo delle seguenti proposte emerse dal Testo unificato dei Progetti di Legge Torto-Melicchio, dal DDL Verducci, dalla proposta del CNU e dalla proposta Ferraro (Movimento dignità docenza):</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- Proposte di un ruolo unico di Professore Universitario (<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PU</b>) o “docente unico” (vecchia idea del secolo scorso sempre sostenuta da CNU e CIPUR) con possibile passaggio dei PA a PO (che diventa Professore universitario “unico”, PU) anche senza concorso e con successiva inqualificabile distinzione in “Professore normale” (con scatti normali) e “Professore superiore” (con scatti superiori). In particolare: 1. Passaggio a PO, in tempi certi, di tutti i PA già in possesso dell’ASN e di quelli che via via la conseguiranno. 2. Passaggio a PA di tutti gli RTI già in possesso dell’ASN e di quelli che via via la conseguiranno. 3. Giudizio di idoneità a PA di tutti gli RTI che non siano già in possesso dell’ASN.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- Sostituzione di RTDa e RTDb con le tre figure di Ricercatore Junior (figura completamente nuova prevalentemente precaria), Ricercatore Universitario, Professore Junior junior (ex RTDb).</span></div>
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- Contratto unico dei ricercatori a tempo determinato RTD, articolato in <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">due fasi</b>: Ricercatore junior e Ricercatore senior.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- Accesso diretto a PU per quanti si ritengono idonei al ruolo (unico requisito il Dottorato) attraverso un concorso nazionale per settore concorsuale.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- Abilitazione alla Docenza Universitaria (sostituisce l’ASN) tramite valutazione dell’attività scientifica, ma anche didattica e organizzativa.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sarebbero invece da valutare positivamente:</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- l’istituzione di contratti di ricerca senza tenure-track, stipulabili per una o due annualità e non rinnovabili, che sostituiscono gli attuali assegni di ricerca;</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>l’abrogazione dell’assegno di ricerca quale strumento principale di pre-ruolo; </span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- l’eliminazione della figura del Ricercatore a Tempo Determinato di tipo A (RTDa), su cui convergono varie proposte; </span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- la trasformazione di quella di tipo B (RTDb) nell’unica modalità di accesso al pre-ruolo in tenure track;</span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- ogni tipo di contratto universitario reso di tipo subordinato, con tutti i diritti e le tutele sociali e previdenziali;</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- innalzamento dell’importo minimo delle borse di dottorato al minimale contributivo INPS e abolizione totale del contributo per l’accesso ai corsi di dottorato.</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(PSM novembre 2019)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE</span></b></div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DECRETO SCUOLA (DL 126 29.10.19) DETTA NORME SU ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE, CHIAMATE NEL RUOLO DEI PROFESSORI ORDINARI E ASSOCIATI E ACQUISTI PER LA RICERCA.</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> </span><br />
<br />
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Abilitazione scientifica nazionale</span></i><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">. Si modifica la riforma Gelmini del 2010 per quanto attiene alla durata dell’abilitazione scientifica nazionale, nonché alla possibilità per le università di procedere alla </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">chiamata nel ruolo di professore</span></i><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> di prima e di seconda fascia </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">di soggetti già in servizio nella stessa università e di utilizzare fino a metà delle risorse disponibili per coprire i posti di professore di ruolo per le chiamate a professore di seconda fascia di ricercatori a tempo determinato di tipo B. Nel dettaglio, aumenta (da 6) a 9 anni la durata dell’abilitazione scientifica nazionale.</span><br />
<br />
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Acquisti per la ricerca</span></i><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">. Il provvedimento prevede che alcune disposizioni relative agli acquisti centralizzati tramite Consip SpA non trovano applicazione per le università statali, le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) e per gli enti pubblici di ricerca, in relazione agli acquisti di beni e servizi funzionalmente destinati all'attività di ricerca, al trasferimento tecnologico e alla terza missione. (F:</span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;"> S24 05.12.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI</span></b></div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">TRA LE TOP1000 IL 40% DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il 40% delle università italiane rientra tra la top 1000 degli atenei di tutto il mondo. Lo rivela la ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’Università” condotta da italiadecide in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Facendo riferimento ai prestigiosi ranking QS e THE, i curatori dello studio hanno analizzato il numero di università presenti nelle prime 100, 200, 500 e 1000 posizioni a livello globale (su circa 20mila atenei nel mondo). A riportare la notizia Ansa.it. Se è vero che non ci sono università italiane nella top 100 di entrambi i ranking, l’Italia posiziona però il 40% dei suoi atenei tra i primi 1000 a livello mondiale, “una percentuale migliore di Stati Uniti, Cina e Francia, con meno del 10% delle loro università, ma anche di Regno Unito, Germania e Spagna”, si legge nello studio presentato a Milano. L’Italia ha però meno atenei per numero di abitanti rispetto agli altri paesi e un corpo docente più anziano rispetto alla media europea. In particolare, nel nostro paese sono 99 gli enti universitari, in media 1,65 per ogni milione di abitanti, meno della metà di Francia, Germania e Regno Unito. Per quanto riguarda i professori, stando ai dati Ocse del 2016, secondo lo studio di italiadecide “l’Italia dimostra avere l’università più vecchia: più della metà dei docenti è over 50”. (F: tuttoscuola e Dentro l’università 21.11.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I MIGLIORI 250 ATENEI DEL MONDO PER OCCUPABILITÀ DEI LAUREATI</b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
È stato pubblicato il “Global University Employability Ranking 2019“, a cura di “The World University Rankings“, la classifica che confronta i migliori 250 atenei del mondo per occupabilità dei laureati. Di seguito i primi 10:</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Harvard University – USA</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
California Institute of Technology – USA</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Massachussetts Institute of Technology – USA</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">University of Cambridge – UK</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Stanford University – USA</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Technical University of Munich – Germania</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">The University of Tokyo – Giappone</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Princeton University – USA</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Yale University – USA</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">The Hong Kong University of Science and Technology – Hong Kong</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Per quanto riguarda le università italiane, assente il Sud, ma riescono a ottenere un posto in classifica cinque atenei del Nord e Centro Italia:</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">55° SDA Bocconi School of Management – Milano</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
101° Politecnico di Milano</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
179° Alma Mater Studiorum – Università di Bologna</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
219° Università degli Studi di Padova</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
228° Scuola Normale Superiore di Pisa. </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SDA BOCCONI. SCALA LA CLASSIFICA DEL FINANCIAL TIMES </b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
European Business School Rankings 2019. Nella classifica delle classifiche del Financial Times (che tiene conto dei risultati di quattro classifiche pubblicati nel corso del 2019) sulle migliori Business School in Europa la SDA Bocconi conquista la medaglia di bronzo, superando istituzioni molto conosciute nella competizione internazionale come la francese Insead, la svizzera IMD e la Oxford Said, la business school dell’Università di Oxford. Un premio più che meritato se si pensa che nel 2019 ben 12.000 manager tra italiani e stranieri hanno scelto di frequentare i suoi corsi diversificati per livelli di competenza e durata. (F: Forbes 09.12.19)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CULTURA DEL DIGITALE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DIDATTICA DIGITALE PER LA SCUOLA. COMPETENZE DA ACQUISIRE NEI CORSI DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nel decreto scuola (Decreto-Legge 126 del 29 ottobre 2019, volto a dare attuazione alla Riforma della Scuola 2020, GU Serie Generale n. 255 del 30-10-2019) si prevede l'acquisizione, da parte del personale docente, di competenze sulle<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>metodologie e tecnologie della didattica digitale e della programmazione informatica (coding). In particolare, la norma dispone che le competenze sopra indicate sono acquisite nei corsi di laurea in scienze della formazione primaria – finalizzati all'insegnamento nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria – e nell'ambito delle metodologie e tecnologie didattiche da acquisire ai fini del conseguimento dei 24 crediti formativi universitari o accademici (Cfu/Cfa) che rappresentano uno dei requisiti per l'accesso al concorso relativamente ai posti di docente e di insegnante tecnico-pratico nella scuola secondaria - ovvero durante il periodo di formazione e prova del personale docente. I settori scientifico-disciplinari all'interno dei quali sono acquisiti i Cfu/Cfa relativi alle competenze indicate, nonché i pertinenti obiettivi formativi, sono individuati con decreto del ministro dell'Istruzione. (F: IlSole24Ore 05.12.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PIANO DI DIGITALIZZAZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO E UNIVERSITARIO </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il precedente ministero aveva bloccato lo sviluppo di tutti i provvedimenti in cui questo piano si concretizzava: la Legge 107, il Piano Nazionale Scuola Digitale e il Piano per la Formazione dei Docenti 2016-2019. Alla fine del 2019 il Direttore Generale del MIUR ha firmato lo sblocco dei fondi per la formazione degli insegnanti legato al Piano per la Formazione dei Docenti 2016-2019. Il 7 gennaio del 2020, in un suo intervento per Agenda Digitale il vice-ministro Anna Ascani, ha fatto il punto sulla necessità di rilanciare l’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale definito una “sfida” per la scuola italiana. (20.01.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">COMPETENZE DIGITALI E MEDIA EDUCATION: POTENZIALITÀ E LIMITI DEL PIANO NAZIONALE SCUOLA DIGITALE</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’Unione europea ha inserito sin dal 2006 la “competenza digitale” tra le otto competenze fondamentali del Lifelong Learning Programme (European Council, 2006) allo scopo di rispondere alle esigenze indotte dalla New/Net/Knowledge Economy e superare nuove forme di digital divide. La recente legislazione italiana riguardante le istituzioni educative e la legge 13 luglio 2015, n. 107, in particolare, hanno recepito le indicazioni dell’Unione europea promuovendo un Piano Nazionale Scuola Digitale. Anche se appare prematuro valutare gli effetti prodotti da questo piano, l’impostazione data dal MIUR, a partire dal linguaggio utilizzato per definire le azioni, sembra muovere in direzione di un adattamento ai processi economici in atto, senza favorire una reale Media Education che permetta agli studenti di sviluppare forme di pensiero critico (F: Riassunto dell’articolo di E. Gremigni, Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n. 1 2019. http://www.rtsa.eu – ISSN 0391-190X ISSNe 1972-494.)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI. RICERCATORI</span></b></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CORTE COST.: NON IRRAGIONEVOLE ATTRIBUIRE ANCHE AI DOCENTI EX SSEF TRASFERITI ALLA SNA IL TRATTAMENTO DEI PROFESSORI UNIVERSITARI DI PRIMA FASCIA A TEMPO PIENO </span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Corte costituzionale. Sentenza 21 novembre 2019, n. 241:</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">1.- Il Consiglio di Stato, sezione quarta, con quattro ordinanze del 2 maggio 2018 (r.o. n. 121, n. 122, n. 123 e n. 124 del 2018), una sentenza non definitiva del 4 maggio 2018 (r.o. n. 125 del 2018) e tre ordinanze del 9 maggio 2018 (r.o. n. 126, n. 127 e n. 128 del 2018), tutte di tenore sostanzialmente analogo, ha sollevato, in riferimento agli artt. 3, 36, 38, 51 e 97 della Costituzione, questioni di legittimità costituzionale dell'art. 21, comma 4, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 (Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari), convertito, con modificazioni, nella legge 11 agosto 2014, n. 114.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La disposizione censurata prevede che i docenti ordinari e i ricercatori dei ruoli a esaurimento della soppressa Scuola superiore dell'economia e delle finanze (d'ora in poi: SSEF) siano trasferiti alla Scuola nazionale dell'amministrazione (d'ora in poi: SNA) e che ad essi sia «applicato lo stato giuridico dei professori o dei ricercatori universitari», nonché un trattamento economico rideterminato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di renderlo «omogeneo» a quello degli altri docenti della SNA, «sulla base del trattamento economico spettante, rispettivamente, ai professori o ai ricercatori universitari a tempo pieno con corrispondente anzianità».</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Attribuendo anche ai docenti ex SSEF, nell'ambito della rinnovata disciplina relativa alla condizione di tutti i docenti della SNA, il trattamento dei professori universitari di prima fascia a tempo pieno, tale disciplina non può inoltre ritenersi irragionevole, in quanto espressiva della volontà legislativa di attribuire a tutti i docenti a tempo pieno della SNA (pur con le giustificabili eccezioni previste all'art. 2, commi 2 e 3, del d.p.c.m. 25 novembre 2015), al più alto livello possibile, il medesimo trattamento economico. Al tempo stesso, la scelta in questione è indicativa anche della volontà di tenere in giusto conto, nei termini e nei limiti del possibile, il pregresso, più elevato, trattamento retributivo goduto dai docenti ex SSEF. (F: Sentenza ivi citata 21.11.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOTTORATO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">INDAGINE ISTAT SUL DOTTORATO RIPRESA NELL’ANNUARIO STATISTICO 2019</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In un contesto generale che vede lavorare il 93,8% dei dottori di ricerca del 2012 e il 93,7 del 2014, sono sempre di più quelli che decidono di lasciare il Paese dopo aver conseguito il titolo. Tant’è che il 15,9% dei dottori del 2012 e il 18,5% dei dottori del 2014 dichiara di vivere abitualmente all’estero, percentuali superiori di 4,3 punti rispetto alla precedente indagine. In genere si tratta di talenti che partono a caccia di un’occupazione migliore rispetto a quella offerta dall’Italia.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gli sbocchi sul mercato del lavoro variano in base all’ambito disciplinare di appartenenza. A registrare l’occupabilità maggiore sono ingegneria industriale e dell’informazione (con il 98,3% a 6 anni dal titolo e il 96,3 a 4 anni) mentre più contenuti sono le chances offerte dalle Scienze politiche e sociali (qui l’occupazione dei dottori del 2012 scende al 90,7%). Nella maggior parte dei casi (24,1%) si tratta di posti all’interno delle università (51,1% con un contratto da dipendente e 36,6% con assegno di ricerca). A cui si aggiunge il 17,3% nel settore della pubblica amministrazione e sanità, il 17% in quello dell’istruzione e formazione non universitaria e il 13,6% in un istituto di ricerca pubblico o privato. (F: E. Bruno, Sole Scuola 24 20.01.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DOTTORATO VERSO LA RIFORMA </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Si va verso una riforma dei dottorati di ricerca ad opera del nuovo ministro Gaetano Manfredi che dovrebbe portare avanti quanto iniziato e non completato dai suoi predecessori. La nuova riforma dei dottorati dovrebbe prevedere, come riporta IlSole24Ore: valorizzazione dei dottorati innovativi, industriali e internazionali; introduzione del dottorato di interesse nazionale che conterà sui 10 milioni del Fondo di finanziamento ordinario;promozione dei consorzi tra atenei e ogni docente dovrebbe far parte al massimo di due collegi, di cui uno interdisciplinare;il ciclo di dottorato, con buona probabilità rimarrà unico. Una riforma quanto mai necessaria per il settore anche per contrastare la tendenza della maggior parte dei dottori di ricerca in Italia di trasferirsi all’estero dopo gli studi nella speranza di un futuro migliore e maggiori soddisfazioni lavorative. (F: T. Maddonni, Money 20-01-20)</span></div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DOTTORANDI. UN SONDAGGIO DI NATURE LI TROVA INSODDISFATTI QUASI AL 40%</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">“La salute mentale dei dottorandi necessita urgentemente di maggiore attenzione”. Così titola l’ultimo editoriale di Nature, raccontando i risultati di un sondaggio condotto su 6.300 studenti di dottorato di tutto il mondo, proseguendo in maniera altrettanto netta: “l‘ansia e la depressione negli studenti di dottorato sta peggiorando. La domanda che sorge spontanea è perché i PhD sono in ansia. Chi ha almeno un amico o un parente che lavora in accademia lo può facilmente intuire: la dinamica fagocitante del publish or perish, legata alla mobilità imposta (quasi il 40% degli intervistati studia fuori dal proprio paese di origine), che ci si sente in dovere di accettare di buon grado, con il sorriso, ma che nasconde un forte senso di precarietà per persone che sanno di non avere più vent’anni, e spesso nemmeno trenta. Il successo della carriera è il risultato di una serie di misurazioni che includono pubblicazioni, citazioni, finanziamenti, contributi a conferenze e se la propria attività di ricerca ha un impatto positivo sulle persone, sull’economia o sull’ambiente. Un altro problema importante – scrive Nature – è lo specchietto per le allodole rappresentato dall’idea di essere davvero liberi nella propria attività di ricerca accademica. “Possono sorgere problemi quando l’autonomia in tali questioni viene ridotta o viene addirittura meno, il che è ciò che accade quando gli obiettivi di finanziamento, impatto e pubblicazioni diventano parte dei sistemi di monitoraggio e valutazione formali delle università”. Quasi il 40% degli intervistati ha dichiarato che il dottorato non ha soddisfatto le loro aspettative originali, e solo il 10% ha dichiarato che gli anni trascorsi hanno superato le loro aspettative, un netto calo rispetto al 2017, quando questi ultimi erano il 23% degli intervistati. Quasi il 40% degli intervistati ha dichiarato di non essere soddisfatto del proprio equilibrio tra lavoro e vita privata; il 76% dei PhD lavora più di 41 ore settimanali, cioè più di 8 ore al giorno, il 25% anche più di 12 ore. (F: C. Da Rold, IlSole24Ore, 18.11.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’AMMISSIONE DEI DOTTORI DI RICERCA AL CONCORSO STRAORDINARIO PER LA SCUOLA</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
I dottori di ricerca per i quali si chiede l’ammissione al concorso straordinario, sono anche l’unica categoria (tra quelle che parteciperebbero a tale concorso) già in possesso dei 24 cfu, a differenza di tutti i precari, statali e paritari, con 36 mesi, che non li hanno mai conseguiti perché a suo tempo, in vista del concorso ordinario, il MIUR li dispensò dal farlo. Questo significa che ad essere in gioco sono persone non soltanto massimamente preparate sulle proprie discipline (e come tali certificate dallo Stato) ma anche già testate e promosse dallo Stato, tramite esami all’università, su quelle competenze specifiche legate all’insegnamento scolastico che i PhD sono accusati di non possedere in virtù del loro titolo e che i precari con 36 mesi di servizio avrebbero acquisito “sul campo”, sugli studenti-cavie di cui sopra, senza però essere mai stati valutati in merito. (F: scuolainforma 14.12.19)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CRUI E CUN CRITICANO IL GOVERNO SULL’ALTA FORMAZIONE</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La Conferenza dei rettori, in una lettera al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio dei ministri, lamenta: “Quest’anno, più che mai, la Legge di bilancio dimentica l’università. Non una misura d’investimento. Non un segnale di attenzione”. Inoltre esprime “profonda preoccupazione” per la direzione diametralmente opposta a quella attesa: “Nonostante la stagnazione, perfino i Paesi emergenti puntano su università e ricerca, l’Italia no”. </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La CRUI chiede al Governo un atto di responsabilità e un segnale concreto. La CRUI poi tratteggia un futuro incerto: “Si tratta di questioni che non potevano essere rimandate già anni fa. Oggi vanno considerate delle vere e proprie emergenze che mettono a rischio la tenuta dell’intero sistema universitario e di tutto ciò che da questo deriverebbe, innanzitutto il futuro dei giovani”. </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il Consiglio universitario nazionale scrive invece questo: “La grave insufficienza complessiva delle risorse pubbliche destinate al sistema universitario è stata confermata e peggiorata dal dispositivo legislativo”. Quattro i punti sottolineati dal CUN: serve prevedere un consistente incremento delle risorse per il sistema universitario, soprattutto per la parte non vincolata del Fondo di finanziamento ordinario, “rendendo anche più flessibile la gestione del fabbisogno finanziario degli atenei pubblici”; quindi bisogna proseguire nel finanziamento del Piano straordinario per la progressione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato in possesso di Abilitazione scientifica e proseguire nel finanziamento del Piano straordinario per ricercatori a tempo determinato (Tipo B) realizzato negli ultimi anni “e peraltro prospettato, ma ora espunto, fra lo sconcerto del sistema universitario, dalla Legge di Bilancio 2020”. (F: C. Zunino, La Repubblica 20.12.19) </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">LEGGE DI BILANCIO 2020. MAXIEMENDAMENTO CON COMMI RIGUARDANTI ISTRUZIONE E RICERCA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">I commi 300-302 sono dedicati a Human Technopole. In particolare si cerca di regolare l’accesso alle risorse tecnologiche del polo lombardo mediante “procedure competitive annuali per la selezione, secondo le migliori pratiche internazionali, di progetti presentati per l’accesso alle facility infrastrutturali“. Di un milione è l’aumento del finanziamento destinato alle università che “provvedono a inserire nella propria offerta formativa corsi di studi di genere o a potenziare i corsi di studi di genere già esistenti” (comma 385). Ci sono anche “2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per il sostegno dello studio, della ricerca e della valutazione dell’incidenza dell’endometriosi” (comma 530). Un altro intervento, con uno stanziamento pari a 1 milione di euro per l’anno 2020, è finalizzato “a garantire un servizio di trasmissione radiofonica universitaria” (comma 532). Rimetteremo in funzione le stampanti ad aghi e i lettori di floppy disk? C’è da domandarselo, alla luce del comma 674 che prevede “un risparmio di spesa annuale pari al 10 per cento della spesa annuale media per la gestione corrente del settore informatico sostenuta nel biennio 2016-2017” attraverso il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>riuso dei sistemi e degli strumenti ICT (Information and Communication Technology). Per fortuna, sembra scomparsa la farraginosa norma (l’ex. Art. 29) che imponeva stravaganti indicatori per il controllo della spesa per il personale degli enti di ricerca. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">La Legge di bilancio viene approvata sottoponendo a voto di fiducia il classico “maxiemendamento”. </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">Di seguito Roars pubblica i commi che riguardano università e ricerca, aggiornati alle ore 21 del 15.12.2019.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">Legge di bilancio prevede intervento “ad alto potenziale strategico”: 1 mln di euro l’anno per insediare nel Mezzogiorno “uno spazio dedicato per le infrastrutture di ricerca del settore delle scienze religiose riconosciute ad alto potenziale strategico dal Forum Strategico europeo per le infrastrutture di ricerca (ESFRI)” (commi 298-299). </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">Legge bilancio prevede “un risparmio di spesa annuale pari al 10% della spesa annuale media per la gestione corrente del settore informatico sostenuta nel biennio 2016-2017” attraverso il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>riuso dei sistemi e degli strumenti ICT. Rimetteremo in funzione le stampanti ad aghi e i lettori di floppy disk? </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">(F: Roars 16.12.19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LEGGE DI BILANCIO 2020. QUOTE PER L’UNIVERSITÀ</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le quote attribuite al MIUR dal fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese (di cui all’art. 1, comma 140 della legge n. 232 del 2016), pari a 800 milioni nel periodo 2017-2026, sono incrementate di 390 milioni per l’anno 2020, 452 milioni per il 2021, 377 milioni per il 2022, 432 milioni per il 2023 per raggiungere i 409 milioni per l’anno 2024. Le misure a favore dell’università si limitano ad un nuovo aumento, limitatamente all’esercizio 2020, del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio (16 milioni) e del fondo per il funzionamento ordinario delle università – FFO (16 milioni) nonché ad una riprogrammazione delle risorse stanziate per l’edilizia universitaria (60 milioni per il 2020, 75 milioni per il 2021, 75 milioni per il 2022). (F. Roars 19.11.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">VINCE LA SPESA STORICA SUI FONDI AGLI ATENEI</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In testa alla classifica dei fondi reali attribuiti ai diversi atenei per ogni studente troviamo un’università del Nord, Venezia Iuav, con 7.285 euro; a seguire, due del Centro (Siena e Camerino) e uno del Sud (Messina). In coda troviamo Bergamo (2.552 euro) e l’Orientale di Napoli (3.179). A conferma da un lato del peso preponderante della vecchia spesa storica e, dall’altro, di come la polarizzazione Nord-Sud nell’università non sia tale da giustificare in sé l’intenzione del ministro di aumentare la perequazione a favore del Mezzogiorno. Come ha sottolineato anche il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, su IlSole24Ore del 19 novembre. Lo stesso fa ora Remo Morzenti Pellegrini, rettore di Bergamo: «Il sottofinanziamento e/o sottodimensionamento delle università italiane è un problema sistemico e non riconducibile alla sterile dicotomia Nord-Sud. E non ha fatto altro che accentuare le diseguaglianze e le disparità che esistono all’interno del Paese. Sia al Nord sia al Sud - spiega - esistono università sottofinanziate e sottodimensionate e quindi squilibri a dir poco di sistema». A suo giudizio, aumentare il fondo perequativo - che attualmente garantisce che ogni ateneo non perda più del 2% e non guadagni più del 3% rispetto all’anno prima - «non è la soluzione del problema, perché a risorse invariate le ridistribuisce comunque all’interno del sistema». A risorse invariate, infatti, dare tout court di più al Sud significherebbe sottrarre al Nord. Morzenti Pellegrini, che è anche presidente del Comitato regionale di coordinamento delle università lombarde, suggerisce di «utilizzare il rapporto esistente negli atenei, oggettivo e semplice da verificare, tra docenti/studenti/personale tecnico-amministrativo oltre al costo Ffo/studente». Altrimenti - dice - «il rischio reiteratamente distorsivo è quello di continuare a finanziare atenei che non possono crescere e rallentare quelli che possono farlo». (F: E. Bruno, S24 25.11.19) </span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FINANZIAMENTO DELLA RICERCA ITALIANA</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
A febbraio il rapporto dell’Associazione Coscioni ha dimostrato che il nostro paese persiste a finanziare poco la ricerca, investendo solo l’1,3% del Pil contro il 3% raccomandato dalla Ue. A ottobre la Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia del Cnr ha mostrato come la Spagna abbia conseguito maggiori finanziamenti europei dell’Italia (9,8% contro il nostro 8,1%), nonostante abbia meno ricercatori. Inoltre, per esempio, solo il 7,5% dei nostri progetti viene selezionato per i fondi europei Horizon 2020 rispetto alla media europea del 13%. In pratica per ogni euro che contribuiamo all’Unione Europea per la ricerca ce ne tornano indietro 69 centesimi. È anche una ricerca vecchia, fatta di professori ultra 50enni. Spesso si ricorda che nonostante questi limiti strutturali c’è un “miracolo italiano” per cui produciamo quasi il 5% delle pubblicazioni scientifiche mondiali, con un ranking di qualità apparentemente in netta crescita. Ma proprio quest’anno il dato è stato messo in dubbio: la ricerca italiana sembra impegnata in una corsa a gonfiare il proprio numero di citazioni bibliografiche, che potrebbe falsare le valutazioni basate su questo parametro.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">(F: M. Sandal, Wired Next<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>26.12.19)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL RUOLO DELLA FORMAZIONE NELLO SVILUPPO ECONOMICO</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il 2008 è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>l’anno in cui è stata varata l’infausta legge 13/2008 con un taglio di 1,5 miliardi al fondo di finanziamento dell’università che ha comportato una contrazione del 20% del sistema nazionale universitario e della ricerca. L’Italia dal 2008 in poi è stata tra i pochi paesi a tagliare risorse in istruzione. Questo taglio è andato di pari passo con una crisi economica che ancora perdura così come il nostro paese persiste come fanalino di coda in Europa per la spesa in istruzione rispetto alla spesa pubblica (o al PIL). Nel periodo tra il 2008 e il 2014 l’Italia ha tagliato il 21% della spesa universitaria mentre la Germania l’ha aumentata del 23% e la Francia, che pure non naviga in buone acque, del 4%. </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il quadro generale rimane però quello di comprendere quale sia il ruolo della formazione nello sviluppo economico: alla fine la sottovalutazione politica della ricerca ha questa radice ed è qui che si nasconde il rospo. In genere, però, nel dibattito pubblico (o forse, sarebbe meglio dire, nella propaganda di regime) il problema della mancata crescita è spostato addossando la responsabilità alla formazione, scuola o università che sia, con l’idea che nello stato in cui si trova non sia capace di formare al mondo del lavoro. Da questo approccio segue una involuzione programmata del sistema dell’istruzione che si dovrebbe adeguare a un sistema imprenditoriale (il mondo del lavoro) che richiede sempre meno personale con alta formazione. In questo schema la ricerca perde non solo la sua centralità ed anche il suo senso stesso. Il problema del nostro paese è quello di essere il fanalino di coda nella quota di occupati nei settori ad alta conoscenza, cioè quei settori ad alta intensità tecnologica che rendono possibile lo sviluppo di beni che più difficilmente sono prodotti anche da altri paesi.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Istruzione e sviluppo economico sono due facce della stessa medaglia: questa dovrebbe essere la questione cruciale, il rospo, da mettere al centro dell’agenda politica, che separa due visioni economiche e sociali completamente diverse e che invece continua ad essere assente.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">(F: F. Sylos Labini, Roars 27.12.19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SUL C.D. “PARADOSSO ITALIANO”: MENO FINANZIAMENTI MA BOOM DI CITAZIONI</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
I ricercatori italiani hanno cominciato ad autocitarsi maggiormente rispetto ai loro colleghi stranieri, cosicché l’Italia ha cominciato a guadagnare posizioni nella classifica citazionale delle nazioni. Lungi dal muovere accuse ai ricercatori italiani, un articolo di Roars rintraccia l’origine di questo cambiamento nell’adattamento dei ricercatori ai criteri di valutazione bibliometrici promossi da Anvur. Essendo divenuto indispensabile avere un certo numero di citazioni per far carriera, i ricercatori si sono adattati, autocitandosi o scambiandosi citazioni. La notizia del doping citazionale italiano ha fatto rapidamente il giro del mondo ed è stata ripresa non solo dai quotidiani nazionali,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>incluso il Sole24Ore, ma anche da importanti riviste scientifiche internazionali, quali Nature, Science e Physics Today.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il dibattito sul “paradosso italiano” (meno finanziamenti ma boom di citazioni) è esploso in seguito alla pubblicazione lo scorso settembre di un articolo di redattori di Roars su PlosOne. Il significato dell’articolo è stato generalmente ben compreso all’estero, dove i commenti si sono concentrati sugli effetti distorsivi dei criteri di valutazione numerici in un ambito così delicato come quello della ricerca scientifica. Esemplare il commento di Le Monde, che ha puntato il dito non tanto sui ricercatori italiani, ma sull’asineria governamentale (“ânerie gouvernementale”) di chi ha concepito e varato regole destinate inevitabilmente a incentivare comportamenti opportunistici. Scelte sbagliate, quelle italiane, che sono frutto di provincialismo e di ritardi scientifico-culturali che, sostiene Roars, traspaiono anche dagli argomenti, tecnicamente inadeguati, usati dall’Anvur. </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il miracolo scientifico italiano è solo un’illusione, dovuta a doping citazionale, così ha scritto Roars in un articolo recentemente apparso su Times Higher Education. Eugenio Bruno, nel suo articolo su IlSole24Ore dello scorso 21 ottobre, dà voce alle obiezioni dell’Anvur. Eppure, la tesi del doping trova conferma proprio nel grafico, di fonte Anvur, che accompagna l’articolo di Bruno. Infatti, nella figura, che è tracciata al netto delle autocitazioni, non si vede traccia dell’impetuosa crescita scientifica italiana che tanto aveva impressionato gli estensori di un rapporto commissionato dal governo britannico. Il sorpasso dell’Italia ai danni del Regno Unito appariva imminente e inevitabile se, come avevano fatto gli esperti di Elsevier, si esaminava il grafico senza depurarlo dalle autocitazioni. (F: A.Baccini, G. DeNicolao, E. Petrovich, Roars 13.01.20) </div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE</span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE. DATI SULL’ACCESSO AI CORSI E PROGRAMMAZIONE POSTI NELL’ A.A. 2019-20</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">.</span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Continua a crescere (+4,1%) il numero delle domande per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria: da 90.806 dello scorso anno agli attuali 94.499, mentre era stato del +2,4% fra il 2018 e il 2017, da 88.680 a 90.806. Per le Professioni Sanitarie si rileva un aumento dei fabbisogni formativi da parte di tutte le Regioni con +1.698 posti (+7,2%), dai 23.611 dello scorso anno agli attuali 25.509. Aumenta, ma in misura inferiore, anche il fabbisogno da parte delle Categorie, da 27.807 dello scorso anno rispetto agli attuali 28.327 con +1,9%. E’ in aumento anche il potenziale formativo offerto dagli Atenei al Ministero dell’Università, da 26.617 della scorso anno agli attuali 27.478 (+3,2%). Analogo, ma minore (+2,6%) è stato il numero dei posti decretati dal MIUR e messo a bando dalle Università, da 24.681 a 25.328.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per le Professioni Sanitarie rispetto allo scorso anno i posti a bando sono aumentati del +2,5%, da 24.061 a 25.286 a fronte di un quasi uguale numero di domande con 79.155, determinando una lieve riduzione del rapporto domande/posto (D/P) da 3,2 del 2018 all’attuale 3,1. Un più alto e significativo aumento dell’offerta formativa riguarda invece Medicina e Chirurgia (+16,9%), da 9.779 dello scorso anno agli attuali 11.434 posti. (F: Report Mastrillo dicembre 19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREATI. UN MILIONE NECESSARI NEI PROSSIMI CINQUE ANNI, MA DAGLI ATENEI NE USCIRANNO CENTOMILA IN MENO</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Alcuni numeri del nuovo rapporto Excelsior sui fabbisogni occupazionali 2019-2023 di Unioncamere. Nei prossimi 5 anni il mercato del lavoro italiano nel suo complesso (imprese private più pubblica amministrazione) avrà bisogno di un milione di laureati ma i nostri atenei ne licenzieranno circa centomila in meno. Se alla scarsa offerta di laureati (l’Italia è penultima in Europa per giovani laureati) si aggiunge il forte disallineamento fra i percorsi di studio scelti e le richieste del mercato del lavoro, il dato diventa allarmante: mentre infatti ci saranno fin troppi laureati in discipline politico-sociali, umanistiche e psicologiche, non solo gli ospedali faranno sempre più fatica ad approvvigionarsi di medici (il buco previsto oscilla fra 60-70 mila posti) ma mancheranno anche ingegneri, architetti, manager, scienziati, statistici e, un po’ a sorpresa, i laureati in giurisprudenza (negli ultimi dieci anni la laurea in legge, tradizionalmente una delle più inflazionate, ha subito un crollo di immatricolazioni che sfiora il 40 per cento).</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il rapporto Excelsior fornisce delle stime sulla domanda di lavoro nei prossimi cinque anni in base a due scenari che dipendono dalle previsioni sulla crescita del Pil e dal tasso di turnover occupazionale. A seconda che la crescita vari fra +0,6% e + 0,9% del Pil, saranno necessari fra i 3 e 3,2 milioni di nuovi occupati, il 60 per cento dei quali fra laureati e diplomati. Ma mentre per i diplomati si profila un eccesso di offerta, i laureati saranno decisamente meno di quelli richiesti, soprattutto in alcuni indirizzi di studio.</span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’analisi Excelsior parte dall’ultimo dato disponibile quello del 2017: il numero complessivo di laureati (al netto dei triennali che si iscrivono alla specialistica) è stato di 185.800. Quelli che si stima siano effettivamente entrati sul mercato del lavoro italiano ammontano a circa 163.700; nel quinquennio di previsione (2019-2023) questo valore dovrebbe salire a una media di circa 179.200 unità l’anno a fronte di un fabbisogno medio compreso tra 191.800 e circa 202.700 laureati l’anno (aggravato nel primo triennio dall’effetto Quota100). Si prospetta quindi mediamente un buco fra i 12.000 e 24.000 laureati l’anno, che nel quinquennio equivale a 60.000-120.000 laureati in meno del necessario. Un dato che sarà solo parzialmente corretto dalla disponibilità di un ampio bacino di laureati disoccupati (circa 337 mila) a causa del cronico disallineamento italiano fra titoli di studio richiesti dal mercato e titoli scelti dai giovani. (F: Red.ne Scuola CorSera 28.11.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">FORMAZIONE MEDICA E NUMERO CHIUSO </span></b><br />
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<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Le due principali associazioni europee che si interessano di formazione medica, EJD (European Junior Doctors’ Association) e UEMS (European Union of Medical Specialists) convengono sul fatto che l’apertura libera nell’accesso a Medicina non può garantire un adeguato livello formativo degli studenti, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto pratico, dove tra l’altro in Italia siamo già carenti. Venendo all’Italia, qualora si riuscissero a garantire strutture per l’insegnamento di capienza adeguata e con i necessari supporti tecnologici (perché se la medicina sta cambiando, dobbiamo prevedere che si modifichi anche la metodologia di insegnamento), è necessario garantire anche un tirocinio professionalizzante presso strutture, universitarie e non (visto il possibile decuplicarsi degli aspiranti medici), che sia di livello, con personale formato per l’insegnamento e con il giusto case mix. Altrimenti, rischieremmo di avere più studenti di medicina che posti letto! Altro dato da considerare è la carenza di personale docente di ruolo e ricercatore scientifico nell’area disciplinare di scienze mediche. Il report Anvur 2017 parla di 8.944 unità, con un’età media di 52 anni (fonte: Statistica e Studi MIUR a.a. 2016/17), un numero certamente inferiore rispetto alla necessità di insegnare a un numero elevatissimo di studenti. E poi, quali parametri verrebbero usati per stabilire il superamento o meno dello sbarramento? Spetterebbe ai soli docenti universitari questo arduo compito? Questo tipo di valutazione sarebbe oggettiva o si potrebbe andare incontro ad elevate disparità tra le varie sedi universitarie? Facile immaginare il numero di ricorsi amministrativi a tribunali che hanno già dimostrato un’elevata propensione ad accoglierli. In Italia oggi mancano i medici specialisti perché da anni non sono finanziati in maniera adeguata i contratti di specializzazione e nemmeno sono recuperati annualmente quelli non assegnati per rinuncia o trasferimento dei vincitori, mentre allo stato attuale i laureati in medicina e chirurgia sono in numero superiore rispetto alla media europea! (F: A. Spedicato, P. Di Silverio, Anaao 01.10.19)</span><br />
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<br /></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">FARMACIA. UN DDL PER INTRODURRE IL NUMERO CHIUSO</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In effetti, se per i medici una volta c'era il problema della pletora, erano "troppi", e ora c'è quello opposto degli esodi, per via dell'elevata età media dei professionisti, per i farmacisti c'è un problema contrario, con 13 mila disoccupati su 100 mila iscritti agli ordini, ai quali, al tasso di 4.700 laureati in Farmacia e Chimica tecnica farmaceutica di cui 4.000 si iscrivono all'Ordine, si potrebbero aggiungere in un decennio migliaia di altri che non trovano lavoro. Professionisti che non sono assorbiti dal turnover fisiologico, anche in considerazione del fatto che l'età media degli occupati è relativamente giovane. Di qui la richiesta di introdurre in una fase transitoria il numero programmato a livello nazionale. Ma è proprio necessario riproporre i quiz, sebbene posticipati, anziché abolirli visto che sono la pietra dello scandalo? «Per me - dice Andrea Mandelli (presentatore del DDL S-1558 in "visione" dalla scorsa primavera in commissione cultura alla Camera) - si potrebbero anche abolire. O più propriamente, nel disegno di legge miriamo a introdurre una selezione oggettiva per crediti e media voti al termine del 1° anno. Nulla osta a che tale valutazione sia supportata pure dall'esito di un test a quiz, l'importante è non laureare giovani che non trovino sbocchi per colpe non loro». (F: farmacista33 04.12.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I TITOLI DÌ STUDIO PIÙ RICHIESTI SULLA BASE DEL FABBISOGNO TOTALE 2019-2023</b> (Fonte Orbe Italia)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Medico - sanitario (da 171.400 a 175.800 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Economico (da 151.800 a 162.200 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ingegneria (da 126.800 a 136.400 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Giuridico (da 98.000 a 102.900 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Insegnamento e formazione (da 91.900 a 96.800 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Politico - sociale (da 59.600 a 62.900 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Letterario (da 56.100 a 60.000 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Architettura (da 56.000 a 59.400 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Linguistico (da 34.000 a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>36.800 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Scientifico, matematico e fisico (da 28.900 a 30.600 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Psicologico (da 25.600 a 27.000 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Chimico - farmaceutico (da 24.900 a 26.600 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Geo-biologico e biotecnologico (da 15.200 a 16.500<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Agroalimentare (da 12.300 a 13.100 unità)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Statistico (da 6.500 a 6.800 unità).</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LAUREATI. ESPATRI IN AUMENTO</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nel decennio 1999-2008 gli italiani che hanno trasferito la residenza all’estero sono stati complessivamente 428 mila a fronte di 380 mila rimpatri, con un saldo negativo di 48 mila unità. Dal 2009 al 2018 si è registrato un significativo aumento delle cancellazioni per l’estero e una riduzione dei rientri (complessivamente 816 mila espatri e 333 mila rimpatri): di conseguenza, i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani, soprattutto a partire dal 2015, sono stati in media negativi per 70 mila unità l’anno. Significativi anche i dati sui laureati che lasciano il nostro Paese: in dieci anni sono stati 182 mila. Solo nell’ultimo anno hanno fatto la valigia 29 mila persone con un aumento del 6% che sale addirittura al 45% se si considerano gli ultimi 5 anni. </div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Considerando il livello di istruzione posseduto al momento della partenza, nel 2018 più della metà dei cittadini italiani che si sono trasferiti all’estero (53%) è in possesso di un titolo di studio medio-alto: si tratta di circa 33 mila diplomati e 29 mila laureati. Rispetto all’anno precedente le numerosità dei diplomati e laureati emigrati sono in aumento (rispettivamente +1% e +6%). L’incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima gli emigrati con titolo di studio medio-alto crescono del 45%.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all’estero hanno 25 anni o più: sono poco più di 84 mila (72% del totale degli espatriati); di essi 27 mila (32%) sono in possesso di almeno la laurea. </div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
(F: HuffPost 16.12.19)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CORSI UNIVERSITARI IN LINGUA INGLESE. SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO </b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Con la sentenza dell’11 novembre 2019, n. 7694, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha stabilito che a seguito della decisione della Corte Costituzionale, 24 febbraio 2017, n. 42, non è illegittima la scelta dell’ateneo di mantenere corsi in lingua inglese, laddove risulti la sussistenza di un numero adeguato di corsi di lingua italiana che faccia emergere come sia stata effettuata una scelta amministrativa che rappresenta l’esito di un proporzionato bilanciamento di interessi, di rilevanza costituzionale, sottesi alle esigenze di internazionalizzazione dell’offerta formativa e a quelle di dare la giusta rilevanza alla lingua italiana. (F: Osserv. univ. 21.12.19)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GLI ORDINI PROFESSIONALI E LA RAPPRESENTANZA USURPATA</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’Ordine è un Ente Pubblico al quale tutti i professionisti che vogliono esercitare la professione sono obbligati ad iscriversi, e l’obbligatorietà dell’iscrizione è la negazione di un fondamento democratico della rappresentanza, ovvero la volontarietà di adesione.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nessun Ordine ha quindi la rappresentanza dei propri iscritti proprio perché l’iscrizione è obbligatoria e non volontaria, così come, ad esempio, la Camera di Commercio non ha, né può avere la rappresentanza dei commercianti, degli industriali, delle imprese, degli artigiani o degli agricoltori che competono invece alle sole associazioni di categoria.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ne consegue che gli Ordini professionali, ai quali sono peraltro iscritti anche i professori universitari, i dipendenti pubblici o privati, e persino i colleghi che non esercitano la libera professione, e meno che mai la RTP (Rete delle Professioni Tecniche) o la Fondazione Inarcassa, per gli stessi motivi, non possono e non devono svolgere ruoli di rappresentanza né attività sindacali.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Per tali ragioni non è più rinviabile una seria riforma del sistema ordinistico italiano, finalizzata ad un suo radicale cambiamento, che consenta finalmente agli architetti e agli ingegneri italiani di organizzarsi in libere associazioni (sul modello anglosassone), che siano gli unici soggetti legittimati a rappresentare le istanze degli associati che esercitano la professione ai tavoli di contrattazione o di concertazione con gli interlocutori politici ed istituzionali di vario livello. (F: G. Maussier, lavoripubblici.it 27.12.19)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LE ACCADEMIE DI BELLE ARTI NON POSSONO PIÙ ATTENDERE. DEVONO ESSERE VALORIZZATE PER CIÒ CHE SONO: ISTITUTI DI RICERCA, SPERIMENTAZIONE E PRODUZIONE ARTISTICA E CULTURALE</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In seguito alla riforma avviata dal “Processo di Bologna” (1999), in Europa le Accademie di Belle Arti, Danza, Arte drammatica e i Conservatori, hanno assunto lo status di Istituzioni di Alta Formazione di livello universitario. La legge 508/99 ha riformato il settore artistico-musicale, recependo il dettato costituzionale che prevede all’articolo 33 il sistema della formazione artistica parallelo al sistema universitario.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Sono attive in tutte le istituzioni AFAM iniziative sperimentali che ampliano la tradizionale offerta formativa e che consentono agli studenti di conseguire diplomi accademici di primo e di secondo livello. Nei corsi sperimentali viene generalmente utilizzato un sistema di crediti formativi basato sul Sistema europeo di accumulazione e trasferimento dei crediti (ECTS): 180 crediti per il triennio di I livello e 120 crediti per il biennio di II livello.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Complessivamente le istituzioni AFAM contano circa 70.000 studenti iscritti, tra cui una significativa quota di studenti stranieri (7,5%), 8.500 docenti e 2.300 non docenti. La mobilità internazionale è storicamente molto sviluppata presso le Accademie di belle arti, e dal 2000, grazie alla legge di riforma, anche l’Accademia nazionale di danza, i Conservatori di musica e gli Istituti musicali pareggiati possono partecipare ai programmi europei per la mobilità di studenti e docenti. Il sistema AFAM è composto complessivamente da 145 istituzioni, di cui 82 statali e 63 non statali e, precisamente, da: 20 Accademie di belle arti statali; un’Accademia nazionale d’arte drammatica; un’Accademia nazionale di danza; 55 Conservatori di musica statali; 18 ex Istituti musicali pareggiati; 5 Istituti superiori per le Industrie Artistiche; 18 Accademie di belle arti legalmente riconosciute, tra cui le 5 storiche di Genova, Verona, Perugia, Bergamo, Ravenna; 27 altri Istituti autorizzati a rilasciare titoli con valore legale.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Se oggi è possibile in Italia laurearsi (3+2 o 5), prendere un Dottorato di Ricerca, essere un Professore Ordinario o un Professore Associato o un Ricercatore, dalla Biologia all’Educazione Fisica, deve essere possibile farlo anche in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, in Progettazione e Arti Applicate, in Didattica dell’Arte. (F: <a href="http://www.artribune.com/">artribune.com</a> 04.01.20)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RECLUTAMENTO</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RECLUTAMENTO DEGLI INSEGNANTI. LA SOLITA SANATORIA PER NON ABILITATI</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Gli altri Paesi europei (Inghilterra, Spagna, Germania, per citarne alcuni) hanno un sistema abilitante stabile e definito, in cui ogni anno sono banditi corsi post lauream di durata semestrale o annuale nei quali si seguono lezioni di psicologia, didattica e pedagogia. Questi percorsi sono selettivi in itinere e quindi in uscita. Al termine, gli abilitati svolgono un anno di prova in una scuola per ottenere il ruolo: concluso anche questo anno, il loro operato è giudicato da una commissione e ricevono un’ulteriore valutazione (con relativo punteggio che contempla anche la bocciatura) tramite una lezione simulata. Questi Paesi si trovano così con insegnanti davvero formati, che hanno seguito un percorso preciso, sempre uguale per tutti, e un’esperienza didattica guidata. Insegnanti abili e abilitati prima di entrare in classe, e non dopo avervi trascorso anni. Professionisti che non sono giudicati idonei a insegnare in base alla “stagionatura” del proprio precariato (24, 36, 48 mesi…) o alla capacità (e fortuna) di rispondere in maniera “esatta” (come diceva Mike Bongiorno) a dei quiz (in un Paese normale, specie se vige il valore legale del titolo di studio, le nozioni sulle materie si immagina siano certificate dal possesso della Laurea).</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In questo scenario, come se non bastasse, ogni triennio masse di persone continuano ad essere immesse, senza alcun discrimine, in quell’ammortizzatore sociale (tanto deprecato ma quanto comodo!) che è la terza fascia degli Istituti scolastici. E sono proprio questi docenti, non abilitati e inesperti, a reggere in effetti il sistema, mentre “maturano” esperienza “sul campo”, ovvero sperimentando sugli studenti, equiparati di fatto a mere cavie. Bisognerebbe smettere di operare in questo modo e sarebbe, viceversa, il caso di guardare all’estero non solo per salutare i cervelli in fuga e per importare format televisivi, ma anche per recepire sistemi formativi e di reclutamento evidentemente più efficaci del nostro. (F: M. Della Corte, scuolainforma.it 14.12.19)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RETRIBUZIONI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL GIUDICE AMMINISTRATIVO SUI BLOCCHI STIPENDIALI. NIENTE SUCCESSIVI RECUPERI</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Con sentenza del 6 dicembre 2019, n. 1672, il TAR Toscana, Firenze, Sez. I, si è pronunciato in tema di blocchi stipendiali, precisando che l’art. 9, comma 21, d.l.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>31 maggio 2010, n. 78, prevede che i meccanismi di adeguamento retributivo bloccati negli anni 2011, 2012 e 2013 (e, per effetto di proroghe ex lege, 2014 e 2015) non danno luogo a successivi recuperi, atteso che l’intento del legislatore è stato quello di evitare che il risparmio della spesa pubblica derivante dal blocco temporaneo potesse essere vanificato in futuro computando gli elementi retributivi, che sarebbero spettati nel quinquennio, nel trattamento economico successivo. (F: Osservatorio università 21.12.19)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SENTENZA DEL TAR DEL FRIULI VENEZIA GIULIA SU RETRIBUZIONI DEI MEDICI OSPEDALIERI</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Protocollo Regione-Università è pregiudizievole per i medici ospedalieri laddove «non prevede ... che il trattamento accessorio spettante ai professori e ai ricercatori universitari che svolgono attività assistenziale presso le aziende sanitarie universitarie integrate e gli altri enti del Ssr gravi esclusivamente a carico dei bilanci aziendali». La sua «imprecisa formulazione comporta l'effettivo e concreto rischio che la relativa spesa vada ad incidere, decurtandole, sulle risorse destinate esclusivamente al finanziamento» del trattamento economico degli ospedalieri. La sentenza sancisce che gli universitari vanno pagati a carico del bilancio aziendale, mentre gli ospedalieri per la parte variabile possono contare su fondi ad hoc costituiti per loro, che sono i fondi di posizione, di risultato (legato agli obiettivi) e quello cosiddetto di disagio, in cui rientrano il pagamento di straordinari e varie indennità. (F: C. De Mori, ilgazzettino.it 05.01.20)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DISPARITÀ DI TRATTAMENTO TRA RICERCATORI DI TIPO B</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La legge 240/10 all’art. 24 c.8 consente a tutti gli Atenei di aumentare fino al 30% il trattamento economico dei ricercatori RTDb rispetto a quanto percepito dai ricercatori RTDa. Invece, le Leggi di Bilancio del 16, 18 e 19 hanno previsto un piano straordinario con finanziamento a ricercatore, pari a un incremento stipendiale obbligatorio pari al 20%. In questo suddetto quadro normativo, le università si trovano divise in università che hanno corrisposto l’aumento a tutti gli RTDb e università che hanno corrisposto l’aumento del 20% solo agli RTDb assunti sul piano straordinario, provocando una discriminazione economica tra RTDb sia tra atenei diversi sia all’interno dello stesso ateneo. Ci si ritrova pertanto nella paradossale situazione in cui vi sono atenei e dipartimenti in cui esistono ricercatori di tipo B che, che pur avendo la medesima qualifica professionale, svolgendo la stessa mansione e impegnandosi nel medesimo carico didattico, ricevono uno stipendio inferiore ai colleghi della scrivania accanto, “economicamente privilegiati” perché reclutati su piano di reclutamento straordinario. (F: Change.org 15.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA SCIENTIFICA. NORMATIVA NAZIONALE PRIVACY TROPPO RESTRITTIVA RISPETTO ALLA NORMATIVA EUROPEA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il trattamento di dati particolari ai fini di ricerca scientifica trova la sua disciplina sia nel Regolamento UE n. 679/2016, (GDPR), sia nella normativa nazionale. Tuttavia, la disciplina nazionale pare molto più limitante e stringente rispetto a quanto previsto dal GDPR, deprimendo, di conseguenza, la possibilità per gli enti di ricerca di procedere a una maggiore condivisione delle banche dati, comprimendo l’attività di ricerca a livello nazionale e svilendo anche il benefico intento del GDPR di alleggerire gli obblighi di riservatezza in caso di ricerca scientifica, sul presupposto della prevalente utilità ed interesse della stessa rispetto al diritto alla riservatezza. Alla luce dell’esame dei vincoli normativi locali (in particolare, le limitazioni poste alla comunicazione, alla diffusione o, ancora, alla conservazione del dato), pare desumersi una chiusura del legislatore nazionale alla ricerca scientifica, in favore – al contrario – di una maggiore salvaguardia del diritto alla riservatezza degli interessati. Ciò, purtroppo, contrasta con la possibilità, tanto agognata dagli enti di ricerca, di procedere alla maggior libera condivisione delle banche dati. Prassi che si fonda sul fatto che la banca dati raccolta per un determinato progetto (in particolare, per quanto concerne il trattamento di dati genetici), costituisca un patrimonio prezioso per il centro di ricerca che dovrebbe essere messo in grado, anche normativamente, di poterla sfruttare per futuri e ulteriori progetti di ricerca non affini a quello originario.E ancora, si comprime in ultimo quella che è la portata dell’attività di ricerca scientifica nazionale, con conseguente graduale fuga degli investimenti in materia. (F: S. Gianvecchio, N. Martini, agendadigitale.eu 14.01.20)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LINEE GUIDA DELLA VQR. ANALISI DEL CUN</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il CUN chiedeva che, analogamente a quanto già avvenuto nei precedenti esercizi della VQR, fosse prevista una fase di consultazione sulla proposta del bando ANVUR prima della sua emanazione. Ma la richiesta del CUN è rimasta inascoltata. ANVUR ha emanato un bando VQR fatto e finito, senza fase di consultazione (a pensar male, scrive Roars, perché ben quattro consiglieri, in scadenza a primi di gennaio, avrebbero perso il “privilegio” di esser loro a dettare le regole della prossima valutazione nazionale). In attesa che il CUN commenti anche il bando, la sua analisi delle linee guida rileva: l’assenza di confronto con gli attori del sistema universitario e i loro rappresentanti nella stesura del DM; inoltre un’applicazione puntuale e stringente delle norme sull’open access potrebbe condizionare indebitamente la selezione dei prodotti della ricerca che dovrebbe essere ispirata esclusivamente a criteri qualitativi; la norma sugli “autori multipli”, se venisse applicata ad aree non omogenee dal punto di vista delle caratteristiche di pubblicazione, introdurrebbe distorsioni nella selezione dei prodotti della ricerca e limiterebbe in prospettiva la futura ricerca multidisciplinare e lo sviluppo di collaborazioni. Il CUN rimarca anche che i requisiti per la selezione dei GEV appaiono eccessivamente bassi e insufficienti a garantire l’elevata qualificazione richiesta. (F: Red.ne Roars 09.01.20)</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA VQR3 E LA BIBLIOMETRIA AUTOMATICA </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il bando VQR3 2015-2019<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>scritto dall’ANVUR sembra scritto ad arte, sostiene Roars, per consentire l’uso della bibliometria automatica e delle liste di riviste. Tra tutti gli scenari possibili quello peggiore è che la VQR sia usata come pretesto per sdoganare l’uso indiscriminato di CRUI-UNIBAS, un software che sforna valutazioni basate sulla bibliometria fai-da-te anvuriana, sviluppato dall’Università della Basilicata e che la CRUI distribuisce agli atenei italiani: agganci bibliometrici già pronti, classificazione delle riviste pronta. Si tratta di una valutazione automatizzata dei ricercatori, in completa contraddizione con le raccomandazioni internazionali, che da anni suonano l’allarme sui danni che derivano dall’uso indiscriminato delle metriche quantitative. Danni che sono già finiti sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale, impressionata dall’incremento del doping citazionale messo in atto dai ricercatori italiani. Se gli articoli di Nature, Science, Times Higher Education e Le Monde rendono difficile difendere la “virata bibliometrica” come scelta politica, essa potrebbe però essere giustificata come una necessità dettata dalla mancanza di fondi. Eppure, bastano due conti per verificare che il vincolo di bilancio sarebbe un falso pretesto. A fronte di una VQR3 che le costerà circa €11,1 milioni, ANVUR ha già in bilancio un tesoretto di €17,5 milioni, di cui €10 milioni sono accantonati proprio per la VQR. (F: Red.ne Roars 16.01.20)</span></div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">AGENZIA NAZIONALE DELLA RICERCA. 5.026 PROFESSORI E RICERCATORI DI 77 UNIVERSITÀ ED EPR CHIEDONO DI RITIRARE IL PROVVEDIMENTO DI ISTITUZIONE. Il PARERE DEL CAPO DIPARTIMENTO MIUR </span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La futura Agenzia nazionale della ricerca (ANR) è una nuova realtà che dovrebbe servire a promuovere, coordinare e finanziare i progetti dei vari enti di ricerca italiani con una dotazione - a regime - di 300 milioni l’anno. A differenza di analoghe strutture europee, a stringere e allargare i cordoni della borsa non sarebbe incaricato un comitato scientifico formato da ricercatori di chiara fama anche internazionali, ma un direttivo di nove membri, 6 dei quali di nomina governativa. Nel frattempo il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, coordinato dal professor Carlo Ferraro, già docente del Politecnico di Torino, ha deciso di promuovere un «Appello per la Ricerca Italiana» che, nei 3 giorni di diffusione utili per firmarlo, è stato sottoscritto da 5.026 Professori e Ricercatori di 77 Università ed Enti Pubblici di Ricerca Italiani. A preoccupare i firmatari è il rischio che l’Agenzia promuova solo alcune aree della ricerca applicata, trascurando quella di base che già soffre di un sottofinanziamento cronico. Inoltre nella proposta di istituzione dell’ANR c’è un altro aspetto molto grave, e cioè che l’ANR è essenzialmente di nomina “politica”: infatti il Direttore è scelto dalla Presidenza del Consiglio e altri 5, dei 9 componenti complessivi, sono nominati da vari Ministri. La politica entrerebbe quindi a piè pari nel controllo delle Università e degli Enti di Ricerca, in dispregio dell’art. 33 della Costituzione. Di qui la richiesta di ritirare il provvedimento. </span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“L’articolo 28 che prevede l’istituzione dell’Agenzia, se non ulteriormente precisato, rischia da un lato di comprimere il principio costituzionale della libertà della ricerca interferendo sulla autonomia e autogoverno delle Università e degli Enti pubblici […] Dall’altro lato, la norma interviene introducendo meccanismi di sovrapposizione con le competenze ministeriali.“. “La disposizione [l’ articolo 29] come proposta rischia di bloccare per anni le assunzioni di ricercatori e tecnologi“.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A esprimere questi giudizi sugli articoli della Legge di Bilancio relativi a università e ricerca è stato il Capo Dipartimento Miur Giuseppe Valditara. <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: CorSera 05.12.19; Roars 13.12.19) )</span></div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">ANR. ITALY’S PLAN TO CREATE €300-MILLION RESEARCH AGENCY DRAWS FIRE</span></b><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Italy is a rare example of a major world economy without a research funding agency that operates independently of a science or research ministry. The new ANR (Agenzia Nazionale per la Ricerca), Conte said, would be modelled on science funding agencies in other European countries, which operate under the broad principle that politicians decide how much to allocate for research and have a say in strategic funding priorities. However, politicians do not decide which proposals are funded; nor are they involved in setting criteria for awards, or in evaluation. These tasks need to be performed independently, by subject experts chosen by the research community.</span><br />
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<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Under a proposal that has been presented to Italy’s parliament as part of the 2020 budget, the ANR will receive €25 million (US$28 million) for 2020, then €200 million for 2021 and €300 million annually from 2022. These are small sums by the standards of similar-sized economies, but it’s a start. The ANR will coordinate research at universities and public research institutes. It will also fund “highly strategic” projects, and encourage participation in international research initiatives and cooperation with the private sector. But the fine print — or lack of it — is causing concern. The current draft law says that the ANR’s nine-member governing board will be nominated by university presidents, as well as representatives from the prime minister’s office and government ministries. This is an unusually high level of involvement from political representatives, fuelling fears that the agency will come under the influence of politicians. </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: Nature 575, 565, 2019)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I RICERCATORI PIÙ INFLUENTI AL MONDO 2019 SECONDO CLARIVATE ANALYTICS. 81 SONO ITALIANI</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ogni anno, il Web of Science Group identifica i ricercatori più influenti al mondo. I pochi selezionati sono stati citati più frequentemente dai loro pari nell'ultimo decennio. Nel 2019 meno di 6.300, ovvero lo 0,1%, dei ricercatori di tutto il mondo, in 21 campi di ricerca, si sono aggiudicati questa segnalazione esclusiva. </span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La lista Highly Cited Researchers (HCR) 2019 rappresenta oltre 1.200 istituzioni, in più di 60 Paesi, e include 23 Nobel - tre dei quali hanno ricevuto il premio nel 2019.</span> <br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Risultati HCR Italia: • Il numero di HCR è sceso da 92 nel 2018 a 81 nel 2019. (V. Tabella)</span><br />
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<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">(F: </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="https://clarivate.libguides.com/italia"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">https://clarivate.libguides.com/italia</span></a></span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">)</span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tabella. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Numero di ricercatori Highly Cited 2014-2019 nelle prime 20 istituzioni di ricerca italiane.</i></span><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-8ZXNCi47Y4I/Xrl1vnW1CDI/AAAAAAAAkaY/CIIt_aAH1nAQCNkedjYXfj3auf-dbxTuACLcBGAsYHQ/s1600/HIGHLY%2BCITED%2BRES%2BITALIA%2B2019%2B16.03.20.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="813" data-original-width="1089" height="475" src="https://1.bp.blogspot.com/-8ZXNCi47Y4I/Xrl1vnW1CDI/AAAAAAAAkaY/CIIt_aAH1nAQCNkedjYXfj3auf-dbxTuACLcBGAsYHQ/s640/HIGHLY%2BCITED%2BRES%2BITALIA%2B2019%2B16.03.20.JPG" width="640" /></a></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SECONDO I ‘TOP SCIENTISTS’ DI PLOS BIOLOGY LA RICERCA GASTROENTEROLOGICA ITALIANA ECCELLENZA MONDIALE </span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un recente studio (PLOS Biology, August 12, 2019*) condotto in collaborazione tra diversi centri di ricerca statunitensi, tra cui l’università di Stanford (USA) e la Research Intelligence olandese, ha dato i voti ai ricercatori di tutto il mondo suddivisi in 22 settori e 176 sottosettori. Gli autori dello studio hanno preso in considerazione una serie di parametri tra cui il numero e la qualità delle citazioni, le autocitazioni, la posizione tra i co-autori di un articolo scientifico. Dalle più diffuse banche dati (tra cui Scopus e Google Scolar), sono stati analizzati gli articoli scientifici di milioni di ricercatori di tutto il mondo classificati per la produzione scientifica degli ultimi 20 anni e dell’anno 2017. Da questa analisi emerge come sono tantissimi i ricercatori italiani che occupano posizioni di prestigio nella classifica dei ‘Top-Scientists’ e tra questi i ricercatori di medicina.</span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In particolare compaiono nell’elenco ben 27 gastroenterologi e la gastroenterologia italiana emerge tra le discipline mediche come una di quelle con il più alto numero di presenze tra i Top-ricercatori mondiali. (F: M. Cavalieri, lecodelsud 24.11.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL RECLUTAMENTO DEI RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO TIPO A </span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tra tutte le aree CUN, sono le due relative a ingegneria (08 e 09) a contenere, da sole, circa il 22% del totale dei 10.160 RTDa fino ad oggi reclutati. A fronte di tale costante crescita del numero di nuovi RTDa, però, non è corrisposto un equivalente effetto di incardinamento in ruoli stabili (includendo anche quella di RTD di tipo “b”), tant’è che il numero totale di RTDa in servizio è salito dai circa tremila del 2014 ai quasi cinquemila attuali, corrispondenti a poco meno del 10% dei 55mila docenti e ricercatori che al momento costituiscono il sistema universitario italiano. Limitando lo studio ai soli 3.745 RTD assunti fino all’anno 2013 incluso, la percentuale di “stabilizzazione” (il cui valore medio nazionale è 59,2%) è piuttosto uniforme: il minimo si riscontra al Centro, con un 52,3% nel quale in questo studio sono inserite la maggior parte delle università telematiche, mentre il Nord (64,6%) e il Sud (65,9%) sostanzialmente si equivalgono e le Isole si attestano attorno alla media (59,1%).Una recente proposta CUN mira a introdurre la figura del “Ricercatore post-Dottorato”, priva di obblighi di didattica e con una rinnovabilità per un massimo totale di sei anni (dei quali non più di tre nella stessa sede), alla quale seguirebbe la figura di “Professore Junior” in tenure track con accesso a PA dopo altri 3 anni (prorogabili a 5) a seguito di conseguimento dell’ASN. Staremo a vedere se questa possibile riforma sarà in grado di assicurare un accesso stabile nel sistema universitario, o se condurrà ad un’ulteriore precarizzazione del mondo della ricerca. (F: A. Ventura, Roars 27.11.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">HYPERAUTHORSHIP. I LAVORI CON PIÙ DI 1000 AUTORI RADDOPPIATI IN CINQUE ANNI</b></div>
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Martin Szomszor e i suoi colleghi dell’Institute for Scientific Information (Isi) hanno analizzato gli articoli contenuti nel database Web of Science (Wos) constatando che negli ultimi 5 anni il numero dei paper con più di 1000 autori o che coinvolgono più di 100 Paesi è più che raddoppiato rispetto al lustro precedente. Se tra il 2009 e il 2013 erano 573, tra il 2014 e il 2018 se ne contano 1.315.</div>
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A stupire gli analisti dell’Isi non è solo l’impennata dell’hyperauthorship, ma anche il fatto che tali articoli di massa siano pubblicati con maggiore frequenza. Tra il 2009 e il 2013, nel Wos era indicizzato un solo manoscritto redatto da ricercatori di oltre 60 Paesi, nei cinque anni successivi ce ne sono stati 49, e quasi due terzi di questi avevano autori provenienti da oltre 80 nazioni.</div>
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Per Szomszor e diversi altri esponenti del mondo accademico l’hyperauthorship non è un fenomeno negativo, poiché riflette la natura sempre più globale della ricerca in diversi campi. Questa tendenza, inoltre, probabilmente aumenterà nel prossimo futuro. Basta pensare ai temi che dominano la cronaca: cambiamenti climatici, epidemie, cause delle migrazioni dei popoli non rispettano certo i confini nazionali. Ma il timore è quello che l’hyperauthorship finisca col nascondere pratiche non del tutto oneste, come quella di inserire nell’elenco degli autori di un articolo membri del team che in realtà hanno contribuito poco o niente alla specifica ricerca, ma che nella logica del publish or perish (la regola non scritta per cui se uno scienziato non pubblica lavori difficilmente sopravvivrà, lavorativamente parlando) ne traggono vantaggio per le loro carriere e per l’accesso ai finanziamenti. (F: M. Magistroni, Wired 18.12.19)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PRECARI DELL’UNIVERSITÀ DIVERSI DA QUELLI DEGLI EPR NEL DL 126</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
FlcCgil rileva che gli emendamenti per i lavoratori precari dell’università, diversi nella forma ma coerenti con quelli per gli enti di ricerca, sono stati tutti bocciati e quindi è rimasto immodificato nel passaggio parlamentare l’art. 5 del DL 126 “Semplificazioni in materia universitaria”.</div>
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La qualità di questi interventi normativi, per i quali occorre dare merito ad una evidente sensibilità emersa nelle commissioni parlamentari in cui si è svolta la discussione, rendono però del tutto paradossale l’opposto trattamento riservato ai precari dell’università.</div>
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Difficile spiegare come sia possibile che gli emendamenti per i lavoratori precari dell’università, diversi nella forma ma coerenti nella sostanza politica con quelli per gli enti pubblici di ricerca, siano stati tutti bocciati e che quindi sia rimasto immodificato nel passaggio parlamentare l’art. 5 del DL 126 “Semplificazioni in materia universitaria”. Vogliamo auspicare che il progetto di legge in via di presentazione riguardante il reclutamento nelle università sia davvero l’occasione aperta al confronto in grado di sanare definitivamente questa disparità di trattamento tra chi fa ricerca negli enti e chi la svolge negli atenei. (F: FlcCgil 21.12.19)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">QUASI UNANIME CONTRARIETÀ ALL’USO AUTOMATIZZATO DI INDICATORI BIBLIOMETRICI NELLA VALUTAZIONE DELLA RICERCA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">“There is a serious danger that undue emphasis on bibliometric indicators will not only fail to reflect correctly the quality of research, but may also hinder the appreciation of the work of excellent scientists outside the mainstream; it will also tend to promote those who follow current or fashionable research trends, rather than those whose work is highly novel and which might produce completely new directions of scientific research. Moreover, over- reliance on citations as a measure of quality may encourage the formation of aggregates of researchers (or “citation clubs”) who boost each others citation metrics by mutual citation. It thus becomes important to concentrate on better methods of evaluation, which promote good and innovative scientific research. […] Evaluations must be based under all circumstances on expert assessment of scientific content, quality and excellence.” </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Una presa di posizione netta, sottoscritta nel 2017 da tre accademie delle scienze: Académie des Sciences, Leopoldina e Royal Society 2017. Da anni, i valutatori di stato italiani e la CRUI si tappano le orecchie, ma sull’inopportunità e i pericoli di un uso automatizzato di indicatori bibliometrici nelle valutazioni individuali dei ricercatori e dei singoli lavori scientifici c’è un consenso pressoché universale, testimoniato da diverse dichiarazioni sottoscritte da autorevoli organismi scientifici, agenzie di valutazione, premi Nobel e così via. Roars ha pubblicato una antologia, necessariamente incompleta, di queste prese di posizione pubbliche, sperando che possa servire da promemoria al neo-Ministro, alla CRUI e anche all’ANVUR, il cui direttivo sarà presto rinnovato per quattro settimi. (F: G. De Nicolao, Roars 17.01.20)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CON IL TITOLO “UN SISTEMA DI VALUTAZIONE DA RIFARE. FERMIAMO LA VQR 2015/2019” LA FLC CGIL CRITICA METODI E FINALITÀ DEL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA RICERCA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In quest’ultimo decennio, dopo l’approvazione della cosiddetta Legge Gelmini, il MIUR e l’ANVUR hanno sviluppato un complicato sistema di valutazione che ha inciso sulla vita quotidiana delle università. Questa valutazione ha infatti contribuito significativamente alla progressiva divergenza tra gli atenei distribuendo su base premiale una quota crescente di risorse (nel Fondo di Finanziamento Ordinario come nei piani straordinari di reclutamento). Tutto ciò ha gravemente distorto la libera attività di ricerca, determinando sperequazioni insormontabili tra i diversi gruppi di ricerca e le differenti aree scientifiche; ha imposto una logica da publish or perish che è andata deprimendo la qualità delle pubblicazioni scientifiche a favore della quantità; ha diffuso nella comunità accademica prassi opportuniste, come recentemente evidenziato dalle discussioni sulle cosiddette autocitazioni nazionali. In ultimo, la rilevazione capillare di dati e parametri ha spostato una parte sempre più rilevante di lavoro e di impegno di docenti e uffici, in una crescente deriva burocratica. (21.01.20). E questo è solo l’inizio. Vedi il seguito sul Tweet: </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un sistema di valutazione da rifare. Fermiamo la VQR 2015/2019 <a href="http://www.flcgil.it/universita/un-sistema-di-valutazione-da-rifare-fermiamo-la-vqr-2015-2019.flc">http://www.flcgil.it/universita/un-sistema-di-valutazione-da-rifare-fermiamo-la-vqr-2015-2019.flc</a> </span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SISTEMI UNIVERSITARI E SVILUPPO SOCIOECONOMICO</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il ruolo dei sistemi universitari nelle società contemporanee è più che mai determinante. Le università sono considerate istituzioni capaci di favorire la crescita economica, migliorare la produttività, ridurre l’ineguaglianza sociale e favorire l’innovazione nei territori in cui operano. I dati Ocse (Education at a Glance) mostrano che in media, tra il 2010 e il 2016, i paesi hanno ridotto del 4,5 per cento i fondi destinati all’educazione terziaria, mentre in Europa la riduzione media è addirittura dell’11 per cento (Paesi Ue 23). In un recente studio sono state stimate le relazioni tra i risultati e le determinanti dei sistemi universitari di 29 paesi europei, dal 2000 al 2014. L’analisi si basa su un quadro teorico ed empirico in cui abbiamo associato diversi indicatori di misura alle performance dei sistemi universitari e ai relativi fattori determinanti. I risultati, stimati attraverso un approccio statistico (metodologia Structural Equation Modelling), hanno permesso di formulare alcune osservazioni sui fattori associati alle performance dei sistemi universitari.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In primo luogo, le stime rivelano che i risultati associati all’insegnamento, misurati in termini di tasso di conseguimento della laurea (graduation rate), influenzano in modo trascurabile le performance in ricerca e terza missione. In altre parole, i sistemi universitari con le migliori percentuali di laureati non sono necessariamente quelli con le migliori prestazioni in ricerca e in trasferimento tecnologico. Il risultato mette in luce la necessità di operare attraverso politiche mirate, orientate a migliorare le performance di una specifica attività universitaria.</div>
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La seconda osservazione che emerge dallo studio si riferisce all’effetto delle risorse finanziarie. Benché il livello di finanziamenti pubblici alle università sia un elemento rilevante, le stime mostrano effetti quantitativamente limitati. Elevati finanziamenti pubblici favoriscono in modo significativo l’accesso ai sistemi universitari (in termini di numero di studenti), ma non garantiscono necessariamente il raggiungimento di performance eccellenti, soprattutto nell’ambito della qualità della ricerca. I sistemi universitari hanno dunque la necessità di sviluppare competenze e strumenti per poter tradurre efficacemente le risorse in risultati.</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In questo contesto, lo sviluppo socioeconomico del paese emerge come principale determinante. I sistemi universitari che ottengono i migliori risultati sono associati a un elevato sviluppo socioeconomico, non solo in termini di Pil pro capite, ma anche in termini d’innovazione e mercato del lavoro. (F: T. Agasisti e A. Bertoletti, lavoce.info 09.01.20)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITÀ. COME SI SONO EVOLUTE </span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tra statali e privati, l’Italia annovera 98 atenei universitari sparsi su tutto il territorio nazionale. In ogni regione italiana è presente almeno un’università, ma ve ne sono alcune – come la Lombardia e il Lazio – che ne contano più di dieci ciascuna. Dei 67 atenei statali, 8 hanno sede in Lombardia, 7 in Toscana e 6 in Lazio e Campania. Dei 31 istituti privati, invece, quasi due terzi sono concentrati nel Lazio (13) e in Lombardia (7).</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Alcuni atenei presentano delle peculiarità che li differenziano da quelli “classici”: tra le 67 università pubbliche si annoverano infatti tre scuole di formazione dottorale (il Gran Sasso Science Institute, la SISSA di Trieste e l’IMT di Lucca), altre tre scuole superiori universitarie (la Normale e il Sant’Anna a Pisa e lo IUSS a Pavia) e due università per stranieri (a Siena e Perugia). Tra i 31 atenei privati, invece, si contano una sola università per stranieri (a Reggio Calabria) e ben undici università telematiche, di cui più della metà (6) hanno la propria sede centrale nel Lazio.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Scienze mediche (codice 06) è l’area che conta più accademici sia nelle università statali che in quelle private, con 8119 docenti nelle prime e 747 nelle seconde (al 31 dicembre 2018). Nelle università pubbliche il secondo posto spetta a ingegneria industriale e dell’informazione (area 09) con 5359 docenti, mentre la medaglia di bronzo va a scienze biologiche (area 05) con 4552 accademici. A chiudere la classifica delle università statali è il ramo delle scienze della Terra (04) con 1023 tra professori e ricercatori, preceduto da quello delle scienze politiche e sociali (14) con 1465 docenti nelle università statali.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’assunzione di ricercatori a tempo determinato a partire dal 2005 non è bastata a impedire il sovvertimento della struttura piramidale che contraddistingueva la gerarchia accademica: se nel 2000 i ricercatori totali erano più degli associati, che a loro volta erano più degli ordinari, al 31 dicembre 2018 sono gli associati (19.676) ad essere più numerosi dei ricercatori (18.836). Questi ultimi nel loro complesso sono cresciuti di oltre 6 mila unità dal 2000 al 2012, per poi diminuire e tornare, per via dei tagli che hanno colpito il mondo della ricerca accademica, agli stessi livelli del 2000. </span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Negli atenei statali le donne rappresentavano il 29% del corpo accademico al 31 dicembre del 2000, mentre 18 anni dopo tale quota è salita al 38,1%. Questa crescita ha riguardato tutte le posizioni accademiche: sempre restando nelle università statali, le ordinarie sono cresciute dal 13,4% al 24%, le associate dal 27,9% al 38,5% e le ricercatrici a tempo indeterminato dal 41,9% al 49,4%. </span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Evoluzione delle cariche accademiche nelle università statali (2000-2018):</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="https://app.flourish.studio/visualisation/994323/edit">https://app.flourish.studio/visualisation/994323/edit</a></span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: N. Berti, A. Vernetti, flourish.studio 25.11.19)</span><br />
<br />
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<br /></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DOMANDE DI AMMISSIONE PER L’UNIVERSITÀ</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Resta stabile il numero delle domande con 79.294 rispetto alle 79.450 domande dello scorso anno, con appena 156 domande in meno. Si rilevano comunque variazioni significative fra metà delle Università in crescita e l’altra metà in calo.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In aumento Campobasso con +31%, Catanzaro +21%, Chieti +16%, Genova +14%, Salerno +12% e Foggia +11%. A seguire Messina con 8,3%, Perugia 7,4%, Milano Humanitas +6,9%, Pavia +6,6%, Torino +6,2% e Pisa con +6,1%. Quindi con il +4,3 % Siena, poi Milano S. Raffaele + 3,2%, Sassari +3,1%, Verona + 2,5%, Parma +2,4%, Bologna +2,1%, Milano +1,4%, Palermo + 1,3%,Udine + 0,9%, Napoli Federico II +0,7% e infine Modena a Novara con +0,2%.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Al contrario si nota un rilevante calo delle domande per Napoli Vanvitelli con il -28% dalle 2.610 dello scorso anno agli attuali 1.874, 736 in meno. Analogo calo percentuale con -27% per Roma Campus da 536 dello scorso anno alle attuali 392. Seguono con valori percentuali inferiori Catania con -12% e Ancona -11%. Quindi Varese con -8,8%, L’Aquila con -8,1%, Roma Tor Vergata -6,9%, Milano Bicocca -5,6% e Ferrara con - 4,5%. Sotto -3% si trovano Roma Sapienza con -2,9%, Roma Cattolica e Bari con -2,8%, Padova -2,6%, Firenze -2,5%, Trieste -2,2%, Brescia – 1,8% e Cagliari con-1,7%. (F: Report Mastrillo dicembre 19)</span><br />
<br />
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<br /></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">D.M. SULLA PROGRAMMAZIONE TRIENNALE DELLE UNIVERSITÀ. NUOVA REDAZIONE<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il MIUR ha ritirato la precedente versione del Decreto “Linee generali d'indirizzo della programmazione delle università 2019-2021 e indicatori per la valutazione periodica dei risultati“ e ha provveduto a pubblicarne una nuova in data 20 novembre 2019. Roars segnala il testo ai lettori: </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"><a href="https://tinyurl.com/yx2ssaa7">https://tinyurl.com/yx2ssaa7</a> (06.12.19)</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"></span></div>
<br />
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<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PER SUPERARE IL NUMERO CHIUSO A MEDICINA UN DIVERSO TIPO DI SELEZIONE CHE DURA UN ANNO</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La questione è al vaglio della VII Commissione e prevede diversi step. Primo fra tutti l’orientamento: va potenziato già a partire dal terzo anno delle superiori. I ragazzi, infatti, potranno usufruire di corsi online con tanto di prova di autovalutazione per avere la piena consapevolezza delle loro capacità. «I corsi online saranno pubblici e gratuiti – spiega Manuel Tuzi, deputato e relatore della riforma in Commissione. Dopo un corso di 100 ore e l’ottenimento dell’attestato di partecipazione attraverso dei moduli di autovalutazione, lo studente accede al primo anno di medicina: un anno di lezioni teoriche, per evitare il sovraffollamento dei laboratori che non potrebbero reggere un elevato numero di studenti, tutte di area medica che terminerà con un test di accesso al secondo anno». La selezione quindi arriva al secondo anno. Il primo anno sarà comune per medicina, odontoiatria, chimica e tecnologie farmaceutiche, farmacia, biologia e biotecnologia. Lo scorso anno gli studenti immatricolati a questi corsi di laurea erano, complessivamente 52mila, quest’anno quasi 55mila. Poi, alla fine del primo anno, avviene la selezione attraverso il raggiungimento di un numero minimo di crediti agli esami e tramite un test cosiddetto “a soglia” per il quale chi ha ottenuto un voto minimo entra sicuramente in una delle facoltà. Il primo classificato ovviamente accede alla facoltà indicata come prima scelta e poi si va a scalare nelle altre. (F: L. Loiacono, Il Messaggero 24.11.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ACCESSO A MEDICINA, MODELLO FRANCESE: CHE COS'È E COME FUNZIONA QUESTO ROBUSTO CATENACCIO</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Se il test d’ingresso di Medicina - così come lo conosciamo - fosse abolito, e si optasse per il sistema alla francese, non vorrebbe dire che è arrivata la pacchia. Significherebbe invece che il proprio posto in facoltà dovrà essere difeso comunque sul campo di battaglia. In Francia infatti i ragazzi non hanno una vita più semplice: sono previsti 2 concorsi, uno al primo semestre e 1 al secondo semestre, veri e propri test composti di quiz a risposta multipla, corretti con sistemi informatici per evitare favoritismi e irregolarità. La differenza con i test di ingresso italiani è che queste prove in itinere si basano sulle materie studiate durante l’anno. E se va male? Se si cade sulla prova del primo semestre, le università francesi possono reindirizzare al massimo il 15% degli studenti verso altre facoltà. Ma se si è matricole, si può continuare sperando di passare il secondo test, alla fine del secondo semestre. Se invece si è ripetenti, si deve accettare il reindirizzamento e spostarsi di facoltà. Una volta effettuato il passaggio, in entrambi i casi non si potrà riprovare a iscriversi nelle facoltà di area sanitaria e medica. Ma l’odissea non è finita qui! Anche se si riesce a superare il secondo esame di sbarramento, accedono al secondo anno solo coloro che rientrano tra i posti disponibili. Tutti gli esclusi possono scegliere di essere reindirizzati verso altre facoltà o ripetere il primo anno. Ma se saranno di nuovo bocciati, non potranno più reiscriversi. <span style="background: white;">L'Association Nationale des étudiants en médecine de France (ANEMF) sottolinea l'esigenza di rivedere il numerus clausus a Medicina perché non offre equità di accesso al sistema. Infatti, circa l'80% degli studenti vedono sfumare il loro sogno alla fine del primo anno di studi, e sono poi male indirizzati verso corsi di studi alternativi</span> (F: C. Ardizzone, skuola.net 16.10.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">CAPIRE BENE CHE COSA VORREBBE DIRE COPIARE IL SISTEMA FRANCESE PER ACCEDERE AI CDL SANITARI TIPO PACES</span></b><br />
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<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Come una minestra riscaldata torna in questi giorni la proposta di copiare la Francia per gli accessi al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Proprio quando, ironia della sorte, numerosi protagonisti del mondo della Sanità francese iniziano a mettere in discussione il sistema di selezione e formazione dei futuri medici in patria. In Francia, il giovane studente, aspirante medico, deve affrontare un anno accademico denominato PACES (Première Année Commune des Etudes de Santé) che è comune a 4 corsi di laurea - Medicina, Odontoiatria, Farmacia e Ostetricia -, seguendo, nel corso dei due semestri, corsi di scienze di base (biologia, fisica, chimica), di scienze mediche (anatomia, istologia, fisica, chimica), di scienze umane e sociali. Al termine del secondo semestre viene svolta la selezione nazionale per l'ingresso nel percorso specifico scelto, che rimane a numero programmato. In media, soltanto il 20% degli studenti che hanno manifestato l'intenzione di dedicarsi agli studi medici riesce ad ottenere l'accesso al secondo anno e dunque ad iniziare il percorso di studi verso la carriera prescelta. Il restante 80% si ritrova ‘malheuresement’ ad aver sprecato tempo ed energie! Qualcuno lo ha definito un bagno di sangue! <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Una sorta di esame di ammissione prolungato ed estenuante che invece di durare poche ore come in Italia, dura un intero anno.</i></span><br />
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<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Nel 2014 in Francia su 58.000 studenti frequentanti il PACES, solo 7.492 sono stati ammessi al secondo anno nel percorso di medicina. Anche l'accesso alle altre 3 facoltà del PACES è limitato dal numero chiuso (nel 2013 i posti riservati per odontoiatria sono stati 1.200, per ostetricia 1.017 e per farmacia 3.095). Giova ricordare che in Italia quest’anno si sono presentati al test di ammissione circa 67.000 studenti per circa 9.770 ammissioni, al netto delle iscrizioni in Università straniere. (F: quotidianosanita.it 01.10.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">MATRICOLE DIMEZZATE IN 10 ANNI A GIURISPRUDENZA</b></div>
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Secondo l’indagine condotta da Anvur, in un decennio gli iscritti alla facoltà di Giurisprudenza sono quasi dimezzati. L’analisi prende in considerazione il lasso temporale dal 2006 al 2018: gli immatricolati sono passati da 29.000 a 18.000, quindi il 38% in meno. Non solo è calato il numero degli immatricolati, ma anche degli iscritti totali, ciò significa che molti studenti abbandonano il percorso prima della laurea. Sempre tra il 2006 e il 2018 il numero totale degli studenti di Giurisprudenza è sceso di ben 53.000 unità. Le cause sono svariate, in primis la mole di studio e la lunghezza del percorso. A questo si aggiunge anche che, dopo la laurea, per entrare nel mondo del lavoro bisogna aspettare molto tempo: sia per la carriera di avvocato sia di magistrato sia di notaio, sono necessari molti mesi di tirocinio prima di tentare l’esame di abilitazione, il tutto a titolo gratuito o con rimborsi spesa spesso irrisori. (F: Money 19.12.19)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA SCELTA DELL’UNIVERSITÀ NEI GIOVANI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I giovani di oggi hanno più dubbi su cosa fare dopo la scuola, a partire dalla scelta di iscriversi o non all'università: gli studenti che non intendono iscriversi all'università calano del 5,5% (dall'81,4% del 2018 al 79,9% del 2019). Ma su quali valutazioni si basa la scelta dell'università cui iscriversi? I principali motivi di scelta sono legati agli interessi personali e, in secondo luogo, a una prospettiva occupazionale. Solo il 44% sembra interessato al prestigio dell'università da frequentare. Seguono, nell'ordine, il costo degli studi che preoccupa îl 39%, la vicinanza a casa (22%) e la possibilità di frequentare gli amici (13%). (F: ItaliaOggi 16.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE</span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IN ITALIA IL MAGGIOR NUMERO DI NEET SECONDO IL RAPPORTO UNICEF</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In Italia la presenza di giovani etichettabili come 'Neet' (Not in education, employment or training), vale a dire che non studiano, non lavorano e non seguono nessun percorso di formazione, vede al primo posto la Sicilia, con un'incidenza del 38,6% della popolazione. A seguire la Calabria (36,2%) e la Campania (35,9%). E' uno dei dati più significativi contenuti nella ricerca di Unicef Italia 'Il silenzio dei Neet. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio', realizzata sugli ultimi dati Istat del 2018, e lanciata nell'ambito del progetto 'Neet Equity', selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile. La fotografia dei giovani Neet italiani evidenzia una composizione particolare quanto intuibile sotto il profilo dell'età: nel 47% dei casi tra i 25 e i 29 anni, nel 38% tra i 20 e i 24 e il restante 15% nella forchetta 15-19 anni. Interessante inoltre il fatto che la maggior parte di questa tipologia di giovani ha anche conseguito un diploma di scuola secondaria superiore (49%), a fronte di un 40% con un livello di istruzione più basso e addirittura di un 11% di laureati. Nel complesso i Neet - ricorda Unicef Italia nel suo rapporto - nella fascia di età 15-29 anni sono pari a 2.116.000, rappresentando il 23,4% dei giovani della stessa età presenti sul territorio. Nel Nord Italia sono il 15,5%, nel Centro il 19,5% e nel Sud il 34%. Nel confronto con l'Europa, che presenta una media del 12,9%, l'Italia si posiziona al primo posto, seguita dalla Grecia (19,5%), Bulgaria (18,1%), Romania (17%) e Croazia (15,6%). Invece le nazioni con il tasso di neet più contenuto sono i Paesi Bassi (5,7%), la Svezia (7%) e Malta (7,4%). (F: RAINEWS24</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
10-10-19)</div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNO SCORCIO PESSIMISTICO DELL’ARENA ACCADEMICA DOVE SI MUOVONO I GIOVANI</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nell’arena accademica, sempre più plasmata a immagine e somiglianza dei moderni gladiatori, i ricercatori più giovani sono i soggetti più indifesi. Le strette gerarchie di gestione della moderna caserma universitaria tendono a isolare i diversi livelli, interponendo steccati tra docenti e ricercatori di diverso grado e tra studiosi di aree diverse, confinati in compartimenti (dipartimenti) secondo una razionalità d’ispirazione spartana. I giovani sono soggetti alla crescente, ossessiva pressione della produttività: insegnare, pubblicare, vincere borse di studio e bandi di gara per ottenere finanziamenti.</span><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I giovani studiosi hanno poco tempo per socializzare e non hanno modo di sviluppare forme di solidarietà. In perenne lotta per la loro sopravvivenza accademica, all’interno e all’esterno del proprio guscio, sono scoraggiati a intraprendere qualunque iniziativa collegiale, anzi sono spinti a boicottarla appena intravvedono all’orizzonte questo pericolo. Tutto ciò favorisce il controllo da parte dei manager accademici, da un lato, e incoraggia i comportamenti aggressivi, dall’altro. E, nei casi meno nobili, la competizione non si risolve nel migliorare se stessi e i risultati del proprio lavoro, ma ci si dà da fare affinché siano i propri rivali a fallire. (F: R. Rosso, FQ 03.12.19)</span><br />
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’ART. 71 DELLA LEGGE DI BILANCIO RIPRISTINA L’OBBLIGO PER TUTTA LA PA, IVI INCLUSE UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA, AD APPROVVIGIONARSI CON CONSIP</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La Legge di bilancio dell’anno scorso aveva consentito agli Enti Pubblici di Ricerca di procedere a nuove assunzioni per mitigare il crescente problema del precariato. Ora che è cambiato il governo, con l’art. 29 vengono imposti stravaganti indicatori per il controllo della spesa per il personale. Un’altra perla è l’art. 72 comma 23 che obbliga tutta la pubblica amministrazione italiana, incluse le università, ma escluse le regioni, al riuso dei sistemi e degli strumenti ICT (Information and Communication Technology). E così i poveri professori e ricercatori italiani saranno obbligati, per legge di bilancio, a telefonare con i vecchi Nokia 3310, a usare Windows95 e a recuperare il glorioso Commodore64. Il capolavoro è il comma 3 dell’art. 71. Con il decreto-legge scuola attualmente in fase di conversione, le università erano state finalmente affrancate dall’obbligo di uso dei bizzarri strumenti del CONSIP, una specie di Amazon di Stato, macchinosa e inusabile, dove si trovano spesso attrezzature di qualità inferiore e a prezzi superiori rispetto a quelle disponibili sul libero mercato. Ma ecco che l’art. 71 ripristina l’obbligo per tutta la PA, ivi incluse università ed enti di ricerca, ad approvvigionarsi con CONSIP. Sembra di essere su Scherzi a Parte. La comunità accademica tutta si chiede accoratamente dove sia il Ministro. Basterebbe poco: un fermo veto agli articoli 28, 29, 71 e 72 ed egli verrebbe acclamato Salvatore della Patria. <span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Ministro, se ci sei batti un colpo! (F: Roars 08.12.19)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">NATURE’S 10 HIGHLIGHTS INDIVIDUALS WHO HAD A ROLE IN SOME OF THE YEAR’S MOST SIGNIFICANT MOMENTS IN SCIENCE</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"> </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Ricardo Galvão</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Science defender </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">As chaos spiked in the Amazon, the physicist became a national hero by challenging Brazil’s government.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Victoria Kaspi</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Sky sleuth </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">An astrophysicist chased mysterious fast radio bursts with an innovative radio telescope.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Nenad Sestan</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Brain rebooter </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A neuroscientist revived disembodied pig brains and challenged definitions of life and death.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Sandra Díaz</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Biodiversity guardian </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">An ecologist and her colleagues assess Earth’s ecosystems and call for drastic action.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Jean-Jacques Muyembe Tamfum</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Ebola fighter </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">The co-discoverer of Ebola faces his tenth battle with the virus in the DRC — his toughest yet.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Yohannes Haile-Selassie</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Origin seeker </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A palaeontologist shook up the human family tree with the discovery of a remarkably preserved 3.8-million-year-old skull.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Wendy Rogers</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Transplant ethicist </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">An academic revealed ethical failures in China’s studies on organ transplants.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Hongkui Deng</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: CRISPR translator </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A Chinese scientist shows that CRISPR gene editing can be used safely in adults with HIV.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">John Martinis</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Quantum builder </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A physicist led Google’s first demonstration of a quantum computer that could outperform conventional machines.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Greta Thunberg</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">: Climate catalyst </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A Swedish teenager brought climate science to the fore as she channelled her generation’s rage.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">(F: Nature Briefing dic. 19)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UNIVERSITÀ IN ITALIA</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CA’ FOSCARI VENEZIA. OTTIENE LA “CATTEDRA UNESCO” SU ACQUA, PATRIMONIO E SVILUPPO SOSTENIBILE </span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L'Unesco ha assegnato all'Università Ca' Foscari Venezia la “Cattedra Unesco” su Acqua, patrimonio e sviluppo sostenibile. L'ateneo entra così nella lista delle quasi 800 Unesco Chairs (30 in Italia) che dal 1992 hanno coinvolto una rete di oltre 700 istituzioni di 116 Paesi del mondo, promuovendo collaborazione e scambio di conoscenza su temi cruciali in campo educativo, scientifico e culturale. La cattedra premia l'attività dei geografi cafoscarini coordinati da Vallerani ed Eriberto Eulisse, direttore della Rete mondiale Unesco dei Musei dell'acqua, sviluppata con il supporto del Programma idrologico internazionale (Unesco-Ihp) e del Centro internazionale civiltà dell'acqua onlus. A collaborare con la nuova cattedra Unesco saranno scienziati e istituti di ricerca riconosciuti dall'Unesco in diverse parti del mondo. Al centro delle attività innovative di formazione e ricerca interdisciplinare promosse dalla nuova cattedra cafoscarina saranno i patrimoni dell'acqua, sia naturali che culturali, sia tangibili che intangibili, allo scopo di approfondire e promuovere i loro legami inscindibili con gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile. (F: Red.ne Scuola IlSole24Ore 21.01.20)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIBO. NEL RANKING GREENMETRIC ANCORA PRIMA IN ITALIA PER SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE (E DODICESIMA AL MONDO) </span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per il terzo anno consecutivo, l'università di Bologna è il primo ateneo in Italia per attenzione alla sostenibilità ambientale. A certificarlo è la nuova edizione del ranking GreenMetric, la classifica che valuta le politiche e le azioni green messe in campo dalle università di tutto il mondo. Nell’edizione 2019 del ranking, l'Alma Mater conquista ancora una volta la prima posizione in classifica tra gli atenei italiani, confermando gli esiti del 2017 e del 2018. Ma ancora più rilevante è il posizionamento a livello mondiale. Nella classifica generale, infatti, l’università di Bologna continua la sua ascesa fino a raggiungere il 12° posto (a pari merito con Dublin City University e University of Sussex). Negli ultimi quattro anni l’Alma Mater ha scalato 59 posizioni, passando dal 71° posto del 2016 al 29° nel 2017 e al 15° nel 2018, fino ai tre gradini saliti nel 2019 che l’hanno portata alla posizione numero 12. Gli atenei che partecipano alla rilevazione aumentano ogni anno: in questa nuova edizione della classifica sono passati da 719 a 780. Tra questi le università italiane sono 29, due in più rispetto al 2018. (F: magazine.unibo 04.12.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIBOCCONI. L'ANNO ACCADEMICO 2019-2020 TROVA LA BOCCONI IN PIENA ESPANSIONE</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L'anno accademico 2019-2020 trova la Bocconi in piena espansione. Ai 14.952 studenti di 99 nazionalità che frequentano i corsi di laurea e post-laurea si devono aggiungere i 12.144 manager di 75 paesi che hanno seguito i corsi di SDA Bocconi School of Management, la scuola di formazione post-esperienza. Il 60% dei corsi è in inglese e questi sono seguiti, in media, dal 38% di studenti internazionali. A un anno dal conseguimento del titolo il 95,2% dei laureati è occupato. E di questi il 27,5% lo è all'estero. Il corpo docente è rappresentato da 365 professori (il 31,5% donne e il 19,2% stranieri), la cui eccellenza anche nel campo della ricerca è riconosciuta dal tasso di successo nell'ottenimento dei finanziamenti competitivi dell'European Research Council (con 35 grant ospitati l'Università è la prima in Italia). Nel ranking di QS la Bocconi è quarta in Europa e sedicesima al mondo in Social Sciences and Management. SDA Bocconi School of Management ha poi ricevuto per altri cinque anni l'Accreditamento EQUIS entrando così nel gruppo ristretto di business school nel mondo ad avere ottenuto per 5 volte di seguito l'accreditamento pieno e confermando, unica in Italia, la sua appartenenza al ristretto gruppo di Business School a livello mondiale (a oggi solo 90 su più di 10.000 scuole) a essere in possesso dell'ambito triplo accreditamento AACSB-EQUIS-AMBA. (F: R. Reggio, stream24.ilsole24ore 25.11.19)</span><br />
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">POLIMI. LA SCHOOL OF MANAGEMENT DEL POLITECNICO AL TERZO POSTO TRA LE UNIVERSITÀ "TECNICHE"</b></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Financial Time European Ranking 2019. La School of Management del Politecnico di Milano compare al 45° posto nella classifica generale, ma si posiziona al 3° posto tra le università "tecniche". L'offerta della scuola va dai tradizionali Mba full time ed Executive Emba al Master of Science in Ingegneria gestionale, a programmi ad hoc per le imprese e per il mercato Open di manager e professionisti, con un'impronta tecnologica nei contenuti e nella forma: sempre più corsi sono fruibili in distance learning. La School of Management del Politecnico di Milano è composta dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale e dal Mip, la business school dell’ateneo. «Da anni abbiamo puntato sull’internazionalizzazione dei corsi e sulle competenze legate alla trasformazione digitale, che sarà la principale sfida per le nostre aziende, perché un buon manager dovrà essere un esperto nella gestione dell’innovazione», commentano Alessandro Perego e Andrea Sianesi, direttore del Dipartimento e dean di Mip. (F: Forbes 09.12.19)</div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="color: red; mso-ansi-language: EN-GB;">UE. ESTERO</span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"></span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">EUROPE. INEQUALITY OF OPPORTUNITY FOR TERTIARY EDUCATION<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">A report provides comparable estimates of inequality of opportunity for tertiary education for about 30 countries in Europe. It exploits the two point-in-time observations available for most of the countries and analyzes the relationship between many institutional dimensions and inequality of opportunity in tertiary education. Although inequality of opportunity in tertiary education varies a lot across countries, parental education and occupation seem to be the most relevant circumstances for almost all of them. We also find evidence of positive correlation between inequality of opportunity for tertiary education and different features of the educational system.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Each country shows the combination of inequality of opportunity for tertiary education (EIOp) and inequality of opportunity for income (IOP). There is a clear direct and positive relation between the two dimensions, with a correlation coefficient of 0.634. Countries with higher inequality of opportunity for tertiary education are also characterized by higher inequality of opportunity for income. In particular, we can identify three clusters. The first is composed by countries with high level of both types of inequality, mostly Eastem-European countries, but it includes also <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Italy</i>, Portugal and Luxembourg. The second cluster encompasses countries with average levels of both ElOp and income IOP, and it is made up of Mediterranean and Eastern countries. The third cluster is made of countries with low level of both ElOp and income 10p, a cluster encompassing only Northern-European countries. We argue that providing a fair system for tertiary education attainment also equalizes opportunities for income. Of course, there are other channels that operate and affect inequality of opportunity for income, but granting equity at the educational stage would increase the probability of facing more equality of opportunity in later stages of life. (F: F. Palmisano, F. Biagi, V. Peragine; Publications Office of the EU 19.12.19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">EU. PER I GIOVANI EUROPEI SEMPRE PIÙ ERASMUS. ITALIA PRIMA NEI PROGETTI JEAN MONNET</span></b><br />
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<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Dal 1987 ad oggi, più di 500 mila studenti italiani hanno viaggiato in Europa con il Programma Erasmus. Nel 2019/2020, sono 262 gli istituti di istruzione superiore italiani coinvolti nella mobilità Erasmus+: Atenei, Istituti dell’alta formazione artistica musicale, Scuole Superiori per Mediatori Linguistici, Istituti Tecnici Superiori e le organizzazioni a guida di consorzi. Nel 2018 quasi 27.000 i giovani europei che hanno scelto l’Italia per un’esperienza Erasmus. Tra le principali motivazioni emergono gli aspetti linguistici e culturali, oltre all’offerta formativa dei nostri Atenei, ponendo l’Italia per il secondo anno consecutivo al quarto posto in Europa (dopo Spagna, Germania e Francia) per numero di studenti ospitati per attività di studio. Per il settore dell’Istruzione superiore italiano sono previsti nel 2020 circa 120 milioni di euro per realizzare attività di mobilità degli studenti e dello staff in Europa e in altri Paesi extraeuropei, oltre alla costruzione di partenariati strategici per l’innovazione.<span style="background: white;"> </span></span><br />
<br />
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Nell'ambito del programma Erasmus+, le azioni Jean Monnet puntano a promuovere in tutto il mondo l'eccellenza degli studi universitari sull'Unione europea.</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> I progetti approvati in questi anni hanno esplorato nuove prospettive e metodologie per promuovere gli affari europei, oltre che concentrarsi su attività di informazione e comunicazione. L’Italia con 600 progetti approvati è di gran lunga il Paese primo in classifica davanti a Spagna, Inghilterra e Francia. Dal 1990 al 2018 sono stati coinvolti circa 300mila studenti ogni anno, 9000 professori universitari, 1000 università e 100 Paesi. (F: corriereuniv.it 27.11.19)</span><br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">FRANCIA. COME ACCEDERE DIVERSAMENTE AI CORSI DI LAUREA IN MEDICINA </span></b><br />
<br />
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Il Ministro dell’Istruzione francese immagina la creazione di una licenza sanitaria (licence santè) in un percorso di studi strutturato su tre passaggi: licence, master, doctorat anche detto LMD, così come sta già avvenendo per altri percorsi di studio. La licence (durata 3 anni) permette l'accesso al mondo del lavoro, il master (durata 2 anni) prepara la strada verso un percorso professionale più qualificato e di alto livello o orientato alla ricerca e il doctorat (3 anni) è una ulteriore specializzazione che permette di essere più competitivi anche sul piano internazionale.</span><br />
<br />
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">L'associazione nazionale francese degli studenti di medicina (Association Nationale des étudiants en médecine de France ANEMF) sottolinea l'esigenza di rivedere il numerus clausus (ma non specifica come) perché non offre equità di accesso al sistema. Infatti, mentre circa l'80% degli studenti del PACES vedono sfumare il loro sogno alla fine del primo anno di studi, e sono poi male indirizzati verso corsi di studi alternativi (tanto che una importante quota cambia radicalmente orientamento), chi ha risorse economiche si iscrive all'estero per poi rientrare nella Facoltà di medicina dalla "porta di servizio".</span><br />
<br />
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Un esempio è l'università di Medicina in Romania " Cluj Iuliu Hatieganu" dove si svolge regolarmente un corso di studi che prevede anche la lingua francese, con titolo facilmente acquisito e legalmente riconosciuto nell'Hexagone a seguito della direttiva comunitaria 2005/36/CE. Analogamente a quanto sta accadendo tra Italia ed Albania con la creazione dell'Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio. In questo modo non solo si alimentano le disparità sociali ma saltano anche gli obiettivi di programmazione della demografia medica su cui il numero chiuso consente di lavorare. </span><span lang="EN-GB" style="background: white; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">(F: quotidianosanita.it 01.10.19)</span><br />
<br />
<br />
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">UK. A PROMISE TO REDUCE OR ELIMINATE HIGHER EDUCATION FEES IS POLITICALLY ATTRACTIVE AT ELECTION TIME, BUT CUTTING FEES WILL NOT IMPROVE ACCESS</span></b><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Only a weak relationship between fee levels and participation rates in the core age group for tertiary study exists. Other factors are much more important in encouraging enrolments. Among the 24 countries whose data are shown in Figure 1, all but two of those whose participation rate is below 30 per cent have low or no fees. Seven of the 24 have zero fees; of those seven, only two (Greece and Slovenia) have relatively high participation rates.</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">That should be no surprise. It has long been known that there is little relationship between young people’s participation rates in higher education and the level of fees – especially when students can easily access income-contingent loans. Relevant evidence includes:</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">When fees in English universities trebled in 2012, enrolments of young full-time students held up</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">A study of the relationship between fee levels and participation rates in New Zealand higher education showed that as fees rose, so did the participation rate. This may sound counter-intuitive, but it is still true.</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">We also know that factors other than cost are the main influences on participation rates:</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Research in New Zealand shows that performance at school dwarfs all other influences on the decision to participate in higher education. Once we control for school performance, other factors play a part: people whose parents have higher qualifications are more likely to enter tertiary education; those who grow up in more deprived neighbourhoods are less likely to enrol (even once other factors are taken into account); and people who use mental health services are less likely to advance to higher levels of education. But family finances turn out not to matter.</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Those findings are echoed in Canada where research has found that participation in post-secondary education is more influenced by cultural factors and the level of parents’ education than it is by finances. </span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F. R. Smith, THE 28.11.19)</span><br />
<br />
<br />
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CINA. UNA DELLE PIÙ PRESTIGIOSE UNIVERSITÀ COSTRETTA A SOSTITUIRE NELLA SUA CARTA COSTITUTIVA IL RIFERIMENTO ALLA «LIBERTÀ DI PENSIERO»</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’università Fudan di Shanghai, una delle più prestigiose della Cina, è stata costretta a sostituire nella sua carta costitutiva il riferimento alla «libertà di pensiero». Il ministero dell’Educazione ha annunciato le modifiche, scatenando una protesta pubblica senza precedenti di studenti e professori. Se prima nell’atto costitutivo della Fudan si leggeva che «la filosofia educativa dell’università è l’indipendenza accademica e la libertà di pensiero come celebrato nell’inno dell’ateneo», ora invece si trova scritto: «L’università promuove lo spirito di ‘unità, servizio e sacrificio’, la pratica sincera di dedizione patriottica, l’indipendenza accademica e la ricerca dell’eccellenza». È solo l’ultimo episodio della campagna condotta dal Partito comunista guidato da Xi Jinping contro la libertà di espressione e a favore della fedeltà assoluta al regime. Una laureata della Fudan ha scritto su internet un messaggio condiviso migliaia di volte, prima di essere rimosso dalla censura: «Noi studenti abbiamo lavorato duramente e abbiamo scelto la Fudan attratti dalla sua libertà e dal suo spirito. Sono sempre stata orgogliosa della mia università, ogni singolo giorno. Oggi sono davvero triste, perché la nostra costituzione è stata castrata». (F: L. Grotti, Tempi 20.12.19)</div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">CHINA OVERTAKES UK FOR OFT-CITED RESEARCHERS </span></b><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">Researchers who do their work at institutions in China now make up the second-largest group in the Web of Science’ s list of most-cited scientists. For the first time, the number of China-based researchers has leapfrogged the number who work in the United Kingdom. But neither group comes close to first place: almost half of the most-cited researchers on the list work at institutions in the United States, while Germany and Australia round out the top five. (F: Nature Briefing</span><br />
<br />
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;">25.11.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI - RAPPORTI - SAGGI</span></b></div>
<br />
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<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">BENEDETTO SCHIASSI. LA SCIENZA MEDICA DIALOGA CON L’ASSOLUTO</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Autore: Leonardo Arrighi. Edizioni ETS, Pisa, 2019.</div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Questo volume riporta alla luce l’esistenza del chirurgo bolognese Benedetto Schiassi (1869-1954), approfondendone le dinamiche professionali ed umane, offrendo riflessioni che spaziano dalla scienza medica, alla filosofia e alla storia. «Padre mondiale della psicosomatica», ideatore e autore di interventi innovativi, tra cui la deviazione chirurgica del sangue portale, la vagotomia selettiva, la broncotomia attraverso il mediastino, la splenocleisi, la colecistendesi e la ricostruzione dello stomaco, Schiassi – candidato al Premio Nobel nel 1948 – si impone come alfiere della chirurgia, vissuta come pratica volta alla rifunzionalizzazione di organi e apparati. Amante della letteratura, dell’arte e della filosofia, il chirurgo italiano riemerge per la multiformità della sua visione scientifica ed umanistica. E' stato un pioniere degli studi anestesiologici (non va dimenticato che il 27 dicembre 1899 ha eseguito la prima anestesia spinale in Italia), della ricerca sul cancro, sostenendo – quando non era certo una realtà assodata – l’importanza della diagnosi precoce: attraverso lo stretto rapporto tra Benedetto e l’ENPAS (Ente Nazionale per l’Assistenza dei Dipendenti Statali) è sorto a Bologna il 28 gennaio 1952 il Centro di accertamento diagnostico per i tumori, primo in Italia e all’avanguardia a livello internazionale. Scomodo per i suoi contemporanei e dimenticato dai posteri, Schiassi può ora, attraverso questo volume, rivendicare a buon diritto il suo posto nella storia della medicina. (F: B. Baroni, ETS 20.12.19)</div>
<br />
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL '68 E L'ISTRUZIONE.</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Prodromi e ricadute dei movimenti degli studenti</b></span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A cura di<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Benadusi Luciano, Campione Vittorio, Moscati Roberto. Edizione: Guerini e Associati, 2019, pg. 160. Permalink: </span><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="http://digital.casalini.it/9788862507455"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">http://digital.casalini.it/9788862507455</span></a></span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> </span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il cinquantenario del ’68 ha suscitato un ampio dibattito che ha impegnato protagonisti e studiosi con contributi di taglio diverso. Per lo più si è parlato del movimento degli studenti con riferimento alla nascita e al suo sviluppo, agli ideali di cui si è fatto portatore, agli effetti a breve o lungo periodo sulla cultura, la politica e i comportamenti sociali. L’approccio generalista, certo giustificato essendosi il movimento battuto per un cambiamento radicale dell’intera società fin dall’inizio, e maggiormente in seguito, ha travalicato con il pensiero e con l’azione il suo luogo di origine, mettendo in ombra il tema dell’università, per non parlare di quello della scuola, rimasto marginale fin dal suo insorgere.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In questo volume ci siamo proposti di colmare quello che ci è parso un limite nel dibattito intercorso, mettendo a tema proprio il sistema di istruzione e interrogandoci su cosa ha significato per esso il ’68 e quali effetti vi ha dispiegato. È questo uno dei due tratti caratterizzanti del nostro lavoro. L’altro è l’aver adottato un approccio in certo senso «continuistico» tra il prima, il durante e il dopo. Il ’68, almeno per quanto attiene al campo dell’istruzione, è stato sì un momento di rottura con il passato, un breaking point, ma ha avuto le sue pre-condizioni e i suoi prodromi nel periodo precedente, e molte ricadute sul periodo successivo. (F: presentazione degli Autori).</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NASCITA E SVILUPPO DELL'INGEGNERIA ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA</span></b><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Curatori: Ezio Mesini, Domenico Mirri, Paolo Macini. Editore: Bononia University Press 2019. Pg. 944.</span><br />
<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Obiettivo di questo volume, al quale hanno contribuito una molteplicità di docenti, è quello di presentare la Facoltà di Ingegneria di Bologna nella sua evoluzione temporale. Il testo si apre con una sintetica cronologia della Facoltà, cui segue una ampia e dettagliata illustrazione di molti suoi insegnamenti nella loro evoluzione storica, in relazione anche allo sviluppo nel tempo della scienza e della tecnica e alle modalità di presentazione che caratterizzano ciascuno di essi. Vengono inoltre descritte le caratteristiche distintive dei docenti che si sono succeduti nel tempo nelle diverse discipline e il loro impegno anche nella società civile. Seguono sia le recensioni di volumi scritti da docenti della Facoltà, sia la presentazione dei molteplici Corsi di studio, mettendo in evidenza le modificazioni che hanno subito nel tempo, e in particolare nel passaggio della Laurea quinquennale al sistema 3+2. Conclude il volume una sintesi della legislazione universitaria in questo dopoguerra, anche in relazione al rapporto con le associazioni universitarie e l'elenco delle conferenze sulla storia della scienza e della tecnica organizzate dalla Facoltà in questi ultimi tre lustri. (F: Presentazione dell’editore)</span><br />
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<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-17635892311476567952019-12-15T11:11:00.001+01:002019-12-15T11:30:02.779+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 6 15.12.19<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 6 2019</div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
(il post con le illustrazioni si legge in</div>
http://www.universitastrends.info/ )<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN EVIDENZA</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I NOSTRI
SCIENZIATI SONO OTTAVI PER NUMERO DI PUBBLICAZIONI</b><br />
L’Italia è ormai al quattordicesimo posto nel mondo per
investimenti in ricerca e sviluppo. Ma i ricercatori italiani sono molto
produttivi e molto bravi. Uniscono la qualità alla quantità. Con 102.581
articoli pubblicati i nostri scienziati sono ottavi per numero di
pubblicazioni. E addirittura quinti per numero assoluto di citazioni. E,
infine, primi a pari merito con il Regno Unito per citazioni per articolo. Ogni
articolo pubblicato da un italiano nel 2018 ha ottenuto 89 citazioni, un numero
uguale a quello dei colleghi inglesi e superiore a quello dei colleghi
tedeschi, francesi e USA. Per non parlare dei colleghi orientali, molto meno
citati degli europei e dei nordamericani.<br />
Se davvero le citazioni sono un indice di qualità, gli
scienziati italiani sono tra i più bravi al mondo. (F: IlBo 24-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TRA LE 100 GIOVANI
UNIVERSITÀ MIGLIORI AL MONDO, QUATTRO SONO ITALIANE</b><br />
Nature Index ha appena reso pubblica la sua ultima
classifica delle 100 giovani università migliori al mondo. A primeggiare sono
gli istituti asiatici (cinesi, indiani e sud-coreani), che non solo sono
numerosi ma si aggiudicano la testa della classifica per produttività. E l’Italia?
C’è, con quattro dei suoi fiori all’occhiello under 50 anni: la Scuola
internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste, l’università
Bicocca di Milano, l’università di Roma Tor Vergata e l’università Roma Tre,
rispettivamente al 33°, 34°, 59° e 99° posto. La classifica di Nature Index
riflette la valutazione della produttività e delle collaborazioni degli
istituti scientifici sulla base del numero di pubblicazioni e del contributo
dei ricercatori delle singole università censite su un ampio numero di riviste
internazionali di alta qualità. (F: Nature Index 24-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’INDICE DI
GLOBALIZZAZIONE DELLA RICERCA. ITALIA AL PRIMO POSTO </b><br />
Il Centro di ricerche economiche di Praga ha indagato
l’internazionalizzazione della ricerca di 174 paesi analizzando 22 milioni di
paper del database Scopus. Risultati: i paesi europei e gli USA hanno <i style="mso-bidi-font-style: normal;">indici di globalizzazione</i> più alti. Tra
i paesi principali, l’Italia è stabilmente al primo posto da anni. La Cina, tra
i paesi emergenti, sta recuperando rapidamente, mentre la Russia prosegue (o
forse persegue) un perfetto isolazionismo scientifico. A determinare il
risultato della Cina sembra essere il rientro dei ricercatori dall’estero,
Europa e USA: brain drain e brain gain gestito bene. L’indice di globalizzazione
è stato calcolato sulla percentuale di paper pubblicati sulle riviste locali e
sulle riviste internazionali. Più gli autori hanno pubblicato su riviste
globalizzate più punti hanno ottenuto. La globalizzazione è stata calcolata
indicizzando le riviste secondo alcune caratteristiche: il numero di autori
della stessa nazione che hanno pubblicato per una certa disciplina; il numero
di articoli pubblicati in inglese; la varietà delle nazionalità degli autori;
il numero di autori della stessa nazionalità. (F: S. Cima, scienzainrete
25-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA FUTURA AGENZIA NAZIONALE PER LA RICERCA
(ANR) </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il disegno di
legge di bilancio per il 2020 interviene massicciamente sulla governance
pubblica. Introducendo, accanto all’ANVUR, una nuova Agenzia: l’ANR. Una scelta
che rischia di duplicare i controlli e, dunque, gli adempimenti a carico dei
player dell’innovazione. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Direttore e
cinque componenti su otto del consiglio direttivo della futura agenzia
nazionale per la ricerca (ANR) saranno di nomina politica, secondo la più
recente bozza del “Disegno di legge di bilancio per il 2020″, che all’Art. 28
((Istituzione dell’Agenzia nazionale per la ricerca e altre misure di sostegno
alla ricerca e all’istruzione) recita: «Il direttore è scelto dal Presidente
del Consiglio dei ministri. Il comitato direttivo è composto da otto membri
scelti: due dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, uno
dal Ministro per lo Sviluppo Economico, uno dal Ministro della Salute, uno dal
Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, uno dalla
Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, uno dal Consiglio
Universitario Nazionale, uno dalla Consulta dei Presidenti degli enti pubblici
di ricerca.» Alla nuova agenzia saranno assegnati 25 milioni di euro per l’anno
2020.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’ANR prende
forma giuridica con una impostazione che rende palese la volontà di
sottomettere l’allocazione di risorse destinate a sostenere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la ricerca in Italia ai desiderata di un
organo decisionale nel quale gli esponenti di nomina politica e i loro
suggeritori giocheranno la parte del leone. Un’impostazione che però si rivela
dilettantistica e provinciale. Dilettantistica, perché si istituisce un’agenzia
i cui compiti si sovrappongono a quelli di comitati (CEPR, CIPE, CNGR) tuttora
in vigore, dei cui compiti il governo appare paradossalmente ignaro. Ma anche
provinciale, perché il disegno configura una centralizzazione senza adeguati
contrappesi che non trova riscontro nelle vicine Francia e Germania. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Diverse per
governance e budget, l’ANVUR e l’ANR rischiano di incrociare una prima volta i
loro destini già al momento della nomina dei vertici. Visto che 2 degli 8
membri del direttivo dell’ANR sono scelti dal MIUR, che già propone i 7
componenti del direttivo dell’ANVUR. Senza modifiche lo stesso pericolo di
collisione si registra anche nelle rispettive missioni istituzionali.
L’articolo 28 del Ddl di bilancio assegna infatti alla “nuova” Agenzia il
compito di valutare l’impatto dell’attività di ricerca al fine «di incrementare
l'economicità, l’efficacia e l’efficienza del finanziamento pubblico nel
settore». Chiedendo sì di farlo sulla base dei risultati dell’attività
dell’ANVUR, ma senza tenere conto che quest’ultima - per effetto degli articoli
5 e 17 del Dlgs 218/2016 - ha a sua volta il compito di valutare gli enti di
ricerca vigilati dal MIUR e di emanare delle linee guida per quelli monitorati
dagli altri dicasteri che dovranno pi recepirle. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Infine, che
garanzie offre questo Gran Consiglio della Ricerca, l’ANR, che la ricerca
scientifica, per quanto sottofinanziata, rimanga quanto meno libera dalle mire
del governo di turno, come vuole l’art. 33 della nostra Carta costituzionale?
(F: Red.ne Roars 02-11-19; E.B., IlSole24Ore 11-11-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA CORTE DEI CONTI IN APPELLO HA RIBALTATO
LE DECISIONI DI PRIMO GRADO: DOCENTI ASSOLTI. PER I PROFESSORI, PARTITA IVA
LEGITTIMA. FA TESTO L'AUTORIZZAZIONE DELL'ATENEO ALLA CONSULENZA</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Legittimo il
possesso della partita Iva da parte dei professori universitari. Con la
sentenza n. 198/2019 depositata il 23 ottobre scorso la sede centrale della
Corte dei conti in appello ha dato ragione ad un docente che, in regime di
lavoro dipendente del MIUR a tempo pieno, aveva svolto attività
extra-istituzionali quale consulente di parte o d'ufficio nel corso di
procedimenti giudiziari. Il Ministero dell'Istruzione è intervenuto più volte
sul tema delle attività extra-istituzionali dei docenti universitari a tempo
pieno, e anche di recente. La stessa sentenza della Corte centrale dei conti ha
rilevato gli orientamenti del dicastero di Viale Trastevere citando l'atto di
indirizzo del 2018 del MIUR ed una nota del giugno scorso del Dipartimento
Università del MIUR che ha fatto giurisprudenza. (F: G. Mantica, ItaliaOggi
05-11-19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">MACHINE LEARNING IN AMBITO
ACCADEMICO</b></div>
L’uso di tecniche di apprendimento automatico per migliorare e studiare
il mondo delle università, e più in generale il mondo dell’istruzione, ha lo
scopo di sviluppare metodi di esplorazione dei dati per scoprire individuare
modelli di comportamento significativi che siano rilevanti per tutti i soggetti
coinvolti. I dati raccolti e memorizzati (corsi virtuali, e-learning, file di
registro, dati demografici e accademici degli studenti, informazioni di
ammissione / registrazione, etc.) possono essere utili per gli algoritmi di
apprendimento automatico.<br />
Dal punto di vista tecnico, il machine learning può essere utile al
mondo delle università in due modi distinti: il primo è di tipo predittivo, il
secondo di tipo analitico.<br />
Dal punto di vista predittivo, uno strumento che consenta di capire ed
anticipare alcuni fenomeni quali abbandoni, iscrizioni, lauree, etc.
consentirebbe alle istituzioni e alle università di monitorare ed eventualmente
intervenire attivamente per migliorare e ottimizzare molte delle dinamiche che
ne influenzano loro la vita. L’Osservatorio Abbandoni sviluppato da Cineca si
muove in questa direzione, e nasce dalla consapevolezza che il problema degli
abbandoni è un molto sentito dal mondo delle università. Il già citato Rapporto
Biennale sullo Stato del Sistema Universitario e della Ricerca 2018 dell’ANVUR,
infatti, descrive 23 indicatori e parametri per la valutazione periodica delle
attività formative che caratterizzano i corsi di studio e le carriere degli
studenti. Questi indicatori riguardano l’analisi dei fenomeni legati al
percorso e all’esito delle carriere accademiche degli studenti universitari, si
basano su dati individuali degli studenti e seguono in modo longitudinale gli
eventi della carriera: quindi, la possibilità di conoscere a priori i flussi in
entrata e in uscita degli studenti consente a un ateneo di stimare la quantità
di risorse a lei destinate nel corso degli anni avvenire, essendo la sua
valutazione tramite questi indicatori strettamente legata al fondo di
finanziamento ordinario (FFO).<br />
L’aspetto analitico invece riguarda lo studio a consuntivo dei flussi
degli studenti inter-ateneo ma anche le ragioni che spingono gli studenti ad
iscriversi e ad abbandonare. La possibilità di accedere ad una piattaforma che
dispone di informazioni afferenti a diverse realtà universitarie consente di
affrontare i problemi comuni delle università in modo trasversale, e far
emergere risultati anche inaspettati. Ad esempio, attraverso analisi ad hoc
effettuate su alcuni atenei è emerso che alcune delle azioni correttive
implementate per filtrare all’ingresso solo gli studenti migliori, imponendo
quasi estensivamente i corsi a numero chiuso, hanno portato all’effetto
contrario rispetto a quello voluto. Come è noto infatti l’obiettivo del numero
chiuso è quello di selezionare a priori gli studenti migliori, per migliorare
il livello della didattica. Tuttavia ciò che è emerso dai dati analizzati
rispetto al livello di partecipazione degli studenti alla vita universitaria, è
che la scelta non ha dato i risultati sperati. Infatti, in molti casi gli
studenti ammessi ad un corso di laurea a numero chiuso hanno performance
peggiori rispetto agli studenti degli anni precedenti iscritti allo stesso
corso ma che non hanno dovuto superare l’ostacolo del test selettivo.<br />
Un altro insight che è emerso riguarda l’associazione tra indirizzo di
studi intrapreso all’università e percorso di studi precedente. Contrariamente
a quanto ci si aspetterebbe, i corsi di laurea ad alto contenuto tecnico non
sono quelli con maggior numero di abbandoni. Inoltre, il background di partenza
in molti casi non è un buon indicatore rispetto alle performance degli
studenti, esistono molte differenze rispetto alle scuole e ai corsi di laurea.<br />
Il machine learning applicato al mondo dell’education inizia a
dimostrare che l’esplorazione dei dati consente di far emergere le correlazioni
nascoste, non facilmente individuabili dall’intervento umano, o addirittura
risultati controintuitivi, ma preziosi nella lettura della realtà dei fenomeni
(in questo caso i flussi di studenti).<br />
In definitiva, l’apporto di
questa nuova tecnologia rappresenta uno strumento cruciale per l’Osservatorio
abbandoni. Tecnologia che, peraltro, si combina perfettamente con la logica di
“fare rete” fra Istituzioni, cioè consente agli atenei di mettere a fattor
comune e valorizzare il patrimonio di dati del sistema accademico. In questo
modo Cineca attualizza la propria missione consortile, quella cioè di
supportare le università nei processi decisionali e nell’analisi dei fenomeni
che le riguardano tramite l’utilizzo di tecnologie innovative. (F: Agenda
digitale 25-10-19)<br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PROROGA DELLA
VALIDITÀ DELL’ASN</b><br />
L'art. 5 del Dl precari approvato dal CdM consente il
mantenimento dell'Abilitazione Scientifica Nazionale per 9 anni purché il
candidato abbia gli altri requisiti (attività di ricerca scientifica e
pubblicazioni) richiesti dalla legge. Sono 30.000 i docenti con ASN in
scadenza. Inoltre fino al 2021 sarà possibile stipulare un contratto di prima o
seconda fascia con associati o ricercatori a tempo indeterminato in possesso
dell'ASN. Per i precari degli enti di ricerca il Dl ne stabilizza 500. (F:
IlSole24Ore 14-10<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATEN</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">LE MIGLIORI UNIVERSITÀ
SOTTO I 50 ANNI. SISSA E BICOCCA LE PRIME IN ITALIA</span></b></div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">Nature Index, un database gestito da "Springer
Nature", pubblica la classifica degli atenei con meno di cinquant'anni e
prende in considerazione 175 atenei nel mondo. Tra i primi dieci atenei della
classifica generale, guidata dalla University of chinese academy of sciences
(Ucas), sono presenti solo due realtà europee: lo Swiss federal institute of
technology di Losanna e l'Università di Parigi Sud. Nessun ateneo
nordamericano. </span></div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">La Scuola internazionale superiore di studi avanzati
(SISSA), anno di nascita 1978, è la prima in Italia tra le università con meno
di cinquant'anni anni, settima in Europa. Le altre italiane presenti nel Nature
index sono: la Bicocca di Milano, nata solo ventuno anni fa, trentaquattresima
e ottava in Europa. Segue l'Università di Roma Tor Vergata, aperta nel 1982, al
59° posto, e l'Università di Roma Tre (99°), in vita dal 1992. Posizionate
oltre la centesima posizione ci sono l'Università di Brescia (1982) al 104°
posto, l'Università della Calabria (134°posto, nata nel 1972) e l'Università di
Napoli Vanvitelli (135°, 1991). (F: C. Zunino, La Repubblica 02-11-</span></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNA NUOVA INDAGINE DI QS (QUACQUARELLI
SYMONDS) HA VALUTATO OLTRE 700 ATENEI NEL MONDO SOTTO IL PROFILO DELLA
"OCCUPABILITÀ" DEI PROPRI LAUREATI</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La graduatoria è
stata stilata sulla base di cinque indicatori. In particolare, è stato chiesto
ai datori di lavoro coinvolti nell’indagine di indicare da quali atenei
provenissero i laureati più competenti e preparati. QS ha, inoltre, preso in
esame quasi 40mila individui tra le persone più innovative, creative e
facoltose al mondo per stabilire quali università stessero producendo
professionisti in grado di cambiare il mondo. È stata valutata poi la capacità
di ciascun ateneo di collaborare con successo con importanti aziende globali
attraverso partnership legate, ad esempio, ai tirocini. Un altro indicatore ha
valutato la presenza attiva dei datori di lavoro nei campus universitari negli
ultimi dodici mesi, sotto forma di presentazioni aziendali o qualsiasi altra
attività di autopromozione. Ai fini della classifica generale ha pesato pure il
"Graduate employment rat", cioè il tasso di occupazione dei laureati
a un anno dal conseguimento del titolo. Per evitare anomalie, quest’ultimo dato
è stato parametrato sulla base delle condizioni economiche di ciascun Paese.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Mit di Boston
è l'Università che garantisce maggiori e migliori possibilità di impiego ai
propri laureati nel mondo. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Italia, a
primeggiare è il Politecnico di Milano, seguito dall'Università di Bologna e da
Sapienza di Roma. Tra le altre università italiane che figurano nei primi 500
posti ci sono il Politecnico di Torino (fascia 111-120), l’Università Cattolica
del Sacro Cuore (121-130), l’Università di Padova (151-160), l’ateneo di Pisa (161-170),
la Statale di Milano (201-250), le università di Torino e Trento stabili nella
fascia dal 201° al 250° posto e la Federico II di Napoli (251-300). Entrano in
questa edizione del ranking, nella fascia 301-500, anche Ca' Foscari, Pavia,
Tor Vergata, Milano Bicocca e Verona. (F: Sky24 19-09-19</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PER LA RICERCA
NELLE SCIENZE NATURALI LA NORMALE DI PISA È PRIMA AL MONDO</b><br />
La Normale di Pisa è la prima università del mondo per la
ricerca nelle Scienze naturali: fisica, matematica, chimica. Lo ha reso noto
una classifica internazionale, RUR (Natural Sciences World University Ranking),
che ha valutato le performance di oltre 700 università nelle Natural Sciences,
analizzando numero di papers pubblicati dallo staff accademico, di citazioni
delle riviste internazionali, reputazione accademica, impatto scientifico,
numero di laureati ammessi che raggiungono il dottorato. Il RUR World
University Ranking è pubblicato da una agenzia con sede a Mosca sulla base dei
dati della statunitense Clarivate Analytics, ed è compilata tenendo conto delle
dimensioni degli atenei. Complessivamente nell’ambito disciplinare delle
Natural Sciences, che corrisponde, tranne che per biologia, alla Classe di
Scienze della Normale, la Scuola che fu dei Nobel Fermi e Rubbia e della medaglia
Fields Figalli, si classifica al terzo posto al livello mondiale insieme alla
Stanford University (prima) e alla Princeton University (seconda) e davanti al
Massachusetts Institute of Techonology (MIT) di Boston. La seconda italiana è
106esima. (F: gonews.it 21-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TOP 10
INSTITUTIONS FOR LIFE SCIENCES 2018</b><br />
These institutions were the largest contributors to
life-sciences papers published in the 82 leading journals tracked by the Nature
Index in 2018. 1. Harvard Univ., 2. NIH, 3. Stanford Univ., 4. Max Planck
Society, 5. Chinese Acad. of Sciences, 6. MIT, 7. UCSF, 8. Yale University, 9.
The UCambridge, 10. Upenn. (F: Nature Index 12-08-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">WORLD UNIVERSITY RANKINGS 2020 BY SUBJECT:
BUSINESS AND ECONOMICS</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">The ranking
assesses universities by their performance in accounting and finance, business
and management, and economics and econometrics subjects.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le prime 10 nel
mondo in <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">economics & econometrics</b>:
Massachusetts Institute of Technology, Stanford University, University of
Oxford, University of Cambridge, University of California - Berkeley, London
School of Economics and Political Science, Duke University USA, University of
Chicago, University of Pennsylvania,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Harvard University.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sono 32 le
università italiane classificate in <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">economics
& econometrics</b>. Di seguito le prime 10: Sant’Anna School of Advanced
Studies – Pisa, University of Bergamo, University of Bologna, </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sapienza
University of Rome, Free University of Bolzano, University of Padua, University
of Catania, University of Naples Federico II, University of Pavia, University
of Trento.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: <a href="http://www.timeshighereducation.com/">www.timeshighereducation.com</a>
15-10-19)</span><br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CULTURA DEL DIGITALE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">NUOVO MOOC AD ACCESSO LIBERO
FIRMATO UNIBO E POLIMI: UNIVERSITÀ E SVILUPPO SOSTENIBILE</b></div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Un corso online per capire come le Università possono contribuire,
attraverso formazione, iniziative e azioni pratiche, a creare consapevolezza
nei confronti dello sviluppo sostenibile, globale e locale, e a raggiungere gli
obiettivi ONU dell’Agenda 2030. Intitolato "Higher Education for
Sustainable Development Goals", è il nuovo MOOC disponibile ad accesso
libero e gratuito sulle piattaforme BOOK – Unibo Open Knowledge e POK – Polimi
Open Knowledge.</div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il corso, in lingua inglese, accompagna gli iscritti attraverso un
percorso di studio che, lezione dopo lezione, approfondisce l'idea di sviluppo
sostenibile e si concentra sui comportamenti quotidiani da adottare in linea
con i principi della sostenibilità. Docenti ed esperti dell'Università di Bologna
e del Politecnico di Milano si alternano per presentare le sfide principali e
più urgenti delineate dai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile istituti
dall'ONU: vengono presentate le attività, i progetti e le ricerche che i due
Atenei stanno sviluppando per contribuire all'impegno globale verso il
raggiungimento di questi obiettivi entro il 2030 e per sviluppare nei leader
del futuro conoscenza e consapevolezza sulla sostenibilità. (F: La Stampa
01-10-19)</div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CINA. 270 MILIONI DI UTENTI NEI CORSI ONLINE </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Circa 270
milioni di persone in Cina risultano aver preso parte a Corsi online aperti su
larga scala (Massive Open Online Courses o MOOC) fino ad agosto di quest'anno.
Lo ha dichiarato il ministero dell'Istruzione. Il ministero ha detto in un
comunicato stampa diffuso questa settimana che la Cina ha costruito un'ampia
rete MOOC che offre una vasta gamma di lezioni in diverse discipline, con circa
15.000 corsi. Secondo il comunicato, circa 80 milioni utenti sono studenti
universitari. (F. Ansa 02-11-19</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I COMPUTER
QUANTISTICI NELLA RICERCA</b><br />
Se vi siete appassionati alla fisica leggendo i best
seller di Carlo Rovelli, il collegamento tra la fisica delle particelle e i
computer quantistici è più che naturale perché i relativi modelli di calcolo
sono straordinariamente complessi e poter utilizzare appieno «macchine» un
miliardo di volte più veloci di qualsiasi hardware odierno, farà la differenza.
Come già stanno constatando l’Universität Innsbruck e l’Institute for Quantum
Optics and Quantum Information (IQOQI) of the Austrian Academy of Sciences nel
loro programma basato su un sistema di simulatori quantistici. E tutto ciò non
è all’insegna del puro sapere – almeno non solo – perché il business regna
sovrano anche nella ricerca e sviluppo dei Quantum Computers. E infatti gli
investitori di tutto il mondo si stanno adoperando per inserirsi nel variegato
ecosistema del calcolo quantistico, visto che la «torta» da spartirsi non
riguarda soltanto i big dell’industria informatica, perché il mondo bancario -
finanziario, le aziende aerospaziali e le imprese di sicurezza online hanno
motivazioni altrettanto forti per sfruttare al massimo le pazzesche
potenzialità della nuova rivoluzione di questi computer. (F: linkiesta
28-10-19)<br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI. RICERCATORI</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">RECLUTAMENTO ACCADEMICO.
PROPOSTE DEL MINISTRO FIORAMONTI</span></b><br />
Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, In una
recente intervista al Sole24Ore, ha formulato alcune riflessioni sulla
necessità di intervenire sul sistema di reclutamento accademico.<br />
Nell’intervista, il Ministro si concentra principalmente
sulla sua proposta di differenziare i canali di reclutamento accademico,
introducendo un concorso nazionale per la metà dei posti, suggerendo poi una
revisione dell’ASN che la renda perpetua e non soggetta a scadenza, una volta
conseguita da un ricercatore. Secondo un documento critico dell’ADI segnalato
da Roars dalle parole del Ministro emerge un’apertura alla chiamata diretta,
procedura altamente suscettibile di essere distorta da clientelismi, mentre il
concorso per titoli varrebbe solo a livello nazionale. Questo meccanismo di
selezione non è accettabile ed è in aperto contrasto con la richiesta di
maggiore democrazia e trasparenza. Anche la rigida allocazione dei posti messi
a bando proposta dal Ministro, ossia il 50% a livello nazionale e il 50% a
livello locale, sembra non basata su uno studio di effettive esigenze locali,
mentre ancora non c’è neanche una parola sull’urgenza di aumentare l’organico e
riportarlo ai livelli precedenti alla crisi economica. (F: Roars 31-10-19)<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"></span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL RUOLO UNICO DEL
PROFESSORE UNIVERSITARIO. NOSTALGIA DELLE DUE UNICHE FIGURE DI UN TEMPO
PASSATO: IL PROFESSORE ORDINARIO E L’ASSISTENTE ( oggi RICERCATORE) IN CARRIERA
</b><br />
Roars pubblica la Proposta del Comitato Nazionale
Universitario (CNU) per la riforma della Docenza Universitaria (ruolo e
pre-ruolo). Tra i punti salienti, l’abolizione del ruolo del professore
ordinario e del professore associato con la contestuale istituzione del ruolo
unico di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Professore Universitario</i>
(PU). Il percorso di accesso al ruolo unico prevede una semplificazione delle
figure pre-ruolo attraverso tre passaggi: dottorato, post-doc e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ricercatore a tempo determinato di tipo </i>B.
La progressione nel ruolo di Professore Universitario avverrà tramite scatti
biennali acquisiti previa verifica dell’assolvimento dei propri doveri nella
ricerca (risultare “ricercatori attivi”) e nell’attività̀ didattica (di norma
120 ore di lezione per a. a.) e dell’impegno nello svolgimento di attivista
istituzionali e gestionali. L’applicazione delle norme di cui sopra ai docenti
di area medica dovrai tener conto dell’impegno del docente in attivista
assistenziali.<br />
L’accesso a ruoli gestionali dei PU richiederai l’acquisizione
di esperienza che puoi essere legata agli anni di servizio nel ruolo. Ad
esempio, i PU che hanno maturato tre anni di anzianità possono rivestire il
ruolo di Coordinatore di Dottorato o di Coordinatore di Corsi di Studio o di
Laurea. Dopo aver maturato 6 anni di anzianità i PU possono accedere a tutte le
cariche direttivo-gestionali (es.: Rettore, Direttore di Dipartimento) nonché
far parte delle commissioni concorsuali e di ASN.<br />
Si può inoltre ipotizzare l’accesso diretto a PU per
quanti si ritengono idonei al ruolo (l’unico requisito è il Dottorato)
attraverso un concorso nazionale per settore concorsuale e con cadenza annuale.
Rimarrà possibile la chiamata per chiara fama. I punti organico impegnati in
tale schema sarebbero pari a 50.000 (+11% rispetto alla situazione attuale).
(F: Red.ne Roars 09-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DDL PRESENTATO A PRIMA FIRMA DEL SEN.
FRANCESCO VERDUCCI DEL PD. IL PARERE DELL'ADI RIPORTATO DA ROARS. PROPOSTE SUI
RICERCATORI E SUL DOTTORATO</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tra le
principali novità introdotte dal DDL Verducci vi è l’abrogazione dell’assegno
di ricerca quale strumento principale di pre-ruolo, l’eliminazione della figura
del Ricercatore a Tempo Determinato di tipo A e la trasformazione di quella di
tipo B in un’unica modalità di accesso al pre-ruolo in tenure track. Dal DDL in
esame emerge quindi l’intento di superare la logica di straordinarietà ed
emergenza dalla quale è stato guidato il reclutamento universitario negli
ultimi anni: nell’ultimo decennio le assunzioni sono state condotte soprattutto
tramite i piani straordinari per RTDb che - anche al netto dell’insufficienza
numerica rispetto ai pensionamenti - rendono inevitabilmente più complessa la
programmazione per il sistema universitario rispetto ad un più auspicabile
sistema di reclutamento ordinato e ciclico. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">All’articolo 6 è
disciplinata l’istituzione del contratto unico dei ricercatori a tempo
determinato, il quale si articola in due fasi: una prima di tre anni, destinata
principalmente all’attività di ricerca (detta “Junior”) e una seconda, successiva
a una valutazione individuale superata con esito positivo, di due anni, con
ridefinizione delle attività e incremento dell’impegno nella didattica e
servizio agli studenti (detta “Senior”).</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In merito alle
proposte sul dottorato, le previsioni contenute negli articoli 2 e 3 del DDL
puntano all’innalzamento dell’importo minimo delle borse di dottorato al
minimale contributivo INPS e l’abolizione totale del contributo per l’accesso
ai corsi di dottorato. Per quanto attiene alla prima delle due previsioni, va
notato che sarebbe anche importante specificare nel DDL che l’adeguamento deve
avvenire in modo automatico ogni anno, cosa non precisata nell’attuale testo.
Il DDL, inoltre, viene incontro alle istanze dell’ADI sul riconoscimento del
valore del dottorato, quando prevede al comma 4 dell’articolo 4 che nelle
procedure di reclutamento del personale delle PA, il punteggio attribuito al
titolo non possa essere inferiore a quello proporzionale ai crediti formativi
universitari (CFU) ad esso riconosciuti rispetto a quelli riconosciuti agli
altri titoli eventualmente rilevanti ai fini del concorso.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gli articoli 7,
8 e 9 delineano la fase transitoria tra il sistema attualmente in vigore e
quello prospettato nella riforma: RTDa abilitati ASN e studiosi abilitati ASN
che hanno svolto almeno tre anni di assegno di ricerca accederebbero ai bandi
per essere integrati come RTD Senior. Gli studiosi non abilitati ASN ma che
hanno svolto almeno tre anni di assegno di ricerca accederebbero ai bandi per
RTD Junior. (F: Red.ne Roars 20-09-19) </span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">APPELLO DEI RETTORI DI MILANO PER RECLUTARE
I RICERCATORI: ABBANDONARE IL SISTEMA DEL CONCORSO E COOPTARE COME IN ALTRI
PAESI</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per assumere un
ricercatore si passi alla cooptazione, «seria», «virtuosa». Il reclutamento
nelle università dovrebbe cambiare così, con gli atenei liberi di chiamare il
profilo che cercano, con criteri chiari e trasparenti: l'appello arriva dai
rettori di Politecnico, Bicocca e Statale. Hanno formulato la proposta alla
presentazione della due giorni dedicata alla scienza «Meet me tonight». «Perché
le università italiane siano competitive in un sistema internazionale molto
agguerrito occorre cambiare passo. A partire dal sistema di reclutamento di chi
fa ricerca». Regole nuove, è la richiesta dei rettori: «Abbandonare la logica
del concorso e cooptare. Con coraggio e piena assunzione di responsabilità».</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«Non vogliamo
chiedere più risorse però non possiamo pensare di gestire le università come
altre realtà della pubblica amministrazione», è la premessa di Ferruccio Resta,
rettore del Politecnico, che ha ribadito: «Dobbiamo fare in modo che le
università statali possano ridefinire le modalità di reclutamento. Quando si
assume un ricercatore devono essere riconosciute le competenze specifiche — ha
spiegato —. I complicati meccanismi concorsuali non funzionano. Si dovrebbe
fare quello che si fa in altre realtà, professioni e università nel mondo.
Valorizzare il merito. Scegliere. Senza ipocrisie. Senza trincerarsi dietro
complesse procedure e numerologie». (F: CorSera Milano 21-09-19)</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Uno dei
commenti: Ho letto il testo dell'intervista, non dicono proprio niente di
incostituzionale! (come hanno invece commentato in molti. PSM). Propongono di
andare oltre bandire una posizione solo a livello di settore scientifico - disciplinare,
(SSD) di poter inserire un vero profilo senza che ci siano ricorsi visto che la
legge attuale lo impedisce. L'esempio fatto dalla Messa (rettore Uni Milano -
Bicocca) che se si cerca un chirurgo toracico e ci si limita all'SSD come da
legge poi si debba magari dichiarare vincitore un chirurgo del fegato perché
"ha i numeri più alti" (NB sarebbe questo il "merito") è
perfetto per illustrare il problema. (F: dome.gi</span><span lang="EN-US" style="font-family: "ms gothic"; mso-bidi-font-family: Arial;">✔</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Abbonato Digital)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’IMPATTO CITAZIONALE DEI RICERCATORI
ITALIANI (al netto delle autocitazioni)</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Impiegando i
dati Scopus e il Field Weighted Citation Impact considerato al netto delle
autocitazioni, il Sole24Ore replica alla rivista Plos One che aveva accusato i
ricercatori italiani di autocitarsi per gonfiare i numeri nella valutazione
bibliometrica dei lavori scientifici. V. grafico. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: E. B.,
IlSole24Ore 27-10-19) </span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOTTORATO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UN QUADRO REGOLAMENTARE PIÙ
FLESSIBILE E INNOVATIVO PER IL DOTTORATO</b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il dottorato di ricerca italiano ha bisogno di essere ricondotto a
normalità e concretezza, semplificandone l’attivazione e liberalizzandone
l’accesso, togliendo tutti gli ostacoli per la sua internazionalizzazione,
separando l’iscrizione al dottorato dalla fruizione di borse di studio,
cancellando l’obbligo della durata triennale, e aprendo il sistema di
finanziamento delle borse, anche considerando prestiti d’onore e forme di
crowdfunding, e comunque forme di finanziamento dal basso, calcolando i posti a
disposizione solo in riferimento al numero di docenti, e riconsiderando la
valutazione dei risultati sulla base di criteri di trasparenza, garantendo
l’accesso aperto alle banche dati delle tesi di dottorato. Su tali temi il
nuovo ministro potrebbe fin da subito dare un segnale di apertura, promuovendo
un quadro regolamentare più flessibile e innovativo rispetto all’attuale e fra
questi ripensare il controllo da parte dell’ANVUR da ricondurre in tempi brevi
alla sua missione di valutazione ex-post. Così il dottorato italiano potrà
assolvere in pieno alla sua missione di formare alte professionalità, e non
essere considerato solo come il primo passo di una carriera accademica. (F: S.
Mecca, CorSera Università 01-10-19)</div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DOTTORATO DI
RICERCA. MANCATA VALORIZZAZIONE NEL DECRETO SCUOLA </b><br />
<br />
L’associazione dei dottorandi e dottori di ricerca in
Italia (ADI) lamenta l’assenza di misure adeguate alla valorizzazione del
titolo di dottore di ricerca nel decreto “Scuola”, licenziato dal Consiglio dei
Ministri lo scorso 10 ottobre, in base a cui saranno banditi i prossimi
concorsi per la scuola secondaria. Al centro della denuncia dell’ADI, il
mancato inserimento del dottorato di ricerca quale titolo utile all’accesso al
concorso straordinario, previsto nel decreto scuola e riservato ai docenti con
3 anni di servizio nelle scuole secondarie statali. Come si legge nel
comunicato dell’associazione di categoria: “Osserviamo con rammarico che il
Governo non ha colto questo nuovo decreto per la valorizzazione di tanti
dottori di ricerca che hanno dedicato anni della propria vita ad approfondire
la propria materia e raggiungere il più alto titolo di studio. Tutto ciò
nonostante da anni ormai chiediamo con forza che i dottori di ricerca siano
messi nelle condizioni di innalzare la qualità della docenza italiana”. (F: G.
Montalbano, Orizzontescuola 14-10-19)<br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">FONTI DI FINANZIAMENTO DELLA RICERCA IN
ITALIA </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il ministro per
l'università e la ricerca Lorenzo Fioramonti ha presentato alla Camera dei
deputati il Patto per la ricerca con le seguenti parole: "Chiediamo al
mondo imprenditoriale di sottoscrivere un Patto per la ricerca, con cui ci
impegniamo congiuntamente (istituzioni pubbliche e imprese) a rilanciare gli
investimenti in ricerca come volano privilegiato di uno sviluppo davvero
sostenibile e improntato al benessere umano, sociale, culturale e
ambientale". </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’agenda di
Lisbona afferma che la ricerca dovrebbe essere finanziata per 1/3 con fondi
pubblici e per 2/3 con fondi privati. Come si vede dalla figura in Europa il
privato finanzia il 55% del totale del budget investito in ricerca. In Italia
per il 52%. In Germania per 65%, avvicinandosi così all’obiettivo fissato
dall’agenda di Lisbona (1/3 con fondi pubblici e per 2/3 con fondi privati).
(F: Eurostat 2016). </span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I NUMERI DELLE
RISORSE NELLA RICERCA</b><br />
L'Italia versa all'Europa il 12,8% del bilancio
complessivo dei cosiddetti Programmi quadro per la ricerca scientifica. Ottiene
in contropartita finanziamenti solo per l'8,7%: siamo in credito di un quarto
delle risorse. La novità è che, oltre alla distanza dai Paesi storicamente più
virtuosi - la Germania riceve il 16,4% dei finanziamenti totali, il Regno Unito
il 14, la Francia il 10,5 -, ora si avvista il sorpasso della Spagna. Nel primo
triennio del terzo Horizon 2020 (il programma scientifico europeo 2014-2017),
Madrid ha avuto il 9,8% dei finanziamenti europei. Un punto abbondante meglio
di noi. L'Olanda, l'esempio più efficace in Europa, prende il quadruplo di quel
che versa.<br />
Il numero di ricercatori italiani: dal 2005 al 2016 sono
cresciuti di 60 mila, ma la quota sale solo nelle industrie private. Sono ormai
72 mila contro i 78 mila (stazionari) delle università. Negli Enti pubblici di
ricerca sono in tutto 29 mila. <br />
Pochi finanziamenti, arruolamento faticoso e frammentato
hanno prodotto un invecchiamento strutturale dei ricercatori italiani. L'età
media dei docenti nelle università è 49 anni, nelle istituzioni pubbliche è di
46: l'incidenza dei professori ultracinquantenni è superiore al 50%, ben più
elevata di quella dei nostri partner europei. Gli assegnisti di ricerca, la
classe più precaria in questo segmento decisivo per la salute economica e
culturale dell'Italia, sono quasi il 20% dei ricercatori nelle università e
addirittura un quarto negli enti di ricerca.<br />
La spesa in Ricerca e Sviluppo in quattordici anni è
passata dall'1% del Pil all'1,4. La media Ue è del 2%. Le gare pubbliche
nell'ambito R&S sono solo lo 0,15% del totale dei beni e servizi acquistati
dalla pubblica amministrazione: 178 milioni di euro contati nel 2018.<br />
Sul piano delle pubblicazioni, la risposta dei
ricercatori è "coraggiosa". La comunità scientifica italiana,
nonostante le incertezze istituzionali, produce il 5% dei lavori mondiali con
un numero di citazioni che nel biennio 2017-2018 hanno rappresentato l'1,4%
globale. Questa produzione è paragonabile a quella della Francia, che ha un
numero di ricercatori decisamente superiore. Resta marginale, anche se in
crescita, l'aliquota dei brevetti depositati (il 2,52% del totale mondiale). <br />
Il saldo commerciale nell'alta tecnologia è sempre in
deficit (4 miliardi di dollari), ma è meno rilevante nell'ultimo decennio. I
settori high-tech di punta, in Italia, sono l'automazione industriale e la
farmaceutica. (F: C. Zunino, La Repubblica 15-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">MISURE ECONOMICHE DI SOSTEGNO ALLA RICERCA E
ALL’ISTRUZIONE NELLA BOZZA DEL DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO PER IL 2020, ART.
28 </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per garantire la
prosecuzione del finanziamento dei programmi spaziali nazionali, in
cooperazione internazionale e nell’ambito dell’Agenzia spaziale europea,
assicurando al contempo il coordinamento delle politiche di bilancio in
materia, le somme assegnate con il decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri 11 giugno 2019, adottato ai sensi dell’articolo 1, comma 98, della
legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono incrementate di 390 milioni di euro per
l’anno 2020, 452 milioni di euro per l’anno 2021, 377 milioni di euro per
l’anno 2022, 432 milioni di euro per l’anno 2023, e 409 milioni di euro per
l’anno 2024.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’autorizzazione
di spesa di cui all’articolo 1, comma 591, della legge 27 dicembre 2017, n.
205, è incrementata di 30 milioni di euro annui a decorrere dal 2020, da
destinare al fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e di
risultato dei dirigenti scolastici.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Al fine di
prevedere misure volte al potenziamento della qualificazione dei docenti in
materia d’inclusione scolastica, per l’anno 2020 l’autorizzazione di spesa di
cui all’articolo 1, comma 125, della legge 13 luglio 2015, n. 107 è
incrementata di euro 11 milioni.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per favorire
l’innovazione digitale nella didattica, per l’anno 2020 l’autorizzazione di
spesa di cui all’articolo 1, comma 62, secondo periodo, della legge 13 luglio
2015, n. 107, è incrementata di euro 2 milioni.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per promuovere
il diritto allo studio universitario, il fondo di cui all’articolo 18, comma 1,
lettera a) del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, è incrementato per
l’anno 2020 di euro 16 milioni.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: Red.ne Roars
02.11.19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A HUMAN TECHNOPOLE (HT) RISORSE COSPICUE AL
DI FUORI DI OGNI PERCORSO COMPETITIVO</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">140 milioni di
euro l'anno è il finanziamento che, con la legge di bilancio 2017, lo Stato ha
assegnato alla Fondazione Human Technopole (HT). Risorse pubbliche, dei
cittadini, che alimenteranno progetti al di fuori di ogni percorso competitivo,
senza alcuna certezza di sviluppare le idee più meritevoli del Paese. Per
sanare questa anomalia, nella legge di bilancio in discussione, c'è
un'iniziativa volta a scongiurare che questo finanziamento favorisca un nuovo,
e solo uno, centro di ricerca avulso dal sistema della ricerca del Paese. In
HT, con quelle risorse certe si potrà studiare genomica e neurogenomica; fuori
da HT, invece, i ricercatori di base che già le studiano attendono da anni un
bando pubblico per dimostrare che la loro idea è migliore e ottenere i fondi
per svilupparla. Ogni anno, i 51 istituti di ricerca ospedalieri (IRCCS)
italiani molti già specializzati nelle materie che si studieranno in HT -
competono tra loro per un fondo totale di 159 milioni di euro; nello stesso
tempo il solo HT riceve, senza competizione, 140 milioni. Una gara sleale,
quindi, tra libere idee del Paese negli stessi ambiti. La soluzione arriva
dalla Svezia, dallo Science For Life Laboratory, struttura che concentra ben 40
facilities ad altissimo valore tecnologico, cui i ricercatori di tutte le
università e centri del Paese accedono per realizzare parti di progetti che ne
richiedono l'uso. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nelle ultime
settimane si è svolto, con i Ministeri coinvolti nella Fondazione (Miur,
Ministero della Salute e Mef), un lavoro per garantire una strutturale apertura
di HT, con facilities di tecnologie da identificare, progettare e costruire in
funzione delle esigenze di tutto il Paese e delle competenze da crescere a
Palazzo Italia. Ne è nato un emendamento alla legge di bilancio che destina, a
partire da bandi annuali stabili e competitivi, almeno 80 di quei 140 milioni
pubblici alla copertura dei costi di ideazione, costruzione e mantenimento di
«facilities nazionali HT» e delle spese di mobilità dei ricercatori di
Università, IRCCS e Enti pubblici di ricerca dalle loro sedi ad Arexpo, oltre
che dei costi delle parti progettuali lì svolte. Il tutto mediante competizione
meritocratica. (F: E. Cattaneo, Il Messaggero 11.11.19)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE – DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ISTRUZIONE
TERZIARIA IN EDUCATION AT A GLANCE 2019 DELL’OCSE</b><br />
Education at a Glance 2019 dell’OCSE conferma che in
tutti i Paesi conseguire una laurea:<br />
(1) aumenta la probabilità di trovare un lavoro: nel 2018
il tasso di occupazione (calcolato sulla popolazione da 25 a 64 anni) dei
laureati è stato in tutta l’area Ocse di 9 punti superiore a quello dei
diplomati, e in Italia di 10 punti superiore; (2) assicura redditi decisamente
più elevati: un laureato guadagna – sempre nella media dei paesi Ocse – il 57%
in più di un diplomato; per l’Italia il premio è sempre consistente, ma si
ferma al 39% in più; (3) un titolo terziario rafforza la resilienza, ossia la
capacità di ritrovare il lavoro se lo si è perso. <br />
Investire in istruzione superiore si conferma un buon
affare tanto per gli individui, quanto per la collettività. <br />
I dati che descrivono la scena internazionale confermano
due “anomalie” italiane. La prima riguarda l’esiguità delle risorse investite
nell’università dal nostro Paese: nel 2016 vi abbiamo destinato solo lo 0,89%
del nostro Pil, decisamente meno della media Ocse (1,48 per cento, si veda la
Figura 1). Da notare che dal 2010 la quota è addirittura diminuita (era lo 0,99
per cento), con una contrazione che riguarda esclusivamente le risorse
pubbliche, scese da 0,76 a 0,57%, mentre è cresciuto lo sforzo degli attori
privati (famiglie), salito da 0,23 a 0,32%.<br />
Considerata tanta parsimonia, non sorprende che l’Italia
sia oggi tra i paesi con la popolazione adulta meno istruita (si veda la Figura
2): tra i 25-34enni solo il 28 per cento è in possesso di un titolo terziario,
mentre la media Ocse è pari al 47 per cento<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">.</b>
Le quote del 2011, rispettivamente del 21 e 39 per cento, testimoniano la
faticosa rincorsa italiana. La seconda anomalia dell’Italia segnalata da
Education at a Glance è l’assenza di titoli terziari brevi (biennali),
piuttosto diffusi all’estero (ancora figura 2), in parte compensati dallo
sbilanciamento sui laureati magistrali, da noi persino più numerosi dei
triennali. (F: A. Gavosto e S. Molina, lavoceinfo 27-09-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’OBIETTIVO 4
DELL’AGENDA 2030 (“ISTRUZIONE DI QUALITÀ”) </b><br />
<br />
Il tema dell’istruzione di qualità, affrontato da
Education at a Glance 2019, rinvia all’Obiettivo 4 dell’Agenda globale 2030
(“Istruzione di qualità”). Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDGs =
Sustainable Development Goals) varati nel 2015 dalle Nazioni Unite e sottoscritti
dai governi dei 193 paesi membri stanno suscitando molto interesse e non
stupisce che anche l’Ocse si ispiri agli Sdgs per la sua raccolta di dati
statistici sull’istruzione. <br />
Per quanto concerne l’Italia – dove va segnalato
l’impegno dell’Istat nella realizzazione del Rapporto SDGs 2019. Informazioni
statistiche per l’Agenda 2030 in Italia (<a href="https://www.istat.it/it/files/2019/04/SDGs_2019.pdf">https://www.istat.it/it/files//2019/04/SDGs_2019.pdf</a>
) – possiamo dire in estrema sintesi che partiamo bene, ma finiamo maluccio:
siamo infatti tra i Paesi più attenti all’educazione pre-scolastica, con ottime
scuole dell’infanzia e tassi di iscrizione da 3 a 5 anni quasi universali,
seppur in lieve riduzione negli ultimi anni. Con l’avanzare delle età non
riusciamo però a mantenere questi risultati: già a 15 anni i nostri studenti
mostrano apprendimenti sistematicamente inferiori alla media Ocse. Delle
difficoltà a livello terziario già si è detto (vedi Nota Istruzione terziaria
in Education at a glance 2019 dell’OCSE), ed è soprattutto nell’istruzione
degli adulti che risultiamo del tutto latitanti: una carenza destinata sempre
più a farsi sentire in un Paese che invecchia rapidamente. (F: A. Gavosto e S.
Molina, lavoceinfo 27-09-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL RAPPORTO COSTI/BENEFICI DELLA LAUREA </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il report 2019
Education at a glance dell’Ocse dedica più di un passaggio al ritorno economico
della laurea. Sia nella scheda Paese dedicata all’Italia, sia nell’edizione
completa dello studio. Che laurearsi convenga è fuori di dubbio. Se non altro
perché gli adulti con un’istruzione terziaria guadagnano il 39% in più rispetto
ai diplomati. Ma se rapportiamo questo dato alla media Ocse (57%) iniziano i
problemi. Che proseguono se restringiamo l’analisi alla classe d’età 25-34
anni. Qui il vantaggio in termini di reddito assicurato dalla laurea scende al
19% contro il 38% degli altri Stati. Con l’aggravante del gender gap che ci
trasciniamo da anni - da noi le donne guadagnano in media il 30% in meno
rispetto agli uomini (mentre la media Ocse è del 25%) - e che è ancora più
pesante per le giovani generazioni: la differenza retributiva rispetto ai loro
coetanei maschi è del 26% per le 55-64enni e sale al 36% per le 35-44enni.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il quadro non
muta se ci spostiamo ad analizzare il rapporto costi/benefici garantito
dall’avere in tasca un titolo di studio più elevato. Se è vero che il costo
della laurea nel nostro Paese resta tutto sommato contenuto rispetto a quello
del diploma, visto che si aggira sui 20.900 dollari aggiuntivi per le donne
(tra costi dei corsi e mancato guadagno per aver scelto di non lavorare nel
frattempo) e sui 28.600 per gli uomini, è altrettanto vero che il rendimento
finanziario associato all’appellativo di “dottore” è sua volta inferiore
rispetto agli altri Paesi Ocse. Complice il nostro cuneo fiscale elevato.
Partendo da un reddito lordo al termine dell’intera carriera lavorativa che
l’Ocse stima in 436.700 dollari lordi in più rispetto ai diplomati (300.700 per
le donne) e sottraendo il prelievo tributario e contributivo si arriva infatti
a un guadagno netto di 190.600 dollari per un laureato e di 154.200 per una
laureata, sempre rispetto al diploma. Numeri che ci collocano al quartultimo
posto totale, davanti a Belgio, Lettonia ed Estonia. (F: E. Bruno, Sole
Scuola24 16-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREATI E DIPLOMATI. I GUADAGNI SECONDO I
DATI DELL’UNIVERSITY REPORT 2018, STILATO DALL’OSSERVATORIO JOB PRICING, E
DELL’EDUCATION AT A GLANCE 2019 DELL’OCSE</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo il
report OCSE gli adulti laureati italiani guadagnano il 39% in più rispetto ai
coetanei con il diploma. Ma l’analisi sulle fasce d’età più giovani vede i
25-34enni avere un guadagno superiore solo del 19% contro la media OCSE del
38%. L’University Report 2018 mette in luce una differenza di 11.900 euro lordi
l’anno (che salgono a 13.000 se si considerano i premi variabili) tra lo
stipendio percepito da laureati e diplomati. Secondo l’OCSE il nostro Paese,
tra quelli sviluppati, è quello che meno garantisce un’occupazione dopo il
percorso di studi. Basti pensare che il tasso di occupazione dei giovani
laureati italiani è del 64%, in linea se non inferiore con quello dei
diplomati, 68%. Per quanto riguarda la laurea, ci sono circa 11mila euro l’anno
di differenza tra lo stipendio di un diplomato e quello di un laureato
magistrale, mentre secondo l’University Report del 2018 un diplomato ha uno
stipendio, seppur per una piccola parte, superiore a quello di un laureato
triennale.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’University
Payback Index, considerando i costi sostenuti negli anni di studio e il mancato
introito che ne deriva, stima che in media per recuperare i guadagni mancati i
laureati impieghino dai 13 ai 20 anni. Secondo l’OCSE nei primi 24 anni un
laureato guadagna solo il 10% in più rispetto a chi ha completato la scuola
dell’obbligo, mentre nel finale di carriera si arriva anche al 70%. La laurea
infatti offre maggiori possibilità di accesso ai ruoli apicali di una
professione: ad esempio, il 25% di chi ha conseguito la laurea (rispetto al 5%
dei diplomati) diventa quadro o dirigente. Percentuale che sale al 50% per chi
è in possesso di un dottorato di ricerca.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Infine, con
quali Università è più alto lo stipendio annuale post laurea?. Ecco la
classifica dell’University Report 2018. Top Ten: Bocconi 35.000 €, PoliMi
33.000 €, seguono Cattolica Sacro Cuore, Luiss G. Carli, PoliTo, UniGe,
PoliMarche, Tor Vergata, UniPi, UniPr. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: Redazione
Lavoro, Money 19-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">STARTING SALARIES REPORT. ITALIA, SPAGNA E
PORTOGALLO IN CODA PER LO STIPENDIO DEI NEOLAUREATI</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">“Starting
Salaries Report” della società di consulenza Willis Towers Watson ha condotto
un’indagine su 5.856 organizzazioni operanti in 31 Paesi. Nei 23 Paesi europei
analizzati I neolaureati che guadagnano di più sono gli svizzeri, con stipendio
iniziale intorno ai 73 mila euro (ma bisogna precisare che le cifre in
classifica non sono rapportate al costo della vita). Seguono i giovani di
Danimarca (59 mila euro), Norvegia (quasi 52 mila euro) e Germania (49 mila
euro).</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Italia lo
stipendio d’ingresso nel mondo del lavoro è di circa 28.800 euro, inferiore non
solo ai Paesi menzionati in precedenza (a cui aggiungiamo la Francia con 36
mila euro), ma anche a nazioni che non ci saremmo aspettati come la Slovenia,
dove la retribuzione è di circa 32 mila euro. Al di sotto del nostro Paese,
invece, si posiziona di poco la Spagna, con 28.300 euro, seguita dal Portogallo
(20.900 euro). </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Italia la
laurea vale un incremento salariale del 12%, mentre il titolo del dottorato
solo il 13%. Se si pensa che in Germania i laureati guadagnano il 23% in più
dei diplomati, e in Francia chi consegue il dottorato arriva a percepire anche
il 43% in più di un laureato. Dopo due anni di lavoro, un laureato italiano
vede aumentare la sua retribuzione fissa di circa il 10%, rispetto al 22% di
Francia e Germania e al 25% di Spagna e Regno Unito: una progressione che un
neolaureato italiano riesce a raggiungere dopo 4 o 5 anni dall’ingresso nel
mondo del lavoro. (F: quifinanza.it 06-11-19) </span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SKILL
SHORTAGE</span></i></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">. DIFFICOLTÀ DI REPERIMENTO DELLE PERSONE
ADATTE PER CIRCA UN QUARTO DELLE FIGURE PROFESSIONALI RiCERCATE</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo
l’Indagine Excelsior curata da Unioncamere e Anpal, 2019, le imprese italiane
denunciano difficoltà di reperimento delle persone adatte per circa un quarto
delle figure professionali che cercano. 1.197.696 posti di lavoro che restano
scoperti per difficoltà di reperire la persona adatta. Solo un diplomato su tre
delle scuole tecniche dopo due anni fa un lavoro coerente col diploma.
Occorrerebbe un monitoraggio permanente e capillare del tasso di coerenza tra
formazione impartita e sbocchi occupazionali effettivi, realizzabile con −
anagrafe della formazione professionale (come l’anagrafe MIUR) − incrocio dei
dati con le Comunicazioni Obbligatorie al ministero del Lavoro − pubblicazione
del dato relativo a ciascun corso e ciascun centro di formazione professionale
(CFP). Perché finora in Italia questo sistema non è stato attivato dallo Stato?
Perché il sistema attuale privilegia l'interesse degli addetti, che non amano
essere posti sotto stress, rispetto a quello degli utenti … mentre il sistema
nuovo, fornendo un criterio oggettivo per la distribuzione dei finanziamenti,
toglierebbe agli assessori regionali competenti l’amplissima discrezionalità
che oggi possono esercitare (F: pietroichino.it 23-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL LICEO
BIOMEDICO. IL 78% DEGLI ISCRITTI HA PASSATO IL TEST D'INGRESSO A MEDICINA NEL
2019</b><br />
Il liceo biomedico - o liceo a curvatura biomedica - è un
liceo classico o scientifico sperimentale, nel quale sono presenti 50 ore in
più di biologia e laboratori nel triennio. Scrive il Corriere che i numeri - in
termini di scuole e studenti iscritti - sono aumentati sensibilmente: da un
anno all’altro, sono raddoppiate le scuole che hanno attivato il percorso:
erano 63 nel 2018/2019, ora sono 135, selezionate tra 400 candidature. 2100
formatori impegnati, di cui 1500 medici. I dati, decisamente incoraggianti, sono
stati presentati nel corso di due incontri organizzati al Miur, il 30 settembre
e il 7 ottobre, tra presidi e rappresentanti provinciali dell’Ordine dei
medici. I numeri sono ancora più incoraggianti se guardiamo alla preparazione
che il liceo biomedico fornisce a chi sceglie di frequentarlo per iscriversi
successivamente a Medicina: il 78% degli iscritti a un liceo biomedico ha
passato il test d'ingresso nel 2019. Un risultato più che incoraggiante, anche
se la percentuale di abbandono è alta: il 20% degli studenti cambia infatti
indirizzo prima di terminare il triennio.<br />
Un aspetto comunque positivo per l'ideatrice del
progetto, Giuseppina Princi, che fa notare come anche l'abbandono sia un indice
del buon funzionamento dell'indirizzo: chi abbandona capisce prima di tentare
il test di non essere portato per la facoltà di Medicina e sceglie di non
proseguire nel percorso. Il liceo biomedico, dunque, ha anche un'importante
funzione di orientamento universitario. (F: V. Adriani, <a href="http://www.studenti.it/">www.studenti.it</a> 09-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CONDIZIONE
OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI</b><br />
I laureati lavorano di più dei diplomati, 78,7% contro
65,7%, guadagnando anche il 38,5% in più.<br />
Inoltre secondo i dati di AlmaLaurea tra i laureati del
2013 fotografati a 5 anni dal titolo, quelli meglio occupati sono i laureati in
ingegneria, economia-statistica e professioni sanitarie; tutti sopra all’89%. I
laureati in discipline giuridiche, letterarie, psicologiche hanno, invece, una
percentuale di occupazione al di sotto dell’80%. Infine se analizziamo i
laureati magistrali a ciclo unico troviamo in testa i medici con il 92,4%.
Altro dato riguarda l’esperienza lavorativa durante gli studi. Svolgere
un'attività lavorativa, anche occasionale, durante l’università aumenta
infatti, secondo AlmaLaurea, le probabilità di trovare lavoro del 39%.
(11-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREATI E DIPLOMATI. QUANTI LAVORANO A 3
ANNI DAL CONSEGUIMENTO DEL TITOLO. CONFRONTO CON L’EUROPA</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo
l’ufficio statistico europeo (EUROSTAT) nel 2018 in Italia il 59,8% dei laureati
lavora a tre anni dal conseguimento del titolo di studio. Si tratta quindi di
quasi sei laureati su 10, troppo poco rispetto alla media europea. Infatti,
nonostante la percentuale dei laureati italiani che lavorano sia aumentata del
10% rispetto al 2014, tuttavia la media europea che si attesta invece all’83,5%
rimane lontanissima. Proprio per questo quando si analizza il connubio
laurea-lavoro, l’Italia si posiziona al penultimo posto in Europa. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In base ai dati
aggiornati dall’Eurostat, il 40,2% dei laureati italiani non riesce a trovare
lavoro nei tre anni che seguono il conseguimento del titolo di studio. Un altro
dato molto importante che penalizza la percentuale italiana riguarda quello
delle quattro aree dell’Unione Europea dove i laureati che lavorano sono meno
di un terzo. Infatti da quanto analizzato da Eurostat, tre di queste aree sono
tre regioni del Sud Italia: Sicilia, Basilicata e Calabria. Nella prima i
laureati che lavorano si attestano al 27%, nelle altre due al 31%. La quarta
area è invece una regione della Grecia centrale: Sterea Ellada. Qui la
percentuale dei laureati che lavorano si aggira intorno al 32%.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo i dati
dell’Eurostat nel Bel Paese la percentuale dei diplomati che lavora a tre anni
dalla maturità si attesta a circa il 10% in meno rispetto a quella dei
laureati, ossia 48,9%.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Anche in questo
caso anche se la percentuale risulta in crescita del 12% rispetto a quella che
del 2014, tuttavia il divario con gli altri Paesi europei rimane abbastanza
importante. In UE infatti la percentuale di diplomati che lavorano a tre anni
dal conseguimento del titolo si attesta al 76,5%.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: M. Carrà,
Money 18.11.19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SPECIALIZZAZIONE
MEDICINA: VIA LIBERA ALLA RICONGIUNZIONE DEI CONTRIBUTI PER LA PENSIONE</b><br />
In questi giorni è arrivata un’importante sentenza - la
n.ro 26.039 del 15 ottobre 2019 - della Corte di Cassazione che potrebbe avere
delle ripercussioni sulla pensione futura degli specializzandi in medicina. Nel
dettaglio, la Corte di Cassazione ha autorizzato la ricongiunzione a titolo
oneroso (per i liberi professionisti) dei contributi previdenziali versati
nella Gestione Separata Inps verso la propria Cassa professionale, ai fini del
conseguimento del diritto ad un’unica pensione.<br />
Una novità che - come spiegato da Enpam (Ente Nazionale
di Previdenza ed Assistenza Medici) - permetterà agli specializzandi di farsi
riconoscere presso la rispettiva Cassa di previdenza i contributi versati negli
anni di frequenza di una scuola di specializzazione, ossia quei contributi
prelevati direttamente sulle borse di studio. (F: A. Cosenza, Wired 26-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RAPPORTO SVIMEZ
2019 SUL MEZZOGIORNO. 21.970 LAUREATI EMIGRATI DAL SUD TRA IL 2002 E IL 2017 </b><br />
Dal Sud fuggono giovani, molti laureati . Giù
investimenti pubblici. Male agricoltura, bene il terziario, l’industria stenta.
Scarsi i servizi, specialmente sanità e scuola. Il Reddito di cittadinanza ha
impatto nullo sull’occupazione. <br />
La nuova migrazione riguarda molti laureati, e più in
generale giovani con elevati livelli di istruzione, molti dei quali non tornano
più. Le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni
nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. Di
queste ultime 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33,0% laureati, pari<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>a 21.970). <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Solo poco più di 3 diplomati e 4 laureati su 10 sono occupati da uno a
tre anni dopo aver conseguito il titolo. Il reddito di cittadinanza «invece di
richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del
lavoro». (F: Rapp. Svimez, </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>IlSole24Ore
05-11-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IN ARRIVO NUOVE LAUREE TRIENNALI
PROFESSIONALIZZANTI</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In via
sperimentale sta partendo una nuova laurea triennale professionalizzante, che
avrà lo scopo di “laureare” gli studenti diplomati degli istituti tecnici, si
tratta di uno step in più rispetto agli attuali IFTS (Istruzione e formazione
tecnica superiore) che tuttavia rimarranno un altro canale
“professionalizzante” post-diploma. Queste nuove lauree permetteranno a figure
come quella del geometra, del tecnico informatico o tecnici meccanici di
conseguire la laurea nello loro stesso ambito che fino ad oggi prevedeva solo
il diploma. Al momento (04.11.19) non si conoscono tutti i dettagli di questi
nuovi corsi di laurea, secondo quanto si apprende i corsi si potrebbero
svolgere anche negli stessi istituti tecnici, ma su questo al momento non c’è
ancora nulla di sicuro, anche perché tra le ipotesi ci sarebbe anche quella di
individuare in provincia una scuola polo dove saranno attivati i corsi di
laurea professionalizzanti triennali. Nelle categorie interessate da questi
nuovi corsi di laurea potrebbero essere interessati anche gli ITP (Insegnanti
tecnico-pratici) che fino ad oggi hanno potuto conseguire solo il diploma. Al
momento non è ancora chiaro se tale laurea triennale poi darà accesso a quella
specialistica di due anni. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(F: </span><a href="https://www.miuristruzione.it/">https://www.miuristruzione.it/</a>
04-11-19)<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RECLUTAMENTO</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RECLUTAMENTO.
ASSEGNAZIONI DI OLTRE 2.400 PUNTI ORGANICO 2019 IN DUE DM</b><br />
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">Dal
1° dicembre finirà lo stop ai concorsi disposto dalla scorsa legge di bilancio
2019 e gli atenei potranno cominciare a utilizzare i nuovi “punti organico”
(PO). </span>Assegnati oltre 2.400 PO 2019 in 2 provvedimenti. Il 1° DM
distribuisce 2.223 "spazi di flessibilità" ordinari sulla base di 2
parametri (vedi sotto 1°). Il 2° DM ne assegna altri 221 sulla base di criteri
diversi (Vedi sotto 2°):<br />
1° - Gli atenei con un rapporto Spesa di personale/Fondo
di finanziamento ordinario (Ffo) almeno dell'80% o con un indicatore di
sostenibilità finanziaria inferiore a 1 potranno fermarsi al 50% delle uscite
2018 mentre quelli al di sotto di tale soglia potranno arrivare anche al 100%
delle cessazioni <br />
dell'anno prima.<br />
2° - I primi 26 punti organico saranno ripartiti in parti
eguali (0,50 ciascuna) tra tutte le università con un rapporto spesa di
Personale/Ffo inferiore al 75% e un indicatore di sostenibilità finanziaria
maggiore di 1,10; gli altri 195 andranno alle accademie in base al rapporto
studenti/docenti, alle borse di dottorato e alla virtuosità finanziaria.<br />
<span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">In
valore assoluto i margini di manovra maggiori li avranno Sapienza di Roma (con
187,95 tra punti organico ordinari e aggiuntivi), l’Alma Mater di Bologna
(153,82) e la Federico II di Napoli (144,92). Laddove quelli minori spetteranno
alle università del Molise e di Cassino: unica insieme a Catania ad aver
sforato l’80% per l’indicatore delle spese di personale. Se si ragiona in
percentuale l’aumento del turnover maggiore rispetto al 2018 sarà più sensibile
per la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (+ 477% sul 2018), la Sissa di
Trieste (+342%) e il Politecnico di Milano (+262%). Premiate, tutte e tre,
dall’ampliamento dei parametri meritocratici scelti dal Miur. (F: E. Bruno,
IlSole24Ore 14-10-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RECLUTAMENTO DEI NUOVI PROFESSORI. PIÙ OMBRE
CHE LUCI</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo
l’opinione di un professore ordinario di diritto processuale penale il nuovo
modello di reclutamento che apparentemente sembrava dover superare le
perplessità legate alle valutazioni comparative utilizzate per il reclutamento
dei professori anteriormente alla legge Gelmini, in realtà ha dato luogo a non
pochi problemi che hanno provocato l’intervento della magistratura
amministrativa e penale, sancendo il fallimento dell’abilitazione scientifica
nazionale.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le ragioni vanno
ricercate nelle differenti interpretazioni che le commissioni giudicatrici
offrono al modello legislativo. Infatti, benché si sia cercato di arginare la
discrezionalità dei commissari ancorando alla sussistenza di determinati
presupposti, quali il raggiungimento delle soglie fissate in ordine alla
produzione scientifica e su determinati titoli (partecipazione a comitati
editoriali, incarichi di insegnamento, attrazione di fondi universitari, etc.),
che già di per sé nell’ottica del legislatore dovrebbero costituire parametro
obbiettivo di qualità, talune commissioni hanno privilegiato esclusivamente i
requisiti soggettivi del metodo e della qualità dei risultati della ricerca, il
che secondo la magistratura inquirente nasconde occhiuti margini di
discrezionalità difficilmente sindacabili per via amministrativa, se non sul
piano della motivazione illogica e apparente.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nella
prospettiva di alcuni pubblici ministeri, c’è il rischio che la
(apparentemente) sterile attribuzione dell’abilitazione celi talvolta disegni
ben più “lungimiranti”, quali conferire il “lasciapassare” a un solo candidato
dei potenziali concorrenti strutturati all’interno della stessa università nel
medesimo settore scientifico ovvero orientati a partecipare a procedure
comparative bandite in altri atenei. (Fonte: A. Gaito, IlSole24Ore 14-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">VARIAZIONI INTERVENUTE NEL PERIODO 2009-2018
ALL’INTERNO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO NELLA CAPACITÀ DI RECLUTARE NUOVO
PERSONALE</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 8.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"></span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nel febbraio
2019 erano in ruolo quasi 54.400 docenti: di questi però solo poco più di 50.000
sono stabili o hanno una prospettiva di stabilità (circa 13.200 PO, 20.900 PA,
12.500 RTI e 3.700 RTDb). Il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario
era pari a circa 67.300 unità nel 2008, mentre al 31 dicembre 2017 il personale
tecnico amministrativo è quantificabile in circa 53.400 dipendenti. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La perdita
complessiva di capacità di reclutamento del sistema universitario dal 2009 è
stimabile in 9000 punti organico, al lordo di interventi straordinari. Questa
riduzione è stata prodotta anche da vincoli al reclutamento rispetto alle
cessazioni dal servizio. Dal 2012, in particolare, queste limitazioni sono
diventate di sistema: cioè, la possibilità di nuove assunzioni è gestita
centralmente, redistribuendola tra gli Atenei in modo diversificato secondo un
principio premiale. I parametri di “virtuosità” utilizzati per questa
redistribuzione sono in pratica una combinazione tra entrate complessive, spese
per il personale, fitti passivi e oneri di ammortamento. Ad esser premiati,
cioè, sono gli Atenei che hanno avuto la possibilità di incrementare le
entrate, dalla contribuzione (le tasse degli studenti) o da fondazioni ed enti
pubblici del territorio. (Fonte: FlcCgil 21-03-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RECLUTAMENTO. GLI
ATENEI DEL SUD PERDONO PUNTI ORGANICO</b><br />
Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel
Mezzogiorno, analizza il decreto che l'8 agosto scorso ha dato le risorse a
ognuno dei 65 atenei pubblici soffermandosi sull'allegato "punti
organico" (PO), termine decisivo per garantire in ateneo didattica e ricerca.
Bene, la tabella del Miur indica - per segnalare i poli estremi - da una parte
due atenei come Cassino e Catania, che nel 2019 hanno ottenuto "0" PO
aggiuntivi e, dall'altra, l'Università di Bologna, a quota 75,69 "PO
aggiuntivi" e il Politecnico di Milano, a 69,54. Ecco, Cassino e Catania
possono assumere un nuovo professore ordinario ogni due che vanno in pensione
(si sono guadagnati un "regime assunzionale" al 50%), la Scuola
superiore Sant'Anna di Pisa quasi dieci docenti per ogni pensionato, la Sissa
di Trieste sette, il Politecnico di Milano cinque (così come l'Università di
Bergamo). <br />
Gli atenei di Cassino e Catania si sono fatti male da
soli. Il primo all'inizio del 2017 si è accorto di un buco di bilancio da 44
milioni di euro per contributi previdenziali non versati. Il secondo - Catania
- entra ed esce da inchieste giudiziarie che ne hanno certificato le spese
ardite. Al di là di questi casi limite, si nota come siano "al di sotto
del 100%" (un professore va in pensione e uno entra) perlopiù università
del Centro-Sud: il Salento ha il turnover al 64%, Messina al 65%, Palermo e la
Seconda Università di Napoli al 71%, Perugia al 72%, il Molise e Roma Tor
Vergata al 73%, la Calabria al 75%, la Tuscia e la Basilicata al 76% e Macerata
all'81%. In questa collocazione penalizzante rientrano solo due università del
Centro-Nord: Siena, terzultima con il 58% per cento di ricambio possibile in
cattedra, e Genova (75%). (F: C. Zunino, Rep Scuola 11-101.9)<br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA PERFORMANCE
DELLA RICERCA SCIENTIFICA IN ITALIA</b><br />
L'International Comparative Performance of the UK
Research Base 2013, il report realizzato dalla società Elsevier su richiesta
del Department of Business, Innovation and Skills del governo britannico, è un
documento, che si concentra su alcuni aspetti della qualità della ricerca
scientifica, e si basa sui dati forniti da tre diversi soggetti: l'OCSE, per
quanto riguarda i dati sulle dimensioni degli investimenti in ricerca e
sviluppo; il database Scopus, per quanto concerne i dati su articoli e citazioni;
e infine la World Intellectual Property Organization (WIPO), l'agenzia delle
Nazioni Unite che raccoglie i dati su proprietà intellettuale e brevetti. Pur
focalizzandosi sulla situazione del Regno Unito, il report fornisce numerosi
dati comparativi anche su alcuni dei paesi più industrializzati del mondo, fra
cui anche l'Italia. Il primo dato che sorprende è quello sul Field Weighted
Citation Impact (FWCI) che indica la qualità degli articoli accademici sulla
base del numero di citazioni ottenute dagli articoli dei ricercatori di un dato
paese, rapportati al numero di citazioni medie in ognuno dei settori
scientifico-disciplinari coperti da questi articoli. Sul FWCI, l'Italia si
trova in terza posizione. I settori in cui gli articoli dei ricercatori
italiani sono citati in misura maggiore, spesso con livelli molto più alti
rispetto a quelli degli altri paesi, sono l'ingegneria (con un FWCI addirittura
doppio rispetto alla media mondiale), l'economia, le scienze cliniche e quelle
ambientali. (F: sardegnaricerche 28-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">BIBLIOMETRIA.
VANTAGGI E SVANTAGGI</b><br />
Le Procedure di Valutazione della ricerca correnti basate
sulla bibliometria comportano due vantaggi e due svantaggi. Vantaggi: (1) non
si perde tempo a leggere i lavori scientifici da valutare, tanto ci pensano i
numerini; (2) si evita di assumere una responsabilità personale (soggettiva),
perché i numerini sono “obiettivi”. Svantaggi: (1) per esser sicuri di esser
citati, molti evitano le ricerche d’avanguardia, che comportano un alto
rischio; trionfa così la ricerca main stream, e con essa la morte
dell’immaginazione scientifica e dell’innovazione; (2) la scienza, la probità
scientifica, il senso critico vanno a farsi friggere, e si dedicano al frivolo
esercizio della Valutazione energie e tempo che dovrebbero essere investiti in
insegnamento e in ricerca. <br />
Lo svizzero Richard R. Ernst, premio Nobel per la
chimica, ha scritto: «Lasciatemi esprimere un desiderio supremo, che coltivo da
tempo: spedire tutte le procedure bibliometriche e i loro diligenti servitori
nel più oscuro e onnivoro buco nero di tutto l’universo, onde liberare per
sempre il mondo accademico da questa pestilenza. L’alternativa c’è: molto
semplicemente, cominciare a leggere i lavori scientifici anziché valutarli solo
contando le citazioni». (F: S. Settis, Newsletter Roars Review 28-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’AGENZIA
NAZIONALE DELLA RICERCA (ANR) </b><br />
L’annuncio della istituzione della Agenzia Nazionale
della Ricerca (ANR) è stato fatto dal PdC Giuseppe Conte il 15 ottobre. Per
riprendere le testuali parole di Conte: In manovra di bilancio verrà inserita
la Agenzia Nazionale per la ricerca. Avrà una funzione importantissima, di
coordinare tutte le attività di ricerca e innovazione in Italia, quindi dei
poli universitari, dei centri pubblici di ricerca e degli enti privati di
ricerca. Attraverso l’Agenzia noi potenzieremo il sistema della ricerca, ma non
tanto e solo in termini di qualche finanziamento ulteriore che porteremo a
beneficio del mondo della ricerca, quanto in termini di strumento per fare rete,
per fare sistema. Il Gruppo 2003 per la ricerca, che dell’Agenzia è il padrino
ideale, ha sempre insistito che sia un’agenzia di finanziamento con un budget
autonomo, indipendente dalla politica, gestita da manager della ricerca e
consiglieri scientifici e possibilmente trasversale ai vari ministeri che
erogano fondi per la ricerca. Come ha spiegato Silvio Garattini nel convegno
del Gruppo 2003 nel 2016, idealmente tutte le risorse per il finanziamento
competitivo della ricerca dovrebbero confluire in tale agenzia, che dovrebbe
essere divisa per dipartimenti (non disciplinari ma tematici) e tradurre in
bandi e allocazioni mirate le linee guida programmatiche elaborate dalla
politica. A queste funzioni dovrebbero aggiungersi, come per le agenzie prima
viste, i rapporti internazionali e il monitoraggio dei risultati. (F: F. Carra,
scienzainrete 23-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NELLA FUTURA AGENZIA NAZIONALE PER LA
RICERCA (ANR) IL DIRETTORE E CINQUE COMPONENTI SU OTTO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
SARANNO DI NOMINA POLITICA</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Direttore e
cinque componenti su otto del consiglio direttivo della futura <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">agenzia nazionale per la ricerca</b> (ANR) saranno
di nomina politica, secondo la più recente bozza del “Disegno di legge di
bilancio per il 2020″, che all’Art. 28 ((Istituzione dell’Agenzia nazionale per
la ricerca e altre misure di sostegno alla ricerca e all’istruzione) recita:
«Il direttore è scelto dal Presidente del Consiglio dei ministri. Il comitato
direttivo è composto da otto membri scelti: due dal Ministro dell’istruzione,
dell’università e della ricerca, uno dal Ministro per lo Sviluppo Economico,
uno dal Ministro della Salute, uno dal Ministro per l’innovazione tecnologica e
la digitalizzazione, uno dalla Conferenza dei Rettori delle Università
Italiane, uno dal Consiglio Universitario Nazionale, uno dalla Consulta dei
Presidenti degli enti pubblici di ricerca.» Per capire cosa possa significare
per la libertà di ricerca un’agenzia con due terzi dei vertici direttamente
nominati dal governo, basterà pensare a temi di ricerca nel mirino della
politica, come quelli di un convegno che l’Università di Verona aveva sospeso
su pressione dell’estrema destra: Migrazioni, diritti umani, antisemitismo,
storia contemporanea, studi socio-economici su povertà e disoccupazione,
questione meridionale, diritto costituzionale, cambiamenti climatici,
inquinamento, vaccini, bioetica: su questi e altri argomenti saranno dei veri e
propri “commissari politici” a decidere se si può fare ricerca e chi può farla.
(F: Red.ne Roars 02-11-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I PARAMETRI BIBLIOMETRICI SONO UNO STRUMENTO
DI GIUDIZIO CHE NON PUÒ SOSTITUIRSI ALLA VALUTAZIONE. “INWARDNESS” COME
“ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA”</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></b></span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Da sempre la
comunità scientifica ha individuato gli effetti collaterali causati da un uso
brutale dei criteri bibliometrici: una crescita artificiale del numero di
pubblicazioni (Publish or perish...), strategie citazionali più o meno lecite
per incrementare il proprio ranking, eccetera. Nonostante questi avvertimenti
l'Italia, a partire dalla riforma universitaria del 2010, ha esteso il peso di
questi criteri attraverso la creazione dell'ANVUR, l'Agenzia nazionale di
valutazione del sistema universitario e della ricerca. Agli occhi di alcuni un
Moloch che decide in modo acefalo chi è meritevole e chi no di spartirsi le
(scarse) risorse a disposizione. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Due articoli
pubblicati su riviste scientifiche hanno riacceso il dibattito nostrano
portando nuovi elementi di discussione. Alberto Baccini, Giuseppe De Nicolao ed
Eugenio Petrovich hanno mostrato che l'introduzione di criteri strettamente
bibliografici per valutare la ricerca induce la comunità scientifica a
costituire in modo spontaneo club più o meno numerosi propensi a citarsi
vicendevolmente. La metrica che misura questa attitudine è chiamata
“Inwardness”. Viste le scarsissime risorse in gioco possiamo anche chiamarla
“istinto di sopravvivenza”. Questo ha determinato maggiori punteggi negli
indici bibliometrici che hanno fatto compiere all’Italia un balzo in avanti
nelle classifiche internazionali. La ricerca italiana non è diventata di colpo
più efficiente né i ricercatori italiani sono degli astuti vanesi, come
ipotizza sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella che ha un po’ semplificato
la lettura dello studio (I professori si citano da soli. Così si gonfia la
ricerca). Molti di loro hanno speso ore di vita e risorse per produrre una
buona ricerca: saputo che sarebbero stati valutati in modo deterministico
attraverso un singolo parametro bibliometrico, hanno adottato una mera
strategia di sopravvivenza. È bene ricordare che anche negli altri paesi, e per
ragioni analoghe, si ha una Inwardness elevata. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il biostatistico
e condirettore del Meta-Research Innovation Center dell’Università di Stanford
John Ioannidis su Plos Biology si spinge ad affermare che l’effetto inwardness
può essere dovuto a un numero molto limitato di ricercatori che si citano a
vicenda, e comunque non si può escludere che il risultato sia dovuto al caso
più che alle regole introdotte dall’ANVUR. Come ricorda Alberto Mantovani, tra
i ricercatori di punta del nostro paese, sul Corriere della Sera, «in generale
i ranking sono sempre perfettibili, ma soprattutto i parametri bibliometrici su
cui si basano devono essere considerati per quello che sono: uno strumento di
giudizio. Che come tale non può sostituirsi alla valutazione». (F. S. Cima,
scienzainrete 24-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DOCUMENTO CRITICO
SULLA NUOVA VERSIONE DEL “REGOLAMENTO PER LA CLASSIFICAZIONE DELLE RIVISTE
NELLE AREE NON BIBLIOMETRICHE”</b><br />
L’ANVUR ha approvato una nuova versione del “Regolamento
per la classificazione delle riviste nelle aree non bibliometriche”. Le
versioni precedenti erano state oggetto di osservazioni critiche su molti
aspetti. La versione attuale introduce una serie di modifiche minori,
prevalentemente di tipo tecnico, che non investono in alcun modo le criticità
da molte parti segnalate nella comunità scientifica e dallo stesso CUN. Nel
Documento di CORIFI (Coordinamento Riviste Italiane di Filosofia) e CRIS
(Coordinamento Riviste Italiane di Filosofia), assai critico, segnalato da
Roars, in particolare si rileva :<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-fareast-font-family: Arial;"><span style="mso-list: Ignore;">1)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span>La
valutazione delle riviste fa prevalente riferimento ad un sistema – la VQR –
pensato per la valutazione di strutture.<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-fareast-font-family: Arial;"><span style="mso-list: Ignore;">2)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span>La
valutazione tramite VQR si basa su dati in possesso della sola ANVUR e dunque
non trasparenti e non verificabili.<br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-fareast-font-family: Arial;"><span style="mso-list: Ignore;">3)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span>Si
prevedono poteri di “ispezione” dell’ANVUR sullo svolgimento dell’attività di
revisione, si prescrivono regole di pubblicazione (come la segnalazione di
articoli non sottoposti a peer review), regole sulla composizione degli organi
direttivi: tutto ciò rappresenta un massiccio intervento burocratico -
amministrativo in una attività culturale protetta dall’art. 33 della
Costituzione.<br />
I firmatari di questo documento ribadiscono la
preoccupazione per il meccanismo così messo in campo, privo di apprezzabile
senso valutativo, e sottolineano la necessità urgente di un superamento della
normativa di carattere regolamentare che produce alcune di queste storture, e
in generale della definizione di procedure quantitative e meccaniche di
valutazione delle riviste, che intervengono pesantemente nelle pratiche di
produzione e diffusione del lavoro scientifico. (F: Red.ne Roars 11-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SPESA IN RICERCA DELLE IMPRESE</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Come mostrato in
diversi documenti e studi prodotti anche nell’ambito della stessa Commissione
Europea, l’entità della spesa totale in ricerca effettuata dalle imprese di un
paese (BERD, Business Enterprise Research and Development) deve essere letta in
funzione della specializzazione settoriale del suo sistema produttivo, ovvero
in relazione alla quota presente di settori ad alta o medio alta intensità
tecnologica, la cui spesa in ricerca è tipicamente più elevata di quella
effettuata in settori ad intensità tecnologica medio bassa. Questo spiega per
buona parte perché la spesa in ricerca delle imprese dei paesi del Centro e
Nord Europa sia sistematicamente più elevata di quella rilevata nei paesi della
fascia Sud dell’Unione, Italia inclusa. Peraltro è chiaro come la minore
presenza di settori ad elevata intensità tecnologica influenzi la componente
pubblica della spesa in ricerca. E non potrebbe essere altrimenti. La spesa in
ricerca complessiva di ciascun paese non può che essere calibrata sulla
centralità che la produzione di nuove conoscenze riveste per il suo sviluppo,
quale fattore imprescindibile della capacità di innovazione. Ma questa
centralità è innanzitutto il frutto di precise scelte politiche di governi
nazionali che puntino a creare e sostenere un sistema nazionale di ricerca e
innovazione, alimentando tanto la base fondamentale delle conoscenze
scientifiche, quanto l’espansione dell’attività economica in settori ad elevata
intensità tecnologica. (F: D. Palma, Roars 18-09-19)</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Grafico</span><br />
<span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Rapporto tra SPESA IN RICERCA DELLE IMPRESE (BERD)
E VALORE AGGIUNTO INDUSTRIALE (%, ordine decrescente rispetto al 2016, ultimo
anno disponibile. 2007 selezionato come anno pre-crisi, 2001 come anno
precedente l’entrata in vigore dell’euro)</span><br />
<span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Fonte: Oecd, Main Science and technology
indicators. Roars 18-09-19</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">VALUTARE LA QUALITÀ DELLA
RICERCA SENZA INDICATORI NUMERICI</b></div>
La qualità della ricerca non si può misurare con una manciata di
indicatori numerici che spesso non hanno nulla a che vedere con essa. Molti
studi non vedranno mai la luce perché i ricercatori sanno che non aumenteranno
nell’immediato il numero di citazioni e l’Impact factor. Così i sistemi di
valutazione fermano il cambiamento. In Economia, per dire, hanno portato
all’impoverimento del dibattito scientifico e del pluralismo delle idee. In
Italia sono stati cancellati i dottorati di ricerca in Storia del pensiero
economico, settore cruciale per comprendere l’economia. Dal 2008 è in corso una
protesta di studenti e accademici per il modo in cui vengono insegnate le
scienze economiche. L’Italia è un esempio estremo, ma il problema è anche all’estero
dove si valutano le ricerche guardando soprattutto alle riviste in cui sono
pubblicate. James Heckman, Nobel per l’economia nel 2000, parla di “maledizione
delle top-five”, delle cinque riviste americane considerate più importanti al
mondo, sotto il controllo di gruppi ristretti di economisti e pochissime
università. Pubblicare su quelle riviste assicura carriere e promozioni. Ma
così le idee nuove non riescono a permeare il sistema. Cosa si dovrebbe fare?
Per esempio lasciare che i ricercatori scelgano tre loro lavori scientifici da
sottoporre alla lettura di una vasta coorte di docenti del dipartimento cui
fanno domanda. Governi e loro agenzie dovrebbero smettere di occuparsi di
valutare la ricerca. È meglio un sistema in cui ogni accademico giustifichi in
modo trasparente i ricercatori a cui offre una posizione, piuttosto che
nascondersi dietro indicatori bibliometrici usati, tra l’altro, anche dalla
politica. Come copertura per escludere risultati scientifici e teorie che non
piacciono a chi è al governo. Le scienze economiche sono particolarmente
soggette a questo tipo di ingerenza. (F: L. Margottini, Roars 02-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">VALUTARE RICERCA.
IL CONTEGGIO FRAZIONATO NEI LAVORI CON AUTORI MULTIPLI</b><br />
Da numerosi riferimenti in letteratura emerge come l’analisi
bibliometrica non sia in grado di offrire una valida alternativa alla revisione
dei pari. L’uso di indicatori bibliometrici sarebbe efficace per una
valutazione su dipartimenti e atenei, ma del tutto inadeguata per la
valutazione dei singoli ricercatori. L’Analisi bibliometrica è inadeguata per
la valutazione dei singoli ricercatori perché quest’ultima deve comunque
avvalersi di un giudizio formulato dalla comunità dei pari. Nella valutazione è
rilevante il problema degli autori multipli e dell’apporto individuale nei
lavori in coautoraggio (sempre più numerosi in campo scientifico a differenza
del campo umanistico) Un approccio a questo problema è l’uso del <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">fractional
counting</i></b> (FC) ossia la suddivisione delle citazioni per il numero degli
autori: ad ognuno degli N autori è riconosciuta una responsabilità pari a 1/N
(De Bellis). Ad esempio, nel caso di una pubblicazione con 10 autori e 40
citazioni a ciascun autore sono attribuite 4 citazioni, con un credito
frazionario di 1/10=0,1066 (Galimberti; De Bellis). Il conteggio frazionario,
risolve il problema dei conteggi inflazionati prodotti dal <i style="mso-bidi-font-style: normal;">full counting</i>, ma non quello dell’equa ripartizione della
responsabilità intellettuale tra gli autori, in quanto li considera tutti
uguali a prescindere dal loro effettivo contributo. (24-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">INDICAZIONI
POLITICHE PER COMPETERE NELLA RICERCA PUBBLICA E PRIVATA</b><br />
<br />
Il paese, nella sua componente pubblica e privata, e cioè
nelle università e negli enti pubblici di ricerca da un lato e nelle imprese
dall’altro, si colloca nelle parti basse delle varie graduatorie internazionali
e non dà segnali di voler fare decisivi passi avanti per poter partecipare con
successo alla competizione internazionale che si fa sempre più aspra. Le
indicazioni di politiche da mettere in campo, e dunque le richieste al governo
per dare un segno di vera discontinuità, sono state molteplici: aumento delle
risorse investite nelle strutture della conoscenza; superamento del precariato
dei ricercatori e dei docenti nelle università e negli enti di ricerca;
snellimento delle procedure burocratiche che frenano lo svolgimento delle
attività; collegamento tra ricerca e innovazione mediante una politica
industriale degna di questo nome. (F: M. Inguscio,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Relazione sulla ricerca e l’Innovazione in
Italia 2019, Roars 25-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">150 ANNI DI NATURE</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">"E' un
bellissimo compleanno", ha detto all'ANSA Elena Cattaneo riferendosi ai
150 della celebre rivista scientifica Nature. Oggi Nature è una rivista forte e
autorevole anche a livello sociale, se si considera il contribuito a dibattiti
come quelli sul caso Stamina e sulla sperimentazione animale. "In Italia -
rileva Cattaneo - avremmo bisogno di una voce simile: penso al brand Nature
declinato, come è stato per Nature China, per dare autorevolezza alle discussioni
nei quali naufraghiamo in Italia, come quelle sui vaccini. Quello di Nature è
un brand indipendente, che può aiutare a livello sociale e politico a mettere
in evidenza il dibattito pubblico in un Paese come l'Italia in cui si mettono
sullo stesso piano santoni e scienziati".</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Anche la
dimensione internazionale di Nature potrebbe aiutare il nostro Paese:
"Nature non è britannica, non è europea né americana e in più permette
agli Stati emergenti di partecipare alla costruzione della scienza mondiale. Ci
fa capire che il mondo si sta muovendo, mentre il nostro Paese continua a
seguire logiche limitate di investimenti in ricerca". (F: E. Battifoglia,
Ansa 04-11-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA. ASSUNZIONI E INVESTIMENTI IN CALO</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un articolo
inserito nella bozza della Finanziaria impone un paletto rigido per le future
assunzioni, vincolando le spese per il personale degli enti di ricerca al 70
per cento di quelle generali e non più all’80 per cento. Una misura questa che
potrebbe costringere gli EPR<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a rivedere
le assunzioni di tanti precari e giovani ricercatori. </span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il livello
d’investimenti nella ricerca e nello sviluppo resta inferiore a quello degli
altri Stati europei. A confermarlo c’è anche la Commissione europea. Nel
documento per Paese relativa all’Italia si legge che, dall’inizio del 2000 gli
investimenti nella ricerca e nello sviluppo si sono fermati all’1,4 per cento,
questo nel 2017, contro una media del 2,2 per cento della zona euro.
Dall’inizio della crisi economica nel 2008, le risorse pubbliche hanno iniziato
a contrarsi, con un picco drammatico nel 2014, dovuto anche al drastico calo
del numero dei ricercatori e dei professori universitari. In Italia il numero
di quanti hanno conseguito il dottorato di ricerca si è costantemente ridotto
nel periodo 2007-2017 passando dai 10.052 del 2007 ai 7.776 del 2017. Dal 2008
al 2014 nel mondo della ricerca si è registrata una riduzione del personale del
20 per cento – pari a dieci mila persone in meno. Il peggior dato rispetto a
ogni altro settore della pubblica amministrazione. (F: Linkiesta 07-11-19)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b><br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UN’AUTONOMIA
UNIVERSITARIA PER IL PRESTIGIO DELL’INSEGNAMENTO SUPERIORE</b><br />
L'Università<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>oggi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>soffocata<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>dalle<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>masse<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dei<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>giovani<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>affollano<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>alle<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sue<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>porte<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>senza<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>possedere attitudini e nemmeno aspirazioni
alla preparazione scientifica o ad una reale elevazione morale e sociale,
spinti soltanto dal proposito di conquistarsi in qualunque modo un titolo che
apra la via ad uffici lucrosi. L'Università<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>salva<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>se<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>attraverso<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>radicale <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>rinnovamento<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>dei<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>suoi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ordinamenti,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>capace<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>attuare una severa selezione ed un
orientamento dei giovani. Tali nuovi ordinamenti dovranno essere così
variamente<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>articolati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>differenziati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>da<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>preparare<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>i<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>giovani<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>meritevoli<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>capaci,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>perché<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>forniti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>delle necessarie<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>attitudini<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>perché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>orientati,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>avviandoli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mediante<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>specifica<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>formazione<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>verso<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>le singole attività professionali o verso le più alte mete della
cultura. Ad un tale risultato non si arriverà mai se non si<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>metteranno<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gioco<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>libere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>iniziative<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>attraverso<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>una<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>completa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>autonomia<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>governo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>didattico<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>ed economico dei singoli Istituti; autonomia che sola può permettere
agli Istituti stessi di darsi un particolare <br />
e ben determinato carattere nella costituzione stessa del
corpo insegnante e nella libera adozione di quegli ordinamenti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>caso<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>caso,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>più<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>confanno<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>al<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>raggiungimento<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dei<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>fini<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>singoli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>istituti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si propongono, adeguando al programma i mezzi
di cui essi dispongono.<br />
L'autonomia,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>se<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>reale<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>completa,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>varrà<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>fissare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>responsabilità<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dei<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>corpi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>insegnanti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>restituire all'insegnamento
superiore quel prestigio che esso ha ormai perduto. Allo Stato resterà il
diritto di disciplinare l'esercizio delle professioni attraverso il
conferimento dei relativi diplomi di abilitazione. E nell'esercizio di questo
suo diritto avrà sempre modo di operare quel controllo <br />
che deve garantire ogni cittadino e stimolare le
Università nell'esplicazione delle loro libere attività. (F: G. Valditara, <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">federalismi 27-09-19)</span> <br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">OFFERTA FORMATIVA
UNIVERSITARIA 2019/20</b><br />
L’offerta formativa universitaria è ormai vastissima con
ben 4.854 lauree attive (+2% rispetto al 2018/19 in base ai dati raccolti da il
Sole 24 Ore) di cui 2.293 di primo livello, 2.221 di secondo livello e 340 a
ciclo unico. Aumentano, inoltre, i corsi in inglese e quelli a numero
programmato che ormai rappresentano il 44% del totale dei corsi di laurea. Per
quanto riguarda le varie aree, i corsi più numerosi sono quelli dedicati alle
professioni sanitarie (circa 600), seguono quelli di scienze
economico-aziendali (163) e ingegneria industriale (137). (11-10-19)<br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL NUMERO CHIUSO POTREBBE SPARIRE, FORSE </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il numero chiuso
per l’ingresso alla facoltà di Medicina potrebbe sparire. A confermarlo il
Ministro Fioramonti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. La
possibilità di arrivare all’obiettivo di abolire il numero chiuso a Medicina,
se mai ci si arriverà, sarà solo secondo il ministro tramite un processo
graduale che inizialmente vedrà un sostanziale aumento di posti e solo in un
successivo momento la cancellazione del numero chiuso. D’altronde, prima di ciò
sarà necessario aumentare anche il numero di borse di specializzazione: in caso
contrario, infatti, si rischia di avere sempre più medici che per
specializzarsi sono costretti a trasferirsi all’estero. Ecco perché, come
sottolineato da Fioramonti, prima di abolire il numero chiuso servono fondi per
l’Università. (F: A. Cosenza, Money 16-09-19)</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><br /></span>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NUMERO CHIUSO? LA DIDATTICA PER ESSERE UN
DIRITTO DEVE POGGIARE SULLA SOSTENIBILITÀ</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il professor
Fabio Lucidi, neo preside della facoltà di medicina e psicologia della Sapienza
risponde alla domanda sui test come strumento di ammissione all’università: «È
duro dal punto di vista emotivo rifiutare uno studente. Nessuno di noi lo fa a
cuor leggero. Ma la didattica per essere un diritto deve poggiare sulla
sostenibilità. E non sarebbe sostenibile un sistema formativo con corsi e
laboratori ad alta specializzazione sovraffollati». Il suo primo obiettivo?
«Tentare di semplificare e deburocratizzare il sistema di valutazione delle
attività didattiche e della qualità nella ricerca. Così come funziona adesso
non serve. Invece bisogna liberare risorse ed energie». (F: CorSera 18-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">NUOVE AMMISSIONI
GIURISDIZIONALI AL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA </b><br />
L'applicazione del numero chiuso per Medicina è
sottoposta ai colpi delle sentenze della magistratura. L'ultima: Il Consiglio
di Stato ha accolto il ricorso di Consulcesi, ammettendo al CdL di Medicina e
Chirurgia circa 250 studenti. I legali di Consulcesi pongono l'attenzione sulle
motivazioni della decisione del Consiglio di Stato: «Si fondano sul fatto che
per l'anno accademico 2019/2020 il Ministero ha aumentato di 1600 i posti
disponibili. I Giudici della suprema Corte affermano che “tale aumento non
soltanto è indice del sottodimensionamento dei posti sin qui disponibili
nell'offerta formativa, ma sembra anche più aderente ai prevedibili fabbisogni
sanitari futuri”». Questa sentenza, che arriva esattamente alla vigilia degli
scorrimenti delle graduatorie (la cui pubblicazione è stata accompagnata da una
lunga scia di polemiche per via delle numerose irregolarità che hanno
contraddistinto anche questa edizione dei test), mette automaticamente in
discussione anche il numero dei posti stabilito per il prossimo anno
accademico. (F: Red.ne Scuola S24 09-10-19)<br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I CENTOMILA SCIENZIATI PIÙ IMPORTANTI</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La classifica
più aggiornata e ampia dei migliori scienziati nel mondo, i più prolifici e
citati, con il maggiore impatto sui colleghi e sulla disciplina che studiano,
l'ha organizzata la rivista scientifica Plos Biology, statunitense, fortemente
accreditata. L'hanno affidata a un medico statistico le cui ricerche fanno
scuola - John P.A Ioannidis, professore a Stanford -. Alla fine il lavoro ha
spostato le lancette degli archivi scientifici fino agli Anni Sessanta, quindi
ha messo insieme 22 campi disciplinari tra loro lontani e 176 sottocampi. Ha
certificato, ancora, che sulla Terra i ricercatori che possono (meritano) di entrare
in un database globale sono sei milioni e 880 mila e quasi un terzo di questi
sono medici. Quindi ha offerto - tra lodi e recriminazioni - la prima
classifica mondiale dei centomila più importanti scienziati del mondo. Il
professor Giuseppe Mancia, 79 anni, emerito dell'Università Milano Bicocca,
medico cardiovascolare, è il primo degli italiani. Il numero 246 al mondo.
Nella classifica stravincono i medici. Sette sui primi dieci, in Italia,
vengono da quel mondo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dice Mancia:
"Noi medici scriviamo, scriviamo. E poi siamo tanti, una massa critica. Ma
la classifica rende merito ad altri grandi cervelli italiani, un farmacologo
come Vincenzo Di Marzio, un chimico come Vincenzo Barone, un fisico come
Giorgio Parisi".<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(F: C. Zunino,
Rep. Scuola 23-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">10 NAZIONI IN CUI INTERNET NON È LIBERA</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">10 nazioni in
cui internet non è libera: Etiopia, Corea del Nord, Cina, Cuba, Bielorussia,
Arabia Saudita, Siria, Iran, Vietnam, Uzbekistan. Nel 2016 il Consiglio dei
diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato le restrizioni di accesso a
internet come una violazione dei diritti umani. Alcuni governi spengono e
accendono internet in concomitanza con eventi particolari come le elezioni. (F.
Wired 23-09-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TURBULENT BIRTH OF
THE PERSONAL COMPUTER </b><br />
In the depths of the cold war, an Italian industrialist
on the cusp of marketing the first personal computer dies on a train to
Switzerland. Adriano Olivetti has had contact with Western spy agencies; his
associates hint that his heart attack might not be what it seems. Is this
really a thrilling tale of espionage, or a missed opportunity to tease out the
intriguing history of the first PC? (F: Nature Briefing 25.10.19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CON UN DECRETO LEGGE SI ABOLISCE IL MEPA E
CON LA LEGGE DI BILANCIO LO SI RESUSCITA</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Grazie
all’audace blitz del MIUR, l’Università era stata finalmente liberata dalle
tenebre in cui l’aveva costretta MEPA, l’orrenda creatura del mercato
elettronico della pubblica amministrazione, i cui viscidi tentacoli costringono
professori e ricercatori ad acquistare le loro strumentazioni scientifiche in
una specie di Amazon di Stato, macchinosa e inefficiente: un supermercato
virtuale in stile sovietico dove di norma i prodotti sono di qualità più
scadente e costano di più rispetto a quelli reperibili sul libero mercato.
Erano bastate poche righe intrise di saggezza per ricacciare negli inferi la
creatura, con l’art. 4 del decreto-legge 29 ottobre 2019 n.126, che finalmente,
mentre si scrive, consente alle Università e alle istituzioni AFAM di
approvvigionarsi sul libero mercato per l’acquisto di beni e servizi
funzionalmente destinati alle attività di ricerca. Ma con l’art.71 del testo
bollinato della legge di bilancio, il governo contraddice se stesso in modo
clamoroso a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del
decreto-legge della liberazione. Il mefitico articolo 71 ripropone infatti
l’obbligo perentorio di approvvigionamento con gli strumenti CONSIP per tutte
le amministrazioni statali centrali e periferiche, ivi comprese le istituzioni
universitarie, generando così un mostruoso cortocircuito normativo, visto che
il decreto-legge dovrà essere presumibilmente convertito negli stessi giorni
della legge di bilancio. (F: N. Casagli, Roars 08-11-19)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UE. ESTERO</span></b><br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">GLI IMPEGNI ANNUNCIATI DALLA COMMISSIONE UE
PER IL FUTURO DELL'ISTRUZIONE</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Oltre 3 miliardi
di euro per Erasmus+ nel 2020, un nuovo progetto per le reti di università
europee, e il rafforzamento dell'alleanza Ue-Africa per gli investimenti
sostenibili e l'occupazione. Sono gli impegni annunciati dalla Commissione Ue
per il futuro dell'istruzione e contenuti nell'invito di Bruxelles a presentare
proposte, pubblicato sulla Gazzetta Ue, rivolto a enti pubblici e privati del
settore. Il prossimo anno la dotazione Ue per Erasmus+, con oltre 3 miliardi di
euro, farà registrare un aumento del 12% rispetto al 2019. La nuova
programmazione di Erasmus+ rafforza anche il partenariato con l'Africa: le
porte degli scambi saranno aperte a 35mila tra studenti e personale accademico
africano.</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PROGRAMMA QUADRO HORIZON EUROPE</span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Quali dovrebbero
essere dunque i punti di maggiore attenzione in questa (più che augurabile)
fase di rilancio europeo? L’ottica dei programmi “quadro” per la ricerca, e in
particolare l’articolazione del futuro programma Horizon Europe a valere nel
periodo 2021-2027, offre attualmente numerosi spunti e sollecita il ricorso a
un maggiore coordinamento tra politiche macroeconomiche, che coniughino il
potenziamento della spesa pubblica in ricerca con l’attuazione di inedite
politiche industriali per favorire il costituirsi di filiere a maggiore
intensità tecnologica laddove c’è più carenza. Per molti versi, il nono
Programma quadro Horizon Europe, reso noto da alcuni mesi e a valere sul
periodo 2021-2027, sembra annunciarsi con le migliori premesse. Con uno
stanziamento di 100 miliardi di euro, pari a quasi il 30% in più di quanto
attribuito al Programma Horizon 2020 attualmente in vigore, il futuro piano
punta a stimolare i processi di innovazione nell’ambito di “missioni” che
sappiano traguardare le grandi sfide della società contemporanea. Seguendo un
percorso già avviato con Horizon 2020, l’obiettivo di Horizon Europe è infatti
quello di fornire maggiori risorse e strumenti che rafforzino l’impatto della
spesa in ricerca sulla linea di quanto sperimentato, ad esempio, negli Stati
Uniti con il sostegno a programmi scientifici focalizzati su tematiche di
grande rilievo. (F: D. Palma, Roars 18-09-19)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI - RAPPORTI - SAGGI</span></b></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SCUOLA E COSTITUZIONE, TRA AUTONOMIE E
MERCATO </span></b><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Roberta
Calvano. Ediesse Collana Citoyens 2019, 190 pg.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E’ un prezioso
libro di una costituzionalista presso l’Università Unitelma Sapienza, che
affronta con la prosa rigorosa del diritto e lo sguardo attento al mondo della
scuola,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il nesso istruzione –
costituzione – cittadinanza,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>alla luce
delle vicende politiche degli ultimi decenni.</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Lo spirito del
libro è chiaro fin dal titolo: descrivere cosa ne è della scuola italiana e
quale sembra essere il suo destino, tra i continui smottamenti di un riformismo
permanente, dall’autonomia scolastica di Berlinguer alle recenti spinte del
regionalismo differenziato, tutt’ora in corso[1].</span><br />
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Lungo i diversi
capitoli, protagonista è il diritto all’istruzione, presupposto di
quell’uguaglianza sostanziale che rende effettiva la dimensione politica e
rappresentativa di una democrazia. A partire dal quadro costituzionale, il
diritto all’istruzione è scandagliato nell’evolvere dei dispositivi legislativi
nazionali e sotto le pressioni di politiche sovranazionali sempre più
pervasive; infine,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>messo “allo
specchio”, in chiusura del libro, con il suo profilo apparentemente antinomico
di dovere all’istruzione, previsto dalla stessa Costituzione. (Fonte: Roars
08.10.19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">THE MERITOCRACY TRAP</b>: How
America's Foundational Myth Feeds Inequality, Dismantles the Middle Class, and
Devours the Elite.</div>
Autore: Daniel Markovits. Ed. <span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">Penguin Press</span>. 2019.
448 pg.<br />
In un saggio a dir poco polemico, The meritocrazy trap (Penguin),
Daniel Markovits sostiene che la meritocrazia è diventata oggi esattamente il
contrario di ciò per cui era stata concepita, ovvero la promozione sociale
degli outsider, l'accesso ai posti più ambiti alle persone dotate di talento e
capacità, il grande perno della democrazia. La meritocrazia, invece, è
diventata un meccanismo per la concentrazione e la trasmissione dinastica di
ricchezza e privilegi attraverso le generazioni. L'ascesa sociale, sostiene
Markovits, è diventata una fantasia, e la classe media sprofonda più facilmente
nel lavori poveri piuttosto che emergere nelle élite. Marcovits è docente a
Yale, una delle otto ivy League. Parla dall'interno di questo mondo, dunque,
non da critico esterno. Stavolta la questione non è la dipendenza delle
Università Usa dai miliardari che le finanziano per beneficienza. Stavolta il
problema investe tutta l'America, sia dal punto di vista sociale che
dell'andamento economico del Paese. I "sovrordinate workers", come li
chiama Markovits, guadagnano cifre astronomiche rispetto alla media. Un
associato al primo anno di uno studio legale riceve facilmente 200.000 dollari
l'anno e cita studi legali che "generano profitti per i partner superiori
ai 5 milioni l'anno, e più di 70 uffici legali che garantiscono un milioni a
partner per anno". A fronte di questi lauti compensi, però, anche il tempo
di lavoro cresce in modo esponenziale: spesso questi avvocati lavorano 60-80
anche 100 ore alla settimana. Elevato è anche il ritmo di studio di chi ha
accesso alle Università di élite, spinto dalla competitività crescente. Il dato
più preoccupante. sempre secondo Markovits, è che questo meccanismo genera un
paradosso: limita la creatività, la capacità dí risolvere i problemi. Pensare a
fare soldi ogni ora, ogni giorno per sette giorni, sostiene Markovits,
"non rinfresca lo spirito". (F: P. Jadeluca, Affari&Finanza
03-10-19)<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">THE MYSTERIOUS
AFFAIR AT OLIVETTI: </b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 8.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">IBM, THE CIA, AND THE COLD
WAR CONSPIRACY TO SHUT DOWN PRODUCTION OF THE WORLD’S FIRST DESKTOP COMPUTER </span></b><br />
Autore: Meryle Secrest Knopf. ED. Knopf 2019, 320 Pg.<br />
The never-before-told true account of the design and
development of the first desktop computer by the world’s most famous
high-styled typewriter company, more than a decade before the arrival of the
Osborne 1, the Apple 1, the first Intel microprocessor, and IBM’s PC5150.<br />
The human, business, design, engineering, cold war, and
tech story of how the Olivetti company came to be, how it survived two world
wars and brought a ravaged Italy back to life, how after it mastered the
typewriter business with the famous “Olivetti touch,” it entered the new, fierce
electronics race; how its first desktop compter, the P101, came to be; how,
within eighteen months, it had caught up with, and surpassed, IBM, the American
giant that by then had become an arm of the American government, developing
advanced weapon systems; Olivetti putting its own mainframe computer on the
market with its desktop prototype, selling 40,000 units, including to NASA for
its lunar landings. How Olivetti made inroads into the US market by taking
control of Underwood of Hartford CT as an assembly plant for Olivetti’s own
typewriters and future miniaturized personal computers; how a week after
Olivetti purchased Underwood, the US government filed an antitrust suit to try
to stop it; how Adriano Olivetti, the legendary idealist, socialist, visionary,
heir to the company founded by his father, built the company into a fantastical
dynasty–factories, offices, satellite buildings spread over more than fifty
acres–while on a train headed for Switzerland in 1960 for supposed meetings and
then to Hartford, never arrived, dying suddenly of a heart attack at
fifty-eight . . . how eighteen months later, his brilliant young engineer, who
had assembled Olivetti’s superb team of electronic engineers, was killed, as
well, in a suspicious car crash, and how the Olivetti company and the P101 came
to its insidious and shocking end. (F. Presentazione dell’editore 2019)<br />
<br />
<br />
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-75828895746427138702019-06-16T09:14:00.000+02:002019-06-16T10:04:10.454+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 4 16-06-2019<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">IN EVIDENZA</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TUTTO QUELLO CHE NON
AVREMMO MAI AVUTO SENZA L’UNIONE EUROPEA</b>. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">AD
ESEMPIO ERASMUS</span></b><span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">ERASMUS. Dal 1987 le partenze annuali sono centuplicate e
9 milioni di studenti hanno visto le loro vite cambiate: età media 24 anni,
accolti in 5.000 istituti di 33 Paesi diversi, fra gli altri 843.000 italiani.
Nel 2021-2027 partiranno altri 12 milioni di giovani. Terminati gli studi,
cercheranno un lavoro nel mercato unico europeo. (Fonte: M. Gabanelli e L. Offeddu
<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y6tmmoao"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y6tmmoao</span></a></span><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>CorSera 20-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VbYoKmC6qr0/XQXr8bwgtKI/AAAAAAAAY54/HZ3U2aNwKNw88Ogz47-vG_AFekQHeS_8gCLcBGAs/s1600/ERASMUS%2Bbene%2B20-05-19%2BOKOK.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="530" data-original-width="968" height="350" src="https://1.bp.blogspot.com/-VbYoKmC6qr0/XQXr8bwgtKI/AAAAAAAAY54/HZ3U2aNwKNw88Ogz47-vG_AFekQHeS_8gCLcBGAs/s640/ERASMUS%2Bbene%2B20-05-19%2BOKOK.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<u><span style="color: #000120;"></span></u><br /></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-yi-tpvhLK2s/XQXq_SmiD7I/AAAAAAAAY5s/z4_yFbyJoUg6g2V5h5mYPLZOOl_nTCl3wCLcBGAs/s1600/ERSAMUS%2B3%2BOKOK%2B20-05-19Cattura.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";"><br /></span></b></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";"> </span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RAPPORTO DI ALMALAUREA SUL
PROFILO DEI LAUREATI E SULLA LORO CONDIZIONE OCCUPAZIONALE. UNA SINTESI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Il “Rapporto sul profilo del laureati 2019” prende in esame i risultati
di oltre 280.000 laureati nel 2018, mentre il “Rapporto sulla condizione
occupazionale” analizza circa 640.000 laureati di primo o secondo livello del
2013, 2015 e 2017 contattati qualche anno dopo la laurea. </span></div>
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Immatricolazioni.</i> Dopo un
calo riscontrato fino all’anno accademico 2013/14, dall’anno successivo sono
aumentate fino ad arrivare al +9,3% del 2017/18 rispetto al 2013/14. Nonostante
questo, gli atenei dal 2003/2004 hanno visto ridurre il numero degli iscritti
complessivamente di 40.000 matricole, segno che i valori della ripresa non
hanno ancora compensato i precedenti cali. Rispetto all’anno accademico
2003/2004 le immatricolazioni sono in calo per tutte le aree disciplinari
eccetto le aree scientifiche, nelle quali si rileva un aumento del 13%.</span><br />
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Contesto familiare e formazione
dei genitori</i>. Non solo persiste, ma aumenta in modo considerevole, passando
dal 25,5% del 2008 al 29,9% del 2018, il fenomeno legato al fatto che i giovani
provenienti da famiglie nelle quali almeno un genitore è laureato siano spinti
a frequentare l’Università. Il fenomeno si acuisce in modo evidente se si
guardano i dati suddivisi per tipologia di laurea, che vedono il 42% degli
iscritti a una laurea magistrale a ciclo unico provenire da una famiglia nella
quale almeno un genitore è laureato.</span><br />
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Riuscita negli studi</i>.
Migliora il dato di riuscita negli studi, che in media prevede un’età di 25,8
anni in chi consegue una laurea che vede una diminuzione netta dal 2008 (età
media 27 anni) spiegata però in parte dalla riforma che ha introdotto le lauree
triennali, mentre resta sostanzialmente costante la media dei voti di laurea.</span><br />
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Innovazioni didattiche</i>.
L’introduzione di esperienze all’estero e di tirocini lavorativi, vede il
numero di studenti coinvolti in decisa crescita. Dall’8% di esperienze
all’estero del 2008 al 11,3% del 2018 e dal 53% di tirocini curricolari del
2008 al 59,3% del 2018, con una sostanziale soddisfazione degli interessati
rispetto all’esperienza. In flessione, al contrario, il numero degli studenti
lavoratori, che passa dal 74,7% del 2008 al 65,4% del 2018</span><br />
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Condizione occupazionale dei
laureati</i>. Il livello occupazionale a un anno dalla laurea vede il 72% di
occupati tra i laureati di primo livello e il 69,7% tra quelli di secondo
livello, dati che indicano un aumento di circa il 6,4% per i primi e di 4,2%
per i secondi rispetto ai dati del 2014, aumento che comunque non riesce a
colmare la contrazione avvenuta tra il 2008 e il 2014.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">A cinque anni dal conseguimento del titolo i laureati magistrali
occupati sono in percentuale maggiore tra i settori dell’ingegneria (93,2%),
economico statistico (89,6%), medico sanitario (89,3%), scientifico (89,0%),
mentre i livelli più bassi di occupabilità si riscontrano nel campo letterario
(77,5%) e giuridico (75,2%). (Fonte: G. Spanevello, sussidiario.net 08-06-19)</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">“È PIÙ FACILE FARE
L’ELENCO DELLE COSE CHE NON VANNO TAGLIATE: ISTRUZIONE E CULTURA”</span></b><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Di quello che era il suo piano per tagliare la spesa
pubblica – “Ormai ha cinque anni”, ricorda il prof. Cottarelli – alcune cose
sono state fatte, ma tanto resta comunque da tagliare. “È più facile fare
l’elenco delle cose<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>che non vanno
tagliate: istruzione e cultura”. Per tirarsi fuori dalle secche di una crescita
risicata un governo politico dovrebbe a piene mani agire sulla burocrazia che
frena la vivacità delle imprese italiane. “La burocrazia sta distruggendo
lentamente l’economia italiana – ha attaccato Cottarelli – le nostre imprese
hanno spese che le concorrenti estere non hanno”. Il costo delle pratiche arriva
a “35 miliardi di euro l’anno”, niente a che vedere con competitor come
Germania o Francia. “Burocrazia – ha aggiunto Cottarelli – significa tempi
d’attesa molto lunghi: nel doing business noi italiani siamo al 51esimo posto,
abbiamo avanti tutti i paesi avanzati tranne il Belgio. Questo riduce
drasticamente gli investimenti”.<span style="margin: 0px;"> </span>A
frenare gli investitori – soprattutto quelli stranieri – si mette anche una
tassazione meno attraente rispetto a quella di altre economie e una giustizia
che si muove come un bradipo. “Il funzionamento della giustizia civile è
fondamentale per un’economia – ha spiegato il professore – In media un processo
in Italia dura più di sette anni; in Germania 2 anni e un mese, in Spagna 2
anni e due mesi. In Francia 3 anni e cinque mesi”. (Fonte: WIRED 26-05-19)<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b></span></div>
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SOLLEVATA Q.L.C.
SULLA NATURA DISCREZIONALE, ANZICHÉ VINCOLATA, DELLA CHIAMATA IN RUOLO COME
PROFESSORI DI 1^ O 2^ FASCIA, DEI RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO</span></b><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il TAR Calabria
(ordinanza 30-04-19, n. 858</span></span><b><span style="font-family: "verdana" , "sans-serif"; font-size: 6pt; margin: 0px;"> </span></b><span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/yxkzadgs"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/yxkzadgs</span></a> </span><span style="margin: 0px;">) </span>solleva questione di legittimità
costituzionale dell’art. 24, comma 6, della legge n. 240 del 2010 (c.d. legge
Gelmini, recante la riforma del sistema universitario) nella parte in cui
prevede che la scelta di attivare, o non, la procedura di valutazione dei ricercatori
a tempo indeterminato, finalizzata alla loro chiamata nel ruolo di professore
di prima o di seconda fascia, sia subordinata a una scelta discrezionale
dell’Università, anziché costituire oggetto di un diritto del ricercatore
stesso (come è, invece, previsto, dall’art. 24, comma 5, della stessa legge,
per la categoria dei ricercatori a tempo determinato). Con l’ordinanza in
rassegna, la sezione I del TAR per la Calabria rimette alla Corte </span><span style="font-family: "arial";">costituzionale la questione concernente lo status dei
ricercatori a tempo indeterminato per i</span><span style="font-family: Arial;"> </span><span style="font-family: "arial";">quali – una volta ottenuta l’abilitazione nazionale, ma a
differenza di quanto la stessa legge </span> <span style="font-family: "arial";">prevede per i ricercatori a tempo determinato –
l’attivazione della successiva procedura di </span><span style="font-family: "arial";">valutazione (finalizzata alla loro chiamata in ruolo come
professori di prima o di seconda </span><span style="font-family: "arial";">fascia) non costituisce un “diritto”, ma è subordinata ad
una scelta discrezionale dell’università.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORATO. POSTI E
BORSE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Secondo una ricerca dell’Adi - l’Associazione dottorandi
e dottori di ricerca italiani - dal 2007 a oggi <span style="margin: 0px;"> </span>i posti disponibili si sono ridotti del 43,4%.
Nel solo segmento che riguarda il 2018 la disponibilità è scesa del 3,5%
rispetto all’anno precedente, passando dai 9288 posti del 2017 agli 8960
dell’anno seguente. Nel 2010 i dottorati senza borsa di studio erano il 30,9%,
al giorno d’oggi sono solo il 16,9%: una flessione che non va letta in modo
positivo, come sembra in apparenza: non è la copertura delle borse a essere
aumentata, ma sono i posti banditi a essere diminuiti, senza che sia avvenuto
un rimpiazzo di quelli senza borsa. Nei primi dieci atenei per numeri di posti
banditi il calo è stato del 40% l’anno. Per quanto riguarda la distribuzione
delle borse, lo studio dell’Adi rileva il solito problema di un’Italia a due velocità.
Dal 2007 a oggi il taglio dei posti di dottorato ha infatti colpito
maggiormente Centro e Sud: il Nord ne ha persi il 37%, un dato che al Centro
sale al 41,2% e al Sud si attesta al 55,5% di posti tagliati, che si traduce in
un posto su tre nelle università del Nord e addirittura un posto su due in
quelle del Meridione. (Fonte: G. Bitetto, thevision.com 17-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTI ALLA
RICERCA IN EUROPA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Nel suo annuale rapporto, Global R&D Funding
Forecast, dalla rivista specializzata R&D Magazine, dice che di soldi
l’Europa nella scienza ne mette sempre meno degli altri. In un secolo, come Il
Bo Live ha avuto già modo di documentare, il nostro continente è passato dal
primo al terzo posto fra le grandi aree del mondo. Nel 2018 gli investimenti
europei in R&S (di tutta l’Europa esclusa la Russia), calcolati a parità di
potere di acquisto delle monete, sono stati meno della metà di quelli della
regione asiatica (di tutta l’Asia escluso il Medio oriente, ma con in più
l’Oceania).</span></div>
<span style="font-family: "arial";">È ormai evidente: l’asse scientifico del mondo si è
spostato dall’Oceano Atlantico al Pacifico.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Il fatto è che l’Europa è terza – sia in termini assoluti
che in termini relativi (intensità di spesa) – anche se la mettiamo a confronto
con i due singoli paesi che investono di più in R&S: la Cina e gli Stati
Uniti. I dati sono relativi al 2018. Le cose non vanno molto meglio per la sola
Unione Europea, che nel 2018 ha investito – stando al R&D Magazine –, il
2,1% del suo Prodotto interno lordo in ricerca e sviluppo. La percentuale è praticamente
simile a quella della Cina e nettamente inferiore a quella degli Stati Uniti.
Ma il dato più significativo è che mentre in Cina gli investimenti crescono a
ritmo sostenutissimo e negli Stati Uniti a ritmo sostenuto, in Europa l’aumento
della spesa è mediocre. (Fonte: P. Greco, IlBo 21-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SEMPRE PIÙ AMPIO
IL GAP TRA DOMANDA ED OFFERTA DI OCCUPAZIONE </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Nel triennio 2014-2016, il 31,6% delle assunzioni ha
riguardato personale sovraistruito rispetto al ruolo da ricoprire. Percentuale
che sale al 34,3% se l’assunto ha meno di 29 anni. Quindi i più giovani, quando
riescono a trovare un lavoro, spesso rischiano di essere troppo istruiti per
quel tipo di occupazione. Emblematico è l’esempio dei neolaureati nei call
center. Ma, allo stesso tempo, chi cerca lavoro non ha le competenze giuste per
quello che le aziende cercano, cioè un lavoratore sempre più qualificato e con
esperienza. Così ecco nel 2018 la caccia ad analisti e progettisti di software
risultata difficile nel 60,7% dei casi, o quella di elettrotecnici e tecnici
programmatori, con difficoltà di reperimento per il 58,6% e il 56,2% dei casi.
Il Rapporto Excelsior 2018, realizzato da Unioncamere con Anpal sul mercato del
lavoro in Italia, è una fotografia amara che mostra come il gap tra domanda ed
offerta di occupazione nel nostro Paese sia sempre più ampio. Le cifre: su
4.553.980 assunzioni previste dalle aziende nel 2018, per il 26% dei casi è
stato difficile trovare il profilo cercato, un dato cresciuto di 5 punti
rispetto al 2017. I settori più in sofferenza e quindi più pronti ad assumere
sono quello del commercio e dei servizi - turismo, ristorazione, logistica e
sanità - dove nel 2018 sono state previste 1.638.550 entrate e dove nei
prossimi 5 anni, il fabbisogno sarà il 25% del totale. Si cercavano commessi e
camerieri, cuochi e addetti alle attività di amministrazione e back-office,
insegnanti di lingue e traduttori. E nei prossimi anni, in vista
dell’invecchiamento della popolazione, ci sarà sempre più necessità di medici e
infermieri: previsto un fabbisogno di quasi 400mila unità. Nel 2018 mancavano
anche tecnici, operai e professionisti altamente specializzati soprattutto
nell’industria metalmeccanica, in quella informatica e nelle telecomunicazioni:
sempre più serviranno saldatori e tecnici elettronici, meccanici e ingegneri
elettrotecnici, tecnici programmatori e ingegneri energetici e meccanici,
riparatori e montatori di macchine industriali, conduttori di mezzi pesanti e
camion. Il nuovo presidente Anpal: «In futuro la domanda di lavoro sarà
prevalentemente basata sulle high skills, specialmente nelle aree delle Data
Science, cioè analytics, predictive analytics, machine learning, artificial
intelligence». (Fonte: C. Voltattorni, Corr. Econ. 04-05-19</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE E CRITERIO DI VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLE
PUBBLICAZIONI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Con la sentenza del 3 maggio 2019, n. 5633, il TAR Lazio,
Roma, Sez. III bis, ha specificato che la commissione nominata per il
conferimento dell’abilitazione scientifica nazionale, laddove preveda come
criterio di valutazione della qualità delle pubblicazioni un criterio oggettivo
correlato al mero dato numerico delle citazioni, faccia cattivo uso del potere
discrezionale di cui è titolare, in quanto il giudizio della qualità delle
pubblicazioni è un giudizio più articolato che deve tener conto di altri
elementi (originalità, rigore metodologico e carattere innovativo), che in
nessun caso possono essere ritenuti sussistenti sulla base del numero delle
citazioni, non potendosi, inoltre, in alcun modo contestare che il mero dato
numerico possa essere condizionato da elementi esogeni quali la data di
pubblicazione dei lavori scientifici, la lingua in cui sono stati scritti, la
diffusione delle riviste in cui sono stati pubblicati o nel caso di monografie
la rilevanza e la diffusione della casa editoriale e la specificità degli
argomenti oggetto delle suddette pubblicazioni.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Leggi il testo completo: TAR Lazio, Roma, Sez. III bis, 3
maggio 2019, n. 5633,<span style="margin: 0px;"> </span><a href="https://www.osservatoriouniversita.unimib.it/752-2/"><span style="margin: 0px;"><span style="color: blue;">https://www.osservatoriouniversita.unimib.it/752-2/</span></span></a>
15-05-19.</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">U-MULTIRANK 2019 COVERS 49
HIGHER EDUCATION INSTITUTIONS FROM ITALY</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">In its 2019 edition, U-Multirank covers 49 higher education
institutions from Italy: </span></div>
<span style="font-family: "arial";">• Italian higher education institutions show a strong performance in
the dimension of Research. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">• 5 Italian institutions with the highest numbers of top positions (
‘A’ scores) are the same as in 2018. Bocconi University has the highest number
of ‘A’ scores (15) amongst all Italian institutions, followed by IMT School for
Advanced Studies Lucca (13), the Free University of Bolzano (12), Sant’Anna
School of Advanced Studies (11), and the Polytechnic University of Milan (11). </span><br />
<span style="font-family: "arial";">• 6 Italian higher education institutions are included in the global
Top 25 performer lists that U-Multirank shows on 10 selected indicators. The
University Guglielmo Marconi is a global Top 25 performer both in International
Joint Publications and Regional Joint Publications; Luiss Guido Carli scores
highly both in Co-Publications with Industrial Partners and in Income from
Continuous Professional Development activities. Both the Free University of
Bolzano and the University of Camerino are Top Performers in International
Orientation of Study Programmes. IMT School for Advanced Studies Lucca is a Top
25 performer in Interdisciplinary Publications, Bocconi University in Income
from Continuous Professional Development. (Fonte: <a href="http://www.umultirank.org/"><span style="color: blue;">www.umultirank.org</span></a> ) </span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CULTURA DEL DIGITALE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL LENTO PROCESSO
DI “AUMENTO DIGITALE” DEL SISTEMA DELLA FORMAZIONE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Cosa sta facendo concretamente o farà il Governo per
colmare il digital gap della scuola italiana? Poco o nulla si scorge
all’orizzonte oltre al primo ed esiguo stanziamento (35 milioni di euro per il
2019 contro più di 450 milioni del governo Renzi nel biennio 2016-2018) e alle
misure annunciate dal sottosegretario Salvatore Giuliano (istituzione di un
comitato scientifico del PNSD (Piano Nazionale Scuola digitale) e la creazione
delle “equipe territoriali formative“).Se si prende in considerazione l’indice
complessivo DESI 2018 (Digital Economy and Society Index), mediante il quale la
Commissione europea definisce il livello di attuazione dell’Agenda digitale da
parte dei singoli paesi membri dell’unione, ci accorgiamo che l’Italia si
colloca al venticinquesimo posto su ventotto Stati. L’Italia è in gravissimo
ritardo rispetto alla media europea soprattutto alla formazione del capitale
umano e all’uso dei servizi internet. Questi dati non sono astratti ma hanno
una ricaduta molto concreta sulla vita di tutti noi, soprattutto sul tempo che
perdiamo in pratiche burocratiche “analogiche” che potremmo di molto abbreviare
attraverso buone soluzioni Web. Perché il Governo non si attiene alla linee di
attuazione del PNSD e del Piano Nazionale di Formazione degli Insegnanti
2016-2019, sbloccando le poste di bilancio che “La buona scuola” aveva
ipotizzato per il biennio 2019 e 2020? Il processo di “aumento digitale” della
scuola e del sistema della formazione potrebbe avere una parte importante, anzi
fondamentale, nel miglioramento dell’efficienza del nostro sistema sociale e
produttivo, perché potrebbe colmare almeno il gap competenze digitali (la
scuola) e long life l’Università (l’istruzione superiore e l’università) che
l’indice Desi indica come una delle cause più gravi dell’arretratezza italiana
rispetto all’Europa. Per l’Università, i Software SIDI (Sistema Informativo
Dell'Istruzione) o i vari software offerti dal CINECA al MIUR, le home page di
riferimento spesso ci riportano ai software degli anni 80. Inoltre si rileva
l’astruso e kafkiano iter burocratico che regola il funzionamento di questi già
obsoleti e macchinosi software.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Altre domande al Governo su Scuola digitale:</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Quando sarà realizzato il cablaggio in banda ultralarga
di tutte le scuole italiane?</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Quando saranno completati i piani di investimento
relativi al Piano Nazionale Scuola Digitale e al Piano Nazionale di formazione
dei docenti in materia di tecnologie didattiche di cui abbiamo detto più sopra?</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Basteranno 120 “docenti/formatori digitali” per
completare una riforma che circa 8000 “animatori digitali” e i loro “team
dell’innovazione” – figure istituite dal Piano Nazionale Scuola Digitale – non
sono riusciti a far decollare? (Fonte: P. M. Ferri, agendadigitale/eu 02-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IMPIEGO DI CHATBOT
NELLE UNIVERSITÀ</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L’impiego di CHATBOT da parte delle Università può
fornire informazioni utili durante la fase di immatricolazione e non solo.
L’Intelligenza Artificiale viene in aiuto, per questi scopi, nella forma di un
chatbot, un’interfaccia conversazionale intelligente, sempre disponibile e
capace di comprendere domande poste in linguaggio naturale. <span style="margin: 0px;">Cos’è un chatbot e
perché migliora l’interazione studente-università:<b> </b>i chatbot in generale
sono software progettati per simulare una conversazione con un essere umano. Il
loro funzionamento può essere algoritmico, cioè seguire un insieme anche ampio
di regole rigide e parole chiave per guidare l’utente all’interno di un menu ad
albero. (Fonte: agendadigitale 24-04-19)</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DOT-E, LA
COMMUNITY PER GLI STUDENTI ERASMUS, FONDATA DA DUE GIOVANI ITALIANI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Dot-E è la prima community di Erasmus viaggiatori in
Europa. Attraverso la piattaforma ogni utente può cercare nuovi amici nella
città in cui andrà, farsi consigliare, trovare ospitalità, e parallelamente
diventare un ‘dotter’ offrendo questo stesso supporto ad altri studenti. Dot-E
permette di vivere al meglio questa esperienza, mettendo a disposizione uno
strumento che facilità l’incontro e l’amicizia, il superamento di diverse
difficoltà e se si vuole, di rimanere in contatto oltre l’Erasmus. Per chi sia
in partenza o semplicemente curioso, questo è il sito <a href="https://www.doterasmus.com/"><span style="margin: 0px;"><span style="color: blue;">https://www.doterasmus.com/</span></span></a><span style="margin: 0px;"> </span>.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">L’ISTITUTO
CENTRALE PER IL CATALOGO UNICO DELLE BIBLIOTECHE ITALIANE E PER LE INFORMAZIONI
BIBLIOGRAFICHE (ICCU). PER UNA NUOVA CULTURA DEL DIGITALE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">A partire dalla sua costituzione, nel 1975, con la
nascita del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, come si chiamava
allora, l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e
per le informazioni bibliografiche (ICCU) ha avuto il compito di individuare e
segnalare tutti i libri posseduti dalle biblioteche italiane, a partire dalle
più grandi o rappresentative.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">E’ con questo obiettivo che nel 1986, dopo anni di
sperimentazione e di studio, nacque SBN, la rete informatizzata di servizi
bibliografici nazionali, coordinata dall’ICCU, alla quale sono collegate
biblioteche dello Stato, degli enti locali, delle università, della Chiesa e di
privati che partecipano alla creazione del catalogo collettivo nazionale in
linea gestito dall’Istituto. Questo risultato è stato raggiunto grazie a una
strategia di cooperazione tra biblioteche di diversa titolarità amministrativa,
a garanzia dello sviluppo di servizi di uguale livello su tutto il territorio
nazionale. Nell’intento di migliorare la conoscenza delle raccolte bibliografiche
e di semplificarne l’accesso per l’utente, l’Istituto ha promosso e coordinato
negli stessi anni anche la realizzazione delle basi dati nazionali relative al
censimento dei manoscritti e alle edizioni italiane del XVI secolo.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">A supporto dell’attività di catalogazione, l’ICCU ha –
come da statuto – la responsabilità di indirizzare, produrre, adattare alla
realtà italiana e diffondere le norme, le linee guide e gli standard per la
catalogazione delle diverse tipologie di materiali che compongono il patrimonio
culturale del nostro paese, e per la loro digitalizzazione per la più ampia
fruizione in ambito nazionale e internazionale. Il Transcribathon è
un’iniziativa di crowdsourcing promossa da European Foundation al fine di
arricchire le risorse già presenti su European 1914-1918 grazie alla
trascrizione dei testi e alla geolocalizzazione effettuata dai partecipanti.
L’ICCU ha tradotto in italiano le interfacce della piattaforma, le linee guida
e il materiale informativo per diffonderlo presso tutta la comunità degli
istituti culturali italiani interessati all’uso e al riuso delle risorse
digitali a fini didattici. (Fonte: S. Buttò, agendadigitale.eu 16-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOCENTI. RICERCATORI</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DIMUNUZIONE DEL
NUMERO E AUMENTO DELL’ETÀ MEDIA DEI DOCENTI UNIVERSITARI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">A riaccendere i riflettori sulla lenta e inesorabile
fuoriuscita di professori subita dalle nostre università ci pensa ora un focus
del MIUR. I cui numeri lasciano pochi dubbi: tra il 2010/2011 e il 2017/2018
l’intero corpo docente si è ridotto dell’8,6%. Che diventa -20,5% (-26,4%
al Centro Italia) se ci focalizziamo sugli ordinari e -21,6% se ci spostiamo
sui ricercatori. In controtendenza invece associati e assegnisti di ricerca che
crescono, rispettivamente, del 17,7% e del 6,7%. Ma è un aumento insufficiente
a riportare in pareggio il bilancio tra uscite ed entrate di personale.
Risultato: la piramide che fotografa la realtà universitaria italiana ha una
base sempre più larga ed è sempre più bassa. Ormai gli ordinari rappresentano
il 18,9% del totale. A fronte del 29,9% di associati e 51,3% di ricercatori e
assegnisti. C’è poi un fattore anagrafico da tenere presente. Visto che tra
concorsi bloccati, punti organico rimasti inoptati e abilitazioni scadute o
prossime alla scadenza, l’età media dei professori ordinari ha raggiunto quota
52 anni. In un range che va dai 47 anni dei ricercatori ai 59 degli ordinari.
Includendo gli “assegnisti” la media scende a 48 anni. (Fonte: E. Bruno,
IlSole24Ore 14-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SANZIONI
DISCIPLINARI A CARICO DEI DOCENTI UNIVERSITARI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Le sanzioni disciplinari irrogabili ai professori e ai
ricercatori universitari sono disciplinate dal R.D. n. 1592/1933. L’iter di
accertamento della responsabilità e di irrogazione delle sanzioni è
disciplinato dall’art. 10 della Legge n. 240/2010 e s.m.i. Per le sanzioni di
competenza del Collegio di disciplina (superiori alla “censura”) è perentorio
solo il termine finale di 180 giorni per la conclusione del procedimento, di
cui al comma 5 del citato art. 10, decorrenti dal momento in cui il Rettore
trasmette gli atti al Collegio di disciplina. Tanto afferma il Consiglio di
Stato con le sentenze n. 2378 e 2379/2019. (Fonte: M. Asaro,
quotidianogiuridico.it<span style="margin: 0px;"> </span>24-04-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PROCEDURA
CONCORSUALE POSTO PROFESSORE-RINNOVAZIONE ATTI-AFFIDAMENTO O MENO A NUOVA
COMMISSIONE GIUDICATRICE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Consiglio di Stato, Sez. VI, 5 aprile 2019, n. 2238.
Sentenza. </span></div>
<span style="font-family: "arial";">In merito alla questione se, in seguito all'annullamento
giurisdizionale di atti di una procedura concorsuale, la rinnovazione degli
atti vada, o meno, affidata a — ed effettuata da — una commissione giudicatrice
in una composizione diversa da quella dell'organo collegiale che aveva
proceduto a compiere le operazioni annullate dal giudice amministrativo, essa
va risolta considerando che la scelta in ordine alla sostituzione necessaria, o
meno, della commissione di concorso in seguito all'annullamento giurisdizionale
dei suoi atti non si fonda sull'applicazione necessaria di un preciso comando
legislativo, ma comporta la valutazione discrezionale delle circostanze che
hanno portato all'annullamento degli atti. Infatti, non ogni errore
procedimentale comporta la necessità di rinnovare la commissione, in quanto
tale scelta costituisce, piuttosto, una sorta di «extrema ratio», alla quale
ricorrere solo in caso di dimostrata necessità, anche in termini di rispetto
del principio di non aggravamento del procedimento. Di conseguenza, la
rimozione della commissione di concorso è giustificata solo quando il suo
operato abbia ingenerato dubbi sulla sua capacità di operare con
l'indispensabile trasparenza (cfr. in condivisi termini generali Consiglio di
Stato, Sez. VI, 11 marzo 2015, n. 1248), secondo una valutazione che pertanto,
in assenza dell’accoglimento dei relativi vizi dedotti sulla composizione nel
giudizio di cognizione, rientra nella sfera di valutazioni di opportunità
dell’amministrazione interessata. (Fonte: <a href="http://www.osservatoriouniversita.unimib.it/"><span style="color: blue;">www.osservatoriouniversita.unimib.it</span></a>
<span style="margin: 0px;"> </span>28-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">COME LA CORTE
COSTITUZIONALE CANCELLA L’INCOMPATIBILITÀ DEL CONIUGE (IL RAPPORTO DI CONIUGIO
È COSA DIVERSA DAL RAPPORTO DI PARENTELA O AFFINITÀ) AI FINI DELLA CHIAMATA DEI
PROFESSORI UNIVERSITARI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">“Se, da un lato, la comune residenza coniugale
costituisce elemento di garanzia dell’unità familiare, dall’altro lato, la
presenza dell’elemento volontaristico può rendere eludibile e, quindi, priva di
effetti, la eventuale previsione normativa dell’incandidabilità del coniuge,
frustrandone così le stesse finalità. Appare dunque più aderente alle esigenze
qui in gioco un bilanciamento che affidi la finalità di garantire
l’imparzialità, la trasparenza e la parità di trattamento nelle procedure
selettive a meccanismi meno gravosi, attinenti ai componenti degli organi cui è
rimessa la valutazione dei candidati. Come già osservato, nell’art. 51 cod.
proc. civ. è stata individuata l’espressione dell’obbligo costituzionale
d’imparzialità nelle procedure di accesso all’impiego pubblico. E in tale
articolo, là dove lo si è voluto, il coniugio è esplicitamente regolato,
accanto al rapporto di parentela e di affinità fino al quarto grado. È inoltre
significativo che, in altri sistemi giuridici vicini al nostro, da un lato,
vengono promossi percorsi accademici che favoriscono l’unità familiare, e
dall’altro lato, che qui maggiormente rileva, l’esigenza di preservare
l’accesso alla carriera accademica da possibili condizionamenti è soddisfatta
attraverso meccanismi diversi dalla drastica previsione dell’incandidabilità.
L’attuale regolazione delle situazioni che precludono la partecipazione alle
procedure di chiamata costituisce, dunque, il risultato di un bilanciamento non
irragionevole tra la pluralità degli interessi in gioco. La disposizione
censurata non si pone, dunque, in contrasto con il parametro di cui all’art. 3
Cost., né lede i principi di imparzialità e buon andamento di cui all’art. 97
Cost.” (Fonte: Corte Cost., sentenza interpretativa di rigetto 78/2019 del 9
aprile 2019) </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL PIANO STRAORDINARIO PER LA
PROGRESSIONE IN CARRIERA DEI RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO IN POSSESSO DI
ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">A proposito di ricercatori a tempo indeterminato, il MIUR ha pubblicato
il 24 maggio sul proprio sito il Dm 364 dell'11 aprile 2019, con cui adotta il
Piano straordinario per la progressione di carriera, che fa perno proprio sull'articolo
24, comma 6, della legge 240/2010. Le relative risorse sono state previste
dall'ultima legge di bilancio a valere sul Fondo per il finanziamento ordinario
delle università, mediante le quali poter operare, in deroga alle vigenti
facoltà assunzionali, la progressione di carriera dei ricercatori universitari
a tempo indeterminato in possesso di abilitazione scientifica nazionale, nel
limite di 10 milioni di euro a decorrere dal 2020.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Queste risorse vengono assegnate alle istituzioni universitarie statali,
comprese quelle ad ordinamento speciale, al fine di consentire circa 676
progressioni di carriera dei ricercatori. Vengono assegnate in parte in misura
fissa per ogni istituzione e in parte in ragione del numero di ricercatori in
servizio al 31/12/2018. (Fonte: www.MIUR.gov.it/ 24-05-19)</span><br />
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORATO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">I POSTI PER
DOTTORI DI RICERCA DIMEZZATI IN DIECI ANNI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Secondo l’VIII indagine Adi su dottorato e postdoc,
presentata al Senato, i tagli di risorse economiche si sono fatti sentire
pesantemente nel mondo dell’università negli ultimi anni. Secondo le
elaborazioni che l’ADI ha condotto su dati ministeriali, dopo il timido aumento
registrato l’anno precedente, i posti di dottorato banditi in Italia nel 2018
registrano una flessione: dai 9288 del 2017 agli 8960 dell’anno seguente
(-3,5%). Dal 2007, anno precedente alla conversione in legge del decreto
Gelmini, i posti di dottorato banditi si sono ridotti addirittura del 43,4%. E
per il Sud Italia le conseguenze sono state più nette. La riduzione dei posti messi
a bando non è infatti uniforme sul territorio italiano: dal 2007 al 2018 il
Nord ne ha persi il 37%, il Centro il 41,2% ed il Mezzogiorno il 55,5%. Questa
dinamica non fa che aumentare le differenze che già esistevano tra le tre
grandi macroaree del Paese: oggi il Nord conta il 48,2% del totale dei
dottorati banditi in Italia, il Centro il 29.6% ed il Mezzogiorno il 22.2%. E
il futuro sembra davvero poco promettente. Secondo l’indagine ADI, il 56,2% dei
dottori di ricerca è destinato ad uscire dal mondo accademico dopo uno o più
assegni. (Fonte: V. Santarpia, CorSera 09-05-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORI DI RICERCA IN SCIENZE
SOCIALI E UMANE. UNO STUDIO SULLA MOBILITÀ </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Uno studio pubblicato sulla rivista “International Journal of
Computational Economics and Econometrics” dall’Istituto di ricerca sulla
crescita economica sostenibile del Consiglio nazionale delle ricerche
(Cnr-Ircres) ha individuato le principali motivazioni che promuovono o
ostacolano la mobilità dei dottori di ricerca (Ddr) in Scienze sociali e umane.
</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Secondo i dati analizzati, solo l’1,3% dei ricercatori in Scienze
sociali e umane stranieri sceglie l’Italia per il conseguimento del dottorato,
a fronte di percentuali nettamente maggiori registrate in Germania (11%), Regno
Unito (7,5%) e Francia (7%), paesi che emergono come mete preferite anche dagli
italiani che decidono di trasferirsi dopo il dottorato e che rimangono
all’estero: il 12% resta in Inghilterra, il 10% in Germania, il 5,5% in
Francia. In questi Paesi si rileva, inoltre, una maggiore stabilità contrattuale
rispetto all’Italia: solo il 18% dei Ddr in queste discipline in Italia ha un
contratto permanente, contro il 65% in Francia, il 63% in Gran Bretagna, il 40%
in Germania. Sono soprattutto i fattori economici a influire. (Fonte: aise
04-06-19)</span></div>
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">EUROPEAN RESEARCH COUNCIL (ERC).
DAL 2007 A OGGI SONO STATI CIRCA 9.000 I PROGETTI SELEZIONATI PER IL
FINANZIAMENTO MEDIANTE CONCORSI PUBBLICI E OLTRE 110.000 GLI ARTICOLI
PUBBLICATI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L’European Research Council (ERC), cioè l’agenzia dell'Unione europea
dedicata al supporto della ricerca scientifica, è nata nel 2007, all’interno
del Settimo programma quadro. Quest’agenzia è un elemento distintivo di
Horizon2020 e, negli anni, ha finanziato numerosi progetti. Ogni anno infatti,
l’ERC seleziona e finanzia i ricercatori migliori e più creativi di tutte le
nazionalità e età per realizzare progetti in Europa. Dal 2007 a oggi sono stati
circa 9.000 i progetti selezionati per il finanziamento mediante concorsi
pubblici e oltre 110.000 gli articoli pubblicati in riviste scientifiche
internazionali che riconoscono il sostegno del’ERC. Finanziamenti che hanno
portato anche alcuni prestigiosi premi. Sei borsisti infatti hanno vinto il
premio Nobel, quattro la medaglia Fields e cinque i premi Wolf. L’ERC mette a
disposizione tre tipologie diverse di grant: Starting Grants (StG),
Consolidator Grants (CoG) ed Advanced Grants (AdG). Il primo è destinato a
ricercatori “emergenti” di qualsiasi nazionalità, cioè con minimo due e massimo
sette anni di esperienza maturata dopo il conseguimento del dottorato di
ricerca (o di un altro titolo equipollente). La durata del finanziamento è fino
a 5 anni e l’importo fino a 1,5 milioni di euro.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Il consolidator grant invece mira, come dice il nome stesso, a
supportare i ricercatori che stanno consolidando il proprio team o progetto di
ricerca indipendente. L’esperienza richiesta quindi dev’essere dai 7 ai 12 anni
e il finanziamento può arrivare fino ai 2 milioni di euro.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">C’è infine l’advanced grant, cioè la borsa pensata per supportare
ricercatori già affermati a livello internazionale. La durata è sempre fino ai
5 anni e l’importo fino a 2,5 milioni di euro.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Nel solo 2018, il Consiglio Europeo della ricerca ha finanziato 403
starting grant, 291 consolidator grant e 222 advanced grant. Per quest’ultimo
grant le richieste di finanziamento sono state 2.052, quindi il tasso di
successo è stato del 10,8%. Sono stati 20 gli Stati coinvolti in Advanced Grant
sempre nel 2018, e le borse sono finite a progetti di 29 nazionalità diverse.
(Fonte: A. Massariolo, IlBo 06-06-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">INVESTIMENTI IN
RICERCA E SVILUPPO. IL C.D. PARADOSSO ITALIANO: AL DIMINUIRE DELL'INVESTIMENTO,
AUMENTA LA QUALITÀ DELLA RICERCA </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L'investimento pubblico in ricerca e sviluppo (R&S)
nel 2008 si aggirava intorno ai 10 miliardi di euro. Nel 2016 era sceso a 8,7
miliardi. L'Italia nel 2017 ha investito circa l'1,3% del Pil in ricerca,
quando la media europea si assestava intorno al 2%. Troppo lontani per
competere con chi tra i Paesi europei ha fatto meglio (la Germania, con il 3%,
la Francia, con il 2,2%).</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Alison Abbott, senior correspondent dall'Europa per la
rivista scientifica Nature, ha sottolineato il paradosso italiano. A partire
dal 2005, la ricerca italiana ha aumentato la propria presenza nell'eccellenza
scientifica mondiale, ovvero nel 10% di pubblicazioni scientifiche più citate.
Non solo, in rapporto alla spesa in R&S, l'Italia produce più pubblicazioni
di qualsiasi altro Paese dell'Unione Europea, seconda solo al Regno Unito. Il
miracolo italiano è che al diminuire dell'investimento, sembra aumentare la
qualità della ricerca. Alison Abbott, da osservatrice esterna, fa notare che
tra le differenze strutturali che separano l'Italia dagli altri Paesi europei,
ce n'è una che risalta più di altre: “In Italia manca un'organizzazione che
possa programmare l'agenda scientifica del Paese”, commenta Abbott. “L'Italia
dovrebbe munirsi di un'Agenzia nazionale per la ricerca scientifica che
garantisca continuità e stabilità alle politiche per la ricerca”. Sono tre
secondo Alison Abbott i fattori che maggiormente impattano negativamente sulla
ricerca italiana: la mancanza di stabilità nelle istituzioni, che dovrebbero
garantire una pianificazione sul lungo termine; il basso numero di scienziati,
dipendente certamente dagli scarsi finanziamenti, e la scarsa trasparenza nel
modo in cui vengono prese decisioni in ambito scientifico. A questo si aggiunge
un sentimento diffuso di sfiducia e di ostilità nei confronti della scienza,
che a volte ha preso forma concreta persino nelle aule dei tribunali, in cui
sono state prese decisioni basate su consulenze scientificamente non informate.
Alison Abbott fa menzione esplicitamente al caso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Xylella</i>. Sembra sempre più urgente l'introduzione di un'istituzione
a sostegno della programmazione della ricerca sul lungo periodo e della
diffusione della cultura scientifica. (Fonte: F. Suman, IlBo 21-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FONDI PER
MIGLIORAMENTI ECONOMICI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Portavoce della ministra Bongiorno: “Per la
contrattazione collettiva nazionale dei dipendenti pubblici e per i
miglioramenti economici del personale in regime di diritto pubblico (come anche
i docenti universitari): 1.100 mln <span style="margin: 0px;">€</span>
per il 2019; 1.425 mln <span style="margin: 0px;">€</span> per il
2020; 1.775 mln <span style="margin: 0px;">€</span> a decorrere
dal 2021”.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL CUN CHIEDE AL
MINISTRO BUSSETTI DI RIVEDERE LA NORME CHE LEGANO GLI AUMENTI DEL FABBISOGNO AL
PIL</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Una delle misure di rilancio dell’università di cui si
vanta il governo è l’aumento del turnover oltre i limite del cento per cento
previsto dalla legge di Bilancio 2019. Finalmente da quest’anno le università
con i conti a posto potranno tornare ad assumere più professori e ricercatori
di quelli che vanno in pensione. Ma nella stessa legge di Bilancio in cui il
governo libera finalmente gli atenei da ogni vincolo nelle assunzioni è
contenuta una norma che lega loro le mani con un nuovo laccio invisibile.
Quale? Quello del calcolo del cosiddetto fabbisogno finanziario. </span></div>
<span style="font-family: "arial";">A lanciare l’allarme è stato il CUN, che in una mozione
indirizzata al ministro Bussetti, al vice ministro Fioramonti, ai capi di
gabinetto Valditara e Chinè, sottolinea come nella finanziaria licenziata a
dicembre dal Parlamento si vincolino gli atenei a nuove norme di sostenibilità
ancor più severe di quelle precedenti. Mentre finora il fabbisogno degli atenei
era calcolato sulla base di quello dell’anno prima più il 3%, per il periodo
dal 2019 al 2025 le università statali avranno diritto a un incremento massimo
pari al tasso di crescita reale del Pil nel DEF. «Il sistema potrebbe anche
funzionare se crescessimo di diversi punti percentuali – commenta il relatore
del documento CUN -, ma con tassi di crescita come quelli attuali, che al netto
dell’inflazione superano di poco lo zero virgola, non riusciamo neanche a
coprire gli aumenti degli stipendi se si ipotizza di utilizzare tutto il
turnover concesso dal Ministero». </span><br />
<span style="font-family: "arial";">Vincolare gli aumenti del fabbisogno universitario alla
crescita del Pil in un momento di contrazione drammatico come quello attuale
significa mettere agli atenei un cappio al collo della spesa corrente. Un
risultato aggravato dal fatto che, già adesso, ma ancor di più nei prossimi
anni, sul bilancio degli atenei si faranno sentire gli effetti finanziari dello
sblocco degli stipendi (che d’ora in poi saranno soggetti ad adeguamento
Istat), degli scatti ogni due anni anziché tre, dei piani straordinari di
reclutamento dei ricercatori e dei cosiddetti Dipartimenti di Eccellenza.
(Fonte: O. Riva, CorSera 30-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><a href="https://www.researchitaly.it/progetti-di-rilevante-interesse-nazionale-prin/"><span style="background: white; margin: 0px;"></span></a></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b><span style="background: white; margin: 0px;"><a href="https://www.researchitaly.it/progetti-di-rilevante-interesse-nazionale-prin/"><span style="margin: 0px;"><span style="color: black; font-family: "arial";">FONDI PER
PROGETTI DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE (PRIN). DECRETI D’AMMISSIONE IN
STALLO</span></span><span style="margin: 0px;"></span></a></span></b></div>
<u></u><span style="color: black;"></span><u></u><u></u><u></u><u></u><u></u><u></u><br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Per i PRIN si dovrebbe celebrare l’attesa più lunga di
sempre degli unici finanziamenti disponibili per la ricerca di base italiana.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">I decreti di ammissione al finanziamento PRIN 2017 sono
fermi. Si dice a causa della notevole quantità di accesso agli atti e di
ricorsi che hanno investito il MIUR. Al momento (09-05-19) di decreti di
ammissione ne è uscito soltanto uno, quello per il settore PE4 che è stato
pubblicato dopo 2 mesi e mezzo (7 marzo 2019) dall’approvazione della
graduatoria (21 dicembre 2019). A oltre tre mesi di distanza dalla
pubblicazione delle graduatorie dei settori LS8, SH6 e PE3, non ci sono notizie
dei decreti di ammissione, e si moltiplicano le voci di accesso agli atti e
ricorsi da parte delle unità che sono state escluse.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Gli Atenei si sono messi sulla difensiva: non c’è nessuna
certezza di ricevere i finanziamenti indicati nelle graduatorie. Quindi fermi
tutti! E nel frattempo il MIUR trova il tempo di scrivere un decreto per
scoraggiare l’accesso agli atti. (Fonte: Red.ne Roars 09-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORI MA NON
ANCORA MEDICI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Siamo Dottori in Medicina e Chirurgia, ma non siamo
ancora medici. Questo perché, dopo sei anni di studi, per ottenere
l’abilitazione fino ad ora ogni laureato era tenuto a svolgere tre mesi di
tirocinio professionalizzante e, successivamente, una prova finale scritta
indetti tramite <i style="mso-bidi-font-style: normal;">bando ministeriale</i>.
Solitamente <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tale bando era emanato nel
mese di gennaio e chiuso ai primi di marzo</i>, per permettere un’adeguata
organizzazione sia degli studenti sia delle università.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Attualmente ci troviamo in un vuoto normativo dettato dal
fatto che il D.M. 9 Maggio 2018, n.o 58, approvato un anno fa dal precedente ministro
dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) Valeria Fedeli, dopo 10 mesi è
ancora in fase di valutazione da parte dell’attuale ministro Marco Bussetti.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Si è creato di conseguenza un consistente gruppo di laureati
in Medicina e Chirurgia che a 3 mesi dalla data prevista per l’Esame di
abilitazione alla professione di Medico-Chirurgo non ha alcuna notizia in
merito alle modalità dello stesso. Parliamo di più di 2.000 futuribili Medici
che non hanno la benché minima idea né notizia in merito all’esame che
permetterebbe loro di divenire Professionisti della Salute, condizione
imprescindibile per poter accedere al mondo del lavoro.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Tra il 2019 ed il 2021 è previsto un maxi pensionamento
della componente medica: si parla di 25.000 medici pronti alla pensione, il
quale comporta un deficit non indifferente.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">A fronte di queste esigenze da parte dello Stato, ci
chiediamo come sia possibile restare indifferenti di fronte ad un test dalle
modalità e dalla bibliografia ignote, il quale è stato stimato possa portare
alla bocciatura di almeno il 30% dei candidati all’abilitazione; tutto ciò in
un clima di carenza di medici italiani. (Fonte: Red.ne Roars 19-04-19).</span><br />
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Aggiornamento</i></b>. Il bando 2018/2019 è
stato emanato il 2 maggio 2019 <a href="https://www.miur.gov.it/-/bando-di-ammissione-dei-medici-alle-scuole-di-specializzazione-di-area-sanitaria-per-l-a-a-2018-2019"><span style="color: blue;">https://www.MIUR.gov.it/-/bando-di-ammissione-dei-medici-alle-scuole-di-specializzazione-di-area-sanitaria-per-l-a-a-2018-2019</span></a>.
Articolo 6 (Prova d’esame) 1. La prova d’esame si svolge in modalità
informatica ed è identica a livello nazionale. Essa consiste in una prova
scritta che prevede la soluzione di 140 quesiti a risposta multipla, ciascuno
dei quali con cinque possibili risposte. 2. Ai fini della preparazione alle
prove e in relazione ai temi di studio si specifica quanto segue: i quesiti
vertono su argomenti caratterizzanti il Corso di Laurea Magistrale in Medicina
e Chirurgia e su argomenti legati ai settori scientifico disciplinari di
riferimento delle diverse tipologie di scuola, di cui all’Allegato 4 che
costituisce parte integrante del presente decreto; la prova è composta in
misura prevalente da quesiti inerenti alla valutazione, nell’ambito di scenari
predefiniti mono e/o interdisciplinari - ad ognuno dei quali corrispondono da
un minimo di 1 a un massimo di 5 quesiti -, di dati clinici, diagnostici,
analitici, terapeutici ed epidemiologici. (Fonte: MIUR.gov.it 02-05-19).</span><span style="margin: 0px;"></span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Segue su Twitter</i>.
Numero chiuso per Medicina. Ci sarà un incremento dei posti a disposizione per
accedere al corso di laurea in Medicina? Ministro Bussetti: «Ci sarà un aumento
del 20%; saranno complessivamente 11.600 posti, 1.900 in più solo per Medicina
rispetto all'anno passato».</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">RT A cosa serve aumentare il numero di studenti se non
aumentano i posti per le Scuole di Specialità medica? Nel 2018: >16k
laureati e 6700 posti per le Scuole di Specialità. Più posti per Medicina senza
risorse per le Università = peggiore istruzione + più precariato #demagogia.
(Fonte: <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/yxnftzos"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/yxnftzos</span></a> 07-0619)</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ISTRUZIONE
TERZIARIA. DATI EUROSTAT</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Eurostat rende noto che a fronte di una media europea del
40,7%, ha una laurea soltanto il 27,8% dei giovani in fascia d’età 30-34 anni.
Peggio di noi fa soltanto la Romania, con una percentuale di giovani laureati
pari al 24,6%. Nel Nord Europa, invece, si raggiungono casi di Paesi sopra il
50%, come l’Irlanda, che può vantare una media pari al 56,3%. (Va poi
considerato che in altri Paesi si annoverano tra i laureati anche tutti quelli
che hanno un titolo di istruzione superiore o educazione terziaria compreso
quello dato dalle numerose scuole professionali universitarie – ad es.
Fachhochschulen tedesche - che da noi sono ancora molto poche. PSM). Sul basso
numero di “dottori” in Italia pesano i finanziamenti ridotti rispetto al Pil,
lo scarso orientamento, l’alta dispersione di studenti, le tasse troppo alte,
la mancanza di borse di studio, il ridimensionamento dei ricercatori e il
taglio del numero di docenti. C’è poi un’ulteriore ragione per lo scarso numero
di laureati: quello delle disponibilità economiche degli studenti. In Italia,
la media dell’ammontare delle tasse universitarie annuali è attorno ai 1.300
euro, la terza più alta in tutta Europa, e solo l’11% degli iscritti riesce a
ottenere una borsa di studio. </span></div>
<span style="font-family: "arial";">Marcello Pacifico (Anief): Il problema è complessivo,
perché il 20% degli italiani continua ad avere solo la terza media; inoltre,
ogni anno oltre 100 mila alunni iniziano le superiori senza che arrivino mai
alla maturità, e non è un caso se l’Italia ha il record di giovani Neet (Not in
Education, Employment or Training). Poi, anche l’Università è vittima della
politica al risparmio sul fronte della formazione e della conoscenza: è una
precisa scelta assecondata da tutti i Governi degli ultimi anni. Così oggi,
rispetto al Prodotto interno lordo, spendiamo appena lo 0,9% contro l’1,2%
della Germania, l’1,3% della Spagna, l’1,5% della Francia e poco meno del 2%
dell’Inghilterra. Quando si evidenzia il basso numero di laureati nella nostra
Penisola, è inevitabile che si associ all’ancora troppo alto abbandono degli
studi: l’Italia – commenta Orizzonte Scuola – è ai primi posti, facendo
registrare una percentuale pari al 14,5% di giovani in fascia 18-24 anni che
lasciano i banchi senza raggiungere nemmeno la maturità, mentre il dato medio
europeo è 10,6%. (Fonte: imgpress.it 08-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PER CHI ASSUME
LAUREATI O DOTTORI DI RICERCA ECCELLENTI SGRAVI FINO A 8 MILA EURO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Il beneficio è previsto a favore dei datori di lavoro
privati che effettuano entro il 31 dicembre 2019 assunzioni a tempo
indeterminato. Lo Stato mette a disposizione 50 milioni di euro per il 2019 e
20 per il 2020 per chi assume giovani laureati o dottori di ricerca eccellenti.
I giovani laureati devono aver avuto una carriera universitaria brillante e
finita da poco. Devono avere la laurea magistrale, ottenuta nel periodo
compreso tra il 1° gennaio 2018 e il 30 giugno 2019 con la votazione di 110 e
lode e con una media ponderata di almeno 108/110. E devono aver conseguito il
titolo entro i 30 anni di età. Oppure devono aver conseguito un dottorato di
ricerca, ottenuto nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2018 e il 30 giugno
2019 e prima del compimento del trentaquattresimo anno di età. L’agevolazione
prevede lo sgravio totale annuale dei contributi previdenziali a carico del
datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, entro
il limite massimo di 8 mila euro per ogni assunzione effettuata. La durata è di
12 mesi a decorrere dalla data di assunzione, che comunque deve essere
effettuata entro il 31 dicembre 2019. (Fonte: bcc-lavoce.it 21-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">INDAGINE
IULM-CENTOMARCA-ADECO «FORMAZIONE DEI NEOLAUREATI ED ESIGENZE D’IMPRESA»</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Dall’indagine «Formazione dei neolaureati ed esigenze
d’impresa», realizzata dall’università Iulm di Milano in collaborazione con
Centromarca e Adecco, centrata sulle valutazioni effettuate da 115 manager di
aziende medio-grandi alla fine del 2018 nei settori, tra gli altri,
metalmeccanica, elettronica, trasporti, industria alimentare, emergono
risultati sorprendenti. Contrariamente a certe narrazioni mediatiche, la laurea
magistrale è una forte carta da giocare per entrare in azienda, secondo il 76%
delle risposte. La condizione ottimale è quando questa laurea è in Economia per
il 78,6% dei dirigenti d’azienda oppure in Ingegneria, scelta dal 71,4% dei
manager. Figurano bene anche lauree considerate più «deboli», come Lingue,
preferita dal 21,4% delle risposte. Stessa percentuale anche per Scienze della
comunicazione. «L’industria di marca ha bisogno di giovani laureati per
alimentare la sua vocazione all’innovazione e la costante evoluzione della sua
offerta. E la ricerca Iulm offre indicazioni preziose per la predisposizione di
programmi formativi sempre più in sintonia con le esigenze del mercato del
lavoro e del Paese» racconta Ivo Ferrario, direttore delle relazioni esterne di
Centromarca. La sintesi è che università e imprese lavorano sempre più a
stretto contatto, per poter favorire una generazione che, secondo i dati, vuole
più flessibilità e tempo libero, anche a costo di rinunciare alla sicurezza
dell’impiego. (Fonte: M. Muzio, corriere.it/economia/lavoro/cards 04-05-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">NUOVE PROSPETTIVE PER LE LAUREE
UMANISTICHE?</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Secondo Mark Cuban, come riporta un articolo di CorCom, i lavoratori
altamente qualificati decideranno quel che vogliono ottenere e le reti neurali
provvederanno a prendersi cura dei problemi pratici e di codifica. I lavoratori
poco qualificati, d’altra parte, troveranno posti in cui dovranno etichettare i
dati che vengono utilizzati per addestrare l’intelligenza artificiale, in
maniera simile al modo in cui oggi il lavoratore di un magazzino organizza i
prodotti sugli scaffali. Certo al momento, la laurea in informatica è in cima alla
classifica di quelle più richieste e anche più pagate, ma “tra vent’anni, se
sei un programmatore, potresti essere senza lavoro” dice sempre Cuban, che
aggiunge ‘i benefici a breve termine di un corso di informatica saranno presto
superati dai guadagni a lungo termine di una laurea in discipline umanistiche.
Creatività, collaborazione, capacità comunicative: queste cose sono molto
importanti e faranno la differenza tra farcela o no’. Che le lauree umanistiche
stiano ritornando in voga, dopo anni in cui sono state trascurate, lo
dimostrano anche altre indicazioni che arrivano dal mondo del lavoro: ne è un
esempio il rilancio della laurea in filosofia, conseguente alla nascita della
figura aziendale del ‘practical philosopher’, un profilo che aiuta le aziende
ad affrontare le nuove sfide poste dall’intelligenza artificiale e da una
realtà sempre più complessa, a migliorare la propria cultura aziendale, a
coniugare le opportunità di business con un’innovazione al servizio dell’uomo,
a raggiungere obiettivi di responsabilità sociale d’impresa. (Fonte:
university2business.it 03-06-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL PROFILO DEI LAUREATI ALLA
UNIBO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Dai dati di AlmaLaurea sul profilo dei laureati all’Università di
Bologna emerge innanzitutto la forte attrattività dell’Alma Mater. Il 45,9% dei
laureati UniBo proviene infatti da fuori regione, in crescita rispetto al 43,2%
dello scorso anno e più del doppio rispetto alla media nazionale che si ferma
22,7%. In particolare, è fuori sede il 40,4% dei laureati triennali e il 54,8%
dei laureati magistrali biennali. Cresce poi il numero di laureati con
cittadinanza estera, complessivamente pari al 5,4% (erano il 4,9% lo scorso
anno), con una forte presenza (8,3% contro il 4,9% di media nazionale) tra i
laureati magistrali. Molto sopra la media nazionale i numeri dei laureati in
corso dell'UniBo: il 65,7% chiude gli studi entro i tempi previsti contro una
media nazionale che si ferma al 53,6%. In particolare si laurea in corso il
67,6% di chi si iscrive a un corso di laurea triennale (53,9% la media nazionale)
e il 68,9% di che sceglie un corso di laurea magistrale biennale (60,1% la
media nazionale). L'età media alla laurea è 25,2 anni per il complesso dei
laureati, nello specifico di 23,9 anni per i laureati di primo livello e di
26,7 anni per i magistrali biennali. Altro punto di forza che emerge dai dati è
il numero di laureati che ha svolto un'esperienza di studio all'estero, che
arriva al 16,7% contro una media nazionale che si ferma invece all'11,3%. I
laureati Unibo del 2013 contattati a cinque anni dalla laurea sono invece
6.962. Tra questi, il tasso di occupazione è pari all’87% (85,5% il dato
nazionale). Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il
52,4%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 19,9%.
Svolge un lavoro autonomo il 19,7%. Il lavoro part-time coinvolge il 15,7%
degli occupati. (Fonte: AlmaLaurea, XXI Rapporto sul Profilo e sulla Condizione
occupazionale dei laureati)</span></div>
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RECLUTAMENTO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RECLUTAMENTO E
CARRIERE DEI PRECARI </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Con un tour ad aprile e maggio di assemblee negli atenei
i Ricercatori Determinati stanno ponendo al centro il tema di un reclutamento
ordinato e ciclico e una riforma del pre-ruolo necessaria per dare certezza e
stabilità agli organici di ricerca e docenza. Ad oggi, solo il 9,2% dei precari
universitari riesce a raggiungere il ruolo di professore a tempo indeterminato:
gli altri escono dal sistema; un intervento urgente è necessario, ma questo non
può essere altro che un investimento su università e ricerca in linea con quello
delle grandi democrazie europee. FLC CGIL e ADI proseguono, insieme a tante
realtà locali, la mobilitazione dei Ricercatori Determinati in un calendario di
assemblee diffuse con l’obiettivo di discutere dei contenuti delle proposte in
campo e rafforzare la partecipazione e la mobilitazione dei precari della
ricerca e della didattica universitaria. Si legge in farodiroma.it che nel mese
di maggio in Parlamento verrà incardinata una Proposta di Legge su pre ruolo
unico e già in Commissione Istruzione si sta discutendo un piano di
riarticolazione del reclutamento universitario. (Fonte: farodiroma.it 04-05-19)</span></div>
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RICERCA</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PUBBLICAZIONI A
PAGAMENTO SU RIVISTE COMPIACENTI: SPESI 2,5 MILIONI. DUEMILA I RICERCATORI
COINVOLTI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Professori e ricercatori italiani hanno speso oltre 2,5
milioni di dollari per pubblicare articoli sulle cosiddette 'riviste
predatorie', alias giornali specialistici che promettono di rispettare gli
standard tradizionali dell'editoria scientifica e invece fanno passare per
buona qualsiasi cosa, fornendo un servizio di pubblicazioni a pagamento privo
di controlli e di qualsiasi valore. Qualche esempio clamoroso? L'ultimo della
serie è una ricerca fasulla che ricalca pari pari una puntata della serie Star
Trek, e che è stata accettata e pubblicata senza colpo ferire.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">La clamorosa e (questa, invece sì) certificata scoperta
arriva grazie allo studio condotto da un ricercatore pisano, Mauro Sylos Labini
del dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa, con Manuel
Bagues dell'Università di Warwick in Inghilterra e da Natalia Zinovyeva
dell'Università di Aalto in Finlandia. I tre ricercatori hanno esaminato i
curricula di 46mila loro colleghi e professori che hanno partecipato alla prima
edizione dell'Abilitazione Scientifica Nazionale del 2012-13, una procedura che
serve per partecipare ai concorsi per diventare professore nelle università
italiane. I risultati della loro analisi sono stati appena pubblicati su un
numero monografico della rivista Research Policy dedicato al tema delle cattive
pratiche scientifiche. (Fonte: P. Zerboni, quotidiano.net<span style="margin: 0px;"> </span>24-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RACCOLTA DEI DATI
SULLE PUBBLICAZIONI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">La maggior parte degli atenei (e alcuni enti di ricerca)
dispongono oggi di uno strumento (si chiama IRIS) per la raccolta dei dati
sulle pubblicazioni, (ed eventualmente sui progetti e sulle attività di terza
missione) interoperabile con i grandi database europei: Dart Europe per le tesi
di dottorato, OpenAIRE per le pubblicazioni derivanti da progetti finanziati
dalla Commissione Europea, ORCID e tutti i motori di ricerca e di
indicizzazione del mondo open. D’altro canto le tipologie di pubblicazione in
una ricerca che è sempre più fondata sul mezzo digitale si moltiplicano, così
come le forme e le versioni che circolano (preprint*, postprint**, versioni
editoriali). Mutano i requisiti che erano tipici del mondo cartaceo e che nel
digitale perdono di significato. Questa differenza è stata ben colta a livello
europeo, ad esempio da Wellcome Trust (ente finanziatore della ricerca nel
Regno Unito) che mette a disposizione dei ricercatori dei progetti che finanzia
la <span style="margin: 0px;">piattaforma Wellcome open su cui
pubblicare i propri risultati, e di piattaforme come canali di pubblicazione
per le ricerche finanziate parla anche Plan S nelle linee guida per l’implementazione.
</span></span></div>
<span style="font-family: "arial";">A 11 anni di distanza dalla legge sulla istituzione di un’anagrafe
nazionale e sulla base delle esperienze maturate in Italia e in Europa l’anagrafe
deve avere alcune caratteristiche imprescindibili indicate da <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y2cgsv97"><span style="margin: 0px;"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y2cgsv97</span></span></a> . (Fonte: P. Galimberti, Roars
30-05-19)</span></span><span style="margin: 0px;"></span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL CASO XYLELLA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">“Il caso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Xylella</i>
è un esempio da manuale di come l’ambiguità politica e dei mass media abbia
alimentato credenze fasulle, che hanno arrecato immensi danni all’agricoltura e
all’economia pugliese”, così afferma Marco Cappato, leader dell’Associazione
Luca Coscioni, che si dichiara al fianco del gruppo SeTA, composto da
scienziati di chiara fama e che ha come suo referente il prof. Enrico Bucci.
Anche il prof. Roberto Defez, membro del CNR e consigliere dell’Associazione
Coscioni, aggiunge la sua voce contro la disinformazione e a favore della
ricerca scientifica, ricordando che, come i ricercatori pugliesi dicono da
tempo, anche l’EFSA ha smentito quanto affermato sia dalla Procura leccese che
da innumerevoli negazionisti, ovvero che il batterio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Xylella</i> è datato settembre 2013 grazie al lavoro della dott.ssa
Maria Saponari e che un ulivo infetto non può essere curato ma dev’essere
isolato ed eradicato. (Fonte: cno.it 17-05-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Fornire uno scudo alla ricerca contro la diffusione di notizie false,
che possono danneggiare la salute delle persone. Questo è l’obiettivo del Patto
trasversale per la scienza, un’iniziativa, sostenuta dai medici Roberto Burioni
e Guido Silvestri per promuovere l’informazione scientifica corretta e
combattere bufale e fake news, fra cui il collegamento vaccini-autismo, il
negazionismo dell’hiv e altre forme di pseudoscienza e pseudomedicina. Il
patto, siglato nel gennaio 2019 dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e
dal fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo, è stato presentato il 5
giugno 2019 durante l’11esima Italian Conference on Aids e Antiviral Research
all’Università Statale di Milano. Il Patto per la scienza consiste in un
appello che è rivolto a tutte le forze politiche: queste si devono impegnare a
riconoscere e difendere la scienza come valore universale per l’umanità che non
può essere distorto per ragioni politiche o elettorali. Alla data del 4 giugno
2019, il patto è già stato sottoscritto da circa 6mila persone, fra cui medici
e scienziati, come il farmacologo Silvio Garattini, politici (già 5 partiti
piccoli hanno aderito) e giornalisti, per esempio Enrico Mentana. Non mancano
associazioni e istituzioni, fra cui l’Università Vita-Salute San Raffaele di
Milano, la Emory University di Atlanta, l’Associazione Luca Coscioni. (Fonte:
V. Rita, WIRED 05-06-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CNR. UN CDA IN CUI LA
RAPPRESENTANZA DI CHI FA RICERCA NELL’ENTE È SOTTORAPPRESENTATA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Mentre non è per nulla chiaro quali miglioramenti alla missione del
CNR, cioè fare ricerca, hanno portato i membri del CdA nominati dalla politica
(nessuno è interessato alla valutazione dell’operato di questi membri e del
loro apporto alla mission dell’ente) essi hanno sicuramente dato un contributo
alla gestione del miliardo di euro all’anno che passa per il CNR e per i suoi
8200 dipendenti. Dunque, oltre il danno di avere un CdA in cui la
rappresentanza di chi fa ricerca nell’ente era prima assente ed ora
sottorappresentata, vi è la beffa di un CdA di nomina politica che, come dice
Mocella, non è abituato a discutere le scelte che arrivano dai soggetti
politici: un bel capolavoro di conflitti di interesse! Si poteva far di meglio:
ad esempio si sarebbe potuto adottare il modello di governance del prestigioso
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dove è la comunità scientifica interna
che esprime i vertici dell’ente e dove, come si vede dai risultati, c’è una
grande attenzione alle qualità della ricerca e alle istanze dei ricercatori.
Non era questo, evidentemente, lo scopo di chi ha ideato la riforma dell’ente
che invece mirava, anche in questo bistrattato settore, all’occupazione delle
istituzioni pubbliche, a partire dai loro vertici, da parte dei partiti.
(Fonte: F. Sylos Labini, Roars 06-06-19)</span></div>
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SISTEMA UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DATI DA STUDIO
EURISPES SULLE UNIVERSITÀ NON STATALI </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">A fronte di un totale di 67 università statali, in Italia
oggi si contano 30 realtà non statali legalmente riconosciute, delle quali 11
università telematiche. Gli iscritti complessivi agli atenei non statali
italiani sono 176.158 (92.677 donne; 6.100 stranieri), di cui 27.339
immatricolati; 35.627 sono i laureati l’anno (19.837 donne; 1.378 stranieri).</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Considerando la serie storica dal 2012, nel comparto non
statale risultano in aumento costante gli iscritti complessivi e gli iscritti
stranieri, i laureati complessivi, i laureati stranieri. Nell’università
statale il trend evidenzia, invece, dal 2012/2013 una flessione degli iscritti
ai corsi di laurea; gli immatricolati hanno ripreso a crescere nel 2015/16 e
nel 2016/17; la tendenza non si osserva per gli studenti stranieri, in costante
crescita. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">Considerando che negli atenei statali italiani gli
iscritti sono 1.478.522 e i laureati nel 2016 sono stati 276.172, si calcola
che nelle università non statali studia il 10,6% degli iscritti italiani e
viene prodotto l’11,4% dei laureati in Italia. Nelle università non statali le
donne rappresentano il 52,6% degli iscritti, in quelle statali il 55,9%.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Per quanto concerne invece gli studenti stranieri, sono
il 3,5% negli atenei non statali ed il 4,7% in quelli statali. Negli atenei non
statali italiani il personale docente e ricercatore (docenti di ruolo,
ricercatori a tempo indeterminato e determinato, titolari di assegni di
ricerca, docenti a contratto) è composto da 11.133 unità (con un 64,2% di
professori a contratto), il personale non docente (tecnici-amministrativi,
dirigenti di prima e seconda fascia, collaboratori linguistici) da 5.107 unità.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: blogsicilia.it<span style="margin: 0px;">
</span>24-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PARTIRANNO (?) LE
UNIVERSITÀ DI SERIE A: SARANNO AL NORD E LE DECIDERÀ ANVUR</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">In una bozza di DM resa nota da Roars (“Partono le
università di serie A”) si apprende che dovrebbe partire il sistema
universitario a due velocità. Per gli atenei di Serie A, ci sarà libertà di
sperimentare nuovi organi di governo, la possibilità di costituire dipartimenti
in deroga alle numerosità minime, libertà di istituire corsi di laurea e corsi
di dottorato senza onerosi accreditamenti. Ma soprattutto tanta libertà di
differenziare il trattamento dei docenti: incentivi per trasferimenti anche
entro le regioni, via libera alle doppie affiliazioni di docenti in servizio
presso atenei stranieri, gestione locale delle chiamate dirette, negoziazione
dei compiti didattici e di ricerca, maggiori possibilità di sperimentare forme
premiali e incentivi economici per differenziare gli stipendi. Una bozza di DM
che il MIUR ha trasmesso alla CRUI per un parere è anticipata da Roars<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> (</b><span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y3ar4ldr"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y3ar4ldr</span></a></span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> ).</b> Si tratta del DM con cui si dà
attuazione all’art.1 comma 2 della Legge Gelmini, che prevede che le
“università virtuose” potranno sperimentare propri modelli funzionali e
organizzativi. Nella bozza di decreto si definiscono quali sono le università
virtuose: quelle con indicatori di bilancio stabili e sostenibili; con
risultati di elevato livello nel campo della didattica e nel campo della
ricerca. Torna prepotentemente in primo piano il ruolo di Anvur. (Fonte: Red.ne
Roars 10-05-19)</span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<span style="font-family: "arial";">Al post di Roars “Partono le università di serie A”
replica il prof. Valditara: “il documento è semplicemente una prima bozza
elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dal direttore Livon e composto da
diversi docenti. È il primo atto di un dibattito che sarà certamente
approfondito e che per mia volontà dovrà coinvolgere tutte le componenti
accademiche, il Cun e la Crui. (Fonte: Red.ne Roars 11-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RITIRATA LA BOZZA
DEL PROGETTO SULL’“AUTONOMIA RESPONSABILE” DEGLI ATENEI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">E’ scomparsa l'"autonomia responsabile" degli
atenei con i bilanci a posto. Lo dice lo stesso capo Dipartimento
dell'Università, Giuseppe Valditara: "Bozza ritirata". In quel testo,
inviato dagli uffici del ministero alla Conferenza dei rettori a inizio maggio,
si prevedeva che gli atenei pubblici italiani sani sul piano finanziario e ben
certificati nel campo della didattica e della ricerca potessero ottenere una
serie di libertà fin qui negate: assunzioni dall'estero, nuovi dipartimenti, gestione
più discrezionale di premi e incentivi per i docenti. Queste libertà nella
"bozza Valditara" restavano negate alle università con il risanamento
incompiuto. Il contesto politico, lo scontro pre-elettorale tra Lega e Cinque
Stelle, le molte resistenze registrate in accademia e infine il contrasto con
il direttore generale Livon hanno spinto l'ex relatore della Legge Gelmini a
ritirare il progetto. "Ora le priorità sono la Valutazione della qualità
della ricerca", fa sapere Valditara, "i dottorati e la riforma dei
Prin". Sono, quest'ultimi, i progetti di rilevante interesse nazionale.
(Fonte: C. Zunino, Rep Scuola 21-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">TRE GRANDI
PROBLEMI DELL’UNIVERSITÀ IN UNA VISIONE RIFORMISTA NON CONVENZIONALE </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">I tre grandi problemi da affrontare sono sostanzialmente
legati alle modalità di funzionamento, all’organizzazione (il sacro Graal di
qualsiasi problema in questo paese, ma sempre disatteso – non è un caso che gli
esperti siano sempre giuristi o economisti, mai coloro che studiano come far
funzionare le cose…) e dipendono da una autonomia incompleta e dalla voracità
del centralismo ministeriale.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">primo problema</i>
è la mancanza di una vera autonomia che implichi anche la responsabilità e la
possibilità di fallire. Contrariamente a quanto dovrebbe far supporre
l’approvazione della cosiddetta autonomia universitaria, la realtà è una
quantità imbarazzante di regole e norme che vincolano le decisioni e che si
traducono in un controllo ossessivo della forma, spesso senza nessuna
valutazione del supposto beneficio.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Per esempio, per molto tempo alle università pubbliche è
stato di fatto quasi impedito di investire in comunicazione esterna anche
qualora avessero scelto di destinare a ciò risorse proprie e questo non è che
uno dei mille lacci e lacciuoli che riportano ai ministeri romani. Un altro
aspetto riguarda l’autonomia didattica nella configurazione dei percorsi
formativi.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">I nostri corsi di laurea devono rispondere a delle
tabelle astratte che fanno riferimento a settori disciplinari presenti solo nel
nostro paese con questa formalizzazione pubblica. Queste tabelle sono frutto di
rapporti di forza negli organi ai tempi della loro redazione. Oggi sono
“tabelle della legge” e creano vincoli irragionevoli all’innovazione didattica,
il tutto soprattutto a causa del valore legale del titolo di studio, altro
simulacro di cui fare volentieri a meno.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">È infatti il valore legale che impone una uniformità tra
percorsi che forza all’utilizzo di tabelle astratte, quanto meno per alcuni
percorsi di formazione. Su questo primo punto non sarebbe difficile
intervenire. Si potrebbe per esempio consentire alle università di decidere se
vogliono o non rimanere nell’alveo del valore legale del tutto o solo su alcuni
percorsi, per esempio quelli a forte vocazione internazionale.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Inoltre, andrebbe creata una vera autonomia con un budget
vincolato solo ad obiettivi, questi sì tassativi e ben misurati. Probabilmente
gioverebbe una trasformazione per esempio in Fondazioni per inserire i giusti
correttivi rispetto alla concessione di autonomia. Forse, alcune università
potrebbero essere gestite male e fallire, ma altre potrebbero finalmente
definire piani strategici che non siano esercizi di stile come accade oggi.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Il <i>secondo problema</i>
è il deficit di imprenditorialità delle università italiane che ha radici
ancora una volta in una regolazione assurda di stampo centralistico. Oggi, di
fatto, la variabilità delle strutture retributive di docenti e non docenti è
limitatissima ed esistono in molti atenei tetti arbitrari a prescindere dal
contributo. Non è possibile per esempio definire una retribuzione ad hoc per
reclutare docenti particolarmente capaci anche all’estero o ricompensare chi
sia in grado di attrarre fondi e opportunità o abbia voglia di lavorare davvero
di più.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Questa ipocrisia tutta del sistema pubblico italiano non
ha alcuna ragione di esistere in un settore che non ha solo il ruolo di
custodire l’esistente ma di stimolare il nuovo e il cambiamento. E non si
tratta di meritocrazia, altro vuoto simulacro che si agita sempre quando si parla
di università. È il mercato, che non deve certo definire cosa studiare, ma
nemmeno rimanere fuori dalla porta dell’università, quasi fosse una cosa
disdicevole.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">terzo problema</i>
è la scarsa attenzione all’innovazione nel funzionamento operativo dell’università.
L’innovazione deve diventare uno dei temi se non il tema centrale
dell’attenzione nel disegno dei percorsi didattici, per esempio, affiancando
alle consuete tesi di laurea lo sviluppo di business plan su idee generate
nell’alveo del percorso di studi.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte. L. Solari, huffingtonpost.it<span style="margin: 0px;"> </span>15-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">STUDENTI-DIRITTO ALLO STUDIO- TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">NUMERO CHIUSO A
MEDICINA. CONDIZIONI PER ESONERO DAL TEST DI AMMISSIONE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Con la sentenza del 16 aprile 2019 numero 4932, la Terza
Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha ritenuto
ammissibile la domanda di immatricolazione al Corso di Laurea in Medicina e
Chirurgia con esonero dal test di ammissione per coloro che abbiano già
sostenuto esami in una diversa facoltà e abbiano maturato un numero di crediti
formativi sufficienti per l’immatricolazione in anni successivi al primo, se
gli esami sostenuti possono essere validamente riconosciuti e sempre che, per
tale anno, si sia verificata una scopertura dei posti disponibili.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Dopo aver accolto l’istanza cautelare del ricorrente, il
Tribunale decidendo nel merito, ha richiamato e sintetizzato i principi
interpretativi desumibili dalla sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio
di Stato 28 gennaio 2015 numero 1. I Giudici amministrativi romani hanno
ritenuto tali principi adattabili al caso di specie e hanno dunque argomentato
che, ove tali crediti sussistano e siano sufficienti per l’immatricolazione in
anni successivi al primo, non c’è ragione per non ritenere doverosa detta
immatricolazione senza reiterazione del test di primo accesso, all’unica
ulteriore condizione della presenza di posti disponibili per mancata iscrizione
degli idonei selezionati negli anni antecedenti, per trasferimenti in uscita o
per rinunce agli studi. Il TAR Lazio successivamente, ha motivato la propria
decisione anche richiamando la ratio riconosciuta al cosiddetto “numero
chiuso“, così come esplicitata dalla copiosa giurisprudenza costituzionale
(Sentenza Corte Costituzionale numero 302 dell’11 dicembre 2013 in tema di
graduatoria unica nazionale; Ordinanza numero 307 del 20 luglio 2007; Sentenza
numero 383 del 27 novembre 1998) e dalla risalente pronuncia della Corte di
Giustizia dell’Unione Europea, III Sezione, 12 giugno 1986. Dalla
giurisprudenza nazionale e comunitaria appena richiamata emerge, infatti, come
il cosiddetto numero chiuso sia un “sistema indispensabile ad assicurare la
formazione di professionalità adeguate e che, a tal fine, sia necessario tenere
in considerazione il rapporto tra numero di studenti e idoneità delle strutture
nonché la possibilità di adeguati sbocchi lavorativi commisurati al fabbisogno
medio nazionale”. (Fonte: <a href="https://www.scuderimottaeassociati.it/"><span style="color: blue;">https://www.scuderimottaeassociati.it</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>24-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PUÒ UN ATENEO INTRODURRE
L’ACCESSO PROGRAMMATO LADDOVE NON PREVISTO DAL LEGISLATORE?</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Con sentenza 13/05/19, n. 5932, il TAR Lazio, ha accolto
il ricorso presentato dall’UDU contro l’accesso programmato previsto per
facoltà non scientifiche. Leggete qui <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y368nwlc"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y368nwlc</span></a>
</span>come un TAR motiva il non riconoscimento delle “peculiari esigenze
didattiche degli insegnamenti linguistici impartiti che richiedono l’uso
costante di strumenti scientifici dedicati quali le aule informatizzate e il
laboratorio linguistico” che giustificano il numero chiuso.<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">STUDENTI. NOTIZIE
SU CONDIZIONI E DIFFICOLTÀ ECONOMICHE E SUGLI INCENTIVI DI CUI USUFRUISCONO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Notizie sulle difficoltà economiche degli studenti,
specialmente di quelli fuori sede, e sui sacrifici che le famiglie devono
accettare per poter mandare i propri figli negli atenei. </span></div>
<span style="font-family: "arial";">Negli ultimi dieci anni gli studenti provenienti da
famiglie benestanti, quindi di livello medio-alto e spesso con genitori
laureati, sono aumentati del 17% mentre il tasso di quelli appartenenti a
famiglie di estrazione sociale più bassa e con redditi per niente alti è sceso
al 30%.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Solo un terzo degli studenti universitari appartiene alla
categoria dei fuori sede; questo significa che la maggioranza vive ancora nella
propria famiglia. E tra questi, i pendolari sono davvero tantissimi: tre su
quattro.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Questi i dati sugli incentivi di cui usufruiscono gli
iscritti:</span><br />
<span style="font-family: "arial";">• Il 10% degli studenti godono dell’esenzione dalle tasse
universitarie;</span><br />
<span style="font-family: "arial";">• L’8,7% degli studenti ottiene una borsa di studio;</span><br />
<span style="font-family: "arial";">• Il 3,2% degli studenti gode di posti letto e alloggi
con agevolazioni messe a disposizione dagli enti garanti del diritto allo
studio.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Sono sempre di più gli studenti che sono alla ricerca di
lavoretti saltuari, part-time o a chiamata per aiutare le proprie famiglie a
coprire i costi universitari.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Nonostante tutte le difficoltà logistiche e soprattutto
economiche che tutti gli iscritti alle Università italiane incontrano, i nostri
studenti sono tra i più bravi in Europa. Si distinguono infatti non solo per
l’elevato tempo che spendono sui libri che con circa 44 ore settimanali supera
di circa il 30% la media del tempo europea, ma anche per il fatto che più della
metà, una volta raggiunta la laurea, è intenzionato a proseguire gli studi.
(Fonte: G. Onofri, skuola.net 10-05-19)</span><br />
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">VARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">REPORTERS SANS
FRONTIÈRES CLASSIFICA LA LIBERTÀ DI STAMPA NEL MONDO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Secondo Reporters Sans Frontières, “il numero dei paesi
considerati sicuri, dove un giornalista può lavorare senza temere per la
propria vita diminuisce ancora, mentre i regimi autoritari continuano ad
aumentare il controllo sui media“. La notizia arriva in occasione della
presentazione della classifica sulla libertà di stampa che l’organizzazione non
governativa redige oramai dal 2012, sulla base di un questionario distribuito
agli esperti di settore e un set di informazioni reperibili in rete. Come ogni
anno, la classifica si riferisce ai 365 giorni precedenti: l’elenco appena
presentato riguarda quindi la situazione nel 2018. Per accorgersi di quanto è
grave la situazione, basta guardare la mappa allegata al report di Rsf: la
maggior parte degli stati è colorata di arancione o rosso, due colori che
segnalano un livello di allerta alto. Ma il colore che evidenzia la condizione
peggiore per la libertà di stampa è il nero, che ricopre tutto il territorio
cinese. Si salvano solo i paesi nordici, la Costa Rica, la Jamaica e la Nuova
Zelanda: in questi luoghi, un giornalista non rischia la pena di morte, e la
categoria non è considerata in pericolo quando esercita il suo mestiere. Cosa
che succede invece a chi vive in Turkmenistan, che quest’anno ha rimpiazzato la
Corea del Nord all’ultimo posto della graduatoria (oggi lo stato di Kim Jong-un
è penultimo). In Europa, sono cinque gli stati dove i giornalisti hanno dovuto
fare i conti con crescenti difficoltà rispetto agli anni precedenti: Serbia,
Montenegro, Ungheria, Malta e Slovacchia. La situazione nel nostro paese resta
sempre molto critica. L’Italia guadagna 3 punti ma non riesce a superare la
43esima posizione. Reporter Senza Frontiere giustifica la sua scelta citando la
proposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini di togliere la scorta a
Roberto Saviano, gli attacchi dei politici del Movimento 5 stelle che hanno
definito alcuni rappresentanti della categoria in modi poco lusinghieri, le
continue minacce nei confronti di alcuni professionisti, soprattutto nel Sud
Italia, e casi come quello di Paolo Borrometi. Il giornalista siciliano,
collaboratore di Agi e fondatore de La Spia vive sotto scorta 24 ore al giorno
dal 2013. L’unica buona notizia? Tutte queste persone secondo l’organizzazione
continuano a svolgere il loro lavoro “con coraggio”.<span style="margin: 0px;"> </span>(Fonte: G. Giacobini WIRED 18-04-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL NUOVO ISTITUTO
NAZIONALE BREVETTI VEDRÀ LA LUCE ENTRO L'ANNO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Giuseppe Valditara cita l'Università di Lovanio che
grazie a una rete di spin-off, incubatori e parchi tecnologici, incassa ogni
anno dai suoi brevetti 90 milioni di euro. «Le università italiane, tutte
insieme, incassano meno di due milioni». La soluzione, dice il capo dell'Alta
formazione del ministero dell'Istruzione, è creare un ufficio nazionale dei
brevetti, una sorta di mini-Istituto italiano di tecnologia con il solo compito
di valorizzare e portare sul mercato i risultati della ricerca degli atenei e
degli enti pubblici. Sulla carta, l'ufficio c'è già: «Lo statuto è pronto,
manca solo la firma del ministro. Sarà una fondazione e vedrà la luce entro
l'anno». Il nuovo Istituto nazionale brevetti, dalla sua sede non ancora
definita in una qualche città italiana, aiuterà i ricercatori a «trasformare le
loro idee in prototipi industrializzabili» e sarà composto da ingegneri che
dovranno, per ogni idea, capirne il potenziale, individuarne i mercati e
trovare i finanziatori. (Fonte: F. Margiocco, SecoloXIX 23-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IMPORTANZA
DELL’INSEGNAMENTO E DELLA PRATICA DELLA FILOSOFIA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Alla base dell’importanza dell’insegnamento e della
pratica della filosofia per i giovani in via di formazione v’è, e vi deve
essere, secondo F. Coniglione, un’idea di fondo: che la filosofia non possa
caratterizzarsi solo come una disciplina specialistica che si rinserra nelle
torri d’avorio dei dipartimenti universitari. Deve essere anche questo,
ovviamente, perché senza il lavoro specialistico dei molti studiosi che di essa
si occupano, finirebbe per trasformarsi in un vago e generico chiacchiericcio,
intriso di luoghi comuni e pensieri già datati. Essa deve anche non solo
aprirsi alla società, ma cercare di diventare la coscienza critica di uomini
adulti che vogliono pensare sé stessi e il proprio mondo all’interno di una
tradizione di pensiero che ha una ricchezza di motivi e di riflessioni che non
cessano di essere attuali. Essa metta a tal fine a disposizione una sorta di
“cassetta degli attrezzi” – fatta di idee, argomenti, riflessioni e meditazioni
– dei quali l’uomo contemporaneo non può fare a meno, se non vuole sempre
ricominciare d’accapo o correre il rischio di riscoprire l’acqua calda.
Nell’universale riconoscimento di Sergio Marchionne come grande imprenditore,
non è senza significato il fatto che si sia laureato in filosofia, con una tesi
su Heidegger. (Fonte: F. Coniglione, Roars 27-05-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SCIENZE UMANE. SONO IN CRISI
SOPRATTUTTO NEI PAESI ANGLOSASSONI, MA VI SONO ANCHE PAESI IN CONTOTENDENZA
COME LA CINA E SINGAPORE<span style="margin: 0px;"> </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Le humanities sono chiamate anche spesso da noi scienze umane, ma
all'estero le human sciences sono di regola le scienze sociali più quelle
psicologiche. Si tratta di discipline umanistiche; humanités in Francia o
Geisteswissenschaften in Germania: letteratura, filosofia, storia, religione,
filologia, lingue, cui si possono aggiungere storia dell’arte, semiotica, arti
visive e arti performative, inclusa la musica. Negli Stati Uniti sono
humanities anche diritto e geografia umana. Si tratta dell'evoluzione moderna
degli studia humanitatis che si strutturarono nel XV secolo, intorno a una
comunicazione linguistica che tornava a essere usata come esplorazione
conoscitiva del mondo. Allora si trattava di grammatica, retorica, poesia,
storia, filosofia morale, greco antico e latino. Dopo la crisi economica del
2008, le immatricolazioni universitarie nei corsi di humanities in diversi
Paesi di cultura occidentale e tecnologicamente avanzati sono progressivamente
calate o precipitate, a vantaggio delle iscrizioni nei corsi di laurea STEM. Ma
ci sono anche Paesi in controtendenza negli investimenti per le humanities,
come ad esempio Singapore e la Cina. Non sono Paesi occidentali e non sono
democrazie, per cui il paragone deve prendere in considerazione la logica
politica delle scelte. A Singapore nel 2016 hanno stanziato 350 milioni di
dollari in cinque anni per sviluppare humanities e social sciences. (Fonte: G.
Corbellini, scienzainrete 05-06-19)</span></div>
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNIVERSITÀ IN ITALIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SDABOCCONI E POLIMI, DUE UNIVERSITÀ
ITALIANE FRA LE SCUOLE CHE OFFRONO I MIGLIORI PROGRAMMI DI STUDIO PER MANAGER,
LAUREATI E AZIENDE</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Nella classifica Executive Education 2019 del Financial Times la
SDABocconi eccelle nei corsi dedicati alle imprese e guadagna 3 posizioni
rispetto al 2018, superata solo da Business school Iese di Barcellona (prima),
dalla Duke Corporate Education del North Carolina e dall'Imd Business School di
Losanna. </span></div>
<span style="font-family: "arial";">La School of Management del Politecnico di Milano nella stessa
classifica si piazza all'80° posto (79° nei corsi «open», 80° in quelli
«customized»), guadagnando due posizioni rispetto al ranking 2018. (Fonte: MF
04-06-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIBO. PER NUOVO
POLO HI-TECH FEV SCEGLIE L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Il colosso tedesco FEV Group, che opera nel settore
ingegneria e powetrain legato all’automotive, ha aperto il primo laboratorio
privato di un’impresa estera all’interno dell’Università di Bologna.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Il “Green mobility research lab” svilupperà algoritmi
predittivi per veicoli intelligenti con un focus sul risparmio energetico.
Bologna era in competizione con altre proposte da USA, Romania e Polonia. Il
Managing Director Michele Caggiano ha spiegato che Bologna è stata scelta per
le elevate competenze nel controllo automatico, la presenza di aziende top
nell’automotive (es. Lamborghini, Ferrari, Maserati) e per la nascita del nuovo
Tecnopolo dei Big Data. 18 ricercatori verranno impiegati a regime nel
laboratorio, in un’area di 400 mq. con un investimento iniziale di 600mila
euro. Il Gruppo Fev era già presente in Emilia-Romagna con una filiale a
Sant’Agata Bolognese (BO). (Fonte: <a href="http://www.investinemiliaromagna.eu/"><span style="color: blue;">http://www.investinemiliaromagna.eu</span></a>
06-05-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIBO. LA
CLASSIFICA CHE VALUTA LE POLITICHE GREEN DEGLI ATENEI PREMIA L'UNIVERSITÀ DI
BOLOGNA PER IL SUO RUOLO DI COORDINATORE NAZIONALE </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L'Università di Bologna è stata premiata come Most Active
National Coordinator di GreenMetric, la classifica che valuta le politiche e le
azioni green messe in campo dalle università di tutto il mondo. Il premio è
stato assegnato in occasione del 5th International GreenMetric Workshop che si
è tenuto allo University College di Cork (Irlanda). Dal 2017, nel suo ruolo di
National Coordinator, l'Alma Mater rappresenta gli atenei italiani all'interno
di GreenMetric e ha il compito di coordinare e raccogliere proposte di
miglioramento alla struttura del ranking. Attività che i rappresentanti di
GreenMetric hanno ora premiato nominando l'Università di Bologna come Most
Active National Coordinator. Il premio è stato consegnato dalla Chairperson di
GreenMetric Riri Fitri Sari al prorettore vicario dell'Alma Mater Mirko Degli
Esposti. Nell'ultima edizione del ranking l'Università di Bologna si è
confermato come primo ateneo in Italia per attenzione ai temi della
sostenibilità ambientale e ha raggiunto il quindicesimo posto nella classifica
generale, entrando così nella top 20 mondiale delle università green. (Fonte:
unibomagazine 23-04-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIBO.
L’UNIVERSITÀ AUMENTERÀ IL NUMERO DEL SUO PERSONALE DEL 10% IN METÀ ANNO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L’Università di Bologna si prepara a crescere. Come
approvato dal Consiglio di Amministrazione, verranno presto banditi circa 300
concorsi per altrettanti posti di lavoro. Si parla di 276 assunzioni tra
docenti ordinari, docenti associati e ricercatori a tempo indeterminato. A
sentire le parole del rettore Francesco Ubertini durante una conferenza stampa:
“Abbiamo (ad oggi n.d.r.) 2740 docenti e ricercatori”, quindi assumerne altri
276 “significa mobilitare un numero di unità pari al 10% del nostro personale”.
Le assunzioni, rese possibili grazie al Fondo di finanziamento ordinario 2018,
vedranno il bando iniziale di 112 posti per ricercatori a tempo determinato.
Ben 93 concorsi saranno riservati agli “interni”, per il ruolo di professore
associato, mentre altri 68 saranno aperti anche a chi non ha attualmente un
contratto con l’Università, i cosiddetti “esterni”, per andare a riempire i
posti di professore ordinario e associato. (Fonte: G. Rinaldi, faccecaso
06-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIBO. GENOMICA E
PARAMETRI EMATOLOGICI: NUOVE INFORMAZIONI PER L’ADATTAMENTO AGLI STRESS
AMBIENTALI DA RICERCHE SUL SUINO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Uno studio coordinato da ricercatori dell’Università di
Bologna ha permesso di individuare i marcatori genetici che influenzano alcuni
dei principali parametri ematologici nel suino, dal colesterolo ai trigliceridi
fino ai livelli di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine nel sangue. La
ricerca – pubblicata su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature –
fornisce nuove informazioni sulla capacità immunitaria e di resistenza agli stress
ambientali di questa specie animale. Novità che hanno implicazioni non solo in
campo zootecnico, ma anche per l’utilizzo del suino come modello animale in
campo medico. (Fonte: magazine.unibo.it 23-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIBO. PER LO
SVILUPPO SOSTENIBILE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L'Alma Mater di Bologna è nelle top 15 internazionali dei
due ranking universitari "verdi”: il Times Higher Education (THE) Impact e
Green Metric. Partiamo da Green Metric che "giudica" gli atenei in
base a sei indicatori: contesto e infrastrutture (come aree boschive o dedicate
alla vegetazione nel campus), energia e cambiamento climatico (tra cui uso
delle rinnovabili e smart building), rifiuti (organici e inorganici), acqua
(sia risparmio che riciclo), trasporti (parcheggi, navette e veicoli a
emissioni zero), educazione e ricerca (inteso innanzitutto come corsi e fondi
dedicati alla sostenibilità). Il ranking 2018 vede in testa, come l'anno prima,
l'ateneo olandese di Wageningen davanti all'inglese Nottingham e all'americana
California Davis. Per trovare la prima italiana - UniBo - bisogna scendere al
15° posto. Con altre tre italiane nella top 100: UniTo (47°), Ca' Foscari di
Venezia (88°) e Milano Bicocca (98°). </span></div>
<span style="font-family: "arial";">Forte del 9° posto l'Alma Mater esce ancora meglio dal
ranking di The Impact. Che esordisce quest'anno e pesa il successo delle
università globali nel raggiungimento degli obiettivi Onu di sviluppo
sostenibile. In vetta stavolta troviamo la neozelandese Auckland, che precede
due canadesi McMaster e British Columbia. Con altri due "volti noti"
di casa nostra tra le prime 100: Padova al 16° posto e L'Aquila al 78°.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">L'Alma Mater con il progetto Multicampus Sostenibile, che
riguarda non solo l'ambiente ma anche l'energia, la mobilità e le persone, ha
dato vita anche ad azioni concrete per una risposta ai principi che si sono
affermati, negli ultimi anni, sullo Sviluppo Sostenibile, la Green Economy e i
17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell'ONU per dettare l’agenda delle
principali azioni fino al 2030. (Fonte: IlSole24Ore 27-05-19)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIFI. 57 CORSI DI LAUREA
TRIENNALI, 9 CORSI MAGISTRALI A CICLO UNICO E 70 MAGISTRALI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">57 corsi di laurea triennali, 9 corsi magistrali a ciclo unico e 70
magistrali. Sono i numeri dell’offerta formativa dell’Università di Firenze per
il prossimo anno accademico, che è possibile consultare online. Nel 2019/2020
partono tre nuove lauree magistrali: Ingegneria gestionale, Advanced Molecular
Sciences (in lingua inglese) e Biologia dell’ambiente e del comportamento. Per
gli ultimi due corsi sono previste borse di studio che finanzieranno il
percorso degli iscritti fuori sede. Cinque nuovi corsi a doppio titolo,
inoltre, si avviano nel prossimo anno accademico e portano a 30 i percorsi
internazionali proposti dall’Ateneo. In questo ambito, si rafforza in UniFi la
collaborazione con l’università cinese Tongji di Shanghai, attiva per due corsi
a doppio titolo. (Fonte: nove.firenze.it 09-06-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">POLIMI. DA SOLO
BREVETTA IL 15% DELLE INVENZIONI NAZIONALI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Milano è la città regina della creatività tricolore con
quasi 32 mila tra brevetti e marchi depositati nel 2018. Qui ha sede anche il
20% delle circa diecimila startup innovative italiane. «E’ una regione con una
lunga storia di imprenditorialità: oggi un giovane che ha un'ida e dice ai
genitori che vuole tentare l'impresa, qui viene capito - ragiona Ferruccio
Resta, rettore del Politenico di Milano, l'ateneo che da solo brevetta il 15%
delle invenzioni nazionali -. Questa regione ha capito che innovare è l'unico
modo per rimanere competitivi e attrarre talenti. Ecco, anche per il Politecnico
l'innovazione non è uno degli scenari possibili o un think thank, ma una
opzione già calata nella realtà, da valorizzare e raccontare». Con questo
spirito è nata l'iniziativa del Politecnico con L'Economia del Corriere della
Sera, che prende il nome di «Intelligenze reali» e che, a partire da lunedì 27
maggio, sulle pagine del settimanale economico «racconterà le storie, i
talenti, le opportunità e le specificità dell'innovazione che qui trova casa».
(Fonte: CorSera 24-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UE. ESTERO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">GERMANIA. E’ IL
PAESE EUROPEO CHE “CREDE DI PIÙ NELLA SCIENZA”</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">La Germania non solo ha già raggiunto l’obiettivo di
Lisbona del 3,0% ma ha annunciato di recente un piano aggiuntivo di
investimenti pari a 17 miliardi di euro spalmati negli anni che ci separano dal
2030. D’altra parte, con una spesa di oltre 123 miliardi di dollari, 1.000 istituzioni
dedite alla ricerca, 400.000 ricercatori e 500 network e cluster, la Germania è
di gran lunga il paese europeo che “crede di più nella scienza”. Ma non è il
solo: è tutto un blocco di paesi che ruota intorno alla Germania e che segue il
modello tedesco. Da Sud a Nord: la Slovenia investe il 2,6% del PIL in R&S;
l’Austria il 3,2%; la Svizzera il 3,0; l’Olanda il 2,1%; la Danimarca il 3,1;
la Svezia il 3,3% e la Finlandia il 3,5%. Questi paesi sono all’avanguardia nel
mondo. E sono superati, in termini relativi, solo da Israele e Corea del Sud. È
il resto dell’Europa che fatica. La Francia si ferma al 2,2%; il Regno Unito
all’1,7% e l’Italia non va oltre l’1,3%. (Fonte: P. Greco, IlBo 21-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UK. A CAMBRIDGE
CACCIA ALLE STREGHE, PROFESSORI CACCIATI, CURRICULA RISCRITTI, MONUMENTI
RIMOSSI </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Al St. Catharine's College di Cambridge una famosa
campana esposta è stata rimossa dopo i dubbi che fosse stata utilizzata in una
piantagione di schiavi. "Mentre facciamo delle indagini più dettagliate
sulla provenienza della campana, è stata presa la decisione di
eliminarla", hanno detto dal college. La settimana scorsa, Cambridge aveva
avviato un'inchiesta senza precedenti della durata di due anni sui suoi legami
con la tratta degli schiavi. Alcuni studiosi hanno sostenuto che l'iniziativa
non è altro che un omaggio al politicamente corretto. Ha scritto sul Times il
docente di Oxford Nigel Biggar: "Cambridge ha stabilito nuovi standard del
politicamente corretto con l'annuncio di un'inchiesta sul modo in cui ha tratto
beneficio dal commercio degli schiavi". Ma altre cose pazze stanno
accadendo a Cambridge da qualche settimana. L'università ha sospeso il ciclo di
lezioni di un famoso professore canadese, Jordan Peterson, 48 ore dopo che gli
era stato offerto. Alcuni accademici e l'unione studentesca avevano protestato
pubblicamente per l'invito rivolto a Peterson, reo di "islamofobia".
Priyamvada Gopal aveva twittato: "Jordan Peterson sarà il mio collega?
Niente di meglio per dimostrare il nostro impegno per la diversità e la
decolonizzazione". Gli studenti avevano affisso una lista di
"peccati" commessi da Peterson, come credere che "il privilegio
bianco è una menzogna marxista". Poi Cambridge ha ritirato l'incarico a
Noah Carl. Trecento professori e accademici di tutto il mondo avevano firmato
una lettera aperta che denunciava la sua nomina e ne richiedeva l'immediata
cacciata dal celebre ateneo. La "colpa" di Carl è quella di fare ricerca
sulla razionalità delle paure dell'immigrazione. Un anno fa, Cambridge aveva
anche annunciato l'intenzione dei professori di letteratura inglese di
sostituire gli autori bianchi con gli scrittori neri, via gli occidentali e
dentro i multikulti, facendo seguito alle proposte avanzate dal personale
accademico in risposta alle richieste degli studenti di
"decolonizzare" il curriculum. (Fonte: G, Motti, Il Foglio 09-05-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UK. PER GLI
EUROPEI PREVISTO RADDOPPIO DELLE RETTE DOPO BREXIT</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Dopo la Brexit, il governo britannico intende aumentare
le tasse universitarie per gli studenti dei paesi dell’Unione Europea:
facendole passare dalle 9.250 sterline l’anno attuali a circa 25.000 sterline
annue, cioè quasi i 30.000 euro che poi è la retta pagata dagli studenti
extracomunitari. Già così le università inglesi sono le più care d’Europa: ma
sono anche le migliori d’Europa e fra le migliori del mondo, a cominciare da
“Oxbridge”, l’acronimo con cui si identificano le due università rivali,
puntualmente ai primi posti delle classifiche internazionali sull’istruzione
accademica: per questo frotte di giovani europei vengono a studiare qui.
Raddoppiare la retta, tuttavia, rischia di creare un grosso ostacolo: le
università medesime prevedono che il numero di iscritti provenienti dal continente,
attualmente 135.000, calerebbe di due terzi.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">È una brutta notizia per i tanti italiani che sognano di
prendere la laurea a Londra: al momento il nostro paese è il terzo maggiore
fornitore europeo di studenti alle università britanniche, con quasi 15.000
iscritti (e sono italiani anche 5.000 docenti e ricercatori). Ma è una brutta
notizia anche per il budget delle università: pur essendo soltanto il 6 per
cento del totale degli iscritti, gli studenti degli altri paesi della Ue
rappresentano un’importante fonte di finanziamenti per i college inglesi.
Secondo indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, il ministro
dell’Istruzione Damian Hinds si accinge a introdurre l’aumento dall’anno
accademico 2021-22. (Fonte: E. Francescini, Rep: 29-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SPAGNA. OTTENERE
IL TITOLO ABILITANTE E STUDIARE IN SPAGNA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Ogni anno la Spagna accoglie circa 50.000 studenti
stranieri. Tra i Paesi europei nei quali si concentra il maggior numero di
studenti italiani che, dopo aver tentato il test di ingresso in Italia, scelgono
di partire per l’estero per ottenere il titolo abilitante, la Spagna sta
crescendo in numero di iscritti. Studiare in Spagna e anche viverci da
studente, costa circa 9.000 euro l’anno in città come Madrid e Barcellona. Se
invece si scelgono città universitarie come Valencia o Siviglia, anche queste
molto ambite, il budget può scendere anche a 5.000/6.000 euro. Le università
spagnole sono molto buone e per chi decide di studiare in Spagna la scelta è
vasta. Le università più famose sono la Complutense di Madrid o la Ceu uno dei
gruppi universitari più antichi della Spagna. A Madrid e Barcellona ci sono le
business school di modello angloamericano, molto ambite dagli aspiranti
manager. Queste scuole sono EAE, EISAF Business school, Instituto de Empresa, i
cui costi sono allineati alle scuole dei ranking internazionali, che possono
raggiungere i 100.000 dollari per un MBA. Per studiare in Spagna però bisogna
conoscere sia lo spagnolo che il catalano nel caso in cui si intraprenda un
percorso di studi a Barcellona. Per accedere all’università occorre una
certificazione di lingua spagnola e un procedimento ministeriale grazie al
quale si consegue la credencial del Uned. (Fonte: tecnicadella scuola 15-04-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">USA. LO SCANDALO
DELLE BUSTARELLE PER FARE AMMETTERE I PROPRI FIGLI NELLE SCUOLE PIÙ PRESTIGIOSE
</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Il 12 marzo, gli agenti dell'Fbi sono andati a cercare
l'attrice Felicity Huffman di 56 anni nella sua villa di Hollywood e l'hanno
portata via in manette. Rilasciata su cauzione di 250 mila dollari, si è dichiarata
colpevole davanti al tribunale federale di Boston per trasferimenti di fondi
illegali. E' stata incriminata per aver pagato 15 mila dollari al responsabile
di una vasta rete di corruzione che falsificava i risultati degli esami o delle
performance sportive dei figli dei ricchi per facilitare la loro ammissione
nelle scuole o nelle università ultraselettive del Paese. Uno scandalo che ha
scioccato l'America.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Nel caso di Felicity Huffman, le sue mazzette sarebbero
servite a fare in modo che sua figlia Sofia, 18 anni, potesse superare il
concorso di ammissione alla scuola delle arti di Los Angeles. La donna rischia
dai 4 ai 10 mesi di prigione. Ai giudici ha detto che la figlia non sapeva
assolutamente niente e che lei la ha tradita con questa azione e con le sue
idee assolutamente sbagliate, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Felicity
Huffman è soltanto un piccolo pesce nella rete del procuratore che indaga sullo
scandalo. Alcuni avevano pagato fino a 6,5 milioni di dollari per fare entrare
i propri figli nei templi d'eccellenza. I migliori atenei americani hanno un
tasso di ammissione molto basso: 4,6% a Harvard, 5% a Stanford, 5,5% a
Princeton e Colombia, 6,2% a Yale. Su questo ha prosperato la società The Key
di William «Rick» Singer, 58 anni, che diceva di aprire una porta laterale a
chi aveva i mezzi. (Fonte: M. Oliveri, ItaliaOggi 17-04-19)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CINA. IL SIMBOLO
DELLA SMART CITY È SHENZHEN, LA MEGALOPOLI CON LE INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE
DELLA HUAWEI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Dal 115esimo piano del Ping An finance center, Shenzhen
si vede piccola piccola. È il quarto grattacielo più alto al mondo ed è stato
tirato su nel 2017, giusto in tempo per festeggiare il quarantesimo compleanno
della città. “Prima qui non c’era niente: solo baracche e pescatori”, viene
spiegato ai turisti che provano a sbirciare la metropoli guardandola da vetrate
a 599,1 metri di altezza. La città, così come la si conosce ora, è stata
fondata nel 1978 quando il governo comunista ha deciso che quel povero
villaggio di fronte a Hong Kong sarebbe diventato la vetrina sul mondo di una
Cina moderna e high-tech. Shenzhen oggi è popolata da 13 milioni di persone,
una megalopoli zeppa di uffici e tutta orientata al business. Grazie alla sua
vocazione tecnologica, negli ultimi anni la città del Guangdong è diventata
anche il modello della smart city a livello internazionale. A fornire alla
municipalità di Shenzhen le infrastrutture tecnologiche è Huawei, azienda
simbolo della Cina del terzo millennio, che qui ha da sempre il suo quartier
generale e ha fondato un mega-campus per la ricerca nella vicina Dongguan.
(Fonte: WIRED 22-05-19)</span></div>
<br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LIBRI – RAPPORTI - SAGGI</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL DUBBIO NEI
FONDAMENTI SCIENTIFICI </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Autore: Francesco Primiceri. Ed. Aracne, collana Lo
scrigno di Prometeo 2019, pg. 248.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Il testo affronta le ragioni che hanno portato la scienza
a rivisitare le proprie strutture teoriche. La scienza moderna, fino al secolo
scorso, è stata considerata come l’unica conoscenza certa poiché efficace,
controllabile, condivisibile e, in quanto tale, affidabile e indubitabile. È
proprio in forza dell’intreccio del metodo empirico e del metodo assiomatico
che la fisica, in particolare, si presentava come sapere certo e definitivo.
Oggi il pensiero scientifico si propone come ipotetico, revisionabile e
fallibile, ma questo suo modo di procedere non vuol dire assolutamente che
rinuncia al dominio dell’universo; al contrario, proprio per rendere più
radicale il proprio dominio sulle cose, trasforma il proprio apparato
concettuale: rinuncia a essere verità definitiva e incontrovertibile per poter
meglio comprendere e dominare fenomeni nuovi. Il testo presenta non solo il
processo di elaborazione dell’apparato concettuale, ma rileva anche come la
scienza moderna, forte della sua posizione di dominio, supera un’antica
opinione secondo la quale spettava ad essa il solo il compito di spiegare il
“come” delle cose, mentre alla filosofia e alla teologia quello più ambizioso
di spiegare il “perché”, ovvero le grandi questioni dell’essere.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: presentazione dell’edtore, maggio 2019)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SCOPERTA. COME LA
RICERCA SCIENTIFICA PUÒ AIUTARE A CAMBIARE L'ITALIA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Autore: Roberto Defez. Ed. Codice 2018, pg. 172.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">La ricerca scientifica non è un lusso culturale, ma la
più concreta opzione per dare un futuro al paese e alle nuove generazioni, e
per far tornare una parte del fiume di giovani che abbiamo formato in Italia e
che possono lavorare solo all'estero. Genera occupazione qualificata, sviluppo
imprenditoriale, innovazione di prodotto, ma serve anche alla sicurezza
nazionale, alla tutela del territorio e dei beni culturali. Intorno si fanno
strada l'antiscienza e la nostalgia di un passato durissimo che in gran parte
ignoriamo. Paghiamo il mancato rinnovamento vendendo le nostre aziende
storiche. Eravamo i proprietari di piccoli ristoranti, poi ne siamo diventati i
cuochi e ora semplici camerieri. Il metodo scientifico è il modo per risalire
la china, per modernizzare il paese, per compiere scelte non ideologiche in
tutti i campi. Per premiare il merito e non il clan, per liberare energie e
guidare il nostro futuro. (Fonte: recensione dell’editore)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA TIRANNIA DELLA
VALUTAZIONE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Autrice: Angélique Del Rey. Traduttore: A. L. Carbone.
Editore: Elèuthera 2018, pg. 189.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Oggi, in qualsiasi ambito sociale ci si trovi a
interagire con gli altri, essere valutati in base a criteri ritenuti oggettivi
appare non solo naturale ma persino desiderabile. Anzi, ricondurre l'individuo
a un'entità misurabile che dia precisamente conto della propria efficienza e
competenza è diventato l'imperativo che governa le nostre prestazioni e
relazioni. Questa rincorsa al «merito» instaura peraltro un clima di estrema
competitività tanto a livello sociale quanto a livello individuale. Oltretutto,
smentendo clamorosamente i suoi fautori, questa ossessione valutativa sta
creando, in nome dell'efficienza, una forma inedita di inefficacia, proprio
perché comprime le differenze normalizzando i profili individuali. Come appunto
dimostra questa articolata critica della meritocrazia – portata avanti in vari
ambiti sociali, ma soprattutto nell'ambito del lavoro e dell'educazione – che
contrappone al riduzionismo di un sistema iper-valutativo la complessità della
vita e delle relazioni umane. (Fonte: presentazione dell’editore)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LE SCIENZE DIMENTICATE. COME LE
DISCIPLINE UMANISTICHE HANNO CAMBIATO IL MONDO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Autori: Rens Bod e V. Poli. Editore Carocci, collana Frecce 2019, pg.
562.<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<span style="font-family: "arial";">È ormai consolidata l'idea secondo cui tra scienze naturali e
discipline umanistiche esista una netta distinzione: le prime cercherebbero di
spiegare oggettivamente il mondo individuando principi e leggi generali, le
seconde di interpretarlo in maniera soggettiva concentrandosi su particolari
espressioni dell'essere umano; le prime sono empiriche, le seconde
ermeneutiche. Eppure non è così. Prendendo in considerazione in una sola e
coerente trattazione le principali discipline umanistiche (linguistica,
storiografia, filologia, musicologia, teoria dell'arte ecc.), Rens Bod ne offre
la prima storia generale dall'antichità al XX secolo e scardina le premesse di
questa distinzione. Sin dalle origini e praticamente in tutte le civiltà (dalla
Cina all'Europa, passando per l'Africa) tali discipline risultano accomunate
proprio dalla ricerca di principi generali e pattern nel proprio oggetto di
studio. Inoltre, alcune loro scoperte hanno trovato applicazioni nei più vari e
inimmaginabili ambiti e avuto conseguenze tali da cambiare il mondo. Ciò spinge
a considerarle scienze a tutti gli effetti - scienze umanistiche - e a
rivendicare per Panini, Valla, Bopp e molti altri umanisti troppo spesso
dimenticati un posto accanto a Galileo, Newton e Einstein. (Fonte:
presentazione dell’editore)</span><br />
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-family: "arial";"></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-9745383694708580812019-04-29T17:19:00.001+02:002019-04-29T17:42:43.158+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 3 29-04-2019<div class="navbar section" id="navbar" name="Navbar">
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<b><u><span style="color: #000120; font-family: "arial";"></span></u></b><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">IN EVIDENZA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IN ARRIVO CAMBIAMENTI SU VALUTAZIONE UNIVERSITARIA, CORSI DI STUDIO, ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE, PREVISTI IN UN DDL APPROVATO DAL CDM</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">E’ atteso il via libera del Parlamento per procedere con la delega, contenuta in uno dei dieci disegni di legge approvati dal Consiglio dei Ministri lo scorso 28 febbraio. Un primo punto fermo sembra però già esserci. Ed è il fatto che l'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ANVUR</i> sopravvivrà alla riforma e al riassetto della materia. Nonostante il DDL stabilisca che toccherà all'esecutivo il potere di «razionalizzare, eventualmente anche attraverso fusioni o soppressioni, di enti, agenzie, organismi comunque denominati, ivi compresi quelli preposti alla valutazione di scuola e università, ovvero trasformazione degli stessi in ufficio dello Stato o di altra amministrazione pubblica», l'ipotesi di riportare la valutazione sotto l'egida ministeriale non è prevista. Più probabile invece che prenda vita un unico organismo valutativo, autonomo dal MIUR diviso tra scuola e università.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Circa le <i style="mso-bidi-font-style: normal;">linee guida sull'accreditamento dei nuovi corsi di studio</i> le nuove regole che istituiscono la nuova laurea prevedono la scomparsa dei comitati di esperti di valutazione, sostituiti da un team di scienziati non più anonimi che, all'interno dell'Agenzia, valuterà le oltre 130 proposte degli atenei per la nuova offerta formativa dell'anno accademico 2019/2020. A tal proposito servirà, oltre alle linee guida già varate, anche un decreto ministeriale. Lo stesso accadrà per le nuove regole per l'avvio dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">corsi di dottorato</i>. Oltre alla riduzione degli algoritmi applicati dall'ANVUR, verrà limitato il numero dei posti senza borsa. Altre novità riguardano l<i style="mso-bidi-font-style: normal;">'abilitazione scientifica nazionale</i>. Si punta ad avere una minore discrezionalità e maggiore obiettività nella classificazione delle riviste di area non bibliometrica. Da qui il tentativo di superare la vecchia classificazione in riviste internazionali e di fascia "A", attraverso l'abolizione di quest'ultima e la sua sostituzione con una nuova classe di riviste indicizzate in varie banche dati internazionali. Stessa linea per la scelta dei commissari. Al posto degli indicatori quantitativi sul numero di pubblicazioni, l'obiettivo sarebbe il possesso di una sufficiente anzianità in ruolo e, se possibile, una documentata e continua attività non solo scientifica ma anche di tipo gestionale e organizzativo. (Fonte: G. Lax, <a href="http://www.studiocataldi.it/"><span style="color: blue;">www.studiocataldi.it</span></a> 20-03-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">MODIFICHE ALLA COMPOSIZIONE DEI TEST PER I CORSI A NUMERO CHIUSO E PREVISIONE DI UN AUMENTO DEI POSTI E DELLE BORSE DI SPECIALIZZAZIONE A MEDICINA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Più domande di cultura generale, coerenti con quanto studiato durante l'ultimo anno della scuola secondaria, e meno quesiti di logica. Questa la PRINcipale novità contenuta nel decreto firmato dal ministro dell'IUR, Marco Bussetti, che modifica la composizione delle prove per l'accesso ai corsi a numero programmato (Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Architettura, Medicina Veterinaria) pubblicato ieri sul sito del MIUR. «Intendiamo rivedere - spiega il ministro - il sistema di accesso a queste facoltà. E un lavoro che richiede tempo e in particolare per Medicina prevede un necessario impegno congiunto che riguarda non solo il MIUR, ma anche gli Atenei, il ministero della Salute, le Regioni. Nel frattempo, quest'anno avremo quesiti più vicini alla sensibilità e alla preparazione dei candidati. Meno logica e più cultura generale, con l'indicazione esplicita che i relativi quesiti siano pensati guardando a quanto si fa durante l'ultimo anno di scuola. Per Medicina prevediamo, dal prossimo anno accademico, anche un ulteriore incremento di posti - puntiamo al 20% in più - che saranno accompagnati da un ulteriore aumento delle borse di specializzazione». I quesiti di cultura generale, dunque, passano da 2 a 12 (con una diminuzione da 20 a 10 di quelli di logica) e faranno riferimento, in particolare, all'ambito storico, sociale e istituzionale, letterario. Ci saranno anche quesiti relativi all'area di Cittadinanza e Costituzione. Si partirà da testi di saggistica scientifica, autori classici o contemporanei, da testi di attualità comparsi sui quotidiani, riviste anche specialistiche. In coerenza con il lavoro preparatorio fatto dagli studenti in vista del nuovo esame conclusivo della scuola di secondo grado che debutta a giugno. (Fonte: T. Carta, Tempo 02-04-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UN COMITATO PER LA SCIENZA E LA TECNOLOGIA IN PARLAMENTO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">In UK il Parliamentary Office of Science and Technology (POST) è certamente un’istituzione d’avanguardia e si autodefinisce fonte interna di «analisi indipendenti, bilanciate e accessibili di problemi di politica pubblica che hanno a che fare con la scienza e la tecnologia». Ma non è la sola nel mondo. Moltissimi altri parlamenti in Europa e non solo si sono dotati di un ufficio simile a quello dell’assemblea legislativa più antica del mondo. Ne troviamo di simili in Francia, Germania, Olanda, Austria, Norvegia, Svizzera, Danimarca, Spagna, Messico e Cile. Il Parlamento degli Stati Uniti si accinge a riattivare un ufficio simile, dopo alcuni anni di sostanziale inattività. Anche il Parlamento europeo si è dotato di un Comitato di valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche (STOA). Perché la gran parte delle assise legislative dei paesi democratici hanno scelto di dotarsi di simili comitati di esperti in scienza e tecnologia? Beh, i motivi sono essenzialmente due: il lavoro dei parlamenti è cambiato, oggi hanno bisogno di costante consulenza scientifica; questa consulenza deve essere del massimo livello possibile. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Nel nostro Parlamento molto (troppo) spesso i dibattiti e le decisioni tipiche della società e dell’economia della conoscenza sono poco informati, poco ponderati. Ideologici. Il paese stesso ne risente. Infatti l’Italia stenta a entrare nella società e nell’economia della conoscenza. Certo: non tutte le responsabilità ricadono sul Parlamento. Ma è anche vero che, in quota parte, il Parlamento ha le sue responsabilità. Non basta l’attività incessante ma, purtroppo, abbastanza isolata di singoli parlamentari, come la senatrice a vita Elena Cattaneo. Di qui nasce l’appello che un piccolo gruppo di ricercatori e di giornalisti scientifici rivolge al parlamento italiano affinché si doti di un Comitato per la scienza e la tecnologia capace di analisi indipendenti, bilanciate e accessibili a tutti i cittadini. L’appello, che si intitola “La Scienza al servizio della democrazia”, è stato già sottoscritto da un numero elevato e qualificato di donne e uomini di scienza. (Fonte: P. Greco, IlBo 03-04-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SISTEMI SELETTIVI PER L’ACCESSO AI CORSI DI LAUREA. RAGIONI E FUNZIONI DEI TEST </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">I meccanismi di selezione (test di accesso, prove nazionali standardizzate, colloqui orali) per regolamentare l’accesso degli studenti all’istruzione di livello terziario ci sono un po’ ovunque nel mondo. Una prima ragione va ricercata nel tentativo di ricondurre le dimensioni della domanda – in forte espansione negli ultimi decenni – a quelle di un’offerta formativa nel breve periodo relativamente rigida, ad esempio per quanto concerne il numero di docenti o gli spazi utilizzabili per lezioni ed esercitazioni. L’accresciuta mobilità internazionale degli studenti e la domanda supplementare di istruzione terziaria da parte degli adulti costituiscono ulteriori fattori di complessità al problema della selezione in ingresso. Ammettere gli studenti potenzialmente più adatti, o più motivati, risponde a criteri di efficienza e di equità del sistema. Se i meccanismi di ammissione sono ben concepiti (ossia se riescono a predire le successive carriere dei candidati), una maggiore efficienza deriva dalla riduzione dei tassi di abbandono e dalla compressione della durata media dei percorsi; l’ammissione ai gradi superiori degli studenti «capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi» (sono le parole della nostra Costituzione) garantisce invece una maggiore equità. Inoltre, a condizione di essere adeguatamente calendarizzate e trasparenti negli esiti, le prove possono svolgere una funzione orientativa e/o diagnostica nei confronti degli studenti, in particolare allorché consentono loro l’iscrizione individuando per tempo specifiche lacune da colmare.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">In generale in Italia siamo assoggettati a sistemi selettivi, ma spesso non congruenti agli obiettivi formativi cui sono destinati. È urgente una riforma che privilegi il percorso di studi e le attitudini personali dei giovani. Il fine di una selezione all’ingresso nel mondo accademico, dovrebbe essere quello di regolare la domanda con l’offerta verso le differenti competenze e professionalità richieste dalla società, seguendo criteri di merito e appropriatezza. (Fonti: S. Molina, S24 06-04-19; E. Frogioni, infermieristicamente 07-04-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">TRASFORMAZIONE IN RAPPORTO A TEMPO INDETERMINATO DEL RAPPORTO DI DURATA TRIENNALE DEI RICERCATORI UNIVERSITARI. RIMESSA LA QUESTIONE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Il TAR del Lazio dubita della compatibilità con il diritto comunitario della normativa nazionale che, nel caso dei ricercatori universitari, disciplinati dall’art. 24 comma 3, lettera a), della legge n. 240/2010, vieta la conversione del rapporto di lavoro di detti dipendenti da rapporto a tempo determinato a rapporto a tempo indeterminato. Con l’ordinanza del 3 aprile 2019, n. 4336, sono state rimesse alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea le questioni pregiudiziali indicate in motivazione, ai sensi dell’art. 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Si riportano di seguito alcune argomentazioni del Tar Lazio nella sopra citata ordinanza n. 4336 per rimettere la questione di cui al titolo alla corte di giustizia UE.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Nei casi di illegittimo ricorso al contratto a tempo determinato il legame tra il divieto di conversione ed il risarcimento del danno per violazione di norme imperative sulle assunzioni risulta condurre ad effetti tali da privare gli interessati di una tutela efficace, così come la previsione di nullità del rapporto di cui allo stesso articolo. Infatti, in applicazione dell’art. 36, d.lgs. n. 165 del 2001, il dipendente si trova privo del contratto di lavoro (che non viene convertito) e destinatario di un mero risarcimento.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Per tutto quanto su ricordato, la normativa interna riporta, all’evidenza, ad effetti assai lontani da quelli auspicati dalla clausola 5 dell’accordo quadro di cui alla direttiva 1999\70.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Persino la medesima sentenza della Corte di cassazione a Sezioni Unite su richiamata afferma che “la compatibilità comunitaria del regime differenziato per i dipendenti a termine delle pubbliche amministrazioni, quanto alla preclusione che non consente la conversione del rapporto da tempo determinato in tempo indeterminato deve comunque rispettare il PRINcipio dell'equivalenza e quello dell'effettività e dissuasività della reazione dell'ordinamento interno a situazioni di abuso nel ricorso al contratto a termine e quindi della tutela approntata in favore del dipendente pubblico”.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Equivalenza, effettività e dissuasività rispetto alle quali, per quanto detto, l’art. 36 conduce in direzione diametralmente opposta.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">L’art. 36, d.lgs. n. 165 del 2001, al comma 2, prima parte, prevede che le amministrazioni pubbliche possano stipulare contratti di lavoro subordinato a tempo determinato esclusivamente nei limiti e con le modalità in cui per esse ne sia prevista l'applicazione, come accade proprio per i ricercatori universitari di cui all’art. 24 comma 3 lettera a) della legge n. 240/2010; e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">soltanto per comprovate esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale</i> e nel rispetto delle condizioni e modalità di reclutamento stabilite dall'art. 35; il medesimo comma, poi, richiama il rispetto delle condizioni di cui all’art. 19 e seguenti del d.lgs. n. 81 del 2015.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Il comma 5 dell’art. 36, invece, si palesa come norma altrettanto preclusiva della conversione, in quanto pone la tassativa prescrizione secondo cui in ogni caso, la violazione di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori, da parte delle pubbliche amministrazioni, non può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le medesime pubbliche amministrazioni.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">(In conclusione) Qualora non fossero state poste le preclusioni alla conversione del rapporto di cui alle norme appena citate, il ricercatore ..., avendo sottoscritto un contratto a tempo determinato di durata complessiva pari a cinque anni (comprensivo di durata di base triennale e di proroga biennale) <i style="mso-bidi-font-style: normal;">in assenza delle comprovate esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale</i> (che l’Università ... non allega in giudizio) di cui parla l’art. 36 in questione, avrebbe diritto alla conversione del contratto, protrattosi per oltre trentasei mesi. (Fonte: <a href="http://www.giustizia-amministrativa.it/"><span style="color: blue;">www.giustizia-amministrativa.it</span></a>; A. Massimo, <a href="http://www.quotidianogiuridico.it/"><span style="color: blue;">www.quotidianogiuridico.it</span></a> 12-04-19)<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LE UNIVERSITÀ IN CUI SI STUDIA MEGLIO NEL MONDO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">La classifica stilata dal Times, riguardo all’University Impact Ranking, si basa su criteri come: capacità di offrire un’educazione aperta a tutti, politiche di promozione della parità di genere e investimento in settori specifici come salute o cambiamenti climatici. Al top del top troviamo la Nuova Zelanda, dove c’è l’Università di Auckland. Al secondo posto, a pari merito, due università canadesi, la McMaster University e la University of British Columbia.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">La prima università italiana in classifica è quella di Bologna, nona fra tutte. L’università emiliana è fortemente promotrice della parità di genere, di un’educazione equa e permette condizioni di lavoro dignitose ai suoi dipendenti. Inoltre collabora attivamente nel prevenire la violenza di genere e aiuta gli studenti LGBTQ a sentirsi perfettamente integrati. C’è anche l’università di Padova. risultata 16esima nel mondo che promuove un’istruzione di qualità ed è grandemente attiva nella parità di genere e nella salute. (Fonte: G. Rinaldi, <a href="http://www.faccecaso.com/"><span style="color: blue;">www.faccecaso.com</span></a>m08-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS BY SUBJECT 2019. MIGLIORANO GLI ATENEI ITALIANI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il QS World University Rankings by Subject 2019 è una classifica universitaria mondiale per disciplina e individua le istituzioni che eccellono in decine di aree di studi. Sono prese in esame oltre 1.200 università di 78 Nazioni, sottoposte al giudizio di 83 mila accademici e 42 mila datori di lavoro. Le italiane figurano nel 92% delle discipline: 44 su 48. Per numero di Atenei presenti nel ranking, 41, l’Italia è al quarto posto tra gli Stati europei dopo Regno Unito, Germania, Francia, e settimo nel mondo. Le città italiane con più università classificate sono Milano (7), Roma (4) e Pisa (3). Delle 521 posizioni del Ranking 2019 occupate da università italiane, 192 sono invariate rispetto allo scorso anno, 166 sono migliorate, 85 in calo e si contano 78 new entry. L’Italia ha incrementato la propria rappresentazione nelle bande Top 50 (da 29 a 34), Top 100 (da 83 a 98) e Top 200 (da 213 a 236) posizioni rispetto al 2018. (Fonte: conoscimilano.it 22-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">TIMES HIGHER EDUCATION (THE) UNIVERSITY IMPACT RANKINGS 2019 </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">THE Impact Rankings 2019 show how the global higher education sector is working towards 11 of the United Nations’ Sustainable Development Goals (SDGs), which include academic freedom policies, efforts towards gender equality, taking action against climate change. The list is led by New Zealand’s University of Auckland, while Canada’s McMaster University and the University of British Columbia, and the UK’s University of Manchester complete the top three. Japan is the most-represented nation in the table with 41 institutions, followed by the US with 31 and Russia with 30. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Italy</i></b> is represented with 10 institutions. See <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">table </b>below. (Fonte:<span style="margin: 0px;"> </span>THE 03-04-19 <span style="margin: 0px;"><a href="http://tinyurl.com/y4ealqjj"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/y4ealqjj</span></a> )</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-EFE3Ws1lDqg/XMCX0iU3d4I/AAAAAAAAY2E/KSpPaorEPTkKuY-k7fX-ocf7yqZZ1a9iACEwYBhgL/s1600/THE%2BRANKING%2B2019%2B03-04-19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="382" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-EFE3Ws1lDqg/XMCX0iU3d4I/AAAAAAAAY2E/KSpPaorEPTkKuY-k7fX-ocf7yqZZ1a9iACEwYBhgL/s640/THE%2BRANKING%2B2019%2B03-04-19.jpg" width="346" /></a></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CULTURA DEL DIGITALE E DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CINECA, CONSORZIO INTERUNIVERSITARIO PER IL CALCOLO AUTOMATICO, HA CANDIDATO BOLOGNA A OSPITARE IL SUPERCOMPUTER TARGATO UE</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il programma dell’Unione europea per costruire un supercomputer e competere ad armi pari con Cina e Stati Uniti entra nel vivo. Il 4 aprile si è chiuso il bando per aggiudicarsi la prima macchina del progetto comunitario <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Euro Hpc (high performance computing)</i>, siglato dalla Commissione e 26 paesi: un calcolatore pre-exascale, ossia un precursore di quello in grado di macinare un exaflop, ossia un miliardo di miliardi di operazioni al secondo. Il 7 giugno Euro Hpc punta ad annunciare il nome del centro che si aggiudicherà il primo finanziamento per il supercomputer comunitario: 120 milioni di euro dei 486 messi a budget dalla Commissione. Una somma che i governi che hanno aderito al programma si sono impegnati a raddoppiare, arrivando a un miliardo di euro. Soldi che triplicheranno nel budget 2021-2027: 2,7 miliardi. L’Italia è in corsa per il primo tassello del programma Hpc. Cineca, il consorzio interuniversitario per il calcolo automatico dell’Italia Nord orientale, ha candidato Bologna a ospitare il supercomputer targato Ue. Il 2 aprile il centro, che raccoglie 67 università, 9 enti di ricerca, tre policlinici e il ministero dell’Istruzione, da cui è controllato, ha spedito a Bruxelles un dossier per la macchina pre-exascale. (Fonte: L. Zorloni, Wired 08-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">AZIENDALIZZAZIONE E TELEBUROCRATIZZAZIONE SONO I NOMI DEL “MORBO LETALE” CHE (SECONDO S. FERLITO) STAREBBE UCCIDENDO L’UNIVERSITÀ</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">L’aspetto più grave, allo stesso tempo meno percepito e meno dibattuto, della crisi del 2008 è che essa è il prodotto non solo, e forse non tanto, dell’instabilità congenita dei mercati, quanto di una regressione culturale che ricorda il declino dell’Impero romano e della cultura latina. Alcuni anni prima della strategia di Lisbona e con ben altra lungimiranza, David Harvey aveva segnalato che la produzione di conoscenza organizzata secondo moduli aziendalistici si stava notevolmente diffondendo e stava acquistando una base sempre più commerciale; «si consideri» – scriveva – «la non agevole trasformazione di molti sistemi universitari del mondo capitalistico avanzato dal ruolo di custodi del sapere e della saggezza a quello di produttori subordinati di conoscenza per il capitale delle grandi aziende».</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Negli anni a noi più vicini, questo processo di mercificazione della cultura e aziendalizzazione dell’Università ha subito una rapidissima intensificazione che condurrà nel giro di qualche lustro alla sua definitiva estinzione. Al suo posto avremo Università on line e centri di formazione telematici nei quali un singolo docente potrà fare lezioni a un elevatissimo pubblico di studenti sparsi sull’intero territorio nazionale, o persino all’estero, che assisteranno alla lezione dallo schermo del loro computer o, più probabilmente, dal display dello smartphone.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Occorre dirlo e dirlo con forza e chiarezza: la digitalizzazione telematica ha spianato un’autostrada alla marcia trionfale della iperburocratizzazione dell’Università. Il web, al cui fascino irresistibile e perverso pochi riescono a sottrarsi, ha spalancato all’ANVUR – l’organismo che governa e controlla l’Università con poteri di gran lunga maggiori di quelli del Ministero dell’Istruzione – sconfinate praterie da conquistare e colonizzare con armi telematiche.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">I maggiori responsabili della catastrofe universitaria non sono né i governi, né la crisi economica che ha costretto a drastici tagli di bilancio; non lo sono nemmeno i burocrati in sé, che si limitano ad applicare norme che non hanno fatto loro e che non hanno interesse a giudicare; ancor meno responsabili sono gli studenti, i quali sono solo le vittime di un sistema perverso. I responsabili maggiori del collasso dell’Università – addolora dirlo – sono i docenti universitari che, salvo sporadiche e deboli proteste, non hanno mosso un dito per impedire quella che Ferlito definisce “la catastrofe aziendalistico-telematica dell’Università”.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La vecchia Università era certamente piena di molti e gravi difetti, fra i quali spiccava il nepotismo familistico. Ma era anche piena di pregi e di alte qualità: non ha mai pensato che la cultura fosse merce; non ha mai creduto di essere un surrogato degli uffici di collocamento sul mercato del lavoro e non ha mai imposto agli studenti tirocini gratuiti a beneficio di enti pubblici e aziende private; ha invece provveduto alla formazione piuttosto che all’informazione e, infine, ha tenacemente difeso la sua autonomia contro ogni invadenza burocratica. (Fonte: S. Ferlito, Roars 19-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOCENTI. RICERCATORI</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LE RISORSE NECESSARIE PER LIMITARE LA PRECARIETÀ DEL PERSONALE ACCADEMICO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Secondo il Fatto Quotidiano i provvedimenti concreti di cui dovrebbero discutere il viceministro Fioramonti e il capo dipartimento del MIUR Valditara, se davvero volessero limitare la precarietà, sono quelli di seguito indicati. I limiti di tempo ai contratti precari non servono. Ciò che serve è un aumento strutturale del finanziamento da affiancare a manovre straordinarie per riequilibrare un sistema universitario che ha visto una diminuzione dell’organico del 25% negli ultimi 10 anni: unico comparto della Pubblica Amministrazione ad aver subito un simile taglio. Qualche numero: per l’intervento straordinario (5mila RTD-B – i ricercatori di tipo senior – all’anno per 4 anni, e non le briciole, 1500, elargite una tantum quest’anno) servono 900 milioni di euro all’anno fino al 2023. Altri 800 milioni annui servirebbero dal 2024 in poi per garantire un flusso di 2500 ricercatori e ricercatrici. Questo sarebbe solo il finanziamento aggiuntivo per l’immissione in ruolo di nuovo personale necessario a far funzionare un sistema di istruzione superiore dignitoso. Da integrare con altre risorse, necessarie per creare le condizioni in cui la ricerca possa svilupparsi. È pronto il governo ad aggiungere almeno 2 miliardi al Fondo di finanziamento ordinario? È pronto a fare questa scelta politica? (Fonte: FQ 09-04-19)</span></div>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-ESI_gO5m7TU/XMCYnxsr2vI/AAAAAAAAY2M/EtzzlHYrsnkpn2XCSCDbJfgZ_iDxzhbAwCEwYBhgL/s1600/RAPPORTO%2BPRECARI%2BFQ%2B11-04-19Cattura.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="643" data-original-width="770" height="534" src="https://2.bp.blogspot.com/-ESI_gO5m7TU/XMCYnxsr2vI/AAAAAAAAY2M/EtzzlHYrsnkpn2XCSCDbJfgZ_iDxzhbAwCEwYBhgL/s640/RAPPORTO%2BPRECARI%2BFQ%2B11-04-19Cattura.JPG" width="640" /></a></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORATO</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ACCREDITAMENTO DEI DOTTORATI. ADDIO ALLA VQR?<span style="margin: 0px;"> </span></span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Probabilmente la novità di maggior rilievo nelle linee guida 2019 per l’accreditamento dei dottorati<span style="margin: 0px;"> </span>è l’addio alla VQR. Una novità non da poco. Infatti, era grazie al requisito introdotto nel 2014 sugli indicatori R e X del collegio dei docenti che la VQR, da valutazione aggregata delle strutture, si era trasformata in valutazione degli individui. In molti casi, chi aveva rimediato brutti voti non solo ha dovuto fare outing, ma, più o meno gentilmente, è pure messo alla porta per non compromettere l’accreditamento del collegio di cui faceva parte fino al giorno prima. L’altra novità è che le nuove linee guida sono più semplici: non solo ci sono meno regole, ma esse sono verificabili in modo relativamente semplice. Tutto bene allora? Non del tutto. Le linee guida sono uscite tardi e c’è stata una paradossale interpretazione ex-post tramite FAQ di cosa voglia dire “superare”. Un altro paradosso, cui cercheremo di dare spiegazione, è il template messo a disposizione da ANVUR per valutare la Qualificazione del collegio dei docenti, attraverso gli Indicatori R e X1 dell’ultima VQR. Che senso ha riesumare questi indicatori, se essi sono spariti dalle linee guida? </span></div>
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<div style="margin: 0px 0px 13.33px;">
<span style="font-family: "arial";">Per approfondire <span style="margin: 0px;"><a href="http://tinyurl.com/yysnaobg"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/yysnaobg</span></a> </span>(Fonte: Roars 15-03-19)</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">STOP A SIMULAZIONI VQR DEI COLLEGI DI DOTTORATO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La PRINcipale novità delle nuove linee guida per l’accreditamento dei dottorati, varate dal MIUR, è stata la scomparsa del requisito basato sui voti VQR individuali dei docenti. Ma l’ANVUR non si era arresa e aveva pubblicato sul suo sito le istruzioni per chiedere la simulazione degli indicatori R e X1 dei collegi da accreditare. Senza la lettera ai rettori del capo dipartimento MIUR Giuseppe Valditara, il criterio PRINcipe per ripartire la cosiddetta quota “post lauream” avrebbe continuato ad essere la somma degli indicatori R+X1. A quanto pare la resistenza a oltranza di ANVUR aveva il sostegno di alcuni rettori “nostalgici” che, con l’aiuto di ANVUR, volevano continuare ad usare le vecchie linee guida. Una fronda cui Valditara assesta un duro colpo, anticipando che il MIUR si muoverà nella direzione auspicata dal CUN: «si specifica che nel prossimo Decreto ministeriale di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario verrà eliminato ogni riferimento ai risultati conseguiti nell’esercizio della VQR per i componenti dei collegi di dottorato». Riesumare R e X1 significa aumentare il numero dei docenti esclusi dai collegi e anche aumentare considerevolmente il lavoro dei coordinatori e del personale tecnico amministrativo che segue le procedure di accreditamento. La scelta del capo dipartimento di non utilizzare più in modo improprio indicatori sviluppati per tutt’altre finalità appare ragionevole, resta tuttavia l’incognita del criterio che verrà utilizzato dal MIUR per la ripartizione della parte “post lauream” dell’FFO 2019. (Fonte: Roars 25-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTI</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL DEF SUL SETTORE UNIVERSITARIO. MISURE ALLO STUDIO, ANNUNCI, PREVISIONI</span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">«Nel settore universitario - si legge nel DEF - sono allo studio misure per agevolare l'accesso alla no tax area al fine di ampliare la platea di studenti beneficiari dell'esenzione dal pagamento delle tasse universitarie e consentire a un numero sempre maggiore di studenti di accedere alla formazione universitaria e all'Alta formazione artistica musicale e coreutica». C’è come detto anche un riferimento al tema sempre caldo delle borse di studio: «È prevista, inoltre, la stabilizzazione da parte delle Regioni del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per gli studenti meritevoli ma privi di mezzi e la semplificazione delle procedure amministrative necessarie all'erogazione delle borse di studio». Sul fronte del numero chiuso, il DEF annuncia che si procederà «alla revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l'adozione di un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti verso le loro effettive attitudini». Il DEF ricorda anche come la legge di bilancio per il 2019 abbia messo a disposizione risorse per l'assunzione di circa 1.500 nuovi ricercatori TD di tipo b. Infine «per i ricercatori confermati a tempo indeterminato si prevede il passaggio nei ruoli di professore associato», ma si ignora la procedura. In più si prevede anche un incremento di 100 milioni l’anno, a partire dal 2020, per il Fondo di finanziamento ordinario delle Università: «Un primo incremento di 40 milioni è previsto già per il 2019». (Fonte: M.B., S24 12-04-19)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FINANZIAMENTI ALLA RICERCA. CONFRONTI CON L’EUROPA. IN ITALIA 3 MLD </b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">€</span> NON SPESI E NON RENDICONTATI</b></span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Nel 2000 a Lisbona il Consiglio Europeo si propose di fare dell'Europa la più avanzata economia basata sulla conoscenza. Per realizzare il suo obiettivo avrebbe dovuto investire il 3% del Pil in ricerca. Invece oggi la media europea si colloca ben al di sotto di quella cifra (siamo intorno al 2%), mentre l'Italia si assesta addirittura intorno all'1,2%. In Italia abbiamo un numero di ricercatori 2,5 volte inferiore a quelli di Francia, Regno Unito e Germania, e 5 volte inferiore, normalizzando per numero di abitanti, a quelli del Giappone. La ricerca pubblica in Italia è finanziata dai PRIN (Progetti di ricerca di interesse nazionale) e dal FIRB (Fondo di incentivazione alla ricerca di base). La comparazione con la quantità e la qualità dei finanziamenti erogati dall'Agenzia nazionale per la ricerca in Francia è impietosa: in media, il budget annuale allocato dall'ente francese è di 500 milioni di euro; vengono presentati circa 6000 progetti, presi in esame da 10.000 valutatori con il supporto di 100 impiegati; 500 membri di un comitato decidono a chi erogare i finanziamenti, con una percentuale di successo che si aggira intorno al 20%, ovvero 1 progetto su 5 viene finanziato. In Italia in media il PRIN ogni anno alloca 30 milioni di euro; 4400 sono i progetti presentati e la percentuale di successo è del 6,7%; vengono interpellati 3500 valutatori, assistiti da 3 persone dello staff ministeriale e un comitato di 50 persone decide a chi assegnare i finanziamenti. Nel caso del FIRB siamo intorno ai 20 milioni di euro l'anno. Ma altre volte capita addirittura che i pochi finanziamenti che vinciamo non siano neppure spesi come dovrebbero. È il caso dei PON, i Piani Operativi Nazionali, finanziamenti che l'Europa eroga anche alle regioni più svantaggiate economicamente, in Italia Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Per l'Italia i finanziamenti 2014-2020 sono stati bloccati dalle mancate rendicontazioni delle tornate precedenti: 2000-2006 e 2007-2013. Si parla di quasi 3 miliardi di euro non spesi e non rendicontati, che hanno bloccato la possibilità di erogazione di ulteriori finanziamenti. (Fonte: F. Suman, IlBo 12-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTO IN RICERCA BIOMEDICA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il finanziamento in ricerca biomedica rappresenta solo una frazione dell’intera ricerca italiana, che nel 2016 (ultimo anno di cui esiste una rendicontazione) ammonta a 23 mld <span style="margin: 0px;">€</span>, pari all’1,3% del Prodotto interno lordo: poca cosa rispetto agli altri Paesi centro e nordeuropei, agli Usa e alle tigri asiatiche, dove il finanziamento R&S va dal 2 al 4% del Pil. Questa distanza, almeno per certi Paesi, si mantiene anche nella ricerca biomedica. In Europa primeggia la Gran Bretagna, con 3,8 miliardi di euro dal pubblico e 4,5 miliardi di euro dal settore farmaceutico. L’Italia, che negli anni 90 occupava un ottimo 5% dell’investimento mondiale in ricerca farmaceutica, oggi è ferma all’1%, mentre Gran Bretagna e Svizzera sono al 7%, e gli Stati Uniti a uno stellare 58%, pari a circa 80 miliardi di euro. Questo divario di finanziamenti non impedisce però alla ricerca biomedica italiana di essere al vertice delle classifiche mondiali, seconda solo alla Gran Bretagna quanto a quota di citazioni delle pubblicazioni, il cui totale si aggira fra il 7 e l’8% del totale mondiale. (Fonte: L. Carra, <a href="http://www.vita.it/%20"><span style="color: blue;">www.vita.it/ </span></a><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>14-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">TAGLI E PREMI NEI FINANZIAMENTI AL SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Per quanto riguarda il fondo di finanziamento ordinario, i tagli subiti sono stati fortemente asimmetrici territorialmente e hanno colpito in particolare le università del Centro-Sud: infatti dal 2008 al 2015 l’FFO ha subito una riduzione complessiva del 9,8%, ma gli atenei del Nord del Paese hanno visto ridursi complessivamente il finanziamento ordinario del 4,3%, meno della metà della riduzione subita dagli atenei del Centro (11.7% ) e meno di un terzo del taglio agli atenei del Sud (14,9%). Negli ultimi anni, poi, una piccola quota delle risorse tagliate sono state re-immesse (271 mln <span style="margin: 0px;">€</span> l’anno per 5 anni dal 2017), non per dare ossigeno al sistema nel suo complesso o per riequilibrare le divergenze, ma, continuando con la logica di “premiare l’eccellenza”, per finanziare i migliori 180 dipartimenti universitari. Se guardiamo la geografia del risultato, ai dipartimenti degli atenei del Nord del Paese nel quinquennio arriveranno complessivamente 751 mln <span style="margin: 0px;">€</span> (56% del finanziamento), al Centro 345 mln (27,2%), al Sud 197 mln (13,2%). Se si prendono in esame le 3 regioni che ad oggi hanno chiesto l’autonomia differenziata, si riscontra come queste si trovino proprio ai primi tre posti per finanziamento ai dipartimenti d’eccellenza (Lombardia 29, Veneto 24, Emilia Romagna 21). (Fonte: FlcCgil 20-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE – DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE</span></span></b></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE MULTIDISCIPLINARI PER RISPONDERE ALLE RICHIESTE DELLE IMPRESE</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">“Le aziende oggi<span style="margin: 0px;"> </span>hanno bisogno di persone in grado di risolvere problemi complessi e interdisciplinari. E poi devono poter contare su collaboratori in grado di tenere il passo con i veloci mutamenti dei processi e dei cicli produttivi”. Lo ha detto la presidente di Confindustria, Anna Mareschi Danieli, sollecitando gli atenei a concentrarsi sull’offerta di lauree multidisciplinari: ”In Italia si parla spesso di lauree inutili, di solito riferendosi a quelle umanistiche. Penso che le uniche lauree inutili siano quelle monodimensionali, come hanno cominciato a capire a Londra. Sarebbe utile assumerne consapevolezza anche qui e, possibilmente, fare altrettanto”.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Mareschi Danieli ha suggerito di riferirsi a una università britannica che dal prossimo anno offrirà un solo corso di laurea. ”L’ateneo si chiamerà London Interdisciplinary School e già dal nome si capisce la novità dell’approccio: stop alle barriere tra i diversi saperi e via libera a un unico corso, che fonde materie umanistiche e scientifiche, arte e tecnologia”. (Fonte: Agenpress 06-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FABBISOGNO DI LAUREATI 2018-2022 </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Si prevede una riduzione dei laureati in uscita dalle università italiane nei prossimi anni e nell'ultimo anno di previsione, il 2022, il loro numero sarà di poco superiore a 190.500 unità. </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La preoccupazione avanzata da molti osservatori è che possa profilarsi, anche se non nell'immediato, una carenza di offerta rispetto al fabbisogno di laureati espresso dal sistema economico. Sicuramente lo stock dei disoccupati con un titolo di studio universitario appare destinato a ridursi nei prossimi anni (e già ha cominciato a ridursi nell'ultimo triennio 2015-2017), ma la misura in cui ciò avverrà dipenderà quindi anche dalla corrispondenza qualitativa tra domanda e offerta di lavoro, nonché dalle scelte delle imprese fra neo-laureati in uscita dalle università e laureati già presenti sul mercato del lavoro con un'esperienza lavorativa e professionale alle spalle. Per quanto concerne il fabbisogno di occupati in possesso di laurea per indirizzo di studi, questo fabbisogno sarà costituito per il 42% da lavoratori dipendenti nel settore privato, per un terzo da lavoratori dipendenti nel settore pubblico e per un quarto da lavoratori indipendenti. (Fonte: studiocataldi 12-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SCOMPENSI NEL MERCATO DEL LAVORO PER IL DISALLINEAMENTO FRA LE COMPETENZE CHIESTE DALLE AZIENDE E LA FORMAZIONE DEI GIOVANI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">L’Italia evidenzia un forte scompenso del mercato del lavoro: secondo uno studio della Bocconi in collaborazione con JP Morgan, il nostro Paese è il terzo al mondo nei Paesi dell’area Ocse per disallineamento fra le competenze chieste dalle aziende e la formazione dei giovani.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il mercato ristagna nonostante la richiesta di competenze. Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta intorno al 30% e circa un terzo delle aziende fatica a trovare profili adatti per più di un milione di contratti. Per questo, dati Ocse alla mano, circa il 40% dei lavoratori non è compatibile con il proprio impiego, il 20% dei lavoratori è sottoqualificato e il 19% è sovraqualificato per la mansione che svolge.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il dato è particolarmente drammatico per il settore umanistico: secondo il rapporto Ocse del 2017 il tasso di occupazione dei laureati in ingegneria è dell’85%, quello delle materie economico-giuridiche è dell’81%, mentre il dato occupazione delle materie umanistiche fatica ad arrivare al 75%: praticamente un laureato su quattro non trova lavoro. Prendendo in considerazione la fascia anagrafica fra i 25 e i 34 anni, solo il 64% dei laureati italiani ha un’occupazione, la media europea invece è dell’83%. Nonostante questo, ben il 30% dei laureati complessivi proviene proprio da studi umanistici. L’economista Massimo Anelli, analizzando i database dell’Inps, ha seguito il percorso lavorativo di tutti i laureati di una grande città italiana fino a 25 anni dalla laurea: la ricerca ha messo in evidenza che le lauree umanistiche rendevano in termini di occupazione il 30% in meno di quelle in giurisprudenza, economia e management. Secondo Anelli, “Alla base di questa situazione c’è anche un’informazione inadeguata sugli esiti lavorativi e retributivi delle diverse facoltà, che porta a una scelta basata sulle sole preferenze individuali per le diverse discipline”. (Fonte: verdeazzurronotizie.it 13-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">OBBLIGO DI ISCRIZIONE ALL’ORDINE PER FISICI, CHIMICI, BIOLOGI?</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La vicenda dell’obbligo di iscrizione all’Ordine per Fisici, Chimici, Biologi et similia ingrana la marcia con una svolta importante. Come forse si ricorda, tutto è iniziato con la legge Lorenzin, che riordina le professioni sanitarie. Secondo l’interpretazione dell’Ordine professionale dei Fisici e dei Chimici, tale legge implica l’iscrizione obbligatoria all’Ordine di qualsiasi lavoratore che abbia a che fare con la fisica (e la chimica), compresi tutti i docenti universitari e i ricercatori degli Enti di Ricerca. Un’interpretazione oltremodo discutibile, che purtroppo non è stata subito rigettata dal Ministero della Salute, che ha l’incarico di scrivere i decreti attuativi: tale ministero ha però richiesto un parere in proposito al MIUR, che prima di rispondere ha chiesto lumi al Consiglio Universitario Nazionale (che rappresenta i docenti universitari) e alla Consulta dei Presidenti degli Enti di Ricerca (ConPER). Il CUN e la ConPER rilevano principalmente due cose. La prima è che l’obbligo di iscrizione non può sussistere per tutti, ma solo per quei docenti e ricercatori che svolgono prestazioni a carattere professionale negli “ambiti di competenza” degli Ordini. La lettera del MIUR al Ministero della Salute non solo recepisce e fa suoi in toto i pareri, le analisi e i rilievi del CUN e della ConPER, ma proprio a proposito degli ambiti di competenza dell’Ordine sottolinea come essi “debbano essere definiti con esplicito riferimento a profili di interesse sanitario” e aggiunge una richiesta chiave: “Considerato l’elevato numero di soggetti potenzialmente interessati fra il personale universitario e degli enti pubblici di ricerca vigilati da questo Ministero, si richiede di includere MIUR, CUN e ConPER fra gli interlocutori istituzionali del processo di definizione del regolamento dell’ordine dei Chimici e dei Fisici e delle relative attività di competenza”. (Fonte: A. Ferretti, FQ 14-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">INDIRIZZI DI LAUREA UTILI PER LE RICHIESTE DEL MERCATO DEL LAVORO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">A fronte di un tasso di occupazione del 65% per i laureati del gruppo Politico-Sociale, il 60% di questi valuta la formazione ricevuta come inadeguata. Condizione analoga per i laureati in Psicologia, dove il tasso di occupazione è decisamente contenuto (45%) e d’altra parte quasi quattro laureati su dieci (38%) ritengono che, per lo svolgimento dell’attività lavorativa per la quale sono attualmente impiegati, non serva il titolo universitario. E, d’altra parte, non c’è da stupirsi se si considera che gli stipendi netti medi a un anno dalla laurea sono rispettivamente € 718 mensili nel caso di Psicologia e € 918 mensili per il gruppo Geo-Biologico. Si noti, a titolo comparativo, che tali stipendi sono quantitativamente paragonabili all’ammontare massimo dell’attuale reddito di cittadinanza (€ 780), e per il reddito di cittadinanza di certo non serve avere una laurea …</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Invece, un tasso di occupazione maggiore è associato a una maggiore utilità riconosciuta del percorso di studi da parte dei laureati. Ad esempio, i laureati in Ingegneria Elettronica non hanno troppe difficoltà a trovare un lavoro (92%) e di conseguenza solamente una minima parte di loro ritiene che sia possibile svolgere il proprio ruolo con un titolo non universitario (5%).</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Per fornire infine uno sguardo di sintesi, qui (v. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Tabella</b>) sono stati classificati i venti indirizzi di laurea presenti in Italia, in base a ciò che hanno dichiarato gli stessi studenti della utilità della formazione impartita rispetto poi alle richieste mercato del lavoro. (Fonte: University Equipe 20-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-gO2WIXJjl5U/XMCb1INnBtI/AAAAAAAAY2k/1zT5UgpwBpYLzacJqs5gn32L7MKI99xAQCLcBGAs/s1600/UTILIE%2BPOCO%2BUTILICattura.JPG20-03-19.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="806" data-original-width="719" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-gO2WIXJjl5U/XMCb1INnBtI/AAAAAAAAY2k/1zT5UgpwBpYLzacJqs5gn32L7MKI99xAQCLcBGAs/s640/UTILIE%2BPOCO%2BUTILICattura.JPG20-03-19.JPG" width="570" /></a></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";"><br /></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";"><br /></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";"><br /></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PENSIONAMENTO DEI MEDICI SPECIALISTI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La carenza di personale medico nelle corsie ospedaliere e nei servizi territoriali rischia di subire un’ulteriore brusca accelerazione con l’introduzione della “Quota 100” prevista nella Legge di Bilancio 2019. I Medici dipendenti del SSN oggi vanno in quiescenza con una anzianità in media intorno ai 65 anni di età. Con la “Quota 100” si acquisisce il diritto ad un pensionamento anticipato a 62 anni di età, visto che la grande maggioranza dei medici ha effettuato il riscatto degli anni di laurea e di specializzazione per il basso costo previsto tra la fine degli anni 70’ e l’inizio degli 80’, e sono in possesso del requisito dei 38 anni di contribuzione previdenziale. Quindi nel 2019, con l’anticipo di tre coorti, potrebbero lasciare i nati fino all’anno 1957, mentre quelli nati nel 1958 e 1959 raggiungeranno i 62 anni tra il 2020 e il 2021. L’anticipo potrebbe interessare nel triennio 2019/2021 altri 17.000/18.000 medici, per un totale di pensionamenti possibili di 38.000. E’ verosimile, comunque, che le quiescenze siano ridotte per le penalizzazioni che l’adesione alla “Quota 100” comporta: riduzione dell’assegno pensionistico, limitazione della libera professione e divieto del cumulo previdenziale. In definitiva, “noi stimiamo che l’uscita per ‘Quota 100’ sia limitata al 25%, in pratica circa 4.500 medici dei 18.000 che acquisiranno il diritto”. (Fonte: ANAAO ASSOMED e IlSole24Ore 20-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DUE IPOTESI IN ESAME PER UNA RIFORMA DELLA SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Per una riforma del sistema delle specializzazioni in Medicina, MIUR e Regioni, con la partecipazione del Ministero della Salute hanno avviato un tavolo della contrattazione e si è già arrivati a delle proposte. Le possibili strade da intraprendere per la riforma delle specializzazioni mediche sono due: da una parte c’è quella del doppio binario, dall’altra quella del contratto unico di formazione-lavoro. Sarà il MIUR, una volta ascoltate le parti in causa, a decidere quale percorso seguire, con il Ministro della Salute.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Da una parte c’è l’ipotesi del doppio binario che prevede il mantenimento delle borse di specializzazione nazionali (che il Ministro Bussetti conta di aumentare) con lo studente che avrà la possibilità di svolgere la formazione all’interno dei policlinici universitari. Parimenti ci sarebbe anche una trasformazione delle borse aggiuntive regionali, le quali verrebbero convertite in percorsi di formazione-lavoro con contratti a tempo determinato per lavorare all’interno delle strutture ospedaliere.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La seconda ipotesi sul tavolo è più radicale, ma per molti degli addetti ai lavori è anche la migliore. Questa prevede l’introduzione di un contratto di formazione-lavoro per ogni specializzando in Medicina; questo strumento andrà a sostituire quindi sia le borse di specializzazione nazionali sia le borse aggiuntive regionali. Ogni specializzando in Medicina, infatti, verrebbe regolarizzato con un contratto di formazione-lavoro a tempo determinato così da intraprendere un percorso di crescita che gli consentirà - previa la valutazione costante delle competenze acquisite - di farsi carico di responsabilità sempre maggiori andando a svolgere - in modo integrativo e mai sostitutivo - prestazioni assistenziali. Lo specializzando in Medicina sarebbe quindi un professionista a tutti gli effetti. Secondo il Ministro della Salute Giulia Grillo, la soluzione migliore per la riforma del sistema delle specializzazioni sarebbe questa seconda, cioè quella del contratto di formazione-lavoro. (Fonte: S. Micocci, Money 03-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DIDATTICA PER COMPETENZE. SECONDO A. ANGELUCCI NON HA ALCUN FONDAMENTO TEORICO, SCIENTIFICO, EPISTEMOLOGICO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;">«</span>Conoscenze ampie, non competenze minimalistiche. Dimensione simbolica, non concretismo. Percorsi di astrazione, non compiti di realtà, dove poi la realtà nel cui recinto si pretende di chiudere i nostri studenti è sempre quella economica, produttivistica e consumistica: è quella che ci vuole tutti ‘soggetti di prestazione’, attraverso le forme di un disciplinamento in cui ciascuno di noi sfrutta sé stesso perché chiamato ad essere imprenditore di sé stesso, trasformandosi in soggetto d’obbedienza.</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Siamo ancora liberi di immaginare una scuola umanistica, nel senso etimologico del termine e quindi senza distinzione tra le due culture, in cui il profitto, in termini culturali e economici, non abbia diritto di cittadinanza, in cui non ci siano contabilità di debiti e crediti, in cui gli studenti prima ancora che come lavoratori, prima ancora che come cittadini, siano considerati persone, una scuola in cui si possa insegnare e imparare a vivere, come diceva Spinoza, “una vita propriamente umana”?</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Perché dico questo? Perché, a mio avviso, lo spostamento forzoso del baricentro delle attività didattiche verso il concetto di ‘competenza’ sta mettendo profondamente in discussione una certa idea di scuola, una buona idea di scuola, ancorché antica o forse proprio perché antica, cancellandola per sempre</span></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Possono le istituzioni politiche, che sull’istruzione si muovono di concerto con organizzazioni economiche internazionali, sostituirsi alla scienza e imporre processi di formazione e di valutazione, modalità di insegnamento/apprendimento, prassi didattiche standardizzate su scala nazionale e sovranazionale, addirittura una nuova teoria della conoscenza? E noi, noi docenti, della scuola e dell’università, possiamo accettare senza reagire l’imposizione autoritaria di un paradigma indimostrato, ma di cui è dimostrata la funzionalità economicistica, l’imposizione di dispositivi ideologici che impongono un regime veritativo che mina alle fondamenta la nostra libertà di insegnamento, la libertà di apprendimento dei nostri studenti, e che, soprattutto, pone una drammatica ipoteca sul mondo?<span style="margin: 0px;">»</span> (Fonte: A. Angelucci, Roars 29-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RECLUTAMENTO</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PIANO STRAORDINARIO PER ASSUNZIONE DI 1.511 RICERCATORITD-B</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato il decreto relativo al Piano straordinario di assunzioni per ricercatori universitari TD di tipo b previsto, con appositi stanziamenti, dall’ultima Legge di bilancio. Si tratta, in tutto, di 1.511 posti che, spiega Bussetti, “consentiranno a molti giovani di inserirsi in un percorso che li vedrà impegnati in attività di ricerca e di insegnamento, con il passaggio, dopo tre anni, al ruolo di professore associato. Nel Piano straordinario per assunzione di 1.511 RicercatoriTD-b al 1°posto Roma Sapienza con 83 posti, al 2° posto UniBo con 79, aI 3° Federico II di Napoli con 64. Il n. ro di assegnazioni tiene conto del n. ro di docenti in servizio, del n. ro di studenti in corso, delle borse di dottorato, qualità della ricerca e n. ro di RTD con abilitazione. (Fonte: A. Moriggi, <a href="http://www.tag24.it/"><span style="color: blue;">www.tag24.it</span></a> 11-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RICERCA</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RIFLESSIONE SULLA VALUTAZIONE DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA. DOCUMENTO DI G. VALDITARA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">E’ stato recentemente inviato dal capo dipartimento università del MIUR Giuseppe Valditara ai rettori delle università italiane un documento che propone una riflessione sulla valutazione. Dal commento che, sul Bollettino telematico di filosofia politica, Maria Chiara Pievatolo ha dedicato alla riflessione sulla valutazione, riproduciamo un brano pubblicato su Roars: </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">«Il documento di Valditara – già relatore della cosiddetta legge Gelmini – è stato apprezzato per le sue critiche all’ANVUR, l’ente “inquisitorio e burocratico” attualmente preposto alla valutazione di Stato, e alla sua “dittatura dell’algoritmo” [...] Valditara riconosce che la valutazione di Stato, indifferentemente imposta da governi di destra e di centro-sinistra, ha danneggiato la ricerca italiana, sottoponendola a norme che hanno ben poco a che vedere con la scienza. Allo stesso tempo, però, il suo documento assume che la qualità della ricerca non possa essere apprezzata informalmente dalle comunità degli studiosi, ma vada determinata da un’autorità esterna e secondo scopi diversi dall’avanzamento del sapere, quali il perseguimento di un’indeterminata competitività. Forse la sua autonomia eteronoma soggetta a un morbido e duro regime di premi e di castighi è molto più l’espressione di una dissonanza cognitiva che un consapevole espediente propagandistico. [...] Il documento Valditara è dissonante perché non si ispira esclusivamente all’ideale della scienza di Stato, bensì contiene anche significativi riconoscimenti di un modello più antico, fondato sull’autonomia della ricerca. Ma proprio questa sua incoerenza lo rende politicamente interessante e meritevole di essere preso sul serio.» (Fonte: Roars 12-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">REF E VQR, DUE ESERCIZI VALUTATIVI A CONFRONTO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Due esercizi valutativi (Hefce-Higher education funding council for England nel caso inglese con il REF-Research excellence framework e ANVUR con la VQR-Valutazione della qualità della ricerca) sono metodologicamente diversi: il REF inglese lasciava all’autonomia delle università di scegliere quali ricercatori sottoporre a valutazione (anche se commisurava il finanziamento conseguente al numero di valutati), la VQR italiana richiedeva invece che tutti i ricercatori si sottoponessero a valutazione. Il REF inglese ha utilizzato come unico metodo valutativo la valutazione tra pari realizzata da un migliaio di valutatori, raccolti in 36 panel, che hanno lavorato quasi a tempo pieno per circa un anno. La VQR italiana ha combinato il metodo della valutazione tra pari con l’utilizzo di indicatori bibliometrici (numero di citazioni e visibilità delle riviste), impegnando 436 valutatori raccolti in 16 panel, che a loro volta hanno coinvolto 17mila valutatori anonimi. L’avvalersi o meno di indicatori citazionali produce un differenziale di costo dell’esercizio non trascurabile: il costo del REF inglese è stato stimato pari a 246 milioni di sterline, di cui 217 impiegati alla sola valutazione della ricerca (con un costo procapite di 5.500 euro per ricercatore valutato), il costo della VQR è stato stimato in quasi 15 milioni di euro (con un costo procapite di 242 euro per valutato). In entrambi gli esercizi gli esiti della valutazione sono stati utilizzati per distribuire una parte del finanziamento pubblico agli atenei. (Fonte: D. Checchi, IlSole24Ore 13-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">VALUTAZIONE DELLA RICERCA. ALLA VIGILIA DEL LANCIO DELLA VQR 2015-19 IL CUN SUGGERISCE DI ABBANDONARE I RANKING</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Nel documento sulla valutazione della ricerca e in particolare sulla VQR, approvato nella seduta del 21 marzo scorso, il CUN suggerisce di abbandonare i ranking, centrare la valutazione sugli Atenei piuttosto che sui singoli docenti, al fine di monitorare l’efficienza e l’efficacia delle politiche di ricerca. Si tratta di un possibile approccio che, previo un ampio dibattito da avviare con il coinvolgimento delle comunità scientifiche, centrerebbe il processo di valutazione sugli Atenei piuttosto che sui singoli docenti. Pur continuando a prevedere la valutazione della qualità dei prodotti della ricerca, frutto del lavoro di singoli o gruppi di ricercatori, la si integrerebbe con un insieme di altri criteri e indicatori, qualitativi e quantitativi, che rappresentino in maniera più completa l'efficienza e l'efficacia delle politiche della ricerca scelte dagli Atenei nella loro autonomia. (Fonte: Roars 27-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LE ONP E LA RICERCA BIOMEDICA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Chi ha portato la logica del finanziamento competitivo per bandi in Italia sono state le Organizzazioni Non Profit (ONP), e tuttora i ricercatori si rivolgono prevalentemente a loro per tenere viva la ricerca indipendente e di base italiana. Nel 2017, dei complessivi 300 milioni di euro erogati dalle charity italiane, più di 150 milioni di euro provengono da Airc, Telethon, Fism e dalle fondazioni bancarie. In testa agli erogatori c’è l’Airc che, insieme a Firc, ha messo a disposizione 102 milioni di euro per la ricerca sul cancro. Segue la Fondazione Telethon con 30 milioni che vanno a finanziare la ricerca delle malattie genetiche rare; la Fondazione italiana sclerosi multipla con 7 milioni, la Fondazione ricerca fibrosi cistica con 2 milioni, mentre l’insieme delle fondazione bancarie (fra cui Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo) indirizza 33 milioni allo studio delle principali malattie croniche e di alcuni temi caldi come l’invecchiamento. Secondo un recente studio, l’oncologia, che costituisce un quinto della ricerca biomedica per un investimento annuo di 5-600 milioni di euro, deve ad Airc un sesto del finanziamento complessivo, che però sale al 70% se si considerano solo i bandi. E proporzioni simili quando non superiori si ritrovano anche nei contributi di Telethon e di Fism nei rispettivi campi di interesse. (Fonte: L. Carra, <a href="http://www.vita.it/i"><span style="color: blue;">www.vita.it/i</span></a> 14-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">NUOVA VISIONE DELLA SCIENZA. INTERVISTA A ILARIA CAPUA, DIRETTRICE DELL'ONE HEALTH CENTER OF EXCELLENCE DELL'UNIVERSITÀ DELLA FLORIDA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La scienziata Ilaria Capua è in Italia per alcune conferenze e per ricevere il dottorato honoris causa dall'ateneo di Perugia dove tutto è iniziato.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>«Trent'anni fa<span style="margin: 0px;"> </span>- ricorda - mi laureavo a 22 anni in Medicina Veterinaria in questo ateneo: i sampietrini che l'università mi ha dato, esame dopo esame, (bocciatura in Microbiologia compresa), messi tutti in fila per bene, uno dopo all'altro, hanno pavimentato la strada che mi ha portato negli Stati Uniti».</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Ilaria Capua, 52 anni, è direttrice dell'One health Center of Excellence dell'Università della Florida: «È un centro di eccellenza che vuole vedere la salute come un sistema e intende la salute dell'uomo integrata con quella degli animali, delle piante e dell'ambiente. Oggi abbiamo informazioni inimmaginabili dieci anni fa: il big data environment è alimentato dai dati che tutti noi produciamo che vanno dalla A alla Z, dalle allergie alle zanzare. Grazie a sistemi capaci di produrre algoritmi in grado di analizzare quantitativi immensi di dati, siamo arrivati a questa nuova visione della scienza. Si tratta di una consapevolezza e di un approccio moderni. Ad esempio, per trattamenti contro le zanzare rischiamo dl uccidere e distruggere il patrimonio apistico, quindi dobbiamo essere più attenti e ora possiamo farlo, anche grazie a collaborazioni internazionali. In questa fase, stiamo creando una intensa collaborazione con l'Isi, l’lstituto interscamblo scientifico di Torino e so che faremo belle cose. Sto anche lavorando con Luiss e Bocconi per creare percorsi interdisciplinari che preparino le nuove generazioni alle sfide del futuro». </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Belle cose nella ricerca significa restare affascinati dai meccanismi della scienza, dal desiderio di andare in direzione ostinata e contraria per trovare nuove vie, ed è ciò che Capua ha cercato nel 2016 accettando la sfida americana, reduce dai suoi primi 50 anni pieni di tutto, il rosso e il nero, le stelle e il buio più profondo. (Fonte: M. L. Colledani, IlSole24Ore 17-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA RIFORMA MADIA NON S’APPLICA AI RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La speciale normativa sul reclutamento dei ricercatori a tempo determinato, di cui alla legge 30 dicembre 2010, n. 240, all’art 24, comma 9, prevede che “i contratti di cui al presente articolo non danno luogo a diritti in ordine all’accesso ai ruoli [della docenza universitaria].”</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">“Il riconoscimento del diritto alla trasformazione del proprio contratto a tempo indeterminato, a prescindere dall’applicabilità dell’art. 20 del d.lgs. n. 75 del 2017, comporterebbe un risultato abnorme in quanto non sarebbe una possibilità legata alla valutazione da parte dei singoli Atenei delle proprie esigenze, bensì un automatismo lesivo dell’autonomia degli stessi”. Così il TAR Umbria.</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ITALY TO TRAIN NORTH KOREAN NEUROSCIENTISTS </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">A rare collaboration will allow North Korean physicists to train in computational neuroscience at an Italian university. International sanctions ban other countries from teaching North Korean researchers in topics including the nebulous field of “advanced physics”. Under the new deal, two or three students each year are expected to travel from Kim Il-sung University in Pyongyang to the International School for Advanced Studies in Trieste. (Fonte: Nature Briefing 28-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RICERCATORI ITALIANI ALL’ESTERO. 3000 L’ANNO E OLTRE 1 MLD L’ANNO DI SPESA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">l’ISTAT ci dice che, se moltiplichiamo il costo della formazione per il numero di ricercatori italiani all’estero, siamo oltre il miliardo di euro l’anno di spesa. Sono circa tremila l’anno, i ricercatori “in fuga”, mentre perdiamo il 16,2% di ricercatori formati in Italia; ma riusciamo ad attrarre solo il 3% degli scienziati di altri Paesi. Il programma di “ritorno dei cervelli”, inaugurato dal governo nel lontano 2001, ha convinto appena 488 ricercatori, di cui meno di un quarto ha rinnovato la permanenza in Italia per i successivi quattro anni. (Fonte: Ildenaro.it 03-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CRITICHE ANDU ALLA PROPOSTA FIORAMONTI PER RIDURRE IL PRECARIATO ACCADEMICO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La proposta del viceministro Lorenzo Fioramonti - cha sarà contenuta in un progetto di iniziativa parlamentare - non prevede alcun intervento straordinario per dare una adeguata prospettiva agli attuali precari e 'recuperare' la riduzione di 20.000 posti di ruolo. Inoltre Fioramonti vuole introdurre una figura di ricercatore a doppio ingresso, di eccesiva durata (5-7 anni) e in quantità non rapportata agli sbocchi. Con il doppio ingresso si costituirebbero ricercatori di serie A (su concorsi nazionali) e ricercatori di serie B (su concorsi locali). Infine, con la libera scelta della sede da parte dei vincitori dei concorsi nazionali si rafforzerebbero ulteriormente gli atenei già resi 'benestanti' (Fonte: ANDU 09-04-19).</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SISTEMA UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNA VALUTAZIONE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO PIÙ SNELLA E MENO BUROCRATICA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La CRUI ha dato parere favorevole al documento predisposto dal capo Dipartimento università e ricerca del MIUR, Giuseppe Valditara, che segna l'avvio della riforma della valutazione: «Una valutazione con una prevalenza di indicazione di buone pratiche, fatta di poche prescrizioni, che abbia nella flessibilità il suo scopo e nella certezza del premio e della sanzione il suo strumento forte di induzione al risultato positivo», si legge nel documento, «con regole ed indicazioni legate alle diversità delle singole aree scientifiche e dei singoli territori in cui la formazione e ricerca incidono e si sviluppano, che tenga conto anche delle variabili legate alle differenti situazioni e modalità di espressione della scienza e di produttività e redditività immediata o dilazionata nel tempo della stessa».</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il sistema universitario, è l'analisi, ha compiuto nel decennio scorso una transizione completa da un sistema di autonomia senza valutazione, «autonomia irresponsabile», a un'autonomia regolata da una valutazione estremamente puntuale e rigorosa, «come è raramente riscontrabile negli altri settori della pubblica amministrazione o nei sistemi universitari internazionali». Un eccesso che ha portato a svilire le funzioni tipiche delle università a favore di un impegno crescente sul fronte degli adempimenti burocratici.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">«È quindi sicuramente giunto il momento di passare a un'autonomia autenticamente responsabile, ne guadagneranno la produttività delle università e la soddisfazione e il benessere di docenti e personale», concordano i rettori. Un ripensamento che però, aggiunge la CRUI, non può prescindere dalla considerazione che l'attività dell'ANVUR, quale organismo terzo e indipendente dal decisore politico e dai soggetti valutati, «ha rafforzato le attività di ricerca di tutti gli atenei e la credibilità internazionale del sistema italiano della ricerca». E dunque l'auspicio è che il miglioramento del sistema non metta in dubbio la centralità dell'agenzia. (Fonte: A. Ricciardi, ItaliaOggi 16-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LE NECESSITÀ DEL SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Garantire un effettivo diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, intervenendo sia sul lato degli aiuti agli studenti sia su quello degli organici degli atenei, requisito indispensabile per assicurare un’adeguata offerta formativa; è urgente invertire quel processo di compressione selettiva e cumulativa – per usare l’espressione coniata da G. Viesti – che da un decennio, oltre a colpire in modo differenziato le diverse aree del paese, ha innescato effetti a valanga nei territori più deboli. Orientare le energie e le risorse all’effettivo miglioramento della qualità della didattica e della ricerca, disinnescando la competitività tossica che ha indirizzato gli sforzi dei singoli e delle strutture all’ottimizzazione degli indicatori quantitativi, incentivando comportamenti opportunistici che inquinano i risultati ed erodono l’etica scientifica. Recuperare risorse e produttività alleggerendo sia l’ipertrofia burocratica sia le pratiche di (presunta) assicurazione della qualità, da subito degenerate in adempimenti formalistici che sottraggono tempo prezioso al personale docente e tecnico-amministrativo. (Fonte: Red.ne Roars 18-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL VICEMINISTRO DELL'ISTRUZIONE LORENZO FIORAMONTI ANTICIPA LE MISURE DEL GOVERNO SULL'UNIVERSITÀ</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Open ha contattato il viceministro all'Istruzione Lorenzo Fioramonti (M5s) per capire che direzione prenderà il governo sulla riforma delle Università. Di seguito le risposte di Fioramonti. “Le nostre proposte viaggiano su diversi binari. In primis stiamo procedendo per via regolamentare per quanto riguarda l'aumento dei posti per il numero chiuso a Medicina. Poi, in collaborazione con il Parlamento, stiamo portando avanti una "non-riforma" per fare delle modifiche mirate al sistema. Abbiamo presentato una riforma di legge per il pre-ruolo, che è il regno del precariato. Quello che proporremo per il periodo del post-dottorato è di abolire tutto quell'universo di contrattini cui va incontro un ricercatore prima di poter fare il concorso per entrare di ruolo. Il primo contratto a tempo determinato dovrà essere minimo di tre anni. Poi potranno essere rinnovati per raggiungere un massimo di 5 o 7 anni di studio precario. A quel punto, o si vince il concorso (e si passa all'indeterminato), oppure niente. La normativa non sarà retroattiva. Dunque, coloro che sono già in un percorso di tipo A, dovranno sicuramente essere inquadrati nel nuovo sistema. Nel lungo termine la figura del ricercatore TD A andrà a morire, ma per ora c'è bisogno di trovare strategie di stabilizzazioni. Il nostro progetto è quello di trovare finanziamenti pari a un miliardo di euro. Questo perché, per poter assumere con contratto a tempo indeterminato, c'è bisogno che le Università ricevano dei fondi ulteriori”. (Fonte: G. Ferraglioni, <a href="http://www.open.online/"><span style="color: blue;">www.open.online</span></a> 26-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">INTENTI DEL GOVERNO SULL’UNIVERSITÀ EMERSI IN UN INCONTRO CON FLC CGIL</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Si apprende da Flc Cgil che in un incontro di FLC CGIL Nazionale, ADI e LINK con il viceministro Fioramonti, è emerso che, a detta del viceministro, “a giugno sarà presentata in Parlamento una riforma del pre-ruolo e che parallelamente a ciò verrà proposto un piano di assorbimento del precariato, contando sul fatto che nella Legge di Stabilità 2020 c’è l’impegno, concordato con il premier Conte, sull’ormai famoso miliardo di euro sull’FFO. Egli ha specificato inoltre che c’è l’intenzione di snellire la procedura di valutazione dei criteri per il conseguimento dell’ASN attraverso una sorta di anagrafe dei ricercatori e che le procedure concorsuali a regime saranno per metà su scala nazionale e per l’altra metà attraverso i classici bandi concorsuali per ateneo”. Le suddette organizzazioni, per quanto ritengano condivisibili alcune delle proposte, considerano che “in questa prima fase il Governo non ha mantenuto quanto scritto nel contratto di governo e che non vi è stata alcuna inversione di tendenza sugli investimenti sull’università, anzi su alcune voci di spesa abbiamo riscontrato esattamente il contrario!”, e hanno deciso di lanciare nelle prossime settimane una campagna assembleare e una mobilitazione generale degli Studenti e dei Ricercatori Determinati. (Fonte: FlcCgil 29-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ATENEI CON CORSI A NUMERO CHIUSO NELL’A.A. 18/19</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">In base ai dati elaborati dal MIUR per llSole24Ore, in totale, nell'anno accademico 2018/19, 70 atenei su 92 (il 76%) presentano un filtro in entrata. Si tratta di 1.736 corsi di primo e secondo livello su un'offerta complessiva di 4.560. In pratica, il numero chiuso è la regola per il 38% delle lauree: 732 percorsi programmati a livello nazionale e 1004 a livello locale. Con un trend in costante crescita, visto che i corsi ad accesso regolamentato erano 1.646 nel 2016/17 e 1.701 nel 2017. Tra i singoli poli è l'Alma Mater di Bologna ad avere in valore assoluto il record dei corsi a numero chiuso: 108 su 214. A seguire Sapienza di Roma (94 su 226) e l'università di Padova (82 su 176). Tra gli atenei che hanno tutti i corsi a numero chiuso spiccano l'università della Calabria (89 corsi), la libera università di Bolzano e la Magna Graecia di Catanzaro (entrambe con 23 corsi di laurea). (Fonte IlSole24Ore 08-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIVERSITY AND COMPETITIVENESS</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">It's true that competition can push us all to be better. But when the competitiveness that fuels excellence and prestige becomes based in the logic of the market, universities lose sight of their true purpose. Many mechanisms in higher education today reinforce that sense of never-ending competition, writes Kathleen Fitzpatrick, director of digital humanities and professor of English at Michigan State University. They include research analytics dashboards, institutional rankings and “responsibility-centred management”, the professor argues. Instead, she says, universities should be working for the greater good and creating an environment in which talent of all varieties can flourish. (F. THE 12-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">STUDENTI - DIRITTO ALLO STUDIO - <span style="margin: 0px;"> </span>TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">NUMERO CHIUSO. NO DEL SUSO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">SUSO (Sindacato Unitario Specialità Ortognatodonzia) esprime contrarietà alla proposta di legge del deputato Francesco D'Uva con iniziale percorso formativo comune alle professioni sanitarie e sbarramento alla fine del primo anno accademico. Ciò sconvolgerebbe l'attuale organizzazione delle Università, impreparate a gestire la didattica per un numero decuplicato di studenti. Inoltre spostare di un anno la selezione rappresenterebbe una perdita di tempo e di denaro per almeno metà degli esclusi e potrebbe favorire disuguaglianze nei singoli atenei.</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL NUMERO PROGRAMMATO NELLE ARGOMENTAZIONI DEL RETTORE DEL POLIMI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">«Agli studenti che entrano siamo in grado di garantire un percorso di studi di qualità. Spesso ci lamentiamo che le imprese non trovino abbastanza ingegneri e designer, in realtà non trovano ingegneri qualificati», puntualizza il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta. «Se io raddoppiassi il numero di studenti, non sarei in grado di soddisfare le loro esigenze. Oggi uno studente costa in media circa diecimila euro l'anno. In Germania questa cifra è circa cinque volte tanto. Parlare di aumentare i numeri, senza poi dedicare a questo un finanziamento deputato in termini di spazi e di aule, significa non porre il problema nei giusti termini. Il numero consente di offrire ai ragazzi laboratori oggi sempre più importanti <span style="margin: 0px;"> </span>- perché l'esperienza pratica è parte fondamentale dell'insegnamento -, borse di studio, residenze, percorsi all'estero e visite progettuali in aziende. Raddoppiare i numeri vorrebbe dire raddoppiare gli spazi, il corpo docente, iniziative».</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">No dunque all'abolizione del numero chiuso. «Un tema su cui si può ragionare - chiarisce Resta - però per me la scuola superiore deve preparare per arrivare all'università, quindi non vedo perché non valutare con un test la preparazione dello studente alla fine della scuola superiore. Abolire il numero chiuso vorrebbe dire delegittimare la scuola secondaria. Quello che dobbiamo fare invece è distribuire gli studenti sul territorio. Abbiamo ora università che soffrono perché hanno numeri troppo elevati e università che non hanno questo problema. Se vogliamo un raddoppio o un 20 per cento in più di ingegneri o laureati Stem, dobbiamo prendere una decisione e stanziare le risorse necessarie per questo». Il test d'ingresso, secondo il rettore, non è concepito per valutare la competenza, ma l'attitudine dello studente, come sembra dimostrare l'alta correlazione fra buoni risultati al test d'ingresso e un percorso universitario di successo. (Fonte: M. P. Ceci, IlSole24Ore 08-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">MEDICINA SENZA TEST DI INGRESSO. REQUISITI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Medicina: come entrare senza test? E’ sempre obbligatorio il test di ingresso? Se si proviene da corsi di laurea a indirizzo sanitario, si può accedere a Medicina senza sostenere il test d’ammissione? Chi ha frequentato altre facoltà, sostenendo esami in materie comuni a quelle del corso di laurea in medicina può convalidare i relativi crediti formativi, senza dover per forza affrontare l’ostacolo del test di medicina? A tanto si risponde nel presente articolo. Scopriremo, infatti, come entrare in medicina senza test di ingresso, quali sono i requisiti per il passaggio diretto al corso di medicina e come fare per immatricolarsi. Ecco tutto quello che c’è da sapere: <span style="margin: 0px;"><a href="http://tinyurl.com/yxrhhw9b"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/yxrhhw9b</span></a> (Fonte: laleggepertutti.it 15-03-19)</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">AUMENTERANNO I POSTI PER MEDICINA E ALTRI CORSI DI LAUREA IN AMBITO SANITARIO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Carenza di medici e numero chiuso a Medicina. Il ministro Bussetti dichiara in un’intervista a La Repubblica: “Noi abbiamo una carenza di medici e in prospettiva ce ne saranno anche meno e abbiamo la necessità di reclutarne di più. Abbiamo già aumentato, quest’anno, i posti di 900 unità, passando da 9100 a 10000, ma dall’anno prossimo aumenteremo del 20%. Anche noi vorremmo abolire il numero chiuso, ma le università hanno dei limiti oggettivi strutturali e organizzativi. Piano piano aumenteremo sempre più i posti, non solo per medicina ma anche per gli altri corsi di laurea in ambito sanitario come veterinaria e odontoiatria.”</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Data la penuria negli ospedali italiani di medici, molti dei quali già in pensione sono stati richiamati per fronteggiare le emergenze, ci si chiede per qual motivo non è stato ancora abolito il numero chiuso. La risposta è semplice: ogni anno quasi 60.000 mila studenti si presentano alle selezioni per il test d’ingresso. Senza il test si creerebbe un affollamento che le Università non sono attrezzate a fronteggiare. Dovrebbero assumere altri professori e, soprattutto, investire sulle infrastrutture per mantenere il livello didattico alto. Servirebbero risorse finanziarie, che scarseggiano, nuovi locali, aule e laboratori per far fronte a una massa così rilevante di studenti. (Fonte: F. De Fazio, <a href="http://www.psbprivacyesicurezza.it/"><span style="color: blue;">www.psbprivacyesicurezza.it/</span></a> 29-03-19)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ARE UNIVERSITIES ALL INCLUSIVE</b>?</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Several academic studies have concentrated on the severe culture shock that poorer students can suffer after transitioning from a tough high school environment to a university full of privileged students. But the experience of many students from disadvantaged backgrounds – particularly those who are members of the “privileged poor” – has been neglected in scholarly literature, according to Anthony Abraham Jack, assistant professor at the Harvard Graduate School of Business. Times Higher Education books editor Matthew Reisz chats to the academic about his personal experience in education and his new book, “The Privileged Poor: How Elite Colleges Are Failing Disadvantaged Students”, which distinguishes two kinds of underrepresented students and sets out what universities need to do if they truly want to integrate the most disadvantaged. (Fonte: THE 26-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">AUMENTANO LE TASSE, CALA L’FFO E DIMINUISCONO GLI STUDENTI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il gettito totale delle tasse universitarie a livello nazionale dal 2008 ad oggi è cresciuto del 18,3%, passando da 1,38 miliardi a oltre 1,63 miliardi. Nello stesso periodo, il Fondo di Funzionamento Ordinario è passato da 7,44 miliardi a 6,98, con un calo del 6,19%. L'aumento delle tasse più alto si registra al Sud (+26,6%), seguito dal Nord (+18,10%) e quindi dal Centro Italia (+10,74%). Va ancora peggio se si considera l'andamento degli iscritti: se nell'anno accademico 2008/2009 il sistema universitario contava 1.659.764 studenti iscritti, nel 2017/2018 tale numero ammonta a 1.428.395. (Fonte: V. Della Sala, FQ 04-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">VARIE</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CRITICITÀ PER LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ NEL REGIONALISMO DIFFERENZIATO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La questione delle autonomie regionali di Emilia Romagna, Veneto, Lombardia – di cui si sta dibattendo – non è un “affare” delle regioni che le hanno richieste. Gli effetti con cui tali autonomie si realizzano, con modalità e portata differenti a seconda dell’interpretazione e delle materie di delega che ciascuna regione ha invocato, investono tutti gli italiani. E questo soprattutto quando si parla di diritti fondamentali come la sanità e l’istruzione. La creazione di sistemi regionali con risorse e regole differenziate amplierà i divari regionali. Secondo Roars, ci saranno scuole e università ricche per le regioni più ricche e scuole e università povere per le regioni più povere. Non è difficile immaginare che nelle regioni povere si creeranno scuole private che saranno canali di accesso privilegiato per il transito nelle università ricche delle regioni ricche. Gli studenti capaci e meritevoli privi di mezzi delle regioni povere saranno intrappolati in scuole di serie B e in università di serie B. (Fonte: Red.ne Roars 18-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNIVERSITÀ IN ITALIA</span></span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DA ANVUR RAPPORTO SULLA VISITA NEGLI ATENEI</b>. Solamente UniTn è stata classificata in fascia “A” con 7,6 punti (la fascia “A” parte da 7,5) e subito sotto si è posizionata l’UniBocconi con 7,3 punti. Al terzo posto UniBo in fascia B con 7,27 punti seguita da PoliTo con 7,15 punti. Le rimanenti università fino ad ora valutate hanno ottenuto punteggi inferiori al 7. </span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIBO. MANIFESTO DEI PROFESSORI CONTRO LE FALSE NOTIZIE</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">I professori universitari dell'ateneo di Bologna si sono stancati di bufale che girano in Rete e letture distorte della realtà, dell'ignoranza assunta come valore nella politica. E così in 128 (finora) hanno deciso di girare quartieri e scuole e usare un sito web <a href="http://www.parliamoneora.it/"><span style="color: blue;">www.parliamoneora.it</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>per smontare le fake news e portare conoscenza, condividere saperi. E' nato il manifesto “ParliamoneOra”, promosso dal basso dal chimico Dario Braga, già prorettore alla ricerca: "<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mettiamo a disposizione le nostre competenze e ci impegniamo a intervenire sugli attuali macrotemi politici, sociali, scientifici e tecnologici per contrastare le informazioni false e quelle distorte per scarsa conoscenza o per malizia o per fini politici o economici non dichiarati</i>". "Crediamo che lo studio e la ricerca scientifica – sottoscrivono gli aderenti – siano tra i pochi strumenti disponibili per affrontare grandi sfide rappresentate dai movimenti di popoli, dai cambiamenti climatici, dall’invecchiamento, dalla necessità di nutrire e curare una popolazione mondiale in continuo aumento". (F0onte: I. Venturi, R.it BO 06-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UE. ESTERO</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UE. LE MINACCE ALL’EUROPA UNITA SONO MINACCE ALLA RICERCA SCIENTIFICA. UN APPELLO DI ILARIA CAPUA E MARIO MONTI </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">“L’agenda populista minaccia l’integrazione europea“, e quindi “l’integrazione e la collaborazione scientifica“. “Le minacce all’Europa unita sono minacce alla ricerca scientifica“. E’ l’appello lanciato<span style="margin: 0px;"> </span>dalla virologa Ilaria Capua con il senatore a vita Mario Monti, ed i ricercatori dell’Unione europea delle geoscienze (Egu), riuniti a Vienna per la loro assemblea. “Bisogna quindi lottare e difendere la cooperazione internazionale nella scienza, riducendo le barriere all’interno dell’Europa”, ha aggiunto la Capua. “La crescita e diffusione delle fake news, di resoconti ingannevoli, e di persone che sui social media diffondono informazioni calunniose sono una sfida per i ricercatori e i politici“. “L’agenda populista – si legge nell’appello – alimentata da queste forze, minaccia l’integrazione europea, oltre all’integrazione e collaborazione scientifica. Le minacce all’Europa unita sono minacce alla ricerca scientifica“. (Fonte: <a href="http://www.meteoweb.eu/"><span style="color: blue;">www.meteoweb.eu</span></a> 10-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">BELGIO. “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">OUR UNIVERSITY SHOULD ONCE AGAIN BELONG TO THE ACADEMICS, RATHER THAN THE BUREAUCRACY</i>”, WRITES THE RECTOR OF GHENT UNIVERSITY, RIK VAN DE WALLE</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Ghent University is deliberately choosing to step out of the rat race between individuals, departments and universities. We no longer wish to participate in the ranking of people.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">It is a common complaint among academic staff that the mountain of paperwork, the cumbersome procedures and the administrative burden have grown to proportions that are barely controllable. Furthermore, the academic staff is increasingly put under pressure to count publications, citations and doctorates, on the basis of which funds are being allocated. The intense competition for funding often prevails over any possible collaboration across the boundaries of research groups, faculties and – why not – universities. With a new evaluation policy, Ghent University wants to address these concerns and at the same time breathe new life into its career guidance policy. Thus, the university can again become a place where talent feels valued and nurtured.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">We are transforming our university into a place where talent once again feels valued and nurtured.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">With the new career and evaluation model for professorial staff, Ghent University is opening new horizons for Flanders. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">The main idea is that the academy will once again belong to the academics rather than the bureaucracy</i>. No more procedures and processes with always the same templates, metrics and criteria which lump everyone together. We opt for a radically new model: those who perform well will be promoted, with a minimum of accountability and administrative effort and a maximum of freedom and responsibility. The quality of the individual human capital is given priority: talent must be nurtured and feel valued. (Fonte: Red.ne Roars 28-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FRANCIA. LE AGENZIE REGIONALI FISSERANNO IL NUMERO NECESSARIO DI STUDENTI DI MEDICINA IN FUNZIONE DELLE ESIGENZE DEL TERRITORIO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">La cancellazione (o meglio l’attenuazione) del numero chiuso alla facoltà di medicina (ma anche a odontoiatria, farmacia e ostetricia) è in arrivo in Francia. L'iscrizione, oltralpe, oggi è libera il primo anno ma prevede limiti per l'ingresso al secondo. Lo stop alle limitazioni, che dovrebbe partire dall'anno accademico 2020, è previsto dalla recente riforma sanitaria ed è stato votato martedì ad ampia maggioranza dall'assemblea nazionale. La fine del numero chiuso dovrebbe permettere di aumentare di circa il 20% il numero dei professionisti formati, secondo la ministra della Salute Agnès Buzyn. Le agenzie regionali fisseranno comunque il numero necessario di studenti di medicina in funzione delle esigenze del territorio e l'attuale concorso per il passaggio al secondo anno sarà sostituito da un esame, i cui contenuti sono in discussione tra le università e i rappresentanti degli studenti. Le prove saranno più 'leggere' rispetto al concorso e permetteranno a più studenti di completare il percorso, fornendo al territorio un numero maggiore di professionisti necessari a colmare le attuali carenze. (Fonte: AdnKronos 21-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FRANCIA. PIÙ DI 21 MILA GLI STUDENTI MIGRANO IN BELGIO, +228% DAL 2010 AL 2015</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Gli studenti francesi che vanno a fare l'università in Belgio, in Vallonia e a Bruxelles sono più di 21 mila. Il loro numero è aumentato del 228% nel quinquennio 2010-2015 secondo le ultime cifre fornite dall'Unesco e riportate da Le Monde. Studiano medicina, odontoiatria, veterinaria, logoterapia, belle arti, psicologia. In Francia la selezione per seguire i corsi universitari di logopedia è drastica e soltanto il 5-10% dei candidati riesce a entrare. Inoltre, c'è il numero chiuso: solo 874 posti disponibili per l'anno 2018-2019. Per farsi un'idea della selettività basti pensare la percentuale degli ammessi a Sciences Po è del 21%. Spesso accade proprio che gli studenti francesi che invadono le università del Belgio non siano riusciti a entrare nelle università del proprio paese per via delle quote riservate ad alcuni insegnamenti, come la psicologia, ad esempio. Il master 2 in psicologia dell'università di Montpellier contava 25 posti e i candidati erano all'incirca 300, secondo quanto ha riportato Le Monde. Il master 1 non è considerato sufficiente per riuscire a entrare nel mercato del lavoro. In Belgio gli studenti di psicologia vengono ammessi al master sulla base del superamento degli esami, mentre in Francia, dal 2017, una procedura di selezione interviene tra l'ottenimento della licenza (Bac 3) e il primo anno del master. Nelle università di Liegi e Mons il numero di studenti francesi che segue i corsi di laurea in psicologia è raddoppiato tra il 2017 e il 2018. (Fonte: A. Ratti, ItaliaOggi 05-04-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">OLANDA. LE UNIVERSITÀ STANNO PERDENDO LA LINGUA OLANDESE A FAVORE DELL’INGLESE</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Gli olandesi gettano via la lingua di Erasmo da Rotterdam e di Baruch Spinoza come fosse una vecchia teiera. Il nederlandese si parla ormai si e no in famiglia o nelle vecchie osterie, tipo il friulano in Friuli. Il 90% delle attività lavorative si svolgono in inglese, il 75% dei corsi di laurea è solo in inglese. L'università dl Eindhoven ha annunciato che dal prossimo anno l'inglese sarà la lingua ufficiale dell'ateneo e in barba alla legge secondo cui nelle scuole pubbliche la lingua nazionale può essere sostituita solo in raso di stretta necessità. Ma è la stessa ministra dell'istruzione Ingrid van Engelshoven a voler abolire l'insegnamento in olandese - e poi ci si chiede perché Il sovranista Geen Wilders spopola alle elezioni. Un'associazione ha fatto causa alle università di Twente e di Maastricht, accusate dl tenere corsi in inglese senza validi motivi, ma i giudici le hanno dato torto. La questione è così seria che gli studi legali non trovano laureati in grado d'usare il linguaggio giuridico olandese. Quelle poche attività, soprattutto pubbliche, come i ministeri, che ancora richiedono la stesura di documenti e rapporti in olandese faticano a trovare giovani in grado di produrli: spesso scrivono prima in inglese e poi traducono con google translate. (Fonte: Il Giornale 15-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UK. LAUREA INTERDISCIPLINARE SENZA DISCIPLINA</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">E’ stata annunciata di recente la nascita di una London Interdisciplinary School. A partire dal 2020, essa offrirà un corso di bachelor (cioè di laurea triennale) misto di contenuti umanistici e scientifici e mirante a costruire, al di là delle puntuali specializzazioni, una figura nuova di laureato: l'esperto in problem solving, cioè nella soluzione di problemi concreti, a partire da una formazione "generalista" che non approfondisce nulla né in direzione delle scienze umane, né in quella delle scienze naturali o di quelle economiche, ma si propone di rinnovellare il mito antico del sapiente polymathès. È un intellettuale onnivoro, e perciò naturalmente versatile, ideale per un mondo del lavoro percorso da un'evoluzione continua e impetuosa. Gioverà dire che la Scuola Interdisciplinare non è, ovviamente, un'iniziativa pubblica, ma l'idea di una cordata alla guida della quale c'è il gigante dell'intrattenimento Virgin e la società di consulenza McKinsey. A pensarci bene, una scuola capace di iniziare i giovani a un approccio parallelo e stimolante alle discipline umanistiche e a quelle scientifiche in Europa esiste già: in Italia ad esempio si chiama liceo classico. Proprio per via della mutevolezza del contesto storico conterà più la sua capacità di circoscrivere e di approfondire i problemi, di analizzarli criticamente. Riesce difficile pensare che a tale esigenza possa rispondere un corso di laurea che, fin dalla vetrina, si presenta orgogliosamente all'insegna del «di tutto un po'», tra scienze, lettere e una spruzzatina di management, che non guasta mai. E tutto superficialmente, come è certo accettabile al Liceo: ma perché prolungarne per altri tre anni l'esperienza, se non perché si ammette che i diciottenni inglesi non hanno più nemmeno quella possibilità, e devono recuperare nella maggiore età ciò che non hanno avuto nella minore? (Fonte: L. Tomasin, IlSole24Ore 17-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UK. STUDENTI ITALIANI NELLE UNIVERSITÀ INGLESI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera nel 2018 gli studenti italiani che si iscrivono alle università inglesi sono scesi del 7-10% e sono stati sostituiti da cinesi e indiani. Secondo dati ancora riservati di un ateneo internazionale, gli studenti universitari in uscita dall’Italia sono passati nel 2011-2017 da poco più di 4 mila a oltre 18 mila. E se fino al 2016 il Regno Unito era la meta preferita degli italiani, con oltre 12 mila studenti accolti, in crescita del 50% in quattro anni, ora le cose sono notevolmente cambiate.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Certo è che se Londra è sempre stata la meta preferita dagli studenti italiani almeno fino alla Brexit, non è la stessa cosa per gli studenti inglesi. Il nostro Paese è meta ambita da cinesi, indiani, russi, greci e pochissimo dagli studenti inglesi visto che in un anno ne sono arrivati dalla City meno di 400. (Fonte: A. Caparello, <a href="http://www.wallstreetitalia.com/"><span style="color: blue;">www.wallstreetitalia.com</span></a> 26-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LIBRI – RAPPORTI - SAGGI</span></span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">SCOPERTA – COME LA RICERCA SCIENTIFICA PUÒ AIUTARE A CAMBIARE L'ITALIA </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Autore: Roberto Defez. Ed. Codice, Torino 2018</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il libro è molto critico nei confronti delle deludenti politiche per la ricerca, ma al contempo è fortemente auto-critico nei confronti della stessa comunità scientifica che, in Italia, non avrebbe fatto abbastanza per arginare alcune derive anti-scientifiche per cui tutto il mondo ci deride: Defez fa riferimento a casi come Di Bella, Stamina, No-vax e Xylella. Vannoni, laureato in scienze della comunicazione, era riuscito a far approvare da un ministro della sanità di un governo tecnico una cura il cui protocollo di somministrazione è stato approvato alla quasi unanimità dal Senato della Repubblica nel 2013: il colmo per un Paese che sa esprimere, nonostante tutte le difficoltà, la ricerca di più alto livello in ambito di cellule staminali e medicina rigenerativa al mondo. Solo poche voci isolate hanno preso posizione contro questa truffa (tra queste Elena Cattaneo), mentre si sarebbe dovuta sentire una voce unanime e più autorevole provenire dal mondo della ricerca.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Parlare di ricerca scientifica in Italia è complicato secondo Defez, a tutti i livelli vi è uno scollamento tra percepito e fatti, tra interpretazione e dati, e la vicenda raccontata in una TedConference, da cui nasce anche “Scoperta”, ne è l'ennesima conferma.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Nel Natale 2009 Roberto Defez riceve una lettera di denuncia penale per diffamazione a mezzo stampa con una richiesta di risarcimento da 400.000 euro. Poche settimane prima aveva letto sul settimanale Famiglia Cristiana un articolo che parlava di mais geneticamente modificato, che recitava così: “Il mais che fa paura – le inquietanti conclusioni di una ricerca dell'Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) sui cereali OGM: possono alterare il sistema immunitario”. L'articolo riportava un'intervista al direttore dell'Inran, Giovanni Monastra, collega che Defez conosceva bene per le discussioni avute con lui su Nature Biotechnology. Sul suo blog Roberto Defez aveva pubblicato un intervento in cui sosteneva non solo che non esisteva un documento scientifico che supportasse la tesi dell'articolo, ma anche che Giovanni Monastra non aveva mai rilasciato un'intervista al giornalista autore di quell'articolo.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Solo 4 anni dopo, nel 2013, un giudice sentenziò che Defez aveva ragione e che Famiglia Cristiana aveva pubblicato delle falsità. Ciononostante, il settimanale da 500.000 copie non ha mai pubblicato una smentita. L'ultimo libro di Defez allora nasce dall'esigenza di mostrare che questi fenomeni di sfiducia nei confronti della ricerca e dell'innovazione sono molto frequenti nel nostro Paese, sia a livello di opinione pubblica sia a livello di gestione politica, e saranno una delle principali cause nella limitazione del nostro sviluppo. (Fonte: F. Suman, IlBo 12-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LIBRO BIANCO "<i style="mso-bidi-font-style: normal;">LA RICERCA SCIENTIFICA IN ITALIA PER UNA SOCIETÀ SOSTENIBILE E SICURA</i>"</span></b></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">Autori diversi. Ed. Zadig, Milano 2019</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il libro bianco "<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La ricerca scientifica in Italia per una società sostenibile e sicura</i>", elaborato da diversi esperti per conto del Gruppo 2003 è stato presentato mercoledì 20 marzo all'Accademia dei Lincei, a Roma. Il focus del libro bianco è la sicurezza coniugata con la ricerca scientifica nei settori più disparati, dal clima alla sanità, dall'economia al digitale. Ma i due primi capitoli sono dedicati alla politica della ricerca - rispettivamente in Italia e in Europa - e meritano particolare attenzione. Il capitolo "Ricerca è Innovazione in Italia" è firmato da Leopoldo Nascia e da Mario Pianta e non si limita al solito quanto giustissimo grido di dolore per l'ormai storico sottofinanziamento del sistema scientifico e universitario italiano, cui fa da contraltare la crescente produttività dei ricercatori del nostro Paese. Altro che fannulloni, come pure ha sostenuto qualche autorevole commentatore: i ricercatori italiani riescono con pochi fichi secchi a sedersi al tavolo nobile nuziale della scienza planetaria. Ma Nascia e Pianta non si limitano a ribadire la reiterazione di questa sorta di miracolo. No, Nascia e Pianta avvertono: siamo giunti a un punto di svolta. Con la diminuzione del 20% degli investimenti pubblici in R&S (ricerca e sviluppo) e il taglio del 14% della spesa pubblica per l'università, stiamo per perdere anche i fichi secchi. Il sistema rischia di non reggere più a lungo. Luca Moretti ha invece redatto il capitolo su "Ricerca e Innovazione in Europa", illustrando con ottima definizione di dettaglio il nuovo bilancio europeo, la sfida della Brexit e il Programma Quadro Horizon Europe", che entrerà in vigore nel 2021 e nelle intenzioni della Commissione di Bruxelles dovrebbe avere un budget di 100 miliardi di euro spalmati in sette anni. Per Moretti si tratta di una grande opportunità per i ricercatori italiani. Mai l'Europa ha investito tanto in R&S. (Fonte: P. Greco, IlBo 21-03-19)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">TECNOLOGIA VS UMANITÀ. LO SCONTRO PROSSIMO VENTURO</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Autore: Gerd Leonhard<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">. </b>ed. Egea, 2019. 224 pg.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Quando arriverà - prima «a poco a poco e poi all'improvviso», per usare le parole di Hemingway -, l'era della macchina segnerà il più grande spartiacque nella vita umana sulla Terra. Nel Jurassic Park di Big Tech intelligenza artificiale, cognitive computing, singolarità, obesità digitale, cibo stampato, internet delle cose decreteranno la morte della privacy, la fine del lavoro-come-lo-conosciamo e una longevità destinata a estendersi. Lo scontro fra tecnologia e umanità è alle porte. Quali valori morali siamo pronti a difendere, prima che cambi per sempre il significato stesso di "essere umani"? Come possiamo abbracciare la tecnologia senza divenire noi stessi tecnologia? Alla luce della sua doppia formazione umanistica e tecnologica, Gerd Leonhard esplora i cambiamenti esponenziali che stanno sommergendo la nostra società. Se diamo per scontato l'essere umano e il suo ruolo nel mondo, è arrivato il momento di premere il tasto Reset raccogliendo il suo appello appassionato a creare un nuovo mondo davvero più coraggioso.</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA TERZA MISSIONE DEGLI ACCADEMICI ITALIANI</span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">A cura di<span style="margin: 0px;"> </span>Perulli A., Ramella F., Rostani M., Semenza R. Ed. Il Mulino 2019,<span style="margin: 0px;"> </span>pp. 240.</span><span style="margin: 0px; text-transform: uppercase;"></span></div>
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<span style="font-family: "arial";">In Italia ci si è finora scarsamente interrogati sul contributo che gli accademici e le università danno ai processi di innovazione economica e sociale. A questo tema è stata dedicata una ricerca i cui risultati sono presentati in due volumi. In questo primo volume è approfondito il ruolo degli accademici, nel secondo – di prossima pubblicazione col titolo «Università e innovazione. Il contributo degli atenei italiani allo sviluppo regionale» – quello degli atenei come organizzazioni. L’indagine che è al centro del presente volume ha coinvolto circa cinquemila accademici e rappresenta l’impegno di ricerca più consistente e approfondito su tale fenomeno. Argomento centrale è la «terza missione» svolta dai docenti universitari, accanto ai compiti tradizionali costituiti dalla didattica e dalla ricerca. Si tratta di quell’insieme di attività che conducono alla valorizzazione commerciale della ricerca scientifica attraverso i brevetti, la creazione di imprese accademiche (spin-off), la ricerca svolta in collaborazione con le imprese o su commissione di aziende esterne. Ma sono anche considerati altri tipi di attività che caratterizzano l’impegno sociale e «pubblico» degli accademici fuori dalle mura delle università: dalla divulgazione dei risultati raggiunti dalla scienza al contributo alla soluzione di problemi sociali e politici rilevanti. Questo studio mostra dunque una dimensione importante e trascurata del ruolo degli accademici in Italia: una trama di relazioni e attività da conoscere meglio per governarle e valorizzarle efficacemente.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">(Fonte: Dalla presentazione del volume)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RIFLESSIONI CRITICHE SULL'INTERPRETAZIONE GIURISPRUDENZIALE DEL REGIME DI INCOMPATIBILITÀ DEI PROFESSORI UNIVERSITARI A TEMPO PIENO NELLA LEGGE "GELMINI": LA NOZIONE DI ''CONSULENZA'' E DI ''ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALE''</b> </span></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Autore: Giuseppe Valditara. Giurisprudenza italiana, n. 1, 2018, pp. 179-182.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La L. 30 dicembre 2010, n. 240 all'art. 6 ha inteso modificare ''in modo più liberale e meno burocratico'' rispetto alla legislazione precedente il regime delle incompatibilità. In particolare, come chiarisce la Relazione all'Aula, si innova garantendo ''più libertà nel fornire consulenze''. L'art. 6, 10 comma fra le attività liberamente esercitabili senza necessità di autorizzazione ricomprende le ''consulenze''. Le consulenze qui considerate non sono solo quelle ''scientifiche'', lo dimostra inequivocabilmente il fatto che l'aggettivo ''scientifiche'' è riferito esclusivamente alle ''collaborazioni'' e non anche alle ''consulenze''. L'art. 6, comma 9 preclude invece ai professori universitari a tempo pieno l'attività libero-professionale. Come evidenzia chiaramente la precedente legislazione sul tema, e in particolare l'art. 11 ai commi 4 e 5 del D.P.R. n. 382/1980, l'attività di consulenza non coincide necessariamente con l'attività libero-professionale e d'altro canto tutte le attività ''scientifiche'' erano consentite liberamente già nel precedente regime derogato ora dalla L. n. 240/2010. Il vocabolario Treccani della lingua italiana chiarisce ciò che si intende per attività libero-professionale, ovvero per "professionista'', individuandone le caratteristiche nel carattere ''primario'' dell’attività rispetto ad altre, e nella ''abitualità''. Così pure per "consulenza'' il vocabolario Treccani distingue fra ''prestazione singola o saltuaria di prestazione di consigli e pareri da parte di un esperto'' e ''prestazione continuativa e professionale''. Ciò che dunque è impedito al professore a tempo pieno, con o senza autorizzazione, è la prestazione continuativa, abituale, come attività primaria, di consulenze, vale a dire l'esercizio di attività libero-professionale. E' invece liberamente ammessa senza autorizzazioni la consulenza occasionale. Questa interpretazione è confermata dalla L. n. 247/2012. All'art. 2, comma 6 riserva a chi sia iscritto nell'albo professionale degli avvocati solo le consulenze legali svolte in modo ''continuativo, sistematico, ed organizzato'', dunque solo le consulenze svolte ''professionalmente''. (Fonte: Dall'abstract a cura della Rivista)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DALL'UNIVERSITÀ AL LAVORO 2: UNA SCELTA CONSAPEVOLE PER COSTRUIRE IL TUO FUTURO. GUIDA ALL'UNIVERSITÀ 2019/2020 </span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";">Autori: Pier Giorgio Bianchi, Paolo Alberico Laddomada. Ed. Amazon 2019.</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Dall’Università al Lavoro 2 è uno strumento che aiuta a compiere una scelta consapevole per costruire il tuo futuro. Una pratica mappa per orientarsi nell’oceano dell’offerta universitaria, partendo dalle esigenze presenti e future del mercato del lavoro italiano. Nella maggior parte dei casi infatti la scelta del corso di laurea avviene senza essere adeguatamente informati: ciò è la principale causa di fallimento di un percorso formativo. A differenza delle guide presenti sul mercato, Dall’Università al Lavoro 2 cambia approccio. Non è una sterile lista di corsi di laurea, ma rappresenta una bussola per orientare il lettore nell’oceano del mondo universitario. Non è un libro teorico: è invece utilizzato un approccio pratico, con esempi e riferimenti a situazioni concrete. Non parla solo di università, ma parla soprattutto di opportunità e prospettive nel mercato del lavoro del futuro. Dall’Università al Lavoro 2 si rinnova e si arricchisce con nuovi contenuti esclusivi, tra cui: 1. Il Talent Canvas, la prima strategia d’azione per scegliere un corso di laurea in modo consapevole in 4 semplici passi. 2. Una professione del futuro per ognuno dei 20 indirizzi di laurea presenti in Italia... e molto altro. 3. Due nuovi capitoli sul mercato del lavoro del futuro: dal personal branding alle nuovissime fusion skills, necessarie per tutti i laureati nella nuova era dell'Intelligenza Artificiale. (Fonte: presentazione dell’editore)</span></div>
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<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">IN BREVE </span></span></b></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>6 MARZO – 24 APRILE 2019 (da <a href="https://twitter.com/univtrends"><span style="color: blue;">https://twitter.com/univtrends</span></a> )</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Per la GIURISPRUDENZA NAZIONALE E COMUNITARIA* il c.d. N. RO CHIUSO è indispensabile per la formazione di professionalità adeguate e, a tal fine, è necessario considerare il rapporto 'n. ro di studenti/idoneità delle strutture' e gli sbocchi lavorativi commisurati al fabbisogno medio naz. le. 24 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">*La RATIO RICONOSCIUTA AL C.D. “NUMERO CHIUSO“ è così esplicitata dalla giurisprudenza costituzionale (Sentenza Corte Costituzionale n. ro 302 del 11/12/2013 in tema di graduatoria unica nazionale; Ordinanza n. ro 307 del 20/07/2007; Sentenza n. ro 383 del 27/11/1998) e dalla risalente pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, III Sezione, 12/06/1986. </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Da <a href="https://tinyurl.com/yxgqjtnw"><span style="color: blue;">studio</span></a> di 3 ricercatori (1 italiano, 1 inglese e 1 finlandese): +di 2000 ricercatori, ca. il 5% candidati a ASN 2012-13, hanno pubblicato su RIVISTE `PREDATORIE'*. SSD +interessati Economia az. le, Organizzazione e Finanza az. le. In Medicina pagato fino a 2.500 $ x 1 articolo. QN 24 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">*'Riviste predatorie', alias giornali specialistici che promettono di rispettare gli standard tradizionali dell'editoria scientifica e invece fanno passare per buona qualsiasi cosa, fornendo un servizio di pubblicazioni a pagamento privo di controlli e di qualsiasi valore. </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Nel polo d'Ingegneria di UNIBO ha debuttato il "GREEN MOBILITY RESEARCHLAB", 1° laboratorio di un'azienda straniera (Fev) all'interno dell'UniBo per sperimentare la mobilità del prossimo decennio. Nel lab Fev già lavorano 7 ricercatori poi a regime 18 con contratto X 8 anni. Sole 23 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Concorso per professore universitario. RAPPORTO DI CONIUGIO con docente del dipartimento o della struttura che effettua la chiamata, o con il rettore, il direttore generale o un membro del CdA dell’ateneo. CORTE COSTIT.LE: non fondata lan questione di legittimità costituzionale sollevata da CGA Sicilia. 20 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Sentenza 9-04-19, n. 786, TAR Lombardia: l’individuazione del PROFILO DI RICERCATORE unicamente tramite l'indicazione del settore SDdisciplinare (L. 240/10) non esclude affatto che i criteri di valutazione non debbano tenere conto delle attività richieste al ricercatore da selezionare. 20 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">VITTORIA DELLA SCIENZA. In ospedale Bambino Gesù di Roma con trapianto di cellule staminali del padre guarito bambino affetto da linfoistiocitosi emofagocitica (Hlh), una malattia genetica rarissima che colpisce appena lo 0,002% dei bambini. LaStampa 20 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">In un clima di carenza di medici più di 2.000 Laureati in Medicina e Chirurgia a 3 mesi (!) dalla data prevista per l’ESAME di ABILITAZIONE ALLA PROFESSIONE di Medico-Chirurgo, non hanno ancora alcuna notizia in merito alle modalità dello stesso esame. Roars 19 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">RICERCATORI di Harvard affermano di aver scoperto un gene, EGR (Early Growth Response), da cui dipenderebbe l’accensione e lo spegnimento di diversi altri geni implicati nella RIGENERAZIONE dei tessuti. mondofox 19 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Bozza di decreto e contratto collettivo nazionale delineano ruolo nuovo e percorso di carriera specifico per i RICERCATORI degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), che riconosce competenze acquisite e risultati ottenuti. quotsan 19 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Esonero TASSE UNIVERSITARIE: chi ne ha diritto? <a href="https://www.money.it/Esonero-tasse-universita-chi-ha-diritto"><span style="color: blue;">https://www.money.it/Esonero-tasse-universita-chi-ha-diritto</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @moneypuntoit 17 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">USA. SCANDALO BUSTARELLE per fare ammettere i propri figli nelle università più prestigiose. Pagati fino a 6,5 mln $ per fare entrare i figli. I migliori atenei Usa hanno un tasso d’ammissione molto basso: 4,6% a Harvard; 5% a Stanford; 5,5% a PRINceton e Colombia, 6,2% a Yale. 17 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">L'assemblea della CRUI all'unanimità ha dato parere favorevole al documento predisposto dal capo Dipartimento università e ricerca del MIUR, Giuseppe Valditara, che segna l'avvio della RIFORMA DELLA VALUTAZIONE. 16 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La proposta di legge A.C. 783 (Dossier n° 134 - Schede di lettura 15 aprile 2019), reintroduce la figura del RICERCATORE UNIV. A TEMPO INDETERMINATO, affiancandola a quella del ricercatore a tempo determinato, di cui modifica la disciplina anche per le modalità di reclutamento. 16 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">50 grandi INVENZIONI DI LEONARDO DA VINCI <a href="https://www.wired.it/play/cultura/2019/04/15/invenzioni-leonardo-da-vinci/"><span style="color: blue;">https://www.wired.it/play/cultura/2019/04/15/invenzioni-leonardo-da-vinci/</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @wireditalia. </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Ricercatori d. osservatorio Cgia di Mestre rilevano che NELLE CASSE DELLA UE RESIDUANO 22,3 MLD non ancora spesi da noi e «inattivi» causa ritardi degli uffici regionali e ministeriali nella pianificazione e progettazione di opere finanziate appunto con questi fondi<span style="margin: 0px;"> </span>Il Giornale 15 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Il giorno 11/04/19 il ministro dell’IUR, Marco Bussetti, ha firmato il DECRETO che “attribuisce” alle Università statali, a partire dal 2020, 10 mln per il passaggio di 676 RICERCATORI a Tindeterminato con Abilitazione Scientifica Nazionale al ruolo di prof. re associato. edscuola.14 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Classifica mondiale dei 500 ATENEI SFORNA-PAPERONI stilata dall’istituto di ricerca WealthInsight. Quali sono le migliori università per diventare ricchi? Prime Harvard e Stanford (USA). In Italia conviene puntare sulla Bocconi e sulla Sapienza. Money 2014</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">DEF 2019. A pag. 99 è scritto: Nel 2020 la SPESA PER L’ISTRUZIONE RISPETTO AL PIL scende al 3,5%. Nel 2025 si passa al 3,3; nel 2030 al 3,2; nel 2035 al 3,1. Una lieve risalita avviene solo dal 2045 (3,2). A pesare sono essenzialmente i mancati stanziamenti sull’istruzione. CTS24 14 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">PRECARI CNR: la legge prevede i fondi per stabilizzarli, ma l’ente non li usa <a href="https://www.roars.it/online/precari-cnr-la-legge-prevede-i-fondi-per-stabilizzarli-ma-lente-non-li-usa/"><span style="color: blue;">https://www.roars.it/online/precari-cnr-la-legge-prevede-i-fondi-per-stabilizzarli-ma-lente-non-li-usa/</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @Roars 14 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">UK. More than 20 universities have been accused by the education secretary of using “UNETHICAL” ADMISSION PRACTICES that are “trapping” students into accepting higher education places, writes Dean Kirby for iNews. UWN 14 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">RUSSIA. ÉLITE UNIVERSITIES project to expand to 30 universities <a href="https://www.universityworldnews.com/post.php?story=20190410160146901"><span style="color: blue;">https://www.universityworldnews.com/post.php?story=20190410160146901</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>…14 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">DEF: No tax area più ampia e numero chiuso: ecco le promesse (vaghe) per gli atenei<span style="margin: 0px;"> </span><a href="http://24o.it/x5TB64"><span style="color: blue;">http://24o.it/x5TB64</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>di @sole24ore 12 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Università, M5S: proposta di legge per RIFORMA RECLUTAMENTO - reintroducendo la figura del ricercatore universitario a tempo indeterminato <a href="https://www.orizzontescuola.it/universita-m5s-proposta-di-legge-per-riforma-reclutamento/"><span style="color: blue;">https://www.orizzontescuola.it/universita-m5s-proposta-di-legge-per-riforma-reclutamento/</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @orizzontescuola 12 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">I PRECARI ormai sono oltre il 58% del personale accademico. Servirebbe un aumento del finanziamento da affiancare a manovre straordinarie per riequilibrare il sistema che ha visto l’organico ridursi del 25% negli ultimi 10 anni: unico comparto della PA a subire simile taglio. FQ 11 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">“La comunità scientifica europea, beneficiando di finanziamenti transnazionali da tutta Europa negli ultimi 25 anni, ha permesso ai ricercatori SINERGIE FONTI DI PROGRESSI enormi nella ricerca globale“. “Le minacce all’Europa unita sono minacce alla ricerca scientifica”. EGU 11 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">UK. Post-92 universities in England have expressed their disappointment after the government confirmed that it was refusing to help them foot a bill for increased PENSION CONTRIBUTIONS that could top £140 million. THE 11 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Con il DDL Concretezza si sblocca il TURNOVER al 100% nella Pubblica Amministrazione. Ma questo sblocco al 100% non si applica nei confronti dei comparti Scuola, Università, Difesa e Sicurezza: per insegnanti, ATA e Forze dell’ordine continuano ad applicarsi le norme di settore. 11 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Così ha deciso la CORTE COSTITUZIONALE: moglie e marito non sono parenti; soprattutto non lo sono se l’una partecipa a un concorso universitario da professore di prima fascia indetto da un dipartimento nel quale l’altro è un pezzo da Novanta. Rep: <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"> </span></b>11 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Conflitto di interesse e RECLUTAMENTO. Una sentenza del TAR Puglia. <a href="https://www.roars.it/online/conflitto-di-interesse-e-reclutamento-una-sentenza-del-tar-puglia/"><span style="color: blue;">https://www.roars.it/online/conflitto-di-interesse-e-reclutamento-una-sentenza-del-tar-puglia/</span></a> … di @Roars 10 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">CINECA, consorzio interuniversitario per il calcolo automatico dell’Italia Nord orientale, ha candidato Bologna a ospitare il SUPERCOMPUTER TARGATO UE. Il 2 aprile il centro, che raccoglie 67 università, ha spedito a Bruxelles un dossier per la macchina pre-exascale. Wired 9 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Oggi 70/92 ATENEI (76%) hanno il N. RO CHIUSO: 1.736 CdL di 1° e 2° livello su 4.560. N. ro chiuso è regola per 38% CdL: 732 a liv. nazionale e 1004 a liv. locale. Trend in crescita: erano 1.646 nel 16/17 e 1.701 nel 17/18. UniBo ha 108/214 CdL, Sapienza 94/226, UniPd 82/176. S24 8 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La scuola sec. ria superiore prepara anche per l'università: perché non valutare con un TEST la preparazione alla fine di essa? Abolire n. ro chiuso significherebbe delegittimarla. Il test valuta soprattutto attitudine: sono correlati buoni risultati al test e successo al CdL. S24 8 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La rivincita del LATINO: certificati universitari da inserire nel curriculum per cercare lavoro <a href="https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/latino_curriculum_lavoro_oggi_ultime_notizie-4414615.html"><span style="color: blue;">https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/latino_curriculum_lavoro_oggi_ultime_notizie-4414615.html</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… @ilmessaggero.it 8 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Studenti: più fondi per l'ERASMUS. Il Parlamento europeo conferma che, per il prossimo programma Erasmus+, dovrebbero essere triplicati i fondi per consentire la partecipazione di un maggior numero di persone. St.Cataldi 8 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">La trasformazione in rapporto a tempo indeterminato del rapporto di durata triennale dei RICERCATORI UNIVERSITARI; rimessa la questione alla Corte di giustizia UE. Tar Lazio, sez. III, ordinanza, 3 aprile 2019, n. 4336. Per saperne di più <a href="http://tinyurl.com/y46kseer"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/y46kseer</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>7 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">INTELLIGENZA ARTIFICIALE, machine learning e intelligence. Le strategie di Cina, Russia e Stati Uniti - <a href="http://formiche.net/"><span style="color: blue;">http://Formiche.net</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>7 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">I PROFESSORI DELL'UNIBO, stanchi di bufale che girano in Rete e letture distorte della realtà, dell'ignoranza assunta come valore nella politica, in 128 (finora) hanno deciso di usare il sito http://www.parliamoneora.it<span style="margin: 0px;"> </span>per smontare le FAKE NEWS, portare conoscenza, condividere saperi 7 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">54 proposals have been submitted to the pilot EUROPEAN UNIVERSITIES Initiative. The initiative stems from French President Macron’s call for the creation by 2024 of 20 ‘European Universities’, supported by the Gothenburg summit of European leaders in 12-17 <a href="https://tinyurl.com/y3awcock"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y3awcock</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>7 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">At the higher education level, UNIVERSITIES need to ask what being either GLOBAL or INTERNATIONAL might actually mean in terms of their curricula. UWN<span style="margin: 0px;"> </span>7 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">RIENTRO DEI CERVELLI. I ricercatori che negli ultimi anni si sono trasferiti all’estero, potranno tornare e approfittare di un regime fiscale agevolato. Per 6 anni (non più 4) pagheranno tasse solo sul 30% della base imponibile (prima la soglia era fissata al 50%). Dcr. crescita 7 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">TEST DI ACCESSO universitari avanti tutta (ma in ordine sparso nel mondo)<span style="margin: 0px;"> </span>http://24o.it/D2KM6z<span style="margin: 0px;"> </span>di @sole24ore 6 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">In Francia la selezione per i corsi universitari è drastica e STUDENTI FRANCESI CHE MIGRANO all’università in Belgio sono + di 21mila, aumentati del 228% nel 2010-2015 secondo Unesco (f.te Le Monde). Studiano medicina, odontoiatria, veterinaria, belle arti, psicologia. . ITAOGGI 6 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Ecco una FAKE NEWS: “Incarna l’immagine paradigmatica di una classe dirigente rassegnata allo status quo il rettore della Sapienza quando difende il n. ro chiuso a Medicina, con la motivazione che chi supera la selezione gode delle strutture didattiche in maniera ottimale.” PB Manif 6 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Professori e ricercatori univ.ri che svolgono, oltre all’attività didattica e di ricerca, ASSISTENZA SANITARIA IN AZIENDE OSPEDALIERO-UNIVERSITARIE. L’obbligo di contribuzione deve essere assolto anche sulle retribuzioni relative all’attività sanitaria. INPS <a href="https://tinyurl.com/y6jsrs7u"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y6jsrs7u</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>6 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Da 2008 a oggi il GETTITO D. TASSE STUDENTI è + 18,3% (da 1,38 mld a oltre 1,63 mld) e il FFOrdinario è passato da 7,44 mld a 6,98 (- 6,19%). Gettito tasse studenti: al Sud +26,6%, al Nord +18,10%, al Centro +10,74%. Iscritti nell'A.A. 2008/09 1.659.764, nel 2017/18 1.428.395. FQ 4 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Segretario naz. le Anaao Assomed: MEDICI «Li mandiamo via con Quota 100 e poi li assumiamo come PENSIONATI. Sentiamo "prima gli italiani" ma poi li cederemo, laureati e specializzati, a Olanda o Francia o Germania». E' il commento all'annuncio di un +20% degli accessi a CdLMedicina. S24 4 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Moltiplicando COSTO FORMAZIONE X n. ro ricercatori italiani all’estero, siamo a + di 1 MLD € l’anno di spesa. Mentre perdiamo il 16,2% di ricercatori formati qui, ne attraiamo solo il 3% di altri Paesi. Il programma “ritorno dei cervelli” ha convinto solo 488 ricercatori. ISTAT 4 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">The Times Higher Education (THE) UNIVERSITY IMPACT RANKINGS 2019 show how the global higher education sector is working towards 11 of the UNs’ SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS (SDGs), which include academic freedom policies, efforts towards gender equality, taking action against climate change. (F.te THE 3 apr)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">The Times Higher Education (THE) UNIVERSITY IMPACT RANKINGS 2019. The list is led by New Zealand’s University of Auckland, while Canada’s McMaster University and the University of British Columbia, and the UK’s University of Manchester complete the TOP THREE. (F.te THE 3 apr)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">The Times Higher Education (THE) UNIVERSITY IMPACT RANKINGS 2019. Japan is the most-represented nation in the table with 41 institutions, followed by the US with 31 and Russia with 30. Italy is represented with 10 institutions. See table below. (F.te THE 3 apr)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Al via trattative per l’approvazione di una RIFORMA del sistema delle SPECIALIZZAZIONI IN MEDICINA. Due le ipotesi sul tavolo: doppio binario o contratto di formazione-lavoro per tutti. Leggi su Money.it </span><a href="https://tinyurl.com/y3y5s9s7"><span style="font-family: "verdana" , "sans-serif"; margin: 0px;"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y3y5s9s7</span></span></a><span style="font-family: "verdana" , "sans-serif"; margin: 0px;"> </span><span style="font-family: "arial";">3 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">SCIENZA IN PARLAMENTO: i ricercatori chiedono che il Parlamento si doti di un ufficio di scienza e tecnologia - HealthDesk</span><span style="font-family: "cambria math" , "serif"; margin: 0px;">⎪</span><span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span><a href="http://www.healthdesk.it/scienzainparlamento-ricercatori-chiedono-che-parlamento-doti-ufficio-scienza-tecnologia"><span style="margin: 0px;"><span style="color: blue;">http://www.healthdesk.it/scienzainparlamento-ricercatori-chiedono-che-parlamento-doti-ufficio-scienza-tecnologia</span></span></a><span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"> </span>… via @HealthDesk</span>News 3 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">“Non vi sono ... disposizioni di legge o ricostruzioni interpretative (per) ... equiparare il DOTTORATO DI RICERCA all’abilitazione all’insegnamento ai fini dell’inserimento nella II fascia del personale docente delle graduatorie di circolo e di istituto. CdStato 02264/2018" 3 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">RT Le voci pensionabili per professori e ricercatori che svolgono assistenza sanitaria presso aziende ospedaliero-universitarie - <a href="https://go.shr.lc/2JVDRDe"><span style="color: blue;">https://go.shr.lc/2JVDRDe</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>via @shareaholic 2 apr </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Nuovi TEST D'ACCESSO ai CdLaurea a n. ro chiuso: più domande di cultura generale (da 2 a 12 con riduzione da 20 a 10 di quelle di logica) e si riferiranno in particolare all'ambito storico, sociale e istituzionale, letterario. Anche quesiti relativi a Cittadinanza e Costituzione 2 apr</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Researchers at North Korea’s leading university have struck an UNUSUAL AGREEMENT with an Italian institute that will enable physicists from the isolated state to be trained in neuroscience, writes Alison Abbott for Nature. UWN 31 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">China. A liberal LAW PROFESSOR at Tsinghua University who openly criticised Chinese President Xi Jinping has been SUSPENDED and placed under investigation by the university. UWN 31 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Medicina e Odontoiatria a Università Cattolica Roma. 7.785 CANDIDATI A MEDICINA (di cui 5.261 femmine ) per uno dei 270 posti a concorso, (rapporto di ca. 1 ammesso ogni 30 candidati). 459 quelli per i 25 posti di Odontoiatria (d cui 227 femmine), 1 ammesso ogni 18 concorrenti. 30 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">UE. Dal 2021 al 2027 la Commissione ha proposto di dedicare 1 miliardo l’anno all’INTELLIGENZA ARTIFICIALE facendo ricorso a due programmi tematici: Horizon Europe e Europa Digitale, Ad oggi Horizon Europe ha una dotazione di 100 miliardi di euro. 30 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">ERC. “In ambito informatico sono stati dati solo 4 GRANTS A DONNE e 3 sono italiane, anche se le altre due lavorano all’estero. Mi sembra un dato del quale andar fieri”, dice Fosca Giannotti sottolineando come il suo riconoscimento sia frutto del lavoro a Pisa al Laboratorio Kdd. 29 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Consiglio Europeo Ricerca (ERC). L'Italia è 4° con 23 ricercatori, di cui 10 attivi all'estero. Quanto al NUMERO DI PROGETTI, il nostro Paese è 6° (14); ai primi posti ancora una volta UK pre-Brexit (47), seguita da Germania (32), Francia (31), Olanda (23) e Svizzera (18). R. it<span style="margin: 0px;"> </span>29 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">LABORATORIO NAZIONALE DI ARTIFICIAL INTELLIGENCE AND INTELLIGENT SYSTEM (Cini Aiis), coordinamento nato spontaneamente all’interno del mondo accademico che sta unendo gli sforzi di 40 atenei pubblici e istituti di ricerca come l'Iit e il Cnr in fatto di intelligenza artificiale. 29 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Rivoluzione a Ghent: MENO BUROCRAZIA, ranking e valutazione. Più libertà e responsabilità. <a href="https://www.roars.it/online/rivoluzione-a-ghent-meno-burocrazia-ranking-e-valutazione-piu-liberta-e-responsabilita/"><span style="color: blue;">https://www.roars.it/online/rivoluzione-a-ghent-meno-burocrazia-ranking-e-valutazione-piu-liberta-e-responsabilita/</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @ROARS 29 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">NEW EU COPYRIGHT DIRECTIVES should make it possible for libraries to gain digitalisation rights in bulk from bodies that look after copyright – rather than seeking permissions to digitalise documents one by one from individual copyright owners, as is currently the case. THE 29 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Ministro Bussetti ha annunciato l'aumento del 20% dei posti a Medicina dal prossimo anno. "Ma devono crescere anche le borse di specializzazione – ha aggiunto - arriveremo ad allineare i numeri di laureati rispetto alle borse". R. it Scuola 28 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">The UK will find it “almost impossible” to match the European Research Council’s quality if it creates a rival programme after BREXIT, senior European research figures have told THE. “Good luck with it,” said former European Commission research head Robert-Jan Smits. THE 28 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">ARTIFICIAL INTELLIGENCE. Most of the AI experts and university leaders reject the idea that the rise of automation will lead to job losses in universities in the next 10-15 years. They also say AI will increase employers’ demand for university graduates. THE 28 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">VALUTAZIONE DELLA RICERCA. In vista della VQR 2015-19 il CUN suggerisce: abbandonare i ranking, centrare la valutazione sugli Atenei piuttosto che sui singoli docenti per monitorare l’efficienza e l’efficacia delle politiche di ricerca scelte dagli Atenei nella loro autonomia. 27 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">26 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Istituzioni politiche di concerto sull'istruzione con organiz. ni economiche internaz. li, possono sostituirsi alla scienza e IMPORRE PROCESSI DI FORMAZIONE E VALUTAZIONE, modalità d'insegnamento/apprendimento, prassi didattiche standardiz. te su scala nazionale e sovranazionale? Roars 26 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS BY SUBJECT 2019. Città italiane con più università classificate: Milano (7), Roma (4) e Pisa (3). Delle 521 posizioni occupate da università italiane, 192 sono invariate rispetto al 2018, 166 sono migliorate, 85 in calo e si contano 78 new entry. 26 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>‘DIDATTICA PER COMPETENZE’ non ha alcun fondamento teorico, scientifico, epistemologico. Orienta lo scenario educativo internaz. le perché alimentata da una spinta politico-economica tesa all’omologazione globale dei processi formativi funzionale ai processi produttivi. AA Roars<span style="margin: 0px;"> </span>26 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">25 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Composizione COLLEGI DI DOTTORATO. MIUR richiede al Pres.te di ANVUR di rimuovere dal sito web dell’Agenzia l’avviso sulle simulazioni basate sugli INDICATORI R e X1 dell’ultima VQR e di astenersi dall’eseguire simulazioni basate su parametri non più significativi. F. to G. Valditara 24 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">G. Valditara all’Ansa: I DOTTORATI Industriali saranno organizzati in collabor. ne con imprenditori privati che entreranno nei collegi di dottorato e contribuiranno a definire più nel dettaglio il programma. Si prevede anche un budget specifico per dottorati su intelligenza art.le. 24 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">JORDAN PETERSON. Il NYTimes lo definisce "il più influente intellettuale pubblico nel mondo occidentale". Il suo libro "Dodici regole per la vita" è un successo planetario. Ma l'Università di Cambridge capitolando al "diversity-inclusivity-equity mob" gli ha RITIRATO LA CATTEDRA. 23 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">MEDICI. PENSIONE. Nel 2019-21, che interesserà secondo la “Fornero” i nati dal 1954 al 1956, previste uscite di 6000-7000 medici l'anno, per un totale di ca. 20.000.<span style="margin: 0px;"> </span>Con “Quota 100”, tra il 2019 e il 2021 Anaao stima un'uscita di ca. 4.500 medici dei 18.000 aventi diritto. 21 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">CONCORSI: importante sentenza sui limiti della DISCREZIONALITÀ VALUTATIVA dei commissari <a href="http://www.flcgil.it/universita/concorsi-importante-sentenza-sui-limiti-della-discrezionalita-valutativa-dei-commissari.flc"><span style="color: blue;">http://www.flcgil.it/universita/concorsi-importante-sentenza-sui-limiti-della-discrezionalita-valutativa-dei-commissari.flc</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>…20 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Quanto servono le COSE STUDIATE ALL’UNIVERSITÀ per il mercato del lavoro? <a href="https://universityequipe.com/quanto-servono-cose-studiate-alluniversita-per-lavoro"><span style="color: blue;">https://universityequipe.com/quanto-servono-cose-studiate-alluniversita-per-lavoro</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @universityequip 20 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>TAR Umbria. La RIFORMA MADIA non s’applica ai ricercatori a tempo determinato. “Il riconoscimento del diritto alla trasformazione del proprio contratto a tempo indeterminato comporterebbe un risultato abnorme ... (perché) sarebbe un automatismo lesivo dell’autonomia degli Atenei”. 20 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Appello di oltre 500 ACCADEMICI dell'ateneo scaligero contro Congresso delle famiglie. Un j'accuse condiviso anche dal rettore dell'università: «Alcune delle posizioni che saranno discusse sono prive di fondamento e non validate dalla comunità scientifica internazionale». SecXIX 20 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Dura Lex, sed lex. La colpa medica tra responsabilità civile, penale e contabile. | Agenzia Stampa Italia <a href="http://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/44727-dura-lex-sed-lex-la-colpa-medica-tra-responsabilita-civile-penale-e-contabile"><span style="color: blue;">http://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/44727-dura-lex-sed-lex-la-colpa-medica-tra-responsabilita-civile-penale-e-contabile</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… #asi di @AgenziaASI 20 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Sottosegr. Fioramonti: "Stiamo lavorando su incremento del 20% dei posti e su un NUOVO ACCESSO ALLE FACOLTÀ SCIENTIFICHE. Il 1° anno gli studenti saranno impegnati in materie inerenti alla chimica e alla biologia. Poi soltanto i migliori potranno iscriversi a medicina". Agenpress 18 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Secondo l’agenzia AdnKronos nel nuovo piano del ministro dell’economia Tria ci sarebbero un CREDITO DI IMPOSTA più forte sulla ricerca e nuove agevolazioni per il rientro in Italia dei ricercatori e dei cervelli “fuggiti” all’estero. sussidiario. net 17 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">At the current rate of progress, the GLOBAL GENDER GAP will take more than a century to close and economic gender parity will take 202 years, according to the World Economic Forum’s (WEF) Global Gender Gap Report 2018. UWN 17 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">COSTO STANDARD PER STUDENTE. Quest'anno maggior incremento X università tutte del Centro-Sud: UniBas (+ 28,3%), UniRC (+26,8%), UniCas (+26,3%), UniSannio (+24,4%), UniMol (+ 24.2%), UniTe (+21,6%), UniMc (+20,6%), UniTus (+19.5%), UniSalento (+18.8%) e UniSs (+18,5%). Sole24Ore 15 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>OLANDA. Il 90% delle attività lavorative si svolgono in inglese, il 75% dei CORSI DI LAUREA è solo in INGLESE. All'università dl Eindhoven dal prossimo anno l'inglese sarà la lingua ufficiale dell'ateneo. I ragazzi tra i 13 e 17 anni tra loro non parlano più in olandese. 15 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">TAR. Possono passare direttamente (senza TEST D’INGRESSO) al CdL in Medicina in posti vacanti i laureandi. laureati, o iscritti almeno al 3°anno di un CdL a indirizzo sanitario affine a Medicina se hanno maturato almeno 25 Cfu in materie convalidabili nel CdL in Medicina. 15 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Fisici obbligati a ISCRIVERSI ALL'ORDINE anche se non sanitari? La palla torna al Ministero della salute- <a href="http://goo.gl/alerts/6HfnS"><span style="color: blue;">http://goo.gl/alerts/6HfnS</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>#GoogleAlerts 15 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>“INTELLIGENZA ARTIFICIALE E FUTURO DEGLI ESSERI UMANI”, titola ricerca che evidenzia le preoccupazioni di un migliaio di ricercatori e professionisti, e le strategie per minimizzare le conseguenze nefaste degli sviluppi tecnologici per , l'uomo. Leggi > <a href="https://tinyurl.com/y6ehdrj"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y6ehdrj</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>14 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>ANVUR. RAPPORTO SU VISITA NEGLI ATENEI. Solo UniTn è classificata in fascia “A” con 7,6 punti (la fascia “A” parte da 7,5) e subito sotto UniBocconi con 7,3 punti. Al 3° posto UniBo in fascia B con 7,27 punti seguita da PoliTo con 7,15 punti. Le altre hanno punteggi inferiori a 7. 14 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">SUSO (Sindacato Unitario Specialità Ortognatodonzia) esprime contrarietà alla proposta di legge con iniziale PERCORSO FORMATIVO COMUNE alle professioni sanitarie e sbarramento alla fine del primo anno accademico. Ciò sconvolgerebbe l'attuale organizzazione delle Università. 14 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Un universitario italiano da Londra. Dopo BREXIT il costo alimenti importati (il 75% che usa l'inglese medio) crescerà di ca. l'87%, l’assicurazione sanitaria non sarà più garantita a stranieri (dovranno stipulare polizze private costosissime) e la retta universitaria raddoppierà. 14 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Piano Straordinario 2019 per il RECLUTAMENTO RICERCATORI di cui all’articolo 24, comma 3, lettera b) della Legge 240/2010. Ripartizione tra gli atenei di 1.511 ricercatori a tempo determinato di tipo b. https://www.roars.it/online/wp-content/uploads/2019/03/DM-n.-204-Tabella-1.pdf …<span style="margin: 0px;"> </span>(Fonte: Roars 13-03-19)</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Linee guida DOTTORATO 2019. Per partecipare al COLLEGIO DEI DOCENTI, i prof. ri dovranno soddisfare 2 condizioni: aver pubblicato almeno 3 prodotti negli ultimi 5 anni su riviste “Scopus” o “Web of Science”; aver superato specifici indicatori o soglie relativi all’ASN. 13 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">EGYPT has announced plans to create eight new “INTERNATIONAL UNIVERSITIES” in conjunction with Western universities, but there are questions about whether they should be associated with an authoritarian regime implicated in the murder of a University of Cambridge researcher. THE 13 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">AIR POLLUTION caused an estimated 8.8 million extra deaths in 2015 — almost double previous estimates, and more than the 7 million that the World Health Organization blames on smoking. Nature Briefing 12 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTI A RICERCA. In Italia: in media PRIN alloca 30 mln l'anno, 4400 i progetti presentati e % di successo del 6,7%; +da FIRB ca. 20 mln l'anno. In Francia HCERES alloca in media 500 mln l'anno, ca. 6000 progetti presentati con % di successo ca. 20% (1/5 finanziato). IlBo 12 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Piani Operativi Nazionali (PON), FINANZIAMENTI erogati da Europa. Per l'Italia i finanz. ti 2014-2020 sono stati BLOCCATI DALLE MANCATE RENDICONTAZIONI delle tornate precedenti: 2000-2006 e 2007-2013, ca. 3 mld non spesi e non rendicontati che hanno bloccato erogazioni ulteriori. 12 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">“Educare Digitale”: è la cultura, non la connettività, che forma il CITTADINO DIGITALE <a href="https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/educare-digitale-e-la-cultura-non-la-connettivita-che-forma-il-cittadino-digitale/"><span style="color: blue;">https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/educare-digitale-e-la-cultura-non-la-connettivita-che-forma-il-cittadino-digitale/</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… @Agenda_Digitale 12 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Fnomceo: «Priorità è azzerare imbuto formativo. Vogliamo assicurare un futuro, non una laurea». Mantenere il NUMERO PROGRAMMATO a Medicina, conservando ancora per 10 anni le 2000 borse per il Corso di formazione in Medicina generale e duplicando i posti per le Scuole di spec. ne. S24 12 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Fnopi: con Quota 100 subito in PENSIONE 22MILA INFERMIERI. Per la presidente «la situazione è in picchiata e per il sistema è un collasso annunciato». Il portavoce Aceti: «Il rapporto ideale tra infermieri e pazienti è di 1:6 ma in Campania rischia di salire a 1.19» S24 12 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Studio “New Skills at Work” condotto da J.P. Morgan e Bocconi. L’Italia è il 3° Paese al mondo con il più alto DISALLINEAMENTO tra le discipline di studio scelte dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro (“SKILL MISMATCH”) e ne sono penalizzati soprattutto i giovani. 11 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Ministro dell’IUR ha firmato il decreto sul PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI per RICERCATORI UNIVERSITARI TIPO b previsto, con appositi stanziamenti, dall’ultima Legge di bilancio. In tutto 1.511 posti per ricercatori che potranno poi ambire a un posto di professore associato. 11 mar</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Piano per assegnazione di 1.511 RICERCATORITD-b. Al 1°posto Roma Sapienza con 83 posti, al 2° UniBo con 79. aI 3° Federico II Na con 64. Le assegnazioni tengono conto di n. ro di docenti, di studenti in corso, d. borse di dottorato, qualità della ricerca e n. ro di RTD abilitati. 11 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">@univtrends</span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Implications of a NO-DEAL BREXIT for European Research - EuroScientist journal <a href="https://www.euroscientist.com/implications-of-a-no-deal-brexit-for-european-research/"><span style="color: blue;">https://www.euroscientist.com/implications-of-a-no-deal-brexit-for-european-research/</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @EuroScientist . 11 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">Lauree inutili di solito sono ritenute le umanistiche. Ma uniche lauree inutili sono le monodimensionali. Lo hanno cominciato a capire a Londra dove London Interdisciplinary School offrirà UN SOLO CORSO DI LAUREA che fonde materie umanistiche e scientifiche, arte e tecnologia. 7 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">È britannico il secondo adulto al mondo a essere stato LIBERATO DAL VIRUS DELL'HIV dopo aver ricevuto una donazione di cellule staminali del midollo osseo di un uomo con una rara mutazione genetica che resiste all'HIV. The Guardian<span style="margin: 0px;"> </span>6 mar </span></div>
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<span style="font-family: "arial";">RUSSIAN SCIENCE REFORMS ‘ambitious but unrealistic’ <a href="https://www.timeshighereducation.com/news/russian-science-reforms-ambitious-unrealistic"><span style="color: blue;">https://www.timeshighereducation.com/news/russian-science-reforms-ambitious-unrealistic</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>… di @timeshighered. 6 mar </span></div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-EFE3Ws1lDqg/XMCX0iU3d4I/AAAAAAAAY2A/rrpYp_h3Cn4vLEqyox6o7yWDbspzLi8OgCLcBGAs/s1600/THE%2BRANKING%2B2019%2B03-04-19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="382" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-EFE3Ws1lDqg/XMCX0iU3d4I/AAAAAAAAY2A/rrpYp_h3Cn4vLEqyox6o7yWDbspzLi8OgCLcBGAs/s320/THE%2BRANKING%2B2019%2B03-04-19.jpg" width="173" /></a></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-family: "arial";"></span><br />
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<span class="post-author vcard">Pubblicato da <span class="fn" itemprop="author" itemscope="itemscope" itemtype="http://schema.org/Person"><span itemprop="name">Paolo Stefano Marcato</span> </span></span><span class="post-timestamp">a <a class="timestamp-link" href="http://psm-universitas.blogspot.com/2019/04/informazioni-universitarie-n-3-24-4-2019.html" rel="bookmark" title="permanent link"><abbr class="published" itemprop="datePublished" title="2019-04-24T19:26:00+02:00"><span style="color: #997f00;">19:26</span></abbr></a> </span><span class="reaction-buttons"></span><span class="post-comment-link"></span><span class="post-backlinks post-comment-link"></span><span class="post-icons"><span class="item-action"><a href="https://www.blogger.com/email-post.g?blogID=8501470011116221088&postID=17244342897995882" title="Post per email"><img alt="" class="icon-action" height="13" src="https://resources.blogblog.com/img/icon18_email.gif" width="18" /><span style="color: #997f00;"> </span></a></span><span class="item-control blog-admin pid-663177239"><a href="https://www.blogger.com/post-edit.g?blogID=8501470011116221088&postID=17244342897995882&from=pencil" title="Modifica post"><img alt="" class="icon-action" height="18" src="https://resources.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif" width="18" /></a></span></span><br />
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<li><a href="http://psm-universitas.blogspot.com/2019/04/informazioni-universitarie-n-3-24-4-2019.html"><span style="color: #997f00;">INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 3 24-4-2019</span></a></li>
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<dd class="profile-data">Bologna, BO, Italy</dd><dd class="profile-textblock">DMV - PhD - Dipl. ECVP - Professore emerito dell'università di Bologna - Membro dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna - - ------------------------ Disclaimer: Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001</dd></dl>
<a class="profile-link" href="https://www.blogger.com/profile/03577834098625664777" rel="author"><span style="color: #997f00;">Visualizza il mio profilo completo</span></a> <br />
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ITALIANE QUARTE IN EUROPA E SETTIME AL MONDO NEL QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS
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<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L'Italia è al 4° posto in Europa (dopo Regno Unito,
Germania e Francia) e al 7° posto nel mondo per numero totale di università
incluse nella classifica di quest'anno. L'Università Sapienza è l'unico ateneo
italiano classificato primo al mondo in una disciplina: Studi Classici e Storia
Antica. L'Italia inoltre è al 3° posto in Europa dopo Regno Unito e Germania e
al 7° posto nel mondo per numero totale di posizioni occupate. La classifica
include ben 41 università italiane. L'area Scienze della vita - Medicina delle Università
italiane è la più rappresentata in questa classifica mondiale. Mentre nelle
singole discipline a classificarsi sono state Fisica e Astronomia, Medicina ed
Economia & Econometria. Più in particolare: il PoliMi è l'unica italiana
che si classifica tra le Top 10 in 3 discipline; l' UniBocconi è ottava al
mondo per Business & Management, guadagnando 2 posizioni rispetto allo
scorso anno. Sale di 11 posizioni anche in Finanza, conquistando il 18° posto e
mantiene il 16° in Economia. Il PoliTo entra per la prima volta nella
classifica di Ingegneria Mineraria, al 24° posto. Altri debutti eccellenti
quello dell'UniBo in Odontoiatria (44° posto) e dell'UniPi in Scienze
Bibliotecarie (50° posto). Sapienza, UniBo e UniPd sono le più rappresentate in
classifica. Le città italiane con più università classificate sono Milano (7),
Roma (4) e Pisa (3). Ben 18 università Italiane hanno ottenuto il riconoscimento
di essere classificate tra le prime 100 per 36 distinte discipline. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L'Italia, rispetto allo scorso anno, ha incrementato la
propria presenza in tutte le classifiche, sia tra le top 50 (erano 29 ora sono
34), sia tra le top 100 (erano 83 atenei ora sono 98) sia infine tra le top 200
(erano 213 ora sono 236). </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">È ancora la classifica QS a indicare gli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">atenei italiani i migliori quanto a capacità
di creare lavoro</i>, la cosiddetta Employabiliy, dunque di offrire una
preparazione con la quale entrare più facilmente e velocemente nel mondo del
lavoro. Considerando tutto il mondo e tutte le discipline, i nostri fiori
all'occhiello sono il PoliMi (36° al mondo), seguito da Sapienza (98°) e
dall’Università Cattolica di Milano (101° a pari merito con una decina di
atenei stranieri). Al 4° posto c’è poi l’UniBo (111°), mentre a chiudere la Top
5 si trova il PoliTo (121°).<span style="margin: 0px;"> </span>(Fonte:
rainews.it 27-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTI E
ASSUNZIONI. DATI E CONGELATI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Per risalire la china non basta dire «aboliamo il numero
chiuso». In Parlamento solo nell’ultimo anno sono state presentate sette
diverse proposte di revisione della legge del 1999. Certo, il sistema dei test
a crocette meriterebbe un profondo ripensamento per essere certi di selezionare
davvero i più capaci e meritevoli. Ma se si vuole cambiare rotta bisogna
cominciare ad aprire il portafogli. L’università italiana è fra le più povere
d’Europa: in rapporto al Pil spendiamo lo 0,9 per cento contro l’1,2 per cento
della Germania, l’1,3 della Spagna, l’1,5 della Francia, per non parlare degli
inglesi che sfiorano il 2 per cento. Invece nell’ultima legge di Bilancio con
una mano sono stati dati più soldi (40 milioni all’università e 10 milioni alle
borse di studio), ma con l’altra sono stati congelati almeno fino a luglio per
via degli accantonamenti imposti ai vari ministeri. Ed è vero che in chiusura
d’anno sono state finalmente sbloccate 2.000 assunzioni per coprire i
pensionamenti del 2017, ma i 440 docenti in più del normale turnover concessi
alle università virtuose non solo tagliano fuori la maggior parte degli atenei
del Sud con i conti scassati dalla fuga di iscritti e dall’impossibilità di far
leva sulle rette, ma cominceranno ad arrivare non prima di dicembre per via del
blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. (Fonte: M. Gabanelli e
O. Riva, CorSera Dataroom 22-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">MENO ADEMPIMENTI E
TEMPI PIÙ RAPIDI PER L'AVVIO DI NUOVI CORSI DI LAUREA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nuove linee guida per la valutazione delle attivazioni
avanzate dagli atenei, che il MIUR ha messo a punto insieme all'ANVUR. Uno
snellimento che si aggiunge a quello sui dottorati di ricerca. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In una lettera all'ANVUR, il capo dipartimento università
del MIUR, Giuseppe Valditara, annuncia «una significativa semplificazione dei
processi e dei protocolli di valutazione riguardanti l'accreditamento dei corsi
di studio universitari di nuova attivazione». Come? Sperimentando per un anno
una procedura ultra semplificata. Con tre indicazioni principali: limitare il
giudizio degli esperti nominati dall'Agenzia «alla verifica della coerenza
delle attività formative con i profili di uscita, dell'utilizzo di metodologie
didattiche aggiornate e flessibili, della qualificazione dei docenti e
dell'adeguatezza delle strutture»; attribuire la valutazione di ciascun corso a
tre esperti selezionati in base alle competenze disciplinari; ridurre i quesiti
a cui bisogna rispondere per promuovere o non la nuova attivazione. (Fonte: E.
Bruno, IlSole24Ore 01-03-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PERCHÉ IN ITALIA I
MEDICI SONO POCHI?</b> </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Con troppa facilità si è portati a individuare la causa
nel cosiddetto "numero chiuso" che regola l'accesso alle scuole
mediche. Personalmente considero il numero chiuso un grande strumento di
equità, quindi un grande strumento democratico perché consente l'accesso alle
scuole di medicina soltanto a chi supera il test d’ingresso. Non è detto che
chi lo supera sia migliore degli altri, ma sicuramente se lo supera non è perché
è figlio, nipote, cognato, amico, sodale, compagno di scuola o di partito,
amante di qualcuno. Questo, in Italia, rappresenta un buon successo per un
sistema di selezione, ma, si sa, è un tipo di successo che infastidisce molti. Perciò,
spesso e da più parti, si torna ad invocare l'abolizione del numero chiuso e,
dimenticando di essere in Italia, il ricorso a modelli francesi, svizzeri o
quant'altro come soluzione del problema. A mio avviso non rappresenterebbe una
soluzione, ma solo il ritorno a modelli (e vizi) antichi. Piuttosto, poiché il
numero dei posti disponibili ogni anno a Medicina non ci è imposto da nessuno, ma
è frutto di una scelta del governo sentite le parti interessate, per risolvere
il problema basterebbe un'assunzione di responsabilità corale di tutti i
soggetti preposti (ministri, rettori, ordini, ecc) nella corretta
determinazione della quantità di accessi alle scuole mediche di
specializzazione consentiti annualmente, aumentandone il numero in funzione di
una programmazione seria che valuti le esigenze calcolandole almeno a dieci
anni. Nonostante il concorso di entrata al corso di laurea in Medicina sia a
numero chiuso, per questioni di risorse vengono stanziati posti di formazione
specialistica solo per la metà dei laureati. Ergo: su circa 12mila laureati,
6mila ogni anno restano fermi, in attesa del concorso successivo o emigrano.
Intanto il carico di lavoro sui “fortunati” che c’è l’hanno fatta è il doppio.
(Fonte: L. Cobellis, lettera al CorSera 05-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“Mettere in atto una corretta programmazione per
garantire a ogni medico che si laurea una borsa di specializzazione o di
formazione in Medicina generale; modificare i test di accesso, rendendoli più
mirati alle materie di studio, e calibrandoli su argomenti ai quali gli
studenti si siano già approcciati durante gli ultimi anni delle superiori;
promuovere il recupero delle borse di studio abbandonate durante il percorso
formativo. No, invece, all’abolizione tout court del numero chiuso, che non
farebbe che ingrossare all’inverosimile l’“imbuto formativo”, che già oggi
imprigiona 10mila giovani medici, a cui è negata la prosecuzione della
formazione post-laurea, in una situazione di "limbo" fatta di
sostituzioni di Medicina generale e di continuità assistenziale, che non
permettono progressione di carriera e certezze nell'assunzione, dal momento che
in assenza di un titolo specialistico, si è "condannati" a non
partecipare ai concorsi pubblici. E no anche allo slittamento dello sbarramento
dopo il primo anno, misura che non farebbe altro che illudere i giovani”.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">È questo, in estrema sintesi, il senso dell’Audizione
della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri (Fnomceo) presso la Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della
Camera dei Deputati, su alcune proposte di Legge che si propongono di regolare
l’accesso ai corsi universitari. (Fonte: quotidianosanità.it 06-02-19)<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">NECESSITÀ DI
REVISIONE DELLA NORMATIVA SULLA VALUTAZIONE DELLA RICERCA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">È necessaria una revisione della normativa sulla
valutazione della ricerca e sull’accreditamento, mirata a una decisa
semplificazione e razionalizzazione, sulla base di nuovi criteri e finalità.
Per avviarsi ad ottenere questi risultati sono auspicabili alcuni interventi.
Occorre ripensare radicalmente struttura e funzioni dell’ANVUR, magari
inserendolo come specifica e autonoma sezione di un’agenzia nazionale di
valutazione del sistema dell’istruzione e della ricerca. Occorre rivedere le
modalità di composizione del comitato direttivo dell’ANVUR. A questo riguardo
si dovrebbe passare a un’agenzia di valutazione del sistema universitario con
un CdA strategico che imposti (in accordo con il Decisore politico) le regole e
gli indirizzi di gestione e che sostituisca l’attuale CD (in cui componenti
diventano di fatto esclusivamente dediti alla valutazione del sistema di cui
hanno fatto parte). Il CdA invece dovrebbe avere anche compiti di riflessione
sul sistema di valutazione. A questo si dovrebbe aggiungere una componente
Tecnico-Amministrativa che dovrebbe essere gestita da un Direttore Generale
competente e che dovrebbe sviluppare le modalità di attuazione di controllo e
di verifica. Si dovrebbe fortemente semplificare il sistema di valutazione come
sopra prefigurato riducendo gli adempimenti burocratici e modificando i
regolamenti di classificazione dei prodotti scientifici. Si deve eliminare la
distinzione fra fasce di riviste. Una rivista dotata di comitato scientifico
internazionale è già idonea ad accreditare le pubblicazioni ospitate. Occorre
valorizzare la interdisciplinarietà. Si dovrebbe attivare l’Anagrafe dei
Professori, Ricercatori e Prodotti Scientifici (ANPRePS prevista dalla legge
1/2009 e basata sulla consultazione pubblica svolta su tutti i docenti e
ricercatori nel 2013-14) che con un unico strumento consentirebbe in automatico
di avere tutti i dati di tutti i docenti e della loro produzione scientifica.
(Fonte: Dalla riflessione complessiva sul tema della valutazione che il Capo
Dipartimento MIUR Giuseppe Valditara ha inviato ai rettori. Red.ne Roars
06-02-19).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Commento</i>. L'ANVUR
in carica, a partire dal presidente Paolo Miccoli, segnala come il cambio di
pelle istituzionale - un ente non più vigilato dal MIUR, ma un suo ufficio -
potrebbe creare problemi con l'accreditamento europeo da parte dell'European
network quality assurance: "L'indipendenza è una questione cruciale per la
valutazione italiana e per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio, il
governo deve stare attento a non togliere all'ANVUR la sua terzietà. Valditara
continua a dire che resteremo indipendenti". In serata, viste anche le
proteste del Movimento 5 Stelle, sulla questione è intervenuto lo stesso
ministro Marco Bussetti e ha dichiarato: "Sulla riforma del sistema di
valutazione dell'Università, della Ricerca e della Scuola si stanno ancora
facendo approfondimenti tecnici. La bozza di lavoro prevede un rigoroso
rispetto dell'autonomia degli enti preposti, oggi ANVUR e Invalsi. Il MIUR
garantisce una salvaguardia integrale degli attuali livelli occupazionali con
un'attenzione particolare sull'assorbimento del precariato storico".
(Fonte: Rep)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">TURNOVER DEI
DOCENTI. MIGRAZIONI DEGLI STUDENTI. CONFRONTI NORD-SUD</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Grazie all’effetto cumulativo della diminuzione e
dell’invecchiamento dei docenti (nel triennio 2012/2014 il turnover è stato del
15% nelle Isole, del 20% nel Sud, del 24% nel Centro e del 29% al Nord), della
diminuzione dei corsi di studio e dei posti di dottorato (28% nel Sud, contro
una media nazionale del -11%), della diminuzione delle borse di studio e
dell’aumento delle tasse (del 90% fra 2006 e 2016), le immatricolazioni nel Sud
diminuiscono più che nel Nord. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Fra il 2008 e il 2016 il rapporto fra immatricolati e
maturi dell’anno precedente è sceso di un punto al Nord, di tre al Centro e di
quattro nel Sud, dove già era più basso. Gli studenti più forti economicamente
e culturalmente, inoltre, migrano verso il Nord in maniera progressivamente più
intensa: il totale degli immatricolati meridionali negli atenei del Nord è
cresciuto dalla quota del 17% nell’anno accademico 2005-2006 a quella del 24%
nel 2015-2016. <span style="margin: 0px;">(Fonte: </span>D.
Borrelli, M. Stazio,<span style="margin: 0px;"> Rivista
Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018, Numero monografico </span><a href="http://www.rtsa.eu/"><span style="margin: 0px;"><span style="color: blue;">http://www.rtsa.eu/</span></span></a><span style="margin: 0px;"> )</span></span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">QS WORLD
UNIVERSITY RANKINGS 2019 BY SUBJECT</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La classifica QS World University Rankings 2019 by
subject valuta la qualità di oltre 1200 atenei di tutto il mondo rispetto a 5
macroaree disciplinari, suddivise al loro interno in 48 singole discipline.
L'Italia è al 4° posto in Europa (dopo UK, Germania e Francia) e al 7°posto nel
mondo per numero totale di università incluse, 41 in tutto, nel ranking di
quest'anno. Vedi le tabelle <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y4r2g48k"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y4r2g48k</span></a> <span style="margin: 0px;"> </span>.</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-hCRyqM0Xxr0/XMCe3TwNvcI/AAAAAAAAY24/9x_geR4Dj_ERHA_fkpYZHdNfOefHNxHygCEwYBhgL/s1600/INDICATOR%2BANALYSIS%2Btop%2B50%2BQS%2B28-02-19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="353" data-original-width="477" height="472" src="https://4.bp.blogspot.com/-hCRyqM0Xxr0/XMCe3TwNvcI/AAAAAAAAY24/9x_geR4Dj_ERHA_fkpYZHdNfOefHNxHygCEwYBhgL/s640/INDICATOR%2BANALYSIS%2Btop%2B50%2BQS%2B28-02-19.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-gDkcbIOqGJY/XMCgOVKs_nI/AAAAAAAAY3A/6gyFfdfmPww84A7bQTjUSrCDLYD_OMAsACLcBGAs/s1600/CITATION%2BPER%2BPAPER%2BQS%2B28-02-19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="864" data-original-width="418" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-gDkcbIOqGJY/XMCgOVKs_nI/AAAAAAAAY3A/6gyFfdfmPww84A7bQTjUSrCDLYD_OMAsACLcBGAs/s640/CITATION%2BPER%2BPAPER%2BQS%2B28-02-19.jpg" width="308" /></a></div>
<div style="margin: 0px;">
</div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
</div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LE DISCIPLINE IN
CUI ECCELLONO LE MIGLIORI UNIVERSITÀ ITALIANE NEL QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS
BY SUBJECT 2019 </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Di seguito si trova la classifica completa (prime 50
posizioni) delle migliori Università italiane per disciplina.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Studi Classici e Storia Antica: Sapienza (1° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Art e Design: Politecnico di Milano (6° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ingegneria Civile e Strutturale: Politecnico di Milano
(7° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ingegneria Meccanica e Aeronautica: Politecnico di Milano
(7° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Business e Management: Università Bocconi (8° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Archeologia: Sapienza (11° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Architettura: Politecnico di Milano (11° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Economia: Università Bocconi (16° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Finanza e Contabilità: Università Bocconi (18° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ingegneria Elettrica e Elettronica: Politecnico di Milano
(23° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ingegneria Mineraria: Politecnico di Torino (24° al
mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Farmacia e Farmacologia: Università degli Studi di Milano
(34° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Fisica e Astronomia: La Sapienza (34° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scienze politiche: UNINT- Università degli Studi Internazionali
di Roma (34° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Anatomia e Fisiologia: UNIPD - Università degli Studi di
Padova (36° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Informatica: Politecnico di Milano (37° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scienze Bibliotecarie: Sapienza (43° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ingegneria Chimica: Politecnico di Milano (44° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Odontoiatria: UNIBO - Università di Bologna (44° al
mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Sociologia: European University Institute - Firenze, (45°
al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Lingue moderne: UNIBO - Università di Bologna (46° al
mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scienze Agro-Forestali: UNIBO - Università di Bologna
(46° al mondo);</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scienze Veterinarie: Università degli Studi di Milano
(48° al mondo).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Per le facoltà/dipartimenti non presenti in questo elenco
non è possibile dare una collocazione precisa visto che sono fuori dalle prime
50 posizioni della classifica. Sappiamo però che tra le migliori Università per
chi vuole studiare Giurisprudenza sono consigliate quella di Pavia e La
Cattolica Sacro Cuore, mentre per Medicina sono consigliate l’Università di
Napoli Federico II e l’Alma Mater Studiorum di Bologna.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">THE’s ASIA-PACIFIC
UNIVERSITY RANKING 2019</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Japan is the most represented nation, with 103
universities featured. China is in second place with 72 universities. Other
countries with a strong presence in the ranking are Australia (35
universities), Taiwan (32), South Korea (29) and Thailand (14). The University
of Melbourne is again the only university outside Asia to crack the top five,
claiming third place (one up from fourth last year). The other universities
featured in the top five are Tsinghua University (in first place), the National
University of Singapore (second place), the Hong Kong University of Science and
Technology (fourth place) and the University of Hong Kong (fifth place).
(Fonte: THE 22-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">CULTURA DEL DIGITALE E DELL’INNOVAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">IL DEEP LEARNING
(APPRENDIMENTO PROFONDO) STA MORENDO?</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La provocazione arriva da Karen Hao, reporter sui temi
dell’intelligenza artificiale della rivista MIT Technology Review, che in un
servizio ha illustrato alcune interessanti evidenze emerse dall’analisi di
16.625 articoli scientifici – specifici sull’AI/Artificial Intelligence –
pubblicati dai ricercatori negli ultimi 25 anni (dal 1993 a Novembre 2018).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Pedro Domingos, professore di informatica presso
l’Università di Washington (autore di The Master Algorithm) ha dato la sua
risposta alla reporter della MIT Technology Review spiegando che ogni decennio
la ricerca “cambia rotta”: le reti neurali hanno avuto il loro boom di
interesse alla fine degli anni ’50 e negli ’60, gli anni ’70 hanno visto gli
scienziati concentrarsi su vari approcci cosiddetti simbolici, i sistemi basati
sulla conoscenza hanno dominato negli anni ’80, le reti bayesiane negli anni
’90, nei primi anni 2000 sono tornate in voga le reti neurali… e poi è arrivato
il tempo del deep learning. Tempo che, se dovessimo prendere per assodata la
ciclicità decennale, starebbe volgendo al termine.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In realtà la risposta alla domanda “Il deep learning sta
morendo?” non esiste. La verità è che i ricercatori stanno cercando, ormai
dagli anni ’50, di replicare l’intelligenza umana. E nessuno ancora ci è
riuscito! (Fonte: N. Boldrini, <a href="http://www.ai4business.it/"><span style="color: blue;">www.ai4business.it</span></a>
04-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">SERVE UN’ALLEANZA
ACCADEMIA-INDUSTRIA SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Daniele Nardi, professore ordinario di Intelligenza
Artificiale presso l’università Sapienza di Roma, sta organizzando il convegno
“Ital-IA” in programma il 18-19 marzo presso l’Auditorium della Tecnica di
Confindustria. ”Ci auguriamo comunque che la kermesse fornisca spunti, stimoli
e indicazioni consentendo ad accademia e industria di incontrarsi e collaborare
insieme su progetti comuni”. Continuano gli approfondimenti di Start Magazine
su obiettivi e sfide dell’Intelligenza artificiale. L’Italia è in una posizione
molto buona a livello mondiale per la ricerca nel settore dell’Intelligenza
artificiale, malgrado i limitati investimenti nel settore. Quello che serve
però è un collegamento sempre più stretto tra mondo accademico e industria. Per
saperne di più <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y3yxg9um"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y3yxg9um</span></a> </span>(Fonte:
A. Sperandio, startmag.it 16-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">DOCENTI. RICERCATORI</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">INCARICHI EXTRA
ISTITUZIONALI CONNESSI ALLA FINALITÀ DIDATTICA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L’Ordine degli Ingegneri della provincia di Bologna
sostiene la formazione come processo e costrutto integrato di competenze,
prendendo le distanze da chi vorrebbe ridurre l’insegnamento a blocchi di
sapere distinti o a casacche separate. Una posizione netta contro quanti
pensano di “cancellare” la possibilità per i professori universitari di portare
avanti possibili incarichi extra istituzionali connessi alla finalità
didattica.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">E’ questo in sintesi il messaggio portato dal Presidente
dell’Ordine degli Ingegneri di Bologna ing. Andrea Gnudi in qualità di relatore
al Congresso USPUR (Unione Sindacale Professori e Ricercatori Universitari).
L’incontro si è svolto il 20 ottobre presso l’Accademia delle Scienze
dell’Istituto di Bologna alla presenza di docenti universitari, avvocati e
altri professionisti. Chiamato a far luce sul “rapporto consulenza/professione”
Gnudi ha affermato di “Non condividere una contrapposizione tra le due
istituzioni, Ordini Professionali ed Università, che hanno tutto l’interesse a
lavorare insieme per la formazione dei professionisti del futuro”. E ancora:
“Da sempre a Bologna vige un rapporto di buon vicinato, non ci sono steccati.
Ci può e ci deve essere collaborazione, in una generale condivisione di
intenti, anche tra professionisti con casacche e ruoli diversi. Ribadiamo anche
per il futuro la volontà di una collaborazione tra docenti universitari e
Ordini professionali, a vantaggio del patrimonio culturale da trasmettere alle
nuove generazioni”. (Fonte:<span style="margin: 0px;"> </span><a href="http://www.ordingbo.it/"><span style="color: blue;">www.ordingbo.it</span></a> 02-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ADEGUAMENTO
STIPENDIALE DEI DOCENTI UNIVERSITARI PREVISTO DAL PRIMO GENNAIO 2019, DI CIRCA
IL 3,48% (anche per RTDA e b)</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La riforma Madia (DLgs 75 del 25 maggio 2017),
all’articolo 23 comma 16 prevede una modifica della Legge 165 del 2001
(articolo 3, comma 2), nel quale i ricercatori universitari a tempo determinato
sono pienamente inclusi nel personale in regime di diritto pubblico
(rivedendo/integrando/precisando sulla questione la cosiddetta riforma Gelmini,
la legge 240 del 2010, che sembrava invece considerare gli RTD come personale
in regime di diritto privato). Tenendo quindi conto di questa precisazione
normativa, e che il trattamento economico annuo lordo onnicomprensivo spettante
ai ricercatori a tempo determinato è definito sia per gli RTD-a che per gli RTD-b
sulla base di quello spettante ai ricercatori a tempo indeterminato (nello
stesso regime di impegno), gli adeguamenti ISTAT si devono pienamente applicare
a entrambe queste figure di ricercatori.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Si precisa, nelle esemplificazioni degli adeguamenti
previsti (intorno al 3,48%) sulle retribuzioni lorde, che l’aumento mensile
dovrebbe essere intorno ai 75 euro per gli stipendi più bassi (RTD-a e RTI con
anzianità minima), intorno agli 85 euro per gli RTD-b (e gli RTI con una decina
di anni di anzianità), intorno ai 110 euro per i PA appena entrati in ruolo
sino ad arrivare a quasi 200 euro per i PO al termine della propria carriera.
(Fonte: FlcCgil 22-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">PRESENZA DI DONNE
NEL CORPO DOCENTE UNIVERSITARIO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Dato nazionale</i>.
L’analisi della situazione attuale (al 15 gennaio 2019, dati MIUR) indica che
in tutti i ruoli universitari di docenza (professore ordinario, PO, professore
associato, PA, ricercatore a tempo indeterminato, RTI, ricercatore a tempo
determinato di tipo B, RTD-b, ricercatori a tempo determinato di tipo A, RTD-a),
su 53.995 docenti, 20.470 sono donne con una percentuale che si aggira intorno
al 38%. Se si effettua un’analisi numerica per ruoli si osserva che le donne
rappresentano il 44% degli RTD-a, il 41% degli RTD-b, il 49% degli RTI e si
assiste a una diminuzione al 38% nei PA e a una più forte nei PO toccando il
24%. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Dato per università
con oltre 1.500 docenti</i>. L’analisi delle università italiane con un numero
di docenti superiore ai 1.500 non evidenzia grandi differenze rispetto al dato
nazionale, con variazioni nelle posizioni di PO che vanno dal 21% (Palermo) al
28% (Milano Statale e Torino); nelle posizioni PA si va dal 35 (Palermo) al 43%
(Milano Statale, Torino e Bologna); nelle posizioni di ricercatore, facendo
un’analisi sulle tre tipologie RTI, RTD-b e RTD-a, si raggiunge in media la
parità di genere con una variazione tra il 45% (Napoli) ed il 51% (Milano
Statale) di donne. Il dato nazionale sulle tre categorie di ricercatori si
attesta intorno al 47% di donne. (Fonte: F. Nestola, ilbolive.unipd.it<span style="margin: 0px;"> </span>30-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">DISPARITÀ DI
TRATTAMENTO TRA RICERCATORI DI TIPO B</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In questi ultimi anni, in attuazione della L. 240/2010 si
è venuta a creare una disparità di trattamento economico tra Ricercatori ex
art. 24 c. 3, lett. b) (“RTD-b”) sia all’interno di un singolo Ateneo, sia tra
Atenei diversi. A tal proposito si osserva che a tutt’oggi esistono RTD-b
“privilegiati” dall’incremento del trattamento economico pari al 20% e RTD-b
che, pur avendo la medesima qualifica professionale, pur svolgendo la stessa
mansione e carico didattico, non ricevono e non hanno ricevuto alcun incremento
stipendiale.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La legge 240/2010 all’art. 24 c. 8 pone, infatti, tutti
gli Atenei italiani nella possibilità di incrementare fino al 30% il
trattamento economico dei ricercatori RTD-b (Ricercatori senior) rispetto a
quanto percepito dai ricercatori RTD-a (Ricercatori junior). Invece, le Leggi
di Bilancio del 2016, 2018 e anche 2019, attraverso il Piano di Reclutamento
Straordinario dei Ricercatori RTD-b (DM 78 del 18.02.2016 e DM 168 del
28.02.2018), hanno previsto e prevedranno un finanziamento di 58.624,55 € a
ricercatore, pari, quindi, a un incremento stipendiale del solo 20%.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In tale quadro normativo, le università italiane
risultano divise in: Università che hanno corrisposto l’aumento a tutti gli RTD-b
(alcune anche del 30%) e Università che hanno corrisposto l’aumento del 20%
solo agli RTD-b assunti su piano straordinario, provocando così una
significativa discriminazione di natura economica tra RTD-b all’interno dello
stesso Ateneo.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In breve. La L. 240/2010 ha creato disparità di
trattamento economico tra RicercatoriTD-b sia in un singolo Ateneo sia tra Atenei
diversi. Infatti esistono RTD-b “privilegiati” da aumento stipendiale del 20% e
RTD-b che pur con medesima qualifica e mansione non ricevono tale aumento.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">(Fonte: Lettera al MIUR del segretario nazionale
dell’Uspur 23-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">DOTTORATO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">SEMPLIFICAZIONE
DELLE PROCEDURE PER L’ACCREDITAMENTO DEI DOTTORATI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“Il Consiglio Universitario Nazionale, presa visione
delle ‘Linee Guida per l’accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato’,
esprime apprezzamento per la semplificazione delle procedure operata. In
particolare, per quel che riguarda il requisito A4, “qualificazione del
collegio dei docenti”, rileva con soddisfazione l’assenza di ogni riferimento
ai risultati conseguiti nell’esercizio della VQR dai docenti interessati,
procedura che, come rilevato ripetutamente da questo Consesso, configurerebbe
un uso improprio degli esiti della VQR, oltretutto di necessità non sincroni
rispetto all’accreditamento dei corsi di dottorato.” (Fonte: Red.ne Roars
01-03-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">DOTTORATO. BORSE DI RICERCA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Tra le novità delle linee guida MIUR per l’accreditamento dei dottorati
vi è anche che il numero di borse di dottorato o di forme di finanziamento
equivalenti deve essere pari ad almeno il 75% dei posti disponibili e che a
ciascun dottorando, con o senza borsa, va comunque assicurato un budget per
attività di ricerca non inferiore al 10% dell'importo della borsa, così da
sostenerne la mobilità nazionale e internazionale e le spese relative al
percorso formativo. Inoltre, a ciascun dottorando con borsa deve essere garantito
un importo aggiuntivo massimo pari al 50% del valore totale, per soggiorni di
ricerca all'estero fino a un massimo di 18 mesi. Per saperne di più sulle nuove
linee guida <span style="color: black; margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y624cpjd"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y624cpjd</span></a> .</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">(Fonte: fasi.biz/it 05-03-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">I SETTORI DI
IMPIEGO DEI DOTTORI DI RICERCA ANDATI ALL’ESTERO </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“Tra i dottori che lavorano all’estero è più elevata la
quota di professori o ricercatori presso università e di ricercatori presso
enti pubblici di ricerca (rispettivamente il 13% e il 7,4% contro il 4,3% e il
2,4% in Italia)”. Nello specifico, “il 35,6% e il 20,7% dell’occupazione
all’estero è impiegata rispettivamente nel settore dell’istruzione
universitaria e della ricerca pubblica, mentre in Italia l’occupazione in queste
attività economiche presenta quote molto più contenute (21,8% e 8,6%
rispettivamente), privilegiando maggiormente rispetto all’estero il settore
dell’istruzione non universitaria, dove trova impiego il 18,4% degli occupati
in Italia (3% degli occupati all’estero), e il settore della pubblica
amministrazione e della sanità (18,1% degli occupati in Italia e 3,6% di quelli
all’estero).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTO
DEGLI ATENEI. CONFRONTI NORD-SUD</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nella generale diminuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario
(FFO) - e grazie alla decisione di attribuire una parte cospicua dello stesso
con la quota “premiale” - fra il 2008 e il 2017 gli Atenei del Nord hanno
complessivamente perduto “solo” il 4,2%, contro il circa 10% del Centro/Sud e
l’oltre il quinto perso dalle università delle Isole (l’università di Messina
ha subito, ad esempio, un taglio del 27%). Più recentemente, grazie alle regole
stabilite per i cosiddetti “dipartimenti d’eccellenza”, fra i 352 dipartimenti
ammessi alla seconda fase del finanziamento, soltanto 5 si trovano nelle Isole
e 49 in tutto il Sud. Fra i 180 ammessi al finanziamento c’è un leggero
riequilibrio: il 58,89% dei dipartimenti (106) si concentra al Nord, il 27,22%
(49) al Centro e il 13,89% (25) al Sud e nelle Isole. <span style="margin: 0px;">(Fonte: </span>D. Borrelli, M. Stazio,<span style="margin: 0px;"> Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018)</span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTI E
POSTI IN PREMIO AI “VIRTUOSI”</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">I virtuosi devono essere premiati e chi virtuoso non è,
deve essere punito ricevendo meno finanziamenti. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Questa è la ricetta prima teorizzata e quindi negli
ultimi anni messa in atto nel sistema universitario e della ricerca, e questo è
quello che sta facendo anche l’attuale governo. A bene vedere le misure
adottate dal Governo, non comportano una crescita complessiva dell’organico, ma
solo un travaso da un ateneo all’altro: mentre alcuni atenei ci guadagnano,
altri saranno costretti a ridurre ulteriormente il loro organico. In pratica
c’è una ripartizione delle risorse che segue una direttrice Sud-Nord: è come se
nel corso del 2019 l’equivalente di 280 ricercatori dovesse abbandonare gli
atenei meridionali per essere trasferito nelle più ricche università
settentrionali. Il governo Monti stabilì che i pensionamenti avvenuti in un
ateneo A possono essere rimpiazzati da assunzioni in un ateneo B, se B ha un
bilancio più solido del (più virtuoso) ateneo A. In questa maniera gli atenei
milanesi incamerano l’equivalente di 168 ricercatori in aggiunta al rimpiazzo
dei propri pensionamenti: si tratta di un organico “sottratto” agli atenei del
Centro-Sud (Napoli, Palermo e Roma). (Fonte: F. Sylos Labini, <a href="http://www.agendadigitale.eu/"><span style="color: blue;">agendadigitale.eu</span></a> 17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">IL CUN SULLA
RIDUZIONE DELLE RISORSE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La presidente del CUN così si è rivolta alle autorità di
governo: “È indubbio che l'Università, la Ricerca scientifica e, più
ampiamente, la Cultura, paiono ormai fra gli ambiti che con maggiore facilità
sono chiamati a confrontarsi con misure di riduzione delle risorse nonché a
soffrire interventi normativi contingenti, spesso cangianti, capaci di
comprometterne lo sviluppo, mentre essi richiederebbero, al contrario, azioni
coordinate e informate che sappiano essere, nel rispetto delle libertà
dell'insegnamento e della ricerca, di loro sostegno e di loro rafforzamento.
Soprattutto, essi richiederebbero un ribaltamento delle politiche di
sottofinanziamento, degli ultimi dieci anni oltreché attenzioni qualificate
presso tutte le sedi politico-amministrative. Il disconoscimento del valore
della conoscenza e delle competenze è e sarà ragione di indebolimento
dell'intero Paese”. (Fonte: C. Barbati, pres.te CUN, Roars 28-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LAUREE - DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LUCI E OMBRE SULLE
LAUREE </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Le statistiche ci consegnano diversi segni più. Non solo
rispetto al 1999 ma anche sul 2004 quando il sistema del "3+2" ha
assunto la formulazione attuale (lauree triennali più magistrali biennali
oppure a ciclo unico). Da allora la regolarità degli studi è più che
triplicata, passando dal 15,3% al 51,1% del 2017; l'aumento della frequenza
alle lezioni è salita dal 55,4% al 69,0%, l'età media alla laurea è scesa da
27,8 anni a 26. E i laureati nella fascia di età sono arrivati al 26,7%, contro
il 10% pre-riforma. Ancora pochi però. Come gli iscritti totali che, dopo il
boom post-riforma, hanno ripreso a scendere.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ma il quadro si fa fosco se ci concentriamo sugli sbocchi
lavorativi. Come dimostra l'ultima indagine di AlmaLaurea sulla condizione
occupazionale dei laureati. Innanzitutto perché il 58,6% prosegue con la
magistrale, che viene percepita come più spendibile sul mercato. Del restante
40,4% che non prosegue, a un anno dal titolo risulta occupato il 71,1%: di
questi, il 56,0% ha un contratto a tempo indeterminato, il 52,8% fa un lavoro
coerente con il titolo di studio e guadagna 1.107 euro netti mensili. Tutti
valori al di sotto dei livelli pre-crisi e comunque inferiori alle magistrali.
A chiedere una riflessione sul "3+2" è il presidente di AlmaLaurea.
Al Sole 24 Ore del Lunedì, Ivano Dionigi sottolinea: «Se il 58% si iscrive alla
magistrale è evidente che il sistema delle lauree triennali non è decollato.
Serviva un titolo triennale finito che a 21-22 anni permettesse ai giovani di
immettersi sul mercato del lavoro. Ma per riuscirci - aggiunge - servivano dei
corsi parametrati sulla domanda e non sull'offerta.» (Fonte: E. Bruno,
IlSole24Ore 21-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LA NECESSITÀ DI UN
TAGLIANDO DELLE LAUREE TRIENNALI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“Purtroppo si è pensato più a tutelare le posizioni dei
docenti che le esigenze degli studenti», sottolinea I. Dionigi, presidente di
AlmaLaurea, a proposito del mancato decollo delle lauree triennali. A suo
giudizio, una via d'uscita potrebbe arrivare ora dalle professionalizzanti al
debutto quest'anno. Un auspicio condiviso dal segretario generale della CRUI,
Alberto De Toni: «Con le professionalizzanti che sono realmente tali si
potrebbe immaginare un tagliando delle triennali», dice. Invitando tutti a
essere meno drastici nel giudizio su quello che chiama "3 e 2"». «Il
"3 e 2" - spiega il rettore di Udine - nasceva per rispondere a tre
esigenze: allinearci al sistema europeo del bachelor triennale e del master
biennale, ridurre i tassi di abbandoni, dare mobilità di scelta sia geografica
che sui contenuti. E tutti e tre - chiosa - sono stati portati a casa». Sulla
stessa lunghezza d'onda anche il padre della riforma, Luigi Berlinguer, che
suggerisce di distinguere «da corso di laurea a corso di laurea», e invita il
governo «a utilizzare la prossima ministeriale che si svolgerà in Italia per
rilanciare l'idea di un titolo realmente europeo che consenta ai nostri ragazzi
di accedere al mercato professionale dell'intera Ue».(Fonte: E. Bruno,
IlSole24Ore 21-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ISCRITTI ALLE
UNIVERSITÀ TELEMATICHE: 81.172 CONTRO 48.025 DI CINQUE ANNI FA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Da una parte, secondo gli ultimi dati Eurostat, l'Italia
è ancora penultima in Europa riguardo al numero dei laureati nella fascia 15/61
anni (16.3 per cento contro il 27,7 per cento della media europea nella fascia
25/34 (26,4 per cento contro 32,8 per cento della media). Dall'altra però
crescono gli iscritti alle università telematiche: dall’ultima rilevazione MIUR
sono 81.172 contro 48.025 di cinque anni fa, ovvero circa il 5 per cento dei
1.659.855 italiani che nel 2018 risultano iscritti all’università. (Fonte: La
Repubblica 22-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">IL CONCORDATO<span style="margin: 0px;"> </span>DELLE LAUREE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Con un accordo fra il ministro Bussetti e il suo omologo
il cardinal Versaldi, l'Italia e la Santa Sede hanno reciprocamente
riconosciuto i titoli di laurea e dottorato rilasciati dalle rispettive
università sulla base della Convenzione di Lisbona. Siamo in presenza di un
atto storicamente importante e politicamente significativo. Perché fa crollare
un pezzo del muro ideologico eretto nel 1873, quando furono soppresse le
facoltà di teologia nelle università italiane. La convenzione che viene ora
applicata fra Italia e Vaticano riguarda tutte le lauree, salvo quelle in
teologia che passeranno da un canale concordatario sperabilmente semplificato.
(Fonte: A. Melloni, La Repubblica 16-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ELIMINARE IL
NUMERO CHIUSO? PREVISTO UN AUMENTO DI OTTO VOLTE DEL NUMERO DI STUDENTI CHE
S’ISCRIVE ALL’AREA SANITARIA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il numero di studenti che si iscrive all'area sanitaria
aumenterebbe di otto volte eliminando il numero chiuso nelle università. Per
poterli accogliere, sarebbe necessario un ingente investimento sulle strutture
e sul personale. È quanto affermato da Marco Abate, consigliere del Consiglio
nazionale universitario (CUN), in audizione in Commissione cultura alla Camera,
sul ddl 812 che prevede l'introduzione di un modello di accesso alle università
alla francese, per il quale sia prevista un'ammissione per tutti al primo anno
e una prova per passare al secondo. Comunque, secondo il CUN, «ci sono degli
interventi necessari; sicuramente è utile, e sarebbe benvenuto, un aumento
significativo dei posti disponibili: abbiamo bisogno di più laureati, anche in
ambito sanitario, e un aumento contemperato con le risorse disponibili. Serve
poi un capillare intervento di orientamento e una revisione delle prove
d'accesso. Infine bisognerebbe fare una migliore regolazione del meccanismo
degli scorrimenti». (Fonte: ItaliaOggi 23-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">IL MANTENIMENTO DI
UN NUMERO CHIUSO PER L’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ CONDIZIONE NECESSARIA PER
MANTENERE UNO STANDARD QUALITATIVO ACCETTABILE NELLE ATTIVITÀ DI FORMAZIONE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Per la situazione in cui versa, oggi, il nostro sistema
dell’alta formazione, il mantenimento di un numero chiuso per l’accesso
all’università rappresenta a nostro parere – seppur con molto rammarico – la
condizione necessaria, anche se di per sé non sufficiente, per mantenere uno
standard qualitativo accettabile nelle attività di formazione e di ricerca
condotte dai nostri istituti.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Rimuovere questa limitazione significa non soltanto non
risolvere i problemi strutturali dell’università italiana, ma probabilmente peggiorarli
ulteriormente. In fin dei conti, il mantenimento o meno di un numero chiuso in
ingresso rappresenta solo una scelta finale, in larga misura ineludibile, che
deriva dalla mancata risoluzione – a monte – di una questione di carattere più
generale, che investe il ruolo che si ritiene l’università e la ricerca debbano
occupare all’interno del contesto socio-economico nazionale.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Come potenziare i nessi università-impresa sia sul fronte
della formazione di capitale umano ad elevata qualificazione che poi trova
un’adeguata collocazione all’interno del tessuto economico, sia su quello della
ricerca che poi si traduce in un up-grading tecnologico ed organizzativo dei
nostri sistemi d’impresa? Se la risposta a questa domanda si orienta nel senso
di individuare percorsi di avvicinamento fra due sistemi ancora, per molti
versi, troppo distanti, occorre allora strutturare un piano di azione per
l’università che preveda al contempo, com’è evidente, importanti investimenti
per rafforzarne la mission in questa direzione. E se questa fosse la scelta,
una scelta com’è evidente di medio-lungo termine, allora si può prefigurare in
prospettiva futura l’abolizione del numero chiuso, oggi purtroppo – a nostro
parere – ancora una scelta per molti versi obbligata. Gli strumenti utilizzati
per la programmazione degli accessi spesso non garantiscono gli esiti
desiderati perché mal costruiti; gli studi sulla loro validità (concorrente e
predittiva) e sulla loro affidabilità sono ancora pochi e dovrebbero essere
incrementati al fine di migliorare le metriche di valutazione oggi adottate.
Più che abolire i test di accesso per i corsi a numero programmato, che per le
considerazioni sopra riportate restano irrinunciabili, si ritiene che occorra
investire maggiori risorse al fine di migliorarne il funzionamento. (Fonte:
Documento della Conferenza delle Regioni illustrato da Monica Barni nel corso
di un'audizione alla commissione Cultura della Camera il 14 febbraio 2019)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LAUREATI E
DIPLOMATI ITALIANI ALL’ESTERO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Dal 2006 al 2018 sono aumentati del 64,7% i nostri
concittadini che hanno preso la residenza in un altro Paese. La maggioranza di
loro sono giovani o giovani adulti: ha tra i 18 e i 34 anni il 37% dei
trasferiti nel 2017, ultimo anno per cui ci sono i dati (elaborati dalla Fondazione
Migrantes sulla base dell’Anagrafe dei residenti all’estero), mentre un altro
25% ha tra i 35 e i 49 anni. Sono rispettivamente 48 mila e 32 mila persone in
soli 12 mesi (l’equivalente degli abitanti di Lecco e Vibo Valentia). Dati
comunque sottostimati: il Ministero degli Esteri calcola che solo nel distretto
di Londra, dove sono registrati 320 mila italiani, ce ne siano in realtà 700
mila. «Abbiamo cresciuto ormai due generazioni che grazie alla loro formazione
hanno un’identità europea» spiega la ricercatrice Delfina Licata che ha curato
il Rapporto 2018 Italiani nel mondo per Migrantes. Basti pensare al progetto
Erasmus: nel 1987 vi avevano partecipato 3.244 universitari da 11 Paesi, nel
2017 41 mila solo tra gli italiani. «Solo il 30% di chi va via è laureato, il
34,6% ha la licenza media, un altro 34,8% il diploma». (Fonte: E. Tebano,
CorSera 24-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">AMPLIARE GLI
ACCESSI ALLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE. LO CHIEDONO I CHIRURGHI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“È positivo che, dopo anni di silenzio sul tema, si sia
aperto un dibattito e la politica si stia interrogando sulla questione della
carenza di medici e chirurghi nei nostri ospedali. Fino a quando non offriremo
condizioni di lavoro migliori e prospettive di carriera allettanti i nostri
giovani professionisti continueranno a cercare opportunità all’estero. Non è
nostra intenzione entrare nella polemica in corso sul numero chiuso
all’università, ci preme sottolineare l’esigenza che ha il comparto sanitario
italiano di formare medici specialisti. E’ questa la vera emergenza”. Lo
dichiara il presidente Paolo De Paolis, insieme al direttivo della Società
Italiana di Chirurgia. (Fonte: Quotidiano Sanità 02-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">INCARICO DI MEDICO
DI BASE ANCHE A LAUREATI CHE NON HANNO COMPLETATO LA SPECIALIZZAZIONE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il numero dei medici di famiglia è destinato a diminuire
ancora e drasticamente nei prossimi anni per effetto dei pensionamenti, ma
arriva una norma che ha l’obiettivo di sostenere il settore: anche i laureati
in Medicina che non avranno ancora completato il corso di formazione in Medicina
generale, potranno ricevere l’incarico di medico di base fino al 31 dicembre
2021, per un totale di 4.150 medici nel triennio. La norma è contenuta nel dl
Semplificazioni, approvato in via definitiva. Grazie alla norma approvata -
secondo una stima del ministero della Salute per l’ANSA – potranno essere
disponibili da subito 982 medici che frequentano l’ultimo anno di corso del
triennio 2016-19. Negli anni successivi, la platea di medici in formazione che
potranno entrare in attività come medici di famiglia (esclusi eventuali
abbandoni) aumenterà: saranno 1.075 per il triennio 2017-20 (frequentanti il
secondo e terzo anno) e 2.093 per il triennio 2018-21 (del primo, secondo e
terzo anno), per un totale appunto di 4.150 medici fino al 2021. Commenta il segretario
generale della Federazione italiana dei medici di Medicina generale (Fimmg),
Silvestro Scotti, ricordando che sono 43mila i medici di base ad oggi attivi e
che 15mila di questi andranno in pensione nei prossimi 5 anni. Il punto,
spiega, “è che tale norma anticipa l’entrata in attività dei medici che si
stanno formando, ma non aumenta il numero finale dei medici che entreranno nel
sistema. Il nodo resta quindi la necessità di aumentare le borse di studio per
il corso in Medicina generale”. Posizione condivisa dalla Federazione nazionale
degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri: “Apprezziamo
l’attenzione del ministro – afferma il presidente Filippo Anelli – ma l’unico
intervento risolutivo è mantenere 2.000 borse di studio l’anno per 10 anni per
i corsi di Medicina generale post laurea” destinati alla formazione dei medici
di base. (Fonte: giornalelavoce.it <span style="margin: 0px;"> </span>09-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LAUREE
UMANISTICHE, ALTRO CHE LAUREE INUTILI, IMPARIAMO DAGLI INGLESI.</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Esempi. La più importate donna manager britannica, Emma
Walsmley, a capo del colosso farmaceutico GlaxoSmithKline, è laureata in
lettere classiche a Oxford. La donna più famosa della finanza, Helena
Morrissey, ha fatto filosofia a Cambridge. La direttrice della comunicazione di
Mittal (il gruppo dell’acciaio che si è comprato l’Ilva), Nicola Davidson, è
una pianista classica diplomata in musica, che poi ha cominciato la carriera
facendo comunicazione finanziaria.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L’attuale ambasciatrice a Roma, Jill Morris, è laureata
in lingue e letterature straniere. Il predecessore, Christopher Prentice, aveva
fatto lettere classiche (a Oxford). La metà degli avvocati inglesi non ha fatto
legge: hanno solo seguito un corso di specializzazione, dopo essersi laureati
magari in storia o in lettere. Un principe del foro, un QC (Queen’s Counsel),
laureato in letteratura, sosteneva di recente l’abolizione tout court della
facoltà di legge, perché inutile. Molto meglio, diceva, aver studiato
humanities e poi essersi specializzati. (Fonte: Corriere Università 02-03-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LA SCHEDA SUA-CDS</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La SCHEDA SUA-CdS è stata ideata come luogo unitario in
cui far confluire e razionalizzare le informazioni sull’attività e il controllo
della qualità dei corsi di studio, a beneficio delle Università, degli
studenti, e «delle famiglie»(?). In pratica, la scheda si compila attraverso un
sito dedicato. (Fonte: G. S., Roars 07-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Commento. Se qualcuno ritenesse urgente fornire ai
migliaia di corsi di laurea in Italia uno strumento più decoroso, funzionale,
si eviterebbe almeno che innumerevoli ore di docenti universitari siano spese
ogni anno solo per venire a capo di un sito con una qualità che non si
accetterebbe neppure nel blog amatoriale di un ragazzino ... Ogni volta che uno
strumento informatico, per un motivo o per l’altro, fa perdere tempo, questo è
il segno che è sbagliato. Non so quanto è costato questo sito, ma è bene essere
collaborativi e generosi. Ecco dunque una proposta al Ministero: pagatemi la
metà e lo faccio nuovo in un mese, molto migliore (Fonte: G. Salmeri,
agendadigitale.eu 14-12-18)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">NUOVO ACCESSO
GIURISPRUDENZIALE A CORSO DI LAUREA </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Da tempo ad Architettura il numero di matricole che
partecipano al test d’ingresso è pari o inferiore ai posti indicati nei bandi
via via emanati. In questa facoltà il test è complesso e prevede un risultato
minimo di 20 punti. Quest’anno in tutta Italia sono rimasti fuori 1.763
studenti, e le aule delle facoltà di Architettura oggi sono semivuote. Il
Tribunale regionale del Lazio, partendo dal caso di Roma Tre, ha disposto di
far riaprire le graduatorie per tutti i 1.763 studenti esclusi sul territorio
nazionale. (Fonte: stranotizie.it 14-02-19).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Commento di M.M. su twitter: Interroghiamoci su che
studente sarà uno che ha preso meno di 20/100 al test. Almeno triplichiamogli
le tasse.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">“PRACTICAL PHILOSOPHERS”
O CPO (CHIEF PHILOSOPHY OFFICER)</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L’ultima tendenza nelle aziende delle Silicon Valley e
che comincia a dilagare in tutto il mondo è reclutare laureati in filosofia
come manager o per consulenze esterne. Si chiamano appunto “practical philosophers”,
o CPO (Chief Philosophy Officer), e sono destinati ad avere una grande
influenza nella cultura aziendale, scansando i numeri per rimettere al centro
l’uomo. Ecco l’identikit di questa nuova figura manageriale. In che modo un
filosofo può aiutare un’impresa? Dice un articolo di Startupbusiness dedicato a
questa nuova figura: “Il pensiero filosofico è l’arma che può aiutare le
imprese, soprattutto quelle innovative, a coniugare le opportunità di business
con i valori aziendali, implementando codici etici nell’organizzazione
aziendale o lavorando agli obiettivi di responsabilità sociale d’impresa. I
filosofi in azienda aiutano leader e manager a interrogarsi sul ruolo che
giocano i propri prodotti e servizi rispetto al quadro globale, per capire non
solo se qualcosa può o meno avere senso o funzionare sul mercato ma anche se ce
ne sia o meno il bisogno.” (Fonte: university2business.it 15-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RECLUTAMENTO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">CHIARIMENTI DEL
CAPO DIPARTIMENTO ALTA FORMAZIONE E RICERCA MIUR SU NUMERO CHIUSO E
RECLUTAMENTO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">A proposito dei dati pubblicati da M. Gabanelli e O. Riva
nell’articolo del CorSera del 23 gennaio è intervenuto tempestivamente con
chiarimenti e messe a punto il Capo Dipartimento Alta Formazione e Ricerca MIUR,
prof. G. Valditara in una lettera al CorSera che merita di essere riprodotta di
seguito. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“Nel servizio pubblicato sul Corriere della Sera del 23
gennaio si affrontano due temi importanti, quello del basso numero di laureati
in Italia e del numero chiuso; quello dell'insufficiente quantità di docenti
universitari in un contesto peraltro di risorse scarse. Quanto al numero
chiuso, è intenzione di questo ministero allargare il numero degli iscritti a
Medicina anche per rispondere a oggettive esigenze del sistema sanitario.
L'articolo non considera tuttavia adeguatamente una importante novità contenuta
nell'ultima Finanziaria, vale a dire i 220 punti organico in più rispetto al
turnover che per la prima volta dopo oltre 10 anni segneranno una inversione di
tendenza del nostro sistema universitario: saranno cioè aggiuntivi rispetto al
turnover e dunque rappresentano un primo segnale di fiducia in una università
risanata nei conti che ora ha necessità di crescere anche negli organici.
Purtroppo l'articolo si chiude con due notizie inesatte: questi punti organico
in più saranno pienamente spendibili già nel 2019 e non subiranno alcun blocco
delle assunzioni. Inoltre non penalizzeranno le università del Sud, andranno a
quelle università (molte proprio al Sud) che avranno meno docenti e più risorse
a disposizione da spendere. Si tratta di un principio di normale buona
amministrazione. Si dimenticano inoltre nel pezzo i 1.500 ricercatori di fascia
B, 200 in più rispetto al passato governo, che verranno assunti, sempre grazie
all'ultima Finanziaria, proprio nel 2019. Ad ulteriore chiarimento, aggiungo
che nei fatti dal MIUR non vi sarà nel 2019 alcun blocco delle assunzioni posto
che le università, come di consueto, faranno avere i dati relativi ai loro
bilanci non prima di aprile, e dunque i punti organico 2019 non saranno
distribuiti dal ministero prima di maggio; saranno pertanto di fatto
trasformati in concorsi non prima di autunno avanzato. Infine nel 2019 si
procederà all'assunzione di quegli oltre 2.000 punti organico assegnati a
dicembre 2018. (Fonte: G. Valditara, CorSera 25-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RICERCA</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">RETTORI CONTRO IL
PROGETTO DI RIDIMENSIONARE L’ANVUR</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Alla lettera ai rettori del capo Dipartimento Giuseppe
Valditara che rendeva noto agli atenei il progetto del ministero
dell'Università e della ricerca di ridimensionare l'ANVUR, di accorparlo
all'Invalsi (valutazione scolastica), di togliergli poteri e responsabilità
("un ente inquisitorio che ha imposto la dittatura dell'algoritmo", è
la frase del testo diventata logo), molti rettori hanno risposto. Valditara
aveva assicurato che la sua lettera era stata ben accolta dai "magnifici
dell'università", ma al primo controllo si scopre che le cose non stanno
così. Gli atenei del Nord-Est, compatti, hanno difeso l'ANVUR e contestato la
proposta di riforma, in alcuni casi con inaspettata durezza. All'inaugurazione
dell'Anno accademico il rettore di Ca' Foscari (Venezia), Michele Bugliesi, ha
detto: "La valutazione negli ultimi dieci anni è stata una dei cardini
della conduzione del sistema universitario italiano e tale deve restare, così
come è in tutti i Paesi dove la ricerca e l'innovazione sono strumenti
fondamentali di progresso. Per essere efficace la valutazione deve rimanere
riferita a soli parametri di qualità e non condizionata da obiettivi politici
di redistribuzione delle risorse. Deve rimanere terza rispetto al decisore
politico ed essere affidata a un'agenzia indipendente composta da pari, unici
soggetti in grado di esprimere pareri competenti e affidabili". Il rettore
dell'Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, premettendo che le sue
considerazioni saranno "severe", ha scritto in risposta: "Il
documento risulta molto confuso e affronta il tema a livelli diversi senza
approfondirne alcuno. Lancia qua e là affermazioni, a volte anche sbagliate,
senza di fatto proporre alcuna soluzione percorribile a fronte delle
problematiche, certamente esistenti, relative al processo di valutazione".
Il documento "confeziona in diversi punti affermazioni generiche",
altre che "si potrebbero facilmente ritrovare nel blog Roars", altre
ancora "ovvie per tutti quelli che hanno un minimo di confidenza con la
letteratura internazionale sulla valutazione". C'è anche una voce del Sud,
nel dibattito sulla valutazione. È quella del rettore dell'Università di
Salerno, Aurelio Tommasetti, convinto che "l'esperienza della Valutazione
della ricerca abbia avuto un valore strategico per gli atenei
meridionali". Scrive Tommasetti: "Ci ha offerto una base e uno
stimolo per rinnovare modelli operativi del corpo docente e strategie efficaci
per la direzione degli atenei". Ancora, in modo chiaro: "E'
necessario conservare questo nucleo centrale di valutazione nazionale,
l'autonomia e l'eccellenza dell'Agenzia di valutazione, per potere operare con
efficacia e soprattutto avere dati e risultati certificati". La Conferenza
dei rettori sta elaborando un documento unitario in risposta alla lettera del
capo Dipartimento Valditara e al progetto di riforma della valutazione. (Fonte:
C. Zunino, R.it Scuola 25-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNIVERSITÀ E
RICERCA. I NUMERI DELLA CRISI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">«L’Italia - è il grido d’allarme di E. Gaudio, rettore
della Sapienza alla cerimonia di inaugurazione del 716° anno accademico -
investe per l’alta formazione 100 euro per abitante, la Germania 300 e la Corea
del Sud più di 600. Il numero complessivo dei docenti under 40 anni risulta
dimezzato rispetto al 2008, l’età media dei docenti ordinari è di 56 anni
mentre l’edilizia universitaria per aule e laboratori non viene finanziata da
10 anni». Insomma, di fondi non ce ne sono e il sistema universitario italiano
non può crescere. Lo stesso vale per la ricerca: gli enti pubblici del settore
hanno perso in poco più di dieci anni qualcosa come 400 milioni di
finanziamenti dal MIUR, il solo CNR si è visto ridurre il budget ministeriale
di 150 milioni rispetto al 2002. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso:
spendiamo in ricerca e sviluppo meno della metà della Francia e un quarto della
Germania. Il numero dei ricercatori nelle università scende drasticamente da
anni: tra il 2008 e oggi se ne sono persi 10 mila. (Fonte: Il Messaggero
17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">SISTEMA UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">L’IRRIGIDIMENTO
DEL SISTEMA DI COMUNICAZIONE MINA L’EFFICACIA DELLA TERZA MISSIONE DEGLI ATENEI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Si usa sovente il concetto improprio di
"trasferimento tecnologico" per identificare il rapporto esistente
tra la "scienza" degli atenei e le "applicazioni
tecnologiche" dell'industria. Dietro vi è una visione della società dei
cilindri (l'università, l'industria, il paese) che comunicano tra di loro
mediante una rete più o meno complessa, con flussi di trasferimento
sostanzialmente unidirezionali (il paese trasferisce fondi, scarsi, agli
atenei; gli atenei formano i laureati che auspicabilmente si occuperanno nelle
imprese; le università trasferiscono le loro scoperte scientifiche alle imprese
in cambio di denaro; le industrie vorrebbero orientare la formazione ma le
università sovente sono reticenti; se lo vogliono fare il complesso delle norme
vigenti non lo consente, e così via). Nella sostanza però molti di questi
scambi avvengono solo in linea teorica e i sottosistemi non comunicano tra di
loro. Più regole e sedicenti "facilitatori" s'inseriscono e più
s'irrigidisce il sistema. E' altresì facile immaginare quanto sia fallimentare
questo modello alla luce della corrente rivoluzione industriale dell'industria
4.0, tutta basata sulla comunicazione e interconnessioni tra "fare le
cose" e trasmissione di informazioni in rete dati. Pertanto la domanda
finale è come si può valutare l'efficacia della cosiddetta "terza missione
degli atenei" se s'irrigidisce il sistema di comunicazione tra i vari
attori della società italiana? (Fonte: Relazione a Congresso Uspur, Bologna
20-10-18)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">RETE DELLE
UNIVERSITÀ PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Agenda 2030 promossa dalle Nazioni Unite nel 2015, con i
suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile noti come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sdgs (Sustainable development goals),</i> è una sfida ambiziosa anche
se parlare di sostenibilità in università non è un tema nuovo: molti atenei
internazionali si occupano di politiche ambientali da almeno vent'anni. Grazie
però alla recente costituzione di reti di collaborazione internazionale tra le
università l'impegno sociale e ambientale è cresciuto sensibilmente. E anche in
Italia, nonostante si sia partiti in ritardo, l'accelerazione è stata
considerevole. Ideata nel 2013 e lanciata ufficialmente nel 2015 in seno alla CRUI,
la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus) coinvolge oggi 62
atenei e rappresenta una piattaforma di condivisione di esperienze e promozione
di progetti di ricerca, didattica e attività concrete da mettere in pratica nei
nostri campus. (Fonte: E. Morello, Buone Notizie CorSera 05-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO. TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">DIRITTO ALLO
STUDIO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Sul versante del diritto allo studio universitario le
risorse FIS, pur restando insufficienti a garantire l’accesso alla borsa di
studio alla totalità degli studenti idonei in tutte le Regioni, erano comunque
cresciute negli ultimi anni. La finanziaria di quest’anno, che ha previsto
l’accantonamento e la conseguente indisponibilità di 30 mln di Euro, con una
riduzione delle risorse effettivamente disponibili di oltre il 12%, rischia di
vanificare lo sforzo, anche finanziario, fatto da molte Regioni e di far
riemergere la categoria dello studente idoneo non beneficiario di borsa di
studio in realtà che negli ultimi anni erano riuscite a soddisfare la totalità
degli studenti aventi diritto.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Occorre poi considerare che le borse del diritto allo
studio universitario hanno ancora valori medi nettamente più bassi della media
degli altri paesi europei e che, in assenza di servizi aggiuntivi - quali mense
e residenze - in grado di soddisfare i bisogni essenziali a prezzi contenuti,
non risultano sufficienti al mantenimento degli studenti.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il numero di posti alloggio nelle residenze universitarie
non è ancora sufficiente a coprire la domanda degli studenti fuori sede che
sono costretti a rivolgersi ad affitti di mercato, spesso a canoni troppo
elevati per le loro disponibilità e ad alloggiare in abitazioni non sempre
provviste delle garanzie di sicurezza previste dalla normativa e spesso
affittate con contratti irregolari. (Fonte: Documento della Conferenza delle
Regioni illustrato da Monica Barni nel corso di un'audizione alla commissione
Cultura della Camera il 14 febbraio 2019)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">QUALI
CARATTERISTICHE AVRÀ IL NUOVO ESAME DI STATO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Sarà un esame in cui sono cancellate le discipline: e non
ci tragga in inganno la bidisciplinarità di facciata della seconda prova
scritta, in realtà solo una giustapposizione di materie diverse. Inoltre, nel
decreto che norma il colloquio orale, l’avvertenza ai docenti di “evitare una
rigida distinzione tra le discipline” è chiarissima. Ed è proprio per
raggiungere questo obiettivo che è stata eliminata la terza prova. È la
vittoria del mito efficientista delle competenze, di un’idea di scuola
ancillare ad un lavoro inteso non come dignità dell’individuo, ma acritica
esecutività. La finalità è semplificare e impoverire il possesso dei saperi
piegandoli all’apprendimento certificato di prestazioni strumentali:</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">- un esame in cui viene cancellata la possibilità per gli
studenti di svolgere un tema libero a partire da una traccia di storia, di
attualità o legata alla propria specifica tipologia di scuola ed in cui la
scrittura viene vincolata nello stretto perimetro di un’argomentazione
preconfezionata, dove ciò che conta non è cosa si dice, ma come lo si dice e se
lo si dice nel rispetto di un format imposto;</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">- un esame che obbliga gli studenti a un colloquio orale
nullificato, in cui prima la busta, il quiz, la sorte, poi lo ‘spunto’ estratto
dal candidato daranno il via ad un parlare senza contenuti, senza riferimenti
culturali. L’esame del problem solving, che premia la destrezza estemporanea
dello studente capace di passare da uno spunto ad un altro (sarebbe questa
l’interdisciplinarità?) e affida invece l’onere, l’invenzione del problem
setting alla commissione, che dovrà dedicare un’apposita sessione alla
preparazione dei quesiti: un lavoro tanto complesso e meticoloso quanto
inutile, affidato alle scarne prescrizioni di un decreto e ai documenti del 15
maggio;</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">- un esame che concretizza i frutti di una visione
asfittica ed avariata della valutazione. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In tanta approssimazione – una normativa a singhiozzo,
pubblicata pochi mesi prima della prova, in totale assenza di consultazione –
due sono le considerazioni che emergono prioritariamente.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La prima: l’operazione è evidentemente tesa a imporre una
sterzata radicale e autoritaria alle programmazioni e alla didattica dei
docenti, partendo direttamente dalle conclusioni del percorso. Si impongono
agli insegnanti cambiamenti che pregiudicano l’esercizio della libertà di
insegnamento attraverso una rivisitazione degli obiettivi finali, obbligando ad
adeguarsi ad essi ex lege.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La seconda: la banalizzazione dell’esame, la sua meccanizzazione,
l’allontanamento dalla centralità delle conoscenze e del loro rigore
scientifico, l’acquisizione dell’alternanza scuola-lavoro nella valutazione
sommativa, la retorica delle competenze, costruita sull’inganno epistemologico
della cultura della modernità. (Fonte: Red.ne Roars 15-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">SCELTE<span style="margin: 0px;"> </span>DEI DIPLOMATI ALLA CONCLUSIONE DELLA SCUOLA
SECONDARIA DI 2° GRADO IN TERMINI DI PERFORMANCE UNIVERSITARIE E LAVORATIVE A
UN ANNO E A TRE ANNI</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il Rapporto 2019 sulla Condizione occupazionale e
formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da
AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, fotografa le scelte
compiute dai diplomati alla conclusione della scuola secondaria di secondo
grado in termini di performance universitarie e lavorative nell’immediato (a un
anno) e in un più lungo periodo (a tre anni). Il 66,8% dei diplomati si iscrive
all’università e opta per un percorso di studi economico-sociale. A un anno dal
diploma il 35,5% lavora, in particolare chi è uscito dagli istituti
professionali. Chi ha svolto attività di Alternanza scuola-lavoro e stage
durante gli studi, ha il 40,6% in più di probabilità di lavorare una volta
terminati gli studi.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Tra chi prosegue gli studi con l’iscrizione
all’università, la motivazione principale è di natura lavorativa (68,2%): il
45,0% dei diplomati intende infatti migliorare le opportunità di trovare
lavoro, il 22,1% ritiene che la laurea sia necessaria per trovare lavoro e
l’1,1% dichiara di essersi iscritto non avendo trovato alcun impiego. Il 30,2%
è spinto invece dal desiderio di potenziare la propria formazione culturale.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La tendenza è confermata all’interno di tutti i tipi di
diploma. In particolare, il 49,5% dei tecnici dichiara di essersi iscritto per
migliorare le possibilità di trovare lavoro; è il 43,7% per i liceali e 37,1%
per i professionali. Per i liceali, più di altri, l’iscrizione all’università
viene vissuta come una necessità per accedere al mercato del lavoro (26,2%; è
pari al 12,2% per i tecnici e 15,9% per i professionali). Infine, la
prosecuzione degli studi è dettata dal desiderio di migliorare la propria
formazione per il 41,4% dei professionali, rispetto al 28,1% dei liceali e al
34,1% dei tecnici.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Fra i diplomati che hanno invece terminato con il diploma
la propria formazione, il 29,3% indica, come motivo principale della non
prosecuzione, la difficoltà di conciliare studio e lavoro. Il 24,8% dichiara
invece di non essere interessato a proseguire ulteriormente la formazione,
mentre il 13,0% è interessato ad altra formazione. Infine, il 12,9% lamenta
motivi economici. (Fonte: <a href="http://www.giornaledellepmi.it/"><span style="color: blue;">www.giornaledellepmi.it</span></a>
31-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">STUDENTI. COSTI
PER FUORISEDE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Secondo il rapporto di Federconsumatori, gli studenti
universitari meridionali spendono mediamente 6.767,23 euro l’anno per affitto,
trasporto pubblico, alimentazione, casa, libri di testo, materiale didattico e
tasse universitarie. Si tratta di un dato in contrazione rispetto all’anno
precedente: infatti, nel 2016 sono stati spesi 6.984,54 euro, esattamente il
3,11% in più rispetto al 2017. I dati meridionali sono certamente più bassi
rispetto a quelli osservati nelle altre circoscrizioni: infatti, al Nord sono
8.134,82 gli euro spesi dalle famiglie dei fuorisede universitari, mentre ammontano
a 8.405,22 euro al Centro. Negli affitti si riscontrano differenze notevoli tra
le tre macroaree geografiche del Paese: se al Centro Italia il costo medio
mensile di una camera sfiora i 400 euro per la singola ed è di quasi 250 euro
per la doppia, al Nord tali costi ammontano rispettivamente a 363,6 euro e 219
euro. Decisamente più contenute le spese per chi studia nelle città del Sud: in
media il costo è di 251,5 euro al mese per la camera singola e di quasi 161
euro per la doppia. (Fonte: S. G. Grasso, QdS 24-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">INDIRIZZO LICEALE
E TECNICO-PROFESSIONALE. PREFERITO IL PRIMO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In Italia la maggiore parte degli adolescenti si iscrive
al liceo, circa il 55,3% nel 2018, un aumento di circa il 2% rispetto all’anno
precedente. Il valore è nettamente più alto rispetto a quello del sistema
scolastico tedesco dove ciò che si potrebbe definire come l’analogo istituto
del liceo, ovvero Gymnasium (che va dagli 11 ai 17 anni circa), è frequentato
solo da un terzo degli studenti. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scegliere l’indirizzo liceale a scapito degli istituti
tecnico-professionali (iscrizioni in calo del 15,1% nell’ultimo anno) è una
tendenza molto diffusa in Italia e che non sembra essere premiata né da un
particolare coinvolgimento degli studenti (uno su tre tra i liceali abbandona
precocemente gli studi) né dal mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione
giovanile è infatti salito al 31,9%, uno tra i più alti d’Europa e a grande
distanza sia dalla media europea (6,8%) che tedesca (6%). (Fonte: V. Fonzo,
aise.it 18-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">VARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNA NUOVA
ASSOCIAZIONE VUOLE ANCHE AFFERMARE L'AUTONOMIA DELLA SCIENZA RISPETTO ALLA
POLITICA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L'associazione <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">"Italia
Stato di diritto", </b>presentata ufficialmente lo scorso 18 gennaio a
Milano,<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> è </b>composta da avvocati,
docenti di materie giuridiche e professionisti che lavorano quotidianamente con
il diritto, è stata creata per difendere i principi della democrazia liberale
che hanno ispirato la Costituzione e l'UE. Tra gli obiettivi palesati sul sito:
diffondere la conoscenza di principi importanti e non sempre conosciuti (come
la divisione dei poteri, l'essenzialità dei partiti e la necessità che abbiano
una vita interna democratica); descrivere le ragioni della democrazia
rappresentativa e i rischi di un uso distorto degli strumenti di democrazia
diretta; ricordare che il rispetto dei trattati internazionali e dei patti
sottoscritti con gli altri Stati dell'Unione Europea è necessario affinché il
rapporto tra Stati non regredisca all'uso della forza; affermare l'autonomia
della scienza rispetto alla politica. (Fonte: G. Lax, studiocataldi.it
28-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">PERCHÉ RIPENSARE
L’ECONOMIA - PER UNA RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il 5 dicembre si è tenuto presso il Dipartimento di
Economia dell’Università Roma Tre l’evento “Perché ripensare l’Economia - per
una riforma dell’Università”, organizzato da Rethinking Economics Italia. Come
è facile capire, la domanda che ha dato il titolo all’evento travalica le
questioni interne alle mura accademiche e ha a che fare con l’intero destino
della nostra società. L’urgenza di ripensare l’economia infatti non è solo una
rivendicazione di un sempre più largo gruppo di studenti e ricercatori in giro
per il mondo, ma una vera e propria necessità politica, che riguarda tutti noi
e determinerà le possibilità stesse della nostra civiltà di superare la crisi
sociale, ambientale ed economica che stiamo attraversando. Gravi
disuguaglianze, una crescita ingiusta e stagnante, la precarietà che è
diventata la cifra di un’intera generazione, emigrazioni di massa, un ambiente
sull’orlo del collasso, i popoli in preda a una rivolta sociale.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Questi, nota G. Guzzi nell’articolo, sono solo alcuni dei
sintomi che denotano una crisi di portata storica, che nei prossimi anni
modificherà radicalmente il profilo delle nostre società, ma di cui l’economia
mainstream, ossia quella insegnata e divulgata nelle maggiori università e dai
principali mass media, non solo ignora le cause ma sembra anche aver
contribuito ad esacerbare gli effetti. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ma, commenta giannini61 in coda all’articolo di Guzzi,
dire che il modello neoclassico non è adatto a spiegare l’economia significa
non averlo compreso, se non nella esemplificazione didattica di un corso di
Economia 1. Come dicevano i “vecchi” maestri, che certo non erano dei
fondamentalisti dell’economia marginalista, il mainstream è un mostro con tante
teste, e tanti, in questi ultimi cento anni, hanno provato a decapitarlo, senza
grande successo. Quello che fa fallire l’economia non è il suo fondamento
epistemologico, ma l’inettitudine di una classe politica becera ed ignorante che
non sa sfruttarne gli insegnamenti. (Fonte: G. Guzzi, IlSole24Ore 16-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNA PROPOSTA PER
COLTIVARE IL MERITO </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Per coltivare il merito negli spazi del sapere bisogna
tornare a far uso di una discrezionalità protetta dalle leggi e gerarchicamente
orientata. Si tratta di riaffidare alla responsabilità umana, legittimata dal
principio di autorità, il compito di selezionare la nuova classe dirigente
accademica, mandando in soffitta un sistema formativo fatto di procedure
asettiche e di controlli burocratici che non hanno scongiurato l’infiltrazione
del familismo e della corruzione. Significa rilegittimare tutte le posizioni
apicali, che sono state espropriate della loro potestà discrezionale e
trasformate in centri di burocrazia autoreferente, in nome di un egualitarismo
malsano, monopolizzato da corpi intermedi malati. Significa, ancora, rimettere
il magistero, di qualunque disciplina, nella posizione di valutare, in piena
autonomia e senza conseguenze giudiziarie, i premi e le promozioni nella scala
gerarchica funzionali allo sviluppo del sapere. (Fonte: A. Barbano, Il Foglio
27-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UN DOCUMENTO DI
DICIOTTO PROFESSORI UNIVERSITARI ESPERTI DI ECONOMIA E INGEGNERIA DEI TRASPORTI
SULLA TAV</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“La pubblicazione delle Analisi Benefici-Costi svolte dal
gruppo di esperti MIT presieduto dal prof. Ponti sul collegamento ferroviario
Torino – Lione e, prima, sulla linea AC Genova-Milano (Terzo valico dei Giovi)
ha consentito di constatare - alla totalità dei 18 esperti intervenuti in
argomento - i molti errori (costi indebitamente imputati all'opera) ed
omissioni (benefici non considerati o stimati in modo almeno discutibile) della
metodologia applicata. Si tratta di errori ed omissioni messi in evidenza, che
rendono del tutto arbitrarie le conclusioni negative raggiunte. Rafforza queste
convinzioni la preoccupante Relazione tecnico-giuridica (avv. Pucciarello) che
accompagna l'analisi costi benefici della Torino-Lione, che a nostro avviso
avrebbe dovuto essere tenuta in conto anche nelle valutazioni della
Benefici-Costi, in quanto le valutazioni giuridiche evidenziano i possibili
costi della non realizzazione del progetto. Alcuni di questi sono certi (penali
e ripristino dei territori su cui si svolgono i lavori in corso), altri
probabili, secondo l'avv. Pucciarello del MIT, che riguardano non solo la
restituzione o la rinuncia ai contributi UE, ma anche i potenziali danni che i
Paesi europei potrebbero imputare all'Italia per la soluzione di continuità di
un corridoio della rete TEN-T, deliberato dal Parlamento europeo e dal
Consiglio europeo col voto favorevole dell'Italia, con un Regolamento europeo
cioè con fonte giuridica non derogabile neanche dal Parlamento italiano con sua
legge”. (Fonte: IlSole24Ore 20-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UNIVERSITÀ IN ITALIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNIBO. ARRIVA LA
LAUREA IN INTELLIGENZA ARTIFICIALE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L’intelligenza artificiale entra nelle aule
dell’Università degli Studi di Bologna. Per l’anno accademico 2019/2020 l’Alma
Mater ha infatti istituito il corso di laurea magistrale internazionale in
‘Artificial Intelligence’, il secondo in Italia dopo quello della ‘Sapienza’ di
Roma, volto a formare dei professionisti in questa disciplina. Inoltre, ad
aprile l’ateneo bolognese aprirà il nuovo Centro di ricerca per l'intelligenza
e la digitalizzazione della conoscenza, sottolineando l’interesse verso questo
campo di ricerca ritenuto fondamentale per il futuro. Nel 2022, Bologna
ospiterà la prossima edizione della IJCAI-ECAI, la più grande conferenza
scientifica sui temi dell'intelligenza artificiale. (Fonte: Skytg24 07-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIBO. STARTUP DAY</b>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SUPPORTA LA CULTURA IMPRENDITORIALE</b></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Con lo StartUp Day l’ateneo bolognese, supporta da ormai
5 anni la cultura imprenditoriale tra i giovani studenti e neolaureati,
attraverso un programma che trova il suo momento conclusivo nell’evento in
programma il prossimo 18 maggio a Palazzo Re Enzo: all’appello l’ecosistema
dell’innovazione, università e imprese del territorio, studenti e alumni,
startup, business angels, venture capitalist, investitori e altre<span style="margin: 0px;"> </span>realtà nazionali e internazionali che
sostengono e finanziano il mondo dell’imprenditorialità. L’appuntamento di
maggio è in realtà solo la tappa finale dell’iniziativa promossa dall’Ateneo
emiliano e che ogni anno comincia con una Call for Ideas in due round al
termine della quale le migliori 30 idee selezionate ottengono un tavolo per le
sessioni di team meeting durante l’evento. Quest’anno l’iniziativa è partita
con una novità: la community ambassador StartUp Day. La rete è un progetto
strategico che mira a coinvolgere studenti e neolaureati di ogni campus e corso
di laurea, incentivandoli a promuovere lo StartUp Day e i valori
dell’imprenditorialità in tutta l’università di Bologna. (Fonte:
university2business.it 11-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">SCUOLE
D’ECCELLENZA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Tutte le scuole d’eccellenza sono equiparate a università.
Hanno perciò personale docente proprio e sono finanziate su un fondo distinto
dall’FFO (Fondo di finanziamento ordinario) delle altre università. Nel 2018 le
scuole d’eccellenza hanno ricevuto 105 milioni (39 la SNS, 31 il S. Anna, 22 la
SISSA, 7 l’IMT e 6 lo IUSS), contro un totale di 6886 delle altre università.
Insieme le scuole di eccellenza sono la ventiseiesima università italiana per
finanziamento totale (la prima è Roma Sapienza, con 483 milioni). Dal punto di
vista didattico, bisogna distinguere due modelli diversi. SISSA e IMT
conferiscono solo diplomi di dottorato di ricerca, mentre IUSS, Normale ed il
Sant’Anna conferiscono sia dottorati (detti perfezionamenti) sia diplomi di
corso ordinario. Questi ultimi sono aggiuntivi rispetto alle lauree (triennale
e specialistica) dell’università di Pavia e Pisa. Gli studenti devono superare
in corso gli esami universitari (con la media del 27 e nessun voto sotto il 24)
e superare anche esami aggiuntivi, tenuti da professori della Scuola. (Fonte:
G. Federico, noisefromamerika.org 11-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ISTANZE DELLE
REGIONI NELLA PROGRAMMAZIONE DELLE UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA IN AMBITO
AUTONOMIA RAFFORZATA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno avanzato
richieste al governo di più attenzione al territorio nella programmazione delle
università e della ricerca nell'ambito del dossier dell'autonomia rafforzata
regionale. Luca Zaia, Attilio Fontana e Stefano Bonaccini, i presidenti
rispettivamente di Veneto, Lombardia ed Emilia, hanno avanzato la richiesta di
un coordinamento delle università dei rispettivi territori, «nel rispetto
dell'autonomia» delle stesse istituzioni, così da integrare l'attività
didattica nell'interazione con il tessuto produttivo del territorio. Una
curvatura della didattica, dunque, che dovrebbe interessare solo alcuni corsi e
che comunque non potrà prescindere dall'accordo con i singoli atenei, la cui
autonomia è presidiata dalla Costituzione.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Sull'altro piatto della bilancia è prevista la
possibilità che le regioni finanzino posti in deroga rispetto all'organico
degli atenei. Sempre le regioni potranno disporre integrazioni salariali per il
personale, aggiuntive rispetto al trattamento previsto a normativa vigente.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Novità anche per la ricerca: con particolare attenzione
al sostegno e allo sviluppo delle attività di impresa e delle startup, le
regioni chiedono la partecipazione alla programmazione delle attività di
ricerca scientifica e tecnologica per i settori di maggior ricaduta per la
produttività del territorio. (Fonte: A. Ricciardi, ItaliaOggi 12-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UE. ESTERO</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">2019 QS WORLD
UNIVERSITY RANKINGS<span style="margin: 0px;"> </span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Africa.</i> South
Africa remains the continent’s dominant higher education ecosystem. Seven South
African universities see 113 departments ranked, accounting for well over half
of the continent’s total. But 24 of South Africa’s departments drop in rank
while only 20 improve in rank.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Asia</i>. In Asia,
Singapore remains dominant at the very top of the rankings, with 14 departments
among the top 10 of the 48 subject tables. But China continues to increase its
competitiveness, recording a higher share of top-50 departments than ever.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Australia</i>. The
Australian sector still remains home to numerous outstanding subject providers.
Australian National University in particular performs strongly, ranking among
the global top 10 for seven different subjects – a year-on-year increase of
three. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Latin America</i>.
Of the 555 Latin American university departments ranked, 129 have declined in
rank, while 89 have improved their rank, constituting “systemic relative
decline”, QS says. Latin American representation at the top-50, top-100 and
top-200 level has also decreased year-on-year.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Middle East.</i> QS
ranked 145 departments across eight Middle Eastern nations, an increase of 60%
on last year, with 33 departments improving their rank, and 18 departments
declining in rank. Saudi Arabia remains the region’s dominant higher education
system. Some 56 of its departments are ranked, and 28 of the 33 top-200 ranks
achieved by Middle Eastern universities are attributable to Saudi Arabian
institutions.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">North America</i>.
The United States’ higher education system has continued to decline, losing
almost 20% of its top rankings for its departments in a year, and recording
deeper deteriorations in liberal arts disciplines. But Harvard University
remains the world’s outstanding university, ranking number one in 12 subjects,
closely followed by Massachusetts Institute of Technology, ranking first in 11
subjects. Canada’s higher education sector has consolidated its status as the
world’s third best in terms of research performance. In total, 557 Canadian
university departments are ranked. A total of 123 departments drop in rank,
while 139 improve their rank.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">CONFRONTO CON
L’ESTERO. PRESENZA DI DONNE NEL CORPO DOCENTE UNIVERSITARIO</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Regno Unito</i>. In
media il numero di professoresse nella più alta fascia di docenza si attesta
intorno al 22%, leggermente al di sotto delle percentuali italiane (ma la
percentuale sarebbe decisamente al di sotto di quelle italiane se nel conteggio
fossero incluse anche le posizioni di PA). </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Svizzera</i>.
Sommando PO e PA, si raggiunge circa il 21% fortemente al di sotto della
percentuale italiana. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Danimarca</i>. Il
dato disponibile per l’università di Copenhagen (riferito al termine del 2015)
indica una percentuale di donne PO pari al 22%; una percentuale anche inferiore
è invece riportata per l’università di Aahrus con il 17%.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Germania</i>.
Mostra un dato nazionale medio intorno al 22% di donne in posizione da
professore con le due principali università di Monaco di Baviera, la TUM e la
LMU che mostrano percentuali di donne nel ruolo di professore tra il 18 ed il
22%, rispettivamente.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Francia</i>. Mostra
un 18% di donne nella categoria più alta di professori ma considerando solo le
discipline scientifiche (unici dati disponibili del 2018) e perciò è
ipotizzabile una percentuale decisamente più elevata considerando anche le
discipline umanistiche.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Stati Uniti</i>. Ad
esempio per la Brown University e Princeton, nella più alta categoria di
professori, il 25% di questi sono donne. Quasi identiche percentuali sono
riportate per la Columbia University e per la Stanford University. Stessi
numeri per la Harward.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Consiglio Europeo
delle Ricerche (ERC).</i> Se si effettua un’analisi delle tre tipologie di
finanziamenti individuali dal 2007 al 2016, si osserva che vince un ERC
Starting Grant il 27% di donne, vince un Consolidator Grant il 28% di donne e
vince un Advanced Grant soltanto il 14% di donne. (Fonte: F. Nestola,
ilbolive.unipd.it 30-01-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">FRANCE IS
PREPARING TO IMPLEMENT A NATIONAL, MULTI-YEAR RESEARCH PLAN</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">France is preparing to implement a national, multi-year
research plan for the first time – a move warmly welcomed by the heads of the
country’s major research agencies, writes Barbara Casassus for Nature. The
details of the programme, unveiled by French Prime Minister Edouard Philippe on
1 February, are yet to be defined, but the government says that it will protect
research funding, boost the reCRUItment of early-career scientists and help
France to stand out in an increasingly competitive global research landscape.
The programme should cut bureaucracy and give scientists more resources,
allowing them to better plan for the future and freeing up more time for
research, said Phillippe, who announced the move in Paris at an event
celebrating the 80th anniversary of France’s National Centre for Scientific
Research (CNRS), Europe’s largest basic-research agency. (Fonte: UWN 15-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">GERMANIA. IL
SISTEMA DELL’ISTRUZIONE: GYMNASIUM, REALSCHULE, HAUPSCHULE, FACHHOCHSCHULE</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il sistema scolastico tedesco, a differenza di quello
italiano, è pensato per indirizzare gli studenti già dagli 11 anni in poi. Da
quell’età in poi per essere accettati in un liceo bisogna superare una
selezione basata sui voti ricevuti fino a quel momento durante gli anni della
Grundschule (elementari) e altri elementi, sempre più stringenti nel corso
degli anni. Solo un terzo degli studenti, ovvero quelli aventi una media dei
voti in matematica e tedesco tra 2 e 2,5 (la scala dei voti è invertita va dal
5 all’1, dove 1 è massimo), salvo eccezioni, può frequentare il Gymnasium. In
alcuni Länder, come Sassonia e Brema, l’accesso ai licei è possibile solo
tramite raccomandazione da parte della Grundschule o attraverso un esame o una
lezione di prova. Solo il 33% degli studenti riesce a essere ammesso al
Gymnasium, gli altri, invece, sono normalmente incoraggiati a iscriversi alla
Realschule (i corrispettivi degli istituti tecnici italiani) o alla Haupschule
(la scuola professionale). In Germania il sistema universitario si è ormai
omologato agli standard europei. Per accedervi è necessario un diploma di
maturità. Tuttavia esistono anche le cosiddette Fachhochschulen a cui è più
facile accedere nel caso in cui si provenga da una Realschule. Non esistono
esami di ammissione (salvo per alcune facoltà a numero chiuso, come medicina).
(Fonte: V. Fonzo, aise.it 18-02-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UK. IL COSTO
SBALORDITIVO DELL’ECCELLENZA</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">The TEF (Teaching Excellence Framework) is now in its
third year but still has some way to go before suspicion around its methodology
and benefits subsides. Last year, the Westminster government announced plans to
evolve the scheme to include a detailed assessment of universities’ performance
in 34 specific subject areas, evaluating them on student satisfaction and
retention as well as graduate employment. Now policymakers are being asked to
reconsider, following a warning from vice-chancellors that such detailed
testing of subjects could push <i style="mso-bidi-font-style: normal;">the cost
of the exercise to the sector up to an eye-watering £37.6 million each time</i>.
They argue that increased cost to universities and taxpayers, alongside
problematic methodology overall, “risk undermining the subject’s purpose”.
(Fonte: A. McKie, THE 25-02-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UK. A LONDRA UNA UNIVERSITÀ CHE
OFFRE UN SOLO CORSO DI LAUREA </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">A partire dal prossimo anno è la novità nel panorama accademico
britannico, ma soprattutto perché questa laurea sarà a cavallo fra materie
umanistiche e scientifiche. L’ateneo si chiamerà <i style="mso-bidi-font-style: normal;">London Interdisciplinary School</i> e già dal nome se ne comprende
l’approccio: non più steccati fra i saperi, ma un unico corso che fonde scienze
e humanities, arte e tecnologia. Un’iniziativa che nasce da una precisa
richiesta del mondo delle imprese: e infatti fra gli sponsor ci sono gruppi
come McKinsey, il gigante della consulenza, e la Virgin di Richard Branson.
Perché il problema, anche in Inghilterra, è trovare laureati con le competenze
giuste, che oggi significano non tanto iper-specializzazione quanto capacità di
essere trasversali. Dunque letterati che sappiano leggere un bilancio o
ingegneri capaci di pensare filosoficamente, ma soprattutto persone in grado di
«risolvere problemi complessi». (Fonte: L. Ippolito, CorSera Università
04-03-19)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LIBRI. RAPPORTI. SAGGI</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">IL SISTEMA
UNIVERSITARIO NELLE ANALISI DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE-BIENNIO
2017-2019. </span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">Studio effettuato
dal CUN. Gennaio 2019.</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il Consiglio Universitario Nazionale intende qui
rappresentare e sottoporre all’attenzione e alle riflessioni delle comunità
scientifiche e accademiche, nonché delle sedi istituzionali competenti, quelle
che si sono affermate e continuano a proporsi tra le principali questioni
aperte del nostro sistema universitario nel corso del biennio gennaio 2017 -
gennaio 2019. Non tutte le problematiche per le quali il sistema universitario
attende soluzioni e risposte saranno dunque fatte oggetto di considerazioni
dedicate in questa relazione biennale. A motivo di sollecitazioni, esterne e
interne, le istanze della semplificazione, della modernizzazione del sistema, e
perciò della sua flessibilità e della sua internazionalizzazione, hanno
impegnato l’Organo in estese analisi dedicate, fra l’altro, all’adeguamento
dell’offerta formativa, perché ne sia assicurata la capacità di meglio
rispondere alle nuove esigenze dei contesti anche sovranazionali. Il testo completo
dello studio nel seguente link <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y6ll9fct"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y6ll9fct</span></a> .</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">CRITICAL
PERSPECTIVES ON DIGITAL TECHNOLOGIES IN HIGHER EDUCATION</span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">A cura di Deborah Lupton, Inger Mewburn, Pat Thomson. Ed.
Routledge, 2017, 172 pg.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Academic work, like many other professional occupations,
has increasingly become digitised. This book brings together leading scholars
who examine the impacts, possibilities, politics and drawbacks of working in
the contemporary university, using digital technologies. Contributors take a
critical perspective in identifying the implications of digitisation for the
future of higher education, academic publishing protocols and platforms and
academic employment conditions, the ways in which academics engage in their
everyday work and as public scholars and relationships with students and other
academics. The book includes accounts of using digital media and technologies
as part of academic practice across teaching, research administration and
scholarship endeavours, as well as theoretical perspectives. The contributors
span the spectrum of early to established career academics and are based in
education, research administration, sociology, digital humanities, media and
communication. (Fonte: Presentazione dell’editore)</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LA VALUTAZIONE COME DISPOSITIVO CENTRALE DI
UNA NUOVA FORMA DI GOVERNAMENTALITÀ</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><span style="margin: 0px;">In generale,
negli ultimi trenta anni circa, i sistemi universitari europei hanno dovuto
affrontare riforme radicali. Le politiche nazionali nel campo dell’istruzione
superiore si sono ispirate a un modello comune di «governance di sistema» -
sempre più influenzato dal confronto, implicito o esplicito, con quello
anglosassone - che ha portato le tradizionali modalità di gestione tipiche
dell’Europa continentale (modello gerarchico - burocratico) e quelle appunto
dei paesi anglosassoni (modello dell’autogoverno istituzionale) a convergere
verso un comune template: lo «stato valutatore». I pilastri su cui si basa tale
modello sono quelli del New Public Management (NPM), che è stato modulato,
declinato e reinterpretato in maniera sostanzialmente differente a seconda dei
diversi contesti istituzionali, dando vita a combinazioni peculiari e attivando
dinamiche spesso conflittuali, sia a livello di sistema sia di singola
istituzione universitaria. Schematicamente si possono identificare con: la
concessione di un’estesa autonomia istituzionale alle università; la
valutazione della qualità della ricerca e dell’insegnamento che ciascun ateneo
è in grado di offrire; l’introduzione di meccanismi competitivi di
finanziamento che premino il merito attraverso la “visualizzazione” dei
risultati ottenuti. In particolare, la valutazione è diventata, in tale quadro,
non solo una parola chiave per la qualità, ma anche il dispositivo centrale di
una nuova forma di governamentalità, attraverso la trasformazione dello Stato
centralista nello «Stato valutatore». (Fonte: E. Spanò, Rivista Trimestrale di
Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018, Numero monografico </span><a href="http://www.rtsa.eu/"><span style="margin: 0px;"><span style="color: blue;">http://www.rtsa.eu/</span></span></a><span style="margin: 0px;"> )</span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">IN BREVE (Gennaio - Marzo 2019)</span></span></b></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L'Università, la Ricerca scientifica e, più ampiamente,
la Cultura, paiono ormai fra gli ambiti che con maggiore facilità sono chiamati
a confrontarsi con misure di RIDUZIONE DELLE RISORSE nonché a soffrire
interventi normativi contingenti, spesso cangianti, capaci di comprometterne lo
sviluppo. C. Barbati, pres.te CUN.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">DOMANDA DI GIUSTIZIA. «È inutile rincorrerla con
incrementi di personale. Bisogna trovare adeguate deterrenze contro chi resiste
indebitamente in giudizio sapendo di avere torto». La soluzione è un sistema
«dove non esiste il divieto di reformatio in peius» (possibilità di aggravare
la condanna in Appello). P. Davigo, La Stampa.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Analisi triennale New Skills at Work di J.P. Morgan e
Università Bocconi ha evidenziato lo «SKILL MISMATCH», come lo chiamano gli
economisti. Abbiamo uno dei più consistenti livelli di «disallineamento» tra i
percorsi di studio scelti dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro (al
3° posto dopo Corea del Sud e Inghilterra). «Strabismo» che porta troppi
«dottori» a trovarsi senza lavoro. CorUniv.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">INDENNIZZO AI DOCENTI UNIVERSITARI. Con i 50 milioni del
2018 ai 43.000 professori e ricercatori di ruolo in servizio a inizio 2018 e
anche nel periodo di BLOCCO STIPENDIALE (tra il 01.01.2011 e il 31.12.2015)
sono stati distribuiti tra i 1.250 e 1.429 euro pro capite. A cui entro il
15.03.19 deve seguire un 2° indennizzo compreso tra i 1.000 e i 1.143 euro.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">NUMERO COMPLESSIVO DEI PROFESSORI ordinari (13.490) e
associati (20.720) in ruolo nelle università nel 2018. Dal 2012 a oggi sono
state presentate 129.000 domande di abilitazione scientifica nazionale per
insegnare negli atenei: in 64.503 casi è stata ottenuta l'abilitazione e in
14.468 l’assunzione. Sole24.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">ACCREDITAMENTO DEI CORSI DI DOTTORATO. ll MIUR ha
semplificato le regole per gli atenei, riducendo di fatto il ruolo dell'ANVUR.
Per costituire un collegio docenti di dottorato basterà aver pubblicato almeno
3 prodotti scientifici su fonti qualificate e superato gli indicatori per
l'abilitazione scientifica nazionale per i professori associati. Senza più
spazio dunque per gli algoritmi applicati dall'ANVUR.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nel mirino del Fondo monetario internazionale (FMI)
finiscono REDDITO DI CITTADINANZA e pensioni anticipate. Il reddito rischia di
essere un disincentivo al lavoro o di creare dipendenza dal welfare. QUOTA 100
potrebbe ridurre la crescita potenziale e aumentare i già elevati costi
pensionistici.<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Centro Studi di Community Group. Indagine LaST. Indice
complessivo che misura accoglimento o opposizione a OPERE INFRASTRUTTURALI, es.
TAV. 3 gruppi: prevale (65,5%) quello dei «#Si0pere» con più consensi fra
LAUREATI, imprenditori e STUDENTI, 2°gruppo dei «#Si, con riserva» (26,6%),
3°gruppo per il no (7,9%) ha consensi fra chi ha basso titolo di studio,
disoccupati e STUDENTI. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">DL SEMPLIFICAZIONI: Anche laureati in Medicina che non
hanno completato il corso di formazione in Medicina generale, potranno avere
l’incarico di medico di base fino al 31-12-21, per un totale di 4.150 medici
nel triennio. Fnomceo: L’unico intervento risolutivo è mantenere 2.000 borse
studio l’anno X 10 anni per i corsi di Medicina generale post laurea. lavoce.info</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">INTELLIGENZA ARTIFICIALE. In quali campi l’AI è più brava
degli esseri umani? Nell’analizzare enormi quantità di dati e riconoscere
similitudini (pattern) e anomalie, e a prevederle. Sembra una piccola qualità,
ma significa avere un impatto straordinario in tutti i compiti che richiedono
percezione e ripetitività. Foglio.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“L’INPS deve essere un’istituzione indipendente dagli
orizzonti, spesso molto limitati, del governo di turno, perché è il garante di
un patto tra generazioni. Se avesse avuto questo ruolo negli anni ‘70 e ‘80
oggi non avremmo questa montagna di debito pubblico e le baby pensioni”. T.
Boeri</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">CONCORDATO DELLE LAUREE. L'Italia e la Santa Sede hanno
reciprocamente riconosciuto i titoli di laurea e dottorato rilasciati dalle
rispettive università sulla base della Convenzione di Lisbona. La convenzione
viene ora applicata per tutte le lauree, salvo quelle in teologia che
passeranno da un canale concordatario sperabilmente semplificato. Rep.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">CONFERENZA DELLE REGIONI. Ritiene urgente realizzare
verifiche sistematiche della relazione fra test somministrati e successivo
profitto universitario e anche su base di tali esiti progettare test migliori e
più efficaci. I TEST DI ACCESSO PER I CORSI A NUMERO PROGRAMMATO restano
irrinunciabili, ma occorre investire maggiori risorse per migliorarne il
funzionamento.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Una piccola curiosità: c’è una notevole differenza tra il
titolo italiano "DOTTORE" e quello tedesco "DOKTOR".
Quest’ultimo è infatti riservato a coloro che hanno completato un dottorato di
ricerca. Di conseguenza la Germania ha molti meno Dottori rispetto all’Italia".
aise</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Farmacista33 ha lanciato un sondaggio per conoscere che
cosa pensano i farmacisti sull’ACCESO APERTO O CHIUSO AL CdL IN FARMACIA. A
favore dell'accesso libero è stato il 29% dei rispondenti, il restante 71% ha
espresso la sua preferenza per il numero chiuso. farmacista33.it<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">TAV. 18 PROFESSORI UNIVERSITARI ESPERTI DI ECONOMIA E
INGEGNERIA DEI TRASPORTI constatano i molti errori (costi indebitamente
imputati all'opera) ed omissioni (benefici non considerati o stimati in modo
almeno discutibile) della metodologia applicata, che rendono del tutto
arbitrarie le conclusioni negative raggiunte dalla commissione Ponti <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y6mu95eb"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/y6mu95eb</span></a><b>
.</b></span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Rapporto Symbola-Unioncamere 2018. Al SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE
E CREATIVO nel 2017 si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia: oltre 92
mld di <span style="margin: 0px;">€</span>. Inoltre, per ogni <span style="margin: 0px;">€</span> prodotto dalla cultura se ne
attivano 1,8 in altri settori. Risultato: lavoro per 1,5 milioni di persone, il
6,1 % degli occupati. Manif.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il Regno Unito è uno dei maggiori beneficiari dei
FINANZIAMENTI PER LA RICERCA nell'Unione Europea (tra il 2007e il 2013, ha
ricevuto 8,8 miliardi di euro su un totale di 107 miliardi destinati alla
ricerca). L’Italia è il quarto paese al mondo con cui il Regno Unito collabora
di più in assoluto con un totale di 58.664 paper in collaborazione con un
autore che risiede in Gran Bretagna.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Università San Raffaele. Sono circa 6.300 le richieste
quest'anno a fronte dei 240 posti disponibili alla FACOLTÀ DI MEDICINA.
Richiesti altri 80 posti, di cui 40 si aggiungeranno al corso di Medicina in
italiano, oggi con 160 posti, e altri 40 al corso in medicina insegnato in
inglese, adesso con 80 posti.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">MIUR (nota 01-02-19</span><b><span style="font-family: Roboto; font-size: 7pt; margin: 0px;"> <span style="margin: 0px;"> </span></span></b><span style="font-family: Arial;"><span style="margin: 0px;">n. 3315</span>) ha
ridefinito le linee guida per l'ACCREDITAMENTO DELLE SEDI E DEI CORSI DI
DOTTORATO adottate in data 14-04-17 (n. 11677), per quanto concerne la verifica
dei prescritti requisiti. Le nuove linee guida fanno seguito a un confronto con
l'ANVUR e mirano ad aggiornare e semplificare la procedura, nel rispetto
dell'autonomia universitaria e degli enti di ricerca.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La L. 240/2010 ha creato DISPARITÀ DI TRATTAMENTO
ECONOMICO tra RicercatoriTD-b sia in un singolo Ateneo sia tra Atenei diversi.
Infatti esistono RTD-b “privilegiati” da aumento stpendiale del 20% e RTD-b che
pur con medesima qualifica e mansione non ricevono tale aumento. Uspur.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><span style="margin: 0px;">Sentenza
definitiva del TAR Lazio. I</span>l VOTO DI LAUREA di per sé non
costituisce un legittimo parametro di valutazione di un candidato perché, in
effetti, il voto non ha lo stesso “peso” in tutti gli Atenei e in tutte le
Università d’Italia. <span style="margin: 0px;">Il voto di laurea è, in buona sostanza, inutile e discriminante se
richiesto e valutato in relazione alla partecipazione a un CONCORSO PUBBLICO.</span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">MARKETISATION OF HIGHER EDUCATION, embodied by quality
mechanisms, rankings, student satisfaction surveys and the like, has resulted
in grade inflation, neither does it bear a positive effect on the quality of
teaching and learning, and there are increasing signs that a shift away from
the market model may be on the cards. UWN.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">LAUREE PROFESSIONALIZZANTI. A fronte di 585 posti a
disposizione per 14 lauree, alla data del 31 gennaio, risultavano pervenute 705
domande di accesso ai corsi a orientamento professionale. Pari al 121% del
totale. Laddove gli immatricolati complessivi si sono fermati a quota 379
(65%). Nessun ateneo è riuscito a riempire tutti gli slot attivati. Sole24.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">“Se il 58% s’iscrive alla magistrale è evidente che il
SISTEMA DELLE LAUREE TRIENNALI non è decollato. Serviva un titolo triennale
finito che a 21-22 anni permettesse ai giovani di immettersi sul mercato del
lavoro. Ma per riuscirci servivano corsi parametrati sulla domanda e non
sull'offerta”. I. Dionigi, pres.te AlmaLaurea.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">UNIVERSITÀ TELEMATICHE. Crescono gli iscritti: da ultima
rilevazione del MIUR sono 81.172 contro 48.025 di cinque anni fa, ovvero circa
il 5% dei 1.659.855 italiani che nel 2018 risultano iscritti all’università. In
USA Il 32% degli studenti di college segue corsi online. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Italian Physicist Fabiola Gianotti, director-general of
CERN, tells The Guardian what it felt like to discover the Higgs boson: “The
fact that 95% of the universe is dark, is unknown to us, is a major
embarrassment for scientists today, but it’s also very exciting: it means there
are many, many new things to discover.” UWN.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Modificare le cellule cerebrali, impiantarne di nuove e
persino inserire dispositivi per avere una mente capace di sfruttare la
capacità di calcolo di una macchina. Per ora è tutto in fase sperimentale, ma
nel giro di vent'anni le INTERFACCE NEURALI (BCI = Brain Computer Interface) ci
renderanno davvero degli esseri superiori. LINKIESTA.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Rapporto 2018 di Ministero Lavoro e Istat. DOTTORI di
RICERCA (DdR). Quasi 1 su 5 (titolo conseguito nel 2014) finito il percorso, si
trasferisce all’estero. Infatti, “a 4 anni dal conseguimento del titolo il 18,8%
dei DdR occupati (1.872 su 9.974 occupati) lavora all’estero”. Nel 2010
all’estero il 14,7% degli occupati. Mete preferite: Regno Unito (21,2%), USA
(14%), Germania (11,7%) e Francia (11,2%).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS 2019. Sapienza al 1° posto
in Studi Classici e Storia Antica. PoliMi unica italiana tra le Top 10 in tre
discipline. UniBocconi è 8° per Business & Management, 18° per Finanza, 16°
per Economia. PoliTo al 24° per Ingegneria Mineraria, UniBo per Odontoiatria
(44°), UniPi per Scienze Bibliotecarie (50°). UniBo e UniPd sono le più
rappresentate.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la NASA
sull’OSSERVAZIONE DELLA TERRA, che prevede la partecipazione di 7 candidati
italiani l’anno al "NASA Postdoctoral Program (NPP)". Grande opportunità
per DOTTORI DI RICERCA italiani, con ricadute sul Sistema Paese e per gli
istituti universitari che aderiscono, in quanto la NASA offre contratti per
posizioni post-doc presso i suoi laboratori per tutta la durata del progetto
(fino a tre anni).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">RICERCATORI AL CNR. C’è chi è arrivato a 10 anni di
assegni e progetti a tempo, chi a 12, chi a 15. Chiedono di completare la
stabilizzazione dei contratti prevista dalla legge Madia del 2017. In totale ci
sarebbero 94,5 mln a disposizione, ma l’ente vorrebbe attingere i 20 mln di
cofinanziamento dai 34,5 stanziati dal governo attuale, riducendo così la somma
a disposizione. E anche le stabilizzazioni.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">The UNITED STATES’ HIGHER EDUCATION SYSTEM is continuing
to decline in the global rankings, losing almost 20% of top rankings for its
university departments in the 2019 QS World University Rankings by Subject,
which ranks more than 1,200 universities in 78 locations across 48 single
subjects and five broad subject areas. UWN.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">QS WUR said SWITZERLAND has become the world’s third-best
HIGHER EDUCATION SYSTEM in terms of top-10 ranks, overtaking Australia.
Impressive performances from ETH Zurich mean that only the United States and
United Kingdom occupy more top-10 places.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">2019 QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS BY SUBJECT. By country
the US tops the list for number of TOP-10 DEPARTMENTS with 234, followed by the
UK (137), Switzerland (22), Australia (18), Canada (15), Singapore (14),
Netherlands (12), ITALY (6), Mainland China (4) and Sweden (4). UWN.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Vana la legge su BLOCCO ASSUNZIONI IN UNIVERSITÀ. Il
blocco è solo per assunzioni su dotazione 2019, non su dotazione 2018. Ogni
anno la dotazione arriva di solito a giugno/luglio. Ergo, visti i tempi tecnici
dei concorsi nessun assunto su dotazione 2019 avrebbe comunque preso servizio
prima di dicembre 2019. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Da UniFe PROPOSTA SPERIMENTALE PER SUPERARE IL N. RO
CHIUSO: normale immatricolazione al CdL per chi supera il test d’ingresso
nazionale, + apertura a 600 studenti che si potranno iscrivere e immatricolare
solo dopo superati tutti gli esami del 1°semestre con media non inferiore a 27,
pena l’esclusione dal corso.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Dati EUROSTAT. L’Italia ha % di LAUREATI tra le più basse
dell’Ue: il 20,6% tra i 25-54enni che si abbatte all’11,5% nei 55-74enni,
contro partner Ue come Francia (39,3% 22% nelle 2 fasce di età), Germania
(29,4% e 25,6%), UK (45,1% e 33,3%), Spagna (39,9% e 23,5%). Ed è penultima
prima della Romania nella classifica della % del numero di laureati nell’Ue.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">EUROSTAT fa i conti del “GRADO DI ISTRUZIONE TERZIARIA”
negli Stati membri. Emerge che più di un terzo (34%) dei 4,7 milioni di
laureati nel 2016 nell’Ue si è laureato in scienze sociali, giornalismo,
informazione, economia, amministrazione e legge. Altri settori di studio con
proporzioni consistenti di laureati nel 2016 sono stati ingegneria, produzione
e costruzione (15% di laureati), salute e benessere (14%), arte e scienze umane
(11%), scienze naturali, matematica, statistica e Tecnologie informazione e
comunicazione (ICT) (11%) e istruzione (9%).</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In Italia il 30% dei cittadini non ha COMPETENZE
DIGITALI. E nelle scuole c’è solo un computer ogni 8 alunni. Investiamo in
ricerca e sviluppo l’1,3% del Pil, rispetto alla media europea che è del 2% .
Una percentuale decisamente bassa soprattutto se paragonata alla Germania dove
si investe il 2,9% del Prodotto interno lordo. Inoltre, fra la popolazione dai
25 ai 64 anni, solo l’8,3% è coinvolto in programmi di formazione. La media
europea è del 10,8%. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Rapporto Federconsumatori. SPESA MEDIA ANNUALE PER STUDENTE
al Sud per affitto, trasporto pubblico, alimentazione, casa, libri di testo,
materiale didattico e tasse universitarie: 6.767,23 euro. Al Nord 8.134 euro,
al Centro 8.405. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nasce la RETE 4Eu+, di cui fanno parte Milano Statale, la
Sorbona di Parigi, la Charles University di Praga e gli atenei di Copenhagen,
Heidelberg e Varsavia. Coinvolti quasi 300 mila studenti e 26 mila docenti e
ricercatori. Un'alleanza tra sei università europee per creare una nuova forma
di collaborazione.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">QUOTA 100. Allarme rosso nelle scuole, in Asl e ospedali
per le molte richieste pervenute finora. Dalla cassa previdenziale di
insegnanti e PROFESSORI UNIVERSITARI già pervenute 13.887 domande (da intero
comparto della PA finora 28.738). Il MiSa stima a fine anno 4.500 i MEDICI per
quota 100 da aggiungere ai ca. 6.000 che ogni anno lasciano con le vecchie
regole.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ricerca su rivista CELL. Studiosi dell'Università di
Scienza e Tecnologia di Hefei (Cina) e della Medical School dell'Università del
Massachusetts sono riusciti a dare una "super vista" a topi da
laboratorio, che permette ad essi di vedere anche nel campo dell'infrarosso,
cioè al buio. </span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">STIPENDI MEDI A 1 ANNO DALLA LAUREA: 670 <span style="margin: 0px;">€</span> mese per psicologia, 863 per ambito
letterario, 959 per il gruppo geo-biologico (AlmaLaurea). Impieghi scarsamente
retribuiti e, solo a titolo comparativo, si tratta di stipendi
quantitativamente paragonabili all'ammontare massimo dell'attuale REDDITO DI
CITTADINANZA pari a 780 euro. Un reddito per il quale non è richiesto avere una
laurea né aver speso soldi per frequentare le lezioni e prepararsi agli esami.</span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-hCRyqM0Xxr0/XMCe3TwNvcI/AAAAAAAAY20/CqlEimSfyxc4ZOGhkaELsfNx8mHvlzk_gCLcBGAs/s1600/INDICATOR%2BANALYSIS%2Btop%2B50%2BQS%2B28-02-19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="353" data-original-width="477" height="236" src="https://4.bp.blogspot.com/-hCRyqM0Xxr0/XMCe3TwNvcI/AAAAAAAAY20/CqlEimSfyxc4ZOGhkaELsfNx8mHvlzk_gCLcBGAs/s320/INDICATOR%2BANALYSIS%2Btop%2B50%2BQS%2B28-02-19.jpg" width="320" /></a></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-family: Arial;"></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-8414861646129922482019-01-22T18:14:00.001+01:002019-01-22T18:14:23.860+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 1 21-01-2019<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">IN
EVIDENZA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LO «SKILL GAP» È UN FENOMENO
ATTUALE</b>. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">POCHI ISCRITTI ALLE FACOLTÀ
LEGATE ALL’INFORMATICA</b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">«Sono posti di lavoro pregiati e qualificanti quelli nell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Information and communications technology
(Ict)</i>, che richiedono oggi un percorso di aggiornamento sostenuto e veloce.
Ma c’è un evidente problema di non soddisfacimento di domanda di queste
professioni e questo problema arriva da lontano, dagli anni 2000». Il prologo
alla presentazione dei risultati dell’Osservatorio delle Competenze Digitali
2018 (condotto da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia in
collaborazione con il Miur e l’Agid) è di Franco Patini, membro del Comitato
scientifico dello stesso Osservatorio e di Confindustria Digitale. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Lo «skill gap», così come lo si definiva alla fine degli anni '90, è un
fenomeno attuale e si manifesta attraverso criticità ben definite: pochi i
laureati in materie scientifiche e non sufficienti a soddisfare la domanda di
impiego delle aziende impegnate a cavalcare la trasformazione digitale; pochi
iscritti alle facoltà legate all’informatica; formazione non adeguata alla
velocità di aggiornamento delle competenze che il mercato richiede; scarsa
comunicazione fra aziende, famiglie e territorio; offerte di lavoro non sempre
attrattive. «Senza queste professionalità - dice Patini - non si fa
trasformazione digitale e non c’è piano di sviluppo che tenga: l’onda lunga
delle nuove competenze, e di quelle digitali in particolare, deve invece
arrivare ovunque, anche alle medie e piccole imprese dei distretti meno
sviluppati. Se la situazione non si sblocca, subito, il problema rimarrà tale
anche fra dieci anni». Il gap fra domanda e offerta è dimostrato da numeri che
vedono nel 2018 un fabbisogno delle aziende oscillante fra le 12.800 e le
20.500 figure, mentre l’Università dovrebbe laurearne poco più di 8.500
rispetto ai 7.700 del 2017. Gli specialisti in informatica e ingegneria
informatica (Info), invece, si fermano a 4.460. (Fonte: G. Rusconi, IlSole24Ore
17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LA RIVISTA <i style="mso-bidi-font-style: normal;">NATURE</i> RAVVISA UN CONCRETO PERICOLO DI PERDITA DI AUTONOMIA DELLA
SCIENZA ANCHE IN ITALIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Alcuni
giorni fa la rivista Nature ha inserito l’Italia in una lista di Paesi europei
in cui la libertà di ricerca è sotto minaccia per due ragioni: non c’è un
finanziamento adeguato; ci sono tentativi di controllare la ricerca, di usarla
come un terreno di conquista politica. Impossibile non ricordare, allora,
alcuni recenti episodi italiani: la rimozione del presidente dell’ASI, quella
di tutti i membri del Consiglio superiore di sanità e anche le dimissioni di 4
su 5 degli illustri scienziati della commissione che deve dare indicazioni sui
nomi dei responsabili degli enti di ricerca italiani. Molti fanno notare che
abbiamo un problema. Non voglio entrare nel merito specifico, ma sulle modalità
con cui queste decisioni sono state prese: senza preavviso, senza nessuna
apparente argomentazione e senza alcun riconoscimento di quanto fatto finora,
sia che fossero meriti o demeriti eventuali. (Fonte: T. Pievani,
ilbolive.unipd.it 10-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UNA COMMISSIONE AL LAVORO PER REVISIONARE LA LEGGE 240/2010</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Si sta delineando la
composizione di una Commissione che dovrebbe lavorare a un testo unico per
l’Università, partendo dall’esistente pletora di norme e leggi che sul tema si
sono accumulate nel corpus giuridico italiano. Una Commissione annunciata poche
settimane fa nell’ambito di una riunione della CRUI, mai ufficializzata in
maniera pubblica ma, evidentemente, reale. Speriamo che si arrivi a una vera
svolta per il sistema universitario. Tuttavia abbiamo già vissuto una legge di
riforma calata dall’alto (per opera degli stessi individui oggi in cabina di
regia, a cominciare da Giuseppe Valditara), definita senza aver ascoltato chi
lavora e opera per il bene di un’università che forma la nuova classe che
guiderà il Paese e in grado di essere competitiva con le università straniere.
Siamo convinti che i tempi del “non disturbate il manovratore” siano trascorsi
ampiamente, e ciò che è avvenuto tra il 2008 e il 2011 (gli accordi non scritti
e non detti tra il ministro allora in carica e la CRUI) non debba ripetersi. I
nominativi dei componenti <span style="margin: 0px;"> </span>la Commissione
sopra menzionata si leggono <a href="https://medium.com/unimind/la-legge-gelmini-al-primo-tagliando-9dc1c72d4a7e"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">qui</span></a>. (Fonte: medium.com/unimind 31-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">PUNTI ORGANICO. IL NUOVO GOVERNO
HA CONFERMATO LE REGOLE DI RIPARTIZIONE INTRODOTTE DAL GOVERNO MONTI NEL 2012</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">È stato pubblicato il “DM dei criteri e del contingente assunzionale
delle Università statali per l’anno 2018”, che però non comporta una crescita
complessiva, ma solo un travaso da un ateneo all’altro. Infatti, i 2.038 punti
organico ripartiti corrispondono ad un turn-over del 100%: solo mettendo a
dieta qualcuno è possibile che qualcun altro vada “ben oltre il normale turn
over” (alcuni esempi: Bergamo (310%), Politecnico di Milano (237%), Milano
Bicocca (186%), Varese Insubria (143%).</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Fino al 2012 ogni ateneo con i conti in regola, secondo i parametri
contabili del MIUR, era libero, al pari di altre pubbliche amministrazioni, di
avere disponibilità del “proprio” turnover. Dal 2012, una norma prevista da un
decreto-legge del Governo Monti ha tolto agli atenei tale autonomia, prevedendo
che i pensionamenti avvenuti in un ateneo A possano essere conteggiati come
turnover di un ateneo B, se B ha un bilancio ancora più solido del (pur
virtuoso) ateneo A secondo un complicato algoritmo. Il meccanismo, è di fatto
un unicum nella pubblica amministrazione e comporta che gli indicatori di
bilancio dipendano in maniera significativa dalle entrate derivanti dalle tasse
degli studenti.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Tali norme dovute al Governo Monti sono state applicate da tutti i
governi che da allora si sono succeduti: Letta, Renzi, Gentiloni. Con alcune
varianti. In particolare, anche a seguito delle proteste del mondo accademico e
di un ordine del giorno in precedenza presentato dal Movimento 5 Stelle contro
tali modalità di ripartizione, attraverso un DPCM il Governo Renzi (ministro
Giannini), pur mantenendo l’impostazione originaria, ha proceduto a
“calmierare” le evidenti distorsioni nel guadagno o perdita di punti organico
da parte di un singolo ateneo, introducendo alcune clausole di salvaguardia,
peraltro non particolarmente incisive, clausole poi confermate dal Governo
Gentiloni (ministro Fedeli).</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il 28 dicembre 2018 il governo gialloverde ha varato un nuovo DPCM, a
firma Conte, che detta le modalità di attribuzione delle facoltà assunzionali
per i prossimi tre anni. Ebbene, il nuovo governo ha confermato pienamente le
regole di ripartizione dei punti organico introdotte dal Governo Monti nel 2012
e applicate da allora da tutti gli altri governi. In particolare, è stata
confermata la circostanza che i pensionamenti di un ateneo possano essere
attribuiti ad un’altra università. L’unica novità è nelle clausole di
salvaguardia: viene infatti eliminato ogni limite superiore al guadagno, a
spese di altri atenei, di punti organico di un singolo ateneo, e portata al
-50% (nel 2014 era -40%) la perdita massima del turnover di un ateneo virtuoso
rispetto al turnover medio nazionale.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La ri-edizione del “decreto Monti”, peraltro con l’eliminazione di
qualunque clausola di salvaguardia superiore, ha riproposto ed anzi amplificato
gli squilibri denunciati gli scorsi anni. Così abbiamo, come mostrato in <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Tabella</b>, atenei con un turnover del
663% (Università Stranieri di Siena), un vero record nella pubblica
amministrazione, quasi 7 volte oltre la media nazionale del turnover (pari al
100% a partire dal 2018), e al contempo atenei che, sebbene “virtuosi”, debbono
accontentarsi di un turnover quasi dimezzato rispetto al complesso degli altri
atenei. Dalla tabella si capisce perché pur avendo indicatori peggiori Udine si
prende più (in relazione ai pensionamenti) di Napoli. Il Delta premiale è
totalmente slegato dal numero di pensionamenti. Quindi ci perdono di più le
università che nell’anno 2017 hanno avuto un numero maggiore di pensionamenti.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-c6M8L8iR940/XEdOiuGzfZI/AAAAAAAAYjk/3Uzl4uWQa5svgPHDDifMoUTN8C3M0GomwCLcBGAs/s1600/PUNTI%2BORGANICO%2B2018%2BRoars.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="670" height="640" src="https://3.bp.blogspot.com/-c6M8L8iR940/XEdOiuGzfZI/AAAAAAAAYjk/3Uzl4uWQa5svgPHDDifMoUTN8C3M0GomwCLcBGAs/s640/PUNTI%2BORGANICO%2B2018%2BRoars.jpg" width="268" /></a></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">PERCHÉ DA NOI<span style="margin: 0px;"> </span>I LAUREATI SONO
POCHI E CRESCONO MENO CHE ALTROVE?</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Un’analisi dettagliata delle
statistiche OCSE contiene una buona notizia ed una cattiva. La buona notizia e’
che anche da noi le nuove generazioni si laureano di più. Tra i 55-64 anni solo
il 12 percento degli italiani è laureato, un po’ più di 1 su 10, mentre tra i
25 -34 anni il numero è più che raddoppiato a 27 %, tra i giovani quasi uno su
tre è laureato. La cattiva notizia è che se ci paragoniamo con il mondo
industrializzato, non solo gli italiani meno giovani sono il fanalino di coda
delle lauree, ma tra i più giovani il gap si sta allargando. Perdiamo terreno
nei confronti di tutta la OCSE, ma colpisce quanto ne perdiamo nei confronti di
un paese come la Corea che parte da livelli simili ai nostri per i meno
giovani, ma che per i giovani è diventato l’assoluto record mondiale: 7 giovani
coreani su 10 sono laureati.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Perché da noi<span style="margin: 0px;"> </span>i laureati sono pochi e crescono meno che
altrove? Il “ diritto allo studio “ (leggi la università è troppo cara) è un
falso problema: le rette sono tutt’altro che proibitive (meno di 2 mila
euro/anno) e uno studente con pochi mezzi che passa il test di selezione al
Politecnico le paga in maniera molto ridotta e viene ospitato nelle case dello
studente gestite dal Politecnico. I veri problemi sono due che si rafforzano a
vicenda: manca la domanda di laureati da parte delle aziende e l’offerta di
laureati da parte delle università è inadeguata.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Le aziende italiane non
assumono molti laureati perché sono troppo piccole. Una piccola azienda non ha
bisogno di laureati, lavora l’imprenditore che assume periti industriali più o
meno specializzati; il commercialista segue la parte fiscale e contabile, la
informatica la segue uno studio esterno, la direzione personale non serve – le
paghe le fa un servizio esterno.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La seconda ragione è la non
ottima qualità della formazione dei laureati, riconosciuta dai datori di lavoro
ma non dai docenti. Un laureato in ingegneria al politecnico di Milano o in
economia alla Bocconi trova sempre lavoro alla laurea e gli stipendi sono
migliori dei non laureati. Questo perché sono più bravi a progettare un sofware
o conoscono meglio la finanza? Non necessariamente. La ragione è che i datori
di lavoro sanno che sono stati selezionati duramente (e quindi sono già “più
bravi“), sanno ragionare bene, risolvere i problemi e hanno<span style="margin: 0px;"> </span>imparato (in verità poche) soft skills.
Accade anche<span style="margin: 0px;"> </span>in una altra decina di
università italiane ma non in gran parte delle altre 60 perché le università
insegnano il problem solving a livelli elementari e zero soft skills.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><span style="margin: 0px;">Questi due problemi si
rafforzano a vicenda: se le aziende aumentassero la domanda si contenderebbero
i pochi laureati migliori con stipendi migliori (oggi un neo laureato del
Politecnico guadagna meno di un neo ingegnere cinese) e ci sarebbe una salutare
corsa alle università migliori, stimolando l’aumento della qualità. Se le
università sfornassero laureati con le skills giuste, le migliori aziende
aumenterebbero la loro competitività e l’economia crescerebbe. (Fonte: R.
Abravanel,</span> <span style="margin: 0px;">meritocrazia.corriere.it
14-12-18)<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">NUMERO CHIUSO. AVERE PIÙ
STUDENTI MA IL PAESE DEVE INVESTIRE SUL CAPITALE UMANO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nel corso di una audizione davanti alla Commissione Cultura e
Istruzione della Camera, il rettore dell'Università Sapienza Eugenio Gaudio, è intervenuto
per conto della Crui, "La volontà è aumentare la platea degli studenti -
ha affermato il rettore - ma negli ultimi 10 anni c'è stato un definanziamento
per oltre il 10% degli atenei che in termini reali è stato di oltre il 20%.
Serve una rivoluzione culturale del paese, puntando sulla formazione: se i
finanziamenti sono fermi è come se volessimo invitare a una cena per 6 persone,
ben 50 invitati: tutti rimarrebbero scontenti". Tra le soluzioni proposte
dal rettore, la valutazione del percorso pregresso dello studente, in particolare
nella scuola secondaria, tenendo conto del rendimento negli ultimi due tre
anni. "C'è infatti una stretta correlazione tra i risultati ottenuti nella
scuola secondaria e negli anni successivi", ha detto il rettore, il quale
ha anche sottolineato la correlazione tra i test di ammissione,
"migliorabili, e l'andamento degli studi" dei ragazzi all'università.
Infine, il rettore ha parlato dell'opportunità di potenziare l'orientamento
inserendo al 4° o 5° anno della scuola un ponte con l'Università, con studenti
che vanno in ateneo e i prof che vanno a scuola. Infine, a chi gli ha domandato
come avveniva ai suoi tempi, quando non c'era il numero chiuso, Gaudio,
laureato in Medicina e Chirurgia, ha rivelato che "l'80% dei miei colleghi
non è mai venuto a lezione e non ha mai visto un paziente prima di
laurearsi". (Fonte: telemia.it 16-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LEGGE DI BILANCIO 2019. BLOCCO DELLE ASSUNZIONI NELLE UNIVERSITÀ</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La formulazione data nel primo
maxiemendamento alla Legge di Bilancio è stata cambiata. Il blocco dei concorsi
si riferisce ai “punti organico” futuri, derivanti dal turnover del 2018, che
saranno assegnati nel 2019. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La nuova formulazione è
diventata la seguente: </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">399. Per l'anno 2019, la Presidenza del Consiglio dei ministri, i
Ministeri, gli enti pubblici non economici e le agenzie fiscali, in relazione
alle ordinarie facoltà assunzionali riferite al predetto anno, non possono
effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza
giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019. Per le università la
disposizione di cui al periodo precedente si applica con riferimento al 1° dicembre
2019 relativamente alle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno. Sono
fatti salvi gli inquadramenti al ruolo di professore associato ai sensi
dell'articolo 24, comma 5, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, che possono
essere disposti nel corso dell'anno 2019 al termine del contratto come
ricercatore di cui all'articolo 24, comma 3, lettera b), della stessa legge. </span></span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Dall’ultimo periodo del comma 399
citato, si evince che per gli RTDB (Ricercatori a tempo determinato tipo B) la
norma non si applica. Per tutti i concorsi fatti con i “punti organico” derivanti
dal turnover la frase chiave è che la norma “ si applica con riferimento al 1°
dicembre 2019 relativamente alle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso
anno”. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;"><span style="margin: 0px;"> </span>Il blocco dei concorsi anzidetti si riferisce
ai “punti organico” futuri, derivanti dal turnover di quest’anno, 2018, che
saranno assegnati nel 2019 (non si può farlo che nel 2019, deve ovviamente
prima terminare il 2018).<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Poiché i punti organico relativi
al turnover di un dato anno sono di solito assegnati molto tardivamente, se ad
esempio, la futura distribuzione dei “punti organico” del 2018 fosse fatta nel
luglio 2019, la perdita sarebbe solo per quei pochi concorsi che gli Atenei
riuscissero a bandire in tempi da assoluto record nel 2019 stesso e si
concludessero, ancora più da record, ad esempio, a fine ottobre 2019.<span style="margin: 0px;"> </span>Si perderebbe solo 1 mese di anzianità e di
mancato incremento di stipendio. (Fonte: prof. Carlo Ferraro, lettera per la
mailing list del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria,
29-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">GREEN METRIC WORLD UNIVERSITY
RANKINGS 2018</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Anche quest'anno la Universitas Indonesia (UI) ha pubblicato il suo
GreenMetric World University Rankings 2018, ovvero la classifica delle
università più sostenibili al mondo. L'UI GreenMetric World University Rankings
è il primo e unico sistema di rating a livello globale che misura l'impegno di
ciascuna università partecipante nello sviluppo di un'infrastruttura ecologica
a partire da 6 indicatori (luogo e infrastruttura, energia e cambiamenti
climatici, rifiuti, acqua, trasporti e istruzione). All'edizione di quest'anno
hanno preso parte 719 università di 81 paesi, in aumento rispetto allo scorso
anno (nel 2017 avevano partecipato 619 università provenienti da 76 paesi), con
l'adesione di nuove nazioni come Belgio, Bulgaria, Costa Rica, Croazia, Malta. Qual
è l'università più sostenibile al mondo? A vincere l'edizione 2018 è la
Wageningen University & Research, nei Paesi Bassi, seguita dall'Università
di Nottingham, nel Regno Unito, mentre al terzo posto troviamo la University of
California, Davis, USA. E l'Italia come si posiziona? Un ottimo risultato è
stato raggiunto dall'Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna, il primo
istituto italiano della graduatoria, che si guadagna il 15° posto (rispetto al
29° dello scorso anno). In seconda posizione troviamo l’Università degli Studi
di Torino, che si piazza al 47° posto nella classifica mondiale.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Di seguito sono elencate le 27 università italiane nell’ordine in cui
sono presenti nella classifica di 719 università nel mondo.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">15 Università degli studi di Bologna</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">47 Università degli Studi di Torino </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">88 Università Ca’ Foscari Venezia</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">98 Università degli Studi di Milano Bicocca</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">104 Politecnico di Torino</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">115 Politecnico di Milano</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">120 Università degli Studi di Genova – Savona Campus & Hanbury
Botanical Gardens</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">147 Università degli Studi dell’Aquila</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">196 Università di<span style="margin: 0px;"> </span>Trieste</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">204 Università degli Studi di Bari Aldo Moro</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">208 Università degli Studi di Perugia</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">214 Università degli Studi di Salerno</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">228 Università degli Studi di Brescia</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">229 Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (Luiss) Guido
Carli </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">273 Università Politecnica delle Marche</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">276 Università degli Studi di Ferrara</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">308 Università degli Studi Roma Tre</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">313 Università degli Studi di Padova</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">315 Università della Calabria</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">329 Università IUAV di Venezia</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">355 Università degli Studi di Roma Sapienza</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">387 Politecnico di Bari</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">436 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">513 Università degli Studi di Udine</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">586 Università degli Studi di Firenze</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">655 Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">691 Università degli Studi di Macerata</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">(Fonte: <a href="http://greenmetric.ui.ac.id/overall-ranking-2018/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">http://greenmetric.ui.ac.id/overall-ranking-2018/</span></a>;
<a href="http://www.casaeclima.com/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">www.casaeclima.com</span></a>
09-01-19) ) </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">CULTURA
DEL DIGITALE E DELL’INNOVAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">ADOZIONE DELLE C.D. DIGITAL CREDENTIAL E DEGLI OPEN BADGE, ANCHE CON
L’APPLICAZIONE DELLA BLOCKCHAIN, PER VERIFICARE IN MODO DIGITALE LE COMPETENZE
E I RISULTATI OTTENUTI</span></span></b><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Le tecnologie digitali
abilitano nuovi modelli di business che aprono il mercato della formazione a
nuovi soggetti con cui l’università deve confrontarsi. Quest’ultima
risponde<span style="margin: 0px;"> </span>sviluppando e integrando nei curricoli
nuove micro-credential e incrementando l’offerta di percorsi di sviluppo
personale e professionale per studenti e laureati. Si va quindi affermando
sempre più l’adozione delle cosiddette digital credential e degli open badge,
anche con l’applicazione della blockchain, per verificare in modo digitale le
competenze e i risultati ottenuti. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Basti pensare alle maggiori
piattaforme internazionali di corsi online aperti su larga scala, i MOOC
(Massive Open Online Courses), come edX e Coursera, o all’acquisizione di
Linda.com da parte di Linkedin o ancora a nuove piattaforme come
Deeplearning.ai dove, senza alcun rapporto con il mondo accademico, il
fondatore Andrew Ng è attualmente il docente con il maggior numero di studenti nel
mondo, per alcune delle competenze più ricercate in ambito IT.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">A livello nazionale,
iniziative come il network Eduopen e l’adozione del digital credentialing,
ovvero la possibilità di attestare e verificare in modo digitale le competenze
e i risultati conseguiti, attraverso gli Open Badge vanno proprio in questa
direzione. A giugno 2018 la CRUI, nell’ambito dell’iniziativa “Università
Digitale”, ha indicato gli Open Badge e la piattaforma Bestr, sviluppata da
Cineca, come riferimenti nazionali per la rappresentazione e l’attestazione di
competenze (documento “Competenze Crediti Certificazioni” di giugno 2018). Ad
oggi, il 15% degli atenei statali ha già adottato gli Open Badge, le università
hanno pubblicato il 70% dei badge pubblicati sulla piattaforma Bestr.it e il
23% dei badge assegnati agli studenti è stato riconosciuto all’interno dei
sistemi di gestione della carriera sotto forma di crediti formativi
universitari (CFU).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La Blockchain può essere
intesa come una enorme lista globale di “registrazioni” distribuita in rete e
organizzata in maniera decentralizzata che tiene traccia delle transazioni che
avvengono tra diverse identità digitali della stessa persona. Tutti i
partecipanti a questa rete contribuiscono alla memorizzazione permanente dei
dati firmati e alla gestione della Blockchain, permettendo l’accesso alle
informazioni anche senza una copia locale di tutti dati. Nel 2016, il MIT Media
Lab ha proposto uno standard aperto e a prova di manomissione per il rilascio
di attestati, basato su Blockchain e denominato Blockcerts, che propone un
linguaggio comune per la rappresentazione delle attestazioni e permette il
controllo e la verifica veloce e disintermediata delle credential. Blockcerts
permette di verificare l’emissione di un titolo (ad esempio del titolo
accademico) utilizzando un certificato digitale che riflette le competenze e
conoscenze acquisite dal titolare senza la necessità di contattare
l’istituzione emittente, perché la prova crittografica è disponibile
pubblicamente in una transazione presente sulla Blockchain in maniera
inalterabile. (Fonte: M. Bertazzo e M. Cacciamani, agendadigitale.eu 11-12-18) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">TRASFORMAZIONE DIGITALE E INTEGRAZIONE FRA UOMO E ROBOT NELLA VITA
QUOTIDIANA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">I Paesi come la Cina che
credono nella Quarta rivoluzione industriale scommettono sulla trasformazione
digitale e sull'integrazione fra uomo e robot nella vita quotidiana. La quarta
rivoluzione industriale avviene nel cyberspace in cui Intelligenza artificiale,
telecomunicazioni e cloud producono dematerializzazione dei servizi offerti ma
si riflette anche nella realtà fisica popolata da robot, sempre più connessi al
mondo virtuale ma operativi in modo integrato con le persone.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">L'anno scorso la Cina ha
installato 138mila robot, 1/3 del totale mondiale. Numero superiore alla somma
di quelli acquistati da Giappone (47mila), Sud Corea (39mila), Usa (33mila) Germania
(21mila). In classifica seguono Taiwan, Vietnam e Italia, che nel 2017 ha
arruolato 7.700 automi industriali, quasi il doppio della Francia a quota
4.900.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Le tecnologie abilitanti per
l'automazione del futuro comprendono robotica, intelligenza artificiale,
telecomunicazioni, data storage, ma anche i fattori umani saranno decisivi per
realizzare l'integrazione fra uomo e robot. Saranno importanti le competenze
dei laureati nelle materie scientifiche e tecnologiche ma anche quelle degli
umanisti che sappiano introdurre contenuti e cultura nei nuovi prodotti per
renderli davvero a misura d'uomo. L'Italia è una potenza industriale che parte
da una posizione di forza nel campo dell'automazione e può giocare un ruolo
importante. Ma sarà necessario colmare il divario sul numero di laureati
qualificati rispetto agli altri Paesi europei. I recenti dati sull'andamento
del piano Industria 4.55 dimostrano che a fronte di un grande investimento in
macchinari ancora le imprese italiane non hanno affrontato fino in fondo la
sfida della trasformazione digitale investendo nella formazione del personale e
nella riorganizzazione necessaria per poter essere pronti a realizzare il salto
di qualità. Dobbiamo fare presto, perché dalle rivoluzioni del passato abbiamo
certamente capito che uno degli effetti principali di queste discontinuità
tecnologiche è proprio sulla scuola, sull'istruzione e sulla conoscenza. Senza
questi pilastri la costruzione di Industria 4.0 rischia di essere troppo
fragile. (Fonte: C. Carrozza, Corr Innov 23-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">FORMAZIONE SUPERIORE IN CYBER
SECURITY</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La formazione superiore in cyber security avrà un ruolo centrale nei
prossimi anni per sostenere l’occupazione, oltre ad avere importanti
ripercussioni in termini di difesa e sicurezza nazionale.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Al momento, infatti, si registra nel nostro Paese una forte carenza di
docenti e ricercatori in questo settore ed è per questo che serve un piano
speciale per lo sviluppo della formazione superiore e della ricerca in cyber
security e l’istituzione del Centro Nazionale di Ricerca e Sviluppo per la
Cybersecurity, già previsto dal precedente governo. Solo seguendo queste direttrici
sarà possibile rendere realtà le affermazioni fatte nei giorni scorsi dal
ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio che, intervenendo agli Stati
generali di Consulenti del lavoro, si è detto convinto che “… negli anni ’60
avemmo le autostrade, ora dobbiamo lavorare alla creazione delle autostrade
digitali”. Per ottenere i risultati che il ministro per lo sviluppo economico
auspica è necessario fare investimenti<span style="margin: 0px;">
</span>nella formazione digitale e soprattutto in cyber security. Tra l’altro,
questi investimenti permetterebbero di contribuire a ridurre una carenza di
forza lavoro a livello planetario. Di fatti, una compagnia statunitense
specializzata ha analizzato, nel 2018, i dati sull’occupazione provenienti da
media, analisti, fornitori, governi e organizzazioni a livello globale; da
questi dati è emerso che ci saranno 3,5 milioni di posizioni di cyber security
non occupate entro il 2021. Una simile analisi di un’altra azienda, nel 2016,
aveva previsto uno “skill shortage” di 2 milioni per il 2019. (Fonte: R. De
Nicola, P. Prinetto, <a href="http://www.agendadigitale.eu/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">www.agendadigitale.eu</span></a> 08-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">INFORMATION AND COMMUNICATIONS TECHNOLOGY (ICT). </i>IL GAP FRA DOMANDA
E OFFERTA DI LAUREATI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Negli ultimi 5 anni la media è stabile nell’ordine delle 7/8mila figure
l’anno, ma i laureati specializzati in discipline informatiche sono solo il
2,3% del totale nazionale. E c’è un altro problema. «La tendenza a terminare
gli studi dopo la laurea triennale “Info” è ancora in crescita anche se meno
accentuata perché persiste la percezione della certezza dello sbocco
professionale. E al cospetto di immatricolazioni nelle facoltà Ict che
continuano ad aumentare corrisponde un forte tasso di abbondono nel percorso di
studi». </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Si laurea infatti solo il 40% dei nuovi iscritti triennali e nel
computo complessivo fra tutti i percorsi di studio, su oltre 26mila iscritti
nel 2017 si sono laureati solo 7.700 studenti. Come invertire la tendenza?
L’istituzione di lauree mirate in materie come Data Science, Big Data e
cybersecurity è solo un primo passo. Il vero scoglio da superare «è la scarsa
percezione degli studenti circa l’utilizzo delle proprie competenze dentro
l’azienda, la convinzione che fare il compito dello sviluppatore sia unicamente
quello di creare app e non invece progettare applicazioni al servizio di
specifici processi». E non va infine dimenticato che le donne, attualmente,
rappresentano solo il 24% dei laureati Ict. (Fonte: M. Ferretti, IlSole24Ore
17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">DOCENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">DIVIETO DI SVOLGERE
"ESERCIZIO DI ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALE” PER I DOCENTI UNIVERSITARI A
TEMPO PIENO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Un docente universitario a tempo pieno non può svolgere la libera
professione e/o attività professionali che le specifiche leggi sulle varie
professioni qualificano “esclusive”. Quel che il docente può fare è svolgere
attività professionali non riservate ai liberi professionisti, purché siano
connotate dall’occasionalità, non abbiamo un carattere organizzato e siano
state autorizzate dall'Università di appartenenza.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">A chiarire il perimetro delle possibilità concesse ad un docente
universitario "di ruolo" ci ha pensato l'Anac, con la delibera
1049/2018 dello scorso 14 novembre, riferita al caso di aggiudicazione di una
gara ad un Raggruppamento Temporaneo di Professionisti (RTP) il cui mandante
era un professore universitario ordinario a tempo pieno non iscritto all’Albo
professionale dell’Ordine dei geologi bensì solamente all’Elenco Speciale.
L'Anac specifica, in merito, che: quanto alla nozione di il divieto previsto
per i docenti a tempo pieno include le attività professionali che le specifiche
leggi sulle varie professioni qualificano “esclusive” in quanto possono essere
svolte soltanto dai professionisti iscritti negli albi e che non si trovino in
situazione di incompatibilità. (Fonte: M. Peppucci, <a href="http://www.ingenio-web.it/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">www.ingenio-web.it/</span></a>
17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">A PROPOSITO DELLE CONSULENZE DEI PROFESSORI UNIVERSITARI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Così si è espresso il capo
dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca del MIUR, G.
Valditara: “Il Parlamento deve risolvere con una interpretazione autentica
della Legge la questione delle consulenze dei professori universitari che ha
fra l'altro drammaticamente coinvolto molti docenti dei Politecnici. Una del
tutto errata interpretazione della Legge ha bloccato una liberalizzazione che
il Legislatore volle in modo esplicito a iniziare dalla relazione tenuta
nell'aula del Parlamento. Anche su questo punto il Ministero ha offerto una
proposta concreta”.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">(Fonte: Dal discorso tenuto
dal prof. Giuseppe Valditara - capo dipartimento per la formazione superiore e
per la ricerca del MIUR - all’inaugurazione dell’a.a. 2018-2019 del Politecnico
di Torino, dic. 2018)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">NESSUN OBBLIGO DI ISCRIZIONE A ORDINI PER LO SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ
DIDATTICHE E DI RICERCA PER I PROFESSORI E RICERCATORI </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Con la legge 3 del 11/01/2018
che ha riordinato le professioni sanitarie il Ministero della Salute, oltre
agli Ordini storicamente vigilati, assume anche la vigilanza dell’Ordine dei
Chimici e dell’Ordine dei Biologi. In particolare, l’Ordine dei Chimici viene
aperto ai Fisici e rinominato “Federazione nazionale degli Ordini dei Chimici e
dei Fisici”. La Federazione sembra ritenere, sulla base delle informazione
attualmente disponibili, che tutti i laureati in fisica, chimica, ingegneria
fisica e ingegneria matematica siano da considerare professionisti sanitari,
con conseguente obbligo di iscrizione all’ordine. Ciò varrebbe anche per i
dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni quali le Università e gli Enti di
Ricerca ma anche per chi opera nel privato. In un documento d’urgenza il CUN
“alla luce dei principi di libertà e autonomia di ricerca e insegnamento” dà un
parere radicalmente negativo sull’obbligatorietà dell’iscrizione.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Parere del CUN </span></span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">I professori e ricercatori
universitari a tempo pieno e a tempo definito non possono ritenersi</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">soggetti ad alcun obbligo di
iscrizione a ordini per lo svolgimento di attività didattiche e di ricerca
nonché di ogni altra attività intellettuale che non abbia carattere
professionale. Per quanto riguarda le attività professionali di competenza
della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici l'obbligo di
iscrizione, oggetto della nota, non può che riguardare esclusivamente
l'esercizio di attività finalizzate alla promozione della salute, alla
prevenzione e alla cura. (Fonte: Red.ne Roars 21-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">PROCEDURA CONCORSUALE POSTO PROFESSORE-STRUTTURA BIFASICA. ILLECITA
L’ESCLUSIONE DI UN CANDIDATO PER LA SECONDA FASE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La procedura valutativa di cui
all'articolo 24 della legge 30-12-2010, n. 240, risulta strutturata in due
differenti fasi: una prima fase sostanzialmente comparativa; una seconda fase
valutativa della idoneità del candidato scelto. Nel caso di specie è stata indetta
la procedura valutativa per la copertura di un posto di professore ordinario
per il settore urologia. Alla procedura partecipavano due candidati, il
ricorrente e il controinteressato. All’esito della procedura valutativa svolta
dalla commissione istruttoria veniva individuato il nominativo del
controinteressato quale soggetto da sottoporre alla valutazione di cui all’art.
9 comma 2, e 10, comma 1, del citato regolamento di ateneo. Parte
controinteressata propone un’eccezione di inammissibilità del ricorso per
impugnazione di provvedimenti a carattere non definitivo. L’eccezione non può
trovare accoglimento. Occorre evidenziare che la procedura valutativa in
questione risulta strutturata in due differenti fasi: una prima fase
sostanzialmente comparativa; una seconda fase valutativa della idoneità del
candidato scelta. La prima fase, svolta per il tramite della commissione
istruttoria, consiste in una valutazione comparativa, nel caso di specie, tra
due candidati e si conclude con l’individuazione di un unico candidato, da
sottoporre alla seconda fase valutativa della idoneità del candidato ovvero
della proponibilità o meno della chiamata. La conclusione della prima fase
comporta, pertanto, l’esclusione di uno dei due candidati – nel caso di specie
il ricorrente – e può senz’altro essere qualificata come un provvedimento
lesivo della situazione giuridica soggettiva del concorrente. Parte ricorrente,
pertanto, vanta senz’altro un interesse diretto ad essere individuata ai fini
della partecipazione alla seconda fase della procedura in oggetto e la sua
esclusione comporta la lesione del suo interesse strumentale alla
partecipazione alla seconda fase della procedura o, comunque, alla procedura
valutativa. (Fonte: TAR Lazio, Roma, Sez. III bis, 17-12-18, n. 12226 Sentenza)
</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">INCARICO DI INSEGNAMENTO.
CRITERI DI VALUTAZIONE </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In tema di concorsi universitari per l'assegnazione di un incarico di
insegnamento, la previsione di preventiva fissazione dei criteri di valutazione
alla prima riunione deve essere inquadrata nell’ottica della trasparenza
amministrativa, la quale impone che l’attività di determinazione e
verbalizzazione dei criteri stessi intervenga in un momento nel quale non possa
sorgere il sospetto che questi ultimi siano volti a favorire o sfavorire alcuni
concorrenti (cfr. per tutte Consiglio di Stato, Sez. VI, 19 marzo 2015 n. 1411;
TAR Lazio Roma, Sez. I, 10 gennaio 2017 n. 368). Conseguentemente, e applicando
le suindicate coordinate ermeneutiche alla varie fasi procedimentali in cui si
articolano le operazioni concorsuali successive all’ammissione dei
candidati-quali lo svolgimento e la correzione della prova scritta, la
valutazione dei titoli e l’espletamento della prova orale con relativa
valutazione-, deve convenirsi che i criteri di valutazione vanno fissati, per
ciascuna prova concorsuale, non oltre l’avvenuta attribuzione ai singoli
concorrenti del giudizio o del punteggio per i titoli o per altra prova
concorsuale, dal momento che il giudizio o punteggio assegnato in tali occasioni,
costituendo il risultato di un primo apprezzamento delle capacità professionali
dei candidati, ben potrebbe influenzare, attraverso la valorizzazione di alcuni
aspetti a scapito di altri, l’attività della commissione esaminatrice diretta
ad individuare i criteri di valutazione della successiva prova concorsuale,
rendendo concreto il pericolo che l’organo valutativo possa propendere per i
candidati allo stato ritenuti più promettenti (cfr. in tal senso TAR Trentino
Alto Adige, Bolzano, 11 marzo 2013, n. 88). (Fonte: TAR Campania, Napoli, Sez.
II, 5 gennaio 2019, n. 62. Osservatorio sull'Università 09-01-19) <a href="https://www.osservatoriouniversita.unimib.it/oggetti/?id=4454"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">https://www.osservatoriouniversita.unimib.it/oggetti/?id=4454</span></a>
</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTI ALLA RICERCA </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">I dati li ha raccolti Eurostat, che ha appena pubblicato quelli
relativi al 2017. Anno in cui la ricerca in Italia ha potuto beneficiare di
finanziamenti per 23,4 miliardi di euro. Una cifra consistente in numeri
assoluti, la quarta più alta a livello europeo dopo Germania, Francia e Regno
Unito, che hanno investito <span style="margin: 0px;"> </span>rispettivamente 99, 50 e 38,9 miliardi. Molto
meno importante, invece, in termini di percentuale del Pil. Da questo punto di
vista, infatti, le cose non vanno così bene:</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-iBSG5pzjlK4/XEdPDDQVrVI/AAAAAAAAYjs/OLcInJtFPTgmYRLtYYQOurqT_SVPYb3ngCLcBGAs/s1600/FINANZIAMENTI%2BRICERCA%2B2017%2BEUROSTAT%2B11-01-19.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="712" data-original-width="991" height="286" src="https://1.bp.blogspot.com/-iBSG5pzjlK4/XEdPDDQVrVI/AAAAAAAAYjs/OLcInJtFPTgmYRLtYYQOurqT_SVPYb3ngCLcBGAs/s400/FINANZIAMENTI%2BRICERCA%2B2017%2BEUROSTAT%2B11-01-19.jpg" width="400" /></a><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><br /></span></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">barra blu</b> rappresenta la
media europea del 2,07%. Questa la quota del prodotto interno lordo mediamente
dedicata all’innovazione a livello continentale.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La <b>barra azzurra</b>, invece, raffigura l’1,35% dell’Italia. Quota che ci
pone, appaiati all’Ungheria, appena fuori dalla top 10. Questo significa che
dal nostro Paese ci si potrebbe attendere uno sforzo maggiore per sostenere la
ricerca. Magari non ai livelli della Svezia, che stanzia il 3,33% del Pil.
Anche solo fare come la Francia, che nel 2017 ha investito il 2,25% della
ricchezza prodotta, non sarebbe male.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">(Fonte: R. Saporiti, Wired 11-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">FINANZIAMENTI ALLA RICERCA SECONDO IL M5S</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">“La ricerca – ricordano i
parlamentari del MoVimento – viene supportata dai 30 milioni di euro in più
all’anno per il CNR, che si aggiungono all’aumento di 10 milioni del FOE, oltre
ai 68 milioni già vincolati nei mesi scorsi da questo governo per assicurare
l’assunzione di oltre 2000 precari della ricerca, e rivendichiamo il
salvataggio dell’Istituto Levi-Montalcini”.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">In chiusura, i parlamentari
del MoVimento 5 Stelle bloccano le polemiche divampate nelle ultime 48 ore:
“Riguardo al blocco delle assunzioni deve essere chiaro come ne siano
esplicitamente esclusi gli RTD-B che divengono professori associati ed i
concorsi in atto. Per le altre categorie di docenti universitari, considerando
i normali tempi delle procedure, si tratterà di un ritardo di pochi mesi
rispetto alla normalità. La manovra include inoltre anche l’accantonamento di
una parte delle risorse, ma è importante spiegare che il rischio “tagli” è solo
virtuale. Deve essere chiaro infatti che per scongiurare la procedura di
infrazione, la commissione europea ha chiesto un accantonamento precauzionale
di ulteriori due miliardi di euro. Così come si è dovuto immaginare un
possibile aumento IVA che nei fatti non ci sarà mai, si son dovuti immaginare
dei fondi accatastabili da parte di ciascun ministero. Il MIUR ha deciso di
accantonare virtualmente 100 milioni dal comparto Università, perché è uno dei
fondi più consistenti, ma è un rischio sostenibile, poiché quei soldi saranno
pienamente a disposizione del Ministero già a luglio se l’Italia non avrà
scostamenti molto significativi rispetto alle pressioni della<span style="margin: 0px;"> </span>manovra di bilancio. (Fonte: Orizzonte Scuola
23-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">AUMENTI ALLA RICERCA. UNA DELLE COSE CHE VORREMMO CHE LA POLITICA
FACESSE NEL 2019</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Il ritocco contenuto nella
manovra (Legge di Bilancio) è ridicolo: appena 40 milioni per il Fondo di
finanziamento ordinario delle università che porta la spesa per le università
dallo 0,16% del Pil allo 0,16% del Pil. Appena lo 0,5% del totale, in linea con
i precedenti governi (anzi, appena al di sotto). Solo 10 milioni per gli altri
enti in un bacino complessivo da 7 miliardi annui. Non si possono mortificare i
precari delle università: nella legge di Bilancio c’è il blocco delle
assunzioni per gli atenei fino al 2020, un’autentica tragedia per i ricercatori
precari.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">L’ultimo a bloccare il
turn-over fu Berlusconi. Si ferma tutto per raggranellare quattrini per redditi
di cittadinanza e pensionamenti anticipati. Nel frattempo il mondo
universitario viene mortificato con fantomatiche campagne anti-baronie (che
trovano buona sponda anche in tv) e altre perdite di tempo. Servirebbe un piano
serio che stabilizzi chi da anni negli atenei fa di tutto (e troppo, oltre alla
ricerca pura) e metta un sacco di soldi nel settore: l’obiettivo dovrebbe
essere toccare almeno il 2% del Pil, avvicinandosi alla media europea. Siamo
fermi all’1,29%. (Fonte: S. Cosimi, Wired.it 21-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE
POST LAUREA-OCCUPAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LAUREE A ORIENTAMENTO PROFESSIONALE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Si
arricchisce di un nuovo passaggio il percorso che sta portando l’Italia ad avere
un titolo di studio che sia al tempo stesso terziario e professionalizzante.
Nei giorni scorsi è arrivato l’ok del Consiglio universitario nazionale (CUN)
all’istituzione di quattro nuove classi di laurea a orientamento professionale:
Professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali; Professioni tecniche
industriali e dell’informazione; Professioni tecniche paraveterinarie e
Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio. Contestualmente, dallo
stesso CUN, è giunto il via libera ad altri cinque percorsi che interessano da
vicino il mondo delle professioni. Uno triennale (Scienza dei materiali) e
quattro magistrali (Data Science, Ingegneria dei materiali, Neuroscienze e - di
nuovo - Scienza dei materiali). Su tutte la palla passa ora al Miur. Per il
loro riconoscimento formale servirà infatti un decreto ministeriale da
sottoporre anche al vaglio del Parlamento. Viene dal CUN la previsione che le
nuove lauree attribuiscano 180 crediti (scambiabili tra l’altro con quelli
maturati frequentando un Its) e dalla richiesta al Miur di eliminare il vincolo
attualmente esistente di una sola specializzazione per ateneo. (Fonte: E.
Bruno, IlSole24Ore 11-12-19)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">CARRIERA DEL DOCENTE MEDICO: 20 ANNI DI
STUDI E DI PRECARIATO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">A fronte di
un forte decremento di professori ordinari (-32%: da 18.938 a 12.929) e di
ricercatori a tempo indeterminato (-37%: da 25.587 a 16.026), con una sostanziale
tenuta dei professori associati, registriamo solo una lenta acquisizione di
ricercatori B (soltanto 1.809 unità, nonostante il "piano straordinario
ricercatori B" introdotto con la legge finanziaria 2015), ben lontana –
anche laddove tutti acquisissero l'ASN e transitassero nel ruolo dei professori
associati – dal poter compensare la fuoriuscita di oltre 15.500 docenti di
ruolo! Il primo dato che salta immediatamente all'occhio è la sproporzione tra
il numero di assegnisti di ricerca e i ricercatori a tempo determinato.
Fenomeno che, in realtà, ha una semplice spiegazione: l'attivazione di un
assegno di ricerca non richiede all'Ateneo di "spendere" punti
organico (corrispondenti alle risorse da impiegare per il reclutamento di un
ricercatore) e costa anche molto di meno, per cui l'amministrazione
universitaria non ha particolari vantaggi nel reclutare un ricercatore A
rispetto ad un assegnista.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Il secondo
dato è che, se si vuole invertire la tendenza ed evitare la desertificazione
della docenza universitaria, è assolutamente necessario provvedere al più
presto ad avviare un grande piano pluriennale di reclutamento di ricercatori B,
la sola figura che, per l'attuale normativa, permette la stabilizzazione e
l'ingresso in ruolo dei tanti precari che stanno, con il loro lavoro ed
impegno, contribuendo in modo significativo all'esistenza stessa delle nostre
università. Servirebbero almeno 5000 posti all'anno per i prossimi 3 anni, in
modo da riportare nel 2021 la numerosità del corpo docente allo stesso livello
del 2010. Particolarmente seria appare la situazione nell'area medica, dove le
generazioni di trentenni e quarantenni vengono bruciate da un iter ad ostacoli.
Facciamo due conti: 6 anni per la laurea, 5 per la specializzazione, 3 per il
dottorato di ricerca, 3 di assegni o di ricercatore-A e poi 3 di ricercatore B.
In tutto un percorso di 20 anni di studi e di precariato - per un
"giovane" giunto ormai alla soglia dei 40 anni - che non è detto che
si traduca sempre in un'assunzione in ruolo. (Fonte: huffingtonpost.it
12-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">PERCHÉ DA NOI I LAUREATI SONO POCHI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La buona notizia dalle statistiche
Ocse è che anche da noi le nuove generazioni si laureano di più. Tra i 55 e i
64enni solo il 12% degli italiani è laureato, un po’ più di 1 su 10, mentre tra
i 25 e i 34enni il numero è più che raddoppiato a 27%, quasi uno su tre è
laureato. La cattiva notizia è che se ci paragoniamo con il mondo
industrializzato, non solo gli italiani meno giovani sono il fanalino di coda
delle lauree, ma tra i più giovani il gap si sta allargando. Perdiamo terreno
nei confronti di tutta la Ocse, e colpisce quanto ne perdiamo nei confronti di
un Paese come la Corea che parte da livelli simili ai nostri per i meno
giovani, ma che per i giovani ha conquistato il record mondiale assoluto: 7
giovani coreani su 10 sono laureati. Perché da noi i laureati sono pochi e
crescono meno che altrove? Il «diritto allo studio» è un falso problema: le
rette sono tutt’altro che proibitive (meno di duemila euro l’anno) e uno
studente con pochi mezzi che passa il test di selezione al Politecnico le paga
in misura molto ridotta e viene ospitato nelle case dello studente. I veri
problemi sono due, che si rafforzano a vicenda: manca la domanda di laureati da
parte delle aziende e l’offerta di laureati da parte delle università è
inadeguata. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Come innescare il circolo
virtuoso domanda-qualità dell’offerta? Le aziende italiane che vogliono
crescere devono valorizzare meglio i laureati che oggi preferiscono a loro come
datori di lavoro le filiali delle multinazionali. Ma ci vogliono anche le
policies giuste per far fare il salto di qualità alle università, a partire
dalle 10 migliori: più quota «premiale» di finanziamenti alle università
migliori, più autonomia nella selezione e retribuzione dei docenti, maggiore
finanziamento privato, didattica più orientata a insegnare le competenze chiave
del ventunesimo secolo (problem solving, team work, comunicazione). (Fonte: R.
Abravanel, CorSera 13-12-18) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SGRAVI CONTRIBUTIVI A CHI ASSUME
LAUREATI CON 110 E LODE.</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CIRCA 70
MILIONI DI EURO A DISPOSIZIONE, 35 NEL 2019 E 35 NEL 2020,</b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Offrire sgravi contributivi per assumere i laureati con 110 e lode (per
essere davvero meritevole del bonus ci vuole anche una media ponderata del
108/110 negli anni universitari) credo sia una cattiva idea perché distorce gli
incentivi, sia per chi valuta gli studenti sia per le stesse imprese. Glà
attualmente le statistiche dimostrano come ci sia un divario tra i voti nelle
università del Nord e del Sud, con queste ultime che tendono a essere più
generose. Così la pressione sulle commissioni di laurea a concedere il voto massimo
e la lode, che già estate, aumenterà ulteriormente, visto che il titolo non
avrà più soltanto effetti onorifici ma pratici. E nessuno pensa che nel
premiare uno studente oltre quanto meriterebbe magari si fa un danno ad altri.
Inoltre gli imprenditori sono consapevoli di cosa hanno bisogno quando cercano
un certo profilo per la loro azienda, e sanno valutare il percorso universitario
dei candidati: ateneo, tempi, materie seguite, esperienze, lingue. Magari tra i
selezionati. il migliore non ha ottenuto 110 e lode, e può essere scavalcato da
chi viene assunto solo per risparmiare. Credo infine che le risorse debbano
essere investite per creare posti di lavoro in settori come la sicurezza
informatica, le biotecnologie, l'industria 4.0, Invece che per insegnare alle
imprese chi assumere, con il risultato di avere sempre più laureati in
competizione per una torta sempre più piccola. (Fonte: G. Immordino, Corsera
magazine 10-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">L’ITALIA INVESTE PER L'ALTA
FORMAZIONE 100 EURO PER ABITANTE, LA GERMANIA 300</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">A un anno dal conseguimento della laurea è occupato il 71,7% dei
laureati triennali e il 73,9% di quelli magistrali, buone percentuali, che a
cinque anni dalla laurea salgono rispettivamente all'87,8% e all'87,3%. E
tuttavia rispetto alla media Ocse che si attesta al 30,3%, solo il 18,7% della
popolazione italiana adulta è laureata. Negli ultimi 10 anni i docenti
universitari sono diminuiti del 10% e il loro numero complessivo risulta ora
pari a un terzo di quelli inglesi e a meno della metà di quelli tedeschi.
Considerazioni positive e criticità del sistema universitario italiano sono
state tra gli argomenti al centro dell'intervento del rettore della Sapienza,
Eugenio Gaudio in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2018-2019. L'Italia,
è il grido d'allarme di Gaudio, investe per l'alta formazione 100 euro per
abitante, la Germania 300 e la Corea del Sud più di 600. «Solo l'investimento
in ricerca e innovazione - ha detto il rettore - può farci ripartire,
altrimenti l'Italia appare destinata ad un lento ma inesorabile declino».
(Fonte: Il Messaggero 17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">NUMERO
CHIUSO PER LE ISCRIZIONI IN MEDICINA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">ACCESSO A MEDICINA. MIGLIORARE
L’ORIENTAMENTO ALLE SCUOLE SUPERIORI SENZA ABOLIRE IL NUMERO CHIUSO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Durante un
convegno sull’attuale sistema di accesso alla professione medica ospitato
dall’unione industriali di Napoli il rettore dell’università di Napoli Federico
II e presidente della Crui, Gaetano Manfredi, si è espresso contro l’abolizione
del numero chiuso a Medicina e invece per un miglioramento dell’orientamento
già alle scuole superiori “in modo che gli aspiranti medici siano
effettivamente solo coloro che hanno capacità e talento tali da seguire una
professione così complicata. Avremo, così, numeri più gestibili che ci
consentirebbero di superare il numero chiuso”. “Ogni anno in Italia ci sono
80mila giovani che partecipato ai test d’ingresso a medicina, parliamo di 1/4 o
1/3 delle persone che si iscrivono all’università. Con questi numeri – osserva
Manfredi – superare il numero chiuso è impossibile”. (Fonte: ildenaro.it
10.12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RECLUTAMENTO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">BLOCCO ASSUNZIONI IN UNIVERSITÀ</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Il comma 208 del
maxiemendamento alla L. di Bilancio prevede il blocco delle assunzioni a tempo
indeterminato fino al 15 novembre 2019. Tra i più preoccupati i ricercatori di
Tipo B contrattualizzati nel 2016, ma con un post il viceministro
dell'Istruzione chiarisce che non sono inclusi nella norma. In particolare il rinvio
temporaneo delle assunzioni all’università non riguarda il passaggio
RTDb-Associati e le assunzioni su punti organico (PO) precedenti al 2019 o
straordinari. È una misura limitata solo a reclutamenti ordinari su PO 2019,
che si sarebbero solo realizzati nella seconda metà del 2019. (Fonte: FQ
20-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">FIRMATO IL DECRETO SUI C.D. PUNTI-ORGANICO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Per il 2019 ne saranno
disponibili in tutto 2.038. Alle università è consentito di assumere almeno per
il 50% dei punti organico liberati. Gli atenei con una spesa di personale
inferiore all’80% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria
superiore a 1) possono superare il 110%. (Fonte: CorSera dicembre 2018) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">PIANO STRAORDINARIO PER
RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO DI TIPO B</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">E’ presente nella Legge di bilancio un piano straordinario per 1.030
RTDB, finanziato con 20 milioni nel 2019 e 58,63 a partire dal 2020, finanziato
con risorse aggiuntive dell’FFO stanziate dal Governo. A questi si potranno
aggiungere 175 RTDB nel 2019 e 351 nel 2020, ma su risorse degli Atenei,
sull’FFO ordinario.<span style="margin: 0px;"> </span>In realtà, poiché
gli RTDB diventeranno, tempo 3 anni, professori associati, programmare un RTDB
significa dover calcolare a bilancio 0,7 POM. Il maggior costo di tale
passaggio è lasciato dal Governo a carico degli Atenei, sull’FFO ordinario. Gli
Atenei più accorti per i loro bilanci metteranno già in conto tale onere e se
tutti faranno così i concorsi non saranno 1.000 con possibilità di salire a
1.500, ma solo 736 finanziati dal Governo con possibilità di salire a 1.112 con
quelli finanziati dagli Atenei. (Fonte: C. Ferraro, Commento a legge di
bilancio, e-mail del 09-01-19) </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ASSUNZIONE DI RICERCATORI IN
LEGGE DI BILANCIO. <span style="margin: 0px;"> </span>COMMENTI DI FLC CGIL
E DI ROARS </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Legge di Bilancio. Art. 1 co. 400 (Assunzione di ricercatori di tipo b).
</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, è
incrementato di euro 20 milioni per l’anno 2019 e di euro 58,63 milioni annui a
decorrere dall’anno 2020, per l’assunzione di ricercatori di cui all’articolo
24, comma 3, lettera b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240. Con decreto del
MIUR, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, le risorse sono ripartite tra le Università. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Si prevedono risorse aggiuntive per l’FFO da utilizzare per
l’assunzione di RTDb, per 20 milioni per il 2019 e 58,63 milioni per il 2020,
da distribuire agli atenei con un decreto da pubblicare entro sessanta giorni. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Commento di FlcCgil</i>: Sono i 1.000
posti del piano straordinario per RTDb di cui si è parlato in questi mesi, che
rappresentano un intervento sul personale assolutamente insufficiente se
rapportato al numero di lavoratori precari presenti negli atenei e considerato
che oggi ci sono in ruolo circa 15.000 docenti e ricercatori in meno rispetto a
dieci anni fa (e almeno altrettanti tecnici e amministrativi). Si prevedono le
coperture economiche solo per gli ultimi mesi di stipendio del 2019 e poi, dal
2020, a regime. Da notare però che questo “piano straordinario” avviene nel
quadro dei punti budget assegnati ed è una facoltà, e non un obbligo, per gli
Atenei: infatti, “la quota parte delle risorse eventualmente non utilizzata
entro il 30 novembre di ciascun anno per le finalità assunzionali rimane a
disposizione per le altre finalità del FFO”. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">La legge di stabilità (comma 400) assegna e finanzia 1.000 posti da RTD-b.
Dove sono gli altri 500? Nel comma 401.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">401. A valere sul fondo per il finanziamento ordinario delle universita,
di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a), della legge 24 dicembre 1993, n.
537, come integrato dalla presente legge, nell’anno 2019 sono autorizzate, in
deroga alle vigenti facolta’ assunzionali:</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">a) assunzioni di ricercatori di cui all’articolo 24, comma 3, lettera
b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240, nel limite di spesa di 10 milioni di
euro per l’anno 2019 e di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2020. […]</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Commento di B.C. Montano (Roars 19-01-19):
</i>Dalla lettura del comma mi pare evidente che i 10 milioni di cui sopra non
sono risorse aggiuntive, stanziate dalle legge di Bilancio e distribuite dal
MIUR agli atenei, ma costituiscono esclusivamente un limite massimo alla spesa (a
totale carico degli atenei) per l’assunzione di altri RTD-b, “oltre le
ordinarie facoltà assunzionali”. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In altre parole, in base a quello che c’è scritto nel testo della legge
di bilancio, il MIUR distribuirà un totale 750 punti organico, pari a 1500 RTD-b,
di cui però una parte (500 posti) sono posti a carico dei bilanci degli atenei.
D’altra parte, se non fosse così, sarebbe bastato aumentare lo stanziamento per
il comma 400 relativo al reclutamento straordinario, invece che “inventarsi”
questo comma 401.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">A meno che … i 10 milioni vengano attinti dai 40 milioni che un altro
comma della legge di bilancio stanzia per aumentare l’FFO “libero”. Ma in tal
caso si assisterebbe al gioco delle tre carte: da una parte vengono stanziati
fondi per aumentare l’FFO non vincolato, come anche pubblicizzato sui
comunicati stampa, dall’altro si tolgono parte di quegli stessi soldi per
finanziare altre misure. Una specie di riedizione dei “carri armati di
Mussolini”.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">RECLUTAMENTO. I PUNTI ORGANICO E
LA LIMITAZIONE DEL TURNOVER </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Attualmente i punti organico sono distribuiti in due quote. Una prima
quota (che chiameremo quota “base”) assegna a ciascun Ateneo punti organico
corrispondenti al 50% dei propri pensionamenti dell’anno precedente. I
rimanenti punti organico, che saranno un po’ più del 50% dell’interno turnover
nazionale (a causa del caso particolare di Cassino che non riceve punti
organico “base”), sono inseriti in un jackpot a disposizione degli atenei
cosiddetti “virtuosi” che competono in base a un parametro dimensionato sulla
base delle spese per il personale. Ed ecco che nascono i paradossi. Per
esempio, il paradosso del vizio premiato e della virtù punita: una Università
“più virtuosa” può vedersi assegnato un turnover inferiore di una Università “meno
virtuosa”. Oppure il paradosso dell’asso pigliatutto, ovvero di come un ateneo
potrebbe accaparrarsi tutto il jackpot. Ma quale è la madre di tutti i
paradossi? È la limitazione del turnover. Nell’<a href="https://tinyurl.com/yddtrsa9"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">articolo</span></a>
si mostra che cosa succerebbe se fosse rimossa, anche senza aumentare l’FFO e
senza rilassare i vincoli di virtuosità, anzi rendendoli più severi. (Fonte: D.
De Caro, Roars 14-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">PUNTI ORGANICO SBLOCCATI </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scrive E. Bruno su IlSole 24Ore: Guardando la classifica, la distribuzione
sembra penalizzare gli atenei del Sud già a corto di risorse. E alcune critiche
in tal senso nei giorni scorsi sono state sollevate da più parti. Ma dal Miur
spiegano che non è così. E, soprattutto, che non c'è una volontà politica in
tal senso. Visto che la ripartizione dipende da un algoritmo introdotto sei
anni fa e non è collegata all'attribuzione di maggiori o minori fondi. Senza
dimenticare che, a fronte di un minor numero di studenti, gli atenei
meridionali hanno una percentuale più elevata di docenti. Che diventa ancora di
più alta se il rapporto viene calcolato sugli immatricolati dell'ultimo anno
accademico. A ogni modo, quel meccanismo potrebbe essere modificato nei
prossimi mesi. Così da assegnare i 220 punti organico aggiuntivi per il 2019 (e
dunque non sottoposti al blocco dei concorsi) e altrettanti per il 2020 sulla
base di criteri che prescindano dalle cessazioni e siano interamente vincolati
al rapporto spese per il personale/Ffo e alla sostenibilità dei conti. (Fonte,
E. Bruno, IlSole24Ore 14-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RICERCA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">ALCUNI VENTILANO L’EROSIONE DELL’AUTONOMIA
DELLA RICERCA. IL TENTATIVO DELLA POLITICA DI IMPORSI SULLA SCIENZA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La percezione
sempre più diffusa nella comunità scientifica nazionale e internazionale è che
nel nostro paese la politica – nella fattispecie la maggioranza di governo –
tenti di mettere sotto tutela la scienza. Comunque vi è qualche campanello
d’allarme. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Quattro dal
comitato che seleziona la rosa di candidati da proporre al ministro
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si sono dimessi in. Nomi
importanti. A iniziare da Lamberto Maffei, neuroscienziato e già presidente
dell’Accademia dei Lincei: quella, per intenderci, fondata da Federico Cesi e
frequentata da Galileo Galilei. Fino a ieri Maffei era il presidente del
comitato. Si è dimessa anche Fabiola Gianotti, la prima donna a dirigere il
CERN di Ginevra, il più grande laboratorio di fisica delle alte energie del
mondo. E come lei si è dimessa Lucia Votano, che è stata la prima donna a
dirigere il più grande laboratorio sotterraneo di fisica, quello del Gran
Sasso. Ha rinunciato, infine, al suo incarico anche Aldo Sandulli, preside di
Giurisprudenza dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Già, le
motivazioni. I quattro dimissionari e anche il non dimissionario sostengono di
aver ricevuto pressioni inaccettabili da parte di ambienti del MIUR
riconducibili al suo titolare, il ministro Marco Bussetti. Pressioni che
riguardano i criteri di selezione della rosa da proporre allo stesso ministro
per la nomina del nuovo presidente dell’ASI. I cinque membri del comitato
ritengono inaccettabile questa pressione politica. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Nella
medesima giornata di ieri, 3 dicembre, un altro ministro, quello della salute,
la signora Giulia Grillo, ha revocato i 30 componenti non di diritto del
Consiglio Superiore di Sanità. È questo un organismo che coadiuva il ministro
nella definizione della politica sanitaria. È costituito da membri di diritto,
rappresentanti di istituzioni sanitarie, e da membri non di diritto, scelti dal
ministro. I 30 questa volta dimissionati erano stati nominati all’incirca un
anno fa. Molti tra loro fanno notare che la pratica della revoca è inedita e
che, pur essendo nella legittima disponibilità del ministro, loro non sono
stati né avvisati prima da Giulia Grillo né hanno avuto in sei mesi la
possibilità di parlarle. (Fonte: P. Greco, IlBo 04-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RESEARCHERS AND INSTITUTIONS ENCHAINED TO
LOCAL AND GLOBAL PUBLISHING OLIGOPOLIES</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">The Italian
governmental evaluation system enchains researchers and institutions to local
and global publishing oligopolies: while German, Swedish, Dutch and French
library consortia are canceling their ”big deal agreements”, the Italian
Consortium (CARE) and Elsevier reached an agreement entailing Hybrid Open
Access and a confidentiality clause. We need an EU-Wide copyright reform very different
from the Directive on Copyright currently under discussion. Learn from the
Italian experience: declarations and policies are not enough! Authors’ right is
not about a few monopolistic companies: it is about people. Research assessment
criteria should be freed from the grip of Big Business and Big Government, to
be given back to a technology-enhanced public use of reason. The raw
bibliometric data on which ANVUR’s evaluations and rankings are based are
neither open nor accessible. (Fonte: Red.ne Roars 11-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">RICERCA MEDICA. IL COSTO DEI
RITARDI</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nei 21 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i
cosiddetti Irccs, lavorano 5.800 ricercatori (altri mille li supportano a
livello amministrativo). Sono medici, fisici, chimici, biologi, biotecnologi,
ingegneri, statistici ed epidemiologi che con i loro studi forniscono le cure
più innovative contro il cancro, le malattie rare e le degenerazioni
neurologiche. Quasi uno su due – ossia 2.500, più 500 amministrativi – è
precario da tre, cinque, quindici, vent’anni, e il contratto più diffuso è
quello co.co.co. Lo stipendio, legato al reperimento di contributi
ministeriali, fondi derivanti da bandi di ricerca pubblici e privati (come
Telethon e Airc), e proventi del 5 per mille, si aggira sui 1.200 euro netti al
mese, difficilmente supera i 1.600. Nessun paese europeo riserva un trattamento
così mortificante a una categoria che pubblica oltre 6 mila studi scientifici
l’anno sulle più prestigiose riviste internazionali (New England Journal of
Medicine, Lancet Oncology, CancerResearch, Clinical Cancer Research, Annals of
Oncology).</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il 27 dicembre 2017 per il top dei nostri ricercatori è arrivata la
svolta: fine dei contratti precari e riconoscimento di un contratto specifico.
Solo che poi c’è voluto un altro anno perché amministrazione pubblica e
sindacati si mettessero d’accordo su come scriverlo quel contratto (27 dicembre
2018), e così nel frattempo i migliori 500 cervelli (quasi il 20%) hanno
lasciato i laboratori degli ospedali pubblici d’eccellenza per accasarsi nelle
più remunerative multinazionali farmaceutiche. Un tira e molla che ha di colpo
impoverito la ricerca di punta indipendente, quella che garantisce ogni anno le
terapie più all’avanguardia ad almeno 300 mila pazienti. (Fonte: S. Ravizza,
CorSera 07-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">SISTEMA
UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">TRE FASI DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA: AUTONOMIA IRRESPONSABILE, AUTONOMIA
VIGILATA, AUTONOMIA RESPONSABILE </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Sono due le fasi che negli
ultimi 20 anni ha attraversato l'università italiana. La prima fase è stata
quella dell'autonomia irresponsabile con atenei che nella prima decade degli
anni 2000 erano arrivati, molti atenei, sull'orlo del fallimento. E non solo
per una cronica assenza di adeguati finanziamenti, ma innanzitutto per una
gestione non virtuosa dell'autonomia. La seconda fase è stata quella di una
autonomia vigilata, caratterizzata da controlli preventivi e da una
legislazione molto vincolistica. Possiamo dire con grande franchezza che il
sistema universitario italiano è ora un sistema sano, oso dire tra i più sano
della pubblica amministrazione italiana. A questo punto il momento per molte
università, purtroppo non ancora per tutte, di avviare una terza fase, quella
dell'autonomia responsabile. In questo senso il Ministero che qui rappresento
intende muoversi.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Due prime iniziative concrete.
Entro dicembre verrà varato il decreto che attribuisce i punti organico.
Approfittando del fatto che si raggiungerà a livello nazionale quest'anno il
100% del turn over ho proposto che si consenta alle università virtuose di
superare il limite del 110%. Inoltre il Ministero ha preparato un emendamento
che il Governo ha deciso di presentare nella Legge finanziaria. Consentirà a
carico dei bilanci delle università virtuose – tenuto cioè conto del rapporto
tra spese per il personale e FFO e dell'indice di sostenibilità finanziaria –
di incrementare notevolmente le proprie facoltà assunzionali senza più il
vincolo del 100% del turn over nazionale. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Non basta. Per quelle
università che hanno dimostrato di saper vincere la sfida di una
amministrazione sana, dobbiamo procedere all'attuazione dell'art. 1, comma 2,
della Legge 240/2010. Con gli organi rappresentativi del mondo accademico,
stiamo discutendo su come dare sostanza concreta all'autonomia, come recita
l'articolo 1, comma 2, autonomia organizzativa e funzionale. Altro tema che
riteniamo indispensabile e urgente: la semplificazione, per spazzare via lacci
e laccioli che penalizzano la vita di coloro che lavorano nell'ambito
dell'università. Sempre più è necessario consentire una flessibilità concreta
fra università e professore, concordata tra università e professore,
nell'impegno in ricerca e didattica. Quindi flessibilità nell'impegno tra
ricerca e didattica concordata tra università e professore. <span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">(Fonte: Dal discorso tenuto
dal prof. Giuseppe Valditara - capo dipartimento per la formazione superiore e
per la ricerca del MIUR - all’inaugurazione dell’a.a. 2018-2019 del Politecnico
di Torino, dic. 2018)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">ALTRI PROPOSITI DEL GOVERNO SU ANVUR, DOTTORATO, RICERCATORI, DIRITTO
ALLO STUDIO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Va rivisto il ruolo
dell'ANVUR. Da organismo di controllo preventivo e di controllo sulle attività
e sui processi, deve diventare – com'è laddove esistono sistemi analoghi – un
organismo di controllo sui risultati con meno burocrazia e meno complicati
algoritmi.</span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"></b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">È ferma intenzione del
Ministro proporre percorsi di dottorato in collegamento stretto tra università
e imprese. È necessaria cioè una sempre maggiore integrazione della figura del
dottorato con l'impresa.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Il Governo intende risolvere
la questione dei ricercatori a tempo indeterminato. Si tratta di dare
finalmente attuazione a quanto era stato previsto dell'articolo 29, comma 9
della Legge 240 e che mai è stato attuato. Dobbiamo nel contempo aumentare lo
stanziamento per i ricercatori di fascia B. Per quanto riguarda il diritto allo
studio il MIUR si sta adoperando per riuscire ad erogare per la prima volta il
saldo del 2018 entro l'esercizio corrente.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">(Fonte: Dal discorso tenuto
dal prof. Giuseppe Valditara - capo dipartimento per la formazione superiore e
per la ricerca del MIUR - all’inaugurazione dell’a.a. 2018-2019 del Politecnico
di Torino, dic. 2018)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">STUDENTI.
TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">RAPPORTO STUDENTI-DOCENTI </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Scrive l’Ufficio Stampa Miur al direttore de Il Mattino: Al Nord c'è un
rapporto studenti-docenti superiore rispetto al Sud, cioè ci sono meno
professori e più studenti. Dei docenti in servizio a fine 2018 e degli studenti
in corso, il 44% dei docenti e il 43,8% degli studenti appartiene alle Università
settentrionali, il 31,5% dei docenti e il 32,5% degli studenti alle Università
del Sud, il 24,5% dei docenti e il 23,8% degli studenti al Centro.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Chiunque può provare a rifare i conti, andando sul sito del Cineca e su
quello dell’Anagrafe Studenti </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Questi i dati corretti:</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">DOCENTI</i></b>: PIANTA ORGANICA AL 31/12/2018 espressa in punti
organico. (Fonte Cineca)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">NORD: 44,0%</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">CENTRO: 24,5%</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">SUD: 31,5%</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">STUDENTI</i></b><i style="mso-bidi-font-style: normal;">: </i>ULTIMO A.A.
DISPONIBILE 2017-2018. (Fonte: Anagrafe studenti <a href="http://anagrafe.miur.it/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">http://anagrafe.miur.it</span></a>
<span style="margin: 0px;"> </span>)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Iscritti: 1.712.814</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">NORD: 43,8%</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">CENTRO: 23,8%</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">SUD: 32,5%</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Questo è quello che s’ottiene (escludendo le Scuole a Ordinamento
Speciale e le Università private o telematiche): Il rapporto studenti/docenti
dunque non vede affatto il Nord sottodimensionato.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Risponde il direttore de Il Mattino: Si ringrazia il Miur per le
cortesi puntualizzazioni, le quali tuttavia non smentiscono i dati
dell'articolo e cioè che 280 posti per ricercatori - che si erano liberati
grazie al turn over negli atenei del Centro Sud - saranno assegnati ad atenei
del Nord. Le università del Sud sono mediamente (quindi con eccezioni)
danneggiate nell'attribuzione delle possibilità di assunzione non perché
abbiano i conti in disordine (soltanto Cassino è fuori dai parametri di
virtuosità) ma perché hanno minori entrate dal gettito delle tasse
universitarie.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">(Fonte: Il Mattino 06-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">INDAGINE EUROSTUDENT 2016-2018 SUGLI STUDENTI ITALIANI</span></span></b><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Dall’Ottava Indagine
Eurostudent per il periodo 2016-2018 emerge il ritratto degli universitari
italiani. Dall’analisi dei dati raccolti appare evidente che gli studenti
italiani impegnano nello studio quasi 44 ore settimanali, il 30% in più della
media calcolata in Europa. Circa il 20% degli iscritti alla laurea magistrale
ha già partecipato a progetti di mobilità internazionale: una percentuale non
lontana dalla media complessiva europea.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Il tasso di disoccupazione a
lungo termine degli ex allievi Erasmus si ferma al 2% (equivalente alla metà
esatta di quello registrato fra gli studenti che non hanno partecipato al
programma, il 4%). Otto studenti su dieci (il 79%) si dichiarano soddisfatti
per la preparazione teorica data dall’università e per la sostenibilità del
carico di lavoro (il 63%). Quasi la metà degli studenti (il 45%) chiede di
poter avere una maggiore preparazione pratica, soprattutto nei corsi delle
lauree giuridiche (il 27,6%). Mentre, all’opposto, la valutazione è decisamente
positiva per i corsi che formano paramedici e insegnanti: risulta essere
soddisfatto oltre il 70% degli studenti. L’analisi dei dati evidenzia come i
giovani che provengono dalle famiglie meno agiate, pur di raggiungere
l’obiettivo del titolo di studio, facciano scelte compatibili con le proprie
risorse, come ad esempio Atenei o corsi di studio disponibili nel proprio
territorio di residenza, mantenendo così la percentuale del pendolarismo al
50%. I giovani tendono sempre più a scegliere l’università in base all’offerta di
borse di studio e di servizi per la didattica, meglio ancora se l’Ateneo
dovesse risultare inserito in un contesto urbano e sociale e tale da favorire
la possibilità di trovare un lavoro che aiuti a mantenersi. (Fonte: Corriere
Università 17-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ITALIA PRIMA AL MONDO PER NUMERO
DI ISCRITTE ALL’UNIVERSITÀ</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">L’Italia è prima al mondo per numero di donne che si iscrivono in
università e percorsi di formazione terziari. Lo dicono i dati dell’annuale
rapporto sul Global Gender Gap del World Economic Forum. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In Italia ci sono 136 donne per ogni 100 maschi iscritti
all’università. Il 17,4% della popolazione femminile, contro il 12,7% dei
maschi, completa il percorso di studi. Inoltre, a rafforzare il primato
femminile, c’è da sottolineare che è donna il 60% circa dei laureati con lode.
Tuttavia, a fronte di questo primato, il nostro Paese si trova al 118° posto
(su 140) per partecipazione femminile alla vita economica e siamo 126esimi per
parità di trattamento economico. (Fonte: P. Cirica, universityequipe.com
08-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">VARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">SCHEDA SUA-CDS. SE FA PERDERE MOLTO TEMPO, LO STRUMENTO INFORMATICO È
SBAGLIATO </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><span style="margin: 0px;">La scheda SUA-CdS è stata
ideata come il luogo unitario in cui far confluire e razionalizzare le
informazioni riguardanti l’attività e il controllo della qualità dei corsi di
studio, a beneficio delle Università, degli studenti e «delle famiglie».</span>
</span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Se si ritenesse urgente
fornire ai migliaia di corsi di laurea in Italia uno strumento più decoroso,
funzionale, si eviterebbe almeno che innumerevoli ore di docenti universitari
siano spese ogni anno solo per venire a capo di un sito con una qualità che non
si accetterebbe neppure nel blog amatoriale di un ragazzino. Forse bisognerebbe
ricordare che la grande spinta alla nascita e all’evoluzione dell’informatica è
stata il desiderio di risparmiare tempo, per poterlo occupare in compiti più
intelligenti, attraenti, umani. Ogni volta che uno strumento informatico, per
un motivo o per l’altro, fa perdere tempo, questo è il segno che è sbagliato. (Fonte:
G. Salmeri, agendadigitale.eu 12-12-18)</span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"></b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RACCOMANDAZIONI EFFETTUATE A UN DOCENTE MINACCIA A PUBBLICO UFFICIALE </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Cass. pen. Sez. VI,
28/09/2006, n. 5777 (rv. 236059): La raccomandazione a un docente universitario
per il superamento degli esami da parte di uno studente, in genere irrilevante
sul piano penale, assume la consistenza di una condotta illecita, che può dar
luogo alla commissione del reato di cui all’art. 336 cod. pen., quando è
accompagnata da comportamenti che esulano la semplice segnalazione e sfociano
nella pressione illecita. (In applicazione di tale principio, la Corte ha
ritenuto corretta la configurazione del reato di violenza e minaccia a pubblico
ufficiale, nella specie aggravato ai sensi dell’art. 7 L. n. 203 del 1991, nelle
raccomandazioni effettuate a docenti universitari da studenti, associati alla
malavita locale, in favore di propri colleghi, realizzate con atteggiamenti di
controllo dell’adesione alla segnalazione mediante la presenza allo svolgimento
degli esami e con modalità tali da far prospettare la minaccia di conseguenze
ritorsive ad opera di associazioni criminali operanti nell’ambiente
universitario). (Dichiara inammissibile, App. Messina, 30 giugno 2004). (Fonte:
Orizzonte scuola 19-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Il Governo ha approvato sei
deleghe su proposta della ministra Giulia Bongiorno. Il primo obiettivo che la
Bongiorno intende raggiungere è quello di unificare tutte le disposizioni
vigenti in materia di pubblico impiego tramite l’elaborazione di un Testo
Unico.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">La riforma della Pubblica
Amministrazione prevede anche un riordino della dirigenza con l’obiettivo non
solo di incrementare la produttività ma anche di migliorare l’immagine della
PA. Tra le novità previste, una delle più importanti è quella che prevede
l’obbligo di concorso pubblico (svolto dalla SNA, Scuola nazionale
dell’amministrazione) per chi vuole diventare Dirigente della Pubblica
Amministrazione.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Un concorso riservato, come
detto in precedenza, ai dipendenti che negli ultimi tre anni si sono distinti
per il loro lavoro ottenendo le valutazioni migliori. Solamente una quota di
posti - non superiore al 50% del fabbisogno - sarà invece riservata al
personale esterno alla Pubblica Amministrazione.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">Ci saranno nuove regole per
quanto riguarda la revoca degli incarichi dirigenziali; previste sanzioni anche
per la responsabilità disciplinare dei dirigenti pubblici, come ad esempio quelle
per coloro che non verificano l’effettiva presenza in servizio del personale
assegnato. (Fonte: Money.it 24-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">IL TECNOPOLO DI BOLOGNA OSPITERÀ
IL CENTRO EUROPEO PER LE PREVISIONI METEREOLOGICHE A MEDIO TERMINE (ECMWF) </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Dal 2019 saranno i supercomputer del Tecnopolo Bologna* a svolgere la funzione
del centro inglese di Reading in modo ancora più efficiente. Ogni giorno decine
di milioni di europei guardano le previsioni meteo sui propri telefonini; le
previsioni televisive spesso superano il numero di contatti raggiunto dai
telegiornali. Ma tutte queste scommesse sul futuro delle nuvole arrivano da un
solo punto: i potenti supercomputer del Centro Europeo per le Previsioni
Metereologiche a Medio Termine (ECMWF) di Reading, pochi chilometri a ovest di
Londra. Vengono distribuite a tutti i servizi meteo d’Europa e poi ciascuno
trasforma le informazioni numeriche ricevute. Il Tecnopolo di Bologna - grazie
a un investimento di 40 milioni di euro - è risultato il vincitore e ospiterà
la nuova generazione di supercomputer metereologici ECMWF europei già nel 2020.
Questi ultimi riusciranno a simulare l’atmosfera con quadretti 50 volte più
piccoli, di “appena” 5 km di lato. Questa migliore risoluzione permetterà di
diramare previsioni attendibili fino a 2 settimane di anticipo a partire dal
2025 e sarà in grado di monitorare con precisione lo stato del clima e di darci
informazioni sull’efficacia della nostra lotta al cambiamento climatico. Dopo
HPC4 Eni, il più veloce supercomputer industriale al mondo, l’eccellenza
informatica italiana avrà un nuovo primato mondiale. (Fonte: linkiesta
11-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">*Tecnopolo di Bologna. ultimo tassello di quella rete di dieci
infrastrutture per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico che
rende la Regione Emilia-Romagna un unicum nel panorama nazionale di innovazione
capillare diffusa.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">CHANCE PER ATENEI ITALIANI DI COLLABORARE CON LE UNIVERSITÀ STRANIERE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">A lanciare l’idea di una
«diplomazia della ricerca» è stato il 22 novembre scorso, nel corso del
convegno Esof organizzato alla Farnesina, il capo dipartimento Università del
Miur, Giuseppe Valditara. Ma, a quanto pare, siamo ben oltre la dichiarazione
di intenti. L’operazione - che coinvolge i ministeri degli Affari esteri e
dell’Istruzione, oltre alla Conferenza dei rettori e al Cnr - sta per
trasformarsi in un primo memorandum d’intesa. Che vede protagonista, come
controparte, il governo di Rabat. Il documento in corso di definizione punta
esplicitamente a rafforzare la cooperazione scientifica e accademica tra
l’Italia e il Marocco. Battendo ogni strada. L’intenzione è quella di andare
oltre lo scambio di docenti e ricercatori. Da qui la proposta di avviare doppie
lauree o titoli congiunti. Oppure di creare laboratori di ricerca e innovazione
o dipartimenti universitari. Fino all’apertura di vere e proprie sedi
distaccate. Tutto ciò che potrebbe servire alle aziende di casa nostra per fare
innovazione sul campo e intercettare i talenti del futuro prima dei loro
competitor. Continentali e non. In quest’ottica, il Marocco dovrebbe essere
solo il primo di un gruppo più ampio di partner strategici. (Fonte: E. Bruno,
IlSole24Ore 24-12-18) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UNIBO. UNIVERSITY OF BOLOGNA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">The University of Bologna,
founded in 1088 is believed to be the world’s first and oldest university. This
university is still held in very high regard and has campuses in Bologna,
Cesena, Forli, Ravenna and Rimini, and including the international campus in
Buenos Aires, Argentina. Bologna can feel like a university town – there’s a
varied nightlife and a lot of live music, from classical opera to modern DJs
and bands. The University of Bologna is also responsible for the Bologna
Process, which is a series of agreements between European countries with the
aim of ensuring cooperation and comparability between the higher education
systems of Europe. In line with the university’s ample contributions over the
years, its long list of alumni includes Archbishop of Canterbury Thomas
Beckett, a number of Popes, Nobel Prize-winning inventor and engineer Guglielmo
Marconi and even Enzo Ferrari and Giorgio Armani, founders of their eponymous
worldwide brands. (Fonte: timeshighereducation.com 20-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UNIBO. NUOVO ACCORDO ATTUATIVO TRA UNIVERSITA’ DI BOLOGNA E AZIENDA
OSPEDALIERA UNIVERSITARIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">I rapporti tra l’Università di
Bologna e l’Azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola si avvalgono di un
nuovo accordo attuativo che disciplina e regola le attività di ricerca,
didattica e assistenza che vedono coinvolta quotidianamente la comunità
universitaria dell’Alma Mater integrata in assistenza, unitamente al personale
dell’Azienda sanitaria..</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">“Le attività mediche prevedono
per docenti e ricercatori, personale TA, studenti, l’inscindibilità tra
assistenza, ricerca e didattica. Per la prima volta l’accordo disciplina questa
inscindibilità in tutte le sue forme, dedicando particolare attenzione agli
elementi distintivi dell’Università: didattica e ricerca” spiega il professor
Maurizio Sobrero. “Sul fronte della ricerca ci sarà un migliore e più chiaro
riconoscimento delle attività svolte e degli investimenti necessari alla loro
crescita e valorizzazione attraverso tutti gli strumenti disponibili – prosegue
il professore Sobrero – Per la prima volta ci sarà un’attenzione specifica alla
gestione sistematica dei diritti di proprietà intellettuale”. Per parte
aziendale si promuove la partecipazione del personale ospedaliero alla ricerca
a sostegno dell’attività clinica valorizzandone l’apporto intellettuale e
scientifico. Sul fronte della didattica ci sarà un pieno riconoscimento delle
attività formative nell’insieme dei vincoli necessari a programmare tutte le
attività del personale universitario in linea con le reali esigenze
assistenziali e si apriranno le strutture dell’azienda a nuove figure quali
visiting scholars e visiting professors per investire sempre di più
sull’internazionalizzazione. “Per la prima volta, inoltre, si definiscono in
maniera articolata le modalità di convenzionamento, si introduce la possibilità
di convenzionamento su progetto per cogliere specifiche opportunità legate alla
ricerca e alla didattica” – conclude il prof. Maurizio Sobrero. (Fonte: bologna2000.com
29-12-18) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNIBO. VITTORIA DELL’AUTO EMILIA
4 A ENERGIA SOLARE AL WORLD SOLAR CHALLENGE 2018: 2700 KM SULLE STRADE
DELL'OREGON</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il team Onda Solare ha portato alla vittoria del World Solar Challenge
2018 l'auto Emilia 4, progettata e costruita con l'Università di Bologna: 2700
km sulle strade dell'Oregon, senza mai ricaricare all'alimentatore di corrente,
con un equipaggio di quattro piloti. La reputazione delle università americane
rende veramente rilevante la vittoria nei loro confronti. Gli altri team
avevano alle spalle centri come il Massachuset Institute of Technology o
l'Università del Minnesota...La macchina è stata interamente costruita dai
ragazzi che hanno partecipato. Da Morena Falcone ingegnere energetico, poi da
un ingegnere aerodinamico e dagli altri che sono tutti ingegneri meccanici ed
elettrici. Ogni singolo particolare è stato da loroi pensato, progettato,
realizzato, costruito e modificato. Il team ha vinto anche due premi
collaterali, il Mechanical Design Award e il Best Battery Pack Design Award,
che hanno premiato il design dal punto di vista meccanico e l'innovativa
batteria, su cui è in corso anche una richiesta di brevetto. L'Università di
Bologna questa volta si è veramente impegnata. E quando c'è l'impegno, i
risultati arrivano. Emilia 4 gareggiava con 4 passeggeri a bordo, a rotazione
fra un equipaggio composto da 8 persone. Dei 24 veicoli che hanno partecipato
alle prove, solo 13-14 sono stati ammessi alla gara su strada nelle due
categorie. Oltre agli italiani, c'erano australiani, canadesi, russi e tutti
gli altri erano americani (fra cui anche il secondo e il terzo classificati).
Prossimo appuntamento per Emilia 4 sarà il World Solar Challenge in Australia,
a ottobre 2019. (Fonte: cittaonline.com dicembre 2018)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNIBO. UN PONTE TRA SCUOLA,
UNIVERSITÀ E IMPRESA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">«Solo attraverso la conoscenza le imprese possono restare competitive»,
spiega Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati motor holding. È
il progetto di formazione permanente, promosso dalla Fondazione Ducati, insieme
agli istituti della città, dal Liceo Malpighi, alla Belluzzi-Fioravanti, Aldini-Valeriani,
all’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna. Un vero percorso di
cooperazione permanente. Che va dalla Fisica in Moto, il laboratorio
all’interno della fabbrica, visitato già da circa 71 mila studenti, al progetto
Desi, alla Summer school. All’Unibo Motostudent, arrivata terza alla
competizione tra moto elettriche nel 2018. «Un ponte tra scuola, università e
impresa, nell’alternanza scuola lavoro per i ragazzi si accendono molte
lampadine sulle scelte da fare», spiega Elena Ugolini, preside del Liceo
Malpighi e consigliere education di Fondazione Ducati. «La percezione che ci
sia un periodo di formazione e un periodo per il lavoro è tramontata. È un
mondo continuo», spiega il rettore di UniBo, Francesco Ubertini. Dal progetto Muner
al modello di formazione tedesco Desi, il piano Ducati for education. «Una
complementarietà tra scuola e impresa», sottolinea Carmela Palumbo, capo
dipartimento del Miur. (Fonte: N. Saldutti, CorSera 12-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UNINA. FS MOBILITY ACADEMY,
SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE PROMOSSA DALLE FERROVIE DELLO STATO ITALIANE, IN
COLLABORAZIONE CON L'ATENEO PARTENOPEO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ingegneri, ma anche laureati in economia, marketing e matematica.
Ampliare il ventaglio dei corsisti è l'obiettivo che si pone la Federico II per
il futuro dell'Fs Mobility Academy scuola di alta formazione promossa dalle
Ferrovie dello Stato Italiane, in collaborazione con l'ateneo partenopeo,
dedicata ai tecnici e ai professionisti del trasporto e della mobilità.«La
partnership con Fs - spiega il rettore della Federico II Gaetano Manfredi -
rappresenta una straordinaria opportunità di un percorso post laurea di alta
specializzazione fortemente innovativo». Nell'ultimo trimestre (maggio-luglio)
i corsisti potranno partecipare a stage di 500 ore nelle società del gruppo Fs.
«L'auspicio commenta Ennio Cascetta - è che gli studenti possano avere poi
delle opportunità di lavoro concrete all'interno del gruppo. E un'iniziativa
importante per Napoli, che vanta una delle scuole di ingegneria dei trasporti
più prestigiose. Il progetto dell'Fs Academy deve proseguire. La scommessa è
creare un canale stabile di formazione». (Fonte: Il Mattino 12-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">A NAPOLI NASCERÀ LA SCUOLA SUPERIORE MERIDIONALE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">A Napoli nascerà la Scuola
Superiore Meridionale. Pronti 50 milioni di euro. Organizzerà corsi di
dottorato di ricerca, master, ordinari e di laurea magistrale e nascerà
all'interno dell'Università Federico II e con la collaborazione di MIUR e
Federazione delle Scuole Superiori (S. Anna, Normale e Pavia). Bussetti: “Si
tratta di un'azione di sistema, attesa da decenni, con cui il Governo intende
estendere al Sud un modello formativo vincente che ci viene invidiato in tutto
il mondo”. (Fonte: napolitoday.it 13-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UNIPD. UNIVERSITY OF PADUA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">The University of Padua was
founded in 1222 as a school of law. It is the second-oldest university in Italy
and the world's fifth oldest-surviving university. The university is made up of
32 departments and eight schools. It is also home to a university hospital, one
museum, a library, a school of excellence and 14 halls of residence. The
University of Padua is part of a network of historical research universities
known as the Coimbra Group. Other universities that are part of this network
are the University of Oxford, the University of Cambridge, Heidelberg
University, KU Leuven and the University of Salamanca. (Fonte: </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">timeshighereducation.com
20-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">POLIMI.</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL COMPETENCE CENTER DELLA LOMBARDIA GUIDATO DAL POLITECNICO PER
SOSTENERE LA TRASFORMAZIONE DIGITALE APRIRÀ NEL CAMPUS BOVISA</b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Si chiama "Made" il Competence center della Lombardia guidato
dal Politecnico, uno degli otto previsti a livello nazionale dal Piano
nazionale industria 4.0 - che aprirà a settembre all'interno del Campus Bovisa.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Frutto di una collaborazione fra più università (oltre a quello
milanese ci sono gli atenei di Bergamo, Brescia e Pavia) e di 39 imprese, nasce
grazie a un finanziamento di 22 milioni di euro, di cui 14 per attrezzature e
personale e 8 per progetti di ricerca applicata e trasferimento tecnologico.
Metà arrivano dal ministero per lo Sviluppo economico, metà dai privati. «L'università
moderna è responsabile del territorio in cui è connessa e ha il compito di
trasferire e stimolare l'innovazione», spiega il rettore Ferruccio Resta
durante la presentazione al Politecnico, «Parliamo di un hub di incontro unico
per le tecnologie digitali applicate al manifatturiero - prosegue il rettore -
e abbiamo l'ambizione di diventare non solo un punto di riferimento nazionale,
ma di andare anche oltre i confini». Sono circa il 45 per cento le imprese che
ancora non sanno come funziona una fabbrica 4.0. «Le aziende che si rivolgeranno
a "Made" saranno supportate in un percorso di crescita e di adozione
di nuove tecnologie digitali a copertura dell'intero ciclo del prodotto».
(Fonte: T. De Giorgio, CorSera Milano 12-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UE.
ESTERO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">‘VIENNA DECLARATION’. SIGNED BY
RECTORS’ BODIES OF 10 NATIONS</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Representatives of rectors’ conferences from Germany, Italy, Croatia,
Poland, Switzerland, Slovenia, Slovakia, Serbia and the Czech Republic met with
Universities Austria or UNIKO, Austria’s association of university heads, in
mid-December to take stock of growing trends in society towards
‘pseudo-science’ and ‘pseudo-facts’. Representatives from Hungary had also been
invited but refrained from attending.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">In their ‘Vienna Declaration’, the participants of the meeting state
that they are “firmly convinced that the basic values of higher education
reflect the achievements of enlightenment”. Academic freedom and integrity in
teaching and research as well as students and academic staff having a say in
the running of institutions are seen as key elements in the functioning of
universities. The rectors also stress the significance of the Magna Charta
Universitatum, signed in 1988 by 388 university heads from across Europe and
marking the 900th birthday of Italy’s University of Bologna. Here, they refer
to the holistic concept of education emphasised in the Charta. (Fonte: UWN
24-12-18)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">ALBANIA. PER LE PROTESTE DEGLI
STUDENTI CONTRO LA CONTROVERSA LEGGE DEL 2015 SI DIMETTE IL MINISTRO
DELL’ISTRUZIONE</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Albania’s education and science minister, mathematician Lindita
Nikolla, has resigned amid nationwide protests by thousands of students. The
government says that it would meet many of the students’ requests for cheaper
and better-quality higher education, but it has stopped short of repealing a
controversial 2015 law that protesters say is the source of many of the
problems plaguing Albanian academia. The law aimed to improve education by
allowing more private money and spreading funding around, but critics say that
it has ultimately undermined quality by treating universities as businesses.
(Fonte: Nature Briefing 17-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">UK RESEARCH ELITE SPEND £49 MILLION ON PRE-REF JOB CUTS </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">The holiday season is almost
here, but many UK university staff are feeling a distinct lack of festive
cheer. Recent announcements about potential job cuts at Bangor and Cardiff
universities raise the spectre of the financial challenges looming over other
universities in 2019. Huge hikes in staff pension payments await, as do
spiralling visa costs for enrolling non-UK European Union staff post-Brexit.
Institutions will also wonder if EU enrolments will fall off a cliff if
students lose access to student loans after Brexit. It’s little wonder that UK
universities have been tightening their belts, but the scale of the
redundancies and severance payments paid to staff, as revealed by Times Higher Education,
may surprise many readers, with almost £50 million spent on this last year by
Russell Group institutions alone. But is this efficiency drive something more?
Many will suspect that some of the costs may be linked to a cull of
‘underperforming’ staff ahead of the 2021 research excellence framework
deadline. And some will worry that the REF ‘game-playing’ has just begun.
(Fonte: THE 20-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UK. GLI ATENEI SI PAGANO LA
POLIZIA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Londra. Un quinto delle università britanniche spendono migliaia di
sterline ogni anno per pagare degli agenti che proteggano gli studenti dalla
criminalità comune. Secondo quanto rivelato ieri dal quotidiano Times sono ben
27 gli atenei che hanno deciso di contribuire al budget delle forze di polizia
in cambio di controlli più accurati e costanti all'interno dei campus, divenuti
facile target di ladri, spacciatori e predatori sessuali. Negli ultimi tre armi
sono stati spesi oltre due milioni di sterline per garantire maggiore sicurezza
agli studenti e per l'anno prossimo la spesa prevista è di un milione e
duecentomila sterline. La sola università di Northampton ha stanziato 775mila
sterline per finanziare nel prossimo triennio un sergente e cinque agenti di
pattuglia nel suo nuovo campus. (Fonte: E. Orsini, Il Giornale 06-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">UK. UNIVERSITIES WARN ‘NO DEAL’
BREXIT WILL HIT CRUCIAL FUNDING STREAMS</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">UK universities have warned the country’s government that leaving the
European Union without a deal is “one of the biggest threats” the institutions
have ever faced. In an open letter published on 4 January, leaders of groups
representing 150 UK institutions urge the government to commit to replacing
important EU sources of research funding that would become immediately
inaccessible to UK researchers in the event of a ‘no deal’ Brexit. Britain is
scheduled to leave the EU on 29 March, but a deal on the terms of its departure
is yet to be fully agreed. Members of the UK Parliament are expected to vote on
a proposed deal later this month. Unless an agreement is secured, British
scientists will become ineligible for prestigious European Research Council
(ERC) grants and some parts of the Marie Skłodowska-Curie Actions programme,
which promotes researcher mobility. The university groups estimate that
together, these sources would be worth €1.3 billion (US$1.5 billion) to UK
researchers over the next two years. (Fonte: E. Gibney, Nature Briefing
04-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">BRASILE. RUMOURS SWIRL AS
BOLSONARO TAKES OFFICE </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Ever since Jair Bolsonaro’s election last year, higher education in
Brazil has been fearful about what impact the far-right president might have on
universities once he took office. Today, our reporter Rachel Pells reports on
the alarm bells being sounded over claims that candidates for postgraduate
scholarships might be forced to take an “ideology” test in the future. Although
Brazil’s postgraduate funding body has said that no such tests are planned,
academics say that the claims – which stemmed from an article in a newspaper on
mooted education reforms – are symptomatic of how the new administration is
creating an atmosphere of “panic and intimidation” by leaking policy rumours.
(Fonte: THE 15-01-19)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">LIBRI.
RAPPORTI. SAGGI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LA RICERCA OPERATIVA. Finalità e
metodi </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Autore: Alessio Drivet. Ed. Aracne. Gennaio 2019. 220 pg.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Il volume si colloca all’interno della vasta produzione relativa al
tema della “ricerca operativa” ed è caratterizzato da un approccio non
accademico, ma più orientato verso l’analisi pragmatica della disciplina.
L’esigenza di presentare l’argomento in modo semplice e accessibile è stata
perseguita cercando di limitare al minimo indispensabile l’uso di formule e
teoremi. L’attenzione è invece focalizzata sia sul concetto di modello che
sull’esposizione degli algoritmi fondamentali. Una parte dell’opera è dedicata
all’uso dei software, in quanto solo con essi è possibile affrontare e
risolvere problemi complessi. (Fonte: Sintesi dell’editore)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">LA «GRANDE TRASFORMAZIONE»
DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018 (Numero
monografico <a href="http://www.rtsa.eu/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">http://www.rtsa.eu/</span></a>
)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Introduzione di Davide Borrelli, Marialuisa Stazio:</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Nell'introdurre questo numero monografico sulla “grande trasformazione”
dell'università negli ultimi anni, il nostro contributo fa il bilancio della
situazione italiana, valutando l'impatto delle politiche recentemente adottate
sulla problematica condizione dell'istruzione superiore nel nostro Paese.
Emerge un quadro fortemente critico e negativo: l'adozione delle logiche
gestionali del New Public Management all'interno dell'università italiana (ad
esempio, mediante il “mito razionalizzato” della qualità e i sistemi di
valutazione premiale) non solo fallisce l'obiettivo di ampliare il bacino di
utenza della formazione terziaria, ma tende a produrre effetti perversi e
disfunzionali che moltiplicano le forme di dominazione e di comando all'interno
del sistema della ricerca scientifica e accentuano gli squilibri e le
differenze territoriali. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">I seguenti articoli del numero monografico sono disponibili <a href="http://www.rtsa.eu/"><span style="color: windowtext; margin: 0px;">qui</span></a>. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Monica Canino: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La certificazione di qualità dell‘istruzione
universitaria dopo le nuove indicazioni ministeriali. </i></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Alessandra
Decataldo: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Valutare la didattica
universitaria: considerazioni sui principi ispiratori e sui processi</i>. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Valentina
Martino: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Terza Missione e cultura delle
università. Note per una sociologia del patrimonio accademico.</i> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Andrea
Lombardinilo: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Università del rischio e
mobilità accademica: la drammatizzazione mediale della violenza</i>. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Emilia Ferone,
Sara Petroccia: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il capitalismo accademico
nell‘università europea della conoscenza</i> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Francesca Coin:
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">L‘inadeguatezza del digital academic..</i>
</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Emanuela Spanò:
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sedotte e valutate: la meritocrazia
nell‘auto-rappresentazione delle feminae academiche.. </i></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Enrico Mauro: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il ricercatore scientifico «comme un être
sans passé»: ancora sugli “effetti collaterali” della “valutazione”
meritocratica della ricerca.. </i></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">Davide
Borrelli, Renato Fontana, Cristina Sofia, Elena Valentini: </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><a href="http://www.rtsa.eu/RTSA_1_2018_Borrelli_et_al.pdf"><span style="color: windowtext; font-size: 9pt; margin: 0px;">Le
tribolazioni del ricercatore tra ingiunzioni valutative e pratiche di cura di
sé</span></a></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 9pt; margin: 0px;">. </span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Arial;">L’UOMO SENZA FRONTIERE. Vita e
scoperte di Albert Einstein</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">Autore: Jeremy Bernstein. Ed. Il Saggiatore 2012. 217 pg.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;">«Nel novembre del 1919 Albert Einstein diventò lo scienziato più famoso
del mondo e tale sarebbe rimasto per tutto il resto della sua vita. Non sarebbe
mai più stato un semplice privato cittadino.» Albert Einstein è una delle
figure più emblematiche del nostro tempo. Anche dopo più di cinquant’anni dalla
sua scomparsa, le sue scoperte sono considerate da molti la più audace
avventura intrapresa dall’uomo con le sole risorse dell’intelligenza. La teoria
della relatività ha consentito a Einstein di prevedere fenomeni che avvengono
nel cosmo quanto nel mondo atomico e subatomico. Il ritratto che prende forma
nelle pagine di Bernstein è estremamente vivido, le spiegazioni delle teorie
semplici e lineari, mentre il grande scienziato si rivela ai nostri occhi anche
come uomo: timido e trasognato, ma anche risoluto nella convinzione della
validità delle proprie scoperte.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: Arial;">IN BREVE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LICEI SCIENTIFICI A INDIRIZZO
BIOMEDICO. </b><span style="margin: 0px;"> </span>Via libera del MIUR al
percorso sperimentale dei licei scientifici a indirizzo biomedico. <span style="margin: 0px;"> </span>2 istituti, 1 a Milano e 1 a Corsico. Accanto
al canonico orario del liceo, sono previste 50 ore di lezione aggiuntive, 20
tenute da docenti di scienze, 20 da medici scelti dagli Ordini e 10 sul campo
presso strutture sanitarie.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: Arial;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ERASMUS+. PRIMATO
DELL'UNIVERSITÀ DI PADOVA</b>. L’ateneo di Padova primo in Veneto, secondo in
Italia (dietro Bologna) e quarto in Europa (dopo Granada e Madrid) per numero
di studenti all'estero con Erasmus+: 1.870. Il Gazzettino 18-01.-19.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-family: Arial;"></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-57740124410604215092018-12-17T23:09:00.000+01:002018-12-17T23:14:48.570+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 7 18-12-2018<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">IN
EVIDENZA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">52° RAPPORTO CENSIS SU SITUAZIONE SOCIALE: EDUCAZIONE TERZIARIA.
RICERCA. CORSI INTERNAZIONALI. INVESTIMENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">Educazione terziaria</span></b><span style="margin: 0px;">:
in Italia si spendono 11.257 $ per studente (7.352 $ se si escludono le spese
per ricerca e sviluppo), mentre la media europea è pari a 15.998 $ (11.132 $
senza la R&S), con una differenza dunque di ben 4.741 $ (il 42% in più).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">La spesa pubblica destinata in Italia alla ricerca</span></b><span style="margin: 0px;"> è scesa da poco meno di 10 miliardi di euro
nel 2008 a poco più di 8,5 miliardi nel 2017. Nel periodo è passata da 157,5
euro per abitante a 119,3 euro.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il 78,4% degli italiani
utilizza <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">internet</b>, il 73,8% gli
smartphone con connessioni mobili e il 72,5% i social network. Per i giovani
(14-29 anni) le percentuali salgono rispettivamente al 90,2%, all'86,3% e
all'85,1%. Spesa per telefoni +221,6% nel decennio 2007-17.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">I corsi a carattere internazionale</span></b><span style="margin: 0px;"> nell'a. a. 2017-2018 sono 862, di cui 341 tutti e 161 parzialmente in
inglese. Rispetto a 2 anni prima, i corsi in lingua italiana sono diminuiti del
2,1%, quelli tutti (+37,5%) o in parte (+147,7%) in inglese sono molto
cresciuti.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Sono ingegneria-architettura e
il gruppo economico-statistico le due aree disciplinari che accolgono le quote
più alte di corsi universitari a carattere internazionale, rispettivamente con
il 34,4% e il 31,8% del totale.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">18% il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">tasso d'abbandono precoce dei percorsi d’istruzione</b> dei giovani
18-24enni (media europea 10,6%). In 10 anni: da 236 a 99 i giovani laureati
occupati ogni 100 anziani, da 249 a 143 i lavoratori laureati occupati ogni 100
lavoratori anziani.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;">Alla sproporzione tra <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">investimenti</b> nei segmenti scolastici
iniziali e l'Università (meno finanziata) si è sostituito "un omogeneo
volare basso": investiamo il 3,9% del Pil, mentre la media europea è 4,7%.
Investono meno di noi solo Slovacchia (3,8%), Romania (3,7%), Bulgaria (3,4%) e
Irlanda (3,3%). (Fonte:</span> <span style="margin: 0px;"><a href="http://www.censis.it/"><span style="color: blue;">http://www.censis.it</span></a> 07-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">ASSUNZIONI DI DOCENTI ANNUNCIATE DAL
MINISTRO BUSSETTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">E’
annunciata dal ministro Busetti un’operazione in due tempi nelle prossime
settimane che prevede assunzioni di docenti nelle università, riferisce il
Sole24Ore. L’intervento passerà da una revisione del meccanismo dei “punti
organico" che governa le assunzioni negli atenei. Il primo atto sarà lo
sblocco del decreto ministeriale con i 2.038 "punti organico" validi
per il 2018 che finora era rimasto congelato. E che assicurerà l'assunzione dei
primi 2mila docenti considerando che un ordinario corrisponde a un punto e un
associato a 0,7. Con una novità di rilievo nella ripartizione ateneo per ateneo:
sarà eliminato il tetto del 110%, delle proprie cessazioni valido per tutti.
Come? Dopo aver assicurato a tutte le università il 50% del proprio turnover,
si attribuirà il restante 50% sulla base del livello di virtuosità dei bilanci.
Più i conti saranno in ordine, più avranno mani libere. Il secondo intervento
arriverà con un emendamento alla legge di bilancio all'esame di Palazzo Madama,
che incrementerà le facoltà di assunzione "normali" del sistema
universitario (100% del turn over sull'intero territorio nazionale) con 220
punti organico nel 2019 e altri 220 nel 2020. Almeno altri 440 posti, dunque.
Riservati stavolta alle università virtuose. Una misura che si somma ai nuovi
1000 ricercatori di tipo b - quelli con tenure track - già contenuta nel testo
ordinario della manovra e che potrebbe essere affiancata, grazie a un altro
emendamento allo studio, da una prima "infornata" di ricercatori a
tempo indeterminato. Previsti dalla riforma Gelmini del 2010 ma rimasti sulla
carta. (Fonte: E. Bruno, IlSole24Ore 13-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">GLI OBIETTIVI DELLE SELEZIONI PRELIMINARI (ACCESSO A NUMERO CHIUSO) IN
UNA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Nella loro disamina, su un
caso di richiesta di accesso a un corso di laurea senza affrontare il test
d’ingresso, i giudici del massimo consesso del Consiglio di Stato partono con
lo stabilire che per l’iscrizione a un corso di laurea, quale esso sia, è
necessario possedere il diploma quinquennale. L’altro passo è capire, nel caso
in questione, se il titolo di massofisioterapista può, seppure conseguito in
tre anni, essere considerato equipollente al diploma quinquennale per l’accesso
al corso di laurea in Fisioterapia. La risposta è negativa. Va, però, ricordato
che i richiedenti hanno dimostrato di possedere anche il diploma di scuola
superiore. Si pone, pertanto, un’ulteriore domanda: l’unione dei due titoli
permette di iscriversi al corso di laurea in Fisioterapia senza sostenere i
test di ingresso, accedendo direttamente - come chiedevano i professionisti -
al terzo anno? Se la ragione del test di ingresso fosse solo quella - come
sostenevano i richiedenti - di accertare la predisposizione del candidato alle
materie del corso di laurea, allora non ci sarebbero dubbi che per i massofisioterapisti
tale sbarramento sarebbe superfluo, perché loro già si sono cimentati con quei
temi. Però - chiarisce l’Adunanza plenaria del CdS con sentenza in data 17 ottobre
2018 - “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">le prove di ammissione ai corsi
universitari ad accesso programmato, di cui all’art. 4 della l. 2 agosto 1999,
n. 264, si collocano nel punto di intersezione di più esigenze e rispondono
contemporaneamente a più funzioni. Se ne possono indicare, in via riassuntiva
ma non esaustiva, almeno tre: a) verificare la sussistenza dei requisiti di
cultura per lo studente che aspira ad essere accolto per la prima volta nel
sistema universitario; b) garantire l’offerta di livelli di istruzione adeguati
alle capacità formative degli atenei; c) consentire la circolazione nell’ambito
dell’Unione europea delle qualifiche conseguite</i>”<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">.</b> Inoltre, ribadisce il consesso che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“il limite numerico” </i>è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“elemento
ineludibile, perché posto a garanzia di qualità dell'insegnamento secondo gli
standard europei”. </i>Infine Il CdS conclude che<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> “si rende arduo ritenere che il requisito del previo superamento della
prova di ammissione possa essere escluso sulla base di una osservazione
angusta, limitata unicamente ai requisiti posseduti dal candidato partecipante,
ponendo in disparte la plurifunzionalità dell’istituto selettivo”. </i>(Fonte:
A. Cherchi, IlSole24Ore 10-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ TRA NUMERO PROGRAMMATO, SOPRANNUMERO
GIUDIZIARIO E DEMAGOGIA RICORRENTE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Recenti proposte di fonte
governativa di abolire il numero chiuso per l’accesso al corso di laurea in
Medicina e Chirurgia, e di applicare invece il c.d. sistema francese, hanno
fatto tornare d’attualità l’articolo di Paolo Stefano Marcato pubblicato sul
tema nel webmagazine “Informazioni universitarie” (15-09-14) quando la ex
ministra Giannini nel 2014 aveva avanzato analoga proposta. Segue il testo
dell’articolo.</span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La regolamentazione delle immatricolazioni (numero
chiuso o programmato o controllato) è stata per decenni, nella seconda metà del
secolo scorso, un tema demonizzato dallo “sciocchezzaio ideologico e dalle
fumisterie parademocratiche” (<a href="http://tinyurl.com/okoeuz8"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/okoeuz8</span></a>
) al servizio di un’italica demagogia imperante che ha contribuito non poco al
tentativo di squalificare l’università pubblica. Tuttavia, prima della
liberalizzazione degli accessi all’università per tutti i diplomati
dell’istruzione secondaria superiore (legge 11 dicembre 1969, n. 910,
“liberalizzazione degli accessi universitari”) il numero chiuso era un tema su
cui si sbatteva come contro un muro dato che gli accessi erano per legge
preliminarmente discriminati dal tipo di istruzione secondaria frequentato. Con
l’avvento dell’università di massa promosso da quella legge, il tabù demagogico
dell’accesso indiscriminato si è rafforzato ma ha anche cominciato anno dopo
anno a infrangersi contro la ragione. Che, vista la pletora delle iscrizioni,
spesso sproporzionata ai contenitori e alla qualità dell’insegnamento, imponeva
di valutare la possibilità dei singoli studenti di frequentare con profitto un
determinato corso di studi regolato a misura di un definito numero di
immatricolati, bilanciando le legittime attese dei giovani alle effettive
disponibilità di docenti e strutture didattiche dei corsi. Le associazioni
studentesche hanno tuttavia seguitato ad opporsi al numero chiuso, ritenendolo
anche di recente “un abuso ingiustificato, che peggiora la qualità complessiva,
favorisce i clientelismi, protegge le corporazioni e permette allo stato di non
investire sull’università per quanto sarebbe necessario”.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Fino al 1999 è mancata una legge che disciplinasse in
modo definitivo e omogeneo l'accesso ai corsi universitari a numero
programmato. A fare chiarezza sulla questione è intervenuta dapprima la Corte
Costituzionale che, già nel 1998 (sentenza 383, 27-11), ha dichiarato il numero
programmato una misura legittima e non lesiva del diritto allo studio e, poco
tempo dopo, la Legge 2 agosto 1999, n. 264 (Norme in materia di accessi ai
corsi universitari) che ha stabilito i corsi universitari i cui accessi sono
programmati a livello nazionale: Corsi di Medicina e chirurgia, Medicina
veterinaria, Odontoiatria e protesi dentaria; Corsi di Architettura; Corsi di
primo livello dell'area sanitaria; Corsi in Scienze della formazione primaria;
Corsi universitari di nuova istituzione o attivazione, per un numero di anni
corrispondente alla durata legale del corso; Corsi di laurea per i quali
l'ordinamento didattico preveda l'utilizzazione di laboratori ad alta
specializzazione; Corsi di diploma universitario (oggi sostituiti e riformati
dai corsi di laurea triennali) per i quali l'ordinamento didattico preveda
l'obbligo di tirocinio come parte integrante del percorso formativo. Per ogni
corso di laurea ad accesso regolato, il Ministro stabilisce annualmente il
numero massimo di posti disponibili sul territorio nazionale suddivisi per
sede.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Va anche ricordato che l'istituzione del numero
programmato in alcuni corsi universitari (Medicina e Chirurgia, Medicina
Veterinaria, Odontoiatria e Protesi Dentaria) è norma di legge che recepisce
raccomandazioni della Comunità europea volte ad armonizzare i sistemi di
formazione nazionali e a rendere omogenee le caratteristiche professionali di
figure come il medico o il dentista, in modo che possano muoversi liberamente
nella Comunità Europea esercitando il proprio lavoro.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Nelle università il numero chiuso è ormai un dato
acquisito e si è esteso da Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura a
moltissimi altri corsi di laurea, che, localmente, hanno iniziato ad applicare
i test selettivi per l’immatricolazione: i corsi a numero programmato in tutta
Italia sono oggi (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">tutti i dati seguenti
sono riferiti al 2014; per l’aggiornamento al 2018 si veda <a href="https://www.studenti.it/test-facolta-numero-programmato-posti-2018-2019-corsi.html"><span style="color: blue;">qui</span></a>
e <a href="https://www.studenti.it/test-ingresso.html"><span style="color: blue;">qui</span></a> </i>) 1.687 su
4.311, il 39 per cento. L'Università di Padova, ad esempio, prevede a
"numero controllato" Economia, Psicologia, Agraria, Fisica, Scienze
dell'educazione. A Palermo il test per entrare a Scienze di base e applicate è
stato affrontato da 4.045 candidati: 1.358 i posti disponibili. Alla Ca'
Foscari di Venezia in 2.973 hanno provato a entrare alla fine di agosto ai sei
corsi di laurea (linguistici ed economici) ad accesso programmato. L'Università
di Parma ha diciotto corsi chiusi. Giurisprudenza è a numero chiuso a Roma Tre,
a Firenze, a Catania, a Palermo. Biologia è nella totalità dei casi a numero
chiuso. La partecipazione alla prova selettiva iniziale per i corsi
dell'Università di Milano-Bicocca quest'anno ha segnato un +49,6 per cento. A
Bologna i corsi con lo sbarramento erano 61 nel 2013 e quest’anno ad aprile al
test per Medicina si sono presentati in 2.835 per 440 posti. L'Anvur, il
guardiano della valutazione, segnala che nei corsi ad accesso programmato, come
Medicina, ci sono tassi bassi di abbandono, un’elevata quota di laureati
regolari e un minor numero di iscritti fuori corso (<a href="http://tinyurl.com/lk49c3l"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/lk49c3l</span></a> ).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">I test per l’accesso ai corsi e in particolare per
l’accesso a Medicina e chirurgia sono entrati quest’anno nell’occhio del
ciclone per l’effetto combinato di errori del MIUR e di ricorsi vinti dagli
studenti davanti alla giustizia amministrativa.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Da parte del MIUR si è incappati nel (o non si è stati
capaci d’impedire il) venir meno di uno dei principi cardini del test,
l'anonimato: la modulistica stampata dal MIUR era facilmente decrittabile, con
la possibilità di accoppiare il nome del ricorrente al codice personale della
prova. In particolare il codice numerico aveva una prima parte uguale per tutti
gli studenti della medesima aula e le ultime tre cifre, facilmente
memorizzabili, individuavano il posto ed erano quindi abbinabili alla persona.
È stato lo stesso MIUR a rendersi conto nei giorni precedenti il test del
potenziale pasticcio e ha provato con telefonate a suggerire delle soluzioni
agli atenei, come far imbustare separatamente il modulo con il nome e il
codice. Ma le buste utilizzate dalle università, reperite all'ultimo momento
utile, non garantivano la riservatezza perché erano leggibili in trasparenza.
Una volta recuperati i moduli della persona da aiutare, era facilissimo
correggere a penna le domande sbagliate perché la possibilità di ripensare le
risposte date era esplicitamente prevista.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">I Tar da parte loro hanno disposto in via cautelativa
il diritto dei ricorrenti, come «risarcimento in forma specifica», a iscriversi
anche se sono stati bocciati ai test e persino se non hanno risposto neppure a
una domanda. In tal modo la lista dei 10.551 vincitori ufficiali del test per
Medicina si è gonfiata di almeno 2.500 soggetti e altri 300 studenti potranno
iscriversi ai corsi di Medicina a Palermo perché così hanno deciso i giudici
del Consiglio di giustizia amministrativa. Ma il Tar del Lazio il 10 ottobre ha
riconosciuto anche ad altri 2.500 ricorrenti il diritto all’iscrizione ai corsi
di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura, numero che si somma alle
precedenti 2.500 immatricolazioni obbligatorie, sentenziate a luglio e a
settembre dopo il maxi ricorso presentato dall’Unione degli universitari (<a href="http://tinyurl.com/lxe3x6e"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/lxe3x6e</span></a> <span style="margin: 0px;"> </span>).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Oltre al “numero chiuso” l’Italia ha così inventato il
“soprannumero”. Dunque gli studenti che hanno ottenuto un buon risultato al
test, senza risultare tra i vincitori, si vedono scavalcare per un’ordinanza
del Tar da chi ha fatto ricorso e magari non ha neppure ottenuto i 20 punti
della sufficienza. Infine anche il Consiglio di Stato si è pronunciato sul
ricorso di due studenti con una sentenza che recita: «A causa delle illustrate
inadempienze riscontrate nell'attività dell'amministrazione - violazione
dell'anonimato - le parti sono state illegittimamente private della possibilità
di iscriversi alla facoltà cui aspiravano, subendo di conseguenza i relativi
danni, anche in termini economici» (<a href="http://tinyurl.com/mk7x2w7"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/mk7x2w7</span></a>
).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Rimane la mesta constatazione che lo Stato non ha
saputo né garantire la regolarità del concorso né ha preso provvedimenti idonei
a rimediare in extremis alla situazione anomala. Non si può, infatti, giudicare
un vero rimedio la circolare del MIUR del 23 settembre che ha disposto che i
vincitori dei ricorsi al Tar del Lazio per l'ammissione in sovrannumero ai
corsi di Medicina (sono 2.500) dovranno essere assegnati all'università in cui
"risulta minimo lo scarto tra il punteggio del primo in graduatoria e il
punteggio ottenuto dal ricorrente". Ovvero, tenendo conto delle sedi
richieste dal candidato (escluso al test e riammesso da un Tar), la nuova
matricola andrà là dove si avvicina di più ai voti dei migliori. Ma una nuova
circolare del MIUR del 6 ottobre ha sbloccato il blocco delle iscrizioni
laddove le ordinanze del Tar sono chiare ed esplicitano la sede cui fa
riferimento il ricorso (caso di Bari). Se, invece, nei provvedimenti giudiziari
non si fa espressa menzione della sede, bisognerà rispettare l'indicazione
ministeriale precedente, cioè i ricorrenti dovranno iscriversi altrove rispetto
alla sede scelta per il test e la destinazione sarà indicata dallo stesso
ministero, attraverso una procedura telematica allestita sul sito del Cineca.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In definitiva, la prospettiva è di avere quest'anno
studenti iscritti a Medicina appartenenti a quattro categorie (<a href="http://tinyurl.com/n5qphxa"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/n5qphxa</span></a> ): la prima è
quella dei bravi che hanno superato brillantemente il test; la seconda è quella
di chi ha superato il test grazie all'aiuto di qualcuno che ha utilizzato i
buchi nella garanzia di anonimato; la terza categoria è di chi si è iscritto
grazie al ricorso al Tar in soprannumero ma aveva comunque raggiunto l'idoneità
minima al test; la quarta infine è di chi è stato bocciato al test e magari ha
ottenuto un punteggio negativo ma si è dimostrato tempestivo nel fare ricorso
assicurandosi, senza alcun merito, l'ambitissimo diritto a intraprendere la
carriera di studente in Medicina.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Per superare l'attuale test di Medicina, che ha
mostrato dei limiti e ha sollevato contenziosi giudiziari, il ministro
Giannini, nella campagna elettorale per le Europee, ha cercato di attenuare lo
scontento dei candidati e delle loro famiglie, promettendo di abolire i test di
accesso e prospettando un'altra soluzione, simile al modello francese (<a href="http://tinyurl.com/qjr7lsq"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/qjr7lsq</span></a> ). Nonostante
le perplessità sollevate dagli ambienti accademici, ha consegnato alla
Conferenza dei Rettori un documento che prevede un anno comune per tutte le
matricole, una valutazione divisa in due semestri e alla fine della stagione
una selezione dura per passare al secondo anno. Al ministro ha fatto eco un
gruppo di deputati che in una nota (<a href="http://tinyurl.com/k42oq86"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/k42oq86</span></a>
) hanno affermato che “I test di accesso sono diventati un mero simulacro, non
premiano il merito e sono un’ingiusta forma di sbarramento sociale". Dalla
parte opposta dello schieramento politico un senatore ha sostenuto i diritti
dei vincitori dei ricorsi ai Tar di essere comunque immatricolati nella propria
sede. Evidentemente anche in Parlamento la demagogia, che ha come strumento il
populismo, riemerge quando non si conoscono per incultura o si vogliono
ignorare i problemi dell’università senza tener conto delle opinioni dei
competenti e in particolare delle basi storiche non solo italiane dei test per
gli accessi. Ma sull’ipotesi del superamento dei test d’accesso si leggono
anche opinioni più meditate e realistiche come quella di A. Figà Talamanca (<a href="http://tinyurl.com/lt94mcp"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/lt94mcp</span></a> ) che riporto
quasi integralmente: “Se il primo anno di Medicina sarà aperto a tutti quelli
che hanno conseguito un diploma di maturità … (possiamo ipotizzare che anche
coloro che avevano preferito non affrontare i test si iscrivano a Medicina) gli
immatricolati per il 2015 dovrebbero essere tra i settantamila e i centomila …
Si dovrebbe modificare l'ordinamento didattico di Medicina in modo da rendere
il primo anno compatibile con il proseguimento degli studi in altre discipline,
con convalida, almeno parziale, degli esami sostenuti. Bisognerà anche vincere
le resistenze dei docenti di altre ex-facoltà per indurli ad accogliere, senza
troppi ‘debiti’, gli studenti che hanno compiuto il primo anno a Medicina. Alla
fine, la soluzione giusta dovrebbe essere quella di riservare il primo anno di
Medicina alle materie scientifiche di base (matematica, fisica, chimica,
biologia), che dovrebbero essere impartite dai rispettivi dipartimenti a tutti
gli studenti il cui curriculum le richieda, indipendentemente dal corso di
laurea di iscrizione. Stiamo parlando però di cambiamenti che incontrerebbero
molte resistenze e necessitano comunque tempi lunghi. L'apparato ministeriale,
l'agenzia per la valutazione, e, specialmente, il mondo accademico non sembrano
pronti ad affrontare problemi di questo tipo e di questa portata, meno che mai
in così poco tempo”.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’accesso agli studi di
Medicina in alcuni Paesi europei</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In Francia per diventare un docteur en médecine
(medico specialista) gli studi, che comprendono anche l'equivalente della
specializzazione italiana, durano tra i 9 e gli 11 anni. L’iscrizione a un
corso di laurea richiede il conseguimento del baccalauréat, il diploma
attribuito agli studenti a 18 anni, al termine degli studi superiori.
L’iscrizione va effettuata a marzo, qualche mese prima del conseguimento del
diploma. La differenza fondamentale rispetto al meccanismo italiano è che non
esiste uno sbarramento per l’accesso al primo anno; inoltre i primi due
semestri di studi non sono riservati ai soli aspiranti medici, ma sono validi
per altri tre indirizzi: odontoiatria, farmacia e ostetricia. Dunque
l’iscrizione è libera, e gli studenti iniziano il corso comune alle quattro
discipline, ma la selezione arriva comunque molto presto. Già al primo anno,
gli iscritti sono chiamati a una prova che si articola in due momenti al
termine dei due semestri (in dicembre-gennaio e in maggio). Altra differenza
capitale con l’Italia: l’esame non riguarda una pluralità di materie non tutte
direttamente collegate agli studi, ma tocca esclusivamente le discipline
studiate nel corso dell’anno. Qualora, al termine del primo anno, lo studente
non passi gli esami, ha la possibilità di ripetere l’annualità, ma una volta
sola; in caso di insuccesso, può cambiare indirizzo di studi all’interno delle
professioni sanitarie. Superato lo sbarramento, lo studente prosegue negli
studi medici (<a href="http://tinyurl.com/np545r9"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/np545r9</span></a>
). Il sistema francese è un sistema che spegne le proteste per l'iniquità
percepita della selezione al primo anno, ma che sposta a un anno dopo una
selezione ben più dura.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Nel Regno Unito sono simili a quelle statunitensi le
strategie adottate: le scuole mediche fissano annualmente i propri criteri di
selezione, frutto della combinazione di requisiti scolastici pregressi, di
conoscenze scientifiche di base e di qualità personali (ad esempio lettere di
presentazione, interviste, etc.). In generale, i candidati in possesso di un
diploma di scuola secondaria superiore Gcse (General Certificate of Secondary
Education) possono inoltrare la domanda di ammissione a 4 Scuole mediche di
loro scelta attraverso l'Ucas (Universities and Colleges Admission Service).
Saranno poi sottoposti a specifici test (<a href="http://tinyurl.com/n24bjdz"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/n24bjdz</span></a>
): Clinical Aptitude Test (Ukcat); Biomedical Admission Test (Bmat); Graduate
Medical School Admission Test (Gamsat). Solo i candidati che avranno superato il
test previsto saranno convocati alla prova finale (l'interview), condotta da
una commissione esaminatrice specializzata per accertare, oltre al possesso
delle conoscenze teoriche (soprattutto chimica, fisica, biologia), eventuali
esperienze professionali o di volontariato pregresse, la capacità di lavorare
in gruppo e le motivazioni personali, che indirizzano i candidati alla
professione medica.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In Germania è molto articolata per tipologia di
ammissibili agli studi medici la strategia adottata, che è gestita da un
organismo federale, l'Ufficio centrale per l'attribuzione dei posti nell'ambito
dell'insegnamento superiore (Zentralstelle für die Vergabe von Studienplätzen -
ZVS). Possono candidarsi i possessori dell'Abitur (Zeugnis der allgemeinen
Hochschulreife), ma quote di posti sono riservate per il 2% agli studenti
diversamente abili o con difficoltà socio-economiche (Heirtefeille), per il 20%
ai Talented 20, che al diploma conclusivo degli studi secondari hanno riportato
la media più alta della loro classe e per il 20% agli idonei degli anni
precedenti in lista d'attesa da più tempo. Dopo l'abolizione del 1997, e stato
reintrodotto il test Essai für Medizinische Studiengeinge, non obbligatorio, ma
utile per migliorare il punteggio complessivo e la possibilità di essere
positivamente selezionati nel corso dell'intervista conclusiva.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Modalità diverse per etnia riguardano invece la
Svizzera dove la componente di lingua tedesca prevede - sul modello tedesco -
il superamento di un test attitudinale. Per la parte di lingua francese e in
Belgio l'accesso avviene senza particolari restrizioni, ma la selezione -
analogamente al modello francese - è rinviata all'anno successivo e si basa sui
risultati conseguiti nel primo anno di studi (http://tinyurl.com/n24bjdz).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In Spagna l'accesso a tutte le Facoltà universitarie è
subordinato alla votazione riportata nel diploma di Bachiller e, per chi ha più
di 25 anni - sulla base del Real Decreto 1892/2008 entrato in vigore dall'a.a.
2009/10 - al superamento di uno specifico esame denominato PAU (Prueba de
Acceso a la Universidad) presso i singoli Atenei, destinato a valutare la
maturità degli allievi, nonché le conoscenze e le competenze acquisite durante
gli studi secondari. Il PAU è articolato in due fasi: una fase generale obbligatoria,
che pone l'accento su quattro materie di base, e una specifica volontaria che
può migliorare la votazione finale per l'ammissione universitaria (<a href="http://tinyurl.com/n24bjdz"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/n24bjdz</span></a> ).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’opposizione alla proposta
del “sistema francese” per l’accesso ai corsi di Medicina e chirurgia</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La proposta del ministro Giannini di abolire per
Medicina il test d’accesso ha sollevato molte perplessità e anche nette
opposizioni in un’estesa platea non solo di accademici, rettori e presidi
compresi, ma anche di ministri (ex o in carica) e di commentatori di cose
universitarie sulla stampa e in rete. A favore solo le associazioni
studentesche, ma non tutte, e alcuni parlamentari di destra e di sinistra
nell’assordante silenzio di quasi tutti gli altri loro colleghi.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“Il modello francese così com’è non è applicabile, non
ci sono risorse e strutture”, ha detto al Corriere dell’Università Maria Chiara
Carrozza, ex ministro dell’istruzione, e ha aggiunto: ”Allo stato attuale non è
applicabile, non ci sono le risorse e le strutture per affrontare un’immissione
incontrollata di studenti al primo anno. Non dico che sia di principio
infattibile, ma bisogna essere realisti e non demagogici”. Anche il ministro
della Salute Beatrice Lorenzin ha espresso a controcampus.it il suo dissenso:
“No, non sono favorevole all’abolizione dei test di accesso all’università” sia
per le ovvie difficoltà organizzative e logistiche cui dovrebbero rispondere le
università a fronte del prevedibile boom della popolazione studentesca
(70-80mila unità secondo il ministro) sia per lo spettro di una possibile
emorragia di camici bianchi, che finirebbero quasi tout court dalla laurea alla
strada: aprire le porte della professione medica a una platea più ampia rischierebbe
di congestionare un mercato dove, tuttavia, c’è sempre stata piena occupazione.
Secondo il segretario della Conferenza dei corsi di laurea e delle professioni
sanitarie, le proiezioni sul numero dei futuri laureati fanno già emergere un
progressivo esubero degli stessi, con un valore complessivo di circa 9.000 in
più dal 2014 al 2020. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Fra le opinioni raccolte da Universitas fra i rettori,
particolarmente indicativa quella del nuovo rettore della Sapienza, Eugenio
Gaudio: “Il problema, a mio avviso, si deve risolvere con un sistema di
selezione a tre gambe: la valutazione del percorso scolastico precedente, la
verifica delle attitudini mediante test psicoattitudinale, il normale concorso
a test a scelta multipla. Il fatto di aver posto il numero programmato ha
consentito di migliorare le performance dell’università italiana, almeno nel
settore medico: il 90% degli studenti si laurea, il 60% si laurea in corso; le
facoltà di Medicina italiane sono tra le migliori in ambito europeo; chi si
laurea trova lavoro. Negli anni 70-80 si è formata una pletora medica, che non
ha frequentato né lezioni né corsie, e non è stato un bene: e questo lo dico
soprattutto da potenziale paziente”. A La Repubblica Eugenio Gaudio ha fornito
un esempio: “Alla Sapienza di Roma sono 6 le aule grandi di Medicina, e 36 più
piccole. I docenti? 72. Considerando il rapporto tra i posti a disposizione e
le aspiranti matricole, il passaggio al sistema d’oltralpe richiederebbe 36
aule grandi, 216 piccole e 432 professori”. Carmine Di Ilio, rettore
dell’Università di Chieti-Pescara: “Il sistema vigente può essere migliorato
selezionando con maggiore cura le domande. Comunque l’utilizzo di un test a
scelta multipla sulle medesime tematiche correntemente utilizzate, a mio avviso
garantisce un’adeguata trasparenza e pone gli studenti nelle medesime
condizioni iniziali”. “Che il sistema dei quiz vada migliorato lo pensiamo un
po’ tutti - dice Cristina Messa, rettrice della Bicocca -. Ma la soluzione non
è eliminarli. Semmai bisognerebbe puntare molto di più sull’elemento
attitudinale, che è fondamentale nella nostra professione”. Dello stesso parere
è Roberto Lagalla, rettore dell’Università di Palermo e vice presidente della
Conferenza dei rettori con delega alla Medicina: “La selezione preliminare
tramite i test va mantenuta. Il punto è che i test dovrebbero essere molto più
coerenti con i saperi liceali”, e aggiunge che il sistema dei test, per quanto
imperfetto, dà maggiori garanzie di obiettività di un esame orale che è molto
più esposto a favoritismi e raccomandazioni. “Le mie riserve principali
rispetto al modello francese sono due – ha sostenuto il rettore dell’università
di Padova Giuseppe Zaccaria -. Per quanto riguarda l’ipotesi di un tronco
comune alle diverse lauree mediche, io non sono per niente convinto che la
fisica che serve ai medici sia la stessa che serve agli infermieri. Quanto poi
al sistema di selezione dei ragazzi, temo che affidarsi a degli esami
universitari anziché a dei test “ciechi” esponga i docenti a una serie di pressioni
indebite”. Gli esami orali si trasformerebbero inevitabilmente in un
mercanteggiamento per mandare avanti questo o quel ragazzo, indipendentemente
dalle sue qualità. Tra le altre personalità di spicco della Medicina di cui Universitas
ha sentito l’opinione, Luigi Califano, presidente della Scuola di Medicina e
Chirurgia dell’Università di Napoli Federico II: “Consentire l’iscrizione al
primo anno a tutti gli studenti che ne facessero richiesta, creerebbe
problematiche insormontabili legate sia alla logistica (carenza di spazi
adeguati) sia alla didattica (carenza di personale docente). Le valutazioni
alla fine del primo e del secondo semestre del primo anno dovrebbero poi essere
assolutamente imparziali, cosa che non sempre avviene nel nostro Paese. Credo
quindi che il sistema attuale, pur perfettibile in alcuni aspetti (tipologia
dei quesiti, un maggiore e più efficace sistema di controllo), sia l’unico
attuabile al momento”. Andrea Lenzi, presidente del Consiglio Universitario
Nazionale (Cun) e della Conferenza permanente dei presidenti di corso di laurea
magistrale in Medicina e Chirurgia: “Gli anni recenti di prove di ammissione
hanno mostrato che vi erano evidenti differenze nei punteggi di accesso delle
diverse sedi e questo aveva provocato un malumore diffuso. L’introduzione di
una graduatoria nazionale consente di eliminare tali differenze. È necessario
peraltro che siano approvate norme di sostenibilità economica per consentire
alle famiglie le spese legate alla mobilità degli studenti, possibilità
altrimenti riservata a studenti delle classi sociali più abbienti, in
conseguenza alla scarsità di fondi e strutture riservate al cosiddetto diritto
allo studio”.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In un articolo su lavoce.info (<a href="http://tinyurl.com/nn7lmj7"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/nn7lmj7</span></a> ) si sostiene
che la proposta governativa presenta numerosi difetti che superano quelli della
procedura attuale di ammissione, peraltro recentemente migliorata in modo
significativo con la predisposizione di un’unica classifica nazionale dei risultati,
che evita le iniquità e le inefficienze delle precedenti classifiche per
ateneo. Tra i difetti della proposta si segnala in particolare: (1) I corsi del
primo anno di medicina saranno invasi da un numero enorme di studenti, tale da
rendere difficoltosa l’attività didattica tradizionale, anche solo per un
problema di spazi, e tale da richiedere necessariamente tecnologie di
e-learning, tutte da disegnare con costi considerevoli. (2) Il libero accesso
al primo anno di Medicina provocherà un immediato calo di iscrizioni ai corsi
di laurea affini. (3) La diminuzione della qualità media degli studenti
iscritti a Medicina al primo anno e la congestione degli spazi educativi
danneggerà gli studenti bravi e in grado di continuare, per i quali il primo
anno universitario si ridurrà a essere solo un lungo e costoso modo per
segnalare la loro qualità con benefici minimi in termini di capitale umano. (4)
Anche la qualità media dei docenti del primo anno, che dovranno necessariamente
aumentare, potrebbe diminuire peggiorando le conseguenze negative di cui ai
punti precedenti. (5) Sarebbe comunque necessario, alla fine del primo anno, un
test standardizzato nazionale che soffrirebbe sostanzialmente degli stessi
problemi di quello attuale, senza particolari benefici; il primo anno di studi
in medicina diventerebbe a tutti gli effetti un inutile sesto anno di liceo con
scarsi vantaggi.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Coloro che già frequentano una scuola di
specializzazione medica hanno deciso di aderire alla petizione promossa
dall’on. Filippo Crimi contro il progetto del ministro Giannini di procedere
all’abolizione del test per l’accesso a Medicina (<a href="http://tinyurl.com/ohrpgqj"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/ohrpgqj</span></a> ). Rendendo
noto il proprio sostegno all’iniziativa del deputato della maggioranza,
Federspecializzandi sottolinea alcuni aspetti critici del modello francese. In
primis, il fatto che il percorso formativo del primo anno di studi differisce
notevolmente fra le diverse sedi del corso di laurea in Medicina e che “il
superamento degli esami di profitto sia spesso affidato a valutazioni orali e
quindi del tutto discrezionali da parte dei docenti”. Ciò, secondo gli allievi
delle scuole di specializzazione, violerebbe il “principio della trasparenza e
dell’oggettività della valutazione“, falsando gli esiti della selezione. Un
altro dei motivi per i quali Federspecializzandi è contraria all’abolizione del
test di Medicina è che “l’eventuale riforma dell’accesso a Medicina nella
direzione del modello francese, richiederebbe da parte del MIUR un forte
investimento in termini di rinnovamento e ampliamento delle strutture che
ospitano la formazione”. Perché, secondo gli specializzandi – e anche i rettori
– così come sono, esse non ce la farebbero a sostenere l’impennata del numero
delle matricole.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La Conferenza Permanente delle Facoltà e Scuole di
Medicina e Chirurgia, l’8 maggio ha approvato all’unanimità e inviato al
Ministro Giannini una mozione sull’accesso ai corsi di Laurea di Medicina e
Chirurgia per l’anno accademico 2015-2016, dove si sottolinea la necessità
irrinunciabile del numero programmato e l'efficacia ed efficienza dell'attuale
metodo selettivo; nell'ipotesi di una revisione, i firmatari affermano
l'importanza dell’orientamento nella scuola secondaria, della valutazione del
percorso scolastico e la necessità di una prova di valutazione specifica per
Medicina, con domande a risposta multipla come quella attualmente in vigore.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">A proposito del «sistema francese» proposto dal
ministro Giannini, e in fase di elaborazione al MIUR, sarebbe facile ironizzare
su questa improvvida moda esterofila, come si è visto di così scarsa
popolarità. Se non fosse invece il caso di rimeditare la proposta in base a una
notizia seria: in Francia proprio Geneviève Fioraso (secrétaire d'Etat à
l'Enseignement supérieur) e la CPU (Conférence des présidents d'université) non
ne vogliono più sapere, dopo anni di applicazione, del loro sistema (sélection
des étudiants entre la première et la deuxième année de master, M1 et M2) ora
elevato a modello per l’Italia (<a href="http://tinyurl.com/ml97anu"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/ml97anu</span></a>
). Il presidente della CPU Jean-Loup Salzmann ha qualificato la situazione
attuale «stupide», mentre il tribunale amministrativo di Bordeaux ha stimato
che la selezione degli studenti fra il primo e il secondo anno di corso (entre
M1 et M2) è illegale. Il segretario di Stato all’istruzione superiore Fioraso
ha messo sul tavolo la questione di anticipare di nuovo la selezione
all’ingresso nel primo anno, anche sulla base di prerequisiti, e ha dichiarato
a ‘Les Echos’ che, affrontando l’argomento degli accessi, vuole “sicuramente
non lasciare più la selezione tra il primo e il secondo anno di corso”. Anche
la Fage, un’organizzazione studentesca francese, sostiene un sistema di accesso
post-bac da denominare Admission post-licence (dopo la secondaria superiore):
tutti gli studenti dovrebbero presentare cinque domande d’immatricolazione e ne
sarebbe accolta una in funzione del loro dossier. Il presidente della Fage
Julien Blanchet: «Avoir une sélection entre M1 et M2 est ridicule». Si può
aggiungere che la proposta di adottarla da noi lascia perplessi anche sulla
correttezza della selezione se fatta con esami individuali in ambienti
accademici non impermeabili a nepotismi e favoritismi.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Validità dei test e
proposte alternative al sistema attuale di selezione per l’accesso a studi
medici</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Per l’accesso a Medicina nei Paesi anglosassoni (Nord
America, Australia e Regno Unito) si utilizzano anche interviste e test
psicometrici e si stanno diffondendo i centri di selezione, organismi
accreditati in cui i candidati sono valutati da professionisti. Da revisioni
sistematiche della letteratura emerge comunque che il risultato dei test sulle
conoscenze ha un valore predittivo di oltre il 65%. La teoria dei test
considera vari tipi di validità (<a href="http://tinyurl.com/o8j37tx"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/o8j37tx</span></a>
), ma quelli più rilevanti in questo contesto sono essenzialmente due: la
validità di costrutto (il test misura effettivamente le variabili che intende misurare?)
e la validità predittiva (il test seleziona persone che hanno poi una carriera
studentesca e professionale soddisfacente?). Il test misura capacità logiche e
mnemoniche nell'assunto che le capacità richieste per ottenere un buon
punteggio siano le stesse necessarie per usufruire con profitto del corso di
studi: può sprecare un quarto della scala di valutazione con domande astruse,
ma se fa buon uso dei tre quarti rimanenti può ancora essere valido. Se il suo
fine è selezionare studenti che abbiano la massima probabilità di completare
con successo il corso di studi e di diventare validi professionisti,
minimizzando gli abbandoni, la sua validità predittiva e di costrutto sono
misurabili. Uno studio è stato effettuato per i test di ammissione delle Facoltà
di Ingegneria che aderiscono al Cisia (Consorzio Interuniversitario Sistemi
Integrati per l'Accesso) e i dati raccolti (per il Politecnico di Torino) hanno
mostrato una “significativa correlazione tra punteggio del test di ammissione e
risultati nella carriera studentesca: punteggi alti al test correlano con voti
alti agli esami, laurea nei tempi previsti, basso rischio di abbandono”. E'
importante notare che il test di ammissione di Ingegneria presenta lo stesso
difetto già considerato per quello di Medicina, cioè la cattiva distribuzione
dei punteggi, con la parte alta della scala di valutazione sostanzialmente
spopolata; inoltre il punteggio del test di ammissione ha una correlazione
molto debole con il voto di maturità. Uno studio analogo è in corso per i Corsi
di Laurea in Medicina e Chirurgia. Giova anche ricordare che a Medicina “il
tasso di abbandono precedente all'adozione del numero chiuso era di circa il
70% mentre quello attuale è inferiore al 30%. Sembra pertanto che i test di
ammissione, sebbene alquanto inadeguati, abbiano ciononostante una buona
validità predittiva e di costrutto”, ed è sicuramente giustificato sia cercare
di migliorarli che monitorare costantemente la correlazione tra il punteggio in
ingresso e la carriera universitaria fino alla laurea.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Una proposta, recentemente avanzata sul sito
lavoce.info (<a href="http://tinyurl.com/nn7lmj7"><span style="color: blue;">http://tinyurl.com/nn7lmj7</span></a>
), è di modificare l'esame di maturità, introducendo moduli standardizzati per
scegliere - secondo una graduatoria di merito redatta con criteri omogenei -
gli studenti che proseguono nei corsi di laurea a numero chiuso, sistema, ad
esempio, adottato fino a quest'anno in Spagna. Ogni ateneo (non solo per gli
studi medici, ma anche per quelli in altre aree) stabilirebbe l’elenco di
materie nelle quali uno studente dovrebbe sostenere l’esame e il punteggio
minimo richiesto, materia per materia. Ad esempio la facoltà di medicina H
potrebbe richiedere: italiano, inglese, con punteggi superiori all’80 e
matematica, biologia, chimica e fisica con punteggi superiori al 90.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La scuola superiore, esordiscono gli autori della
proposta, offre cinque anni di informazioni analoghe a quelle che sarebbero
raccolte nel primo anno di studi con accesso libero ai corsi di Medicina previsto
dalla proposta governativa. Meglio ancora sarebbe se nei cinque anni i nostri
studenti potessero costruire gradualmente, á la carte, itinerari formativi
diversificati a seconda delle loro doti e delle prospettive lavorative cui
aspirano, tra i quali, in particolare, itinerari miranti a studi medici. Il
vantaggio derivante dall’associare la procedura di ammissione alla performance
scolastica (e non a quella del primo anno di università come nella proposta
governativa) sarebbe la possibilità di intercettare studenti capaci e
meritevoli che, per vincoli di bilancio familiari o altre ragioni
socio-culturali, non continuerebbero gli studi oltre il liceo.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L'opzione alternativa, più realistica, è mantenere
l'attuale schema della graduatoria nazionale, che nel complesso ha dato buona
prova di sé, migliorando sensibilmente qualità e adeguatezza dei test. Se si
aprono alle critiche degli esperti, l'attendibilità dei test può crescere nel
tempo, rendendoli uno strumento affidabile e con garanzie di equità superiori a
quella di altre soluzioni.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: P. S. Marcato, <span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/y89g2wow"><span style="color: blue;">Informazioni universitarie</span></a> 15-09-14)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">HIGHLY CITED RESEARCHERS (HCR), LISTA 2018 DI CLARIVATE ANALYTICS </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La super lista dei ricercatori
più citati al mondo, guardando all’autorevolezza e all’affidabilità, l’ha
rilasciata, per il quinto anno consecutivo, la compagnia Clarivate Analytics.
La lista dell’Highly Cited Researchers (HCR) comprende in tutto 6078
ricercatori e tra questi 98 sono italiani. L’edizione 2018 dello studio fa
emergere alcuni dati interessanti: circa 4000 ricercatori altamente citati sono
stati nominati in 21 settori delle scienze e delle scienze sociali. E poi, gli
Stati Uniti ospitano il maggior numero di HCR, con 2.639 autori. Il Regno Unito
da parte sua ne ha 546. Intanto la Cina sta guadagnando rapidamente terreno:
adesso ha 482 ricercatori super citati, supera la Germania (356) e si piazza al
terzo posto. Quarta la sorprendente Australia, che si vede riconosciuti 245
studiosi ad alta influenza. In questa edizione c’è una novità: sono stati
identificati circa 2.000 ulteriori ricercatori ad alto impatto in diversi campi
delle scienze. I ricercatori selezionati in questa categoria trasversale sono in
Svezia (53%), Austria (53%), Singapore (47%), Danimarca (47%), Cina (43%) e
Corea del Sud (42%). (Fonte: R.it Scienze 27-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">NUOVO PROGRAMMA HORIZON EUROPE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il nono programma quadro per
la ricerca e l’innovazione, battezzato “Orizzonte Europa” (Horizon Europe)
succederà all’attuale “Horizon 2020” (Horizon 2020). La struttura del nuovo
programma Horizon Europe sembra sostanzialmente uguale al precedente, ma se la
forma cambia poco, la sostanza invece muta profondamente. In questo senso il
nuovo disegno sembra modificare non poco l’obiettivo finale del programma,
trasformando sempre di più la sua idea originaria di finanziatore della
migliore “ricerca europea” a vantaggio di un miglioramento della competitività
industriale e di un maggiore coinvolgimento dei cittadini.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">A partire da gennaio 2021, saranno
disponibili circa 100 miliardi di euro di finanziamenti per un periodo di 7
anni (2021-2027), oltre agli investimenti nazionali pubblici e privati che
questa somma attirerà, che serviranno, nelle intenzioni della Commissione: a
finanziare la ricerca e l’innovazione innovativa, a creare fino a 320mila nuovi
posti di lavoro altamente qualificati entro il 2040, a rafforzare i legami tra
gli Stati membri e tra questi e i Paesi terzi, a fornire dati scientifici ad
altri settori politici e programmi europei.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">I ricercatori e gli innovatori
potranno realizzare le migliori idee grazie all’intervento dell’ERC (European
Research Council), potranno creare i mercati del futuro grazie alla geniale
intuizione del nuovo EIC (European Innovation Council), l’organismo che punterà
alla promozione di innovazioni pioneristiche in vari settori. La ricerca
innovativa, infatti, affronterà problemi che plasmano la nostra vita
quotidiana, dal cibo che mangiamo, alle cure sanitarie, all’aria che
respiriamo, al modo in cui ci muoviamo, alla sicurezza che chiediamo. (Fonte:
G. Ruggiero, agendadigitale.eu 01-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RUR World University Rankings</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RUR World University Rankings,
agenzia specializzata, dal 2010 valuta in collaborazione con Clarivate Analytics
le performance dei maggiori istituti di alta formazione del mondo. Nel 2018
sono state valutate le performance di 761 istituzioni tramite 20 indicatori
raggruppati in 4 aree chiave dell’attività universitaria: Teaching, Research,
International Diversity, Financial Sustainability. Inoltre RUR Subject Rankings
valuta gli atenei relativamente a 6 aree: Humanities, Life Sciences, Medical
Sciences, Natural Sciences, Technical Sciences, Social Sciences.
Inspiegabilmente nella classifica (Vedi sotto) non figura l’università di
Bologna. (Fonte: D. D’Amelio, Il Piccolo 18-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #0070c0; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RUR World
University Rankings (le prime 10)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">1<span style="margin: 0px;"> </span>Harvard University <span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">2<span style="margin: 0px;"> </span>University of Chicago<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">3<span style="margin: 0px;"> </span>California Institute of Technology (Caltech)<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">4<span style="margin: 0px;"> </span>Imperial College London<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">5<span style="margin: 0px;"> </span>Stanford University<span style="margin: 0px;"> </span>USA<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">6<span style="margin: 0px;"> </span>Massachusetts Institute of Technology (MIT)<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">7<span style="margin: 0px;"> </span>Columbia University USA<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">8<span style="margin: 0px;"> </span>Northwestern University USA<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">9<span style="margin: 0px;"> </span>Princeton University USA<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">10<span style="margin: 0px;"> </span>University of Cambridge UK<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="color: #0070c0; margin: 0px;">RUR World
University Rankings (Università italiane in classifica</span><span style="margin: 0px;">)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">21<span style="margin: 0px;"> </span>Scuola Normale Superiore di Pisa<span style="margin: 0px;"> </span></span> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">207<span style="margin: 0px;"> </span>University of Milan </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">280<span style="margin: 0px;"> </span>University of Trieste<span style="margin: 0px;"> </span></span> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">321<span style="margin: 0px;"> </span>Sapienza University of Rome </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">349<span style="margin: 0px;"> </span>University of Padua<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">355<span style="margin: 0px;"> </span>University of Pavia </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">376<span style="margin: 0px;"> </span>University of Trento<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">380<span style="margin: 0px;"> </span>University of Pisa </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">389<span style="margin: 0px;"> </span>University of Genoa<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">409<span style="margin: 0px;"> </span>University of Ferrara </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">412<span style="margin: 0px;"> </span>University of Florence </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">416<span style="margin: 0px;"> </span>Polytechnic University of Milan </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">452<span style="margin: 0px;"> </span>University of Turin </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">479<span style="margin: 0px;"> </span>Polytechnic University of Turin </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">487<span style="margin: 0px;"> </span>University of Bari </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">509<span style="margin: 0px;"> </span>University of Brescia </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">528<span style="margin: 0px;"> </span>University of Modena and Reggio Emilia<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">544<span style="margin: 0px;"> </span>University of Palermo<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">545<span style="margin: 0px;"> </span>Universita Cattolica del Sacro Cuore </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">547<span style="margin: 0px;"> </span>University of Salento </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">576<span style="margin: 0px;"> </span>University of Rome III </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">578<span style="margin: 0px;"> </span>Ca` Foscari University of Venice </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #0070c0; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RUR Reputation
Rankings (Università italiane) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">101<span style="margin: 0px;"> </span>Sapienza University of Rome </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Teaching Ranking</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">6<span style="margin: 0px;"> </span>Scuola Normale Superiore di Pisa </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Research Ranking</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">42<span style="margin: 0px;"> </span>Scuola Normale Superiore di Pisa<span style="margin: 0px;"> </span></span> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">International Diversity
Ranking</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">252<span style="margin: 0px;"> </span>Polytechnic University of Milan </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Financial Sustainability
Ranking</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">142<span style="margin: 0px;"> </span>Scuola Normale Superiore di Pisa<span style="margin: 0px;"> </span></span> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #0070c0; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RUR Subject
Rankings (Università italiane)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Life Sciences</span></span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">85<span style="margin: 0px;"> </span>Sapienza University of Rome </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">99<span style="margin: 0px;"> </span>University of Trieste </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Medical Science</span></span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">99<span style="margin: 0px;"> </span>University of Milan </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">194<span style="margin: 0px;"> </span>University of Trieste </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Natural Sciences</span></span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">21<span style="margin: 0px;"> </span>Scuola Normale Superiore di Pisa<span style="margin: 0px;"> </span></span> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Technical Sciences</span></span></i></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">114<span style="margin: 0px;"> </span>University of Trento<span style="margin: 0px;"> </span></span> </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Academic Ranking</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">59<span style="margin: 0px;"> </span>Scuola Normale Superiore di Pisa<span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">I MIGLIORI ATENEI PER CAPACITÀ DI FAR TROVARE LAVORO AGLI STUDENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La nuova classifica dei 150
migliori atenei al mondo per la capacità di far trovare lavoro agli studenti,
si è basata<span style="margin: 0px;"> </span>sull'opinione di 7mila
datori di lavoro di 22 Paesi. La novità è che si sta aprendo una crepa
importante nel predominio un tempo inattaccabile nel mondo accademico: quello
cioè delle università americane e inglesi che dal 2011 hanno perso posizioni e
presenze nelle classifiche. Avanzano invece gli atenei tedeschi che raddoppiano
la loro presenza, seguiti da quelli cinesi. Ma chi domina questa speciale
classifica appena pubblicata dal Times Higher Education? Nei primissimi posti
poche sorprese con 4 piazzamenti americani e uno inglese: dopo Harvard, segue
il California Institute of Technology, il Mit di Boston, e l'inglese Cambridge,
seguita da Stanford. Al sesto posto (dall'ottavo del 2017) ecco la prima
sorpresa con l'università tecnica di Monaco. Completa la top ten Princeton
(Usa), Yale (Usa) e due atenei orientali: Tokyo (Giappone) e Singapore. Fuori
dalla top ten la prestigiosa e storica Oxford seguita dall'Eth di Zurigo. Molto
più lontane le due università italiane: la Bocconi di Milano al 66esimo posto e
il Politecnico di Milano al 104esimo posto. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore
16-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CULTURA
DEL DIGITALE E DELL’INNOVAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LE NUOVE TECNOLOGIE AL SERVIZIO DELLE CURE PRIMARIE</span></span></b><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La tecnologia servirà a
rilanciare (anche) l’assistenza sanitaria di base, in crisi un po’ ovunque? </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ne sono convinti i 194 Paesi
membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che nell’ottobre scorso
hanno sottoscritto all’unanimità la Dichiarazione di Astana (Kazakistan). </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">«Attraverso il digitale e
altre tecnologie, consentiremo a individui e comunità di identificare i loro
bisogni di salute, partecipare alla pianificazione e alla fornitura di servizi
e svolgere un ruolo attivo nel mantenere la propria salute e il proprio
benessere» recita, tra l’altro, l’impegno assunto dai firmatari. Dopo la
Dichiarazione di Alma-Ata del 1978, che per 40 anni è stata la base di una
politica globale per le cure primarie, la Conferenza mondiale dell’Oms ha
dunque ribadito il ruolo fondamentale di quest’area dell’assistenza, ma ha
anche riconosciuto nella tecnologia uno dei pilastri del suo rilancio, assieme
alle maggiori risorse economiche e al personale in più da dedicare. In linea di
principio, il ragionamento non fa una piega. Ma nella categoria esiste una
preoccupazione di fondo: «La percezione è che i processi di digitalizzazione siano
presentati come la panacea per risolvere i problemi della sanità e
dell’assistenza, mettendo da parte tutte le questioni che riguardano l’essenza
del processo di cura, che è appunto la relazione medico-paziente» sottolinea
Nicola Calabrese, presidente di Netmedica Italia, la società della Fimmg che si
occupa di servizi di sanità digitale per i suoi iscritti. I nostri medici di
famiglia incassano un dato rassicurante: la maggior parte degli italiani - intervistati
in una ricerca condotta da Eumetra per BNP Paribas Cardif - conosce
l’Intelligenza artificiale, ma l’84% non rinuncerebbe mai al rapporto umano con
un dottore. (Fonte: R. Corcella, CorSera 25-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">DIFFUSIONE DELLA CULTURA
DELL’INNOVAZIONE. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">COMPETENCE CENTER (CC).
DIGITAL INNOVATION HUB (DIH).</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">CLUSTER
</i></span></b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La diffusione della cultura
dell’innovazione lungo l’intero ciclo formativo, dalla scuola all’università è
necessaria all’economia e può stimolare l’occupazione giovanile. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’istituzione dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Competence center (CC)</i> risponde alla
filosofia di dotare la nazione di una rete di formazione alle competenze in
grado di coprire tutte le tecnologie 4.0. Hanno l’obiettivo di fornire
l’advisory tecnologica soprattutto alle PMI, favorire la sperimentazione e la
produzione di nuove tecnologie, formare i giovani ed accrescere le competenze
dei lavoratori. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Se i CC rappresentano il
risultato di forme di partenariato pubblico-privato, i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Digital Innovation Hub (DIH)</i> sono finanziati da Confindustria e
dalle imprese. I DIH presenti in Italia sono 21 e rispondono a una logica
orizzontale volta a diffondere l’innovazione nei territori. Essi hanno una
dimensione regionale e svolgono un lavoro per molti aspetti “artigianale” per
l’innovazione e la digitalizzazione soprattutto delle PMI. Da un lato, le
imprese stanno manifestando grande interesse verso l’opportunità che viene loro
offerta di intraprendere un percorso di innovazione, dall’altro lato, i DIH
cercano di intercettare quante più imprese possibili da avviare alla digitalizzazione.
Per la valutazione del grado di maturità digitale delle imprese e per
accompagnarle nel percorso di innovazione, i DIH hanno a disposizione uno
strumento di grande rilevanza: si tratta di un test, messo a punto dal
Politecnico di Milano e da Assoconsult, che consente di misurare la maturità
digitale delle aziende in relazione a vari macroprocessi con lo scopo di
capire, da un lato la loro posizione di partenza e, dall’altro, di raccogliere
i dati utili per stimare il posizionamento del sistema industriale italiano e
per strutturare gli indirizzi strategici che potrebbero promuovere il processo
di digitalizzazione nel Paese. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cluster </i>è il terzo elemento della rete di abilitazione alle
competenze digitali. Si tratta di un anello molto importante in questa catena
del valore: i Cluster nazionali sono 12, riconosciuti da una legge dello Stato
che gli ha assegnato competenze ben precise. I Cluster sono un’emanazione del
MIUR e hanno una specializzazione tematica, così come i Competence Center. Sono
chiamati a tracciare delle roadmap di sviluppo per le imprese a partire dalle
proprie aree di specializzazione che riguardano: l’aerospazio, l’agrifood, la
chimica verde, la fabbrica intelligente, i mezzi ed i sistemi per la mobilità
di superficie terrestre e marina, le scienze della vita, le tecnologie per gli
ambienti di vita, le tecnologie per le smart communities, il patrimonio
culturale, il design, la creatività e il made in Italy, l’economia del mare,
l’energia. (Fonte: D. Pepe, agendadigitale.eu 28-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOCENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CONTRO IL TAGLIO ALLE PENSIONI MEDIO-ALTE, ANCHE DEI PROFESSORI
UNIVERSITARI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“Gli attacchi alle pensioni
dei ceti professionali hanno prodotto l'effetto di ricompattare tutte le
categorie; siamo pronti a mobilitarci per respingere in blocco il taglio degli
assegni medio-alti annunciato dal governo nella manovra economica”. Il
presidente di Cida (Confederazione italiana dirigenti ed alte professionalità),
Giorgio Ambrogioni, spiega in un’intervista a "Il Sole 24 Ore" come
contro l'emendamento alla legge di Bilancio, che il governo intende presentare
al Senato - con tagli dal 10 al 20 per cento delle pensioni sopra 90 mila euro
per cinque anni -, si è costruito un ampio fronte che comprende i dirigenti del
pubblico e del privato, medici, professori universitari, magistrati, avvocati,
forze armate e diplomatici in pensione: "Con le principali associazioni di
rappresentanza abbiamo inviato una lettera al premier Conte, in attesa di
essere ricevuti ci appelliamo alle due forze di governo". Alla Lega, -
aggiunge - affinché ritiri la misura che colpirà la sua base elettorale,
considerando che gran parte dei dirigenti è del Centro-Nord: "Ai 5S
diciamo che è sbagliato colpire i ceti professionali che non sono la casta ma
rappresentano l'ossatura del Paese". (Fonte: Agenzia Nova 04-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORATO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">REPORT SULL’INSERIMENTO PROFESSIONALE DEI DOTTORI DI
RICERCA </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Secondo l’Istat, che ha
diffuso un report sull’inserimento professionale dei dottori di ricerca, nel
2018, a quattro anni dal conseguimento del titolo, lavora il 93,8% dei dottori
di ricerca. Rispetto all’edizione precedente dell’indagine, condotta nel 2014
sui dottori di ricerca del 2008 e 2010, il tasso di occupazione a sei anni è
sostanzialmente stabile mentre migliora del 2,3% quello a quattro anni.
L’occupazione è elevata in tutte le aree disciplinari e in cima alla classifica
ci sono i dottori dell’ingegneria industriale e dell’informazione (oltre il 96%
lavora a quattro anni dal dottorato e oltre il 98% a sei anni) mentre in fondo,
ma sempre con numeri molto alti, ci sono i dottori delle Scienze politiche e
sociali.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">A sei anni dal titolo, i
dottori occupati percepiscono in media un reddito netto mensile di 1.789 euro.
Ma anche qui lo stipendio varia a seconda delle aree disciplinari: da un minimo
di 1.517 euro per i dottori in Scienze dell’antichità filologico-letterarie e
storico-artistiche a un massimo di 2.400 euro per quelli delle Scienze mediche.
I dottori di ricerca 2012 e 2014 che vivono all’estero sono il 17,2%, una
percentuale superiore del 4,3% rispetto a quella registrata nel 2014. I Paesi
verso cui è diretta la maggior parte dei dottori sono Stati Uniti, Regno Unito
e Germania. A sei anni dal titolo il 24,1% degli occupati è impiegato nel
settore dell’istruzione universitaria: tra questi, il 51,1% con un lavoro
dipendente mentre il 36,6% è finanziato da assegni di ricerca. Un dottore su
dieci lavora come professore o ricercatore universitario, ma fra coloro che
vivono all’estero lo stesso rapporto è di un dottore su quattro. (Fonte:
opinione.it 26-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PER L’FFO 2019 DELLE UNIVERSITÀ
40 MILIONI IN AGGIUNTA </span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Per l'università e la ricerca il MIUR ha ottenuto in Legge di bilancio 2019
qualche risorsa aggiuntiva, o più esattamente la conferma di quanto già
previsto dalla Legge di Bilancio 2018. Sono 40 milioni di euro per il sistema
degli atenei e andranno a far crescere di poco il Fondo di Finanziamento
ordinario (quello del 2018 è stato di 7 miliardi e 318 milioni di euro). Per le
università, sempre in Legge di Bilancio, già erano previsti 100 milioni per il
2020. A La Repubblica il ministro Marco Bussetti aveva detto che intendeva
trovare altri 100 milioni per il 2019, ma alla fine ne sono stati trovati 40. Nelle
vorticose partite di giro in chiusura di Finanziaria, questi 40 milioni sono
garantiti direttamente dal MEF.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Mettere 40 milioni “nelle casse dei nostri atenei” è mettere al centro
la spesa per l’istruzione, come si afferma da fonte governativa? Al massimo il
governo sta facendo quello che hanno fatto tutti i governi dal 2010 ad oggi: un
aumento sempre assai limitato del FFO (V. tab.). Peraltro l’aumento di 40 mln
per il 2019 era già stato stabilito dalla Legge 27-12-17 n. 205, art. 1.
(Fonte: Next; La Repubblica 06-12-18). Tutto sull’FFO > <a href="https://tinyurl.com/ycdtqbs4"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/ycdtqbs4</span></a> .</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-size: 10pt; margin: 0px;">FFO degli
atenei 2010-2018</span></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-jnwylNe1eNg/XBgd1BCg1rI/AAAAAAAAYf8/5-rP0cKRUes1LOk3YH2-ocE6asowUNjVwCEwYBhgL/s1600/FFO%2B2010-18%2B08-12-18.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="691" data-original-width="659" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-jnwylNe1eNg/XBgd1BCg1rI/AAAAAAAAYf8/5-rP0cKRUes1LOk3YH2-ocE6asowUNjVwCEwYBhgL/s400/FFO%2B2010-18%2B08-12-18.jpg" width="381" /></a></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CNR. IL FONDO ORDINARIO DI FINANZIAMENTO IN DEFICIT INTEGRATO CON 90 MLN
DALLA LEGGE DI BILANCIO 2019</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il CNR, la più grande e per
certi versi la più rilevante istituzione scientifica del Paese, ha un serio
problema. Per la prima volta il Fondo ordinario (FOE) che lo Stato metterà a
disposizione, per il 2019, di questa prestigiosa istituzione scientifica
risulterà gravemente insufficiente (con un deficit di circa 100 milioni). E’
per questa ragione che lo scorso 25 ottobre i 102 direttori degli istituti
scientifici del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno sottoscritto, come primi
firmatari, e poi pubblicato sulla rete, un “Manifesto per salvare il CNR e
rilanciare il futuro del Paese”. Al momento la sottoscrizione del Manifesto da
parte del personale del CNR ha raggiunto le 3800 unità. Gli stessi direttori
hanno poi inviato lettere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al
Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Ministro IUR Marco
Bussetti, per sollecitare un loro intervento risolutivo. Come si afferma nel
Manifesto, le ragioni principali per cui si è giunti a questa assai grave
situazione risiedono in quattro eventi scatenanti, non essendo state previste
le ovvie compensazioni finanziarie: negli ultimi anni un costante
de-finanziamento del FOE, a scapito dei naturali incrementi dei costi e delle spese
di personale; una decina di anni fa lo scorporo dal FOE di una quota, circa 70
milioni, fittiziamente vincolata a progetti di ricerca, ma in realtà rientrata
in buona parte negli anni successivi nel calderone delle spese di funzionamento
e oggi non più utilizzabile in questo modo in quanto vincolata alle nuove
assunzioni; aggiornamento contrattuale fermo da vari anni; assunzione di oltre
mille di unità di personale da troppo tempo precario. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Per fortuna, con la Legge di
bilancio 2019 si annunciano in extremis 90 milioni per il CNR, in arrivo anche
sulla scia delle pressioni dei 102 direttori di Dipartimento e di Istituto
dello stesso ente. Altri 10 milioni sono destinati con la Legge di bilancio al
Fondo ordinario di tutti gli enti di ricerca. Annuncia il ministro Bussetti (MIUR):
"Le misure approvate in queste ultime ore favoriscono un rilancio del CNR,
garantiscono una piena operatività all'Ebri, il centro di ricerca fondato da
Rita Levi Montalcini, avviano la realizzazione della Scuola Normale a Napoli,
un'eccellenza accademica che darà un contributo rilevante alla formazione delle
nuove classi dirigenti del Mezzogiorno". Le risorse aggiuntive assegnate
al CNR serviranno ad avviare la faticosa e stratificata questione delle
stabilizzazioni: 1.200 precari cosiddetti comma 1 e altrettanti comma due. <span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">(Fonte: R. Falcone,
scienzainrete 21-11-18; C. Zunino, La Repubblica 06-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE -
DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE MEDICA. 41 SENZA I REQUISITI MINIMI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Quest’anno il Ministero
dell’Istruzione, di concerto con quello della Salute, ha accreditato 1.123
Scuole di specializzazione, che dipendono da 42 Università e sono collegate
agli ospedali dove viene svolto il tirocinio. Ogni anno si iscrivono quasi
7.000 neolaureati in Medicina, selezionati con un concorso nazionale a quiz, al
quale partecipano oltre 16 mila candidati. Pochi, rispetto alla necessità di
sostituire chi va in pensione: la stima è che tra dieci anni mancheranno oltre
settemila medici. Il problema è che ogni specializzando costa al Ministero
della Salute 1.700 euro netti al mese, e per allargare i numeri bisogna trovare
i soldi. Ma almeno quei pochi sono messi nelle condizioni di avere una buona
formazione? Per essere accreditate le Scuole di specializzazione devono
garantire spazi e laboratori attrezzati, standard assistenziali di alto livello
negli ospedali dove viene svolto il tirocinio e indicatori di performance
dell’attività scientifica dei docenti. Oggi — carte riservate alla mano — ci
sono almeno 41 Scuole di specializzazione senza i requisiti minimi, a cui
vengono affidati ogni anno 383 giovani in formazione. (Fonte: M. Gabanelli e S.
Ravizza, CorSera 12-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DI NUOVO SI PARLA DEL VALORE LEGALE DELLA LAUREA </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il valore legale del titolo di
studio, la laurea, è un tema evergreen della politica. La funzione principale
di questo istituto è quella di fornire un criterio oggettivo per la selezione
dei candidati nei concorsi pubblici e per l'inclusione negli ordini
professionali. Sulla questione si è espresso anche l'iperattivo ministro
dell'Interno Matteo Salvini che in un intervento alla scuola di formazione
politica della Lega ha dichiarato: «Negli ultimi anni scuola e università sono
stati serbatoi elettorali e sindacali. L'abolizione del valore legale del
titolo di studio è una questione da affrontare». Il ministro dell'istruzione,
il leghista Bussetti, ha frenato lo slancio del vice premier, pur rimanendo
possibilista: «In questo momento non è in programma, non è detto che non possa
essere analizzato in futuro». Una proposta di abolizione era stata discussa
anche nell'agenda del governo Monti, che nel 2012 aveva deciso di aprire una
consultazione pubblica sul tema. Eliminando il valore legale, la valutazione
delle competenze di un candidato sarebbe affidata in gran misura al «nome», o
meglio al prestigio dell'università frequentata. Questo dovrebbe costituire un
incentivo per gli atenei a competere tra loro, e migliorare in termini di
efficienza e qualità dell'offerta didattica. Per i critici si tratta di una
misura classista che favorirebbe solo coloro che possono permettersi
l'iscrizione alle università d'élite. (Fonte: Il Manifesto 13-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">TRE MOTIVI PER CUI NON CONVIENE ABOLIRE IL VALORE LEGALE DELLA LAUREA</span></span></b><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Chi oggi si laurea nel nostro
Paese, fra tante incertezze, può contare su una sicurezza di fondo: il suo
titolo di studio gli offre, almeno formalmente, le stesse opportunità che hanno
tutti gli altri laureati in quella stessa disciplina. Non fa differenza che il
sudato pezzo di carta sia stato conseguito a Torino o a Palermo, a Milano o a
Roma. Qualcuno potrà però obiettare che non tutte le università sono uguali:
alcune sono più serie, più difficili, preparano meglio di altre. E allora
perché non abolire il valore legale del titolo di studio? In questo modo sarà
possibile esplicitare le differenze esistenti e, anzi, spingere gli atenei a
confrontarsi e migliorarsi costantemente, in un circolo di competizione
virtuosa. Rispetto a questo scenario, ci sono (almeno) tre questioni che vale
la pena considerare.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La problematicità delle
graduatorie universitarie. Come evidenziano i sociologi Wendy Espeland e
Michael Sauder nel recente libro “Engines of Anxiety. Academic Rankings,
Reputation, and Accountability”, i ranking accademici negli Stati Uniti
producono una serie di effetti perversi che penalizzano gli studenti, i docenti
e l’intero sistema universitario. Solo per citare alcuni esempi: gli atenei
meglio posizionati innalzano sempre più le tasse, escludendo così di fatto
parte della popolazione studentesca.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il ruolo dello Stato in un
sistema di istruzione pubblica. Siamo sicuri che all’attore pubblico spetti
semplicemente il compito di certificare ex post il valore dei servizi erogati
dai diversi atenei e non quello, certamente più oneroso, di intervenire ex ante
per garantire una qualità uniforme in tutti i poli universitari</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il rischio, in questo modo, di
creare un sistema a due (o più) velocità, con università di serie A e
università di serie B. Gli studenti con maggiore disponibilità economica potranno
scegliere le università migliori, anche se lontane dal luogo di origine e con
tasse elevate. Gli altri, invece, dovranno accontentarsi degli atenei low cost
sotto casa. (Fonte: FQ 16-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOPPIE LAUREE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In Italia, il fenomeno delle
doppie lauree dal profilo internazionale appare sempre più diffuso. Con 851
corsi totali, aumentati del 44% rispetto all’anno accademico 2017/18 e quasi
triplicati sul 2011/2012 (quando erano 304). Complessivamente, l’anno scorso
sono stati più di 32mila gli studenti dei corsi con titolo doppio o congiunto,
a fronte dei 29mila dell’anno precedente e ai 19mila del 2014/15. Se i double
degree nascono soprattutto con l’esigenza di aumentare le skill internazionali
dei nostri ragazzi, migliorando anche le loro conoscenze linguistiche, l'idea a
cui sta lavorando il Miur punta invece a creare delle professionalità più in
linea con le nuove sfide lanciate dal mercato del lavoro. Sul modello di quanto
sta accadendo nei Paesi Bassi o in Svizzera. Per riuscirci basta una norma di
una riga che dica: è abrogato l’articolo 142 del Regio decreto 1592 del 1933.
In base al quale, attualmente, è «vietata l’iscrizione contemporanea a diverse
università e a diversi istituti d’istruzione superiore, a diverse facoltà o
scuole della stessa università o dello stesso istituto e a diversi corsi di
laurea o di diploma della stessa facoltà o scuola». A disporre l’abrogazione
dovrebbe essere un emendamento alle legge di bilancio che il Miur ha messo a
punto nei giorni scorsi. Cancellare l’articolo 142 consentirebbe agli studenti
di seguire più di un corso in contemporanea e agli atenei di fare squadra
allargando la loro offerta formativa. (Fonte: E. Bruno, IlSole24Ore 14-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">QUANTO COSTA UNA LAUREA TRIENNALE </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In Italia ogni anno sono più
di 1 milione e mezzo gli studenti universitari, di cui oltre 600.000 fuori sede.
Dal momento che è molto difficile per uno studente riuscire a mantenersi
autonomamente durante il ciclo di studi, specialmente se esso implica il
trasferimento in un’altra città, sono quasi sempre le famiglie a sobbarcarsi il
costo di questo investimento nel futuro professionale dei figli. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Per aiutare i genitori a
operare un’opportuna pianificazione in vista di questa scelta, Moneyfarm ha
stimato il costo di un ciclo universitario triennale in alcuni tra i principali
atenei italiani: il Politecnico e la Bocconi di Milano, le università di
Bologna, Pisa, Roma Sapienza, Napoli Federico II. La selezione delle università
è stata effettuata per includere atenei di tutte le dimensioni, che fossero
rappresentativi di città grandi, medie, piccole, delle aree del Paese dove si
concentrano la maggior parte degli studenti, di realtà d’eccellenza pubbliche o
private. La ricerca considera tre voci di spesa: tasse universitarie, vitto e
alloggio. Ciò che emerge è che il costo da sostenere per un triennio
all’università pubblica varia dai 34 ai 45 mila euro a seconda della fascia di
reddito e dell’ateneo. L’esborso aumenta se si sceglie la soluzione privata.
(Fonte: linkiesta 16-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">NUMERO
CHIUSO PER LE ISCRIZIONI IN MEDICINA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SUL NUMERO CHIUSO SI DISCUTE ALLA CAMERA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Alla Camera la Commissione
Cultura discute sul numero chiuso (relatore Manuel Tuzi del M5S). Su questa
questione sono già state presentate Proposte di Legge da FdI (AC 334) e
Consiglio regionale del Veneto (AC 612), che prevedono l'abolizione del numero
chiuso, e da M5S (AC 812) e Lega (AC 1162), che spostano il numero chiuso alla
fine del primo anno. Un'altra Proposta di Legge è presentata da FI, che prevede
di mantenere il numero chiuso all'ingresso 'integrando' il test con i voti
della scuola e con una prova attitudinale. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Le Proposte che prevedono il
numero chiuso all'inizio del secondo anno fanno riferimento al “modello
francese”. In Francia a circa l'80% degli studenti che liberamente si possono
iscrivere al primo anno di Medicina si rende poi impossibile proseguire negli
studi con uno sbarramento per accedere al secondo anno sulla base di esami su
materie propedeutiche alle professioni sanitarie</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">NUMERO CHIUSO. IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA ALLA CAMERA:
SUPERAMENTO DEL NUMERO CHIUSO IN DUE ANNI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il presidente della
Commissione Cultura, Luigi Gallo, parla di «superamento del numero chiuso» come
una delle priorità del programma da realizzare «in dodici massimo ventiquattro
mesi». Sul come, Gallo è più vago. Intanto rilancia l’aumento delle borse per
gli specializzanti che saranno 900 in più l’anno prossimo, aiutando così «a
cancellare il numero chiuso in uscita» da Medicina. In realtà ne servirebbero
almeno di 2-3mila in più per garantire l’accesso alla specializzazione a tutti
i laureati di Medicina, ma certamente c’è la questione dei costi.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Gallo sembra puntare molto sui
Mooc «come ad Harvard e Yale», spiega, per aumentare i laureati. Quanto alla
questione del numero chiuso, Gallo è generico. Oltre al non meglio precisato
superamento, anticipa che il ministero dell’Istruzione sta «rivedendo
l’impianto dei test», già per l’anno prossimo. Sulle quattro proposte di legge
presentate per l’abolizione dei test, Gallo non si sbilancia: l’importante è
trovare una soluzione che metta tutti d’accordo. (Fonte: CorSera 23-11-18) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RICERCA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">ISTITUZIONE DELL’AGENZIA ITALIANA PER LA RICERCA SCIENTIFICA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In parallelo alla
razionalizzazione degli enti di ricerca, andrebbe avviata la costituzione
dell’Agenzia Italiana per la Ricerca, sull’esempio di quanto esistente negli
Stati Uniti e in tutti gli altri Paesi europei. Agenzia alla quale si
potrebbero affidare alcune competenze in materia di supporto tecnico nella
redazione e presentazione dei progetti di ricerca, da sottomettere nei vari
bandi, in modo da innalzare la qualità delle nostre proposte progettuali.
L’Agenzia svolgerebbe il compito di individuare preventivamente e selezionare
progetti innovativi completi, con alti livelli di maturità tecnologica, già
pronti a operare in ambienti operativi industrialmente rilevanti. L’Agenzia,
inoltre, dovrebbe promuovere collaborazioni con le Regioni, che contribuiscono
a finanziare la ricerca sul proprio territorio. La costituzione dell’Agenzia
avrebbe anche il pregio di andare incontro alla proposta della Commissione europea
di rivedere l’approccio dei partenariati, avanzata con la richiesta di
riduzione e razionalizzazione dei propri interlocutori nazionali, attraverso
interfacce Paese-Commissione. L’Agenzia Italiana per la Ricerca potrebbe
diventare il principale interlocutore a livello europeo per la ricerca
nazionale, assumendo il ruolo di coordinamento del supporto scientifico alle
decisioni interministeriali e alle linee di finanziamento da presentare sui
tavoli europei. (Fonte: G. Ruggiero, agendadigitale.eu 01-12-18) </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">HORIZON 2020. IL SISTEMA PUBBLICO DELLA RICERCA. LA SPESA IN R&S. IL
FONDO ORDINARIO DEGLI EPR</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’Italia incassa poco dal programma
“Horizon 2020”. Il tasso di successo in rapporto al numero di domande
presentate, nello strumento dedicato alle PMI, è decisamente al di sotto della
media, così come accade per l’intero apparato dei fondi Horizon 2020. È vero
che l’Italia, in termini di progetti, conquista una fetta importante (14,7% del
totale), ma la quota scende all’8% in termini di fondi. Il che, probabilmente,
è il risultato di progetti di piccole dimensioni (tra i 100 e i 250mila euro) e
della minore stazza media delle nostre PMI, come testimoniato dalla relazione
inversa presente per la Germania (il 6% in termini di progetti di successo, che
però hanno raccolto il 17,7% dei fondi globali). Sul fronte degli interventi
sostenuti dal MIUR, riferiti alle aree individuate dalla Strategia nazionale di
specializzazione intelligente (Snsi), nonché dal pilastro Excellent Science
all’interno di Horizon 2020, emerge una situazione di stallo, con una media
dello stato di realizzazione dei progetti molto bassa. Peraltro, laddove
l’erogazione delle risorse si è completata, non ha corrisposto, nella larga
maggioranza dei casi, l’attuazione dei progetti nei tempi originariamente
previsti. Fanno eccezione i settori Trasporti e Aerospazio. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il sistema pubblico della
ricerca italiana appare molto frammentato (21 enti di ricerca, vigilati da 7
diverse amministrazioni centrali) e sviluppa poco partenariato con le realtà industriali.
</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La spesa in R&S e la
performance in innovazione sono al di sotto della media europea. In
particolare, nel 2017, l’intensità complessiva di R&S (cioè la spesa totale
destinata a ricerca e sviluppo in percentuale del PIL) è stata pari all’1,8%; un
livello lievemente superiore a quello del 2016 (1,5%), ma ancora nettamente al
di sotto della media UE (2,1%) e distante dagli obiettivi 2020 fissati dall’UE
stessa (in media nell’area UE la spesa in R&S dovrà essere pari al 3% del
PIL entro il 2020: 1% di finanziamenti pubblici, 2% di investimenti privati). </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il Fondo Ordinario di
funzionamento degli Enti pubblici di ricerca (FOE) nella sua globalità ha
subito una drastica diminuzione fra il 2010 ed il 2015, per poi rimanere
stabile negli ultimi due anni. D’altro canto i Fondi premiali, la cui
provenienza è quella del Fondo Ordinario, sono destinati da quest’anno alle
stabilizzazioni del personale precario. Decisione di per sé lodevole, che
consente di stabilizzare un numero elevato di aventi diritto, ma che ne
impedisce l’utilizzo per finalità di sviluppo degli Enti, mettendo seriamente a
rischio lo svolgimento delle attività di ricerca e ritardando quelle condizioni
abilitanti che fanno sì che i ricercatori d’eccellenza conducano le loro
ricerche nel nostro Paese. (Fonte: G. Ruggiero, agendadigitale.eu 01-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RETRACTION WATCH HA RESO PUBBLICO UN ARCHIVIO CONTENENTE OLTRE 18MILA
ARTICOLI SCIENTIFICI RITIRATI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Retraction Watch è un progetto
dei giornalisti scientifici Ivan Oransky e Adam Marcus, ed ha aperto i battenti
ufficialmente nell’agosto del 2010. In quasi otto anni di lavoro hanno raccolto
una lista di oltre 18mila articoli scientifici ritirati, e ora hanno deciso di
renderla pubblica sotto forma di un database esplorabile gratuitamente. Sul
piano degli autori emergono diverse curiosità. Innanzitutto, dati alla mano
sembra che una manciata di “cattivi scienziati” siano responsabili della
maggior parte dei problemi: su 30mila autori presenti nel database, i primi 20
hanno tutti almeno una trentina di paper ritirati a testa, i primi cento più di
13, e i primi 500 più di cinque. Andando a guardare poi la top ten, troviamo
degli autentici pesi massimi. Al primo posto spicca il nome di Yoshitaka Fujii,
anestesista giapponese che dal 2012 ha collezionato bel 169 paper ritirati a
causa di frodi e falsificazioni dei dati. Anche il secondo classificato,
comunque, non scherza: Joachim Boldt, anche lui anestesista, classe 1954,
attualmente fermo a 96 articoli scientifici ritirati. (Fonte: S. Valesini,
Wired 10-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CONTRO IL PIANO S PER LE RIVISTE ACCESSIBILI PROTESTANO PIÙ DI 700
SCIENZIATI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Se ci fosse un referendum, più
di 700 scienziati, pur favorevoli all’apertura e alla gratuità dei paper
scientifici per tutti, voterebbero no. Come mai? Perché contestano alcune linee
di un piano, detto Piano S, da poco proposto e sottoscritto da diverse istituzioni
scientifiche di 11 Paesi europei. L’obiettivo del piano è quello di rendere
open access tutte le pubblicazioni di ricerche finanziate da enti pubblici.
Varato agli inizi di settembre 2018 da diverse nazioni, inclusa l’Italia, il
piano S entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2020. Oggi, più di 700 scienziati
europei contrari a questo progetto hanno divulgato una lettera, o meglio una
open letter, in cui spiegano le ragioni per cui secondo loro è estremo e troppo
rischioso. B. O'Malley su UWN (13-11-18) riferisce: “The researchers say the
plan is unfair for the scientists involved and is too risky for science in
general”. Il focus centrale della lettera riguarda le riviste che seguono il
modello ibrido di pubblicazione (che sono la maggior parte), ovvero per cui
parte dei contenuti sono open access e parte a pagamento. Tali riviste
guadagnano e si sostengono sia tramite gli abbonamenti dei lettori sia
attraverso la tariffa per la pubblicazione, il cosiddetto pubblication fee, a
carico dell’autore o dell’istituzione per cui lavora, per rendere l’articolo
immediatamente accessibile. Nell’ipotesi che il piano S entri in vigore, si
legge nella lettera, potrebbe anche accadere che sia vietato l’accesso alle
riviste non open access (e così la possibilità di pubblicarvi), che
rappresentano più dell’85% dei giornali prestigiosi e accreditati, collegati a
importanti società scientifiche. (Fonte: Wired 13-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">DEVASTAZIONE AL CENTRO DI RICERCA CREA. L'OBIETTIVO ERA COLPIRE IL MONDO
DEGLI OGM</span></b><span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“Siamo entrati nelle proprietà
del centro di ricerca Crea di Montanaso Lombardo. Abbiamo devastato le quattro
grandi serre dell'istituto distruggendo la quasi totalità delle piante sperimentali
contenute al loro interno. Solidarietà con chi lotta in difesa delle terre
contro la civiltà industriale». Con un comunicato diffuso sul contenitore web
«Croce nera anarchica» un gruppo di ecoterroristi ha rivendicato la distruzione
di buona parte delle coltivazioni sperimentali del centro di ricerca in
orticoltura ad Arcagna, pochi chilometri a nord di Lodi. L'azione risale al 2
ottobre scorso ed è stata resa nota dagli stessi anarchici il 27 ottobre. Ma
non se n'è saputo nulla fino a oggi, nonostante la denuncia presentata il
giorno successivo dai responsabili del centro ai carabinieri di Lodi. E dietro
il blitz di Arcagna non sembra esserci un gruppo di ecologisti alle prime armi,
bensì gente abituata a portare a termine azioni eversive più serie, legata alla
galassia anarco-insurrezionalista. (Fonte: PressReader - Corriere della Sera, Brescia,
23-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SENSORI STELLARI ITALIANI </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Nel lungo viaggio della sonda
InSight verso Marte c'era un sensore stellare italiano ad aiutarla. «E’ un
piccolo cannocchiale che guarda gli astri - spiega Enrico Suetta, responsabile
dei sistemi elettro ottici e sensori d'assetto spaziali di Leonardo -.
Confrontandoli con le tremila stelle immagazzinate nella sua memoria,
comunicava ai computer di guida la giusta rotta». Il sofisticato strumento
costruito a Firenze è una specificità tecnologica italiana e dagli anni 60
Leonardo ne ha prodotti centinaia, poi installati su satelliti e sonde di varie
nazioni. (Fonte: CorSera 28-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">HIGHLY CITED RESEARCHERS (HCR), LISTA 2018 DI CLARIVATE ANALYTICS </span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La super lista dei ricercatori
più citati al mondo, guardando all’autorevolezza e all’affidabilità, l’ha
rilasciata, per il quinto anno consecutivo, la compagnia Clarivate Analytics.
La lista dell’Highly Cited Researchers (HCR) comprende in tutto 6078
ricercatori e tra questi 98 sono italiani. L’edizione 2018 dello studio fa
emergere alcuni dati interessanti: circa 4000 ricercatori altamente citati sono
stati nominati in 21 settori delle scienze e delle scienze sociali. E poi, gli
Stati Uniti ospitano il maggior numero di HCR, con 2.639 autori. Il Regno Unito
da parte sua ne ha 546. Intanto la Cina sta guadagnando rapidamente terreno:
adesso ha 482 ricercatori super citati, supera la Germania (356) e si piazza al
terzo posto. Quarta la sorprendente Australia, che si vede riconosciuti 245
studiosi ad alta influenza. In questa edizione c’è una novità: sono stati
identificati circa 2.000 ulteriori ricercatori ad alto impatto in diversi campi
delle scienze. I ricercatori selezionati in questa categoria trasversale sono in
Svezia (53%), Austria (53%), Singapore (47%), Danimarca (47%), Cina (43%) e
Corea del Sud (42%). (Fonte: R.it Scienze 27-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RICERCATORI PRECARI. LETTERA AL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Oggi il ruolo dell’Università come faro della vita democratica del
nostro paese è in grave pericolo. Da anni nei nostri atenei, infatti, la
libertà di acquisire conoscenze viene messa a rischio dalla precarietà a cui
sono condannati decine di migliaia di ricercatori. Gli ultimi dati raccolti
parlano chiaro: più del 58% del personale universitario è costituito da precari
che, con contratti che vanno da pochi mesi ad un massimo di tre anni,
garantiscono la sopravvivenza stessa dell’istituzione universitaria. Più del
90% dei precari non avrà mai modo di accedere ad una posizione di lavoro
stabile nelle università italiane: molti di loro sceglieranno la via che porta
all’estero, altri rinunceranno per sempre alla ricerca scientifica. Per i
precari della ricerca è difficilissimo sviluppare liberamente il proprio
percorso verso la conoscenza: costretti a saltare da un contratto all’altro,
spesso si passa più tempo a preparare bandi, curriculum e concorsi, che a fare
ricerca. Spesso si lavora con contratti ai limiti dello sfruttamento, per paghe
orarie indegne dell’altissima preparazione acquisita: un contesto che rende
impossibile anche solo pensare di progettare una vita con la propria compagna o
il proprio compagno, di acquistare una casa, avere dei figli, realizzarsi come
persone e cittadini. (Fonte: Da una lettera dei Ricercatori Determinati
Sapienza al Presidente della Repubblica 11-12-18)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’ITALIA TRA I PAESI EUROPEI IN CUI LA
LIBERTÀ DI RICERCA È SOTTO MINACCIA SECONDO NATURE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La rivista
scientifica Nature ha recentemente inserito l’Italia tra i Paesi europei in cui
la libertà di ricerca è sotto minaccia, perché ci sono tentativi di controllare
la ricerca, facendone terreno di conquista politica. Sono fatti delle ultime
settimane – solo per citarne alcuni – la revoca del mandato di presidente
dell'Agenzia spaziale italiana a Roberto Battiston e la revoca di 30 componenti
non di diritto del Consiglio superiore di Sanità da parte del ministro della
Salute.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La scienza,
però, è per sua natura espressione libera della mente umana e deve sostenere la
ricerca della verità con un metodo che è estremamente rigoroso. Bloccare la
libertà individuale, bloccando la scienza, è una colpa gravissima e ricorda
altri esempi avvenuti in passato, durante i regimi totalitari, socialisti,
comunisti.<span style="margin: 0px;"> </span>Questo vale per la scienza in
assoluto, quindi come comunità mondiale di scienziati, ma vale anche per il
singolo scienziato. (Fonte: G. Palù, IlBo 13-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SISTEMA
UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">IL CONCETTO ORIGINARIO DI COMUNITÀ UNIVERSITARIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ove si consideri che la
connessione fra ricerca universitaria tradizionalmente intesa e ricerca
applicata con trasferimento conseguente al mercato tende a diventare uno dei
principali obiettivi da conseguire, deve esserci una maggiore consapevolezza
dell'importanza e delicatezza della questione. Ma l'Università non può essere
confinata soltanto a questo ruolo e a questo compito, neanche come singola
Università, poiché, se ciò fosse, sarebbe più utile e leale nei confronti del
sistema favorire la creazione di nuovi Istituti di ricerca, di natura del tutto
privata e privi della missione didattica. Alla base dell'idea e del significato
della parola Università sta un'esigenza di ampiezza e di armonia che deve avere
come obiettivo il graduale sviluppo di tutti i saperi. Non è da trascurare,
anzi, è da analizzare, da chiarire e da diffondere fra i giovani il principio
che le Università operano nella loro continua attività di ricerca critica non
con la finalità di vendere professionalità, ma con la finalità di introdurre i
giovani, potenzialmente tutti i giovani, nel processo di acquisizione e
creazione della conoscenza. In tale contesto, i giovani possono essere messi
nella condizione di raggiungere la consapevolezza dei propri individuali
livelli di sapere, e questo sarebbe un canale prezioso anche per accompagnarli
nella scelta degli indirizzi che li porteranno alle più svariate attività
professionali. E in questo contesto che il concetto originario di comunità
universitaria, che discende dalla Storia ed è ben definito nella Magna Charta,
può essere tutelato e conservato, adeguandosi alle esigenze dei tempi. La
perdurante validità del rapporto fra Università europee, confermato dalla
Bologna Declaration, che viene espressa, in termini operativi, dalla European
Higher Education Area, è fonte di una continuità di azione delle Istituzioni
accademiche europee, che ha affidato un compito sufficientemente preciso a una
consolidata realtà. (Fonte: F. A. Roversi Monaco, Carlino Bologna 18-09-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">STUDENTI.
TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">BORSE DI STUDIO E TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Gli studenti universitari
idonei per le borse di studio nel 2013/14 sono stati 161.735, mentre, nel
2016/17, erano pari a 167.340, un numero sostanzialmente stabile (l’incremento
è dell’ordine del 3,5%). La percentuale di copertura delle borse di studio è
aumentata in misura cospicua perché sono aumentate le risorse statali per
finanziare le borse: il FIS nel 2013 è stato di 149,2 milioni di euro, mentre
nel 2016 è arrivato a 216,8 milioni di euro. Tuttavia percepisce una borsa
l’11,6% degli studenti. Per confronto, in Francia la platea di beneficiari di
borse di studio è molto più ampia (32,5%).</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Le tasse universitarie, nel
Rapporto Biennale sullo Stato del Sistema Universitario e della ricerca 2018
pubblicato da ANVUR, si definiscono “relativamente contenute in Italia”. Se il
raffronto viene fatto con Stati Uniti, Cile, Giappone, Canada e Australia, per
citare i primi cinque Paesi che compaiono nel rapporto ANVUR, l’affermazione
può anche apparire veritiera. Ma si tratta di sistemi di formazione terziaria
molto distanti dal nostro, sia geograficamente sia culturalmente. Se invece ci
confrontiamo con il resto d’Europa, la situazione appare molto diversa:
l’Italia ha la contribuzione media studentesca più alta, dopo l’Olanda e la
Spagna, nelle università pubbliche. Il rapporto Eurydice (cfr. National Student
Fee and Support Systems in European Higher Education 2017/18, Eurydice,
European Commission) mostra come in alcuni Paesi l’istruzione universitaria sia
gratuita o al massimo l’importo richiesto non superi i 100 euro. La media delle
tasse universitarie annue In Italia è 1.345 euro per un corso di laurea
triennale e di 1.520 per uno magistrale. Per confronto, in Francia le tasse
sono molto più basse (260-333 euro). (Fonte: F. Laudisa, Roars 21-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">STUDENTI FUORI SEDE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Nell’anno accademico
2017-2018, su 1.600.000 studenti iscritti negli atenei, oltre 1 su 4 (circa 400
mila) era fuori sede. Puglia e Sicilia sono le regioni da cui sono partiti più
studenti nel 2017-2018. Sono infatti stati oltre 52 mila i pugliesi (su una
popolazione studentesca di poco inferiore alle 130 mila unità) che sono andati
a studiare altrove; più di 4 su 10. In Sicilia i fuori sede hanno superato
quota 52 mila su una popolazione di 130 mila studenti, circa il 33%. La regione
con più fuori sede è la Calabria, con 31 mila studenti iscritti altrove, che
rappresentano il 44% di tutti gli studenti universitari iscritti nelle
università calabresi. (Fonte: University Equipe 19-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">VARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LA CONOSCENZA NON COMPARE TRA LE SCELTE DI INVESTIMENTO PER LA CRESCITA
E LO SVILUPPO DEL PAESE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Le scelte di finanza pubblica
che emergono dalla lettura della legge di bilancio 2019 delineano un quadro del
tutto insufficiente per i settori della conoscenza. Il Governo non cambia la
tendenza dei precedenti esecutivi reiterando una politica di definanziamento su
scuola, università, ricerca e AFAM. Per quanto riguarda il sistema
universitario, la proposta del Governo prevede solo alcuni parziali interventi
in termini finanziari ed occupazionali, smentendo nei fatti anche quanto
previsto nel “contratto di governo” che prevedeva il superamento del
precariato, l’inversione di marcia sul finanziamento ordinario, l’ampliamento
dei fondi per il diritto allo studio.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Infatti, la previsione del
nuovo reclutamento di 1.000 nuovi ricercatori a tempo determinato di tipo b (v.
articolo 24, comma 3, lettera b della Legge 30 dicembre 2010), per i quali
vengono messe a disposizione del FFO degli Atenei pubblici rispettivamente 20
milioni di euro aggiuntivi per il 2019 e 50 milioni di euro a decorrere
dall’anno 2020, non costituisce certo una significativa inversione rispetto al
depotenziamento degli organici conseguente al blocco del turnover attuato negli
anni passati. Sugli Enti di Ricerca sono pressoché assenti misure specifiche e
non c’è traccia nemmeno degli interventi preannunciati nella Nota di
Aggiornamento al DEF, peraltro a nostro avviso insufficienti. Completamente
assenti finanziamenti per incrementare i Fondi Ordinari degli Enti, indeboliti
da troppi anni di tagli, e per consentire investimenti diretti allo sviluppo
delle risorse occupazionali, nonché per il completamento dei processi di
stabilizzazione in corso. Vi è l’ennesima riproposizione del “credito
d’imposta” per R&S alle imprese con qualche variazione, già sperimentato in
passato, con risultati pressoché nulli. (Fonte: Flc Cgil 08-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">PLAGIO ACCADEMICO, PIÙ FREQUENTE IN ITALIA CHE IN SPAGNA E GERMANIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La politica spagnola negli
ultimi mesi è stata scossa da diversi casi di plagio accademico: la stampa ha
sollevato dubbi su come il presidente del governo e il leader del principale
partito di opposizione hanno ottenuto i loro titoli accademici, mentre la
presidente della comunità di Madrid e la ministra della Salute si sono dimesse
dopo essere state accusate di aver copiato le loro tesi di master. Qualche anno
fa, in Germania, ebbero simile sorte sia la ministra dell’Istruzione sia quello
della Difesa.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Accuse analoghe, in Italia,
non hanno avuto conseguenze né politiche né accademiche. Come si spiega la differenza
rispetto a Spagna e Germania? Una prima spiegazione chiama in causa il ruolo
dei media italiani che, con poche eccezioni (fra cui lavoce.info), non si sono
comportati come quelli spagnoli e tedeschi. Una seconda spiegazione è invece
legata all’alta tolleranza della comunità accademica nei confronti del plagio
che, secondo la redazione di Noisefromamerika, rasenta l’omertà. Più in
generale, quando sono in molti a infrangere le regole, i costi di farlo si
abbassano: se così fan tutti (o molti), gli anticorpi hanno più difficoltà a
entrare in azione. Per esempio, nei casi italiani, le istituzioni che per prime
avrebbero dovuto chiarire le vicende non sono state particolarmente solerti. </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ma il plagio accademico e le
altre frodi scientifiche sono davvero più diffusi in Italia di quanto non siano
altrove? Per rispondere, l’autore dell’articolo, ha utilizzato una recente base
dati che identifica gli articoli ritirati (retracted) da riviste scientifiche a
causa di errori o vere e proprie frodi scientifiche. Nel periodo 1997-2017,
tenendo conto del totale delle pubblicazioni, gli articoli ritirati con autori
italiani sono leggermente più numerosi di quelli con autori statunitensi e più
del doppio rispetto a quelli con autori francesi. Una parte importante delle differenze
è dovuta proprio alla frequenza dei plagi. Quando si considerano i soli
articoli ritirati perché copiati, la distanza si allarga notevolmente. I plagi
italiani, sempre controllando per il numero delle pubblicazioni, sono quasi il
triplo di quelli spagnoli e quasi cinque volte quelli tedeschi. (Fonte: F.
Sylos Labini, lavoce.info 13-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNITI AVVOCATI E GIURISTI CONTRO IL POPULISMO GIUSTIZIALISTA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La scena: un teatro gremito da
oltre 500 persone. Molti sono in piedi. Si infiammano alle parole dei leader
dell’Unione Camere penali. Del presidente Gian Domenico Caiazza, innanzitutto.
Dei past presidenti Gustavo Pansini e Beniamino Migliucci. Ma fin qui niente di
nuovo. Il fatto incredibile è un altro. È la mobilitazione dei giuristi. «Da
qui deve nascere un’aggregazione continua» ( Fausto Giunta, docente di Diritto
penale a Firenze). «È importante che l’accademia stia insieme con l’avvocatura»
(Luigi Stortoni, ordinario a Bologna). «Quando la casa brucia, non è che si sta
a vedere chi è il vigile del fuoco: serve l’aiuto di tutti» (Giorgio Spangher,
professore alla Sapienza). Sono tutte tessere di un mosaico che rappresenta il
miracolo. Nell’evento al teatro Manzoni di Roma, che conclude le quattro
giornate di astensione, i penalisti italiani celebrano sì il pieno successo
della loro iniziativa «contro il populismo giustizialista, in difesa della
Costituzione e dei diritti». Eppure nella sala gremita non solo di avvocati ma
anche di studiosi appassionati, i penalisti italiani colgono un obiettivo forse
impensabile: vedono schierarsi al loro fianco l’accademia come fosse un sol
uomo contro le riforme azzardate dal governo gialloverde. L’Ucpi mobilita i
professori e li trasforma in una schiera unita, pronta a scendere in campo.
(Fonte: ildubbio.news 24-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
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<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNIVERSITÀ
IN ITALIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">POLIMI. CONTESTATO UN CONVEGNO SULL’AGRICOLTURA BIODINAMICA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La polemica sull’opportunità
di ospitare e organizzare un convegno su una pratica agricolo-esoterica
teorizzata un secolo fa dal filosofo Rudolf Steiner che, senza alcun fondamento
scientifico, ritiene di poter fertilizzare i campi attraverso i raggi cosmici
catturati dai corni di vacca riempiti di letame, è montata quando Elena
Cattaneo ha scritto al rettore del PoliMi Ferruccio Resta: “E’ sorprendente e
allarmante che in una sede scientifica così prestigiosa si scelga di ospitare,
figurandovi come ‘in collaborazione’, un ‘convegno sulla biodinamica’, vale a
dire una delle pratiche più antiscientifiche che esistano”. E ancora, sempre
rivolgendosi al rettore: “L’ateneo, i suoi ricercatori lo sanno? Concordano?
Queste modalità non sono altro che la punta dell’iceberg di una galassia di
persone e associazioni che, utilizzando luoghi e loghi ufficiali, compiono
quotidianamente un’opera di ‘parassitismo istituzionale’”. La lettera della
Cattaneo ha fatto molto rumore nel mondo scientifico. Sul tema è intervenuto
anche Giorgio Parisi, da poco eletto presidente dell’Accademia dei Lincei, che
nel discorso di apertura dell’anno accademico ha fatto un riferimento esplicito
alla vicenda. Parlando delle “forti tendenze antiscientifiche nella società
attuale” che si accompagna alla diffusione di “pratiche astrologiche,
omeopatiche e antiscientifiche. Addirittura una prestigiosa università italiana
è arrivata a ospitare un corso sulla agricoltura biodinamica, che è di poco
lontana dalla magia”. Come era stato anticipato dal Foglio, anche i professori
del Politecnico si sono mobilitati per tutelare l’immagine della propria
università: “Una della più importanti università tecniche in Europa non può
permettersi che circolino cose del genere, perché poi lasciano traccia – ha
detto al Foglio la scorsa settimana Ezio Puppin, docente di fisica al Poli -
Non possiamo permetterci di vedere affiancato il nostro nome al corno di vacca
che accumula l’energia cosmica. Sentir dire per strada che il Politecnico è
favorevole alla stregoneria è intollerabile”.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Un altro appello dello stesso
tenore è stato inviato dal matematico Nicola Bellomo, a nome del “Gruppo 2003”,
che raduna molti scienziati italiani highly cited: “Il Gruppo 2003 – ha scritto
Bellomo al rettore del Politecnico – ha appreso con sconcerto del Convegno che
il suo Ateneo ospita e che ha organizzato in collaborazione con l’Associazione
per l’agricoltura biodinamica. Ci stupisce che una sede prestigiosa della
scienza e della tecnologia italiana lasci spazio a pratiche esoteriche che
nulla hanno di scientifico”. Tuttavia il 16 novembre in Aula Magna Rogers è
iniziata la due giorni del convegno biodinamico e, contattato dal Foglio, il
Politecnico dice che non c’è alcun commento sull’arrivo del “cornoletamente” in
via Ampère. Nulla da dire, né ai giornali né ai propri professori. (Fonte: L.
Capone, Il Foglio 17-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
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<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;">UNIBO</span></b><span style="margin: 0px;">. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’ALMA MATER ATTRAE TALENTI DALL’ITALIA E
DALL’ESTERO</b><span style="margin: 0px;"> </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’Alma Mater ha avviato da
tempo un’intensa attività di reclutamento destinata ad attrarre ricercatori e
docenti, tanto stranieri che italiani, provenienti da università estere.
Studiosi brillanti che arrivano o ritornano in Italia per fare ricerca e
insegnare all’Università di Bologna. Sono 47 le ricercatrici e i ricercatori
approdati all’Alma Mater dall’estero negli ultimi tre anni: un numero che
comprende 32 studiosi assunti per “chiamata diretta” e 15 vincitori di ERC, i
prestigiosi bandi europei che premiano i migliori progetti di ricerca su
tematiche di frontiera. Dati che confermano e rafforzano il prestigio
internazionale dell’Università di Bologna. Se aggiungiamo poi i 388 studiosi
assunti tramite concorso negli ultimi tre anni, il numero di ricercatrici e ricercatori
che hanno preso servizio all’Università di Bologna dal novembre 2015 ad oggi
sale fino a 435. (Fonte: <a href="http://www.sassuolo2000.it/"><span style="color: blue;">www.sassuolo2000.it</span></a>
19-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNISI. INAUGURAZIONE DEL 778° ANNO ACCADEMICO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Si è tenuta il 24-11-18 all’Università
di Siena la cerimonia di inaugurazione del 778° Anno Accademico. Il rettore
Francesco Frati ha pronunciato la sua relazione, che è iniziata accennando alla
lunga storia e al ruolo dell’Ateneo: “un’Istituzione che da quasi otto secoli
contribuisce al prestigio, al successo e alla crescita sociale ed economica
della nostra città”. Ha poi presentato alcuni dati che definiscono l’Università
così come è oggi: “Con 720 docenti e 950 unità di personale tecnico e
amministrativo, l’Università di Siena ospita circa 16.000 studenti, cui si
aggiungono altri 2000 studenti iscritti ai corsi post laurea. Oltre il 50%
proviene da fuori regione e il 9% - stiamo parlando di quasi 1500 studenti
iscritti ai corsi di I e II livello - hanno cittadinanza straniera”. (Fonte:
oksiena)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
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<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UE.
ESTERO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">EU. PLAN S FOR OPEN ACCESS IS FAR TOO RISKY, SAY RESEARCHERS</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">More than 700 researchers from
across Europe have signed an open letter criticising Plan S, a European plan
for open access that is supported by the European Union and some national
funding agencies. The researchers say the plan is “unfair for the scientists
involved and is too risky for science in general”. (Fonte: B. O'Malley, UWN
13-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">GERMANIA. RECORD DEGLI ITALIANI NEGLI ATENEI. DISTACCATI I CINESI, GLI
AUSTRIACI E GLI INDIANI</span></span></b><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Da sei anni, cioè dal 2012,
gli italiani rappresentano il gruppo più folto tra gli stranieri che lavorano
negli atenei tedeschi. Sono professionisti che insegnano o fanno ricerca.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, nel 2016, erano 3.185 gli accademici
italiani a esercitare nelle università in Germania. Dietro di loro 2.615
cinesi, 2481 austriaci e 2.257 indiani. E, da quanto emerge dai dati di Daad e
dal Das Zentrum für Hochschul - und Wissenschaftsforschung (Dzhw, Centro di studi
accademici e scientifici), gli italiani sono ormai quasi il 7% dei 46mila
collaboratori e docenti universitari negli atenei della Germania. Ma non ci
sarebbero soltanto lavoratori tra queste percentuali, ma anche diversi
studenti. Che, in numeri sempre più alti, decidono di lasciare l'Italia per
raggiungere un luogo che sembra offrire prospettive decisamente diverse. Per il
Rapporto Migrantes sugli italiani nel mondo gli studenti che hanno conseguito
la maturità in Italia e decidono di iscriversi nelle università tedesche
sarebbero più che raddoppiati in sette anni. Nel 2010 se ne contavano 3.976 e 8.550
nel 2017. (Fonte: Rapporto Migrantes riportato da La Repubblica, novembre 2018)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UK. UNA MINORANZA VIOLENTA DECIDE CHI È CHE PUÒ PARLARE E CHI NO A OXFORD</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Oxford si fregia del titolo di
produrre l'élite intellettuale del pianeta (lunga la lista di capi di stato,
diplomatici e re che hanno studiato in quest'ateneo), eppure c'è una minoranza
di studenti che impone con la forza la decisione su chi ha il diritto di
parlare, diritto che dovrebbe essere universale ed universalmente difeso. Se
c'è un personaggio con opinioni diverse da quelle di questa minoranza, questo
deve essere silenziato ad ogni costo, o facendo pressioni perché si cancelli
l'evento, come è recentemente successo al leader di Alternativ fur Deutschland
il cui invito alla Union è stato revocato, oppure impedendo l'accesso a
chiunque voglia ascoltare lo speaker in questione, come nel caso di Bannon. In
questo modo però il confronto pubblico tra opinioni diverse viene meno e con
esso si incoraggia il tribalismo, ovvero sentire ed ascoltare solo chi la pensa
esattamente come noi per avere una implicita conferma delle nostre opinioni. Ma
qualcosa di più sinistro è andato in scena ad Oxford con il restringimento
della platea all'evento di Bannon: un po' di democrazia è morta perché si è
ristretta la libertà di chi ha voluto (ma non ha potuto) ascoltare le opinioni
politiche di un'altra persona. (Fonte: M. Sisti, ItaliaOggi 20-11-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CINA. SCIENCE NEEDS TO REGAIN CONTROL OVER GENE EDITING TECHNOLOGY</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">The news that a scientist in
China had edited the genes of embryos, which have now been born, sent
shockwaves around the world. Scientists lined up to condemn the actions of He
Jiankui – an associate professor at the Southern University of Science and
Technology in Shenzhen – as unethical and dangerous, and are now contemplating
what happens next. Ellie Bothwell reports that academics have said science
needs to regain control over gene editing technology. One researcher warns that
it is not for scientists alone to prevent this kind of case, while another
fears that the case will “lead to many to call for outright bans” on the
development of genome editing. Another points out that while what he did was
illegal, Dr He’s behaviour is impossible to prevent when “fame, glory and
money” are involved. (Fonte: THE 03-12-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LIBRI.
RAPPORTI. SAGGI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">ARMI DI DISTRUZIONE MATEMATICA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Autore: Cathy O’Neill, ed.
Bompiani, 2018. Pg. 368.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’autrice è una matematica,
con dottorato ad Harvard e postdottorato al Mit, che ha insegnato al Barnard
College di New York, prima di passare a lavorare nel settore finanziario
privato come analista quantitativa per l’hedge fund D.E. Shaw e poi come Data
Scientist per diverse start-up dell’e-commerce. Il libro è una denuncia
dell’uso di questo sapere per costruire quelle che l’autrice chiama “armi di
distruzione di massa”. Un linguaggio costruttivo e dalle potenzialità infinite.
Lungi dall'essere modelli matematici oggettivi e trasparenti, gli algoritmi che
ormai dominano la nostra quotidianità iperconnessa sono spesso vere e proprie
"armi di distruzione matematica": non tengono conto di variabili
fondamentali, incorporano pregiudizi e se sbagliano non offrono possibilità di
appello. Queste armi pericolose giudicano insegnanti e studenti, vagliano curricoli,
stabiliscono se concedere o negare prestiti, valutano l'operato dei lavoratori,
influenzano gli elettori, monitorano la nostra salute. Basandosi su case
studies nei campi più disparati ma che appartengono alla vita di ognuno di noi,
O'Neil espone i rischi della discriminazione algoritmica a favore di modelli
matematici più equi ed etici. Perché rivestire i pregiudizi di un'apparenza
statistica non li rende meno pregiudizi.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Un esempio calzante è quello
dei ranking delle università. Ogni famiglia, dovendo scegliere l’università per
i propri figli, s’informa su quale faccia al caso suo: un tempo avrebbe chiesto
ad amici informati, magari docenti, o si sarebbe affidata alla “voce” popolare.
Ma poi si è pensato: perché non usare la matematica per rendere la ricerca più
rapida e meno aleatoria? Così ha pensato il giornale americano “U.S. News”, che
ha cominciato a pubblicare una graduatoria delle migliori università. Per
farlo, naturalmente, ha identificato degli indici di qualità, ne ha stabilito
il peso e ha attribuito una valutazione a ciascun ateneo: come abbiamo detto,
un processo nient’affatto oggettivo. Questo meccanismo naturalmente può avere
anche affetti positivi, perché costringe le università a migliorare, ma ha due
effetti assai negativi: la costruzione di uno standard omologante, perché la
popolarità della graduatoria ha costretto le università ad adeguare la loro
offerta agli indici di qualità stabiliti da “U.S.News” (anche mentendo); l’orientamento
delle risorse verso chi si è adeguato agli standard e l’asfissia delle realtà
che seguono altri modelli.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ancor più disastrosi gli usi
in campo finanziario o giuridico: algoritmi che decidono chi possa usufruire di
pene più leggere o di misure alternative al carcere.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il libro di Cathy O’Neill non
è un invito a rinunciare al potere descrittivo e ‘modellizzante’ della
matematica, ma a riconoscere il suo enorme potere, i suoi usi nefasti se non
addirittura fraudolenti, per poterne così chiedere un uso corretto e legittimo.
(Fonte: R. Paone, laletteraturaenoi 10-10-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“I «PESCI», IL «PAVONE» E L’‘ARTE’ DI ‘VALUTARE’ LA ‘QUALITÀ’ DELLA
RICERCA SCIENTIFICA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;">Autore: Enrico Mauro, Palaver,
5 n.s. (2016), n. 1, , pp. 221-222. </span><span style="margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/ycl2gtet"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/ycl2gtet</span></a> .<span style="margin: 0px;"> </span></span></span><span style="margin: 0px;"></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Being in service of the
meritocratic dogma, the evaluative liturgy is by now so deep-rooted that often
we cannot really appreciate how and how much the freedom of science and
teaching is reduced and altered by those rituals. The new public management
techniques for the ‘assessment’ of the research ‘quality’, based on a naive,
childish trust in the objectivity of numbers, of numerical aims and indexes,
make it impossible to discuss quality in qualitative terms. Only what can be
numbered, standardized is considered scientific. What cannot be understood in
these terms is considered irrelevant and so expelled from the scope of what is
scientifically knowable. These way</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">we cannot know just that
qualitative nuance, that decisive «almost-nothing» which makes it incomparable,
inimitable, irreplaceable, unclassifiable a person or a thing, a process or a
product, an event or a phenomenon. (Fonte: abstract del saggio)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LA RICERCA SCIENTIFICA NELL’ERA DEI BIG DATA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Cinque modi in cui i Big Data danneggiano la scienza, e come salvarla</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Autore: Sabina Leonelli. Ed.
Meltemi Press, 2018.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’affidabilità e la
legittimità della ricerca scientifica, e della conoscenza che ne viene tratta,
è più che mai in discussione in Europa e negli Stati Uniti. Allo stesso tempo,
stiamo assistendo a una vertiginosa innovazione tecnologica nella produzione,
comunicazione e analisi dei dati usati per scopi scientifici, accompagnata da
un’enfasi crescente sul ruolo dell’intelligenza artificiale nell’interpretare i
dati e nel facilitare la produzione di conoscenza. Il libro esamina queste
tendenze apparentemente opposte, esamina la storia e l’epistemologia dei dati
scientifici e mostra come l’adozione dei Big Data pone tante opportunità quanti
rischi per la credibilità e la qualità del sapere scientifico che viene
prodotto. I rischi possono essere evitati tramite l’integrazione dell’etica nel
lavoro scientifico e la riforma della partecipazione sociale nella produzione,
gestione e interpretazione dei dati. (Fonte: presentazione dell’editore)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">THE EVALUATION OF RESEARCH IN SOCIAL SCIENCES AND HUMANITIES</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Lessons from the Italian Experience</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;">A cura di Andrea Bonaccorsi.
Springer 2018. Formato Kindle.</span> <span style="margin: 0px;">Dimensioni
file: 2584 KB.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Lunghezza stampa: 416.</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">This book examines very
important issues in research evaluation in the Social Sciences and Humanities.
It is based on recent experiences carried out in Italy (2011-2015) in the
fields of research assessment, peer review, journal classification, and
construction of indicators, and presents a systematic review of theoretical
issues influencing the evaluation of Social Sciences and Humanities. Several
chapters analyse original data made available through research assessment
exercises. Other chapters are the result of dedicated and independent research
carried out in 2014-2015 aimed at addressing some of the debated and open
issues, for example in the evaluation of books, the use of Library Catalog Analysis
or Google Scholar, the definition of research quality criteria on
internationalization, as well as opening the way to innovative indicators. The
book is therefore a timely and important contribution to the international
debate. (Fonte: www.amazon.it)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<u><span style="color: #000120;"></span></u><br /></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-family: "arial";"></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-6272776128984464262018-09-07T18:07:00.001+02:002018-09-07T18:20:36.561+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 5 03-09-2018<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">IN
EVIDENZA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PARLA IL NEOMINISTRO BUSSETTI
SULLE LINEE PROGRAMMATICHE DEL MIUR</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il ministro Bussetti ha ricordato che l’età media dei docenti negli
atenei italiani è tra le più alte d’Europa. Anche il numero dei dottorandi è un
terzo di quelli tedeschi e si sta riducendo dal 2008 di circa il 25%. «La
carriera universitaria non è più particolarmente attraente, gli stipendi non
sono particolarmente attrattivi - ha sottolineato Bussetti - non ho timore
dalla fuga dei cervelli, però la ricerca è internazionale, parla tutte le
lingue del mondo; è fisiologico che un nostro dottorando senta l’esigenza di
lavorare per un periodo all’estero. La questione non è la partenza ma il
mancato ritorno, questo sì è un depauperamento. Bisogna fare sì che i giovani
studiosi possano rientrare in Italia disponendo di infrastrutture attrezzate in
cui poter continuare a sviluppare la loro attività scientifica. Abbiamo bisogno
di accrescere il numero dei ricercatori e dei professori aumentando globalmente
la dotazione organica». «Bisogna creare le condizioni affinché - ha aggiunto il
ministro -, dopo un periodo più o meno lungo, i giovani talenti possano
rientrare in Italia: riallineando il salario a quello degli altri principali
centri di ricerca e dando loro la possibilità di sviluppare un percorso di
carriera, di disporre di infrastrutture fisiche e tecnologiche (ad esempio,
laboratori attrezzati) adeguate e finanziate in maniera costante, nelle quali
poter continuare a sviluppare l’attività scientifica». «Dall’altro - continua
ancora Bussetti - dovremo riuscire ad attirare le menti più brillanti, junior o
senior, dall’Europa e dal mondo, attività questa in cui siamo deboli».</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Il senatore Francesco Verducci in merito all’intervento del ministro
Bussetti in Parlamento: «L’università ha grandi problemi aperti: scarsità di
immatricolati e laureati, scarsità e precariato dei ricercatori, divario
territoriale. Ma in 45 minuti di intervento il ministro non ha mai citato né il
tema dell’accesso, né il tema della precarietà, né quello degli squilibri
territoriali, né quello del diritto allo studio universitario». (Fonte:
IlSole24Ore 13-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PUNTI INCERTI NEL CONTRATTO DI
GOVERNO SU UNIVERSITÀ E RICERCA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Nel contratto fra Movimento 5 stelle e Lega non si definiscono tempi,
modi e priorità di intervento. Non si capisce come il nuovo governo intenda
alzare la percentuale di laureati fra i giovani, fra le più basse in Europa (27
per cento contro una media Ocse del 40 per cento), dovuta sia alle
immatricolazioni insufficienti sia all’elevatissimo abbandono durante gli studi
(42 per cento). Né si capisce se si vuole che tutte le 96 istituzioni
universitarie continuino a offrire una vasta gamma di corsi di studio e di
ambiti di ricerca oppure si preferisca per ciascuna di esse una
specializzazione nelle aree di maggior forza, magari negoziando gli obiettivi
con il MIUR, come proposto da Giliberto Capano, Marino Regini e Matteo Turri;
se vada privilegiata la qualità della ricerca oppure se didattica e terza
missione – citate nel testo – debbano avere pari rilevanza. Così come non è
chiaro se il fondo di finanziamento ordinario vada assegnato in base ai costi
standard (e quindi alla capacità di attrarre gli studenti, introducendo forme
di concorrenza fra università), alla spesa storica (quindi privilegiando gli
atenei più antichi), a criteri premiali o a esigenze perequative nei confronti
delle università del Sud, o ad altro ancora; o se la selezione di ricercatori e
professori debba continuare a passare per il vaglio nazionale oppure vada
affidata direttamente ai dipartimenti, come nel mondo anglosassone. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">Basta un esempio per mostrare l’incertezza sulle linee guida: da un
lato, si esaltano i risultati eccellenti nella ricerca (e in effetti nelle aree
bibliometriche l’impact factor per ricercatore negli ultimi anni è stato
secondo solo a quello olandese). Dall’altro, ci si lancia in un’accusa
generalizzata al sistema universitario e all’utilizzo indebito del potere
accademico. Ora, delle due l’una: o il sistema è fondamentalmente bacato e non
produce buoni frutti oppure, se la qualità della ricerca è così elevata, le
cattive pratiche anti-meritocratiche non devono essere poi così imperanti. Nel
contratto Lega-M5s viene proposto un aumento della spesa universitaria: è un
punto di partenza importante, anche se non se ne specifica l’entità. Mentre la
spesa pro capite nella scuola italiana è sostanzialmente allineata alla media
dei paesi avanzati, secondo i dati Ocse 2014, nell’università investiamo appena
l’1 per cento del Pil, contro l’1,5 medio: siamo agli ultimi posti in Europa.
(Fonte: A. Gavosto, lavoce.info 12-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">TAR PUGLIA. DUE SISTEMI
PARALLELI DI C.D. TENURE-TRACK</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Così il Tar Puglia Bari sez. I, 24 maggio 2018, n. 736: E'
manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 24.
commi 2. lett. b). e 3, lett. b). 1. 30 dicembre 2010. n. 240, per violazione
artt. 3, 97. 33 e 35 Cost., nella parte in cui individua i requisiti di accesso
al contratto per ricercatore a tempo determinato di tipo B o c.d. Senior che
consentirebbe un accesso privilegiato alla qualifica di professore
universitario di II fascia (c.d. associato). Risulta rispondere a logiche
razionali l'aver previsto per i ricercatori a tempo determinato e per quelli a
tempo indeterminato, perché in situazioni non del tutto sovrapponibili, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">due sistemi paralleli di c.d. tenure-track</i>,
il primo contenuto nel comma 5 ed il secondo disegnato nel comma 6 della legge
n. 230 cit., nella misura in cui ad entrambe possano essere riservate adeguate
risorse finanziarie nell'ambito della programmazione per il sistema di
avanzamento per c.d. tenure-track, non rilevando il sistema con cui, in
concreto, l'Università provveda al reperimento dei fondi, in quanto questione
meramente contabilistica.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Quel che importa e che, comunque sia, alla stregua di una corretta
programmazione finanziaria, vi siano sufficienti fondi per non discriminare
ricercatori confermati a tempo indeterminato (vecchio </span><span style="font-family: "arial";">ordinamento) e ricercatori a tempo determinato (nuovo ordinamento), ai
fini dell'accesso al c.d. tenure-track. (Fonte: Tar Puglia, sentenza 24-05-18,
n. 736)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA RIDUZIONE DI RISORSE
ECONOMICHE E UMANE A FRONTE DELL’AUMENTO DEI FREQUENTANTI PUÒ ABBASSARE LA
QUALITÀ MEDIA DELLA DIDATTICA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Se gli indicatori quantitativi ci parlano di un restringimento del nostro
ritardo dalla media europea, nel Rapporto ANVUR 2018 mancano, invece,
indicatori per una valutazione della qualità della didattica, sebbene si
preannunci un uso più diffuso dei questionari degli studenti (che peraltro
possono fornire giudizi distorti nelle classificazioni). Sulla qualità della
didattica e sul suo monitoraggio è necessario tenere alta l’attenzione:
l’aumento dei laureati è avvenuto, infatti, in presenza di una riduzione delle
risorse economiche (-20 per cento in termini reali rispetto al 2008) e dei
docenti (-13 per cento), per effetto del pensionamento di numerosi ordinari e
dei limiti posti al turnover. Il rischio è che, con l’aumento dei frequentanti
e il sovraffollamento delle aule, l’insufficienza delle risorse investite nel
personale e nella didattica porti alla lunga a un abbassamento della qualità
media. (Fonte: A. Gavosto, lavoce.info 17-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA MANCANZA DI TITOLI TERZIARI
(UNIVERSITARI) PROFESSIONALIZZANTI CONTRIBUISCE AL BASSO NUMERO DI LAUREATI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il basso numero di laureati in Italia è anche dovuto al fatto che nel
nostro paese esiste sostanzialmente solo una laurea accademica (Tertiary type
A), mentre negli altri paesi ne esiste anche una professionalizzante (Tertiary
type B). In quasi tutti i paesi europei la mobilità sociale è stata favorita
dalla creazione di titoli terziari (universitari) professionalizzanti, che
hanno attratto nella sfera dell’università i figli di genitori senza laurea.
Tradizionalmente (e aggiungeremmo anche culturalmente) l’Italia non ha mai
investito in un canale vocational di pari dignità del canale accademico. La
riforma del 3+2 degli anni Duemila è stata un fallimento nel suo tentativo di
creare corsi professionalizzanti perché ha preteso che fossero i professori
accademici a insegnare le professionalità. Infatti la riforma 3+2 non ha
aumentato la mobilità sociale. Nella legislatura appena iniziata è necessaria
una riforma che introduca in Italia quel che in altri paesi c’è da 20 anni: un
canale professionalizzante che parta dagli Its, gli istituti tecnici superiori
che oggi realizzano corsi professionalizzanti per 8 mila studenti. (Fonte: M.
Leonardi e M. Paccagnella, lavoce.info 11-05-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA VERA VALUTAZIONE DELLA
RICERCA </span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Una vera valutazione non si può fare sulle cose intellettuali di
livello molto alto. Tanto meno se a scopo comparativo e premiale, perché
anteporre la buona ricerca di uno alla buona ricerca di un altro senza motivi
seri è osceno non solo intellettualmente, ma anche moralmente. Quindi, sui
livelli molto alti come lo è la ricerca di punta che praticano gli
universitari, semplicemente non si deve fare. Se si fa qualcosa di simile a
quello che si fa adesso, chiamarla "lotteria universitaria" o
"capriccio del ministero" non si discosterebbe dal vero molto più che
"valutazione della qualità della ricerca". Invece di spendere enormi
energie di tutti (perché, dimenticavo di dirlo, l'intero procedimento è una
mostruosa e patetica farragine che tiene tutti in scacco senza sosta con mille
squallidi adempimenti) in questa screditatissima messa in scena, i ricercatori
di livello universitario che hanno una produzione decente vanno semplicemente
finanziati e lasciati lavorare. La maggior parte di loro produrrà migliore
scienza così, perché non ne mancano gli incentivi (di carriera, di soddisfazione
intellettuale e personale, di riconoscimenti almeno fra gli addetti ai lavori).
Non per nulla, dalle origini della civiltà fino a pochi anni fa, tutta la
scienza che si è fatta si è fatta proprio in queste condizioni. Oltre a questo,
per indirizzare la ricerca verso alcuni campi ritenuti strategici, si devono
finanziare specifici progetti, naturalmente garantendosi che il livello
qualitativo sia al di sopra di una certa soglia. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">La valutazione su base essenzialmente quantitativa, cioè quella che si
fa adesso, deve essere applicata solo ai livelli più bassi della compagine
scientifica, stabilendo dei minimi sotto cui il ricercatore non può andare, e
deve avere la funzione di impedire la completa improduttività. Su chi per
qualsiasi motivo sarebbe portato a non produrre quasi niente per periodi
davvero troppo lunghi, dei vincoli sul numero minimo di prodotti e sul tipo di
sedi di pubblicazione possono avere il vantaggio di spingere a produrre almeno
alcuni lavori su riviste che garantiscano la presentabilità; e questo è
sicuramente per il meglio. Si dovranno anche premiare in modo speciale alcune
eccellenze conclamate, consacrate dalla comunità scientifica internazionale.
Insomma, il bastone e la carota per il 5-10% più pigro e per il 5-10% più
bravo; ma quello che ciclisticamente sarebbe il "gruppo", va trattato
tutto nella stessa maniera. Questo perché la libertà della ricerca è più
importante della quantità. E al tempo stesso è il massimo fattore che ne
produce la qualità. (Fonte: E. L. Vallauri, temi.repubblica.it/micromega-online
05-06-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ASN. CUN: PARERE SUI NUOVI
VALORI SOGLIA PROPOSTI DA ANVUR</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Come previsto dal DM 120/2016, il CUN ha formulato il suo parere sui
nuovi valori soglia proposti da ANVUR. «Perché sia meglio assicurata la
comprensibilità delle soluzioni adottate dall’ANVUR, come impone il principio
di trasparenza funzionale alla conoscenza reale e al controllo di ogni attività
pubblica, questo Consesso ritiene inoltre opportuno che sia reso noto
l’algoritmo esatto di calcolo dei valori soglia che ha permesso il
raggiungimento di detti valori alla percentuale predeterminata di candidati.».
Il CUN non solo denuncia la mancanza di trasparenza della procedura che ha
portato alla determinazione dei valori, ma contesta la continuità con le
procedure adottate nel 2016, in particolare riguardo alla decisione di
scegliere valori «che consentissero il raggiungimento di due valori soglia su
tre a predeterminate percentuali delle platee dei professori di prima fascia, dei
professori di seconda fascia e dei ricercatori». Il CUN evidenzia che «nelle
indicazioni del legislatore, infatti, l’Abilitazione dovrebbe essere attribuita
a tutti gli studiosi che abbiano raggiunto, per la seconda fascia, la maturità
scientifica e, per la prima fascia, la piena maturità scientifica, senza
stabilire a priori una quota di candidati che non potrà conseguirla. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">I “nuovi” valori soglia introdotti, anche in attuazione delle modifiche
del 2014, dal DM 7 giugno 2016, n. 120 dovrebbero pertanto costituire un mero
valore di accesso alla procedura in termini di adeguata qualità e quantità
della produzione scientifica, come riconosciuta dalle rispettive Comunità, e
non dovrebbero dipendere da calcoli statistici sulla platea dei possibili
Candidati.». </span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: Red.ne Roars 01-08-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ASN. LA RESISTENZA DEL MIUR PER
QUATTRO ANNI VERSO I NON ABILITATI CON 3/5</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Roars riporta la seguente lettera del “Coordinamento dei non abilitati
con 3/5”.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Scrivo a nome dell’auto-costituito “Coordinamento dei non abilitati con
3/5”, nato ormai quattro anni fa a seguito dell’annullamento, ad opera del
Consiglio di Stato, della norma del regolamento dell’ASN che prescriveva una
maggioranza qualificata dei 4/5 per l’ottenimento dell’abilitazione. Da allora
il MIUR scelse la strada di applicare la “nuova” maggioranza esclusivamente “ex
nunc” (cioè a partire dalla data di annullamento e in pochissimi altri isolati
casi di situazioni “pendenti”) creando un’evidentissima disparità di
trattamento tra candidati. Chiedemmo subito al MIUR di agire invece per tutti
in autotutela, ricevendo solo un assordante silenzio. Purtroppo il silenzio
perdurò e fummo costretti, alcuni collettivamente, altri individualmente (con
notevole impegno economico e morale) ad adire le vie legali. Finalmente, il 15
novembre scorso, il Consiglio di Stato ha emessa una chiarissima condanna senza
alcuna attenuante, riguardo all’assurda posizione tenuta dal MIUR. Eppure, il MIUR
è rimasto ancora inerte, costringendoci a nuovi ricorsi al TAR contro il suo
silenzio (vinti lo scorso giugno). Solo allora ha emesso una nuova Circolare
che, finalmente, dopo più di quattro anni, metterà la parola fine alla
questione. Ci chiediamo: Era davvero necessario che il MIUR ci facesse patire
per quattro anni? Era davvero impossibile capire che questa fosse da subito
l’unica soluzione possibile? Chi ci ripagherà per i quattro anni di occasioni
mancate? (Fonte: Red.ne Roars 25-07-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CRITICHE AI RANKING</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">In primo luogo la logica del
ranking, delle graduatorie che incolonnano i migliori atenei in cui andare a
studiare, è una logica molto americana. Parliamo di un Paese diverso dal nostro
in cui c’è sempre stata una grandissima mobilità sociale legata agli studi. E’
normale, negli Usa, che un ragazzo lasci casa sua per cambiare Stato e
raggiungere un college che lo attira. In un contesto del genere è facile che le
università considerino i ranking un buon modo per attirare visibilità e
studenti. Da noi, ma in realtà in tutta Europa, è una cosa meno diffusa e gli
studenti sono più stanziali. A questo si aggiunge che ad essere molto
‘americani’ sono anche i criteri con cui vengono valutati gli atenei. Nel senso
che alcune delle voci che sono prese in considerazione sono cose come il
rapporto tra docenti e studenti. E’ ovvio che da noi ci siano più studenti per
ogni singolo docente rispetto ai campus degli Stati Uniti dove si pagano rette
molto care per essere ammessi e le strutture che ospitano le matricole sono
completamente diverse. Inoltre il ranking usa criteri non scientifici, scelti
con una ratio impostata da chi li gestisce, e mette sullo stesso piano
università che hanno tasse diverse per gli studenti, capacità di attrarre
finanziamenti privati diversi e che ricevono finanziamenti statali che non si possono
paragonare tra loro. Se si usano certi criteri è normale che l’ultima
università del Texas primeggi su molte italiane. (Fonte: G. Ajani, La Stampa
28-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LA CLASSIFICA DEGLI ATENEI STILATA DAL CENTRE FOR WORLD UNIVERSITY
RANKINGS (CWUR)</span></span></b></div>
<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;">Gli indicatori su cui si basa
la classifica delle università di CWUR</span> (<span style="margin: 0px;"><a href="https://cwur.org/2018-19.php"><span style="color: blue;">https://cwur.org/2018-19.php</span></a> <span style="margin: 0px;"> </span>2018) sono sette: qualità della formazione;
tasso di occupazione dei laureati; qualità della docenza; produzione scientifica;
qualità della ricerca; prestigio internazionale; numero di citazioni sulle
riviste. In totale 45 le università italiane che sono riuscite a entrare nella
classifica università CWUR 2018. Sapienza 67esima. Dietro c’è la Statale di
Milano, 148esima. Tra le prime 200 al mondo ci sono anche UniPd (150esima) e
UniFi (185esima). UniBo 201esima. Sono riuscite a inserirsi tra le migliori 300
al mondo anche Torino (208esima), Napoli Federico II (247esima), Tor Vergata di
Roma (283esima) e Pisa (285esima).</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ormai abbonata a stare sempre
in vetta, anche in questa graduatoria, è Harvard a occupare la prima posizione.
La blasonata università americana precede, nell’ordine, le connazionali
Stanford e MIT di Boston. La medaglia di legno della classifica università CWUR
2018 va, invece, alla britannica Cambridge, che precede la rivale storica
Oxford. Per trovare un ateneo non angloamericano occorre scendere fino alla
12esima posizione, occupata dalla University of Tokyo.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Al di là di Cambridge e
Oxford, invece, la prima delle istituzioni europee è lo University College
London, che si piazza in 21esima posizione. (Fonte: P. Cirica,
universityequipe.com 30-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICA IBRIDA DELLE 500
“MIGLIORI” UNIVERSITÀ</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Swissinfo.ch ha creato una classifica ibrida delle 500 “migliori”
università, elaborando una media delle tre graduatorie mondiali più
approfondite ed influenti: QS World University Ranking, Times Higher Education
(THE) e Shanghai Ranking (ARWU). La Svizzera è ben rappresentata con 8
università tra le prime 500 al mondo. La maggior parte delle 50 migliori
università in assoluto si trovano nei paesi di lingua inglese, ma sono di gran
lunga anche le più costose. Sotto le italiane con l’average rank:</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Scuola Superiore Sant'Anna Pisa<span style="margin: 0px;"> </span>173.5<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Scuola Normale Superiore Pisa<span style="margin: 0px;"> </span>188.0<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Sapienza di Roma<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>195.3<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Politecnico di Milano<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>210.3<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Bologna<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>219.3<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Padova<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>235.8<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Torino<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>250.5<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Milano<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>287.8<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Politecnico di Torino<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>307.0<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Pisa<span style="margin: 0px;"> </span>338.0<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Milano-Bicocca<span style="margin: 0px;">
</span>350.5<span style="margin: 0px;"> </span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Università di Pavia<span style="margin: 0px;"> </span><span style="margin: 0px;"> </span>350.5<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"> </span></b></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: <span style="background: white; margin: 0px;"><a href="https://tinyurl.com/ycaxs4dw"><span style="color: blue;">https://tinyurl.com/ycaxs4dw</span></a>
15-05-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICAZIONE CENSIS DELLE
UNIVERSITÀ ITALIANE</span></b><br />
<span style="font-family: "arial";">Anche quest'anno il Censis pubblica le classifiche delle università
italiane, suddivise in categorie omogenee per dimensioni e valutate in base ai
servizi, le strutture, le borse di studio offerti agli studenti, ma anche in
base alla comunicazione e all'internazionalizzazione. Bologna è ancora prima
per il 9° anno consecutivo tra i mega atenei. Migliora Sapienza, Padova raggiunge
Firenze. L'Università della Calabria balza in avanti. Pavia scivola al quarto
posto, Teramo retrocede. (Fonte: La Repubblica 02-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">ACADEMIC RANKING OF WORLD UNIVERSITIES (ARWU)</span></span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Indicatori disaggregati delle università italiane nelle classifiche
ARWU 2017 e 2018. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">TABELLA. In rosso: valori degli indicatori che sono peggiorati. Caselle
gialle: i casi di arretramento in classifica e gli indicatori che sono
maggiormente peggiorati. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">ARWU non pubblica i punteggi degli atenei oltre la 100-ma posizione, ma
pubblica i punteggi dei sei indicatori (Alumni, Award, HiC, N&S, PUB, PCP)
la cui somma pesata produce lo score finale:</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">-Alumni of an
institution winning Nobel Prizes and Fields Medals (peso 0,1);</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">-Award: staff of an
institution winning Nobel Prizes and Fields Medals (peso 0,2),</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">HiC: the number of
Highly Cited Researchers selected by Thomson Reuters (peso 0,2);</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">-N&S: the number
of papers published in Nature and Science between 2013 and 2017. (peso 0,2);</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">-PUB: total number of
papers indexed in Science Citation Index-Expanded and Social Science Citation
Index in 2017 (peso 0,2);</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">-PCP: the weighted
scores of the above five indicators divided by the number of full-time
equivalent academic staff (peso 0,1). (Fonte: Roars 29-08-18)</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-y9CTEEwb3iI/W5Kh8RwponI/AAAAAAAAYbg/Hivi3hTOt8sj8cHBbUBd8AXBO0KVjzhbgCLcBGAs/s1600/classificazione_01.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="378" data-original-width="1600" height="148" src="https://1.bp.blogspot.com/-y9CTEEwb3iI/W5Kh8RwponI/AAAAAAAAYbg/Hivi3hTOt8sj8cHBbUBd8AXBO0KVjzhbgCLcBGAs/s640/classificazione_01.png" width="640" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CULTURA
DEL DIGITALE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">I DOCENTI SONO INDISPENSABILI
ANCHE NELLA TRASFORMAZIONE DIGITALE DELL’INSEGNAMENTO</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Troppo spesso la questione su come gli insegnanti debbano affrontare la
trasformazione digitale, “per stare al passo coi tempi”, viene affrontata
meramente sul piano tecnologico. Questo è un grave errore. Ci si focalizza solo
sul passaggio dalla carta agli e-book, dalla formazione in aula all’e-learning,
e così via. I servizi educativi sono ben diversi da quelli commerciali:
continueremo ad avere bisogno di tanti insegnanti, forse ancor di più che in
passato. D’altro canto, chi svolge questo lavoro sarà destinato a cambiare –
drasticamente – ruolo ricoperto e a rinnovare le sue competenze. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">Le piattaforme digitali possono creare nuovi ed efficaci modelli di
fruizione dei contenuti formativi, ma il valore aggiunto del docente nei
processi di interazione e confronto, quale stimolatore di discussioni e
pensiero critico, nonché come ‘educatore’ in senso stretto resta tuttora
inimitabile e scarsamente replicabile sul web. Anche i tentativi di replicare
tali circostanze per via telematica si sono finora dimostrati, in larga parte,
piuttosto fallimentari. La conoscenza personale, il confronto continuo fra
docente e discente, il fatto di essere nella stessa stanza e vivere “la stessa
atmosfera’, la possibilità di incontrarsi davanti a una macchinetta del caffè
restano dinamiche sociali che fanno la differenza quando i modelli di
formazione si basano sull’interattività e sull’apprendimento applicato, anziché
sulla didattica frontale. Secondo questo paradigma, l’insegnante è un po’ meno
formatore – quantomeno secondo l’accezione tradizione – e sempre più coach,
mentor, facilitatore dei processi di apprendimento. (Fonte: S. De Nicolai, <a href="http://www.agendadigitale.eu/"><span style="color: blue;">www.agendadigitale.eu</span></a> 06-07-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOCENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ATTO DI INDIRIZZO MINISTERIALE
SUL DOPPIO LAVORO DEI DOCENTI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;">Il 14 maggio scorso</span> la
ministra Valeria Fedeli, in coordinamento con l’Anac di Raffaele Cantone, ha
inviato a tutti i rettori d’Italia un atto d’indirizzo per arginare il fenomeno
dei doppi lavori, che avrebbe prodotto un danno erariale pari a 52 milioni
563mila 319 euro, come emerge dal “Progetto Magistri”, una indagine del Nucleo
speciale spesa pubblica della Guardia di finanza.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Sotto la lente del MIUR sono finiti l’abuso di consulenze, le
partecipazioni a società e il ricorso alla partita Iva da parte di professori
universitari che con un incarico a tempo pieno dovrebbero avere un rapporto di
esclusività - come tutti i dipendenti della Pa - con le università di
appartenenza. Ma che grazie anche a qualche spazio grigio nella pioggia di
norme degli ultimi anni hanno in qualche caso approfittato per svolgere qualche
lavoro privato di troppo. Ora però la vigilanza sarà rimessa direttamente agli
atenei «i quali pur non essendo titolari in materia di un potere autorizzatorio
- si legge nell’atto del MIUR - provvederanno a effettuare le verifiche del
caso». Inoltre, «i regolamenti di ateneo provvederanno a disciplinare procedure
interne basate sulla comunicazione, almeno semestrale, da parte dei docenti al
Rettore, al fine di consentire un adeguato monitoraggio, funzionale ad
assicurare il rispetto della normativa vigente in materia di regime a tempo
pieno, anche sotto il profilo della prevenzione dell’insorgere di situazioni di
conflitto di interessi».</span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: M. Bartoloni e M. Cimarrusti, IlSole24Ore 16-05-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">DOCENTI UNIVERSITARI: QUANDO
POSSONO FARE UN DOPPIO LAVORO</span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";">Chi esercita come professore in un ateneo statale è considerato, a
tutti gli effetti, un dipendente pubblico con un rapporto di esclusività. A
questo punto, i docenti universitari possono fare un doppio lavoro? A stare a
guardare inchieste e pronunciamenti del Ministero dell’Istruzione, la risposta
è decisamente negativa. I docenti a tempo pieno che, insieme all’insegnamento
nelle facoltà, offrono delle consulenze a pagamento o partecipano a società
esterne violano la legge e, secondo le stime della Guardia di Finanza,
provocano un danno erariale per decine di milioni di euro. Tuttavia, ci sono
dei casi in cui i docenti universitari possono fare un doppio lavoro, purché
non sia in conflitto con gli interessi dell’ateneo o incompatibile con la
funzione pubblica che svolgono. È il caso di chi collabora con una rivista
specializzata, di chi partecipa ad un convegno o di chi, ad esempio, insegna
scienze giuridiche ed economiche ed ha uno studio di avvocato.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">Nel saggio si legge cosa è permesso e cosa non è permesso fare ai
docenti universitari e quando possono fare un doppio lavoro. (Fonte: C. Arija
Garcia,<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>laleggepertutti.it 15-05-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DOTTORATO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RILIEVI DEL CONSIGLIO DI STATO
SULLO SCHEMA DI DECRETO CHE MODIFICA IL REGOLAMENTO PER L’ACCREDITAMENTO DELLE
SEDI E DEI CORSI DI DOTTORATO</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il Consiglio di Stato ha mosso una serie di rilievi sullo schema di
decreto che modifica il regolamento per l’accreditamento delle sedi e dei corsi
di dottorato. Il più importante riguarda la definizione del dottorato come
qualificante per i «più elevati profili professionali delle pubbliche
amministrazioni». Il Consiglio di Stato osserva che le finalità del dottorato
sono definite nella legge 210/1998, e non possono essere ridefinite per via
regolamentare. A parte questo punto decisivo, nel suo parere in primo luogo
Palazzo Spada sottolinea come la relazione tecnica sia priva della validazione
da parte della Ragioneria Generale dello Stato del ministero dell'Economia,
necessaria per la formulazione di un parere definitivo. Il Consiglio di Stato
rimprovera al MIUR il mancato inserimento delle università, degli enti di
ricerca, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni tra i destinatari
indiretti della normativa. Una impostazione, questa, che conferma l’alta
potenzialità del dottorato di ricerca, e la necessità di una compiuta
valorizzazione del titolo anche oltre la carriera accademica, nella pubblica
amministrazione e nel settore privato. Infine Palazzo Spada raccomanda al MIUR
di definire in maniera più precisa i criteri di valutazione e di definirli in
rapporto alla natura del percorso di ricerca, definendo più chiaramente le
tipologie di dottorato industriale, internazionale e intersettoriale, chiarendo
le modalità di convenzione con le imprese e quelle per cui differenti atenei o
enti di ricerca possono collaborare nell'istituzione di dottorati
internazionali e intersettoriali. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 08-06-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">FINANZIAMENTI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">450 MILIONI PER GLI <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ADVANCED GRANT - ERC-2018</i></span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Con l'apertura della call per gli «Advanced Grant - Erc-2018», avvenuta
lo scorso 17 maggio, sono stati messi a disposizione ben 450 milioni per
supportare il lavoro di ricercatori ormai già affermati nel proprio ambito. La
deadline per l'invio delle richieste è fissata al 30 agosto 2018. Sostegno ai
«Principal Investigator» più ambiziosi e innovativi. Essere ricercatori dalle
riconosciute competenze non basta a prospettare una carriera duratura. Sebbene
siano stati raggiunti tanti e importanti risultati, il rischio è quello di non
essere più considerati all'altezza e al passo con i tempi. La possibilità di
essere quindi messi al margine a favore delle nuove leve, risulta essere concreta
e non sempre ben giustificata. Con questa call l'Unione Europea vuole sia
sostenere sia spingere i cosiddetti «Principal Investigator» nel dimostrare la
natura innovativa, l'ambizione e la fattibilità delle proprie proposte
scientifiche. Le dimensioni delle sovvenzioni avanzate dall'Erc saranno ben
commisurate alle relative proposte di progetto. A ciascun candidato non
potranno essere aggiudicati più di due milioni e mezzo di euro scaglionati in
un tempo limite di 5 anni. Nel caso di progetti dalla minor durata l'intera
sovvenzione sarà ridotta pro rata temporis. Ipotizzando di garantire a tutti i
partecipanti il massimo del budget disponibile, saranno quantomeno 180 le
proposte a poter sperare in una valutazione positiva. (Fonte: R. Nicchi, IlSole24Ore
21-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RIPARTIZIONE DEL FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO DELLE UNIVERSITÀ
STATALI IN UNA BOZZA DI DECRETO. QUASI IL 30% ALLA “PREMIALITÀ”</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il FFO complessivamente si
colloca intorno ai 7,3 miliardi di euro. Cresce di circa 345 milioni rispetto
allo scorso anno (+4,9%) solo perché contiene tra l’altro: 271 milioni di euro
per il finanziamento dei cosiddetti “dipartimenti di eccellenza”; 50 milioni di
euro a titolo di parziale compensazione del blocco degli scatti stipendiali dei
docenti; 105 milioni di euro per compensare l’ampliamento della no tax area per
le contribuzioni studentesche.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Tutti questi interventi sono
finalizzati a finanziare totalmente o parzialmente specifiche iniziative
previste da provvedimenti legislativi, temporalmente limitate e quindi non
strutturali. Gli Atenei, inoltre, dovranno far fronte con il proprio bilancio
anche al rinnovo del CCNL del personale tecnico e amministrativo (e dal 2019
anche agli aumenti per il personale docente e ricercatore). Quindi le risorse
strutturali a disposizione degli atenei sono di fatto diminuite e cala in
particolare la quota base di finanziamento (che si riduce al 60% del FFO, dal
72% di quattro anni fa), arrivando intorno ai 4 miliardi e 400 milioni di euro
(165 milioni di euro in meno del 2017, circa il 4%). Quasi 3 miliardi (2,950)
sono attribuiti sulla base dei finanziamenti dell’anno precedente (nel FFO 2017
erano più di 3,2 miliardi, con una diminuzione di circa 260 milioni di euro,
pari a quasi il 9% in meno per questa voce). La quota ripartita secondo il
criterio del cosiddetto “costo standard di formazione studente” aumenta invece
da quasi 1,3 a quasi 1,4 miliardi di euro (circa 95 milioni di euro in più, +8%
della voce), passando dal 28,6% al 31,9% della quota base. Continua a crescere la
percentuale delle risorse destinate alla cosiddetta premialità che raggiunge
quasi un miliardo e 700 milioni di euro (158 milioni in più dello scorso anno,
ben 11% in più nei fondi su questa voce, pari a circa il 24% delle risorse
disponibili contro il 22% dello scorso anno), al netto dei dipartimenti di
eccellenza (sommando i quali si raggiunge quasi il 30% delle risorse
complessive). (Fonte Flc Cgil 23-07-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CHE FINE HA FATTO IL FFABR</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La legge di bilancio 2017 ha introdotto il FFABR (Fondo per il finanziamento
delle attività base di ricerca dei ricercatori e dei professori di seconda
fascia). Lo stanziamento previsto era di 45 milioni di euro a decorrere dal
2017, con un importo individuale annuale pari a 3 mila euro, per un totale di
15 mila finanziamenti individuali. A distanza di poco tempo c’è stata però una
drastica inversione di marcia e con successive decurtazioni il provvedimento è
rimasto del tutto privo di copertura finanziaria. Dopo il primo stanziamento si
è proceduto a progressivi tagli, dapprima con la legge 21 giugno 2017, che
diminuiva il finanziamento del 30 per cento dal 2019, poi con la legge di
bilancio 2018, che ha ridotto lo stanziamento per il 2018 a 30 milioni e quello
del 2019 e 2020 a 18 milioni e infine (per dare il colpo di grazia) con
ulteriori due decurtazioni del fondo stanziato per il 2018 che lo hanno ridotto
a soli 2 milioni di euro (e azzerato dal 2019). (Fonte: F. Di Paola,
lavoce.info 31-07-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE –
DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA – OCCUPAZIONE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">L’OCCUPAZIONE DEI LAUREATI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Tra i laureati nella classe di età tra 20 e 34 anni (circa 1,2 milioni)
che hanno un'occupazione, ben il 28% (348 mila) risulta sovraistruito, cioè
occupa una posizione professionale che in realtà non richiede la laurea. Si
tratta di circa il 30% dei giovani laureati, costretto ad accettare un lavoro
inferiore alle proprie aspettative, con punte di sovraqualificazione anche
sopra al 50% per chi proviene dalle facoltà di lingue e scienze sociali, mentre
per i laureati in medicina, ingegneria, statistica e farmacia il fenomeno è più
contenuto e non raggiunge il 20%. La crisi economica ha poi aggravato
notevolmente un secondo aspetto, quello della sotto occupazione: tra chi ha
meno di 34 anni si è infatti passati da un'incidenza di part-time involontario
pari al 48,3% del 2008 al </span><br />
<span style="font-family: "arial";">74,8% del 2017. Nello stesso periodo, mentre il numero dei giovani con
contratto a tempo determinato è rimasto sostanzialmente invariato, quelli con
contratto a tempo indeterminato sono scesi da 4.200.000 a 2.700.000. Paradossale
che da una parte il M5s abbia elevato la disintermediazione e l'utilizzo delle
Rete a paradigma di una nuova società (nella quale non ci saranno più agenzie
di viaggio, giornali, partiti politici, sindacati), mentre dall'altra nel
programma del governo del cambiamento si prevede di investire 2 miliardi di
euro (!) per rilanciare l’intermediazione dei vecchi uffici di collocamento,
che finora hanno fatto di tutto meno che trovare un lavoro a chi non ce l’ha.
(Fonte: M. Longoni, ItaliaOggi 2506-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE PIÙ RICHIESTE NEL FUTURO
PER LE PROFESSIONI EMERGENTI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Secondo la Previsione dei Fabbisogni Occupazionali in Italia a medio
termine (2018-2022), nel periodo 2018-2022 il fabbisogno di laureati da parte
del sistema economico nazionale raggiungerà le 778 mila unità suddivise nei
seguenti settori:</span><br />
<span style="font-family: "arial";">25% nel settore economico-sociale: circa 40mila unità nel settore
politico-sociale e 150mila in quello economico-statistico.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">24% nel settore umanistico (comprende: formazione, linguistico,
psicologico, ecc).</span><br />
<span style="font-family: "arial";">18% nel settore ingegneristico – architettonico – edilizio.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">18% nel settore medico sanitario.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">8% nel settore matematico scientifico chimico.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">7% nel settore giuridico.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: M. Crisci, tag24.it 28-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">POSTI DISPONIBILI PER CORSI DI
LAUREA AD ACCESSO PROGRAMMATO. CORSI A NUMERO CHIUSO. MOOCS (MASSIVE ON LINE
COURSES)<span style="margin: 0px;"> </span></span></b></div>
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Posti disponibili per corsi di
laurea ad accesso programmato</i> 2018-19: 9.779 posti per Medicina-Chirurgia
(erano 9.100 nel 2017), 1.096 posti per Odontoiatria (erano 908 nel 2017), 759
per Medicina Veterinaria (erano 655), 7.211 per Architettura (erano 6.873). In
tutto 1309 posti in più. </span><br />
<span style="font-family: "arial";"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Corsi a numero chiuso </i>passati
dai 919 del 2013 ai 972 del 2017. Ormai un corso su 5 è a numero chiuso (il
21,9% dei 4441 totali). Ma se si aggiungono anche i 720 ad accesso programmato
a livello nazionale (il 16,2%), quelli ad accesso aperto sono il 61,9%.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">I <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Moocs</i> (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Massive on line courses</i>) italiani nel 2013 erano soltanto 18
inseriti in corsi di laurea ed erogati da 2 università. Nel 2014 sono diventati
39, quindi 94, e oggi siamo vicini a quota 400. In cinque stagioni sono
cresciuti oltre 20 volte. E gli studenti sono diventati 200.000, 4 volte quelli
del 2013.</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">NUOVO ESAME DI STATO PER
L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI MEDICO-CHIRURGO. TEMPI DI ATTUAZIONE</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il Decreto ‘Regolamento recante gli esami di Stato di abilitazione
all'esercizio della professione di medico-chirurgo’ prevede che il tirocinio
pratico-valutativo avrà una durata complessiva di tre mesi e dovrà essere
espletato durante il corso di studio, non prima del quinto anno di corso ed a
condizione che siano stati sostenuti positivamente tutti gli esami fondamentali
relativi ai primi quattro anni di corso previsti dall’ordinamento della sede
dell'Università; esso sarà organizzato secondo quanto stabilito dagli
ordinamenti e dai regolamenti didattici di ciascuna sede. Di conseguenza, gli
studenti iscritti nell’anno accademico 2018/19 al sesto anno dovranno
necessariamente usufruire dei 2 anni di proroga previsti dalla norma
transitoria. Inoltre, per tutti i CLM in Medicina e Chirurgia saranno necessari
tempi tecnici per adeguare l’ordinamento vigente, inserendo negli ultimi 2 anni
di corso i 15 CFU professionalizzanti (ex art. 10, comma 5, lettera d del DM 22
ottobre 2004, no.270) dedicati all’esame di abilitazione professionale. Tale
adeguamento dovrà inoltre essere coordinato dalla Conferenza Permanente dei
Presidenti dei Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia allo scopo di
garantire la omogeneità dello svolgimento e la valutazione del tirocinio pratico-valutativo
in tutte le sedi. Pertanto, sebbene il decreto preveda l’entrata in vigore
nell’anno 2019, la prima tornata del nuovo esame di stato potrà svolgersi solo
dopo la prima sessione di lauree dell’anno accademico 2019/2020 e cioè nel
luglio 2020. (Fonte: S. Basili, <a href="http://www.quotidianosanita.it/"><span style="color: blue;">www.quotidianosanita.it</span></a>
14-05-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LE PROFESSIONI NELL’ICT (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">INFORMATION
COMMUNICATION TECHNOLOGY)</i></span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">«Analista funzionale», «app
developer», «it architect», «web developer» sono i titoli per alcuni incomprensibili,
in ufficio sono considerati un po' eccentrici, ma con una caratteristica in
comune: sono ricercatissimi. Sono gli esperti del mondo digitale, i «nerd»
dell'Ict (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Information communication
technology)</i> ai quali la società specializzata nello studio delle
retribuzioni JobPricing ha dedicato una serie di indagini in collaborazione con
Modis (recruiting digitale). Il primo dato che emerge è che mentre in genere
l'occupazione in Italia è in stallo, quella nel settore dell’Ict cresce a ritmi
del 4 per cento l'anno. Il problema è che le aziende hanno bisogno di laureati
ma il sistema universitario non è in grado di fornirne a sufficienza, al punto
che i laureandi trovano lavoro prima di aver terminato gli studi. Così il
cosiddetto mismatch, cioè la differenza tra domanda e offerta, in Italia è
molto ampio: attualmente le imprese sono alla ricerca di 80 mila persone con
competenze digitali e non le trovano. (Fonte: Panorama 17-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LAUREE PROFESSIONALIZZANTI: COME
LE VUOLE IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI INGEGNERI (CNI)</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">In merito alla sperimentazione delle nuove lauree ad ordinamento
professionale, il CNI fa presenti alcuni punti fermi: distinguere i nuovi
percorsi da quelli esistenti, con l'introduzione di una nuova categoria di
classi di laurea (lauree professionalizzanti - LP); ribadire che il
conseguimento della nuova LP è finalizzato esclusivamente all'immediato
inserimento nel mercato del lavoro e/o all'acquisizione di una specifica
abilitazione professionale; le nuove LP aventi contenuto abilitante dovranno
abilitare all'esercizio di un'unica specifica professione (in particolare
quella di Perito Industriale e di Geometra) a differenza della Lauree di primo
livello (L) e alle Lauree Magistrali (LM) che consentono l'accesso agli esami
di abilitazione per l'esercizio di una pluralità di professioni, e non dovranno
consentire l'accesso alla sezione B dell'Albo degli Ingegneri, che dovrà essere
riservato ai possessori della laurea di primo livello; il contenuto abilitante
delle LP dovrà essere circoscritto alle mansioni esecutive e di supporto alle
prestazioni più complesse (esclusa la progettazione) che resteranno di
competenza dei professionisti con percorsi accademici di livello superiore.
(Fonte: M. Peppucci, <a href="http://www.ingenio-web.it/"><span style="color: blue;">www.ingenio-web.it</span></a>
28-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">10 MISURE DI CAMBIAMENTO PER LA
SCUOLA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">A proposito del tanto nominato “cambiamento” E. Galli Della Loggia
propone al ministro dell’istruzione le seguenti misure per la scuola:</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">1)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Reintroduzione
in ogni aula scolastica della predella, in modo che la cattedra dove siede
l’insegnante sia di poche decine di centimetri sopra il livello al quale
siedono gli alunni. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">2)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Sempre
a questo principio deve ispirarsi la reintroduzione dell’obbligo per ogni
classe di ogni ordine e grado di alzarsi in piedi in segno di rispetto (e di
buona educazione) all’ingresso nell’aula del docente.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">3)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Divieto
deciso nei confronti di tutte le «occupazioni» più o meno simboliche e delle
relative autogestioni.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">4)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Cancellazione
di ogni misura legislativa o regolamentare che preveda un qualunque ruolo delle
famiglie o di loro rappresentanze nell’istituzione scolastica.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">5)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Divieto
di convocare gli insegnanti ad assemblee, riunioni, commissioni e consigli di
qualunque tipo per più di tre o al massimo quattro volte al mese.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">6)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Sull’esempio
del Giappone, affidamento della pulizia interna e del decoro esterno degli
edifici scolastici agli studenti della scuola stessa. </span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">7)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Per
superiori ragioni di igiene antropologico - culturale divieto assoluto agli
studenti (pena il sequestro) di portare non solo in classe ma pure all’interno
della scuola lo smartphon.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">8)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Obbligo
per tutti gli istituti scolastici di organizzare e tenere aperta ogni giorno
per l’intero pomeriggio una biblioteca e cineteca con regolari cicli di
proiezioni.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">9)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Alle
gite scolastiche sia fatto obbligo di scegliere come meta solo località
italiane.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 61.8px; text-indent: -18pt;">
<span style="margin: 0px;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">10)</span><span style="font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font: 7pt "Times New Roman"; margin: 0px;"> </span></span></span><span style="font-family: "arial";">Istituti e
«plessi scolastici» devono essere intitolati al nome di una personalità
illustre.</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px 0px 0px 48px;">
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: E. Galli
Della Loggia, corriere.it 18-06-18)</span></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RICERCA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US" style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">RICERCA E DIDATTICA. CONFRONTO CON HARVARD SU
BASE ARWU (ACADEMIC RANKING OF WORLD UNIVERSITIES)</span></span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Tranne Sapienza, in tutti gli atenei italiani la percentuale dei lavori
scientifici rapportata a quella di Harvard cresce nel 2018 rispetto al 2017; le
spese (4,8 mln USD) dei primi 8 atenei italiani sono poco più di quelle di
Harvard (4,6 mln USD). Ma i primi 8 atenei italiani, assieme, producono 1,7
volte gli articoli prodotti da Harvard; i primi 8 atenei italiani, assieme,
erogano didattica a più di mezzo milione di studenti contro i 22mila di
Harvard. (Fonte: G. De Nicolao, Roars 16-08-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA POSIZIONE ITALIANA DELLA
RICERCA NEL CONFRONTO MONDIALE</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La produzione scientifica mondiale vede l’Italia all’ottavo posto e con
una crescita media annua forte rispetto ad altri paesi, ma è al 27° posto tra i
paesi che spendono di più in ricerca in % sul prodotto interno lordo al netto
delle spese per la difesa, al di sotto della media dei paesi dell’OCSE e al di
sotto della media dei paesi della UE a 28. Lontani dall’obiettivo europeo del
2020, che punta al 3% in tutta l’Ue, e lontanissimi dal podio di Israele
(4,3%), Corea del Sud (4,2) e Svizzera (3,4). L’Italia scivola ancora più giù
nelle classifiche quando si conta il numero di ricercatori per mille occupati
(34° posto), non brilla per parità di genere e affonda in ultima posizione se
si considerano i docenti universitari sotto i 40 anni. Il rischio non è solo
quello di perdere posizioni, e quindi di non riuscire ad attrarre fondi
continuando a lasciar andare ricercatori, bensì di non guadagnare un ruolo nel
campo dell’innovazione, dove l’Italia è al 19esimo posto sui 28 Paesi Ue.
(Fonte: <a href="http://www.nextquotidiano.it/"><span style="color: blue;">www.nextquotidiano.it</span></a>
08-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">QUALI COMPITI PER UN’AGENZIA
NAZIONALE DELLA RICERCA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La stampa riporta l'intenzione del Ministro del MIUR Marco Bussetti di
istituire una Agenzia Nazionale della Ricerca, che richiama la proposta storica
del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica. Alcune interpretazioni
giornalistiche fanno intendere però che tale Agenzia proposta dal governo
dovrebbe svolgere un ruolo di coordinamento unico degli enti di ricerca, ora
vigilati da diversi ministeri. In questo caso si tratterebbe di una proposta
ben lontana dall'idea originale del Gruppo 2003. Secondo il Gruppo, infatti,
l'Agenzia nazionale della Ricerca avrebbe il compito primario di accorpare e
gestire non gli enti, bensì tutti i fondi destinati alla ricerca competitiva:
una struttura che dovrebbe essere snella, trasparente e autonoma dalla
politica. Un'Agenzia con questi chiari compiti, insieme a un considerevole
incremento dei finanziamenti, sono due condizioni essenziali per il rilancio
della ricerca e sviluppo nel nostro Paese. Quella che propone il Gruppo 2003
non è un’Agenzia Nazionale della Ricerca non è un super Ente che raccorda e
coordina l’attività di tutti gli Enti e i centri di ricerca – impresa difficile
e indesiderabile – ma la costituzione di un’Agenzia terza rispetto agli Enti di
ricerca e rispetto al governo che finanzi i migliori progetti di ricerca,
secondo modalità tutto sommato simili a quelle della National Science
Foundation (NSF) degli Stati Uniti. (Fonte: dichiarazione del Gruppo 2003,
12-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">I PILASTRI DI HORIZON EUROPE 2021-2027 </span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Luigi Nicolais in un convegno
al Bo ha illustrato i 3 pilastri di Horizion Europe (2021-2027), il programma
europeo di finanziamenti alla ricerca che sostituisce e rinnova Horizion2020
(2014-2020). “È<span style="margin: 0px;"> </span>stato approvato un
budget di 100 miliardi di euro (80 quelli del precedente quadro, ndr) e insieme
alla mobilità la ricerca è l'unico settore che ha visto un aumento”. Dei tre
pilastri, Open Science, Open innovation, e Global challenges and industrial
competitiveness, il secondo sarà il punto di riferimento per le innovazioni ad
alto potenziale. Lo European Innovation Council in particolare sarà lo
strumento che prevede finanziamenti veloci e flessibili e il coinvolgimento di
investitori privati; sarà il punto di riferimento per lo sviluppo di tecnologie
ad alto impatto (tecnologie breakthrough e market creating) e per le aziende che
hanno il potenziale di scalare velocemente il mercato.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“In Italia la ricerca funziona
bene, non funziona altrettanto bene il trasferimento, ovvero la trasformazione
della ricerca in ricchezza” ha detto Luigi Nicolais. “L'università oggi ha
bisogno di un organo snello e veloce per sviluppare le potenzialità di un
prodotto, una volta individuate. Serve a ridurre le distanze tra università e
mondo industriale. Serve a superare quella che gli americani chiamano la 'valle
della morte', ovvero l'ingresso nel mercato, riuscire a trasformare con
successo la ricerca in prodotto”. (Fonte: F. Suman, IlBo 22-05-17)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">NEL PROGRAMMA DEL NUOVO GOVERNO GIALLOVERDE NUOVA VESTE PER L'ANVUR E
L'AGENZIA PER LA RICERCA </span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Le riforme previste dal nuovo
esecutivo annunciano di toccare anche la governance del sistema universitario:
sarà «ridisegnato il ruolo» dell'ANVUR, per «renderlo uno strumento per il
governo e non di governo», e verranno individuati i soggetti «che potrebbero
contribuire nei processi decisionali», a partire dal Cun, il consiglio
universitario nazionale. Sul fronte della ricerca, infine, una nuova Agenzia
nazionale servirà a superare la «frammentazione» e lo «scarso coordinamento»
tra gli enti pubblici, così come il loro «carente coinvolgimento» sulle
questioni strategiche per lo sviluppo del Paese. Per la proposta di costituire
un’agenzia unica della ricerca per il coordinamento dei diversi enti e centri
di ricerca bisognerà però capire in concreto come il governo vorrà
strutturarla, con quale governance e quali risorse. È soprattutto importante
che l’agenzia assicuri un raccordo efficiente degli enti di ricerca, e non
diventi un’ulteriore stratificazione burocratica, scarsamente trasparente
nell’operato e nelle logiche di indirizzo.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";"><span style="margin: 0px;"> </span>(Fonte: A. Tripodi, IlSole24Ore 22-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LA FITNESS SCIENTIFICA DEI PAESI</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Per valutare quantitativamente
il vantaggio comparato della diversificazione scientifica è possibile
utilizzare un nuovo approccio, che permette di definire una misura sia per la
competitività dei sistemi di ricerca scientifica delle nazioni sia per la
complessità dei settori scientifici. Quest’approccio usa come dati grezzi le
citazioni nei diversi campi scientifici normalizzate alla spesa HERD (Spesa in
istruzione superiore relativa al Prodotto Interno Lordo) ed è basato su un
algoritmo ispirato a Google PageRank. In questo modo si ordinano i paesi in
base alla loro “fitness” scientifica dove la fitness è una variabile che tiene
conto della competitività scientifica di una nazione misurando, al contempo, il
livello di diversificazione e di complessità dei campi scientifici in cui quel
paese è attivo: un paese con alta fitness è competitivo scientificamente in
campi scientifici molto complessi, e un campo è molto complesso se è sviluppato
solo dai paesi con alta fitness. Le due definizioni sono autoconsistenti ed è
dunque possibile utilizzare i dati sulle citazioni per calcolare, attraverso
l’algoritmo matematico, la fitness di ogni paese e la complessità. Ad esempio,
solo le nazioni più avanzate e competitive sono attive in alcuni campi
specialistici delle scienze mediche, mentre la gran parte delle nazioni sono
attive in campi come la fisica e la matematica. (Fonte: F. Sylos Labini, Roars
24-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">CLASSIFICAZIONE DELLE RIVISTE IN CLASSE A. NON TUTTO ORO ...</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Vale la pena di ricordare che
le classificazioni delle riviste decidono quali professori ordinari hanno
accesso al sorteggio per diventare commissari dell’Abilitazione Scientifica
Nazionale. Inoltre, le liste sono decisive per valutare chi ha requisiti per essere
valutato ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale di prima e seconda
fascia. Vengono anche usate nell’ambito delle valutazioni comparative bandite
dagli atenei. Infine, sono utilizzate nell’accreditamento dei corsi di
dottorato, dove uno degli indicatori è il numero di soglie ASN superato dai
componenti dei collegi dei docenti. Roars fa l’esempio dell’Area 11, dove, a
partire da febbraio 2017, era stata non solo attribuita la patente di
scientificità ma anche quella di eccellenza (classe A per il Settore
concorsuale 11/D2) ad una rivista “predatoria”, il Journal of Sports Science.
Una rivista, non solo priva di basilari requisiti, ma che fin dal titolo cerca
di “clonare” il più serio Journal of Sports Sciences, di cui copia persino gli
“aims and scopes“. Roars si domanda: “L’inserimento in fascia A di riviste di
dubbio valore è solo una svista (ma allora perché non correggerla?) o serve ad
aiutare qualcuno, candidato o commissario che sia? Tutta la vicenda è assai
istruttiva. Grazie alla certificazione ANVUR diventa possibile spalancare le
porte delle commissioni, di un giudizio abilitativo o di un ruolo universitario
a chi raggiunge le soglie con “lavori” che non hanno subito nessuna seria
valutazione scientifica. Con un dettaglio tutt’altro che trascurabile: grazie
all’oggettività dei criteri bibliometrici, la promozione dei mediocri e/o dei
furbi diventa blindata dal punto di vista amministrativo. (Fonte: Red.ne Roars
28-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">RICERCA FINANZIATA DALLA CE
TUTTA IN OPEN ACCESS</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Tutta la ricerca finanziata dalla Commissione Europea dovrà essere
pubblicata in Open Access entro il 2020. Per garantire il raggiungimento di
questo obiettivo, la Commissione ha lanciato l'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Open Science Monitor</i>, ma ne ha appaltato una parte al gigante
dell'editoria scientifica Elsevier. L'obiettivo dell'Open Science Monitor è di
sviluppare indicatori che misurino il grado di "apertura" della
scienza europea, soprattutto nei confronti dei decisori politici. Se Elsevier
si occuperà dello sviluppo di questi indici è probabile che saranno indici
proprietari, basati cioè su database a pagamento. La contraddizione è
allarmante: nell'ultimo anno diversi consorzi di biblioteche universitarie in
Europa hanno deciso di boicottare le riviste pubblicate da Elsevier, per le
clausole di segretezza imposte sui propri contratti, e per i costi sempre in
crescita dell'accesso alle pubblicazioni. Con questa decisione la Commissione
mette a rischio la riuscita dell'intera operazione. (The Guardian, Scienza in
rete, 05-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">CORSI E RICERCHE INTERDISCIPLINARI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Nei paesi anglosassoni le migliori università si sono da tempo attivate
per promuovere la ricerca interdisciplinare, ad esempio Harvard fin dal 2007 ha
fortemente enfatizzato la ricerca interdisciplinare e cercato di modificare
(almeno parzialmente) la sua struttura a dipartimenti troppo chiusi in se
stessi. Negli Stati Uniti, la National Science Foundation finanzia da tempo
progetti di ricerca interdisciplinare, mentre la National Academy of Science ha
pubblicato un importante libro su come incentivare la ricerca
interdisciplinare. Anche nel Regno Unito i Research Councils si sono attivati
da tempo per sollecitare la ricerca interdisciplinare. La Comunità Europea
promuove numerose attività interdisciplinari e multidisciplinari. In questo contesto,
il programma Horizon 2020 focalizza la creazione di progetti con obiettivi
concreti volti al progresso della società, piuttosto che su tematiche
specifiche di ricerca.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Il futuro è interdisciplinare. L’interdisciplinarietà può far avanzare
la ricerca con scoperte fatte nell’intersezione delle varie discipline per
migliorare la vita degli individui e lo stato del pianeta.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">L’educazione interdisciplinare permette agli studenti di guardare i
problemi da punti di vista nuovi e innovativi. Gli studenti possono diventare
individui indipendenti, responsabili, coscienti, che “imparano ad imparare” e
non perderanno più questa capacità per tutta la loro vita. (Fonte: T. Catarci, <a href="http://www.agendadigitale.eu/"><span style="color: blue;">www.agendadigitale.eu</span></a> 17-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ENTI PUBBLICI DI RICERCA. PIÙ
CHE UN COORDINAMENTO MANCA UN SERIO PIANO NAZIONALE DI RICERCA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il neoministro Marco Bussetti ha ragione nel sostenere che esiste una
certa frammentazione e uno scarso coordinamento nelle attività degli Enti
Pubblici di Ricerca, non fosse altro perché se 12 sono vigilati dal MIUR, altri
afferiscono a una pletora di altri ministeri. Sarebbe bene che ci fosse, anche
a livello di governo, un minimo di coordinamento. Ma quello che manca è un
serio Piano Nazionale della Ricerca, che definisca, esso sì, gli assi
strategici dell’attività scientifica nel paese e li finanzi adeguatamente. Ma
Marco Bussetti ha parlato di un’Agenzia Nazionale della Ricerca che dovrebbe
avere il compito di coordinare e raccordare gli Enti e i Centri di Ricerca. Ed è
questo che ha generato l’attenzione e, insieme, le perplessità di una parte
della comunità scientifica. Le parole del ministro sembrano indicare la
creazione di una sorta di super Ente che coordini e raccordi le specifiche
ricerche degli attuali Enti e Centri. Il che si presta a due critiche, affatto
diverse. Nel progetto non si fa cenno alla ricerca universitaria. Che ne sarà.
Sarà fuori dal raccordo e dal coordinamento? L’altra critica, riguarda
l’autonomia dei vari Enti e Centri di ricerca. Non è auspicabile un centro che
coordini nel medesimo tempo il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ente
generalista con oltre cento istituti che coprono l’intero scibile umano, e
l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) o l’Istituto Nazionale di
Astrofisica (INAF) che invece svolgono la loro attività di ricerca in settori
altamente specifici con progetti fortemente internazionalizzati, il primo nel
campo della fisica delle alte energie e il secondo nel settore, come dice il
nome, dell’astrofisica. Men che meno si può pensare a un’integrazione stretta
tra enti di ricerca pura come questi ed enti, come l’Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che afferisce al Ministero
dell’Ambiente e che svolge sia attività di ricerca pura sia, soprattutto,
attività di servizi tecnici altamente specializzati. La stessa cosa vale per
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ente vigilato dal Ministero della Salute.
(Fonte: P. Greco, IlBo 13--07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">GOVERNARE E CONTROLLARE LA
RICERCA E L’INSEGNAMENTO ATTRAVERSO STRUMENTI BIBLIOMETRICI AUTOMATICI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Su Roars si legge un dettagliato rapporto di Alberto Baccini e Giuseppe
De Nicolao su come il sistema accademico italiano si è trasformato in un
laboratorio dove si sta svolgendo un esperimento in vivo senza precedenti:
governare e controllare la ricerca e l’insegnamento attraverso strumenti
bibliometrici automatici. Nel tentativo di sintetizzare il rapporto propongo la
nota seguente. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">Le “misure oggettive” delle attività scientifiche e dei professori sono
utilizzate non solo per gli esercizi di valutazione della ricerca (VQR), ma
anche per l’abilitazione scientifica nazionale necessaria per l’accesso ai
ruoli universitari (ASN), per la distribuzione di microfinanziamenti
individuali ai ricercatori (finanziamento FFAR) e, infine, localmente, anche
per aumenti di stipendio. In questo articolo illustriamo come un crescente
controllo centralizzato stia emergendo dagli esercizi di valutazione della
ricerca, e come sia realizzato attraverso dispositivi apparentemente tecnici,
la cui giustificazione scientifica dà luogo a un conflitto tra dimensione
politica, scientifica ed etica della ricerca. Il ruolo centrale è stato svolto
dall’ANVUR, l’agenzia di valutazione delle università e della ricerca. L’ANVUR
non è un’agenzia autonoma. È invece un’agenzia governativa: il suo consiglio è
costituito, infatti, da sette professori nominati direttamente dal ministro.
Inoltre, l’ANVUR agisce principalmente realizzando attività direttamente
definite con decreti ministeriali, quali la valutazione della ricerca, le
procedure di assicurazione della qualità della didattica (AVA), la valutazione
dei compiti amministrativi delle università, la qualificazione dei candidati
alla ASN. Tra le istituzioni europee simili, come AERES in Francia o ANECA in
Spagna, nessuno concentra così tanti poteri e funzioni. Inoltre, in nessun
altro paese occidentale è stato sviluppato un analogo controllo governativo
delle scienze e delle università. Per trovare caratteristiche simili, dobbiamo
tornare all’organizzazione della scienza nelle economie pianificate. L’ANVUR ha
adottato per la VQR “un doppio sistema di valutazione” in base al quale ogni
lavoro presentato è stato classificato in una classe di merito mediante
revisione dei pari informata (informed peer review, IR) o attraverso un
algoritmo di punteggio automatico basato su indicatori bibliometrici. L’ANVUR
ha adottato il doppio sistema di valutazione prima che fosse validato
scientificamente. Questo non può che creare uno scontro tra i due ruoli svolti
dall’ANVUR in questa storia: ideatore di regolamenti e procedure, ma anche
fornitore di prove scientifiche ex post a sostegno di quei regolamenti e di
quelle procedure. Mettendo insieme tutti i pezzi, è ora possibile concludere
che nell’esperimento condotto da ANVUR la peer review e la bibliometria non
concordano. Di conseguenza, la coesistenza di due diverse metodologie di
valutazione ha introdotto distorsioni non controllabili nei risultati finali
della VQR, che sono attualmente utilizzati dal governo per il finanziamento
delle università. Inoltre l’ANVUR rifiuta di divulgare i dati per la loro
riproduzione e controllo (https://doi.org/10.13130/2282-5398/8872). Un rifiuto
che si può spiegare con il timore di consentire indagini indipendenti su un
presupposto fondamentale su cui si basa l’intero esercizio di valutazione della
ricerca. <span lang="EN-US" style="margin: 0px;">(Fonte: A. Baccini e
G. De Nicolao, Roars e blog dell’ Institute for New Economic Thinking, New
York, giugno 2018)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">18 PRINCIPI PER TRASFORMARE LA
COMUNICAZIONE SCIENTIFICA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">In una dichiarazione dell’aprile scorso l’Università della California
ha proposto una serie di principi che possono facilitare la trasformazione
della comunicazione scientifica da sistema editoriale chiuso, basato sugli
abbonamenti, a sistema aperto, ove i lavori scientifici sono liberamente
accessibili a tutti. In sintesi, mentre gli editori stanno facendo di tutto per
ridurre i diritti e la libertà accademica degli autori, crediamo che la
proposta possa aiutare a ristabilire un equilibrio, per dare ai ricercatori un
maggiore controllo sul frutto del loro lavoro. Questi principi hanno il
potenziale di trasformare il sistema della comunicazione scientifica da chiuso
e inaccessibile a un sistema più aperto, equo, trasparente, sostenibile. I 18
principi:</span><br />
<span style="font-family: "arial";">1 Nessun trasferimento di copyright.<span style="margin: 0px;">
</span>2 Nessuna restrizione sui preprints. 3 Nessuna deroga alle politiche di
accesso aperto. 4 Nessun ritardo nella condivisione. 5 Nessuna limitazione al
riuso da parte dell’autore. 6 Nessuna restrizione alla modifica rispetto ai diritti
ceduti. 7 Nessuna riduzione delle eccezioni alla cessione dei diritti. 8 <span style="color: red; margin: 0px;">Nessuna barriera alla disponibilità dei dati</span>. 9 Nessun
vincolo sul Text and Data Mining. 10 Nessuna chiusura dei metadati. 11 Nessun
lavoro gratis. 12 No agli abbonamenti a lungo termine. 13 No a barriere
all’accesso permanenti. 14 No al double dipping. 15 No a profitti nascosti. 16
Nessun accordo se non c’è un riequilibrio dei costi legati all’OA. 17 Nessuna
nuova barriera per l’accesso ai nostri lavori. 18 Nessun accordo che preveda la
confidenzialità. (Fonte: P. Galimberti, Roars 26-06-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SISTEMA
UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">MODERATE TENDENZE POSITIVE DEL
SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">I 91 atenei italiani, due terzi dei quali statali, accolgono oggi poco
meno di 1,7 milioni di studenti e, <span style="margin: 0px;"> </span>nonostante un calo del numero assoluto dei
diciannovenni, le immatricolazioni, in netta flessione negli anni più duri
della crisi economica, sono tornate al livello del 2008-9. Migliora (non molto)
il tasso di passaggio all'università dei diplomati tecnici, che non supera
comunque il 25%, e non si registra un'inversione di tendenza nel reclutamento
di studenti maturi, in larga misura ignorati dal sistema. In compenso, il tasso
di abbandono continua a calare. Il 12,2% degli immatricolati alle</span><br />
<span style="font-family: "arial";">lauree triennali lascia dopo il primo anno, il che non è poco, ma dieci
anni fa si sfiorava il 16%. Gli abbandoni proseguono dopo il primo anno, e
quasi un terzo degli studenti lascia in un qualche punto della carriera, una
percentuale che continua a segnalare un problema su molti fronti: orientamento,
tutorato, diritto allo studio. È in miglioramento costante, anche se la cifra
assoluta è tuttora deludente, la percentuale di studenti che conseguono la
laurea nei tempi previsti, oggi poco</span><br />
<span style="font-family: "arial";">più del 30% rispetto al 21,3% di dieci anni fa. Tra il 2015 e il 2017,
mentre il tasso di occupazione dei diplomati restava pressoché costante intorno
al 63%, quello dei laureati cresceva dal 61,9 al 66,2%. In questo contesto
resta difficile spiegare l'esitazione a investire di più sugli Istituti tecnici
superiori, che confermano anno dopo anno il loro successo, sia in termini di
conseguimento del titolo (tre iscritti su quattro si diplomano), sia di
prospettive occupazionali, considerato che l'80% dei diplomati trova lavoro
entro un anno. Peccato che gli Its accolgano oggi, pur dopo anni di solida
crescita, appena 10mila studenti, neppure lo 0,6% degli iscritti
all'università. L'interesse per la formazione terziaria di carattere non
tradizionalmente universitario è confermato dal triplicarsi in dieci anni degli
iscritti nel settore dell'alta formazione artistica e musicale, che dimostra
inoltre una forte capacità di attrazione di studenti stranieri, molto superiore
a quella delle università.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Nel complesso questi numeri consentono all'Italia di accorciare le
distanze rispetto ad altri Paesi europei. (Fonte: A. Schiesaro, Rapporto ANVUR
2018 e Il Sole24Ore 17-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">SITUAZIONE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il calo dei trasferimenti
statali al sistema Università e Ricerca si attesta sull'11% in cifra assoluta,
ma è vicino al 20% in termini reali. Anche se i tagli hanno coinciso con una
delle peggiori crisi economico-finanziarie del dopoguerra, questa è comunque
una pessima notizia, soprattutto in un momento in cui si avverte in modo sempre
più acuto la necessità di investire su istruzione e ricerca per far fronte, tra
l'altro, a una trasformazione epocale delle forme stesse del conoscere, per non
dire del lavoro e dell'industria. Dal 2008 si assiste poi a una crescita
pressoché costante della percentuale di liceali che si iscrive all'università,
di contro a un calo brusco e costante dei diplomati degli istituti tecnici e
professionali. Il numero dei fuori corso è ancora sostenuto, e continua a
preoccupare l'alto numero di abbandoni o cambi di corso, segno che manca un
sistema efficace di orientamento. La flessione delle immatricolazioni e gli
abbandoni, poi, sono più frequenti quanto più basso è il voto conseguito alla
maturità. Il Meridione partecipa di questi elementi di crisi in modo assai più
intenso e problematico del resto d'Italia: il 20% di calo degli immatricolati
tra 2002 e 2015 è dieci volte superiore a quello registrato al Nord (-2%), che
peraltro registra un saldo nettamente positivo (+17,6%) se si prendono in
considerazione solo gli immatricolati di età inferiore ai 20 anni. Le opzioni
per cambiare rotta esistono. Si possono potenziare percorsi di livello
terziario con caratteristiche diverse da quelli accademici tradizionali, mentre
per questi ultimi si possono creare, come avviene in molti Paesí, robusti
percorsi di rafforzamento delle competenze subito dopo l'immatricolazione,
anche prevedendo, ove necessario, un anno integrativo preliminare: un'opzione
di gran lunga preferibile, da tutti i punti di vista, all'abbandono o a un
estenuante fuoricorso. (Fonte: A. Schiesaro, Il Sole24Ore 18-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’UNIVERSITÀ VERSO IL COLLASSO PROGRESSIVO DELLA SUA QUALITÀ</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Sembra proprio che
l’università sia avviata decisamente verso questo destino: per aumentare la
qualità della ricerca si investono somme crescenti per monitorarla, si
complicano le procedure che ne regolamentano il funzionamento, si rende sempre
più cervellotica la sua gestione col risultato finale di vanificare lo scopo
per cui tutto questo ambaradan è stato concepito, di sottrarre risorse utili e
impedire di fatto la effettuazione di buona e creativa ricerca; analogamente,
le misure per il<span style="margin: 0px;"> </span>miglioramento della
qualità della didattica richiedono sempre più tempo nella gestione dei
meccanismi burocratici che permettono di controllarla e certificarla,
sottraendo spazio ed energie ai docenti e a chi è interessato di fatto ad
esercitarla, così ottenendo il risultato esattamente contrario a quello
previsto. E ci limitiamo a questi due aspetti, senza parlare dello stato di
insoddisfazione, disamoramento e di distacco – sia dei singoli docenti (che
ormai vedono il pensionamento come una sorta di liberazione) come di chi occupa
una carica – chiamati a un lavoro sempre più pesante a cui non corrisponde
alcun tipo di gratificazione (nemmeno di tipo non economico), ma solo continue
bastonature in termini di controllo e di mortificazioni, persino stipendiali,
in un ateneo in cui ci si sente sempre più sudditi. Insomma l’università è
sempre più impigliata in una attività forsennata di complicazione e aumento della
complessità di ogni procedura, che finirà per avere come risultato, in una
sorta di eterogenesi dei fini, solo il collasso progressivo della sua qualità,
della sua attitudine a far ricerca, della sua capacità di formare uno spirito
creativo e consapevole del cittadino, persino della sua prontezza nel
rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. (Fonte: F. Coniglione, Roars 01-06-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PARERE DEL CUN SULLA REVISIONE
DEI SETTORI SCIENTIFICO-DISCIPLINARI (SSD)</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La conclusione del parere CUN sulla revisione degli SSD rivela quale
potrebbe essere la portata dell’operazione. Infatti, «le innovazioni proposte
nel parere qui espresso, in attuazione del mandato conferito, presuppongono
interventi di livello legislativo oltre che, per quanto concerne la loro attuazione,
regolamentare, e richiedono perciò un necessario adeguamento e coordinamento
sostanziale del contesto normativo.» Il parere delinea un aggiornamento che
inciderà non solo sull’abilitazione nazionale, ma anche sull’organizzazione dei
dipartimenti, sui bandi, le procedure di chiamata, il finanziamento della
ricerca e la riorganizzazione dell’offerta didattica. «[…] per quanto concerne
le procedure per il conferimento dell’Abilitazione scientifica nazionale, il
nuovo modello di classificazione dei saperi disciplinari e i tratti che, nel
suo ambito, connotano il raggruppamento disciplinare renderanno necessario
ripensare profondamente i meccanismi di determinazione e uso dei parametri e
dei criteri di valutazione, con specifico riferimento al significato dei
«valori-soglia degli indicatori che devono essere raggiunti per conseguire l’abilitazione»
(art. 4, comma 2, DPR. 4 aprile 2016, n. 95) e alla inderogabilità del loro
raggiungimento attualmente prevista (art. 6, DM 7 giugno 2016, n. 120),
ampliando lo spazio di valutazione rimesso alle Commissioni anche nel rispetto
delle caratteristiche specifiche degli eventuali profili del raggruppamento.»
(Fonte: Red.ne Roars 14-05-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LA SCHEDA SUA-CDS E ALTRE SUPERFETAZIONI BUROCRATICHE PRECIPITANO IL
SISTEMA VERSO LA “CONTROPLESSITÀ”</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ho da poco finito di redigere
la scheda SUA-CdS, che viene approvata ogni anno dal Corso di studio, scrive F.
Coniglione su Roars. Ho dovuto così dimenarmi tra Gruppi di gestione di qualità
e consultazioni fatte con i cosiddetti “stakeholders”, cioè supposti portatori
di interessi esterni all’università e composti da società, aziende e
organizzazioni varie, che dovrebbero dire ai docenti come si fa meglio a
organizzare un corso di studio affinché i suoi laureati siano in grado di entrare
nel “mercato di lavoro”, al quale devono essere opportunamente “accompagnati”.
Già, perché ormai l’università sembra avere solo questo compito: formare degli
obbedienti lavoratori che possano incastrarsi come utili rotelline in un
mercato di lavoro le cui caratteristiche dovrebbero essere rese conoscibili da
qualche stakeholder, che possibilmente conosce solo il “particulare” della
propria azienda o società e le cui conoscenze sono spesso in tremendo ritardo
rispetto al sempre più veloce cambiamento delle opportunità di impiego. La
cultura, la formazione della personalità e dell’uomo nella sua integrità, il
possesso di una coscienza critica completa e non funzionale alla
professionalizzazione sembrano essere stati espulsi totalmente dagli orizzonti
universitari. Ma non basta: ho anche dovuto delineare il “Profilo professionale
e sbocchi occupazionali e professionali previsti per i laureati”, indicandone
la funzione nel contesto di lavoro e le competenze associate alla funzione;
indicare le conoscenze richieste per l’accesso al CdS, nonché le modalità di
ammissione, quali siano gli obiettivi formativi specifici del corso e quali
“competenze” ci si propone di sviluppare; descrivere la “knowledge and
understanding” nonché la capacità di “applying knowledge and understanding”, in
coerenza con gli indicatori di Dublino. E poi descrivere ciascuno di questi
elementi per le diverse aree disciplinari del CdS, indicare la discipline di
riferimento attraverso le quali vengono verificate le attività formative;
descrivere in che modo i laureati sviluppano la “autonomia di giudizio”, le
“abilità comunicative” e le “capacità di apprendimento” e così via, sino alle
attività di tutorato in itinere, alle prove di ingresso e, per finire – e qui
abbrevio per non essere noioso – alle opinioni studenti, cioè alla loro
soddisfazione per il CdS, rilevata dalle schede OPIS (= OPInione Studenti)
somministrate nel CdS e dai dati forniti da AlmaLaurea. E poi dati statistici
su quanti studenti, che percentuali, in che misura e così via, oltre a una
infinità di “indicatori”, “punti di attenzione”, “requisiti di qualità”
“sillabi”, parametri, sigle e acronimi. </span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">La scheda SUA-CdS – come anche
i suoi consanguinei e parenti quali l’AVA e la VQR e tutte le altre infinite
superfetazioni burocratiche, amministrative e normative che infettano e rendono
invivibile l’odierna università – sono una prova di quanto il sistema
universitario sia ormai giunto in quello stato di complessità in cui subentra
la cosiddetta “controplessità”, quando «ad ogni nuovo livello di complessità, i
payoff sono inferiori che nel precedente livello di complessità» (G. Sapienza,
“Principi di controplessità”, in Id., Processo alla complessità,
letteredaQalat, Caltagirone 2015, p. 139). Infatti, vale in generale che al
crescere della complessità di una organizzazione o di una società, i rendimenti
risultano sempre più decrescenti, sino al punto che il sistema, incapace di
aumentare la propria efficienza, finisce per collassare sotto il peso di una
complessità ormai ingestibile. (Fonte: F. Coniglione, Roars 01-05-18)</span></span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">STUDENTI.
TASSE UNIVERSITARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PRESTITI FINALIZZATI ALL’ACCESSO
AGLI STUDI UNIVERSITARI. E L’IMPOSSIBILITÀ DI SALDARE IL DEBITO</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Molte università hanno diffuso un questionario commissionato dal MIUR
“per valutare l’opportunità di istituire uno strumento finanziario per erogare
prestiti finalizzati all’accesso agli studi universitari”. Si tratterebbe di
una misura indirizzata alle Regioni obiettivo del Programma Operativo Nazionale
(Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia).
La “soluzione” alle carenze del diritto allo studio sarebbe quindi indebitare
gli studenti, in particolare quelli del Sud dove la disoccupazione giovanile è
più grave. L’UDU invita al boicottaggio della consultazione. </span><br />
<span style="font-family: "arial";">L’esperienza inglese e americana in tema di prestiti d’onore ci mostra
come questi non costituiscano un’agevolazione del percorso formativo, ma al
contrario lo opprimono e disincentivano. In America si stima che milioni tra
studenti e studentesse hanno contratto tale forma di debito, di cui buona parte
si trova nell’impossibilità di saldarlo. L’indebitamento precoce, soprattutto
nel contesto di crisi economica e lavorativa italiana, riproduce povertà e
disuguaglianze: il tasso di disoccupazione all’interno del nostro Paese, in
particolare quella giovanile, e la precarietà rendono impossibile ripagare il
debito e costringe prematuramente ad un indebitamento a vita. Singolare che
questo strumento sia proposto nelle Regioni del meridione, più povere e in cui
vi è meno garanzia del diritto allo studio, all’interno delle quali le
condizioni di cui sopra si moltiplicano. E’ quindi veramente giusto che uno
studente o una studentessa debba indebitarsi per proseguire gli studi o
piuttosto lo Stato dovrebbe garantire il diritto allo studio e la formazione a
tutte e tutti? (Fonte: Red.ne Roars 06-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">L’EMIGRAZIONE STUDENTESCA CAUSA
AL SUD UNA PERDITA COMPLESSIVA ANNUA DI CONSUMI PUBBLICI E PRIVATI DI CIRCA 3
MILIARDI DI EURO</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La SVIMEZ rivela che nell’anno accademico 2016/2017 i meridionali
iscritti all’Università sono complessivamente 685 mila circa, di questi il
25,6%, pari a 175 mila unità, studia in un Ateneo del Centro-Nord. La quota,
invece, di giovani residenti nelle regioni del Centro-Nord che frequenta un’Università
del Mezzogiorno è appena dell’1,9%, pari a 18 mila studenti. Ne deriva, quindi,
un saldo migratorio netto universitario pari a circa 157.000 unità. Per offrire
un ulteriore termine di paragone, si tenga presente che nello stesso A.A. in
tutte le università del Sud risultavano iscritti 509.000 studenti. Il movimento
“migratorio” per fini di studio ha interessato, quindi, circa il 30%
dell’intera popolazione rimasta a studiare in atenei meridionali. Gli studenti
“emigrati” per motivi di studio rappresentano, inoltre, circa lo 0,7% della
popolazione residente meridionale.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Le regioni meridionali che si caratterizzano per i maggiori flussi in
uscita in termini assoluti sono la Sicilia e la Puglia, con oltre 40 mila giovani
che studiano al Nord, mentre in termini di percentuale su totale degli
iscritti, i tassi migratori universitari più elevati riguardano le regioni più
piccole del Sud, Basilicata e Molise con oltre il 40%, la Puglia e la Calabria
con il 32% circa e la Sicilia con il 27%. “È evidente che la perdita di una
quota così rilevante di giovani ha, già di per sé, un effetto sfavorevole
sull’offerta formativa delle università meridionali – rileva il Direttore di SVIMEZ,
Luca Bianchi – Ben più gravi, tuttavia, sono le conseguenze sfavorevoli che derivano
dalla circostanza che, alla fine del periodo di studio, la parte prevalente
degli studenti emigrati non ritorna nelle regioni di origine, indebolendo le
potenzialità di sviluppo dell’area attraverso il depauperamento del c.d.
capitale umano, uno degli asset più importanti nell’attuale contesto”. In
termini di impatto finanziario l’emigrazione studentesca causa al Sud una
perdita complessiva annua di consumi pubblici e privati di circa 3 miliardi di
euro. (Fonte: <a href="http://www.dire.it/"><span style="color: blue;">www.dire.it</span></a> 24-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PUBBLICATO CON 8 MESI DI RITARDO
IL DECRETO CHE DISTRIBUISCE IL FONDO INTEGRATIVO STATALE (FIS) 2017 PER I
SUSSIDI AGLI STUDENTI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il MIUR ha pubblicato il decreto che distribuisce il fondo integrativo
statale (Fis) 2017. Una delle tre gambe su cui si regge il finanziamento dei
sussidi agli studenti insieme ai fondi regionali e ai proventi della tassa sul
diritto allo studio. Contestualmente sono stati aggiornati gli importi delle
borse di studio e le soglie massime per accedere ai benefici (la soglia Isee
passa da 23.000 a 23.253 euro, quella Ispe da 50.000 a 50.550). Una duplice
buona notizia che non risolve però i problemi di sottofinanziamento e di
tempistica che caratterizza il diritto allo studio. Come sottolineano le
associazioni studentesche. Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell'Udu,
stigmatizza gli otto mesi di ritardo con cui il decreto è arrivato. E ricorda
come «anche in regioni dove non era mai successo (ad esempio l'Emilia Romagna)
alcuni atenei hanno dovuto anticipare o, addirittura, stanziare direttamente i
fondi per poter garantire la copertura totale delle borse». Senza dimenticare i
7.500 idonei ancora senza borse. (giugno 2018)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">VARIE</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNIVERSITÀ E RICERCA NEL CONTRATTO DI GOVERNO 5STELLE-LEGA. DAL TESTO
INTEGRALE</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Nel corso degli ultimi anni il
nostro Paese si è contraddistinto a livello europeo per una continua riduzione
degli investimenti nel comparto del nostro sistema universitario e di ricerca.
È pertanto urgente e necessario assicurare un’inversione di marcia. È
prioritario incrementare le risorse destinate all’università e agli Enti di
Ricerca e ridefinire i criteri di finanziamento delle stesse.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Il sistema universitario e il
mondo della ricerca dovranno essere maggiormente coinvolti nello sviluppo
culturale, scientifico e tecnologico del nostro paese, contribuendo ad indicare
gli obiettivi da raggiungere e interagendo maggiormente con tutto il sistema
Paese. Sarà dunque fondamentale implementare la terza missione delle università
attraverso la loro interazione con gli altri centri di ricerca e con la
società. Attraverso una costante sinergia con la Banca per gli investimenti
saremo in grado di assicurare maggiori fondi per incrementare il nostro livello
di innovazione, rendendoli efficaci ed eliminando gli sprechi. Intendiamo
incentivare, inoltre, lo strumento delle partnership pubblico-private, che
consentiranno, di fatto, un maggior apporto di risorse in favore della ricerca.
I centri del sapere, università e centri di ricerca in primis, oltre a
garantire la fondamentale ricerca di base, dovranno altresì contribuire a
rendere il sistema produttivo italiano maggiormente competitivo e propenso alla
valorizzazione delle attività ad alto valore tecnologico. Occorrerà riformare
il sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM),
nell’ottica di potenziare un settore storicamente e culturalmente
importantissimo per l’Italia. È necessario avere una classe docente all’altezza
delle aspettative, eticamente ineccepibile. Occorre riformare il sistema di
reclutamento per renderlo meritocratico, trasparente e corrispondente alle
reali esigenze scientifico-didattiche degli atenei, garantendo il regolare
turn-over dei docenti. Occorre incentivare l’introduzione di nuove norme per
garantire al maggior numero possibile di studenti l’accesso ai gradi più alti
degli studi. Tra questi figurano la necessità di ampliare gli strumenti e le
risorse per il diritto allo studio, incrementando così la percentuale di
laureati nel nostro Paese, oggi tra le più basse d’Europa, e la revisione del
sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l’adozione di un
modello che assicuri procedure idonee a verificare le effettive attitudini
degli studenti e la possibilità di una corretta valutazione.</span></span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"></b><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">DAL PRIMO COMPUTER OLIVETTI ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">coding </i>(programmazione informatica) è il nuovo inglese”, così il
rettore dell’Università Bocconi Gianmario Verona ha aperto l’edizione 2018 del
Wired Next Fest. “Il secolo digitale è iniziato nel 1959 con il primo computer
a transistor prodotto dalla Olivetti“, e si è sviluppato fino ad arrivare a
smartphone e tablet, social network e cloud. Percorso la cui prossima tappa è
rappresentata dall’intelligenza artificiale. “Questo cambiamento”, ha
sottolineato Verona, “impatta innanzitutto i nostri comportamenti. Fino a
qualche anno fa era impensabile dormire in casa di uno sconosciuto o farsi dare
un passaggio da chi non si conosce. Oggi ci sono Airbnb e Uber“. Non solo,
“abbiamo a disposizione informazioni puntuali sui singoli individui. Un
cambiamento copernicano che mette l’individuo al centro”. Infine, le aziende,
che “oggi hanno una capacità di innovazione che prima era inimmaginabile”.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Ma cosa succederà quanto
l’intelligenza artificiale sarà completamente sviluppata? Quando cioè “delle
macchine superintelligenti conosceranno l’uomo più di quanto lui non conosca se
stesso? Come cambieranno la società, la politica e l’impresa?”. (Fonte: R.
Saporiti, <a href="https://www.robotiko.it/coding-cose/"><span style="color: blue;">https://www.robotiko.it/coding-cose/</span></a>
25-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL CONTRATTO DI GOVERNO, IL
MINISTRO E IL CUN</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il contratto di governo** cita esplicitamente il CUN come uno dei
soggetti che potrebbero contribuire nei progetti decisionali, ma se il
buongiorno si vede dal mattino, la giornata si annuncia quanto meno assai
nuvolosa. Ci risulta infatti che il ministro Bussetti non abbia mai dato alcuna
risposta alla nota di saluto e di invito a incontro inviatagli dalla Presidenza
CUN. Se così fosse, sarebbe il primo ministro dell’istruzione, dell’università
e della ricerca a non degnare di considerazione il suo organo consultivo per
l’università. Un segnale o una semplice distrazione, dovuta anche ad una scarsa
conoscenza del settore universitario? In entrambi i casi, c’è da essere
preoccupati.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">**“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Occorrerà apportare dei
correttivi alla governance del sistema universitario e all’interno degli stessi
atenei, ridisegnando il ruolo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del
Sistema Universitario e della Ricerca) per renderlo uno strumento per il
governo (e non di governo), e individuando puntualmente i soggetti che
potrebbero contribuire nei processi decisionali, a cominciare dal CUN, organo
elettivo di rappresentanza del mondo universitario.</i>” </span><br />
<span style="font-family: "arial";">(Fonte: Red.ne Roars 02-08-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UNIVERSITÀ
IN ITALIA</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNIMI. BICOCCA LANCIA
L’UNIVERSITÀ DEL CROWDFUNDING</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Dopo il successo della raccolta fondi per CoderBot, il robot didattico
per le scuole primarie e secondarie, chiusa con più di 7mila euro di fondi
raccolti in due mesi (oltre il 140 per cento dell’obiettivo), ora l’Università
di Milano-Bicocca, in partnership con Produzioni dal Basso – la più grande
community Italiana di crowdfunding – lancia la piattaforma che consente a
studenti, ex studenti, docenti, ricercatori, dottorandi e dipendenti dell’Ateneo
di finanziare i propri progetti con il crowdfunding e il supporto delle aziende
partner. Tre i punti cardine dell’iniziativa, varata in concomitanza con le
celebrazioni del Ventennale: mettere a disposizione una modalità di
finanziamento alternativa e complementare ai tradizionali grant e bandi;
offrire l’opportunità di misurarsi col mercato attraverso la gestione delle
campagne; incrementare il senso e l’attitudine all’imprenditorialità. «È un
modello innovativo – dice il rettore Cristina Messa – e per ora unico nel suo
genere, almeno tra le Università italiane. I progettisti selezionati
riceveranno formazione e assistenza per imparare a costruire campagne di
successo. I mini corsi saranno dedicati a fornire strumenti efficaci per
favorire l’interesse di potenziali sostenitori. Da qui nasce l’idea di chiamare
la piattaforma Università del Crowdfunding». (Fonte: <a href="http://www.impresamia.com/"><span style="color: blue;">www.impresamia.com</span></a> 15-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UNITR. I FINANZIAMENTI SUPERANO
LO STANDARD ITALIANO E DANNO OTTIMI RISULTATI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La produzione scientifica italiana è terza per qualità in Europa, dopo
quella francese e quella tedesca, e siamo tra i primi al mondo per la
produttività dei ricercatori. Anche in questo caso, Trento, Padova e gli altri
atenei italiani ben piazzati nella classifica di THE relativa alla
soddisfazione degli studenti sono quelli in cui secondo l’ANVUR si fa ricerca
di livello più alto: qualità della didattica e qualità della produzione
scientifica non si escludono, come pensa qualcuno, ma vanno di pari passo.
Ottimi ricercatori sono anche, di solito, ottimi docenti. Lo stesso rapporto ANVUR
mette però in evidenza che la spesa annuale per studente nel nostro sistema
universitario è inferiore di circa il 25% alla media OCSE, collocandosi al
24esimo posto su 34. Ripeto: terzi per la ricerca, 24esimi per l’investimento
per studente. Nel Regno Unito, dove si trova la gran parte delle università che
stanno davanti a Trento nella classifica del THE, la spesa media per studente è
più che doppia rispetto a quella italiana. La deduzione non è difficile: sia
secondo il THE sia secondo l’ANVUR, le università italiane hanno performance
didattiche e scientifiche di altissimo livello: è probabile che, fatte le
debite proporzioni, in nessuno Stato europeo l’investimento in istruzione dia
risultati altrettanto buoni. Il problema, ovviamente, è che l’investimento
italiano è troppo scarso per renderci davvero competitivi, e tra l’altro per
avere un numero di laureati che sia in linea con la media Ocse. L’Università di
Trento ha ottenuto in questi anni eccellenti risultati anche perché può contare
sui finanziamenti della Provincia autonoma, che non raggiungono certo gli
standard europei ma superano lo standard italiano. (Fonte: CorSera Univerità,
19-07-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">UE.
ESTERO</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UN BUON USO DELL'EUROPEISMO
CULTURALE È FONDAMENTALE PER COSTRUIRE UN'EUROPA APERTA E INCLUSIVA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Ecco perché bisogna ripartire dalla scuola e dall'università. «Non a
caso il presidente francese Macron ha scelto la Sorbona e un pubblico di
giovani studenti per pronunciare il 26 settembre 2017 il suo discorso
sull'Europa». Quali sono i punti più importanti, a suo avviso, di questa
visione? «Innanzitutto, la convinzione che cultura e sapere saranno il cemento
più forte dell'Unione Europea. E poi considerare "l'educazione
europea" come un volano fondamentale: la mobilità degli studenti (nel 2024
la metà dei giovani sotto i 25 anni deve aver soggiornato non meno di 6 mesi in
un'altra nazione), l'apprendimento di almeno due lingue europee in ogni Paese,
l'istituzione di "università europee" come "luogo d'innovazione
pedagogica e di eccellenza" (democratizzazione ed eccellenza non debbono
essere in contraddizione: per questo la mobilità studentesca deve coinvolgere
il maggior numero di allievi). Così saremo in grado, senza perdere di vista
l'inserimento professionale e la mobilità sociale, di creare ciò che Habermas
ha definito l'autentico "patriottismo costituzionale". Vivendo nella
Sorbona — grande centro europeo dell'internazionalizzazione dei saperi — mi
sono convinto che la rifondazione dell'Europa passerà per le peregrinazioni
europee dei nostri giovani allievi in formazione». (Fonte: G. Pécout, La
Lettura 26-08-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: "arial";"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">HORIZON EUROPE, IL PROGRAMMA
QUADRO PER LA RICERCA E L'INNOVAZIONE PROPOSTO DALLA COMMISSIONE EUROPEA PER IL
2021-2027</b> </span></div>
<span style="font-family: "arial";">Horizon Europe ha un bilancio di 100 miliardi di euro, il più ricco di
sempre, e potranno parteciparvi anche paesi al di fuori dell'UE, compresa la
Gran Bretagna del dopo Brexit. Previsti cambiamenti nei meccanismi di
finanziamento, ma i fondi destinati a strumenti di eccellenza come l'ERC non
sembrano ancora sufficienti. Più della metà del finanziamento totale, pari a
52,7 miliardi di euro, sarà destinato al fondo per le sfide che deve affrontare
la società. Con questi fondi i ricercatori vogliono rispondere all’invito a
presentare proposte di ricerca in alcuni specifici settori: salute, società
inclusiva e sicura, digitale e industria, clima, energia e mobilità, risorse
alimentari e naturali. Oltre 10 miliardi di euro del bilancio proposto saranno
destinati a un Consiglio europeo dell'innovazione (EIC) di recente istituzione,
che avrà lo scopo di immettere sul mercato nuove tecnologie d'avanguardia, e
che quest'anno ha iniziato a funzionare come progetto pilota nell'ambito di
Horizon 2020. L'EIC finanzierà singoli ricercatori e imprese in modo analogo a
come l'European Research Council (ERC) – il principale finanziatore della
ricerca "creativa" del programma - finanzia i ricercatori per
attività scientifiche di base. (Fonte: Le Scienze 09-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">IL NUOVO PIANO HORIZON EUROPE È
PIÙ RICCO MA PENALIZZA LA RICERCA DI BASE</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">La Commissione Europea ha recentemente reso noti i dettagli del
prossimo Programma Quadro per il finanziamento della spesa in ricerca e
innovazione degli stati membri durante il periodo 2021-2027. Denominato
“Horizon Europa”, il nuovo piano risulta molto più ricco di quello attuale
(Horizon 2020) ma a differenza di questo pone una sostanziale enfasi su
attività di impresa e di innovazione nel contesto di “grandi missioni” volte a fronteggiare
i maggiori problemi della società contemporanea. In particolare, il piano si
iscrive in un nuovo approccio alla politica della ricerca in Europa, formulato
nei mesi precedenti da gruppi di esperti provenienti dal mondo della ricerca
accademica ed industriale, che in più di un documento hanno sottolineato
l’importanza delle ricadute sociali dell’attività di ricerca e di qui la
necessità di orientarla opportunamente su specifiche aree di interesse.
Tuttavia, come riportato da Stewart Wills nel sito OSA.org, l’accoglienza da
parte del mondo accademico non è stata delle migliori. In una nota congiunta a
nome di 14 distinti gruppi di universitari, è stato infatti rilevato che lo
stanziamento complessivo per Horizon Europa sarebbe dovuto almeno raddoppiare
arrivando a un totale di almeno 160 miliardi di euro, pari a circa 60 miliardi
in più di quanto ad oggi previsto. In secondo luogo è stato sottolineato come
l’allocazione dei fondi abbia penalizzato la ricerca di base, con un incremento
più ridotto previsto per i fondi Marie Curie ed ERC nonostante il successo
mostrato da questi ultimi nell’avanzamento della Ricerca europea. (Fonte: D.
Palma, Roars 27-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">L’UE HA RAGGIUNTO L’OBIETTIVO DEL 40% DI LAUREATI TRA I GIOVANI FINO A
34 ANNI</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Alla fine dello scorso anno
l’Unione europea ha complessivamente centrato l’obiettivo che si era data per
il 2020: avere almeno il 40 per cento di laureati tra i giovani fino a 34 anni.
I dati pubblicati da Eurostat nei giorni scorsi fanno segnare un 39,9 per cento
di media. Un risultato al quale hanno contribuito tutti i Paesi, in misura
diversa perché quando si decise l’obiettivo nel 2002, la situazione delle
università nei diversi stati era molto distante. Resta un unico Paese dove
l’obiettivo è lontano e la crescita dei laureati è troppo lenta per mantenersi
al passo con gli altri. Questo Paese è purtroppo l’Italia. Nel 2002 i laureati
della fascia di età fino a 34 anni erano da noi il 13,1 per cento, una delle
percentuali più basse dei Paesi Ue. Ma peggio faceva il Portogallo (12,9) che
oggi è al 33, 5 mentre l’Italia è ferma al 26.9. La Romania ci tallona essendo
passata in quindici anni dal 9,1 per cento di laureati al 26,3, la Polonia
invece ha triplicato i suoi giovani con diploma passando dal 14,4 al 45,7. Per
non dire dei Paesi che già avevano un quarto dei laureati nella fascia di età
fino a 34 anni e che oggi sono ampliamente sopra il 40 per cento: la Francia
per esempio, il Belgio, la Grecia, la Finlandia, l’Irlanda e la Slovenia, la
Svezia e il Regno Unito. (Fonte: G. Fregonara, CorSera 27-07-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">PROGETTI FINANZIATI DAL
CONSIGLIO EUROPEO DELLA RICERCA (ERC). IL 79 PER CENTO HA PORTATO A UN
IMPORTANTE PROGRESSO SCIENTIFICO</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Dall'ultima valutazione annuale indipendente dei progetti ERC è
arrivato un apprezzato e insolito riesame dei risultati ottenuti dal più
prestigioso finanziatore scientifico d'Europa. La valutazione annuale, giunta
al terzo anno, ha stabilito che quasi un progetto su cinque di quelli sostenuti
dal Consiglio europeo della ricerca (ERC) ha portato a una svolta scientifica.
La valutazione indipendente è iniziata nel 2017 e ha preso in esame 223
progetti dell'ERC che si erano conclusi a metà del 2015. Stando a essa, il 79
per cento di quelle ricerche ha portato a un importante progresso scientifico,
e il 19% di esse è stato considerato un progresso fondamentale. Questa
percentuale arriva poi al 27% per le sovvenzioni "ERC Advanced
Grants", concesse a ricercatori esperti. Solo l'1% di tutte le ricerche
non avrebbe fornito un contributo scientifico apprezzabile. La revisione è
stata pubblicata il 31 maggio. (Fonte: Le Scienze 09-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">FRANCIA. LA MINI RIFORMA DEGLI ACCESSI AI CORSI UNIVERSITARI NON PIACE
AGLI STUDENTI </span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Un cardine del sistema
francese è la libertà d’accesso ai corsi universitari, con il solo filtro
dell’esame di baccalauréat, introdotto da Napoleone nel 1808. Da allora poco è
cambiato. In pratica uno studente superiore con pessimi voti in matematica ma
che comunque supera l’esame di maturità può iscriversi senza problemi alla
facoltà di Matematica. L’uguaglianza d’accesso alle università pubbliche ha un
alto valore simbolico e, combinata con un generoso sistema di finanziamento
statale, permette alla Francia di offrire rette molto basse (mediamente 189
euro per studente nel 2017) e buona qualità degli studi. Il sistema era però
pensato per un Paese dove l’istruzione terziaria era riservata a pochissimi:
nei primi anni dell’Ottocento gli studenti universitari erano poche centinaia,
nel 1950 solo il 5% sosteneva il baccalauréat. Oggi quasi l’80% di coloro che
completano le scuole superiori decide di tentare l’accesso ai corsi
universitari. Per ovviare alla situazione, lo scorso anno il governo francese
ha introdotto un nuovo regolamento che permette agli atenei di avere accesso ai
risultati ottenuti alle scuole superiori dai nuovi immatricolati, in modo da
poter offrire loro dei corsi di recupero per ovviare a eventuali evidenti
carenze pregresse. Non si cita mai la parola “selezione” o “accesso”, non si
tratta di test d’ingresso o di “numeri chiusi” e da osservatori esterni pare
una piccola misura di buonsenso. Per molti studenti, però, questa è apparsa
come il primo passo verso una “anglicizzazione” o “americanizzazione” del
sistema accademico francese, cioè la prima misura volta a disegnare
un’università più selettiva e più chiusa. Fondata sulla competizione e non più
egalitaria. (Fonte: M. Morini, IlBo 18-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">FRANCIA. CON LA NUOVA
PIATTAFORMA INFORMATICA <i style="mso-bidi-font-style: normal;">PARCOURSUP </i>DI
SELEZIONE POST-BAC 102.606 LICEALI NON SANNO ANCORA IN QUALE UNIVERITÀ ACCEDERE</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Nel sistema scolastico francese la selezione è abbastanza complicata
già nel lungo percorso che va dal Collège (le medie) fino al liceo. Senza dire,
poi, che l'accesso agli studi universitari (nelle facoltà tradizionali o nelle
scuole d'eccellenza come l'Ena, il Politécnique, l'Ecole de mines o la Normale
Supérieure) è stato gestito per anni attraverso un portale internet del
Ministero - si chiama Apb, Admission post bac - il quale decideva l'ammissione
a questa o a quella facoltà attraverso un algoritmo che valutava il percorso
scolastico dello studente (a cominciare dalle ultime classi delle elementari!)
incrociando le domande con l'offerta di posti disponibili seguendo una griglia
di graduatorie a scalare. Ora l’80% (delle famiglie con un figlio che ha appena
conseguito la maturità, il baccalaureat, e si prepara agli studi universitari)
dichiara di essere fortemente preoccupato perché al momento, a un mese dalla
conclusione degli esami e a quasi un anno dall'avvio del nuovo sistema
informatico di selezione post-bac (si chiama <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Parcoursup</i> ed è entrato in funzione a gennaio in contemporanea con
una nuova legge chiamata forse troppo ottimisticamente Ore, Orientation et
réussite des étudiants), oltre centomila ragazzi (su una platea di 800mila
diplomati, l'85% dei candidati perché il 15%, va detto, qui in Francia non
supera gli esami e deve ripetere l'anno) non sanno ancora in quale università e
in quale facoltà potranno continuare gli studi. (Fonte: G. Corsentino, CEST
27-07-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UK. LE BIG DELL’HI-TECH
SACCHEGGIANO I «CERVELLI» DELLE UNIVERSITÀ ESPERTI DI IA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Il rettore del King’s Cross Campus dell’Università di Warwick a Londra,
che ne coordina i progetti di IA (Intelligenza artificiale), teme che la razzia
dei migliori cervelli informatici dagli istituti di formazione superiore del
Regno Unito da parte di gruppi statunitensi come Amazon, Google, e Uber rischi
di mettere a repentaglio la capacità della Gran Bretagna di perseguire una
posizione leader nel settore dell’apprendimento automatico. «Le migliori
società tecnologiche succhiano linfa dalle università: offrono loro stipendi
cospicui, pari a circa il quadruplo o il quintuplo di quelli che ricevono», ha
detto. «Le domande da porci sono le seguenti: chi è il proprietario delle
conoscenze prodotte? E chi formerà i ricercatori del futuro?». Il Regno Unito
si sta battendo contro altri paesi (e tra questi la Francia, dove a marzo il
presidente Emmanuel Macron ha promesso di allocare 1,5 miliardi di euro per
dare nuovo impulso nel prossimo quinquennio all’apprendimento automatico)
perché determinato a diventare leader mondiale nell’IA. Ogni impegno in questo
senso, tuttavia, scompare rispetto ai grandiosi piani cinesi di creare entro il
2030 un settore industriale impegnato nell’IA per 150 miliardi di dollari.
(Fonte: A. Ram, IlSole24Ore 15-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">UK. ANCHE LA DIAGNOSI DELLO
STATO DI SALUTE DEGLI UTENTI NEL FUTURO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (IA)</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Nel futuro dell’IA c’è anche la diagnosi dello stato di salute degli
utenti. Lo scorso mese, quando ha annunciato la decisione del governo di
investire 300 milioni di sterline per finanziare la ricerca nel campo
dell’apprendimento automatico, per esemplificare l’alto livello raggiunto dal
Regno Unito nel campo dell’intelligenza artificiale, il segretario alla Cultura
Matt Hancock ha citato i nomi di tre aziende che hanno sede a Londra. Le prime
due sono DeepMind e Swiftkey, che mette a punto software per i testi predittivi
ed è stata acquistata da Microsoft nel 2016 per 250 milioni di dollari.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">La terza azienda è più piccola: si tratta di Babylon, una startup
digitale britannica che opera in campo sanitario e usa algoritmi di IA per
diagnosticare le malattie. Questa azienda ha un’intesa con Bupa, il gruppo
privato di assistenza sanitaria, e con il numero di assistenza telefonica non
d’emergenza 111 del Servizio Sanitario Nazionale per contribuire al triage dei
servizi per casi non critici, e ha anche un accordo con il SSN per permettere a
circa un milione di londinesi di usare l’app di Babylon come primo punto di contatto
quando ci si sente male, invece di rivolgersi direttamente al proprio medico
curante. In ogni caso, i due contratti-fiori all’occhiello di Babylon con Bupa
e il numero 111 di assistenza del SSN non si sono espansi più di tanto dopo la
forte reazione contraria dei medici. (Fonte: A. Ram, IlSole24Ore 15-06-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">ERC STARTING GRANTS. UNO SU
DIECI A RICERCATORI ITALIANI</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Su 403 European starting grants, i finanziamenti destinati ai
ricercatori junior, gli italiani se ne sono aggiudicati uno su dieci. I nostri
giovani scienziati hanno sorpassato anche i francesi, balzando al secondo posto
subito dietro i tedeschi. Peccato che nella stragrande maggioranza dei casi i
vincitori svolgeranno le loro ricerche fuori dall’Italia: su 42 vincitori con
il passaporto italiano solo 12 resteranno a lavorare qui. Gli altri 30 (tre su
quattro) presteranno i loro cervelli all’estero. La penuria di fondi penalizza
ulteriormente l’Italia in quanto non solo fa scappare i nostri cervelli ma
soprattutto ci rende assai poco attraenti per dei ricercatori stranieri. I
nostri laboratori ne sono riusciti ad attrarre solo tre: uno sloveno (a Pavia),
un ungherese (alla Bocconi) e un canadese (a Trento). (Fonte: CorSera 30-07-18)</span><br />
<br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">LIBRI.
RAPPORTI. SAGGI</span></span></b></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial";">LA LAUREA NEGATA</span></b></div>
<span style="font-family: "arial";">Autore: Gianfranco Viesti, ed. Laterza 2018.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">La base di questo lavoro è un rapporto della Fondazione Red pubblicato
due anni fa. I dati sono chiari: l’università italiana è più piccola del 20%
rispetto a dieci anni fa. E non è una buona notizia.</span><br />
<span style="font-family: "arial";">Il blocco del turnover ha ridotto il numero dei docenti da 63mila a
49mila tra il 2008 e il 2016, ma ci sono anche meno corsi e meno studenti, al
contrario di quanto si possa pensare. Si dice che l’Università diventi un
parcheggio per i giovani, ma in questo momento storico non vale. Per una
semplice ragione: i costi dei nostri atenei sono aumentati e sempre più persone
non se lo possono permettere. Indipendentemente dal colore dei governi,
possiamo dire che la linea è stata piuttosto univoca: il costante taglio dei
fondi ha portato l’Università pubblica a dipendere per il 30% da finanziamenti
privati, con una pericolosa concentrazione degli atenei sbilanciata verso il
Centro-Nord. I criteri di ripartizione dei fondi statali sono stati cambiati,
ma sono ancora troppo poco trasparenti. A farne le spese sono stati gli
studenti. Soprattutto i meno abbienti, visto che gli investimenti per il
diritto allo studio sono rimasti gli stessi mentre i costi aumentavano. E non è
solo un problema di tasse, ma anche di tutte le altre spese che uno studente,
magari fuori sede, deve sostenere. Ma oltre al merito, c’è un problema di
metodo. In questi ultimi dieci anni la politica ha trasformato l’Università
senza che gran parte dell’opinione pubblica se ne rendesse neanche conto,
attraverso modifiche burocratiche molto tecniche e graduali, quasi per evitare
responsabilità. Un tema del genere meriterebbe invece di essere al centro del
dibattito parlamentare. I finanziamenti non sono più ripartiti agli atenei su
base storica, cioè su quanto erano abituati a prendere in precedenza, ma su un
sistema di indicatori. Il problema è che questi criteri sono poco trasparenti
e, se vogliamo vedere dei benefici, devono essere riformati. (Fonte: intervista
all’autore, <a href="http://www.linkiesta.it/"><span style="color: blue;">www.linkiesta.it</span></a><span style="margin: 0px;"> </span>03-08-18)</span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b><span style="background: white; margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">VITA DA
PRECARI. UNA MINIGUIDA PER ORIENTARSI NEL LAVORO UNIVERSITARIO</span></span></b></div>
<span style="font-family: "arial";"><span style="background: white; margin: 0px;">Autore: Francesca Forte<b>.</b></span><span style="margin: 0px;"> Edizioni Conoscenza, 2018, 54 pg.<b><span style="background: white; margin: 0px;"></span></b></span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">Sono oltre 83 mila i precari
nelle università italiane. Un esercito di ricercatori a tempo determinato,
assegnisti, borsisti, docenti a contratto senza i quali gli atenei non
potrebbero funzionare, ma ai quali si danno ben poche opportunità per un futuro
accademico. I precari universitari della ricerca e della docenza non possono
accedere a nessun processo di stabilizzazione, e spesso lavorano senza la
garanzia di elementari diritti, come le ferie o le assenze per malattia e per maternità..
Questo libro nasce dall’esperienza degli “Sportelli precari” istituiti da
FlcCgil di Milano ed è una guida per i lavoratori “non strutturati” per
l’accesso a una serie di diritti che siano loro garantiti nel contesto delle
diverse forme contrattuali: dai congedi parentali e di maternità alle cure in
caso di malattia o di infortunio, all’assegno di disoccupazione, alle
prospettive di pensione. Il volumetto pubblicato da Edizioni Conoscenza ha una
Presentazione di Pasquale Cuomo e contributi di Alessandro Arienzo e Barbara
Grüning.</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">FUTUREINRESEARCH. L’ESPERIENZA DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO</span></span></b></div>
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">A<span style="margin: 0px;"> </span>cura di Silvio Labbate. Tangram edizioni
scientifiche, 2018.</span></span><br />
<span style="margin: 0px;"><span style="font-family: "arial";">“La ricerca deve continuare,
non può subire le dinamiche travagliate dei finanziamenti: in palio c’è il progresso
della società civile». È chiaro il messaggio del rettore dell’Università del
Salento Vincenzo Zara, in occasione della presentazione del volume che
raccoglie le idee progettuali che i ricercatori a tempo determinato
dell’Università del Salento stanno sviluppando per rispondere alle necessità di
innovazione rilevanti per la Puglia nel quadro del programma omonimo. Curato da
Silvio Labbate, Ricercatore di Storia contemporanea, il libro è un focus su
“FuturelnResearch”, destinato a sostenere la formazione, la mobilità e lo
sviluppo delle capacità dei ricercatori pugliesi. “La Regione Puglia – spiega -
ha inteso realizzare un sistema di censimento che, da una parte, soddisfi le
aree di intervento regionali e, dall’altra, l’esigenza di dotazione organica
per le Università in funzione della ricerca applicata sul territorio. In altri
termini, un sistema di “potenziamento del sistema universitario” attraverso la
“specializzazione intelligente”. (Fonte: <a href="http://www.trnews.it/"><span style="color: blue;">www.trnews.it</span></a>
21-05-18)</span></span><br />
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-family: "arial";"></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-11780663716527368372018-05-25T15:53:00.000+02:002018-05-25T15:53:00.072+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 4 25-05-2018<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN
EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’INSEGNAMENTO IN INGLESE E IL CONSIGLIO DI STATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">“Al Politecnico di Milano
l’insegnamento in inglese non lede il diritto allo studio, ma favorisce il
diritto al lavoro». Con queste parole, l'Advisory Board dell’ateneo milanese
inizia la pagina a pagamento, apparsa sul Corriere della Sera il 6 Aprile u.s.,
in risposta alla sentenza del Consiglio di Stato, che vieta i corsi di laurea
nella sola lingua inglese. Inaugurati nel 2014, in base alla riforma Gelmini,
tali corsi si prefiggono di internazionalizzare i nostri studenti, in un mondo
sempre più globale, tanto che l'agenzia americana QS ha classificato il
Politecnico al 18° posto in ingegneria, al 9° posto in architettura e al 5°
posto nel design, nelle graduatorie mondiali di qualità degli atenei. Tale
sentenza si baserà certamente su una delle circa 220.000 leggi, leggine e/o
pareri della Cassazione, attualmente vigenti nel nostro ordinamento giuridico.
Dalla nascita dello Stato unitario infatti, alla scarsa efficacia delle azioni
di molti governi che si sono succeduti, è stata contrapposta, come alibi
all'inefficienza, un'abnorme produzione normativa. Spesso questa giungla
legislativa ha generato anche contraddizioni tra le norme stesse, che
favoriscono le "interpretazioni". Alla "certezza" del
diritto si sostituisce così la "possibilità" del diritto. Non so se
tutto questo possa essere applicato al caso del Politecnico, ma la sentenza
emessa è così eclatante che il dubbio è più che legittimo. La globalizzazione
non perdona ritardi e carenze culturali e il Governo, qualunque esso sia e il
Parlamento, non possono ignorare un tema così importante e delicato. (Fonte: F.
Faletti, Il Giorno 15-04-18) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">COME L'ISTRUZIONE PUÒ FAR FRONTE
ALLA MONTANTE SUPREMAZIA TECNOLOGICA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Grazie all'intelligenza artificiale l'informazione è più puntuale,
precisa e percepita come utile, anche se non sempre veritiera. In questo
scenario bisogna fornire a tutti la possibilità di accesso e farlo in modo
proattivo. E per questo è necessario comunicare nel linguaggio della
programmazione, indipendentemente dalle discipline di cui ci si occupa. Il
coding è il nuovo inglese, una lingua che è necessario parlare per poter
accedere all'informazione sia nella sua ampiezza sia nella sua profondità.
Dobbiamo essere in grado di discernere l'informazione attendibile e di
amplificarla in modo critico e responsabile. La responsabilizzatone riguarda lo
sviluppo delle conoscenze fondamentali. L'esposizione all'apprendimento delle
discipline classiche quali la logica e la matematica, ci permette di aprire la
nostra mente, arricchirla dal punto di vista cognitivo e irrobustirla dal punto
di vista metodologico. La responsabilizzazione riguarda poi la stimolazione al
pensiero critico. Ciò richiama l'importanza di aspetti di etica e morale, che
sono stati il fondamento di molte delle discipline scientifiche del passato,
come dimostrano nelle scienze applicate naturali il giuramento di Ippocrate e
nelle scienze sociali la filosofia morale che ha anticipato i primi trattati di
economia. Il terzo riguarda la personalizzazione. Come l’epistemologia
cognitiva ci insegna che è il processo di interiorizzazione dell'informazione a
permettere al singolo di elaborare il mattone dell'informazione in un castello
di conoscenza e rendere questo castello differente da quelli costruiti da altri
individui, il percorso pedagogico deve stimolare e facilitare questa dinamica
individuale, che nel futuro sarà sempre più personalizzata. Per stimolare il
giusto apprendimento, il docente nel futuro diventerà un personal coach, ovvero
un tutor che aiuta lo studente a percorrere in modo intelligente il processo di
crescita. Incamminarsi lungo i sentieri di abilitazione, responsabilizzazione e
personalizzazione richiede un investimento di lungo termine per scuola e
università. Ma porterà a una destinazione che permetterà di rispondere alla
domanda di Yuval Nohel Harari con meno paura e più metodo: “Cosa accadrà alla
società, alla politica e alla nostra vita quotidiana quando algoritmi non
coscienti ma super intelligenti ci conosceranno meglio di noi stessi?”. (Fonte:
G. Verona, La Stampa 13-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LE 15 NUOVE LAUREE
PROFESSIONALIZZANTI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Da un’indagine AlmaLaurea relativa al 2016 il 43% dei laureati italiani
non ha esperienza di tirocinio o lavoro riconosciuto durante gli studi. Con
l’avvio delle cosiddette lauree professionalizzanti, università e mondo del
lavoro dovrebbero diventare un po’ più vicini. Un ritardo in formazione pratica
che l’Italia ha rispetto agli altri Paesi europei. Le lauree
professionalizzanti sono corsi che dovrebbero rappresentare una nuova
opportunità per chi sta per concludere le scuole superiori. Prevedono due anni
di formazione universitaria e anche un anno di esperienza sul campo tramite
tirocini. Le università possono creare un solo corso accademico, previe
convenzioni con le aziende e gli ordini professionali dove gli studenti
svolgeranno i tirocini. Ai corsi potranno accedere non più di 50 studenti e, al
termine del percorso, gli atenei dovranno monitorare gli effettivi sbocchi
occupazionali degli studenti, con un target fissato all’80% a un anno dal
conseguimento del titolo. I corsi per l’anno accademico 2018/2019 per adesso
sono 15, suddivisi in tre aree (Ingegneria, Edilizia e Territorio, Energia e
Trasporti) ed equamente distribuiti tra Nord e Sud. Questi i corsi:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Bologna (Ingegneria meccatronica), Modena (Ingegneria per l’industria
intelligente), Bolzano (Ingegneria del legno), Salento (Ingegnerie delle
tecnologie industriali), Napoli (Gestione del territorio; Conduzione del mezzo
navale; ingegneria meccanica), Bari (Gestione del territorio),</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Firenze (Tecnologie e trasformazioni avanzate per il settore legno,
arredo ed edilizia), Padova (Tecniche e gestione dell’edilizia e del
territorio), Politecnica delle Marche (Tecnica della costruzione e gestione del
territorio), Udine (Tecniche dell’edilizia e dell’ambiente), Siena
(Agribusiness), Palermo (Ingegneria della sicurezza), Sassari (Gestione
energetica e sicurezza).</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
(Fonte: <a href="http://www.magazine.alphatest.it/">www.magazine.alphatest.it</a>
04-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">BUROCRAZIA E ATTIVITÀ GESTIONALE DEI PROFESSORI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La proceduralizzazione e la
burocratizzazione della vita universitaria rischiano di creare individui (cioè,
docenti) “ligi ad oltranza”. Il rischio, in altri termini, è quello di
confondere i mezzi e i fini: l’accreditamento dei corsi di studio e dei
dipartimenti non è il fine verso cui riversare tutti gli sforzi ma un mezzo per
migliorare la qualità della ricerca e della didattica, che sono pur sempre le
missioni principali di un docente universitario e dell’accademia nel suo
complesso. Tuttavia, il tempo passato a compilare moduli e schede e la
partecipazione a commissioni di ogni tipo produce una sorta di disciplinamento
in senso foucaultiano che rischia di far perdere di vista questa semplice verità.
Ciascuna università dovrebbe sforzarsi, nell’esercizio della propria autonomia,
di eliminare le commissioni, gli organismi, le procedure e i moduli pletorici e
di farsi guidare dal buon vecchio adagio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">entia
non sunt multiplicanda</i>… Non è un caso che la tendenza sia esattamente
quella opposta: se i protocolli e le procedure diventano un fine in sé, è
evidente che si tenda a moltiplicarli all’infinito. In secondo luogo, i
regolamenti e le circolari dovrebbero essere redatti in modo semplice e chiaro.
Ciò aiuterebbe sia a comprendere il fine di ogni documento normativo sia a non
ingenerare l’idea che l’interpretazione di tali testi spetti a una casta di
professori ed amministrativi eletti (Kafka docet). In terzo luogo, tutti i
docenti (soprattutto i più bravi nella ricerca e nella didattica) dovrebbe
occuparsi, per un periodo circoscritto, della governance del proprio ateneo,
senza però farsi fagocitare da questa attività trasformandola nella propria
attività principale, se non nell’unica. Non si tratta di un’invettiva
generalizzata contro “i professionisti della politica”. Concordo con Weber che
la politica sia, o possa essere, una professione. Tuttavia questo è vero per il
governo della città e dello Stato, ma non vale per l’università. I professori
che, per professione, si occupano prevalentemente di attività gestionale
perdono di vista le peculiarità dell’accademia e tendono a gestirla come una
qualsiasi impresa. Bisogna sempre ricordare che la vocazione di un professore
universitario deve essere principalmente quella di studiare e insegnare e che
solo chi studia e insegna è in grado di organizzare in modo efficiente
un’istituzione che deve “produrre”, innanzitutto, ricerca e didattica. (Fonte:
A. Schiavello, Il Mulino 26-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA
NAZIONALE: CONSIDERAZIONI E PROPOSTE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Fra i criteri che regolano la partecipazione, da parte di Docenti,
Ricercatori e Studiosi italiani e stranieri, alle procedure di “Abilitazione
Scientifica Nazionale” (ASN) per il conseguimento dell’idoneità a svolgere le
funzioni e a ricoprire il ruolo di Professore di I Fascia (Professore
Ordinario) e di Professore di II Fascia (Professore Associato), si annovera la
presentazione di un numero massimo di 16 e di 12 pubblicazioni scientifiche per
i candidati al conseguimento dell’ASN, rispettivamente, in I ed in II Fascia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ciò ha prodotto e continua a produrre, inevitabilmente, la
partecipazione di migliaia di aspiranti alle succitate procedure di
abilitazione - di recente ribattezzata “abilitazione a sportello” per via della
possibilità offerta ai candidati di presentare domanda “in qualsivoglia
momento” -, con la logica conseguenza di un ingente, se non addirittura
gravosissimo carico di lavoro sulle spalle dei Commissari (tutti appartenenti
al ruolo dei Professori di I Fascia) chiamati a valutare i candidati nei
rispettivi “settori concorsuali”, questi ultimi strettamente connessi,
peraltro, ai relativi “Settori Scientifico-Disciplinari” (SSD). In una
situazione del genere, risulta a dir poco arduo comprendere come i 5 Membri di
una Commissione Esaminatrice, la quale dovrebbe svolgere ope legis il proprio
mandato nell’arco di 24 mesi e su ben 5 “quadrimestri” (vale a dire le
“finestre temporali” nel cui ambito gli aspiranti possono presentare le proprie
domande di partecipazione), possano leggere con la necessaria calma, attenzione
e concentrazione tutti i lavori scientifici (nessuno escluso!) di una così
folta “pletora” di candidati, cosa che vale soprattutto per quegli SSD
caratterizzati da una numerosità di Docenti, Ricercatori e Studiosi
particolarmente elevata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Perché non “capovolgere” lo schema attuale, prevedendo e concependo un
“modello di partecipazione” che preveda la presentazione, ad opera dei
candidati, non già di un numero massimo, ma bensì di un numero minimo di
pubblicazioni? Non solo, ma perché non richiedere agli aspiranti la sola
presentazione di lavori scientifici pubblicati su Riviste “peer-reviewed” ed in
cui la candidata/il candidato figurino esclusivamente come “primo”, “secondo”,
oppure come “ultimo nome” e/o “corresponding Author”?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ciò consentirebbe alle Commissioni sia di lavorare in maniera più
agevole e serena sia di operare una selezione ben più meritocratica di quanto
non avvenga attualmente, vista e considerata, da un lato, l’ “esigua
numerosità” e, dall’altro lato, l’oltremodo elevata qualità del “campione”
(inteso come “segmento della Comunità dei Saperi”) sul quale le stesse si troverebbero
ad operare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ne deriverebbe altresì, a tutto beneficio delle più che legittime
aspettative di progressione di carriera dei “neoabilitati”, un’elevata
probabilità che l’ASN dai medesimi conseguita possa esser favorevolmente “messa
a frutto” attraverso l’ottenimento di una posizione di Professore di I Fascia o
di II Fascia non già nell’arco dei 6 anni di attuale durata dell’ASN, ma bensì
entro il quadriennio di durata della stessa disciplinato dalla precedente
normativa esistente in materia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In definitiva, secondo l’opinione di chi scrive, quello appena
delineato si configura come un vero e proprio “vizio all’origine” che, nel
soddisfare le pur giustificate e legittime ambizioni ed aspettative di uno
sparuto stuolo di “eletti”, si traduce di fatto, al contempo, nella totale
frustrazione delle parimenti legittime e giustificate aspettative ed ambizioni
della foltissima pletora di abilitati che non vedranno mai la propria ASN
“convertita” in una posizione permanente di Professore di I o di II Fascia presso
questo o quell’altro Ateneo. Parafrasando, è come trovarsi di fronte alla
celebre “montagna che ha partorito (il non meno “celebre”) topolino”!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Fra le ulteriori “distorsioni del sistema” che meriterebbero - sempre
secondo il sommesso parere di chi scrive - un’opportuna “pausa di riflessione”,
vi è anche il fatto che, se da un lato i “papabili” a svolgere le funzioni di
“valutatori” dei candidati all’ASN possono esser “sorteggiati” fra i soli
Professori di I Fascia ritenuti “idonei” all’uopo (previa valutazione delle
rispettive pubblicazioni scientifiche mediante criteri “bibliometrici”), la
medesima fattispecie non si ripropone, dall’altro lato, appannaggio degli
“abilitati al ruolo di Professori di I Fascia”. Ciò appare difficilmente
comprensibile quando si pensi che la valutazione degli “aspiranti all’ASN”
esula completamente dalle attività didattiche, di servizio e/o da quelle
inquadrabili nella c.d. “terza missione” eventualmente svolte dagli stessi,
risultando focalizzata in maniera esclusiva sulle “performances” scientifiche
dei singoli candidati. In estrema sintesi, un Professore di I Fascia eleggibile
in veste di “Commissario” ed un “abilitato alle funzioni di Professore di I
Fascia” dovrebbero esser considerati entrambi pienamente “equipollenti”, in termini
di “idoneità scientifica”, ad esercitare le funzioni di “valutatori” nei
confronti degli “aspiranti all’ASN” per quello stesso SSD, cosa che per
“qualche singolare motivo d’Italica matrice” non avviene (e, con ogni
probabilità, mai avverrà!!)!!!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La predisposizione di un siffatto “correttivo in corso d’opera”, oltre
a porre rimedio ad una fattispecie che, sempre nell’opinione di chi scrive, si
potrebbe configurare come un autentico “vulnus” o, peggio ancora, come una
“capitis diminutio” degli “abilitati in I Fascia” nei confronti dei Professori
di I Fascia, costituirebbe un autentico “toccasana” anche per quegli SSD che, a
motivo della numerosità non particolarmente “consistente” dei Professori
Ordinari presenti al proprio interno, si trovano a tutt’oggi a fronteggiare e a
gestire con notevoli difficoltà i gravosi impegni derivanti dalla cooptazione
dei suddetti Colleghi in seno alle Commissioni Esaminatrici operanti nei
rispettivi SSD.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Entrando da ultimo negli specifici “ambiti” verso i quali si rivolge la
valutazione che i Commissari sono chiamati ad esprimere nei confronti dei
singoli “aspiranti”, mentre si condivide senza la benché minima riserva la
“centralità” che la produzione scientifica del candidato dovrebbe assumere (e
che di fatto assume, purché congruente rispetto alle tematiche proprie di
quello specifico SSD) nella fattispecie in esame, sembrano tuttavia sussistere
fondati motivi per ritenere - ancora secondo il sommesso parere di chi scrive -
che un’eccessiva “asimmetria” caratterizzi a tutt’oggi l’attività dei singoli
candidati come “Autori” e come “Revisori” di lavori scientifici. Mi spiego
meglio: se è vero, com’è vero, che la qualità di una Rivista Scientifica (che
potrebbe riassumersi, almeno in parte, nell’ “Impact Factor” della stessa)
passa in primis attraverso il profilo qualitativo dei manoscritti inviati alla
stessa ad opera dei diversi Autori e, nondimeno, attraverso la qualità
dell’attività di “referaggio” condotta sui medesimi contributi ad opera dei
vari “Reviewers” (spesso “anonimi”) i quali mettono al servizio di questa
quanto mai nobile causa il proprio tempo e le proprie competenze (gratis et
amore Dei, peraltro!), in tutta onestà non si riesce a comprendere il motivo
per cui la valutazione di un candidato avvenga pressoché esclusivamente come
“Autore” e non già anche come “Revisore” di lavori scientifici! Vi sarà una
bella differenza, in termini oggettivi e a parità di produzione scientifica,
fra due “ipotetici” candidati all’ASN, l’uno dei quali abbia al proprio attivo la
revisione di 2-3 soli manoscritti quando l’altro si trova invece a vantare il
“referaggio” di oltre 100 lavori!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In conclusione, si ritiene di aver fornito una serie di spunti di
riflessione finalizzati a migliorare la qualità dell’attuale “sistema di valutazione
per il conseguimento dell’ASN”, spunti di riflessione che lo scrivente auspica
possano trovare adeguati “spazi e tempi di discussione” sia fra i Colleghi
appartenenti alla Comunità Accademica e, più in generale, alla Comunità
Scientifica del nostro Paese, sia presso i nostri Organi di Rappresentanza
(CUN), così come presso l’ANVUR ed il MIUR, una volta che il nuovo Ministro si
sarà insediato alla guida del suddetto Dicastero. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
(<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Autore: Prof. Giovanni Di
Guardo. UniTe 25-05-18</i>)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL BANDO PER I COMMISSARI
2018-2020 DELL’ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE: <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E’ datato 30 aprile 2018 il bando per la selezione dei commissari della
nuova tornata di abilitazione (2018-2020). Si ripropone lo schema abituale:
sessanta giorni di tempo per la domanda, e di nuovo per i si richiedono le
settori non bibliometrici, copie in formato elettronico (.pdf) del frontespizio
delle pubblicazioni. Ecco il testo del bando (qua): <span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 6.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y7k7rjpq">https://tinyurl.com/y7k7rjpq</a> </span><span style="font-size: 20.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span>(03-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITÀ PIÙ INNOVATIVE D’EUROPA. KU LEUVEN È IN CIMA ALLA CLASSIFICA
REUTERS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">KU Leuven è in cima alla
classifica Reuters delle università più innovative d’Europa per il terzo anno
consecutivo. Un ranking che identifica e classifica le istituzioni accademiche
più attive nel promuovere la scienza, inventare nuove tecnologie e alimentare
nuovi mercati e industrie. KU Leuven, un’università in lingua olandese con sede
a Lovanio, nella regione belga delle Fiandre, è stata fondata nel 1425 da papa
Martino V e produce continuamente un grande volume di scoperte di valore. I
brevetti depositati da scienziati di questa Università spesso citati da altri
ricercatori nel mondo accademico e nell’industria privata. Questo è uno dei
criteri chiave nella classifica Reuters, compilata in collaborazione con
Clarivate Analytics e basata sulle analisi di brevetti depositati e sulle
citazioni in articoli pubblicati su riviste scientifiche. Complessivamente, le
posizioni delle Università più innovative d’Europa sono rimaste stabili
rispetto all’anno scorso, con l’Imperial College London (n. 2) e l’Università
di Cambridge (n. 3) posizionate ai vertici per il terzo anno consecutivo. Altre
istituzioni leader si sono semplicemente scambiate le posizioni, come il
Politecnico federale di Losanna (n. 4, salita di una posizione), l’Università
di Erlangen Norimberga (n. 5, salita di una posizione) e l’Università tecnica
di Monaco (n. 6, scesa di due posizioni). Il resto delle università top 10
sono: l’Università di Manchester (n. 7, salita di nove posizioni), l’Università
di Monaco (n. 8, salita di quattro posizioni), Università tecnica della
Danimarca (n. 9, salita di tre posizioni) e ETH Zurigo (n. 10, salita di una
posizione). (Fonte: Reuters 26-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">QS BEST STUDENT CITIES RANKING <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Londra in cima alla classifica come 'migliore città universitaria al
mondo'. Sono state analizzate 468 città in totale e di queste 139 sono entrate
nella classifica. Delle 18 italiane considerate, Milano al 36° posto, Roma al
66° posto, su 139 città classificate. (Fonte: <a href="https://www.topuniversities.com/city-rankings/2018">https://www.topuniversities.com/city-rankings/2018</a>
09-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIBOCCONI 21° NELL’ ECONOMICS
SCHOOLS RESEARCH RANKING DELL’OLANDESE TILBURG UNIVERSITY</b> </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Università Bocconi è il primo ateneo non di lingua inglese al 21° posto
nella top 100 worldwide di «Economics schools research ranking» stilata
dall'olandese Tilburg University. In testa alla classifica c'è Harvard, seguita
dall'Università di Chicago e da Stanford. In quarta posizione la London School
of Economics, quinta Berkeley. Il Mit di Boston è al settimo posto, Oxford al
decimo. «Ranking come quello realizzato dall'Università di Tilburg basati sulla
produzione scientifica,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ha commentato
Marco Ottaviani, prorettore alla Ricerca, sono fondamentali perché misurano le
università nella loro dimensione principale». «La ricerca e la produzione della
conoscenza sono, ha sottolineato, la dimensione più caratterizzante per
un'università, ancor più dell'insegnamento: non può esserci trasferimento di
conoscenza se non c'è produzione di conoscenza». (Fonte: CorSera 04-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CULTURA
DEL DIGITALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’UNIVERSITÀ SULL’ONDA DELLA
RIVOLUZIONE DIGITALE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L’ecosistema universitario italiano sta lavorando a un salto di qualità
e alcune iniziative lasciano buone sensazioni. Milano, Torino, Roma, Napoli,
Trento, Bologna. Negli ultimi anni, e in particolare negli ultimi mesi, sono
proliferati i corsi triennali, le lauree magistrali e i master dedicati alle
nuove frontiere dell’economia digitale: tecnologie Ict, data science, digital
marketing, automazione, management 4.0, meccatronica e altri ambiti. La voglia
di mettersi sull’onda della rivoluzione digitale sta innescando una
competizione virtuosa tra gli atenei, desiderosi di accaparrarsi i migliori
talenti da consegnare al mercato del lavoro. Dall’Università di Trento al
Politecnico di Milano, dall’Università di Torino alla Sapienza di Roma, dalla
Ca’ Foscari di Venezia alla Federico II di Napoli, il ventaglio dei percorsi
focalizzati sull’innovazione si sta allargando con effetti diretti sulle
logiche della formazione universitaria. Tra questi spicca la maggiore
integrazione fra discipline diverse e distanti (solo apparentemente). Ad
esempio, in un corso di Data science si studia di tutto dall’economia
all’intelligenza artificiale. Ma non si tratta di attivare un corso e stare a
posto per qualche anno. Rettori e docenti sono consapevoli che la rivoluzione
4.0 si sta propagando a una velocità che non ha nulla a che vedere con quella
delle rivoluzioni precedenti. E se aziende e PA devono saper stare ai continui
cambi di passo dell’innovazione digitale, altrettanto devono saper fare le
Università chiamate a formare menti e talenti resilienti. (Fonte: A. Frollà,
A&F Rep 07-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E-LEARNING. I MASSIVE OPEN ONLINE COURSES (MOOC) A 10 ANNI DAL LANCIO.
NUMERI ELEVATISSIMI MA NON UNA RIVOLUZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I Massive Open Online Courses
(MOOC) sono la più grande rivoluzione del mondo accademico?. Perché studiare (e
pagare la retta) in una Università, quando migliaia di corsi, offerti dai
migliori professori al mondo, sono accessibili online, gratuitamente o quasi? A
distanza di dieci anni dal lancio del primo MOOC, si può dire con certezza che
la rivoluzione promessa non c’è stata, ma sicuramente i MOOC rappresentano oggi
una forma moderna di formazione di alta qualità. I numeri raggiunti sono
semplicemente sbalorditivi: oltre 800 Università offrono MOOC, oltre 9.400 MOOC
sono disponibili online; 43.000 la media degli studenti registrati in un
singolo corso. Ad oggi, oltre 81 milioni di persone hanno studiato un corso
MOOC (più di 23 milioni solo nel 2017). I principali provider (Coursera, edD,
XuetangX, Udacity e FutureLearn) continuano ad espandersi, ma fanno oggi meno
paura agli Atenei tradizionali che mantengono nella ricerca, alla base della
formazione, il loro vantaggio competitivo. L’offerta accademica rimane più
integrata, avanzata e personalizzata. Senza dubbio, la crescente popolarità dei
programmi online è in parte spiegata dall’impatto di Education Technologies
innovative (EdTech). Harvard ha lanciato una delle prime aule completamente
digitali (HBx), dove i professori possono insegnare in diretta a studenti
connessi da tutti il mondo (l’esperienza digitale ricorda il film Minority
Report). MIT ha pilotato i primi «telepresence robots», che permettono agli
studenti di partecipare a una classe inviando il proprio robot (che prende
appunti, alza la mano e consente di fare domande in diretta). IE sta
sperimentando l’utilizzo della virtual/augmented reality (maschere tipo Oculus
per intenderci) per dare la possibilità ai propri studenti di sedersi in
un’aula virtuale comodamente dal divano di casa. L’Imperial College ha
annunciato il lancio di una ChatBot che integrerà soluzioni di intelligenza
artificiale e machine learning al fine di supportare gli studenti nei loro
percorsi di studio (fornendo un accesso rapido e personalizzato a libri,
articoli, video e lezioni online). (Fonte: P. Taticchi, CorSera 10-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CORSI DI STUDIO PER LE NUOVE SFIDE DEL MONDO DIGITALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Dagli Stati Uniti al Giappone
si diffondono master ad hoc in intelligenza artificiale e anche le università
italiane hanno iniziato a fare la loro parte per formare giovani che, mettendo
insieme conoscenze economiche, legali e sociologiche con conoscenze
ingegneristiche, di analisi dei dati e tecniche, possano affrontare le nuove
sfide del mondo digitale. In Europa esistono corsi di laurea magistrale
specifici in intelligenza artificiale, dall'università politecnica della
Catalogna ai master degli atenei di Amsterdam ed Edimburgo, ma anche in Italia
il quadro è in espansione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">All'università di Torino c'è
un intero corso di laurea magistrale denominato "Intelligenza Artificiale
(IA) e Sistemi Informatici". Si studiano IA, machine learning, reti
neurali e deep learning,<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">natural language processing e
altro ancora. Proprio in quest'anno accademico è stato attivato all'ateneo di
Trieste un corso di laurea magistrale in data science e all'interno del corso
di laurea sono presenti insegnamenti di machine learning. L'anno scorso ha
debuttato anche la laurea magistrale in data science della Bicocca di Milano e
sono stati recentemente introdotti all'Università di Firenze curriculum di
studi in data science sia presso il corso di laurea magistrale in Informatica
sia in quello in Statistica. Poche settimane fa, poi, è stata `battezzata' la
nuova cattedra in "Machine learning and artificial intelligence"
dell'università Luiss. (Fonte: V. Passeri, QN Economia 09-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PUNTA SUI BIG DATA L’ALTA FORMAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Politecnico di Milano,
Università di Bologna e Fondazione Golinelli investono su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">big data</i> e industria 4.0. Dopo l’avvio l’anno scorso della prima
scuola in Italia di dottorato in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Data
Science and Computation</i>, prende il via il Consorzio tra le due Università e
Fondazione Golinelli per diventare punto di riferimento in Italia per la
ricerca nel campo di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Big Data</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Data Science</i>. Sono 16 le borse
disponibili per il secondo anno della scuola di dottorato, i cui ricercatori
vengono impegnati in un percorso quadriennale. Il progetto ha il sostegno
dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e l’Istituto italiano di tecnologia,
di imprese private come Crif (azienda specializzata in sistemi di informazioni
creditizie), il colosso dell’e-commerce Ynap, Cineca, il Centro di riferimento
oncologico di Aviano e Alfasigma. Il collegio dei docenti raggiungerà le 22
unità e sarà creato uno Steering commitee dei fondatori all’Opificio Golinelli
di Bologna. Francesco Ubertini, rettore di Alma Mater di Bologna, ha spiegato
che il percorso “punta a formare esperti in grado di svolgere attività di
ricerca universitaria e industriale a un livello qualitativo che astragga dalle
singole componenti accademico-scientifiche”. Sulla stessa linea Ferruccio
Resta, rettore Politecnico di Milano, convinto che “le grandi sfide si vincano
uniti”, e che per questo un progetto come la Scuola di Dottorato in Data
Science and Computation, “che vede la partecipazione della ricerca così come
dell’industria” sia “la via giusta da intraprendere per il futuro di un sistema
che sa fare rete”. Parla del “ruolo di innesco e insieme di enzima svolto da
Fondazione Golinelli”, il suo presidente, Andrea Zanotti. Mentre per Davide
Capuzzo, senior analytics director di Crif, un progetto come il dottorato può
“avere ricadute importanti nell’ambito dei processi decisionali data driven”.
(Fonte: <a href="http://www.viaemilianet.it/">www.viaemilianet.it</a> 13-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">GLI STUDENTI E LO SCIOPERO DEI DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Movimento per la Dignità
della Docenza Universitaria (MDDU) fondato dal professor Carlo Ferraro, si sta
organizzando per replicare lo sciopero degli esami collaudato durante le
sessioni dello scorso settembre. Le maggiori organizzazioni studentesche, anche
questa volta, insorgono, lamentando sui social network il fatto che i disagi
dello sciopero si ripercuoteranno solamente sugli studenti: c’è chi rischia di
perdere la borsa di studio o di dover rimandare la laurea, dicono. In effetti,
nessuno nega che lo sciopero comporti qualche disagio per il corpo studentesco,
ma forse bisognerebbe ridimensionare i toni apocalittici usati dai
rappresentanti degli studenti: lo sciopero prevede che ci si astenga da uno
solo degli appelli previsti durante la sessione di giugno-luglio, e laddove ci
sia un solo appello, questo sarà semplicemente rimandato di due settimane;
inoltre, è previsto un «appello straordinario “ad hoc”» per laureandi, studenti
Erasmus, studentesse in attesa di un bambino e studenti con problemi di salute
documentati; infine, i docenti chiedono ai Rettori di destinare la trattenuta
stipendiale, prevista per legge ai danni degli scioperanti, ai fondi per
l’erogazione di borse di studio per i meno fortunati. Insomma, non si può certo
dire che i docenti agiscano scriteriatamente con l’obiettivo di danneggiare il
più possibile gli studenti. (Fonte: Lettera a Roars di G. Fusco 20-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SE IL TAR ENTRA NEL MERITO
DELL’ADEGUATEZZA NON SOLO FORMALE DI UN PROFESSORE-COMMISSARIO PER L’ASN SI
TRATTA O NON DI UN ECCESSO DI INTERFERENZA DELLA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA?<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
G. Luzzatto sul Secolo XIX afferma che nel nostro Paese due situazioni
deprecabili si presentano spesso. La prima: nel complesso delle vicende
pubbliche, l'eccesso di interferenze della giustizia amministrativa sulle
modalità di gestione. La seconda: nel campo culturale, la scarsa interazione
tra le diverse discipline. Le due questioni sembrano lontane tra loro; la
recente decisione di un Tar è riuscita a connetterle. Il tema era quello della
"Abilitazione Scientifica Nazionale", che viene assegnata da apposite
Commissioni di professori universitari. Un ricorso, che il Tar ha accolto,
riguardava la presenza di un Commissario un cui lavoro scientifico (tra quelli
necessari per aver diritto a far parte della Commissione) non era incasellato
nel "Settore Scientifico - disciplinare" al quale si riferiva
l'Abilitazione, nel caso la Storia Medievale. Dalle notizie sul responso non
risulta quale era il contenuto del lavoro incriminato.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Circa il primo punto toccato all'inizio, abbiamo cioè una situazione
nella quale il Tar entra nel merito della adeguatezza di un
professore-commissario a esprimere valutazioni scientifiche. Ora, un giudice
amministrativo non può certo avere competenze atte a giudicare (in tutti I rami
dello scibile) tale adeguatezza, e necessariamente si limita perciò a
verificare aspetti formali nella documentazione che accredita un Commissario.
Alcuni di tali aspetti sono oggettivi (es.: la "pubblicazione" è
tale, cioè non si tratta di un dattiloscritto a uso interno, privo dei
requisiti di legge?). Voler però sindacare se essa “è in tema" apre il
problema ricordato al secondo punto. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Sorge la domanda: se il TAR entra nel merito dell’adeguatezza non solo
formale di un professore-commissario a esprimere valutazioni scientifiche circa
l’abilitazione scientifica si tratta o no di eccesso di interferenza della
giustizia amministrativa sulle modalità di gestione della ricerca scientifica?
(Fonte: Il Secolo XIX 06-05-18).</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Risposta di Redazione Roars a @univtrends: no, perché il punto della
sentenza TAR era un altro: non si possono scremare i commissari con valutazioni
quantitative automatiche perché gli automatismi sono ciechi nei confronti dei
contenuti.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PROPOSTA DI INCENTIVI PER
VALORIZZARE IL DOTTORATO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il mondo della ricerca ha di anno in anno un numero sempre minore di
ricercatori, da una parte a causa della mancanza di fondi universitari,
dall’altra perché gli studenti non si sentono più motivati ad iscriversi ad un
dottorato di ricerca. In parte questo avviene perché il titolo di dottore di
ricerca non offre sbocchi lavorativi certi dopo il conseguimento, sebbene si
acquisisca un punteggio elevato spendibile nei concorsi; di recente però è
stato disegnato un piano per la valorizzazione di questo titolo. A metà aprile
a Milano è nato il Comitato per la valorizzazione del dottorato il cui
presidente ha spiegato che oltre un terzo dei dottori di ricerca non rifarebbe
lo stesso corso di dottorato (39,3%), adducendo quale motivo principale
l’insoddisfazione per gli sbocchi professionali offerti dal titolo (51,3%). I
dati sono emersi dall’indagine Istat del 2015 e sembrano minacciare seriamente
la ricerca italiana. Il Comitato, dunque, tramite un’iniziativa popolare,
vorrebbe far pervenire una proposta di legge per valorizzare questo titolo di
studio: tra gli obiettivi della proposta ci sarebbero incentivi per ridurre i
costi di lavoro per i lavoratori altamente qualificati, una manovra che
potrebbe condurre alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche una
revisione della retribuzione annuale e del periodo di ricerca all’interno delle
università. (Fonte:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
catania.liveuniversity.it 02-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DOTTORI DI RICERCA IN AZIENDA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Solitamente i dottori di
ricerca pensano di essere completamente impreparati a lavorare in azienda,
perché sono abituati a pensare a se stessi come esperti e in una situazione
fuori dal loro campo specifico si sentono impreparati. Questo produce in loro
un’iniziale forte umiltà e voglia di imparare partendo dal basso, che è
l’atteggiamento migliore che si possa avere per fare una cambio di carriera. Ma
poi vanno più veloci degli altri e in poco tempo, in aziende meritocratiche e
pronte a valorizzare il talento delle persone, scalano la piramide
organizzativa assumendo ruoli di responsabilità e ritornando a sentirsi
competenti in quello che fanno. In un mercato del lavoro sempre più duale (le
persone molto capaci lavorano tanto e bene mentre quelle tentennanti fanno
fatica a trovare un lavoro) i dottori di ricerca sono quindi la più fantastica
delle opportunità per le aziende. Quelle che se ne rendono conto e si preparano
per selezionarli e valorizzarli. (Fonte: L. Foresti, IlSole24Ore 26-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA FINALIZZATA INNOVATIVA IN AMBITO BIOMEDICO. FONDI DAL MINISTERO
DELLA SALUTE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I fondi destinati per il
triennio 2017-2019 alla ricerca finalizzata innovativa in ambito biomedico sono
stati recentemente resi noti dal Ministero della Salute: un totale di 95
milioni di euro di cui 50 milioni riferiti all’anno finanziario 2016 e 45
milioni riferiti all’anno finanziario 2017. Si tratta di cifre assai inferiori
rispetto al precedente bando, pubblicato nel giugno 2016, che stabiliva
l’erogazione, riferita agli anni finanziari 2014 -2015, di 135.392.176,05 euro
di cui 54.460.000 euro destinati ai progetti riservati ai giovani ricercatori.
La novità positiva invece è che il bando del Ministero apre agli under 33 sotto
l'etichetta di "starting grant" di ispirazione ERC. (Fonte: <a href="http://www.scienzainrete.it/">www.scienzainrete.it</a> 24-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE
POST LAUREA-OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PERCHÈ MANCA UNA LAUREA
PROFESSIONALIZZANTE CENTRATA SU COMPETENZE 4.0 PER L'INDUSTRIA MANIFATTURIERA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nel loro manifesto per Industria 4.0, Calenda e Bentivogli su
IlSole24Ore hanno fissato come obiettivo almeno 100 mila studenti iscritti a
corsi di studio professionalizzanti entro il 2020: solo così possiamo
seriamente sperare di raggiungere l'obiettivo europeo del 40% di laureati fra i
giovani, mentre oggi siamo al 26%. Gli Its, nati nel 2008, hanno sulla carta
tutti gli ingredienti giusti: i settori di specializzazione sono quelli
tecnologicamente più avanzati; gran parte dell'apprendimento avviene
direttamente sui luoghi di lavoro utilizzando strumenti all'avanguardia; l'80%
dei diplomati trova subito occupazione, anche perché già ben selezionati in
partenza. Rimangono due problemi: i numeri degli Its sono estremamente piccoli
(10.500 studenti per 93 istituti in tutt'Italia) e, di conseguenza, i costi
procapite elevati (intorno ai 10mila euro per studente); il diploma finale non
è equiparato a una laurea triennale.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Parché manca una laurea professionalizzante centrata su competenze 4.0
per l'industria manifatturiera del Nord-Ovest, che salvaguardi il metodo degli
Its con esposizione diretta al lavoro con tecnologie di ultima generazione e
offra anche una laurea triennale, spendibile su mercato del lavoro? Risposta:
A) Non si può avviare una laurea professionalizzante secondo l'accordo Its-Crui
perché riguarda lavori che non prevedono l'iscrizione a un ordine. B) La
normativa che vincola l'attribuzione della laurea in ciascuna classe
all'acquisizione di un pacchetto di crediti in determinate aree
scientifico-disciplinari impedisce agli atenei di riconoscere insegnamenti
svolti negli Its. (Fonte: A. Gavosto, IlSole24Ore 08-04-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL TIROCINIO DURANTE L’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le esperienze lavorative nel
corso del periodo di studi aumentano le opportunità professionali dell’8% già a
un anno dalla laurea. Il numero gli studenti che hanno deciso di svolgere
tirocini curriculari è praticamente triplicato dal 2002: all’inizio degli anni
duemila, infatti, solo il 20% degli universitari sceglieva di fare
quest’esperienza. Già nel 2006 la percentuale è più che raddoppiata (44%), fino
ad arrivare al 2016, anno in cui il 57% degli universitari ha scelto di fare il
curriculare. Sono i laureati degli atenei del Nord Italia a svolgere più
tirocini curriculari rispetto ai colleghi di Centro e Sud Italia. Al Nord,
infatti, il 60% degli studenti sceglie di fare un’esperienza lavorativa durante
gli studi contro il 53% del Centro e il 55% del Sud. Il numero di tirocinanti
cambia, oltre che in base alla posizione, anche prendendo in considerazione le
dimensioni dell’ateneo: negli atenei di piccole e medie dimensioni ci sono più
studenti (64%) che scelgono di fare questa esperienza rispetto a quelli che
frequentano atenei di grandi dimensioni (55%).Eccezione fatta per gli indirizzi
di insegnamento, in cui ben l’89% degli studenti scende in campo prima della
laurea, la maggior parte degli stage curriculari riguarda gruppi disciplinari
di indirizzi scientifici e sanitari. Immediatamente dopo gli indirizzi di
insegnamento troviamo, infatti, in ordine: i ragazzi di professioni sanitarie
(82%), quelli di chimico-farmaceutico e educazione fisica a pari merito (81%) e
quelli di geo-biologico (77%). Scendendo al di sotto del 50% troviamo gli
studenti di ingegneria, di cui solo il 40% fa il tirocinio curriculare fino al
gruppo delle discipline giuridiche, dove solo il 17% dei ragazzi può segnare a
curriculum un’esperienza lavorativa di questo tipo prima della laurea.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nella maggioranza dei casi, il
65%, le attività di tirocinio curriculare sono svolte al di fuori
dell’università. L’eccezione si registra sono nel caso di medicina e
odontoiatria e di geo-biologico: in questi casi rispettivamente il 52% e il 49%
rimangono a lavorare nell’ambito dell’università. (Fonte: <a href="http://www.corriereuniv.it/">www.corriereuniv.it</a> 17-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">IL TIROCINIO FORMATIVO, OBBLIGATORIO PER L’ESERCIZIO
DELLA PROFESSIONE, MEDICA POTRÀ ESSERE SVOLTO DURANTE IL PERCORSO DI LAUREA</span></b>
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il tirocinio formativo, obbligatorio per l'esercizio della professione
medica, potrà essere svolto durante il percorso di laurea e non solo al termine
dello stesso. Si riducono, così, i tempi necessari per l'accesso alla
professione. Inoltre. sarà modificata la struttura del test di esame. con
l'introduzione dei quesiti tratti dall'esperienza del cosiddetto progress test.
Queste alcune delle novità introdotte dal nuovo regolamento per l'esame di abilitazione
alla professione di medico-chirurgo, firmato ieri dal Ministro dell'istruzione
Valeria Fedeli. Il regolamento è stato firmato dopo il parere favorevole con
osservazioni espresso dal Consiglio di Stato (si veda ItaliaOggi del 6 aprile
scorso). La novità principale riguarda, come detto, l'inserimento del tirocinio
trimestrale obbligatorio all'interno dei sei anni del corso di studi
universitario. Fino ad oggi poteva essere effettuato solo dopo aver conseguito
la laurea. Comunque, il tirocinio non potrà essere svolto prima del quinto anno
di corso e il candidato dovrà aver superato tutti gli esami fondamentali
previsti nei primi quattro anni del percorso di studi. Una scelta che nasce
dalla volontà di uniformare il percorso italiano di formazione e abilitazione
professionale dei medici a quello della maggior parte dei paesi europei, si
legge nella nota diffusa dal Miur. Un'ulteriore modifica riguarda direttamente
la prova di esame: da luglio 2019, prima sessione in cui saranno adottate le
nuove regole, la prova consisterà in 200 quesiti a risposta multipla con la
riduzione a 50 per quelli relativi alla parte pre-clinica e l'aumento a 150 di
quelli riguardanti la formazione clinica, quindi volti a valutare le capacità
dei candidati nell'applicare le conoscenze biomediche, cliniche, deontologiche
ed etiche alla pratica medica. Sarà prevista una fase transitoria; infatti, i
laureati magistrali avranno ancora due anni di tempo, dall'entrata in vigore
del regolamento, per effettuare comunque il tirocinio dopo il conseguimento
della laurea. L'anticipo del tirocinio all'interno del percorso di laurea,
necessario per sostenere l'esame di abilitazione, è un passo significativo per
la cosiddetta laurea abilitante. (Fonte: ItaliaOggi 11.05.18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DATI EUROSTAT SUI LAUREATI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo i dati Eurostat
provvisori per il 2017 sui livelli di istruzione, l’Italia resta agli ultimi
posti in Europa per numero di laureati. Nel nostro Paese solo una persona su
sei in età da lavoro (il 16,3% tra i 15 e i 64 anni) ha la laurea, un dato in
aumento rispetto al 2016 di 0,6 punti, ma ancora molto distante dalla media
europea (27,7%). Siamo penultimi in Europa per percentuale di laureati nella
fascia di età 15-64 anni, ma abbiamo il primato negativo per gli uomini con
appena il 13,7% contro il 25,7% medio in Ue: la crescita dal 2008 è stata di
2,4 punti in Italia contro i 5,2 nella media Ue. Per le donne la percentuale
sale al 18,9% delle persone tra i 15 e i 64 anni, dato peggiore in Ue (29,7% la
media) dopo la Romania. Dal 2008 ad oggi le donne con la laurea in Italia hanno
guadagnato 4,9 punti contro 7,8 della media Ue. Le percentuali di laureati
crescono nelle fasce di età più giovani ma resta ampia la distanza con la media
Ue: 26,4% contro 38,8%. (Fonte: QN 09-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">QUASI UN TERZO DEI GIOVANI PASSA MOLTISSIMO TEMPO ALL’UNIVERSITÀ SENZA
CONSEGUIRE LA LAUREA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nella fascia di età compresa
tra i 15 e i 64 anni, la quota di nostri connazionali con un titolo di studio
universitario è pari al 16,3%, contro il 27,7% della media Ue. Vanno un po’ meglio
le cose tra le persone di età compresa tra 25 e 34 anni: in questa categoria
anagrafica, gli italiani laureati sono il 26,4% del totale, contro però una
media continentale del 38,8%. Non esiste nazione europea che possa “vantare”
risultati peggiori dei nostri, tranne la Romania. Eppure, negli ultimi decenni
il nostro paese ha fatto anche qualche progresso significativo nel
miglioramento del grado di istruzione della popolazione. Nel 2000, per esempio
gli italiani laureati erano appena l’11,6% del totale, quasi 5 punti in meno
rispetto a oggi. Il guaio è che, in quasi 18 anni, il distacco con la media
europea non è affatto diminuito. Anzi, a ben guardare il gap è salito dal 10,8
all’11,4%. Trovare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una spiegazione per
questi numeri non è difficile. Secondo le statistiche, c’è ancora un altissimo
tasso di giovani che si iscrivono all’Università, senza però completare il loro
corso di studi, né quello triennale, né quello specialistico quinquennale. A
tre anni dall’iscrizione, circa un quarto delle matricole (cioè il 25%) decide
di lasciare. Dopo quattro anni la quota di abbandoni sale al 30% e dopo 6 anni
sfiora il 33%. Quasi un terzo dei giovani italiani, insomma, passa moltissimo
tempo sui banchi dell’università senza poi uscirne con un pezzo di carta in
mano. (Fonte: A. Telara, <a href="http://www.panorama.it/">www.panorama.it</a>
09-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">EUROSTAT. SITUAZIONE DEI GIOVANI LAUREATI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La percentuale dei giovani
laureati italiani che risultano occupati entro tre anni dal titolo migliora
solo lievemente, ma il nostro Paese resta molto indietro rispetto all'Europa:
nel 2017 - secondo Eurostat - risultavano occupate il 58 per cento delle
persone under 35 che avevano terminato l'educazione terziaria a fronte
dell'82,7 per cento nell'Ue a 28. Il dato è in lieve miglioramento sul 2016
(57,7 per cento) e in ripresa rispetto al picco negativo del 49,6 per cento del
2014 ma resta comunque il penultimo in Europa, migliore solo di quello greco
(54 per cento).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Germania entro tre anni
dalla laurea lavora il 92,7 per cento delle persone (86,9 per cento nel Regno
Unito). La situazione è ancora peggiore per chi ha solo il diploma con appena
il 42,6 per cento che risulta occupato entro tre anni dal termine del percorso
di istruzione (69,7 per cento in Europa a ventotto). Il dato è ancora più basso
se si considerano le persone con un diploma generalista (il 29,5 per cento
entro tre anni, quasi trenta punti in meno rispetto alla media Ue) rispetto a
chi ha preso una maturità tecnica (il 45,8 per cento lavora entro tre anni del
diploma a fronte del 73,4 per cento europeo). (Fonte: Il Messaggero 29-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TOP 10 PROFESSIONI CON LA
CRESCITA PIÙ RAPIDA NEGLI ULTIMI 15 ANNI (GLOBAL)<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
1. Venditore. 2. Assistente amministrativo. 3. Consulente 4. Project
manager. 5. Supervisore 6. Ceo. 7. Tecnico 8. Sales Manager. 9. Ingegnere del
Software. 10. Ingegnere.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA. NEUTRALIZZATO PER LA PRIMA VOLTA IL GENE PIÙ IMPORTANTE
RESPONSABILE DEL MORBO DI ALZHEIMER <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Speranze per la cura del morbo
di Alzheimer in un nuovo studio. E’ stato infatti neutralizzato per la prima
volta il gene più importante responsabile della malattia. Un team di
ricercatori californiani ha identificato la proteina dannosa associata al gene
EpoE4 e l’ha modificata per prevenire il danno ai neuroni. Lo studio, pubblicato
su ‘Nature Medicine’ dall’equipe di Yadong Huang, potrebbe aprire la strada
alla messa a punto di un nuovo farmaco in grado di bloccare la malattia. Ma gli
stessi ricercatori invitano alla cautela, dal momento che il loro composto è
stato testato solo su un campione di cellule in laboratorio. Avere una copia
del gene apoE4 si traduce in un rischio più che doppio di sviluppare la
malattia di Alzheimer, mentre averne due copie aumenta il pericolo di 12 volte.
Precedenti studi hanno indicato che circa una persone su 4 è portatrice del
gene.</span> (Fonte: A. Petris, <span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="http://www.meteoweb.eu/">www.meteoweb.eu</a> 04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA IN CHIMICA PREBIOTICA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">"Oggi l'approccio
computazionale alla chimica prebiotica è di fondamentale rilevanza perché
permette di analizzare in modo molto specifico i meccanismi molecolari delle
reazioni chimiche alla base dei processi che hanno portato alla formazione
delle molecole della vita",<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>così
spiega Franz Saija, ricercatore Ipcf-Cnr. Ricercatori dell'Istituto per i processi
chimico-fisici del Cnr di Messina hanno riprodotto, mediante avanzate tecniche
numeriche, il processo chimico che potrebbe aver determinato la sintesi
primordiale dell'eritrosio, precursore del ribosio, lo zucchero che compone
l'RNA, facendo così luce sull'origine delle prime molecole biologiche e quindi
sull'inizio della vita sulla Terra. I risultati sono stati pubblicati su
Chemical Communications (2018, 54, 3211) della Royal Society of Chemistry, in
collaborazione con l'Accademia delle scienze della Repubblica Ceca di Brno e la
Sorbona di Parigi. (Fonte: corriere delweb.blogspot.it (web2), 10-04-2018)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA. PRIMA DIAGNOSI SENZA BIOPSIA DEL TUMORE CEREBRALE NEL CANE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Pubblicato sul Veterinary
Journal – prestigiosa rivista scientifica di medicina veterinaria – un articolo
frutto della collaborazione tra ricercatori del Dipartimento di Medicina
Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova (MAPS) e del Dick White
Referrals (Cambridgeshire, UK), Centro specialistico inglese di clinica veterinaria:
grazie a una rete artificiale neuronale si potranno fare diagnosi sulla gravità
del meningioma del cane senza aspettare l’esito di esami bioptici invasivi. Il
team di ricercatori padovani ha progettato e testato una tecnica innovativa,
basata su rete neurale, in una popolazione di 60 soggetti. Il risultato è stato
il riconoscimento, in ben 8 casi su 10, del grado di malignità del meningioma
del cane a partire dalle sole immagini di una risonanza magnetica. (Fonte: <a href="http://www.corrierequotidiano.it/">www.corrierequotidiano.it</a> 11-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">STABILIZZAZIONE DEI RICERCATORI PRECARI DEGLI EPR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La ministra Fedeli ha
precisato che il dpcm è già stato siglato sia da lei sia dal ministro
dell’Economia. Il provvedimento assegna i fondi stanziati per il 2018 pari a 13
milioni di euro e quelli del 2019 a partire da 59 milioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">COME SPIEGARE LA SCARSA CAPACITÀ DI ATTRARRE RICERCATORI DA PARTE
DELL’ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Paese di Leonardo da Vinci
e di Galileo Galilei non attrae più chi si occupa dello sviluppo della ricerca
scientifica. Meglio andare in Gran Bretagna, Germania, Francia o ancora in
Svizzera e Spagna piuttosto che venire nella terra del sole e della pizza. Il
dato arriva dall’Erc, European Research Council, che nei giorni scorsi ha
assegnato 653 milioni di euro a beneficio di 269 ricercatori senior in tutta
Europa, dando loro la possibilità di realizzare le loro idee più creative e
potenzialmente produrre risultati che avranno un impatto importante su scienza,
società ed economia. Tra questi 16 italiani (5 che si trovano all’estero e 11
che svilupperanno i loro progetti in Italia) si sono aggiudicati l’importante
finanziamento: un numero che ci classifica al quinto posto (in calo rispetto
all’anno precedente dove eravamo terzi) dopo Gran Bretagna, Germania, Francia e
Spagna. Tuttavia mentre nelle altre nazioni arrivano ricercatori da
tutt’Europa, l’Italia è snobbata da tutti. Non solo. In alcuni casi (Gran
Bretagna, Francia, Israele e Svezia) chi stando all’estero si è aggiudicato la
borsa ha pensato di tornare in patria, mentre i nostri cinque che hanno
abbandonato il Paese non tornano. Inoltre i progetti italiani saranno tutti
sviluppati nei laboratori del Nord Italia. Chi prova a spiegare la mancata
capacità di attrarre ricercatori da parte dell’Italia è il presidente del Cnr,
Massimo Inguscio: “Dobbiamo focalizzare gli sforzi e creare luoghi di
eccellenza: dall’estero vengono se trovano realtà ricche di connessioni
scientifiche. Chi ottiene uno o due milioni di euro li deve poi gestire e fare
i conti con la burocrazia italiana. Servono margini di manovra per essere più
liberi. Chi viene dal resto d’Europa ha bisogno di trovare un luogo dove
l’operazione sia sostenibile per il futuro. Dobbiamo investire per creare
situazioni di eccellenza”.</span> (Fonte: A. Corlazzoli, <span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/">www.ilfattoquotidiano.it</a>
15-04-18</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA RICERCA SCIENTIFICA È SEMPRE SENZA DUBBIO UN LAVORO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Non è affatto chiaro come un
ricercatore possa ancora essere considerato in formazione, se non nel senso in
cui tutti i lavoratori continuano a imparare sul campo. I ricercatori non sono
studenti: producono conoscenza – oltre spesso a essere coinvolti nella
didattica e nell’amministrazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sono scienziati, filosofi,
matematici, linguisti, economisti. È vero che la loro situazione professionale
è confusa e precaria. La situazione dei diritti è drammatica. Specialmente i
borsisti rappresentano una zona grigia: non hanno diritto a versamenti
pensionistici, né maternità, per esempio. Ma tale situazione dovrebbe anzi spronare
a riconoscere il loro lavoro, non a svalutarlo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Andando a vedere cosa fanno i
ricercatori nel mondo, scopriamo in realtà che non solo lavorano, ma
superlavorano. Alcuni sondaggi all’estero mostrano ritmi di lavoro fino a
sessanta ore settimanali. Per capirci, la media di ore effettive di lavoro alla
settimana, in molti paesi occidentali, non supera le 40. Lo stress del lavoro
di ricerca - intenso, precario e competitivo - genera problemi di salute
mentale con conseguenze tragiche. Andrea Claudi, responsabile comunicazione
Adi, ci conferma che “Nella stragrande maggioranza degli altri paesi l’assegno
di ricerca è un normalissimo contratto di lavoro subordinato. Le stesse
università parlano esplicitamente di contratto, il che dovrebbe implicare il
rapporto lavorativo. È difficile capire come e perché continui questo equivoco
paradossale, tanto più che il più alto titolo di studio italiano è il
dottorato: non si capisce quindi che titolo debba conseguire a questa ulteriore
formazione”. Le cose per fortuna stanno cambiando in meglio. Per quanto
riguarda l’indennità di disoccupazione, a luglio 2017 il ministero ha fatto
dietrofront, riconoscendone il diritto ai ricercatori. L’Istat, nel suo analogo
questionario in corso, considera attività lavorative tutte le attività
remunerate, inclusi esplicitamente borse e assegni di ricerca. (Fonte: M.
Sandal, <a href="http://www.wired.it/scienza/lab">www.wired.it/scienza/lab</a>
24-05-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">THE INCREASING NUMBER OF OPEN ACCESS PUBLISHED ARTICLES MAKES IT
UNTENABLE TO MAINTAIN THE POLICY OF CONTINUED RISES IN SUBSCRIPTION COSTS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Con il consorzio DEAL lo hanno
fatto i tedeschi rifiutando le condizioni poste da Elsevier. Il Presidente
della Conferenza dei Rettori che conduce le trattative ha comunicato oltre alla
cancellazione del contratto con Elsevier da parte di 200 istituzioni ed enti di
ricerca tedeschi, anche la decisione di alcuni colleghi di dimettersi dai board
delle riviste dell’editore. E ora anche i francesi, con il consorzio Couperin
(www.couperin.org), hanno deciso di non rinnovare il nuovo contratto con
l’editore Springer: “In 2018, French researchers will no longer have access to
Springer Nature journals: the consortium Couperin.org is not renewing the
previous national agreement with this publisher.” Il comunicato stampa è molto
chiaro sulle motivazioni: “The development of open-access, author-funded
publications at an international level has created a noticeable increase in the
number of free, open-access articles published in paid subscription journals
distributed by Springer Nature. According to a study carried out by the
Couperin.org consortium, open-access articles represented 8% of total content
in Springer journal subscriptions in 2017, compared to 3% in 2014. The
increasing number of open access published articles makes it untenable to
maintain the policy of continued rises in subscription costs. This is the
rationale for Couperin.org’s demand for a reduction in those costs.” Anche
l’Italia conduce le proprie trattative per le risorse elettroniche tramite un
consorzio (CRUI CARE). (Fonte: P. Galimberti, Roars 10-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PER RICERCATORI STRANIERI
SEMPLIFICAZIONI BUROCRATICHE</b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il Consiglio dei Ministri ha licenziato definitivamente un pacchetto di
norme che punta a velocizzare e semplificare ingresso e soggiorno per chi vuole
studiare o fare ricerca nel nostro Paese. L'obiettivo del Dlgs, che recepisce
una direttiva Ue 2016/801, è infatti quello di rendere il nostro Paese (e più
in generale l'Europa) un posto più attrattivo con una serie di misure che
dovrebbero facilitare la vita agli studiosi extra-europei - compresi
tirocinanti e volontari - evitandogli se possibile la temutissima burocrazia
italiana. Tra le semplificazioni si segnala innanzitutto il taglio dei tempi al
momento di ingresso che vengono di fatto dimezzati rispetto a oggi: il
ricercatore e per conto suo l'istituto di ricerca o l'università che lo ospita
potrà ottenere dallo sportello unico per l'immigrazione presente nella
prefettura competente il rilascio del nulla osta per l'ingresso così come del
successivo permesso di soggiorno nel giro massimo di 30 giorni. Con il permesso
di soggiorno, rilasciato dal questore in formato elettronico, che avrà una
durata pari a quella del programma di ricerca, con la possibilità tra l'altro
del ricongiungimento dei familiari dei ricercatori alle stesse condizioni. Le
nuove regole - che tra l'altro equiparano i dottorandi ai ricercatori -
prevedono anche una novità importante. E cioè la possibilità per i ricercatori
stranieri, una volta completato il proprio progetto di ricerca in Italia, di
ottenere un nuovo permesso di soggiorno per cercare lavoro o aprire un'impresa
nel nostro Paese. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 09-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Le semplificazioni nel decreto:</div>
<ul style="margin-top: 0cm;" type="disc">
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1;">Taglio dei tempi al momento di ingresso di
fatto dimezzati: il ricercatore e per conto suo l'istituto di ricerca o
l'università che lo ospita potrà ottenere dallo sportello unico per
l'immigrazione presente nella prefettura competente il rilascio del nulla
osta per l'ingresso così come del successivo permesso di soggiorno nel
giro massimo di 30 giorni. Con il permesso di soggiorno, rilasciato dal
questore in formato elettronico, che avrà una durata pari a quella del
programma di ricerca, con la possibilità tra l'altro del ricongiungimento
dei familiari dei ricercatori alle stesse condizioni. </li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1;">Le nuove regole equiparano i dottorandi ai
ricercatori e prevedono anche la possibilità per i ricercatori stranieri,
una volta completato il proprio progetto di ricerca in Italia, di ottenere
un nuovo permesso di soggiorno per cercare lavoro o aprire un'impresa nel
nostro Paese. </li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1;">Semplificazioni anche per i giovani non
europei che vogliono studiare e formarsi nel nostro Paese introducendo un
permesso di soggiorno ad hoc per «studente», «tirocinante» e «alunno» che
vuole frequentare corsi presso università, istituti tecnici superiori,
accademie e conservatori e corsi di formazione professionale o che è stato
ammesso a frequentare un tirocinio curriculare. </li>
</ul>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PERCHÉ LE UNIVERSITÀ SONO SEMPRE PIÙ GERARCHICHE E BUROCRATIZZATE?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Roars segnala un articolo di
Ben Martin, noto professore di Science & Technology Policy Studies
all’Università del Sussex, intitolato “What’s happening to our universities?“.
Un articolo che si domanda come mai, proprio quando gli studi aziendali sottolineano
i vantaggi delle organizzazioni “orizzontali”, le università proseguono la loro
trasformazione in strutture sempre più verticistiche, burocratiche e
autoritarie. Segue un abstract dell’articolo comparso su Prometheus, 34:1, 7-24,
2016: “In recent decades, many universities have been moving in the direction
of a more hierarchical and centralised structure, with top-down planning and
reduced local autonomy for departments. Yet the management literature over this
period has stressed the numerous benefits of flatter organisational structures,
decentralisation and local autonomy for sections or departments. What might
explain this paradox? And why have academics remained strangely quiet about
this, meekly accepting their fate? The paper critically examines the dangers of
centralised top-down management, increasingly bureaucratic procedures, teaching
to a prescribed formula, and research driven by assessment and performance
targets, illustrating these with a number of specific examples. It discusses a
number of possible driving forces of these worrying developments, and concludes
by asking whether academics may be in danger of suffering the fate of the
boiled frog”. (Fonte: Red.ne Roars 08-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CRITICITÀ DEL SISTEMA AVA
(AUTOVALUTAZIONE, VALUTAZIONE PERIODICA, ACCREDITAMENTO), IL SISTEMA INTEGRATO
PER LA VALUTAZIONE DEL NOSTRO SISTEMA DI ISTRUZIONE TERZIARIA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Le procedure delineate dall’ANVUR per la gestione dei processi di
Autovalutazione e per la trasmissione di informazioni dagli atenei all’ANVUR
per la valutazione delle sedi e dei corsi di studio, basate sulla Scheda
SUA-CdS e sui processi di Riesame annuale e ciclico, si sono rivelate
eccessivamente farraginose, trasformandosi spesso in mere formalità
burocratiche, nonostante le revisioni operate con gli obiettivi di semplificare
e razionalizzare il sistema. L’impostazione adottata ha prodotto un consistente
appesantimento del lavoro di gestione dei corsi di studio sia per il personale
docente sia per il personale amministrativo, su aspetti in buona parte
puramente formali. La percezione diffusa e ben espressa dal CUN (2017) è che la
gestione dei processi valutativi viene oggi vissuta come momento puramente
tecnico e formale riservato a pochi addetti ai lavori, e non come momento collegiale
di elaborazione e sviluppo degli obiettivi del corso di studio e di verifica
del loro effettivo perseguimento. (Fonte: A. Decataldo. Rivista Trimestrale di
Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018,<b><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 5.5pt;"> </span></b><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y97p6xz2">https://tinyurl.com/y97p6xz2</a> </span>)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITY FOR INNOVATION
(U4I), </span></i></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA PRIMA ESPERIENZA NAZIONALE DI
COLLABORAZIONE TRA ATENEI PER VALORIZZARE L’INNOVAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nella stagione delle
università che si consorziano su temi comuni – l’Istituto superiore Iuss di
Pavia con le omologhe di Pisa, Normale e Sant'Anna<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e le quattro università dell'Emilia Romagna
(Bologna, Parma, Ferrara e Modena-Reggio) per l’ingegneria dei motori -, in
Lombardia tre atenei danno vita a una fondazione che intende sviluppare
progetti condivisi e attrarre finanziamenti internazionali per il decollo degli
stessi progetti. Le università di Bergamo, Milano-Bicocca e Pavia – cento
chilometri di distanza per legarle una all’altra in un territorio che si sta
imponendo come il luogo italiano della ricerca pubblica e privata – hanno
varato oggi alla Fondazione Giannino Bassetti “University for innovation”
(U4I), la prima esperienza nazionale di collaborazione tra atenei per
valorizzare l’innovazione, trasferire tecnologia tra dipartimenti e verso
l’industria e sviluppare insieme nuovi brevetti. La base di partenza del
progetto è ambiziosa. Mezzo milione di euro impegnati, quarantun dipartimenti
dei tre atenei coinvolti (quattordici sono stati riconosciuti dal ministero
dell’Istruzione dipartimenti di eccellenza), duemila ricercatori coinvolti e
cento famiglie di brevetti (documenti brevettuali collegati tra loro) già a
disposizione. In otto ambiti disciplinari, i tre atenei hanno fin qui attivato
quaranta spin off. Cristina Messa, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca:
“Nasce un nuovo modello di sviluppo di ricerca che aiuterà ricercatori e
imprenditori, potrà fare da acceleratore alla crescita economica e industriale
del Paese e diventare una buona pratica nel campo della ricerca applicata”.
(Fonte: C. Zunino, R.it Scuola 11-04-18) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNA MAGGIORE AUTONOMIA DALLO STATO PER LE UNIVERSITÀ D’ECCELLENZA?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Accordare alle università di
eccellenza una maggiore autonomia dallo Stato, in modo da consentire loro di
organizzarsi al meglio per reperire risorse sul mercato attraverso il
trasferimento tecnologico. La proposta mira a introdurre trattamenti diversi
per le diverse università. Sarebbe, peraltro, una disparità controllata dallo
Stato, attraverso accordi con le università interessate, e, soprattutto,
coerente con un principio di differenziazione che è un postulato
dell'autonomia: le università non sono tutte uguali, quindi è ragionevole
assoggettarle a discipline variabili. La proposta implica, dunque, di
differenziare sul versante delle forme di autonomia e forse anche su quello del
finanziamento pubblico agli atenei. Occorre valutare i margini di manovra per
operare simili differenziazioni a legislazione vigente. Certamente più
difficile è allentare in modo differenziato i vincoli che gravano sulle
università, e su quelle statali in particolare. La vicenda degli ultimi decenni
è, in buona parte, un circolo vizioso di riduzione di risorse, cattivo
esercizio dell'autonomia universitaria e limitazione di essa, con norme sempre
più dettagliate, volte principalmente a limitare o rallentare la spesa. La
limitazione dell'autonomia ha riguardato l'organizzazione didattica, i corsi di
studio, il reclutamento dei docenti, i trattamenti economici, l'uso dei fondi,
la rendicontazione, la valutazione e altro ancora. Il risultato è una
disciplina estremamente pervasiva, che ostacola l'innovazione e la capacità
delle università italiane di competere con i migliori atenei stranieri. La
legge offre, tuttavia, qualche strumento per semplificare e differenziare. Per
quanto riguarda l'assetto organizzativo, la legge n. 240 del 2010 (legge
Gelmini) stabilisce che, sulla base di accordi di programma con il Ministero e
nel rispetto dei criteri da esso definiti, le università che hanno conseguito
la stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello
nel campo della didattica e della ricerca, possano sperimentare propri modelli
funzionali e organizzativi. Per il resto, si può intervenire sui numerosi
regolamenti ministeriali e di ateneo. Si possono ipotizzare forme di gestione
separata e semplificata per i fondi di provenienza privata: una maggiore
autonomia gestionale e contabile delle relative strutture potrebbe ben essere
prevista dagli statuti. Per attuare una proposta del genere serve una forte
volontà riformatrice: differenziare significa rinunciare alle norme uguali per
tutti e, perciò, rassicuranti. Significa, quindi, per i diversi soggetti
coinvolti (incluse le università interessate, che sarebbero chiamate a
esercitare l'autonomia conquistata) assumere responsabilità. (Fonte: B. G.
Manarella, IlSole24Ore 22-04-128)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO COME FUNZIONE ISTITUZIONALE DELLE
UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il trasferimento tecnologico
non può essere lasciato alla sola iniziativa di singoli docenti meritevoli e
appassionati ma deve diventare una specifica funzione istituzionale da
includere, a pieno titolo, nella missione di quelle università che intendono e
sanno farne un loro specifico fatto distintivo. Occorre dare alle università
che hanno ambizioni risorse e aspettative per un salto di qualità nel
trasferimento tecnologico, mirati e più avanzati ambiti e livelli di
flessibilità e autonomia connessi all'organizzazione e gestione delle relative
attività, con la possibilità di dotarsi delle strutture e delle competenze
specialistiche che servono. Un simile, ambizioso progetto per riuscire ha
bisogno di tre ingredienti, il primo è il tempo. Attrezzarsi e imparare a fare
bene il trasferimento tecnologico, con risultati e ritorni apprezzabili, è una
operazione che richiede anni. Il secondo ingrediente è la leadership, come
condizione stabile di una governance universitaria efficace e dinamica che
guarda al futuro, con un deciso orientamento al raggiungimento di obiettivi
strategici. Il terzo ingrediente ha a che fare con la proposta progettuale
utile a fare avallare dall'ambiente accademico e dalla tecnostruttura
l'iniziativa. (Fonte: R. Varaldo, Sole Nova 22-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA MISSIONE DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La missione dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore appare più che mai attuale per sostenere lo slancio e
le capacità innovative dei giovani. E’ un compito impegnativo che può essere
realizzato solo sviluppando l'eredità umanistica e spirituale che si muove nel
solco antico e sempre nuovo della sapienza cristiana con i suoi quattro
pilastri: la ricerca appassionata della verità, lo stupore e la contemplazione
di fronte alla bellezza, il desiderio sincero di costruire nel dialogo e
nell'accoglienza il bene di tutti e di ciascuno, il costante impegno per
rendere la casa comune sempre più armoniosa, solidale e pacifica. Servono
personalità coraggiose e intraprendenti come i fondatori di questo prestigioso
ateneo, capaci di grandi sogni e visioni ardite. (Fonte: da una lettera del
cardinale Pietro Parolina, segretario di Stato, inviata all'arcivescovo di
Milano Mario Delpini, L’Osservatore Romano 17-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI.
TASSE UNIVERSITARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">AIUTARE I GIOVANI CON PIÙ
EDUCAZIONE PIUTTOSTO CHE CON UN BONUS MONETARIO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
«lo penso che di norma piuttosto che dare il pesce bisogna insegnare
alle persone a pescarlo. Dando a un giovane 12mila euro o anche più non si
risolve certo la questione principale, che oggi - per i millennials, ma in
realtà per tutti i giovani e non solo per loro - è soprattutto il problema di
avere a disposizione le conoscenze che ti permettono di riuscire in età adulta.
Quindi, dovendo scegliere come aiutare i giovani, io li aiuterei con più
educazione piuttosto che con un bonus monetario da spendere a discrezione».
Così Alessandro De Nicola, editorialista e presidente della Adam Smith Society.
Però in Italia mantenere un figlio agli studi presso un ateneo di qualità è
molto costoso...«In Italia abbiamo il problema della qualità dell'offerta
universitaria. Nel senso che abbiamo alcune università di grande eccellenza, ma
poi abbiamo atenei che non sono eccellenti per nulla. È più un problema di
offerta che di domanda, perché in effetti il costo dell'università non è poi
così alto, e io sono dell'idea che una cosa offerta gratis è una cosa che viene
svalorizzata. È una questione che riguarda l'istruzione universitaria, ma anche
quella secondaria: ricordiamoci che il 20% degli italiani giovani si laurea, ma
il 70% no. Si può far meglio da questo punto di vista, ma ci serve comunque una
istruzione secondarla di qualità, che in questo momento non c'è. A parte le
grandi disparità regionali, il fatto che ci sia una scuola che non ha un minimo
criterio competitivo di selezione dell'offerta formativa, di libertà di scelta
e così via porta all’offerta indifferenziata. Un sistema in cui il professore
volenteroso e bravo è pagato come quello che si limita a timbrare il
cartellino. Una scuola che non riesce ad attrarre dei fondi esterni o che non
può ricevere in regalo dei computer, un sistema che scoraggia e non premia il
merito. Oggi la questione non è tanto il mercato del lavoro ma quella della
conoscenza, e a maggior ragione della conoscenza continua, visto che i saperi
evolvono molto velocemente. Bisogna fornire alle persone il massimo delle
opportunità possibili per istruirsi. Questa è l'unica mossa che può creare
ricchezza». (Fonte: La Stampa 09-05-18)<span style="mso-tab-count: 1;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DIRITTO ALLA SCIENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Un progresso scientifico
promosso al netto della libertà individuale o della salute e benessere pubblici
può consolidare tecnocrazie che stabiliscono cosa possa o non possa esser fatto
senza alcuna possibilità di appello da parte di chi ne subisce le conseguenze –
anche se questo apparentemente sono tutte di segno positivo. Per evitare che la
scienza divenga il più potente alleato dell’autoritarismo, occorre che gli
strumenti internazionali sui diritti umani vengano applicati alle nuove
frontiere della ricerca scientifica e delle sue applicazioni tecnologiche. Le
decine di trattati, convenzioni, patti e documenti che contengono gli elementi
che qualificano i diritti individuali e collettivi stabiliscono precisi
obblighi per i paesi che incorporano queste norme universali nei loro sistemi
nazionali. Dall’Afghanistan allo Zimbabwe, passando per le nostre belle e
ricche democrazie occidentali, i governi nazionali son tenuti ad adottare leggi
che rispettino quanto contenuto nei documenti internazionali che hanno
ratificato. Tra i vari diritti previsti a livello globale ve n’è uno che
dobbiamo iniziare a chiamare con il suo nome: “diritto alla scienza”: dalla libertà
per i ricercatori di far il proprio lavoro al diritto di tutti di poter
beneficiare del frutto delle ultime scoperte scientifiche, questo diritto alla
scienza deve rientrare tra le preoccupazioni, e occupazioni, di chi ha a cuore
il futuro della libertà e della democrazie perché racchiude implicazioni e le
ripercussioni strutturali per il futuro dell’umanità. (Fonte: <a href="http://www.wired.it/">www.wired.it</a> 09-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">MEDIA EDUCATION<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L'educazione ai media o <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">media
education</i></b> è un'espressione entrata in uso con lo sviluppo tecnologico
dei mezzi di comunicazione di massa e si riferisce alla formazione delle
capacità di utilizzare opportunamente i mezzi di comunicazione di massa. Non va
quindi confusa con l'educazione con i media, generalmente indicata con
l'espressione "didattica tecnologica" o "tecnologie
didattiche", laddove i mezzi di comunicazione sono considerati
semplicemente in prospettiva strumentale. M<span style="background: white;">edia
education concorre alla formazione del “cittadino scientifico” della network
society proprio perché l’uso delle nuove tecnologie deve comportare
un’attitudine critica e riflessiva nei confronti delle informazioni, l’uso
responsabile dei mezzi di comunicazione, un interesse a impegnarsi in reti con
scopi culturali. (Fonte: <a href="http://www.agendadigitale.eu/">www.agendadigitale.eu</a>
06-04-18)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ROARS HA RAGGIUNTO 20 MILIONI DI VISITE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Venti milioni di visite in sei
anni e mezzo. Cominciamo con la parte più facile. I numeri: 3.400 articoli
pubblicati, più di uno al giorno, che hanno stimolato molti dibattiti tra i
lettori, testimoniati da più di 45.000 commenti. Sono più di 300 gli articoli
che hanno superato le 10.000 visite. Ospitiamo commenti e discussioni anche nel
nostro gruppo Facebook che conta più di 17.000 aderenti. Siamo anche su
Twitter, dove @Redazione_ROARS ha 3.700 followers. Forse Roars ha ottenuto
questo numero di visite perché non c’era (e non c’è!) concorrenza. Certo ci
sono un paio di blog (lavoce.info e noiseFromAmeriKa) che, dal punto di vista
del tema specifico, sarebbero quasi irrilevanti, se non fosse che nel primo è
stata elaborata gran parte della politica dell’università, della ricerca (e
della scuola e non solo!) adottata dai governi di ogni colore nell’ultimo
decennio. Va anche detto che (a parte sparute e lodevoli eccezioni) su
università e ricerca gli organi di informazione esibiscono un buco nero
informativo. Forse i milioni di visite a Roars si spiegano perché soddisfano il
bisogno di una informazione puntuale e indipendente, attenta alla correttezza
dei dati e alla trasparenza dell’analisi informata. Forse Roars con i suoi
lettori ha contribuito al formarsi di ciò che Michael Warner ha definito un
contropubblico portatore di una moderna coscienza identitaria definitasi nella
sfera pubblica, che in qualche modo riesce ad accomunare i membri di una
comunità litigiosa e tendenzialmente composta da prime donne come quella
universitaria. Forse, grazie a Roars, qualche granello di maggiore
consapevolezza ha potuto diffondersi fra molti colleghi presenti, passati e magari
(magari) futuri; specialmente la coscienza e l’orgoglio di sapere che il
professore svolge un lavoro di formazione fondamentale, con ricadute sociali e
politiche, e non può e non deve rinunciare ad esercitare la sua critica
intellettuale nella società in cui svolge il suo lavoro. Ed è per questo che la
sua autonomia e la sua libertà sono valori da proteggere. (Fonte: Redazione
Roars 16-05-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Commento: Più che i 20 milioni
di visite contano le analisi e le critiche espresse sul blog in oltre sei anni
che, anche per chi non è in toto omologato all’orientamento
politico-universitario di Roars, rappresentano un unicum per approfondire la
storia dell’università e della ricerca italiana degli ultimi sei anni vista
anche da “fuori del palazzo”. (PSM, <a href="http://www.universitastrends.info/">http://www.universitastrends.info</a>
).<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Per saperne di più <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y8n8sbe7">https://tinyurl.com/y8n8sbe7</a> .</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UN NUOVO PARADIGMA DIDATTICO, LA PAROLA ‘COMPETENZE’<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La parola ‘competenze’, a scuola
e all’università, indica oggi un nuovo paradigma didattico imposto dall’Unione
europea e veicolato in Italia da Confindustria e Ministero dell’istruzione,
attraverso raccomandazioni, documenti e dispositivi di legge.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Presupposto e fine ultimo di
un’operazione che si sta davvero configurando come una manovra a tenaglia su
scuola e università e che sta subendo in questi mesi una fortissima
accelerazione è dunque una nuova idea di società e dell’individuo che la abita.
Nella learning society, che non vuol dire affatto ‘società della conoscenza’
bensì ‘società dell’apprendimento’, domina il mandato all’apprendimento
costante e lungo l’intera esistenza (il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">lifelong
learning</i>), la spinta all’accumulo sul campo di competenze spendibili sul
campo, in un assoluto tecnocratico di cui non vengono discusse direzione e
finalità. Le competenze costituiscono il dispositivo perfetto in una dimensione
come quella attuale, in cui il mercato è il generatore simbolico di ogni
valore, e in cui economia, ecologia, politica, sociologia, filosofia, pedagogia
convergono, nel grande contenitore del pensiero unico, sull’obiettivo comune,
forse per taluni inconsapevole ma in ogni caso colpevolmente perseguito, della
creazione di un nuovo tipo d’uomo-lavoratore costruito a scuola, davvero il
‘replicante’ di Blade Runner, adattato alle condizioni del mondo globalizzato
del terzo millennio e dunque flessibile perché disponibile, fungibile perché
non specializzato, nomade e pellegrino ma non cosmopolita né cittadino del
mondo, confinato nella ridotta di un’obbligatoria autoimprenditorialità,
l’ottava delle competenze chiave europee, che se per qualcuno può ancora
configurare il miraggio di un successo personale, per la stragrande maggioranza
dell’umanità è e sarà mero addestramento alla sopravvivenza economica,
professionale, esistenziale. (Fonte: A. Angelucci, Intervento presentato a
Officina dei Saperi,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Roma – 16 marzo
2018, Roars 06-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RISULTATI DEI MUSEI STATALI 2017<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">All’inizio dell’anno l’ormai
ex ministro Franceschini ha presentato i dati dell’Ufficio statistica del
Mibact sui risultati dei musei statali 2017. L’Italia si rivela improvvisa
portatrice sana di un patrimonio di 4.588 musei, gallerie, collezioni, aree e
parchi archeologici; tra di essi, oltre 4mila sono musei, gallerie e
collezioni. Beni pubblici e privati diffusi capillarmente, con il record di 1,5
musei o istituti analoghi nel raggio di 100 chilometri quadrati: uno ogni 13
mila abitanti. Il bilancio è passato dai 38 milioni del 2013 ai 50 milioni del
2017, i visitatori sono aumentati in quattro anni di circa 12 milioni (+31%) e
gli incassi di circa 70 milioni di euro (+53%). A fronte di un aumento degli
introiti di circa 20 milioni di euro (+11,7%), sono aumentati anche i
visitatori non paganti (+15%) grazie al successo delle prime domeniche del mese
che, nel solo 2017, hanno portato più di 3,5 milioni di persone gratuitamente
nei luoghi della cultura statali. I cinque luoghi della cultura più visitati
sono: il Colosseo (oltre 7 milioni), Pompei (3,4), gli Uffizi (2,2),
l’Accademia di Firenze (1,6) e Castel Sant’Angelo (1,1). Il Lazio registra il
maggior numero di visitatori (23.047.225), a seguire si trova la Campania
(8.782.715) e poi la Toscana (7.042.018), mentre gli incrementi dei visitatori
più significativi sono registrati in Liguria (+26%), Puglia (+19,5%) e Friuli
Venezia Giulia (15,4%). Palazzo Pitti (+23%) ha registrato il maggior numero di
crescita del proprio pubblico, seguito da quattro siti campani: la Reggia di
Caserta (+23%), Ercolano (+17%), il Museo Archeologico di Napoli (+16%) e
Paestum (+15%). Significativa la crescita in classifica della Pinacoteca di
Brera (+7 posizioni), di Palazzo Pitti (+5 posizioni), dei Musei reali di
Torino (+4 posizioni) e l’ingresso in classifica, per la prima volta, di Villa
Adriana e del Museo di Capodimonte. (Fonte: G. Bria,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><a href="http://www.artribune.com/">www.artribune.com</a>
29-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">56 UNIVERSITÀ HANNO UN UFFICIO CHE SI OCCUPA DI BREVETTI, LICENZE E
SPIN-OFF<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo i dati del XIV Rapporto
sul trasferimento tecnologico (TT) dell’associazione Netval, 56 università
hanno un ufficio che si occupa di brevetti, licenze e spin-off, 23 dei quali
costituiti fra il 2004 e il 2006. E anche se i 225 pionieri che si occupano di
valorizzare la ricerca dei centri di ricerca quasi totalmente pubblici sono
ancora una piccola frazione rispetto alle controparti di altri Paesi, si
assiste negli ultimi anni a un miglioramento graduale in quasi tutti i
parametri del trasferimento tecnologico. Segno di un clima che sta cambiando e
che orienta anche la nostra accademia a qualche timida apertura al mondo del
business e del rapporto con l’impresa. Il numero medio di addetti per
università è passato da 3,8 a 4,2 dal 2015 al 2016 (ultimo anno considerato nel
rapporto), con un massimo di circa 10 addetti nelle 5 università di punta,
quasi tutte situate nel nord del Paese. Nel portafoglio delle 56 università
considerate i brevetti sono 3.917, di cui nell’ultimo anno 278 brevetti
ottenuti (sulla situazione italiana nel campo brevetti leggi qui). L’intero
sistema delle università italiane spende 8 milioni di euro per questi uffici
che dovrebbero costituire un ponte fra il mondo della ricerca e quello del
mercato e dell’industria. Certo, se lo raffrontiamo al fondo universitario per
le università, pari a circa 5,5 miliardi di euro, è davvero niente,
considerando che la valorizzazione della ricerca costituirebbe il cuore della
terza missione. In media ogni università spende 240 mila euro per la protezione
della proprietà intellettuale (contro i 53 dell’anno precedente). L’altro
grande capitolo degli uffici TT è l’avvio di spin-off, considerati dagli stessi
addetti degli uffici ancora più strategici dei brevetti. Alla fine del 2017, il
numero delle piccole imprese germinate in un terreno accademico era 1.373, con
un buon tasso di sopravvivenza. Ora che tutte le università hanno un Ufficio di
trasferimento tecnologico si potrebbe avviare la fase 2, che passa attraverso
la collaborazione di più centri e atenei, con la sperimentazione di forme
societarie specializzate nell’economia e marketing della ricerca. (Fonte: L.
Carra, <a href="http://www.scienzainrete.it/">www.scienzainrete.it</a> 24-04-18)
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIBOCCONI <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Università Bocconi Milano ha sposato la formula della confederazione,
realizzando insieme agli atenei dl Bergamo e Pavia una fondazione (University
for innovation, U41) per catturare importanti investitori internazionali,
valorizzare un portafoglio antico di brevetti e diffondere la cultura
dell'innovazione. La fondazione U41 guarda, in particolare, alle esperienze
straniere di maggiore successo nel campo del trasferimento tecnologico come
istituti e università Inglesi e Israeliane, prime al mondo per qualità della
ricerca e della didattica.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVE CA' FOSCARI. NUOVI DOTTORATI E MASTER IN INGLESE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><span style="background: white;">L'Università <em><span style="font-style: normal; font-weight: normal;">Ca</span></em>' <em><span style="font-style: normal; font-weight: normal;">Foscari</span></em> Venezia</span>
formerà scienziati in grado di sintetizzare nuovi nano-materiali per la ricerca
oncologica e l'ambito biomedico. Ciò sarà possibile grazie a un nuovo corso di
dottorato sviluppato in collaborazione con il Centro di riferimento oncologico
di Aviano. In particolare, il dottorato di ricerca in Scienza e tecnologia dei
bio e nanomaterali partirà a settembre 2018 e sarà interamente in lingua
inglese. Ca' Foscari, infatti, ha appena aperto il bando per gli aspiranti
ricercatori, unico per tutti i dottorati cafoscarini (<a href="http://www.unive.it/dottorati">www.unive.it/dottorati</a> ): fino al 26
aprile era possibile candidarsi e partecipare alle selezioni per i 13 dottorati
per i quali sono a disposizione ben 92 borse di studio, molte finanziate da
aziende, enti di ricerca (tra cui Istituto Italiano di Tecnologia ed Eurac) e
importanti progetti di ricerca europei. Sei dottorati saranno in inglese,
altrettanti dottorati internazionali si svolgeranno in partnership con
università come la Sorbona e Heidelberg. Sono otto invece i dottorati
“industriali» grazie ai quali possono accedere al dottorato i dipendenti di
enti e aziende che vogliono investire nell'alta formazione del loro personale.
Ca' Foscari presenta, inoltre, il nuovo master of research in Science and
management of climate change che arricchisce l'offerta formativa gestita dalla
Challenge School di Ca' Foscari ed è integrato al dottorato, unico nel suo
genere in Italia, e tra i pochi al mondo a unire scienze del clima ed economia
dei cambiamenti climatici. (Fonte: F. Grossi, ItaliaOggi 09-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">MILANO. PRIMO ATENEO DEI CINESI PER I CINESI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gli edifici di via Durando 39,
il cosiddetto Bovisa Tech, sono stati comprati in blocco dall'università cinese
di Pechino, la Tsinghua, per 50 mln. Ufficialmente aperta la nuova sede che
comprende una scuola internazionale di design, un centro di ricerca e un
incubatore di imprese. Prima università cinese per cinesi in Italia, porta di
Pechino in Italia e in Europa. L'arrivo della Tsinghua in Bovisa può essere
letto in diversi modi, ma quello che è certo — spiegano gli addetti ai lavori —
è che si tratta di una mossa molto importante che poco ha di politico e molto
di economico. La rapidità con cui i vertici cinesi si sono mossi e la capacità
di concentrare risorse in un settore tecnologico ben definito hanno lasciato
sbalorditi i colleghi italiani che di soldi pubblici investiti nella ricerca
per l'ingegneria e il design non ne vedono tantissimi. Anche perché la Tsinghua
ha intenzione di fare le cose in grande: i 50 milioni messi sul piatto sono
serviti solo per comprare le mura ma altri investimenti arriveranno per fare
degli spazi di via Durando un vero e proprio distretto del design, come ha
assicurato Yuan Wei, presidente della Tus Holding ovvero il braccio economico
della Tsinghua. (Fonte: La Repubblica Milano 18-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNITO. NUMERO CHIUSO E RIDUZIONE DEI DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tre giorni fa è diventata
ufficiale la decisione dell’ex facoltà di Economia di reintrodurre il numero
chiuso. Dal prossimo anno accademico per potersi iscrivere alle triennali di
Economia aziendale ed Economia e commercio bisognerà superare quel test
d’ingresso cancellato due anni fa. Ritorno al passato, voluto dai dipartimenti
di Management e di Scienze economico-sociali (Esomas), che ha scatenato le
critiche perché motivato da un problema di spazi, ma anche dalla scarsità di
docenti. L’Università di Torino nel 2012 contava 2.094 docenti. Poi, secondo il
Coordinamento ricercatrici e ricercatori precari, si è assistito a una
riduzione senza freno che nel 2017 li ha portati a 1.882: nel mandato del
rettore Gianmaria Ajani (eletto nel 2013) si sono persi 212 docenti. Un calo
del 10%, dettato dal blocco del turnover del personale universitario deciso dal
governo, che ha tagliato la ridistribuzione dei punti organico necessari per
sostituire i pensionamenti o i trasferimenti di professori e ricercatori.
(Fonte: P. Coccorese, La Stampa 26-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">HORIZON EUROPE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il più grande programma quadro per la ricerca di sempre, con
investimenti pari a 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 si chiamerà
«Horizon Europe». Prenderà il testimone da Horizon 2020 e tra le sue priorità
ci sarà cibo, energia e clima. Annunciata dalla Commissione europea, la notizia
è stata ripresa dai siti delle riviste «Science» e «Nature. Il 2 maggio scorso
la Commissione Europea ha presentato la sua proposta di budget per il periodo
2021-2027. La fetta destinata alla ricerca e all'innovazione è di 114,8
miliardi di euro, di cui 97,9 per Horizon Europe. (Fonte: Scienza in rete
08-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DEI SISTEMI DI ISTRUZIONE UNIVERSITARIA
IN EUROPA</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il miglioramento della qualità
dei sistemi di istruzione universitaria in Europa resta una<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">tematica di grande attualità,
a prescindere dai risultati del processo di Bologna. Per raggiungere questi
obiettivi, la Commissione auspica che gli strumenti per aumentare la qualità
diventino maggiormente efficaci, efficienti e trasparenti. In questa fase di
importante evoluzione degli equilibri economico sociali, la Commissione europea
considera cruciale mantenere e, se possibile, aumentare la qualità
dell’istruzione superiore, per consentire agli studenti di acquisire un elevato
livello di competenze spendibili su un mercato del lavoro sempre più
globalizzato e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di crescita
previsti dal programma Europa 2020 (European Commission, 2014).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Venendo al quadro d’insieme,
ciò che si evidenzia a livello europeo è una diversificazione dei sistemi di
qualità, alcuni incentrati sull'accreditamento e altri legati alla valutazione
dell'efficienza/efficacia della didattica e della ricerca; tale situazione, in
termini di impatto sulle strutture, porta a diversi risultati finali. In
generale, sui contenuti, tutti i sistemi di qualità europei, di accreditamento
e valutazione, sono focalizzati sulla didattica e solo per alcuni sono stati
sviluppati indicatori anche per la ricerca. La maggioranza contempla temi come
il management interno e l'organizzazione dei servizi agli studenti, molti
valutano le ricadute occupazionali dei titoli di studio ma ci sono anche esempi
di sistemi di qualità studiati su misura e adattati per area di
specializzazione universitaria, che<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">mettono in rilievo tematiche
come l'internazionalizzazione delle strutture e la propensione<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">all'imprenditorialità nello
sfruttamento dei risultati. Dopo un decennio di valutazioni di impatto del
sistema regolatorio europeo sugli atenei, le citate linee guida del 2015 hanno
incrementato il coinvolgimento degli studenti nel sistema di qualità, nel
convincimento che questo approccio, già di successo in alcuni Paesi (Regno
Unito, Belgio e Olanda, Danimarca, Irlanda, ecc.), nei quali, tuttavia, la
partecipazione degli studenti al processo decisionale e valutativo è
storicamente più<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">consolidata, potesse dare un
contributo al miglioramento qualitativo. (Fonte: M. Canino, </span>Rivista
Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">POST-BREXIT. L’ATTRAZIONE DEI RICERCATORI PER LA UE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Uno studio del febbraio 2018,
pubblicato dal Centre for Global Higher Education, con sede nel Regno Unito,
riporta che molti accademici tedeschi considerano la Brexit un “vantaggio” e
sperano di sfruttarlo per attirare ricercatori britannici nelle università
tedesche. A loro volta, gli accademici britannici riferiscono che i propri
laureati non cercano posizioni nel Regno Unito ma guardano invece all’UE o agli
Stati Uniti. E la situazione potrebbe peggiorare. Uno studio del novembre 2017,
condotto dalla britannica School of International Futures per la Royal Society,
descrive un possibile Regno Unito post-secessione in cui le università
competono per un ristretto gruppo di progetti qualificati prima finanziati
dalla UE. Allo stesso modo, le imprese con sede nell’UE che finanziano la
ricerca nelle università, potrebbero preferire mantenere i loro investimenti
all’interno della comunità europea per evitare i grattacapi fiscali e normativi
legati a collaborazioni di lavoro con istituzioni del Regno Unito post-Brexit.
Secondo un’analisi del 2017 pubblicata sulla rivista scientifica Nature, i
ricercatori stanno “affollando il paese” (la Germania), in parte a causa della
Excellence Initiative da 4,6 miliardi di euro, che ha contribuito ad attirare
almeno 4.000 scienziati stranieri in Germania dal 2005. (Fonte: Reuters
26-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ADVANCED GRANTS DA EUROPEAN RESEARCH COUNCIL<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sono stati annunciati i 269
vincitori della nuova tornata degli Advanced Grants 2018 dell'European Research
Council, per un totale di 653 milioni di euro. "Gli Advanced - sottolinea
Luca Carra, direttore di Scienzainrete su "Scienza in rete" - sono i
riconoscimenti “senior” più ambiti in Europa: sia per la cifra ragguardevole
(in media due milioni di euro), sia per il prestigio dell’European Research
Council, che insieme al Sklodowska Curie da dieci anni rappresenta la
principale fonte di finanziamento sovranazionale dell’eccellenza della ricerca
di base. Caratteristica di questo finanziamento è che va al ricercatore, che è
libero di scegliere la struttura più adatta per svolgere le sue ricerche.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma l’Italia non ha mai brillato negli ERC
grants. I centri e le università italiane tradizionalmente non ospitano quasi
mai un vincitore ERC straniero e pure gli italiani sono sempre stati pochi (420
in 10 anni) rispetto ai numeri di Regno Unito (230 solo nel 2015, per esempio).
Il tasso di successo delle proposte degli italiani, considerando gli anni dal
2007 al 2015, è del 5% contro l'11% della media, in quattordicesima posizione
di una classifica guidata dai francesi con 16% di successo. Quest’anno, dei 269
ricercatori premiati gli italiani sono 16 contro 50 inglesi, 40 tedeschi, 29
francesi e 21 spagnoli.</span> (Fonte: <span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="http://www.italiannetwork.it/">www.italiannetwork.it</a> 13-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">FRANCIA. STUDENTI CONTRO IL SISTEMA PARCOURSUP<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Studenti occupano università
contro il sistema <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Parcoursup</i> per
l'entrata all'università, che essi accusano di introdurre elementi di
selezione, mentre per il governo dovrebbe risolvere lo scandalo delle
iscrizioni fatte tirando a sorte nelle facoltà più richieste. Gli studenti
vogliono il ritiro della legge “Orientation et réussite des étudiants” (Ore),
presentata in Consiglio dei Ministri il 22 novembre 2017 e adottata dal
Parlamento lo scorso 15 febbraio. La protesta riguarda appunto la «selezione»,
che sarebbe introdotta dal nuovo sistema di iscrizione all'università dopo il
Bac, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Parcoursup</i>. Per evitare di
arrivare al tiraggio a sorte, come è successo negli anni scorsi nelle facoltà
più richieste, vengono stabiliti dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">prerequism</i>
per poter accedere. Il governo sostiene che finora la selezione era realizzata
attraverso il fallimento, in media solo il 40% degli iscritti passa il primo
anno di licenza. (Fonte: il manifesto 17-04-2018)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UK. IL MONDO ACCADEMICO COMPATTO
E UNIVOCO NEL CRITICARE BREXIT<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In UK il voto sull'uscita dalla Ue ha rivelato profonde differenze di
opinione nel Paese, ma il mondo accademico è stato compatto e univoco nel
criticare una decisione che rischia di fare gravi danni a quelle che sono
considerati tra i migliori atenei del mondo. I rischi sono molteplici: alcuni
intangibili, come l'erosione della reputazione di apertura e inclusività del
mondo universitario, altri molto concreti come la perdita di preziosi fondi
europei dopo il 2020, il possibile esodo di docenti europei e un probabile calo
nel numero di studenti dall'Unione europea, soprattutto per master e dottorati.
Gli ultimi dati del Russell Group, che riunisce le migliori università
britanniche, mostrano un calo del 9% delle iscrizioni di studenti dell'Unione europea
a corsi post-laurea nell'anno accademico in corso. Il 16% di studenti in media
proviene da Paesi Ue, con picchi del 27% per materie come la matematica. Il
timore è che il trend possa accelerare quando Brexit diventerà realtà e i
cittadini Ue saranno considerati studenti internazionali e dovranno pagare
rette universitarie molto più elevate e forse anche ottenere un visto. Un
rapporto dell'Higher Education Policy Institute prevede che il numero di
studenti Ue - quest'anno sono 135mila - possa crollare del 60 per cento.
(Fonte: N. Degli innocenti, IlSole24Ore 06-05-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CINA. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">SENSE TIME</i> È LA
PIATTAFORMA DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE (IA) PIÙ RICCA DEL MONDO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SenseTime </span></i><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">da qualche
giorno è la piattaforma di Intelligenza artificiale (IA) più ricca del mondo. La
società creata nel 2014 dal cinese Xiolan Xu, ha ideato una tecnologia per il
riconoscimento facciale che è piaciuta così tanto da convincere Alibaba e altri
investitori - tra cui la società cinese di e-commerce Suning.Com e il fondo
statale di Singapore Temasek Holdings - a sottoscrivere un round serie C da 600
milioni di dollari. Una cifra che rappresenta un record dal punto di vista dei
finanziamenti raccolti in un unico round da un'azienda di intelligenza
artificiale. E che, unita al precedente finanziamento di 410 milioni di dollari
(un round serie B, guidato da China's CDH Investments e dal fondo Sailing
Capital), mette la società in testa alla classifica delle startup di
intelligenza artificiale più importanti al mondo. Grazie a questo finanziamento
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">SenseTime</i> ha, infatti, raddoppiato in
meno di un anno il suo valore, passando da 1,5 miliardi di dollari (valutazione
che risale allo scorso luglio), a oltre 3 miliardi di dollari. (Fonte: S.
Pasqualotto, IlSole24Ore 10-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CINA. RECORD DI PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E DI INVESTIMENTI IN RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">All’inizio dell’anno, la
National Science Foundation degli Stati Uniti ha calcolato che nel 2016 il
numero di pubblicazioni scientifiche cinesi ha superato per la prima volta
quelle made in USA: 426.000 contro 409.000. Con 496 miliardi di dollari spesi,
gli Stati Uniti restano il primo Paese in assoluto per investimenti in ricerca,
spendendo il 26% del totale mondiale, ma la Cina segue con un incremento del
18% annuo dal 2000 (gli USA erano solo il 4%) raggiungendo i 408 miliardi di
dollari (il 21% del totale globale). Il dato significativo è che nel 2016 la
Cina ha totalizzato anche 34 miliardi di dollari investiti da privati in
venture capital. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Negli ultimi mesi, il governo
e l’industria cinese hanno lanciato decine di iniziative relative
all’intelligenza artificiale – tra le più importanti la costruzione di un parco
tecnologico da 2,1 miliardi di dollari alla periferia di Pechino per ospitare
400 imprese attive nel settore. Secondo la Reuters, il parco si concentrerà su
tecnologie emergenti tra cui big data, deep learning, cloud computing e
l’identificazione biometrica; il giro d’affari previsto è di 7,68 miliardi di
dollari all’anno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gli Stati europei con <
0,7% di investimenti pubblici in R&S rispetto al PIL alimentano sempre meno
innovazione e nuova conoscenza. Non molto diversi Giappone e USA. Invece Cina e
Corea del Sud investono sempre più denaro pubblico in ricerca. La Cina da meno
dello 0,4 allo 0,5% in R&S. La Corea del Sud da 0,6 allo 0,9%. (Fonte: <a href="http://www.wired.it/">www.wired.it</a> 09-04-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI.
RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA «GRANDE TRASFORMAZIONE» DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autori: Davide Borrelli
Marialuisa Stazio. Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n.
1/2018. <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/ycxy9dr5">https://tinyurl.com/ycxy9dr5</a></span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nell'introdurre questo numero
monografico sulla “grande trasformazione” dell'università negli ultimi anni, il
nostro contributo fa il bilancio della situazione italiana, valutando l'impatto
delle politiche recentemente adottate sulla problematica condizione
dell'istruzione superiore nel nostro Paese. Emerge un quadro fortemente critico
e negativo: l'adozione delle logiche gestionali del New Public Management
all'interno dell'università italiana (ad esempio, mediante il “mito
razionalizzato” della qualità e i sistemi di valutazione premiale) non solo
fallisce l'obiettivo di ampliare il bacino di utenza della formazione
terziaria, ma tende a produrre effetti perversi e disfunzionali che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>moltiplicano le forme di dominazione e di
comando all'interno del sistema della ricerca scientifica e accentuano gli
squilibri e le differenze territoriali.</span> (Fonte: Introduzione degli
Autori)<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITALY. LA CULTURA IN SCATOLA. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Federico Bertoni. </span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Laterza, Bari, 2016, 150 pagg.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Al trasversale e animato
dibattito sul destino dell’università e sui cambiamenti che, ormai da diverso
tempo, la interessano, partecipa anche F. Bertoni, professore di Teoria della
letteratura presso l’Università di Bologna, con il suo libro “Universitaly. La
cultura in scatola”, definito dal suo Autore «un racconto, un saggio di critica
culturale e un testardo gesto d’amore» per il sapere e per la stessa
università, oggi ridotta a «uno straordinario concentrato di stupidità». Una
constatazione inequivocabilmente amara, gravata dal peso della «piena
complicità del corpo docente», ma da cui non nasce il rimpianto per una passata
condizione, come Bertoni sottolinea a più riprese. Poste tali premesse,
l’Autore si propone di individuare le ragioni alla base di «un fallimento
collettivo» e di guardare alle cose dall’interno, con l’intenzione di mettersi
in gioco «personalmente», così riuscendo a far fare esperienza al lettore di
quella che è, oggi, «la giornata di un professore».<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(Fonte: A. D’Ascanio, <a href="http://rivista.scuolaiad.it/">http://rivista.scuolaiad.it</a><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>11-2016)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’università di Bertoni mi
sembra presa in uno scarto troppo ampio fra le assurde costrizioni e il lessico
distorto della quotidianità accademica nostrana e le logiche globali del
mercatismo (che, come ha avvertito uno dei maggiori storici dell’università in
età contemporanea, Robert Anderson, ha poco a che fare con il liberalismo: nel
XIX secolo, l’età d’oro del capitalismo laissez-faire, nessuno sostenne che le
università dovessero essere rette come imprese commerciali); eppure scelte
diverse rispetto a quelle compiute in Italia, negli anni della crisi, si sono
rivelate praticabili, nello spazio specifico della politica. Un’ultima
considerazione, fra le molte possibili, riguarda una sospensione di giudizio,
sul punto chiave della valutazione. Con tutti i possibili rilievi, tecnici e di
merito, che possono essere mossi alle opache e discutibilissime procedure
adottate in Italia – se mi si passa la semplificazione polemica, sembra a volte
che lo scopo ultimo sia quello di graduare senza valutare, valendosi di criteri
estrinseci e formali, in modo assolutamente contrario ad ogni buona prassi
scientifica –, io non sono così persuaso, come pare essere Bertoni, del fatto che,
di fronte a una cattiva valutazione, sarebbe preferibile farne a meno del
tutto. (Fonte: M. Moretti, Roars 14-04-18)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ DELL’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA DOPO LE NUOVE
INDICAZIONI MINISTERIALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Monica Canino. </span>Rivista
Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, n. 1/2018, 28 pg. -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yan6mqtf">https://tinyurl.com/yan6mqtf</a> .</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’Italia prosegue la sua
strada nell’allineamento alle prescrizioni europee in materia di accreditamento
delle Istituzioni universitarie iniziata nel 2005, nel contesto del processo di
Bologna. In particolare, la rivisitazione degli standard definiti
dall’ENQA-European Association for Quality Assurance in Higher Education del
2015 ha reso necessario un nuovo sforzo di adeguamento delle procedure e degli
standard definiti a livello nazionale. Nel lavoro viene ripercorsa la genesi
del sistema di accreditamento in Europa e in Italia e vengono illustrate le
recenti disposizioni ministeriali in materia di programmazione e accreditamento,
con un breve riferimento ai documenti di attuazione emanati dall’ANVUR. In
fine, si prospetta una valutazione<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">complessiva del sistema,
fornendo una visione d’insieme delle tendenze in atto a livello europeo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">THE OPEN SCIENCE TRAINING HANDBOOK<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A group of fourteen authors
came together in February 2018 at the TIB (German National Library of Science
and Technology) in Hannover to create an open, living handbook on Open Science
training. High-quality trainings are fundamental when aiming at a cultural
change towards the implementation of Open Science principles. Teaching
resources provide great support for Open Science instructors and trainers.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sharing their experience and
skills of imparting Open Science principles, the authors produced an open knowledge
and educational resource oriented to practical teaching. The focus of the new
handbook is not spreading the ideas of Open Science, but showing how to spread
these ideas most effectively. The form of a book sprint as a collaborative
writing process maximised creativity and innovation, and ensured the production
of a valuable resource in just a few days.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Bringing together methods,
techniques, and practices, the handbook aims at supporting educators of Open
Science. The result is intended as a helpful guide on how to forward knowledge
on Open Science principles to our networks, institutions, colleagues, and
students. It will instruct and inspire trainers how to create high quality and
engaging trainings. Addressing challenges and giving solutions, it will
strengthen the community of Open Science trainers who are educating, informing,
and inspiring themselves. (Fonte: <a href="https://book.fosteropenscience.eu/">https://book.fosteropenscience.eu/</a>
, which is the most friendly way to read the book).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-76982844338970694912018-04-15T11:42:00.000+02:002018-04-15T11:42:00.804+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 3 15-04-2018<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN
EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’UNIVERSITÀ ITALIANA. PREGI E DIFETTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Fra i pregi, un alto livello
di produttività scientifica, vicino a quello di Paesi con ben maggiori
investimenti di settore (pubblici e privati), e un'alta capacità formativa, di
cui è prova la prestigiosa collocazione in tutto il mondo degli studiosi
formati in Italia. Fra i difetti, una crescente autoreferenzialità e la
tendenza al nepotismo di scuola e talora di famiglia. E visto che di
competitività si riempiono tutti la bocca, cominciamo da qui. Per essere
competitiva, l'università deve rispettare alcune regole generali, le stesse in
vigore nei Paesi con cui dovremmo confrontarci. Vediamone alcune. Primo,<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>garantire la stabilità delle
strutture, convogliando le migliori energie degli studiosi nella ricerca e
nella produzione dell'innovazione. Secondo, rinnovare di continuo sia gli
strumenti della ricerca (laboratori e biblioteche) sia il corpo di insegnanti,
garantendone la qualità sulla base di una rigorosa considerazione del merito.
Terzo, competere con le università dei Paesi comparabili assicurando salari e
fondi di ricerca concorrenziali.</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La
struttura delle nostre università è stata sconvolta da una riforma pedante e
ottusa, che ha modificato la topografia delle discipline raggruppandole in
Dipartimenti di estensione e contenuto sempre diversi, con nomi di fantasia che
cambiano da una sede all'altra, per cui a esempio le vecchie, oneste Facoltà di
Lettere e Filosofia ora sono dipartimenti di Studi Interculturali in una città,
Civiltà e forme del sapere in un'altra, Studi Linguistici e Culturali in una
terza. Un balletto di etichette a cui non corrisponde nessun progresso di
conoscenza, ma la moltiplicazione di organi, riunioni, regolamenti, adempimenti
e impicci che consumano tempo ed energie costringendo chi vorrebbe far ricerca
entro la camicia di forza di una miope burocrazia.</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le tortuosità del sistema sono giustificate
come garanzia di qualità e di trasparenza, ma è arduo dimostrare che quel che a
Harvard si può verbalizzare in una pagina a Roma debba richiederne duecento.</span>
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il continuo inseguimento di fondi
aggiuntivi mediante criteri invariabilmente etichettati come
"eccellenza" (una delle parole più inflazionate della lingua
italiana) è uno dei meccanismi che risentono di una sorta di aziendalizzazione
dell'università, che ne erode la funzione culturale e sociale.</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ma anche chi crede di vincere questa
difficile battaglia fra poveri, sta in verità perdendo la guerra: perché per
conquistare qualche posizione avrà dovuto piegarsi alla cinica burocratizzazione
di ideali e istituzioni come la scienza, l'insegnamento e la ricerca, che
dovrebbero essere il luogo dove si coltiva e si esercita la piena libertà
intellettuale, la formazione di uno spirito critico, la cittadinanza
responsabile. (Fonte: S. Settis, FQ 27-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">VALUTAZIONE DELLA RICERCA. NEL
PERIODO 2005-14 L’ITALIA ECCELLE IN RICERCA ONCOLOGICA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
C'era una volta il paradosso francese, secondo il quale i cugini
d'oltralpe mangiano più grassi ma muoiono di meno per malattie cardiovascolari.
Oggi, in tutt'altro campo, si parla di paradosso italiano. La ricerca italiana
va bene anche se finanziata meno che negli altri Paesi. L'ultimo rapporto sulla
ricerca oncologica sul cancro pubblicato da Elsevier in base ai dati Scopus
(Cancer Research Report di Elsevier) sembrerebbe confermare il paradosso.
Esaminando il periodo 2005-2014, l'Italia eccelle in questo settore di ricerca
alla luce di diversi parametri. Nel 2014 siamo, ad esempio, al secondo posto fra
i Paesi presi in esame per crescita nel numero di citazioni dal 2010 e al terzo
rispetto al 2005, mentre balziamo al primo posto per numero di pubblicazioni
nel 10% delle più citate. Per l'Italia, il rapporto Elsevier Scopus evidenzia
ottime performance quanto a impatto citazionale corretto per campo (Field-weighted
citation impact - FWCI), che divide il numero di citazioni ricevute da una
pubblicazione per il numero medio di citazioni ricevute da pubblicazioni nello
stesso campo, dello stesso tipo e pubblicate nello stesso anno. La media
mondiale è pari a 1. Valori superiori a 1 indicano un impatto di citazioni
superiore alla media, mentre i valori inferiori a 1 indicano che l'impatto
della citazione è al di sotto della media. Ebbene, dal 2005 al 2014 la Cina ha
visto un incremento importante, passando da un indice di 0.5 a uno di 1.2.
Molti altri paesi, come Giappone, Francia, Germania, Regno Unito, hanno visto
aumentare il loro FWCI, mentre gli Stati Uniti si sono mantenuti stabili. Ma
ciò che sorprende è che l'ultimo impatto citazionale italiano è secondo solo a
quello britannico (2.07 contro 2.08). (Fonte: L. Carra, C. De Rold,
Scienzainrete 05-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCATORI. PIANO MIUR PER ASSUMERE RICERCATORI. I PRIMI 5 ATENEI CHE
NE OTTENGONO DI PIÙ: UNIBO (75), SAPIENZA (68), UNIPD (65), FEDERICO II NA (64)
E UNITO (55)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il piano varato dal MIUR è in
buona parte l’attuazione dell’ultima legge di bilancio che ha previsto le
risorse per assumere 1.305 ricercatori nelle Università e altri 308 posti a
tempo indeterminato negli enti di ricerca. In particolare per le assunzioni
nelle Università sono previsti 12 milioni di stanziamento per il 2018 e altri
76,5 a partire dal 2019 per il reclutamento di 1.305 ricercatori di tipo «B»,
quelli più “pregiati” perché possono ambire alla cattedra e infatti si
stanziano le risorse per il loro consolidamento a docente alla fine del
contratto triennale, una volta ottenuta l’abilitazione scientifica per la
posizione di professore di seconda fascia. I posti saranno ripartiti in base a
criteri non proprio semplici che puntano anche, tra le altre cose, a
“risarcire” parzialmente il Sud recentemente penalizzato dalla maxi
assegnazione di fondi per la ricerca (1,35 miliardi in cinque anni) ai 180
dipartimenti di eccellenza finiti quasi per il 90% al Centro Nord. Secondo il
decreto, firmato ieri 31-03-18, una quota fissa fra 2 e 10 ricercatori è
assicurata a ogni ateneo in base alle dimensioni; un’ulteriore quota di 2
ricercatori è attribuita ai 172 dipartimenti che hanno partecipato alla
selezione, ma che non sono risultati fra i 180 d’eccellenza; 327 posti sono
divisi sulla base della valutazione della qualità della ricerca (la VQR dell’ANVUR
2011-2014) e 326 posti, infine, distribuiti considerando sia la quantità di
ricercatori già in servizio, sia la loro percentuale rispetto al resto della docenza.
Tra i primi 5 atenei che ne conquistano di più: UniBo (75), Sapienza (68),
UniPd (65), Federico II NA (64) e UniTo (55). Di tutto questo contingente il
Sud ne conquista in tutto 352 che salgono a quasi 1000 grazie agli altri 600
tipo «A» del bando PON. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 01-03-18). Qui tutte
le assegnazioni ></span><a href="https://www.ticonsiglio.com/miur-assunzioni-ricercatori/">https://www.ticonsiglio.com/miur-assunzioni-ricercatori/</a>
.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">QS WORLD UNIVERSITY RANKING BY SUBJECTS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In 33 casi (che interessano 13
atenei) l’Italia si è posizionata tra le migliori 50 al mondo per comparto. Con
una nota di merito per La Sapienza di Roma, che eccelle in Scienze
dell'Antichità, il Politecnico di Milano, che si piazza quinto per Design, e la
Bocconi, che sale al decimo posto in Business & Management. Ben Sowter,
direttore del dipartimento Ricerca di QS, commenta così: «Le università
italiane sono tra le 50 migliori al mondo in 21 discipline, sei in più rispetto
al 2017, raggiungendo ottimi risultati in materie molto differenti come Finanza
e Archeologia, Fisica e Arti dello Spettacolo». (Fonte: IlSole24Ore Scuola
01-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GRADUATORIE ACCADEMICHE
INTERNAZIONALI E NAZIONALI. DUE ESAURIENTI RASSEGNE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Le graduatorie accademiche internazionali e nazionali sono ormai una
consuetudine. In questo <a href="https://www.linkedin.com/pulse/il-vostro-ateneo-funziona-bene-o-arranka-classifiche-di-buscaglia/">articolo</a>
Cristina Buscaglia ne presenta una rassegna, seguita nel <a href="https://www.linkedin.com/pulse/il-vostro-ateneo-funziona-bene-o-arranka-classifiche-di-buscaglia-1/">successivo
articolo</a> dalle critiche a cui sono sottoposte e da altre considerazioni in
proposito, dalla segnalazione di due risorse pertinenti e infine dalla
bibliografia. Si può affermare che "i ranking sono destinati a regnare per
lungo tempo, perché godono di un alto grado di approvazione tra gli stakeholder
e tra un pubblico più ampio proprio in virtù della loro semplicità”: "Like
them or not, rankings are here to stay" ed è impossibile ignorarli; se ne
sono accorti anche i loro più convinti detrattori. I due articoli linkati si
segnalano per la completezza dei dati. (Fonte: C. Buscaglia, <a href="http://www.linkedin.com/">www.linkedin.com</a> 18-12-17)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UK. LE VALUTAZIONI DEGLI
STUDENTI E IL LORO IMPATTO SUI DOCENTI. LA RIFORMA BLAIR E L’AUMENTO DEGLI
STUDENTI E DELLE TASSE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nel Regno Unito le valutazioni degli studenti sono importantissime
perché essi pagano tasse salate e il loro parere è tenuto in grande
considerazione. «Si, è vero – conferma Elisabetta Zontini, professoressa di
Sociologia all’università di Nottingham –. Se gli studenti se ne lamentano, i
professori possono essere convocati dal preside di facoltà e messi sotto
osservazione. All’inizio dell’anno, uno dei nostri obiettivi più importanti è
prendere un buon voto dalle matricole e, se non succede, la nostra valutazione
come docenti ne risente». «I professori lo sanno e fanno di tutto per farsi
amare dagli allievi – aggiunge –. Si sono alzati i voti degli studenti perché,
pur di farli contenti, li si tiene buoni anche così. Un 2.1 di adesso, che
corrisponde a un 28 delle università italiane, si prende molto più facilmente
di quindici anni fa. I voti si danno con molta più leggerezza». </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Negli atenei di tutto il Regno Unito chi impara non è più uno studente
desideroso di approfondire la materia, ma un vero 'cliente' che paga per una
merce che deve essere di una certa qualità. Il rapporto tra giovani e
professori è cambiato per sempre con l’introduzione delle tasse universitarie
nel 1998. Una scelta adottata dal governo laburista di Tony Blair. «Fino ad
allora l’istruzione universitaria britannica era ottima, anche se molto
elitaria, con il sistema del tutoraggio che metteva a stretto contatto alunni e
professori, come ai tempi di Aristotele e Platone. Così si preparavano le
élite, meno del 10% della popolazione, per le quali pagava lo Stato», spiega il
professor Michael Alexander. Ma, poi, venne appunto Blair e il Paese decise di ammettere
nelle aule universitarie moltissimi studenti in più e di imporre tasse più
salate per pagare i costi dovuti al numero in forte espansione degli iscritti.
Oggi una laurea, in UK, costa circa 31.500 euro, ai quali vanno aggiunti 15.000
euro di vitto e alloggio se si studia a Londra o poco meno di 14.000 se si
studia nel resto del Paese. È possibile fare un mutuo, che però va poi
restituito in modo graduale, una volta che lo stipendio supera la soglia dei 28.000
euro. La popolazione universitaria è passata dai 909.300 studenti dell’anno
accademico 1985-86, alla vigilia della riforma di Blair, ai 2,32 milioni del
2017. Il doppio delle cifre del nostro Paese, se si pensa che l’Italia, nel
2017, contava 1.654.680 iscritti contro il milione e 113.000 che si era
registrato nel 1985. (Fonte: S. Guzzetti, <a href="http://www.avvenire.it/">www.avvenire.it</a>
03-04-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’IMPARZIALITÀ DEI RANKING. CLASSIFICHE DA MANEGGIARE CON CAUTELA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Entrambi i ranking britannici,
Times Higher Education (THE) e<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Quacquarelli-Symonds (Qs ranking)<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>— due dei più noti sui 21 censiti dall'Ireg, associazione non-profit che
vigila sulla qualità accademica — non passano il vaglio dell'imparzialità
geografica: tendono a conferire a Oxford e Cambridge posizioni al top a danno
delle rivali americane, Harvard in particolare. Un'accusa che nessuno ha mosso
all'Arwu (Academic Ranking of World Universities), la decana delle classifiche
nata nel 2003. Redatto da un organismo indipendente, il ranking di Shanghai
rivendica di basarsi solo su indicatori «obiettivi»: dal numero di lavori
pubblicati su riviste come «Science» e «Nature», all'indice di citazioni, fino
ai premi Nobel ottenuti (anche da docenti che nel frattempo sono morti). Ma
nemmeno questa scelta è neutra: gli indicatori bibliometrici funzionano per
ingegneria e per le scienze naturali (anche se tendono a far pesare di più i
lavori di medicina, grazie alla voluminosità di pubblicazioni firmate da
tantissimi ricercatori) e trascurano le scienze umane. Se i ranking THE, Qs e
Arwu restano, con pregi e difetti, i più consultati da studenti, il più quotato
fra docenti e ricercatori è quello dell'università di Leiden in Olanda, che si
basa solo sulla performance scientifica senza occuparsi della qualità della
didattica. D'altronde la misurazione dell'impatto della ricerca è diventata per
gli atenei una tale ossessione che lo stesso direttore del ranking Paul Wouters
due anni fa ha pubblicato insieme ad altri ricercatori una specie di
«manifesto» sui rischi della pervasività degli indici bibliometrici. (Fonte: G.
Fregonara e O. Riva, CorSera La Lettura 25-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS BY
SUBJECT<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Dai dati emersi dall’ottava edizione del QS World University Rankings
by Subject, pubblicata il 28 febbraio 2018, risulterebbe che Sapienza di Roma è
la migliore università al mondo in Scienze dell'Antichità. Anche il Politecnico
di Milano, la Bocconi e l'Università di Pisa non sarebbero da meno. Ma non
solo, l’Ateneo romano supera addirittura Cambridge che si classifica seconda
mentre Oxford si colloca in terza posizione e Harvard risulta quinta. Sapienza
risulterebbe inoltre nona tra le top 10 per Archeologia. Si piazza inoltre tra
le Top 50 al mondo anche per Scienze Archivistiche e Librarie (33esima), Fisica
e Astronomia (39esima) e Scienze Naturali (50esima). </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il Politecnico di Milano conquista invece il quinto posto al mondo in
Design e il nono posto in Architettura e in Ingegneria Civile e Ambientale.
Sale al 17esimo posto in Ingegneria Meccanica e ottiene lo stesso risultato per
la macro area di studio Ingegneria e Tecnologia. Ottiene infine altri due
piazzamenti tra le Top-50: 35esimo posto per Ingegneria Elettronica e 44esimo
per Informatica.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Tra le Top-10 al mondo è anche l'Università Bocconi, che sale al decimo
posto in Business & Management. Bocconi guadagna sei posizioni in Scienze
Sociali e Management, piazzandosi all'11esimo posto, mantiene il sedicesimo
posto in Contabilità e Finanza.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L'Università di Bologna (UniBo) è presente nella Top 100 più di ogni
altra università italiana, posizionandosi in questo range in 25 discipline,
quattro in più rispetto al 2017. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L' Università degli Studi di Pisa ottiene il 12esimo posto in Scienze
dell'Antichità, seguita da Università degli Studi di Roma - Tor Vergata al
13esimo. Per entrambe, questo risultato è il più alto mai ottenuto in questa
classifica e lo stesso vale per l'Università degli Studi di Pavia (UniPv), che
si posiziona al 30esimo posto, Scuola Normale Superiore di Pisa (40esimo) e
l'Università degli Studi di Siena (50esimo), in questa disciplina, inclusa per
la prima volta quest'anno, in cui l'Italia eccelle e domina.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
L'Università degli Studi di Napoli Federico II, invece, è l'unico
ateneo del Sud Italia tra i primi 100 al mondo in una disciplina. L'eccellenza
della più importante università partenopea si esprime al massimo
nell'Ingegneria Civile e Ambientale (51-100) in questa classifica. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ben Sowter, direttore del
dipartimento Ricerca di QS, commenta così: «Le università italiane sono tra le
50 migliori al mondo in 21 discipline, sei in più rispetto al 2017,
raggiungendo ottimi risultati in materie molto differenti come Finanza e
Archeologia, Fisica e Arti dello Spettacolo».</span> (Fonte: <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IlSole24Ore Scuola 01-03-18;<span style="background: white;"> </span></span><a href="http://www.artemagazine.it/"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">www.artemagazine.it</span></a><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;"> 02-03-18)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LE 50 MIGLIORI UNIVERSITÀ
D’INFORMATICA NEL MONDO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Una laurea in scienze informatiche conseguita in una delle migliori
università del mondo può essere il trampolino di lancio per lavorare in Apple,
Google, Microsoft, Facebook o Amazon. Sia questi giganti del web sia i
cacciatori di teste che cercano talenti con questa preparazione scrutano
attentamente la classifica QS World University Rankings 2018, perché è una tra
le più affidabili. Al 1° posto il Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Unico ateneo italiano il Politecnico di Milano al 44° posto.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Qui la classifica delle 50 migliori
università di informatica nel mondo > <a href="https://tinyurl.com/y8pl635v"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">https://tinyurl.com/y8pl635v</span></a><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">
. (Fonte: L. Garofalo, 08-03-18)</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">QS WORLD UNIVERSITY RANKING<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le migliori università in
Europa per "Engineering and Technology". <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UK</b>: Cambridge, Imperial College London, Oxford. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Svizzera</b>: ETH di Zurigo, Ecole
Polytechnique Federale di Losanna. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Olanda</b>:
Delft University of Technology. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Germania</b>:
Technical University di Munich, RWTH Aachen, Technische Universität di Berlino.
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Svezia</b>: Kth Royal Institute of
Technology di Stoccolma. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(Fonte: Skuola.net 20-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CULTURA
DEL DIGITALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RINASCIMENTO UMANISTICO NELL'ERA
DIGITALE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
A delineare un rinascimento umanistico nell'era digitale è Paolo Darlo,
professore di Robotica Blomedica, e direttore dell'istituto di Biorobotica
presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Dall'intelligenza artificiale al
robot, secondo l'esperto si stanno aprendo strade Inedite per gli studiosi
umanistici: «Le aziende hi-tech stanno assumendo sempre più persone con queste
competenze perché sanno che l'uomo sarà il fulcro della rivoluzione digitale. È
una delle poche certezze in un futuro che ci consegnerà lavori che non possiamo
nemmeno immaginare e rispetto ai quali non ha senso affannarsi troppo: qualcuno
aveva predetto che Google avrebbe superato i 70mila dipendenti?», cita
provocatoriamente Darlo, che sottolinea l'importanza di educare i giovani a
"capire le connessioni, l'umanità, la sensibilità". E che auspica una
maggiore apertura dei docenti umanistici: «Servono insegnanti disposti ad
adattare gli insegnamenti ai grandi cambiamenti In atto. Non dobbiamo avere
paura del futuro». (Fonte: a. fr., Repubblica A&F 05-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ATENEI TELEMATICI. LA REGOLAMENTAZIONE MAI ARRIVATA. FORSE DAL 2020-21
L’ACCREDITAMENTO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La storia delle università
telematiche, che oggi contano circa 60mila iscritti per 11 atenei, comincia con
la legge finanziaria del 2003 che annunciava le norme per la loro istituzione:
il decreto Moratti-Stanca, dai nomi dei ministri dell'Istruzione e
dell'Innovazione di allora, puntualmente arrivò qualche mese dopo
disciplinandone l'architettura. Ma da allora sono seguiti mini interventi
attraverso diversi decreti ministeriali fino al 2013 quando una commissione di
studio del MIUR di fronte a una crescita anche disordinata del fenomeno delle
telematiche ha chiesto una severa revisione della materia. L’obiettivo anche
allora era l’adozione del regolamento richiesto appunto dalla legge 286 del
2006 quando emerse per la prima volta l'esigenza di introdurre regole più
rigorose per l'accreditamento dei corsi di studio a distanza. Ma questa
regolamentazione non è mai arrivata. Ora il MIUR ci riprova con l’istituzione
di un Tavolo tecnico con il compito di formulare sulla base dei criteri
proposti dall’ANVUR, e su quelli indicati dal decreto che istituisce il Tavolo,
una proposta di regolamento con i criteri e i requisiti per l’accreditamento
dei corsi universitari a distanza che sarà adottato dal MIUR e dal ministero
per la Pa entro settembre in modo da entrare a regime dall’anno accademico
2020/2021. (Fonte: M. Bartoloni, Sole Scuola24 23-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E-LEARNING E AULA VIRTUALE. DUE DIVERSE TIPOLOGIE FORMATIVE</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Con il termine e-Learning
identifichiamo una tipologia di corso frequentato in modo autonomo via
Internet. In parole povere, si studia da soli seguendo video o lezioni o
laboratori via Internet. Il corso e-Learning è perciò indicato per tutti coloro
che non possono partecipare a un corso in aula che ha orari rigidi di
frequenza. Il corso e-Learning (tipicamente accessibile per 90 giorni) permette
invece di studiare con i propri tempi e i propri ritmi. D'altra parte viene
meno l'interattività che è invece una delle caratteristiche del corso in aula.
Non si ha a propria disposizione un docente cui porre domande o richieste di
chiarimento e nemmeno un gruppo di allievi con cui confrontare la propria
esperienza. Invece un altro vantaggio del corso e-Learning è il prezzo,
tipicamente più basso del corrispondente corso frequentato in aula. L'Aula
Virtuale, spesso confusa con l'e-Learning, è invece un corso "live",
un corso che ha la peculiarità di essere frequentato a distanza, via Internet.
Non si studia da soli, ma si frequenta un corso con orari precisi e lezioni tenute
da un docente con cui è possibile interagire via VoIP e chat per porre quesiti
e richieste di spiegazioni. (Fonte: </span><a href="http://www.pipeline.it/"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;">www.pipeline.it</span></a><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial;"> 20-03-18)</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE
DIGITALE.</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L'UNIVERSITÀ ITALIANA? UN
PROMETEO INCATENATO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Thomas M. Siebel, un famoso imprenditore americano, nel ricevere la
laurea honoris causa in ingegneria informatica del Politecnico di Torino ha
affermato: «Da oltre 30 anni opero nell'informatica, ma quello che sta per
accadere supera di gran lunga quanto abbiamo vissuto finora. L'internet delle
cose, i "big data" e l'intelligenza artificiale rivoluzioneranno ogni
aspetto della nostra vita». È la cosiddetta rivoluzione digitale che, rispetto
alla ben nota rivoluzione industriale, «proromperà a ritmi 10 volte superiori,
interesserà una frazione del mondo 300 volte più estesa e produrrà un impatto
sulla Società 3000 volte più grande». Cambierà il modo di produrre, più
distribuito sul territorio e vicino alle fonti rinnovabili di energia e materia;
cambierà la sanità con meno ospedali ma di dimensioni più grandi e la
distribuzione di molti servizi a casa per assistere una popolazione sempre più
anziana; cambierà la mobilità, con veicoli a guida autonoma e treni
superveloci; cambieranno anche gli scenari geopolitici con la Cina che
rapidamente diventerà il cuore pulsante del Mondo. È un processo inarrestabile.
E l'Università Italiana? Un Prometeo incatenato. L'istituzione destinata a
donare il "fuoco" della conoscenza e le chiavi del futuro alla nostra
Società si ritrova sotto-finanziata, con oltre il 20% in meno docenti rispetto
al 2008 e bloccata da una "giungla normativa", per dirla col nostro
Presidente Mattarella. Tutto questo accade proprio in un Paese come il nostro
che avrebbe disperato bisogno di aumentare il tasso di innovazione dei propri
servizi e dei propri prodotti, in modo da collocarci nella fascia alta della
filiera produttiva internazionale. (Fonte: G. Saracco, La Stampa 07-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GIUDIZIO DEL MOVIMENTO PER LA
DIGNITÀ DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA (MDDU)<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SULL'UNA TANTUM PER IL </b><a href="https://tinyurl.com/y9cx9ndl"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RIMBORSO</b></a><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> AI DOCENTI UNIVERSITARI DEGLI SCATTI
STIPENDIALI BLOCCATI <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Una “una tantum” di modestissima entità rispetto alle perdite subite
che:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
1) viene trattata con metodi da pignoleria cavillosa e paralizzante:
quanti mesi ci vorranno per vedere l’una tantum in busta paga?: basta
osservare, per fare un solo esempio, che per definire le procedure previste
occorreranno ulteriori Regolamenti di Ateneo, e chissà quanto tempo occorrerà
per emanarli;</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
2) creerà diseguaglianze da un Ateneo all’altro, per via anche dei
Regolamenti locali già richiesti dalla legge Gelmini, disomogenei da una sede
all’altra: ciò che in una sede verrà corrisposto potrebbe essere benissimo diverso
da quanto corrisposto in un’altra sede;</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
3)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dimostra che il MIUR ha
forzato arbitrariamente alcuni passaggi della legge di bilancio. Ha tenuto in
conto la legge di bilancio recente, come dovuto, ma ha messo in campo l’una
tantum della legge Gelmini, che non era richiamata nella legge di bilancio come
criterio da seguire: un comportamento arbitrario;</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
4) è un provvedimento “divisivo”, oltre che arbitrario, perché
avvantaggia alcuni a scapito degli altri, che toglie sicurezza nel futuro,
anche a chi nell’occasione ne trarrà vantaggio, dato che l’arbitrarietà non
potrà essere sempre a suo favore. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Insomma, si tratta di un’“una tantum” di modestissima entità, dovremo
aspettare mesi per vederla in busta paga, creerà ulteriori divisioni in ogni
Ateneo e disparità di trattamento tra i vari Atenei: non se ne aveva nessuna
necessità. (Fonte: C. Ferraro, MDDU febbraio 2018)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">COPPIE DI DOCENTI “A CARRIERA DUALE” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">DUAL CAREER COUPLES</i>). VANTAGGI E DUBBI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Su Corriere Innovazione del 1°
dicembre 2017 Ilaria Capua richiamava un istituto in auge oltreoceano
denominato «dual career couples»: le Università interessate a reclutare un
docente o una docente particolarmente bravo/brava offrono una posizione
accademica anche al coniuge. In questo si favorisce un maggiore benessere della
famiglia che si traduce in una maggiore produttività sul luogo di lavoro, a
propria volta volano di una maggiore competitività dell’Ateneo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ilaria Capua sostiene che
proporre una cosa del genere in Italia farebbe gridare allo scandalo. Questo
non è del tutto vero. Il Dipartimento della conoscenza della Provincia di
Trento, nel vigente piano della ricerca (pag. 66), ha esplicitamente previsto
quanto segue: «Nell’ottica di favorire la mobilità e attrarre ricercatrici e
ricercatori di punta ma anche di contribuire a una gestione di qualità delle
risorse umane, tra le azioni favorite, verrà anche considerata la possibilità
di attivare iniziative volte all’accoglienza delle coppie “a carriera duale”
(dual career couples), cioè a quelle coppie dove entrambi i partner seguono un
percorso di carriera nel mondo accademico».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’attivazione dell’istituto
del Dual Career è favorita quando le Università possono negoziare il
trattamento economico di ciascun docente. Chi ha potere contrattuale può
chiedere uno stipendio maggiore, ovvero benefits come la casa o l’automobile,
o, appunto, l’assunzione del coniuge. In Italia questo è molto più complicato
perché lo statuto giuridico ed economico dei docenti è stabilito dalla legge ed
è uguale per tutti. Ma oltre ai profili giuridici, occorre svolgere anche
considerazioni di opportunità ed efficacia. Al di là dell’assunzione non è
detto che nel tempo l’Ateneo possa e tanto meno debba garantire la progressione
ad entrambi. Più di tutto, però, andrebbe approfondito l’impatto sulla comunità
universitaria: l’esistenza di coppie sposate (che possono assumere anche ruoli
di vertice nell’Ateneo) crea ricadute virtuose sulla vita della comunità o
innesca meccanismi deteriori facendo sì che l’interesse della famiglia venga
anteposto a quello dell’istituzione? (Fonte: Originariamente pubblicato su </span><a href="http://www.giovannipascuzzi.it/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">http://www.giovannipascuzzi.it/</span></a>
21-03-18)<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL NUOVO REGOLAMENTO SUL DOTTORATO DI RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il decreto che modifica il
regolamento sul dottorato di ricerca (il Dm 8 febbraio 2013 n. 45) è
praticamente pronto. Con una novità molto attesa dai dottorandi italiani: il
riferimento al possibile impiego di questo titolo di studio per accedere ai
«più elevati profili professionali delle pubbliche amministrazioni». Ancora non
è una “corsia preferenziale” per i concorsi nella Pa, ma comunque è un primo
passo. Tra le altre possibili novità c’è anche una nuova e più chiara
definizione degli obiettivi formativi del dottorato di ricerca, assieme ad un
elenco di attività formative per il perfezionamento linguistico ed informatico,
per la gestione della ricerca, per la conoscenza dei sistemi di ricerca europei
ed internazionali e la valorizzazione della ricerca. Ci sarà anche un migliore
raccordo tra specializzazione medica e dottorato, con obbligo per lo
specializzando che opta per la frequenza congiunta di assicurare che il suo
impegno sul dottorato sia compatibile con quello nella specializzazione.
Dovrebbe poi essere reintrodotta la proroga annuale sulla consegna della tesi,
su richiesta del dottorando. La proroga può essere disposta anche dal collegio
docenti, ma solo per comprovate esigenze di carattere scientifico. Sono
introdotte anche tempistiche certe per la valutazione dell'elaborato finale da
parte dei revisori esterni che avranno a disposizione 30 giorni per produrre un
giudizio analitico scritto sulla tesi. Viene inoltre assicurato un budget
aggiuntivo del 10% anche ai dottorandi non borsisti, come già previsto dalle
linee guida per l'accreditamento su proposta di ANVUR. Viene infine istituita
un’anagrafe nazionale dei dottorandi e dei dottori di ricerca. (Fonte: M.
Bartoloni, IlSole24Ore 26-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DOTTORI DI RICERCA. DIMINUISCONO
QUELLI CHE LAVORANO ALL’ESTERO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
"In Italia – si legge in un’indagine - si intravedono i primi
segnali di cambiamento: nell’indagine si nota il calo di coloro che escono
dall’Italia per lavorare. Il 21,4% dei dottori di ricerca (PhD) italiani lavora
all’estero contro il 27,4% dei PhD 2013 - 2014. Stati Uniti, Germania, Svizzera,
Paesi Bassi, Regno Unito e Francia sono i Paesi dove la maggior parte trova
impiego. Aumentano invece i PhD stranieri che rimangono in Italia: dal 25,9%
dell’indagine precedente si passa al 39,1%, segno di una crescente attrattività
del nostro territorio. C’è ancora da lavorare invece per colmare il gender
gap.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Nonostante siano al vertice della
preparazione accademica, le dottoresse di ricerca non vedono ancora pienamente
riconosciute le loro competenze. Il loro tasso di occupazione è infatti
inferiore del 4,3% e la loro busta paga è più leggera del 22%. I PhD sono
generalmente molto soddisfatti del percorso di dottorato. I risultati
dell’indagine ci mostrano infatti che oltre l’86% degli occupati ha dichiarato
che la formazione acquisita risulta adeguata al proprio impiego e il 74%
ritiene necessario il dottorato per il tipo di lavoro che svolge". (Fonte:
Italpress 06-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">TRA IL 2006 E IL 2016 20MILA DOTTORI DI RICERCA SONO STATI ASSUNTI DALLE
AZIENDE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Se si esaminano i dati di
Eurostat, si scopre che tra il 2006 e il 2016 i dottori di ricerca assunti
dalle università sono aumentati di 12.000 unità, mentre quelli che hanno
trovato posto in azienda sono cresciuti di ben 20.000. E in alcuni settori la
domanda delle imprese è addirittura superiore all’offerta. È il caso, ad
esempio, dell’Ingegneria informatica, per la quale le aziende sono
continuamente a caccia di laureati brillanti e dottori di ricerca. Al punto che
per le università è molto difficile riuscire a trattenere e coltivare i propri
talenti. I dati nazionali confermano le migliori performance occupazionali di
chi ha continuato gli studi dopo la laurea. Secondo AlmaLaurea, a un anno dal
titolo, i dottori che hanno un lavoro sono l’85 per cento. I laureati
magistrali per raggiungere un tasso di occupazione paragonabile debbono
attendere 5 anni dalla laurea. Mentre a 12 mesi dal titolo risultano occupati
solo nel 71 per cento dei casi. Il dottorato costituisce un vantaggio anche a
livello retributivo, garantendo stipendi medi da 1.610 euro mensili, a fronte
dei 1.153 dei laureati a un anno dal titolo e dei 1.405 di quelli che hanno
completato gli studi da 5 anni.</span> (Fonte: <a href="http://www.universita.it/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">www.universita.it</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> 16-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FINANZIAMENTI ALLA RICERCA DA
PARTE DEL MIUR<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Si segnalano i recenti interventi da parte del Ministero per
l'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR): finanziamenti a 180 dipartimenti
universitari di eccellenza (271 milioni di euro); Programma Operativo
Nazionale, PON (496,9); Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale, PRIN (391);
Enti pubblici di ricerca, EPR (ca. 110 milioni). L'importo annuale di tali
interventi è di circa 422 milioni. Ciò a fronte di una spesa stimata in ca. 7
miliardi per mantenere, per stipendi, infrastrutture e servizi a «uomo fermo»,
i circa 70.000 ricercatori pubblici italiani, (Istat, 2014-2016). (Fonte: CorSera
07-04-18) </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RICERCA. DOMANDE E RISPOSTE SUL
FINANZIAMENTO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Con l'austerità si taglia la ricerca. Ma si può fare diversamente?
«Faccio notare che tra il 2011 e il 2016 i governi hanno potuto dispone di un
surplus di circa 351 miliardi di euro, derivanti dall'incremento del debito
pubblico e dall'aumento del gettito fiscale. Eppure la ricerca è stata
trascurata, anzi ha subito riduzioni. Tagliare le gambe, in tempo di crisi, a
chi può dare un contributo importante per lo sviluppo scientifico, tecnico ed
economico del Paese è stata una scelta miope. Al CNR, per fare solo un esempio,
sono stati azzerati i contributi necessari alla ricerca di oltre 3500
ricercatori. Naturale che, in queste condizioni, ne sia diminuito il numero:
nelle università ne abbiamo 10.000 in meno. Solo in extremis l'attuale governo
ha assegnato al settore ricerca 1,1 miliardi, in gran parte senza indicare i
progetti da finanziare. Una mossa dal sapore elettoralistico, il cui impatto
economico peraltro ricadrà sul prossimo esecutivo». Come si fa a cambiare
rotta? «Tra l'altro, rivedendo il nostro rapporto con l'Ue, l'Italia
contribuisce per circa il 14% al bilancio comunitario, ma riceve solo l'8,9%
dei fondi». Colpa anche della nostra debolezza politica a Bruxelles? «Abbiamo
meno della metà di ricercatori e tecnici rispetto a Francia, Regno Unito e
Germania e, sì, scontiamo anche la nostra debolezza politica». (Fonte: R.
Merano, intervista a G. Saccani Jotti, Libero 02-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PER LA RICERCA L'ITALIA STANZIA
NUOVE RISORSE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il ministero dello Sviluppo economico farà partire una nuova linea di
interventi da circa 440 milioni per sostenere progetti di ricerca. Ma nel
frattempo il nostro target di spesa all'1,53% del Pil, messo nero su bianco nel
2015 dal Programma nazionale della ricerca, resta un miraggio. Siamo fermi
all'1,29% (l'obiettivo di Europa 2020 è pari addirittura al 3%) nonostante dal
2013 a oggi l'Italia abbia gradualmente incrementato la focalizzazione degli
aiuti di Stato proprio verso il sostegno alla "Ricerca, sviluppo e
innovazione". Il confronto europeo sul tema è illuminante. Rapportando il
totale degli aiuti di Stato al prodotto interno lordo nazionale, l'Italia con
lo 0,22% è il Paese che spende meno dopo l'Irlanda. Ma la prospettiva è
completamente ribaltata se si guarda nello specifico all'obiettivo
"Ricerca, sviluppo e innovazione" che assorbe quasi il 30% delle
risorse italiane complessive: in rapporto al Pil - rileva la Relazione annuale
del ministero sugli incentivi - siamo dietro al solo Regno Unito. Negli ultimi
anni l'Italia ha aumentato l'impegno specifico, portando dallo 0,04 allo 0,07%
del Pil gli aiuti per la ricerca. In particolare, esaminando il bilancio del
Fondo crescita sostenibile, il contenitore unico previsto qualche anno fa dalla
riforma degli incentivi dello Sviluppo economico, si sommano stanziamenti
pubblici per quasi 2,8 miliardi. Uno sforzo che non è però bastato a metterci
in carreggiata verso il raggiungimento in tempi rapidi degli obiettivi europei,
e oggi, tra le righe delle statistiche, si possono al massimo scorgere piccoli
progressi. Un bilancio più chiaro ad ogni modo si potrà fare al pieno utilizzo
dei fondi europei dedicati proprio alla ricerca per il periodo 2014-2020,
inclusi quelli ora a disposizione come dote "straordinaria". (Fonte:
C. Fotina, IlSole24Ore 07-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">MANCA UN REGISTRO UNICO DEI PROGETTI DI RICERCA FINANZIATI CON FONDI
PUBBLICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">È paradossale che in Italia
non esista un registro unico dei progetti di ricerca finanziati con fondi
pubblici, col rischio che lo stesso progetto possa accedere a più fonti di
finanziamento e che quelli non originali e vecchi di anni tolgano risorse ad
altri. L'auspicio è che, partendo da aree specifiche, ad esempio la
biomedicina, i ministeri e le istituzioni finanziatrici lavorino in sinergia
per creare un database unico, nazionale, di tutti i progetti di ricerca (e dei
valutatori) e per potenziare le valutazioni ex post dei progetti finanziati.
Oggi non esiste un modo univoco per valutare l'esito dei progetti conclusi.
L'assenza di un'Agenzia per la ricerca, il cui primo compito sarebbe lavorare
sulle procedure per applicarle e aggiornarle, verificandone in ogni momento
appropriatezza e rendimento, continua a essere l'anomalia del nostro Paese.
Siamo ormai pressoché gli unici in Europa a non averla. (Fonte: E. Cattaneo, La
Repubblica 30-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE
POST LAUREA-OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREA E MASTER. I COSTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Costo della <u>LAUREA</u> per
i fuorisede: 27.000 € per una Triennale e fino a 45.000 se si prosegue anche
con il biennio Magistrale. Secondo Istat ca. il 10% di quanti hanno interrotto
gli studi accademici ha dichiarato di essere stato costretto a farlo perché ha
avuto difficoltà a sostenere le spese universitarie e di mantenimento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Con il <u>MASTER</u> le
chances di trovare lavoro aumentano, con stipendi che partono da 1.500 €. Negli
atenei pubblici le rette variano dagli 11.000 € in «Gestione d'impresa» a UniBo
ai 4.500 della Sapienza per una specializzazione in «Beni culturali». Quelli
che riescono a ottenere una borsa di studio, per coprire in parte le tasse di
iscrizione, sono il 21%. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(Fonte: CorSera 21-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNA CIRCOLARE PER LE ASSUNZIONI
DI 2MILA RICERCATORI PRECARI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La promessa della nuova circolare arriva, come riporta il Sole 24 Ore,
dal ministro Marianna Madia. Facendo un passo indietro, il problema nasce dalla
maxi-stabilizzazione, prevista nella riforma 2017 del pubblico impiego, per chi
ha maturato come precario in una Pa almeno tre anni di anzianità negli ultimi
otto anni. La circolare con cui il Ministero della Funzione Pubblica (dopo
alcuni passaggi con la Corte dei conti) ha evidenziato le regole operative per
le stabilizzazioni, ha anche specificato che «il trattamento economico
accessorio graverà esclusivamente sul fondo calcolato ai sensi della normativa
vigente». Ed è questa la riga della discordia, poiché si riferisce al fondo che
in ogni amministrazione serve a finanziare le parti di stipendio aggiunte alla
base nazionale (il cosiddetto "tabellare"): fondo che, «ai sensi
della normativa vigente», al momento non può superare i livelli raggiunti nel
2016. Ma una circolare in grado di correggere la riga ostativa potrebbe
correggere l'ostacolo che si frappone all'accesso al posto fisso per 2000
ricercatori. L'annuncio della ministra Madia: una nuova circolare, da ultimare
insieme al MEF e al MIUR “nel più breve tempo possibile”. (Fonte: <a href="http://www.studiocataldi.it/">www.studiocataldi.it</a> 03-04-18) </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA TEORIA DELL'ESISTENZA DI INFINITI UNIVERSI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Stephen Hawking, l’astrofisico
scomparso il 14 marzo u.s. a Cambridge, aveva terminato dieci giorni prima di
morire il suo lavoro più importante, quello che forse gli avrebbe procurato il
Nobel che non ha mai ricevuto. Lavorando alla teoria del <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">multiverso</b>, in base alla quale non esiste solo l'Universo che
possiamo vedere, ma ce ne sono molti altri, Hawking ha indicato la strada per
poterla finalmente dimostrare. Come sempre è avvenuto, anche l'ultima scoperta
è stata accolta con scetticismo da una parte dei suoi colleghi e con entusiasmo
da altri: secondo alcuni scienziati, potrebbe rappresentare la svolta che la
cosmologia attendeva. Hawking ha lavorato alla teoria insieme con il professor
Thomas Hertog della Katholieke Universiteit di Lovanio, nei pressi di Bruxelles
e sotto al testo pubblicato sul sito arXiv.org della Cornell University compare
la firma di entrambi. Già nel 1983, in una ricerca compiuta con il fisico
americano James Hartle, Hawking aveva affermato che il Big Bang era all'origine
dell'Universo, ma aveva anche suggerito che potesse avere generato altri
infiniti universi, la cui esistenza non poteva però essere testata. Da più di
30 anni gli scienziati discutono questa possibilità, un'ipotesi che ci
costringerebbe a cambiare idea sul nostro spazio nel cosmo. Ma il multiverso è
stato sempre impossibile da afferrare, era un paradosso matematico: non si
potevano infatti misurare cose che si trovano al di fuori del nostro universo.
Carlos Frenk, cosmologo dell'Università di Durham e membro, come fu Hawking,
della Royal Society, ha spiegato in poche parole la nuova scoperta: «L'idea
intrigante è che il multiverso abbia lasciato un'impronta sulla radiazione di
fondo permeando il nostro Universo, e che possiamo dunque misurarla con un
detector su una nave spaziale». (Fonte: V. Sabadin, La Stampa 20-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA. PROGRESSI NELL’IMPIEGO DELLE CELLULE STAMINALI. RISULTATI
TERAPEUTICI OTTENUTI IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Negli anni '50, quando D.
Thomas cominciò una serie di esperimenti che portarono all'impiego del
trapianto di midollo osseo per trattare le leucemie, egli nemmeno sapeva che a
curare erano le staminali che conteneva. Negli anni '80, Howard Green fu il
primo a crescere in laboratorio cellule umane della pelle per uso terapeutico,
salvando la vita a due bambini gravemente ustionati. Il giro di boa però lo
compì James Thomson nel 1998 quando riuscì a isolare le staminali embrionali
dalla blastocisti (uno dei primi stadi dello sviluppo embrionale) soprannumeraria
e a portarle in un piattino di coltura. Per la prima volta si aveva a
disposizione una staminale che "assolveva" ai requisiti desiderati,
cioè la sua propagabilità in vitro in modo omogeneo, con le cellule figlie
uguali alla madre, e la sua capacità di generare cellule specializzate. Nel
2007 sono poi arrivate le staminali pluripotenti indotte, ottenute
riprogrammando i fibroblasti della pelle. Sono cellule che vogliono mimare la
straordinarietà di quelle embrionali (distorta da chi le presenta al pubblico
come "inutili" o "non etiche").<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E sono arrivate anche le prime
approvazioni per l'uso dei loro derivati in clinica. Nel 2010 la Advanced Cell
Technology riceveva l'approvazione all'impianto di epitelio pigmentato retinico
ottenuto dalle embrionali in pazienti con degenerazione della macula. Dal 2012
in poi i risultati mostrano un’efficacia del trapianto nel migliorare la
visione. E vi sono studi in corso di produzione di cellule pancreatiche
secernenti insulina per applicazioni nel diabete.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ma — per la sua complessità —
la cartina di tornasole della medicina rigenerativa è il Parkinson. Nel 2011,
un gruppo americano e uno svedese partendo dalle embrionali ottengono neuroni
dopaminergici autentici, (quasi) uguali a quelli che degenerano nel Parkinson.
Dopo il loro trapianto nei modelli animali, già in passato determinanti per
sviluppare farmaci, si dimostrano capaci di differenziare, sopravvivere,
rilasciare dopamina, indurre un recupero comportamentale nell'animale con
Parkinson, e anche generare connessioni con le cellule endogene dell'animale,
suggerendo che possano riparare circuiti cerebrali lesi nell'uomo.</span> </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ma i risultati con staminali,
oggi già realtà terapeutica, specie per le malattie rare, sono tutti made in
Italy. É italiano Holoclar, la prima terapia a base di staminali adulte
ottenute dal limbo dell'occhio approvata nel 2015 per la rigenerazione della
cornea ustionata. Dieci anni dopo il trapianto il recupero della visione è
stabile. Vi è poi Strimvelis, approvata dall'Ema nel 2016: è la prima terapia
genica ex-vivo con staminali ematopoietiche sviluppata da Luigi Naldini e
Alessandro Aiuti al Tiget-San Raffaele di Milano, un colosso della terapia
genica nel mondo, per pazienti affetti da una grave immunodeficienza di origine
genetica. Nel 2017 gli stessi ricercatori di Holoclar, Graziella Pellegrini e
Michele De Luca dell'Università di Modena e Reggio Emilia conquistano un altro
traguardo. Partendo da 2 cm di pelle di un bambino affetto da epidermolisi
bollosa, Hassan, ottengono milioni di staminali che poi correggono
geneticamente inducendole a formare in laboratorio foglietti di pelle che
reimpiantano, "ricostruendogli" 85 cmq di pelle persa. In quella
nuova pelle ci sono anche staminali, che continuano a rifare pelle. (Fonte: E.
Cattaneo, La Repubblica 27-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RAPPORTO SULLA CONOSCENZA – EDIZIONE 2018 DELL’ISTAT</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Italia la spesa per ricerca
scientifica continua ad essere inferiore a quella delle altre maggiori economie
europee (nel 2015, 1,3% del Pil contro una media dell’insieme dei Paesi europei
poco superiore al 2,0%). Nel 2016, la quota di persone tra i 25 e i 64 anni con
almeno un titolo di studio delle scuole medie superiori era del 60%, inferiore
di 17 punti percentuali rispetto alla media europea. Il livello medio
d’istruzione degli imprenditori delle piccole imprese (fino a 50 dipendenti) è
relativamente modesto. Il livello d’istruzione d’imprenditori e dipendenti è
correlato alle prestazioni delle imprese: più è elevato, più i salari sono alti
e, soprattutto, i tassi di sopravvivenza nel periodo di crisi sono elevati. Non
si è investito a sufficienza, ed ora il nostro sistema produttivo,
comparativamente “ignorante” e, di conseguenza, con bassi livelli di
produttività, è in affanno e trova difficoltà a competere ad armi pari nei
mercati internazionali. Il quadro che emerge, ben noto a chi segue questi
aspetti della vita nazionale, è preoccupante, anche se dalle statistiche si
vedono alcuni segnali di miglioramento ed alcuni punti di forza. Il Rapporto
conferma che siamo un paese che non investe a sufficienza in conoscenza, e che
ne paga le conseguenze sia sul piano sociale che su quello economico. Il fatto
è che da decenni questo settore cruciale per la vita del paese è trascurato dai
decisori sia pubblici che privati. (Fonte: G. Sirilli, Roars 26-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCATORI NEL FOCUS PUBBLICATO DALL’UFFICIO STATISTICA E STUDI DEL
MIUR <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il numero dei ricercatori, che
al 31 dicembre 2010 erano circa 24.500, è diminuito in 7 anni di oltre 5.000
unità, con un’ulteriore precisazione. La messa a esaurimento del ruolo di
quelli a tempo indeterminato (nel 2010 il 97% del totale) fa sì che la gran
parte dei nuovi (e pochi) posti messi a concorso corrisponda, come accade a
tanti altri giovani in tutti i settori del mondo del lavoro, a una situazione
nella quale diventa davvero arduo immaginare serenità esistenziale e attività
di ricerca pensata anche su tempi lunghi e senza l’ossessione della
pubblicazione a ogni costo. I numeri sono inequivocabili. Anche considerando
«sistemati» i cosiddetti ricercatori di tipo «b», che dopo tre anni possono
contare su un passaggio pressoché automatico fra gli associati grazie a un
percorso di tenure track, il numero dei docenti che hanno un posto a tempo
indeterminato è sceso in sette anni da oltre 55.000 a meno di 47.500. E il dato
è ancora più impressionante se confrontato con quello del 2007, quando i
docenti di ruolo erano oltre 59.500: il «taglio», in dieci anni, è pari al
20,6%. In compenso, ci sono adesso oltre 3.000 ricercatori di tipo «a» (a tempo
determinato e senza tenure track), che sommati ai fortunati colleghi di tipo
«b» corrispondono a poco più della metà dei posti di ricercatore a tempo
indeterminato che sono nel frattempo andati perduti e la cui «precarietà» non è
sostanzialmente dissimile da quella degli assegnisti di ricerca e delle altre
figure meticolosamente elencate nel Focus del Ministero: titolari di contratti
per attività di insegnamento, titolari di «contratti d’opera» collegati a
programmi di ricerca e infine una pattuglia di «tecnologi a tempo determinato».</span>
(Fonte: S. Semplici, <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CorSera
Università 28-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA RICERCA DA PROMOTORI NO PROFIT IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sono italiani la prima terapia
genica e il primo farmaco a base di cellule staminali approvati per entrare in
commercio in Europa. Eppure le eccellenze della ricerca made in Italy non
riescono a sopperire alle carenze del sistema, o meglio all'assenza di un vero
e proprio sistema. È questo uno dei temi principali del 5° Convegno Nazionale -
La Ricerca da Promotori no profit in Italia, che si è chiuso a Roma il 22
marzo. “I risultati dei vari Paesi indicano che più gli investimenti in Ricerca
& Sviluppo si avvicinano al target del 3% del Pil e maggiore è il livello
di performance in Horizon 2020 - spiega il dr. Andrea Fontanella, Presidente
Nazionale FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri
Internisti. -. La presenza di strategie scientifiche nazionali si dimostra la
tattica vincente. Negli Stati più performanti si osservano iniziative nazionali
di sostegno ai partecipanti ad H2020 in termini di advise e accompagnamento.
Per fare “sistema” c’è bisogno di una normativa più snella, di fiscalità
agevolata, di un maggior numero di ricercatori che possano anche fare
carriera”. “Nell’immediato - aggiunge Fontanella - vanno definiti i decreti
attuativi della Legge su numerosi aspetti critici della sperimentazione
clinica, per i quali il mondo delle Istituzioni e quello della Ricerca sono
chiamati a individuare le migliori opzioni. È un passaggio di particolare importanza,
per il quale FADOI si è impegnata negli ultimi anni, e restituisce alla ricerca
no profit la possibilità di incidere più concretamente nella pratica clinica
quotidiana”. Perché lottare per la ricerca clinica no profit? “Non
dimentichiamo che il know-how dei ricercatori italiani è tra i migliori al
mondo - risponde il Presidente Nazionale FADOI -. La ricerca clinica no profit
è fondamentale per colmare gli unmet medical need, perché è in grado di
produrre value da re-investire, perché attrae investimenti dall’estero e
aumenta la competitività. Serve al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), poiché
promuove la crescita di centri di eccellenza; ha una conseguenza positiva in
termini di appropriatezza dell’assistenza. (Fonte: </span><a href="http://www.pharmastar.it/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">www.pharmastar.it</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> 22-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA SCIENTIFICA. NUOVO TIPO DI FRODE MINA LA CREDIBILITÀ DEL SISTEMA
DI PUBBLICAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ciò che è dato osservare oggi non
è solo riducibile al tentativo di falsare metriche e indicatori scientifici.
Emerge un nuovo tipo di frode resa possibile dall’impiego delle metriche, che
si attua attraverso condotte abusive successive alla “submission” della
pubblicazione. Essa appare diffusa quanto altre forme di frodi, come dimostrano
almeno 300 lavori ritirati perché la loro peer review risultava attinta da
questo genere di comportamento abusivo. Tratto notevole di questo tipo di
condotta abusiva è che essa non riguarda il cuore del lavoro scientifico, ossia
il merito scientifico che l’articolo discute. I responsabili di questo tipo di
condotte abusive riguardanti lavori già pubblicati tentano di guadagnare valore
scientifico non dal contenuto dell’articolo, ma dalle citazioni che l’articolo
riceve. Dal loro punto di vista, non è importante che il loro articolo sia
davvero letto da uno scienziato, ma solo che le citazioni ricevute
dall’articolo siano catturate dai ragni che setacciano la rete a caccia di
metadati. Il che significa che, diversamente dalle frodi sui dati e da altre
forme di comportamenti abusivi tradizionali, l’abuso successivo alla
pubblicazione non implica necessariamente contaminare il prodotto scientifico
con risultati falsi. Si tratta però di una pratica che mina la credibilità del
sistema di pubblicazione. Che è particolarmente diffusa nei paesi emergenti,
forse perché le università di quei paesi assegnano molta enfasi alle metriche
per riuscire a diventare rapidamente visibili sul piano globale. (Fonte: M.
Biagioli, Roars 27-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">REFERTO SUL SISTEMA
UNIVERSITARIO. I NUMERI DELLA CORTE DEI CONTI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
I docenti delle università statali in soli quattro anni sono passati da
53.901 a 47.785 facendo registrare un calo dell’11,3%. Nelle università del
Centro Italia il numero dei docenti è diminuito del 13% (da 14.118 a 12.283);
mentre la riduzione minore si è avuta nel Nordest dove da 10.811 professori si
è arrivati a 9.790 con una riduzione del 9,4%. Nel Nordovest e sud (isole
comprese), le percentuali sono più vicine alla media nazionale (rispettivamente
-10,8% e -11,5%). </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nessun taglio invece, anzi un leggero aumento, all’interno delle
università private, dove si passa da 2.548 a 2.569 professori (+0,8%). </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La riduzione maggiore si è registrata tra i ricercatori che, in quattro
anni, sono diminuiti del 24,41% (da 7.983 a 6.033); mentre tra i professori
associati si è registrata una tendenza inversa che ha portato a un aumento del
20,1% (da 15.884 a 19.081). I docenti ordinari, infine, sono passati da 14.532
a 12.124 con una riduzione del 16,6%. (Fonte: AdnKronos 01-04-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DUE VISIONI DELL’ACCADEMIA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Si è aperta una querelle che riguarda i modi per sciogliere i vincoli
che legano le nostre università a un diktat centralistico, espresso dal potere
politico. Sul fatto che l'università dovrebbe rifiutare che graduatorie di
merito e concorsi siano pilotati dall'alto da una burocrazia paraministeriale,
cioè da un agente politico esterno alla comunità scientifica e ai soggetti che
costituiscono il sapere, c'è pieno accordo. Il disaccordo nasce sul
"come", cioè sui modi per condurre in concreto una simile battaglia.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La querelle si è per adesso aperta tra la proposta avanzata da Roberto
Defez (del Comitato nazionale della ricerca) e la controproposta firmata da
Massimo Cacciari (sulle pagine di Repubblica). Il membro del Cnr ipotizza la
costruzione di una cittadella della scienza, una casa dei saggi che dovrebbero
sburocratizzare le regole e stabilire dall'interno del mondo accademico le
forme più adeguate per selezionare i docenti e valutare le loro attività
didattiche e di ricerca, nell'intento — par di capire — di una generale
moralizzazione della vita accademica italiana, alquanto malata e periodicamente
squassata da situazioni poco virtuose e dunque assai poco consone alle esigenze
di un sapere degno di questo nome.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Da parte sua, Cacciari vede in questo remake della Casa di Salomone, se
mai potesse realizzarsi, un ulteriore verticismo, la costruzione di un altro
"sopra" in cui starebbero i cosiddetti "migliori" (e chi
poi li sceglierebbe?) a esercitare una rinnovata "volontà di potenza"
nei confronti dell'istituzione intera. E allora propone che si dia alle singole
sedi universitarie il massimo di autonomia in modo che possano presentare agli
studenti le loro specifiche offerte didattiche, e che gli studenti (liberati
dal valore legale del titolo di studio) possano scegliere la sede che ritengono
più congeniale.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Due visioni dell'accademia: una che premia i supposti saggi elevandoli
a decisori, l'altra che guarda a cosa si fa veramente nelle università per
riuscire a liberarne le energie autonome. (Fonte: P. A. Rovatti, Il Piccolo
02-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CHE COSA CHIEDE UN RETTORE PER
L’UNIVERSITÀ A CHI CI GOVERNA <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Romano Prodi ebbe a scrivere nel '91 sul Sole 24 Ore "Non si può
essere ricchi e ignoranti per più di una generazione". Sta oggi alle
Università - e in particolare a quelle tecniche - rinnovarsi e contaminare il
sistema produttivo entrato in crisi con nuovi professionisti dotati di senso
critico, responsabilità sociale e attitudine al lavoro in gruppo; alzare lo
sguardo verso il futuro con la ricerca interdisciplinare e convincenti catene
per il trasferimento tecnologico; rassicurare e abituare al cambiamento una
società in forte disagio condividendo con essa conoscenza e dandole speranza.
Chiedo tre cose a chi ci governa perché questo possa accadere:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
- più investimenti in nuovi docenti e ricercatori: molte Università
hanno rapporti studenti/docenti circa doppi rispetto al resto d'Europa. Questo
va a scapito della qualità della didattica e del tempo che è possibile dedicare
alla ricerca;</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
- una drastica semplificazione burocratica: più autonomia responsabile
e più controlli ex post per evitare di perdere energie in pratiche sterili e
ritrovare il tempo per fare bene il proprio lavoro;</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
- una valutazione che sposti l'attenzione dalla competizione tra
singoli alla valorizzazione del gioco di squadra e della progettualità delle
strutture (Dipartimenti, Scuole, Atenei interi), per promuoverne un
miglioramento continuo e il raggiungimento di obiettivi di sistema in tempi
ragionevoli. (Fonte: G. Saracco, rettore del PoliTo, La Stampa 07-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL RAPPORTO PAESE 2018 DELLA COMMISSIONE EUROPEA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’università continua a essere
caratterizzata da un alto tasso di abbandoni e da una durata troppo lunga degli
studi. Ma è solo la premessa di Bruxelles che accende poi i riflettori su due ritardi
storici della nostra istruzione terziaria. Innanzitutto il sottofinanziamento,
visto che le risorse investite su questa voce non arrivano allo 0,4% del Pil. E
poi una quota di laureati nella classe d’età 30-34 anni che nel 2016 si è
assestata al 26,2% contro la media europea del 39,1. Ma i limiti italiani non
finiscono qui perché se è vero che i diplomati che proseguono gli studi hanno
di nuovo superato il 50% è altrettanto vero che i nostri laureati – si legge
nel paper – continuano a guadagnare troppo poco e ci mettono di più a trovare
un lavoro rispetto ai loro coetanei europei. Alcuni passi sono stati fatti
sull’istruzione post diploma. Sia per il rifinanziamento degli Istituti tecnici
superiori (Its) sia per l’avvio delle lauree professionalizzanti. Due tasselli
nel percorso di avvicinamento tra le competenze in uscita dei ragazzi e quelle
in entrata richieste dalle aziende. Due mondi che erano e restano lontani.
(Fonte: </span><a href="http://www.corriereuniv.it/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">www.corriereuniv.it</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">
0903-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI.
TASSE UNIVERSITARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">AUMENTANO LE ISCRIZIONI ALL’UNIVERSITÀ. PIÙ 3,8 PER CENTO SUL 2016-2017<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le matricole, studenti al
primo anno, sono 11.804 in più della stagione precedente. Più 3,8 per cento sul
2016-2017, che a sua volta era cresciuto in maniera identica. Le ultime due
sono state le migliori stagioni dell'intero Duemila e segnalano come il sistema
universitario italiano -<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">attaccato, sottofinanziato,
intercettato da procure e attraversato da concorsi fasulli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- nuovamente attragga i diciannovenni italiani
e le loro famiglie: nell'ultimo quadriennio, quello che ha invertito un
andamento in caduta da dieci anni, sono stati recuperati all'istruzione
superiore trentunmila diplomati. Un ottavo delle intere matricole del 2013.
Cinquantanove università statali pubbliche su 61 hanno offerto a "La
Repubblica" i dati delle immatricolazioni 2017-2018. La somma dei
neoiscritti in tutti gli atenei segnala un numero di matricole pari a 321.652:
sono, appunto, 11.804 in più rispetto all'anno scorso alla stessa data (sempre
secondo i dati offerti dalle università). Come segnalano il MIUR e gli esperti
di AlmaLaurea, ancora non si può paragonare questa cifra con le serie storiche
consolidate, perché a luglio il dato di prassi scende (scremato di chi non ha
pagato almeno la seconda rata). Ma tutti — esperti e rettori contattati — sono
concordi con il dire che si è tornati a vedere quota trecentomila. Significa
che anche per l'università la grande crisi — 2008-2014 — non fa più male. Il
livello raggiunto è vicino a quello (307.586 neoiscritti) del 2007-2008, la
vigilia della depressione socio-economica. (Fonte: I. Venturi, C. Zunino, La
Repubblica 12-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TAR LAZIO.
CONDIZIONI PER ESSERE ISCRITTI A MEDICINA SENZA TEST D’AMMISSIONE <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La novità riguarda solo gli studenti laureati, laureandi o iscritti
almeno al terzo anno in corsi di laurea a indirizzo sanitario. Che potranno
immatricolarsi, se dovessero esserci posti liberi in graduatoria, al secondo
anno di Medicina e Odontoiatria senza sostenere il test d'ingresso. Basterà
dimostrare di avere raccolto, nel proprio piano di studi, circa 25 crediti in
materie previste dal corso di laurea in Medicina. A sancirlo è una sentenza
emessa dai giudici del Tar del Lazio. Che, per la prima volta, hanno dato il
loro «nulla osta» a una ragazza di Latina, iscritta al terzo anno del corso di
laurea in Chimica e Tecnologia farmaceutica all'università «La Sapienza» di
Roma, il cui caso è adesso destinato a fare giurisprudenza. (Fonte: G. Mannino,
Giornale di Sicilia 02-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DATI DALL’UFFICIO STATISTICA DEL MIUR. NON INSOLITE DOLENTI NOTE SUL
DIRITTO ALLO STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo i dati pubblicati
dall’ufficio statistica del MIUR, i borsisti in Italia sono oltre 176 mila, di
cui oltre 16 mila studenti extra Ue. Con l’innalzamento delle soglie ISEE si è
allargata la platea dei beneficiari. La legge di bilancio dello scorso anno ha
introdotto infatti una «no tax area» alla soglia di 14 mila euro di reddito ISEE,
che può arrivare a 23 mila nel caso si raggiungono una serie di requisiti di
merito. Quest’anno sono 7 mila gli studenti che pur avendone diritto, non
riceveranno alcun sostegno economico. Una buona notizia, ma solo se
consideriamo che cinque anni fa erano più di 38 mila. A non garantire la
copertura di tutte le borse di studio sono Calabria, Campania e Sicilia,
rispettivamente con 2.599, 1.629 e 2.832 studenti esclusi. Le regioni con più
borsisti sono Lombardia (21.500) ed Emilia-Romagna (20.202).<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Sul diritto allo studio l’Italia resta ancora
molto lontana dagli altri Paesi europei. Se gli universitari con borsa sono il
9,4% del totale, in Francia sono il 38%. Negli ultimi dieci anni la percentuale
di borsisti francesi è cresciuta del 47%, del 68% per gli spagnoli e del 23%
per i tedeschi. E l’Italia? Appena del 7%. Abbiamo la più bassa percentuale di
residenze universitarie: la Francia ha il quadruplo dei nostri posti letto e la
Germania il quintuplo. (Fonte: N. Ferrigo, La Stampa, 27-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">METÀ DELLE UNIVERSITÀ NON IN
REGOLA CON LA LEGGE SULLE TASSE DEGLI STUDENTI <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Su 59 presi in esame sono 33 gli atenei non in regola, con una crescita
sensibile dopo i tagli della Tremonti-Gelmini del 2008-2010. Invano da anni si
attende una risposta e una presa di posizione da parte del Ministero che non
chiede agli atenei di rientrare nei limiti, comunque insufficienti, previsti
dalla legge. L'Udu, l'Unione degli universitari, a tal proposito, ha presentato
ricorso contro la Statale di Milano e l'Università degli studi di Torino
impugnando i bilanci previsionali 2018. «Ma il problema è sistemico, non basta la
nostra azione legale. È il sottofinanziamento dell'università che ha condotto
gli atenei ad innalzare le tasse: nel solo 2015 la somma richiesta oltre i
limiti di legge ammonta a 259 milioni di euro». (Fonte: <a href="http://www.studiocataldi.it/">www.studiocataldi.it</a> 06-03-18) </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b>ERASMUS, LE NOVITÀ DEI BANDI 2018 </b><br />
La dotazione di quest’anno è aumentata di 200 milioni di euro rispetto al 2017,
pari a un incremento dell’8%. Quest'anno ci saranno più soldi per gli studenti
con condizioni economiche svantaggiate, inoltre, almeno il 50% della borsa sarà
erogato prima della partenza. Fino ad oggi, la prima parte di borsa era data
entro 30 giorni dalla firma dell'accordo di mobilità, il restante al rientro.
Un'altra grande novità è quella relativa alla possibilità di effettuare più
volte la mobilità, fino ad arrivare ad una somma massima di 12 mensilità per
ciascun ciclo di studio (laurea triennale, laurea magistrale e dottorato) e 24
mensilità per le lauree a ciclo unico.<b> </b><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">(06-03-18)<b><br style="mso-special-character: line-break;" />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br style="mso-special-character: line-break;" />
<!--[endif]--></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PER CHI STUDIA ECONOMIA, QUALI SONO LE DESTINAZIONI ERASMUS MIGLIORI?</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A questa semplice domanda
Skuola.net risponde tramite la classifica QS World University Ranking, cioè la
graduatoria dei migliori atenei nel mondo che si concentra su 48 discipline,
divise in cinque macro aree di studio. Con una breve ricerca sul sito, abbiamo
scovato le migliori università in Europa per l'ambito "Economics &
Econometrics". Ecco quindi i Paesi in cui si trovano le università più
quotate per questa area di studio: 1° London School of Economics. 2° Oxford. 3°
Cambridge. 4° Bocconi. 5° College of London. 6° London Business School. 7°
Warwick. 8° Swiss Federal Institute of Technology a Zurigo. 9° Universitat
Pompeu Fabra a Barcellona. 10° Stockholm School of Economics. (Fonte: A.
Carlino, </span><a href="http://www.skuola.net/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">www.skuola.net</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">
13-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">STUDENTI LAVORATORI. INDAGINE ALMALAUREA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Che cosa dice l’indagine
AlmaLaurea, che coinvolge il 90% di tutti i laureati degli atenei italiani, con
un tasso di risposta dell’82% tra i laureati a un anno. Secondo AlmaLaurea, «le
esperienze di lavoro hanno caratterizzato il 65% dei laureati triennali, il 58%
dei magistrali a ciclo unico e il 67% dei magistrali biennali. Più nel
dettaglio, nel 2016, 6 laureati su cento hanno conseguito la laurea lavorando
stabilmente durante gli studi (lavoratori-studenti); […] Gli
studenti-lavoratori, ovvero gli studenti che hanno lavorato occasionalmente
durante gli studi, rappresentano invece il 59%». Ai fini del dibattito sui
fuoricorso, vale la pena di notare che «al crescere dell’impegno lavorativo
degli studenti diminuisce l’assiduità nel frequentare le lezioni. Hanno seguito
oltre i tre quarti degli insegnamenti previsti dal corso di studi 78 laureati
su cento fra quanti non hanno lavorato, rispetto al 67% fra gli studenti-lavoratori
e al 33% fra i lavoratori-studenti». Inoltre, «La condizione socio-culturale
della famiglia di origine influenza la probabilità di lavorare nel corso degli
studi. Tra i laureati con almeno un genitore laureato, infatti, i
lavoratori-studenti sono solo il 4%; salgono al 6% fra quanti hanno genitori
con titoli di scuola secondaria di secondo grado e raggiungono l’11% tra i
laureati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con genitori in possesso di un
titolo inferiore o che sono senza titolo di studio. Tra i laureati con una
formazione liceale il lavoro durante gli studi è meno diffuso: i
lavoratori-studenti sono solo il 5% contro l’11% di chi ha un diploma tecnico e
il 15% di chi ne ha uno professionale». Insomma, gli studenti universitari che
lavorano sono ben più di un terzo (anche se in calo a causa della crisi
economica e della riduzione di studenti in età adulta). (Fonte: Red.ne Roars
30-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">STUDENTI ALL’ESTERO. IL COSTO
ANNUO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
In un'università USA, la spesa può variare tra i 25.000 e i 40.000
dollari l'anno. Per l'Australia la spesa complessiva per un universitario si
aggira sui 15.000 euro l'anno. 8.000 se ne vanno in vitto e alloggio, 5.000 in
tasse universitarie, 625 per l'assicurazione sanitaria, 375 per il visto
studentesco valido tre anni e 1.300 euro circa per tornare (una volta) a
trovare la mamma in Italia.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ci sono Paesi, poi, che mettono in campo politiche specifiche per
attrarre gli studenti dall'estero. E il caso dell'Olanda, dove la retta
universitaria costa, mediamente, 8.000 euro l'anno, ma dallo Stato le famiglie degli
studenti, anche non olandesi, ricevono un contributo di 5.500 euro. L’Olanda è
uno dei Paesi meno cari d'Europa, si spendono comunque circa 15.000 euro l'anno
per studiare Diritto internazionale a Maastricht. Politiche attrattive anche
nel Galles, dove la retta universitaria costa 10.550 euro l'anno, ma lo
studente può accedere a una procedura di rimborso, ottenendo uno sconto di
5.700 euro. In Danimarca, invece, le università sono gratuite per tutti gli
studenti dell'Unione Europea, che possono usufruire anche di borse di studio,
oltre che di biblioteche e internet gratis. Il costo della vita si aggira sui
670 euro al mese e comprende cibo, vestiario, affitto, trasporti e materiale
scolastico. (Fonte: P. Ferrario, Avvenire 05-04-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IL MITO DELL’ECCELLENZA. L’INSEGUIVA ANCHE GALILEO? LA CORRELAZIONE
LATITUDINE – DIPARTIMENTI D’ECCELLENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La distribuzione dei
Dipartimenti universitari di Eccellenza è fortemente correlata con la
Latitudine:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">106 al Nord (59%), 49 al
Centro (27%), 25 al Sud e nelle Isole (13%). Esiste anche una blanda
correlazione con la Longitudine, soprattutto lungo la dorsale appenninica. La
mappa, che mostra il numero di dipartimenti eccellenti per regione, evidenzia
infatti come l’Eccellenza tenda a concentrarsi sul settore tirrenico, piuttosto
che su quello adriatico. La determinazione dell’eccellenza dei dipartimenti è
una strana pratica moderna, sconosciuta agli antichi. Eppure le Università
esistono da mille anni. C’è chi è pronto a giurare che Galileo abbandonò
l’Ateneo pisano per approdare a Padova, perché l’Università della Repubblica
veneziana era stabilmente in testa alle classifiche di eccellenza.</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Personalmente tendo più a credere alla
congettura che il grande scienziato abbia deciso di emigrare perché a Padova
semplicemente gli raddoppiarono lo stipendio: da 60 ducati pisani
(corrispondenti a 420 lire fiorentine) a 180 fiorini veneziani (equivalenti a
870 lire fiorentine).</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A
supporto di questa ipotesi c’è il fatto che il Galilei non esitò a spostarsi a
Firenze, che l’Università nemmeno ce l’aveva, come «Matematico primario dello
Studio di Pisa e Filosofo del Ser.mo Gran Duca senz’obbligo di leggere e di
risiedere né nello Studio né nella città di Pisa, et con lo stipendio di mille
scudi l’anno, moneta fiorentina» che, se non sbaglio, corrispondevano a 5000
lire. Stipendio quintuplicato insomma ed esonero totale dagli obblighi
didattici. Altro che eccellenza! Altro che scatti biennali! <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per misurare l’eccellenza oggi
si deve istituire una costosa Agenzia Ministeriale, realizzare una macchinosa
piattaforma informatica per l’immissione delle pubblicazioni, chiedere a tutti
i professori e ricercatori d’Italia di perdere tempo prezioso per inserire i
loro prodotti di ricerca nella banca dati, escogitare una formula complicatissima
per misurare l’immisurabile – ovvero la qualità scientifica fra discipline
diverse – istituire una commissione nazionale di valutatori, preselezionare 350
dipartimenti con la formula complicatissima suddetta, chiedere alla commissione
di sceglierne 180 e di scartare il resto in base a un sistema di valutazione a
punteggio, negoziare il risultato con i rettori e con la CRUI, pubblicare i
risultati, rispondere alle proteste. (Fonte: N. Casagli, Roars 27-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA LINGUA FAVORITA DALLA MATEMATICA E DALLE SCIENZE ERA L'ITALIANO BEN
PRIMA DELL'INGLESE</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nei<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> secoli passati</b> - prima che l'inglese diventasse il linguaggio
favorito delle scienze - la matematica aveva 'parlato italiano' in maniera
formidabile e con grandi risultati. Ad aprire il 'racconto' dell'intenso
rapporto tra lingua italiana e matematica, oggi, è stata una tavola rotonda
aperta dal presidente dell'Accademia, Claudio Marazzini. "Per dimostrare
al meglio la nostra tesi, oggi abbiamo lasciato la parola ai matematici - ha
spiegato Marazzini - i quali non hanno mancato di intessere le lodi della
ricchezza del linguaggio matematico italiano, ancora molto influente in Europa
fino all'inizio del Novecento". A tal proposito, "è doveroso
ricordare - sottolinea il presidente della Crusca - che Einstein utilizzò la
matematica di Levi-Cívita, uno studioso che aveva scelto di scrivere libri in
italiano. E, detto per inciso, Einstein conosceva abbastanza bene la nostra
lingua perché da ragazzo aveva abitato in Italia. Nel 1921 presentò la teoria
della relatività a Bologna, chiamato dai matematici del luogo, tra i quali
Federigo Enriques. (Fonte: ANSA 16-03-18). Bene. Ne siamo orgogliosi. Ma <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">oggi</b> è l’inglese la lingua
internazionale delle scienze. E allora perché opporsi al suo uso esclusivo in
corsi di laurea scientifici?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LUISS. BORSE DI STUDIO PER
TALENTI HI-TECH<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Si chiamano LuissMatics e Zacconi scholarship le borse di studio messe
in palio per il nuovo corso di laurea triennale in Management and Computer
Science, novità dell’offerta formativa che<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>unisce le caratteristiche fondamentali dei percorsi offerti dagli altri
corsi triennali in Economia e Management e Economics and Business, con una
presenza significativa di materie tecniche e ingegneristiche, come l’Artificial
Intelligence e il Machine Learning, che rappresentano il nuovo codice
professionale di aziende, Istituzioni e Pubblica Amministrazione. Le borse
LuissMatics, rivolte agli appassionati della matematica e dell’informatica, e
la Zacconi scholarship, finanziata da Riccardo Zacconi, fondatore dell’azienda
di gaming online King.com (nonché laureato Luiss) saranno a copertura totale e,
spiega una nota dell’ateneo, potranno essere confermate per tutta la durata del
corso di studi, nel rispetto dei requisiti previsti nei rispettivi bandi.
Sostegni al merito anche per i candidati ai corsi di laurea in Giurisprudenza e
Scienze Politiche che per particolari condizioni di merito e reddito, potranno
concorrere all’assegnazione di oltre 500 borse di studio a esenzione totale e
parziale, erogate da Luiss insieme a Enti, istituzioni, grandi imprese. (Fonte:
<a href="http://www.corriereuniv.it/">www.corriereuniv.it</a> 03-04-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">POLIMI. POLIHUB È IL TERZO INCUBATORE UNIVERSITARIO A MONDO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PoliHub, l'incubatore
universitario del Politecnico di Milano (sede al quartiere Bovisa) gestito
dalla Fondazione Politecnico di Milano, è stato premiato come terzo incubatore
(struttura che agevola nascita e crescita di startup) universitario al mondo
secondo il ranking dell'associazione indipendente svedese Ubi Global e unico
italiano tra i migliori 20 classificati. Rispetto all'indagine pubblicata nel
2015, PoliHub ha guadagnato due posizioni. Il risultato è stato comunicato a
Toronto, dove è in corso il World Incubation Summit, l'evento di presentazione
del ranking di Ubi Global che dal 2013 misura classifica gli incubatori
universitari. La valutazione di Ubi 2018 ha preso in considerazione 1.370
incubatori al mondo e si è basata su tre aree principali di valutazione: il
valore generato per l'ecosistema (numero di startup incubate e loro fatturato,
posti di lavoro, finanziamenti ottenuti...), il valore per le startup incubate
(quantità e qualità dei servizi offerti alle startup, numero di relazioni con
imprese, università, finanziatori...) e l' attrattività per l'ecosistema
(numero di idee valutate, tasso di crescita e sopravvivenza delle startup una
volta uscite...). (Fonte: MF 27-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">POLIMI. DOTTORI DI RICERCA, PER
IL 94,7% LAVORO DOPO 1 ANNO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
I dottori di ricerca (PhD) del Politecnico di Milano sono stati oggetto
nel dicembre 2017 di un’indagine occupazionale che ha coinvolto più dell’80% di
chi ha conseguito il titolo nel 2015 e 2016, quasi seicento persone. Ne emerge
un quadro molto positivo e non scontato. Sono lontani i tempi in cui il
dottorato era solo il primo passo per la carriera universitaria. "A un
anno dal titolo - si legge nella nota - il 94,7% è occupato: poco meno della
metà dei dottori di ricerca (dato in decrescita, erano poco più di metà
nell’ultima indagine) continua una professione nel settore della ricerca al
Politecnico e nelle università internazionali. Il 10% circa è lavoratore
autonomo. I restanti PhD lavorano in azienda e di questi il 72,3% con un
contratto a tempo indeterminato (dato quest’ultimo che li porta a superare di
più di venti punti il già ottimo 51% raggiunto dai laureati).</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
A indicare il riconoscimento da parte del mercato del lavoro lo
stipendio medio, circa 2.000 euro mese, il 35 % in più rispetto al laureato. Il
dottorato di ricerca è un chiaro investimento sul proprio futuro. (Fonte:
Italpress 06-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIMI. VIA LIBERA AL CAMPUS DA
18MILA STUDENTI NELL'AREA EXPO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il si al trasferimento nell'ex area Expo ma anche la ristrutturazione
degli spazi della facoltà di Medicina Veterinaria a Città Studi, che ospiterà
il dipartimento di Beni culturali e il Museo dei diritti umani con il barcone
dei migranti. Il voto del Senato accademico della Statale e del cda
(all'unanimità) ha ufficializzato la volontà di trasferirsi nell’area
dell'Esposizione universale, proprio di fronte allo Human Technopole e
all'Albero della vita. La struttura accoglierebbe >18.000 studenti, 1.800
ricercatori e ca. 500 TA. (Fonte: La Repubblica 07-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">IRELAND. UNIVERSITIES HAVE RECEIVED GOVERNMENT APPROVAL TO RECRUIT TOP
ACADEMICS ON SALARIES OF UP TO €337,000 <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">While professors can earn up
to €136,000, more senior appointments, such as registrars, directors or
university presidents, may earn between €140,000 and €190,000. The Government
provided a special derogation to help universities hire world-leading
researchers on salaries of up to €250,000 and top academics on salaries of up
to €337,000 a year. (Fonte: </span><a href="http://www.irishtimes.com/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">www.irishtimes.com</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> 12-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UK. LO SCIOPERO PIÙ LUNGO DELLA
STORIA DELLE UNIVERSITÀ INGLESI. E SI SCOPRE ANCHE CHE I PRECARI E IN
PARTICOLARE I DOTTORANDI SONO UNA PARTE PREPONDERANTE DELLA DOCENZA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Si parla di 61 università coinvolte e di un milione di studenti le cui
lezioni sono a rischio. Lo sciopero nasce dalla protesta contro il progetto di
legare le pensioni dei docenti ai rendimenti azionistici per far fronte alle
difficoltà del loro fondo pensionistico. […] La risposta del management è stata
molto violenta, non solo detrarranno totalmente il salario dei 14 giorni di
sciopero, ma la cosa più grave è che in seguito alla fine dello sciopero i
dirigenti di quasi tutte le università hanno chiesto ai professori di
riorganizzare tutte quelle lezioni che andranno perse. […] Dopo la minaccia del
management di detrarre il 25% della paga per “action short of a strike”, i
primi a vacillare sono stati i precari e in particolare i dottorandi che
costituiscono una parte preponderante della docenza sopratutto perché sono
quelli che coprono i seminari in cui hai un rapporto più diretto con gli
studenti. L’università inglese si basa sempre di più sul lavoro precario:
pagato a ore; fixed term; part-time o contrattualizzati. I ruoli di docenza sono
assegnati sempre di più a queste figure contrattuali precarie. Il sindacato ha
portato avanti un’azione molto concreta e ha dato la possibilità ai precari di
richiedere un rimborso per il salario perso durante lo sciopero. I fondi di cui
si parla si aggirano intorno alle 500 sterline a persona per l’intero periodo
di sciopero […] (Fonte: Red.ne Roars 09-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: Arial;">UK. REVIEW OF
TERTIARY EDUCATION ANNOUNCED BY PRIME MINISTER</span></b><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: Arial;">The higher education reforms of recent years under which student tuition
fees have more than tripled, have made equality of access to university more
difficult and have created one of the most expensive systems in the world. Yet
they have failed to create the competitive market between universities that
their architects envisaged, the Prime Minister, Theresa May has admitted. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: Arial;">Announcing a yearlong review of tertiary education last Monday, she
said: “Making University truly accessible to young people from every background
is not made easier by a funding system which leaves students from the
lowest-income households bearing the highest levels of debt, with many
graduates left questioning the return they get for their investment.” She
hinted that variable fees, dependent on the cost of running the course, might
be an option on the agenda. “The competitive market between universities which
the system of variable tuition fees envisaged simply has not emerged. All but a
handful of universities charge the maximum possible fees for graduate courses.”
At the same time, there has been no change on the length of degrees, as also
envisaged, with three-year courses remaining the norm.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“And the level of fees charged do not relate
to the cost or quality of the course. We now have one of the most expensive
systems of university tuition in the world.” She said the review will focus on
“how we ensure that tertiary education is accessible to everyone, from every
background, how our funding system provides value for money, both for students
and taxpayers, how we incentivise choice and competition right across the
sector and how we deliver the skills that we need as a country”.</span><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"> (Fonte: </span><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: Arial;">universityworldnews.com
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>20-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">USA. IN TANTE UNIVERSITÀ GLI STUDENTI SONO IMPEGNATI A ELIMINARE I CORSI
DI STORIA E CIVILTÀ OCCIDENTALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sta succedendo ovunque in
America. Ancora nel 1970, dieci dei cinquanta college principali avevano un
corso obbligatorio di "civiltà occidentale", mentre 31 di loro
offrivano il corso agli studenti se avessero voluto sceglierlo. Oggi, secondo
un rapporto dal titolo "The Vanishing West" della National
Association of Teachers, nessuna università americana offre quasi più simili
corsi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gli studenti laureandi in
inglese presso l'Università della California dovevano fino a oggi seguire un
corso su Chaucer, due su Shakespeare e uno su Milton, i capisaldi della
letteratura anglosassone. A seguito di una rivolta della facoltà, durante la
quale è stato annunciato che Shakespeare “faceva parte dell'Impero", anche
la Ucla ha cancellato questi singoli autori. Al Reed College, una università
celebre per le sue discipline umanistiche a Portland, nell'Oregon, si è svolta
una scena surreale. Una protesta studentesca contro il corso Humanities 110. Un
grande classico delle università americane, in cui agli studenti si fornisce
una infarinatura sulla nascita e la formazione della civiltà occidentale. Gli
studenti hanno organizzato un sit-in per protestare contro il corso fino a che
il professor Libby Drumm, titolare di Humanities 110, ha ceduto dicendo che il
nuovo curriculum avrebbe adottato una "struttura a quattro moduli"
per includere anche "altri pensatori", oltre a quelli di Atene e
Roma. Fino a oggi, il programma includeva letture di Platone, Aristotele e
Cicerone, tra gli altri. Un gruppo di studenti chiamati Reedies Against Racism
ha protestato per più di un anno, sostenendo che fosse "eurocentrico"
e "caucasico". Lo scorso autunno, gli attivisti anti-razzisti avevano
anche interrotto la prima lezione di Humanities 110, circondando la cattedra e
interrompendo i professori, che alla fine si sono alzati e se ne sono andati.
(Fonte: G. Meotti, Il Foglio 31-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">USA. ATENEI COME MERCATI
DELL’ISTRUZIONE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Negli Stati Uniti la trasformazione degli atenei in mercati
dell’istruzione è cominciata addirittura agli inizi del 1900, con la decisione
di Charles W. Eliot, allora preside di Harvard, di lasciare agli studenti la
scelta delle materie. Quelle non gradite sarebbero scomparse dai piani di
studi. Con l’eccezione di alcuni centri di eccellenza, dove il corpo insegnante
decide ancora che cosa bisogna studiare per ottenere la laurea, oggi nei campus
americani regna la libera scelta. La percentuale del bilancio destinata agli svaghi,
alle strutture sportive e ai luoghi di ristoro da parte delle università è
salita del 22% tra il 2003 e il 2013, molto più rapidamente di quella destinata
alla ricerca o all’insegnamento, rimaste attorno al 9%. A parere del
'Washington Post', oggi gli studenti americani controllano a tal punto la vita
delle università che sono in grado di cacciare professori che non la pensano
come loro o di mettere all’indice libri non graditi, con risultati pessimi per
il dibattito e la tolleranza intellettuale. (Fonte: S. Guzzetti, <a href="http://www.avvenire.it/">www.avvenire.it</a> 03-04-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI.
RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SALVARE L'UNIVERSITÀ ITALIANA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autori: Giliberto Capano,
Marino Regini, Matteo Turri. Il Mulino 2017.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nella parte introduttiva di
questo saggio è esposta un’efficace sintesi dei fattori di crisi. Tra cui si
legge il semplicismo della analisi, al contrario le complicate ingegnerie delle
ricette, in particolare un intreccio di colpe che riguarda governi e politica,
sistema economico (imprese) e quelle che il libro di tre professori
universitari chiama le “oligarchie accademiche”. Ne risulta – anche per
improprietà della narrazione mediatica – un “clima culturale sfavorevole”, che
per trovare vie di uscita obbliga a confrontarsi con gli altri Paesi soprattutto
europei. Quali sono le proposte che, nella seconda parte del saggio, trovano
posto? Un cambiamento sostanziale dei processi di valutazione, mettendo fine
allo scontro tra una valutazione iper-tecnicistica e il partito della non
valutazione. La capacità di assumere dati e analisi per progettare il futuro
con obiettivi misurati nel medio e anche lungo termine. La possibilità di
riportare a centralità la didattica. Una sostanziale politica di sostegno al
diritto allo studio. E solo nel quadro di questa manovra integrata la massiccia
battaglia per l’allocazione adeguata delle risorse. Al termine, gli autori
propongono due misure che vengono considerate “fattori di detonazione”: attuare
strumenti della contrattualizzazione poliennale dei rapporti tra ministero e
atenei (mutuando il modello francese); concentrare le grandi scuole di
dottorato obbligando gli atenei a specializzarsi nelle aree con probabilità di
eccellere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(Fonte: S. Rolando, </span><a href="http://www.linkiesta.it/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">http://www.linkiesta.it</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> 21-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PER FORTUNA FACCIO IL PROF <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Autore: </b>Nando Dalla Chiesa,
ed. Bompiani 2108, pp. 236.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Nando Dalla Chiesa rivela le sue intenzioni fin dalla prima pagina.
«Non è (il mio) un libro di denuncia dei mali dell'università. Non è un'accusa
contro lo Stato che non investe nella ricerca. (...) È invece un libro che
canta la bellezza dell'insegnare e del vivere in università. Racconta il
piacere delle sfide culturali (...) Ricorda quel che l'umanità dimentica: che
le idee e il cuore smuovono le montagne, possono spesso più del denaro». Un
libro controcorrente dalla parte dei giovani, certamente non tutti. Gli
studenti di Dalla Chiesa, i più, sembra che non passino le giornate sui divani
di casa a giocare con lo smartphone, senza mai leggere un libro, o al bar a
bere birrette nella condiscendenza dei genitori, non tutti, certo, che credono
così di compensare le loro manchevolezze e i loro spesso macroscopici errori.
Il nodo centrale della materia che insegna Dalla Chiesa è naturalmente la
mafia, il suo studio arricchito dai più sofisticati strumenti di analisi, sulla
'ndrangheta e su Cosa nostra. Aziende principi in quattro regioni italiane,
diffuse in tutto il Paese e all'estero, rappresentano uno dei problemi
(sottovalutati) della società nazionale: proprio per questo è importante
culturalmente e politicamente l'istituzione specialistica di Milano, conosciuta
e stimata in Italia e fuori. La chiusa del libro: «Chissà se potrà esistere
un'Italia senza mafia. Credo di no, purtroppo. Non per colpa del destino, che è
stato con questa nostra terra generoso di geni e di bellezze; ma a causa delle
nostre teste, insaziabilmente nutrite dall'humus della corruzione. Quand'ero
giovane speravo e credevo il contrario ( ). Favole senza lieto</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
fine». (Fonte: CorSera 06-03-18)</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DALL'UNIVERSITÀ DI ÉLITE
ALL'UNIVERSITÀ DI MASSA. L’ATENEO DI PADOVA DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA
CONTESTAZIONE SESSANTOTTESCA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Monografia a cura di Alba Lazzaretto, Giulia Simone. Padova University
Press 2017.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il testo curato da Alba Lazzaretto e Giulia Simone, edito da<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Padova University Press nel 2017, affronta la
storia dell’Università di Padova a partire dal secondo dopoguerra – quando
l’Ateneo di Padova riprendeva la sua attività, fiero della medaglia d’oro al
valor militare, ma profondamente ferito nelle sue strutture – e analizza
l’evolversi della sue istituzioni (facoltà, istituti scientifici, centri di
ricerca), le biografie dei suoi rettori, la presenza delle donne nell’Ateneo,
le connessioni tra docenza e rappresentanza politica. Particolare attenzione è
stata riservata alla vita degli studenti, dalle loro proteste dagli ultimi anni
Quaranta fino al Sessantotto, alla loro vita associativa, alla goliardia che,
pesantemente ridimensionata dalla contestazione, va a perdere tradizioni
antiche, originali e molto sentite nel mondo universitario padovano. (Fonte: <a href="https://tinyurl.com/y8zbdhxx"><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">https://tinyurl.com/y8zbdhxx</span></a><span style="background: white; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">
15-03-18)</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA LAUREA NEGATA. LE POLITICHE CONTRO L’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Gianfranco Viesti. Ed.
Laterza, Bari. 2018. Pag. 149.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In un mondo in cui i livelli
di istruzione superiore sono decisivi per il progresso economico e l'inclusione
sociale, l'Italia sta operando da dieci anni un forte disinvestimento
sull'università. Per la prima volta dall'Unità si sono ridotti gli immatricolati.
È cresciuto il costo degli studi. L'università italiana è diventata ancora più
povera nel confronto europeo. Un'intera generazione di studiosi è stata
costretta alla precarietà o alla fuga. Inoltre, processi di valutazione
estremamente discutibili stanno riconfigurando il sistema, principalmente a
danno degli atenei del Centro-Sud. Tutto questo ha gravi conseguenze per i
giovani italiani di oggi e di domani. Una vicenda che deve interessare tutti i
cittadini, non solo gli esperti. (Fonte: Presentazione dell’editore)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RESEARCH POLICY: INSIGHTS FROM SOCIAL EPISTEMOLOGY<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autori: Eugenio Petrovich e
Marco Viola.. 19 marzo 2018.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E’ uscito il Fascicolo 2018 di
Roars Transaction, RT, la rivista open access gemmata dal blog ROARS. Si tratta
di un numero monografico dedicato a “Research Policy: Insights from Social
Epistemology”. Studiosi da tutto il mondo hanno tentato di rispondere alla
domanda del filosofo della scienza americano Philip Kitcher: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">How do we best design social institutions
for the advancement of learning</i>?”. Al fine di incoraggiare i filosofi (e
più in generale, chi si occupa di STS, Student Travel Schools,
un'organizzazione internazionale, protagonista nell'ambito degli scambi culturali
e dello studio all'estero) a prendere posizione in modo ragionato e
argomentato, e preferibilmente in un’ottica riformista piuttosto che
panglossiana, riguardo all’aspetto normativo, circa un anno fa siamo partiti
dal succitato slogan di Kitcher per lanciare una Call for papers su Roars
Transaction, la rivista Open Access gemmata dal blog ROARS, intitolata Research
Policy: Insights from Social Epistemology. L’obiettivo era di sollecitare
filosofi della scienza e studiosi di STS a trarre conclusioni genuinamente
normative (in termini, cioè, di “Policy advice” come diciamo nella nostra breve
Introduzione) dalle teorie, per lo più descrittive, elaborate in filosofia
della scienza ed epistemologia. Nei mesi successivi abbiamo ricevuto diversi
contributi da ricercatori di tutto il mondo, che sono stati sottoposti a peer
review da parte di colleghe e colleghi di varie discipline (che cogliamo
l’occasione per ringraziare), e persino due lettere dello stesso Kitcher e di
un altro pioniere degli STS, Steve Fuller. Al netto di aver permesso la
diffusione di contributi originali e di qualità, speriamo di aver mosso il
primo passo per invitare i nostri colleghi filosofi a mettersi in gioco per
migliorare, e non solo descrivere, l’impresa scientifica. (Fonte: Roars
19-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SCOPERTA. COME LA RICERCA SCIENTIFICA PUÒ AIUTARE A CAMBIARE L’ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Roberto Defez. Ed.
Codice, 2018. Pag. 168.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Defez parte da un’analisi
piuttosto condivisa, almeno negli ambienti scientifici. L’Italia è un paese in
difficoltà. Per la sua incapacità di innovare che deriva, a sua volta, da una
cultura scientifica insufficiente anche tra le classi dirigenti. Sostiene
Defez, con innumerevoli e puntuali esempi che si srotolano lungo i quattro
quinti del libro, che gli scienziati italiani – pochi, ma in grande maggioranza
buoni – sono maltrattati «oltre ogni limite di decenza». Lo sfondamento dei
limiti avviene in più settori, da quello dei finanziamenti a quello degli
adempimenti burocratici, che non sono solo una sorta di tortura istituzionale
ma un’enorme perdita di tempo, tutto sottratto alla ricerca. In definitiva,
Defez denuncia rapporti non sostenibili della comunità scientifica con i media,
le classi dirigenti (per esempio la magistratura), l’economia e la politica. È
tutto questo che contribuisce al declino ormai strutturale del paese. È tutto
questo che bisogna rimuovere per aiutare a cambiare l’Italia. Ma a questo punto
il ricercatore napoletano si pone la domanda, a sua volta classica: di chi è la
colpa? Ed è in questo momento che la risposta diventa davvero originale,
spiazzante, provocatoria: la colpa è degli scienziati italiani. No, non che
questo assolva le (altre) classi dirigenti del paese. Tutt’altro. Ma il fatto è
che la comunità scientifica del paese non è affatto unita, coordinata,
organizzata. Ciascun ricercatore cerca la sua salvezza individuale, con il più
classico individualismo. Ed è qui che l’analisi originale, spiazzante,
provocatoria di Defez diventa proposta a sua volta originale, spiazzante,
provocatoria: con la “carica dei 51”. Già, ma come? Creando un gruppo
rappresentativo di tutte le discipline, di 50. Anzi, di 51 membri – scegliendo
tra i ricercatori più bravi (secondo i criteri internazionali, ovviamente) ed
eleggendo tra loro o anche tirando il nome del presidente pro tempore. Questo gruppo
dovrebbe avere il compito di parlare sì a nome degli scienziati italiani, in
maniera sistematica ed efficiente, in maniera professionale, ma utilizzando i
metodi propri dei ricercatori: producendo documentazione rigorosa, scientifica
appunto, a sostegno delle loro tesi. Una documentazione chiara e imponente,
tale da sommergere i media, ma anche da raggiungere le classi dirigenti
(magistratura compresa, cui indicare magari nomi di consulenti scientificamente
accreditati per la cause in tribunale), gli uomini dell’economia, i politici.
(Fonte: P. Greco, </span><a href="http://www.scienzainrete.it/"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">www.scienzainrete.it</span></a><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"> 12-03-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-69260493834451967072018-02-25T18:43:00.000+01:002018-02-25T18:43:55.982+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 2 26-02-2018<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN
EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">APPELLO PER UN’ALLEANZA FRA POLITICA E
SCIENZA PER LA SALUTE E LO SVILUPPO DEL PAESE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E’ stato firmato
da 40 scienziati e accademici un appello per un’alleanza fra politica e scienza
per la salute e lo sviluppo del paese. Primo firmatario fra questi il
presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi. Gli scienziati
alla luce del dibattito in queste settimane sentito nell’ambito della campagna
elettorale sui temi della libertà di cura, vaccini e futuro del sistema
sanitario nazionale, affermano di ritenere urgente “l’allineamento e il
rispetto reciproco fra scienza e politica, che mai dovrebbero essere fazioni
contrapposte: è dall’imprescindibile alleanza fra queste che dipendono la
salute e lo sviluppo economico e sociale del paese. I firmatari dichiarano la
totale disponibilità all’ascolto e alla circolazione dei dati scientifici a
supporto di ogni decisione politica. Infine indicano il percorso da seguire in
quello già avviato in questi anni con il ministro Beatrice Lorenzin. Fra i
firmatari compare il farmacologo Silvio Garattini, il genetista Bruno Dalla
Piccola, alcuni componenti dell’Iss e numerosi professori universitari. (Fonte:
B. Cariddi, <a href="http://www.meteoweb.eu/">www.meteoweb.eu</a> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">21-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SEI SEMPLICI DOMANDE PER I LEADER POLITICI
CHE SI CANDIDANO A GOVERNARE L’ITALIA NEI PROSSIMI CINQUE ANNI:<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">1) Come pensate
di aumentare il numero dei laureati italiani, assai esiguo rispetto alla media
europea, garantendo al contempo standard elevati di qualità didattica?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">2) Come
garantirete che le Università italiane siano finanziate sulla base del merito -
premiando le più competitive a livello internazionale in fatto di ricerca,
innovazione, didattica e terza missione – a fronte di un gap crescente tra
atenei delle diverse Regioni italiane e in particolare tra Nord e Sud del
Paese?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">3) Che ne
pensate della proposta di abolire i concorsi universitari, affidando alla
responsabilità degli atenei e a una rigorosa valutazione a posteriori (con
severe sanzioni per chi non seleziona sulla base del merito) il reclutamento
dei docenti e ricercatori come accade nei paesi anglosassoni?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">4) Qual è la
vostra posizione sulla possibile abolizione del valore legale del titolo di
studio e sul passaggio a un regime di libera competizione tra Università?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">5) Come
migliorereste l’efficienza amministrativa delle Università che oggi sono
vincolate alle regole della Pubblica amministrazione?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">6) Potreste
tracciare l’identikit della figura ideale che vedreste come vostra ministra o
vostro ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(Fonte: Cesare
Montecucco, Tomaso Patarnello, Telmo Pievani, Maria B. Rasotto, docenti
dell’Università degli studi di Padova, IlSole24Ore 28-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NONOSTANTE LA DENIGRAZIONE IMPERANTE
L’UNIVERSITÀ FORMA GIOVANI ADATTI AL MERCATO DEL LAVORO NEI PAESI IN ASSOLUTO
PIÙ PROGREDITI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Si mettano una
mano sulla coscienza tutti quegli italiani che – di solito dal “mondo del
lavoro” – sparano a zero sulla nostra scuola e la nostra università, dando ai
governi di ogni colore un pretesto per infierire su uno dei settori
strategicamente più essenziali per la vita e per l’economia di un paese. Si
rendano conto che la percentuale del PIL destinata a finanziare l’università è
in Germania – a seconda del modo di calcolarla – da 2 a 4 volte la nostra,
anche perché negli ultimi 10 anni è cresciuta del 23%; mentre da noi nello
stesso periodo i governi l’hanno ridotta del 22%. Col risultato che ora siamo
penultimi nell’Europa a 15 per il rapporto tra il finanziamento all’istruzione
e il PIL. In questa situazione, e nonostante i vergognosi attacchi di ogni tipo
subiti direttamente dal loro personale, scuola e università di fatto (grazie al
quotidiano sacrificio di quello stesso personale) formano giovani adatti al
mercato del lavoro nei paesi in assoluto più progrediti. Mentre il mondo delle
aziende in Italia ai giovani non è capace di darglielo, un lavoro. Insomma,
forse è il caso di ripensare chi è che non fa bene la sua parte. (Fonte: E.
Lombardi Vallauri, temi.repubblica.it/micromega-online 10-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">AL CERN L’ITALIA È IL PAESE CON IL
CONTINGENTE PIÙ ELEVATO DI FISICI: 2600<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Situato al confine tra
Svizzera e Francia, il CERN è il più grande laboratorio al mondo di fisica
della particelle e dalla sua fondazione, avvenuta nel 1954, è stato protagonista
di importanti scoperte premiate anche con i Nobel per la Fisica, nel 1984 a
Carlo Rubbia e da ultimo nel 2013 per la scoperta del bosone di Higgs. Oggi il
CERN conta 22 stati membri più altri paesi extraeuropei associati e al suo
interno lavorano circa 17 mila scienziati di 110 nazionalità. Fabiola Gianotti,
da due anni direttore generale del CERN, prima donna a ricoprire questo
incarico, durante la conferenza organizzata dall'Accademia dei Lincei dal
titolo "Il CERN, un laboratorio mondiale per la ricerca e molto di
più", ha detto: "L'Italia ha una presenza molto importante, è il
paese con il contingente più elevato di fisici, circa 2.600 fisici sono
italiani, non tutti dipendenti da istituti italiani, alcuni sono italiani
all'estero, il che indica il contributo importante dell'Italia al CERN ma anche
il beneficio che l'Italia trae in termini anche di formazione dei propri
ricercatori". Una ricerca di frontiera, quella che si svolge al CERN dove
si trova l'acceleratore di particelle più potente al mondo, il Large Hadron
Collider (LHC), grazie al quale è stato scoperto il bosone di Higgs la cui
importanza valica i confini della fisica, investendo la nostra vita quotidiana,
come ha sottolineato Fabiola Gianotti: "Una delle domande che spesso mi
viene fatta è se il bosone di Higgs cambierà la nostra vita. La mia risposta è:
lo ha già fatto. Innanzitutto perché per arrivare a scoprire il bosone di Higgs
abbiamo dovuto sviluppare tecnologie di punta in molti campi”. (Fonte: Il
Foglio, ascanews 12-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NELLA CLASSIFICA DEI RICERCATORI PIÙ QUOTATI AL MONDO SONO PRESENTI 46
SCIENZIATI ITALIANI TRA I QUALI 4 DA UNIBO E 3 CIASCUNO DA UNIPV, UNITO E CNR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’Highly Cited Reserchers
2017, la lista che analizza e calcola le citazioni riportate su articoli di
stampa divulgativa specializzata, ha inserito 46 ricercatori italiani
nell’elenco dei circa 3.400 studiosi che rappresenta il meglio della comunità
scientifica internazionale. L’elenco riporta anche gli enti e atenei che
ospitano i ricercatori inseriti nella speciale classifica: l’Università di
Bologna ha registrato quattro nominativi, seguita dagli atenei di Pavia e
Torino e dal Consiglio nazionale delle ricerche, con tre ciascuno. L’area
disciplinare in cui l’Italia ottiene risultati migliori è la biomedicale.
Considerando il podio, Bologna ottiene tre riconoscimenti nella categoria
Clinical Medicine (Michele Baccarani, Michele Cavo e Nazzareno Galie) e uno
nella Space Science (Andrea Cimatti); Torino due per la Medicina (Antonio
Palumbo e Giuseppe Saglio) e uno per Plant & Animal Science (Paola
Bonfante); Pavia due in scienza medica (Mario Cazzola e Silvia Giuliana Priori)
e uno in Computer Science (Alessandro Reali). Si dichiara particolarmente orgogliosa
per le sue due citazioni l’Università di Parma, presente nella lista con
Giuseppe Mingione per Mathematics e Nicoletta Pellegrini per Scienze Agricole.
È del Cnr l’unico informatico italiano: Marco Conti, dell’Istituto di
informatica e telematica (categoria Computer Science), a cui si affiancano
Vincenzo Di Marzo, dell’Istituto di chimica biomolecolare (Pharmacology &
Toxicology), e Serena Sanna, dell’istituto di ricerca genetica e biomedica
(Molecular Biology & Genetics). Il nostro Paese appare stabile come numero
di Highly Cited Reserchers: nei precedenti tre anni gli studiosi italiani
inseriti erano stati 49, 44 e 48. (Fonte: <a href="http://www.startmag.it/">www.startmag.it</a>
16-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">COSA C'ENTRA UN AZZERAMENTO INDISCRIMINATO
DELLE TASSE UNIVERSITARIE CON IL DETTATO COSTITUZIONALE?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Cosa c'entra un
azzeramento indiscriminato delle tasse universitarie con il dettato
costituzionale (Art. 34) che afferma "I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi"? Cosa c'entra con la precisa prescrizione "La Repubblica rende
effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che devono essere attribuite per concorso"? Il Parlamento ha
approvato l'esenzione totale dalle tasse universitarie agli studenti con una
posizione Isee (l'indicatore del reddito familiare) entro i 13mila euro annui.
Così, secondo dati raccolti dal Sole 24 Ore, un terzo degli studenti
universitari già ha ottenuto l'esenzione dalle tasse. Tutti quelli che nelle
stesse condizioni volessero iscriversi l'otterrebbero. E perché debbono
studiare gratis anche gli altri? E perché poi proprio nel momento in cui molte
università pubbliche cominciano a dotarsi degli strumenti per verificare e
differenziare le classi di reddito, in modo da aumentare il numero delle borse
di studio, evitando di scaricarne il costo sulle spalle di tutti i
contribuenti? Ma poi, quali effetti avrebbe questa misura, in un paese dove lo
Stato non ha affatto la capacità di ridurre la gigantesca evasione fiscale,
sulla qualità già tanto scarsa di un servizio tanto prezioso e costoso? E
questo disinteresse per la conseguenza non tradisce già un (certo
inconsapevole!) disprezzo dei più elementari valori della conoscenza, della
scienza, della ricerca, della critica, della responsabilità personale e
dell'attenzione all'impegno e al merito - insomma dell'intero pensiero
umanistico? Per non parlare dell'autonomia dell'Università dalla politica: ma
che fine farebbe? (Fonte: R. de Monticelli, FQ 11-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’ASN HA ABILITATO UN NUMERO DI CANDIDATI DI GRAN LUNGA SUPERIORE AI
POSTI A DISPOSIZIONE: 45MILA DOCENTI TRA PROFESSORI ORDINARI (14.807) E
ASSOCIATI (30.000)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Da uno studio del MIUR e del
Senato, inserito in un emendamento alla Legge di Stabilità del senatore
Fabrizio Bocchino, si evidenzia che il numero dei candidati abilitati
effettivamente messi in ruolo o promossi, ad oggi, non sarebbe superiore al 10
per cento. Inoltre è stimato (in eccesso) in 600 milioni di euro il costo per
la normalizzazione degli abilitati scientifici, anche in vista dei
pensionamenti dei prossimi anni in ambito universitario. “Mentre oggi la
promozione avviene superando un concorso locale nelle università, è auspicabile
la creazione di una graduatoria nazionale di merito da dove pescare in
automatico le nuove assunzioni. “Ciò aumenterebbe la trasparenza – affermano i
firmatari della petizione “Abilitati a insegnare ma esclusi dall’università” -.
Inoltre siano assegnati i posti per concorso nazionale ai migliori che scelgano
poi loro la sede di servizio, e non assegnati alle sedi con criteri diversi da
quelli del merito dei candidati”. (Fonte: <a href="http://www.corriereuniv.it/">www.corriereuniv.it</a>
31-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CLASSIFICA 2017-18 CENSIS DEGLI ATENEI
STATALI E NON STATALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tra i mega <i style="mso-bidi-font-style: normal;">atenei statali</i>, ovvero quelli con oltre
40mila iscritti, la prima posizione del Censis va ancora all'università di
Bologna, con un punteggio complessivo di 92,0. Seguono Firenze (88,2), Padova e
Sapienza di Roma, che sono migliorate anche nella comunicazione, nei servizi
digitali e nel livello di internazionalizzazione. L'università di Perugia (94,8
punti totali) continua invece a guidare la classifica dei grandi atenei statali
(da 20mila a 40mila iscritti), grazie all'alto grado di internazionalizzazione.
Con 91,6 mantiene il secondo posto l'università di Pavia, a cui si accodano
Parma (89,6), la new entry Modena e Reggio Emilia e l'università della
Calabria. E se tra i medi atenei (da 10mila a 20mila iscritti), è l'università
di Siena a farla da padrona, dopo aver sorpassato in vetta Trento
(rispettivamente 99,4 e 99,2 punti), tra i piccoli atenei (fino a 10.000
iscritti) primeggia nuovamente l'università di Camerino (97,2) davanti a Teramo
(89,6). Stabile la classifica dei Politecnici, guidata da Milano (92,8 punti),
seguito dallo Iuav di Venezia (88,2), poi Torino e Bari.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Non riserva
sorprese nemmeno la classifica degli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">atenei
non statali</i>. Tra i "grandi" (10-20mila iscritti) è in cima
l'università Bocconi (95,8 punti), seguita dalla Cattolica (89,4). Tra i medi
(5-10mila) al primo posto c'è la Luiss (91,4). Tra i piccoli (fino a 5mila
iscritti), compare la Libera università di Bolzano (108,8), e la
Liuc-Università Cattaneo (93,4).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Interessante
anche, per farsi un quadro più completo, la classifica in base ai singoli
ambiti. Rimanendo tra i mega atenei statali, Bologna primeggia per
l'internazionalizzazione e le strutture, Pisa nel campo dei servizi, Palermo
nell'ambito della comunicazione e dei servizi digitali, Roma Sapienza per la
spesa in borse di studio. (Fonte: <a href="http://www.censis.it/17?shadow_pubblicazione=120574">http://www.censis.it/17?shadow_pubblicazione=120574</a>
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CORSI IN
INGLESE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CORSI IN INGLESE. CONSIGLIO DI STATO:
L'OBIETTIVO DELL'INTERNAZIONALIZZAZIONE NON DEVE PREGIUDICARE IL PRIMATO DELLA
LINGUA ITALIANA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Politecnico
di Milano con una sentenza del Consiglio di Stato ha perso la sua battaglia
linguistica. Non è possibile impartire esclusivamente in lingua inglese interi
corsi universitari. Del resto, già un anno fa la Corte Costituzionale si era
espressa in tal senso: pur riconoscendo l'autonomia degli atenei, non è lecito
sacrificare l'italiano a totale favore di una lingua straniera. I fatti sono
noti: nel 2013 il Politecnico aveva deciso di passare all'inglese come lingua
obbligatoria ed esclusiva dei corsi magistrali e di dottorato, prevedendo un
piano per la formazione dei docenti e il sostegno agli studenti. Il Tar della
Lombardia, a cui si era appellato un gruppo di docenti, aveva dato torto al
Senato accademico. A quel punto l'ateneo e il ministero avevano fatto ricorso
al Consiglio di Stato, da cui era stato sollevato un dubbio di
costituzionalità. Ora la sentenza è definitiva e, appunto, inequivocabile.
«L'obiettivo dell'internazionalizzazione» non deve pregiudicare il «primato»
della lingua italiana come «elemento di identità individuale e collettiva», la
parità nell'accesso all'istruzione e la libertà dell'insegnamento. La decisione
del Politecnico avrebbe infatti precluso le lezioni agli insegnanti e agli
studenti non anglofoni. Dunque, benissimo che si facciano singole lezioni in
inglese o in altre lingue, non interi corsi. (Fonte: P. Di Stefano 31-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">ITALIAN CONSIGLIO DI STATO, ITALY’S HIGH ADMINISTRATIVE COURT, PUSHES
BACK ON THE RACE TOWARDS ENGLISH<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Last Monday the Consiglio di
Stato, Italy’s high administrative court, struck down the Polytechnic plan on
constitutional grounds. While a triumph for the 98 professors who challenged it
back in 2012, it raises a number of questions on the trade-offs that
universities in Italy and beyond make as they race towards English in the name
of internationalisation and global competition. Those trade-offs have become
ever more salient in recent years in light of rising nationalism and a growing
backlash against the progressive spread of English taught courses. In striking
down the plan, the Consiglio di Stato applied principles laid down by the
Constitutional Court last year to affirm an earlier decision of the regional
administrative court. In the interim the court had asked for the university to
provide documentation on the number of programmes offered in English, Italian
or in both languages. The opinion, largely a compilation of quotes from the
Constitutional Court with little additional rationale, affirms three principles
that the goal of internationalisation cannot jeopardise: the primacy of the
Italian language, the freedom of students to learn and the freedom of
professors to teach. The Italian language, the court says, is a “fundamental
element of cultural identity”, not only essential to transmitting the country’s
heritage but a cultural asset in itself. Teaching courses solely in a foreign
language would remove Italian from “complete branches of knowledge”. Moreover,
it would deny students, without adequate language support, the freedom to
choose their own training and future and prevent them from reaching “the
highest grades in their studies”. Finally, it would affect how professors
communicate with students and would discriminate against them in the assignment
of courses based on criteria that have nothing to do with their competence in
the subject matter they have been hired to teach. The university must now find
a solution that maintains the institution’s competitiveness in both retaining
Italian students and attracting foreign students who understand the value of an
English-based degree in the global job market. The question now is whether the
controversy fades from sight or the implications push to the boiling point a
simmering debate over the proper place of English in academia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">(Fonte: R. Salomone, <a href="http://www.universityworldnews.com/">http://www.universityworldnews.com</a>
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>03-02-18<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CORSI IN INGLESE (1) <span style="mso-tab-count: 1;"> </span><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’ Accademia della Crusca
esulta per la decisione con cui il Consiglio di Stato ha deciso che il
Politecnico di Milano non può tenere corsi esclusivamente in lingua inglese.
"Finalmente è arrivata la pronuncia definitiva che dà ragione totalmente e
integralmente alla lingua italiana. Una bellissima vittoria", ha
commentato il presidente dell'Accademia, Claudio Marazzini. Neanche fossero
corsi di letteratura italiana, con studi approfonditi sul
"Canzoniere" di Petrarca o sulle "Opere" di Lorenzo il
Magnifico. Pazienza per quegli studenti europei che magari, invogliati dai
corsi in inglese, avrebbero scelto un'eccellenza italiana per perfezionare la
propria istruzione. Niente da fare neppure per quei tanti ragazzi italiani che
finalmente avrebbero potuto entrare nella contemporaneità, usando correntemente
l'inglese - cioè la lingua universale - per potersi poi presentare a un
colloquio di lavoro internazionale quantomeno comprendendo le domande degli
intervistatori. Se vorranno impratichirsi con la lingua dovranno fare da soli,
perché qui in Italia non è possibile, nell'anno 2018, seguire un corso
universitario totalmente in inglese, utile tra le altre cose ad alzare il
rating delle università del nostro paese rispetto a quelle straniere. “La
sentenza riguarda una specifica materia – ha spiegato Paolo Collini, rettore
dell’UniTr - e specificamente il Politecnico di Milano. Mi pare che non dica
che non si possono fare corsi in inglese ma solamente che occorre garantire una
possibilità di scelta per lo studente”. (Fonte: ildolomiti.it 01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CORSI IN INGLESE (2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Ebbene, questo centro di
malvagi distruttori dell'idioma nazionale, risulta primo tra le università
italiane, nono in Europa e trentanovesimo nel mondo. Per usare una parola
orrida che forse un giorno, i giudici, con scrupolosamente motivata sentenza,
porranno fuori legge, il Politecnico di Milano è una "eccellenza" del
nostro Paese. Ora, non vogliamo certo dire che il Politecnico primeggia solo in
quanto vi si tengono corsi di laurea in inglese, cioè nella lingua franca e
universale dei nostri tempi, soprattutto negli ambiti scientifici e
tecnologici. Ma siamo convinti che il rettore, quando insieme al consiglio
accademico ha deciso il passaggio dall'italiano all'inglese, è stato
coraggioso, moderno, e lungimirante. (Fonte: Libero 01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">CORSI IN INGLESE (3)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">La questione è presto detta:
la giustizia amministrativa entra in ballo per il ricorso di alcuni docenti avverso
l'introduzione dell'insegnamento in inglese ed esclusivamente in questa lingua
per alcuni indirizzi di laurea. Il Politecnico di Milano avrebbe provveduto ad
attivare corsi di aggiornamento nella lingua inglese per docenti e allievi,
in modo da consentire loro di seguire le lezioni e comprendere i testi. Tengo
per me le considerazioni che il rifiuto di alcuni docenti di aggiornare la
propria conoscenza dell'inglese mi suggerisce. Ma sul resto non posso tacere,
anche e proprio per la parità di accesso all'istruzione e la libertà di
insegnamento. Anche chi protesta sa bene che la letteratura scientifica delle
materie non umanistiche (e, in qualche caso, anche per queste, vedi la
filosofia) è tutta in inglese, Le riviste di ricerca e di diffusione delle
conoscenze tecnico-scientifiche sono in inglese. Tutti i ricercatori italiani,
se intendono far conoscere nel mondo i risultati dei loro studi e, magari, le
loro scoperte, debbono presentare i loro saggi, le loro monografie in lingua
inglese, unico veicolo per essere letti e ascoltati ovunque nel mondo. E
normale che conferenze scientifiche organizzate da enti italiani si svolgano
in inglese, senza che sia prevista alcuna traduzione simultanea. (Fonte: D.
Cacopardo, ItaliaOggi 02-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">CORSI IN INGLESE (4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">Le università italiane, fin
dal Medioevo, sono un simbolo di autonomia dal potere. Tutelare la libertà di
insegnamento dei singoli atenei, lasciarli competere con le migliori università
mondiali per i migliori studenti, è obiettivo da non sacrificare in nome di un
insensato sciovinismo linguistico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">La bocciatura del Consiglio di
Stato rischia di ripercuotersi su tutto il sistema universitario italiano, con
richieste - a questo punto legittime - da parte di docenti di altri atenei
italiani che vorranno l’adeguamento del doppio binario linguistico dove
presenti corsi di studio solo in inglese. Una reazione a catena che può creare
non pochi problemi organizzativi, di budget e offerta formativa. L’adeguamento
imposto dalla Consulta sarà sicuramente oggetto di confronto fra i vari rettori
italiani (la CRUI) e il MIUR, come dichiarato dall’attuale rettore del PoliMi,
Ferruccio Resta, al Corriere della Sera, poiché oltre al difficile automatismo,
non c’è nessuna volontà di duplicare i corsi, con l’obiettivo di “garantire una
formazione di qualità in un contesto anche multietnico per tutti gli studenti”.
Sarà forse necessario un intervento in sede europea per aprire definitivamente
all’insegnamento in lingua inglese nei corsi universitari e post-universitari.
L’italiano si difende facendo dell’Italia un posto vivo, frequentato, ambito,
non attraverso un’insensata chiusura burocratica mascherata da diritto
costituzionale. (Fonte: P. Falasca, V. Giannico, likiesta 02-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PAESI IN EUROPA CON PIÙ CORSI DI LAUREA IN INGLESE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Negli anni l’offerta di
percorsi di studio sia di primo che di secondo livello, così come di master e
corsi post laurea, con didattica esclusivamente nella lingua di Shakespeare si è
notevolmente ampliata. Perché, com’è risaputo, in questo momento storico
l’inglese è la lingua globale. In <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Olanda</i>,
per esempio, tra percorsi di primo e di secondo livello, i corsi di laurea in
inglese sono circa 1.500. Una cifra considerevole, specie se rapportata
all’esigua superficie del paese, grande più o meno quanto Veneto e Lombardia
messi insieme e con una popolazione che supera di poco i 17 milioni di
abitanti. In <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Germania</i>, su una
popolazione di quasi 83 milioni, i corsi di laurea in inglese sono più di
1.200, ai quali vanno aggiunti circa 300 corsi di dottorato. Perfino in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Francia</i>, nonostante la proverbiale
ritrosia nei confronti dell’inglese, ci sono 450 percorsi di laurea la cui
didattica è esclusivamente in tale lingua. In <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Italia</i> le università che propongono corsi di laurea con didattica
in inglese sono 56. Nel complesso, i corsi di laurea in inglese sono oltre 300,
con una prevalenza di percorsi magistrali. In alcuni casi si tratta di corsi di
studio esclusivamente in lingua straniera. In altri, come nel caso della Libera
Università di Bolzano, di percorsi trilingue, in italiano, tedesco e inglese. A
essere erogati in lingua straniera sono per lo più corsi di laurea dell’area
tecnico-scientifica e di quella economico-finanziaria, con una buona
percentuale anche di corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina.
PoliMi <span style="background: white;"> ha tutti i corsi di dottorato in
inglese e, su 45 indirizzi magistrali, 3 solo in italiano e 15 bilingui. Anche
con questa </span>scelta PoliMi ha scalato le graduatorie d’eccellenza,
arrivando ad essere la nona università a livello europeo in ambito scientifico.
A normare la lingua dell’offerta didattica deve essere un giudice e non
l’autonomia universitaria? (Fonte: M. Russo, <a href="http://www.universita.it/">www.universita.it</a>
01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CHALLENGING THE MOVE TOWARDS ENGLISH IN EUROPEAN UNIVERSITIES<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Rising nationalism and global
scepticism, combined with Brexit and Trumpism, signal that English may be
losing some of its appeal or legitimacy. The broader and perhaps more
interesting question is whether the italian court decision, to push back on the
race towards english courses, will give momentum to a backlash that slowly has
been taking shape, especially in Northern European countries where English
courses have been prominent.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">This confluence of forces has
spurred France’s President Emmanuel Macron to fill the void in world
leadership, repeatedly forecasting that French will take its place as the
number one language in the world. Notwithstanding the French bravado, English
as the dominant lingua franca is not about to retreat in the near future. The
global economy is far too dependent on it.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In the Netherlands, where 20%
of bachelor programmes and 60% of masters programmes are taught in English, the
organisation Better Education Netherlands (BON) has gathered close to 6,000
signatures on a ‘manifesto’ and has threatened to sue the Dutch government for
failure to enforce a law requiring that education and examinations must be
taken in Dutch, with few exceptions. A 2015 poll of Dutch university students
found that 60% complained of lecturers whose English was incomprehensible. A
report commissioned by the Dutch ministry of education and published in 2017 by
the Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences raised concerns about the
quality of English language programmes. It advised universities to pay closer
attention to the language skills of students and professors and to exercise
more thought in selecting courses offered in English based on subject and
learning objectives. More recently the rector of the University of Amsterdam
called for a balance to be struck between Dutch and English courses.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Germany academics have
launched a campaign, ADAWIS, against the predominance of English in scientific
publications. The Language Council of Norway has raised concerns that many
students whose entire programme is in English may not have sufficient mastery
of the language to succeed and that the vast majority of graduates enter the
Norwegian labour market where English proficiency is not essential. A Manifesto
in Defence of Scientific Multilingualism, originating in Spain and published in
seven languages, has now gathered close to 8,000 signatures of well-known
scholars throughout Europe. Aimed at the European Union, the manifesto
challenges requirements from European scientific committees that funding
proposals be written in English.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Whether the Polytechnic
Institute of Milan’s decision to offer all graduate programmes in English will
inspire any of these movements to seek a legal resolution remains to be seen.
At the very least the several opinions that have emerged from the Italian
courts in the course of the litigation provide a well-developed rationale and
framework for moving forward the discussion on what is gained, what is lost and
how the dangers can be mitigated when using English as a vehicle for
‘internationalising’ universities. (Fonte: R. Salomone, <a href="http://www.universityworldnews.com/">http://www.universityworldnews.com</a>
03-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">MODELLO POSSIBILE PER I CORSI BILINGUE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">mmaginando un corso
triennale, un modello possibile è quello adottato in molte università tedesche,
che accolgono al primo anno gli studenti stranieri con un 100% di lezioni in
inglese, accompagnate dall'obbligo di seguire corsi di lingua locale. Al
secondo anno l'inglese scende all'80% con un 20% in lingua locale, e al terzo
anno si termina con un 50% dell'una e dell'altra lingua. Così i locali possono
rimanere bilingui e gli stranieri possono immergersi nella cultura del paese
che li accoglie. (Fonte: M. L. Villa, La Repubblica 09-02-18) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">FOCUS DEL MIUR SUL PERSONALE DOCENTE E NON DOCENTE NEL SISTEMA
UNIVERSITARIO ITALIANO PER L'ANNO ACCADEMICO 2016-2017<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L'università italiana ha perso
per strada in sette anni 4.650<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>professori e ricercatori (il 7,9%): erano 58.885 nel 2010-11, sono
54.235 nel 2016-17. In particolare, diminuiscono di quasi un quinto gli
ordinari (da 15.169 a 12.156) e i ricercatori (da 24.530 a 19.737), mentre per
effetto del piano straordinario, con le tornate di abilitazioni degli ultimi
anni, gli associati segnano un più 16,7%. Salgono i titolari di assegni di
ricerca, studiosi precari con contratti rinnovabili sino a 4 anni: sono
cresciuti da 13.109 nel 2010-11 a 13.946 nel 2016-17 (+6,4%). In generale,
tenendo conto anche di questo balzo in avanti degli assegnisti, i ricercatori
arrivano così a superare i professori ordinari e associati: i primi salgono al
28,1%, gli altri si fermano al 26,2%. È la fotografia scattata dal MIUR nel
Focus sul personale docente e non docente nel sistema universitario italiano
appena pubblicato e che riguarda l'anno accademico 2016-2017. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Rispetto al 2010-11 la
consistenza del personale universitario, pari a 125.600 dipendenti tra docenti
e amministrativi, è diminuita del 6,5%. La riduzione coinvolge i professori
(-7,9%), i collaboratori linguistici (-7,8%) e il personale tecnico amministrativo
(-7,5% a tempo indeterminato; -13,8% a tempo determinato). A questi vanno
aggiunti 25.770 docenti, non di ruolo, titolari di contratti di insegnamento
nei corsi universitari. Le differenze di genere si fanno sentire. Se le donne
costituiscono più della metà del personale tecnico-amministrativo (58,5%), tra
i docenti e ricercatori la loro presenza scende al 40%. Ed è soprattutto ai
vertici della carriera accademica che le donne sono poco rappresentate. Nulla
di nuovo sotto il sole: le dirigenti sono il 40%. Per le docenti il rapporto
parla di "segregazione verticale": la loro presenza diminuisce al
progredire della carriera. Infatti, la percentuale di donne supera seppur di
poco la metà tra i titolari di assegni di ricerca (50,7%), raggiunge quasi il
47% tra i ricercatori e, via via, si riduce al 37,2% tra i professori associati
ed al 22,3% tra gli ordinari. La percentuale di donne afferenti al Grade A,
corrispondente alla posizione di full professor (professori ordinari per
l’Italia), in Europa è pari a circa il 21%. (Fonte: I. Venturi, R.it 16-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA CIRCOLAZIONE DEI PROFESSORI. UNA CHIMERA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La circolazione
dei professori da un ateneo all’altro – un tempo i «dotti» erano, per
eccellenza, «vagantes» – è ormai diventata una chimera. Le carriere, tranne
rare eccezioni, iniziano e finiscono nello stesso luogo dove si è vinto il primo
concorso. E ciò accade, soprattutto, per ragioni economiche: gli stipendi sono
legati alle università e per spostarsi è necessario che la sede ospitante copra
i costi del nuovo docente. I progressivi tagli al Fondo di finanziamento
ordinario (FFO) rendono ormai proibitivi questi passaggi e gli incentivi (una
tantum) per facilitarli sono insufficienti. Le disastrose conseguenze sono
sotto gli occhi di tutti. Se un professore ordinario va in pensione, sarà
sostituito (a costo zero) dal collega associato o dal ricercatore in servizio
nello stesso dipartimento. Il bisogno di rimpolpare bilanci magrissimi,
spingerà le università a investire la quota del pensionamento in progressioni
interne di carriera. E lo stesso imperativo economico, purtroppo, incoraggerà
sempre più gli atenei a tenere le porte chiuse ai nuovi abilitati esterni. Ma
il sapere, come i fiumi, ha bisogno di scorrere continuamente per mantenere
vive e limpide le sue acque. (Fonte: N. Ordine, CorSera 30-12-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA PIRAMIDE ACCADEMICA. ETA' MEDIA? 52 ANNI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il mondo accademico, formato
da 64.321 unità nelle università statali, si conferma a forma di piramide. I
professori ordinari, che sono il 18,9%, rappresentano il vertice. Chi svolge
quasi esclusivamente attività di ricerca (titolari di assegni e ricercatori)
forma la base: sono il 51,6%. La distribuzione degli accademici per settori
scientifico-disciplinari non è omogenea: in percentuale, il maggior numero di
docenti e ricercatori afferisce all’area delle Scienze mediche (16,3%) mentre
appena il 2% afferisce all’area Scienze della terra. La composizione di
ciascuna area per qualifica evidenzia, inoltre, che nelle aree di Scienze
giuridiche e di Scienze economiche e statistiche circa il 57% del personale
docente e ricercatore è costituito da professori ordinari e associati, mentre a
Scienze biologiche i ricercatori e i titolari di assegni di ricerca
rappresentano poco più del 60% del personale. L'età media? È pari a 52 anni: si
va dai 59 anni dei professori ordinari, ai 52 anni dei professori associati
fino ai quasi 47 anni dei ricercatori. Includendo anche i titolari di assegni
di ricerca l’età media complessiva scende a 48 anni. (Fonte: I. Venturi, R.it
16-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">TAR
SARDEGNA: ANTISINDACALE LA RITORSIONE CONTRO GLI ADERENTI ALLO #STOPVQR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La Sentenza del
TAR Sardegna, sulla esclusione degli aderenti alla protesta “no VQR” da un
bando avente a oggetto l’assegnazione di fondi destinati a nuovi progetti di
ricerca predisposti dall’Università di Sassari, recita: «Orbene, una volta
ricollegata la condotta degli odierni ricorrenti a una “protesta sindacale” -
espressione, dunque, del diritto di sciopero - l’illegittimità dell’impugnata
clausola di Bando appare piuttosto evidente. […] l’Università ha scelto di
colpire gli scioperanti in modo indiretto e a notevole distanza di tempo,
escludendoli tout-court dall’assegnazione dei nuovi fondi per la ricerca e in
tal modo arrecando loro un vulnus di carattere professionale, oltre che
penalizzando lo stesso interesse pubblico alla promozione della ricerca scientifica,
giacché tale esclusione è intervenuta al di fuori di qualunque valutazione
sulla “meritevolezza” o meno dei loro progetti di ricerca. (Fonte: Red.ne Roars
17-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DAL MOVIMENTO PER LA DIGNITÀ DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA PROCLAMAZIONE
DI UN NUOVO SCIOPERO E RICHIESTE DI FONDI PER IL FIS PER LE BORSE DI STUDIO E
DI NUOVI POSTI PER DOCENTI E RICERCATORI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«Nella legge di Bilancio 2018
non riscontriamo risposte soddisfacenti allo sblocco definitivo delle classi e
degli scatti sollecitato con lo sciopero dagli esami di profitto dal 28 agosto
al 31 ottobre 2017»: questo l’incipit della lettera diffusa dal “Movimento per
la Dignità della Docenza Universitaria”. Che innanzitutto chiede che gli scatti
bloccati nel quinquennio 2011-2015, siano sbloccati a partire dal 1° gennaio
2015, come è stato previsto per tutti gli altri dipendenti pubblici, e senza
chiedere arretrati. In più i professori in agitazione (proclamano un nuovo
sciopero dal 1° giugno al 31 luglio 2018), chiedono che siano stanziati 80 milioni
per incrementare il «Fondo integrativo statale per la concessione delle borse
di studio» destinate agli studenti e che poi siano messe a disposizione risorse
per procedere ai concorsi per 6000 posti da professori associati e 4000 da
ordinari, «riservate almeno per il 90% a cambiamento di fascia o ruolo,
nell'ambito della sede di appartenenza, del personale già in servizio». A cui
aggiungere i fondi per 4000 posti da ricercatori di tipo B (il primo gradino
per la docenza). (Fonte: IlSole24Ore 07-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE
POST LAUREA-OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CHE COSA DEVONO SAPERE I NOSTRI LAUREATI
QUANDO ESCONO DALL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo una
mentalità meccanica e semplicistica, l’università non preparerebbe al lavoro
perché non produce individui bell’e pronti, già impiegabili in una precisa
posizione – miracolosamente indovinata fra le migliaia possibili. Cioè,
individui che per un’altra posizione sarebbero inadeguati. In realtà non è di
questo che c’è bisogno; ma nell’attuale lungo periodo di crisi economica questa
sommaria accusa è servita molto bene a scaricare sul sistema dell’istruzione
buona parte delle responsabilità che in realtà sono del mondo aziendale. Per
ovvi motivi, la varietà dei compiti nel mondo del lavoro è tale, che chi
pretendesse una preparazione specifica per il compito che gli toccherà dovrebbe
indovinare in che stanza di che azienda lavorerà. Salvo che poi dopo un anno e
mezzo verrà spostato ad altro incarico, e dovrà dedicare qualche mese a
imparare quello. Anche per questo, ciò che l’università deve garantire non sono
ometti e donnine che sappiano già svolgere uno o l’altro singolo incarico; ma
persone che, avendo acquisito conoscenze generali nel settore che gli
interessa, abbiano anche acquisito la capacità di imparare le cose – in larga
parte imprevedibili – che gli serviranno in futuro. Questo significa che le
persone devono uscire dall’università sapendo (1) che cosa vuol dire
approfondire un problema quanto serve, senza accontentarsi di soluzioni
approssimative; e (2) come andare a cercare le informazioni quando gliene
servono di nuove che ancora non conoscono. I nostri laureati, che escono da un
sistema universitario costretto a lavorare con risorse pari alla metà o a un
terzo dei paesi concorrenti, trovano lavoro proprio in quei paesi dove le
università sono finanziate il doppio o il triplo che da noi. Se non riescono a
impiegarsi altrettanto facilmente in Italia la colpa, palesemente, non è
dell’università italiana. (Fonte: E. Lombardi Vallauri,
temi.repubblica.it/micromega-online 10-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
SULLA RETRIBUZIONE DEI MEDICI SPECIALIZZANDI 1982-90<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La sentenza
della Corte di Giustizia Europea, emanata il 24 gennaio, è un provvedimento che
in sostanza riconosce ai medici, specializzandi nel periodo tra il 1982 e il
1990, il diritto di essere<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">«adeguatamente»
retribuiti per avere seguito i corsi. Una data chiave, sorprendente per quanto
sia lontana nel tempo, è il 31 dicembre 1982, ovvero la scadenza entro la quale
gli stati membri della comunità Ue avrebbero dovuto in base a una direttiva
comunitaria stabilire, attraverso una legge nazionale, quanto pagare i giovani
medici che si impegnavano a conseguire la specializzazione. L'Italia ha mancato
quell'appuntamento e solo nel 1990 ha disciplinato la remunerazione destinata
agli specializzandi. Un ritardo contro il quale nel 2001 iniziano a fioccare i
ricorsi al tribunale di Palermo di alcuni medici che chiedono la condanna sia
dell'Università degli Studi sia dello Stato. Obiettivo della causa vedersi riconosciuta
una remunerazione adeguata per avere frequentato i corsi o, in secondo ordine,
ottenere un risarcimento per l'inadempienza italiana rispetto alla direttiva
Ue. A seguire è una lunga vicenda giudiziaria con i medici che perdono in primo
grado salvo ottenere, nel 2012, un risarcimento dallo Stato in base a una
sentenza della Corte di appello di Palermo. A intervenire è anche la Corte di
cassazione che ha sospeso il procedimento rivolgendosi, in via pregiudiziale,
alla Corte di giustizia europea. L'ultimo atto è, dunque, la sentenza dei
giudici lussemburghesi che stabilisce un'adeguata remunerazione per tutti i
corsi di formazione specialistica, a tempo pieno o a tempo ridotto, iniziati a
partire dal 1982. E ora il conto finale potrebbe essere a nove zeri. (Fonte: A.
Ducci, CorSera 28-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CARENZA DI MEDICI DI MEDICINA GENERALE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tra 10 anni saranno
rimpiazzati solo 11.000 medici di medicina generale, con saldo negativo di
oltre 22.000. L’inadeguatezza dell’attuale sistema dei corsi regionali di formazione
in medicina generale rende necessario valorizzare questa figura medica con
l’evoluzione in disciplina universitaria e la nuova costituzione di scuole di
specializzazione (CorSera 21-02-18).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Come mai mancano all'appello
tanti medici di medicina generale? «Assistiamo da anni a una sorta di imbuto
formativo - spiega il Rettore dell'Università di Tor Vergata, già preside di
Medicina e Chirurgia - circa 9mila studenti l'anno entrano nella facoltà di
medicina, dopo 5 anni devono seguire una specializzazione o il corso per
diventare medico di medicina generale o di base. A quel punto qualcosa non va:
serve un maggior numero di fondi per la formazione post-laurea. I laureati ci
sono: il 90% degli iscritti consegue il titolo in massimo sei anni, però poi devono
specializzarsi e lì c'è il blocco. Solo il 70% ottiene un corso post-laurea e
solo un migliaio per medicina di base. Eppure in Italia formiamo ottimi medici:
ogni anno migliaia vanno a lavorare all'estero, circa 2mila solo in
Inghilterra. Vuol dire che sono preparati». I contratti di formazione e
specializzazione, nonostante siano ad oggi ancora pochi, in realtà sono
aumentati rispetto a qualche anno fa: nell'anno accademico 2012-2013 i
contratti coprivano il 55% dei laureati, negli ultimi due anni si è arrivati al
70%. Ma non basta, in vista dei pensionamenti si rischia il collasso del
sistema sanitario di base. (Fonte: Il Messaggero 10-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREE CON DOPPIO TITOLO (DOUBLE DEGREE)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le lauree che forniscono un
doppio titolo, in convenzione con un ateneo straniero partner, ormai fanno
parte integrante dell'offerta didattica di casa nostra: i corsi sono circa 600
e raccolgono 28.966 iscritti (dato aggiornato al 2016 fornito dal MIUR). I
bandi per iscriversi a questi corsi generalmente si aprono in primavera, ma
ormai la tendenza è quella di anticipare sempre di più per meglio pianificare
le risorse e sono in arrivo continuamente nuovi accordi. Quindi chi fosse
interessato a partire già a settembre deve muoversi con anticipo. Tra gli ultimi,
ad esempio, c'è quello appena presentato dall'università di Perugia, pronta a
strutturare un corso di laurea magistrale internazionale in «Chimica
sostenibile e dell'ambiente», in collaborazione con la Hebrew university di
Gerusalemme. Da agosto dovrebbero aprirsi le iscrizioni per l'anno 2018-2019.
Dal 19 febbraio, a Milano, sono aperte le iscrizioni per uno dei percorsi più
nuovi, «Hospitality and tourism management - dual degree» che lo Iulm organizza
insieme alla university of Central Florida e l'université Grenoble Alpes. I
posti a disposizione sono 100. In questo periodo, all'università di Roma Tre,
via al bando per il doppio titolo in “Economia e gestione aziendale - diplòme
Inba-École internationale de management” insieme all'università francese di
Troyes (iscrizioni dal 5 marzo, solo 3 posti a disposizione). A Trento, scade
il 26 febbraio il bando per gli studenti di Finanza interessati alla doppia
laurea presso la Erasmus university di Rotterdam. A Torino, scade invece il 9
marzo il bando per ottenere la laurea italiana e francese in Giurisprudenza,
presso l'université Paris Descartes (5 posti) e presso l'università di Nizza
Sophia Antipolis (15 posti). E sempre tra febbraio e marzo sono aperti bandi
per lauree magistrali con doppio titolo all'università di Bergamo,
dell'Insubria, di Siena, di Padova e di Verona. (Fonte: IlSole24Ore 12-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DAL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO LE NUOVE LAUREE PROFESSIONALIZZANTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le «lauree
professionalizzanti» debuttano nel prossimo anno accademico: si parte con 15
corsi in altrettanti atenei come mostra un monitoraggio appena effettuato dalla
CRUI. Al momento le norme prevedono che le università non attivino più di un
nuovo corso all'anno. Lauree, queste, che guardano allo sviluppo delle nuove
frontiere di industria 4.0 e a settori tradizionali come l'edilizia o il
settore alimentare (possibili anche partenariati con le imprese). E che, grazie
alle convenzioni obbligatorie con gli Ordini, a regime saranno anche abilitanti
per svolgere una professione, come quella di geometra o perito industriale
(l'Ue ha previsto entro il 2020 l'obbligo del diploma di laurea per esercitare
una professione tecnica). (Fonte: M. Bar., IlSole24Ore 01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PRIN. NUOVO BANDO CON CIRCA 390 MILIONI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Subito dopo
Natale è stato pubblicato il nuovo Bando PRIN 2017. Per la prima volta da molti
anni i finanziamenti sono consistenti (circa 390 milioni di euro), dal doppio
al quadruplo di quelli generalmente disponibili nell’ultimo decennio (circa 105
milioni nel 2009; 95 milioni nel 2008; 170 milioni nel 2010-11, 39 milioni nel
2012, 92 milioni nel 2015). (Fonte: AGENPARL 17-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I PRIN rischiano
di presentare le stesse criticità dei FFABR, ma su scala ben maggiore. L’idea
che solo l’X% dei proponenti possa essere degno del finanziamento in base alle
domande presentate è aberrante (M. Bella, Roars).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I LUDI DIPARTIMENTALI E L’EQUILIBRATA
DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Si è conclusa da
pochi giorni la competizione (i c.d. ludi) per l’attribuzione dei cospicui
fondi destinati ai cosiddetti «dipartimenti di eccellenza». L’università di
Bologna ha un numero di «premiati» che è pari a quello di tutte le regioni del
Sud e delle isole, tolta la Campania, per un totale superiore ai 113 milioni in
cinque anni. A Palermo ne andranno poco più di 8. Per molti questa è
semplicemente la logica della «meritocrazia»: all’Italia possono bastare cinque
o sei «vere» università e poco importa la loro collocazione. Si tratta di una
pericolosa semplificazione: una equilibrata distribuzione di strutture
formative e di ricerca di alto livello è fondamentale per creare concrete
opportunità di sviluppo economico e sociale su tutto il territorio nazionale,
senza pretendere per questo che si facciano ovunque le stesse cose nello stesso
modo. L’obiettivo principale di una valutazione rigorosa dovrebbe essere quello
di individuare e superare le inefficienze e far progredire l’intero sistema e
si possono riconoscere le punte di impegno e di qualità senza alimentare
l’ossessione di classifiche da scalare con ogni mezzo per sopravvivere. (Fonte:
S. Semplici, CorSera 15-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NEI C.D. LUDI DIPARTIMENTALI TANTI
DIPARTIMENTI A PUNTEGGIO PIENO NELLA PRIMA FASE DELLA GRADUATORIA VQR
SCAVALCATI NELLA FASE DI VALUTAZIONE PROGETTUALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Pur tenendo in
considerazione che la maggior parte dei progetti era stata presentata da
Dipartimenti di Università del Nord, i Dipartimenti finanziati sono per l'87%
del Centro-Nord. Scorrendo gli elenchi pubblicati dall'ANVUR e analizzando le
statistiche, i Dipartimenti "vincitori" al Nord raggiungono il 57%,
il Centro si attesta intorno al 30% e al Sud va la quota residua del 13%. Ma la
selezione finale dei progetti sembra aver completamente rivoluzionato e
sovvertito l'originale graduatoria VQR. Tanti Dipartimenti a punteggio pieno
nella prima fase della graduatoria sono stati scavalcati nella fase di
valutazione progettuale da parte della commissione che assegnava ulteriori 30
punti, e quindi non finanziati. La domanda che allora sorge spontanea è: se il
meccanismo di valutazione VQR, per cui il MIUR impiega tante risorse economiche,
è giusto, trasparente, oggettivo e meritocratico, i migliori Dipartimenti
italiani nel giro di pochi mesi dalla prima fase di valutazione sono arretrati
in capacità e competenze o non sono stati in grado di scrivere un progetto di
sviluppo eccellente? O forse il problema sta nella fase di valutazione da parte
della commissione, o nel circuito vizioso di un sistema che per come si è
consolidato difficilmente potrà consentire di colmare il divario Nord-Sud?
(Fonte: M. Bifolco, IlSole24Ore 31-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I DATI SEGRETI DELLA GARA TRA DIPARTIMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La gara tra dipartimenti è
avvenuta in due fasi. Nella prima fase sono stati selezionati 350 dipartimenti
sugli 800 italiani sulla base dell’ISPD (Indicatore standardizzato di performance
dipartimentale). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">È Lucio Bertoli Barsotti che
riesce a decifrare l’enigma dell’ISPD, rendendolo comprensibile a tutti: si
tratta di una gara truccata che punisce le aree di ricerca con i migliori
risultati bibliometrici a livello mondiale e premia quelle che arrancano nel
confronto internazionale. Per esempio, un prodotto classificato “eccellente” in
Fisica nucleare e subnucleare (FIS-04), quando trattato con la formula ISPD
vale di meno di un prodotto classificato come “discreto” in economia dei mercati
finanziari (SECS-P11). Detto in altro modo: ai fini della classifica tra
dipartimenti, un prodotto eccellente in diritto tributario (IUS-12) vale come
4,4 prodotti eccellenti in fisica nucleare e sub-nucleare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nella seconda fase sono invece
stati scelti i vincitori, sulla base di un punteggio complessivo in cui l’ISPD
conta per il 70%, mentre il restante 30% è assegnato da una commissione di
sette componenti, che giudica i progetti presentati dai dipartimenti che hanno
superato la prima fase.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La prima fase del
combattimento nell’arena si è svolta a porte chiuse, nel senso che sono stati
pubblicati i risultati, ma nessuno ha potuto assistere e i cruenti duelli sono
rimasti segreti. Fuor di metafora: i 352 dipartimenti (invece dei 350 previsti
dalla legge – qui il rischio degli sciamani anvuriani si è rivelato giusto,
perché nessuno avrebbe impugnato un allargamento destinato evidentemente a
rimettere in carreggiata due dipartimenti che non potevano soccombere) sono
stati selezionati sulla base di dati e calcoli che non è stato e non è tutt’ora
possibile verificare e controllare, perché, semplicemente, questi dati l’ANVUR
rifiuta di renderli disponibili invocando la disciplina dei dati personali
(come se non fossero escogitabili, sol che si volesse, accorgimenti in grado di
neutralizzare questo timore legalistico che paralizza i burocrati di via
Ippolito Nievo, e come se non esistesse nella fattispecie un interesse
all’accesso ai dati capace di controbilanciare i vulnera alla protezione dei
dati personali dei partecipanti alla VQR). Roars ha fatto richiesta di accesso
agli atti utilizzando la procedura FOIA (Freedom of Information Act, che
permette l'accesso civico a tutti gli atti della Pubblica amministrazione)
separatamente nei confronti di MIUR e ANVUR. MIUR ha risposto che il
trattamento dei dati è compito di ANVUR. ANVUR ha risposto che non rende
pubblici i dati. "Abbiamo chiesto l’accesso ai dati di base per la
costruzione dell'Indicatore standardizzato di performance dipartimentale
(ISPD), spiega Roars, per replicare i calcoli di ANVUR. Il MIUR sta
distribuendo 1,35 miliardi senza che nessuno possa controllare la correttezza
dei dati su cui è basata la distribuzione". (Fonte: Redazione Roars
05-02-18; V. Della Sala, FQ 13-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">FFABR. ASSEGNATI SOLO 35 MILIONI SU 45 <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Nelle ultime
settimane del 2017 sono stati assegnati i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fondi</i>
del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">finanziamento per le attività base di
ricerca</i> (FFABR). Erano disponibili 45 milioni di euro per 15mila
ricercatori e professori associati che potevano ottenere ciascuno 3mila euro a
testa (art 1, comma 295 legge 232/2016). Molti hanno rinunciato a far domanda,
non volendo o non pensando di poter concorrere. Soprattutto, si è interpretata
l’indicazione di assegnare i fondi al 75% dei ricercatori ed al 25% degli
associati sulle domande effettuate e non sugli aventi diritto, portando a
distribuire solo 30 milioni di euro a circa 7500 ricercatori e 2500 associati.
In una fase di generalizzata penuria di fondi di ricerca, non si sono perciò
spese il 30% delle risorse a disposizione, pur di far trionfare un’inutile e
incomprensibile logica premiale. (Fonte: AGENPARL 17-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SVUOTATO IL FONDO (FFABR) PER IL BONUS DI 3
MILA EURO?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Secondo il
Foglietto Ricerca il Fondo per finanziare le attività base di ricerca (FFABR),
di 45 mln per 15.000 finanziamenti individuali pari al 37% degli aspiranti (c.a
40.000), dal 2018, dopo vari tagli, sarà di soli 5 mln, sufficienti per c.a
1.650 erogazioni, meno del 5% dei candidati potenziali. (25-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RAPPORTO 2017 DEL PUBLIC FUNDING OBSERVATORY
DELL’EUROPEAN UNIVERSITY ASSOCIATION<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Italia, Lettonia
e Spagna, «sistemi con tagli continuati all’istruzione universitaria presentano
le caratteristiche di profili in via di peggioramento». Un peggioramento che
giustifica un bel bollino rosso nell’infografica che riassume l’evoluzione dei
finanziamenti pubblici. A suonare il campanello di allarme per l’Italia (e
pochi altri paesi) è il Rapporto 2017 del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Public
Funding Observatory</i> dell’European University Association: «The higher
education systems under review follow various long-term funding trajectories
over the period 2008-2016. Based on the analysis of the annual funding changes
throughout the study period, several groups of systems that follow similar
patterns can be identified. Systems such as Austria, Germany or Sweden show
sustainable investment patterns, characterised by both significant and
sustained funding growth. Other systems feature more limited, slower investment
– Denmark, France and the Netherlands are among these. Comparatively few
systems have embarked on a recovery pattern, whereby signs of investment can be
detected after a period of important cuts, as is for instance the case in
Iceland or Portugal. Finally, systems with continued cuts to higher education
present characteristics of aggravating patterns (Italy, Latvia and Spain are
some examples).» (Fonte: Red.ne Roars 16-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA VALUTAZIONE E IL FINANZIAMENTO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">“La valutazione
non è un modo per ridurre i divari – ha sostenuto Alberto Baccini, Università
di Siena – piuttosto serve a individuare università ritenute migliori di altre
ed a concentrare lì le risorse. Chi dice che non lo fa mente.” Il meccanismo di
finanziamento associato alla performance è un meccanismo non così diffuso in
altri paesi, siamo uno dei pochi paesi ad usarlo in modo così radicale. E visto
che questo modo di ridistribuire le risorse non è andato a buon fine, si è
rincarata la dose, utilizzando lo stesso strumento per i dipartimenti di
eccellenza. E a farne le spese sono stati i ricercatori, i docenti, tutti i
lavoratori che fanno università tutti i giorni, la cui condizione è cambiata in
maniera radicale. Questo sistema di valutazione non solo sta creando divari nel
nostro Paese ma ci sta allontanando dai Paesi che fanno scienza in maniera
solida”. (Fonte: Intervento di A. Baccini all’Assemblea Nazionale Università,
Cosenza 23-24-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DAL MISE 38 MLN IN PIÙ PER LA REALIZZAZIONE
DI ATTIVITÀ DI RICERCA INDUSTRIALE E SVILUPPO SPERIMENTALE IN CALABRIA,
CAMPANIA, BASILICATA, PUGLIA E SICILIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il ministero
dello Sviluppo economico (MISE) ha destinato nuove risorse per i progetti di
ricerca e sviluppo, negli ambiti tecnologici identificati dal programma quadro
di ricerca e innovazione Horizon 2020 nelle regioni Calabria, Campania, Puglia,
Sicilia e Basilicata. Si tratta di un ulteriore incremento della dotazione
finanziaria complessivamente pari a 38,1 mln di euro (di cui 34,8 mln a valere
sul piano di azione coesione 2007-2013 e 3,3 mln a valere sul programma
nazionale complementare imprese e competitività 2014-2020). Il tutto col
decreto 18 ottobre 2017 (in attesa di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale)
del MISE. I 34,8 mln saranno utilizzati per la concessione di agevolazioni in
Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, mentre i restanti 3,3 mln andranno in
favore dei progetti in Basilicata. I progetti finanziabili dovranno prevedere
la realizzazione di attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale,
finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole
miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti, tramite lo sviluppo
delle tecnologie, riconducibili alle aree individuate dalla strategia nazionale
di specializzazione intelligente. (Fonte: ItaliaOggi 26-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">IN ITALY RESEARCHERS HOLD OUT LITTLE HOPE
THAT THE NEXT GOVERNMENT WILL IMPROVE THEIR UNDERFUNDED RESEARCH SYSTEM<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">As
campaigning ahead of Italy’s national election enters its final weeks,
researchers in the country fear that budget cuts and declining interest in
science will only continue — whatever the outcome of the vote on 4 March. A
complex coalition government is likely to emerge. The country’s traditional
centre-left and centre-right parties have splintered, and myriad small parties
make up the ballot sheet, as well as the populist Five Star Movement. Topics
such as immigration, the refugee influx and eurozone membership have dominated
mainstream debates. But, apart from a battle over the nation’s compulsory
vaccination programme, which was introduced last year, science has featured little
in the campaigning — even as economists warn that Italy’s research system is in
a precarious state. “We are on the verge of collapse,” says Mario Pianta, an
economist at the University of Rome Tre, who helps to prepare Italy’s
statistics on research and development (R&D) for the European Commission.
Italy has hotspots of scientific excellence, such as in particle physics and
biomedicine. But, unlike many other European countries, it has failed to
modernize its science system in the past few decades. Budgets have constantly
been low. Academic hiring practices can be complicated, and bureaucracy
crippling, many scientists say. Research organizations have had little power
politically, and have been unable to stem the rising influence of those who
have demonized vaccinations and promoted charlatan cure-alls. The gap in
scientific achievement and investment between the country’s wealthy north and
poorer south is widening, helping to fuel regionalist and populist politics,
says Raffaella Rumiati, vice-president of Italy’s national research-evaluation
agency. (Fonte: I. Romano, Nature 554, 411-412, 2018)</span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PROBLEMA PER LA STABILIZZAZIONE DI PRECARI
NEGLI EPR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il problema
riguarda gli oltre 2mila precari che come spiegato in più di una dichiarazione
ufficiale del governo dovrebbero finalmente trovare un posto stabile al Cnr,
all’Istat e negli altri enti pubblici di ricerca (EPR). In ogni ente esiste un
fondo ad hoc che serve a finanziare gli integrativi, cioè le voci della busta
paga che non rientrano nella base rappresentata dal «tabellare». Nella prima
versione della circolare sulle stabilizzazioni, diffusa a novembre dalla
Funzione pubblica, si spiegava che i nuovi ingressi negli organici avrebbero
potuto far crescere questi fondi. Ma la Corte dei conti ha posto il veto. Nel
nuovo documento, spunta quindi una riga in cui si dice che «il trattamento
economico accessorio graverà esclusivamente sul fondo calcolato ai sensi della
normativa vigente». Tradotto, significa che l’ingresso di nuovi assunti in
pianta stabile non può far crescere la somma complessiva che ogni ente destina
agli integrativi: somma che quindi, dopo le stabilizzazioni, andrebbe divisa
fra più persone. Con la conseguenza, matematica, di abbassare le buste paga di
chi è già in organico. La soluzione più solida al problema passerebbe da una
nuova norma, ma per approvarla ci vorrebbe un Parlamento nel pieno delle sue
funzioni. (Fonte: G. Trovati, IlSole24Ore 30-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">“ERRORS AND SECRET DATA IN THE ITALIAN
RESEARCH ASSESSMENT EXERCISE. A COMMENT TO A REPLY</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Italy adopted a
performance-based system for funding universities that is centered on the
results of a national research assessment exercise, realized by a governmental
agency (ANVUR). ANVUR evaluated papers by using “a dual system of evaluation”,
that is by informed peer review or by bibliometrics. In view of validating that
system, ANVUR performed an experiment for estimating the agreement between
informed review and bibliometrics. Ancaiani et al. (2015) presents the main
results of the experiment. Alberto Baccini and De Nicolao (2017) documented in
a letter, among other critical issues, that the statistical analysis was not
realized on a random sample of articles. A reply to the letter has been
published by Research Evaluation (Benedetto et al. 2017). This note highlights
that in the reply there are (1) errors in data, (2) problems with
“representativeness” of the sample, (3) unverifiable claims about weights used
for calculating kappas, (4) undisclosed averaging procedures; (5) a statement
about “same protocol in all areas” contradicted by official reports. Last but
not least: the data used by the authors continue to be undisclosed. A general
warning concludes: many recently published papers use data originating from
Italian research assessment exercise. These data are not accessible to the
scientific community and consequently these papers are not reproducible. They
can be hardly considered as containing sound evidence at least until authors or
ANVUR disclose the data necessary for replication. (Fonte: A. Baccini e G. De
Nicolao,</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RT. A Journal on
Research Policy and Evaluation, [S.l.], v. 5, n. 1, july 2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA POLITICA DEL DISIMPEGNO, ANCHE DALLA
RICERCA SCIENTIFICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La politica ha
mostrato il fiato corto, nell'incessante inseguimento di un quotidiano «mi
piace», nella personale verticalizzazione della presenza mediatica. I decisori
pubblici sono rimasti intrappolati nel brevissimo periodo. Il disimpegno dal
varo delle riforme sistemiche, dalla realizzazione delle grandi e minute infrastrutture,
dalla politica industriale, dall'agenda digitale, dalla riduzione intelligente
della spesa pubblica, dalla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ricerca
scientifica</i>, dalla tutela della reputazione internazionale del Paese, dal
dovere di una risposta alla domanda di inclusione sociale, ha prodotto una
società che ha macinato sviluppo, ma che nel suo complesso è impreparata al
futuro. (Fonte: «Considerazioni generali» del 51° Rapporto Censis sulla
situazione sociale del Paese/2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’USO DELL’IMPACT FACTOR DELLE RIVISTE PER LA VALUTAZIONE RIFIUTATO DAI
RESEARCH COUNCILS DEL REGNO UNITO</span></b><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I sette Research Council del
Regno Unito, che finanziano circa 3 miliardi di sterline di ricerca ogni anno,
hanno firmato la Dichiarazione di San Francisco sulla Valutazione della Ricerca
(DORA), invitando la comunità accademica a smettere di usare l’impact factor
delle riviste come proxy per la qualità della ricerca. I Research Council
britannici si uniscono ai circa 13.000 studiosi e alle 450 organizzazioni che
hanno firmato DORA che è stata promossa dall’ American Society for Cell Biology
nel 2012 per invitare ricercatori, università, riviste, editori e finanziatori
a migliorare il modo in cui valutano la ricerca. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Tra non molto l’Italia,
commenta Roars (07-02-18), grazie ai ministri che si sono succeduti al MIUR e
grazie soprattutto ad ANVUR, resterà il solo paese occidentale ad applicare
massivamente, per ogni tipo di decisione (abilitazione scientifica, selezione
dei commissari di concorso, collegi di dottorato, …), metriche basate
sull’impatto delle riviste o su surrogati di tali metriche, come le liste di
riviste per le aree non bibliometriche. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">EXCELLENCE IS USED TO RANK RESEARCH AND UNIVERSITIES BUT IT IS A HARD
TERM TO DEFINE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">What does research excellence
mean? How is it measured? When do we know that we have reached the required
standard? These are difficult questions, but if the excellence agenda is to be
taken seriously, they must be asked — even if they cannot be adequately
answered. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A paper in Science and Public
Policy makes the latest attempt to ask — and indeed answer — them (F. Ferretti
et al. Sci. Publ. Pol. <a href="http://doi.org/ckpg">http://doi.org/ckpg</a> ,
2018). The authors interview a dozen experts — from policy wonks to researchers
— about excellence and quickly reach two points of consensus. First, the idea
of excellence as a measure of research quality makes many people uncomfortable.
And second, these people — despite their discomfort — cannot suggest anything
better, given that science and scientists must meet political demands of
accountability and assessment.<span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"> (Fonte: <a href="http://www.nature.com/">www.nature.com</a> - <a href="https://tinyurl.com/yajru5hb">https://tinyurl.com/yajru5hb</a> 21-02-18)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CRITICITÀ DELLA RIFORMA GELMINI E DELL’ATTUALE VALUTAZIONE DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In un articolo di A. Graziosi
su La Repubblica del 19-01 si parlava di una “buona” legge Gelmini, quando
invece questa legge ha accentuato il localismo nelle assunzioni dei docenti, il
cosiddetto “inbreeding”, che era e resta uno dei principali difetti del nostro
sistema universitario. La riforma Gelmini ha anche ridotto da tre a due i ruoli
(o fasce) della docenza, un’operazione che avrebbe potuto risultare priva di
effetti negativi se fosse stata adeguatamente finanziata, ma che, in presenza
di una diminuzione dei finanziamenti ha di fatto bloccato l’ingresso dei più
giovani nei ruoli della docenza: i pochi fondi disponibili sono stati spesi per
promuovere i molti (ma non tutti) meritevoli che appartenevano alla “terza
fascia” che la legge aveva soppresso. Ma il danno a lungo termine maggiore
della legislazione recente e dell’azione del Ministero e dei suoi organi (in
particolare l’ANVUR) è quello causato dall’introduzione di parametri numerici
gabellati per “oggettivi” per la valutazione della ricerca scientifica. Nessuna
attività creativa può essere valutata “oggettivamente”, tuttavia se una
autorità centrale condiziona assunzioni, promozioni e finanziamenti al
superamento di “soglie” di parametri numerici, i ricercatori, in particolare i
più giovani, saranno costretti ad inseguire i parametri, anziché seguire la
loro curiosità e la loro personale valutazione di che cosa è, o può divenire,
importante o significativo. (A. Figà Talamanca, Roars 01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">LA MINISTRA PARLA DI UN PIANO DI LUNGO PERIODO PER L’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">La ministra Fedeli,
all’inaugurazione dell’anno accademico dell’UniPr, ha ribadito l’importanza di
puntare sull’eccellenza universitaria: “Un piano di lungo periodo e non solo
sotto campagna elettorale. Ci sono stati tagli importanti ma ora, dopo 10 anni
di blocco, sono incrementati a 237 milioni i fondi per gli accessi agli studi,
aumentati del 10% le borse di studio per dottorati, introdotta la tutela della
maternità per le donne ricercatrici. Nel 2015 avevamo il livello più basso di
risorse per l’università, ora vediamo una crescita del 6,4%, quasi mezzo
miliardo in più. Il Governo nella legge di bilancio ha impegnato 50 milioni di
euro per l’assunzione di nuovi ricercatori universitari di tipo B, nel nuovo
piano sono stati impegnati altri 70 milioni per 1.300 ricercatori. Entro
febbraio verranno consegnati i posti. Il 25% di queste risorse però deve essere
impegnato per patto nell’assunzione nel breve futuro di altri 1.600 ricercatori
di tipo B”. Tra gli obiettivi della ministra ci sono “importanti investimenti
anche nel Mezzogiorno perché deve raggiungere gli stessi parametri di qualità
che ci sono al Nord. Vorrei proporre inoltre, in accordo con l’ANAC per
l’anticorruzione, un atto d’indirizzo per consolidare la trasparenza nella
gestione dei luoghi della conoscenza e controllo dei bandi”. (Fonte: <a href="http://www.parmapress24.it/">www.parmapress24.it</a> 03-02-18) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA POLARIZZAZIONE NEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La
polarizzazione è esattamente ciò che sta avvenendo negli atenei italiani. «Al
Sud, ma anche al Centro - Francesco Ferrante commenta a Linkiesta -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ci sono sempre meno risorse e i ricercatori
sono incentivati a spostarsi verso i dipartimenti “migliori”, accentuando così
il processo. La domanda che bisogna porsi è: se si parte da condizioni più
difficili come si può migliorare se vengono sottratte le risorse? C’è da dire
che un meccanismo meritocratico crea meno danni se le risorse complessive sono
adeguate, per cui anche chi sta in basso nelle classiche riceve risorse
adeguate. In Italia il Fondo di finanziamento ordinario è al di sotto degli
standard internazionali e negli ultimi anni è stato ridotto di oltre il 15 per
cento». Una recente analisi su Linkiesta a cura di Gianni Balduzzi ha
sottolineato come uno dei principali problemi degli atenei del Sud sia la
sproporzione tra l’alto numero di iscritti e il basso numero di laureati, oltre
a un’eccessiva presenza di studenti fuori corso. «Sono favorevole alla
valutazione e non sono contrario a che le risorse siano date ai più bravi -
conclude Ferrante - però secondo criteri legati al principio del valore
aggiunto». Per affrontare questo problema, nel mondo anglosassone sono state
introdotte metodologie di valutazione basate sul concetto di “valore aggiunto”:
si misura la performance a parità di condizioni». (Fonte: F. Patti,
linkiesta.it 12-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">RIFORMA DEL SISTEMA UNIVERSITARIO CATTOLICO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Papa vuole
mettere ordine nel sistema universitario cattolico mondiale. Un ginepraio di
1365 università<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a cui ai aggiungono
centinaia di istituzioni collegate, facoltà di teologia e istituti per un
totale di 64.500 studenti e 12.000 docenti. «Serve una coraggiosa rivoluzione
culturale» per costruire una Chiesa in uscita, missionaria e moderna,
sicuramente meno frammentaria di quanto non sia ora e più omogenea
culturalmente. Con una visione generosa e aperta al mondo, all’ambiente, al
tema migratorio. In Vaticano è stata presentata la Costituzione Apostolica
Veritatis Gaudium con la quale il Vaticano rivedrà lo spirito e l’organizzazione
del mondo accademico teologico. Il sogno del pontefice è di riuscire attraverso
un percorso fatto di regole precise e contorni elaborati a rendere compatto
l’insegnamento filosofico, teologico, canonico, pastorale. Nell’introduzione
spiega che la Chiesa sta vivendo un cambiamento d’epoca che necessita di un
«radicale cambio di paradigma». Poi fa sue le parole di Edgar Morin: «Bisogna
ripensare il pensiero». Le università<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>potranno essere aperte solo dopo la valutazione dell’apposita Agenzia
per la Valutazione e la Promozione della qualità, creata nel settembre 2007 da
Papa Benedetto XVI, e che ora viene inserita nelle norme costituzionali. Si
sfrutteranno le novità informatiche e telematiche per consentire una parte
dello svolgimento dei corsi anche a distanza. Arrivano negli Statuti procedure
per valutare le modalità di trattamento dei casi di rifugiati, profughi e
persone in situazioni analoghe sprovvisti della regolare documentazione
richiesta. Gli accorpamenti riguarderanno soprattutto gli atenei presenti a
Roma per evitare "doppioni e falsa concorrenza". (Fonte: F.
Giansoldati, Il Messaggero 30-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">PUNTI PROGRAMMATICI PER L’UNIVERSITÀ <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Considerati i problemi più
gravi dell’Università italiana di oggi, si potrebbero proporre i punti programmatici
sui quali occorrerebbe convergere: 1) Misure per il contenimento del localismo
nelle carriere e per l’incentivazione della mobilità tra atenei; 2) Ripristino
di una terza fascia della docenza a tempo indeterminato; 3) Ridimensionamento
delle attribuzioni dell’Agenzia di valutazione, e rifiuto assoluto nei
confronti dell’applicazione in automatico di parametri fintamente ‘oggettivi’
(penso alla ridicola classificazione delle riviste umanistiche in ‘fascia A’ e
simili). A questi punti dovrebbe aggiungersi, ovviamente, il ripristino di un
adeguato finanziamento del sistema. C’è una forza politica che, in vista delle
prossime elezioni, proponga nel suo programma questi punti? (Fonte: F.
Proietti, Roars 01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI.
TASSE UNIVERSITARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">8° RAPPORTO
NAZIONALE FEDERCONSUMATORI SUI COSTI DEGLI ATENEI ITALIANI.</b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">
COSIDEREVOLE FLESSIONE DELLE TASSE UNIVERSITARIE RISPETTO AL 2016 GRAZIE
ALL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE DI BILANCIO</span> </b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Anche per l'anno
accademico 2017-2018 l'Osservatorio nazionale Federconsumatori (ONF) ha
analizzato i costi delle università italiane. Considerando che l'ammontare
delle tasse si determina principalmente sulla base del reddito ISEE dello
studente, sono state prese in considerazione 5<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">fasce di
riferimento: per un reddito familiare di fascia 1 (6mila euro di ISEE), si
rileva un costo medio annuo di 316,82 euro, mentre si arriva ad una media di
2.446,45 euro per quanto riguarda gli importi massimi. Cifre importanti ma che,
secondo Federconsumatori, fanno registrare una considerevole flessione rispetto
al 2016 grazie all'applicazione della legge di Bilancio che, per favorire
l'accesso all'istruzione, ha introdotto consistenti agevolazioni per gli
studenti a basso reddito nonché per i più meritevoli. Si tratta sicuramente di
notizie positive sia per le famiglie con figli a carico sia per i singoli
studenti, visto che si riduce il peso economico che grava sul proseguimento
della carriera scolastica in ambito universitario. Gli studenti del primo anno
con un ISEE inferiore a 13mila euro non sono tenuti al pagamento dei contributi
di ateneo, mentre gli iscritti agli anni successivi devono soddisfare, oltre al
requisito economico, anche un requisito di merito (almeno 10 crediti formativi
al secondo anno e almeno 25 negli anni seguenti). La diminuzione più corposa si
registra comunque nella fascia 2 (ISEE fino a 10mila euro), con importi che
calano del 35,65%. Per la prima, terza e quarta fascia, il taglio è
rispettivamente del 33,7, del 15,91% e dell'8,69%. Per gli importi massimi è
valida invece la tendenza opposta, ovvero un aumento dell'8%. Le differenze
maggiori invece sono state rilevate su base regionale: su redditi ISEE di prima
fascia sono infatti le università del Sud a imporre rette più alte, con costi
più alti fino al 15,04% di quelle delle università del Nord e del +7,18%
rispetto alla media nazionale. (Fonte: <a href="http://www.educational.rai.it/materiali/pdf_articoli/39256.pdf">http://www.educational.rai.it/materiali/pdf_articoli/39256.pdf</a>
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nov. 2017) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">I RAGAZZI NON RESTANO LONTANI DALLE
UNIVERSITÀ PER VIA DELLE TASSE UNIVERSITARIE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Se oggi la
popolazione universitaria italiana e il numero dei laureati sono in coda alle
classifiche europee, dipende da molte cose: la difficoltà del nostro mercato
del lavoro; i bassi (talvolta grotteschi) salari d’ingresso; il costo di
studiare e vivere in città diverse dalla propria, in assenza di adeguate
residenze universitarie; la difficoltà logistiche dell'insegnamento (e alcune
pratiche discutibili) di certe grandi università; l'inadeguatezza accademica di
alcuni piccoli atenei locali. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Non
raccontiamoci storie. Non è il livello delle tasse universitarie che tiene
lontano i ragazzi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Le tasse
universitarie italiane sono, nel complesso, ragionevoli. Toglierle non ha
senso: è demagogia, lasciamola ai politici. Per chi non può permettersele -
stando attenti di non fare un regalo al papà che non dichiara i suoi redditi e
presenta un imponibile risibile! - le università devono prevedere borse di
studio. In una vera democrazia, nessun ragazzo dotato e volonteroso deve
rinunciare agli studi per motivi economici. (B. Severgnini, CorSera 19-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">SOSTEGNI DEL DIRITTO ALLO STUDIO E NON SOLO
LE TASSE UNIVERSITARIE I PROBLEMI DEGLI STUDENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La questione non
riguarda solo le tasse universitarie, ma anche i costi quotidiani della vita
universitaria: dall'alloggio alla mensa, dai trasporti ai libri di testo,
insomma tutti quei servizi compresi nel Diritto allo Studio. Rispetto ai paesi
europei, l'Italia ricopre le ultime posizioni per finanziamento agli strumenti
del diritto allo studio lasciando così le famiglie a reddito medio e basso
spesso sole di fronte ai costi della vita degli studenti universitari. Basti
pensare che ad oggi gli studenti che beneficiano di un sostegno di Diritto allo
Studio sono in media il 25% in Francia, circa il 34,7% in Germania e solamente
l'8% in Italia. Un 8% che oltretutto rappresenta solamente chi gode
effettivamente di un sostegno per lo studio. In base alla normativa in vigore
gli aventi diritto sarebbero il 10%, ma, a causa della mancanza delle risorse,
migliaia di studenti restano privi della borsa di studio a cui hanno diritto.
Quindi garantire la borsa di studio almeno a tutti coloro che oggi hanno
diritto deve essere la priorità politica. Si ricorda come la responsabilità costituzionale
di sostenere il diritto allo studio spetti alle Regioni sulla base del Titolo V
della Costituzione, per competenza diretta, e allo Stato per la competenza
perequativa, tramite il Fondo Integrativo Statale (FIS). A contribuire sono
anche gli studenti stessi con il pagamento della tassa regionale che sostiene
il DSU in maniera significativa. Mentre in Francia o Germania il finanziamento
dello Stato supera il miliardo di euro, il FIS, consolidatosi intorno ai 150
milioni fra il 2004 e il 2008, è arrivato a 256 milioni nel 2009, scendendo poi
sotto i 100 nel 2010 e 2011 per poi risalire e assestarsi intorno ai 160
milioni di euro negli ultimi anni. Segnali positivi di incremento che si sono
confermati nell'ultima legge di bilancio con 20 milioni recuperati dalle borse
di merito.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per porre
rimedio a questa distorsione è necessario dare finalmente attuazione completa e
definitiva al decreto attuativo del DLgs. 68/2012, ovvero alla definizione di
quei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) che obbligherebbe tutte le
Regioni e lo Stato a contribuire in maniera proporzionale e certa al
finanziamento del sistema del Diritto allo Studio. (Fonte: M. Carni, huffipost
21-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CON LA SOLA GRATUITÀ NON SI RISOLVONO I
GRANDI E ANNOSI NODI E DRAMMI DELLE UNIVERSITÀ <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La “questione
università” è stata finalmente rimessa al centro del dibattito pubblico, con le
sue mille difficoltà e contraddizioni, tirandola fuori dalle secche degli
addetti ai lavori o delle periodiche campagne emergenziali e scandalistiche in cui
era stata confinata. Naturalmente, con la sola gratuità (proposta da LeU) non
si risolvono i grandi e annosi nodi e drammi delle università italiane.
Occorrono più risorse, per il personale, per le strutture, e soprattutto per la
ricerca. Occorre estendere e rafforzare il finanziamento per il diritto allo
studio (borse, case dello studente, mense) proprio per evitare che la mobilità
universitaria sia un privilegio per soli studenti abbienti. Mentre Germania,
Francia, Paesi scandinavi non hanno esitato ad aumentare la quota di Pil
riservata ad essa, l’Italia ha deciso di operare tagli su tagli, fino a
recidere finanziamenti per più di 11 miliardi complessivi, ovvero una riduzione
di circa lo 0,8% di Pil. Contemporaneamente ha introdotto un dannoso sistema
premiale di valutazione degli atenei basato sull’assunto “più iscritti più
soldi” (in questo consiste il sistema del cosiddetto “costo standard”), e
introducendo discutibili criteri, quando non assurdi, di valutazione della
ricerca (per imporre la logica della cosiddetta “eccellenza”) che hanno messo
le università in conflitto tra loro. Inoltre, stiamo assistendo a come un
sistema arbitrario per l’individuazione dei “dipartimenti d’eccellenza”
(sistema sarcasticamente ribattezzato “ludi dipartimentali”), abbia operato una
ulteriore discriminazione di una fonte importante di finanziamento (1 miliardo
e 300 milioni per un quinquennio) che viene prevalentemente erogata ad atenei
del Nord (58.9% dell’importo totale), mentre solo il 13.9% è stato attribuito a
dipartimenti del Sud. Naturalmente giustificando questa sperequazione con
criteri “oggettivi” di valutazione. (Fonte: F. Sinopoli, Roars 23-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DIRITTO ALLO STUDIO E DIRITTO ALLA LAUREA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Come affermato
correttamente da Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana, non è
sufficiente pensare all'eliminazione delle tasse universitarie, perché ogni
studente affronta spese che vanno ben oltre. Occorrerebbero, in generale,
politiche pubbliche capaci di far invertire la rotta a un certo modo di
intendere e amministrare un'istituzione che è stata danneggiata, ormai da anni,
da governi di ogni colore politico. Per come l'università viene ormai
socialmente percepita, e istituzionalmente valutata, in discussione non sono
più le virtù intellettuali, o l'impegno degli studenti, o i risultati da loro
maturati, bensì, soprattutto, la capacità dei docenti e del sistema
universitario di garantire, a chiunque s'iscriva, il conseguimento della
laurea. Il diritto allo studio, tuttavia, non è diritto alla laurea. Essa non può
trasformarsi in strumento di consolazione o gratificazione esistenziale, o
emancipazione sociale, se non sancisce realmente e seriamente il raggiungimento
di un determinato grado di conoscenza e cultura (D. Cadeddu,</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">huffingtonpost.it 22-01-18) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’EREDITÀ DEL SESSANTOTTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">E’ trascorso
mezzo secolo in un sol colpo dai tempi delle grandi contestazioni studentesche
che sconvolsero il mondo universitario e tutta l'Italia. Un fiume in piena che
ha lasciato vittime, speranze fallite, sogni infranti, macerie e tanta
mediocrità. Indro Montanelli diceva che siamo abituati a ragionare con la testa
rivolta all'indietro perché continuiamo a guardare al nostro passato invece di
concentrarci sul futuro. Eppure certi «flash-back» possono essere, ancora oggi,
molto utili per non ripetere gli errori già commessi: la lezione della storia.
E proprio il grande Direttore - che, sull'onda di quei moti di piazza, lasciò
in seguito il Corriere per andare a fondare il Giornale - aveva le idee molto
chiare sulle grandi disillusioni della contestazione giovanile: «Il Sessantotto
non può pretendere di averci lasciato crescite di civiltà. Io vidi nascere una
bella torma di analfabeti che poi invasero la vita pubblica italiana e anche
quella privata portando in ogni luogo i segni della propria ignoranza». Da
parte sua, Norberto Bobbio definì il movimento del '68 «un'esaltazione
collettiva», una specie di raptus che colpì migliaia e migliaia di ragazzi
manovrati da leader improvvisati e pronti a contestare chiunque rappresentasse una
qualsiasi autorità politica, professionale, morale. L'ultimo segretario del Pci
definì la contestazione come parte integrante di un grande processo
rivoluzionario: «I giovani si sono messi in cammino perché siamo entrati in una
fase di movimento della lotta per abbattere il capitalismo». Cosa ha davvero
lasciato in eredità il Sessantotto? È sufficiente riesaminare a freddo i
risultati di quella che tanti hanno considerato una travolgente ondata
libertaria per rendersi, invece, conto di una realtà molto amara: c'è stato
solo un fiume carsico di mediocrità che ha minato le basi stesse della società
finendo per intaccare certi principi fondanti come lo studio, la preparazione e
il merito. (Fonte: G. Mazzuca, Il Giornale 14-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">COPERTURA E ATTUABILITÀ DELLE PROPOSTE PER
L’UNIVERSITÀ DEI PARTITI IN VISTA DELLE ELEZIONI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il Sole24Ore ha
analizzato il grado di copertura e di attuabilità delle proposte di quattro
partiti o coalizioni: il Partito Democratico, centrodestra (Forza Italia, Lega
e Fratelli d’Italia), Movimento Cinque stelle, Liberi e Uguali. Secondo quanto
riporta il quotidiano economico, le proposte del Partito Democratico sarebbero
realizzabili per il 50%. Quelle del centrodestra, invece, sarebbero attuabili
per il 70%, ma sarebbero anche più generiche. Il 50% di copertura e attuabilità
avrebbero<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le proposte del M5S. La
proposta è più selettiva e passa dall’aumento delle borse di studio al
rafforzamento della quota premiale del fondo di Finanziamento degli atenei al
tagliando per l’abilitazione scientifica nazionale. Il problema sarebbe trovare
gli oltre 35 miliardi per portare la spesa per l’istruzione da 7,9 a 10,2 del
Prodotto interno lordo. Solo il 40% di copertura e attuabilità per Liberi e
Uguali. Sull’università Liberi e Uguali ha lanciato la proposta forte di
rendere gratuita l’università abolendo le tasse universitarie. In pista anche
abolizione o ridefinizione dei compiti dell’ANVUR. L’ipotesi di eliminare le
tasse universitarie a tutti costa come minimo 1,6 miliardi, ma il costo
potrebbe salire se aumentassero le iscrizioni. (Fonte: A. Carlino, <a href="http://www.tecnicadellascuola.it/">www.tecnicadellascuola.it</a>
21-01-18)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DOPO IL CROLLO DELLA POSIZIONE ACCADEMICA DELL’AMBITO
UMANISTICO SI STA AFFERMANDO UNA CONCEZIONE DEL SAPERE UMANISTICO “APPLICATA” O
“APPLICATIVA”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L’effetto della
grande crisi dell’università conferma che si sta dissolvendo l’idea della
preminenza delle humanitates come chiave di lettura per interpretare la realtà,
che sta perdendo di significato l’idea che la Storia sia utile per interpretare
il presente, che la Filosofia faccia crescere e mantenga alto il senso critico,
che la Letteratura penetri lo spirito dell’uomo e che la Classicità trasmetta
quei riferimenti del pensiero che permettono a un individuo di rapportarsi a
qualsiasi esperienza e problema. La diminuzione del corpo docente tra il 2007 e
il 2017 è stata del 13 % circa, ma con effetti profondamente diversi tra i vari
settori: mentre ad esempio gli organici dei dipartimenti di Ingegneria
industriale e dell’informazione (Area 9 CUN) sono cresciuti del 3% e quelli di
Economia (Area 12) dello 0,3%, altri settori scientifici non sono stati messi
nelle condizioni di sostituire il (numeroso) personale posto in quiescenza.
L’ambito umanistico (Aree 10 e 11) si è ridotto del 20%, perdendo oltre 2 mila
degli 11 mila docenti in servizio nel 2007. Al suo interno, tuttavia, le
differenze sono state notevoli e indicano alcune linee di tendenza culturali e
scientifiche. I settori scientifico-disciplinari che hanno visto ridurre
maggiormente i propri organici sono stati la Letteratura francese (-48%) e la
Lingua e letteratura latina (-41%). Due fra i capisaldi della cultura europea
occidentale otto-novecentesca stanno cioè crollando nella loro posizione
accademica. Storia perde in dieci anni 1/3 della sua presenza universitaria. Un
quarto e oltre dei docenti di Geografia, Filosofia e Storia delle letterature
non sono stati sostituiti. Tuttavia, secondo i dati AlmaLaurea, a cinque anni
dalla laurea l’occupazione dei laureati in scienze umani e sociali è dell’85%
contro il 91% delle lauree scientifiche. Si sta affermando una concezione del
sapere umanistico “applicata” o “applicativa”: ridimensionata la valenza
formativa generale, si cercano le materie che oltre a insegnare consentano una
specializzazione, anche professionale. Una lingua straniera è sempre più vista
come un veicolo di comunicazione, e gli aspetti culturali sono diventati
secondari. La diminuzione meno contenuta della media della Storia dell’arte
sta, ad esempio, ad indicare che nello studio e nella tutela del patrimonio
culturale va individuata una delle chiavi per salvaguardare e promuovere gli
studi umanistici nel nostro Paese. Altri settori, quelli che studiano i nuovi
media e la comunicazione visiva, resistono invece grazie al cambiamento che sta
investendo il mondo della comunicazione e della rappresentazione iconica.
Legato in qualche modo al “saper fare”, o meglio all’“insegnare come fare”, è
anche l’incremento degli organici dei pedagogisti e degli psicologi, tra i
quali si annidano tuttavia veri e propri infiltrati scientifici: gli
Psicobiologi e psicologi della fisiologia aumentano addirittura di 1/3 il
proprio numero. Questa tendenza può certamente essere letta anche in positivo,
come una maggiore ricerca di concretezza e di investimento positivo del sapere
acquisito nelle aule universitarie. (Fonte: A. Zannini, Il Mulino 19-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">La <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">tabella</b> mostra percentualmente qual è
stata la diminuzione del corpo docente (professori e ricercatori, comprese le nuove
figure “a tempo determinato”) nel decennio della grande crisi dell’università
2007-201</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-dUR15oIh3e8/WpL0gaC0rOI/AAAAAAAAWWI/Q8idMmPrrKMuHu0urGqXQcwcVp-gGyLVwCEwYBhgL/s1600/DIMINUZIONE%2BPERC%2BDOCENTI%2BSETT%2BUMANISTICI%2B23-01-18.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="636" data-original-width="638" height="636" src="https://3.bp.blogspot.com/-dUR15oIh3e8/WpL0gaC0rOI/AAAAAAAAWWI/Q8idMmPrrKMuHu0urGqXQcwcVp-gGyLVwCEwYBhgL/s640/DIMINUZIONE%2BPERC%2BDOCENTI%2BSETT%2BUMANISTICI%2B23-01-18.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UN CLIMA DI PLEBEISMO CULTURALE DI CLASSI DIRIGENTI SEMPRE PIÙ PLEBEISTICAMENTE
ATTIVE CONTRO LA CULTURA E LA RICERCA CHE NON POSSONO CONTROLLARE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Se negli Stati Uniti
presidenti conservatori ed antintellettuali – come Bush prima e ora Trump –
hanno di fatto contrapposto al sapere critico delle università, quello di fondazioni
ben finanziate da istituzioni private e corporation, in grado di sfornare
report ed esperti di cui ci si è serviti per contrastare le scomode verità
provenienti dal mondo scientifico radicato nei college più prestigiosi, così
anche in Italia al definanziamento dell’università pubblica si contrappone il
finanziamento di istituzioni di diritto privato, i cui vertici e docenti, di
fatto controllati politicamente, risultano molto più docili di un mondo
universitario i cui docenti possono muovere critiche al potere costituito. Si
viene a creare in tal modo una doppia tenaglia: mentre l’università pubblica
viene stritolata dalle maglie burocratiche e normative dell’ANVUR, le
fondazioni di diritto privato finanziate con denaro pubblico sono sempre più
libere di esplicare le proprie potenzialità e di dimostrare la propria
“eccellenza”. L’opera di delegittimazione della conoscenza – che passa innanzi
tutto attraverso un sistematico cammino di denigrazione dell’università
pubblica e dei docenti che vi lavorano, al di là dei loro reali demeriti (che
nessuno vuole nascondere) – ha finito per istallare anche nel nostro paese quel
plebeismo cognitivo di cui Trump negli Stati Uniti sembra incarnare l’icona più
esemplare. (Fonte: F. Coniglione, Roars 22-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DOVE LA PAROLA “INTERNAZIONALIZZAZIONE” È SCANDITA COL TIMBRO
IMPLACABILE DELLA “DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETÀ” E I TONI
IMPERATIVI DEL “MODELLO CONFORME”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Il nostro Ministero
dell’Istruzione, sempre così attento ai problemi dell’internazionalizzazione
dei nostri atenei, prevede una procedura da imporre a tutte le università del
mondo, finalizzata alla stipula di rapporti di collaborazione internazionale,
senza tenere in alcuna considerazione né le normative dei paesi con cui si
stipulano questi accordi, né le esigenze<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>palesate dai rappresentanti legali a tutela di quelle istituzioni. Vi
pare normale? Che speranze abbiamo – con questi metodi – di mettere in piedi un
sistema universitario internazionale? (Fonte: N. Perotti, Roars 26-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">LA RETORICA DELLE “ECCELLENZE”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">L’appello all’eccellenza
(parola che ha acquisito un’aura particolare, salvifica, quasi escatologica)
non è rimasto questione semantica, ma si è tradotto in norme e indirizzi, con
particolare riferimento a scuola e università, ma estendendosi all’intera sfera
del made in Italy (per definizione, naturalmente, un’eccellenza). Il
riferimento ideale all’eccellenza si è così tradotto nell’idea che ogni
attività lavorativa debba essere concepita un po’ come un campionato sportivo,
dove è giusto che nutrano aspirazioni di dignità solo quelli che insidiano la
vetta. Di contro, tutti i ‘non eccellenti’ devono solo prendersela con sé
stessi se non ottengono riconoscimento. Le varie introduzioni di ‘bonus
premiali’ ai docenti della scuola, di aumenti premiali ai docenti universitari,
di finanziamenti premiali ai dipartimenti e alle università, o similmente le
risorse premiali previste nella ‘riforma della pubblica amministrazione’, ecc.
vanno tutte in questa direzione, dove normalità è assimilata a mediocrità,
mentre dignità e onorabilità sono riservate alle ‘eccellenze’. Il problema di
questo modello non è che sia ‘meritocratico’ – e che dunque sia avversato da
impaludati e retrogradi ‘antimeritocratici’. No. Il problema è che si tratta di
un modello di società, e di azione collettiva, fallimentare. Nessuna società
funziona sulla base di un pugno di eccellenze, e per definizione le eccellenze
non possono se non essere una minoranza. La nozione di eccellenza è infatti una
nozione differenziale: si è ‘eccellenti’ in quanto si è virtuosamente fuori
dall’ordinario. L’idea che, per veder riconosciuta la dignità di ciò che si fa,
si debba appartenere al novero degli eccellenti è la ricetta per un sicuro
naufragio, e lo è proprio sul piano dell’incentivazione. Lodare e premiare
l’eccellenza può avere un’utile funzione sociale, fornendo modelli motivanti
per la gioventù in formazione, ma non può mai essere sostitutivo del più
fondamentale e importante dei modelli, quello dove si coltiva semplicemente la
capacità di fare bene il proprio dovere. (Fonte: A. Zhok, L’Espresso 07-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">SI AVVIA LA RIFORMA DEI SETTORI SCIENTIFICO-DISCIPLINARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; punctuation-wrap: simple; vertical-align: baseline;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: IT;">La ministra Fedeli ha inviato
una lettera ufficiale al Consiglio universitario nazionale chiedendogli «di
avviare una verifica delle criticità relative all’offerta formativa per Classi
di Laurea e di Laurea Magistrale nonché all’articolazione dell’attuale
classificazione dei saperi in settori scientifico-disciplinari […], ai fini di
una migliore interpretazione e capacità di governo da parte dell’offerta
formativa erogata nei confronti dei cambiamenti costanti che caratterizzano le
società contemporanee ... «i tempi sono ormai maturi per un intervento
complessivo di semplificazione. E di questa semplificazione ce n’è obiettivamente
bisogno: abbiamo quasi 380 settori scientifico-disciplinari (..), 150 classi di
laurea o laurea magistrale alle quali afferiscono i 4454 corsi di studio
attivati per l'anno accademico in corso 2017-2018». «Dobbiamo muoverci sulla
direttrice delle flessibilità e dell’ammodernamento dell’offerta formativa
affinché la riforma dialoghi con la riforma», ha aggiunto poi Carla Barbati,
presidente del CUN. Il punto «è che i settori scientifico-disciplinari sono
diventati un riferimento per la formazione, la ricerca, ma anche per il
reclutamento. Per cui ora l’appartenenza a un settore è anche un criterio di
valutazione. Dobbiamo lavorare affinché le cose cambino, quindi al loro
riordino, a una ricognizione della classi di studio, pensando che si tratti
dell'inizio di un percorso, non della coda». «L’obiettivo - ha precisato Marco
Abate, Coordinatore Commissione Politiche per la formazione universitaria CUN -
non è quello di attuare una riduzione, ma una razionalizzazione di un sistema
ormai vecchio, per renderlo più efficiente e adeguato al contesto. I settori
scientifico disciplinari hanno 20 anni, quelli concorsuali risalgono al 2011 ma
riflettono una realtà superata. Speriamo di riuscire ad effettuare questo
restyling entro aprile 2018, certamente ne imposteremo l'architrave, partendo
come stiamo facendo dall'analisi di ciò che non funziona». (Fonte: B. Pacelli,
IlSole24Ore 02-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">DIRIGENTI DELLE PA. ORMAI SIAMO DIVENTATI UN ADEMPIMENTIFICIO DI
FORMALITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Si sono tenuti a Roma (25-26
gennaio) gli Stati generali della Pa, un evento organizzato dall'Associazione
dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni (AGDP) che vanta circa 500
aderenti tra I più alti burocrati dello Stato e degli enti territoriali. “La
macchina pubblica rischia la paralisi, ormai siamo diventati un
adempimentificio: contano solo le procedure e si perdono di vista i servizi, i
risultati - spiega P. Savarino, presidente dell'AGDP -. Non servono altre
riforme, altre leggi. La nostra proposta è quella di rendere vincolanti alcune
pronunce della Corte dei Conti o del Consiglio di Stato”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UNIVERSITÀ
IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA NUOVA FEDERAZIONE TRA SCUOLA SUPERIORE
SANT'ANNA DI PISA, NORMALE DI PISA E IUSS DI PAVIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A Pavia nasce
ufficialmente la federazione tra Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Normale di
Pisa e Iuss di Pavia, iniziativa di cui si parla da tempo e che ha già
incassato il via libera del MIUR. Per la città di Pisa, in particolare, si
tratta di un passaggio storico, per quanto atteso, che vede concretizzarsi -
dopo una fase recente di stretta collaborazione - l'alleanza tra due delle
proprie realtà di eccellenza a livello nazionale e internazionale. Un dopo per
rafforzare entrambe, ciascuna con le proprie specificità, nel contesto
accademico non solo italiano e che offre sempre maggiori sfide alle istituzioni
scientifiche e culturali del territorio. L'atto, sottolinea una nota congiunta
dei tre atenei, «sarà il via ufficiale a una nuova realtà a tre pensata e
voluta con tre precisi obiettivi: ottimizzare l'offerta formativa per i giovani
capaci e meritevoli, rendere più visibile e competitivo il sistema nazionale
della formazione avanzata; aumentare la competitività internazionale delle
scuole». Ognuna delle tre scuole, come previsto, mantiene la propria autonomia
ma la federazione prevede un unico consiglio di amministrazione, un unico
collegio dei revisori e un unico nucleo di valutazione. (Fonte: Il Tirreno
23-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">NECESSARIO IL MIGLIORAMENTO DELLE UNIVERSITÀ
DEL SUD<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sul suo blog sul
New York Times, il premio Nobel per l'Economia Paul Krugman si interrogava sui
fattori che determinano il successo, nel tempo lungo, delle città e delle
regioni. A suo giudizio, tra gli elementi sempre presenti nelle vicende di
città e regioni che sono riuscite a conquistare e a mantenere nel tempo una
buona posizione competitiva e un buon livello di reddito per i propri cittadini,
c’è la presenza di un’istituzione universitaria. Nel tempo, il contributo che
una università dà allo sviluppo economico della città e della regione in cui è
insediata è fondamentale: attraverso l'insegnamento (e quindi una cittadinanza
più colta e una forza lavoro più qualificata), la ricerca, sia di base che
applicata a questioni specifiche, l'interazione con il territorio e le imprese.
Questa riflessione vale moltissimo per le città e le regioni dell'Europa a un
livello intermedio di sviluppo, e quindi per il Mezzogiorno: solo investendo in
formazione, in conoscenza e in ricerca possono essere in grado di sviluppare
un'economia diversificata e sana, in grado di tenere testa alla concorrenza dei
paesi emergenti e di offrire lavoro ai propri giovani. Le università del Sud
hanno, ancor più di quelle del resto del paese, e come tante istituzioni
pubbliche, necessità di miglioramento. Ma la politica attuale tende a far
somigliare il sistema universitario più al modello inglese (con poche sedi
ottime, spesso per gli studenti più abbienti, e altre più modeste) che a quello
tedesco, che mira ad una elevata qualità in tutte le città e tutte le regioni.
Allora che fare delle università del Sud, chiuderle o metterle, soprattutto
grazie a nuove risorse umane, in condizioni di rafforzarsi? Come e quando,
visto che i meccanismi messi in atto producono effetti a cascata? Le domande,
in fondo, sono semplici. Le conseguenze delle risposte sono decisive per il
Mezzogiorno. Che, non dimentichiamolo mai, è l'area europea con la più bassa
percentuale di laureati sulla popolazione giovane e in cui si investe
sull'università meno di un terzo, procapite, di quanto si faccia nell'ex
Germania Est. E che per questo ha un bisogno fortissimo di investimenti di
qualità sulla formazione dei cittadini, sulla ricerca, sul trasferimento
tecnologico. «È un lavoro lungo da fare e su cui ci vuole un piano integrato
con un impegno forte da parte del governo e degli enti locali, per fare in modo
che le università del Mezzogiorno possano essere un riferimento solido per i
propri ragazzi». Senza un «piano integrato», insomma, non si riusciranno a
«vincere - ha concluso il presidente della CRUI - anche una serie di
diseconomie di contesto, legate alle minori opportunità di inserimento
lavorativo che esistono nel Mezzogiorno e che spesso allontanano i nostri
giovani». (Fonte: G. Viesti, M. Esposito, Il Mattino 23-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UE.
ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">EUROPA. FINANZIAMENTI ALLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Sui 34 sistemi
universitari presi in considerazione nella pubblicazione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Public Funding Observatory Report 2017</i>, solo 14 hanno ottenuto
finanziamenti più consistenti nel 2016 rispetto al 2008, contando che più della
metà di questi ultimi non sono però riusciti ad adeguare l’investimento
all’aumento troppo consistente del numero di studenti. E, per dirla tutta, non
siamo soli: ben 19 nazioni registrano oggi un contributo pubblico ancora più
basso di quello d’inizio crisi. I sistemi universitari austriaci, tedeschi e
svedesi mostrano un andamento finanziario sostenibile e consistente. Altri
sistemi mostrano comportamenti ugualmente virtuosi ma meno efficaci, come
quelli di Danimarca, Francia e Olanda, dove è tangibile un contesto di
“austerità”. Si leggono invece chiari segni di ripresa in Islanda e Portogallo,
stati in cui i tagli ai finanziamenti avevano assunto in passato un peso
notevole. E poi ci siamo noi e chi, come noi, ha continuato a disinvestire,
come la Spagna e la Lettonia. La vera sorpresa, però, viene dalla Turchia: la
percentuale d’incremento degli universitari turchi: un +185,25% totalmente
fuori scala rispetto agli elementi rappresentanti gli altri stati. E altissima
è anche la colonna turca dell’istogramma che rappresenta l’incremento dei
finanziamenti in percentuale, senza dubbio il più importante in Europa, ma che
non riesce ad eguagliare l’enorme esplosione nel numero degli studenti. (Fonte:
C. Mezzalira, IlBo 22-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UE. BORSE DI STUDIO PER IL FINANZIAMENTO DELLA RICERCA POSTDOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">A seguito dei bandi 2017 per
il finanziamento della ricerca postdottorato dalle azioni Marie
Skłodowska-Curie, la Commissione europea assegnerà borse di studio del valore
complessivo di 248,7 milioni di euro a 1.348 ricercatori il cui lavoro potrebbe
avere un impatto rivoluzionario sulla società e l’economia. Il Commissario per
l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, Tibor Navracsics ha dichiarato:
“Oggi riconosciamo il potenziale di 1.348 ricercatori eccellenti e dinamici su
scala internazionale, che hanno affrontato una dura concorrenza internazionale
per ottenere una borsa di studio. I progetti a cui lavoreranno affronteranno
alcune delle maggiori sfide delle nostre società e contribuiranno a costruire
un’Europa resiliente, equa e competitiva. L’Unione europea sta anche investendo
in programmi di formazione alla ricerca altamente innovativi per dottorandi e
ricercatori esperti, consentendo loro di sfruttare appieno il loro talento e
alle organizzazioni che li sostengono di diventare più competitive su scala
globale.”</span> (Fonte: <span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><a href="http://www.lavalledeitempli.net/">www.lavalledeitempli.net</a> 01-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">AUSTRALIA. METODO HELP PER GLI STUDENTI CHE
DEVONO RIMBORSARE IL DEBITO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">In Australia è
stata promossa la versione degli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">student
loan</i>, che consente agli universitari di risarcire il proprio dipartimento
solo ed esclusivamente se riusciranno a raggiungere un valore minimo di
reddito, abolendo il tasso di interesse e con un adeguamento periodico al costo
della vita. Se in America si contano quasi 1,5 trilioni di debiti per i laureati,
in Australia si è trovato il metodo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Help </i>(<i style="mso-bidi-font-style: normal;">higher education loan program</i>), ovvero
un prestito tramite il quale «il rimborso del debito sia obbligatorio solo per
le persone con un reddito che supera la soglia minima». Un portavoce del
governo australiano spiega che i debiti Help sono “prestiti accordati in
funzione del reddito, per supportare l’accesso e la partecipazione
all’educazione terziaria rimuovendo in anticipo le barriere per gli studenti”.
Ovvero, lo studente che ha conseguito la laurea inizierà a pagare quando avrà
un’occupazione tale da potergli permettere di risarcire gli studi. La soglia
stabilita è di 55.874 dollari australiani per il 2017/2018, anche se dal giorno
1 gennaio la soglia scenderà a 45mila dollari e sarà ammesso un tasso di
interesse pari all’1% per salire al 2% quando il reddito supererà i 51.975
dollari e al 10% oltre i 131.989 dollari. (20-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">CHINA. CHINA HAS OVERTAKEN THE USA IN TERMS
OF THE TOTAL NUMBER OF SCIENCE PUBLICATIONS BUT USA RANKED THIRD AND CHINA
FIFTH FOR THE MOST HIGHLY CITED PUBLICATIONS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">For the first
time, China has overtaken the United States in terms of the total number of
science publications, according to statistics compiled by the US National
Science Foundation (NSF). The agency’s report, released on 18 January,
documents the United States’ increasing competition from China and other
developing countries that are stepping up their investments in science and
technology. Nonetheless, the report suggests that the United States remains a
scientific powerhouse, pumping out high-profile research, attracting
international students and translating science into valuable intellectual
property.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">The shifting
landscape is already evident in terms of the sheer volume of publications:
China published more than 426,000 studies in 2016, or 18.6% of the total
documented in Elsevier’s Scopus database. That compares with nearly 409,000 by
the United States. India surpassed Japan, and the rest of the developing world
continued its upward trend. But the picture was very different when researchers
examined where the most highly cited publications came from. The United States
ranked third, below Sweden and Switzerland; the European Union came in fourth
and China fifth. The United States still produces the most doctoral graduates in
science and technology, and remains the primary destination for international
students seeking advanced degrees — although its share of such students fell
from 25% in 2000 to 19% in 2014, the report says. The United States spent the
most on research and development (R&D) — around US$500 billion in 2015, or
26% of the global total. China came in second, at roughly $400 billion. But US
spending remained flat as a share of the country’s economy, whereas China has
increased its R&D spending, proportionally, in recent years. (Fonte: </span><a href="http://www.nature.com/">www.nature.com</a> 0<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">9-01-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-nqMf3i5U5m0/WpL1EbFKhSI/AAAAAAAAWWQ/Kl_fC1vk79EgtzvTr3bDN4q4q5YOH0EQQCEwYBhgL/s1600/SHIFTING%2BLANDSCAPE%2BCHINa%2B19-01-18.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="563" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-nqMf3i5U5m0/WpL1EbFKhSI/AAAAAAAAWWQ/Kl_fC1vk79EgtzvTr3bDN4q4q5YOH0EQQCEwYBhgL/s640/SHIFTING%2BLANDSCAPE%2BCHINa%2B19-01-18.jpg" width="456" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75" style='width:308.25pt;height:430.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="SHIFTING LANDSCAPE CHINa 19-01-18" gain="52429f"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">USA. LA MAGGIORANZA DEI 4.724 ISTITUTI CHE DANNO UN TITOLO DI STUDIO
SUPERIORE HANNO L'INTERA LEADERSHIP DEDITA AL MARKETING STUDENTESCO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">L'immenso giro d'affari degli
sport universitari e le capacità di reclutamento che offrono hanno portato le
università prive di blasone e credenziali accademiche a investimenti di
proporzioni surreali per attività senza alcuna rilevanza educativa. Si è
sviluppato un modello di business universitario basato sull'aumento delle
palestre pro capite, sulla moltiplicazione dei servizi ricreativi, sullo svago,
sullo stadio più grande, sul marketing a sfondo climatico, sul ranking delle
migliori feste, delle migliori confraternite, sulle borse di studio d'oro per
atleti che non vedono una lezione nemmeno per sbaglio. L'allenatore della
squadra di football della University of Alabama guadagna 11 milioni di dollari
l'anno, cento volte di più del più pagato fra i suoi colleghi che stanno dietro
la cattedra (M. Ferraresi, Il Foglio 16-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI.
RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITALY. LA CULTURA IN SCATOLA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Federico
Bertoni.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ed. Laterza Collana: i Robinson
/ Letture, 2016, 150 pg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Perché un luogo
di elaborazione e di trasmissione della conoscenza diventa uno straordinario
concentrato di stupidità, in cui l’automazione frenetica delle pratiche svuota
di significato le azioni quotidiane? Questa è la domanda fondamentale da porre
all’università italiana del XXI secolo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Mutazioni
antropologiche, narrazioni egemoni, logiche del potere e disegni politici più o
meno occulti. Drogata da un falso miraggio efficientista, l’università sta
svendendo l’idea di cultura e la ragione stessa su cui si fonda, ostaggio
passivo e consenziente di indicatori astrusi, procedure formali, parole vuote
che non rimandano a nulla e che si possono manipolare in base a interessi
variabili – eccellenza, merito, valutazione, qualità, efficienza,
internazionalizzazione. Serve una diagnosi lucida per denunciare le imposture e
cercare gli ultimi punti di resistenza. Il libro parte da casi concreti e da
un’esperienza maturata sul campo. Senza alcun rimpianto nostalgico per la
‘vecchia’ università ma con uno sguardo disincantato, si rivolge a chi ha una
percezione vaga del presente, spesso distorta da stereotipi e pregiudizi. Quel
che ne emerge è al tempo stesso un racconto, un saggio di critica culturale e
un testardo gesto d’amore per il sapere, l’insegnamento e un’istituzione che ha
accompagnato il progetto della modernità occidentale. (Fonte: presentazione
dell’editore). Un commento di R. Simone: “L’ossessione per la valutazione e il
ricorso a categorie manageriali nell’istruzione superiore finisce per tradursi
soltanto in un continuo aumento del carico burocratico sui professori. La denuncia
nel libro di Federico Bertoni”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA CONOSCENZA E I SUOI NEMICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Thomas M. Nichols. Ed.
Luiss University Press, 2018, 246 pg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">È il manifesto della
rivoluzione dei competenti, vale a dire di quel recente moto di ribellione che
vorrebbe rimettere le cose al suo posto: gli esperti parlano, gli americani con
una bassa conoscenza di base ascoltano. Uno studio recente dice che gli
abitanti degli Stati Uniti non sono più ignoranti di cento anni fa, ma per
Nichols questo non è un dato consolante nemmeno un po': vuol dire che sono
rimasti fermi allo stesso livello mentre tutto attorno a loro il mondo
diventava sempre più sofisticato e sempre più difficile da capire, soprattutto
se tutto quello che hai a disposizione sono un paio di pregiudizi rozzi orecchiati
su Internet. La realtà è che c'è poco da fare: chiunque con un po' di buon
senso e di intelligenza ammette che gli specialisti sono necessari e che anche
un gesto naturale come fare colazione al mattino è in realtà il frutto di
competenze incrociate che per la maggior parte sono al di là della nostra
portata, perché non possiamo fisicamente occuparci di tutto e sapere tutto. La
vecchia boutade "la specializzazione è per gli insetti", dello
scrittore di fantascienza Robert Heinlein, è appunto soltanto una boutade e se
abbiamo bisogno degli esperti per fare colazione, figurarsi quanto abbiamo
bisogno di loro in altri campi. Eppure non vogliamo ammetterlo, anzi, la
conoscenza altrui ci fa scattare la voglia di contestazione. Il fenomeno non è
nuovo - avverte Nichols - "lo farei risalire alla fine degli anni
Sessanta, come parte della cultura giovanile che è rimasta e che è cresciuta
poi negli anni Settanta". Gli americani disprezzano il sapere, disprezzano
gli esperti e in generale disprezzano chi ne sa più di loro. Ma adesso è un
fenomeno in accelerazione e ce ne accorgiamo di più in tutti i campi, dalla
politica alla medicina. Nel giro di pochi anni siamo saltati giù da un livello
che era già basso e preoccupante - quindi: mancanza di informazioni e antipatia
generica verso i competenti - e siamo atterrati al livello
"disinformazione", superando</span> <span style="mso-bidi-font-family: Arial;">di slancio il livello intermedio della "cattiva informazione".
E non ci siamo fermati lì, perché poi siamo scesi al livello ancora sotto,
quello dell'"errore aggressivo": la gente adesso non soltanto crede
alle sciocchezze, ma si oppone a imparare di più pur di non abbandonare le sue
convinzioni. È "la morte della competenza". Che infatti è il titolo
originale del libro e suona molto più cupo di quello scelto per la versione in
italiano. (Fonte: D. Ranieri, Il Foglio 16-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">THE CASE AGAINST EDUCATION: WHY THE EDUCATION SYSTEM IS A WASTE OF TIME
AND MONEY<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Bryan Caplan. Ed.
Princeton University Press 2018, 381 pg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Per Caplan, il reale motivo
per cui gli americani vanno al college è quello che gli economisti chiamano <i style="mso-bidi-font-style: normal;">signaling</i>, cioè l'acquisizione di
credenziali che segnalano ai potenziali datori di lavoro un'abilità
preesistente. Questa abilità, spiega Caplan, non ha nulla a che vedere con
quello che gli studenti hanno imparato in classe, con i contenuti, ma è legata
al fatto che i ragazzi sono passati attraverso un processo di selezione, hanno
in qualche modo passato le loro ore in classe (non importa come), hanno
consegnato i paper in tempo (non importa la qualità) e sono stati abbastanza
disciplinati da arrivare alla laurea senza farsi cacciare. Sono segnali
sufficienti per chi cerca professionalità medie per la classe media. Che i
laureati abbiano nel frattempo cancellato qualunque informazione acquisita, se
mai l'hanno acquisita, poco importa, non disturba il segnale. Il valore del
college consiste nell'aver fatto il college, ed è questo paradosso circolare
che apre spazi sterminati per strategie di investimento legate al packaging
universitario più che al contenuto. (Fonte: M. Ferraresi, Il Foglio 16-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">LA CLASSIFICAZIONE DELLE RIVISTE E LE ALTRE SEDI EDITORIALI IN RELAZIONE
ALLE PROCEDURE DI ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Autore: Emilio Balletti.
Rivista “Il lavoro nelle pubbliche amministrazioni“, Fasc. 3-4, 2016.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Si fotografano tecnicamente le
determinanti giuridiche che fanno sì che – in un numero di casi che in assenza
di correttivi non cesserà di crescere – il sistema finisca per lasciare al
massimo consesso della magistratura amministrativa l’ultima parola sugli esiti
del reclutamento universitario.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Di seguito la sinossi dei temi
trattati:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">1. Razionalità ed efficienza
del sistema di reclutamento universitario per le aree non bibliometriche sulla
base della classificazione delle sedi editoriali delle pubblicazioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">2. La rilevanza della
classificazione delle riviste e le altre sedi editoriali in relazione alle procedure
di Abilitazione Scientifica Nazionale 2016. — 2.1. La selezione degli aspiranti
commissari. — 2.2. Valori-soglia e valutazione di merito della qualificazione
scientifica dei candidati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">3. La classificazione delle
riviste delle aree non bibliometriche nel Regolamento Anvur 21 luglio 2016. —
3.1. La prima fase di cd. valutazione preliminare — 3.2. Il giudizio sulla
qualità scientifica delle riviste alla luce dei cd. requisiti di processo e di
prodotto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">4. Ambiguità e limiti della
classificazione delle riviste e delle altre sedi editoriali sulla base dei
risultati delle procedure di Valutazione della qualità della ricerca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">5. L’inadeguatezza della
classificazione delle riviste e delle altre sedi editoriali a valere quale
fattore di razionalizzazione e di miglioramento dell’efficienza del sistema di
reclutamento universitario.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">6. La selezione dei docenti
universitari da parte delle comunità scientifiche e il rischio della sua
devoluzione al potere giudiziario.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">MEASURING RESEARCH: WHAT EVERYONE NEEDS TO KNOW <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Authors: Cassidy R. Sugimoto
and Vincent Larivière. Oxford University Press, 2018. 143 pg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Information scientists Cassidy
Sugimoto and Vincent Larivière crunch data to explore the changing nature of
research, from uncovering science’s gender disparities to charting the impact
of migration on citations. Now, they have written a guidebook, Measuring
Research. They talk here about the misuse of citation metrics to judge
individual researchers, the Wild West of indicators and the cultural bias of
databases. Why did you write this book? “Seeing the gross misuse of
bibliometrics, we both felt a need for an accessible manual to help people use
them more responsibly. For scientists, it’s an overview of the way their output
and impact is measured. For those who manage science, this book provides the
tools necessary for interpreting bibliometric data and guidelines for responsible
use of indicators”. (Fonte: R. Van Noorden,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span><a href="http://www.nature.com/">www.nature.com</a> 22-02-18)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-15836387717635478702018-01-21T20:18:00.001+01:002018-01-21T20:18:52.010+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 1 23-01-2018<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">IN EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RICERCA
QUANTISTICA. SUCCESSI DELLA SCIENZA ITALIANA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nella ricerca quantistica la scienza italiana trova il suo spazio e si
aggiudica gli stessi progetti - 17 - di altri due Paesi europei che continuiamo
a sfidare nonostante gli investimenti non siano paragonabili: Germania e
Francia. Pari e patta, sul tema: diciassette lavori aggiudicati ciascuno, ex
aequo. La chiamata "QuantEra" - Consorzio formato da 26 Paesi europei
che coordina e finanzia le migliori ricerche del Continente sulla materia e le
sue particelle a pacchetto, "quanti", appunto - ha visto promossi
diciassette progetti italiani e co-italiani su ventisei. Sui diversi dossier
128 ricercatori hanno lavorato in gruppi transnazionali formati da un minimo di
tre Paesi a un massimo di sette. Alla "call" internazionale chiusa lo
scorso 22 novembre si sono presentati, per spiegare il modo di lavorare in
questo tipo di ricerche finanziate dalla Commissione europea, tre gruppi con
fisici e chimici italiani, tedeschi e francesi collegati tra loro. Altri tre
team hanno visto ricercatori italiani collaborare con i tedeschi e, ancora, due
squadre di italiani hanno lavorato insieme a studiosi francesi. (Fonte: C.
Zunino, R.it 18-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>ABOLIRE LE TASSE UNIVERSITARIE?
RISPOSTE <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Gli
studenti italiani pagano in tasse universitarie da 1,6 a 2 miliardi l'anno -
spiega Giliberto Capano, politologo dell'UniBo, esperto di sistemi universitari
- a fronte di circa 7 miliardi di finanziamento pubblico alle università. • Possibile
abolirle? «Tecnicamente sì, se si trovano le risorse. Ma se si vuole un vero
welfare universitario andrebbero messe in diritto allo studio, edilizia
residenziale e finanziamento alle università per assumere docenti, per ricerca
e didattica. Per le università comunque la misura non cambierebbe nulla in
termini di introiti (arriverebbero dallo Stato e non più dagli studenti). E
questo non porterebbe a un sistema più equo». • Perché, chi favorirebbe questa
misura? «I ceti medio-alti, che sono quelli che in maggioranza fanno
l'università». • L'università
gratuita aumenterebbe il numero degli iscritti? «Non è dimostrato, perché la
propensione a fare l'università dipende ancora oggi in Italia dal contesto
socio-culturale ed economico della famiglia di provenienza e dalla capacità di
mantenersi agli studi (costo della vita, libri...)». • Come funziona negli altri Paesi? «In termini relativi (la
proporzione tra quanto ci mettono gli studenti e quanto lo Stato), secondo i
dati Ocse, il paese in Europa in cui gli studenti pagano di più è l'Inghilterra,
il secondo è l'Olanda. Segue l'Italia. In Germania non si paga ma il governo
federale e i Länder investono molte risorse nell'università, e c'è un sistema
parallelo di alta formazione professionale; così nel Nord Europa. In Francia le
tasse sono basse, ma ci sono diversi canali di istruzione: Grandes écoles,
università e istituzioni non accademiche». (Fonte: I. Venturi, La Repubblica,
08-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SELEZIONATI i 180 DIPARTIMENTI
ECCELLENTI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Sono
stati selezionati i 180 dipartimenti universitari cui andranno i 271 milioni di
euro, previsti annualmente per il quinquennio 2018-2022, dalla legge di
bilancio 2017. Per valorizzare l'eccellenza della ricerca con investimenti in
capitale umano, infrastrutture e attività didattiche di alta qualificazione
anche in chiave di Industria 4.0. In tutto si tratta di un finanziamento pari a
oltre 1 miliardo e 300 milioni. La ministra: «Fino al 70% dei fondi potrà
essere utilizzato per assumere docenti, valorizzandone talenti e idee».<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dei
180 progetti finanziati per la lista, 106 sono di università del Nord, 49 del
Centro, 25 del Sud. Prime UniBo (14 dipartimenti finanziati) e UniPd (13),
UniTo (10), UniFi (9), Milano-Bicocca (8), Sapienza (8). Elenco completo > <a href="https://tinyurl.com/y9j3pdr7"><span style="color: black;">https://tinyurl.com/y9j3pdr7</span></a>
. Cassifiche d'area: eccellenza assoluta in Fisica il dpt di Chieti-Pescara
(dove non c'è il CdL in Fisica). <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LA PARZIALE COMPENSAZIONE DEL
BLOCCO STIPENDIALE DEI DOCENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
legge di bilancio alla fine ha stanziato denari per cercare di tacitare le
proteste del mondo accademico, che non ha digerito bene l’inopinato blocco
(senza nessuna possibilità di recupero giuridico) degli scatti stipendiali
triennali protrattosi dal 2011 al 2015. All’art. 1 della Legge di bilancio 27
dicembre 2017, n. 205, 629° comma, secondo periodo, si legge: A titolo di
parziale compensazione del blocco degli scatti stipendiali disposto per il
quinquennio 2011-2015 dall'articolo 9, comma 21, del decreto-legge 31 maggio
2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122,
ai professori e ricercatori universitari di ruolo in servizio alla data di
entrata in vigore della presente legge (che sarà il 1° gennaio 2018)<b> ...
</b>è attribuito una tantum un importo ad personam ... In definitiva<b>, </b>5 anni di blocco, pari a 1.825
giorni, saranno liquidati in media con 1.550 euro netti: 85 centesimi al
giorno, meno del costo di una tazzina di caffè! Di certo, con questi denari, i
tanti docenti fuori sede non recuperano nemmeno l'aumento dei pedaggi autostradali.
Inoltre si tratta di un provvedimento ingiustificatamente discriminatorio nei
confronti di docenti e ricercatori che, pur avendo subito gli effetti del
blocco, alla data di entrata in vigore della predetta legge n. 205 (1° gennaio
2018), non erano più in servizio. (Fonte: Il Foglietto 11-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>CLASSIFICHE DELLE UNIVERSITÀ
ITALIANE ELABORATE DAL CENSIS<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Tra
i mega atenei statali, ovvero quelli con oltre 40mila iscritti, la prima
posizione del Censis va ancora all'università di Bologna, con un punteggio
complessivo di 92,0. Seguono Firenze (88,2), Padova e Sapienza di Roma, che
sono migliorate anche nella comunicazione, nei servizi digitali e nel livello
di internazionalizzazione. L'università di Perugia (94,8 punti totali) continua
invece a guidare la classifica dei grandi atenei statali (da 20mila a 40mila
iscritti), grazie all'alto grado di internazionalizzazione. Con 91,6 punti
mantiene il secondo posto l'università di Pavia, cui si accodano Parma (89,6),
la new entry Modena e Reggio Emilia e l'università della Calabria. E se tra i
medi atenei (da 10mila a 20mila iscritti), è l'università di Siena a farla da
padrona, dopo aver sorpassato in vetta Trento (rispettivamente 99,4 e 99,2
punti). Tra i piccoli atenei (fino a 10.000 iscritti) primeggia nuovamente
l'università di Camerino (97,2) davanti a Teramo (89,6). Stabile la classifica
dei Politecnici, guidata da Milano (92,8 punti), seguito dallo luav di Venezia
(88,2), poi Torino e Bari. Non riserva sorprese nemmeno la classifica degli
atenei non statali. Tra i "grandi" (10-20mila iscritti) è in cima
l’università Bocconi (95,8 punti), seguita dalla Cattolica (89,4). Tra i medi
(5-10mila) al primo posto c'è la Luiss (91,4). Tra i piccoli (fino a 10mila
iscritti), compare la Libera università di Bolzano (108,8), e la
Liuc-Università Cattaneo (93,4).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nelle
classifiche relative ai singoli ambiti si rileva che, rimanendo tra i mega
atenei statali, Bologna primeggia per l'internazionalizzazione e le strutture,
Pisa nel campo dei servizi, Palermo nell'ambito della comunicazione e dei
servizi digitali, Roma Sapienza per quanto riguarda la spesa in borse di
studio. (Fonte: la Repubblica.it 12-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<b>CONTROLLI DELLA
GUARDIA DI FINANAZA SUI DOCENTI PER CONSULENZE E INCARICHI PROFESSIONALI
ESTERNI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Controlli
in tutta Italia, ordinati dalle procure regionali della Corte dei Conti.
Milioni di pagine acquisite dalla Guardia di finanza nelle segreterie delle
università e nelle stanze dei professori: registri didattici, verbali dei
consigli di facoltà, autorizzazioni a svolgere attività esterne. L'obiettivo
della campagna nazionale di controlli, cominciata nel 2017, è accertare se i
professori con incarico a tempo pieno abbiano rispettato le regole su
consulenze e incarichi professionali esterni. Sotto torchio sono finiti soprattutto
i docenti che dividono le proprie giornate fra cattedra e partita Iva. Secondo
una ricognizione del sindacato dei professori USPUR, i docenti sotto indagine
sarebbero una ventina all'università di Padova, almeno trenta a Napoli, una
decina a Bari. Quaranta solo al Politecnico di Milano, dieci in meno al Poli di
Torino. Diversi casi si hanno a Trento. A coordinare il programma di controlli
in Guardia di finanza è il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi
comunitarie. Le verifiche in corso riguardano la presunta violazione dei commi
10 e 12 dell'articolo 6 della legge 240 del 2010, la riforma Gelmini
dell'Università. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
«Siamo
alla caccia alle streghe - lamenta Maurizio Masi, direttore del dipartimento di
Chimica al Politecnico di Milano e segretario nazionale dell’USPUR (Unione
Sindacale Professori e Ricercatori Universitari). È tale la preoccupazione dei
colleghi, che a dicembre abbiamo dovuto convocare una riunione in università.
Molti, per il solo fatto dì avere ricevuto la verifica della Finanza, sono
mortificati nel venire al lavoro. Ed è paradossale, visto che la capacità di
operare nel contesto produttivo è riconosciuta in tutto il mondo come plus
nella valutazione dei docenti e degli atenei». L'Autorità nazionale
anticorruzione, lo scorso 22 novembre, nella delibera numero 1208, ha parlato
di «incertezza interpretativa» e di «un alto livello di difformità
applicativa», invocando un<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
intervento
del MIUR, nella convinzione che «lo svolgimento di consulenze, esercizio
professionale, attività redazionali possa conciliarsi legittimamente e anche
virtuosamente con l'autonomia di ricerca». (Fonte: F. Vanni, La Repubblica
15-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LE CIFRE DELL’UNIVERSITÀ NELLA
PRESENTAZIONE DEL MINISTRO <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Al
31 dicembre 2008 negli atenei italiani (statali e no) risultavano in servizio
63.243 docenti mentre il primo novembre scorso se ne contavano 53.455. Se i
professori associati sono tornati a crescere (1.547), sono crollati di un terzo
gli ordinari (meno 6.210) e del 18 per cento i ricercatori (meno 4.664). Il
Fondo di finanziamento ordinario delle università nel 2009 aveva raggiunto il
picco di 7.831 miliardi di euro per scendere sei stagioni dopo a 6.909. Da
allora, ricorda la ministra, "abbiamo ripreso quasi mezzo miliardo".
Nel 2018 il recupero sarà del 6,4 per cento. Sul fronte delle iscrizioni, nel
2015-2016 le matricole erano 1.641.696, l’anno successivo sono cresciute a
1.682.904. È aumentato anche il numero di laureati: da 302.073 a 305.265. Per
le borse di studio, nel 2014-2015 la copertura degli studenti idonei era del
73,89 per cento "e dal 2015-2016 si è stabilizzata al 90%". Anche i
finanziamenti provenienti dall’esterno hanno sofferto, passando da 1.391
milioni di euro del 2011 a 1.266 milioni del 2015. Rispetto agli altri Paesi
d’Europa, in Italia "i ricercatori che operano nel settore pubblico e in
quello privato sono pochi", dice Fedeli. Quelli a tempo pieno nel pubblico
sono solo 120.700: un sesto dei giapponesi (662.000), un terzo dei tedeschi
(358.000) e dei coreani (356.000), meno della metà dei francesi (268.000) e
degli inglesi (290.000), un po’ meno degli spagnoli (122.000). Nel nostro Paese
ci sono 4,9 ricercatori ogni 1000 occupati, in Finlandia e Danimarca 15.
L’Italia ha fissato il proprio target d'investimento nella ricerca all’1,53 per
cento del Pil per il 2020: nel 2015 eravamo all’1,27% per salire nel 2016
all’1,33 (sotto la media Ue). Riprendendo Gentiloni, la ministra ha ricordato
che i ricercatori italiani, "pur essendo il 6,8 per cento del totale
Ue", riescono a trainare l’8,1 per cento del finanziamento su
"Horizon 2020". Hanno una produttività doppia, per dire, dei
francesi. È stato ridotto
"considerevolmente" il numero dei corsi di laurea, "grazie a un
sistema di accreditamento rigoroso, anche se bisognoso di aggiustamenti".
Aveva raggiunto il record di 5.879 corsi nel 2007-2008: da allora c’è stato un
drenaggio del 28,7 per cento per i corsi di primo livello, del 17,4 per cento
per il secondo. (Fonte: R.it 10-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LA CORTE DEI CONTI FA IL
BILANCIO A SETTE ANNI DALLA RIFORMA GELMINI. LUCI E OMBRE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
Riforma Gelmini doveva razionalizzare e rendere più efficiente il sistema
universitario. Ma se ciò (in parte) è avvenuto, è stato soprattutto per i tagli
dei finanziamenti, più che per una reale riorganizzazione. È quanto sostiene il
rapporto della Corte dei Conti, dal titolo «Referto sul sistema universitario»,
che a sette anni dalla contestata legge 240 tira un bilancio con luci e ombre.
La legge ha reso più precaria la vita dei professori, la sua attuazione è
incompleta e in ritardo. Il rapporto mette in luce anche conseguenze
decisamente positive, come gli sforzi delle università di razionalizzare le
partecipazioni in perdita, con le dismissioni; nel corso del 2015 gli atenei
hanno raggiunto «una soddisfacente solidità economica». Non solo: la riforma ha
anche messo un po' di ordine nel proliferare di sedi e corsi non sempre
giustificati: «I Comuni che avevano sedi decentrate dei corsi si sono ridotti a
110, erano 162 nove anni fa». Tutti gli atenei «hanno introdotto il bilancio
unico, non sempre accompagnato da una modifica del modello organizzativo
diretto a garantire una più efficiente prestazione dei servizi». La riforma
voleva incentivare il ricircolo delle menti e l'apertura all'esterno degli
atenei «ma tante sono ancora le chiamate relative al personale in servizio
nella stessa università che bandisce il posto». Migliora, di poco,
l'internazionalizzazione dei corsi. Per quanto riguarda le assunzioni, la Corte
dice che la riforma «ha complicato il percorso di carriera, allungando il
periodo di servizio non di ruolo, contribuendo ad alzare l'età media di accesso
al ruolo dei professori». E il merito? Uno dei problemi è che i criteri
premiali «usano una pluralità di indicatori modificati di anno in anno e
misurati su performance del passato»: così è quasi impossibile per un ateneo
programmare politiche efficaci per migliorare il proprio posizionamento.
(Fonte: La Stampa, 23-11-17)<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>PROPOSTA DI
TOGLIERE LA SCADENZA ALLE ABILITAZIONI PER I DOCENTI NEI RUOLI DI RICERCATORE E
DI ASSOCIATO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Sia tolta la scadenza alle abilitazioni scientifiche nazionali per i
docenti nei ruoli di ricercatore e di associato. E un motivo c'è, analogico
alla normativa che riguardava la libera docenza, che scadeva solo se non
esercitata con l'affido di un insegnamento presso un ateneo. Ora poiché chi è
nei ruoli della docenza per definizione sta esercitando l’abilitazione ricevuta
sul piano didattico, in costanza di una "non improduttività"
scientifica ai fini stipendiali (almeno due "prodotti" scientifici
nel triennio), non si capisce proprio perché non gli si debba confermare
l’abilitazione sine die, fino al venire meno di una delle due condizioni. Per
gli abilitati non strutturali si potrebbe confermare d'ufficio l'abilitazione,
senza valutazione di merito, se hanno mantenuto i criteri per fare domanda. Si
sgraverebbe così l'ultima sessione dell'Asn dalla profluvie di richieste di
conferma, lasciando lavorare le commissioni con agio sui non abilitati che
abbiano fatto domanda. Insomma non ci vuol molto a essere ragionevoli
nell'interesse del sistema universitario e del miglior funzionamento del
reclutamento. (F.te: Il Mattino 05-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SCUOLA NORMALE
SUPERIORE DI PISA. ROUND UNIVERSITY RANKING. SUCCESSI IN NATURAL SCIENCES E
HUMANITIES <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
É stata pubblicata la classifica <i>Round
University Ranking</i> (RUR), una graduatoria internazionale che misura le
performance di 761 atenei in tutto il mondo, valutando didattica, ricerca,
apertura internazionale e sostenibilità finanziaria attraverso 20 indicatori
diversi per 6 aree scientifiche: Humanities, Life Science, Medical Sciences,
Natural Sciences, Social Sciences, Technical Sciences. La Scuola Normale, nelle
aree di propria competenza, ovvero <i>Natural
Sciences e Humanities</i>, corrispondenti alle classi accademiche di Scienze
(Matematica, Fisica, Chimica, Biologia) e Lettere (Letteratura, Storia,
Filosofia, Archeologia, Filologia, Storia dell’Arte) ottiene sempre il miglior
punteggio in Italia. Nelle <i>Natural
Sciences</i> è prima in Italia e 43esima nel mondo (Università della
Pennsylvania, Princeton, Stanford occupano le prime tre posizioni mondiali);
nelle <i>Humanities</i> è prima in Italia e
205esima nel mondo (Stanford, Princeton, e MIT svettano in cima alla graduatoria
internazionale). (Fonte: <a href="http://roundranking.com/ranking/world-university-rankings.html#world"><span style="color: black;">http://roundranking.com/ranking/world-university-rankings.html#world</span></a>
05-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>I RANKING DELLE
ISTITUZIONI FORMATIVE SONO PIÙ UNA MISURA DEL CONTESTO SOCIALE CHE DELLA
QUALITÀ DELLE ISTITUZIONI STESSE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
A seconda dei casi, le classificazioni si basano sugli esiti della
formazione in termini di successo educativo o di qualità dell’inserimento
occupazionale. Due esempi sono la valutazione degli istituti di istruzione
superiore sulla base dei risultati ottenuti all’università dai diplomati o la
valutazione delle università sulla base di indicatori di inserimento
occupazionale dei laureati (tasso di occupazione e altro). Sul piano
metodologico si tratta, in linea generale, di un’operazione non corretta: per
potere dire che l’istituzione A è di qualità migliore dell’istituzione B
occorrerebbe potere depurare gli esiti in uscita dagli effetti legati al
background socioeconomico degli alunni e al contesto ambientale, fattori che
condizionano tanto il potenziale di apprendimento quanto le prospettive
occupazionali. In poche parole, occorrerebbe adottare misure di valore
aggiunto, un’operazione non semplice ma necessaria. Per quanto riguarda le
università, vi sono forti indizi che i loro risultati siano condizionati anche
dagli apprendimenti pregressi degli studenti e dalle condizioni locali del
mercato del lavoro. In particolare, le differenze tra territori negli esiti
della scolarizzazione primaria e secondaria, che inevitabilmente incidono sui
rendimenti universitari (abbandoni, ritardo alla laurea e così via), appaiono
avere origini lontane. L’esodo di studenti registrato in questi anni dal Mezzogiorno
verso il Nord Italia e i Paesi esteri, che riguarda soprattutto, ma non solo i
giovani più avvantaggiati, col passare del tempo non potrà che peggiorare le
posizioni degli atenei del Sud nei ranking, soprattutto se questi ultimi
vengono utilizzati a fini dell’attribuzione delle risorse. La polarizzazione
delle opportunità educative, esito inevitabile di un uso improprio dei ranking,
è uno dei potenti fattori generatori di ineguaglianza tra gruppi sociali e tra
territori nel lungo periodo. (Fonte: F. Ferrante; lavoce.info 28-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LE UNIVERSTÀ PIÙ ECONOMICHE IN
EUROPA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Times
Higher Education (THE), la piattaforma britannica dedicata ai ranking
universitari, ha redatto una graduatoria delle università più economiche
d’Europa. Secondo THE, Scuola Normale Superiore e Sant'Anna di Pisa sono gli
unici atenei interamente gratuiti in Europa. Alla Normale e al Sant’Anna gli
allievi non pagano nessuna retta e non devono spendere per vitto e alloggio.
Sono gli unici atenei che premiano interamente il merito dei propri studenti. E
questo vale sia per gli studenti UE che per quelli non comunitari. Le altre 8
università più economiche in Europa sono Technische Universität Dresden (TUD),
Free University of Berlin, University of Göttingen, University of Würzburg,
RWTH Aachen University, Heidelberg University, University of Mannheim,
University of Freiburg. (Fonte: <a href="http://www.gonews.it/"><span style="color: black;">www.gonews.it</span></a> 12-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">CULTURA DEL DIGITALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LE PROFESSIONI DEL FUTURO. SEI
PROFESSIONI DIGITALI EMERGENTI <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
digital innovation officer, in tecnichese e-leader, Responsabile
dell'innovazione digitale. E' questa una delle "professioni del
futuro" basate sulle competenze digitali di cui le imprese hanno gran
bisogno, ma che faticano a trovare. Insieme all’e-leader si cercano technology
innovation managers (TIM), change managers (manager del cambiamento), agile
coachs (facilitatore dell'innovazione), chief digital officers (capo dei
servizi digitali) e IT process and tool architect (architetto di sistemi e
processi IT). «Sono professioni che racchiudono un insieme di competenze - spiega Giuseppe Mastronardi, professore
ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso il politecnico
di Bari e presidente dell'Associazione italiana per l'Informatica e il calcolo
automatico (Aica) - indispensabili per gestire i cambiamenti imposti dall'uso
di big data, mobile, social media e problema sicurezza. Altra figura chiave è
quella del DPO, Data protection officer, responsabile della protezione dati e
privacy: un regolamento Ue impone ai Paesi aderenti di essere in regola con le
normative sulla privacy entro il 25 maggio 2018. I dati dovranno essere messi
in sicurezza, dagli ambienti industriali a quelli giuridici agli uffici
legali». E l'Italia? Siamo in ritardo. «Il Paese non è l'ultimo ma è ancora
carente di una consapevolezza imprenditoriale», precisa Mastronardi. (Fonte: S.
Ficocelli, A&F Repubblica 08-01-2018)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>MASTER ONLINE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Al
via i primi master online lanciati dagli atenei italiani sul portale
Eduopen.org. Una piattaforma di corsi universitari e post-universitari digitali,
ideata da 17 atenei del Paese con capofila l'università Milano-Bicocca in
collaborazione con i consorzi Cineca e Garr e supportati dal Miur, che punta ad
aprire l'offerta formativa via web a tutti. Per conoscere il catalogo di
EduOpen (120 corsi attivi e 21 nuovi lanciati in occasione del primo anno di
attività) e per saperne di più, consultare il sito web: <a href="http://www.eduopen.org/"><span style="color: black;">www.eduopen.org</span></a>
. (01-05-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>COMPETENZE
DIGITALI DI STUDENTI E LAUREATI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Sono complessivamente 2140 gli insegnamenti delle università italiane
con temi digitali e imprenditoriali: i corsi “digitali” sono particolarmente
diffusi nelle facoltà informatiche e scarsi in quelle scientifiche, i corsi
“imprenditoriali” sono ben presenti nelle facoltà economiche ma rari in quelle
scientifiche e informatiche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Quando si tratta di inserire un neolaureato in azienda, per un’impresa
su due le competenze digitali sono molto importanti (53,4%), addirittura
fondamentali per il 19%. E secondo gli HR manager (manager delle Risorse Umane),
le principali aree di innovazione su cui investire nel prossimo futuro sono Big
Data Analytics, Digital Marketing, Industria 4.0 (34,7%), Social Media (25,1%)
e Cloud Computing (24,7%). Ma trovare personale preparato è difficile per uno
su due (51%), molto difficile per uno su quattro (24,7%).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
«Il gap di competenze digitali degli studenti universitari si sta
riducendo: negli ultimi due anni è raddoppiata - dal 6% al 12% - la percentuale
di coloro che hanno sviluppato progetti digitali concreti e possiedono un’alta
conoscenza teorica, è calata sensibilmente la quota di quelli senza competenze
teoriche e concrete, passata dal 67% al 54%. Ma non basta: una fetta ancora
troppo grande degli universitari è ancora inconsapevole di quanto il digitale
stia trasformando la cultura aziendale, i processi e i modelli di business, con
una scarsa conoscenza teorica e un’ancora più lacunosa competenza pratica. Gli
atenei stanno aggiornando la loro offerta formativa, ma anche le imprese, che
scontano difficoltà nel reclutamento di profili adeguati, devono fare la loro
parte, aumentando gli investimenti in piani di formazione che mettano al centro
competenze digitali e imprenditoriali». Così Andrea Rangone, CEO di Digital360,
sintetizza i risultati della ricerca “Il futuro è oggi: sei pronto?” condotta
da University2Business, società appunto del Gruppo Digital360, in
collaborazione con Enel Foundation. (Fonte: <a href="http://www.digital4.biz/"><span style="color: black;">www.digital4.biz</span></a> 15-12.17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>PRONTA LA SEZIONE UNIVERSITÀ DEL
PIANO NAZIONALE ANTICORRUZIONE DELL'ANAC<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
È
pronta la versione definitiva del Piano nazionale anticorruzione dell'ANAC, che
dedica all'università una sezione ad hoc, messa a punto dall'Authority di
Raffaele Cantone in collaborazione con il MIUR. Per indicare agli atenei
"come procedere nella individuazione dei rischi di corruzione, di mala
amministrazione o di conflitto di interessi e di suggerire alcune possibili
misure, organizzative e procedimentali, di prevenzione, la cui effettiva e
definitiva configurazione è <i>naturalmente</i>
rimessa alle stesse università e agli altri soggetti cui il documento è
rivolto". Il pacchetto di misure si estende anche alle università non
statali "laddove, nello svolgimento delle attività di pubblico interesse,
esse siano tenute al rispetto delle stesse regole applicabili alle università
statali (ad esempio, per il reclutamento dei professori e ricercatori)".
Passaggio cruciale è innanzitutto l'individuazione del Responsabile della
prevenzione della corruzione e della trasparenza, che dovrà verificare la
presenza di conflitti di interesse, incompatibilità, inconferibilità di
incarichi con la possibilità di accedere alle fonti informative interne e alle
banche dati disponibili. (Fonte: ANSA 19-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>ANAC E IL RISCHIO
DI CORRUZIONE NEI CONCORSI LOCALI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il sistema universitario italiano è andato incontro a una progressiva
centralizzazione in capo al MIUR e soprattutto all’ANVUR. Malgrado questo ANAC
(con l’aggiornamento del Piano Nazionale Anticorruzione, che dedica un intero
capitolo alle università) si dimostra più preoccupata dei rischi di corruzione
nella periferia che nel centro del sistema, cui infatti dedica solo 6 pagine su
30. Una parte corposa del documento ANAC riguarda le procedure di reclutamento
dei professori. Si tratta del tema più scottante, quello cui l’opinione
pubblica appare più sensibile. ANAC suggerisce interventi sul tema dei concorsi
che appaiono inadeguati in relazione ai rischi corruttivi riferiti alle
procedure svolte al centro del sistema (l’abilitazione scientifica nazionale) e
di dubbia efficacia in relazione ai concorsi locali. D’altra parte il documento
di ANAC si iscrive in pieno nella linea di intervento su università e ricerca
volta a limitare al massimo il peso del giudizio scientifico degli esperti nei
processi di valutazione, sostituendolo con una macchina burocratica pervasiva. È
triste, conclude l’articolo di S. Baccini su Roars (20-12-17), ma non saranno
le indicazioni di ANAC a salvare l’università italiana dalla corruzione.
(Fonte: A. Baccini, Roars 20-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>I RIMEDI INACCETTABILI PER IL
BLOCCO DEGLI SCATTI AI DOCENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nella
legge di stabilità il governo risponde alla protesta dei docenti universitari
per il blocco degli scatti stipendiali con una norma che trasforma di nuovo in
biennali, ma a quota invariata, gli scatti triennali della legge Gelmini, con
la conseguenza che verrebbe recuperata in 10 anni la decurtazione stipendiale
corrispondente alla perdita dei 5 anni di anzianità cancellati dal blocco
“giuridico” degli scatti del D.L. n. 78/2010. Parallelamente viene concesso un
contributo “una tantum” di circa 2500
euro lordi, da erogarsi nel biennio 2018-2019, ma esso rappresenta solo il 40% di quanto il docente avrebbe ricevuto in
media, in un biennio, in assenza del blocco suddetto. Il rimedio proposto non
pare accettabile perché modifica ancora una volta la progressione economica nel
nostro stato giuridico senza risolvere il problema. Di fatto esso si limita a
rinviare la restituzione del “maltolto” a tempi biblici, e non per tutti.
(Fonte: P. Gianni, Roars 04-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>INADEGUATE LE
MISURE PER L’UNIVERSITÀ NELLA LEGGE DI BILANCIO 2018<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Pochi giorni orsono il Parlamento ha approvato in via definitiva la
legge di bilancio. Ma per il settore università la manovra è inadeguata. A
parte il piano straordinario dei nuovi ricercatori (peraltro insufficiente),
sulla questione del blocco-stipendi le misure adottate non sono soddisfacenti.
La novità è l'introduzione per i docenti di scatti biennali, anziché triennali,
su base non premiale e una modestissima compensazione per i 5 anni di blocco (1500
euro netti in media a fronte di una perdita di circa 20.000). Per non parlare
dell'inquadramento giuridico e dell'anzianità di carriera andati, come si suol
dire, "in cavalleria". (Fonte: G. Cerrina Feroni, Il Messaggero
28-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="background: white;">LA MANCATA CIRCOLAZIONE DEI PROFESSORI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="background: white;">La circolazione dei professori da
un ateneo all'altro - un tempo i «dotti»
erano, per eccellenza, «vagantes» - è ormai diventata una chimera. I
progressivi tagli al Ffo rendono ormai proibitivi questi passaggi e gli
incentivi (una tantum) per facilitarli sono insufficienti. Le disastrose
conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Se un professore ordinario va in
pensione, sarà sostituito (a costo zero) dal collega associato o dal ricercatore
in servizio nello stesso dipartimento. Il bisogno di rimpolpare bilanci
magrissimi, spingerà le università a investire la quota del pensionamento in
progressioni interne di carriera. E lo stesso imperativo economico, purtroppo,
incoraggerà sempre più gli atenei a tenere le porte chiuse ai nuovi abilitati
esterni. Prendiamo, per esempio, un concorso per professore ordinario: con la
cifra riservata a un abilitato esterno (i punto organico) si possono garantire
ben cinque passaggi interni da ricercatore a professore associato (0,20
ciascuno). Questa logica aberrante distruggerà ogni possibilità di premiare gli
studiosi meritevoli esterni (strutturati o non strutturati, poco importa!). Il
sapere, come i fiumi, ha bisogno di scorrere continuamente per mantenere vive e
limpide le sue acque. Trasformare gli atenei in acquitrini, sbarrando la strada
ai più bravi, significa condannarli a una lenta agonia. (Fonte: N. Ordine,
CorSera 30-12-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>DOTTORI DI RICERCA. INDAGINE
ALMALAUREA SULLA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
dottorato di ricerca è il percorso accademico post laurea che sceglie chi vuole
approfondire gli studi sia per passione sia per un ulteriore investimento in
istruzione. L'Indagine sulla condizione occupazionale dei dottori di ricerca
svolta da AlmaLaurea, mostra infatti un vantaggio occupazionale legato al
conseguimento del titolo, con tassi di occupazione decisamente elevati,
superiori al 90%, quando invece i laureati magistrali biennali necessitano di
un tempo più lungo (almeno cinque anni) per raggiungere gli stessi livelli.
L'età media al dottorato di ricerca è pari a 32,9 anni, tuttavia circa la metà
dei dottori ottiene il titolo al massimo a 30 anni di età. In generale i
dottori più giovani sono anche quelli che hanno avuto performance migliori nel
percorso di studi precedenti: il 77% del dottori con meno di 29 anni La motivazione più rilevante per l'iscrizione
al dottorato di ricerca è legata al miglioramento della propria formazione
culturale e scientifica, dal punto di vista personale (l'81% dei dottori la
indica come decisamente importante), seguono lo svolgimento di attività di
ricerca e studio in ambito accademico (47%), il miglioramento delle prospettive
lavorative (39%), lo svolgimento di attività di ricerca e studio in ambito non
accademico (31%). A un anno dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca,
il 57% dichiara di aver continuato la propria formazione, in particolare
svolgendo un'attività sostenuta da borsa di studio o assegno di ricerca o
attraverso una collaborazione volontaria con esperti docenti e liberi
professionisti. (Fonte: G. Belloni,
ItaliaOggi 21-11-17) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>DOTTORATO,
POST-DOC E DOCENTI. LA SITUAZIONE NELL’INDAGINE ADI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dalla settima Indagine sul dottorato universitario e il post-doc,
allestita dal 2010 dall'Associazione dei dottori di ricerca italiani (Adi) si
apprende quanto segue. Il 49 per cento dei <i>dottorati</i>
è bandito dai dipartimenti settentrionali, il 29 per cento al Centro, il 21 per
cento al Sud. Nell'ultimo anno i "gratuiti" sono passati dal 23,8 per
cento al 17,7. Il livello più basso dal 2010. Ovviamente, anche l'aliquota dei
posti con borsa (1.200-1.400 euro) è il più alto (82,3 per cento) degli ultimi
sette anni. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Sul fronte dei cosiddetti post-doc, che sono i laureati già nella fase
successiva al dottorato, gli <i>assegnisti</i>
di ricerca nell'università restano stabili: sono poco più di 13 mila e il loro
assegno può essere replicato per sei anni. Il 58% sono al Nord, il 26 al
Centro, il 20 al Sud. Solo il 9,2% degli assegnisti di ricerca potrà avere la
possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nel 2017 il saldo complessivo del personale docente (<i>ordinari, associati, ricercatori</i>) è
negativo: meno 922. Il piano straordinario per ricercatori di tipo B non è
stato in grado di tamponare i pensionamenti. L'area più colpita dal calo di
personale è quella medica, ingegneria industriale è l'unica in grado di
mantenere un rapporto paritario tra pensionamenti e ingressi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Alla presentazione dell'Indagine, alla Camera dei deputati, il capo
dipartimento Università del ministero, Marco Mancini, ha rivelato che è in
corso di revisione il decreto ministeriale 2013 che si occupa di dottorati.
L'Adi ha ribadito due richieste: un finanziamento speciale ai dottorandi
migrati e senza borsa e la detassazione di tutte le borse previste, in Italia e
all'estero. (Fonte: C. Zunino, La Repubblica Scuola 06-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>“DOTTORATI INNOVATIVI CON
CARATTERIZZAZIONE INDUSTRIALE”. ASSEGNAZIONE DELLE BORSE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
Direttore Generale per il coordinamento, la promozione e la valorizzazione
della ricerca, con decreto 3749 del 29 dicembre 2017 ha disposto l’assegnazione
delle borse di dottorato previste dall’avviso adottato con Decreto Direttoriale
1377 del 5 giugno 2017 nell’ambito del Programma operativo nazionale “Ricerca e
Innovazione” (PON RI) 2014-2020. Come è noto il PON RI 2014-2020 nell’ambito
dell’Asse I “Investimenti in capitale umano” prevede una specifica azione
relativa ai “Dottorati Innovativi con caratterizzazione industriale” (Azione
I.1) caratterizzata da due elementi: forte interesse industriale,
coinvolgimento diretto delle aziende.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L’assegnazione
disposta dal DD 3749/2017 si riferisce a borse di studio aggiuntive rispetto a
quelle già finanziate dalle Università con altre modalità per l'A.A. 2017/2018
- Ciclo XXXIII.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
(Fonte:
Flc Cgil 08-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">LAUREE - DIPLOMI - FORMAZIONE POST LAUREA - OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>COMPETENZE TRASVERSALI PER IL
LAUREATO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dobbiamo
domandarci se l'attenzione agli sbocchi professionali deve essere centrata solo
sull'occupazione immediata, o piuttosto su quella "lungo l'intero arco
della vita", tenuto conto del fatto che tutte le indagini, internazionali
ma anche nazionali, prevedono che ogni persona potrà cambiare più volte lavoro
in relazione alle veloci trasformazioni del quadro economico. Anche per una
buona occupazione immediata, comunque, occorre che il laureato disponga di
"competenze trasversali" oltre che di quelle disciplinari: queste
ultime differenziano i diversi corsi di laurea, e sono chiari perciò gli
effetti negativi di un eccesso di iscrizioni in corsi che non danno le
competenze specifiche più richieste. Ma tali competenze specifiche non bastano
(sono necessarie ma non sufficienti!). Mentre, tradizionalmente, i diversi
settori scientifici operano indipendentemente tra loro, la didattica oltre che
la ricerca deve oggi divenire interdisciplinare e anche transdisciplinare.
(Fonte: G. Luzzatto, Il Secolo XIX 07-11-2017)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>PROFESSIONI PER IL
DOMANI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Per i lavori del futuro quali sono le richieste, all’alba del 2018,
secondo il managing director Antal Italia, società di ricerca e selezione del
personale? Le professioni dell’Information Technology sono le più ricercate, e
si tratta di professioni per persone laureate in Ingegneria Elettronica,
Informatica, Ingegneria Gestionale, Economia e Commercio. Ci sono anche nicchie
con lauree in Matematica, o Fisica, che continuano a vedersi garantito il
lavoro, ancor prima di terminare gli studi. Le aree geografiche che tirano di
più sono il Nord Italia, meno il Centro, poco il Sud. I profili richiesti dalle
aziende sono di persone specializzate. È intramontabile la vecchia esperienza
all’estero, e la conoscenza dell’inglese. (Fonte: V. Trabacca, <a href="http://www.tag24.it/"><span style="color: black;">www.tag24.it</span></a>
06-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LAUREATI E DIPLOMATI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L’Ocse
nell’aprile 2016 ha evidenziato come, in Italia, a fronte di un 21 per cento di
occupati sotto-qualificati e di un 6 per cento privo delle competenze adeguate
all’occupazione svolta, vi sia un 18 per cento di occupati sovra-qualificati e
un 12 per cento di personale con "competenze superiori al necessario”.
Ecco: un italiano che lavora su tre svolge una mansione che non ha alcuna
relazione con il percorso di studi (in Germania è 1 su 5, in Svizzera 1 su 8).
Si rafforza la spendibilità lavorativa della laurea nei cicli economici più difficili.
"Tra il 2007 ed il 2014 la distanza tra il tasso di disoccupazione dei
laureati e quello dei diplomati è passato da 3,6 punti a 12,3 a favore dei
primi". L’Italia, però, ha un passaggio dal livello di istruzione
secondario all’Università del 50 per cento: sono stati 232.321 su 462.472 i
diplomati 2016 che si sono iscritti a un ateneo a fronte del 72,4 per cento
della Spagna, il 70 per cento della Francia. E tra gli iscritti l’abbandono è
alto: nell’ultimo anno accademico hanno lasciato 32.194 matricole, l’11 per
cento del totale. Per i diplomati agli istituti professionali l’abbandono è del
25,1 per cento. (Fonte: V. Fedeli, R.it 10-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>CENSIS. DALLA CONSIDERAZIONE
GENERALE DEL 51° RAPPORTO SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE/2017 DATI SULL’OCCUPAZIONE
DEI LAUREATI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
tasso di disoccupazione 2016 dei laureati 25-34enni è pari al 15,3%, ma a un
anno dalla laurea risulta occupato il 68,2% dei laureati triennali, il 70,8%
dei laureati magistrali biennali e l'80% dopo 5 anni, anche se l'effetto scoraggiamento
ne travolge il 5,6% che, pur in possesso di un titolo terziario, non studiano
né lavorano. A fare la differenza in busta paga, invece, è l'assunzione
all'estero alla quale si dice pronto quasi il 50% dei laureati italiani. La
retribuzione mensile netta di un laureato a un anno dalla laurea, infatti,
stima il Censis, rielaborando dati Istat, Almalaurea e Unioncamere, si aggira
sui 1.124 euro mentre oltre confine l'assegno sale a 1.656 euro. Profonda
invece la differenza tra la busta paga di un laureato magistrale che lavori in
Italia o all'estero: i 1.344 euro corrisposti per una assunzione nei confini
nazionali si devono confrontare con i 2.200 euro corrisposti all'estero. Se si
parla di ingegneri, poi, la differenza si fa pesante: 1.614 euro contro i 2.619
all'estero. (Fonte: Il Secolo d’Italia 02-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LAUREE
PROFESSIONALIZZANTI DALLE UNIVERSITÀ E DIPLOMI DAGLI ITS<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Anche l’Italia avrà le lauree professionalizzanti, quei percorsi
universitari triennali con almeno un terzo di ore dedicate a tirocini ed
esperienze lavorative e di laboratorio, che dovrebbero avvicinare gli studenti
(e anche gli Atenei) al mondo del lavoro. Si parte il primo ottobre 2018, i
primi corsi saranno una dozzina con cinquanta studenti ciascuno. Un inizio
lento e in salita, perché si tratta di una sperimentazione, ma almeno, per
dirla con il rettore di Udine Alberto De Toni, «partiamo, altrimenti non
arriveremo mai». Certo, almeno a queste condizioni e per ora, non servirà ad
aumentare la percentuale di laureati, come ci chiedono Ocse e Unione europea,
una percentuale che è ferma al 25 per cento dei giovani. Il decreto che
istituiva le lauree professionalizzanti, parte del panorama universitario negli
altri Paesi europei, da almeno vent’anni, era stato l’ultimo atto della ministra
Giannini, il 12 dicembre del 2016. Ma al suo arrivo Fedeli aveva bloccato tutto
e chiesto una cabina di regia per evitare che le nuove lauree «uccidessero» gli
Its, quegli istituti tecnici superiori che ad oggi – con poco più di 10 mila
diplomati l’anno – costituiscono l’unica forma di educazione post secondaria
alternativa alla laurea tradizionale. Otto mesi di lavoro comune tra Its e Conferenza
dei rettori hanno portato all’avvio del percorso: gli Atenei potranno istituire
queste lauree per le professioni che sono regolate da ordini e dovranno con
questi coordinarsi. Così gli Its continueranno a formare meccanici, tecnici ed
esperti di officina super specializzati, mentre le università «sforneranno»
super-periti industriali, chimici, esperti di agraria e agrotecnica, ma anche
super-guide turistiche o esperti di cantieri e scavi archeologici. (Fonte: G.
Fregonara, CorSera 02-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>L’ATTESO DECRETO
MINISTERIALE PER LE LAUREE PROFESSIONALIZZANTI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
I nuovi corsi universitari triennali che prenderanno avvio a ottobre
2018 in stretto raccordo con gli ordini professionali – spiega il Corriere
della Sera – dovrebbero servire a fornire profili lavorativi il più possibile
coerenti con le richieste del mercato: super periti industriali, chimici ed
agrari ma anche guide turistiche ed esperti di cantieri e scavi archeologici.
Ma per ora si parla di appena 12 corsi a numero chiuso in tutta Italia per un
totale di 500-600 giovani. Se l’obiettivo è allinearci con gli altri Paesi
europei, dove le lauree professionalizzanti pesano per un buon 25 per cento sul
totale dei laureati, “a questo ritmo ci vorranno cent’anni”. (19-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>FAKE NEWS. POCHI
LAUREATI?<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Alcune di queste asserzioni false appartengono alla categoria «come
imbrogliare i giovani». La più spudorata è quella secondo cui avremmo in Italia
«pochi laureati». Detta così è una bugia. Abbiamo troppi laureati in
Giurisprudenza e troppo pochi laureati in Fisica. Più in generale: troppi
laureati in materie umanistiche, e in scienze umane, e pochi laureati nelle
scienze hard. Questa distorsione penalizza i giovani laureati alla ricerca di
una prima occupazione. Per eliminare la distorsione bisognerebbe introdurre il
numero chiuso in tutti i corsi di laurea umanistici e di scienze umane. In modo
da dare agli studenti liceali una bussola per orientare le scelte future. I più
dotati in materie umanistiche sapranno che, se quella è la loro vocazione, essi
dispongono di buone chance per superare lo sbarramento del numero chiuso. Gli
altri, se vogliono accedere all’Università, dovranno dedicarsi con impegno, già
al liceo, allo studio della matematica e delle discipline scientifiche. Avremmo
allora, in prospettiva, meno laureati (ma di migliore qualità) nelle
umanistiche e più laureati nelle scientifiche. Mettendo fine a una distorsione
che penalizza i giovani (e, per giunta, non mette a disposizione del mondo
produttivo abbastanza «capitale umano»).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Ma le autorità pubbliche, un po’ per quieto vivere, un po’ per
disinteresse per il futuro dei giovani (e un po’ anche per un antico
pregiudizio italico contro la formazione scientifica) continuano a raccontare
che abbiamo, semplicemente, «pochi laureati». (Fonte: A. Panebianco CorSera
05-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>I FONDI PER LE C.D. CATTEDRE
NATTA SI STANNO SVUOTANDO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Sul
terreno del "merito" va segnalato anche l'affondamento di una misura
- lanciata in pompa magna dall'ex premier Renzi - che puntava ogni anno alla
chiamata diretta alla docenza per merito di 500 cervelli italiani o stranieri
attraverso la creazione di un fondo dedicato al nostro premio Nobel Giulio
Natta. La misura dopo due anni non è mai partita, soprattutto a causa della
levata di scudi del mondo accademico che l'ha giudicata da subito un corpo
estraneo e un'ingiustizia per i tanti aspiranti docenti che seguono le lunghe
trafile ordinarie (abilitazione, concorsi, ecc.). La ministra Fedeli, dopo una
mezza bocciatura del Consiglio di Stato, aveva annunciato di voler ripresentare
la misura con alcuni aggiustamenti. Ma non si è visto nulla. Almeno fino alla
nuova legge di bilancio dove le «Cattedre Natta» sono state svuotate di parte
delle risorse per finanziare borse di studio e stipendi più alti ai dottorandi.
(Fonte: IlSole24Ore 11-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SUL FINANZIAMENTO COMPLESSIVO
AGLI ATENEI PUBBLICI. OSSERVAZIONI DEL CUN<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
CUN constata oggi con rammarico la mancanza nel disegno di legge, recante il
“Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio
pluriennale per il triennio 2018-2020”, di un piano complessivo per il sostegno
del sistema universitario e per la risoluzione delle sue criticità. Il CUN
osserva come il potenziale finanziamento pubblico complessivo agli Atenei
previsto nel disegno di legge (7,362 miliardi di euro nel 2018; 7,411 miliardi
nel 2019 e 7,502 miliardi nel 2020) non sia sufficiente per far fronte alle
esigenze del sistema dell’istruzione superiore e della ricerca, così da poterne
garantire l’efficienza, la qualità e il corretto funzionamento, anche in
un’ottica di comparazione internazionale. Tale cronico sotto finanziamento
pubblico agli Atenei contrasta con le politiche di investimento che il
legislatore ha individuato all’interno del provvedimento a favore di altri
comparti della Pubblica Amministrazione, il cui sostegno appare prioritario
rispetto a quello universitario. Peraltro in questi anni lo Stato ha destinato
risorse economiche molto significative, ulteriormente rafforzate dal disegno di
legge in analisi, al sostegno di iniziative di formazione e ricerca non
riconducibili al sistema universitario. (Fonte: CUN, Adunanza 08-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>FONDO PER IL
SOSTEGNO DEI GIOVANI <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La ministra dell’Istruzione ha firmato decreti con i quali verranno
stanziati 67 milioni di euro per interventi a favore di studenti e studentesse
universitarie<b><span style="background: white;">. </span></b>Maggiori fondi
verranno stanziati per la mobilità internazionale e risorse specifiche per
incentivare le iscrizioni, soprattutto quelle delle studentesse, ai corsi di
laurea di ambito scientifico. Si parla, per esattezza, di 50 milioni per la
mobilità internazionale (+6,3%) e di 3 milioni per incentivare le iscrizioni,
anche delle studentesse, alle lauree scientifiche. In particolare, grazie ai
fondi ricevuti, gli atenei potranno prevedere l’esonero parziale o totale dalle
tasse, potranno erogare contributi aggiuntivi o altre forme di sostegno agli
studi. Le università riceveranno una quota maggiore di risorse (il 20% in più)
per le iscrizioni delle studentesse rispetto a quelle degli studenti in modo da
incentivare l’interesse delle ragazze per questi corsi. (Fonte: <a href="http://www.farodiroma.it/"><span style="color: black;">http://www.farodiroma.it</span></a>
31-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>INVESTMENT IN
LEADING RESEARCH UNIVERSITIES GENERATES A SUBSTANTIAL RETURN FOR THE WIDER
ECONOMY<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Investment in leading research universities generates a substantial
return for the wider economy, and the 23 members* of the League of European
Research Universities or LERU are contributing almost €100 billion (US$117
billion) to the European economy and 1.3 million jobs, according to a new
study. The €100 billion figure is calculated as gross value added or GVA –
revenues less cost of revenues. For every €1 of income received, LERU
universities produce €4.83 of GVA, “a worthwhile investment by any measure”,
the study found. And each €1 of GVA directly contributed by the universities
generates €6.87 of GVA in the wider economy. Extrapolating from that finding,
the study suggests that the research universities sector as a whole across
Europe may be contributing more than €400 billion and supporting 5.1 million
jobs. This is equivalent to 2.7% of the total GVA of the European economy and
2.2% of all European jobs. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
*The 23 members of LERU are: University of Amsterdam, University of
Barcelona, University of Cambridge, University of Copenhagen, Trinity College
Dublin, University of Edinburgh, University of Freiburg, University of Geneva,
Heidelberg University, University of Helsinki, Leiden University, KU Leuven,
Imperial College London, University College London, Lund University, <i>University of Milan</i>, Ludwig Maximilian
University of Munich, University of Oxford, Pierre and Marie Curie University
(Paris), University of Paris-Sud, University of Strasbourg, Utrecht University
and University of Zurich. (Fonte: <a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: black;">www.universityworldnews.com</span></a> 08-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SEI PROPOSTE PER
ACCELERARE L’INNOVAZIONE ITALIANA</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Marco Bicocchi Pichi, presidente di Italia Startup: «La crescita
dimensionale delle startup rimane un problema rilevante per almeno due motivi:
non favorisce la creazione strutturale di nuova occupazione qualificata; non
incide in modo significativo sull’innovazione del sistema industriale
italiano». Ovviamente, di fronte a dati poco incoraggianti, servono soluzioni.
O, almeno, uno ci prova. Marco Bicocchi Pichi ne enuncia sei. Eccole.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
1. Forte potenziamento del fondo venture capital presso la cassa
depositi e prestiti<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
2. Potenziamento dell’incentivo fiscale e investimento in società non
quotate (PMI ad alta crescita, PMI innovative, startup)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
3. Potenziamento delle misure di attrazione dei talenti internazionali<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
4. Misure per favorire l’imprenditorialità dei migliori talenti
nazionali<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
5. Rafforzamento della misura «Accordi per l’innovazione» con la
partecipazione di Pmi e startup innovative<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
6. Progetto le stazioni dell’innovazione «Alta Velocità Valley»<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Favorire la nascita di un HUB dell’innovazione distribuito territorialmente,
ma connesso fisicamente grazie all’alta velocità, attraverso la definizione di
un «Accordo di Programma» che coinvolga i comuni di Torino, Milano, Reggio
Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Grandi Stazioni Rail SpA. (Fonte: V.
Ferrero, <a href="http://www.diariodelweb.it/"><span style="color: black;">www.diariodelweb.it</span></a>
18-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>CNR. 4.500 DIPENDENTI PRECARI SU
OLTRE 11.500 DIPENDENTI IN SERVIZIO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
4.500
dipendenti su oltre 11.500 dipendenti in servizio presso il CNR (ovvero il 40%
della forza trainante dell’Ente), con forme contrattuali più o meno variegate
(TD circa 2000, AdR e CoCoCo circa 2500), oggi contribuiscono al successo del
CNR nel mondo, donando ad esso il rispetto che merita in ambito scientifico. A
oggi i PU (Precari Uniti) si stanno battendo per una causa comune: il
superamento del precariato all’interno degli enti pubblici di ricerca. La
soluzione? Recepire ed applicare il D.Lgs 75/2017 (la cosiddetta Legge Madia),
che, all’articolo 20, espleta benissimo le modalità per il superamento del
precariato negli EPR. (Fonte: G. Occhilupo 01-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>OCCUPAZIONE GIOVANILE. IL
VANTAGGIO DELLA STEM<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Da
un lato ci sono aziende che in tempi di vacche magre massimizzano i profitti,
dall'altra un sistema formativo che investe poco e fatica ad avvicinare scuole
e università al mondo del lavoro. La prossima Finanziaria introdurrà uno
sgravio fiscale per chi investe in formazione: non basta, ma è pur sempre un
passo avanti. Poi però ci sono le scelte individuali. Siamo giustamente
affezionati a una cultura umanistica che ci ha dato gloria nei secoli. Ma se
l'obiettivo è un lavoro retribuito occorre fare i conti con la realtà. L'ultimo
rapporto Ocse rivela che i giovani italiani laureati nell'area che occupa di
più, la «Stem» (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sono il 25 per
cento del totale contro il 37 per cento della Germania. Anche questo spiega
perché a tre anni dalla laurea gli under 35 occupati sono appena il 57 per
cento: nell'Unione a 28 superano l'80 per cento, in Germania il 92. (Fonte: <a href="http://www.lastampaitilettere/"><span style="color: black;">www.lastampaitilettere</span></a>
22-11-2017)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RICERCATORI PRECARI NEGLI EPR E
NELLE UNIVERSITÀ PUBBLICHE. DISPARITA’ PER LA STABILIZZAZIONE <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Semaforo
verde all'assunzione di 50 mila precari storici della pubblica amministrazione.
La ministra della PA Marianna Madia ha firmato l'attesa <a href="http://1.flcgil.stgy.it/files/pdf/20171128/circolare-ministeriale-3-del-23-novembre-2017-superamento-del-precariato-nelle-pubbliche-amministrazioni.pdf"><span style="color: black;">circolare</span></a> per la stabilizzazione del cosiddetto
precariato storico, come previsto dalla riforma che porta il suo nome. Va
specificato che gli effetti positivi della Circolare riguardano principalmente
gli <i>Enti Pubblici di Ricerca</i>, mentre
nulla innova per quanto riguarda gli altri settori della conoscenza. In
particolare constatiamo, rileva <a href="http://www.flcgil.it/attualita/precariato-pubblicata-la-circolare-della-funzione-pubblica-sulle-stabilizzazioni-si-allarga-la-platea-dei-tempi-determinati-e-vengono-inclusi-gli-assegni-di-ricerca.flc"><span style="color: black;">FlcCgil</span></a> che la Circolare lascia irrisolto il
nodo molto grave dell’esclusione dei precari, che svolgono attività di ricerca
e docenza nelle <i>università</i>, sia a
tempo determinato che con assegno di ricerca, dalle norme di cui all’art. 20
del D.lgs 75/2017. Si tratta di una esclusione che evidenzia il tentativo di
non vedere l’ampiezza e il grado di emergenza che ha raggiunto il fenomeno
della precarietà nei nostri Atenei.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Se
ho capito bene, nota un assegnista di ricerca universitario (Lettera in rete),
da questo articolo <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y9j7chmh"><span style="color: black;">https://tinyurl.com/y9j7chmh</span></a>
</span>si deduce che un assegnista di ricerca di un <i>EPR</i> dopo 3 anni, magari senza un dottorato di ricerca e senza aver
pubblicato nulla (dato che gli assegni su singoli fondi vengono dati con le
procedure più disparate e non regolamentate) può essere
"stabilizzato" come ricercatore a tempo indeterminato senza ulteriore
selezione di merito. All'<i>università</i>
invece, dove il ricercatore a tempo indeterminato neanche esiste più, un
ricercatore a tempo determinato (con contratto cioè di tipo subordinato, con
relativi obblighi didattici, quello per intenderci che casomai dovrebbe essere
il requisito per una "stabilizzazione"), dopo selezioni in cui è
necessario avere il dottorato di ricerca e un numero minimo di pubblicazioni,
non accede ad alcun tipo di procedura selettiva e deve competere con tutto il
mondo per uno dei rarissimi posti da professore associato. Vale a dire: se ad
esempio ricercatore TD di tipo "A" 3+2, dopo 8 anni (se non di più)
dalla laurea, magari già con un'abilitazione da associato (con cui ha
dimostrato di essere migliore della metà degli attuali associati), se non c'è
il "budget" per far uscire un eventuale posto di tipo B non ha neanche
la possibilità di mettersi alla prova? E negli <i>EPR</i> "stabilizzano" gli assegnisti di 3 anni, praticamente
neolaureati? Mi sembrano elementi di tale disparità di trattamento da corte dei
diritti umani. (Fonte: A&F Repubblica 23-11-17; <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/ybqsh8lo"><span style="color: black;">https://tinyurl.com/ybqsh8lo</span></a>, <a href="https://tinyurl.com/ybw4e82x"><span style="color: black;">https://tinyurl.com/ybw4e82x</span></a>
28-11-17)</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RECLUTAMENTO
ACCADEMICO. UNA RACCOMANDAZIONE FRANCO-ANGLO-GERMANICA <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L’Accademia delle scienze francese, la Royal Society Britannica e la
tedesca Accademia Leopoldina hanno pubblicato un documento congiunto dedicato
proprio al tema del reclutamento accademico. Ecco la raccomandazione
principale: “<i>La valutazione deve esser
basata sulla revisione dei pari messa in atto da esperti che lavorino secondo i
più elevati standard etici e deve focalizzarsi sui meriti intellettuali e sui
risultati scientifici. I dati bibliometrici non devono essere usati come
sostituti della valutazione degli esperti. E’ essenziale che i giudizi siano
ben fondati. L’enfasi eccessiva sui parametri quantitativi può danneggiare
seriamente la creatività scientifica e l’originalità. Gli esperti devono essere
considerati una risorsa preziosa</i>”. L’Italia ha da tempo intrapreso una
strada diametralmente opposta a quella indicata in questo documento: tentando
di limitare al massimo il peso del giudizio scientifico degli esperti nei
processi di valutazione, e sostituendolo con una macchina burocratica
pervasiva. (Fonte: A. Baccini, Il Mattino 14-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RETRIBUZIONI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RETRIBUZIONI. CENSIMENTI ARAN<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dal
2010 a oggi, lo stipendio medio reale nella scuola ha perso il 12,4% del
proprio potere d'acquisto, quello dei professori universitari l'11,8%. Nello
stesso periodo, la busta paga nelle Autorità indipendenti è cresciuta del 7,6%,
mentre negli enti pubblici è aumentata del 7%. Questo è il dato che emerge dai
censimenti dell'Aran, l'agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni
nella contrattazione collettiva nazionale. (Fonte: firstonline.info 30-10-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SCIENCE ELENCA LE
DIECI NOTIZIE SCIENTIFICHE PIÙ IMPORTANTI DEL 2017<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Le onde
gravitazionali generate dalla collisione di due stelle a neutroni</i>. A 130 milioni di
anni luce di distanza dalla Terra, due stelle a neutroni si sono avvicinate
provocando un’esplosione spettacolare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Una nuova specie
di orango</i>. A novembre è stata scoperta in Indonesia una nuova specie di scimmia
antropomorfa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>La microscopia
crioelettronica</i>. È stato possibile studiare a livello molecolare l’azione degli enzimi
che riparano il Dna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>L’archivio bioRxiv</i>. il server
bioRxiv pubblica online articoli non ancora accettati dalle riviste
scientifiche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>La correzione
genetica puntiforme</i>. È stata modificata la tecnica CRISPR, che adesso permette di
correggere una singola lettera, o base, della sequenza del Dna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Un nuovo farmaco
contro il cancro</i>. Approvato l’uso di un farmaco che colpisce le cellule del cancro, a
seconda della mutazione genetica che le caratterizza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Antiche bolle
d’aria nel ghiaccio</i>. Nelle bolle d’aria intrappolate in una carota di ghiaccio che arriva a
2,7 milioni di anni fa sarà possibile ricostruire l’atmosfera del passato. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Un fossile umano
dal Marocco</i>. Un cranio risalente a 300mila anni fa ha fatto rivedere la storia
evolutiva dell’Homo sapiens.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Terapia genica per
i neuroni</i>. L’introduzione di un gene corretto, tramite un virus, per fermare la
degenerazione dei neuroni del midollo spinale nell’atrofia muscolare spinale
infantile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i>Osservazione del
neutrino</i>. Osservata per la prima volta l’interazione (o scattering coerente) tra
un neutrino con energia bassa e il nucleo di un atomo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
(Fonte: P. Grisanti, <a href="http://www.internazionale.it/"><span style="color: black;">www.internazionale.it</span></a> 21-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SSVPSA, SISTEMA DI SUPPORTO PER
LA VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA DEGLI ATENEI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
CRUI lo scorso marzo ha sottoscritto un accordo quadro con l’Università della
Basilicata per l’utilizzo di uno strumento software (SSVPSA = Sistema di
supporto per la valutazione della produzione scientifica degli atenei) fornito
da quest’ultima, per riprodurre una valutazione simil-VQR due volte l’anno. Una
differenza rispetto alla VQR è che lo strumento si propone di eliminare
totalmente il giudizio umano. In SSVPSA-A2 veniva affermato che il SSVPSA è
concepito per superare il limite dei due prodotti per soggetto indicato dalla
VQR 2011-2014, e valutare per intero la produzione scientifica dei soggetti
valutati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
metodologia della VQR ha molti aspetti discutibili, come già evidenziato da
ROARS, e l’utilizzo dei suoi risultati, che palesemente non tiene conto di tali
aspetti, sta avendo sempre più effetti sull’orientamento della ricerca, vista
in particolare l’iniziativa dei Dipartimenti di Eccellenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
sistema qui considerato ha l’obiettivo dichiarato di fornire una valutazione
completamente automatica, senza compensare in alcun modo l’impossibilità di
ricorrere ad esperti valutatori.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
È
quindi prevedibile che la qualità dei risultati sia peggiore rispetto a quella
della VQR, ma vi è il concreto rischio che questi risultati vengano utilizzati,
ad esempio, già all’interno degli atenei, per produrre ulteriori effetti
sull’orientamento della ricerca: infatti quello dell’uso nella “programmazione
della ricerca” è un obiettivo dichiarato. L’altro obiettivo era supportare gli
atenei nelle VQR, e al momento quanto promesso in proposito non viene fornito.
(Fonte: D. T. Dupré, Roars 03-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SUCCESSI E DELUSIONI DELLA
RICERCA <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
ricerca fondamentale, rappresentata in Italia dall'Infn, è sicuramente - spiega
Sergio Bartalucci, fisico ricercatore di
staff presso i laboratori di Frascati dell'Istituto nazionale di fisica
nucleare - all'avanguardia mondiale, come dimostra l'importante contributo
italiano alla recente scoperta del bosone di Higgs e alla rivelazione delle
onde gravitazionali, benché poi sia mancato un adeguato riconoscimento
internazionale (premi Nobel) al nostro Paese. In altri settori - continua - la
situazione è meno rosea, e ciò per una molteplicità di ragioni, che non si
limitano solo all'entità modesta della spesa in ricerca o al basso numero di
ricercatori, ma sono da individuare anche in una strutturazione troppo
burocratizzata, dispersiva e inefficiente del comparto ricerca italiano e in un
rapporto sempre difficile con il mondo produttivo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
In
relazione ai fondi europei, lo scienziato dice che "le performance
italiane nella competizione per i fondi europei sono piuttosto deludenti".
"In media il ritorno economico verso il nostro Paese ammonta solo al 70%
dei fondi devoluti all'Ue per la R&S. Quello che l'Italia ha 'perso'
nell'arco del Settimo programma quadro equivale al finanziamento annuale degli
enti di ricerca italiani: oltre 2 miliardi di euro", osserva. E questo -
rimarca Sergio Bartalucci - non è andato a vantaggio della R&S europea nel
suo complesso, ma solo a vantaggio di alcuni stati nazionali che hanno
ulteriormente rafforzato la loro posizione preminente in questo campo. (Fonte:
S. Bartalucci, adnkronos.com 03-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>DIFFICOLTÀ PER SVOLGERE LAVORO
DI RICERCA NELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nella
situazione attuale, la possibilità di svolgere il lavoro di ricerca all’interno
delle Università pubbliche è compromessa, per una serie di motivi. In primo
luogo la riduzione dei finanziamenti e del personale rende impossibile
mantenere gli standard di sicurezza previsti dalla legge nei luoghi di lavoro.
La sicurezza di un laboratorio didattico, nel quale operano gli studenti,
dipende criticamente non solo da una corretta manutenzione dei dispositivi di
protezione collettivi, ma anche dalla presenza di personale esperto preposto
alla vigilanza delle operazioni. Poiché la sicurezza degli studenti (equiparati
per legge a lavoratori) è prioritaria, e le inadempienze alla normativa vigente
hanno rilevanza penale, ho provveduto a sospendere le esercitazioni in
laboratorio in precedenza previste nei miei corsi. Per le stesse ragioni non
intendo più prendere sotto la mia supervisione studenti di dottorato di ricerca
o tesisti: le tesi che io supervisiono sono oggi soltanto compilative. In
secondo luogo, anche il lavoro di ricerca che il docente può svolgere
personalmente, è grandemente ridimensionato, perché la riduzione del numero dei
docenti comporta un maggiore impegno didattico di ciascuno di noi, e una
conseguente minore disponibilità di tempo da dedicare alla ricerca (che
peraltro va di pari passo con la minore disponibilità di finanziamenti). Gli
estensivi e vessatori obblighi di rendicontazione delle nostre attività,
imposti da una inutile burocrazia ministeriale e dall’Anvur sottraggono
ulteriore tempo alle attività di ricerca. Infine, le normative concorsuali
vigenti penalizzano il precariato e fanno sì che l’inizio della carriera
universitaria privilegi persone che si sono formate all’estero, in condizioni
molto più favorevoli di quelle vigenti in Italia. (Fonte: A. Belleli, Roars
15-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RICERCATORI PER
L’INTERESSE DEL PAESE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L’Italia “vanta” la popolazione di docenti universitari più anziana
d’Europa mentre, a causa dei tagli e del blocco delle assunzioni, una
generazione di ottimi giovani ricercatori ogni anno in massa prende il fagotto
e se ne va. Quelli che ostinatamente restano in Italia, sostenendo insegnamento
e ricerca di qualità, sono oltre 20.000. Con contratti rinnovati di anno in
anno, con stipendi bassi e discontinui. Ogni ricercatore costretto ad andare
all’estero o cambiare carriera è una luce che si spegne nel futuro del nostro
Paese. Così muore l’Italia. Non è difficile cambiare rotta: basta investire
risorse pubbliche per l’assunzione di giovani ricercatori. Servono 20.000
assunzioni, attraverso concorsi pubblici competitivi. Con un costo minimo per lo
Stato, non solo si darebbe una boccata d’ossigeno all’Università, restituendole
il maltolto, ma potremmo finalmente riavviare il motore dell’economia italiana,
da troppi anni inchiodata all’ultimo posto in Europa per produttività. Non una
spesa, quindi, ma un investimento nel futuro. Ma se è così utile, semplice ed
economico perché non lo si fa? La risposta a questa domanda ingenua sta nella
mancanza di visione del futuro della nostra classe politica che, incapace di
guardare oltre le scadenze elettorali, preferisce dirottare le risorse a gruppi
di interesse con maggiore visibilità, per ritorni di consenso a breve termine.
I ricercatori italiani non costituiscono un bacino elettorale significativo e
sono abituati troppo spesso a lavorare in silenzio. Eppure oggi spetta loro un
compito cruciale: qui non si tratta più solo di presentare le proprie legittime
istanze. È ora che i giovani ricercatori si assumano la responsabilità di
rappresentare l’interesse che tutti sembrano aver dimenticato: l’interesse del
Paese. (Fonte: FQ 21-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>I PARADOSSI DEL MECCANISMO DI
VALUTAZIONE CRITICATO ANCHE DALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA INTERNAZIONALE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
G.
De Nicolao lo spiega: «Nella classifica Anvur del febbraio 2017, Area 9 -
Ingegneria industriale e dell'informazione, all'università privata Roma
UniCusano viene assegnato il "voto medio normalizzato" 1,21; al
Politecnico di Milano 1,04 e al Politecnico di Torino 1. Ed ecco i posti nella
graduatoria: Roma UniCusano al 6° posto, Politecnico di Milano al 24°,
Politecnico di Torino al 30°». Ancora: con i criteri Anvur è prima in
classifica per la Fisica la Kore, università privata di Enna, che non ha però
la facoltà di Fisica. Ma ha soli tre docenti, la cui media ha elevato il
punteggio della facoltà fino a portarla in cima. All'opposto invece c'è il
dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma con il laboratorio di ottica
quantistica in cui si studiano le proprietà dei fotoni: ci lavora Giorgio
Parisi che nel 2011 ha vinto la medaglia Planck, il più importante
riconoscimento per la fisica dopo il Nobel. Alla Sapienza l'Anvur non ha
assegnato fondi per i più meritevoli, il super laboratorio è finanziato solo
dai fondi europei. In aiuto dei fisici italiani c'è tutta la comunità
scientifica internazionale che "sconsiglia" questa metodologia di
valutazione: la Fondazione Nobel, la Physician European Society, l'Agenzia di
valutazione inglese, e tre premi Nobel per la Fisica, Takaaki Capta, Kip S.
Thome e Rainer Weiss che hanno scritto alla ministra Valeria Fedeli denunciando
un paradosso: gli scienziati italiani a capo della missione Lisa dell'agenzia
spaziale italiana, gli stessi che hanno reso possibile la rilevazione delle
onde gravitazionali - una scoperta che è alla base del Nobel per la Fisica 2017
- per l'Anvur non sono da prendere in considerazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Ma
non è solo la fisica sotto accusa. Uno dei casi più clamorosi è quello del
dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Modena e Reggio Emilia:
il professore Michele De Luca dirige il ‘Centre for Regenerative Medicine
Stefano Ferrari’ e, insieme a Graziella Pellegrini, ha usato le<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
sue
staminali per guarire per la prima volta un "bimbo farfalla" malato
di epidermolisi bollosa. Nell'elenco dell'Agenzia questo dipartimento è
"mediocre" visto che galleggia a metà classifica. Michele De Luca non
ci sta: «L'Anvur deve spiegare perché il nostro gruppo, punto di riferimento
mondiale per la medicina rigenerativa con le staminali epiteliali, è
considerato mediocre. Ma lo so già. Perché usa valutazioni completamente
inappropriate. La ministra Fedeli si è congratulata con me. Dall'Anvur niente».
(Fonte: A. M. Liguori, La Repubblica 06-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L'Italia
è l'unico paese a concentrare in un’unica agenzia tutte le funzioni di
valutazione, ossia didattica, ricerca, amministrazione, trasparenza. L'Anvur è
l'organo siffatto, con il consiglio direttivo più costoso del mondo, giacché il
costo reale della valutazione ex-post del biennio 2014-2015 è stato stimato in
300 milioni di euro. Una cifra coerente con i 246 milioni di sterline spesi dal
Regno Unito nell'anno 2015 per il REF.
Paragonato al finanziamento ordinario della ricerca italiana, circa 90
milioni di euro nel 2017, questo dato ha un effetto esilarante. E analizzando
la lista dei dipartimenti italiani "anvurianamente eccellenti",
alcune inclusioni sono comiche, se confrontate con le quattro maggiori
classifiche internazionali. (Fonte: R. Rosso, Il Secolo XIX 07-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>MILLIONS OF ARTICLES MIGHT SOON
DISAPPEAR FROM RESEARCHGATE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Millions
of articles might soon disappear from ResearchGate, the world’s largest
scholarly social network. Last week, five publishers said they had formed a
coalition that would start ordering ResearchGate to remove research articles
from its site because they breach publishers' copyright. A spokesperson for the
group said that up to 7 million papers could be affected, and that a first
batch of take-down notices, for around 100,000 articles, would be sent out
“imminently”. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Meanwhile,
coalition members Elsevier and the American Chemical Society have filed a
lawsuit to try to prevent copyrighted material appearing on ResearchGate in
future. The complaint, which has not been made public, was filed on 6 October
in a regional court in Germany. (ResearchGate is based in Berlin). It makes a
“symbolic request for damages” but its goal is to change the site’s behaviour,
a spokesperson says. (Fonte: Nature. News 10-10-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>THE QUANTITATIVE METRICS CAN
ULTIMATELY BE COUNTERPRODUCTIVE TO ASSESSING SCIENTIFIC RESEARCH<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Quantitative
metrics are increasingly dominating decision-making in faculty hiring,
promotion and tenure, awards and funding, and creating an intense focus on
publication count, citations, combined citation-publication counts (h-index
being the most popular), journal impact factors, total research dollars and
total patents. All these measures are subject to manipulation as per Goodhart’s
law, which states: When a measure becomes a target, it ceases to be a good
measure. The quantitative metrics can therefore be misleading and ultimately
counterproductive to assessing scientific research. (Fonte: Aeon novembre 2017)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RICERCA DI BASE. 400 MILIONI PER
IL PRIN <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
È
una buona notizia (specie in raffronto al recente passato dei PRIN) il nuovo
bando PRIN di 400 milioni di euro che il ministro Valeria Fedeli ha annunciato
nei mesi scorsi. È infatti primo compito dei governi nazionali finanziare la
ricerca di base, vero motore dell'innovazione, non quella applicata su cui si
concentra in via pressoché esclusiva la Commissione Europea attraverso i suoi
programmi quadro. Il budget sarà ripartito fra tre macrosettori, seguendo l'esempio
virtuoso dei fondi distribuiti dallo European research council (Erc): scienze
della vita (140 milioni), fisica, chimica e ingegneria (140 milioni), scienze
sociali e umanistiche (111 milioni). Si ispira all'Europa anche il criterio di
valutazione: prima una scrematura fatta dai Comitati di selezione istituiti dal
ministero (durante la quale si terrà conto anche del coinvolgimento dei
ricercatori under 40), poi una seconda fase in cui sui progetti finalisti dovranno
esprimersi esperti internazionali. E anche la cifra massima destinata ai
singoli progetti vincitori si avvicina (almeno per ordine di grandezza) a
quella prevista dai fondi europei: 1 milione e 200mila euro. Il bando voluto
dalla ministra Fedeli con la "benedizione" del collega all'Economia
Padoan prevede due corsie preferenziali: una per i cervelli più giovani e
l'altra per i ricercatori del Sud. Ci saranno infatti 305 milioni destinati a
tutti, con i responsabili delle singole unità di ricerca che potranno essere
professori universitari, ricercatori di atenei e di enti pubblici di ricerca,
tecnologi, dirigenti di ricerca e dirigenti tecnologi. Per i giovani under 40
(anche ricercatori a tempo determinato) sono previsti 22 milioni. Mentre per la
ricerca targata Sud - in cui le unità di ricerca dovranno essere ubicate in una
delle Regioni in ritardo di sviluppo o in transizione - ci sono 64 milioni a
disposizione. Ciascun progetto, di durata triennale, può prevedere un costo
massimo di 1,2 milioni. Le domande si potranno presentare dall'1 febbraio al 15
marzo 2018. (Fonte:
L. Carra, scienzainrete 13-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RICHIESTA DI UN’AGENZIA
NAZIONALE DELLA RICERCA</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Sarebbe
utile fare un passo ancora e dichiarare a chiare lettere che, insieme al nuovo
bando PRIN da 400 milioni, ci si appresta a istituire una Agenzia nazionale
della ricerca che possa erogare ogni anno almeno un miliardo di euro in bandi
competitivi facendo valere le buone pratiche della valutazione indipendente.
Tanto più che a tifare per un’agenzia di questo genere non è più il solo Gruppo
2003, che ne ha fatto il suo cavallo di battaglia da un decennio, ma anche
altre realtà importanti del Paese, come testimonia il nuovo Rapporto Ambrosetti
sulle Life Science 2017 riportando gli orientamenti di Assobiotech e altri
attori della ricerca nazionale. Unico paese nel mondo sviluppato a non avere un’agenzia
di questo genere, l’Italia deve essere in grado di vincere le resistenze e
cominciare seriamente a mettere in mani competenti e indipendenti la gestione
di tutto il finanziamento competitivo. Un budget che non può essere ricavato
dai fondi ordinari già esistenti ma deve essere aggiuntivo. E consistente.
Ricordiamo infatti che dei circa 20 miliari di euro spesi annualmente in
ricerca in Italia (1,3% del PIL), 15 miliardi vanno in stipendi e 5 miliardi in
acquisto di beni e servizi, e che l’Italia attualmente destina alla ricerca
competitiva il 5% del suo budget rispetto al 21% della Francia, il 36% della
Germania e il 53% della Gran Bretagna (si veda il Rapporto RIO 2016). I sette
Research Council britannici da soli erogano 3,9 miliardi sterline all’anno in
bandi. C’è quindi motivo di rallegrarsi per un bando PRIN di 400 milioni di
euro. Ma c’è anche motivo per non fermarsi qui. (Fonte: L. Carra, scienzainrete
13-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RICERCATORI PRECARI
NELL'UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Ricercatori
precari nell'università: quanti sono, che fine fanno. Il grosso dei precari
della ricerca<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
comprende
gli assegnisti, i dottorandi e i borsisti: un arcipelago non sempre definito.
Sulle prime due categorie il MIUR fornisce dati abbastanza aggiornati: 13.350
assegnisti (dato del 2017) e 31.651 dottorandi (dato del 2015). Mentre i
borsisti non si possono neppure quantificare. Dal 2010 al 2016, sono quasi
43mila i giovani che sono stati titolari di un assegno di ricerca. Il grosso
dei quali (il 93 per cento, pari a 40mila soggetti) dopo uno o più assegni ora
è fuori dal giro. I fortunati che sono riusciti ad acciuffare un lavoro
precario da ricercatore (tipo A o B) sono poco più di 3mila. E 1.326 assegnisti
dei 13.350 in "servizio" nel 2017 saranno espulsi nel 2018. Perché la
Gelmini ha anche pensato, e tradotto in legge, che oltre le 6 annualità non è
possibile andare. L'unica speranza è il concorso per ricercatore, ma prima
occorre superare l'Abilitazione scientifica nazionale che dopo un avvio a dir
poco problematico sta per essere riformata. (Fonte: La Repubblica 15-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>GLI INSUCCESSI
DELL’ANVUR ELENCATI DA ROARS <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
A distanza di sei anni dalla sua nascita, l’ANVUR può vantare ben pochi
successi, scrive impietosamente Roars. Col passare del tempo, sono andati
diradandosi gli articoli compiacenti o celebrativi sui quotidiani nazionali. Al
contrario, i costi, gli infortuni e l’opacità dell’agenzia sono finiti nel
mirino degli organi di informazione nazionali e internazionali. Aver
classificato come riviste scientifiche il Mattino di Padova, la Rivista di
Suinicoltura e Airone è valso ad ANVUR la prima pagina del <i><u>Corriere</u></i> e anche un lungo articolo su <i><u>Times Higher Education</u></i>. Le classifiche double-face della
prima VQR, una versione sul sito ufficiale e un’altra per la stampa hanno fatto
parlare di “bluff della classifica ANVUR“. È di un mese fa il servizio di <i>Report</i> in cui si chiedeva al Presidente
Graziosi come fosse possibile che a primeggiare nella classifica ANVUR della
Fisica fosse l’Università Kore di Enna e che senso avessero i criteri
bibliometrici escogitati dall’agenzia, quando un presidente di una commissione
per l’Abilitazione scientifica nazionale può superare l’asticella grazie a 542
citazioni, di cui 394, però, sono autocitazioni. Sempre sul <i><u>Corriere</u></i>, il costo delle delibere
ANVUR (circa 100.000 Euro a delibera) è finito in prima pagina. E sempre in
prima pagina, ma del <i><u>Fatto Quotidiano</u></i>,
la notizia che dopo la pubblicazione ufficiale dei risultati della VQR, l’ANVUR,
senza dire niente a nessuno, ha modificato più di 100 file. La natura kafkiana
della burocrazia anvuriana è entrata a far parte del senso comune di chi vive
nell’università italiana e molti cominciano a domandarsi se il bilancio costi-benefici
sia in attivo. (Fonte: Red.ne Roars 04-12-17) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>DALLA LETTERA CHE
GLI STUDENTI INDIPENDENTI GIURISPRUDENZA DI BOLOGNA HANNO CONSEGNATO AI
VALUTATORI DELL’ANVUR IN VISITA A UNIBO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
ANVUR vi ha mandato qui a valutarci, a decidere sulla base dei vostri
“punti di attenzione” cosa va e cosa non va nel nostro Ateneo, un diritto
questo che crediamo non vi spetti e che appartenga invece alla comunità
accademica che vive ogni giorno queste aule e le sue difficoltà. La risposta
però di questo Rettorato è stata quella di accogliervi, di preparare da quasi
un anno e più i dipartimenti e i corsi di laurea sottoposti alla vostra visita,
a rispettare le linee guida del sistema AVA, a comprimere la didattica pur di
rispettare il rapporto numerico studenti/docenti che è stato stabilito senza
che vi fossero risorse aggiuntive in grado di produrre un piano di reclutamento
per far fronte a queste emergenze. A questo è conseguito non solo un aumento
dei numeri programmati e con test nei corsi di laurea, ma un’attenzione ai
parametri della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) tutti improntati
alla produttività di ognuno e alla posizione delle classifiche dove l’articolo
viene pubblicato, un’attenzione che è andata a discapito dei tempi della
ricerca e della sua qualità. Quello che è accaduto è che durante il
boicottaggio dell’ultima VQR alcuni ricercatori e docenti si sono trovati i
loro articoli, o meglio “prodotti”, caricati nel sistema senza la loro
approvazione, questo per evitare che un eventuale alto numero di boicottaggi
potesse influire negativamente sulla valutazione, scavalcando così la libertà
di protesta. Ormai da un anno inoltre i dipartimenti e i corsi sottoposti a
visita, ed in generale la vita degli organi minori, è stata completamente
atrofizzata dal carico burocratico delle procedure AVA, impedendo di discutere
delle reali priorità e difficoltà del nostro Ateneo, legando la distribuzione
dei fondi a un sistema di valutazione di ateneo sempre più simile alla VQR e
che sta tagliando le gambe alla ricerca di base e dei dipartimenti più piccoli.
(Fonte: <a href="https://tinyurl.com/y8bwb3x6"><span style="color: black;">altrodiritto.wordpress.com</span></a>
09-12-17) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>I BENEFICIARI DEL
FFABR, </b><b><span style="background: white;">FONDO PER IL
FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ BASE DI RICERCA</span></b><b><o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Si tratta di una misura contenuta nella legge di bilancio 2016 che
prevede il pagamento di 3.000€ a favore (di non più) del 75% dei ricercatori e
(di non più) del 25% dei professori associati che hanno fatto domanda di
partecipazione. Il legislatore ha demandato all’ANVUR il compito di stabilire
quali tra i docenti partecipanti siano meritevoli di essere finanziati. Il
numero massimo previsto di beneficiari è di 15.000, dato che la legge stanziava
€45 milioni. Quale era la platea potenziale dei beneficiari? Se prendiamo i
dati su sito del MIUR al 31/12/2016 risultavano in servizio negli atenei
statali 18.945 Professori Associati (PA); 15.211 Ricercatori a Tempo
Indeterminato (RTI) e 4.527 Ricercatori a Tempo Determinato per un totale
complessivo di 19.738 ricercatori. Ora che sono stati pubblicati, dagli elenchi
ANVUR risulta che riceveranno l’obolo (giudicato dal CUN troppo frazionato e di importo minimale) 7.124
ricercatori e 2.342 professori associati per un totale di 9.466 beneficiari,
ben inferiore al numero massimo previsto di 15.000. Il costo complessivo della
misura sarà quindi di €28,4 milioni, con un risparmio di risorse per il MIUR di
€16,6 milioni, oltre un terzo dell’intera spesa prevista. (Fonte: Red.ne Roars
11-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>CUN. PARERE SUL FFABR, FONDO PER
IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ BASE DI RICERCA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Con
riferimento al FFABR, si sottolinea ancora una volta come tale finanziamento
non risulti aggiuntivo bensì decurtativo degli altri capitoli del FFO, in un
contesto nel quale la gestione dell’intera procedura per la valutazione della
produzione scientifica dei candidati ha un costo non irrisorio. Calcolando il
numero dei destinatari in base al numero dei richiedenti e non degli aventi
diritto, la procedura del FFABR ha di fatto attribuito il finanziamento non
solo sulla base della qualità della produzione scientifica del singolo, ma
anche sulla base di fattori imprevedibili e del tutto slegati dal merito quali,
appunto, il numero delle domande presentate. Inoltre, l’introduzione di soglie
per l’accesso alla procedura, peraltro articolata in due fasi, e di percentuali
prestabilite di vincitori fra i candidati, ha avuto l’effetto di disincentivare
la presentazione delle domande da parte di ricercatori e professori associati.
Ne è risultata una procedura inefficace rispetto agli obiettivi della legge,
con la conseguenza di creare importanti residui non utilizzati in un contesto
nel quale da anni si registra una grave carenza di risorse pubbliche destinate
alla ricerca universitaria. In tale situazione di insufficienza di risorse per
la ricerca di base, un finanziamento così frazionato e di importo minimale,
riservato a una parte esigua della comunità scientifica, costituisce una
criticità che è necessario correggere. (Fonte: Parere del CUN, Prot. 36027 del
21/12/2017) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>IL PREMIER PARLA DELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dice
il premier Paolo Gentiloni, aprendo gli Stati generali dell’università, che
l’Italia è ottava al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche. Sono oltre
1,2 milioni i lavori nel periodo 1996-2014. "Tuttavia", dice ancora
Gentiloni attingendo a dati del MIUR, "se si guarda al rapporto tra numero
di pubblicazioni e investimenti in ricerca e sviluppo, l’Italia sale al terzo
posto della classifica mondiale". Supera anche gli Stati Uniti,
"dimostrando un’ottima capacità di impiego delle risorse". Il
convegno al Centro congressi viene aperto dal presidente del Consiglio con una comparazione
tra la lunga crisi italiana (2008-2014) e il sottofinanziamento degli atenei
del Paese: "Hanno accompagnato la crisi in modo ancor più marcato".
Meno risorse, meno immatricolazioni fino al 2015, "un forte indicatore
dello stato di salute di una comunità", troppi abbandoni degli studi.
"La seconda potenza manifatturiera d’Europa non può accontentarsi".
Gentiloni, allontanando un vecchio mantra sull’eccesso di atenei in Italia - 49
università oggi hanno meno di 15.000 studenti - ha assicurato: "Ne servono
di più. Queste piccole e grandi strutture sono magnete e motore dei territori,
attraggono risorse e li spingono in avanti". Per questo mondo che ha
smesso di essere ascensore sociale dei giovani di famiglie a basso reddito,
"abbiamo iniziato a invertire la rotta, a mettere risorse sul diritto allo
studio, ad allargare l’area di chi non pagherà le tasse, a fare i primi
interventi per i docenti e ad assumere 1.611 ricercatori". I ricercatori
italiani in questo decennio, però, "hanno lavorato in condizioni non
facili e ottenuto risultati di eccellenza. Sì, hanno fatto le nozze con i fichi
secchi". (Fonte: R.it 10-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>PIÙ UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
In
un convegno sull'Università italiana nell'Europa di domani organizzato dal MIUR
a Roma, il presidente del Consiglio Paolo GentiIoni ha affermato che il Paese
ha bisogno di più università. Il Paese ha davvero bisogno di università. Ed è
bene che la politica e la società civile prendano coscienza di questa
necessità, perché oggi serve davvero più università. Serve al Paese perché la
sfida del lavoro si gioca sulla qualità della formazione. Serve alle imprese
perché la competizione è nell'innovazione. Serve alle università perché la
conoscenza è nella ricerca. E serve ai nostri giovani, perché una formazione
superiore e qualificata rende più duttili alle continue trasformazioni di
tecnologia e globalizzazione, e contribuisce a configurare i nuovi orizzonti.
Serve, poiché l'investimento nel sapere non è l'appendice ma è la premessa per
ogni idea di sviluppo. E la garanzia del libero fluire delle idee in tutte le
aree del sapere. (Fonte: G. Travaglini, A&F Repubblica 08-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LA CORTE DEI CONTI FA IL
BILANCIO A SETTE ANNI DALLA RIFORMA GELMINI. LUCI E OMBRE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
Riforma Gelmini doveva razionalizzare e rendere più efficiente il sistema
universitario. Ma se ciò (in parte) è avvenuto, è stato soprattutto per i tagli
dei finanziamenti, più che per una reale riorganizzazione. È quanto sostiene il
rapporto della Corte dei Conti, dal titolo «Referto sul sistema universitario»,
che a sette anni dalla contestata legge 240 tira un bilancio con luci e ombre.
La legge ha reso più precaria la vita dei professori, la sua attuazione è incompleta
e in ritardo. Il rapporto mette in luce anche conseguenze decisamente positive,
come gli sforzi delle università di razionalizzare le partecipazioni in
perdita, con le dismissioni; nel corso del 2015 gli atenei hanno raggiunto «una
soddisfacente solidità economica». Non solo: la riforma ha anche messo un po'
di ordine nel proliferare di sedi e corsi non sempre giustificati: «I Comuni
che avevano sedi decentrate dei corsi si sono ridotti a 110, erano 162 nove
anni fa». Tutti gli atenei «hanno introdotto il bilancio unico, non sempre
accompagnato da una modifica del modello organizzativo diretto a garantire una
più efficiente prestazione dei servizi». La riforma voleva incentivare il
ricircolo delle menti e l'apertura all'esterno degli atenei «ma tante sono
ancora le chiamate relative al personale in servizio nella stessa università
che bandisce il posto». Migliora, di poco, l'internazionalizzazione dei corsi.
Per quanto riguarda le assunzioni, la Corte dice che la riforma «ha complicato
il percorso di carriera, allungando il periodo di servizio non di ruolo,
contribuendo ad alzare l'età media di accesso al ruolo dei professori». E il
merito? Uno dei problemi è che i criteri premiali «usano una pluralità di
indicatori modificati di anno in anno e misurati su performance del passato»:
così è quasi impossibile per un ateneo programmare politiche efficaci per
migliorare il proprio posizionamento. (Fonte: La Stampa, 23-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>INAUGURATA HUMANITAS UNIVERSITY
DI ROZZANO <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L'inaugurazione
del Campus di Humanitas University di Rozzano (Milano) e dell'anno accademico -
tre edifici immersi nel verde per complessivi 25 mila metri quadrati e un
investimento di 100 milioni interamente privato (completato, nel 2018 da un
residenza universitaria da 240 posti letto) – hanno costituito l’occasione per
le autorità intervenute di sottolineare l'ormai consolidata capacità, da parte
dell'«ecosistema lombardo», di competere, nelle scienze della vita, con i
maggiori centri accademici del mondo. L’Humanitas ne è un simbolo. I suoi 1.200
studenti (il 44% dei quali stranieri) seguono i corsi di Medicina (in inglese),
Infermieristica e Fisioterapia e le 13 scuole di specializzazione avvalendosi
di docenti tra stanziali e visiting professor - del calibro di Alberto
Mantovani (prorettore), immunologo di fama mondiale, Elio Riboli che rientra a
Milano dall'Imperial College di Londra, e tre premi Nobel: Erwin Neher,
biofisico tedesco (premiato nel 1991), Rolf Zinkemagel, immunologo svizzero
(1996), e Jules Hoffmann, immunologo francese (2011). Fiore all'occhiello del
Campus, presentato dal presidente di Humanitas, Gianfelice Rocca e dal rettore
Marco Montorsi, il "Simulation Lab" (nato grazie a una donazione di
20 milioni del filantropo Mario Luzzatto), uno spazio altamente tecnologico per
sperimentare le conoscenze acquisite sui banchi, con simulazioni
straordinariamente vicine alla realtà. Humanitas, inoltre, sta lavorando con I
bin per l'uso di "Watson" come tutor per gli studenti: è il primo
progetto di applicazione di intelligenza cognitiva volta all'insegnamento della
medicina. Non a caso la Harvard University considera Humanitas tra i 4 ospedali
più innovativi al mondo. (Fonte: V. Salinaro, Avvenire 15-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UN MIT STILE
AMERICANO O UNA RETE DI ATENEI PER GLI ATENEI DEL SUD?</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il seminario svoltosi alla Svimez il 5 aprile scorso aveva per titolo
“Un Mit per il Mezzogiorno. Ricerca scientifica e sviluppo tecnologico; il
ruolo delle Università e delle imprese meridionali”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Creare un equivalente del Massachusetts Institute of Technology (Mit)
nel Mezzogiorno ha subito stuzzicato la mia curiosità. Tra l’altro ad alcuni
mesi di distanza dal seminario, in ottobre, è stata avanzata la prospettiva di
creare al Sud un polo tra le università Normale, Sant’Anna e Federico II.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nei documenti del seminario c’erano anche altre proposte come quella di
creare una rete fra università del Sud Italia. Una struttura dinamica
attraverso cui condividere i progetti benché alcuni relatori abbiano messo in
evidenza l’individualismo di ricercatori e docenti universitari. Individualismo
che, a mio parere, è assolutamente sano vista la fatica e il tempo che c’è
dietro tante ricerche. Vedremo dunque se prevarrà la rete di università o la
creazione di uno o più poli sullo stile Mit. (Fonte: V. D’Angerio, IlSole24Ore
18-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LA BABELE DELLE
SIGLE PER L’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il Parlamento approvò rapidamente e il Presidente della Repubblica
promulgò la legge 240/2010.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Fino ad allora tutte le componenti del sistema universitario avevano
parlato più o meno la stessa lingua, e si capivano. Poi improvvisamente
rettori, senatori e consiglieri cominciarono a fare discorsi del tipo: –
Bisogna procedere celermente alla riorganizzazione della governance, alla
programmazione pluriennale, all’elaborazione dei modelli di distribuzione dei punti
organico, all’organizzazione dei processi di autovalutazione … <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
I professori iniziarono a parlare più o meno in questo modo:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
– ANVUR AVA VQR IRAS IRFS CINECA TECO SUA.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
I ricercatori rispondevano:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
– RTDA RTDB ASN IRIS LOGINMIUR FFABR.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
I tecnici replicavano:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
– RUP RSPP DVR DUVRI DPI CONSIP.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Gli amministrativi ribattevano:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
– MEPA CUP CIG DURC IPA PROPER PERLAPA ANAC RPCT PTPCT OIV.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
E gli studenti obiettavano<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
– CFU CDL CDLM TEST PEC ARDSU ISEE MAV.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nessuno ci capiva più una #cippa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
(Fonte: N. Casagli, Roars 19-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>PRIMA DI CHIEDERE
LE OPINIONI DEGLI STUDENTI SULLE ATTIVITÀ DIDATTICHE SPIEGARE LORO COM’È
ORGANIZZATA L'UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Prescindendo dal giudizio che si dà a un sistema di valutazione basato
su una "istantanea" di un corpo studentesco che frequenta a piacere e
che raramente studia durante il periodo di lezioni, si tratta di domande
importanti. Importanti sono le conseguenze delle risposte, visto che sempre più
spesso i risultati dei questionari sono utilizzati dalle "governance"
degli atenei per assegnare risorse e/o riorganizzare corsi di studio e/o per le
progressioni di carriera. Ma cosa sanno veramente gli studenti dei loro
professori e della loro università? Poco si direbbe. Non deve sorprendere. Il
Paese intero non conosce la sua università. Lo si capisce dai commenti, dai
social network, e anche dalle dichiarazioni di molti politici e dagli articoli
di tanti giornalisti. Non ne conosce la struttura - si parla ancora di istituti
e di facoltà e persino di assistenti universitari che non esistono più da
quarant'anni - né la organizzazione - si parla di ricercatori e in quello
intendendo tutto, dal dottorando, all'assegnista, al post-doc internazionale,
al ricercatore di "tipo A" o di "tipo B", ecc. La
confusione è tanta e il rincorrersi e accavallarsi delle norme sugli accessi e
sulla docenza non aiutano. Circolano idee confuse sulla didattica, e sulla
stessa struttura dell'insegnamento, e quindi anche sui diritti e sui doveri
degli studenti e dei docenti. Poco o nulla si sa dell’amministrazione e della
organizzazione del lavoro del personale tecnico e amministrativo. Le notizie
sugli stipendi dei professori e dei ricercatori e sulla struttura del lavoro
universitario dal reclutamento alla pensione sono contraddittorie. Pagati poco,
pagati troppo, poche tutele, troppi privilegi. Molti luoghi comuni alimentati a
volte dall'ignoranza, a volte dai preconcetti, a volte dalla malizia. Infatti
sarebbe utile, prima ancora di chiedere agli studenti una opinione sui corsi,
spiegare loro come è organizzata l'università. L'università dei capaci e
meritevoli non va sui giornali, ma è in aula e nei laboratori tutti i giorni.
(Fonte: D. Braga, IlSole24Ore 19-12-117)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LE ISCRIZIONI DELLE DONNE
ALL’UNIVERSITÀ <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Le
iscrizioni delle donne all’università superano infatti quelle maschili di 36
punti percentuali. Tradotto: per ogni cento maschi iscritti all’università, ci
sono 136 donne. A completare il percorso di studi, peraltro, è il 17,4% della
popolazione femminile, contro il 12,7% dei maschi. Di fatto la popolazione
femminile, soprattutto quella più giovane, è più istruita di quella maschile.
Ma, sorprendentemente, - sono sempre i dati del WEF (World Economy Forum) a
parlare - le donne lavorano meno. La disoccupazione femminile al 12,8% contro
il 10,9% maschile, percentuale che aumenta patologicamente tra i giovani - è
tre volte tanto - e ancora di più tra le giovani donne, visto che la
disoccupazione giovanile femminile è quasi di quattro punti percentuali più
alta di quella giovanile maschile (37,6% a 33,8%). Soprattutto escono molto di
più e molto prima dal mercato del lavoro: per ogni cento “scoraggiati” che non
cercano più lavoro, sessanta sono donne. (Fonte: linkiesta.it 04-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>BORSE DI STUDIO. MAI FINANZIATE
CON IL 3% (RISERVATO AL FIS) DEI SOLDI CONFISCATI ALLA MAFIA <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Nel
novembre del 2013 in Parlamento fu approvato un emendamento al decreto
legislativo n. 159 del 6 settembre 2011, meglio noto come Codice delle leggi
antimafia, che vuole dare un segnale preciso nella gestione delle somme
confiscate alle mafie o frutto della vendita dei beni confiscati. La norma
prevede che una piccola parte di queste somme, pari al 3%, sia usata per
finanziare il Fondo integrativo statale (FIS) per la concessione di borse di
studio. Alla voce somme sequestrate alle mafie risultavano 600 milioni. Il che
vuol dire che il 3% - quasi 20 milioni - potevano essere indirizzati al Fondo
per il diritto allo studio finanziando circa 10mila borse di studio. Elisa
Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu (Unione degli
universitari): «Abbiamo tenuto a risollevare questo problema, perché a distanza
di più di quattro anni non si ha ancora alcuna traccia di questi finanziamenti.
Queste risorse risultano fondamentali per il finanziamento del diritto allo
studio, e oltretutto riteniamo questa vicenda estremamente grave, considerando
che si tratta di un “semplice” trasferimento di risorse, e non di fondi
aggiuntivi per cui si renderebbe necessario trovare conseguenti coperture».
(Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 11-11-17)<b><o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UNO STUDIO SU TEST
DI INGRESSO E NUMERO PROGRAMMATO IN UNA UNIVERSITÀ HA RILEVATO UN EFFETTO
POSITIVO SULLE INTERAZIONI TRA STUDENTI E CON I DOCENTI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L’introduzione del test ha portato a una riduzione di circa 14 punti
percentuali del tasso di abbandono degli studenti e a un miglioramento della
media ponderata dei voti di circa un punto, al termine del primo anno di studi.
In sintesi, nel caso da noi analizzato (facoltà di economia all’università di
Salerno) l’introduzione di limiti all’accesso sulla base del test genera
migliori risultati di studenti (e università). Ma questo avviene semplicemente
perché i test hanno selezionato i migliori studenti o perché, essendosi
modificata, la composizione della classe ha permesso una migliore interazione
tra gli studenti e con i docenti? La risposta è cruciale per il disegno delle
politiche sotto molti aspetti. i risultati mostrano che il miglioramento delle
interazioni sociali a livello di classe rappresenta il principale meccanismo
alla base dell’effetto causale dovuto al cambiamento della politica per
l’accesso alla facoltà. Dal punto di vista più generale, il nostro studio
suggerisce che la domanda da porsi non è tanto a quanta mobilità sociale e
uguaglianza delle opportunità si è disposti a rinunciare utilizzando i test, ma
quante risorse si è disposti a mettere in gioco per migliorare la qualità
dell’interazione in classe (infrastrutture, quantità e qualità del personale).
(Fonte: V. Carrieri, M. D'Amato e R. Zotti, lavoce.info 19-09-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b>LA SODDISFAZIONE DEL RAPPORTO CON I PROFESSORI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Secondo i dati
AlmaLaurea, sono i laureati <strong><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">del gruppo scientifico e
dell’insegnamento i più soddisfatti del rapporto con i docenti</span></strong><b>. </b>L'altra faccia della medaglia è
caratterizzata<b> </b><strong><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">dai gruppi di Architettura, Giurisprudenza, Medicina e Odontoiatria</span></strong><b>.</b> E sono proprio gli studenti di
Medicina a guidare la top 5 di chi è meno affezionato ai propri insegnanti: il
24,3% del campione rilevato da AlmaLaurea ha dato un giudizio negativo su di
loro. Solo il 14,6% si reputa contento, molto al di sotto della media, fissata
al 21,7%. Sul podio nella classifica degli studenti più "stressati"
dai professori ci sono quelli del <strong><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">settore giuridico</span></strong> (19,2%)
e di<b> </b><strong><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Architettura</span></strong>(19,7%). Quarto e quinto posto per <strong><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Educazione fisica</span></strong><b> (</b>15,3%)
e<b> </b><strong><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Ingegneria</span></strong> (14,9). Al primo posto tra gli studenti
più soddisfatti, invece, troviamo quelli del settore scientifico (molto
soddisfatto per il 27,7%) poi quelli dell'insegnamento (24.7%) e dell'ambito
letterario (28,3%). Tra i primi cinque anche quelli del settore geo-biologico
(25,5%) e quelli di Agraria (23,5%). (Fonte: A. Carlino, <span style="background: white;"><a href="http://www.skuola.net/"><span style="color: black;">www.skuola.net</span></a>
30-01-17)</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>500 MILIONI IN DUE ANNI PER
COMPLESSI RESIDENZIALI PER STUDENTI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
colosso americano Hines continua a scommettere sul mercato immobiliare del
nostro Paese.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Hines
punta a investire nel segmento dello student housing circa 500 milioni di euro
nell'arco dei prossimi due anni, finalizzando già nel primo semestre del 2018
le prime due operazioni. Si tratta di un complesso per studenti vicino alla
Bocconi a Milano - in perfezionamento a febbraio - e di un altro progetto a Firenze, entrambi in fase
avanzata. Le due strutture insieme avranno la disponibilità di 1200 posti
letto. (Fonte: IlSole24Ore 04-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">TASSE UNIVERSITARIE<o:p></o:p></span></b></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>INCHIESTA UDU SULLE TASSE
UNIVERSITARIE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dall'inchiesta
dell'Unione degli universitari (Udu) risulta che nelle sole università statali
il gettito complessivo della contribuzione a livello nazionale - si legge nel
report - è passato da 1 miliardo e 219 milioni a 1 miliardo e 612 milioni:
quasi 400 milioni in più, ottenuti dagli studenti per coprire la progressiva
diminuzione dei finanziamenti statali per le università. A Lecce le tasse sono
più che triplicate: più 207,47 per cento in 10 anni, equivalente a 633,86 euro
di aumento. Alla Sapienza di Roma la crescita in dieci anni è stata di 702
euro: più 111 per cento. L'aumento alla Statale di Milano ha toccato 510 euro:
più 45 per cento. Firenze è l'unica università italiana con la tassazione in
calo nel decennio (-7,45 per cento). (Fonte: Udu)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>NO TAX AREA AL
DEBUTTO. INTERESSATO QUASI UN TERZO DEGLI STUDENTI ISCRITTI</b> <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Con il debutto dello “Student act”, nell’anno 2017/18 un iscritto su tre
rientra di diritto nella <i>no tax area</i>,
l’esonero totale dai contributi universitari, previsto dalla legge di Bilancio
del 2017, riconosciuto a chi ha determinati requisiti di reddito e di merito.
Per aver diritto all'esonero totale è necessario essere iscritti non oltre il 1
anno fuori corso e aver maturato un numero minimo di crediti. Proiettando il
numero a fine anno - e dato che il grosso delle autocertificazioni viene
presentato nella seconda metà dell’anno - al 31 dicembre 2017 il totale degli
Isee fino a 15mila euro dovrebbe avvicinarsi a quota 600mila: quasi un terzo
degli oltre 1,6 milioni di iscritti all’università. Dopo il primo anno di corso
per beneficiare dell’esonero non basta però il solo requisito economico, ma
occorre ottenere un certo numero di crediti formativi e non superare il primo
anno fuori corso. Il merito, insomma, può assottigliare un po’ la platea degli
esonerati. (Fonte: Elaborazione del Sole 24 ore su dati INPS, MIUR e forniti
dagli atenei, 04-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>TASSE UNIVERSITARIE. DOMANDE E
RISPOSTE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Le
università non possono chiedere agli studenti tasse superiori al 20%
dell'importo ricevuto dallo Stato come FFO, cioè il Fondo di Finanziamento
Ordinario. Allora come è stato invece possibile, a partire dal 2007, lo
sforamento in decine di atenei? Risponde il presidente della CRUI: «Questo
contenzioso, è bene dirlo, riguarda la situazione fino al 2013. Il limite del
20%, dal 2013 in poi, è stato rimodulato all'ammontare della tassazione dei
soli studenti in corso e non comprensivo dei fuori corso, come prima. Credo che
oggi tutti gli atenei rispettino il tetto. Mi lasci aggiungere una cosa: alcuni
atenei hanno sforato quel 20% perché è diminuito il FFO. Quindi anche a tasse
invariate la percentuale è aumentata». Colpa del Governo, allora? «No, dico
solo che ci sono stati due fattori: da una parte l'indubbio aumento delle
tasse, dall'altro i minori trasferimenti. E il banco è saltato». Secondo l'Udu,
l'Unione degli studenti universitari, nelle università statali il gettito
complessivo della contribuzione a livello nazionale è passato da 1 miliardo e
200 milioni del 2005 a 1 miliardo e 600 milioni di oggi: 400 milioni in più.
Presidente CRUI: «Negli ultimi anni c'è stato un incremento della tassazione
soprattutto per le fasce medio-alte che prima era molto bassa. Questo è stato
anche stimolato dal fatto che dal 2009 a oggi si sono ridotti i trasferimenti
statali di un miliardo. Quasi il 20%, e molti atenei sono andati in affanno e
hanno aumentato le tasse». Non teme che generazioni di studenti restino lontane
dall'Università perché le loro famiglie non hanno i soldi per iscriverli?
«Dalla Finanziaria 2016 è stata introdotta la 'No Tax area', applicata per la
prima volta quest'anno. Chi ha un reddito Isee al di sotto di 13 mila euro non
paga le tasse, cioè l'università è gratuita». (Fonte: N. Femiani, La Nazione
15-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>CONCLUSIONI SU UNA PROPOSTA DI ABOLIRE
LE TASSE STUDENTESCHE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Non
abbiamo la pretesa di dire se l’abolizione (delle tasse universitarie) proposta
da Pietro Grasso (LeU) sia l’unica scelta possibile o se sia la più giusta.
Crediamo, però, che sia doveroso aprire un dibattito sul diritto allo studio e
che non lo si possa fare senza prendere atto dei numeri e dei confronti
internazionali. Un possibile dubbio sulla sostenibilità della proposta riguarda
la capacità del sistema universitario di sostenere adeguatamente il più che
verosimile incremento del numero di iscritti. Una capacità messa a dura prova
da anni di tagli che hanno inciso su un sistema già sotto finanziato. Da questo
punto di vista, <i>l’abolizione delle tasse
dovrebbe essere accompagnata da un adeguato rifinanziamento degli atenei.
Questo significa che il costo reale dell’operazione potrebbe essere decisamente
maggiore degli 1,6 miliardi citati</i> da Pietro Grasso. Un problema cui si
potrebbe ovviare investendo quanto necessario. Se ciò non fosse possibile, si
potrebbe ripiegare su una significativa riduzione delle tasse (soprattutto per
le fasce economicamente più deboli) accompagnata da interventi di potenziamento
delle strutture (residenze, mense) e dell’offerta didattico-scientifica degli
atenei (docenza, aule, laboratori didattici e di ricerca). (Fonte: Roars
08-01-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>I RAGAZZI NON RESTANO LONTANI
DALLE UNIVERSITÀ PER VIA DELLE TASSE UNIVERSITARIE <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Se
oggi la popolazione universitaria italiana e il numero dei laureati sono in
coda alle classifiche europee dipende da
molte cose: la difficoltà del nostro mercato del lavoro; i bassi (talvolta
grotteschi) salari d’ingresso; il costo di studiare e vivere in città diverse
dalla propria, in assenza di adeguate residenze universitarie; la difficoltà
logistiche dell'insegnamento (e alcune pratiche discutibili) di certe grandi università;
l'inadeguatezza accademica di alcuni piccoli atenei locali. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Non
raccontiamoci storie. Non è il livello delle tasse universitarie che tiene
lontano i ragazzi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Le
tasse universitarie italiane sono, nel complesso, ragionevoli. Toglierle non ha
senso: è demagogia, lasciamola ai politici. Per chi non può permettersele -
stando attenti di non fare un regalo al papà che non dichiara i suoi redditi e
presenta un imponibile risibile! - le università devono prevedere borse di
studio. In una vera democrazia, nessun ragazzo dotato e volonteroso deve
rinunciare agli studi per motivi economici. (B. Severgnini, CorSera 19-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>“TRASFORMARE I
SUDDITI IN CITTADINI È MIRACOLO CHE SOLO LA SCUOLA PUÒ COMPIERE” (PIERO
CALAMANDREI)<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Dovrebbe levarsi un coro unanime a favore dello <i>Ius Culturae </i>(“diritto legato all’istruzione”, cioè equiparare i
figli di cittadini stranieri minorenni che hanno concluso con successo almeno
un ciclo scolastico in Italia ai loro coetanei), soprattutto da parte delle
istituzioni accademiche. È sorprendente che l’università trovi risalto
mediatico nelle sparute miserie degli abusi di potere e non piuttosto nel
dibattito culturale intorno a leggi come questa. È bene precisare che non
stiamo parlando di regalare la cittadinanza a chiunque arrivi in Italia. Si
tratta piuttosto di un provvedimento per valorizzare chi in Italia è cresciuto
ed è parte integrante di questa società, avendo frequentato il luogo che è per
eccellenza il sinonimo di condivisione ed inclusione, cioè la scuola. Mentre
l’inclusione scolastica è una realtà fino alle superiori, frequentare
l’università è un percorso ad ostacoli per dei ragazzi capaci e meritevoli. I
compagni di banco dei nostri figli, finché minorenni, sono tutelati da un
permesso di soggiorno per motivi familiari. Al compimento del diciottesimo
anno, gli italiani senza cittadinanza divengono stranieri in patria. Queste
persone si trovano di fronte una serie di difficoltà burocratiche enormi. Ad
esempio, è possibile ottenere un permesso di soggiorno di cinque anni, ma solo
dimostrando di avere un impiego fisso. Gli studenti dovrebbero lavorare e
studiare allo stesso tempo, con il risultato che tendono a escludere proprio
quelle facoltà che richiedono un impegno maggiore e presentano anche delle
prospettive di impiego migliore. Qualcuno, poi, arriva a pagarsi di tasca
propria i contributi di un impiego fittizio pur di potersi dedicare allo
studio. (Fonte: M. Bella e M. D’Abramo, FQ 16-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>GLI SCIENZIATI NON
SANNO FARSI CAPIRE?<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Quando avvengono le manipolazioni di temi scientifici, un luogo comune
che si ascolta è: "La colpa è degli scienziati, che non fanno alcuno
sforzo per far capire le cose; se ne stanno chiusi nelle loro torri di avorio e
non gli importa di comunicare con le persone comuni". Dunque qualcuno dirà
che gli scienziati nessuno li legge perché non si fanno capire. Calma un
momento. Io diffido in genere quando gli scienziati si fanno capire troppo. Ma
questo è un problema diverso. Certo che se uno scienziato ha studiato venti
anni e scritto per riviste specializzate migliaia di pagine di calcoli e figure
allo scopo di circoscrivere complicati concetti, ipotesi ed esperimenti per
spiegare un fenomeno complesso, è difficile che possa essere esaustivo e brillante
in 5-6 mila caratteri (spazi inclusi). A parte che ha anche disimparato di
solito a scrivere in italiano. Ma il punto vero è che sono necessari adeguati
livelli di alfabetizzazione funzionale per capire certe informazioni o seguire
taluni ragionamenti. Se ben il 30 per cento dei cittadini italiani è
funzionalmente analfabeta, contro il 12 per cento della Finlandia o della
Repubblica ceca - e se un altro 50 per cento verosimilmente rimane al di sotto
delle prestazioni cognitive richieste per capire le complicate dinamiche delle
economie della conoscenza - forse questo avrà un ruolo nel fatto che le persone
non riescono a capire certi argomenti. Al di là degli sforzi che possono fare
gli scienziati. I guru che vanno per la maggiore, che non dicono niente quando
scrivono, invece li capiscono tutti. (Fonte: G. Corbellini, Il Foglio 05-12-17) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>IL PAPA ATTIVA LA RETE
UNIVERSITARIA CATTOLICA SUI PROBLEMI DELL’EMIGRAZIONE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
«Bisogna
avviare studi sulle cause remote delle migrazioni forzate, con il proposito di
individuare soluzioni praticabili, anche se a lungo termine, perché occorre
dapprima assicurare alle persone il diritto a non essere costrette ad
emigrare». È il mandato concreto che Papa Francesco ha assegnato alle
università cattoliche per approfondire le radici del fenomeno ed individuare
percorsi capaci di limitare l'ondata xenofoba che si sta abbattendo in Europa.
«E’ importante riflettere sulle reazioni negative di principio, a volte anche
discriminatorie e xenofobe, che l’accoglienza dei migranti sta suscitando in
Paesi di antica tradizione cristiana, per proporre itinerari di formazione
delle coscienze». Ricerca accademica, insegnamento e promozione sociale è
quello che il Vaticano spera di attivare nella rete universitaria attraverso
programmi specifici «volti a favorire l’istruzione dei rifugiati, a vari
livelli, sia attraverso l’offerta di corsi anche a distanza per coloro che
vivono nei campi e nei centri di raccolta, sia attraverso l’assegnazione di
borse di studio che permettano la loro ricollocazione». (Fonte: F. Giansoldati,
Il Messaggero 05-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UN GRANDE SUCCESSO DELLA TERAPIA
GENICA IN ITALIA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
scienza e la medicina creano prodotti commerciali e occupazione. Quarto, la
ricerca pubblica italiana vince. Noi sappiamo quanta fatica costano i successi
scientifici e quanto ancora e di meglio si può produrre, alimentando una sana
competizione tra idee, lontana anni luce dai venditori di fumo e
dall'autopromozione che lucra su ignoranza, speranza e disperazione. La nostra
ricerca e alcuni nostri scienziati sono la frontiera della conoscenza, malgrado
la miopia di un Paese che dalla ricerca di base, dalla scienza, non solo
rifugge, ma con le decisioni della sua classe politica è incline a creare
ostacoli, dagli Ogm alla sperimentazione animale. In Italia lavorano gruppi che
sono la punta di diamante nel mondo delle staminali, della terapia genica e
della genomica. Terapia genica ha curato una grave malattia, l’epidermolisi
bollosa. È raro che un lavoro terapeutico trovi spazio su Nature. Succede quando
una spettacolare conquista clinica italiana ottenuta all’UniMoRe è costruita su
una straordinaria conoscenza della biologia di base, in questo caso delle
staminali della pelle. È questa la medicina rigenerativa a cui guardare, quella
che procede insieme alla biologia. (Fonte: E. Cattaneo, La Repubblica 09-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SULLA RELAZIONE DI CAUSA-EFFETTO
TRA ISTRUZIONE E LAVORO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
politica europea (e quella del nostro paese) continua, con atteggiamento
“difensivo”, a riproporre ostinatamente una relazione di causa-effetto tra
istruzione e lavoro, sulla scia di un percorso iniziato oramai da quasi 20
anni, che si sta rivelando fallimentare. Risultato: l’educazione continua a
“rimpicciolirsi” e a “professionalizzarsi”, nonostante si tenti di rivestirla
di nuove tecnologie e metodologie didattiche o si “infonda” spirito di
imprenditorialità sui suoi attori (dirigenti, insegnanti e oggi anche studenti)
e l’occupazione, in particolar modo giovanile, non sembra giovarsene in alcun
modo. Una particolare narrativa europea legittimata dalla mondializzazione,
dall’urgenza della crisi, dall’esplosione delle nuove tecnologie di
comunicazione, sembra imporre oggi in maniera “deterministica” l’idea che
l’educazione degli individui sia uno strumento macro-economico di crescita e
aumento della produttività prima di ogni altra cosa. Sebbene l’educazione debba
indubbiamente confrontarsi con questioni inedite e controverse come
l’interculturalità e l’inclusione, la trasformazione degli spazi sociali e
delle modalità di accesso e produzione di contenuti, i nuovi modi di comunicare
e entrare in relazione, essa non può essere semplicemente chiamata a rispondere
e adattarsi a una nuova “organizzazione del mondo”: deve poter contribuire a
ridefinire e modificare la realtà esistente. Non è democratica una società in
cui gli scopi educativi sono prestabiliti, monitorati e pacificamente
catalogati in set di competenze da certificare. È democratica quella società in
cui gli obiettivi dell’educazione sono oggetto di dibattito e di revisione costanti.
(Fonte: R. Latempa, Roars 01-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RIENTRO DI DOCENTI
E RICERCATORI DALL'ESTERO 2017. I CHIARIMENTI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
I trattamenti economici previsti per lo svolgimento dell'attività
assistenziale presso le aziende ospedaliero-universitarie, non possono essere
considerati redditi derivanti da rapporti aventi ad oggetto attività di docenza
e ricerca. Fa eccezione il caso di un soggetto con esperienza di docenza o
ricerca all'estero, che rientri in Italia per svolgere un'attività di lavoro dipendente
o autonomo. In quest’ultimo caso, il docente (o ricercatore) potrà fare ricorso
al regime speciale per lavoratori rimpatriati (ex art. 16 del D.Lgs 14
settembre 2015, n. 147) per tutti i redditi percepiti.<span style="background: white;"> (Fonte:
risoluzione 146/E dell’Agenzia delle entrate <a href="https://tinyurl.com/yctzb2m9"><span style="color: black;">https://tinyurl.com/yctzb2m9</span></a></span>)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LA GRANDE FUGA DAL
SUD DI MEDICI, DOCENTI E STUDENTI</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il sociologo Adolfo Scotto di Luzio, in un editoriale per Il Mattino, ha
tratteggiato il quadro della situazione attuale. In base alle statistiche entro
il 2050 avranno abbandonato le aree del Sud 5 milioni di giovani. Medici,
studenti universitari e, naturalmente, insegnanti sono alcuni dei protagonisti
della nuova presenza meridionale nelle città dell’Italia del Centro-Nord. Dal
Sud al Nord, gli italiani si muovono innanzitutto alla ricerca dell’efficienza.
La nuova migrazione interna mette così in gioco dimensioni complesse che
riguardano l’organizzazione e la qualità dei servizi, la sanità, innanzitutto,
il sistema di istruzione, l’aspirazione a veder riconosciuto il proprio
talento. La nuova emigrazione meridionale torna ad essere, proprio com’era dei
contadini che abbandonavano il Mezzogiorno più di cento anni fa, un
pronunciamento contro la società dalla quale si separano. È letteralmente un
voto contro il Sud. Contro la corruzione e l’inettitudine delle sue classi
dirigenti, contro le strutture clientelari che reggono i rapporti nella sfera
professionale. Se le migrazioni interne hanno ripreso così intense il loro
corso è dunque conseguenza del fatto che il Sud, in questi vent’anni di vita
pubblica italiana, è letteralmente scomparso alla coscienza del Paese. Ed è ora
di invertire la rotta. (Fonte: A. Carlino, Tecnica della Scuola 10-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>RUOLO DEL CORPO
TECNICO E AMMINISTRATIVO OPERANTE NELL’AMMINISTRAZIONE UNIVERSITARIA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>L’</b><a href="https://tinyurl.com/yambtp6x"><span style="color: black;">articolo</span></a>
su Altalex “La tecnoburocrazia nelle Università” ha come<b> </b>obiettivo di mettere in trasparenza e nella giusta evidenza il
ruolo del corpo tecnico e amministrativo
operante nell’amministrazione universitaria, a fronte di un deficit di
visibilità all’esterno dei contesti accademici. Di seguito le conclusioni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Le attività propriamente e strettamente accademiche costituiscono
l’elemento finalistico e fisiologico dell’istituzione universitaria, giova
ripeterlo e mai dimenticarlo, ma dinanzi agli artt. 1 e 4 comma 2° della nostra Carta Costituzionale, tutti i lavori
hanno la stessa dignità e decoro se ottemperano al dovere di attività
socialmente utili e produttive che in quanto tali concorrano al progresso materiale o spirituale della
società. Il lavoro del PTAA, sia per la sua natura pubblica, sia per la sua
effettiva incidenza nei processi economici e nei procedimenti amministrativi
non può che rientrare ampiamente tra queste attività. I Rettori cambiano, i
Direttori Generali cambiano, i vertici degli organi collegiali di indirizzo
politico cambiano, ma la Tecnoburocrazia è lì, vigile diligente e
ossequiosa nel garantire la continuità
dell’azione amministrativa. È difficile pensare che gli obiettivi di sviluppo
degli Atenei possano essere realizzati senza il coinvolgimento e la
partecipazione della sua Tecnoburocrazia che è componente strutturale e come
tale intrinsecamente strategica delle istituzioni universitarie. (Fonte: C.
Amiconi, Altalex 15-12-17) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">UNIVERSITÀ IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UNIBO. UN POCO DI STORIA <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L’Università
di Bologna, l’Alma Mater Studiorum, vanta due primati. Innanzi tutto è la più
antica del mondo occidentale, fondata nel 1088. E poi ha aperto la strada per
l’insegnamento. È da tutti riconosciuta come il più prestigioso ateneo italiano
nonché uno dei simboli più celebri di Bologna. È grazie alla presenza della sua
università, infatti, che il capoluogo dell’Emilia-Romagna è passato alla storia
coma “Bologna La Dotta”. Si deve a Giosuè Carducci l’anno preciso della sua
nascita, concordato tramite una commissione istituita nel 1888 di cui era
presidente, nonostante le prime edizioni note di statuti universitari risalgano
al 1317. Durante l’XI secolo la situazione politica era segnata dalla forte
influenza di Chiesa e Monarchia. A Bologna si sentiva l’esigenza di favorire lo
sviluppo di un’istruzione libera, che si distaccasse dalle scuole di stampo
ecclesiastico. Furono gli stessi studenti che si organizzarono autonomamente
scegliendo i maestri più prestigiosi: tra questi il giurista Irnerio,
considerato il primo studioso di fama internazionale dell’Università. Se
inizialmente era il Comune che garantiva la continuità delle lezioni, dopo l’intervento
di Federico Barbarossa con la Constitutio Habita del 1158 l’ateneo fu
riconosciuto come luogo di ricerca. E per questo indipendente dall’autorità
politica. Vi erano insegnati soprattutto grammatica, retorica, logica e diritto
fino a quando, dal XIV secolo, agli studi giuridici si affiancarono quelli di
stampo medico, filosofico e matematico oltre che teologico. (Fonte: F. Giurato,
La Stampa Viaggi 13-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UNIBO. 14 DIPARTIMENTI, SU 15
CHE AVEVANO FATTO RICHIESTA, PREMIATI DAL FONDO PER I DIPARTIMENTI ECCELLENTI
PREVISTO DALLA LEGGE DI BILANCIO 2017<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Un
risultato che porterà ai dipartimenti UniBo selezionati un finanziamento
totale, in cinque anni, di 113,8 milioni di euro. Gli eccellenti Unibo
selezionati dal ministero sono quelli di Architettura, Chimica Ciamician,
Filologia classica e italianistica, Ingegneria civile chimica ambientale e dei
materiali, Ingegneria dell'energia elettrica e dell'informazione Marroni,
Lingue letterature e culture moderne, Psicologia, Scienze aziendali, Scienze biomediche
e neuromotorie, Scienze economiche, Scienze giuridiche, Scienze mediche
veterinarie, Scienze politiche e sociali, Scienze e tecnologie agroalimentari.
In quattro aree l'UniBo riesce a piazzare ben due dipartimenti tra gli ammessi
ai finanziamenti: Scienze agrarie e veterinarie, Ingegneria civile e
architettura, Scienze dell'antichità e Scienze economiche e statistiche.
(Fonte: <span style="background: white;">corrieredibologna.corriere.it 10-01-18)</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UNIBO. L'ALMA
MATER È PRIMA IN ITALIA PER SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE NEL RANKING GREENMETRIC<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
L'Università di Bologna è il primo ateneo in Italia per attenzione ai
temi della sostenibilità ambientale. A certificarlo è la nuova edizione del
ranking GreenMetric, la classifica che valuta le politiche e le azioni “green”
messe in campo dalle università di tutto il mondo. Nell'edizione 2017 del
ranking, appena pubblicata, l'Alma Mater conquista la prima posizione in
classifica tra gli atenei italiani, con un passo in avanti decisivo dopo il
secondo posto dello scorso anno. Ma ancora più rilevante è il posizionamento a
livello mondiale. Nella classifica generale, infatti, Unibo scala in un solo
anno ben 42 posizioni, passando dal 71° al 29° posto e raggiungendo così la top
50 mondiale delle università green. Il balzo in avanti arriva a pochi mesi dalla
firma dell’accordo che ha assegnato all’Alma Mater il ruolo di coordinatore
nazionale del gruppo di università italiane che partecipano a GreenMetric.
Lanciato da Universitas Indonesia nel 2010, GreenMetric ha l’obiettivo di
coinvolgere le università di tutto il mondo ponendo l'accento sui temi della
sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. (Fonte: magazine.unibo.it
15-12-17) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UNIBO. UN ARGINE AL TURISMO
UNIVERSITARIO. UNIBO SELEZIONERÀ CHI VUOLE RIENTRARE PER TERMINARE GLI STUDI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Per
aggirare il test di medicina è nato un mercato parallelo di agenzie
specializzate che offrono costosi trasferimenti in Paesi dell'Est Europa. Per
il rientro in Italia alcune (ex)facoltà di medicina come a Bologna fanno una
rigida selezione, altre invece accolgono studenti italiani con preparazioni
alla bulgara o alla romena. Festi (UniBo): "Da quest'anno arginiamo il
turismo universitario" senza una base di teoria. «Mediamente la qualità è
più bassa, la didattica sul piano teorico è buona ma è solo teorica: spesso la
preparazione è claudicante. Molti studenti sono tornati con una montagna di
crediti in attività curriculari, tirocini su tirocini, ma tutte questa
operosità non corrisponde a una reale formazione». Mentre il MIUR conferma che
non hanno alcuna validità questi titoli, ogni anno qualcuno si infila nei posti
messi a disposizione dai singoli atenei. Come fanno? «Credo che abbiamo i dati
statistici di quelli più "accoglienti" e provano a spedirli. Il
Consiglio di Stato ha stabilito che non possiamo mettere un freno agli
spostamenti dentro e fuori l'Europa, il punto è selezionare i più meritevoli».
I genitori hanno evocato un «diritto allo studio negato» in Italia a causa del
numero chiuso. «Lo sbarramento con le 60 domande scritte per tutti ha creato
certamente un fenomeno nuovo, ma faccio fatica a pensare un sistema diverso. Esiste
da 15 anni e in tutti i Paesi del mondo, per chi vuole fare medicina, si è
adottato un criterio di selezione obbligatorio. Un dottore preparato presuppone
una buona preparazione che significa anche un numero congruo di docenti, aule,
laboratori e didattica. Per questo noi ne accettiamo 320 ogni anno, non uno di
più». (Fonte: La Stampa 13-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>MILANO-BICOCCA
ADOTTA E4JOB, LA CERTIFICAZIONE INFORMATICA CHE CONIUGA CULTURA E TECNOLOGIA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Milano-Bicocca adotta <i>e4job</i> -
Cittadinanza Digitale, la certificazione informatica che permette agli studenti
di avere una marcia in più in ambito lavorativo. Si tratta di un percorso
formativo completamente in e-Learning per imparare a utilizzare criticamente i
social network e a gestire i Big Data, per poi spendere queste competenze in
ambito professionale. La certificazione<o:p></o:p></div>
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Ideata da AICA – Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo
Automatico - permetterà agli studenti di acquisire e consolidare le competenze
necessarie per affrontare il mondo del lavoro, sempre più orientato
all’integrazione delle tecnologie digitali. E4job – Cittadinanza Digitale è
basata sullo schema delle competenze definite nell’European e-Competence
Framework (e-CF), un framework di riferimento delle competenze ICT spendibile a
livello internazionale. (Fonte: <a href="http://www.innovationpost.it/"><span style="color: black;">www.innovationpost.it</span></a> 05-12-17)<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<b>POLITO. ANNUNCIATE
180 ASSUNZIONI <o:p></o:p></b></div>
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Il 2018 sarà un anno di assunzioni per il Politecnico di Torino.
L'ateneo ha deciso di stabilizzare 80 tra impiegati e tecnici che finora hanno
lavorato con contratti a termine. Il Politecnico ha potuto fare questa
operazione grazie a una legge che consente di contrattualizzare a tempo
indeterminato i vincitori di concorsi che in passato non avevano trovato un
posto fisso. Nel frattempo, il Poli continuerà ad assumere ricercatori.
Quest'anno i posti messi a bando sono stati oltre 80, L'anno prossimo
dovrebbero salire a un centinaio circa grazie al piano straordinario dedicato
ai giovani studiosi varato dal Governo. Circa un terzo dei posti sarà per
ricercatori " di tipo B", che cioè tra tre anni potranno diventare
professori associati, mentre i restanti saranno contratti a tempo determinato
(come prevede la legge) di durata triennale, prorogabili di due anni. (Fonte: torino.repubblica.it 27-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
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<b>THE DIVIDE BETWEEN
HIGHER EDUCATION SYSTEMS THAT INCREASE PUBLIC FUNDING AND THOSE THAT REDUCE
INVESTMENT IS GETTING WIDER IN EUROPE<o:p></o:p></b></div>
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Only 14 systems had higher funding in 2016 than in 2008 and 8 of those
have a faster growth in student populations compared to the increase in
funding. 19 systems still had lower levels of direct public funding than at the
time of the financial crisis. The EUA (European University Association) Public
Funding Observatory’s long-term analysis over 2008-16 indicates that systems
such as Austria, Germany and Sweden show sustainable investment patterns,
characterised by both significant and sustained funding growth. Other systems feature
more limited, slower investment in “more of an austerity context” – these
include Denmark, France and the Netherlands. There are a <i>series of systems which have continued disinvesting throughout the
period, such as Italy, Spain and Latvia</i>. During a webinar discussing the
findings, Thomas Estermann, EUA’s director for governance, funding and public
policy development, said on Wednesday: “We still have 19 systems with lower
funding in 2016 than in 2008, and that shows this is a very challenging situation
and it takes a very long time to catch up. We really would like to make a
drastic call for change and encourage national funders to step up investment,
really invest, but also invest at the European level, particularly in the
period where we discuss the next level of European framework funding. Otherwise
we will not have a higher education and research area that is competitive at an
international level.” (Fonte: B. O’Malley, <span style="background: white;"><a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: black;">www.universityworldnews.com</span></a> 14-12-17)</span><o:p></o:p></div>
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<b>CONSOLIDATOR
GRANTS ASSEGNATI DELL’EUROPEAN RESEARCH COUNCIL<o:p></o:p></b></div>
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Sono stati selezionati e hanno vinto grant fino a 2 milioni di euro 329
progetti (il 13% di quelli presentati). Per la maggior parte (46%) il successo
ha arriso ai progetti in fisica e ingegneria; il 31% dei grant è andato a
progetti in scienze della vita e il 23% a progetti in scienze sociali e
umanistiche. I dati più interessanti, per quanto riguarda il nostro Paese, sono
quelli della distribuzione per nazionalità dei vincitori. Ebbene, in termini
assoluti i nostri ricercatori - con 33 progetti vincitori - sono secondi solo
ai colleghi tedeschi (55 vincitori). Ma tenuto conto che in Germania la
comunità scientifica è almeno quattro volte superiore a quella italiana e,
soprattutto, è più ricca, potendo contare su investimenti rispetto al Pil del
2,9%, contro l’1,3% dell’Italia, possiamo ben dire che, in termini relativi,
gli italiani sono primi. D’altra parte, anche in termini assoluti, hanno
preceduto francesi e inglesi, che, ancora una volta, sono in comunità ben più
numerose e ricche di quella italiana. Dunque, i ricercatori italiani si sono
dimostrati i più bravi di tutti. Non è la prima volta. Ma su 33 italiani
vincitori, ben 19 (il 58%) andranno a lavorare all’estero. In nessun altro paese
l’esodo è stato così imponente sia in termini assoluti sia in termini relativi.
(Fonte: P. Greco,<span style="background: white;"> <a href="http://www.strisciarossa.it/"><span style="color: black;">www.strisciarossa.it</span></a> 10-12-17)</span><o:p></o:p></div>
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<b>INVESTIMENTI IN
EDUCAZIONE SUPERIORE E IN R&S NELLA COMUNITÀ EUROPEA<o:p></o:p></b></div>
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Nella Comunità europea si possono distinguere quattro aree: teutonica
(la Germania e i Paesi dell’Europa settentrionale), anglo-francese (Francia e
Gran Bretagna), mediterranea (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia), orientale
(la Polonia e i paesi ex comunisti entrati nell’Unione). La quantità
d’investimenti nell’<i>educazione</i> <i>superiore</i> è molto diversa tra i diversi
Paesi: nell’area teutonica, dove ancora regge la competitività nel mondo
globalizzato, si spendono 635 dollari per abitante, contro i 489 dell’area
anglo-francese, i 340 dell’area mediterranea e i 202 dell’area orientale.
Nell’Europa settentrionale si spende dunque il doppio per l’università rispetto
ai paesi mediterranei e il 30% in più rispetto all’area anglo-francese. L’area
teutonica, inoltre, investe in R&S 162 miliardi di dollari l’anno, una
cifra superiore del 53% a quella dell’area anglo-francese e addirittura del
245% a quella dell’area mediterranea. L’investimento in ricerca nell’area
teutonica è, in media, pari al 2,8% del PIL (come gli Stati Uniti), mentre si
scende al 2,0% nell’area anglo-francese e all’1,2% nell’area mediterranea.
Nell’area teutonica gli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo
tecnologico sono dunque di oltre il 130% superiori a quelli dell’Italia o della
Spagna.<o:p></o:p></div>
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Inoltre nell’area teutonica vi sono otto ricercatori ogni 1000 abitanti,
il doppio di quelli dei Paesi mediterranei. Data questa disparità
nell’investimento e nel numero di ricercatori, non sorprende che la quantità di
articoli pubblicati nel 2012 dagli scienziati dell’area teutonica (2530 per
milione di abitanti) superi del 55% il numero di articoli prodotti nell’area
mediterranea (1635) e del 18% quelli prodotti nell’area anglo-francese. E neppure
dovrebbe sorprendere che i Paesi teutonici esportino beni e servizi ad alta
tecnologia per un valore che nel 2012 è stato di 337 miliardi di dollari: pari
al 5,8% del PIL, contro il 2,6% del PIL dell’area anglo-francese (190 miliardi)
e l’1,0% del PIL dell’area mediterranea (37 miliardi). Anche per la capacità
d’innovazione troviamo una situazione analoga: nell’area teutonica in un anno
si producono 254 brevetti per milione di abitanti, cioè 2,4 volte più che
nell’area anglo-francese e addirittura 5,4 volte più che nell’area
mediterranea. (Fonte: F. Sylos Labini, Roars 06-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
<b>IL CONSIGLIO EUROPEO DELLA RICERCA (CER) HA ASSEGNATO SOVVENZIONI <a href="https://erc.europa.eu/funding/consolidator-grants" target="_blank"><span style="color: black; text-decoration-line: none;">CONSOLIDATOR
GRANTS</span></a> A OLTRE 300 RICERCATORI DI TUTTA EUROPA </b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;">
Il CER ha
annunciato ieri l’assegnazione delle sovvenzioni Consolidator Grants a favore
di <a href="https://erc.europa.eu/sites/default/files/document/file/erc_2017_cog_results_all_domains.pdf" target="_blank"><span style="color: black; text-decoration-line: none;">329 migliori ricercatori </span></a>in tutta Europa. Il
finanziamento, che fa parte del programma Orizzonte 2020 dell’UE, vale
complessivamente 630 milioni di euro. «Il programma Orizzonte 2020» ha
affermato Carlos Moedas, commissario per la Ricerca, la scienza e
l’innovazione,«finanzierà 329 nuove sovvenzioni CER con 360 milioni di euro per
promuovere l’eccellenza e la competitività scientifica dell’UE. Queste
sovvenzioni contribuiscono ad aumentare l’attrattiva dell’Ue come luogo di
ricerca e innovazione. Sono inoltre lieto di constatare che la quota di
sovvenzioni assegnate alle ricercatrici è in aumento nei concorsi del CER. C’è
ancora molto da fare, ma è stata sempre mia ambizione compiere ogni sforzo
possibile per raggiungere la parità di genere nel campo della ricerca e
dell’innovazione». “I beneficiari” afferma il CER “realizzeranno i loro progetti
presso università e centri di ricerca in 22 paesi diversi in tutta Europa. In
questo concorso, i ricercatori di 39 nazionalità hanno ricevuto finanziamenti,
tra cui in particolare tedeschi (55 borse di studio), italiani (33), francesi
(32) e britannici (31). <o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<b>EU. AL VERTICE
EUROPEO EMMANUEL MACRON È RIUSCITO A FAR PASSARE IL PROGETTO SULLE UNIVERSITÀ
EUROPEE<o:p></o:p></b></div>
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Il 26 settembre, tra le 12.636 parole pronunciate nel discorso
sull'Iniziativa per l'Europa, il presidente francese Macron aveva proposto la
"creazione di università europee che saranno una rete di università di
diversi Paesi" con l'obiettivo di "costruirne di qui al 2024 almeno
una ventina". Alla Sorbona Macron aveva indicato lo stesso orizzonte
temporale per far sì che tutti gli studenti parlino "almeno due lingue
europee". Nelle conclusioni del Vertice, i capi di stato e di governo
dell'Ue hanno deciso di "incoraggiare l'emergere entro il 2024 di circa 20
‘Università europee', che consisteranno in una rete di atenei attraverso l'Ue
che permetterà agli studenti di ottenere una laurea combinando gli studi in
diversi paesi dell'Ue". Inoltre, i leader europei intendono
"rafforzare l'apprendimento linguistico, in modo che più giovani parlino
almeno due lingue europee oltre alla propria lingua madre". (Fonte: D.
Carretta, Il Foglio 15-12-17)<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<b>EU. LA COMMISSIONE
EUROPEA APRE AI TIROCINI EXTRA UE PER GLI STUDENTI<o:p></o:p></b></div>
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Dal 2018, la Commissione Europea darà un contributo più ricco, pari a
700 euro mensili, agli studenti in partenza verso mete fuori dall’UE, e 850 euro
mensili agli stranieri in entrata. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Inoltre, dal prossimo anno accademico, gli studenti europei, oltre a
viaggiare per attività di studio, avranno la possibilità di svolgere un
tirocinio in un Paese del resto del mondo. Si tratta dell’<i>International Credit Mobility</i>, inserita dalla Commissione Europea
nel Programma Erasmus+ e affidata alle Agenzie nazionali dal 2015. Si tratta di
un’azione per l’Istruzione Superiore nata con l’intento di valorizzare e
finanziare principalmente le mobilità verso il nostro continente. Nel
2015-2016, ha coinvolto 26.250 tra studenti e staff accademico, di cui 18.852
ospitati in Atenei europei, provenienti soprattutto dai Paesi del Partenariato
Orientale, dai Paesi del Sud Mediterraneo, dai Balcani, dall’Asia e dalla
Federazione Russa. L’Italia ha contribuito con 2.255 mobilità, di cui 605 in
uscita e 1.650 in entrata. Gli studenti coinvolti sono stati 1.443, di cui
1.139 in mobilità presso i nostri Atenei e provenienti soprattutto da Ucraina,
Cina, Russia, Serbia e Marocco. I 304 partiti hanno scelto per lo più la
Federazione Russia, Marocco, Stati uniti, Tunisia e Canada. (Fonte: L.
Silvestri, <a href="http://www.indire.it/"><span style="color: black;">www.indire.it</span></a>
20-12-17)<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<b>DENMARK. A NEW
MODEL FOR UNIVERSITY FUNDING<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
The Danish parliament has agreed a new model for university funding,
placing less emphasis on the taximeter model in which institutions are awarded
funds based on the number of students who have graduated and introducing
elements of funding based on quality and outcomes. At stake is each
institution’s share of the DKK13 billion (US$2 billion) higher education
budget, affecting 270,000 students. The agreement, which was passed unopposed,
means that from January 2019 higher education institutions will be financed by
a basic allocation of 25% fixed upon the present budget level, an activity
allocation of 67.5% and an outcome-oriented allocation of 7.5%. After four
years 5% of the basic allocation will be dependent on quality achieved,
measured using a research-based model of quality assessment, and another 5% of
the basic allocation will be dependent on having fulfilled strategic contracts.
The quality funding will be allocated after “political prioritising”. The basic
budget component will be fixed until 2023 when it will be renegotiated. (Fonte:
universityworldnews.com 01-12-17)<o:p></o:p></div>
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<div class="MsoNoSpacing">
<b>GERMANIA. COME FUNZIONA
L’ISCRIZIONE ALL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
In
Germania l’iscrizione all’università è legata al pagamento del cosiddetto
semesterticket, un abbonamento ai mezzi pubblici della regione/stato (Land) che
costa normalmente meno di 200 euro e dura 6 mesi. Il costo, se prendiamo
Berlino e il Brandeburgo, è di 180 euro, meno di quanto costerebbero due mesi
di biglietto per i lavoratori (ogni mese per la zona Abc costa 100,50 euro). Il
valore complessivo dell’offerta di ogni regione tedesca ai propri studenti
universitari va quindi ben oltre la semi-gratuità dell’università e riguarda
anche un grosso sconto sui trasporti. Chi poi non se lo può permettere, e in
questo caso lo stato sociale sostiene non solo gli studenti, ma tutti i
cittadini europei residenti in Germania sotto una certa soglia di reddito e
ricchezza (si, guardano anche il conto in banca!), ha diritto anche a un
alloggio sostenuto dallo Stato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Gli
universitari in Germania però sono soprattutto (non solo, del resto ogni mondo
è Paese) persone motivate. L’intero sistema scolastico tedesco – non perfetto,
per carità – è costruito selezionando e indirizzando i percorsi di ogni giovane
fin dalla tenera età. Ha alcune differenze a seconda del Land, ma di base si
può dire che all’università ci arriva solo chi, già da quando ha nove anni, ha
dimostrato con i voti e ha confermato con la volontà di non volere seguire un
percorso da istituto tecnico/professionale. Cambiare in corsa è molto
difficile. E così, chi rimane alla fine della scrematura viene completamente
sostenuto da uno Stato che, come dimostrano i numeri della disoccupazione
(ferma al 5,5% a dicembre 2017) ha bisogno di lavoratori, in particolare modo
giovani e preparati, tanto che la percentuale di giovani che cercano lavoro in
Germania è la più bassa di tutta l’Ue: 6,6%. (Fonte: A. D’Addio, <a href="http://www.wired.it/"><span style="color: black;">www.wired.it/</span></a>
09-01-18)<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>FRANCIA. L’ORIENTAMENTO
STUDENTESCO PER L’UNIVERSITÀ GIÀ DALLE SCUOLE SUPERIORI <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Emmanuel
Macron cerca di introdurre il numero chiuso nelle università francesi. Un lungo
dibattito che vede al centro il problema del sovraffollamento negli atenei e
che i precedenti governi tentarono di risolvere già negli anni 80. La riforma
presentata dal premier Edouard Philippe e dalla ministra dell’Istruzione
Frédérique Vidal cerca di sciogliere lo spinoso problema introducendo
l’orientamento studentesco già dalle scuole superiori, per indirizzare gli
studenti verso i percorsi di studio più attinenti ai loro personali requisiti e
inclinazioni. Gli insegnanti dovranno accompagnare gli studenti nel loro
percorso verso l’università, aiutandoli a scoprire le proprie inclinazioni.
Inoltre, per essere ammesso lo studente dovrà soddisfare una serie di
prerequisiti stabiliti dalle facoltà.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Chi
poi volesse continuare un percorso diverso da quello consigliato può farlo
frequentando dei corsi di perfezionamento che possono durare fino a un anno. “È
un modo di fare una selezione senza ammetterlo”, sostiene Lila le Bas, la
presidente della principale associazione studentesca francese, l’UNEF.
Interpellato sulla questione dai media francesi, Macron ha dichiarato: “Faremo
in modo che la gente smetta di credere che l’università sia la soluzione per
tutti. E non estrarremo più la gente a sorte”. (Fonte:
catania.liveuniversity.it 31-10-17)<o:p></o:p></div>
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<div class="MsoNoSpacing">
<b>PORTOGALLO. NUOVO
REGOLAMENTO DELL’AGENZIA DI VALUTAZIONE FCT<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
«La valutazione della qualità scientifica […] si concentrerà sulla
qualità piuttosto che sulla quantità. In questo contesto, le unità saranno chiamate
ad identificare la produzione scientifica che considerano più significativa,
piuttosto che all’esibizione di elenchi completi di pubblicazioni o riferimenti
a indicatori bibliometrici […] La valutazione presuppone ciò che è raccomandato
in memorandum e documenti come la Dichiarazione di San Francisco della Società
di biologia cellulare americana sulla valutazione dell’attività di R&S del
dicembre 2012, e le Raccomandazioni della Commissione su Deutsche Scientific
Self-Regulation in Science Forschungsgemeinschaft (DFG) del settembre 2013, e
tiene conto delle obiezioni all’utilizzo diretto di indicatori bibliometrici
espresse nel “Manifesto di Leida sull’uso delle metriche nella valutazione
scientifica” dell’Aprile 2015. Ciò al fine di
consolidare nella comunità scientifica portoghese il concetto che
l’impatto accademico, scientifico, sociale, economico, delle pubblicazioni
scientifiche è molto più importante del loro riflesso negli indici
bibliometrici o della sede di pubblicazione.» Sono frasi tratte dal nuovo
regolamento varato dal direttivo dell’agenzia nazionale per il finanziamento e
la valutazione del sistema della scienza e della tecnica. A rinsavire e ad
allinearsi con gli standard internazionali non è però l’ANVUR, bensì l’FCT,
l’agenzia portoghese <i>Fundação para a
Ciência e a Tecnologia</i>. (Fonte: Roars 21-12-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>UK. STUDENTI STRANIERI E
IMMIGRATI RENDONO 10 VOLTE QUEL CHE COSTANO<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Una
infografica pubblicata dal Financial Times rappresenta l’apporto degli studenti
e degli immigrati (dall’Unione europea e non) all’economia britannica. Ben 23
miliardi di sterline a fronte di 2,3 miliardi di costi stimati. (Fonte: Il
Sole24Ore 11-01-18; London Economics)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-yVGOwOe3pPc/WmTmv6cKnUI/AAAAAAAAWVk/6f2zt2V3ewonkIgfUGZujuQ_Ku2BmOXKACEwYBhgL/s1600/Schermata-2018-01-11-alle-10.22.09-377x600.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="377" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-yVGOwOe3pPc/WmTmv6cKnUI/AAAAAAAAWVk/6f2zt2V3ewonkIgfUGZujuQ_Ku2BmOXKACEwYBhgL/s640/Schermata-2018-01-11-alle-10.22.09-377x600.png" width="402" /></a></div>
<div class="MsoNoSpacing">
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<b>USA. UNEQUAL SALARIES AND 37
DIFFERENT DESIGNATIONS FOR POSTDOCTORAL WORKERS<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
A
group of scientists is calling for United States institutions to sort out their
chaotic postdoc system, which sees workers receive unequal salaries and
training opportunities simply because of their job titles. There are 37
different designations for postdoctoral workers in the US – 36 too many, says a
team of biomedical researchers, writes Katrina Kramer for Chemistry World.
Postdocs often struggle with poor job security and hourly earnings often below
minimum wage. What should be a time of training often becomes a permanent
arrangement in which postdocs continue working under changing designations. To
make matters worse, postdocs working at the same institution often have
disparate salaries and benefits. (Fonte: universityworldnews.com 03-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>USA. PRESTITI STUDENTESCHI. IL
PROBLEMA DEL RECUPERO CREDITI<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Fu
iI presidente L. Johnson nel 1965 a introdurre i prestiti studenteschi,
decisivi nel permettere l’accesso ai college a tanti studenti meritevoli ma
senza il capitale necessario a pagarsi gli studi. L’idea era semplice e ha
funzionato per decine di anni: banche e finanziatori autorizzati (poi dal 2010,
direttamente ed esclusivamente il governo federale) fornivano allo studente i
soldi necessari all’iscrizione e al mantenimento per tutti gli anni di studio.
Una volta laureati e ottenuto un lavoro in linea con la laurea ottenuta, quegli
stessi studenti si impegnavano per 10 o 20 anni a ripagare interamente il
debito a tassi di interesse ridotti. Già dalla metà degli anni Novanta però,
qualcosa è iniziato ad andare storto. La crescita dei salari si è interrotta,
il costo della vita è aumentato e sempre meno laureati sono riusciti a
raggiungere gli standard qualitativi sperati al momento dell’iscrizione
all’università. Di conseguenza, meno laureati sono riusciti a restare al passo
con la restituzione del prestito. Già 20 anni fa, il ‘buco’ nelle casse
federali e degli enti privati prestatori era superiore al miliardo di dollari.
Si decise quindi di mettere in atto politiche più aggressive di recupero
crediti. A oggi ben 20 stati americani sospendono le licenze lavorative o la
patente a chi non è in regola con il pagamento del proprio debito studentesco.
L’effetto è spesso paradossale: professionisti che non riescono a pagare i
propri debiti vengono puniti perdendo il lavoro, eliminando quindi ogni
possibilità residua di riprendere i pagamenti. La questione sta, finalmente,
attraendo anche l’attenzione della politica locale e nazionale. Nel 2015, in
Montana, una legge bipartisan ha vietato la revoca delle licenze di lavoro e lo
stesso è accaduto lo scorso anno sia in New Jersey che in Oklahoma. La
situazione si è definitivamente complicata quando le autorità governative si
sono sostituite a banche e assicurazioni nell’emissione del credito. Senza
l’intermediazione degli attori finanziari classici, il recupero crediti si è
trasformato in una ‘guerra’ tra ex studenti debitori e tutti gli altri
contribuenti. (Fonte: M. Morini, IlBo 21-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>CHINA. CHINA HAS OVERTAKEN THE
USA IN TERMS OF THE TOTAL NUMBER OF SCIENCE PUBLICATIONS BUT USA RANKED THIRD
AND CHINA FIFTH FOR THE MOST HIGHLY CITED PUBLICATIONS<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
For
the first time, China has overtaken the United States in terms of the total
number of science publications, according to statistics compiled by the US
National Science Foundation (NSF). The agency’s report, released on 18 January,
documents the United States’ increasing competition from China and other
developing countries that are stepping up their investments in science and
technology. Nonetheless, the report suggests that the United States remains a
scientific powerhouse, pumping out high-profile research, attracting
international students and translating science into valuable intellectual
property.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
The
shifting landscape is already evident in terms of the sheer volume of
publications: China published more than 426,000 studies in 2016, or 18.6% of
the total documented in Elsevier’s Scopus database. That compares with nearly
409,000 by the United States. India surpassed Japan, and the rest of the
developing world continued its upward trend. But the picture was very different
when researchers examined where the most highly cited publications came from.
The United States ranked third, below Sweden and Switzerland; the European
Union came in fourth and China fifth. The United States still produces the most
doctoral graduates in science and technology, and remains the primary
destination for international students seeking advanced degrees — although its
share of such students fell from 25% in 2000 to 19% in 2014, the report says.
The United States spent the most on research and development (R&D) — around
US$500 billion in 2015, or 26% of the global total. China came in second, at
roughly $400 billion. But US spending remained flat as a share of the country’s
economy, whereas China has increased its R&D spending, proportionally, in
recent years. (Fonte: <a href="http://www.nature.com/"><span style="color: black;">www.nature.com</span></a>
09-01-18)<o:p></o:p></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Ww8GULhbYyk/WmTnfEJ6fmI/AAAAAAAAWVw/hqTUHEIXyU0xPpvhWzJfpMlxL0rDATt9QCLcBGAs/s1600/SHIFTING%2BLANDSCAPE%2BCHINa%2B19-01-18.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="563" height="640" src="https://2.bp.blogspot.com/-Ww8GULhbYyk/WmTnfEJ6fmI/AAAAAAAAWVw/hqTUHEIXyU0xPpvhWzJfpMlxL0rDATt9QCLcBGAs/s640/SHIFTING%2BLANDSCAPE%2BCHINa%2B19-01-18.jpg" width="456" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1026" type="#_x0000_t75" style='width:308.25pt;height:430.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="SHIFTING LANDSCAPE CHINa 19-01-18" gain="52429f"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><a href="https://1.bp.blogspot.com/-yVGOwOe3pPc/WmTmv6cKnUI/AAAAAAAAWVk/6f2zt2V3ewonkIgfUGZujuQ_Ku2BmOXKACEwYBhgL/s1600/Schermata-2018-01-11-alle-10.22.09-377x600.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a><br /><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; mso-bidi-font-family: Arial;">LIBRI. RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SALVARE L’UNIVERSITÀ ITALIANA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>Autori: </b>Gilberto Capano, Marino Regini e
Matteo Turri. Ed. Il Mulino 2017.<b><o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Il
tema, che grazie a recenti indagini empiriche sta finalmente uscendo dai
confini angusti degli addetti ai lavori, è qui affrontato, mettendo insieme le
diverse competenze degli autori, con un approccio interdisciplinare, in quanto
ritenuto indispensabile per capire meglio i problemi e disegnare soluzioni
coerenti ed efficaci. Proprio di contro alla molteplicità di dati che emergono
dalle indagini sopra richiamate, gli autori denunciano innanzitutto una
“relativa povertà delle interpretazioni che circolano nel dibattito pubblico”,
che appare imbrigliato tra opposte posizioni/narrazioni, esito di aprioristiche
convinzioni, divise tra l’ostilità preconcetta al cambiamento e l’apertura
fideistica a ogni novità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Gli
autori dichiarano che il loro intento è, invece, quello di proporre una
interpretazione della situazione, “indubbiamente preoccupante”, dell’Università
italiana, fondata su alcune soluzioni chiare e comprensibili anche ai non
addetti ai lavori. Nello specifico, il volume si articola in tre parti. La
prima, introduttiva, ripercorre i principali aspetti della crisi e mostra come
questa sia la conseguenza di una serie di cause, in primis e soprattutto
l’assenza di una chiara strategia-paese sull’Università e dell’incapacità della
classe dirigente di guidarne l’evoluzione. Successivamente, vengono esaminate
le colpe dei diversi attori operanti nel settore: gli atenei e i professori, ma
anche il modo in cui il dibattito sull’Università si è andato sviluppando
intorno a parole-chiave come “mercato, competizione, gestione manageriale,
eccellenza, merito, valutazione”. Un dibattito che ha registrato una
divaricazione netta fra gli alfieri della logica neoliberale, da un lato, e
soprattutto gli umanisti, dall’altro, che, richiamandosi ai valori della sinistra
tradizionale, tendono a contrapporsi a ogni processo di trasformazione. (Fonte:
A. Spera, Il Mulino 23-11-17)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>OGNI GIORNO. TRA
SCIENZA E POLITICA<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Autori: Elena Cattaneo, José De Falco, Andrea Grignolio. Ed. Mondadori.
Collana Saggi 2016. 216 pg.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Elena Cattaneo, biologa famosa in tutto il mondo per i suoi studi sulla
corea di Huntington, una malattia neurologica causata da un gene mutato, non
dimenticherà mai le parole dell'allora presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, quando nel 2013 le annunciò la decisione di nominarla senatrice a
vita. Da allora la sua esistenza è profondamente mutata e la sua attività
scientifica si è arricchita di una funzione pubblica e istituzionale
fondamentale per poter restituire alla scienza, troppo spesso bistrattata e
abbandonata a se stessa, un ruolo di primo piano nel nostro Paese. Lo
testimoniano le pagine di questo libro, in cui l'autrice racconta i primi tre
anni trascorsi in aula, affrontati con la stessa dedizione riservata al lavoro
di ricerca in laboratorio, ma soprattutto con lo stesso metodo e gli stessi
principi, nella salda convinzione che «i valori scientifici dell'oggettività,
oltre all'allenamento al pensiero critico, avrebbero reso migliore il mio
apporto al paese come senatrice». Abituata al lavoro di squadra, Elena Cattaneo
è affiancata da un gruppo di esperti con competenze in diversi ambiti, dal
diritto parlamentare ai rapporti con le istituzioni e con gli istituti
scientifici. L'obiettivo è fornire al legislatore un materiale affidabile e
comprensibile, che possa metterlo nelle condizioni ottimali per decidere,
aiutandolo a orientarsi nei dibattiti parlamentari, talvolta confusi, come la
discussione intorno agli OGM che, lungi dall'essere risolta, ancora oggi
attende una valida e motivata risposta. In attesa dell'auspicata creazione di
una vera e propria Agenzia Nazionale della Ricerca, in grado, tra l'altro, di
porre il governo al riparo da possibili nuovi abbagli, come nel caso della
frode del tristemente noto «caso Stamina». Con spirito combattivo e profondo
impegno civile, Elena Cattaneo sottolinea attraverso la sua esperienza quanto
sia necessario in Italia un dibattito sui grandi temi che si avvalga del
supporto della comunità scientifica: «Finché qualcuno non mi dimostrerà, dati e
prove alla mano, che esiste uno strumento migliore del metodo scientifico, io
continuerò a usarlo e a battermi perché fatti, trasparenza e condivisione
entrino nelle scelte politiche e nelle decisioni sull'uso delle risorse dei
cittadini». (Fonte: <a href="http://www.ibs.it/"><span style="color: black;">www.ibs.it/</span></a>
2016)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>SCIENZA E TECNOLOGIA. CHE COSA
HA FATTO L’EUROPA?<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Autore:
Sergio Bartalucci. Ed. Aracne, Sett. 2017, 248 pg.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
La
ricerca scientifica rappresenta oggi la terza voce di spesa nel bilancio
dell’Unione Europea, per un totale di 80 miliardi di euro per il periodo
2014–2020. Ma quale è stato l’impatto sulla società e sull’economia europee
della ricerca promossa, gestita e finanziata dall’UE? C’è stato un vero
progresso in termini scientifici e tecnologici (nuove scoperte, invenzioni,
avanzamenti significativi nella conoscenza, ecc.)? Vale la pena investire
ancora nella ricerca targata UE? Perché l’Italia ha performance tanto al di
sotto della media europea? È possibile recuperare questo divario in tempi
brevi? L’autore, non un esperto di dinamiche socioeconomiche ma uno scienziato
“informato dei fatti”, risponde almeno in parte a queste fondamentali domande.
(Fonte: Presentazione dell’editore, Sett. 2017)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>LE PROFESSIONI
NELL’UNIVERSITÀ. Un primo studio sulla presenza e sul ruolo delle libere
professioni in ambito accademico<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Ed. ANVUR 2017,.167 pg.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Almeno in alcune sue parti, l’Università è anche scuola che prepara alla
professione nel senso più nobile del termine, e non a caso <i>Professional Schools</i> sono chiamate nel mondo anglosassone alcune
delle nostre tradizionali e più importanti ex-facoltà, come quelle di legge. Ma
molti altri sono i corsi strettamente legati a professioni spesso costituite in
Ordini dai quali giungono richieste di implementare nei corsi, ma anche nelle
scuole di specializzazione, gli aspetti professionalizzanti veri e propri. È
quindi evidente l’interesse di ciascuna università, e del sistema universitario
nel suo complesso, ad assicurarsi i migliori esponenti del mondo delle
professioni liberali e a garantire il miglior loro insegnamento possibile. Ci
siamo perciò chiesti, scrivono i curatori del rapporto, se per valorizzare il
contenuto professionale di vaste aree dell’Università basti la valutazione
della ricerca e della didattica, o non sarebbe invece opportuno affiancargli
anche una specifica valutazione della presenza e della qualità delle
professioni nell’Università, prendendo in considerazione non solo la capacità e
il livello professionale di docenti e ricercatori, e la formazione ricevuta
dagli studenti, ma anche per esempio l’esperienza dei tirocini
professionalizzanti, ecc. Vista la tradizionale lettura, purtroppo in parte
giustificata, del rapporto tra attività professionale, insegnamento e ricerca
come rapporto anche conflittuale, il problema è naturalmente spinoso e di non
facile soluzione, e richiede pertanto un approccio innovativo. L’ANVUR ha
inteso perciò avviare con prudenza ma anche con determinazione uno studio di
questo rapporto che permetta di capire se è possibile impostarlo su basi nuove
e virtuose, e in caso attraverso quali strumenti si possa cominciare a
sperimentare in questa direzione. (Fonte: Presentazione del <a href="http://www.anvur.org/attachments/article/1270/Professioni_WEB_navigabile.pdf"><span style="color: black;">rapporto</span></a>, 2017) <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
Testo
online <a href="http://www.anvur.org/attachments/article/1194/Professioni_WEB_navigabile.pdf"><span style="color: black;">http://www.anvur.org/attachments/article/1194/Professioni_WEB_navigabile.pdf</span></a><b><o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b>A UNIVERSITY EDUCATION</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
By
David Willetts, Oxford University Press, 2017. 480 pp.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing">
I
have an exceptionally bad habit – dog-earing the pages of books when I come
across a telling point or a particularly juicy piece of information. I had to
call a halt to this behaviour while reading “A University Education”. My copy
was coming to resemble a concertina. Such is the measure of this book. It is
truly an expanse. Here, in among its 469 pages, lie chapters on the tangled
groves of research and scholarship, the purple glens of university innovation,
the verdant pastures of undergraduate education, and, depending on your
viewpoint, the enlightened or malevolent mountain range of government policies.
Add to that all the other excursions knitted into the book’s fabric – from early
years learning, through the health benefits of going to university, to the
history of the University Grants Committee – and the net result is a volume
that will provide you with all manner of insights into the peculiar trajectory
of the English higher education system. (Fonte: timeshighereducation.com
23-11-17)<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-32612824624460582122017-12-11T23:32:00.000+01:002017-12-11T23:32:32.153+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 6 12-12-17<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">IN EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">NEGLI ATENEI C'È UN DEFICIT ETICO?
L'ETICITÀ, IN PUNTA DI DIRITTO, NON SIGNIFICA NULLA SE NON SI CONVERTE IN
REATO. E, PROPRIO PER EVITARE QUESTO, ESISTE LA LEGGE</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Raffaele
Cantone ha finora interpretato il suo ruolo senza i rigori giustizialisti a cui
avrebbe teoricamente potuto essere sollecitato. Tanto per iniziare, il
presidente dell’ANAC osserva che "negli atenei c'è un deficit etico".
È vero? I professori sono per lo più corrotti? Perché loro sì e gli altri no, o
meno? Domande che è lecito farsi, ma a cui non si può rispondere che in un solo
e unico modo: i professori sono più o meno eticamente reprensibili quanto
qualsiasi altra categoria. Non esiste una specificità dovuta alla professione o
alla corporazione. Detto altrimenti, anche fra di loro ci sono sia le brave
persone sia i farabutti. Come ovunque. Quel che non si capisce è perché un
magistrato debba farsi "misuratore" dell'eticità diffusa in un
ambiente o in una società. L'eticità, in punta di diritto, non significa nulla
se non si converte in reato. E, proprio per evitare questo, esiste la legge.
Che dovrebbe essere certa, rapida e puntuale. Cosa che in Italia non sempre, o
forse quasi mai, è. Ora la terapia proposta da Cantone, e il suo modo di
ragionare, mostrano in pieno come egli sia, come un po' lo siamo tutti noi,
dietro questa mentalità regolistica e punitiva che non risolve i problemi.
(Fonte: C. Ocone, huffingtonpost.it 29-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">“Non credo
che la corruzione si combatta con questo tipo di prevenzione, che previene poco
o nulla. I problemi si prevengono conoscendoli, e la corruzione si conosce solo
facendo le indagini, gli arresti e i processi, non controllando la regolarità
delle pratiche amministrative e burocratiche”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: P.
Davigo, intervistato da FQ 25-08-17)<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">RECLUTAMENTO. IL PROBLEMA DELLA
CONVENIENZA AD ASSUMERE DOCENTI INTERNI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I processi
di valutazione dovranno proseguire, seppur migliorati nei numerosi punti
tuttora difettosi. Gli obiettivi della valutazione sono molteplici e uno
emerge, per quanto interessa il reclutamento: assumere mediocri o addirittura
somari deve divenire seriamente penalizzante per la struttura che li accoglie. A
questo fine è essenziale che il costo dell’assunzione del meno bravo «interno»
debba essere uguale a quello del bravo «esterno», mentre oggi è assai
inferiore. Questa perversa conseguenza dell’autonomia finanziaria delle sedi ha
favorito una endogamia accademica del tutto preoccupante: ormai i cinquantenni
hanno fatto, in gran numero, tutta la carriera – laurea, dottorato, assegno di
ricerca, ricercatore, associato, ordinario – nella stessa sede. E di
conseguenza si è rarefatta, fino quasi a scomparire, la mobilità. La
convenienza ad assumere in ogni caso gli interni – indipendentemente dal loro
valore – che garantiscano comunque i numeri per la didattica, favorisce e
sollecita evidentemente anche i «traffici» per la loro abilitazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Altra
questione antica – e sulla quale di tanto in tanto viene focalizzata
l’attenzione mediatica, seppure sempre in un quadro di forte spregio per
l’università tutta, identificata in «baronie» per vero ampiamente minoritarie –
è quella del rapporto con le attività professionali. Si dice che i danari delle
ricche, ricchissime libere professioni collegate ad alcuni settori
scientifico-disciplinari siano il motore di molto mercimonio accademico
concorsuale, anche se a volte vi restano impigliati, con la conseguente volgare
esposizione mediatica, stimatissimi tempopienisti. Se questa è una delle
componenti del problema delle irregolarità nei reclutamenti, si trovi il
coraggio di tagliare il nodo ambiguo, e in alcuni casi perverso, tra
professione e ricerca/insegnamento. Se in qualche area disciplinare si giudica
significativo e importante l’apporto didattico dello stimato professionista,
gli si attribuiscano incarichi temporanei di insegnamento ma lo si tenga
lontano dalla cooptazione delle nuove leve accademiche. (Fonte: G. G. Balandi,
Il Mulino 11-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">PREMI NOBEL. MANCANO IN ITALIA DA 10
ANNI. LISTA DEI NOBEL “SCIPPATI”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Un Nobel
all'Italia manca ormai da dieci anni. In totale, sono 20 i premiati del nostro
Paese, ma solo se includiamo anche i riconoscimenti assegnati per le discipline
non scientifiche. Gli ultimi due scienziati italiani premiati sono Mario
Capecchi, premio Nobel per la Medicina nel 2007 per i suoi studi sulle cellule
staminali embrionali, e Riccardo Giacconi, premio Nobel per la Fisica nel 2002
per lo studio dell'Universo ai raggi X. Eppure di scienziati nostrani che
meriterebbero l'onorificenza ce ne sono tanti altri e in diversi settori. Ad
esempio, il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, considerato il "re dei
neuroni specchio". Oppure l'immunologo Alberto Mantovani, per le sue
scoperte in campo oncologico. E ancora Fabiola Gianotti, oggi alla guida del
Cern di Ginevra, per i suoi esperimenti sulle particelle ad alta energia.
Oppure i fisici Roberto Car e Michele Parrinello per aver sviluppato il metodo
computazionale Car-Parrinello che ha profonde implicazioni in diversi settori,
dalla fisica alla chimica e così via. Vi è poi una lunga lista di "mancati
Nobel", alcuni davvero clamorosi. L'ultimo "furto" risale allo
scorso anno, quando il chimico Vincenzo Balzani, è stato escluso dalla rosa dei
vincitori del Nobel per la Chimica - Jean-Pierre Sauvage, Sir J. Fraser
Stoddart e Bernard L. Feringa, definiti i "meccanici molecolari" -
nonostante lo scienziato italiano abbia firmato decine di studi sui motori
molecolari in collaborazione con due dei tre premiati. Poi c'è anche quello che
è stato definito dalla stessa comunità scientifica come uno "scippo"
ai danni del fisico Nicola Cabibbo, quando nel 2008 furono premiati con il
Nobel della Fisica gli scienziati giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide
Maskawa per la scoperta della Matrice Cabibbo-Kobayachi-Maskawa (o matrice Ckm,
dalle iniziali dei tre ricercatori). Sempre nel 2008 il Nobel per la fisica fu
assegnato a Yoichiro Nambu, autore con l'italiano Giovanni Jona Lasinio di
un'altra teoria fondamentale della fisica delle particelle. Anche in questo
caso il Nobel andò solo a Nambu. Una vicenda simile coinvolse il maestro di
Cabibbo, Bruno Touschek, escluso dal Nobel per la fisica del 1976, che fu
assegnato a Richter e Ting per la scoperta della particella J-Psi, quando
l'ideatore dell'anello di accumulazione alla base di quel risultato era stato
lui. Di mancato Nobel per la fisica si può parlare anche nel caso di Luciano
Maiani, che nel 1970 collaborò con i fisici Sheldon Lee Glashow e John
Iliopoulos, elaborando un'estensione del modello a quark allora in auge, che
prevedeva l'esistenza di tre quark. Il meccanismo si chiamava GIM, dalle
iniziali dei tre autori, e prevedeva l'esistenza di un quarto quark, che e'
stato scoperto sperimentalmente nel 1974. Ad essere premiato con il Nobel fu
però Glashow nel 1979. C'è chi parla di Nobel mancato anche nel 2005, quando il
farmacologo Alfredo Gorio fu escluso dal riconoscimento dato ai colleghi
Satoshi Omura e William Campbell per la scoperta dell'avermectina. (Fonte: V.
Arcovio, AGI 01-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA BIBLIOMETRIA ITALIANA CRITICATA DA
TRE PREMI NOBEL<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Tre premi
Nobel per la Fisica (Takaaki Kajita, Nobel 2015, Kip S. Thorne e R. Weiss,
Nobel 2017), insieme ad altri otto scienziati di altissimo profilo, scrivono alla
ministra dell’istruzione esprimendo una ferma condanna degli assurdi
automatismi della valutazione della ricerca all’italiana, con un accorato
appello a ripensare la strada intrapresa in solitaria dal nostro Paese.
«Bibliometric analysis does indeed carry some useful information, but it is not
internationally recognised to base hiring or promotion decisions on automatic
algorithms, particularly if they end up comparing activities that are not
comparable. Those decisions, in leading universities worldwide, are always
based on a case - by - case examination by a competent panel of peers». (Fonte:
<span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yaqxyo46%2003-10-17"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/yaqxyo46
</span><span style="color: windowtext; mso-bidi-font-weight: normal;">03-10-17</span></a></span>)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ISPD (INDICATORE STANDARDIZZATO DI
PERFORMANCE DIPARTIMENTALE)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Ci eravamo
dimenticati che l’indicatore standardizzato ISPD (indicatore standardizzato di
performance dipartimentale che è alla base della procedura dei c.d.
Dipartimenti di eccellenza) è una geniale trovata del 2014 frutto della
collaborazione tra la CRUI e l’ANVUR. L’ISPD non è nato per i Dipartimenti di
eccellenza (che ancora non erano saltati fuori dal cilindro magico), è stato
invece concepito per fornire ai rettori uno “strumento matematicamente potente”
per comparare i dipartimenti all’interno degli atenei. Il messaggio della CRUI
e dell’ANVUR è il seguente: la VQR è il migliore esercizio valutativo esistente
e deve essere utilizzato per finalità interne alle singole università. Le singole
università rimangono formalmente libere di inventare procedure diverse, ma
perché rinunciare a strumenti già pronti e potenti? Così si spiana la strada al
dominio di un pensiero unico della cui robustezza è però lecito dubitare. Sul
piano giuridico con l’ISPD e i dipartimenti di eccellenza, ci troviamo di
fronte non solo ad una norma retroattiva, ma anche all’uso dei risultati della
VQR per finalità diverse da quelle inizialmente concepite, allo scopo di
aggirare l’autonomia delle singole università, attribuendo risorse direttamente
dal Centro (il MIUR) alla più remota periferia (il Dipartimento). Il CUN nella
nota del 18 luglio 2017 raccomandava alle università “la massima cautela
nell’utilizzare i valori di ISPD. […], questo indicatore non può infatti essere
impiegato come parametro sul quale basare direttamente ripartizioni
proporzionali di risorse tra i propri dipartimenti”. Insomma, secondo il CUN,
l’ISPD è un indicatore utile per esercizi valutativi nazionali, ma non può
essere adoperato per finalità valutative interne agli atenei, in particolare
con lo scopo di distribuire risorse tra dipartimenti. Il CUN non chiedeva un
parere all’ANVUR, ma indicava una propria linea politica. A distanza di quasi
tre mesi, senza essere stata interrogata, l’ANVUR decide di “rispondere”
giungendo a conclusioni diametralmente opposte a quelle del CUN. Cosa c’è
dietro tutto questo? L’ennesimo attentato all’autonomia delle università. Il
messaggio della CRUI e dell’ANVUR è il seguente: la VQR è il migliore esercizio
valutativo esistente e, quando corredato dagli opportuni e “potenti strumenti
matematici” (come l’indicatore standardizzato), può (e deve) essere utilizzato
per finalità interne alle singole università. (Fonte: R. Caso, Roars 20-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><i><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">EURYDICE
BRIEF: MODERNISATION OF HIGHER EDUCATION IN EUROPE</span></i></b><b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">.
LA SINTESI ESPLORA LE REALTÀ DEL PERSONALE ACCADEMICO NEL PANORAMA
DELL’ISTRUZIONE SUPERIORE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La rete
Eurydice della Commissione europea ha appena pubblicato la sintesi <i>Eurydice Brief – Modernisation of Higher
Education in Europe: Academic Staff – 2017</i>. La sintesi esplora le realtà
del personale accademico nel panorama dell’istruzione superiore, attualmente
scenario di grandi cambiamenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Per quanto
riguarda la distribuzione di genere, il personale accademico soffre di una
certa preponderanza del genere maschile su quello femminile. Infatti,
nonostante che negli ultimi 15 anni ci sia stato un tendenziale aumento della
presenza femminile, la percentuale europea di presenza femminile rimane al 40%.
Come in altri settori professionali, anche nell’istruzione superiore,
nonostante l’aumento degli ultimi anni, le donne sono sottorappresentate ai
livelli più alti della carriera. Un altro elemento di preoccupazione per i
decisori politici di alcuni Paesi europei pare essere il ricambio
generazionale. Infatti, se Bulgaria, Spagna, Italia, Slovenia, Finlandia e
Svizzera, hanno un’alta percentuale (40%) di personale accademico di età
compresa fra i 50 e i 64 anni, è vero anche che tutti i Paesi registrano percentuali
relativamente basse di personale al di sotto dei 35 anni di età. Nelle
istituzioni superiori il personale accademico viene assunto con contratti a
tempo indeterminato e determinato o a contratto, ma il contratto a tempo è la
modalità contrattuale più diffusa per il personale ai livelli iniziali della
carriera accademica. La stabilità contrattuale e, di conseguenza, le garanzie
legate ai contratti aumentano con l’avanzamento della carriera verso i livelli
più alti della professione. L’instabilità contrattuale riguarda anche tutta una
grande quantità di figure accademiche che non rientrano nelle carriere
tradizionali (professori e ricercatori) che sono presenti in tutti i Paesi
europei. È proprio quest’ultimo aspetto del doppio binario nella professione
accademica al quale sono legate grosse differenze in termini di garanzie e
condizioni contrattuali, che desta preoccupazione nei decisori politici in
quanto rischia di rendere la professione accademica poco ambita. Questo, unito
anche all’aspetto dell’età avanzata degli accademici in alcuni Paesi europei,
potrebbe infatti portare a un problema di carenza di personale nei prossimi
anni. Part-time accademico. Inesistente o raro in Grecia, Francia, Italia,
Polonia e Romania, 60 - 80% in Germania, Latvia, Lithuania, Austria, Slovenia e
Svizzera. (Fonte: E. Bartolini, <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y96tha5r"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/y96tha5r</span></a>
10-10-17)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">ABILITAZIONE SCIENTIFICA
NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ASN. TAR LAZIO, SENTENZA N. 10770
27-10-2017. NON BASTA IL SUPERAMENTO DEGLI INDICI BIBLIOMETRICI (MEDIANE) MA
OCCORRE IL POSITIVO GIUDIZIO DI MERITO DELLE COMMISSIONI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In materia
di procedura per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale (ASN),
le commissioni, oltre agli indici bibliometrici (cd. mediane), sono chiamate a
valutare anche numerosi altri profili e ciò in virtù di quanto previsto
dall’art. 16 della legge n. 240/2010, in cui il legislatore ha chiarito che il
conseguimento della abilitazione scientifica nazionale non si sarebbe potuto
limitare ad una mera verifica del superamento degli indicatori bibliometrici
(cd. mediane) misurate dall’Anvur. In particolare l’articolo 16, comma 3, nel
delineare i principi generali sulla base dei quali l’Amministrazione avrebbe
dovuto adottare il regolamento di attuazione riguardante i criteri di
valutazione, alla lett. a) prevede espressamente che l’abilitazione si sarebbe
dovuta basare su “un motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei
titoli e delle pubblicazioni scientifiche, previa sintetica descrizione del
contributo individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte, ed espresso
sulla base di criteri e parametri differenziati per funzioni e per area
disciplinare, definiti con decreto del ministro”. Quindi la stessa norma che ha
introdotto l’abilitazione scientifica, ha stabilito espressamente che le
commissioni avrebbero dovuto esaminare non solo le pubblicazioni scientifiche,
ma anche i titoli e il contributo individuale alle attività di ricerca dei
candidati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LE UNIVERSITÀ PIÙ INNOVATIVE SECONDO
REUTERS E CLARIVATE ANALYTICS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
Stanford University, nel cuore della Silicon Valley, in California, si conferma
l’università innovativa per eccellenza. Per il terzo anno consecutivo è al
primo posto nella top 100 mondiale stilata da Reuters, una classifica basata su
dati e analisi provenienti da diversi indicatori, tra cui il numero di brevetti
e le citazioni di lavori scientifici. La classifica è stata stilata in
collaborazione con Clarivate Analytics e, per la cronaca, non annovera
università italiane. Nelle prime dieci posizioni, il ranking resta pressoché
invariato rispetto al 2016, con università grandi e ben consolidate tra Stati
Uniti ed Europa Occidentale a farla da padrone. Al secondo e terzo posto ci
sono, rispettivamente, il MIT e Harvard. Al quarto posto si è posizionata
l’Università della Pennsylvania, in crescita rispetto all’ottava posizione
dello scorso anno. Mentre al di fuori degli USA, l’università più quotata è la
KU Leuven, in Belgio, al numero cinque della classifica. Guardando più a Est,
invece, nelle top 20 ci sono solo due asiatiche, entrambe in Corea del Sud. Il
numero di università cinesi in classifica è arrivato a tre e due di quelle già
presenti in classifica nel 2016 hanno fatto grandi passi in avanti, salendo
alla posizione 51 e 60, rispettivamente dalle posizioni 65 e 70 dello scorso
anno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte:
Reuters Health 27-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">EURYDICE, RETE PER L'ISTRUZIONE DELLA
COMMISSIONE EUROPEA, CONSIGLIA DI NON AFFIDARSI TROPPO AI RANKING
INTERNAZIONALI IN CERCA DELLA MIGLIORE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">È meglio
non affidarsi troppo ai ranking internazionali in cerca della migliore
università dove proseguire gli studi. Il sorprendente consiglio arriva da una
fonte autorevole: Eurydice, il sito della Commissione europea che si occupa di
istruzione. Titolo del suo focus: Le classifiche universitarie internazionali
sono utili? Domanda legittima, perché, spiegano da Bruxelles, figurare ai primi
posti nelle graduatorie stilate da un numero sempre maggiore di organizzazioni
non è sempre garanzia di qualità. Negli ultimi anni la tendenza a mettere in
ordine per qualità gli atenei di mezzo mondo è cresciuta notevolmente. Le
classifiche più note sono tre: quella del periodico britannico Times Higher
Education (The), la lista mondiale Qs World, stilata da Quacquarelli Symonds,
azienda, anche questa inglese, specializzata in istruzione e studi all'estero,
e quella dell'Università Jiao Tong di Shanghai. Secondo gli esperti della
Commissione europea però, queste classifiche internazionali non dicono tutto.
Anzi. «Ha senso collocare le università in un ordine di classifica, come le
squadre di calcio in una lega?» si chiedono. «O sarebbe preferibile riconoscere
che hanno ognuna qualità diverse dalle altre?». La ricerca di Eurydice ha dimostrato
infatti che «le metodologie di classificazione sono opache e difficili da
replicare. La qualità dei dati non può essere sempre verificata e alcune
università potrebbero deliberatamente manipolarli». Un tema di riflessione per
chi affida le proprie scelte a queste graduatorie. «In un sistema globale»
commenta Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori italiani (Crui)
«i ranking internazionali sono un potente strumento di marketing. Ma misurano
realtà differenti e perciò sono intrinsecamente imperfetti». «Tra gli elementi
di diversità» aggiunge Francesco Frati, rettore dell'Università di Siena, «un,
aspetto non sempre considerato è il budget di ciascuna università. Spesso i
buoni o cattivi risultati nella didattica e nella ricerca dipendono dalle
risorse a disposizione». (Fonte: S. Intravaia, La Repubblica Venerdì 13-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">NEW UNIVERSITIES OF SCIENCE AND
TECHNOLOGY RANKINGS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">U-Multirank
has published its new Universities of Science and Technology Rankings, in
collaboration with the Conference of European Schools for Advanced Engineering
Education and Research or CESAER – a leading European group of universities of
science and technology. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In total,
231 universities of science and technology are compared in the <a href="http://www.umultirank.org/#!/readymade?trackType=illustrative&sightMode=undefined&section=&name=null"><span style="color: windowtext;">latest science and technology rankings</span></a>. The
top 25 universities in this ranking come from 12 countries, with the largest
cohort from France with six (Telecom ParisTech, École Polytechnique, INP
Grenoble Institute of Technology, ENS Lyon, ENS Paris and Claude Bernard
University Lyon 1) and five from the United States (California Institute of
Technology, Massachusetts Institute of Technology, Rensselaer Polytechnic
Institute, Georgia Institute of Technology and Rockefeller University). (Fonte:
<a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: windowtext;">http://www.universityworldnews.com</span></a>
13-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">CENTRE FOR WORLD UNIVERSITY RANKINGS
(CWUR): SAPIENZA (84°, PRIMO DEGLI ITALIANI), PADOVA (164°), MILANO (169°),
BOLOGNA (193°), TORINO (220°), FIRENZE (254°)</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Sapienza di
Roma conferma la propria posizione tra le prime università italiane e tra gli
atenei di eccellenza nel mondo nelle più autorevoli classifiche universitarie
internazionali uscite nel 2017, superando gli atenei di Padova e Milano. A
dirlo è il Centre for World University Rankings (Cwur), un istituto di ricerca
con sede negli Emirati Arabi che ogni anno stila una classifica delle migliori
mille università a livello internazionale. E l'unico ateneo italiano a figurare
tra le prime cento posizioni è proprio la Sapienza, che si piazza all'84 posto
tra le migliori università del mondo. Tra i 48 atenei italiani presi in
considerazione, seguono le università di Padova (164°), Milano (169°), Bologna
(193°), Torino (220°), Firenze (254°).
Il ranking si basa su alcuni indicatori oggettivi, cioè che non tengono
conto di sondaggi di opinione ma solo di dati verificabili. Ad esempio, sono
stati presi in considerazione il numero degli occupati post-lauream in
posizioni di rilievo, le pubblicazioni scientifiche apparse su riviste
internazionali, la qualità della didattica e quella dell'insegnamento, valutate
in base ai traguardi accademici raggiunti dagli ex studenti e al numero di
premi e riconoscimenti ottenuti dai docenti. Un criterio, quest'ultimo, in cui
la Sapienza svetta al 34esimo posto della classifica. (Fonte: Il Messaggero 18-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">US NEWS AND WORLD REPORT’S 2018 BEST
GLOBAL UNIVERSITIES RANKINGS. 1,250 EVALUATED: US 221 SPOTS, CHINA 136, JAPAN
76, UK 73, BD 58, FR 57, ITALY 52, SPAIN 46<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">United
States universities have taken the top four spots in the <b>US News and World Report’s 2018 Best Global Universities rankings</b>,
released on Tuesday. The US dominates with 221 spots out of the 1,250
institutions evaluated, followed by China with 136, Japan with 76, the United
Kingdom with 73 and Germany with 58. The rest of the top 10 performing
countries were France (57 institutions ranked), <b>Italy</b> (52), Spain (46), South Korea (44) and Australia and Canada
(both with 33). Among emerging economies, Turkey (with 30) came close to the
top 10 followed by Brazil with 29. India, Poland and Taiwan had 24 institutions
in the ranking, but Russia managed only 15.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Listed in
rank order, these countries performed the best in the following subject
rankings: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Computer
science: US, China, UK, Canada, Australia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Economics
and business: US, UK, Australia, Canada, China (tie), Netherlands (tie). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Engineering:
US, China, UK, Canada, <b>Italy</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Neuroscience
and behaviour: US, Germany, UK, Canada (tie), France (tie), Netherlands (tie).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Overall,
the US is the top-performing country in the subject rankings by a very large
margin, accounting for 25.3% of all the ranked institutions in the 22 subjects.
Next came the UK with 7.8%, China with 7.4%, Germany with 6.8% and Canada with
4.1%. (Fonte:</span> <span style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: windowtext;">www.universityworldnews.com</span></a>
24-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA CONDIZIONE DEL DOCENTE
UNIVERSITARIO TRA DISCRIMINAZIONE, VALUTAZIONE E BUROCRATIZZAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
docente universitario ha pagato, da una condizione sia chiaro relativamente
tranquilla (però generalmente conquistata legittimamente con investimenti,
meriti, valutazioni e profusione di intelligenza critica), più di ogni altra
categoria pubblica la crisi di questi anni. Agganciato da sempre nel
trattamento ai magistrati per la comune natura di argine verso ogni rigurgito
settario, corporativo, massificante, autoritario (più ancora che con le
garanzie giurisdizionali, con la preservazione del libero pensiero), si è visto
poi, per decisione politica e con l'avallo dei tribunali, di soppiatto
sganciato da questo simbolico, ma non solo simbolico, collegamento. In più il
docente universitario ha perso allo stato, probabilmente con un trattamento
ingiustificatamente discriminatorio e, diciamolo chiaramente, quasi punitivo,
gli scatti di carriera che, peraltro, sarebbero diventati triennali e non più
biennali. Di fatto gli stipendi sono assolutamente fermi da molti anni, mentre
quelli dei magistrati per esempio sono sbloccati, e questo vuole dire che in termini
reali si sono ridotti in modo non impercettibile In più ancora c'è la
precarizzazione della docenza universitaria, in particolare i ricercatori, e il
pensionamento del 50% dei docenti universitari (2007-2013, se non erro) è
avvenuto senza turn over, prima bloccato per anni, poi sbloccato in misura del
tutto insufficiente. La docenza continua ad essere articolata, a differenza di
molti paesi simili a noi, in ben tre fasce (ricercatore, associato, ordinario)
ciascuna delle quali prevede la conferma triennale, con la conseguenza che la
fascia più ambita si consegue spessissimo dopo il cinquant'anni (sei ordinari
under 40 censiti nel 2015!), spesso dopo i sessanta, e talora mai; come
peraltro inevitabile, ma non sempre, come dovrebbe avvenire, per carenza di
ambizione o demeriti. Docenti e giovani hanno più di qualche ragione per essere
scontenti e qualche volta frustrati o demotivati, mentre vengono bombardati di
convocazioni per commissioni, mail con scadenze, schede da compilare di
valutazioni e autovalutazione che tolgono tempo prezioso e, nella migliore
tradizione italiana, non approdato a nulla o quasi. A tale proposito, si ha la
sensazione che la cultura della valutazione di tipo anglosassone,
apprezzabilmente introdotta, non ha forse raggiunto ancora quella soglia
critica da lasciar intravedere i suoi grandi benefici, mentre se ne scorgono
molti piccole e, qualche volta, grandi difetti. La ricerca italiana nonostante
ciò, è bene ribadirlo, resta ad un livello decisamente alto per le
pubblicazioni e a un livello discreto per i brevetti, e si colloca, anche se in
mancanza di cambiamenti è verosimile che avvenga ancora per poco, nel gruppo di
testa mondiale. Ciò rappresenta un miracolo nelle condizioni date e qui
illustrate. Basti dire che i colleghi dei grandi paesi con i quali ci
confrontiamo guadagnano, negli atenei pubblici, generalmente il doppio, se non
il triplo. Il legislatore gode di discrezionalità politica, nei limiti della
Costituzione, ma il modo in cui tratterà l'Università italiana darà l'indice
della serietà con cui intende affrontare la questione del declino del paese,
che va ben oltre il ciclo economico. (Fonte: M. Plutino, huffingtonpost.it 29-09-17)
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL CONTESTO INVESTIGATIVO
DELL’OPERAZIONE SVOLTA DALLA GUARDIA DI FINANZA SU DOCENTI UNIVERSITARI È GRAVE
QUANTO È GRAVE RAPPRESENTARE TUTTA L’UNIVERSITÀ ITALIANA COME UN SOTTOBOSCO DI
CORRUZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
contesto investigativo dell’operazione denominata «Chiamata alle armi» ha preso
le mosse dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un
ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica
Nazionale all’insegnamento in Diritto tributario, a «ritirare» la propria
domanda, per favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare
notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la
competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva
tornata. Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare
sistematici accordi tra numerosi professori di diritto tributario - alcuni dei
quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse commissioni nazionali
(nominate dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per
le procedure di abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore
scientifico diritto tributario – “finalizzati a rilasciare le necessarie
abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi
di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate
a soddisfare interessi personali, professionali o associativi”. (Fonte: CorSera
Roma 25-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Riteniamo
gravissimo che, ancora una volta, singoli casi di cronaca – seppure gravi –
vengano utilizzati per gettare discredito sull’intero sistema e sull’intero
corpo docente, fatto di docenti e ricercatori che in condizioni difficili
svolgono con dedizione il proprio lavoro. Cosa che non avviene mai, come è
giusto che sia, per altre categorie. Ancor più grave ci sembrano le illazioni
che accostano questo fatto di cronaca ai docenti che in queste settimane
scioperano per un riconoscimento dell’equo trattamento stipendiale per il
lavoro svolto in questi anni. Ancora una volta, pur di non affrontare i
problemi veri e strutturali del sistema universitario si preferisce
rappresentare l’Università italiana come un sottobosco di corruzione. E invece
tutti i dati relativi alla produttività scientifica, alla qualificazione dei
nostri laureati (compresi quei cervelli che cercano fortuna altrove) mostrano
con chiarezza che le questioni da affrontare sono altre: dal sottofinanziamento
del sistema, al finanziamento della ricerca di base; dal contrasto al
precariato, all’ampliamento del diritto allo studio; dal rinnovo dei contratti,
alla qualificazione e formazione di tutto il personale universitario; dal
riconoscimento delle istanze salariali e giuridiche dei docenti, alle necessità
di reclutamento di un numero adeguato di docenti per tutte le fasce; dal
contrasto alla burocrazia, alla radicale messa in discussione dell’ANVUR e
delle sue politiche. (Fonte: Flc Cgil 26-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">SAPORE DI COMMISSARIAMENTO DELLA
CLASSE DOCENTE ITALIANA NELL’ESERCIZIO DELLA SELEZIONE-RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
presidente dell’Anac Raffaele Cantone e la ministra dell’Università Valeria
Fedeli introdurranno un responsabile anti-corruzione nelle commissioni dei
concorsi universitari. La singolare iniziativa, annunciata per mezzo stampa,
rientra in un «codice di trasparenza» al quale il Miur e l’Anac lavorano da
mesi e che sarà presentato il 3 e 4 novembre nel corso di una «conferenza
sull’università». Il custode dei concorsi, ribattezzato «responsabile della
trasparenza e della prevenzione della corruzione», dovrebbe essere un
«dirigente, anche lo stesso direttore generale», presumibilmente dell’ateneo di
riferimento, e dovrà «dare garanzie di indipendenza dalla sfera politica e
istituzionale» sostiene Fedeli. Oltre allo svolgimento dei concorsi, a questa
figura amministrativa dovrebbe essere affidato il compito di sorvegliare sulla
regolarità «degli incarichi esterni e sulle consulenze» ha aggiunto Cantone. Queste
misure faranno parte del «piano anti-corruzione 2017» che prevederà anche un
capitolo universitario. Entro la fine di ottobre Fedeli emanerà un «atto di
indirizzo», non vincolante, che sarà inviato alle università. Toccherà a loro
adottare le misure previste nel piano. Quest’ultima precisazione allontana dalle
misure annunciate il sapore di commissariamento della classe docente italiana
nell’esercizio di uno dei suoi principali poteri - quello battesimale, la
trasformazione di un candidato a un concorso in un «pari». Il riconoscimento
dell’autonomia degli atenei nell’applicazione delle nuove norme ridimensiona il
giacobinismo «anti-casta» alla discrezionalità degli organi accademici e
dell’autonomia dei settori disciplinari che definiscono le caratteristiche dei
bandi e la tipologia delle cattedre messe a concorso. Se così non fosse, le
iniziative di Cantone-Fedeli produrrebbero una situazione scoppiettante. Gli
atenei potrebbero sollevare eccezioni oppure ricorrere ai Tar di tutto il
paese. (Fonte: R. Ciccarelli, Il Manifesto 28-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">DOPO L“ABILITOPOLI” E LA PROPOSTA DEL
PRESIDENTE DELL’ANAC, SI RAMMENTA CHE GIÀ NEL 1972 LA CORTE COSTITUZIONALE
AVEVA REPLICATO CHE LE COMMISSIONI GIUDICATRICI ERANO RAZIONALMENTE COMPOSTE
ESCLUSIVAMENTE DAI PROFESSORI DELLE MATERIE PER LE QUALI ERA BANDITO IL CONCORSO
A CATTEDRA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Dopo
l“abilitopoli” deflagrata a Firenze, che ha interessato il SSD del diritto
tributario italiano, la proposta più
dirompente per l’assetto universitario consolidato è senza dubbio quella
avanzata dal presidente Cantone in un’intervista a Repubblica del 27 settembre.
“Vorrei lanciare un’idea”, dice, tra l’altro, il presidente dell’anti
corruzione, “In ogni commissione, per un’abilitazione, per un concorso,
dovrebbe entrare una personalità esterna al mondo accademico. Perché non immaginare
uno scrittore a giudicare, insieme agli altri, una prova di Letteratura
italiana? Un medico, un ingegnere e un avvocato nelle loro discipline? Nessuno
vuole sminuire il mondo accademico, ma la contaminazione è un valore. Non
conosco una categoria più gelosa delle proprie libertà dei magistrati, eppure
nelle commissioni di concorso in magistratura ci sono proprio i docenti
universitari”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Sembrerebbe
un sasso lanciato nello stagno e una provocazione positiva. In realtà l’idea
non è nuova, come potrebbe sembrare a prima vista, avendo costituito oggetto di
dialettica giuridica e giurisprudenziale, ai massimi livelli, già nei primi
anni settanta del secolo scorso. Qualche dubbio sull’eccessiva
autoreferenzialità del corpo accademico si era manifestato, infatti, anche a
quell’epoca, se è vero che nel 1972 l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato aveva
dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità
costituzionale della normativa sui concorsi alle cattedre universitarie. Il
Consiglio di Stato censurava che le commissioni fossero composte esclusivamente
da professori universitari. In questo modo, a giudizio di quel Consesso, si
poneva in essere un sistema strutturato in forma di autogoverno in contrasto
con i principi costituzionali dell’imparzialità della pubblica amministrazione
e dell’uguaglianza. Anche le norme che, all’epoca, non richiedevano la
necessità di prefissare criteri di massima per la valutazione comparativa dei
candidati, sollevava motivate perplessità nei giudici amministrativi. A quei
rilievi replicò prontamente la Corte Costituzionale giudicandoli privi di
fondamento. Le commissioni giudicatrici, secondo la Corte, erano razionalmente
composte esclusivamente dai professori delle materie per le quali era bandito
il concorso. Si trattava, infatti, di considerare la personalità scientifica
dei candidati. Potere, questo, che non poteva essere conferito a persone non
competenti nelle materie dei concorrenti. Un sistema del genere, infatti, non
avrebbe garantito, a giudizio della Corte, quel buon andamento
dell’Amministrazione, di cui il Consiglio di Stato era giustamente preoccupato.
Non sarebbe stato in grado di assicurare scelte informate alla conoscenza della
materia a concorso e del suo progresso. (Fonte: F. Matarazzo, Roars 03-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL PARADOSSO DI CHI PROPONE DI PORRE
RIMEDIO AL CONSOCIATIVISMO ACCADEMICO, SPESSO FONDATO SU LOTTIZZAZIONI
POLITICHE, CON UNA "CABINA DI REGIA POLITICA"<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">A lanciare
l'allarme, dalle pagine del Foglio, è stato il giudice emerito della Corte
costituzionale Sabino Cassese. Il professore si è riferito in particolare
all'irrefrenabile ascesa dell'Autorità nazionale anticorruzione presieduta dal
magistrato Raffaele Cantone. Anche il cittadino più disinteressato, in effetti,
fatica a negare il protagonismo assunto dall'Autorità dal 2014, anno di nomina
dell'ex sostituto procuratore della Dda di Napoli. L'ultimo intervento del
presidente dell'Anac è giunto, nel clima "emergenziale", nei riguardi
del mondo dell'università e della ricerca, in seguito alla vicenda della
combine tra docenti di Diritto tributario per il rilascio delle abilitazioni
all'insegnamento ai propri allievi. Il giorno dopo lo scoppio del caso, Cantone
era sulla prima pagina di Repubblica a illustrare la sua ricetta per porre
rimedio ai mali dell'università italiana in qualità di presidente dell'Autorità
anticorruzione, anche se nessun reato corruttivo era, ed è, ancora stato
accertato dai giudici. C'è un istinto interventista che va al di là della lotta
alla corruzione, e al di là anche della regolamentazione di storture accertate
sul piano giudiziario. Un istinto che assume vesti moralizzatrici nel momento
in cui si analizzano, come ha fatto Cassese, i contenuti del tanto sbandierato
"Aggiornamento 2017 al Piano nazionale anticorruzione" predisposto
dall'Anac per il settore universitario. Un testo in cui si fa riferimento (pag.
34) a una "necessaria istanza di vigilanza" del sistema
universitario, e si propone (pag. 39) nientedimeno che una "cabina di
regia politica", alla quale siano riconosciuti "compiti di indirizzo
strategico sull'attività di ricerca del sistema Paese definendo, ad esempio, le
principali destinazioni delle risorse pubbliche di finanziamento della
ricerca". E' evidente il paradosso di chi propone di porre rimedio al
consociativismo accademico, spesso fondato su lottizzazioni politiche, con una
"cabina di regia politica". Ma al di là del merito, stupisce il modo
con cui l'Anac anche in questo caso si spinga a dettare principi su tutte le
fasi della procedura di ricerca, nonostante non ne abbia competenza (tantomeno
quando l'inchiesta fiorentina, ancora da accertare, non sembra riguardare la
ricerca in senso stretto). "E' un tipico esempio di come si possa
estendere un potere anche se la norma non lo prevede - spiega la prof.ssa
Torchia, tra i più illustri docenti di Diritto Amministrativo - L'Anac è
titolare di moltissimi poteri di regolazione, vigilanza, controllo, sanzione
che le sono stati attribuiti dalla legge. Ma il potere, si sa, non basta mai, e
nessuno è più vorace di potere di un'autorità che non deve rispondere a nessuno
di come lo esercita. Per estendere il suo potere anche a terreni che la legge
non le attribuisce, l'Anac ha escogitato un espediente semplice: insegue le
possibilità di corruzione. E poiché qualsiasi attività umana è sospettabile di
ipotetica corruzione, non c'è attività umana che si possa sottrarre al censore anticorruzione,
cioè l'Anac" (Fonte: Il Foglio 19-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA GIORNATA DI UN PROFESSORE. 11 ORE
DI ATTIVITÀ NONOSTANTE LO SCIOPERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In
un serrato racconto firmato da Nicola Casagli su Roars la giornata tipo di un
professore in sciopero. Viene pubblicata nella consapevolezza che la
partecipazione allo sciopero attesta già oggi il sostanziale successo del
Movimento per la dignità della docenza universitaria. Uno sciopero andato
decisamente a segno, che ha fin qui coinvolto il 20% circa degli aventi diritto
alla partecipazione, raddoppiando il numero di quanti avevano sottoscritto il
documento col quale la manifestazione di protesta era stata indetta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
giornata del prof. Casagli inizia alle 8,30 e termina alle 19,30 con 11 ore di
attività nonostante lo sciopero degli esami. Leggi <a href="https://www.roars.it/online/sciopero-di-un-professore/"><span style="color: windowtext;">qui</span></a> l’intera giornata del professore in
sciopero. (Fonte: N. Casagli, Roars 23-09-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">COSTI E RETRIBUZIONI DEI PROFESSORI
UNIVERSITARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Rapporto
Anvur sugli stipendi. I dati sono tratti dai conti consuntivi dei vari atenei
raccolti dal Miur. E qui emerge un prima tendenza: i professori universitari
costano oggi molto meno alla collettività rispetto al passato. In dettaglio, il
costo medio per i docenti a tempo indeterminato in Italia è sceso da 91.348
euro nel 2008 a 83.033 euro nel 2014 ed è pari al 53,9% delle spese sostenute
dalle università per pagare tutto il personale (era il 58,4% nel 2008): questa
spesa è calata "sensibilmente", si legge nel rapporto, "per
effetto congiunto dei pensionamenti che hanno coinvolto una quota ampia di
professori ordinari, della riduzione degli avanzamenti di carriera (la quota di
ordinari si è ridotta del 37% rispetto al 2006) e del blocco stipendiale".
Dal 2011 al 2016, infatti, le buste paga dei professori universitari sono ferme
a 3.300 - 4.000 euro per quanto riguarda i professori ordinari, 2.200 - 2.700
euro per gli associati e 1.300 - 1.700 euro per i ricercatori. (Fonte: Panorama
29-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I BARONI NON ESISTONO PIÙ. PROVA A
SPIEGARLO GIOVANNI PASCUZZI SU ROARS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I docenti baroni
non esistono più da un pezzo. Provo a spiegare perché.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Quale
barone avrebbe permesso che un governo riservasse ai professori l’onta di dover
essere l’unica categoria del pubblico impiego a non vedersi ripristinati gli
scatti stipendiali sospesi (al punto da dover ricorrere ad una cosa plebea come
lo sciopero)? Quale barone avrebbe accettato di essere sottoposto allo stesso
codice di comportamento di tutti gli altri dipendenti pubblici, compresi quelli
dei livelli più bassi? Quale barone avrebbe accettato di farsi imporre i temi e
gli obiettivi di ricerca da una “cabina di regia”? Quale barone avrebbe
accettato di essere valutato da una agenzia ministeriale che impone soglie,
accreditamenti che spesso incappano nelle censure dei giudici amministrativi? Quale
barone avrebbe accettato senza colpo ferire la riforma Gelmini che ha
accresciuto i poteri dei direttori generali e dei rettori, riducendo il potere
degli organi collegiali e, quindi, delle istanze dove i diversi baroni possono
farsi i favori incrociati? Quale barone avrebbe accettato di vedere la propria
baronia assoggettata alla logica aziendale con conseguente necessità di
uniformarsi ad indicatori e standard decisi da altri?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Forse
conviene chiarire che in queste considerazioni c’è molta ironia e che
personalmente non rimpiango affatto l’Università dei baroni. Occorre però dire
che il rimedio è peggiore del male. Nell’Università oggi lavorano tantissimi
professori onesti che si trovano tra l’incudine di chi la vuole affossare
(anche riproducendo comportamenti deteriori) e il martello rappresentato dagli
“illuminati” che pretendono di avere la ricetta per riformarla. (Fonte: G.
Pascuzzi, Roars 03-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">TRA I PAESI SVILUPPATI, L’ITALIA È
L’UNICO DOVE LA CARRIERA UNIVERSITARIA NASCE E MUORE IN POCHI METRI QUADRATI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Che
modello si prospetta ai giovani per entrare nell’Università? La ricetta è
semplice. Svolgere compiti di servizio presso le sedi locali onde acquisire
crediti morali. Indi fare in modo che dette sedi trovino i fondi sufficienti
per bandire un concorso. L’istituto del trasferimento è, di fatto, abrogato. Se
la regola fosse stata applicata nel passato, Aristotele non avrebbe mai
insegnato in Atene né Tommaso d’Aquino in Parigi. Si sta accettando passivamente
un sistema che premia il burocrate astuto scoraggiando gli intellettuali
appassionati ma disaccorti. La vergogna di oggi viene da lontano e ci porterà
ancora più lontano, se non si azzera la schizofrenia di riformare le riforme
con riforme sempre più deleterie e tutte sorrette da una vena ideologica che
non accetta confutazioni né tampoco verifiche. Questa valanga di
“modernizzazioni” ha affossato l’università italiana nel goffo tentativo di
trasformarla in impresa economica, scimmiottando la moda che vuole
l’istituzione accademica governata dal mercato. E che, rinnegando una missione
millenaria, sta riducendo l’università pubblica ad una azienda municipalizzata
dove il “capitale umano” diventa una voce della “spending review” e nulla più,
sotto il controllo dei burocrati astuti in perenne bilico tra devolution e
sovranismo, ma sempre alla ricerca di qualche strapuntino nelle istituzioni o
nelle imprese. Tra i paesi sviluppati, l’Italia è l’unico dove la carriera
universitaria nasce e muore in pochi metri quadrati, lo stesso spazio fisico e
culturale dove ci si è laureati. Nessuno si adopera per sanare la ventennale
ferita, madre di un profondo ristagno culturale. (Fonte: R. Rosso, FQ 03-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">CONSIGLIO DI STATO 22-09, 4427. IN
PROCEDURE DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER COPERTURA DI POSTI DI DOCENTE
UNIVERSITARIO ONERE DI IMPUGNAZIONE RIDOTTO PERCHÉ NON È VERO CONCORSO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Nelle
procedure di valutazione comparativa per la copertura di posti di docente
universitario, il ricorrente non deve necessariamente censurare tutti i giudizi
migliori conseguiti da altri candidati. È quanto afferma il Consiglio di Stato,
Sezione VI, con la sentenza del 22 settembre 2017, n. 4427.Ciò perché, ha
precisato la VI Sezione, la procedura selettiva in discorso non è di stampo
concorsuale e, dunque, i lavori della commissione giudicatrice non esitano
nella predisposizione di una vera graduatoria. (Fonte: M. Atelli, quotidianoentilocali.ilsole24ore.com
29-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">SULLA CONTRATTUALIZZAZIONE DELLA
DOCENZA UNIVERSITARIA. RISPOSTA DI SPAGNOLO A SINOPOLI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
richiesta di contrattualizzazione della docenza appare figlia di una
impostazione giuslavoristica che tiene poco conto del valore pubblico del
sapere: si tratterebbe della risposta sbagliata ad un problema vero. Capisco l’argomento tattico secondo cui la
contrattualizzazione renderebbe più forte una categoria frammentata, ma vedo
prevalere i rischi strategici di introiettare l’attuale assetto “aziendale”
degli atenei: non si asseconderebbe così la tendenza ad una privatizzazione dei
saperi? Se la sentirebbe la FLC di assumersi la responsabilità storica di
abbattere il principale baluardo dell’indipendenza dei docenti, per consegnarli
definitivamente a soffocanti logiche corporative?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Cosa è una
università? Storicamente, le università sono delle comunità di studi, tra pari,
in cui i docenti e i discenti formano una “repubblica” dedita alla conoscenza.
L’autonomia non è un problema da cancellare, è il cuore dell’università.
L’unità di didattica e ricerca ne è la cifra e non si ingabbia in mansioni che
attengono invece ai ruoli amministrativi a supporto delle due funzioni
precedenti. Interpreti e protagonisti dell’università sono i docenti e i
ricercatori assieme agli studenti, mentre le amministrazioni devono sostenerli
e accompagnarli. La distinzione funzionale tra docenti e amministrazione – che
il sindacato tende erroneamente a percepire come conflitto mentre il conflitto
sta nella guerra tra poveri – va
salvaguardata nel rispetto reciproco. La riforma Gelmini ha invece spostato peso
decisionale dalla docenza all’amministrazione, al punto che un direttore
generale è meglio retribuito di un rettore e di un professore. Il carico
burocratico dei processi di controllo interni, delle valutazioni e della
ricerca di fondi sta svilendo la funzione intellettuale della ricerca. L’autonomia
si salvaguarda oggi con un progetto nazionale di investimento sulla ricerca,
accompagnato da una più chiara distinzione tra percorsi professionalizzanti e
percorsi di alta formazione culturale e di ricerca. Al contrario, la
contrattualizzazione favorirebbe la prevalenza della didattica
professionalizzante sulla ricerca di base e così cancellerebbe gli spazi di
libertà assicurati dalla legge. Segnalo due argomenti che mi paiono decisivi.
Il primo è di principio: lo status giuridico pubblicistico e la progressione
stipendiale definita a priori hanno sin qui assicurato una complessiva
autonomia della ricerca, la quale resta l’unica vera attrazione affinché i
migliori cervelli guardino ancora all’università come un luogo per il quale
possa valere la pena sacrificare anni di studio e di precariato. Il secondo, di
carattere pratico, riguarda il significato possibile della contrattualizzazione
in Italia. In presenza di una differenziazione marcata dei bilanci degli atenei,
la contrattualizzazione riguarderebbe probabilmente soltanto le “mansioni”,
imponendo condizioni uniformi di lavoro laddove invece la ricerca non si
ingabbia in compiti e orari che è bene restino flessibili e diversi. Come
assimilare i compiti e le presenze di un medico ospedaliero, un filosofo, un
linguista e un fisico astronomico? Un buon ricercatore lavora soprattutto fuori
dagli orari della didattica e delle prassi burocratiche, va all’estero, si
aggiorna, va in biblioteca e in laboratorio. L’esito sarebbe o un eccesso di
burocrazia o un eccesso di localismo. (Fonte: C. Spagnolo, Roars 11-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ANCHE I PROFESSORI UNIVERSITARI
STRAORDINARI E TEMPORANEI (ART. 1 C.12 L 230/2005) POSSONO PARTECIPARE A
PROCEDURE DI CHIAMATA INDETTE DAGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">L’accesso
ai ruoli della docenza universitaria, di I e di II fascia, ha caratteristiche e
peculiarità normative che lo rendono speciale rispetto all’accesso agli altri
pubblici impieghi non privatizzati, fermo restando il rispetto dei principi
costituzionali e di quelli fondamentali stabiliti dalla legge. Il sistema
impostato dalla Legge n. 240/2010 prevede una procedura unica per l’assunzione,
a tempo indeterminato, di nuovi docenti e per il trasferimento dei docenti già
in servizio a tempo indeterminato presso astenei italiani. Secondo la sentenza
21 settembre 2017, n. 9878 del Tar Lazio, anche i professori universitari,
straordinari e temporanei, di cui all’art. 1 comma 12 della Legge n. 230/2005
possono partecipare alle procedure di chiamata indette dagli atenei.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA CLASSIFICA DEI DOTTORATI. A ROMA,
BOLOGNA E PADOVA I DOTTORATI MIGLIORI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Una
classifica spiega quali università abbiano i migliori dottorati. Sono il terzo
livello di studi, massimo grado di istruzione universitaria nonché passaggio
naturale e ultimo verso il lavoro accademico o comunque di ricerca. Il
ministero dell'Istruzione in queste settimane ha inviato ai singoli atenei le
tabelle - classifiche, appunto - che assegnano un punteggio alle strutture e ne
giustificano il loro finanziamento (la torta dei dottorati di ricerca vale 133
milioni di euro, il 2 per cento dell'intero Fondo di finanziamento ordinario).
L'indicatore finale - summa e media dei cinque parametri con cui si valutano le
borse post-laurea -, dice che l'università migliore sui dottorati è la Sapienza
di Roma con il 7,79 per cento nella media ponderata, poi Bologna con il 5,88
per cento, quindi Padova con il 5,66, quarta Roma Tor Vergata con il 4,36 per
cento e quinta Genova (4,19). Seguono, appaiate, l'Università di Torino e il
Politecnico di Milano. I cinque parametri con cui nel 2017 si sono valutati i
"migliori dottorati per università" sono: la qualità della ricerca
svolta dai membri del collegio dei docenti (i ricercatori scelti, su
indicazione interna), criterio che da solo pesa per la metà. Quindi, il grado
di internazionalizzazione delle ricerche (10 per cento), il livello di
collaborazione con il sistema delle imprese (10 per cento), l'attrattività del
dottorato (un ateneo capace di richiamare il dottorando che si è laureato
altrove, per esempio: vale il 10 per cento) e il numero degli iscritti ai cicli
di dottorato (20 per cento). (Fonte: C. Zunino, R.it Scuola 20-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">DOTTORATO. PROPOSTE DI AUMENTO DELLE
BORSE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Secondo i
dati del Cineca (il Consorzio Interuniversitario senza scopo di lucro formato
da 70 università italiane, 8 enti di ricerca nazionali e il Miur), in Italia
nell’anno 2016/17 risultavano immatricolati 26.046 dottorandi, comprensivi
delle Scuole Superiori, di cui 20.180 con borsa di studio di varia provenienza.
Dal 2008 il numero di posti offerti è andato progressivamente riducendosi.
L’introduzione di vincoli progressivamente più stringenti per l’accreditamento
dei corsi ha ragionevolmente contribuito in modo significativo a questo
fenomeno. In particolare, in seguito all’innalzamento al 75% del numero minimo
di borse garantite sul totale dei posti disponibili, la quota di
immatricolazioni di dottorandi non borsisti si è ridotta del 21,8%2 in due
anni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">L’importo
della borsa è fisso dal 2008. L’aliquota contributiva è passata dal 24,72% del
2008 al 33,23% nel 2017 e si assesterà nel 2018 al 34,23%. Un 9,5% in più di
contributi che per un terzo ha gravato direttamente sui dottorandi. Anche solo
per recuperare questo incremento occorrerebbe prima un aumento della borsa
dagli attuali 13.638,47 euro a 14.935,49 euro, con un incremento netto mensile
di 95,75 euro e un costo di 34 milioni di euro. Il Consiglio Nazionale degli
Studenti Universitari (Cnsu), nella sua adunanza del 15 novembre 2016 ha
ribadito la necessità di un aumento della borsa di dottorato e ritenuto congrua
una ridefinizione del lordo pari a 16.350,00 (+20%, 200 euro netti al mese).
Secondo le proiezioni tale aumento costerebbe circa 71 milioni di euro. Vi è anche
la proposta, meno onerosa (50 milioni di euro), dell’Associazione Dottorandi
Italiani (Adi) di applicare un aumento che consenta ai dottorandi di
raggiungere il minimale contributivo Inps. (Fonte: <a href="http://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2017/10/13/universita-una-proposta-per-i-dottorandi-italiani/214523/"><span style="color: windowtext;">http://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2017/10/13/universita-una-proposta-per-i-dottorandi-italiani/214523/</span></a>
13-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">CULTURA DEL DIGITALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL PUNTO SULL’INSEGNAMENTO DEL FUTURO
ALL’EDTECH FORUM<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">«Parlare
di e-learning, insegnamento online, e di e-university non ha più senso. La
prospettiva è cambiata. L’insegnamento in sé è il valore formativo che non deve
essere anteposto allo strumento tecnologico. L’obiettivo è cucire addosso a
ogni studente un’esperienza educativa disegnata con precisione». Leonardo
Caporarello, professore SDA e direttore di Built, il centro dell’innovazione
per l’insegnamento dell’Università Bocconi, spiega così una delle conclusioni
chiave della seconda edizione di <i>EdTech
Forum</i>, l’appuntamento sul futuro della business education. Passata
l’ebbrezza (e la paura) dell’online come nuova forma di educazione
universitaria, ci si sta rendendo conto che le sfide da affrontare passano
soprattutto attraverso la preparazione degli stessi docenti. «Il nuovo EdTech
Forum è stato un momento di confronto paritetico tra le più importanti università
europee per fare il punto della situazione dell’insegnamento di alto livello e
capire in quale direzione procedere», racconta il direttore di Built. Da una
decina che erano nel primo meeting, sono passati a essere più di 50 i
partecipanti a questo evento gratuito e ad adesione volontaria. «Avere la
strumentazione adeguata è necessario ma non sufficiente. Bisogna insegnare ai
professori come utilizzare le nuove tecnologie. Per questo, con il centro
sull’innovazione riorganizzato dall’attuale rettore, abbiamo in programma corsi
di formazione per il personale accademico della Bocconi», chiarisce il
professor Caporarello. «Anche sapere parlare la lingua degli stakeholder
diventa un tratto fondamentale nella preparazione dei docenti». La classe del
futuro: come sarà? Ci sarà ancora la lavagna? O si farà lezione con un visore
che proietta gli studenti in una realtà aumentata? E infine, il peer learning,
ovvero lo scambio di conoscenze tra pari che si verifica soprattutto con chi ha
già alle spalle un ampio bagaglio di conoscenze. «La sfida per noi docenti»,
conclude Caporarello, «è capire come integrare competenze e tecnologie».
(Fonte: C. Colombo, La Stampa, 20-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">LAUREE – DIPLOMI - FORMAZIONE
POST LAUREA - OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ULTIMO RAPPORTO OCSE SULL’STRUZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">"Negli
ultimi anni l'Italia ha fatto notevoli passi in avanti nel miglioramento della
qualità dell'istruzione", ma forti sono le differenze nelle performance
degli studenti all'interno del Paese, "con le regioni del Sud che restano
molto indietro rispetto alle altre", tanto che "il divario della
performance in 'Pisa' (gli standard internazionali di valutazione) tra gli
studenti della provincia autonoma di Bolzano e quelli della Campania equivale a
più di un anno scolastico". Così l'Ocse nel rapporto sulla 'Strategia per
le competenze'. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Pochi
laureati, poco preparati e 'bistrattati' - "Solo il 20% degli italiani tra
i 25 e i 34 anni è laureato rispetto alla media Ocse del 30%", afferma
ancora il Rapporto. Inoltre "gli
italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenze" in
lettura e matematica (26° posto su 29 paesi Ocse). Non solo, quelli che ci sono
non vengono utilizzati al meglio, risultando un po' 'bistrattati'. L'Italia è
"l'unico Paese del G7" in cui la quota di lavoratori laureati in
posti con mansioni di routine è più alta di quella che fa capo ad attività non
di routine. (Fonte: ANSA 05-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LE 10 LAUREE CHE PERMETTONO DI TROVARE
PIÙ FACILMENTE LAVORO. "CULTURA POLITECNICA". È LA SFIDA DI FRONTIERA
PER LE NOSTRE UNIVERSITÀ. SONO TEMPI DI "HUMANIFACTURING"<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Non sono
poche le aziende che fanno enorme fatica a trovare personale specializzato da
inserire nel proprio organico, di fatto questi posti restano vacanti nonostante
ci siano tantissimi giovani disoccupati ma che non hanno le competenze per
ricoprire questi ruoli. Di seguito vediamo quali sono le 10 lauree che
permettono di trovare più facilmente lavoro: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">indirizzo
linguistico, traduttori e interpreti: difficili da trovare nel 69% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ingegneria
elettronica e dell’informazione: difficili da trovare nel 58,7% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">altri
indirizzi di ingegneria: difficili da trovare nel 57,7% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ingegneria
industriale: difficili da trovare nel 50,2% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">scienza,
matematica e fisica: difficili da trovare nel 40,9% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">economia:
difficili da trovare nel 34,8% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">indirizzo
chimico farmaceutico: difficili da trovare nel 27,1% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">insegnamento
e formazione: difficili da trovare nel 25,2% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">scienze
motorie: difficili da trovare nel 19,9% dei casi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">indirizzo
sanitario: difficili da trovare nel 19,1% dei casi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">"Industry4.0",
big data, cloud computing, robotica d'avanguardia, sistemi digital stanno
modificando produzione, prodotti, lavoro. Lungo la prossima frontiera del
futuro, la "meccatronica", cresce solo chi innova. Chi cioè sa
mettere in campo risorse per una nuova "civiltà delle macchine",
capaci di essere in linea con l'organizzazione digitale del lavoro e con le
"connessioni" che già adesso segnano le nostre metropoli, tra dimensioni
da "smart city" e sfide economiche e culturali da "sharing
economy. Robotica a misura umana. E nuove scelte da "economia
civile". "Ingegneri filosofi" e "ingegneri poeti",
abbiamo scritto più volte in questo blog. "Cultura politecnica". È la
sfida di frontiera per le nostre università e le nostre imprese: più laureati,
migliori e meglio trattati. La sfida dello sviluppo è concentrata sull'utilizzo
delle intelligenze. Sono tempi di "humanifacturing", scrive Luca De
Biase su IlSole24Ore, parlando dei progetti di una delle migliori
multinazionali italiane, Comau, con un efficace neologismo di sintesi tra
"humanities", le competenze umanistiche a cominciare dalla filosofia
e delle "scienze del bello" e "manifacturing", la straordinaria
vocazione italiana alla manifattura di qualità. (Fonte: miuristruzione.it
12-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LE LAUREE CHE FANNO TROVARE LAVORO E
IL PROBLEMA DELL’ORIENTAMENTO PER SCEGLIERE IL CORSO DI LAUREA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">È
diventato un investimento sicuro per il futuro studiare ingegneria,
infermieristica, fisioterapia, tecniche di radiologia medica, ostetricia: si
trova lavoro e si guadagna di più. Il tasso di occupazione è superiore al 90% e
le retribuzioni vanno dai 1.717 euro per gli ingegneri ai 1.509 euro per le
professioni sanitarie. Li seguono, a breve distanza, i laureati in ambito
economico-statistico, scientifico, chimico e architettura. Maglia nera, invece,
per gli psicologi, i letterati e gli insegnanti che oltre ad avere più difficoltà
a trovare un impiego, non raggiungono neanche i 1.200 euro al mese. La
fotografia scattata da AlmaLaurea è chiara, eppure la scelta degli studenti va
spesso in un'altra direzione: nell'anno accademico 2015/2016 (dati Ministero
Istruzione) il 52,8% delle nuove matricole si è concentrato proprio nelle
macro-aree disciplinari che faticano a offrire opportunità di lavoro adeguate:
l'ambito sociale (33,8%) e umanistico (19%). Che cosa non funziona? Secondo gli
esperti del settore manca un percorso ragionato che aiuti i ragazzi a
identificare l'università più idonea nell'ottica di trovare un impiego:
«L'orientamento è diventato il problema dell'Italia; gli studenti non scelgono
consapevolmente, le famiglie spendono soldi e il Paese si indebolisce», dice
Ivano Dionigi, presidente di AlmaLaurea. Inoltre Dionigi sostiene che in questi
anni le università hanno svolto un'opera di supplenza, ma non basta: «In Italia
manca una vera politica di orientamento, che significa anche stabilire il
numero esatto di medici, laureati in lettere e in ingegneria necessari alle
nostre esigenze. Le istituzioni cominciano a sentire il problema, ma si
dovrebbe fare molto di più». (Fonte: C. Barone, A&F 02-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LE LAUREE PIÙ RICHIESTE DALL’INDUSTRIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I titoli
più richiesti dalle industrie sono laurea in architettura e ingegneria
edile-architettura (14%), scienze economico-aziendali (11%), ingegneria
meccanica (10%), ingegneria gestionale e civile (entrambe 6%). A seguire, con
valori sotto al 5%, laureati in ingegneria elettronica, farmacia, ingegneria
per l’ambiente e il territorio, giurisprudenza, biologia, ingegneria
aerospaziale, ingegneria chimica e scienze dell’economia. I tempi di
inserimento una volta conseguita la laurea sono in media di sei mesi.
Nell’industria metalmeccanica e meccanica di precisione sono occupati
soprattutto ingegneri meccanici (25%), economisti (13%) e ingegneri gestionali
(10%). Nell’edilizia vanno per la maggiore i laureati di architettura e
ingegneria edile (53%) e ingegneria civile (20%).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Per
chimica ed energia troviamo i laureati in farmacia e farmacia industriale (12%)
e scienze economico-aziendali (10%), ma anche in ingegneria meccanica, biologia
e ingegneria chimica (tutti al 6%) e scienze chimiche e ingegneria gestionale
(entrambe al 5%). A cinque anni dal titolo il 69% di chi è occupato
nell’industria ha un contratto a tempo indeterminato il 52 per cento. La quota
sale all’86% tra i laureati inseriti nel ramo della metalmeccanica e meccanica
di precisione, mentre scende al 32% per chi opera nell’edilizia. (Fonte:
orizzontescuola.it 10-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">EDUCATION AT A GLADE 2017 DELL’OCSE. I
DIPLOMATI TECNICI E PROFESSIONALI LAVORANO SUBITO E PIÙ DEI LAUREATI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I
diplomati presso un istituto tecnico o professionale trovano lavoro più
facilmente, anche se non si tratta di lavoro a lungo termine. E’ quanto emerso
dall'Education at a Glade 2017 dell’Ocse, che è stato presentato alla Luiss di
Roma analizzando i sistemi educativi di 34 Paesi nel mondo utilizzando dati del
2012, 2014 e, per alcuni indicatori, del 2016, non includendo, dunque, gli anni
della Buona Scuola. Come riporta Italia Oggi, la maggior parte dei giovani
italiani sono iscritti a un percorso di studi superiore a indirizzo
tecnico-professionale, il 42%, contro il 33% che ha scelto un liceo: il 16% in
più della media Ocse. Un comparto che garantisce buoni tassi di occupazione per
i giovani: ben il 68% dei 25-34enni, sensibilmente superiore sia ai quello dei
liceali (49%) sia a quello dei laureati (64%). (F. De Angelis, Tec Scuola
19-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA RIFORMA DELL’ISTRUZIONE
PROFESSIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
riforma dell’istruzione professionale, entrata in vigore il 31 maggio con il
decreto legislativo 61/2017, nasce con molte ambizioni: rendere più definita e
articolata l’offerta didattica, collegarla più saldamente alla domanda, in
buona parte insoddisfatta, proveniente da settori strategici come
l’artigianato, il turismo, la sanità, l’agricoltura, ma anche personalizzare la
formazione dei giovani grazie a spazi di autonomia e progetti ad hoc che gli
istituti potranno elaborare per valorizzare la capacità individuali. La riforma
partirà nell’anno scolastico 2018/2019 con le nuove prime classi, e vedrà
attivare progressivamente le classi successive, fino ad essere a regime,
sostituendo completamente il vecchio ordinamento, nel 2022/23. La didattica si
baserà su due canali, differenziati ma permeabili: l’istruzione professionale,
lunga un quinquennio, sarà curata da scuole statali e paritarie; l’istruzione e
formazione professionale (nome simile ma programma distinto) sarà invece
responsabilità delle istituzioni accreditate da Regioni e Province autonome, e
permetterà di conseguire una qualifica (dopo tre anni) o un diploma (dopo
quattro). Per quanto diversi, i percorsi saranno inseriti in un sistema
unitario, quello della Rete nazionale delle scuole professionali, e
consentiranno agli studenti, a certe condizioni e secondo criteri da definire
in Conferenza Stato-Regioni, di passare da un canale all’altro. (Fonte: M.
Periti, IlBo 11-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL CUN REPLICA A UN ARTICOLO SULLA
RIFORMA DEL 3 + 2<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Abbiamo
letto con interesse, scrivono la presidentessa e un consigliere del CUN, l’articolo
di Salvo Intravaia sul (presunto) flop della riforma 3+2, pubblicato il 2
settembre (su la Repubblica, Ndr) accanto ad altri interventi dedicati al tema.
Apprezziamo l’attenzione dedicata all’Università, ma sentiamo l’obbligo di
segnalare che i dati presentati nell’articolo portano a una conclusione opposta
a quella indicata nel titolo: i laureati sono in aumento, non in calo. Uno
degli obiettivi della riforma 3+2 era innalzare il numero di giovani in
possesso di un titolo di studio universitario attraverso l’introduzione di un
percorso di laurea triennale, sufficiente a dare una preparazione di alto livello,
anche se non necessariamente specializzata od orientata alla ricerca. Ebbene:
come riportato nell’articolo, nel 2000 abbiamo avuto 144.000 laureati vecchio
stile e nel 2016 abbiamo avuto 175.000 laureati triennali. In altre parole,
rispetto al 2000, nel 2016 ben 21.000 giovani in più hanno conseguito un titolo
di studio di livello universitario, con un aumento di oltre il 20%. Inoltre,
l’età media dei laureati triennali 2016 (fonte: rapporto Almalaurea 2017) è di
24,9 anni, contro un’età media di 27,6 anni dei laureati vecchio stile del
2000. Con l’introduzione del 3+2 abbiamo dunque più giovani in possesso di un
titolo di studio universitario, ottenuto in media con 2,7 anni di anticipo
rispetto ai loro colleghi del 2000. (Fonte: C. Barbati e M. Abate, IlBo 05-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">CARENZA DI MEDICI DI MEDICINA GENERALE
CAUSA MASSIVO PENSIONAMENTO E RIDOTTO
N.RO DI MEDICI CON IL TITOLO ANCHE PER IL NON ADEGUAMENTO DEL N.RO DI BORSE
REGIONALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
situazione odierna della carenza in medicina generale è figlia della totale
assenza di programmazione nel garantire risorse adeguate all’iter formativo
post-laurea, in considerazione del massivo pensionamento di medici di medicina
generale e del troppo ridotto numero di medici che hanno conseguito il titolo
richiesto dalle norme nazionali ed europee per accedere agli incarichi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Gli
studi demografici effettuati a riguardo dimostrano che ampie fasce di
popolazione mancheranno del medico di famiglia. Dai dati forniti dal ministero
della salute al 2013 circa il 65% dei medici in convenzione aveva già 27 anni
di anzianità di laurea, mentre di fatto non si è mai definito un sostanziale
adeguamento del numero di borse regionali stanziate annualmente per il Corso di
Formazione Specifica in Medicina Generale. La conseguenza sarà un numero di
medici drammaticamente insufficiente a colmare quel gap, che impone oggi delle
soluzioni imminenti e che viene ancor più gravato a motivo delle condizioni
contrattuali in cui versano i giovani medici in formazione, che spesso si
trovano a dover rinunciare alla borsa vinta per necessità. Il corsista in
formazione, a fronte del percepimento di una borsa di studio equiparata a
reddito da lavoratore dipendente, assoggettata a IRPEF e mai adeguata negli
anni al crescente costo della vita, oltre che soggetta a totale incompatibilità
professionale con altre forme d’attività dall'altra parte non gode di tutele
quali la malattia, le ferie, la maternità. (Fonte: quotidianosanita.it
25-09-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">PERCHÈ I LAUREATI ITALIANI IN MATERIE
SCIENTIFICHE HANNO OTTIME CHANCE ALL'ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I laureati
italiani in materie scientifiche hanno ottime chance all'estero "perché i
programmi sono ottimi. Un laureando italiano, a parità di impegno, è molto più
preparato di un coetaneo americano. Negli Stati Uniti i corsi universitari sono
meno specialistici. Lì la vera formazione dei ricercatori avviene più tardi,
nei cinque anni del dottorato. In Italia anche un laureato è pronto a
intraprendere una carriera nel mondo della scienza. Ma questo patrimonio
rischia di depauperarsi, se non investiamo di più per mantenere i laboratori
all'avanguardia e non prestiamo più attenzione all'orientamento. I liceali non
hanno alcuna bussola al momento di iscriversi in una facoltà. Invece ci
vorrebbe un periodo lungo - anche un intero semestre - per affacciarsi nelle
università e capire cosa si desidera fare. L'abbandono prima della laurea è un
problema per la società e a volte anche un dramma individuale per i ragazzi".
(Fonte: F. Ferroni, R.it 09-10-17<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UN CIRCOLO VIZIOSO AL RIBASSO PER QUEL
CHE RIGUARDA LA FORMAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
motivazione degli stravolgimenti in atto nelle politiche dell’istruzione è di
formare personale che si possa rapidamente adeguare a un sistema produttivo a
bassa intensità tecnologica, che a sua volta non richiede dal sistema formativo
competenze qualificate, generando in tal mondo un circolo vizioso al ribasso
per quel che riguarda la formazione: altro che economia della conoscenza! In
questa situazione la spesa pubblica in ricerca e sviluppo è vista come uno
spreco che va ridotto: esattamente quello che hanno fatto i governi nell’ultimo
decennio. In questa maniera si è preferito puntare su un’economia basata sulla
competitività del costo del lavoro piuttosto che puntare a una economia che
guardi alla competitività tecnologica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Solo con
un coordinamento tra politiche della formazione, di ricerca e sviluppo e
politiche industriali volte a potenziare la presenza di settori
tecnologicamente innovativi si potrà evitare all’Italia di andare incontro ad
una emarginazione dal contesto competitivo internazionale, e dunque a una
regressione economica ancora più marcata di quella cui abbiamo assistito negli
ultimi anni. Delle politiche, cioè, che invece di puntare a formare manodopera
di basso livello formativo per lavori a basso costo, ripunti a formare quelle
capacità di conoscenza che rappresentano l’unico potenziale di uno sviluppo
solido, come ci insegnano non solo gli Stati Uniti e la Germania ma da qualche
tempo anche la Cina che ha triplicato l’investimento in ricerca e sviluppo in
un decennio. (Fonte: F. Sylos Labini, Roars 08-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I TEMPI PER LA TESI DI LAUREA. IL
RECORD È DETENUTO DAI LAUREANDI IN MEDICINA O ODONTOIATRIA, CHE IMPIEGANO IN
MEDIA 8,6 MESI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I tempi per
la tesi di laurea sembrano essersi accorciati negli anni: mentre nel 2002 i
laureati impiegavano in media 8,4 mesi per elaborare la tesi, nel 2016 i
laureati di primo livello dedicano in media 3,6 mesi, i laureati di secondo
livello (magistrali biennali e a ciclo unico) 6,8 mesi. Esistono, però, delle evidenti differenze tra
le varie aree disciplinari. Guardando ai dati totali che sommano i tempi
impiegati per la tesi di primo livello e la tesi di secondo livello, cioè per
la specialistica, il record è detenuto dai laureandi in Medicina o
Odontoiatria, che impiegano in media 8,6 mesi. Seguono con numeri altrettanto
alti la facoltà di Architettura e l’area Chimico-Farmaceutica che, per
l’elaborato finale, richiedono rispettivamente 6,4 e 6,2 mesi. Ci sono facoltà,
la maggior parte, che si mantengono sotto i 6 mesi: Giurisprudenza (5,9),
Lettere (5,8), Psicologia (5,3), Biologia, Geologia, Agraria e Veterinaria (5,2
mesi) ed ancora Professioni sanitarie (5,0). Fortunatamente, ci sono anche aree
disciplinari in cui la tesi è un passaggio ben più veloce: detengono il record
positivo Economia e Statistica, dove occorrono appena 3,6 mesi, ma ci sono
tempi relativamente brevi anche per Educazione fisica (4,0); Ingegneria (4,2);
Politico-sociale (4,5); Scientifico e linguistico (4,6). Certamente, esistono
differenze tra lauree triennali e magistrali della stessa area disciplinare.
Per quanto riguarda Geologia e Biologia,
ad esempio, la tesi di primo livello porta via solamente 3,1 mesi, mentre
quella di secondo livello ne occupa in media 8. Si tratta delle facoltà col
differenziale più ampio. Poco cambia per Agraria e Veterinaria: 3,5 mesi per la
tesi triennale, 8 per quella magistrale. Stessa storia per Architettura: 3,5 mesi per l’elaborato di
primo livello, 8,2 per quello di secondo. Seguono sulla stessa linea d’onda
anche Chimica e Farmacia: 3,2 mesi per la prima, 7,5 per la seconda. Lo stesso
vale per Psicologia: 3,5 mesi per la tesi standard, 7,5 per quella
specialistica. Si evince già da qui che ad allungare i tempi totali siano le
magistrali. Le tesi per le triennali sono decisamente più veloci. (Fonte: catania.liveuniversity.it
20-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">SELEZIONE DEI DOCENTI. L’USPUR, INVECE
DI UN INASPRIMENTO DELLE PROCEDURE EX-ANTE, RICHIEDE UN DRASTICO CONTROLLO EXPOST
DEGLI ESITI DELLA PROCEDURA </span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">A
fronte di spinte (come quelle dell’ANAC, nota di PSM) che richiedono procedure
di controllo ancora più complesse, l’USPUR ritiene che ormai la disciplina
concorsuale abbia fatto il suo tempo. La procedura concorsuale è tipica del
nostro paese. Nelle altre accademie il percorso di selezione della docenza è
fatto tutto a livello locale con al più procedure di selezione preliminari
analoghe alla nostra abilitazione scientifica nazionale. L’USPUR quindi, invece
di un inasprimento delle procedure ex-ante, richiede un drastico controllo
expost degli esiti della procedura di selezione. Oggi questo controllo è ancora
marginale all’interno delle procedure della Valutazione della Qualità della Ricerca
i cui indici sono poi impiegati per la distribuzione del Fondo di Finanziamento
Ordinario nei diversi atenei. Solo una responsabilizzazione della selezione del
corpo docente che trovi riscontro nei fondi assegnati al singolo dipartimento
(e quindi ai singoli atenei) potrà spingere verso procedure di reclutamento<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">virtuose.
(Fonte: <a href="http://www.uspur.it/wp-content/uploads/2017/09/USPUR-Comunicato-stampa-ASN-magistratura-2017-09-27.pdf"><span style="color: windowtext;">http://www.uspur.it/wp-content/uploads/2017/09/USPUR-Comunicato-stampa-ASN-magistratura-2017-09-27.pdf</span></a>
)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">È PROPRIO LA RICERCA CHE RENDE
INDISPENSABILE LA COOPTAZIONE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
problema dei concorsi universitari è un problema che non risolveremo fino a
quando all’università saremo costretti a “cooptare mediante concorso”.
Costretti a praticare un ossimoro da una percezione errata del lavoro
accademico. Il professore universitario insegna e fa ricerca. È la ricerca il
grande discrimine, la caratteristica peculiare, la grande differenza con i
docenti delle scuole primarie e secondarie (ai quali non vogliamo togliere
nulla, perché sono proprio loro a gettare le basi sulle quali noi costruiamo).
Ed è proprio la ricerca che rende indispensabile la cooptazione: un ateneo, un
dipartimento deve poter scegliere il tipo di competenza che serve perché i
ricercatori non sono intercambiabili. È un concetto difficile da assimilare per
chi non conosce le università del mondo o è legato a una visione burocratica
della docenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Comunque,
per migliorare il reclutamento senza rimettere tutto in discussione, è possibile
agire da subito nell’ambito della normativa attuale su due “fondamentali”:
mobilità e trasparenza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Per
incentivare la mobilità (e contrastare i rapporti di fedeltà accademica) è
sufficiente eliminare l’oggettivo vantaggio economico per le casse degli atenei
derivante dalla promozione di interni. Meglio ancora se si renderà vantaggioso
chiamare ricercatori e professori da altre sedi con risorse ad hoc di mobilità
e di installazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Per
elevare il livello di trasparenza dei momenti concorsuali basta esporre i CV
dei candidati – come le partecipazioni di matrimonio - in modo che tutti
possano rendersi conto di quali competenze sono a confronto (e non si tiri
fuori la privacy: sono concorsi per ruoli pubblici), chiedere referenze, e
chiamare tutti i candidati a svolgere seminari pubblici dipartimentali. Chi
partecipa potrà porre domande e valutare le risposte che riceve. Le commissioni
decideranno in piena autonomia ma con maggiore accountability. (Fonte: D.
Braga, IlSole24Ore 06-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">NON SERVE COMPLICARE CON GRAVOSE E
INUTILI PRATICHE BUROCRATICHE IL PROCESSO DI RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I
concorsi universitari non impediscono imbrogli e abusi, e spesso servono solo a
nasconderli. Nei sistemi universitari che funzionano bene, i dipartimenti sono
liberi di assumere o promuovere i professori selezionandoli nel modo che
preferiscono; e i giudici non hanno motivo di ingerirsi in queste decisioni.
Chi le prende infatti ha incentivi forti a scegliere i candidati migliori
sapendo bene che se sbaglia paga caro l'errore in termini di qualità e quantità
di studenti, di finanziamenti privati e pubblici, di reputazione. In quei
sistemi, si fa in modo che lo Stato e il mercato rendano vantaggiosa solo la
scelta ritenuta davvero migliore; e i concorsi sono molto più seriamente
selettivi dei nostri, ma scevri da regole procedurali imposte. Perché allora
non seguire questi esempi, anche loro imperfetti ma che danno risultati
migliori? Aboliamo il valore legale della laurea, dando agli studenti le risorse
per premiare con le loro scelte le facoltà migliori. Consentiamo agli atenei di
finanziarsi in base alla qualità e alla reputazione della loro ricerca. A quel
punto le università che si scelgono professori scadenti dovranno chiudere per
mancanza di fondi, non per l'intervento dei giudici. (Fonte: A. Ichino, CorSera
27-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">SOLUZIONI PER IL RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
prima è la cooptazione da parte degli ordinari di un settore sulla base di
curriculum che comprenda ogni aspetto menzionato e con referenze firmate dai
colleghi. Qualche corso di dottorato già lo fa. In questo caso la
presentazione/sponsorizzazione è pubblica e ogni scelta viene intestata a
qualcuno che ne sarà responsabile davanti alla comunità scientifica. Certo si
rischierà l'effetto "cupola" ma sarà almeno una cupola nota che dovrà
misurarsi con la comunità scientifica internazionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
seconda è quella americana. Le università (anche quelle statali) godono di vera
autonomia e nominano una commissione che valuta i candidati. I tre migliori
vengono invitati a presentarsi, a tenere una conferenza dove si sottopongono
alle domande dei colleghi del corso di studio o del dipartimento, a passare del
tempo con i colleghi (gli americani giustamente pensano che nel merito di un
collega rientri anche la sua capacità di lavorare con gli altri). Alla fine,
ciascun membro del dipartimento vota democraticamente. Unica regola: non si può
insegnare dove si è fatto il dottorato. Certo, ci saranno comunque pressioni e
accordi, ma saranno molto più difficili. (Fonte: G. Maddalena, Il Foglio
29-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">RECLUTAMENTO. SCEGLIERE TRA GLI
ABILITATI SENZA ULTERIORE CONCORSO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il nostro
Paese ha, negli ultimi anni, realizzato due riforme importanti del sistema
universitario. La prima è l’introduzione di un sistema di valutazione della
qualità della ricerca, che valuta la produzione scientifica dei professori di
tutte le università. La seconda è il meccanismo della Abilitazione scientifica
nazionale (Asn), una procedura che, appunto, abilita i candidati alla
professione di professore universitario, ma senza assegnare un posto di lavoro.
Saranno poi le singole università a scegliere tra gli abilitati, ma sempre
attraverso un ulteriore concorso. La Asn fa sì che lo Stato possa operare un
controllo sulla professione di professore universitario, impedendo a chi non ha
i titoli di accedervi. La valutazione della qualità della ricerca consente,
sempre allo Stato, di verificare se le persone assunte nel ruolo dei professori
e delle professoresse sono state all’altezza del ruolo, potendo poi punire
l’Università che ha reclutato persone non all’altezza del ruolo. Perché,
quindi, non eliminare i concorsi locali? Le università potrebbero selezionare
gli abilitati con procedure finalmente in linea con quelle delle migliori
università al mondo, scegliendo la miglior professionalità per le proprie
esigenze didattiche e scientifiche. Consentire alle università libertà nella
definizione degli stipendi (sia chiaro, sempre nei limiti del proprio bilancio)
consentirebbe poi alle università di competere liberamente per il reclutamento
dei migliori scienziati, anche all’estero. (Fonte: P. Perata, IlSole24Ore
06-10-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">NON RIFORMARE DI NUOVO I CONCORSI MA
ASSEGNARE AI DIPARTIMENTI UNA PARTE SOSTANZIALE DEI FONDI SECONDO LA QUALITÀ
DELLA RICERCA E DELLA DIDATTICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Ogni dieci
anni l'università italiana è vittima di un attacco di amnesia collettiva ed
entra in fibrillazione per riformare i concorsi, illudendosi che cambi
qualcosa. Ci sono sei reazioni tipiche:
"Il nucleo dell'università italiana è sano". "Abbiamo
fiducia nella magistratura". "Cambiamo i concorsi". "Ci
vuole un cambiamento di mentalità". "Ci vogliono regole più stringenti".
"La colpa è della scarsità di risorse". Quest’ultima è esattamente la
logica perversa di chi sostiene che bisogna inondare di opere pubbliche la
Sicilia per sconfiggere la mafia. Ma se la mafia uccide per un appalto da un
milione di euro, cosa farà per un appalto da cento milioni di euro? Quasi
nessuno vuole sentire parlare dell'unica soluzione possibile: assegnare una
parte sostanziale (e non infinitesima come ora) dei fondi secondo la qualità
della ricerca e dell'insegnamento di ogni dipartimento, in base a giudizi di
esperti internazionali. In questo sistema saranno i colleghi stessi del barone
che gli impediranno di tramare per assumere un candidato inadeguato, perché
alla lunga ciò si rifletterà sulle risorse disponibili a tutti ì membri di quel
dipartimento. È un meccanismo che può benissimo essere applicato anche alle
università pubbliche, come mostra l'esempio inglese. Ma è una soluzione che
quasi nessuno vuole, perché obbliga, questa sì, a cambiare mentalità e modo di
lavorare. (Fonte: R. Perotti, La Repubblica 02-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">PROCEDURE DI RECLUTAMENTO. IN VISTA
NUOVE PROCEDUFE ASTRATTE E ASTRUSE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Senza
un'etica diffusa, e strumenti che facciano rispondere in pieno i valutatori
delle loro scelte, qualsiasi procedura è permeabile. Ma le procedure previste
dalla legge Gelmini sono facilmente aggirabili e manipolabili come può accadere
anche nell'uso d'indici di produttività quantitativi apparentemente neutri.
Indici che potrebbero dimostrarsi tutt'altro che imparziali: basti pensare che
gruppi di ricerca numerosi possono accrescere il proprio impatto citazionale,
oppure – nei settori non bibliometrici – il ruolo decisivo che hanno assunto le
riviste di fascia A (e i relativi comitati scientifici). Si sbaglierebbe quindi
a interpretare quanto accaduto in questi giorni (l'inchiesta della Procura di
Firenze, che vede indagati per corruzione alcune decine di docenti di un intero
settore disciplinare) come il risultato dell'insufficiente automaticità o
misurabilità delle procedure di valutazione e selezione. In questo quadro,
risulta paradossale che si invochi un'ulteriore agenzia esterna, l'Anac guidata
dal magistrato Cantone, per introdurre nuove procedure ancora una volta
astratte dalle prassi internazionali e talvolta astruse, come quelle proposte
nel recente Piano Nazionale Anticorruzione. L'idea di avere membri esterni
nelle commissioni ricorda il fallimentare tentativo di inserire studiosi esteri
della prima Asn, dando per scontato che, anche nei settori più vicini alle
professioni, questi "esterni" siano più indipendenti e immuni a
pressioni illegittime. Queste soluzioni non solo non intervengono sui rischi di
manipolazione dei concorsi, ma rendono ancor più opachi e confusi i processi di
reclutamento. (Fonte: F. Sinopoli, huffpost 29-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL RETTORE SIA INVESTITO ANCHE DELLA
RESPONSABILITÀ DI GARANTIRE CHE LE PROCEDURE DI RECLUTAMENTO SIANO LEGITTIME E
SIANO LEGALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
professore Gianluca Maria Esposito, Ordinario di Diritto Amministrativo e
Direttore della Scuola anticorruzione dell'Università di Salerno, lancia, nel
corso di una intervista all'agenzia Dire, una proposta: "Il Rettore diventi
il garante della legalità nelle università e in particolare nelle procedure
concorsuali. Perché il sistema procedimentale e decisorio parte dal basso -
chiarisce il professore ma finisce esattamente con una scelta finale che spetta
al Rettore come capo degli organi accademici". Continua: "I
dipartimenti propongono attraverso la programmazione una serie di obiettivi di
chiamata, di reclutamento, nei diversi settori scientifico-disciplinari. Queste
proposte vanno al vaglio degli organi accademici, quindi del Senato e
soprattutto del Consiglio di amministrazione, che oggi dopo la riforma Gelmini
è il vero organo di governo dell'Università. Il Senato e il Consiglio sono
presieduti dal Rettore, quindi da colui - precisa - al quale spetta la scelta,
nel rispetto della programmazione che nasce dal basso, anche sulle procedure di
reclutamento dei professori universitari. Proprio in relazione a questo
svolgimento e a questo andamento del procedimento di formazione dei programmi,
e quindi dei successivi concorsi da professore, a mio giudizio è assolutamente
fondamentale che il Rettore sia investito anche della responsabilità di
garantire che le procedure di reclutamento siano legittime e siano legali".
(Fonte: R. A. Scarico, cronachedellacampania.it 30-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL GOTHA DELLA FISICA FONDAMENTALE
MONDIALE DENUNCIA: L'ITALIA STA TAGLIANDO FUORI DALL'UNIVERSITÀ PROPRIO I
LEADER DEI PROGETTI INTERNAZIONALI DI FRONTIERA PER LA RILEVAZIONE DI ONDE
GRAVITAZIONALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Lo
scorso 14 agosto, il rilevatore di onde gravitazionali Virgo di Cascina, Pisa,
ha catturato il passaggio di onde gravitazionali, le increspature dello
spazio-tempo previste dalla Teoria della Relatività Generale di Albert Einstein
e intercettate per la prima volta negli Usa nel settembre 2015, dai due
rilevatori del progetto Ligo, gemelli di Virgo. Un successo epocale per la
scienza, che "dà l'avvio a un settore nuovo: l'astronomia
gravitazionale" ha detto al Fatto Helios Vocca dell'Università di Perugia,
tra i responsabili di Virgo. Proprio quando il progetto Virgo raccoglie gli
onori internazionali, una lettera indirizzata alla ministra per l'Università e
la Ricerca Valeria Fedeli, e firmata dal gotha della fisica fondamentale
mondiale, denuncia come l'Italia stia tagliando fuori dall'università proprio i
leader dei progetti internazionali di frontiera per la rilevazione di onde
gravitazionali. Le regole fissate dall'Agenzia per la Valutazione
dell'Università e della Ricerca (Anvur) per accedere al ruolo di professore
universitario — le cosiddette mediane — non consentono ai ricercatori diretti
da Stefano Vitale, fisico dell'Università di Trento, a capo dell'esperimento
Lisa Pathfinder dell'Agenzia Spaziale Europea, di ottenere l'abilitazione
necessaria a partecipare ai concorsi. Eppure dopo un ventennio di ricerca, nel
2016 Lisa Pathfinder ha mostrato che è possibile costruire un rilevatore di
onde gravitazionali spaziale, milioni di chilometri più lungo ed estremamente
più sensibile dei rilevatori terrestri del progetto</span> <span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Ligo-Virgo. Secondo Fernando Ferroni,
presidente dell'Istituto Italiano di Fisica Nucleare, "il criterio che
utilizza l'Anvur, è senz'altro sbagliato per quanto riguarda il settore della
fisica fondamentale". (Fonte: L. Vendemiale, FQ 29-09-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">RICERCA UNIVERSITARIA, ITALIANI AL TOP
MA FUORI DALL'ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
qualità della nostra ricerca è altissima, come dimostra la gara per
aggiudicarsi i 13 miliardi garantiti dall’European Research Council (Erc) per il periodo 2014-2020. All'Italia costano
900 milioni all'anno, e ne tornano appena 600. Gli "starting grant ” - che
offrono ai giovani ricercatori con un’esperienza di 2-7 anni dalla fine del
dottorato 1,5 milioni di euro da spendere in 5 anni - sono andati a oltre 400
promettenti studiosi. Gli italiani sono 43, il 10% del totale, ma meno di uno
su due lavora ancora nel nostro Paese (19). I fondi di categoria superiore, gli
“advanced grant” messi a bando per «i
leader di ricerche consolidate» , vanno invece a 16 ricercatori, di cui 12
ancora in attività nella Penisola. Per nazionalità dei vincitori insomma siamo
quasi sempre sul podio in Europa.
L’associazione Scienza in Rete ha calcolato che dal 2007 i cervelli
italiani si sono aggiudicati complessivamente 420 bandi, con il picco di 63 nel
2015. . In termini di pubblicazioni per numero di ricercatori e per fondi
spesi, la performance è generalmente migliore rispetto a Germania e Francia.
(Fonte: Redazione Business People 27-09-2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">TRE SCIENZIATI AUTOREVOLI GIUDICANO IL
METODO VALUTATIVO BIBLIOMETRICO ITALIANO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Sul metodo
valutativo bibliometrico ecco i commenti di tre autorevoli biologi, membri
dell’Accademia Nazionale delle Scienze USA. Franklin Stahl, professore emerito
all’Università di Eugene, Oregon: “In brief, it is a nightmarish system. There
is no perfect way of judging, but this is about the worst I have seen.”
Mary-Lou Pardue, professore emerito al Massachusetts Institute of Technology:
“It seems to me that this system is so artificial that it should appeal only to
those who do not know enough about the science to make judgements based on real
value”. Daniel L. Hartl, professore emerito all’Harvard University: “Anyone who
claims to have developed a methodology for evaluation of research based on a
journal’s impact factor or a researcher’s number of citations, supposedly
“objective” and “certifiable” criteria, has an invalid concept of how science
really works and what impact one’s research actually has on the field”. (Fonte:
P. Dimitri, Roars 12-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">MILLIONS OF ARTICLES MIGHT SOON
DISAPPEAR FROM RESEARCHGATE, THE WORLD’S LARGEST SCHOLARLY SOCIAL NETWORK<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Last week,
five publishers said they had formed a coalition that would start ordering
ResearchGate to remove research articles from its site because they breach
publishers' copyright. A spokesperson for the group said that up to 7 million
papers could be affected, and that a first batch of take-down notices, for
around 100,000 articles, would be sent out “imminently”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Meanwhile,
coalition members Elsevier and the American Chemical Society have filed a
lawsuit to try to prevent copyrighted material appearing on ResearchGate in
future. The complaint, which has not been made public, was filed on 6 October
in a regional court in Germany. (ResearchGate is based in Berlin). It makes a
“symbolic request for damages” but its goal is to change the site’s behaviour,
a spokesperson says. (Fonte: R. Van Noorden, 10-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">SIAMO TROPPO SPOSTATI VERSO LA
COMPETITION-DRIVEN SCIENCE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Quante
volte noi stessi ci siamo chiesti, o ci siamo sentiti chiedere, se sia davvero
utile finanziare la ricerca di base? «Mentre mi documentavo, mi sono imbattuto
in uno scritto di Abraham Flexner, un educatore statunitense che nel 1939 si
era posto, appunto, questa domanda. E aveva risposto nella maniera classica,
ovvero: la scienza di base è sicuramente utile perché, fra cento anni,
troveremo delle applicazioni di quello che stiamo studiando oggi. Per esempio:
senza le equazioni di Maxwell non avremmo avuto la radio. Fin qui possiamo
essere d’accordo, ma problema è porsi la domanda al presente, vale a dire: qual
è, oggi, la scienza veramente utile? Dunque ho provato a capire quali siano i
driver, le forze propulsive della scienza». E quali sono? «Quella classica è la
curiosità, l’ambizione di conoscere. Ma ultimamente è emerso in modo deciso un
altro driver: la competizione. Mi sono così messo a studiare i pro e i contro
di entrambe queste forze propulsive, a vedere cosa producono e cosa non
producono. La mia conclusione è che oggi, probabilmente, siamo troppo spostati
verso la competition-driven science, e dovremmo cercare di tornare verso la
ambition-driven science». (Fonte: F. Fiore, media.inaf.it 10-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ESPERIMENTO CUORE (CRYOGENIC
UNDERGROUND OBSERVATORY FOR RARE EVENTS) PER INDIVIDUARE SPERIMENTALMENTE
(SEMPRE CHE ESISTA) IL COSIDDETTO NEUTRINO DI MAJORANA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Si è
appena acceso, sotto 1.400 metri di roccia, nei Laboratori nazionali del Gran
Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, uno dei frigoriferi più
potenti mai concepiti e sviluppati dall’essere umano. È in grado di raggiungere
temperature molto vicine allo zero assoluto (-273 °C) e fa parte
dell’esperimento Cuore, acronimo di Cryogenic Underground Observatory for Rare
Events): una collaborazione scientifica internazionale cui partecipano oltre
150 ricercatori provenienti da Italia, Cina, Francia, Spagna e Stati Uniti che
ha come obiettivo primario quello di individuare sperimentalmente (sempre che esista)
il cosiddetto neutrino di Majorana, una particella teorizzata, ça va sans dire,
da Ettore Majorana negli anni ’30 e che finora è sfuggita a tutti i tentativi
di osservazione. (Fonte: Wired 24-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">COM’È NATA L’UNIVERSITÀ PUBBLICA E
STATALE. LA STORIA PRESTIGIOSA DELLA PRIMA UNIVERSITÀ DEL MONDO OCCIDENTALE: LO
STUDIUM BONONIENSIS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Era il
Medioevo, poco dopo l’anno Mille, quando a Bologna nacque lo Studium, di fatto
la prima Università del Mondo occidentale. Per la precisione essa ebbe origine
nel 1088 a seguito dell’incontro di insigni studiosi di diritto (glossatori)
che furono chiamati (senza concorso) a commentare gli antichi Codici del
Diritto Romano. Di Diritto Tributario invece non volevano nemmeno sentir
parlare. L’Università di Bologna fu istituita come Libera e Laica
organizzazione fra Studenti, che sceglievano e finanziavano in prima persona i
docenti attraverso un sistema di raccolta delle donazioni, di fatto il primo
modello di crowdfunding. Pare che qualcuno avesse proposto di selezionare i
professori con le soglie del B-index, un complicatissimo algoritmo per il
calcolo delle citazioni delle pubblicazioni. Fu condannato all’esilio perpetuo
a Roma dalle parti di Viale Trastevere. Gli studenti erano legati tra loro da
un giuramento di appartenenza e sceglievano liberamente i loro Rettori. Ogni
associazione (nationes) forniva ai propri membri varie forme di protezione e
privilegi ed era incaricata del reclutamento dei docenti in piena Libertà e
Autonomia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Qualcuno
oggi la chiamerebbe Casta baronale. A partire dalla fine del XV secolo lo Stato
(cioè il Comune di Bologna) provvedeva uno stipendio per i docenti che
entravano così a far parte dei Collegi dei Dottori relativi alla propria
disciplina. Nasceva così l’Università pubblica e statale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Anche
allora c’erano evidentemente i settori scientifico-disciplinari, ma non in
numero spropositato come oggi (367), bensì solo undici: diritto, logica,
astronomia, medicina, filosofia, aritmetica, retorica, grammatica, teologia,
greco e ebraico per l’internazionalizzazione. Nel 1158 l’Imperatore Federico
Barbarossa promulgò la <i>Constitutio Habita</i>
con cui l’Università venne tutelata come luogo di ricerca e di studio,
indipendente e autonomo da ogni altro potere. Pare che all’art.33 della
Costitutio ci fosse scritto “L’Arte e la Scienza sono Libere e Libero ne è
l’insegnamento”, ma era in Tedesco e nessuno più lo capì in seguito. Forse
risale proprio ai tempi del Sacro Romano Impero l’origine del termine Barone,
che in antico germanico significa “guerriero” o “uomo libero”, mentre in tempi
più recenti ha assunto ben altre accezioni. Nel XVI secolo vennero istituiti i
primi insegnamenti di “Magia Naturale” – ovvero ciò che conosciamo oggi come
ANVUR – ma solo a fini scientifici perché nessuno si sognava di applicare tale
controversa disciplina al reclutamento dei professori. Nello stesso periodo
l’Università divenne un centro di Eccellenza per l’Algebra, perché nel
frattempo Gerolamo Cardano aveva scoperto la formula matematica per il calcolo
dell’Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale (ISPD),
anticipando di secoli l’ANVUR e persino Gauss. Nel XVIII secolo il Papa
Benedetto XIV elargì all’Università di Bologna molti doni di materiale
scientifico e incoraggiò l’Arte e la Scienza in vari modi. (Fonte: N. Casagli,
Roars 06-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">RAPPORTO NUMERICO TRA DOCENTI E PERSONALE
TECNICO-AMMINISTRATIVO NELLE UNIVERSITÀ STATALI </span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Un’interessante
tabella, curata dalla FLC di Perugia, sul rapporto negli Atenei Statali tra
personale docente e personale tecnico amministrativo, utilizza dati pubblicati
dal Ministero dell’Economia e riferiti al 31 dicembre 2015. La tabella prende
in considerazione il solo personale a tempo indeterminato. Sono pertanto non
compresi, ad esempio, i ricercatori di tipo a) e b) e il personale tecnico
amministrativo a tempo determinato. Rapporto non docenti/docenti: superiore a 1
in 36 atenei, inferiore a 1 in 33 atenei. Vedi tabella <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/y9y55ldp"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/y9y55ldp</span></a> (Fonte: Flc
Cgil 19-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNA RIFORMA UNIVERSITARIA CON
L’OBIETTIVO DI CONCILIARE UNA GESTIONE PRIVATISTICA CON LA NATURA PUBBLICA
DELL’ISTRUZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Sul
Menabò di etica ed economia Marco Valente discute la proposta di Luigi Marattin
sull’uscita dell’Università dalla Pubblica Amministrazione elaborata con
l’obiettivo di conciliare una gestione privatistica con la natura pubblica
dell’istruzione. Valente contesta il fondamento teorico della proposta,
sostenendo, in particolare, che l’ipotesi di superiorità del mercato nel caso
dei servizi offerti dalle università non è giustificata dalla teoria. Inoltre,
egli avanza proposte alternative che considera più pragmatiche e in grado di
assicurare gli stessi obiettivi. E conclude: l’università ha bisogno urgente di
interventi, ma non di grandi cambiamenti ispirati a visioni ideologiche non
supportate né dall’esperienza né dalla logica, e destinati a ridurre
all’irrilevanza la gran parte gli atenei pubblici. Serve invece che il sistema
universitario, componente insostituibile del progresso economico e sociale di
un paese, riceva l’attenzione politica e le risorse finanziarie di cui
necessita. (Fonte: M. Valente, Menabò di etica ed economia 14-03-17, Roars
05-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNA TRACIMANTE E ORMAI IRREFRENABILE
“DERIVA INDICATORIA” HA PRESO POSSESSO DELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Nel
volgere di pochi anni le Università sono state travolte dalla logica degli
indicatori;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">il
concetto di indicatore ha a che fare con la misurazione di qualcosa. Ma non
bisogna dimenticare che non tutto può essere ricondotto a fenomeni che possono
essere misurati. In più esistono fenomeni che non solo non sono misurabili, ma
non sono nemmeno osservabili, cionondimeno, appunto, esistono e svolgono ruoli
fondamentali; gli indicatori sembrano avvolti da un alone di «oggettività». Ma
non c’è bisogno di scomodare l’epistemologia del ‘900 per ricordare che non
esiste fenomeno osservato senza un osservatore e non esiste una misurazione
sulla quale non influisca il soggetto che misura ovvero il punto di
osservazione; la scelta degli indicatori non è mai neutra. I risultati cambiano
sensibilmente sulla base dell’indicatore scelto. La classifica delle Università
italiane stilata dal Sole 24 ore ha una peculiarità: può essere
“personalizzata”. Collegandosi al sito ciascuno può “dosare” i diversi
indicatori (ottenendo, di volta in volta, una classifica diversa); la scelta
degli indicatori retroagisce sui comportamenti. Se si ricevono risorse maggiori
quando gli studenti completano il corso di studio nei tempi previsti, può
scattare qualche comportamento opportunistico. Se si considerano più importanti
le pubblicazioni su riviste rispetto alle monografie si può arrivare a
governare gli stili di riflessione di una intera branca del sapere; gli
indicatori appartengono alla logica della misurazione quantitativa. Ma
l’Università non produce unità di prodotto, ma qualcosa di molto più
impalpabile e anche di molto più importante. Questa logica sta snaturando
l’Università; la rincorsa al rispetto degli indicatori sta minando la stessa
possibilità di produrre pensiero critico e innovativo: l’indicatore è lo
standard, mentre l’innovazione è ciò che, per definizione, è fuori dallo
standard; l’Università deve perseguire l’innovazione. Invece si assiste a un
morbido adattamento a queste nuove logiche. (Fonte: G. Pascuzzi, Roars
26-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA RIFLESSIONE PUBBLICA NON PUÒ
LIMITARSI ALL'ENNESIMA GEREMIADE SULL'ENNESIMO SCANDALO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Occorre
innanzitutto chiedersi come mai le presunte panacee di questi ultimi otto anni
non abbiano funzionato, dalla riforma Gelmini (approvata nel 2010 a colpi di
fiducia), riforma che avrebbe dovuto scardinare il potere dei
"baroni" e che invece ha verticalizzato il potere nelle università,
agli algoritmi e alle "misure oggettive" dell'Agenzia nazionale di
valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), che avrebbero -
secondo le promesse - dovuto creare un paradiso di meritocrazia in terra e che,
invece, a quanto pare hanno solo modificato le modalità della corruzione, non
la sostanza. E' evidente che un intero approccio, basato sull'accentramento del
potere e su una montagna di regole e formalismi, ha mancato il bersaglio e
andrebbe ripensato da zero. <i>Perché non si
discute del sistema universitario nello stesso modo in cui si ragiona, per
esempio, di sistema sanitario nazionale, di Forze Armate o di Forze
dell'Ordine, ovvero, valutando il sistema nel suo complesso?</i> Solo così è
possibile dare un contesto a qualsiasi fenomeno, inclusi quelli di malcostume o
di illeciti. E quando volessimo ragionare di prestazioni, il sistema
universitario italiano come si confronta coi sistemi francese, inglese,
tedesco, ecc.? Se lo facessimo, scopriremmo che l'Università italiana si
colloca solidamente e sistematicamente tra le prime dieci al mondo per la
ricerca; e se normalizzassimo questo risultato per le risorse investite
(l'Italia è il penultimo paese OCSE per finanziamento pubblico all'Università),
sarebbe addirittura la prima al mondo. (Fonte: J. C. De Martin, La Repubblica
27-09-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">ATENEI COMPETITIVI CHE ATTRAGGANO
STUDENTI IN GRADO DI PAGARE RETTE ADEGUATE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
mancanza di concorrenza tra istituti universitari, fa si che i professori (e
soprattutto i rettori) possano dimenticarsi della necessità di avere un ateneo
competitivo che attragga studenti in grado di pagare rette adeguate e imprese
desiderose di finanziare ricerche (consentendo così più borse di studio per i
giovani meritevoli ma senza mezzi). Diventa naturale farsi influenzare dalla
fedeltà quando la minor competenza (intesa sia come produzione scientifica sia
come capacità di formare) non ha molta importanza. Oxford e Cambridge, forti
dei loro 8 secoli di storia ma in grado di attrarre finanziamenti, donatori e
studenti, e di premiare i propri docenti, sono quest’anno numeri 1 e 2 della
classifica mondiale stilata dal Times. Senza ANAC. (Fonte. A. De Nicola, La
Repubblica 01-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">DA UNA LETTERA ALLA MINISTRA FEDELI IN
DIFESA DELL’UNIVERSITÀ PUBBLICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Le
rilevazioni statistiche indicano le Università italiane come molto produttive
dal punto di vista della quantità e qualità delle pubblicazioni scientifiche,
un’alta soddisfazione degli studenti e buone prospettive di lavoro ottenute
grazie al titolo di studio ottenuto. Purtroppo però considerando invece i dati
che dipendono in modo diretto dalle politiche e dagli investimenti dei governi
siamo ultimi o nelle ultime posizioni a livello europeo: abbiamo un basso
numero di ricercatori in proporzione al PIL e alla numerosità della
popolazione, un basso numero di laureati, uno dei peggiori rapporti numerici
docenti/studenti in Europa, un investimento in Università e ricerca in
proporzione al PIL molto limitato, stipendi inferiori soprattutto in entrata a
quelli riconosciuti in Europa per le medesime attività, un precariato che si
protrae per troppi anni, una copertura eccessiva attraverso figure precarie
delle attività di ricerca, didattiche e tecnico amministrative, tasse
universitarie alte e investimenti per il diritto allo studio troppo limitati
... Le chiediamo di intervenire per quanto di sua competenza presso il
Consiglio dei Ministri per ottenere una maggiore attenzione e adeguati
finanziamenti per il sistema universitario del nostro paese, prima che gli
effetti delle politiche di disinvestimento dell’ultimo decennio portino
l’Università oltre il ciglio del baratro su cui si trova. (Fonte: <a href="https://www.gopetition.com/petitions/lettera-aperta-alla-ministra-dellistruzione-delluniversit%C3%A0-e-della-ricerca.html"><span style="color: windowtext;">Lettera aperta</span></a> alla Ministra
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 03-10-15)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">TRE MOSSE PER RIFORMARE L’UNIVERSITÀ
SECONDO “RICERCA PRECARIA”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La prima
mossa infatti è a costo zero: vincolare almeno la metà dei punti organico – le
risorse che ogni anno il ministero distribuisce agli atenei e che permettono di
investire in personale – per l’assunzione di nuovi ricercatori. La seconda
mossa non solo è a costo zero, ma garantisce una riduzione di spesa e una
semplificazione burocratica. Si tratta di costruire un percorso unico di
accesso alla carriera universitaria, con un primo contratto da ricercatore a
tempo determinato di tipo A di tre anni, ottenuto dopo la partecipazione a un
concorso di selezione pubblica (come accade attualmente), a cui far seguire un
secondo triennio da ricercatore di tipo B, garantendo sin da subito una
programmazione finanziaria adeguata. Successivamente, dopo il conseguimento
dell’abilitazione scientifica nazionale e un’ulteriore valutazione potrà
avvenire l’entrata in ruolo come professore associato. Infine, la terza mossa,
che un costo ce l’ha – 250 milioni di euro, il 3,5% del finanziamento ordinario
annuale – ma che davvero potrebbe cambiare il profilo dell’università italiana:
un piano serio di reclutamento per 5.000 nuovi ricercatori, che compensi
parzialmente il calo di personale degli ultimi dieci anni dando una risposta al
precariato accademico. (Fonte: FQ 11-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">PARERE DELL’AVVOCATURA GENERALE DELLO
STATO IN MATERIA DI PATROCINIO DELLE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">“.... questa
Avvocatura, come del resto ha già avuto modo di evidenziare in altra occasione,
è dell’avviso che il nuovo assetto delle Istituzioni Universitarie derivato
dall’entrata in vigore della L. 168/1989 in realtà non ha prodotto alcuna
modifica della previgente disciplina normativa concernente specificamente il
patrocinio legale delle Università desumibile dall’art. 56 del T.U. 1592/1933. Quest’ultima
norma, ancor prima dell’entrata in vigore del T.U. 1611/1933 in tema di
rappresentanza e difesa dell’amministrazione nei giudizi, sul presupposto che
le Università, pur avendo propria personalità giuridica e autonomia
amministrativa (cfr. art. 1 comma terzo del T.U. 1592/1933) erano senza dubbio
amministrazioni statali imponeva alle medesime di farsi rappresentare e
difendere dall’Avvocatura dello Stato nei giudizi attivi e passivi sempreché
non si trattasse di contestazioni contro lo Stato. E' da escludere che
l’entrata in vigore della legge 168/89 abbia potuto comportare l’abrogazione
del surricordato art. 56 del T.U. 1592/1933 e fatto venir meno il patrocinio
dell’Avvocatura dello Stato in favore degli Atenei”. Infatti manca nella
suddetta legge qualsiasi disposizione con cui si è inteso procedere alla
abrogazione della previgente normativa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">STUDENTI. DIRITTO ALLO
STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL NUMERO CHIUSO ALL'UNIVERSITÀ È DEL
TUTTO LEGITTIMO E NON IN CONTRASTO CON I PRINCIPI DELLA CONVENZIONE EUROPEA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
questione centrale del numero chiuso o programmato resta quella di sempre,
ovvero se l'introduzione di un numero limitato di iscrizioni sia legittimo
oppure in contrasto con il diritto allo studio garantito dalla nostra Carta
costituzionale oltre che dalla normativa comunitaria. Inutile ricordare che in
merito a tale problematica vi sono state numerose sentenze del Consiglio di
Stato a partire dal 2008, della Corte costituzionale e finanche della Corte
europea dei diritti dell'uomo che, seppure con diversi approcci motivazionali,
hanno stabilito che il numero chiuso all'università è del tutto legittimo e non
in contrasto con i principi della Convenzione europea. Vi è ormai una diffusa
consapevolezza che l'istruzione, nonostante la sua indiscussa importanza, non
essendo un diritto assoluto può soggiacere a talune limitazioni rappresentate,
per l'appunto, da una sua regolamentazione in linea con le prescrizioni della
Carta fondamentale. Una più compiuta tutela del diritto allo studio,
diversamente da quanto si vorrebbe far credere, non passa attraverso
l'abrogazione del numero chiuso bensì garantendo una effettiva e altamente
qualificata formazione universitaria, soprattutto a favore dei numerosi ragazzi
che nonostante il loro desiderio e capacità, risultano penalizzati in quanto
economicamente impossibilitati a perseguirlo. (Fonte: G. Villanacci, CorSera
01-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">GLI EFFETTI DELLO STOP DEL TAR AL
NUMERO CHIUSO NEI CORSI DI LAUREA UMANISTICI DELLA STATALE DI MILANO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Alla
Statale di Milano è boom di immatricolazioni nelle facoltà umanistiche, in
particolare Lettere, Beni culturali e Lingue. Il numero degli studenti è
iniziato a crescere all’indomani dello stop del Tar al numero chiuso. L’eccesso
si registra nelle facoltà di Lettere (a iscrizioni ancora aperte gli iscritti sarebbero già 615, più dei posti
messi a bando, 580), Beni Culturali (673 iscritti a fronte di un tetto previsto
di 530) e Lingue (già 868 matricole, con il limite che era fissato a 650). Il
numero chiuso adottato dall’università meneghina aveva ricevuto l’ammonimento
da parte del Tar del Lazio che indicava in un investimento statale maggiore, e
non in meno università, la soluzione. Per i soldi promessi dal Ministero
bisognerà aspettare la finanziaria di fine ottobre e le lezioni sono iniziate. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">“Gli
studenti fanno lezione seduti sui gradini, il numero di immatricolazioni è già
troppo alto e crescerà ancora, i corsi di Lettere e Beni Culturali sono a
rischio chiusura, così come quello di Lingue – commenta al Corriere della Sera
il rettore Gianluca Vago – Come avevamo previsto. Il test d’ingresso era e
resta necessario”. (Fonte: corriereuniv.it 09-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">GLI STUDENTI ITALIANI CHE HANNO GIÀ
FALLITO IL TEST DI MEDICINA SI RIVOLGONO ALLE PRINCIPALI UNIVERSITÀ DI BULGARIA
ED ALBANIA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Gli
studenti italiani che hanno già fallito il test di medicina si rivolgono, da
qualche anno, alle principali università di Bulgaria ed Albania, dove è
comunque presente la prova d’ingresso ma più abbordabile, a detta degli stessi.
Per la maggior parte dei partecipanti, si tratta di un ulteriore tentativo per
non perdere un anno; inoltre, data la crescente diffusione del “fenomeno”,
aumentano anche i gruppi organizzati di studenti con partenza dalle grandi
città italiane, spesso capeggiati da un tutor. Unico ostacolo, in questo caso,
sarebbe rappresentato dalle rette universitarie: a Tirana, la cattolica “Nostra
Signora del buon consiglio” è tra le mete più gettonate, pur presentando tasse
annuali che si aggirano sugli 8.000 euro; la cifra non è per niente irrisoria
ma tra i vantaggi vi è anche una convenzione con l’Università di Roma – Tor
Vergata, che consente ai docenti di quest’ultima di insegnare presso l’ateneo
albanese. I numeri evidenziano una crescita importante di questa autentica
“migrazione” studentesca: si è passati dai 100 studenti del 2015 ai 500 del
2016 relativamente al numero dei concorrenti per il test di medicina. Il
percorso accademico, comunque, è pur sempre difficile, senza escludere la
possibilità di perdere l’anno in caso di scarso rendimento. Anche per questo,
sono più di un centinaio all’anno gli studenti italiani che chiedono poi il
trasferimento in Italia. Per la Bulgaria, tra i nomi più gettonati dagli
studenti italiani, figura la “Medical University of Sofia”, dove la retta si
aggira sempre sugli 8.000 euro annuali; per la selezione, è sufficiente una
buona preparazione liceale. (Fonte: L. Simbolo, FQ 16-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">DAL 2002 A OGGI IL N.RO DEI FUORI
CORSO È PASSATO DAL 67% AL 36%, MIGLIORAMENTO PERÒ SOLAMENTE PER ALCUNI CDS
COME MEDICINA 16%, PROFESSIONI SANITARIE 20%<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Sebbene i
dati mostrino come negli ultimi quindici anni gli universitari italiani abbiano
fatto registrare percorsi di laurea sempre più brevi, tuttavia un numero non
irrilevante di giovani fatica ancora, e non poco, a conseguire il titolo di
studio nei tempi sperati. Dal 2002 a oggi, infatti, il numero dei fuori corso
negli atenei italiani è passato dal 67% al 36%, un dato senza dubbio
incoraggiante, se non fosse che questo miglioramento riguarda solamente alcuni
corsi di studio, lasciando scoperti molti altri. Se tra le facoltà “virtuose”
spiccano Medicina, con un tasso di ritardatari di appena il 16% (solo qualche
mese in più rispetto alla durata legale), Professioni sanitarie (con il 20% di
tempo in più), Psicologia ed Educazione Fisica, i corsi di laurea che finiscono
per diventare quasi un “parcheggio” per un gran numero di studenti sono
Giurisprudenza, Architettura e Lettere. I dottori di area giuridica, in
effetti, impiegherebbero circa il 52% del tempo in più rispetto alla durata
legale del corso, impiegando, in questo modo, almeno otto anni per discutere la
tesi a dispetto dei cinque previsti dall’ordinamento. Non vanno meglio gli
studenti di Architettura e di area letteraria, i quali accumulerebbero un
ritardo pari al 45%, impiegando circa sette anni per il conseguimento della
laurea. Questi, tuttavia, non sono gli unici dipartimenti affetti dall’annoso
tarlo dei fuori corso, considerato che anche gli studenti di Ingegneria e
Scienze Matematiche impiegherebbero almeno un paio d’anni in più del previsto
per laurearsi. (Fonte: D. Guglielmino, <a href="http://catania.liveuniversity.it/"><span style="color: windowtext;">http://catania.liveuniversity.it</span></a>
11-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Tabella.
Laureati 2016. Indice di ritardo alla laurea per gruppo disciplinare (valori
medi). <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-DKrgrC7yF0g/Wi8G8XrW_FI/AAAAAAAAUik/6oKPEj9U3XkCvOCfMlM66a6sYVxfl9EtwCEwYBhgL/s1600/RITARDO%2BLAUREA%2B14-10-17.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="474" data-original-width="500" height="378" src="https://2.bp.blogspot.com/-DKrgrC7yF0g/Wi8G8XrW_FI/AAAAAAAAUik/6oKPEj9U3XkCvOCfMlM66a6sYVxfl9EtwCEwYBhgL/s400/RITARDO%2BLAUREA%2B14-10-17.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LE MIGRAZIONI SUD – CENTRO NORD</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">I flussi
da Sud a Nord non sono certo una novità nella storia patria ma i numeri che
circolano giustificano un allarme che sarà ribadito nei prossimi giorni dal
Rapporto annuale della Svimez. Se infatti già negli anni che corrono dal 2002
al 2015 il saldo migratorio netto di laureati segnava -198 mila, la tendenza si
va rafforzando e coinvolge adesso anche i diplomati delle scuole medie
superiori che vanno ad immatricolarsi negli atenei del Centro Nord. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Viesti
polemizza: «Non discuto il valore di quelle università (del Centro Nord) ma
spesso il loro prestigio è costruito anche attraverso buone campagne sui mezzi
di comunicazione e robusti investimenti di marketing». A determinare il tutto,
secondo l’economista barese, concorrono più fattori: l’ampiezza dell’offerta
formativa, la maggiore qualità percepita di alcune università del Nord ma
soprattutto i canali che esse offrono per incontrare la domanda di lavoro dei
laureati. «Negli ultimi anni c’è stato uno spostamento degli studenti più verso
Milano e Torino a danno del Lazio e della Toscana. Da cosa è dipeso? Da uno
scadimento delle università del Centro o dal fatto che gli sbocchi di lavoro
sono più forti al Nord? La risposta è facile». E un’ulteriore dimostrazione
secondo Viesti la si rintraccia esaminando i dati dei laureati del triennio.
Nel 2008-2014 l’11% dei meridionali e il 15% degli universitari delle Isole
aveva scelto di prendere la successiva laurea magistrale al Nord, ora questi
numeri sono saliti (e quasi raddoppiati) al 19 e al 29%. La tesi finale è
semplice: non è tanto la variazione della qualità dell’insegnamento a spostare
i numeri ma l’aumento delle differenze nel mercato del lavoro. (Fonte: D. Di
Vico, CorSera 30-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">PAPA FRANCESCO E L’UNIVERSITÀ, DOVE
COGLIE UN POTENZIALE INEDITO PER LA DECLINAZIONE DI UN UMANESIMO CONTEMPORANEO</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">All’università,
soprattutto quella italiana, che ha fatto del laicismo un suo cavallo di
battaglia, il papa si rivolge come ad amici; amici cari a lui, e alla Chiesa
che rappresenta, perché nell’università Francesco coglie un potenziale inedito
per la declinazione di un umanesimo contemporaneo, rivendicando per le
generazioni più giovani un «diritto alla speranza». Che è poi il diritto a
legami duraturi che non si consumano e non possono essere commercializzati. Di
qui l’invito a uscire, resistendovi, da ogni logica mercantile del sapere. Il
sapere non commerciabile, che non si genera come servitù dell’idolo del denaro,
è «custodia della cultura».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">«Perché il
sapere che si mette a servizio del miglior offerente, che giunge ad alimentare
divisioni e a giustificare sopraffazioni, non è cultura. Cultura – lo dice la
parola – è ciò che coltiva, che fa crescere l’umano». In questo camminare tra i
secoli, congiungendo origini e presente, Francesco ha sottolineato in maniera
particolare la figura del diritto: «L’Università è sorta qui per lo studio del
diritto, per la ricerca di ciò che difende le persone, regola la vita comune e
tutela dalle logiche del più forte, dalla violenza e dall’arbitrio. È una sfida
attuale: affermare i diritti delle persone e dei popoli, dei più deboli, di chi
è scartato, e del creato, nostra casa comune».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In questo
breve discorso alla comunità universitaria bolognese non si fa fatica a
ritrovare tutti i temi maggiori che stanno a cuore a Francesco fin dall’inizio
del suo ministero petrino. Temi che si radicano nella fede e nell’esperienza
cristiana, sui quali però nessuno ha l’esclusiva – nemmeno la Chiesa. Francesco
è in cerca di amici per stringere alleanze cordiali a custodia creativa
dell’umanesimo europeo. (Fonte: M. Neri, Il Mulino 12-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">MIUR E ANVUR NON EFFETTUANO ATTIVITÀ
DI VALIDAZIONE SUI DATI BIBLIOGRAFICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Della
qualità dei dati bibliografici su cui MIUR e ANVUR applicano i loro algoritmi possiamo
dirci soddisfatti? I dati bibliografici dovrebbero essere validati, cioè ne
dovrebbe essere controllata la qualità. Invece gli atenei alimentano il sito
LoginMIUR senza grandi attività di validazione, e senza standard di riferimento
in merito alla loro completezza. MIUR e ANVUR a loro volta non effettuano
attività di validazione su questi dati. Le soglie per la ASN, le cravatte
bibliometriche della VQR, il FFARB e chissà cosa altro sono calcolati su dati
non certificati né localmente né centralmente. Adesso molti atenei hanno
acquistato, su sollecitazione CRUI e a caro prezzo, il software per la
riproduzione degli algoritmi anvuriani prodotto dalla università della
Basilicata. Quel software promette di automatizzare tutto, anche ciò che ANVUR
non aveva pensato di automatizzare. Ci hanno riferito che la CRUI ha
sollecitato gli atenei che hanno aderito alla iniziativa a “bonificare” i
propri dati perché nei dati degli atenei sono presenti molte anomalie “tali da
poter influenzare negativamente le valutazioni”. E anche ANVUR chiede ai
ricercatori di segnalare eventuali duplicazioni. (Fonte: Red.ne Roars 21-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA CORRUZIONE NEGLI ATENEI CON L’ALIBI
DELLA FUGA ALL’ESTERO DEI NOSTRI RAGAZZI NON C'ENTRA ASSOLUTAMENTE NULLA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Un
paese che lascia alla magistratura anche la valutazione delle scelte che
riguardano una parte considerevole della sua classe dirigente (alla quale
appartengono i docenti universitari) è oggettivamente entrato in una spirale di
non ritorno. Soprattutto se la decisione di valutare il merito attraverso
l’anticorruzione diventa l’ennesimo presidio di legalità morale che giustifica
un fatto che in altre parti del mondo fa parte della vita reale: la scelta dei
nostri figli di studiare o lavorare all’estero. La corruzione negli Atenei con
l’alibi tutto italiano della fuga all’estero dei nostri ragazzi non c'entra
assolutamente nulla. Continuare ad alimentare questo pericoloso mainstream
giustifica un dato che non ha eguali nel mondo occidentale: in Italia 2,3
milioni di ragazzi non vanno a scuola e non lavorano. E non è colpa né della
crisi economica né dei baroni. L'Italia, che è al 43esimo posto nel mondo per
indice di attrattività, ha perso appeal negli anni a causa anche a causa di una
deriva antindustriale (la fabbrica è sporca e cattiva), che dagli inizi degli
anni Settanta ha smantellato prima a livello ideologico e poi materialmente i
luoghi che consentivano alle Università di fare ricerca e produrre innovazione
(Giulio Natta per esempio vince il Nobel studiando a Milano, non nella Silicon
Valley). Se a questo aggiungiamo la parcellizzazione degli Atenei in ogni
angolo del Paese, perché accanto a un ospedale era bene che le città italiane
avessero anche una Università per produrre laureati di cui il mercato ormai non
sa più che farsene, abbiamo la quadratura del cerchio. (Fonte: S. Canciotta, Il
Foglio 27-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">AGENZIE (ANVUR, ANAC) CHE DOVEVANO
AVERE UN RUOLO PURAMENTE STRUMENTALE SI SONO ESPANSE SU TERRENI IMPROPRI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
valutazione con metodi bibliometrici sta diventando sempre più dannosa e le
contraddizioni insite nella debolezza scientifica di questa pratica esplodono
sempre di più. Una pretesa neutralità vorrebbe superare (ovviamente senza
minimamente riuscirci) tutti gli elementi non aggirabili di discrezionalità e
soggettività insiti nella valutazione. In realtà il problema dell’ANVUR è la
totale mancanza di un mandato politico che ne delimiti i compiti. Le
metodologie finiscono per definire implicitamente un mandato politico che
chiaramente esonda dai compiti attribuibili ad una agenzia. La stessa cosa
accade con ANAC dove un intero capitolo dell’ultima relazione, non si limita ad
evidenziare alcune problematiche, ma riscrive una riforma di sistema (di natura
molto centralistica) che ovviamente è compito del parlamento e non del dr.
Cantone. La debolezza (nel senso di assenza di pensiero politico) delle attuali
forze rappresentate in parlamento, il loro sostanziale abbandono di una
elaborazione strategica ha finito per consentire ad agenzie che dovevano avere
un ruolo puramente strumentale di espandersi su terreni impropri. Ovviamente
questo comporta da un lato il pericolo di una potenziale penetrazione di
lobbies trasversali, ma anche, nei casi migliori, una politica generata da una
visione illuministica di singoli, assolutamente impropria poiché non sono
definiti e definibili gli elementi di legittimazione. (Fonte: p. marcati,
commento ad articolo di A. Baccini, Roars 05-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA CERTIFICAZIONE SULLA CONOSCENZA
DELLA LINGUA LATINA (CLL) SI STA DIFFONDENDO NEGLI ATENEI ITALIANI E ANCHE
STRANIERI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">«Si piglia
gioco di me, che vuol ch'io faccia del suo latinorum?» sbottava contro don Abbondio
il manzoniano Renzo, primo nemico ufficiale della cosiddetta lingua morta.
Eppure quella stessa lingua, eterna dannazione di liceali immersi tra le pagine
del dizionario Castiglioni e Mariotti perduti nella consecutio di Tacito,
riemerge dalle ceneri come l'Araba Fenice rischiando di diventare materia di
colloqui di assunzione. Assunzione, beninteso, non presso civiche biblioteche o
musei archeologici ma aziende multinazionali o società di consulenza. Il
paladino più convinto dell'equiparazione del latino alle lingue moderne, al
punto da averne ottenuto la certificazione al pari degli esami First, Esol,
Ielts e Toefi o Goethe, è il professor Guido Milanese, docente della Facoltà di
Scienze Linguistiche all'Università Cattolica di Milano. sMilanese sta già
raccogliendo i frutti di una battaglia che solo in Lombardia ha portato oltre
mille studenti all'iscrizione per l'ottenimento del CLL, acronimo che sta per
Certificato di competenza della Lingua Latina. «Il latino che interessa a noi
contemporanei è la lingua radicata dall'Impero romano in tutta Europa e che ha
mantenuto la sua contemporaneità - soprattutto negli studi filosofici - fino ai
tempi di Giambattista Vico. Sotto il profilo culturale si tratta dell'unica
vera radice comune d'Europa». Il latino non vuole morire: ora fa più bello il
curriculum. L'idioma dei romani conquista gli atenei d'Europa. Adesso è
certificato. E conquista le aziende americane. (Fonte: M. Marzo, Il Giornale
11-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNA MANINA MISTERIOSA È INTERVENUTA
PER CAMBIARE LA VOCE "ELENA CATTANEO" DI WIKIPEDIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Una manina
misteriosa è intervenuta per cambiare la voce "Elena Cattaneo" di
Wikipedia, la libera enciclopedia web a cui tutti possono dare il loro
contributo. L'operazione è quella che in gergo si chiama cherry picking, piccoli
interventi qua e là nel testo, ma con il chiaro intento di mettere in cattiva luce
il personaggio descritto dal lemma, cioè la docente e ricercatrice Elena
Cattaneo, una delle scienziate italiane più note all'estero, che proprio per i
suoi meriti scientifici è stata nominata senatore a vita. Gli interventi della
manina misteriosa disseminano nel testo, che racconta la prestigiosa carriera
della scienziata italiana, piccole segnalazioni fastidiose, scritte in modo da apparire
negative. Sono nove brevi interventi, per un totale di 1.840 caratteri. Ma di
chi era, la manina maliziosa? La struttura partecipata di Wikipedia permette di
risalire a tutti coloro che intervengono nel testo. Ed ecco allora subito
scoperta una misteriosa "Rosetta95", entrata il 1° dicembre 2016 in
Wikipedia per fare nove interventi e aggiunte pari a 1.840 caratteri. Chi è
"Rosetta95"? Una ulteriore ricerca l'ha svelata: è una dottoressa che
lavora presso Iit nell'ufficio comunicazione e rapporti con i media. È
intervenuta - miracoli della tracciabilità di Wikipedia - tra le 15 e le 16 di
giovedì 1° dicembre, dunque in orario di lavoro. In violazione delle regole di
trasparenza per contribuire all'enciclopedia web, che impongono, in casi come
questo, una dichiarazione di conflitto d'interessi, perché
"Rosetta95" ha scritto di Iit essendo una dipendente di Iit. (Fonte:
G. Barbace, Il Fatto Quotidiano 19-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">IL BLOG NON PUÒ ESSERE CONSIDERATO UNA
TESTATA GIORNALISTICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il termine
blog è la contrazione di <i>web-log</i>,
ovvero «diario in rete». Nel Web 2.0 e nel gergo di Internet, un <b><i>blog</i></b>
è un particolare tipo di sito web in cui i contenuti vengono visualizzati in
forma anti-cronologica (dal più recente al più lontano nel tempo). In genere il
blog è gestito da uno o più blogger, o blogghista, che pubblicano, più o meno
periodicamente, contenuti multimediali, in forma testuale o in forma di post,
concetto assimilabile o avvicinabile ad un articolo di giornale (Wikipedia).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
pubblicazione di fatti ed opinioni su di un “blog”, anche se ricorrente nel
tempo, risulta legata al più generale principio di libera manifestazione del
pensiero “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art. 21
primo comma Cost). (TAR del Lazio, sentenza numero 9841/2017). Il blog non può
essere considerato una testata giornalistica e quindi non è registrato al
tribunale né iscritto al Roc. Per il TAR del Lazio, come si legge nella <a href="https://www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_27663_1.pdf"><span style="color: windowtext;">sentenza</span></a> sopra citata, si tratta solo di
un'agenda in rete, in quanto in esso difettano i requisiti di periodicità e
necessarietà delle pubblicazioni. Il blog, insomma, non può essere assimilato a
un giornale online, in quanto quest'ultimo è necessariamente curato da
professionisti dell'informazione ed è caratterizzato da una periodicità fissa
di raccolta, analisi e commento delle notizie. Il blog, invece, non è per forza
curato da giornalisti e non necessariamente è aggiornato periodicamente. Pertanto,
al blog non si applicano neanche le tutele di cui al terzo comma dell'articolo
21 della Costituzione, in base al quale "si può procedere a sequestro
soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i
quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di
violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei
responsabili". Di conseguenza, si può sequestrare un blog senza alcuna
particolare limitazione e ciò anche se esso è curato da un giornalista iscritto
all'Ordine. (Fonte: V. Zeppilli, studiocataldi.it 03-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">UNIVERSITÀ IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNIBA. AL QUARTO POSTO NEL RANKING
CWUR PER PSICOLOGIA SPECIALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Ulteriore,
prestigioso riconoscimento per l’Università di Bari. Il Center for World
University Rankings (CWUR), istituzione dell’Arabia Saudita, pubblica
annualmente una classifica delle Università; nel 2017 per la prima volta è
stata predisposta una classifica per i migliori dieci Atenei in diversi campi
di ricerca utilizzando degli indicatori bibliometrici desunti dalla banca dati
di Clarivate Analytics (in precedenza Thomson-Reuters).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">La
presenza degli Atenei italiani in queste classifica è limitata, con prevalenza
delle Università del mondo anglosassone e dell’Estremo Oriente (Cina, Giappone,
Corea del Sud), e nel settore scientifico della Psicologia speciale
l’Università di Bari, unico Ateneo italiano in graduatoria in tale ambito
scientifico, si colloca al quarto posto nel Mondo a pari merito con la
Louisiana State University (USA). (Fonte: italpress.com 04-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNIBO. RANKING THE: SUL PODIO ANCHE
TRA I SUBJECT<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">L'Università
di Bologna si conferma tra i migliori atenei mondiali e italiani anche nel
ranking per subject stilato da Times Higher Education. Se la classifica
generale indicava l'Alma Mater come migliore università italiana dopo le scuole
superiori di Sant'Anna e Normale di Pisa, anche andando a vedere i piazzamenti
nelle macro-aree scientifiche Unibo resta saldamente sul podio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">A livello
nazionale, l'Università di Bologna è prima in Italia nel settore delle Social
Sciences, al secondo posto per Law e per Arts & Humanities, al terzo posto
nel campo Business & Economics.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
punteggio complessivo dell’Ateneo è passato quest'anno a 50,6, salendo dai 47,6
punti dell'anno passato. E in particolare per la didattica l’Ateneo bolognese
si colloca nell’1% degli atenei al mondo, conquistando la posizione 140.
(Fonte: Unibomagazine 05-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNIBOCCONI. NELLA CLASSIFICA SU BUSINESS
ED ECONOMICS DEL RANKING DEL TIMES HIGHER EDUCATION SI COLLOCA AL 9° POSTO IN
EUROPA E AL 27° NEL MONDO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Nella
classifica relativa all’area disciplinare di Business & Economics del World
University Rankings by Subject, pubblicato dal Times Higher Education, una
valutazione articolata delle principali attività della Bocconi, dalla didattica
alla ricerca alla proiezione internazionale, porta l’ateneo a collocarsi al 9°
posto in Europa e al 27° nel mondo. Il ranking ha preso in considerazione 200
università che sono state valutate sulla base di 13 indicatori di performance
raggruppati in 5 aree di attività: qualità e prestigio della didattica (incluso
un survey sulla reputazione presso accademici di tutto il mondo), volume e
reputazione della ricerca (in parte basato anche esso su un survey di accademici),
numero di citazioni per valutare l’impatto della ricerca, l’outlook
internazionale (in termini di docenti, studenti e ricerca) e il knowledge
transfer (la collaborazione con l’industria in termini di ricerca e
consulenza).</span> (Fonte: <span style="font-family: "Arial","sans-serif";">viasarfatti25.unibocconi.it
05-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNIBO È NATIONAL COORDINATOR DEL
RANKING SULLA SOSTENIBILITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">L'accordo
è stato firmato a Bologna in occasione del primo workshop nazionale dedicato a
GreenMetric, la classifica indonesiana che valuta le politiche green delle
università. L'Università di Bologna è National Coordinator di GreenMetric, il
ranking indonesiano che valuta l'impegno e le politiche adottate dalle università
in tema di rispetto dell'ambiente e sostenibilità. Il nuovo ruolo per l'Alma
Mater arriva grazie ad un accordo sottoscritto dal rettore Francesco Ubertini e
da Riri Fitri Sari, Chairperson di GreenMetric. Attivo dal 2010, GreenMetric
misura l’approccio green di un ateneo a 360 gradi in termini di infrastrutture,
spazi verdi, consumi energetici, gestione dei rifiuti e trasporti, senza
dimenticare eventi, attività didattiche e di ricerca realizzate su rispetto
dell'ambiente e sostenibilità. Nell'ultima edizione di GreenMetric l’Università
di Bologna si è classificata al 71° posto a livello mondiale sui 516 atenei
partecipanti alla rilevazione, scalando 54 posizioni rispetto all'anno
precedente. E a livello italiano, l'Alma Mater è passata dal terzo al secondo
posto tra i 17 atenei in classifica. (fonte: magazine.unibo.it 03-10-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">EU. EUROPE SHOULD HAVE "AT LEAST
20 "EUROPEAN UNIVERSITIES"<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">By 2024,
the French president said, Europe should have "at least 20" of what
he called "European universities", offering students the chance to
"study abroad and take classes in at least two different languages".
These European universities will help to "create a sense of
belonging" that will be the "strongest cement for Europe", a
later press release argued.</span> <span style="font-family: "Arial","sans-serif";">The
details may not be quite as grand as the rhetoric. These universities would not
be new, a spokeswoman for the president clarified. They would be a
"network of existing universities, but they will have to introduce
important changes to work better together", and allow students a
"change of country and university each year, within the network, with a
common curriculum", she said. (Fonte: timeshighereducation.com 15-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">FRANCE. BIOMEDICAL-RESEARCH AGENCY
ACCUSED OF ATTEMPTING TO UNDERMINE AUTONOMY OF UNIVERSITY–HOSPITAL GROUPS</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Scientists
were shocked earlier this month when the government unexpectedly postponed a
call for applications to create a new crop of medical-research clusters just
days before the closing date, and said that it would slash the budget earmarked
for the project. Government ministers said that they were delaying the project
because they wanted to change the way these autonomous clusters are governed.
But scientists contacted by Nature say they suspect that behind the decision is
an effort by INSERM, France’s biomedical-research agency, to exert control over
the institutes.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">The idea
of creating the clusters, known as Instituts Hospitalo-Universitaires (IHUs),
was introduced in 2009 to boost translational medical research, bringing
together universities, teaching hospitals, research agencies and industry. Based
on public–private partnerships, they enjoy much autonomy and are mostly free
from government and research-agency bureaucracy. The first six IHUs — in Paris,
Bordeaux, Marseilles and Strasbourg — were approved in 2010 and received total
funding of €850 million (US$1 billion). The clusters have been widely hailed as
a successful model, and a second call for applications — open to any group of
institutions that wanted to apply — was due to close on 12 October. But in a
press release on 2 October, the government announced that the deadline for the
call would be postponed to an unspecified date. It also said that only two new
IHUs would be funded, instead of the three initially planned, and that the
total budget would be halved to €100 million. Nineteen applications had been
made.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In letters
sent to the government last week, and to President Emmanuel Macron on 23
October, 14 applicants said they were “appalled” or “bewildered” by the sudden
and drastic changes to the funding and to the terms of the selection process. (Fonte:
B. Casassus, Nature|News Sharing 24-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">GERMANY. ENTRY LIMITS IN MEDICINE NOW
A CONSTITUTIONAL ISSUE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">A German
administrative court has called on the country’s Federal Constitutional Court
to decide whether the numerus clausus entry restrictions for medicine at
universities are unconstitutional. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Germany’s
health system is suffering from a lack of physicians for patient care,
especially in rural areas. More doctors are being recruited from abroad. There
are various reasons for the insufficient number of physicians available to the
health system. While Germany has never had so many medical graduates before,
many of them seek to pursue a career in industry, above all in the
pharmaceuticals branch, or prefer to engage in research. Growing numbers of
women graduates have resulted in an increase in the share of part-time work in
the health sector. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Also,
doctors are having to cope with an ever-greater administrative work burden.
Finally, many graduates look for better pay and better working conditions in
other countries. So having more medical graduates does not necessarily benefit
the patient. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Whereas
places to study are rising slightly each year, they cannot keep pace with the
growing number of applicants. More than 43,000 young people competed for a
total of just 9,200 places to study medicine at universities this winter
semester. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Applications
are submitted to the Stiftung für Hochschulzulassung, an agency that cooperates
with the Federal Employment Agency and is responsible for the allocation of study
places in entry-restricted subjects.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">The
numerus clausus system is based on the average of marks in the Abitur
certificate of higher secondary education, with 20% of study places allocated
to those with at least an excellent average mark. A further 20% go to those who
applied in the past and have waited long enough. Universities are free to
decide to whom they give the remaining 60%.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">A ruling
by the Federal Constitutional Court would also affect other subjects with entry
restrictions, such as pharmacy, dental medicine and veterinary medicine.
However, it could take several months for the court to decide on the matter.
(Fonte: M. Gardner, universityworldnews.com 06-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">MAGHREB. IL SECONDO HUB ACCADEMICO
AFRICANO DOPO QUELLO DEL SUDAFRICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Nelle
nazioni del Maghreb – Algeria, Libia, Marocco e Tunisia – in particolare, il
francese e l’arabo rimangono le lingue dominanti. Qui si impernia il secondo
hub accademico africano che, seppur con una capacità d’attrazione molto minore
rispetto al Sudafrica, ospita circa 18.000 studenti africani stranieri. Grazie
a una politica di supporto alla formazione universitaria, il Marocco è divenuto
infatti negli ultimi anni una destinazione sempre più appetibile. Secondo i
dati del ministero marocchino per l’università, la ricerca e la formazione, gli
africani che hanno scelto di studiare in Marocco vengono soprattutto dalla
Mauritania, dal Senegal, Costa D’Avorio, Mali, Guinea e Gabon, ma – a sorpresa
- anche dal Kenya e dalla Nigeria. Sono cresciuti senza sosta negli anni: erano
1.040 nel 1994, 5.000 nel 2004 e superano i 18.000 oggi. Secondo l’Agenzia di
cooperazione internazionale marocchina, ossia l’ente che regola la collaborazione
internazionale in tema di formazione e cultura, la crescita delle iscrizioni
straniere alle università è il risultato di una politica ad hoc, che ha stretto
accordi con diverse nazioni africane con il preciso obiettivo di reclutare
studenti fuori dai propri confini. Inoltre, questi accordi prevedono non solo
programmi di scambio per studenti ma anche per insegnanti, manager e dirigenti
scolastici. Sulla via dell’allineamento all’offerta didattica internazionale
sta la partnership fra otto università marocchine, sia pubbliche che private,
per il lancio di la piattaforma online gratuita MarMooc presumibilmente in
ottobre 2019. (Fonte: C. Mezalira, IlBo 26-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">RUSSIA. WORLD-CLASS UNIVERSITIES
PROJECT CHANGES STRATEGY<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">The
Russian Ministry of Education and Science plans to drastically cut the number
of participants in the state’s ‘5-100’ programme aimed at developing
world-class universities – in order to improve its chances of achieving its
objectives, according to recent statements of the Minister of Education and
Science Olga Vasilyeva. Vasilyeva is planning to redistribute RUB30 billion
(US$524 million) – the remaining sum for the programme – among six domestic
universities, instead of the previously planned 21. (Fonte: <a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: windowtext;">www.universityworldnews.com</span></a>
14-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">TURCHIA. AL 30 APRILE 2017 I
LICENZIAMENTI ACCADEMICI HANNO RAGGIUNTO IL NUMERO DI 5.295<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Nel
gennaio 2016, 2.212 accademici che lavoravano o facevano ricerca in Turchia
hanno firmato un appello che chiedeva al governo turco di porre fine alla
guerra nella regione curda. Questa dichiarazione auspicava una soluzione
pacifica della questione curda, esistente da decenni, che consentisse agli osservatori
internazionali di monitorare la situazione nelle città curde e nelle città
distrutte dalle forze di sicurezza. Da quel momento, i firmatari, noti come
Accademici per la Pace, sono stati sottoposti a vendette ed attacchi punitivi ordinati dal presidente Recep Tayyip
Erdoğan e realizzati congiuntamente dal governo e dalle istituzioni universitarie.
Gli Accademici per la Pace sono stati accusati di tradimento per aver invitato
il governo turco a porre fine alla violenza contro i propri cittadini. Sotto le
direttive del presidente, il governo, i servizi di sicurezza, il Consiglio di
istruzione universitaria e i rettori universitari si sono coalizzati per far
pagare ‘un prezzo pesante’ agli Accademici per la Pace. La campagna di
linciaggio è ancora in corso e, finora, ha
condotto a una serie di inchieste penali e amministrative, a detenzioni,
licenziamenti, alla revoca di passaporti e divieti di espatrio, negazione del
diritto alla pensione ed esclusione dal mercato del lavoro attraverso la
compilazione di una lista nera. In seguito al raffazzonato tentativo di colpo
di stato del luglio 2016 e lo stato di emergenza che ne seguì, con il pretesto
di individuare i fedeli del movimento di
Fethullah Gülen ex partner del regime AKP (il quale era anch’esso stato implicato nelle violazioni degli standard e
delle libertà accademiche in Turchia), gli attacchi politici all’università e
all’intero settore dei servizi pubblici in Turchia hanno raggiunto un livello
senza precedenti. Al 30 aprile 2017, i licenziamenti accademici hanno raggiunto
il numero sconcertante di 5.295. La campagna di linciaggio contro gli
Accademici per la Pace è una grave violazione delle norme internazionali
sull’autonomia, sulla libertà accademica e la libera produzione di conoscenza
nell’università. (Fonte: Red.ne Roars 01-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UK. THE ASSESSMENT OF ACADEMIC WORK.
THE OPINION OF LINCOLN ALLISON: AN EXERCISE IN FUTILITY<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In terms
of the good of universities, I remain, root and branch, an opponent of all
forms of unnecessary assessment of academic work. This is not a fundamentalist
objection. I don’t believe there is anything immoral about research assessment.
My objection is, instead, consequentialist, and starts with what seems to me to
be an immediate empirical observation that the official assessment of the value
of academic work is bound to do far more harm than good (except, perhaps, if a
government department wants to spend £50 million on researching the options for
energy policy: in that unusually important case, the best experts should
compete for the job). The most fundamental objection to research assessment,
however, is the sheer waste of human time and effort involved: all the energies
of highly intelligent men and women that go into judging and strategising for a
zero-sum game that is quite unnecessary. Then there is all the effort of
200,000 academic staff spent on producing research that, in most cases, is going
to be read by almost nobody, and that will have zero impact on a world that
would be a better place if they simply concentrated on teaching – or, for that
matter, if they looked after their children better or went fishing more often.
The amounts of money quoted as being distributed by research assessment – the
sum is normally put in the low billions – are, frankly, trivial by the
standards of this appalling waste of human resources. In effect, the UK decided
to imitate the Soviet Union at roughly the time of its demise by establishing a
set of production targets for goods that nobody wants. When it comes to ideas,
it is only a tiny sliver of the very best that matter and, to quote Hume, the
incentive of “literary fame” is quite enough to motivate such production. I may
have left universities as an employee more than a dozen years ago, but I
frequently return and I observe that the modern REF continues to have the same
effect as the old RAE: it makes everyone unhappy. (Fonte: <a href="https://www.timeshighereducation.com/features/research-assessment-exercise-futility"><span style="color: windowtext;">https://www.timeshighereducation.com/features/research-assessment-exercise-futility</span></a>
05-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UK. UNIVERSITIES GENERATE A KNOCK-ON
IMPACT OF NEARLY £100 BILLION<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UK
universities now generate a knock-on impact of nearly £100 billion (US$131
billion) for the UK economy and support close to a million jobs throughout the
United Kingdom, according to new figures published by Universities UK. The
vice-chancellors’ body’s latest study on the impact of the higher education
sector on the economy – produced for Universities UK by Oxford Economics –
found that universities now support more than 940,000 jobs in all parts of the
UK, equivalent to 3% of all employment. In total, UK universities, together
with their international students and visitors, generated £95 billion of gross
output in the economy in 2014-15. The gross value added contribution of
universities’ own operations to gross domestic product or GDP, at £21.5 billion
(US$28 billion), is larger than that made by a number of sizeable industries.
It is 22% greater than that produced by the entire accountancy sector and
almost 50% more than the contribution of the advertising and market research
industry. (Fonte: universityworldnews.com 17-10-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">USA. L’UNIVERSITÀ DI BERKELEY SPENDE
900 MILA DOLLARI PER GARANTIRE SICUREZZA NELLE CONFERENZE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Il
budget dell’università di Berkeley per il 2016-2017, alla voce
"sicurezza", è lievitato fino a 900 mila dollari. E' il costo che
l'ateneo ha dovuto sostenere per i molti comizi di giornalisti e intellettuali
conservatori. Veicoli, uomini, barriere, assicurazioni in caso di incidenti gravi:
è quello cui un campus in America deve oggi stanziare per garantire il normale
svolgimento di una conferenza controversa. Per lo show del giornalista Ben
Shapiro, conservatore e antitrumpiano, Berkeley ha chiamato in servizio gran
parte degli ufficiali impiegati solitamente nei dieci campus che fanno parte
del sistema dell'Università della California. Alla fine, Berkeley ha garantito
lo svolgimento della conferenza e un dibattito pubblico, un fatto che dovrebbe
essere considerato normale in una università. Nove manifestanti sono stati
arrestati, tra cui quattro che intendevano introdurre armi. Ma resta un
paradosso. Mezzo secolo fa, a Berkeley, la Nuova sinistra avviò il movimento
per il Free Speeeh, che ha avuto tanti meriti. Nel 2017 un altro tipo di
sinistra usa la violenza e le minacce per intimidire la libertà di parola. A
qualunque costo. Il Wall Street Journal in un editoriale lo chiama "il
costo della libertà di parola". (Fonte: G. Meotti, Il Foglio 22-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">LIBRI. RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">DOPO MARCONI IL DILUVIO. EVOLUZIONE
NELL'INFOSFERA</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Autore:
Gabriele Falciasecca. Ed. Pendagron , 2016.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Come
si sono sviluppate le tecnologie dell’informazione? Cosa rappresentano oggi per
la nostra società? Sono le domande a cui vuole rispondere Gabriele Falciasecca
nel suo ultimo libro, Dopo Marconi il diluvio - Evoluzione nell’infosfera,
edita da Pendragon, che conta su un’introduzione di Stefano Ciccotti. “Partendo
da una riflessione sul concetto stesso di informazione - si legge sulla quarta
di copertina - il volume analizza lo stretto intreccio che esiste tra il piano
biologico e quello tecnologico. In una prima fase, infatti, le tecnologie hanno
cercato di aiutare l’uomo a fare meglio ciò che già fa in modo naturale. Poi,
via via, lo scenario è mutato. Le ‘macchine’ che abbiamo creato ci stanno
cambiando, cambiano il nostro modo di gestire le attività economiche, di
relazionarci con gli altri e il nostro rapporto con l’ambiente, ora più che mai
un intreccio di naturale e artificiale che è capace di influenzarci e, a nostra
insaputa, di manipolarci”. “E’ dunque necessario analizzare questo nuovo
contesto per individuare le opportunità
e i rischi prodotti dal ’diluvio’ di tecnologie dell’informazione e della
comunicazione - conclude la sinossi - non esitando a trarre le conseguenze,
anche quando ciò porta fuori dallo stretto ambito tecnico”. (Fonte: F.
Callegati, <a href="http://www.nottedeiricercatori-society.euc/"><span style="color: windowtext;">www.nottedeiricercatori-society.euc</span></a>
25-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">UNIVERSITÀ FUTURA. TRA DEMOCRAZIA E
BIT<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Autore:
Juan Carlos De Martin, Ed. Codice 2017. Pg. 235.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Un
saggio che prende l'avvio dalle principali sfide, non più procrastinabili, del
pianeta oggi, come ambiente, geopolitica, tecnologia, economia e democrazia.
"A differenza di qualsiasi altra istituzione al mondo -, afferma Drew
Faust, presidente della Harvard University - le università fanno proprio lo
sguardo lungo, coltivando quel tipo di prospettiva critica che guarda molto al
di là del presente". Con questo assunto gli atenei italiani avrebbero
sconfinate praterie di potenzialità per poter affrontare sfide globali per
agire sul locale di un paese che pare navigarea vista in ogni ambito; dalla
solidità e credibilità delle istituzioni alla rappresentanza politica. L'autore
evoca però anche il fantasma di un'università obbligata a rinunciare alla sua
vocazione di "educazione" (nel senso pieno del termine) per
assoggettarsi alla "pressione sovra-adattiva" di poteri che, volente
o nolente, le permettono di vivere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Abbiamo
di fronte cinque sfide da cui dipende il futuro dell'umanità: ambientale,
tecnologica, economica, geopolitica e democratica. Sfide a cui si aggiunge, per
noi italiani, quella rappresentata dal futuro sempre più incerto del nostro
paese. Su quali principi dovrebbe basarsi l'università per aiutare la società
ad affrontare questi problemi? Più in generale, cosa potrebbe fare per le
persone e la conoscenza? Quali metodi, quali aspetti è bene che restino
invariati, e quali potrebbero invece beneficiare della rivoluzione digitale?
Dopo oltre vent'anni focalizzati sugli aspetti economici della missione
dell'università, è ora di riscoprirne le radici umaniste e di portarle nel
ventunesimo secolo. Juan Carlos De Martin propone un'idea di università pensata
per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro paese, in particolare
per i ragazzi e le ragazze nati all'inizio del millennio. (Fonte: E. Reguitti,
Fq 27-09-17; presentazione dell’editore
27-09-q17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">LA REVOCA DEGLI AMMINISTRATORI NELLE
FONDAZIONI UNIVERSITARIE (TRA DIRITTO SOSTANZIALE E QUESTIONI DI GIURISDIZIONE)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">L'oggetto
delle riflessioni svolte nel presente contributo ruota, fondamentalmente,
intorno a una questione di giurisdizione – connessa alla tematica della nomina
e (più in particolare) della revoca di amministratori di una fondazione
universitaria – ma evoca anche, necessariamente, uno spazio di riflessione
assai più considerevole, che – sotto svariati profili – si pone al crocevia tra
diritto civile, sostanziale e processuale, e diritto amministrativo, anch'esso
sostanziale e processuale. Prima di entrare nel merito della questione sono
probabilmente opportune, peraltro, alcune avvertenze preliminari: intanto,
poiché si farà frequentemente richiamo al tema delle fondazioni universitarie,
è bene avvertire da subito che si intende qui fare riferimento non già alle
fondazioni di cui all'art. 16 del D.L. n. 112/08 (norma che riguarda la facoltà
di trasformazione delle Università pubbliche oggi esistenti in fondazioni di
diritto privato); ma, più in particolare, alle fondazioni di cui all'art. 59,
comma 3, L. n. 388/00: il riferimento è, cioè, alle <i>fondazioni di diritto privato</i> (le quali trovano poi la loro
disciplina di dettaglio nel D.P.R. 24 maggio 2001, n. 254) costituite dalle
Università pubbliche al fine dello «svolgimento delle attività strumentali e di
supporto alla didattica e alla ricerca», in ogni caso «nell'osservanza del
criterio della strumentalità rispetto alle funzioni istituzionali, che
rimangono comunque riservate all'Università». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Sommario:
1. Premessa. Delimitazione dell'indagine – 2. Nomina e revoca di amministratori
negli enti a partecipazione
pubblica: l'orientamento giurisprudenziale corrente. –3. Il riferimento
della soluzione corrente anche
alle fondazioni universitarie. Possibili considerazioni critiche: a) sul
versante civilistico. –4. Segue: b) e su quello pubblicistico. –5. Il rapporto
tra l'Ente pubblico di riferimento (Università) e il soggetto (formalmente
privato) strumentale(fondazione). –6. La connotazione tipicamente pubblicistica
delle fondazioni universitarie alla luce della normativa di riferimento. –7. I
riflessi processuali (in tema di giurisdizione) della ricostruzione proposta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte:
F. Gigliotti, federalismi.it <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="https://tinyurl.com/yab5noo6"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/yab5noo6</span></a>
)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif";">E SE NON FOSSE LA BUONA BATTAGLIA? SUL
FUTURO DELL'ISTRUZIONE UMANISTICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">Autore:
Claudio Giunta. Ed. Il Mulino, collana "Intersezioni". Pg. 312. 2017<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif";">In Mio
figlio professore, anno 1946, il bidello Aldo Fabrizi, diventato padre,
annuncia che da grande il figlio farà «er professore de latino». Ben pochi
genitori, oggi, direbbero una cosa del genere. Il libro parte da questa
constatazione per riflettere sul futuro dell’istruzione umanistica. Lo fa
avanzando alcune proposte sul modo in cui questa istruzione si potrebbe
riformare, a scuola e all’università; e interrogandosi su alcune questioni
cruciali: se il canone umanistico che ha formato le generazioni passate ha
ancora un senso e un’utilità; se è possibile comunicarlo non a un’élite di
studenti ma a una massa; e se insomma la trasmissione di quel sapere
corrisponde davvero alla «buona battaglia» che molti insegnanti ritengono di
combattere, o se invece è tutta un’illusione, una favola che ci raccontiamo per
non dover ammettere che le cose che una volta credevamo vere e importanti non
lo sono più. (Fonte: presentazione dell’editore)<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-66563194444872123852017-09-20T22:23:00.000+02:002017-09-20T23:05:28.529+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 5 22-09-2017<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IN EVIDENZA<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">400 MILIONI ALLA RICERCA DI BASE. 250 PROVENGONO DALL’IIT
<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’esecutivo,
ha spiegato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, intervenuta al Forum
Ambrosetti di Cernobbio, ha deciso di destinare <i>400 milioni in tre anni </i>alla
ricerca di base, 250 milioni dei quali saranno attinti dalle disponibilità
liquide dell’Iit di Genova, quello cui è stata affidata la regia del nuovo polo
di ricerca nell’ex area Expo alle porte di Milano. <span lang="EN-US">Secondo Fedeli il prelievo «non è
affatto una penalizzazione». «Sono 400 milioni che, per una decisione e per
responsabilità del Miur, mettiamo sulla ricerca di base quindi sui Prin
(Progetti di ricerca di interesse nazionale), che vuol dire alla ricerca più
importante, pura, libera per le università, con una particolare attenzione ai
giovani ricercatori che possano entrare». (03-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span class="normalechar"><b>INCENTIVI
ECONOMICI E QUALITA' DELLA RICERCA SCIENTIFICA*</b></span><span style="color: windowtext;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span class="normalechar">Un
interessante articolo pubblicato lo scorso 11 Agosto su <i>Science </i>analizza
gli effetti prodotti dalla corresponsione di più o meno "adeguati"
incentivi economico-finanziari a quei Ricercatori che vedano pubblicato il
frutto dei propri studi su prestigiose Riviste del calibro di <i>Nature,
Science </i>e/o <i>Cell</i>. Trattasi di una "pratica" che
risulterebbe particolarmente in voga in Cina, ove alcune Università avrebbero
"foraggiato" i principali Autori di alcune delle suddette
pubblicazioni con cifre superiori ai 40.000 dollari statunitensi, fino ad
arrivare alla stratosferica somma di 165.000 dollari. Seppur non comparabili
sotto l'aspetto quantitativo, analoghi "approcci" sarebbero
perseguiti da altri Paesi quali gli Stati Uniti e la Repubblica Ceca, come si
legge in una mia "<i>Letter to the Editor</i>" pubblicata su <i>Science</i> in
data 16 Agosto (</span><span style="color: windowtext;"><a href="http://science.sciencemag.org/content/357/6351/541/tab-e-letters" target="_blank"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">http://science.sciencemag.org/content/357/6351/541/tab-e-letters</span></a><span class="normalechar">). L'Italia, tuttavia, non sembra andare nella medesima
direzione, continuando peraltro a investire non più dell'1.3% del PIL per il
finanziamento pubblico della ricerca scientifica su base annuale. Ciò si
traduce, generalmente, in una ridotta disponibilità di risorse
economico-finanziarie anche per la pubblicazione di manoscritti su idonee
Riviste internazionali, elemento quest'ultimo di cruciale rilevanza dal momento
che rappresenta la "via maestra" attraverso cui i risultati
scientifici ottenuti acquisiscono la "visibilità" che agli stessi
compete. In un siffatto contesto di cronica, inveterata inadeguatezza del <i>budget </i>nazionale
devoluto alla nobile e sacrosanta causa della "Ricerca Scientifica"
andrebbe parimenti letto quel drammatico fenomeno rappresentato dalla
"fuga dei cervelli", che da almeno 25-30 anni attanaglia il nostro
Paese in una morsa letale. A dispetto di questa rappresentazione "a tinte
fosche", andrebbe parimenti sottolineato che il nostro Paese occupa - in
maniera tanto sorprendente quanto encomiabile - l'ottava posizione su scala
globale per rilevanza e qualità della produzione scientifica. Ne deriva che la
chiave del successo "<i>made in Italy</i>" non sarebbe da
individuare, almeno per il momento, nella corresponsione di incentivi economici
analoghi a quelli destinati ai Ricercatori cinesi. (*Autore: Giovanni Di
Guardo, UniTe 09-17)</span> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IL REGISTERED REPORT, UNA NUOVA TIPOLOGIA DI ARTICOLO SCIENTIFICO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La cosiddetta crisi di
riproducibilità è la presa di coscienza da parte della comunità scientifica
dell’impossibilità di ripetere molti dei risultati pubblicati sulle riviste di
settore. Un problema non da poco, che mette in crisi uno dei capisaldi della
scienza moderna: la sua oggettività, garantita appunto (almeno a livello
teorico) dalla possibilità di ripetere e verificare in ogni momento i risultati
di un esperimento. Proprio in questi giorni ha fatto il suo debutto uno dei
tentativi di soluzione più radicali: il registered report, una nuova tipologia
di articolo scientifico pensato per attaccare alla radice le cause di questa
crisi, che da oggi sarà accettato, e pubblicato, sulle pagine di <a href="https://blogs.biomedcentral.com/bmcblog/2017/08/24/bmc-medicine-becomes-the-first-medical-journal-to-accept-registered-reports/"><span style="color: windowtext;">Bmc Medicine</span></a>, una delle più prestigiose
riviste mediche del pianeta.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sotto pressione, schiacciati
dalla logica del publish or perish (letteralmente pubblica o muori, una formula
che indica la necessità di pubblicare a ritmo sostenuto per mantenere una
posizione prestigiosa a livello universitario) molti ricercatori possono cedere
però alla tentazione di ritoccare i risultati, cambiando in corso l’obiettivo
di uno studio per garantire un risultato positivo, e quindi più facile da
pubblicare. E proprio da atteggiamenti di questo tipo, ritocchi dei dati o dei
protocolli sperimentali per facilitare la pubblicazione del proprio studio,
nasce la crisi di riproducibilità.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">È per affrontarla, eliminando i
due bias, che nasce il concetto di <a href="https://www.wired.it/scienza/lab/2017/08/25/registered-report-nuovo-studio-scientifico/?utm_source=wired&utm_medium=NL&utm_campaign=daily"><span style="color: windowtext;">registered report</span></a>: una tipologia nuova di
articolo scientifico che vuole garantire la pubblicazione delle ricerche
indipendentemente dal risultato, e impedire al contempo che sia modificato in
alcun modo il protocollo degli studi. In un registered report uno studio è
sottoposto alla rivista prima che s’inizino a raccogliere i dati, e questa lo
valuta basandosi unicamente sul tema affrontato e sulla qualità del protocollo
sperimentale scelto. Ottenuto l’ok, i ricercatori sanno che il loro lavoro sarà
pubblicato in ogni caso, indipendentemente dai risultati, e procedono quindi
con la raccolta dei dati. Ottenuti i risultati, questi sono nuovamente
sottoposti a peer review, per verificare che non sia stata effettuata nessuna
deviazione dal protocollo proposto. E se tutto va come sperato, l’articolo viene
quindi pubblicato. Una risposta tutto sommato semplice alla crisi di
riproducibilità, nata qualche anno fa proprio nell’ambito della psicologia (uno
dei campi più colpiti dal problema) ma che solo oggi sbarca finalmente su una
delle più importanti riviste scientifiche del pianeta. Gli altri grandi
dell’editoria scientifica seguiranno l’esempio di Bmc Medicine? <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A <i>Registered Report</i> is an article format that includes only the
rationale and proposed methodology behind the study (with some pilot data
potentially included). The initial report is peer-reviewed and accepted in
principle, based on the strength of the suggested methods and hypotheses. Other
assessment criteria include the importance of the research question(s) and its
potential implications for future research, policy or practice; and the novelty
and need for the study vis-à-vis existing literature and the arguments
presented by the authors.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A second round of peer review
is conducted to assess compliance with the original report and the validity of
the conclusions. A report that passes this stage is guaranteed publication as a
complete article.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-PN7sQoL7Uqo/WcLDi_7LXbI/AAAAAAAARe4/GGHAbYDxqSE4JGeFCPRvsvtUL9UlAXqfACLcBGAs/s1600/REGISTERED%2BREPORTS%2BBMC%2B25-08-17.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="background-color: white;"><img border="0" data-original-height="187" data-original-width="800" height="147" src="https://1.bp.blogspot.com/-PN7sQoL7Uqo/WcLDi_7LXbI/AAAAAAAARe4/GGHAbYDxqSE4JGeFCPRvsvtUL9UlAXqfACLcBGAs/s640/REGISTERED%2BREPORTS%2BBMC%2B25-08-17.jpg" width="640" /></span></a><span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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<div class="normale">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US" style="color: windowtext; mso-ansi-language: EN-US;">Image credit: Center for Open Science CC 4.0 </span><span style="color: windowtext;"><a href="https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/legalcode"><span lang="EN-US" style="color: windowtext; mso-ansi-language: EN-US;">https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/legalcode</span></a></span><span lang="EN-US" style="color: windowtext; mso-ansi-language: EN-US;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(Fonte: S. Valentini, HOME
SCIENZA LAB 25-08-17. <a href="https://blogs.biomedcentral.com/"><span style="color: windowtext;">https://blogs.biomedcentral.com</span></a> 24-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span lang="EN-US">RAPPORTO OCSE</span></b><span lang="EN-US">. <b><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">EDUCATION AT A GLANCE 2017: LA SCHEDA DELL’ITALIA</span></b><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Francesco
Avvisati e Giovanni Semeraro sono gli esperti italiani dell’Ocse che hanno
illustrato la <a href="http://www.tuttoscuola.com/ocse-education-at-glance-2017-la-scheda-dellitalia/">scheda
nazionale italiana</a> in occasione della presentazione dell’edizione 2017 di
Education at a Glance (EAG).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sono vari gli
aspetti del sistema educativo italiano, più strutturali e di lungo periodo, a
destare preoccupazione. Intanto la bassa percentuale di laureati tra gli adulti
(25-64 anni), il 26% rispetto alla media europea del 39%, cui si aggiunge
l’altrettanto bassa disponibilità degli occupati italiani alla formazione
continua. Poi l’eccesso di laureati in materie umanistiche (30% nel 2016,
contro la media europea del 19%), cui corrisponde una carenza di laureati
nell’area delle competenze ‘Stem’ (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e
Matematica), che penalizza in particolare le donne. Queste sono invece
massicciamente presenti nel settore educativo, dove l’Italia presenta il
divario di genere più importante dell’area Ocse: il 95% delle lauree di primo
livello e il 91% delle lauree di secondo livello è conseguito da donne. Sempre
preoccupante in Italia il numero dei Neet (persone di età tra i 15 e i 29 anni
non impegnate nello studio, nel lavoro, nella formazione), che nel nostro Paese
ammontano al 26%, rispetto al 14% della media degli altri Paesi Ocse, con punte
superiori al 30% in Campania, Sicilia e Calabria. In questa classifica l’Italia
si colloca al penultimo posto, subito prima della Turchia (28%). Che occorra
riportare l’istruzione tra le priorità dell’azione di Governo lo dimostra anche
la spesa in istruzione in rapporto al Pil, pari al 4,1%, ben al di sotto della
media Ocse (5,2%) e in calo, secondo il rapporto Ocse, del 7% rispetto al 2010.
Puntuale il commento della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli:
“Finanziamento al sistema? Passo già cambiato. Il dato riguarda il 2014.
Quest’anno il Fondo per le Università aumenta dell’1%, crescerà del 4,2% nel
2018”. (Fonte: <a href="http://www.tuttoscuola.com/">www.tuttoscuola.com</a>
12-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">SULL’ACCESSO PROGRAMMATO
ALL’UNIVERSITÀ. IL PARERE DI UN GIUDICE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il Tar del
Lazio ha dato provvisoriamente ragione a studenti che impugnavano la delibera
del Senato accademico dell'Università di Milano sull'accesso programmato. Di
seguito le argomentazioni di Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il Tar, nella
decisione provvisoria presa, si è fermato all'esame delle norme nazionali, che
riguardano solo alcune facoltà (medicina, ad esempio), e ha dimenticato di
considerare sia l'autonomia universitaria, sia le procedure di accreditamento e
di programmazione degli accessi, che consentono ad altre facoltà (lettere, ad
esempio) di stabilire quanti studenti possono iscriversi. Questo non vuol dire
negare il diritto allo studio, perché vi sono altre università (a Milano, nella
stessa città). Per non parlare del fatto che le prove di ammissione
all'università hanno anche un valore di orientamento: consentono allo studente
di misurarsi con le sue aspirazioni e alle facoltà di giudicare la preparazione
di base indispensabile per continuare il corso di studi al quale ci si vuole
iscrivere. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Prima di
parlare della questione dei diritti e della loro interpretazione, vorrei fare
una riflessione su un tema che sta alla base della questione: il disprezzo
della competenza. Il problema, infatti, nasce dal disprezzo o dalla
disattenzione per l'opinione degli esperti. Nel caso, una meditata e ben argomentata
delibera del Senato accademico dell'Università, presa il 23 maggio 2017, nella
quale si spiegava che la disponibilità di spazi, biblioteche e professori
impediva di accogliere un numero illimitato di studenti. Chiedo: se su un
autobus vi sono 50 posti, a sedere e in piedi, e sull'autobus vogliono salire
100 persone, non è utile dare ascolto al guidatore che avverte gli utenti sulla
disponibilità di posti? Diritti, diritti solo individuali, o diritti-doveri? Ma
il ministro dell'Istruzione dell'università e della ricerca ha detto che
abbiamo pochi laureati. Giusta constatazione. Un ministro che la fa dovrebbe,
lo stesso giorno, far approvare dal Consiglio dei ministri un disegno di legge
per aumentare corsi di studio, università, facoltà, borse di studio,
biblioteche, laboratori, prevedendo il relativo finanziamento. Altrimenti, fa
quello che potrebbe chiamarsi un salto logico: come l'autista che invita i 100
passeggeri a salire su un autobus con 50 posti. Il diritto allo studio deve
raccordarsi all'offerta formativa (per questo esistono le procedure chiamate di
accreditamento e di programmazione degli accessi). Per evitare che gli studenti
stiano seduti a terra, si sta cercando da qualche anno di raccordare domanda e
offerta formativa, diritto allo studio e apprestamento di strutture idonee a
realizzarlo. Il primo non si realizza a pieno senza il secondo. Questo raccordo
è operato per alcune facoltà a livello nazionale, con legge, per altre in sede
locale. Una sentenza della Corte costituzionale del 1998 afferma che l'accesso
ai corsi universitari è materia di legge, ma aggiunge che non tutta la
disciplina deve essere contenuta nella legge. Altrimenti non vi sarebbe
autonomia delle università, come prescritto dalla stessa Costituzione. (Fonte:
S. Cassese, Il Foglio 12-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b style="background-color: white;"><span lang="EN-US">SUL RAPPORTO DI PUBBLICO IMPIEGO </span>NELL'UNIVERSITÀ</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ripercorrendo
gli elementi che contrassegnano l’impianto costituzionale di cui l’opzione per
il rapporto di pubblico impiego si fa storicamente espressione, con il conforto
delle indicazioni emerse nella più recente giurisprudenza costituzionale e
amministrativa, Rosario Santucci risponde a stretto giro ai ragionamenti svolti
da Francesco Sinopoli (<a href="http://www.flcgil.it/comunicati-stampa/flc/universita-contrattualizzare-i-docenti-universitari-il-momento-e-giunto.flc">comunicati
stampa Flc Cgil</a>) in tema di contrattualizzazione dei professori
universitari. Santucci non usa giri di parole per affermare che è giunto il
momento di ripensare “l’attuale assetto normativo universitario che, a partire
soprattutto dal nuovo secolo, ha sostanzialmente svilito la garanzia dello
status, ha aperto falle che consentono a ‘poteri’ politici, sociali e
accademici di condizionare la libertà di ricerca e, sintonicamente, ha
flessibilizzato quel che non si doveva flessibilizzare: il lavoro dei
ricercatori che ha bisogno di stabilità, beninteso nell’ambito di un sistema di
controlli seri e imparziali. Con buona pace della legge 240 del 2010,
principale responsabile della deriva”. E su questo – aggiunge – “il momento è
giusto (…) perché si alzi la voce dei docenti universitari”. Il momento – se è
giusto – è quello in cui bisogna agire all'opposto della proposta di
“contrattualizzazione”, per evitare il colpo di grazia al sistema universitario
e a diritti e doveri costituzionali – funzionali ad una democrazia sostanziale
– che vi sono implicati: la libertà di ricerca e quella di insegnamento (art.
33 Cost.); l’impegno di promozione della cultura da parte del potere pubblico
(art. 9 Cost.). (Fonte: R. Santucci, Roars 05-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A PROPOSITO DEI DIPARTIMENTI “ECCELLENTI”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
Miur sta dando corso alle norme previste dalla Legge di Stabilità 2017,
relative a un finanziamento per complessivi 1,3 miliardi di euro (271 milioni l’anno
per cinque anni) di 180 dipartimenti universitari «eccellenti». Si tratta di
una decisione preoccupante, che produrrà effetti negativi strutturali, di lungo
periodo, sul sistema universitario italiano. Ma che cosa c’è di male nel
«premiare l’eccellenza»? Tre conclusioni generali. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La <i>prima</i> è che non vi è un’eccellenza e un
metodo per calcolarla, né vi sono depositari della verità su questi aspetti.
Anche grazie alla costante e documentata opera di vera e propria
contro-informazione operata dal sito <a href="http://www.roars.it/">www.roars.it</a>
in questi anni, siamo in grado di valutare la grande discrezionalità, e le
scelte politiche implicite che vi sono in queste norme, anche nelle più
apparentemente oscure. Ne può addirittura scrivere chi proviene da Atenei del
Sud (sui quali erano già piovuti gli strali del primo dei due Commissari Anvur,
in teoria neutrale), nonostante essi siano caratterizzati, come hanno tenuto a
sottolineare Checchi e Rumiati, da “disabilità”.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><span lang="EN-US">Seconda</span></i><span lang="EN-US">. Non sono fatti tecnici ma questioni
politiche. Il Parlamento ha fatto queste scelte? Certo, ma solo votando la
fiducia ad una Legge di Stabilità a cavallo fra due esecutivi, nella quale sono
state inserite queste ben preparate (chissà da chi, in sede tecnica) e
dettagliate disposizioni, non discusse nel merito e nelle loro implicazioni di
lungo termine.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><span lang="EN-US">Terza</span></i><span lang="EN-US"> ed ultima. Il conflitto è evidente. E
a mio avviso è fra un gruppo di esperti, tecnocrati “illuminati”, che, in base
alla conoscenza che solo essi hanno del Bene e del Male, perseguono un disegno
politico-ideologico (assai simile nelle sue linee ispiratrici a quello del
partito conservatore britannico) volto a un radicale ridisegno del sistema
dell’istruzione superiore, concentrandolo su poche sedi da essi prescelte,
anche attraverso scelte politiche mascherate da decisioni tecniche. Magari
destinando alle altre, ed in particolare a quelle delle aree più deboli del
paese, un po’ di misure compassionevoli (per i “disabili”). </span>E fra quanti
sollecitano un confronto aperto sulle politiche e sui principi che le ispirano,
sui criteri per valutare “a che servono le università” e quali sono i loro
meriti, sull’universalismo dei diritti all’istruzione terziaria
indipendentemente dal luogo di nascita, sull’effetto delle università sullo
sviluppo dei territori. Grazie al disinteresse della politica, i primi hanno
già stravinto. Ma sia almeno consentito discutere di questioni così importanti.
(Fonte: G. Viesti, Il Mulino 10-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IL PERCHÉ DI UNO SCIOPERO: LA VERA STORIA DEGLI SCATTI STIPENDIALI
DEI PROFESSORI UNIVERSITARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Per tutti gli altri statali
“generici”, nel momento in cui è terminato il blocco, in busta paga si sono
cominciati a ritrovare il corrispettivo degli scatti maturati durante il
periodo di blocco. Quindi, al di là della durata del periodo di blocco, per loro
la busta paga attuale è la stessa che se il blocco non ci fosse stato. Han
perso soldi negli anni di blocco, e nessuno glieli restituirà mai, ma poi la
loro retribuzione è tornata a essere quella prevista dal loro contratto, come
se il blocco non ci fosse stato. <i>Invece a
noi permane il mancato avanzamento degli scatti che sarebbero maturati durante
il periodo di blocco, e tale mancato avanzamento si ripercuoterà per tutte le
nostre future buste paga, TFR e pensioni</i>! Noi continueremo a pagare lo
scotto degli scatti mancati da qui all’eternità … Con un danno cumulato che per
me, che ho 58 anni, ha un valore attualizzato di circa 108.000 euro. Ma per un
giovane di 32 due anni vale oltre 150.000 Euro! Al confronto, il mancato
pagamento degli scatti per 5 o 6 anni è una bazzecola, il vero danno è il
taglio PERMANENTE che stiamo subendo tuttora, e che durerà per sempre! E’ per
questo che stiamo tuttora protestando vivacemente, ed è questa la vera anomalia
che differenzia gli universitari da tutti gli altri dipendenti pubblici.
(Fonte: N. Casagli e Red.ne Roars 08-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA
NAZIONALE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CdS. ABILITAZIONE SCIENTIFICA
NAZIONALE: LA MOTIVAZIONE DEL GIUDIZIO FINALE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La Sesta
Sezione del Consiglio di Stato nella sentenza del 18 settembre 2017 ha
affermato che "Un dato normativo è pacifico: la commissione che valuta il
conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale è composta da cinque
membri. L’abilitazione si consegue (a seguito dell’intervento
giurisprudenziale: Consiglio di Stato VI, n. 470/2016) o non si consegue (sulla
base del principio della maggioranza semplice) con il punteggio minimo di tre
su cinque.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il giudizio
finale, espresso collegialmente dalla commissione, deve tener conto della
maggioranza formatasi nel corso del procedimento.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">È di tutta
evidenza che il giudizio sintetico sarà di più immediata percezione se la
votazione finale sia unanime (5/5) ovvero a maggioranza (3/5).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questo
collegio ritiene che la motivazione del giudizio finale debba manifestare
semplicemente l’esito della votazione; e non essere più o meno approfondita
(ma, com’è ovvio, nel caso di sola inidoneità) a seconda del risultato numerico
finale (3/5).".<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(Fonte: segnalazione
del prof. avv. Enrico Michetti della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI,
del 18.9.2017 riportata da gazzettaamministrativa.it) <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CLASSIFICHE DELLE UNIVERSITÀ.
TRASCURANO LA RELAZIONE TRA RISULTATI E RISORSE DISPONIBILI<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Potremmo
rispolverare le analisi che dimostrano quanto le classifiche degli atenei siano
più vicine alle <i>fake news</i> che alla
scienza, non solo a causa dei loro errori metodologici, ma anche perché
trascurano di misurare l’aspetto più importante, ovvero la relazione tra
risultati e risorse disponibili (questa estate abbiamo mostrato che 14
università italiane sono più efficienti di Cambridge e Harvard in termini di
rapporto costi-prestazioni). Potremmo ripetere questa lezione, ma non lo
faremo. Piuttosto, a chi si ostina a prendere per buone queste classifiche,
facciamo notare che per Times Higher Education la quinta università italiana è
la Libera Università di Bolzano, che batte atenei come la Statale e il
Politecnico di Milano, la Sapienza di Roma e l’Università di Padova, per
citarne solo alcune. Ma quale è la forza di Bolzano? È nell’indicatore
Citations, quello che misura l’impatto scientifico, dove ottiene un fantastico
88,6 (meglio di McGill e Purdue, tanto per dire). Gli addetti ai lavori sanno
che quell’indicatore rappresenta la principale debolezza metodologica della
classifica THE, la stessa debolezza che agli esordi della classifica nel 2010
aveva portato Alessandria d’Egitto al quarto posto assoluto, davanti a Harvard
e Stanford nella classifica dell’impatto e al 147-esimo posto nella classifica
generale. Il tutto grazie a un professore egiziano che pubblicava centinaia di
lavori sulla rivista (edita da Elsevier) che dirigeva lui stesso. (Fonte: G. De
Nicolao, <a href="https://www.roars.it/online/affidabilissima-la-classifica-times-higher-education-bolzano-batte-statale-e-politecnico-di-milano-sapienza-e-padova/">https://www.roars.it/online/affidabilissima-la-classifica-times-higher-education-bolzano-batte-statale-e-politecnico-di-milano-sapienza-e-padova/</a>
05-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ARWU RIMANEGGIATA IN BASE AL <i>VALUE-FOR-MONEY</i><o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">É arrivata la classifica di Shanghai, nota
anche come ARWU (Academic Ranking of World Universities). Nessuna italiana
nelle prime 100, anzi nelle prime 150. Non diversamente dagli esiti di altre
classifiche internazionali, sembra la certificazione del deplorevole stato in
cui versano le nostre università. Ma se la nostra ARWU League si giocasse
proprio in base al <i>value-for-money</i>,
chi la vincerebbe? Per saperlo basta dividere il PUB score per le Operating
Expenses e vedere chi, a parità di costi, produce di più. Per facilitare la
lettura dei risultati, normalizziamo il risultato in modo che l’Efficiency
score di Harvard sia pari a 100. Ecco il risultato. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-w09AiSIkVF8/WcLEYFEELzI/AAAAAAAARfA/461fQH61VZMcItzK7I2sF1rmiqcrzj2dwCLcBGAs/s1600/ARWU%2B2017%2B_League_ranking_efficiency.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="background-color: white;"><img border="0" data-original-height="968" data-original-width="1600" height="386" src="https://1.bp.blogspot.com/-w09AiSIkVF8/WcLEYFEELzI/AAAAAAAARfA/461fQH61VZMcItzK7I2sF1rmiqcrzj2dwCLcBGAs/s640/ARWU%2B2017%2B_League_ranking_efficiency.png" width="640" /></span></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_i1026"
type="#_x0000_t75" style='width:447pt;height:273pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image003.jpg"
o:title="CLASS ARWU MODIFICATA DA ROARS 2017"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’Italia fa cinquina. I primi cinque posti
sono occupati da Milano Statale, Ferrara, Pavia, Milano Bicocca, Padova. Ma
anche Trieste e Torino entrano nelle prime dieci. Un risultato che può apparire
clamoroso solo a chi non conosce i numeri dei finanziamenti e della produzione
scientifica. Da sempre, l’università italiana è sottodimensionata e
sottofinanziata (nelle statistiche OCSE siamo ormai penultimi per spesa in
rapporto al PIL e ultimi come percentuale di laureati nella fascia 25-34 anni).
Tuttavia, a fronte di un impegno
finanziario modesto, la produttività è all’altezza se non migliore di
quella delle altre nazioni. (Fonte: <a href="https://www.roars.it/online/classifica-arwu-ununiversita-italiana-nella-top-100-subito-e-a-costo-zero/">https://www.roars.it/online/classifica-arwu-ununiversita-italiana-nella-top-100-subito-e-a-costo-zero/</a>
15-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CONSIGLI PER DOCUMENTARSI SULLE INCONSISTENZE DELLE CLASSIFICHE
DELLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Le classifiche delle università
sono dei cocktail in cui diversi ingredienti vengono mescolati in proporzioni
empiriche. Al contrario, un’analisi scientifica della produttività scientifica
deve basarsi sui dati bibliometrici originali, non contaminati da pesature
arbitrarie. Chi fosse interessato a una brillante spiegazione divulgativa dei
trabocchetti e delle inconsistenze delle classifiche accademiche, può leggere
“The order of things – What college rankings really tell us” di Malcolm
Gladwell, famoso editorialista del New Yorker. Chi invece fosse interessato ad
aspetti più tecnici può leggere “Higher Education Rankings: Robustness Issues
and Critical Assessment – How much confidence can we have in Higher Education
Rankings?” di M. Saisana and B. D’Hombres. Si tratta di un documento di un
centinaio di pagine che utilizza metodologie statistiche per valutare la
robustezza della classifica di Shanghai (Jiao Tong) e di quella del Times Higher
Education Supplement (THES). Le risultanze tecniche non sono favorevoli a
queste classifiche:<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“Robustness analysis of the
Jiao Tong and THES ranking carried out by JRC researchers, and of an ad hoc
created Jiao Tong-THES hybrid, shows that both measures fail when it comes to
assessing Europe’s universities”. (Fonte: Red.ne Roars 01-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">WORLD UNIVERSITY RANKINGS 2018 DEL
TIMES HIGHER EDUCATION. LE PRIME 1.000 UNIVERSITÀ AL MONDO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nella lista
definitiva delle prime 1.000 università al mondo distribuite in 77 Paesi,
l’Italia si piazza con la Scuola Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale
Superiore di Pisa rispettivamente al 155° e al 184° posto, entrando anche
quest’anno nella top-200 a livello globale e nella top-100 europea. Tra gli
atenei in classifica anche l’università di Bologna, il San Raffaele di Milano,
l’università di Trento, oltre ai tre atenei romani. Le università con maggior
presenza di studenti stranieri sono Sant’Anna di Pisa, Politecnico di Milano e
Politecnico di Torino (14% a pari merito), seguite dall’università di Bolzano
(12%) e di Bologna (10%). A guidare la classifica dei punteggi per numero di
citazioni è il San Raffaele di Milano (96,3), seguito dall’università di
Bolzano (88,6) e dalla Sant’Anna di Pisa (88), mentre sulla ricerca vincono la
Sant’Anna (36), Sapienza università di Roma (34,7) e Scuola Normale (33,3). Sul
trasferimento tecnologico e di conoscenze verso il sistema industriale la
Sant’Anna vola e con un punteggio di 87,8 stacca di parecchi punti il
Politecnico di Milano (58,1) e l’università di Pavia (54,7). Sulla
internazionalizzazione a guidare è Bolzano (68,9), seguita dall’università di
Trento (58,2) e dal Politecnico di Milano (53,1), mentre sull’insegnamento il
podio è della Normale (53,7), seguita dall’università di Bologna (43,6) e dalla
Sant’Anna (41,6). (Fonte: diregiovani.it 05-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ARWU. THE BEST 500 UNIVERSITIES<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ARWU has been
presenting the world top 500 universities annually since 2003. It claims to be
the precursor of global university rankings and “the most trustworthy” league
table. It adopts six ‘objective indicators’ to rank world universities with
different weightings, including the number of alumni and staff winning Nobel
Prizes and Fields Medals (10% and 20% weighting respectively), the number of Highly
Cited Researchers (20%), the number of articles published in journals of Nature
and Science (20%), the number of articles indexed in the Science Citation Index
– Expanded and Social Sciences Citation Index (20%), and per capita performance
of the institution (10%). For institutions specialised in humanities and social
sciences, such as the London School of Economics and Political Science, the
number of papers in Science and Nature is not considered and the weight of that
criterion is redistributed to other indicators, ARWU says. About 1,300
universities are actually ranked by ARWU every year and the best 500
universities are published. This is the first year that those universities
ranked between 501 and 800 in the world have also been published. (Fonte: <a href="http://www.universityworldnews.com/">http://www.universityworldnews.com</a>
15-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LA CLASSIFICA ARWU: PADOVA E SAPIENZA DI ROMA MIGLIORI
ATENEI ITALIANI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’Università
di Padova e Sapienza di Roma sono i migliori atenei italiani, almeno stando
all’Academic Ranking of World Universities 2017 (Arwu) pubblicato dalla Jiao
Tong University di Shanghai. La classifica presenta le 500 migliori università
a livello globale, in ordine di merito dal primo al 99° posto e poi
raggruppandole in range di 50 o 100 posizioni. Padova e Sapienza si collocano
così in testa agli atenei italiani, essendo le uniche a riuscire a entrare nel
range 151-200, posizione che l’università romana mantiene dal 2014. Seguono tra
la 201esima e la 300esima posizione le università di Bologna, Milano, Pisa,
Torino e il Politecnico di Milano. Complessivamente sono 16 gli atenei del nostro
Paese nelle prime 500 posizioni su 1.300 università censite e su circa 17.000
stimate nel mondo. Nel range 301-400 vi sono le università di Milano Bicocca,
Firenze, Pavia, Roma Tor Vergata e Napoli Federico II. Chiudono Ferrara,
Palermo, Trieste e il San Raffaele di Milano. A livello globale trionfano le
statunitensi Harvard e Stanford, seguite dall’inglese Cambridge. (Fonte: FQ
15-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“Institutions
within the same rank range are listed alphabetically”: i curatori della
classifica ARWU lo scrivono sia nella pagina della classifica globale che in
quelle delle classifiche nazionali. Eppure, c’è sempre qualcuno che si distrae
e scambia l’ordine alfabetico per una classifica di merito. Quest’anno, tocca a
La Repubblica che annuncia “Sapienza miglior ateneo italiano … secondo posto per Padova, terzo per il
Politecnico di Milano“. In realtà, se si ricostruiscono i punteggi, Padova è
prima, Sapienza seconda e il Politecnico solo settimo. Infatti, nella coppia di
testa, ad avere il punteggio migliore è Padova. E, nel secondo blocco di cinque
atenei, il Politecnico, è primo nell’ordine alfabetico, ma ultimo come
punteggio. (Fonte: Red.ne Roars 16-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ARWU.
Non in ordine alfabetico diffuso da stampa ma in base ai punteggi in Italia
UniPd è 1° (ex 2°), Sapienza 2° (ex 1°), PoliMi 7° (ex 3°). Vedi Tabella. <span lang="EN-US"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75" style='width:474pt;height:123pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image005.jpg"
o:title="CLASS ARWU CORRETTA 2017"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--></span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-twLAJPjItGg/WcLFbsWaMcI/AAAAAAAARfQ/8a7x0tD0AwEbyUbbfYBjb547-u4dbc4MwCLcBGAs/s1600/CLASS%2BARWU%2BCORRETTA%2B2017.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="background-color: white;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="1600" height="166" src="https://1.bp.blogspot.com/-twLAJPjItGg/WcLFbsWaMcI/AAAAAAAARfQ/8a7x0tD0AwEbyUbbfYBjb547-u4dbc4MwCLcBGAs/s640/CLASS%2BARWU%2BCORRETTA%2B2017.jpg" width="640" /></span></a><b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LE UNIVERSITÀ PIÙ “SOCIAL”</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo
gli oltre 230mila tweet raccolti dal sito Voices from the blogs, tra gennaio e
inizio luglio 2017, sarebbe Sapienza di Roma l’università più “social”
d’Italia. Seguono sul podio il Politecnico di Milano, medaglia d’argento, e la
Cattolica di Milano. Si aggiudicano poi un posto nella top ten delle più
nominate su Twitter – nell’ordine – l’UniTo, la Bicocca di Milano, l’Università
di Padova, la Bocconi, l’Università di Roma Tor Vergata, la Federico II di
Napoli e la Statale di Milano. (Fonte: catania.liveuniversity.it 09-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>LE UNIVERSITÀ PIÙ GIOVANI AL MONDO</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nella
«Top 50 Under 50», una graduatoria redatta dal portale QS sulle università con
meno di 50 anni, le prime 10 posizioni sono dominate dall'Asia, con sei atenei
spartiti tra Singapore (la stessa Nanyang), Hong Kong (The Hong Kong University
of Science and Technology, City University of Hong Kong e The Hong Kong
Polytechnic University, rispettivamente seconda, quarta, sesta) e Corea del Sud
(Korea Advanced Institute of Science & Technology). Seguono l’Europa (con
la finlandese Alto University in settima posizione, la francese Centrale Supélec
in nona e l'Universidad Autónoma de Madrid in decima) e l’Oceania
(l'australiana University of Technology di Sidney), mentre spunta un'italiana
appena fuori dalla top 10: la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, il collegio
d'eccellenza pisano nato come divisione della Normale per le discipline
applicate nelle scienze sociali. <span lang="EN-US">(Fonte: A. Magnani, IlSole24Ore 10-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">DOCENTI<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I RETTORI E LO SCIOPERO REGOLAMENTATO
DEI PROFESSORI <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">9000 docenti
universitari hanno aderito fino ad oggi allo sciopero degli esami per ottenere
l'eliminazione del «mutuo perpetuo» sugli stipendi che porterà a eliminare ben
cinque anni di carriera dal calcolo dell'anzianità di servizio. Invece di
incalzare il Miur, e il governo, per ottenere la restituzione di una cifra che
sembra superiore ai 100 mila euro a testa per docente, o per sbloccare gli
scatti stipendiali fermi da quattro anni, la Conferenza dei Rettori (Crui) ha
inviato alle rappresentanze sindacali dei docenti e alla ministra
dell'università e ricerca Valeria Fedeli un invito a presentarsi il 5 ottobre a
piazza Rondanini a Roma per discutere sulla «regolamentazione dell'astensione
collettiva». Una richiesta, contenuta in una lettera del 13 settembre scorso,
che appare oggi tardiva, se non proprio intenzionata a limitare o interferire
con una protesta in crescita. Lo sciopero è stato regolamentato da un
intervento del garante degli scioperi il 28 agosto scorso, che, insieme al
promotore dell'agitazione (il «movimento per la dignità della docenza universitaria»),
ha definito nel dettaglio le modalità per non danneggiare il diritto degli
studenti a sostenere gli esami. Fino a oggi i rettori erano intervenuti sulla
vicenda solo a luglio, quando avevano chiarito l'intenzione di operare una
trattenuta sullo stipendio a chi sciopera. Intenzione ribadita nella lettera
del 13. «La Crui - sostiene Carlo Ferraro, portavoce del movimento - è
un'associazione che, a norma del suo statuto, non è riconosciuta dal codice
civile». Le sue regole sono valide per i soci, ma non sono passate a un vaglio
esterno. Senza contare che il suo essere «datore di lavoro» è valido per il
personale contrattualizzato, non per i docenti. I rettori, anch'essi docenti,
sono «primi inter pares». (Fonte: Il Manifesto 19-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ASTENSIONE DEI DOCENTI DALLO SVOLGIMENTO DEGLI ESAMI DI PROFITTO
NELLE UNIVERSITÀ. IN UN COMUNICATO STAMPA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE L’USPUR
AFFERMA DI SOSTENERE INVECE L’ADESIONE AL RICORSO AMMINISTRATIVO PER IL
RECUPERO DELL’ANZIANITÀ GIURIDICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In questi giorni è in corso
l’astensione dei docenti dallo svolgimento degli esami di profitto nelle
università italiane, proclamata dal Movimento per la Dignità della Docenza
Universitaria. L’USPUR, nel rispetto delle posizioni individuali, ha suggerito
ai propri associati di procedere regolarmente a tutte le attività didattiche
che li coinvolgono. L’USPUR ritiene doveroso precisare la propria posizione in
merito. È indiscutibile che i docenti universitari hanno subito un trattamento
peggiorativo rispetto ad altre categorie non contrattualizzate (le categorie la
cui progressione economica è fissata da una legge e per le quali non si procede
ad una contrattazione sindacale). Per loro il blocco degli scatti stipendiali è
cessato nel 2016, un anno dopo le altre categorie del pubblico impiego. Inoltre
non è stato previsto alcun recupero dell’anzianità giuridica. Altre categorie,
vedi i magistrati, oltre che della progressione giuridica sono stati
reintegrati anche di quella economica. Tutto ciò s’inquadra in una diminuzione
della spesa pubblica per l’università dal 2009 ad oggi di circa il 22%.
Nonostante le ragioni alla base dello sciopero (sotto finanziamento
dell’università, penalizzazione maggiore della docenza rispetto ad altre
categorie del pubblico impiego, mancato recupero dell’anzianità giuridica), la
Giunta del nostro sindacato ritiene poco fruttifera l’adesione allo stesso per
i seguenti motivi: non sposterà di un millimetro l’attenzione del Governo nei
nostri confronti, penalizzerà esclusivamente gli studenti che dovranno
riprogrammare i loro calendari d’esame. Uno sciopero è un’azione sindacale
estrema, nel passato se ne è abusato e per questo motivo ha perso d’efficacia.
In particolare nei pubblici servizi i disagi ricadono unicamente sugli utenti
senza creare danno alcuno all’ente erogatore. La Giunta dell’USPUR sostiene
invece l’adesione al ricorso amministrativo per il recupero dell’anzianità
giuridica. Già oltre un migliaio di docenti hanno aderito. I numeri non sono
millantati, trovano riscontro nelle quote già pagate presso gli studi legali
preposti. Riteniamo che solo di fronte a un successo in ambito giuridico le
nostre richieste troveranno ascolto da parte del Governo, al quale continuiamo
a chiedere l’apertura di un tavolo di trattativa sindacale. L’USPUR (Unione
Sindacale Professori e Ricercatori Universitari) è un sindacato riconosciuto
con legge dello Stato (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11
Novembre 1985). (Comunicato stampa della segreteria nazionale USPUR 31-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UNA STUDENTESSA PARLA DELLO SCIOPERO DEI DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Da
parte nostra riteniamo assurdo che una battaglia di questo tipo venga promossa
sulle spalle degli studenti – insistono i rappresentanti degli studenti – senza
coinvolgere i sindacati e dividendo la comunità universitaria che si era
opposta alla riforma Gelmini». Ma questa grande “comunità universitaria che si
era opposta alla riforma Gelmini”, che tra l’altro non riguardava gli stipendi
dei professori, può davvero vantarsi di aver fatto tutto il possibile affinché
la riforma venisse migliorata o, al limite, bocciata? D’altra parte se la
“comunità universitaria” non è riuscita a smuovere il blocco degli stipendi,
perché mai i docenti non dovrebbero usare altri mezzi di lotta? Siamo sicuri
che siano stati i professori a dividere la comunità? O, piuttosto, sono state
le altre componenti universitarie a “tradire” i docenti, lasciando che i loro
diritti continuassero ad essere lesi, lamentandosi poi per lo sciopero di
alcuni di loro, giunto dopo tre anni di petizioni presentate inutilmente al
governo? (Fonte: G. Fusco, stralcio da lettera al quotidiano Il Trentino
13-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LA MINISTRA ANNUNCIA: «SBLOCCO STIPENDI E RIFORMA PRE
RUOLO IN LEGGE DI BILANCIO»<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'impegno
arriva dalla ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, che ieri in question
time - rispondendo a una interrogazione dei Cinque stelle - ha spiegato che
saldi di bilancio permettendo nella prossima manovra potrebbe arrivare un
«parziale ristoro» del blocco degli scatti di stipendio che ha colpito i
docenti universitari. Ma la ministra ha anche annunciato l'intenzione di
mettere mano al percorso che porta alla cattedra semplificandolo con interventi
«sulla filiera contrattuale che precede l'ingresso al ruolo di professore
universitario». Oggi la fase pre ruolo è costellata da una miriade di
contratti: assegnisti, dottorati, post-doc e ricercatori di tipo «a» e «b» (gli
unici con concrete possibilità di accedere alla cattedra). L'obiettivo sarà
quello di favorire l'ingresso «a una minore età per coloro che dimostrano di
avere i requisiti scientifici richiesti», ma anche «consentire a coloro che non
li possiedono di individuare tempestivamente percorsi di carriera alternativi»,
ha chiarito la ministra. <span lang="EN-US">(Fonte:
IlSole24Ore 27-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’ETÀ DEI PROFESSORI <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un’intera
generazione perduta dalla nostra accademia dove oggi si contano solo 20
professori ordinari con meno di 40 anni su un totale di 12.975 docenti di prima
fascia: in pratica meno dello 0,2%. Non va molto meglio tra i professori
associati dove gli under 40 sono 906 su 19.924 (il 5%). Mentre tra i
ricercatori a tempo indeterminato i giovani sono 1.422 su 15.982 studiosi
(neanche il 10%). In pratica meno del 5% di tutto il corpo docente e di ricerca
stabile delle nostre università (2.343 tra professori e ricercatori su un totale
di 48.881 studiosi) ha meno di 40 anni. Nel 2008 erano cinque volte di più,
come dimostrano gli ultimi dati elaborati dal centro studi Here (Higher
education research) della Fondazione Crui (la Conferenza dei rettori). Una
fotografia più o meno simile che si “ritrova” anche nella scuola (lunedì
partirà il nuovo anno): l’età media degli insegnanti è risalita a 51,2 anni, e
sotto i 30 anni ci sono appena 5.500 professori. (Fonte: M. Bartoloni,
IlSole24Ore 09-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“I PROFESSORI UNIVERSITARI ITALIANI HANNO GLI STIPENDI PIÙ ALTI DEL
MONDO”. UNA ESAGERAZIONE: PERCEPISCONO MENO DI QUANTO AFFERMATO DA OCSE E
GIORNALISTI ITALICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il 26 maggio 2012, il Giornale
scriveva che i professori universitari italiani (PO, professori ordinari) con <i>13.667 euro mensili</i> <i>lordi</i> sono proprio i più pagati dell’Unione Europea, seguiti dai
britannici, che incassano 12.554 euro e dagli olandesi che guadagnano 10.685
euro. Il Giornale seguiva a ruota ItaliaOggi che il giorno prima aveva
pubblicato un articolo dai toni meno gridati, ma altrettanto chiaro nei
contenuti. Ma anche recentemente si scrive: «Stipendi docenti universitari,
quelli italiani i più alti al mondo»: questo il titolo dell’articolo pubblicato
ieri (31-08-17) da Termometro Politico. C’è però una novità importante: Termometro
Politico documenta la sua affermazione con una figura tratta dall’Edizione 2016
del rapporto OCSE Education at a Glance (Vedi grafico qui sotto).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-OntvOIgHi3w/WcLIjO2nuhI/AAAAAAAARfs/GjI726Wn-UoMnG-LASDMKn7O9w9Je64sQCLcBGAs/s1600/AVERAGE%2BANNUAL%2BSALARIES%2BTERTIARY%2BEDU%2BOCSE%2B20-09-17pg.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="background-color: white;"><img border="0" data-original-height="748" data-original-width="1311" height="364" src="https://4.bp.blogspot.com/-OntvOIgHi3w/WcLIjO2nuhI/AAAAAAAARfs/GjI726Wn-UoMnG-LASDMKn7O9w9Je64sQCLcBGAs/s640/AVERAGE%2BANNUAL%2BSALARIES%2BTERTIARY%2BEDU%2BOCSE%2B20-09-17pg.jpg" width="640" /></span></a></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1028" type="#_x0000_t75" style='width:453.75pt;height:258pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image007.png"
o:title="stipendi-docenti (1)"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">C’è un modo semplice per capire
in trenta secondi come stanno veramente le cose e confutare i dati OCSE del
grafico sopra riprodotto. La Banca Dati Economica del MIUR (Ministero
dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) è liberamente consultabile al
seguente indirizzo: <a href="https://dalia.cineca.it/php4/inizio_access_cnvsu.php"><span style="color: windowtext;">https://dalia.cineca.it/php4/inizio_access_cnvsu.php</span></a>
. Il valore medio della <i>retribuzione
lorda</i> <i>annuale </i>per PO, professori
ordinari, risulta il seguente:<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">90.970 €: Professori Ordinari a
tempo pieno (non 125.000 USD come nel grafico OECD).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questi sono gli stipendi lordi
effettivamente erogati dal ministero ai professori ordinari. Notare la distanza
rilevante tra questi numeri (la realtà) e il dato pubblicato da Il Giornale:
164.004 € annui per un professore ordinario. (Fonte: Red.ne Roars 01-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nell’ultimo rapporto annuale di
INOMICS (un sito web abbastanza quotato a livello internazionale che offre
risorse online per le opportunità di carriera nelle università e nel settore
privato a laureati in economia, management e altre scienze sociali) si può
consultare il Salary Report 2016 che può essere scaricato al seguente link: <a href="https://inomics.com/ISR2016"><span style="color: windowtext;">https://inomics.com/ISR2016</span></a>
. Relativamente alla metodologia, gli estensori del rapporto specificano che
“The INOMICS Salary Report Survey 2016 was conducted through an anonymous
online questionnaire between August and October 2016. It was placed on the
INOMICS website, a global online platform for academics and professionals in
economics, business and social sciences with more than 150,000 visits a month
from 120 countries worldwide. […] This year, we were able to gather the highest
number of respondents; more than double compared to the salary report of 2015.
In total, answers from 1,959 respondents from 99 countries were used to compile
this analysis.” Se si consulta la figura 14 del rapporto (a pag. 13) si trovano
i salari medi espressi in dollari USA (non corretti per la parità di potere di
acquisto) per gli accademici nel 2016. Per i professori di prima fascia (full
professor) vengono riportati 91.458 dollari. Applicando il tasso di cambio
euro/dollaro del 2016 (media dell’anno = 1.1) fanno 83.144 euro. Una cifra
inferiore a quella ripresa dalla redazione di Roars dalla banca dati economica
del MIUR: 90.970 euro (stipendio del 2012 comparabile con quello del 2016 dato
il blocco degli scatti). Tale discrepanza è probabilmente dovuta al fatto che
al questionario hanno risposto professori ordinari italiani più giovani della
media. Personalmente (essendo relativamente molto giovane come prof. ordinario)
nel 2016 avevo uno stipendio mensile lordo di 6.243 euro che moltiplicato per
13 mensilità fa 81.160, quindi meno di quanto indicato da INOMICS per l’Italia.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il confronto internazionale
proposto dal rapporto per i full professor (professori ordinari) è il seguente:<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Italia: 91.458<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Germania: 112.273<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">United Kingdom: 139.306<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">North America: 172.446<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Western Europe: 99.799<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Asia: 83.397<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sono dati affidabili per un
confronto internazionale solo se assumiamo che in tutti i paesi considerati un
full professor in economia, management o diritto guadagni, in media, quanto un
full professor in altre discipline. In Italia è sicuramente così. Negli Stati
Uniti e nel Regno Unito, ad esempio, non possiamo dirlo. In Germania è così ma
il salario base di un full professor può variare a seconda del Länder. Non
sappiamo quindi se alla survey hanno preso parte full professor di Germania,
USA e UK che risultano mediamente più “quotati” dei loro colleghi. Qualsiasi
dato statistico va quindi interpretato con estrema cautela: come ricorda un mio
collega statistico quelli con cui lavoriamo non sono “dati” ma “presi”. Quello
che possiamo concludere in base ai “presi” di INOMICS è che i professori
universitari italiani non sono mediamente più pagati dei loro colleghi
stranieri (a parte gli asiatici), ma meno. Quanto meno è più difficile dirlo.
(Fonte: A. Sterlacchini, Roars 01-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Senza fare troppe ricerche
strane, tutte le Università aggiornano regolarmente la pagina “amministrazione
trasparente” e, alla voce “personale”, riportano i costi (non gli stipendi)
medi per la varie categorie di dipendenti. Per il Politecnico di Milano <a href="https://www.polimi.it/fileadmin/user_upload/Trasparenza/amministrazione_trasparente/personale/2016_conto_annuale.pdf"><span style="color: windowtext;">https://www.polimi.it/fileadmin/user_upload/Trasparenza/amministrazione_trasparente/personale/2016_conto_annuale.pdf</span></a>
risulta che i 331 professori ordinari a tempo pieno sono costati mediamente 71
mila 400 euro l’anno e quindi meno della metà di quanto affermato da OCSE e
giornalisti. (Fonte: indrani maitravaruni, Roars 02-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CONTRATTUALIZZARE I DOCENTI UNIVERSITARI? PERCHÈ NON SI DEVE FARE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sotto il titolo “<i>Università. Contrattualizzare i docenti
universitari. Il momento è giunto</i><b>” </b>la
FLC CGIL ha pubblicato il 29 agosto un comunicato in cui si legge: È maturo il
momento per affrontare la questione della contrattualizzazione del personale
docente delle Università, considerando anche che nel mondo accademico è
avvenuta una trasformazione radicale del proprio contesto istituzionale senza
che si sia avviata un’adeguata riflessione sulle nuove professionalità e sulle
relative logiche. La mancanza di una interlocuzione contrattuale per i docenti
universitari con lo Stato, come avviene per tutti gli altri lavoratori
pubblici, rischia di far pagare a questa categoria un prezzo altissimo. Non c’è
più nessun motivo per non pensare ad una riforma che consideri la
contrattualizzazione dei docenti universitari.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Roberta
Calvano su Roars (31-08-17) ha risposto in merito: Lo status (stato giuridico
ed economico) dei docenti universitari a tempo indeterminato è disciplinato
integralmente dalla legge e non da un contratto, come avviene invece oramai per
la quasi totalità del pubblico impiego. Le radici di questa scelta legislativa,
coerentemente seguita sin dalla nascita della Repubblica è da ritenere si
trovino nelle peculiari caratteristiche della funzione svolta dai professori
universitari, cui presiedono alcuni principi costituzionali fondamentali su cui
è bene soffermarsi brevissimamente. Sin dalla discussione in Assemblea
costituente su quello che sarebbe poi diventato l’art. 33 (in particolare per i
commi che riguardano l’Università, c. 1 “L’arte e la scienza sono libere e
libero ne è l’insegnamento” e c. 6 “Le istituzioni di alta cultura, università
e accademia, hanno diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti
dalle leggi dello Stato”), si pensò bene che la posizione del professore
universitario dovesse essere contraddistinta dalla massima indipendenza,
sottraendola alle possibili influenze della politica, o comunque da una
“ricattabilità” per ragioni di ordine economico, che ne avrebbe compromesso la
libertà. I costituenti in questa discussione svolsero non a caso significativi
parallelismi con la posizione della magistratura. Sappiamo bene che la legge n.
240/2010 ha introdotto significativi elementi di delegificazione dello stato
giuridico/economico dei docenti. Ciò è avvenuto ad esempio affidando ai
regolamenti di ateneo la disciplina del reclutamento, così come quella
dell’attribuzione degli scatti stipendiali (non più automatici, ma previa
richiesta e valutazione positiva da parte dell’ateneo). Non si è forse
riflettuto abbastanza sul dato per cui affidare l’attribuzione degli scatti a
una valutazione tutta interna all’ateneo sostanzialmente mette il docente in
una posizione di “ricattabilità” e di soggezione agli organi di governo
dell’università, oltre che alle condizioni finanziarie dell’ateneo in cui
opera. Un aspetto questo che non mancherà di manifestarsi quando inizieranno ad
essere svolte le prime tornate di valutazione ai fini dell’attribuzione degli
scatti stipendiali, e che non potrebbe che aggravarsi ulteriormente in regime
di contrattazione. Le ragioni fondative dello status pubblicistico, che
risultano oggi invariate, peraltro appaiono semmai sempre più evidenti proprio
perché ci troviamo oggi dinanzi ad una certa invadenza della politica nella
vita degli atenei, così come ad un assoggettamento delle attività svolte dai
docenti a vincoli ed oneri burocratici sempre più stringenti. Del resto se lo
status pubblicistico avesse una ragion d’essere che è venuta meno, il passaggio
al regime privatistico dovrebbe essere perseguito allora anche per magistrati,
ambasciatori, funzionari delle autorità indipendenti<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">INIZIA DAL COMPENSO LA VALORIZZAZIONE DEL DOTTORATO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
proposta è che il Dottorato di Ricerca sia valorizzato sotto due aspetti: il
suo ruolo nella società e la remunerazione che ne deriva. Questo è un
investimento dovuto nel diritto allo studio ed è essenziale per arginare il
trasferimento tecnologico verso l’estero derivante dalla “fuga dei cervelli”,
dando dignità al Dottorato dentro e fuori dell’Accademia. Alla luce di queste e
altre considerazioni, un rappresentante
dei dottorandi alla Statale di Milano nel Senato Accademico, che lo scorso anno
ha varato un importante aumento, ha promosso una petizione per chiedere alla ministra
Fedeli di aumentare l’importo minimo delle borse di dottorato in tutta Italia.
Roars ha pubblicato la <span lang="EN-US"><a href="https://www.roars.it/online/la-valorizzazione-del-dottorato-inizia-dal-compenso/"><span lang="IT">lettera</span></a></span> di Eugenio
Petrovich, Giulio Formenti e Nicola Chiaromonte, dottorandi presso le
Università di Milano e Pavia, sulla proposta di aumentare l’importo minimo
delle borse di dottorato. <span lang="EN-US">(25-07-17)</span><b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IL DOTTORATO NEGLI STATI UNITI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Negli
Stati Uniti, il dottorato dura dai 5 agli 8 anni ed è strutturato in maniera
sistematica. I primi tre anni sono durissimi, con esami che devono essere
superati entro date prestabilite, pena la perdita del posto di dottorato. A
partire dal terzo anno, i dottorandi cominciano a insegnare, e solo durante il
quinto anno iniziano a scrivere la tesi. Contemporaneamente, entra in gioco il
Career office, col compito di guidare nella ricerca del lavoro chi si
approssimi alla fine del percorso. Il personale dell’ufficio carriere ha
competenze specifiche (per acquisire le quali ha studiato e si è formato): è
aggiornato sulle statistiche relative allo stato di salute delle varie
discipline, e insegna al candidato le regole base della negoziazione di salari
e “benefits”, oltre a fornire una formazione che va dalle linee guida per la
compilazione di un curriculum, all’etichetta di una cena di affari. Il
prestigio di un ateneo si misura anche dalla sua abilità di impiegare i propri
“addottorati” e ogni dipartimento serio dedica una pagina web al cosiddetto
“placement”, ovvero per ogni addottorato indica il suo presente impiego.
(Fonte: T. Gazzarri, FQ 15-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ESTENSIONE DELL'INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE (DIS-COLL)
ANCHE AGLI ASSEGNISTI DI RICERCA E AI DOTTORANDI DI RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Con
la circolare Inps n. 115 del 19 luglio 2017 sono state impartite le indicazioni
operative per l'estensione dell'indennità di disoccupazione (Dis-Coll) anche
agli assegnisti di ricerca e ai dottorandi di ricerca con borsa il cui
contratto termini dopo il 30 giugno 2017. L'estensione di tale beneficio, di
natura assistenziale, anche alla platea dei cosiddetti "precari della
conoscenza" (quali sarebbero appunto assegnisti e dottorandi) è stata resa
possibile a seguito dell'approvazione a maggio scorso da parte del Senato della
Repubblica, a larga maggioranza, della legge sul lavoro autonomo non
imprenditoriale, entrata in vigore il 1° luglio 2017. Con questo voto la
Dis-Coll, l'indennità di disoccupazione, introdotta dal d.lgs. n. 22/2015 e
rivolta ai collaboratori coordinati e continuativi, iscritti in via esclusiva
alla gestione separata dell'Inps, è diventata strutturale anche per le
categorie predette<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CRITICHE ALLA DIS-COLL PER I DOTTORANDI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'argomentazione
che ha portato ad estendere la Dis-Coll anche ai dottorandi ha fatto leva sul
fatto che i dottorandi devono essere iscritti alla gestione separata dell'Inps
e per questo versano nel triennio contributi previdenziali assimilabili a
quelli da lavoro dipendente. Tuttavia, l'iscrizione alla gestione separata è
una soluzione tecnica valida soltanto ai fini pensionistici, dalla quale
risulta alquanto forzato evincere l'assimilazione tra dottorato e attività
lavorativa. Peraltro, l'introduzione della Dis-Coll ha comportato un aumento
dell'aliquota contributiva per tutti i dottorandi dello 0,51 per cento, che
contribuirà ulteriormente ad erodere l'importo della borsa. Quest'ultima si
configura comunque come una borsa di studio, esente da imposizione fiscale, il
che consente peraltro di contenerne il costo per gli atenei ai soli due terzi
dei contributi previdenziali. Se, invece, la borsa diventasse reddito da
lavoro, l'intero sistema andrebbe rivisitato altrimenti il costo da lavoro
dipendente, a parità d'importo, diventerebbe alquanto insostenibile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Se
dunque il dottorato non è stato concepito, né tuttora si configura, quale
attività lavorativa, a quale pro prevederne sottoposizione alle medesime regole
inerenti all'attività lavorativa? È improprio ed anzi fuorviante parlare di
precariato e disoccupazione nel dottorato di ricerca, semplicemente perché
trattandosi di un percorso di formazione, esattamente come il percorso di
studio all'università, non da diritto ad alcun posto di lavoro inteso in senso
tradizionale, ma fornisce un titolo di studio che abilita alla formazione e
alla ricerca sia in ambito pubblico sia privato. Per questo, il dottorato di
ricerca dev'essere un'esperienza altamente qualificata di investimento e di
formazione del capitale umano, indispensabile per accrescere le proprie
credenziali, con ricadute in termini di premialità occupazionale. Non per
questo è da sottovalutare la condizione di inattività che si materializza per
molti dottorandi al termine del percorso formativo, ma le risposte dovrebbero
essere trovate evitando il ricorso a misure assistenziali pubbliche, che
assolvono unicamente a una funzione di ammortizzatore sociale e che risultano
dall'estensione delle tutele concepite in un contesto e su presupposti
completamente differenti. Il percorso dottorale, trasformato nell'ennesima
categoria destinataria di misure di assistenzialismo e welfare pubblico,
potrebbe essere così ridotto ad una categoria di precariato qualunque. (Fonte:
G. Mulazzani, Ilsussidiario.net 16-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">DOTTORATO. PROPOSTE PER MIGLIORAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il confronto del sistema dei
dottorati anglosassoni con quelli italiani evidenzia alcuni problemi
strutturali che determinano sia precarietà lavorativa sia scarsa competitività.
Di seguito un link per leggere dieci proposte, alcune di facile attuazione,
altre difficili da realizzare, per ridare linfa al sistema italiano di
formazione post-laurea: <span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><a href="https://tinyurl.com/yd9vd7y5"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/yd9vd7y5</span></a>
(Fonte: T. Gazzanti, FQ 27-08-17)</span><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CULTURA DEL DIGITALE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IMMERSIONE NELL’ERA DIGITALE E CAMBIAMENTO DEI CERVELLI
DEI GIOVANI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Anna
Angelucci, stimolata dalla lettura di Susan Greenfield (Cambiamento mentale.
Come le nuove tecnologie stanno lasciando un’impronta sui nostri cervelli.
Roma, Giovanni Fioriti Editore, 2016) torna a riflettere su uno degli aspetti
più significativi legati alla nostra ormai irreversibile immersione nell’era
digitale. Guardiamoci intorno, osserviamo le persone che ci circondano:
all’esigenza di una diffusa e libera energia sociale, che si opponga ai
processi politici in atto – a partire da scuola e università – alla necessità
di un dialogo reale, dunque dialettico e in corpore vili, tra una pluralità di
soggetti che si incontrano e agiscono in una dimensione autenticamente
collettiva e che non siano espressione di un’eccezionale minoranza, corrisponde
oggi una risposta inerte, una passività diffusa, un adattamento flebilmente
critico – e più spesso compiaciutamente acritico – all’ineluttabilità
dell’esistente, una inettitudine collettiva generata anche dall’inazione
prolungata, dalla delega pigra con cui abbiamo sostituito la voce, il gesto,
l’espressione critica con un I like cliccato su una tastiera o con un emoticon
che qualcun altro ha stilizzato per noi, con un linguaggio binario povero e
polarizzato, prigioniero di una sterile contrapposizione tra tesi e antitesi ma
incapace di qualunque sfumatura dialettica. Dove possiamo trovare un antidoto?
Dove possiamo creare gli anticorpi per difendere l’humanitas da questo fuoco
incrociato in cui il digitale in tutte le sue forme appare il perfetto coagulo
dell’interesse economico, politico e militare globale? Un tempo avrei risposto,
con fiducia: a scuola e all’università, sui libri, tra i banchi, nel dialogo
tra studenti e con gli insegnanti, nello studio, nell’approfondimento critico,
nella riflessione collettiva, nella lettura e nella scrittura. Oggi, dopo vent’anni di pessime riforme della
scuola e dell’università ... anche l’ottimismo della volontà si arrende al
pessimismo della ragione: i cervelli dei nostri ragazzi cambieranno
rapidamente. E saranno molto presto perfettamente adattati al mondo
dematerializzato e post-umano – popolato da droni, robot e indistinguibili
replicanti – che si sta così velocemente stagliando davanti ai nostri occhi. <span lang="EN-US">(Fonte: A. Angelucci, Roars
29-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO (FFO). CRITERI DI
RIPARTO PER IL 2017. OSSERVAZIONI DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
stabilire i criteri di riparto per il 2017 del Fondo di finanziamento ordinario
(Ffo) delle università è il decreto firmato il 12 agosto dalla ministra Valeria
Fedeli. Per il 2017 il Ffo si attesta a 6,982 miliardi di euro con un
incremento di 62,5 milioni (+0,9%) rispetto al 2016. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
somma delle tre quote principali del Fondo (quota base, quota premiale, fondo
perequativo) è di 6,273 miliardi, con un paletto preciso per garantire la
sostenibilità: ogni università non perderà o guadagnerà più del 2,5% rispetto
all'anno precedente, grazie anche a un intervento perequativo che vale 145
milioni. Cresce l'incidenza della quota premiale che sale a 1,536 miliardi di
euro. Fondi questi che saranno divisi in base a tre criteri: il 60% sarà
assegnato sulla base dei risultati della ricerca (come fotografati dall'Anvur),
il 20% in base alla qualità delle politiche di reclutamento e il restante 20%
con il nuovo criterio dell'autonomia responsabile (in pratica gli atenei si
fanno misurare su due indicatori scelti da loro tra le attività di didattica,
ricerca e internazionalizzazione). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo
il Corriere della Sera – Università, in base alle tabelle allegate dal Miur al
comunicato sul Ffo, sommando le tre voci del Ffo (quota base, quota premiale e
risorse perequative) nel 2017 alle università arriveranno 6,272 miliardi di
euro: 63 milioni meno del 2016, il segno è negativo per l’1%.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
costo standard per studente - il "prezzo giusto" delle attività
universitarie sulla base di alcuni indicatori - quest'anno decide invece il
riparto tra gli atenei di 1,285 miliardi di euro. In pratica il 20% dei fondi,
Ma il costo standard per studente, dopo una bocciatura della Consulta, è stato
rivisitato nel recente decreto per il Mezzogiorno dove è previsto che cresca
solo tra il 2% e il 5% l'anno fino a un massimo del 70% della spesa storica.
Tra le altre voci del Ffo, si segnala l'aumento dei fondi per dottorati di
ricerca (140 milioni di euro), orientamento preuniversitario (5 milioni di
euro), sostegno a studenti con disabilità (7,5 milioni di euro) e
cofinanziamento delle chiamate dirette e assunzioni di soggetti esterni
all'ateneo, in particolare ricercatori (14 milioni). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
CUN ha approvato i criteri di riparto del FFO 2017, ma ha rilevato il mancato
recupero delle risorse complessive assegnate al sistema universitario,
osservando che la «prolungata carenza complessiva di risorse disallinea il
Paese rispetto alle buone pratiche delle nazioni UE e OCSE e compromette la
capacità di perseguire con efficacia l’attività istituzionale universitaria».
Non senza stigmatizzare un «contesto nazionale nel quale sono state destinate
risorse economiche molto significative al finanziamento di iniziative di
ricerca non riconducibili al sistema universitario». (Fonti: M. Bartoloni,
IlSole24Ore 11-08-17. CUN, Adunanza del 03-08-17. A. De Gregorio, CorSera
Università 13-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ BASE DI RICERCA.
OSSERVAZIONI DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
proposito dello stanziamento d<span lang="EN-US">i
45.000.000 </span>euro l’anno al fine di finanziare le attività base di ricerca dei
professori di seconda fascia e dei ricercatori in servizio a tempo pieno presso
le Università statali, con un importo individuale del finanziamento pari a
3.000 euro, da assegnarsi in modo da soddisfare il 75% delle domande dei
ricercatori e il 25% delle domande dei professori di seconda fascia, il CUN
osserva: La procedura valutativa delineata allo scopo di individuare, per ogni
settore scientifico-disciplinare, i beneficiari del finanziamento si configura
come procedura completamente automatica. Scelta della quale pur si comprende la
ragione: l’elevato numero dei possibili candidati e i tempi ristretti (dovuti
alla cadenza annuale) impediscono di adottare, anche parzialmente, la peer-review.
Tuttavia, questo conduce a una valutazione interamente fondata su criteri
bibliometrici/quantitativi così trascurando di fatto la complessa articolazione
interna dei settori scientifico-disciplinari (SSD). Automatismo che risulta
tanto più delicato in quanto si tratta, in questo caso, di valutazioni riferite
a singoli e non a strutture, come avviene invece nell’ambito degli esercizi per
la Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR). (Fonte: CUN Adunanaza
25-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>FFABR (FONDO PER IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ BASE DI
RICERCA) UMILIA I RICERCATORI</b><i><span style="mso-ansi-language: IT; text-transform: uppercase;"><o:p></o:p></span></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
blog Homo scientificus Europaeus (un’iniziativa ospitata da EuroScientist, webmagazine
pubblicato da EuroScience) ha pubblicato una <a href="https://blog.euroscientist.com/3000-euros-for-basic-research-activity-the-latest-action-of-the-italian-ministry-of-university-and-research-miur/">lettera</a>
firmata da alcuni componenti del Circolo universitario pavese Giorgio Errera.
L’argomento è il cosiddetto FFABR (Fondo per il finanziamento delle attività base
di ricerca) che finanzierà con 3.000 Euro a testa la ricerca di non più del 25%
dei professori associati e del 75% dei ricercatori che faranno domanda.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">«</span><span lang="EN-US"> </span><span lang="EN-US">Astonishment
is the only possible reaction at reading the latest call for funding of MIUR. The
idea of supporting basic research activity by funding less than half of the
35.363 associate professors and researchers with a sum of 3000 euros, after a
time consuming and centralized selection process, sheds light on the tragic
state of funding for our Universities.
[…] The amount of money made available to the applicants humiliates once
again the professional figure of Italian researchers and represents a clear
mistrust on the University autonomy and financial independency. This action
raises once again very serious questions regarding the level of awareness of
the Italian policy makers on the financial framework in which researchers and
teachers operate in the Italian Universities. Nevertheless, this action has the
merit to confirm a widespread feeling that basic activity of researchers and
teachers in our universities is going to die. The cost of such death will be
dramatically paid by future generations that, in the absence of any good and
internationally competitive university education, will even miss the outmost
possibility of the brain drain.» (Fonte: <a href="http://blog.euroscientist.com/">http://blog.euroscientist.com</a>
10-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">'EXCELLENT SCIENCE' DI HORIZON 2020. <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
Consiglio Europeo per la Ricerca (ERC) nell'ambito del pilastro 'Excellent science'
di Horizon 2020 concede diverse tipologie di sovvenzioni a ricercatori
internazionali interessati a lavorare in Europa. La bozza del programma di
lavoro 2018 prevede diversi tipi di sostegno:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- Sovvenzioni
di avviamento (starting grants), rivolte ai ricercatori con esperienza da 2 a 7
anni, che possono ricevere un contributo fino a 1,5 milioni di euro per 5 anni;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- Sovvenzioni
di consolidamento (consolidator grants), rivolte ai ricercatori con esperienza
da 7 a 12 anni che possono accedere a un contributo massimo di 2 milioni di
euro per 5 anni;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- Sovvenzioni
avanzate (advanced grants), rivolte ai ricercatori in possesso di un curriculum
accademico che li identifichi come leader dei rispettivi settori di ricerca. Il
contributo massimo è di 2,5 milioni di euro per 5 anni;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
'Proof of concept', rivolte ai ricercatori già assegnatari di una borsa ERC,
che abbiano un progetto ancora in corso o terminato da non più di 12 mesi dalla
data di pubblicazione del bando. I beneficiari accedono a un contributo pari a
150mila euro per 18 mesi;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- Synergy
grants, cioé sovvenzioni rivolte a piccoli gruppi di ricercatori (da 2 a 4
Principal investigator) con i rispettivi team di lavoro, che possono accedere
ad un contributo massimo di 10 milioni di euro per 6 anni (può essere richiesta
anche un'integrazione fino a 4 milioni di euro).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Le
risorse a disposizione ammontano a oltre 1,8 miliardi di euro, ripartiti tra le
diverse tipologie di sovvenzione e altri interventi. <span lang="EN-US">(Fonte: V. Di Sandro, FASI.biz
21-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST
LAUREA-OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span lang="EN-US">LE NUOVE REGOLE PER LE SCUOLE DI
SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA</span></b><span lang="EN-US"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">Pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale 208 di ieri le nuove regole per l'accesso dei medici
alle scuole di specializzazione in medicina, contenute nel decreto 130/2017,
puntano a rendere la selezione più qualificata, snella, semplificata. Con
un'attenzione specifica alla questione logistica. Le sedi d'esame saranno
accorpate per area geografica e rese meno frammentate, anche per garantire un
maggiore controllo durante lo svolgimento delle prove stesse. Tra le novità si
segnala che il concorso di ammissione sarà bandito entro il 31 maggio (prima
era il 30 aprile); il numero di quesiti della prova scritta sale a 140 (dai 110
precedenti) e le risposte multiple tra cui scegliere passano da 4 a 5; ogni
risposta esatta vale 1, non data o errata - 0,25 (prima era - 0,30). </span>(Fonte:
IlSole24Ore 07-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE MEDICA. «UNA SU DIECI NON È IN
REGOLA». LA PROPOSTA DELL'OSSERVATORIO AI MINISTERI: 135 NON VANNO AUTORIZZATE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">È
la prima volta che le scuole di specializzazione sono censite e valutate in
base a criteri precisi. Risulta che una scuola di specializzazione su dieci che
oggi in Italia prepara i giovani medici alla professione è senza i requisiti minimi
di qualità. E quanto emerge da documenti riservati all'esame del ministero
della Salute di Beatrice Lorenzin e di quello dell'Istruzione di Valeria
Fedeli. Un dossier scottante dove viene messo nero su bianco che 135 scuole di
specializzazione su 1.433 non sono in grado di formare al meglio. La
convinzione è dell'Osservatorio nazionale della formazione medica
specialistica, una costola tecnica dei due ministeri. Il parere l'ha stilato
dopo un lavoro di due anni sulla base di criteri come la presenza di spazi
adeguati e laboratori specifici nelle sedi universitarie, la garanzia di
standard assistenziali di alto livello negli ospedali dove viene svolto il
tirocinio. (Fonte: G. Fregonara e S. Ravizza, CorSera 21-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">BANDO SPECIALIZZAZIONI MEDICHE 2017.
NUOVO ACCREDITAMENTO STRUTTURE <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il MIUR ha
comunicato la data della pubblicazione del bando di accesso alle scuole di
Specializzazione Mediche 2017: il 29 settembre ci sarà la pubblicazione del
bando di concorso;<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">il 28
novembre si svolgerà la prova scritta secondo le nuove modalità del
regolamento; entro il 2017 ci sarà la presa di servizio<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Quest'anno, a
seguito dell’entrata in vigore del decreto congiunto Miur-Salute (n. 402 del 13
giugno 2017), è partito un nuovo e più rigoroso sistema di accreditamento delle
Scuole di specializzazione, improntato a garantire una sempre maggiore qualità
della formazione dei futuri professionisti medici. Le Università hanno
presentato, in base ai nuovi parametri per l’accreditamento, le nuove proposte
delle Scuole entro il 10 luglio scorso. L’Osservatorio nazionale della
formazione medica specialistica (organo istituito presso il MIUR, con la
partecipazione di rappresentanti del MIUR, della Salute, delle Regioni e del
mondo della medicina universitaria) ha presentato il 31 luglio scorso le
proposte di accreditamento rispetto alle quali, nel mese di settembre, sono
stati effettuati ulteriori approfondimenti e controlli di merito su richiesta
dei due Ministeri. Il complesso percorso dell’accreditamento sarà concluso
nella prossima settimana con l’emanazione dei decreti ministeriali della
Salute, di concerto con il MIUR, di accreditamento delle strutture e con i
decreti MIUR di accreditamento delle Scuole. (Fonte: M. Ferrucci, studenti.it
18-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">TASSO DI OCCUPAZIONE DEI LAUREATI<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I corsi
universitari che hanno il maggiore tasso di occupazione alla conclusione degli
stessi sono quelli a indirizzo scientifico, tecnico ed economico. Solo il 25%
dei laureati proviene dai corsi Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e
matematica) che sono i più richiesti sul mercato del lavoro. Se sommiamo a
questi i laureati in corsi giuridici ed economici superiamo di poco il 50%. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il tasso di
occupazione per i laureati Stem è dell'82% (85% per ingegneria). Per i corsi
giuridici ed economici il tasso di occupazione è analogo (81%). Ma nel nostro
Paese la gran parte degli universitari è in corsi umanistici dove il tasso di
occupazione risulta più basso (74%). I nostri giovani arrivano all'affaccio sul
mercato del lavoro dopo almeno 13 anni di corsi scolastici e diventano 18 se
proseguono con l'università. Arrivano così alla scelta lavorativa da due a tre
anni dopo i coetanei degli altri paesi europei. Solo 18 italiani su cento sono
laureati e ciò ci colloca penultimi, davanti al Messico, nella classifica dei
paesi a economia avanzata. Nei paesi dell'area Ocse la media è del 37%, il
doppio del nostro dato. (Fonte: <a href="http://www.ilsussidiario.net/">www.ilsussidiario.net</a>
16-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CORSI DI LAUREA PRESTIGIOSI ALL’ESTERO
<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">MATEMATICA E
FISICA. L'ETH - Swiss Federal Institute of Technology, questo Istituto di
Zurigo, si classifica nelle top 10 a livello mondiale sia per matematica che
per fisica. L'ETH è un'università pubblica molto antica che conta circa 30.000
studenti. La retta va da 1.700 a 5.400 euro l'anno. L'Imperial College of
London, è un'università con un alto livello di ricerca, ha prodotto in passato
risultati importanti quali la penicillina, le fibre ottiche e l'olografia.
Retta: 9-10mila euro l'anno. L'École Polytechnique di Parigi: il focus
principale è sulle scienze, l'eccellenza è matematica. Un migliaio di euro
l'anno la retta grazie alla copertura dei fondi statali. L'eccezione nel campo.
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ECONOMIA. Tra
le più blasonate figura la LSE (London School of Economics), dove ben dodici persone,
tra ex studenti e membri del corpo accademico, si sono meritati un Premio Nobel
per l'economia. Portafoglio alla mano, solo il primo anno costa 8.500 sterline.
L'Università Pompeu Fabra di Barcellona, dove insegna Andreu Mas-Colell, autore
di «Microeconomia Theory», uno dei testi più utilizzati in microeconomia, ha un
costo che si aggira sui 2.500 euro l'anno. La School of Economics di Stoccolma
(SSE) che ha «sfornato» il premio Nobel Gunnar Myrdal. Come in tutti i Paesi
scandinavi i suoi corsi sono gratis.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">INGEGNERIA.
ETH Zurich Swiss Federal Institute of Technology: Al Politecnico federale di
Zurigo Albert Einstein ha preso qui il suo diploma nel 1901. Costo, 1.300
franchi l'anno; l'Imperial College di Londra, dove la retta è di 9.000 sterline
l'anno; <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">GIURISPRUDENZA.
I migliori futuri avvocati tedeschi sono i laureati del Ruprecht-Karls-Università di Heidelberg. Frequentare questo ateneo
prevede il pagamento di una piccola tassa da 150-250 euro. Altre prestigiose
scuole di diritto in Europa includono la belga Katholieke Universiteit Leuven
che ha però tasse elevate (da 1.900 a
3.850 euro l'anno) e la francese Université Paris Panthéon-Sorbonne.
Nonostante il prestigio la Sorbona ha un sistema di tassazione molto bassa, al
massimo 500 euro. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LETTERE. La
Friedrich-Schiller-Università Jena: punto d'incontro dei più famosi romantici
tedeschi. Vi insegnarono Fichte e Hegel e vi studiarono Wilderlin, Novalis,
Schopenhauer. Non ci sono tasse d'iscrizione; l'Université Paris-Sorbonne:
attiva già dal 1257, è l'erede della classe di Lettere e Scienze umane
dell'antico Collège della Sorbona. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(Fonte: S.
Fraschini, Il Giornale 11-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I LAUREATI TRIENNALI CHE PROSEGUONO E CONSEGUONO UNA LAUREA MAGISTRALE
SONO MENO DEL 50%. RISPETTO AL 2000 I LAUREATI SONO AUMENTATI DEL 20%<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La Repubblica il 2 settembre riportava il dato
seguente: Oggi, il 79/80% dei triennalisti prosegue e consegue la laurea
magistrale. I conti però non tornano. Infatti, sfogliando il Rapporto biennale
Anvur (pag. 144) si vede che la percentuale di passaggio dai corsi triennali a
quelli di secondo livello è del 57,9%, se non si considerano le Scienze
Mediche. Includendole, la percentuale scende al 51,1%. Sempre secondo il
Rapporto Anvur (pag. 130), nei corsi di laurea di secondo livello i tassi di
abbandono più recenti si aggirano intorno al 15%. Basta una moltiplicazione per
concludere che tra i laureati triennali quelli che proseguono e conseguono una
laurea magistrale sono meno del 50% (Anvur) non il 79/80% citato da La
Repubblica (02-09-17) (Fonte: Red.ne Roars 08-09-17))<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Anche il CUN
ha sentito “l’obbligo di segnalare che i dati presentati nell’articolo portano
a una conclusione opposta a quella indicata nel titolo: i laureati sono in
aumento, non in calo”. Ebbene: come riportato nell’articolo, nel 2000 abbiamo
avuto 144mila laureati vecchio stile e nel 2016 abbiamo avuto 175mila laureati
triennali. In altre parole, rispetto al 2000, nel 2016 ben 21mila giovani in
più hanno conseguito un titolo di studio di livello universitario, con un aumento
di oltre il 20%. Inoltre, l’età media dei laureati triennali 2016 (fonte:
rapporto Almalaurea 2017) è di 24,9 anni, contro un’età media di 27,6 anni dei
laureati vecchio stile del 2000. Con l’introduzione del 3+2 abbiamo dunque più
giovani in possesso di un titolo di studio universitario, ottenuto in media con
2,7 anni di anticipo rispetto ai loro colleghi del 2000. (Fonte: Lettera del
CUN a La Repubblica 02-09-17) <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CRESCE LA RICHIESTA DI LAUREATI IN
INGEGNERIA MA PERSISTE IL DISALLINEAMENTO TRA DOMANDA E OFFERTA<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">Soprattutto
grazie al varo del piano Industria 4.0 cresce consistentemente la domanda di
laureati in ingegneria, in particolare nel settore dell'informazione ed in
quello industriale. E' quanto emerge dalle analisi del Centro Studi Cni
(Consiglio nazionale degli ingegneri) attraverso l'elaborazione degli ultimi
dati del Sistema Informativo Excelsior. I dati confermano un trend positivo che
chiude la lunga stagione di crisi degli anni scorsi e conferma come vasta parte
del sistema produttivo si sia rimesso in marcia, seguendo un sentiero di
crescita nuovo. In particolare, adottando l'approccio di Industria 4.0 ed
incorporando progressivamente crescenti livelli di digitalizzazione dei
processi, ambito nel quale gli ingegneri esprimono competenze specifiche e per
i quali attualmente risultano particolarmente richiesti. Sulla base dei dati
medi trimestrali attualmente disponibili, la domanda di ingegneri si mantiene
su livelli soddisfacenti. Per il periodo luglio-settembre 2017 la domanda di
personale con laurea in ingegneria si è avvicinata, secondo le analisi del Cni,
a 24.000 unità, così come la media per il periodo agosto-settembre 2017 si è
attestata a poco più di 25.000 unità. E' verosimile pensare che la domanda di
ingegneri per tutto l'anno 2017 possa superare le buone performance dello
scorso anno, in cui la richiesta di figure con laurea in ingegneria si era
attestata a 26.540 unità (la domanda annuale è data dalla media dei dati
trimestrali). Ma se la domanda di ingegneri si mantiene su livelli elevati, la
crescita potenziale rischia di affievolirsi per un persistente fenomeno di
disallineamento tra domanda e offerta. Secondo le stime del Sistema Informativo
Excelsior, gli ingegneri sono attualmente tra le figure più difficili da
reperire. Il tasso di difficoltà di reperimento manifestato dalle imprese è
infatti, secondo l'ultima rilevazione, del 65,1% per gli ingegneri elettronici
e dell'informazione (il 65% delle aziende che ricerca queste figure ha
difficoltà a reperirle), del 62,4% per gli ingegneri industriali e del 59% per
gli ingegneri degli altri indirizzi di specializzazione. (Fonte: F. Meta,</span><span lang="EN-US"> </span><span lang="EN-US"><a href="http://www.corrierecomunicazioni.it/">www.corrierecomunicazioni.it</a>
05-09-17) <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ERASMUS. XIX INDAGINE DI ALMALAUREA SULLA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE
DEI LAUREATI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
cinque anni dal conseguimento del titolo di studio, il 16% dei laureati ha
dichiarato di avere svolto un'esperienza all'estero (Erasmus, preparazione
della tesi o formazione post-laurea) e poi di essere rimasto nel paese per motivi
di lavoro. «Ciò conferma che mobilità richiama mobilità - sostiene la ricerca -
ovvero maturare esperienze lontano dai propri luoghi di origine favorisce una
maggiore disponibilità a spostarsi». <span lang="EN-US">A questi ragazzi è stato chiesto di esprimersi sulla
possibilità di tornare in Italia: il 42% degli interpellati ritiene tale
ipotesi improbabile, quanto meno nell'arco del prossimo quinquennio. </span>Il 28% la
considera poco probabile, solo l'11% si è mostrato ottimista in tal senso.
Sull'analisi socio-economica degli studenti Erasmus influisce anche l'ateneo di
provenienza. <span lang="EN-US">La
collocazione geografica a Sud o a Nord influisce sulla mobilità dei giovani. Le
università dell'Italia Nord-orientale inviano più studenti all'estero (11%),
mentre quelle del Sud o delle isole solo il 6 e 7%. In dieci anni i numeri
dell'Erasmus sono cresciuti. Nel 2006 gli studenti che facevano questa scelta
erano il 6% degli immatricolati, nel 2016 l'8%. La possibilità di trovare un
lavoro a un anno dalla laurea sono cresciute del 12%. La meta più gettonata
resta la Spagna - la sceglie il 30% degli studenti. Seguono la Francia, la
Germania e il Regno Unito. La scelta di affrontare questo percorso, anche in
vista di un espatrio, avviene spesso nel biennio magistrale e non durante la
laurea di primo livello. Il viaggio all'estero è più diffuso tra gli studenti
dell'«area linguistica» (22 laureati su 100) e meno tra i medici (16%),
architetti (13%) e studenti di giurisprudenza e scienze politiche (10%).
(Fonte: Il Manifesto 02-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>LAUREATI E STUDENTI STRANIERI IN ITALIA</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I
laureati stranieri nelle nostre università sono cresciuti del triplo nell’arco
di 11 anni, tra 2005 e 2016: da 3.000 a 9.556. Il tutto mentre la quota di
studenti esteri iscritti è arrivata al 5% della popolazione universitaria nel
2015, pari a più di due volte rispetto al 2005 (2,2%) ma ancora a distanza da
Germania (7%), Francia (10%) e Regno Unito (18%). Il problema principale arriva
dopo la fine degli studi: solo il 30% dei laureati darebbe la priorità
all'Italia come luogo di lavoro, mentre il 36% abbandona la Penisola a un anno
dalla laurea magistrale. Dionigi (Almalaurea): servono borse e docenti
internazionali. Il trend è comunque positivo, se si considera che tra 2004 e
2014 il saldo della mobilità internazionale è riuscito a virare in positivo:
gli studenti stranieri in entrata hanno superato il totale di quelli italiani
in uscita. Ma si resta su livelli «non paragonabili» a quelli del resto
d'Europa, dove la mobilità di studenti è da anni un fattore di competizione. Il
bacino degli internationals frutta alla sola Gran Bretagna oltre 420mila
iscritti, con ricadute economiche nell’ordine dei miliardi di sterline tra
rette, affitti e indotto. Handicap principale: l’internazionalizzazione, ad
esempio nell’offerta didattica in inglese. Secondo i dati di Universitaly, un
portale del Miur, i nostri atenei hanno attivato un totale di 338 corsi
insegnati integralmente in lingua. Un progresso rispetto alla nicchia di
qualche anno fa, ma comunque ben al di sotto dei 1.034 offerti dai Paesi Bassi,
gli 835 della Germania e i 550 della Svezia. Un ritardo che spiega, in parte,
perché la maggioranza di iscritti stranieri confluisca sugli atenei più predisposti
all'internazionalità come Perugia Stranieri (30%), Bolzano (unica università
trilingue in Italia, 17%), Siena Stranieri (14%), Trento e Trieste (8%).
(Fonte: A. Magnani, IlSole24Ore 11-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CREDITI FORMATIVI PROFESSIONALI PER LA LAUREA. SISTEMA
VAE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Oggi
è possibile tramutare l’esperienza lavorativa e curricolare in crediti
formativi professionali. La possibilità è offerta dal sistema VAE (validazione
degli apprendimenti esperienziali) che tramuta esperienza lavorativa in Cfu
ovvero in Cfp. Il sistema VAE di convalida dell’esperienza acquisita mira ad
agevolare il percorso universitario degli studenti lavoratori. Il VAE si
rivolge a persone che praticano attività professionale retribuita o volontaria
da almeno tre anni. E’ necessario possedere esperienza professionale
certificata, da documentare in Curriculum Vitae in formato europeo. Il CV unito
a un’apposita richiesta di riconoscimento dei Cfp, dovrà poi essere vagliata
dal singolo ateneo di riferimento. I crediti formativi sono l’unità di misura
in base alla quale vengono certificate le competenze dello studente o del
lavoratore. I crediti formativi possono essere universitari (Cfu) o
professionali (Cfp). In Italia, il riconoscimento dei crediti formativi
professionali è principalmente attivo nelle università telematiche. Il
meccanismo della tramutazione dell’esperienza formativa pregressa in Cfu non è
tutto automatico. Varia a seconda dei singoli atenei e corsi di studio
prescelti dal candidato. Per saperne di più <span style="font-size: 10pt;">> </span><span lang="EN-US"><a href="https://www.controcampus.it/2017/08/crediti-formativi-professionali-per-la-laurea-quali-sono-e-come-funzionano/"><span lang="IT">https://www.controcampus.it/2017/08/crediti-formativi-professionali-per-la-laurea-quali-sono-e-come-funzionano/</span></a></span><b> . <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RECLUTAMENTO. VALE POCO LA LEGGE DELLA DOMANDA E
DELL’OFFERTA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un
professore ordinario ogni cinque lascerà la cattedra tra quest'anno e i
prossimi due. Negli studi classici l'abbandono tocca quasi un ordinario su tre,
a medicina, storia e scienze politiche esce di scena un cattedratico ogni
quattro, mentre l'esodo è un po' meno intenso a matematica, economia e
giurisprudenza. Allargando lo sguardo ai professori di seconda fascia e ai
ricercatori, dove l'età media è più bassa, la via verso l'uscita rimane
affollata: poco meno del 10% dei docenti ha ancora al massimo due anni da
passare in aula. I numeri dei censimenti ministeriali parlano di un esodo in
pieno corso, destinato ad aprire spazi enormi negli organici. Il tutto accade
mentre, dopo anni di dieta forzata, il turn over tornerà al 100% dal 2018,
quando il sistema universitario potrà dedicare a promozioni e nuove assunzioni
tutti i risparmi prodotti dalle uscite. La lunga fase dell'austherity
anti-crisi ha ridotto del 16% i docenti mentre gli iscritti agli atenei sono
aumentati dell'8,6%, anche grazie alla ripresina degli ultimi due anni. Ma è
nelle singole aree di studio che si incontrano le contraddizioni più evidenti.
Quella che le etichette ministeriali definiscono «area sociale», e che in
pratica comprende Economia, Giurisprudenza e Scienze politiche, è l'unica a non
guadagnare iscritti rispetto a dieci anni fa,ma è anche quella che subisce
l'emorragia più contenuta di docenti (-4,6%): la forbice fra la robustezza del
corpo docente e la platea degli studenti si allarga invece nell'area medica,
che paga anche un certo gigantismo del passato, e in quella scientifica, che si
è alleggerita di un docente su sei mentre gli studenti sono aumentati del
18,6%. E nello stesso periodo gli atenei del Centro-Nord, che hanno visto
crescere dell'11,6% gli iscritti, hanno subito la stessa perdita di professori
che si è registrata al Sud, dove gli studenti sono calati del 2 per cento. La
tabella che segue mette a confronto l'evoluzione degli ultimi dieci anni nella
geografia dei docenti con quella degli studenti (Fonte: G. Trovati, IlSole24Ore
28-07-17)<o:p></o:p></span><br />
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-WrgwwuBTqeQ/WcLJxmys7oI/AAAAAAAARf4/WZM8JA8nF0odpb5N9SJyvBEJPFnDRxjQgCLcBGAs/s1600/STUDENTI%2B.%2BDOCENTI%2BSole%2B28-07-117.jpg" imageanchor="1" style="background-color: white; clear: left; display: inline; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="904" data-original-width="1600" height="360" src="https://4.bp.blogspot.com/-WrgwwuBTqeQ/WcLJxmys7oI/AAAAAAAARf4/WZM8JA8nF0odpb5N9SJyvBEJPFnDRxjQgCLcBGAs/s640/STUDENTI%2B.%2BDOCENTI%2BSole%2B28-07-117.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1029" type="#_x0000_t75" style='width:476.25pt;height:268.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image009.jpg"
o:title="STUDENTI "/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RECLUTAMENTO. DISTRIBUZIONE DEI PUNTI ORGANICO</span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
ministra Fedeli ha inviato alla Corte dei conti un decreto cruciale per la vita
degli atenei. Si tratta di quello sulle assunzioni, che per quest'anno prevede
la distribuzione agli atenei di circa 1.526 punti organico (333 in più rispetto
al 2016) che aprono le porte a oltre 2mila assunzioni (il professore ordinario
vale un punto organico, l'associato 0,7 e il ricercatore 0,5) con il turn over
che passa dal 60% del 2016 all'80% di quest'anno (nel 2018 tornerà al 100%). La
distribuzione dei preziosi «punti organico» necessari per le assunzioni si basa
sulla virtuosità dei bilanci dei singoli atenei con le facoltà assunzionali
graduate tra un minimo del 50% e un massimo del 110% sulle cessazioni del 2016.
Fonte: <span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><a href="https://tinyurl.com/y72xfnkc">https://tinyurl.com/y72xfnkc</a> 10-08-17)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">MIGLIORARE IL RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Una
selezione meritocratica, basata su modelli condivisibili, come la procedura con
doppio livello di selezione, con abilitazione nazionale e concorso locale, non
basta ad attrarre, ma soprattutto, a trattenere i migliori ricercatori e
professori in un contesto universitario che è chiamato a essere sempre più
competitivo, internazionale e motore dello sviluppo sociale, economico e
culturale del Paese. Sebbene il meccanismo di reclutamento del personale
docente abbia subìto diversi cambiamenti negli anni, non è stato ancora in
grado di valorizzare l'autonomia degli Atenei.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Affinché
l'Università italiana possa essere al passo con una dimensione europea e
internazionale deve essere grande, in termini di maggiori risorse e fondi. La
risposta per garantire ai ricercatori più possibilità di crescita professionale
in futuro è, pertanto, l'investimento in ricerca e didattica, il superamento di
vincoli interdisciplinari nel reclutamento dei giovani con concorsi aperti, nei
quali gli Atenei possano selezionare secondo le proprie reali necessità
contingenti e vengano valutati, poi, per le scelte fatte in un sistema di
autonomia responsabile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Investire
su un nuovo modello universitario significa: accorciare i tempi di precariato
per ricercatori e docenti; dare loro maggiori prospettive di carriera; superare
il localismo e agevolare la mobilità fra sedi locali e internazionali; e
soprattutto impegnare più risorse pubbliche e private nella ricerca italiana,
sollecitando alla partecipazione un maggior numero di enti finanziatori e alla
donazione che è molto limitata nel nostro Paese. (Fonte: C. Messa, IlSole24Ore
17-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UN RAPPORTO SUI CONCORSI ELABORATO DALL'UFFICIO
VALUTAZIONE IMPATTO DEL SENATO SCOPRE LA COOPTAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Università,
concorsi per diventare professori associati o ordinari. Un rapporto elaborato
dall'Ufficio Valutazione Impatto del Senato spiega come non importa quali
accorgimenti si prendano e quali riforme si facciano: nel mondo accademico si
troverebbe sempre il modo di aggirare il sistema. Ora, oltre agli aneddoti e
agli studi degli esperti, ci sono anche i dati del Senato: 664 concorsi analizzati
(230 per ordinari e 434 per associati), un arco temporale che va dal 2004 al
2010, quattro atenei (l'Università di Padova, la Statale di Milano, La Sapienza
di Roma e la Federico II di Napoli). Sono state considerate le liste di tutti i
candidati, calcolata la qualità scientifica, rilevate le variabili
(dall'H-Index - il parametro che misura la prolificità e l'impatto scientifico
di un autore sulla base delle sue pubblicazioni e sul numero di citazioni -
alla sede di provenienza dei candidati rispetto ai commissari), misurata
l'incidenza dei vincitori tra gli interni e gli esterni prima e dopo il 2008,
anno in cui le commissioni di valutazione sono diventate quasi completamente a
sorteggio, nel tentativo di garantire maggiore oggettività. Risultato: la
percentuale dei vincitori interni all'ateneo che aveva indetto il concorso non
mutava. E un parallelismo: oggi, anche le commissioni che valutano
l'abilitazione nazionale dei professori rispondono a un sorteggio simile mentre
la chiamata negli atenei spesso avviene con commissioni scelte dall'interno.
"Questo pericolo - si legge nelle conclusioni - sembra rimanere anche con
l'attuale sistema delle abilitazioni scientifiche nazionali: le chiamate degli
abilitati sono ampiamente nelle mani dei singoli atenei e dei
dipartimenti". (Fonte: V. Della Sala, FQ 20-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">COOPTAZIONE DEI DOCENTI. QUATTRO CONSIDERAZIONI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dario
Braga ha esposto su IlSole24Ore tre importanti considerazioni sull'Università
italiana. Primo: L'accesso dei docenti all'Università avviene inevitabilmente
per cooptazione, perché «ricercatori e studiosi non sono intercambiabili». Nei
sistemi universitari migliori si tratta di una cooptazione trasparente e
responsabile, poiché soggetta al vaglio della comunità scientifica
internazionale. In Italia essa avviene dietro al paravento del concorso
pubblico, il cui formalismo annacqua fino a far scomparire la responsabilità
della scelta e favorisce l'esercizio del potere accademico a difesa di comodi
recinti disciplinari.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo:
La mancanza di una cooptazione trasparente e responsabile è la principale causa
del localismo, della scarsa capacità di attrazione internazionale,
dell'emorragia di talenti verso l'estero e di altri malanni che affliggono la
nostra università.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Terzo:
Serve un ripensamento profondo dell'Università italiana, che coinvolga le
risorse a essa destinate, gli incentivi alla mobilità, la liberalizzazione
delle forme contrattuali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sono
considerazioni che condivido. Vorrei però renderne esplicita una quarta, che mi
sembra le sottenda, e che credo andrebbe messa al centro del dibattito. La
cooptazione funziona bene quando la scelta di persone di qualità è premiata,
quella di persone di scarso valore stigmatizzata. Nei sistemi universitari
migliori questo è ciò che accade; talvolta attraverso una valutazione
centralizzata, autorevole e indipendente, a cui corrisponde l'attribuzione di
risorse cospicue e fortemente concentrate sui dipartimenti meglio valutati
(sistema inglese). (Fonte: D. Terlizzese, Il Sole24Ore 25-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">572 RICERCATORI DA ASSUMERE NEL PIANO DI SVILUPPO
TRIENNALE 2017-2019 DELL’ENEA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Con
572 assunzioni di giovani e di nuove professionalità e oltre 51 milioni di
investimenti in attrezzature e impianti, prende il via il Piano di sviluppo
triennale 2017-2019 dell’Enea, cioè l’ente nazionale per le energie alternative
e il risparmio energetico. Il Piano approvato dal CdA ha come obiettivo dare
nuovo slancio alle attività di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico
e rafforzare la capacità di autofinanziamento dell’Agenzia nei settori di
competenza, puntando, in particolare, su quattro settori strategici: fusione e
sicurezza nucleare; efficienza energetica; sostenibilità dei sistemi produttivi
e territoriali; tecnologie energetiche. <span lang="EN-US">(Fonte: L. Grassia, La Stampa Economia
27-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RICERCA<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ALEXANDRA ELBAKYAN, LA “PIRATA” DELLA SCIENZA FONDATRICE
DI SCI-HUB <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
differenza degli editori normali che devono pagare gli scrittori e poi
compensare i revisori tecnici o scientifici delle opere pubblicate, le case
specializzate ottengono quasi tutto gratuitamente. Uno studio della Deutsche
Bank ha definito il sistema «triplo pagamento». In un Paese qualunque, lo Stato
finanzia la ricerca alla base del lavoro da pubblicare. Paga gli stipendi di
coloro che vengono chiamati a rivedere scientificamente i lavori e alla fine
paga nuovamente, magari tramite le università, per far ottenere ai suoi
scienziati l’accesso a quei saggi. Diversi siti pirata hanno iniziato a rompere
questo incantesimo che ha consentito a editori come Elsevier di accumulare
profitti enormi. Il più popolare di tutti è proprio quello della ricercatrice
kazaka Elbakyan, dal quale ogni giorno vengono scaricati migliaia di documenti.
L’archivio di Sci-Hub contiene almeno 60 milioni di ricerche. Uno studio ha
verificato che in sei mesi gli utenti hanno scaricato 28 milioni di testi,
anche in questo caso soprattutto da Iran, India e Cina. Ma anche grandi
università americane, come Harvard, dicono di essere in difficoltà a pagare i
crescenti prezzi richiesti dagli editori scientifici. È partita da qui la
rivolta della più famosa «pirata scientifica» del mondo, una ragazza di origini
armene, asiatiche e russe che ha aperto un sito da dove è possibile scaricare
gratuitamente milioni di pagine scientifiche. Un sito in guerra con i grandi
editori e che ultimamente è stato anche colpito da una sentenza di un tribunale
americano che ha imposto alla sua proprietaria una multa di 15 milioni di
dollari. Ma lei, la ventinovenne Alexandra Elbakyan, fondatrice di Sci-Hub ,
continua per la sua strada, sostenuta da milioni di ricercatori in tutto il
mondo, dall’Iran (il Paese che scarica più documenti dal suo sito) alla Cina,
agli stessi Stati Uniti: «La scienza — dice — dovrebbe appartenere agli
scienziati e non agli editori». <span lang="EN-US">(Fonte: F. Dragosei, CorSera 30-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">SCI-HUB E L’ACCESSO LIBERO E GRATUITO AI RISULTATI DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Su Roars Paola Galimberti fa il
punto su <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sci-Hub"><span style="color: windowtext;">Sci-Hub</span></a>, oltre la retorica basata sul
fondamentalismo dell’accesso libero e gratuito. Ma siamo davvero sicuri che
oggi il vero problema per la comunicazione scientifica sia quello dell’accesso?
O invece è il sistema che sta per implodere? Si può considerare il tema
dell’accesso svincolato dal sistema di produzione, validazione e valutazione
della informazione scientifica? Si può pensare ad una produzione di contenuti
scientifici che sia a costo zero? O invece a costo zero è solo la riproduzione?
Poniamo ad esempio il problema della conservazione e dell’accessibilità ai
contenuti nel tempo. Senza una organizzazione e una metadatazione dei contenuti
(che attualmente non ci pare esista) che garanzia abbiamo di poter accedere a
questi stessi contenuti fra 4 o 5 anni? Oppure poniamo che, come sta accadendo
in Germania o in Olanda o in UK, e come suggerisce la Max Planck Gesellschaft,
il modello di acquisto dei contenuti scientifici passi dalla sottoscrizione
degli abbonamenti a un sistema di gold open access (il Paese converte i soldi
spesi per abbonamenti in pagamento per il gold OA e i ricercatori di quel Paese
pubblicano i loro contributi ad accesso aperto in un numero definito di riviste
e per un numero definito di articoli. Se il modello olandese prendesse piede,
gli articoli sarebbero certamente
accessibili a tutti, Sci-Hub diventerebbe superfluo, ma gli editori
continuerebbero a dettare legge rispetto a costi che non sono comunque più
sostenibili dalle istituzioni in qualunque punto della catena della
comunicazione scientifica li si collochi. E resterebbe ancora aperto il tema spinoso
della validazione dei contenuti, della trasparenza dei meccanismi di
accettazione degli articoli, della influenza dei sistemi di valutazione nelle
scelte delle tematiche di ricerca, della conservazione a lungo termine. Tutti
problemi che Sci-Hub non affronta e non risolve e che neppure una transizione
al modello gold open access a livello di interi paesi potrebbe sanare. Il tema
è dunque più complesso dell’accesso e deve essere affrontato da tutti gli
attori del circuito della comunicazione scientifica in maniera responsabile, in
primo luogo dalle istituzioni e dai ricercatori. (Fonte: P. Galimberti, Roars
27-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">STATO ATTUALE DELLA RICERCA APERTA. MANCATA APPLICAZIONE DELLA
LEGGE 112/2013 <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’Unione Europea ha definito le
linee guida per l’accesso aperto alle pubblicazioni e ai dati della ricerca con
riferimento al programma Horizon 2020. L’ acronimo FAIR identifica le 4
caratteristiche che dovrebbero avere i dati della ricerca. Dovrebbero essere
cioè: Findable (reperibili) Accessible (accessibili) Interoperable
(interoperabili) Reusable (riutilizzabili). La Legge 112/2013 dispone l’accesso
aperto agli articoli scientifici, prodotti almeno al 50% con fondi pubblici,
entro 18 mesi, molto più tempo dei sei mesi disposti dalla Unione Europea o in
USA, o da agenzie erogatrici di fondi come Telethon o Wellcome Trust. Ma, allo stato attuale, tale legge non
risulta affatto applicata. Nel 2016, in Italia è stato condotto il primo studio
sull’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche che ha coinvolto i 60
istituti di ricerca del Servizio Sanitario Nazionale. La metà delle istituzioni
(30) ha risposto. Solo due istituzioni hanno dichiarato di aver emanato
politiche relative all’accesso aperto. La produzione di articoli ad accesso
aperto in riviste con Impact Factor era pari al 19.4%, nel 2014 (solo 15
istituzioni hanno risposto a questa parte del questionario). In più, solo 7
istituzioni hanno dichiarato di aver pubblicato articoli in riviste
tradizionali (ibride) pagando per garantire l’accesso aperto (circa il 7.6%
degli articoli con Impact Factor prodotti dalle stesse istituzioni). Sommando
le percentuali fornite dal campione con un piccolo arrotondamento,
presumibilmente circa il 30% della produzione nazionale di articoli potrebbe
essere aggregata in un deposito digitale per renderla meglio fruibile.
Purtroppo non c’è alcuna direttiva a livello nazionale per il deposito e
l’accesso di tali articoli, come invece avviene in USA e in Europa dove
rispettivamente PubMed Central e Europe PMC sono alcune delle infrastrutture
deputate a ricevere e rendere accessibile la documentazione prodotta in ambito
biomedico, frutto della ricerca finanziata con fondi pubblici. (Fonte: G.
Cognetti, <span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><a href="https://tinyurl.com/ybxntxnp"><span style="color: windowtext;">https://tinyurl.com/ybxntxnp</span></a>
25-08-17)</span><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA RICERCA (VQR). DUBBI SULLE SPESE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La principale attività condotta
dall'Anvur è la Valutazione della Qualità della Ricerca (Vqr) di cui si è da
poco conclusa la seconda edizione riferita al periodo 2011-2014. La Vqr consiste
nel valutare l'intero staff di ricerca del Paese con dati quantitativi o
chiedendo il parere a esperti. Siamo, con la Gran Bretagna, l'unico Paese a
realizzare uno sforzo del genere, e a utilizzarlo per distribuire risorse.
Quanto costa la Vqr? Secondo alcune stime il primo esercizio è costato tra 150
e 300 milioni di euro, circa quanto l'analogo esercizio britannico. Molti hanno
dato per scontato che si tratti di soldi ben spesi perché servono a distribuire
in modo "meritocratico" il "finanziamento premiale" alle
università. Se si guarda alla realtà dietro i complessi algoritmi di Anvur e
Miur, si scopre che in realtà <i>nel 2016
solo il 7,4% dei 783 milioni premiali è stato distribuito sulla base della
qualità della ricerca</i>. Questo significa che su base annua sono stati spesi
30 milioni di euro per distribuire 58 milioni di euro. Un po' come se un
pasticcere vendesse a un cliente una torta a 58€ e chiedesse poi di essere
pagato 30€ per affettarla in modo preciso. Quei 30€ sarebbero soldi spesi bene?
Sia permesso di dubitarne.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Alcuni argomentano che i soldi
della valutazione sono comunque spesi bene perché permettono di scovare i
professori fannulloni, quelli che nel periodo considerato hanno pubblicato poco
o nulla. Nel primo esercizio di valutazione furono individuati 1.287 professori
che non avevano pubblicato nulla e altri 2.207 che avevano pubblicato poco, su
un totale di 44.153 professori. Questo significa che <i>scovare un fannullone totale o parziale è costato tra gli 82mila e i
136mila euro</i>. È opportuno ricordare ai lettori che questa informazione
sarebbe stata disponibile per ciascun rettore di ciascuna università italiana
ben prima della valutazione e a costo zero: bastava interrogare le banche dati
di ateneo. Soldi ben spesi? (Fonte: A. Baccini, IlSole24Ore 23-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">STATISTICHE DEGLI STARTING GRANTS 2017 DEL CONSIGLIO
EUROPEO DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">Gli <i>starting grants</i> sono fondi elargiti
dall'agenzia dedicata al sostegno della ricerca scientifica di frontiera, che
servono ai vincitori per aiutarli a costruire propri team. </span>Tra le novità di
quest'anno, la quota piuttosto alta di donne (40%) tra gli assegnatari dei
finanziamenti e la varietà dei luoghi di provenienza. Contando<span lang="EN-US"> anche i paesi non Ue si
arriva a 48 nazionalità diverse, il valore più alto dal 2007, cioè da quando
esiste il Consiglio europeo della ricerca. Gli investigators di nazionalità
tedesca, francese e italiana sono quelli che hanno ottenuto il maggior numero
di sovvenzioni, rispettivamente 65, 48 e 43. Più staccato il Regno Unito, con
37. Ma quando si parla di fondi per paese ospitante, la graduatoria si ribalta,
con Londra che primeggia (79), seguita da Germania (67) e Francia (53), mentre
l'Italia (19) naviga a metà classifica, superata da Paesi Bassi, Israele,
Spagna e Svizzera. Il nostro paese è anche quello con il maggior numero di
ricercatori all'estero tra i vincitori e tra quelli che sono meno capaci di
attrarre talenti da fuori. L'obiettivo degli starting grants 2017 è di
coinvolgere nei team, di ricerca più di 1.500 postdoc e dottorandi, per
sostenere non solo i migliori ma una nuova generazione di ricercatori in
Europa. (Fonte: ItaliaOggi 07-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RESPONSABILI ENTRAMBE LE PARTI QUANDO
LA CINGHIA DI TRASMISSIONE TRA IL SISTEMA DELLA RICERCA E QUELLO DELL’INDUSTRIA
NON FUNZIONA <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“Pur con
mezzi non paragonabili a quelli degli altri Paesi, l’Italia ha comunque una
buona produzione scientifica”, commenta Emilio Paolucci, vicerettore per il
trasferimento tecnologico del Politecnico di Torino. “Come il resto d’Europa,
con la Germania che fa parziale eccezione, siamo però meno bravi degli Usa a
trasformare i risultati in applicazioni con un impatto economico e sociale”.
Non solo per colpa delle università, spiega Andrea Piccaluga, professore di
Management dell’innovazione alla Scuola Superiore Sant’Anna e presidente di
Netval, la rete degli uffici di trasferimento tecnologico delle università
italiane, di cui fanno parte anche Cnr ed Enea: “Gli atenei fanno il loro
lavoro”. Che non è, nello specifico, quello di fare ricerca applicata. Tanto è
vero che “i docenti vengono valutati solo in base a pubblicazioni scientifiche
e insegnamento: per far carriera non conta nulla, invece, la capacità di
trasferire nuove tecnologie alle aziende”.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">…e alle
piccole imprese mancano le competenze per rapportarsi con gli atenei – Che, a
loro volta, “spesso non hanno le competenze minime necessarie per
interfacciarsi con il mondo della ricerca. Se in organico non c’è nemmeno un
ingegnere o un dottore di ricerca è difficile anche capire di che cosa si ha
bisogno”. Morale: se la cinghia di trasmissione tra il sistema della ricerca e
quello dell’industria non funziona, le colpe stanno da entrambe le parti. Per
questo, secondo il docente della Sant’Anna, gli interventi necessari sono due:
“Bisogna incentivare i docenti a impegnarsi nel trasferimento tecnologico,
introducendo anche questo parametro tra quelli considerati per le valutazioni.
E occorre che le piccole imprese investano per assumere almeno un dottore di
ricerca. (Fonte: C. Brusini, FQ Economia 18-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<span class="normalechar"><b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ARE PUBLICATION-RELATED
ECONOMIC INCENTIVES THE BEST OPTION?<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span class="normalechar"><span style="color: windowtext; mso-bidi-font-style: italic;">In their interesting article, Dr Abritis and
coworkers (<a href="http://science.sciencemag.org/content/357/6351/541"><span style="color: windowtext;">http://science.sciencemag.org/content/357/6351/541</span></a>)
highlight the role played by economic incentives as a powerful driver of the
growth and qualitative enhancement of the Scientific Community as well as of
its research output. A similar approach, which is being followed by China and
other Countries like Czech Republic - as far as I am aware -, is not applied in
Italy, where no more than 1.3% of the "inner national product" is
devoted to public research funding on an yearly basis. Still in Italy, as in
other European Union (EU) and extra-EU Countries, the limited money resources
that are made available for public research funding frequently represent a
serious hurdle also for coping with the publication costs of scientific
articles in peer-reviewed Journals. This generally insufficient funding of the
Italian Scientific Community throughout many consecutive years is, undoubtedly,
one of the main reasons underlying the "brain drain" chronically
experienced by Italian investigators during the last 25-30 years.
Notwithstanding the above, however, it should be also emphasized that the
results obtained by my Country in terms of scientific research quality and
performance place Italy among the 8 top-ranking Countries worldwide. Therefore,
at least in the "Italian experience", economic incentives for
publishing in high-profile Journals do not appear to be the "key of
success". (<i>Fonte: Letter to the editor </i></span></span><span class="normalechar"><i>di G. Di Guardo, UniTe, pubblicata su Science il 16 Agosto 2017</i></span><span class="normalechar">)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA (IIT) E CONSIGLIO
NAZIONALE DELLE RICERCHE (CNR). I NUMERI DA PARAGONARE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">Nella nota su
La Stampa del 16 settembre, l’ente IIT paragona due enti, IIT e CNR, con ruoli
e funzioni totalmente diversi, essendo il secondo un ente pubblico dello Stato
e il primo una fondazione di diritto privato. In questo paragone viene messa a
confronto la dotazione ordinaria statale per pagare il personale e le strutture
al CNR e quanto IIT riceve dallo Stato. Per IIT vengono messi in computo 1560
unità di personale (inclusi studenti e personale precario) e circa 100 milioni
ricevuti dallo Stato ogni anno. Per il CNR vengono conteggiati 8372 dipendenti
tutti a tempo indeterminato, senza includere studenti, precari ed ospiti.
Secondo tali numeri, esposti da IIT, ogni unità di personale IIT riceverebbe
dallo Stato Italiano 64102 euro, contro i 67247 euro che invece riceve ogni
unità CNR solo per ogni dipendente assunto a tempo indeterminato. Questo
calcolo è sbagliato. Esso infatti considera come unità di personale al pari dei
ricercatori, oltre 800 unità (borsisti, studenti) per IIT, mentre nel computo
del CNR che opera in circa 500 sedi in Italia e che ha ruoli istituzionali
(analisi dei terremoti, della meteorologia o di esplorazioni in aree remote) le
unità di personale citate si riferiscono ai soli dipendenti. E’ fuorviante
dividere il denaro che IIT riceve dallo Stato per le unità di personale
includendo studenti e post-doc, e non farlo per il CNR (sono forse 20mila i
borsisti CNR). Questo meccanismo a fisarmonica di conteggio del proprio
personale si contraddice quando IIT si fa valutare da ANVUR (l’agenzia che
valuta la qualità della ricerca) dove dichiara che la ricerca viene svolta da
soli 156 ricercatori. Ma allora quali sono i numeri da paragonare? Se si
vogliono paragonare solo i ricercatori dei due enti, ogni ricercatore IIT ha
come dotazione ordinaria 615 mila euro (96 milioni diviso 156 ricercatori IIT)
ed il CNR 109 mila euro (563 milioni diviso 5128 ricercatori CNR). Si aiuta
meglio il lettore consentendogli di fare paragoni omogenei. </span>(Fonte: R. Defez,
La Stampa 16-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LE REGIONI CHE FANNO PIÙ RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Come
vanno le cose Regione per Regione negli investimenti in ricerca? Partendo dai
dati Eurostat, la situazione dal 2007 al 2014 è questa. Le Regioni sono
ordinate per media complessiva – da chi investe di più a chi evidentemente ha
di meglio da fare. (<a href="http://noisefromamerika.org/articolo/grafico-settimana-09-08-17">Fonte</a>
09-08-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Laykkq4phos/WcLKr58mMVI/AAAAAAAARgE/6xzLLYBoawMEAcup_pSFWY5MgBOHIn3UACLcBGAs/s1600/INTENSITA%2BRICERCA%2BX%2BREGIONE%2B11-08-17.jpg" imageanchor="1" style="background-color: white; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1188" data-original-width="1600" height="474" src="https://2.bp.blogspot.com/-Laykkq4phos/WcLKr58mMVI/AAAAAAAARgE/6xzLLYBoawMEAcup_pSFWY5MgBOHIn3UACLcBGAs/s640/INTENSITA%2BRICERCA%2BX%2BREGIONE%2B11-08-17.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1030" type="#_x0000_t75" style='width:464.25pt;height:344.25pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image011.jpg"
o:title="INTENSITA RICERCA X REGIONE 11-08-17"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 54.8pt;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO A E B. NECESSTÀ DI UNA TUTELA
CONTRATTUALE UNIFORME<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Si è già accennato (vedi <a href="https://www.roars.it/online/siamo-sicuri-che-il-momento-e-giunto-cinque-domande-sulla-contrattualizzazione-dei-professori-universitari/"><span style="color: windowtext;">articolo</span></a>) a come probabilmente nei fatti
già esista un problema di conformità del regime della docenza a quelle esigenze
di indipendenza e di “non ricattabilità” che in quell’articolo si ricordavano.
Problema che si estende e si aggrava sulla base della considerazione del dato
per cui una crescente percentuale del corpo docente svolge la propria attività
in un regime ancora diverso e più fragile, che potremmo definire quasi un
tertium genus, quello dei ricercatori a tempo determinato. Siano di tipo A o B,
essi appaiono collocati in un limbo che li vede privi di pressoché ogni
garanzia, come ... “color che son sospesi”. Tale generazione di studiosi
sarebbe peraltro la prima e unica potenziale destinataria (nel caso di accesso
al ruolo docente) di una eventuale misura che introducesse la
contrattualizzazione, giacché ogni tentativo di estenderla retroattivamente al
personale già in servizio, o di applicarla a chi via via accede alle fasce
superiori della docenza, si dovrebbe scontrare con inevitabili censure di
illegittimità. Allora sembra di poter rilevare che a meritare una riflessione
urgente e tutta l’attenzione del sindacato non dovrebbe essere tanto il
problema de iure condendo e futuribile oggi posto (quello della
contrattualizzazione dei docenti) quanto quello delle tutele oggi mancanti per
tutta l’ultima generazione di studiosi. In proposito ci si può chiedere se una
diversa e più morbida accoglienza avrebbe potuto trovare la proposta di
introdurre una tutela contrattuale uniforme su scala nazionale delle figure RTD
rispetto a quella ora avanzata invece circa i professori e i ricercatori a
tempo indeterminato. (Fonte: R. Calvano, Roars 31-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>LISTE DI PROSCRIZIONE PER LE RIVISTE SCIENTIFICHE.
PUBBLICATE E POI SCOMPARSE: LE COSIDETTE “RIVISTE A CUCÙ” COME LE CHIAMA ROARS</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
21 luglio 2017 ANVUR ha pubblicato un comunicato dal titolo “Proposte di
esclusione dall’elenco delle riviste classificate come scientifiche” ai fini
dell’Abilitazione Scientifica Nazionale. A quattro giorni dalla pubblicazione,
le liste sono scomparse dal sito dell’Agenzia: seguendo il link che fino a ieri
portava ai file, oggi si trova un messaggio di errore. Le liste per i settori
non bibliometrici servono per individuare le riviste che entrano nei conteggi
delle soglie necessarie per presentarsi come candidati o come commissari
dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ma anche per valutare i collegi di
dottorato). Forse, anche in questo caso, il direttore dell’agenzia Sandro
Momigliano potrà sostenere che questo elenco delle riviste “non sia da considerarsi
un atto ufficiale“, come ha dichiarato dopo che Il Fatto Quotidiano ha scoperto
che ANVUR ha modificato più di 100 file della VQR. Se i fondi premiali alle
università e i dipartimenti di eccellenza sono decisi sulla base di atti “non
ufficiali”, nessuno dovrebbe meravigliarsi di essere escluso dalla lista dei
commissari o dei candidati all’abilitazione sulla base di altri documenti “non
ufficiali”. (Fonte: Red.ne Roars 25-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I PRECARI DELLA RICERCA PUBBLICA RIVENDICANO DIRITTI E
TUTELE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un
esercito di lavoratori – all’incirca 10.000 per un comparto che sfiora le
30.000 unità – è pronto a dare battaglia. Tecnici e tecnologi, ricercatori e
assegnisti rivendicano diritti e tutele, conquistati, voluti e pretesi dopo
anni di precariato, di contratti a tempo determinato e collaborazioni saltuarie
negli uffici e nei laboratori degli Enti pubblici di Ricerca (Epr). La
dismissione di un patrimonio di competenze e professionalità: la spesa pubblica
italiana per la ricerca e lo sviluppo è immobile all’1,33% del Pil – la media
europea è del 2,03% (fonte Eurostat) – e nel 2015 la percentuale dei
ricercatori ogni mille occupati in Italia era pari al 4,73% contro una media
europea del 7,40% (Fonte Oecd). <span lang="EN-US">(M. Franco,</span><span lang="EN-US"> </span><span lang="EN-US"><a href="http://sociale.corriere.it/">http://sociale.corriere.it</a> 27-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span lang="EN-US">UN PASSO SULLA VISIONE D'INSIEME CHE
IL PIANO NAZIONALE ANTICORRUZIONE 2017 IN PUBBLICA CONSULTAZIONE RISERVA
ALL'AUTONOMIA DELL'UNIVERSITÀ. </span></b><i><span lang="EN-US">Dalla</span></i><b><span lang="EN-US">
</span></b><i><span lang="EN-US">prevenzione della corruzione</span></i><span lang="EN-US"> <i>alla</i> <i>politica della ricerca </i>(in
<i>corsivo</i> i commenti di Roars) <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
legislazione invariata potrebbe essere utile e opportuno ipotizzare una
soluzione organizzativa che presieda alla formazione di un indirizzo strategico
organico, coordinato centralmente, eventualmente posta all’interno della
Presidenza del Consiglio [<i>Qualsiasi
centralizzazione, soprattutto a livello governativo, sarebbe deleteria per il
settore. La pluralità delle fonti di finanziamento è la migliore garanzia di
trasparenza, libera competizione e piena accessibilità. L’unica forma di
coordinamento possibile potrebbe essere un soggetto terzo e indipendente, non
certo governativo</i>]. Siffatta cabina di regia politica dovrebbe comunque
rispettare i capitoli destinati ai singoli Ministeri e le rispettive
competenze, ma potrebbe avere compiti di indirizzo strategico sull’attività di
ricerca del sistema Paese definendo, ad esempio, le principali destinazioni
delle risorse pubbliche di finanziamento della ricerca in parte alla ricerca
finalizzata e in parte alla ricerca curiosity driven. Si potrebbe valutare
anche l’ipotesi che tale cabina di regia sia assistita, sul piano scientifico,
da un board di elevato livello professionale che si avvalga di competenze
internazionali<i>. [Una cabina di regia
siffatta non esiste in alcuna democrazia occidentale. Esistevano cose simili
nei Paesi dell’ex-Unione Sovietica. Oggi permangono forse in Corea del Nord. In
ogni caso questa proposta esula completamente dalle finalità del documento,
trattandosi di politica della Ricerca e non di prevenzione della corruzione.]<o:p></o:p></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">[Non sequitur additivo: chi e cosa
legittima questo documento a fornire orientamenti di sistema? Il punto si
segnala con grande preoccupazione, poiché appare evidente da questa indicazione
contenuta nel documento in esame, che ANAC, facendo sue queste indicazioni in
un atto ufficiale, sta qui travalicando le funzioni che le sono proprie in base
alla legge istitutiva. Si tratta, a ben vedere, del tentativo di riproporre
nella sua essenza la scelta che la riforma costituzionale bocciata dai
cittadini italiani, nel definire le competenze Stato-Regioni in materia di
istruzione, tentava di immettere di soppiatto in quello che avrebbe potuto
diventare il nuovo articolo 117 Cost., con un’addizione che avrebbe permesso di
dare una base costituzionale al tentativo di svuotare di significato il valore
dell'autonomia universitaria riconosciuta nell'art. 33 Cost. in capo ai singoli
atenei, quale corpo intermedio necessario fra il ricercatore o lo studioso e lo
Stato, per fungere da stanza di compensazione istituzionale autonoma e a
composizione strutturalmente multidisciplinare rispetto ai desiderata della
politica. Ricordiamo che la norma bocciata dal Referendum così recitava:<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“Lo Stato ha legislazione esclusiva
nelle seguenti materie: disposizioni generali e comuni sull’istruzione;
ordinamento scolastico; ISTRUZIONE UNIVERSITARIA E PROGRAMMAZIONE STRATEGICA
DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA”.<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Insomma, la Presidenza del Consiglio
dei Ministri come soggetto che, secondo i suggerimenti privi di legittimazione
funzionale resi da ANAC, deciderebbe come e dove allocare i fondi per la
ricerca, bypassando gli atenei e i meccanismi di finanziamento che fanno sì che
lo Stato decida come allocare i fondi di ricerca, ma avendo sempre come
destinatari elettivi del finanziamento - ed è questo il punto - i singoli
atenei. Del resto, che si sia già imboccata nei fatti questa strada per il
tramite della legislazione ordinaria (ancorché "passata", nel modo
che è ben noto, attraverso una legge di stabilità su cui il Parlamento ha
potuto dire ben poco) lo dimostrano i Ludi dipartimentali e le Mancette
premiali ai ricercatori e ai PA, meccanismi al cospetto dei quali i singoli
atenei sono essenzialmente relegati al ruolo di passacarte, per attuare una
premialità che fa leva su ANVUR e su scelte rimesse all'esecutivo (per esempio,
la nomina della Commissione che è incaricata di individuare i 180 dipartimenti
di eccellenza che saranno proclamati vincitori dei Ludi).<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(Fonte:
Red.ne Roars, Nicola Casagli e Giovanni Pascuzzi 12-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">PROPOSTE DELL’ASSOCIAZIONE TREELLLE
PER IL MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA TERZIARIO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel marzo
scorso è uscito un voluminoso “Quaderno n. 13” della Associazione TreeLLLe, dal
titolo “Dopo la riforma: università italiana, università europea. Proposte per
il miglioramento del sistema terziario”. Il Quaderno contiene ben 100 proposte
per migliorare il sistema di istruzione “terziaria” in Italia. Alessandro Figà
Talamanca in un articolo riporta quelle che ritiene più convisibili e attuabili
(di seguito). <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Potenziare il
finanziamento del diritto allo studio ed eliminare in tempi rapidi la figura
dell’idoneo non borsista, offrendo una borsa di studio all’intera popolazione
degli idonei (specialmente nel Sud). […] Prevedere che le esenzioni [dalle
tasse] siano a carico dei fondi nazionali per il diritto allo studio e che la
minore capacità contributiva sia compensata da opportuni correttivi.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Riequilibrare
le disparità tra territori ridefinendo la normativa sul diritto allo studio al
fine di offrire analoghe opportunità a tutti i capaci e meritevoli,
indipendentemente dalla loro residenza […].<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Adottare lo
strumento del Testo Unico per razionalizzare e semplificare la normativa
esistente.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Semplificare
e anticipare l’entrata nei ruoli universitari dei giovani limitando al solo
dottorato il titolo di accesso a un percorso non superiore ai cinque anni per
l’accesso alle posizioni “tenure-track”.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A protezione
degli studenti (pubblicità ingannevole) selezionare le iniziative che
garantiscono una soglia quali-quantitativa adeguata. […] Non è giustificata, ad
esempio, la proliferazione delle università telematiche […]. Stabilire regole
chiare che definiscano la figura dello studente a tempo pieno e quella dello
studente a tempo definito, così da regolarizzare la durata dei corsi di studio,
ridurre il numero dei “fuori corso” e al contempo definire politiche di
tassazione differenziata.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Definire i
requisiti di accesso ai singoli corsi di laurea sulla base della preparazione
scolastica acquisita e istituire un “semestre o anno base” integrativo (e
aggiuntivo) finalizzato all’acquisizione delle competenze necessarie per
l’ottimale fruizione del corso di laurea prescelto […]. Definire la capacità
assunzionale di ciascun Ateneo come previsto dal D.leg. 49 del 2012, esclusivamente
sulla base della sua condizione finanziaria, senza limiti esterni e soprattutto
senza redistribuzione su base nazionale, una misura che non trova fondamento
alcuno nella necessità di contenere la spesa e ha esasperato i problemi
soprattutto a scapito delle università del Meridione. Eliminare i prerequisiti
previsti per concorrere a un posto di ricercatore RTD B (tre anni di assegni o
altra attività di ricerca post PhD) come avviene per RTD A e professori,
lasciando alle commissioni il compito di valutare la maturità dei candidati
caso per caso.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(Fonte: A.
Figà Talamanca, Roars 13-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">AUTONOMIA E PRIVATIZZAZIONE DELLE
UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
Gianni Toniolo (IlSole24Ore 27-07-17) l’ Università di oggi pare, per molti
aspetti, migliore di quella che ha frequentato negli anni Sessanta ... Ma
questo miglioramento non ha tenuto il passo con quello realizzato dai sistemi
di educazione superiore che sino a pochi anni fa consideravamo, con buone
ragioni, inferiori al nostro ma i cui Paesi hanno investito importanti risorse
nella ricerca e nell'istruzione superiore e hanno creato l'humus istituzionale
per renderle fruttuose. Le migliori università competono globalmente, come mai
prima d'ora, per garantirsi le più promettenti intelligenze, a cominciare dai
candidati alle scuole di dottorato, e per ottenere finanziamenti pubblici e
privati. Governi ed elettori si sono accorti che l'Università è costosa ma che
le risorse impiegate hanno rendimenti elevati. La qualità del cosiddetto
capitale umano, la ricerca di base anche al servizio della produzione, la
terziarizzazione virtuosa che trasforma le città, sono fattori decisivi non
solo della crescita economica, ma anche di quella umana, sociale, culturale.
Questa è stata, sin dal tardo Medioevo, la missione insostituibile dell'universitas
studiorum.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Benché
migliorato, il sistema universitario italiano arranca, stenta a tenere il passo
con la dinamica internazionale. Per rendersene conto basta confrontare la
proporzione di professori e ricercatori stranieri che lavorano nelle nostre
migliori università con quella delle migliori di altri Paesi. Quanti dei nostri
studenti di dottorato hanno passaporto non italiano? Quanti dei dottori di
ricerca formatisi da noi lavorano in buone Università straniere? La questione
del "posto" di cui parla Dario Braga (Il Sole 24 Ore del 20 luglio) è
indubbiamente centrale. Nessuna Università può stare alla frontiera della
ricerca e dell'alta formazione senza un sistema efficace di reclutamento e
promozione. E senza la possibilità di trattenere i più validi ricercatori che
abbiano avuto offerte di lavoro altrove. Il rimedio alla condizione
d’inferiorità del nostro sistema universitario sarebbe, secondo l’articolista,
una vera autonomia con la “trasformazione dei singoli atenei in fondazioni di
diritto privato e la distribuzione tra essi delle risorse pubbliche sulla base
dei risultati ottenuti”. (Fonte: G. Toniolo, IlSole24Ore 27-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UN PATTO E LE SUE CONSEGUENZE SU SCUOLA E UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un patto,
dagli anni settanta del secolo scorso, fu tacitamente siglato fra la Democrazia
Cristiana, allora al potere, e i sindacati della scuola, e coinvolse anche il
Partito comunista. L'Università, grazie a certe sue guarentigie è stata
parzialmente al riparo dalle conseguenze peggiori di quel patto. Ma ne è stata
colpita anch'essa. La nefasta «liberalizzazione degli accessi» della fine degli
anni Sessanta diede l'avvio a una lunga catena di guai. Le scuole, primarie e
secondarie, senza difese, subirono i colpi più duri.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">Il patto
venne sottoscritto con il consenso tacito dell'opinione pubblica
(disinteressata e spesso complice quasi tutta la classe colta, gli
intellettuali). I termini del patto erano i seguenti: la scuola ha un unico
vero scopo, assorbire occupazione. Non importa se gli insegnanti reclutati
siano capaci o no, preparati o no. Importa solo che siano tanti (il che
significa, inevitabilmente, mal pagati). E neppure importa che siano condannati
a una lunga e umiliante esperienza di precariato. Gli effetti di tutto ciò
sulla qualità dell'insegnamento erano, per i contraenti del patto, irrilevanti.
Anche perché l'assenso degli utenti, famiglie e studenti, poteva essere
ottenuto grazie al valore legale del titolo di studio. Ciò che conta è il
diploma, il pezzo di carta. Non ha importanza che dietro quel pezzo di carta ci
sia o no una solida formazione. Per giunta, contribuiva al mantenimento del
patto un clima culturale nel quale il diritto costituzionale allo studio era da
molti interpretato come diritto al diploma. Nell'età post-democristiana le cose
non sono cambiate. Non ci sono più quegli attori politici ma l'eredità che
hanno lasciato è sempre viva. Tutto ciò che ha a che fare con i processi
educativi continua ad essere trattato nello stesso modo. Si pensi all'ultima
imbarcata di precari: l'importante era assumere docenti. Il fatto che fossero
competenti o no era irrilevante. E tanto peggio per il congiuntivo. Sappiamo,
ad esempio, da molti anni, che uno dei gravi problemi della scuola riguarda
l'insegnamento della matematica. Le carenze in questo campo sbarrano di fatto,
a tanti futuri studenti universitari, l'ingresso nei corsi di laurea
scientifici. La ragione per cui tanti giovani si orientano verso le umanistiche
(nonostante le minori probabilità di occupazione post-laurea) anziché verso le
scientifiche, ha a che fare con questo problema. Ma qualcuno forse, in tutti
questi anni, se ne è mai preoccupato? La ministra Fedeli ha ribadito, anche in
questa occasione, ripetendo un antico ritornello, che occorrono più «laureati».
Mi dispiace, ma detto così non è vero. Occorrono più laureati (anzi, tanti di
più) in materie scientifiche. Ne occorrono di meno in materie umanistiche e
quei «meno» dovrebbero essere tutti di qualità elevata. </span>(Fonte: A.
Panebianco, CorSera 04-09-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'UNIVERSITÀ FA BENE CON POCO MA NON GODE DI BUONA STAMPA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’Università italiana non gode
di buona stampa. L'opinione pubblica non le è favorevole. Le élites politiche e
culturali le sono spesso avverse. La legislazione in materia è solitamente
punitiva nei suoi confronti. Il finanziamento pubblico scarso. La
considerazione sociale in cui è tenuta dai più mediocre. I nostri giovani più
brillanti non vedono l'ora di scappare all'estero (sempre più spesso cominciano
addirittura dal liceo). Ora, tutto ciò può dipendere o dall'effettivo livello
scadente dell'Università italiana oppure da una campagna sistematica di
disinformazione nei suoi confronti. La mia impressione è che la seconda ipotesi
sia la più verosimile. Questo non vuol dire - ovviamente, starei per aggiungere
- che l'Università italiana sia immune da difetti. Ma solo che il discredito
dovuto alla disinformazione copre di una densa coltre di nebbia la possibilità
stessa di capire quali sono i punti forti e quali sono quelli deboli del
sistema accademico nazionale. Con conseguenze spesso disastrose per i
(talvolta) pur generosi tentativi di riforma del sistema stesso.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Da che cosa dipende una tesi
come questa? Come spesso capita, da un misto di esperienza personale, di
statistiche e di visione teorica. L'esperienza personale dice che gli studenti
italiani sono bravi e primeggiano all'estero. Bene, se l'esperienza non è un
gran che di argomento, i dati dovrebbero fornire un'evidenza migliore. Per
cominciare, l'Italia è uno dei primi Paesi industrializzati del mondo e ha una
spesa per l'Università da Paese in via di sviluppo (32esima su 37 Stati, dato
Oecd 2012). I soldi, si dirà, non sono tutto. Vero. Ma guarda caso, gli atenei
che primeggiano nelle classifiche mondiali godono di budget assai diversi.
Harvard ha ben 42 miliardi di dollari in assets, e una spesa operativa annua di
circa 4 miliardi di euro (2016) a fronte di un fondo di finanziamento ordinario
per tutte le università italiane messe assieme che ammonta, nel 2017, a poco
meno di 7 miliardi di euro. Inoltre, se guardiamo al numero di pubblicazioni
per studioso siamo su uno standard del tutto rispettabile nel panorama
internazionale, e se invece si guarda alle citazioni di questi lavori l'Italia
risulta settima al mondo fra il 1996 e il 2011 (Scopus). Se infine compariamo
la spesa pubblica per l'Università allo standard scientifico siamo un record di
efficienza misurata in termini di risorse spese per articolo e per citazioni
(Oecd 2010). L'Università italiana, a quel che pare, fa bene con poco. (Fonte:
S. Maffettone, Il Messaggero 29-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>NON GRIDARE SOLO «ARRIDATECE LI SORDI», BENSÌ, ANZITUTTO,
«SBUROCRATIZZIAMO LA CULTURA»</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
tam tam è partito in primavera, dal Politecnico di Torino: a settembre, l’anno
accademico si aprirà con un inaudito sciopero degli esami. Le motivazioni
possono sembrare nebulose, persino corporative, a chi lavorerebbe anche nelle
miniere di sale, se fossero banditi appositi concorsi: recuperare anni di
contributi perduti, dopo un blocco degli stipendi che dura da una vita. Ma è
chiaro che si tratta solo del casus belli che potrebbe far scoppiare i Vespri
siciliani, il Tumulto dei Ciompi, la Congiura dei Pazzi. L’accademia in
rivolta, decimata dai tagli ai finanziamenti, dai pensionamenti e dal palese
disprezzo dei politici, reclama che si torni a finanziare la ricerca, che si
assumano i giovani, che si riveda tutto il carrozzone della valutazione. La
valutazione, già. Ricordo un’intervista a Edoardo Sanguineti, antidiluviana
visto che non la ritrovo sul web, in cui il grande poeta e accademico comunista
proponeva di burocratizzare la cultura. Non l’avesse mai detto. Fabio Mussi,
ministro dell’Università nell’ultimo governo Prodi, lo prese in parola e
s’inventò l’Anvur, Agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della
ricerca. «Un moloch che costa una fortuna allo Stato» e che «controlla tutto,
interviene su tutto, ha potere di vita e di morte su corsi di studio,
dipartimenti, dottorati»: scrive Walter Lapini, ordinario di Letteratura greca,
sul «Secolo XIX» di mercoledì scorso. È così: dimentica solo lo ius primae
noctis.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Constatato
che ogni riforma dell’università pubblica ne ha smontato un pezzo, il collega
conclude che, invece di pensare all’ennesima riforma della riforma, si dovrebbe
avere il coraggio di «un’onesta marcia indietro». M poi confesso che mi è
difficile persino immaginarla l’università di prima da cui ricominciare.
Ricordo a malapena Consigli di facoltà che finivano all’alba, concorsi che
duravano decenni. Lapini trascura che abolire le riforme, e anche l’Anvur,
sarebbe solo l’ennesima riforma. Oggi possiamo solo cambiare questa università
pubblica, prima che muoia. Lotta dura senza paura, dunque. Ma che il grido di
battaglia non sia solo «arridatece li sordi», bensì, anzitutto,
«sburocratizziamo la cultura». <span lang="EN-US">(Fonte:
M. Barberis, Il Mulino 31-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">STUDENTI. DIRITTO ALLO
STUDIO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CARTA DEI DIRITTI E DEI DOVERI DEGLI
STUDENTI IN ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Consiglio di
Stato, sez. consultiva atti normativi – parere 5 settembre 2017 - Oggetto:
Schema di decreto ministeriale recante “regolamento ai sensi dell’articolo 1,
comma 37, della legge 13 luglio 2015, n. 107, per la definizione della Carta
dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro”. <a href="http://www.disal.it/Resource/Numero01941.pdf">http://www.disal.it/Resource/Numero01941.pdf</a><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>FACOLTÀ UMANISTICHE DELLA STATALE DI MILANO. IL TAR LAZIO SOSPENDE
IL NUMERO CHIUSO. UN COMMENTO</b><span style="color: windowtext;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un’ordinanza del TAR Lazio ha
sospeso l’efficacia dei provvedimenti che limitavano l’accesso al primo anno
dei corsi di laurea in Filosofia, Lettere, Scienze dei beni Culturali, Scienze
umane, dell’ambiente, del territorio e del paesaggio e Storia, Lingue e
letterature straniere, e comunque di tutte le facoltà umanistiche
dell’Università degli Studi di Milano. Ecco un estratto dell’ordinanza:
«Rilevato che i provvedimenti gravati intendono, nella sostanza, programmare
l’accesso a corsi che (ad un primo sommario esame proprio della fase cautelare)
non paiono collimare con quelli richiamati dalle norme primarie di riferimento
[…]; – che, in particolare, la relazione dell’Università di Milano in atti
conferma che gli atti gravati non sono stati ispirati da necessità legate
“all’utilizzazione di laboratori ad alta specializzazione, di sistemi
informatici e tecnologici o comunque di posti-studio personalizzati”, bensì a
carenza di un numero complessivo di docenti tale che “mantenendo numeri non
sostenibili nei corsi dell’area umanistica, l’Ateneo risultasse non in linea
con i requisiti di docenza previsti dal sistema di accreditamento vigente,
esponendosi di conseguenza alla sanzione che comporta sia l’attivazione
condizionata (per un solo anno) dei corsi di studio che non si trovino a
rispettare i requisiti di docenza in attesa delle misure necessarie per
superare tali carenze, sia l’impossibilità di attivare “nuovi corsi di
studio”, se non a seguito della disattivazione di un pari numero di corsi”; Il
Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio […] sospende l’efficacia dei
provvedimenti impugnati. […] Fissa la pubblica udienza di trattazione del
ricorso alla data del 9 maggio 2018».<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un commento: È’ una sentenza
che lascia sconcertati sia per la motivazione sia per l’ingerenza estremamente
discutibile nelle scelte di un Ateneo e nei suoi livelli di autonomia. Sono un
docente della Statale e ho condiviso le scelte del Senato e del Rettore
riguardo il controllo del numero degli studenti inscrivibili alle facoltà
umanistiche. Al di là delle oggettive problematiche Anvur, sarà problematico
individuare aule dove tenere, nel rispetto delle normative sulla sicurezza,
centinaia di giovani più del previsto; altrettanto discutibile poi avere in
classe un rapporto numeri docente studente che ostacola un adeguato percorso
formativo. La sentenza credo sia prevista per maggio 2018 il che significa che
per i prossimi anni non sarà possibile alcuna programmazione (tonymig su Roars
01-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IL TAR DEL LAZIO E IL NUMERO CHIUSO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il Tar del
Lazio, in fondo, si è uniformato a un antico andazzo. L'Università di Milano
vuole il numero chiuso per garantire la qualità dell'insegnamento? E perché mai
dovremmo preoccuparci di una cosa simile? Poi c'è, naturalmente, il paravento
della legge. Che però deve essere interpretata. I sistemi giuridici
sufficientemente flessibili da essere al servizio degli umani (a differenza di
quelli che mettono gli umani al proprio servizio) tengono conto degli stati di
necessità. Per rispettare quel rapporto studenti/docenti che è necessario per
garantire la qualità dell'insegnamento, l'Università di Milano ha optato per il
numero chiuso. Ma poiché la qualità dell'insegnamento non ha alcun valore agli
occhi di tanti, lo stato di necessità non è stato riconosciuto e accettato. Resta
però la curiosità di sapere qualcosa su questi giudici del Tar del Lazio, da
molti anni impegnati, come ricordava ieri Aldo Grasso sul CorSera, a dire «no»
a tanti provvedimenti positivi. A differenza di ciò che capita nel caso di
altre istituzioni, dal Parlamento alla Corte costituzionale, abbiamo idee vaghe
sui criteri di reclutamento e sulla composizione. Tenuto conto dell'importanza
assunta dalle loro decisioni, ciò meriterebbe più attenzione. (Fonte: A.
Panebianco, CorSera 04-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL NUMERO CHIUSO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«... Da una parte non abbiamo
un numero di docenti adeguati. E attenzione: se non li hai devi chiudere i
corsi. Dall'altra, nelle facoltà umanistiche abbiamo i livelli più alti al
mondo di abbandoni. Livelli che a volte superano il 40% degli iscritti. Il che
è uno spreco pazzesco. E, devo dire, questo all'estero non succede. Tra
l'altro, non si fa che ripetere che i corsi di laurea debbano essere più legati
al mondo del lavoro. Ma forse, il numero di umanisti necessari al mondo del
lavoro non è così alto. Per questo sarebbe il caso di discutere dei principi.
In modo da evitare che poi arrivino responsi d'occasione su un caso o
sull'altro». Per esempio? «Per esempio, il ministero non ci accredita i corsi
se non ci sono abbastanza studenti. Però, ti dicono anche che non dovresti fare
accessi programmati. E così, ti ritrovi in una condizione paradossale: in
realtà puoi chiudere gli accessi soltanto se hai problemi fisici. Ma anche
un'aula piena di centinaia e centinaia di studenti è possibile? A quel punto
devi suddividere il corso, ma comunque devi avere un maggior numero di docenti.
Non è che ci siano molte alternative. Insomma, un'università telematica
potrebbe avere un numero infinito di iscritti. Va bene, se vogliamo intendere
l'università come un... ». Un laureificio?<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Ecco, appunto... Ma ripeto,
dobbiamo decidere quello che vogliamo. Perché ci sono parecchie altre
possibilità in campo». La decimazione degli studenti? «Anche. C'è anche chi
pensa un sistema in cui non esiste il fuori corso. Se dopo un anno sei in
ritardo, sei fuori. Se a un esame sei bocciato due volte, sei fuori. Vogliamo
questo? Io non credo. Ma è però evidente che l'università non può essere un
parcheggio». C'è infatti chi propone una selezione durissima il primo anno.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Certo,
a medicina questo tema è ricorrente. Ma la verità è che comunque non abbiamo
gli spazi né i docenti. Anche perché non si deve credere che la selezione non
richieda un impegno importante. Non è che puoi pensare di fare i corsi via
internet e poi fare una strage agli esami». (Fonte: Cristina Messa, rettore
della Bicocca, Corsera Milano 03-09-17)<span lang="EN-US"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">DIRITTO ALLO STUDIO. NUOVE MISURE ADOTTATE DAL MIUR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Incremento dei fondi destinati
a sostenere chi vuole proseguire negli studi universitari, con nuove modalità
di distribuzione a livello territoriale basate non sulla spesa storica, ma sul
fabbisogno reale. Attenzione specifica alle aree del terremoto. Una campagna
informativa, con un sito (<a href="http://www.dsu.miur.gov.it/"><span style="color: windowtext;">http://www.dsu.miur.gov.it/</span></a> ), un video e
materiali dedicati, per far conoscere alle studentesse e agli studenti tutte le
opportunità e gli strumenti in campo per il diritto allo studio. Il rilancio
dell’Osservatorio nazionale sul tema. Questo il pacchetto messo in campo dal MIUR
in vista delle prossime immatricolazioni. Con lo slogan 'Continua gli studi,
accedi al futuro' all’inizio di agosto è partita una campagna informativa per
le ragazze e i ragazzi degli ultimi anni della scuola secondaria di secondo
grado per far capire cos’è il diritto allo studio, chi può accedere ai
benefici, come funziona la no tax area e come si ottengono le borse di studio.
D’ora in poi, il Fondo sarà erogato entro il 30 settembre di ogni anno e lo
sarà non più sulla base della spesa storica delle Regioni - meccanismo che
penalizzava le studentesse e gli studenti delle aree in cui gli investimenti
erano minori - ma sulla base del fabbisogno che emerge dai territori, per una
piena attuazione dei diritti riconosciuti dalla Costituzione e per contrastare
la proliferazione della figura dell’idoneo senza borsa, che si vuole superare.
Il nuovo meccanismo prevede un incentivo per le Regioni virtuose che investono
maggiormente sul diritto allo studio, attraverso una quota premiale variabile
in base all’investimento della Regione stessa. Sono novità che puntano a
migliorare la distribuzione delle risorse e a incentivare la partecipazione al
finanziamento da parte delle Regioni. Nell’erogazione dei fondi del prossimo
triennio, si terrà conto della situazione particolare delle aree colpite dal
terremoto. Sarà infine ricostituito, rendono noto dal MIUR, l’Osservatorio sul
diritto allo studio, che servirà a far ripartire uno spazio importante di
monitoraggio, di confronto tra gli attori che si occupano di diritto allo
studio a vari livelli, e di proposta. (Fonte: <a href="http://www.pisatoday.it/"><span style="color: windowtext;">www.pisatoday.it</span></a> 23-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RIFORMA DEL RIPARTO ALLE REGIONI DEL FONDO INTEGRATIVO
STATALE PER IL FINANZIAMENTO DELLE BORSE DI STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il 27
luglio è stata approvata in Conferenza Stato-Regioni la riforma del riparto
alle Regioni del Fondo Integrativo Statale per il finanziamento delle borse di
studio, che entrerà in vigore a partire dal 2017 e per cui attendiamo adesso
solo l’uscita del decreto. Con l’approvazione della nuova modalità di riparto
del fondo per le borse di studio si andrà a determinare il fabbisogno
finanziario attraverso la somma di “valori standard” che faranno riferimento al
numero di studenti idonei e il relativo importo di borsa di studio, al numero di
posti alloggio destinati a studenti idonei alla borsa, al contributo per la
mobilità internazionale e al contributo di studenti con disabilità. Inoltre nel
calcolo del fabbisogno si dovrà fare riferimento alla media degli ultimi due
anni a partire da quello precedente al riparto con l’esclusione dell’anno
2015/16 (escluso perché anomalo a causa del nuovo ISEE). Riteniamo che
l’approvazione della riforma del Fondo Integrativo Statale costituisca il passo
avanti necessario, che da anni chiedevamo al governo, regioni e ministero per
abbandonare la modalità di riparto dei fondi quasi esclusivamente premiale nei
confronti di quelle Regioni “virtuose”, che andava a inasprire le
disuguaglianze tra le diverse Regioni per la copertura di borse e a creare un
sistema sperequativo e iniquo di diritto allo studio. Il nuovo riparto
sicuramente renderà più omogeneo il sistema di diritto allo studio fra Regioni.
(Fonte: <span lang="EN-US">comunicato
Link Coordinamento universitario 31-07-17)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">AUMENTO O DIMINUZIONE DEGLI ISCRITTI ALL’UNIVERSITÀ?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo
IlSole24Ore la lunga fase dell’austerity anticrisi ha ridotto del 16% i docenti
mentre gli iscritti agli atenei sono aumentati dell’8,6%. <span lang="EN-US">Sono tempi duri per tutti,
ma se, ciò nonostante, l’Università è più accessibile vuol dire che non è successo
nulla di drammatico. </span>Semplicemente, “buona parte degli atenei italiani ha
ridotto alcuni squilibri e il sistema universitario è stato ricondotto su un
sentiero di sostenibilità economica” (IlSole24Ore 26.08.2014).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo
Roars la realtà è diversa: in concomitanza con i tagli al sistema universitario
e l’aumento delle tasse di iscrizione si è registrato un saldo negativo degli
iscritti pari al -9,4% nel periodo 2006-2015. Una contrazione in controtendenza
rispetto al panorama internazionale, tanto che nel 2015 l’Italia, dopo essere
stata superata da Cile e Turchia, è scivolata all’ultimo posto nell’OCSE come
percentuale di laureati nella fascia di età 25-34 anni. (Roars 07-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">COSTO STANDARD PER STUDENTE. ATENEI MERIDIONALI, LA
RIVINCITA DEI FONDI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
più importante parametro nel costo standard per studente: contano solo gli
«studenti regolarmente iscritti» e non quelli fuori corso, neanche di poco; per
questi ultimi il finanziamento è zero. Ciò penalizza nettamente le università
del Centro-Sud, nelle quali le carriere degli studenti sono più lente, in base
ad un principio assai discutibile: che solo gli studenti «veloci» meritano
attenzione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Già
nel giugno 2016 la Camera, approvando all'unanimità una mozione, aveva invitato
il Ministero a cambiare i criteri. Grazie alle ultime modifiche approvate dal
Senato le piccole università avranno vita meno grama, e si tutelerà
l'articolazione territoriale del sistema universitario italiano (per chi avesse
dubbi: l'Italia è il Paese europeo con meno università rispetto alla
popolazione); verranno inclusi nel calcolo anche gli studenti fuoricorso al
primo anno: difendendo il principio che anch'essi sono studenti a pieno titolo,
e riequilibrando un po' l'enorme travaso di risorse operato a danno degli
atenei del Centro-Sud nell'ultimo decennio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Insomma:
dietro tante disposizioni tecniche si nascondono scelte politiche anche nette;
qualche esperto decide per tutti, e disegna la configurazione territoriale dei
grandi servizi pubblici, con effetti di grandissimo rilievo. Per fortuna un
Rettore ha coraggio e dignità per impugnare queste scelte (in un mondo, quello
universitario, nel quale tantissimi cercano di non «disturbare il manovratore»,
e imperversa una struttura formalmente tecnica, l'Anvur, che invece fa politica).
La Corte Costituzionale gli dà ragione. Alcuni senatori comprendono la posta in
gioco, pretendono di definire principi e diritti. Si sana così parzialmente una
delle tante decisioni «tecniche» che stanno portando il sistema universitario
del Centro-Sud a deperire; i diritti dei giovani del Sud ad essere ridotti. Un
piccolo passo controcorrente. Aspettiamo fiduciosi che ora il Parlamento si
riappropri dell'intera materia, oggetto di decisioni «tecniche» davvero
scandalose. (Fonte: G. Viesti, Il Mattino 10-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">TASSE UNIVERSITARIE. ATENEI CHE HANNO SFORATO LA SOGLIA
DI LEGGE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I
dati raccolti dalle associazioni studentesche e pubblicati dal MIUR nel corso
degli anni mostrano numerose Università italiane "fuorilegge", che
avrebbero tassato gli studenti sforando la soglia del 20%. In particolare,
questi sono gli atenei che mostrano le percentuali di sforamento maggiormente
elevate ed eccedenti di misura i limiti di legge:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi Insubria Varese-Como;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Bologna;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Bergamo;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Milano,;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Milano Bicocca;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Politecnico di Milano;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università "Ca Foscari" di Venezia;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università IUAV di Venezia ;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Padova;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Torino;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Verona;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Ferrara;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-
Università degli Studi di Pavia;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(Fonte:
L. Izzo, <a href="http://www.studiocataldi.it/articoli/27085-universita-tasse-eccessive-scattano-i-rimborsi.asp">Studio
Cataldi</a> 11-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UNIVERSITÀ GRATIS O SCONTATA: CHI NE HA DIRITTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo
le stime dell'esecutivo, la "no tax area" dovrebbe interessare una
platea di più di 650mila studenti. Ma per accedervi bisognerà rispettare alcuni
requisiti, anche di merito.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'esenzione
totale dalle tasse universitarie (rimane, comunque, la tassa per il diritto
allo studio che vale 140 euro) dovrebbe riguardare, stando ai dati, circa
310mila studenti che in passato pagavano in media tasse tra i 100 e i 500 euro.
Per chi si immatricola la prima volta, occorre dimostrare di avere un Isee fino
a 13mila euro, per chi invece è già iscritto, l'esenzione scatterà solo se ha
acquisito un certo numero di crediti (almeno 10 per il primo anno e 25 dal
secondo in poi) e non sia fuori corso (o lo sia al massimo di un solo anno).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ancora,
per chi ha un Isee superiore a 13mila euro ma inferiore ai 30mila, l'importo
massimo da pagare è pari al 7% della quota di Isee eccedente i 13mila euro. L'importo
sale per i fuori corso da più di un anno, e può arrivare fino al 50%. (Fonte: <a href="http://www.studiocataldi.it/">www.studiocataldi.it</a> 15-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CRITICHE ALLE SOVRATASSE PER I FUORICORSO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nell’immaginario
collettivo, il fuoricorso (che secondo una bufala ricorrente sarebbe una figura
esistente solo in Italia) è uno studente mantenuto agli studi da mamma e papà,
il quale sostiene un paio di esami l’anno e passa il proprio tempo tra
okkupazioni e feste di universitari. Indubbiamente, le figure di cui sopra
esistono davvero, ma la “guerra ai fuoricorso” nasce per motivazioni economiche
e ideologiche. Secondo i criteri di ripartizione del Fondo di finanziamento
ordinario (Ffo) gli atenei ricevono i soldi anche in base al numero di iscritti
in corso. I fuoricorso non portano finanziamenti aggiuntivi ma pesano in misura
minore degli altri studenti sui bilanci universitari, recandosi in facoltà
prevalentemente solo per sostenere gli esami mancanti. L’importo totale delle
tasse universitarie per ciascun ateneo non può eccedere il 20% di quanto
ricevuto dallo Stato. Con la riduzione dei finanziamenti pubblici in atto dal
2008, in alcune università le tasse chieste agli studenti sono diventate
fuorilegge, in quanto troppo alte in rapporto alla quota di Ffo. Gli studenti
hanno addirittura presentato un ricorso (successivamente vinto) presso l’ateneo
di Pavia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
governo Monti è quindi intervenuto nel 2012 con una norma ad hoc nella spending
review, togliendo il tetto del 20% per le tasse dei fuoricorso. Il risultato è
stato che queste sono schizzate verso l’alto in diverse università, senza che
ciò portasse a un aumento di servizi. Le risposte degli atenei per gli studenti
in difficoltà dovrebbero essere ben diverse rispetto a un semplice aumento
delle tasse. Questo tipo di interventi non serve a “far sbrigare” gli studenti,
ma molto più probabilmente ad aumentare gli abbandoni. Si potrebbero piuttosto
incrementare le borse di studio e introdurre dei tutoraggi. Le studentesse e
gli studenti rappresentano un investimento notevole di risorse pubbliche ma
soprattutto oculato perché anche se sostengono solo una parte del costo
effettivo degli studi, i vantaggi personali e per la società ripagano
ampiamente quanto speso dallo Stato e dalle famiglie. Non a caso, nei paesi
socialmente più evoluti (Nord Europa) gli atenei non perdono tempo a chiedere
neppure quel 20% di contributo agli studenti e si prodigano per fornire un
sostegno finanziario. In un paese come l’Italia, agli ultimi posti tra le
nazioni Ocse per numero di laureati, una politica lungimirante dovrebbe essere
quella di proteggere l’investimento già in corso, ovvero cercare di aiutare gli
studenti ai quali manca ancora qualcosa per raggiungere l’obiettivo laurea,
ovviamente senza regalargli nulla agli esami. (Fonte: M. Bella, FQ 16-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IN AUMENTO I TRASFERIMENTI ALL’ESTERO PER LO STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 2006 era il 6% degli
universitari italiani a partire con l'Erasmus o con altri progetti europei per
concedersi un periodo di studio all'estero. A dieci anni di distanza, il dato è
salito all'8%. E per l'anno accademico 2017/2018 è previsto un aumento di oltre
il 40% dei giovani in partenza per università in altri Paesi. Perlopiù, per
ovvi motivi, a sfruttare l'opportunità sono quanti seguono corsi di ambito
linguistico, che rappresentano il 22.2% del totale. Ma in seconda posizione,
con il 16,3% , sono futuri medici e odontoiatri. E a questo numero va aggiunto
un ulteriore 1,9% di chi studia per professioni sanitarie. Non una sorpresa. Ai
primi posti tra le figure più richieste all'estero compaiono proprio infermieri
e medici. Sul podio degli studenti in viaggio pure aspiranti architetti, con il
12,5%, e avvocati, con il 10,1%. D'altronde, a spingere molti ad abbandonare il
Paese è proprio la prospettiva del lavoro. Una recente indagine dell'istituto
Giuseppe Toniolo sulla mobilità per studio e lavoro, condotta in collaborazione
con l'Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa
Sanpaolo su un campione di mille giovani tra 18 e 32 anni, ha rivelato che il
70% degli intervistati ritiene che l'Italia offra decisamente meno opportunità
lavorative degli altri Paesi e il 61,1% si è detto pronto a trasferirsi
all'estero. Chi può dunque si mette in viaggio il prima possibile, per
garantirsi una formazione ad hoc per il mercato di destinazione ma spendibile
ovunque, Italia inclusa. Secondo gli ultimi dati Unesco, sono quasi 57 mila -
precisamente 56.712 - gli studenti italiani iscritti in atenei stranieri. Nel
2012, erano "solo" 47.998. Un importante balzo in avanti. E tra
quanti decidono di lasciare l'Italia per studiare, la destinazione prediletta è
proprio il Regno Unito, nelle cui università sono iscritti quasi diecimila
connazionali. Al secondo posto, l'Austria, con poco più di ottomila casi. Poi la
Francia, con quasi settemila. (Fonte: Il Messaggero 28-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">TEST DI AMMISSIONE A MEDICINA. IDONEO
L’87% DEI CANDIDATI. LO SCORSO ANNO ERA IL 94%<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I ragazzi che
hanno superato il test per l'accesso a numero programmato ai corsi di laurea in
medicina, e possono quindi concorrere alla graduatoria nazionale e alla
distribuzione dei posti disponibili, sono 52.389, rispetto ai 66.907 iscritti
al test e ai 60.038 partecipanti effettivi. Anche la media dei punteggi è
inferiore rispetto al passato: il punteggio medio tra gli idonei è di 44.68, lo
scorso anno era 48.36. L'ateneo con la media migliore è quello di Pavia con
49,81 mentre l'università con il maggior numero di idonei, contro l'87%
nazionale (lo scorso anno era il 94%), è quella di Padova con il 93,61% dei
candidati idonei. I primi 100 classificati provengono da 26 atenei:
l'università di Bologna ne ha 19, l'università di Padova 17 e Milano 15. I
punteggi nominali saranno pubblicati il 29 settembre prossimo, la graduatoria
nazionale di merito nominativa il 3 ottobre: solo allora i candidati sapranno
se possono entrare nell'ateneo prescelto o devono aspettare in lista d'attesa
in un'altra sede. (Fonte: L. Loiacono, Il Messaggero 20-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">VARIE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IL PIANO DI EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ PRESENTATO
DALLA MINISTRA FEDELI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sono
20 le azioni iniziali delineate nel Piano di Educazione alla Sostenibilità,
riguardanti tutto lo spettro di attività del MIUR. Sono raggruppate in quattro
macro-aree: strutture ed edilizia; didattica e formazione delle e dei docenti;
università e ricerca; informazione e comunicazione. Saranno inseriti requisiti
di sostenibilità degli edifici tra i criteri per la realizzazione degli
interventi nella programmazione dei fondi PON, dei poli innovativi per
l’infanzia, del piano triennale nazionale, nel bando per gli Arredi innovativi
e nel bando per i Fondi per Edilizia AFAM (Alta formazione artistica, musicale
e coreutica). Saranno destinati 5 milioni di euro per finanziare interventi di
efficientamento energetico delle scuole progettati dalle ragazze e dai ragazzi
durante percorsi di Alternanza o percorsi di educazione ambientale. Saranno
destinate alle studentesse e agli studenti, in base alla condizione economica
delle famiglie di appartenenza, borse di mobilità internazionale, finanziate dal
Fondo Giovani, per permettere questa esperienza a chi, altrimenti, non potrebbe
accedervi. Verranno stanziate 65 borse di dottorato su ambiti di ricerca
coerenti con l’Agenda 2030 e con la Strategia Nazionale, costruiti insieme da università
e territori. (Fonte: A. Carlini, Tec Scuola 27-07-17) Per saperne di più vedi
le slide:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://www.slideshare.net/miursocial/piano-per-leducazione-alla-sostenibilit-78344980">https://www.slideshare.net/miursocial/piano-per-leducazione-alla-sostenibilit-78344980</a><b><o:p></o:p></b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">CHE COSA SIGNIFICA FIDUCIA NELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Vi
è da chiedersi se non sia davvero giunto il momento di "invertire la
rotta", compiendo passi in una direzione diversa, ossia in quella della
"fiducia nell'Università" quale realtà storicamente determinata che
preesiste a tutti i legislatori e ad essi chiede solo di essere riconosciuta
per ciò che è. Passi coraggiosi, che devono essere compiuti, in primo luogo,
dai decisori politici, al momento distanti dal farsi interpreti di questo
diverso modo di guardare all'Università, per essere semmai catturati dalla
retorica sull'Università e dalla sua attrattività presso l'opinione pubblica
nonché presso taluni esponenti delle stesse comunità accademiche che in ciò
trovano occasione per affermare una loro supposta, premiante diversità. Fiducia
nell'Università significa, certamente, anche adottare singole misure, delle
tante da più parti sollecitate, ma in termini di politiche generali significa
innanzi tutto cessare dal dedicare ad essa regole che cercano di determinarne i
comportamenti e le scelte, rivelandosi spesso inidonee alla stessa realtà cui
pretendono di applicarsi e che perciò ad esse si sottrae. Fiducia
nell'Università significa capacità di superare una concezione e una
configurazione della sua pur indispensabile valutazione come strumento del suo
governo, dunque come regolazione, per farne semmai lo strumento per il suo
governo, fonte di elementi conoscitivi e valutativi per politiche di sua
promozione, valorizzazione e di riequilibrio del sistema. Fiducia
nell'Università significa superare la costruzione di un diritto dell'Università
per giungere a un diverso diritto per l'Università, ossia fit for purpose, come
deve essere peraltro ogni "buona" regolazione. Fiducia
nell'Università significa anche attenzione non solo al reclutamento del
personale docente e ricercatore, ma anche di un personale
tecnico-amministrativo qualificato e attrezzato, tramite idonee azioni di
education & training, ai compiti che le Istituzioni Universitarie sono
chiamate ad assolvere, specie quando intendano collocarsi in uno scenario
internazionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Soprattutto,
fiducia nell'Università significa attrarla nell'ambito delle politiche
pubbliche generali, per superarne la considerazione di "settore" meritevole
di politiche "di settore", destinataria delle risorse "che
restano", quali sono quelle proprie dei settori. E perciò, significa
probabilmente anche ritornare ad assegnarla alla responsabilità di un vertice
politico/amministrativo ad essa dedicato e capace di porla, già nell'ambito
delle azioni di governo, in rapporto con le politiche pubbliche generali e non
con quelle di comparti, com'è l'istruzione, obbedienti ad esigenze e a logiche
differenti. <span lang="EN-US">(Fonte:
C. Barbati, IlSole24Ore 27-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">INTERI EDITORIAL BOARD SI DIMETTONO DA IMPORTANTI RIVISTE
E NE FONDANO NUOVE AD ACCESSO APERTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Paola
Galimberti su Roars riferisce: Nel 2015 l’intero board della rivista di
Elsevier LINGUA rassegna le dimissioni e fonda una nuova rivista ad accesso
aperto Glossa. Nel 2017 l’intero board della rivista di Springer Journal of
Algebraic Combinatorics rassegna le dimissioni e fonda una rivista analoga
Algebraic combinatorics. A differenza della rivista di Springer che chiedeva
3.000 Euro per la pubblicazione degli articoli ad accesso aperto, la nuova
rivista non avrà costi per gli autori. La Open Access Directory riporta una
ventina di casi analoghi a partire dal 1989 con le motivazioni per le
dimissioni dei board. Cosa ha spinto questi ricercatori a dimettersi dal ruolo
di prestigio in una rivista prestigiosa per fondarne un’altra uguale dal punto
di vista dei filtri e della qualità del board, senza alcun tipo di indicatore
bibliometrico per ora, ma finalmente libera dai vincoli (contrattuali e sui
diritti d’autore) imposti dagli editori? Certamente il costo esagerato degli
abbonamenti e il non meno esagerato costo delle Article Processing Charges ha
indotto nei membri del board una vera e propria ribellione e la volontà di
riprendere il controllo sugli esiti della attività di ricerca della propria comunità
scientifica. (Fonte: P. Galimberti, Roars 12-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>DECRETO 24 CFU</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, ha
siglato il decreto con le modalità di acquisizione dei crediti formativi
universitari o accademici (Cfu/Cfa) necessari alle laureate e ai laureati non
abilitati all’insegnamento per poter partecipare al prossimo concorso per
l’ingresso nella scuola secondaria che sarà bandito nel 2018 in base alle nuove
regole previste da uno dei decreti attuativi della Buona Scuola. (<a href="http://www.orizzontescuola.it/concorso-2018-decreto-24-cfu-gratis-laureandi-max-500-euro-laureati-erogazioni-solo-universita/">Fonte</a>
11-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">INNOVAZIONE E CREATIVITA’. L’INTRECCIARSI DEI LINGUAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In
genere si pensa che l’innovazione scientifica e tecnologica sia in rapporto
lineare con la specializzazione e l’eccellenza in campi sempre più dedicati e
ristretti; così si trascura il fatto che essa è invece il frutto di un ambiente
che stimoli la creatività e il pensiero divergente; il che può avvenire solo
come un effetto della capacità di diversi linguaggi ed esperienze culturali a
fecondarsi tra loro, sviluppando l’attitudine a pensare da altri punti di
vista, apparentemente lontani, ma spesso forieri di idee che solo successivamente
possono e devono essere operativamente efficaci mediante le competenze
specialistiche. La politica delle ricerca portata avanti negli ultimi anni è
stata invece sempre più orientata verso una chiusura ad esperienze culturali
non ritenute immediatamente collegate ai campi specialistici che si vorrebbero
sviluppare. <span lang="EN-US">(Fonte:
F. Coniglione, Roars 24-07-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IMMAGINAZIONE E CONTESTO PER LA CONOSCENZA
TECNICA-SCIENTIFICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In
questi ultimi anni si è radicata – non solo in Italia – la convinzione che l’unica conoscenza utile dal punto di vista
economico sia la conoscenza tecnico-scientifica, soprattutto quella
immediatamente applicabile al mondo produttivo. Si tratta, però, di una visione
estremamente riduttiva dell’ “utilità” della conoscenza, anche dal punto di
vista prettamente economico. La conoscenza tecnica-scientifica, infatti, per
poter incidere con efficacia sulla realtà ha assoluto bisogno di almeno altre
due fattori, ovvero, immaginazione e contesto. Immaginazione per coltivare il
senso del possibile, ovvero, la creatività. Contesto per dare forma
all’intervento tecnico tenendo conto del fatto che verrà inserito in un
determinato contesto sociale, non in un vuoto, così aumentandone l’efficacia. <span lang="EN-US">(Fonte: J. C. de Martin,
Roars 24-07-17) <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UNIVERSITÀ IN ITALIA<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UNIVERSITÀ MILANESI. BOOM DI ISCRITTI STRANIERI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“La
spinta in avanti è legata all’attività di una città unica come questa” spiega
il prorettore della Bocconi Stefano Caselli. L’ateneo di via Sarfatti ad oggi
vanta il 13,5% degli studenti stranieri, e il numero nel prossimo anno è
destinato a salire. “I nostri alunni arrivano soprattutto da Francia e
Germania, poi seguono Cina e Turchia”, aggiunge Caselli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
Politecnico nei corsi di laurea magistrali, ormai quasi tutti in inglese,
supera il 26% di iscritti. “Nelle discipline ingegneristiche sono ancora poco
numerosi” sostiene Luisa Collina. “L’Ateneo intende migliorare sempre più il
processo di reclutamento, selezionando gli studenti più dotati e più motivati e
aumentare l’eterogeneità dei paesi di provenienza, poiché la diversità
culturale è un elemento di grande ricchezza”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’Università
Bicocca ha il 18,6% del totale degli studenti stranieri. Tutto merito dei
cinque corsi internazionali in lingua inglese attivati da poco. “Insieme con i
master internazionali, le Summer school e le doppie lauree double degree, ci
aspettiamo un ulteriore incremento delle iscrizioni”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’Università
Cattolica del Sacro Cuore, ha quasi raddoppiato l’offerta dei corsi in inglese.
Il prossimo anno ci saranno tre triennali e nove magistrali. “Nove stranieri su
dieci s’iscrivono soltanto a corsi in inglese”. (Fonte: F. R. Veriani,
#FacceCaso 06-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">SCUOLA SANT'ANNA DI PISA. IL RETTORE PARLA DEL RECLUTAMENTO E DEI
FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il sistema dei concorsi è del
tutto inadatto al mondo universitario e della ricerca e dovrebbe essere rivisto
alla radice. Alla Scuola Sant'Anna di Pisa, dice il rettore Pierdomenico
Perata, abbiamo reclutato eccellenti professori attraverso percorsi di
selezione rigorosi ed alcuni professori ordinari hanno poco più di trent'anni: «occorre
premiare con un carriera veloce chi si dimostra straordinariamente preparato ed
eccellente». In tema di infrastrutture: «L'Università non è esente dalla
burocrazia che affligge la Pubblica amministrazione - spiega Perata -. Ma è
comunque possibile attenuarne le conseguenze con una amministrazione
efficiente, che lavori per minimizzare le conseguenze delle normative, non per
esaltarle con una applicazione che è spesso errata per eccesso di rigore. La
qualità delle infrastrutture, infine, deve seguire, non anticipare un
reclutamento di qualità. Altrimenti si costruiscono cattedrali nel deserto,
luoghi non pensati da chi li vivrà». Tra i problemi maggiori i finanziamenti
pubblici: «Servono e sono insufficienti - dice Perata -. La Scuola Sant'Anna
riceve dallo Stato circa lo 0,4% di quanto (poco) lo Stato investe nelle sue
Università. Potremmo chiederci quali risultati potrebbero essere raggiunti con
un investimento maggiore: per tutto il sistema universitario ma anche e
soprattutto per quelle realtà, e ce ne sono, che in Italia dimostrano di saper
ben spendere i soldi pubblici». (Fonte: <a href="http://www.toscana24.ilsole24ore.com/"><span style="color: windowtext;">www.toscana24.ilsole24ore.com</span></a>
23-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">EU. CREARE LA SPAZIO UNICO DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La prima e forse più importante
riforma europea riguarda la ricerca scientifica. L'innovazione vera, quella che
produce nuove tecnologie, incluse quelle sul governo della società, non può
venire da un contesto universitario molto locale e spesso subalterno come
quello costituito da 27 sistemi statali fra loro isolati. Se poi si considera
che lo stesso sistema industriale europeo, con alcune limitate eccezioni, è
molto debole rispetto ai colossi americani (specie della sponda Ovest) e del Far
East sembra indispensabile dare luogo ad un un vero e proprio mercato unico
dell'alta formazione e della ricerca che, nel promuovere efficienza e
concorrenza, sia in grado di sostenere una politica industriale competitiva.
Vorrà dire qualcosa se il monopolio della ricerca scientifica e dell'alta
formazione è detenuto dagli Stati Uniti: e fra le prime venti università al
mondo le uniche non americane tre sono britanniche e due svizzere, e cioè di
Paesi che non sono membri della Ue. Anche solo una visione comunitaria
dell'Unione, in base alla quale è messa cioè in comune la sola sovranità in
materia economica, induce a "comunitarizzare" l'area della ricerca e
dell'alta formazione. La ricerca scientifica deve costituire una politica
comune coessenziale alla applicazione del diritto comunitario primario (tanto
più in presenza della inadeguatezza delle scelte degli Stati membri). Lo <i>spazio unico della ricerca</i> dovrà
anzitutto promuovere, con adeguate direttive, la libera circolazione di
studenti e docenti/ricercatori (inclusa l'uniformità delle regole di accesso
alla docenza), l'elaborazione di contenuti comuni minimi pur in un contesto di
autonomia didattica e scientifica ed il riconoscimento completo dei titoli
accademici e dei connessi titoli professionali. Parallelamente, in secondo
luogo, occorre dare luogo ad una sola <i>Agenzia
europea dell'alta formazione e della ricerca</i> che eserciti la vigilanza e,
per quanto occorra, autorizzi gli istituti di ricerca e di alta formazione a
stare sul mercato sulla base delle regole comuni. (Fonte: M. Maresca,
IlSole24Ore 24-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">EU. TEACHING IN ENGLISH IN HE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Over the past 25 years,
increasing numbers of higher education institutions in continental Europe have
started teaching classes, courses and complete programmes in English. Surveys
show that, at the masters level in particular, English has become the main
language of instruction. The Netherlands is leading other countries with 70% of
all masters courses and 20% of bachelor courses at its research universities
offered in English. (Although at Dutch universities of applied sciences, which
are larger than the research universities in both number of institutions and
students, the percentages are smaller, with 20% of masters and 6% of bachelor
courses offered in English.) Other countries where English is an important
language of instruction in higher education include Denmark, Finland, France,
Germany, Italy, Spain, Sweden and Switzerland. We see an increasing use of
English in teaching and learning outside of Europe too; for instance, in South
Korea. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Teaching in English has always
been contested. First from a political point of view, with the argument that
shifting from teaching in the local language to teaching in English may
endanger the survival of the local language and culture. This argument still
prevails, for instance, in Italy and in the current anti-global and anti-Europe
climate it will continue to be a factor. But in recent debates in Norway,
Germany and the Netherlands, it is less dominant – at least outside the media
and social media. The main argument has become that teaching in another
language impairs the quality of teaching and limits local students’ ability to
participate and compete against the growing number of international students.
(Fonte: Hans de Wit, <a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: windowtext;">www.universityworldnews.com</span></a> 01-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">FRANCIA. L'ÉCOLE NORMALE SUPÉRIEURE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'École
Normale Supérieure (Ens), voluta e autorizzata dagli esponenti più
rivoluzionari, in sensi diversi, della storia di Francia. <span lang="EN-US">In poche parole, il miglior
prodotto della cultura di stato francese. </span>Pensata dai giacobini per esportare la cultura
rivoluzionaria in tutta la Francia, spesso ignara e ostile alle novità
parigine, e poi - finiti gli eccessi giacobini - rimasta lì come luogo di
formazione eccellente per professori e ricercatori, a prescindere da quale
fosse l'orientamento e la forma dello stato di cui l'École è sempre stata
servitrice d'eccellenza. Qui la Francia ha creato la sua cultura degli ultimi
due secoli: solo per dare qualche numero ci sono stati 13 premi Nobel, 10
medaglie Fields - il Nobel della matematica - una sfilza innumerevole di nomi
celebri in ogni campo, da Pasteur a Sartre, da Galois a Derrida, da Durkheim a
Bergson. Il solo elenco dei normaliens fa impallidire quasi tutti gli istituti
di eccellenza del mondo. <span lang="EN-US">Dove
sta il segreto dell'École? Si è detto dell'appoggio di stato. All'École si
entra da sempre con un concorso difficilissimo: servono due anni di
preparazione dopo le superiori, per premiare alla fine 220 studenti (di cui
solo 20 stranieri, purtroppo) su quasi duemila candidati, almeno così è stato
negli ultimi anni. Una volta entrati, però, si gode dell'incredibile sostegno
di uno Stato che crede nella ricerca. Gli élèves dell'École sono da subito ufficiali
pubblici e, come tali, vengono pagati durante i loro anni di permanenza,
altrettanto gratuita, nei locali della storica Rue d'Ulm, a due passi dal
Panthéon, sulla cima del Quartier Latin, cuore dell'insegnamento universitario
fin dal 1200. Certo, il budget dell'Ens, anch'esso pubblico, è enorme: un po'
più di 100 milioni all'anno per circa 2.000 studenti. (Fonte: G. Maddalena, Il
Foglio 01-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">GERMANIA. THE SECRET TO SCIENTIFIC
EXCELLENCE<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">During a
decade of global financial turbulence, her government has increased annual
science budgets in a stable, predictable, quintessentially German way. It has
spurred competition among universities and improved collaboration with the
country’s unique publicly funded research institutions. Under Merkel’s watch,
Germany has maintained its position as a world leader in areas such as
renewable energy and climate; and with the guarantee of strong support for
basic research, its impact in other sectors has grown. Foreign researchers are
increasingly choosing to make their careers in Germany rather than opting for
traditional brain magnets such as the United States or the United Kingdom. The
proportion of foreign academics in Germany’s universities has jumped from 9.3%
in 2005 to 12.9% in 2015. Germany now ranks above the United States for the
percentage of papers it publishes among the top 10% most highly cited. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">The structure
of modern German science rests on concepts developed two centuries ago by
Wilhelm von Humboldt, a Prussian educator who pioneered ideas that continue to
hold sway around the world. It was he, for example, who suggested that
university professors should do front-line research as well as teaching. His
philosophy that education should be both broad and deep, and that academic life
should be free from politics and religion, remains engraved in the German
psyche. “The Humboldtian system is in our DNA,” says Thorsten Wilhelmy, general
secretary of the Berlin Institute for Advanced Study. “That’s why politicians
are not so tempted to cut basic research when times get tough.” (See ‘Build,
link and trust’.) (Fonte: A. Abbott, Nature 06-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">POLONIA. ACCORDO FRA MINISTERI DIFESA E ISTRUZIONE PER LA
FORMAZIONE MILITARE AGLI STUDENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In Polonia prenderà il via a
ottobre la formazione militare per gli studenti universitari. È quanto emerge
dall’accordo siglato fra ministeri della Difesa e dell'Istruzione superiore che
rientra nelle attività di Varsavia di aumentare la sua capacità militare nel
timore di una possibile aggressione russa. Nel quadro dell’accordo, gli
studenti e le università possono volontariamente partecipare a un programma
pilota di 30 ore di lezioni da ottobre a giugno e a degli esercizi di
addestramento durante le vacanze. Il viceministro della Difesa Michal Dworczyk
ha dichiarato che per il prossimo anno sono stati preparati 10 mila posti,
aggiungendo che le forze di difesa della Polonia devono formare dei riservisti.
Secondo Dworczyk quest’unità specifica è calata a causa dell’abolizione del
servizio di leva obbligatorio avvenuta una decina di anni fa e che non ci
sarebbero i riservisti necessari a sostenere le forze regolari se la Polonia
dovesse essere costretta a mobilitarsi nei prossimi anni. (Fonte: <a href="http://www.agenzianova.com/"><span style="color: windowtext;">www.agenzianova.com</span></a>
22-08-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">RUSSIA. GOVERNMENT STEPS UP FUNDING FOR ELITE UNIVERSITIES<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="normale">
<span style="color: windowtext;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">The Russian government is
stepping up its funding of the 5-100 programme aimed at getting five
universities into the global top 100 in international rankings, conceding that
it has faced significant challenges due to underfunding and budget cuts. As a
result, funding of the promotion of Russian universities in the global arena
will grow from RUB34.8 billion (US$599 million) to RUB43.5 billion (US$749
million) during the period 2018-20, according to a recent draft decree,
prepared by the Ministry of Education and Science. The aim is to increase the
competitiveness of Russian universities in the global market and amounts to
recognition of the substantial challenges they face. Currently, the 5-100 programme
involves the participation of 21 universities. Its main goal is entering five
national universities into the world’s top 100 universities as ranked by QS,
Times Higher Education and the Academic Ranking of World Universities or ARWU.
(Fonte: E. Vorotnikov, <a href="http://www.universityworldnews.com/"><span style="color: windowtext;">www.universityworldnews.com</span></a> 01-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="normale">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">SVIZZERA. 5 ATENEI NELLA TOP 100 <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Cinque
università svizzere figurano nella Top 100 di quest'anno dei migliori atenei
del mondo stilata dall'Università Jiaotong di Shanghai. Il politecnico di
Zurigo mantiene il 19esimo posto e si conferma la migliore Alta Scuola
dell'Europa continentale. L'Università di Basilea è entrata per la prima volta
nello "Shanghai-Ranking" lo scorso anno e figura in 95esima posizione.
Il Politecnico di Losanna è salito nel 2017 in classifica passando dal 92esimo
al 76esimo posto, mentre perdono leggermente quota l'Università di Zurigo (da
53 a 58) e quella di Ginevra (da 54 a 60). Fonte: <a href="http://www.swissinfo.ch/">www.swissinfo.ch</a> 16-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">UK. L’ATTRAZIONE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nelle
Università del Regno Unito ci sono oltre 5.000 ricercatori italiani. Le
università del Regno Unito sono universalmente riconosciute come la seconda
potenza accademica e di ricerca del mondo, dopo gli Stati Uniti. Una tale
numerosità di accademici e ricercatori italiani in un sistema accademico di
eccellenza fa fare un paio di importanti considerazioni. La prima è che che le
nostre scuole e università riescono a produrre studenti bravi, dando loro
solide basi per affrontare studi e ricerche scientifiche avanzate e sfide
professionali impegnative. La seconda riguarda il sistema accademico britannico
e internazionale (e non è altrettanto positiva per noi). Va osservato che gli
italiani non sono la popolazione accademica non-britannica più numerosa; anche
se di poco, i tedeschi ci superano. Quello che spesso viene descritto o
immaginato come un fenomeno ristretto al nostro Paese è in realtà un fenomeno
diffuso: i ricercatori si spostano da un Paese all’altro. Per altro, non mi
risulta questo venga visto come un problema in Germania. Nella concorrenza
internazionale, il Regno Unito è visto come una meta ambita per studiosi e
ricercatori di tante discipline e di tante nazionalità. Il sistema britannico è
attrattivo perché offre certezze ai ricercatori sulla possibilità di competere
e perché la competizione tra università parte dalla selezione degli studenti,
passa per il reclutamento autonomo dei docenti e si chiude con un sistema
combinato di valutazioni ex-ante ed ex-post. Non posso non far notare che
questo sistema porta a far concentrare il 50% del finanziamento pubblico in 10
atenei, per tutti e due i canali di finanziamento descritti. Non so se il
nostro Paese sia pronto ad accettare una tale disparità tra atenei. Ma
l’eccellenza diffusa è insostenibile. Forse una rete di eccellenza aggiunta a
un solido sistema educativo diffuso, che già abbiamo, è quello che manca al
nostro Paese? (Fonte: R. Di Lauro IlSole24Ore 09-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span lang="EN-US">AUSTRALIA. OECD: HIGHER EDUCATION
SPENDING AMONG WORLD’S LOWEST</span></b><span lang="EN-US"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Australia
spends a smaller share of its national income on public investment in tertiary
education than countries such as Estonia, Turkey and Latvia, according to the
OECD’s latest Education at a Glance report. The report ranks Australia’s public
investment in tertiary education among the bottom four of the world’s advanced
economies – 30th out of 34 nations at 0.7% of gross domestic product or GDP, or
about 40% below the OECD average of 1.1%. “The only OECD countries with lower
recorded levels of public investment than Australia are Japan, Luxembourg and
the UK,” said National Tertiary Education Union President Jeannie Rea. “Even
the USA has a higher level of public investment in tertiary education, which at
0.9% of GDP is almost 25% higher than Australia.”<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Rea said that
in contrast to the low levels of public investment, Australia’s level of
private investment in tertiary education was 1.1% of GDP – more than twice the
OECD average of 0.5%. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“The high
private contribution Australian students make to the cost of their tertiary
education is reflected in the high level of tuition fees our students are
required to pay, which again the report shows to be among the highest in the
OECD,” she said. “Australia’s private investment in tertiary education now sits
at 1.1% of GDP – more than twice the OECD average,” Robinson said. “The data
comes as legislation to impose a further AU$2.8 billion [US$2.2 billion] in
cuts to universities and their students – on top of another nearly AU$4 billion
in cuts since 2011 – is being debated in parliament.” (Fonte: G. Maslen, <a href="http://www.universityworldnews.com/">www.universityworldnews.com</a>
17-09-17)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">USA. LA STABILIZZAZIONE DEI PROFESSORI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Negli
USA e in tutti i sistemi di higher education che ne mimano il modello, si parla
di tenured o non tenured positions. Sul punto, ovvero sul fondamento
economico/istituzionale dell’opportunità di garantire a vita la stabilità del
posto di lavoro di un professore universitario, esiste una letteratura
sterminata. Ne parlava colui che aveva reso grande Harvard nel 1907: “In una
società democratica la libertà del docente va difesa dalla tirannia della
maggioranza, o di quel pensiero dominante che in un dato momento storico può
manifestarsi con riferimento ad uno qualsiasi dei nodi centrali della
conoscenza e del mutevole sistema di credenze accolte in una società sul piano
religioso, politico ed economico. A questo rischio, secondo Elliot, si deve
ovviare prevedendo la tenure of office, ovvero concependo ruoli di insegnamento
non sottoposti a termine o rinnovo, l’accesso ai quali è subordinato ad un
processo di valutazione rigoroso, preceduto da severi periodi di prova, ma
sempre retto in modo esclusivo dalla comunità accademica. Un privilegio di casta?
No. Un meccanismo che all’occorrenza permette al docente, non diversamente dal
giudice della Corte suprema degli Stati Uniti che giura sulla Costituzione di
fronte al Presidente che lo ha nominato, di votare contro gli interessi
dell’istituzione artefice della sua designazione”. Sul tema furono gettate le
basi che permisero al sistema universitario statunitense di trionfare a livello
mondiale nella seconda metà del Novecento. E il sistema regge anche oggi,
esibendo una intrinseca giustificazione economica. <span lang="EN-US">Nelle parole di Raghavendra Rau,
professore di sistemi finanziari a Cambridge che scrive sul Financial Times:
“The binary nature of tenure in the US is therefore a rational economic
solution to the twin problems, adverse selection and moral hazard, universities
face. It is also why despite frequent calls to abolish tenure, the tenure
system has survived – without it, universities would cease to be centres of
research. It is also likely to be a reason why by far the greatest amount of
academic research originates in the US.” </span>Per non dire delle ulteriori giustificazioni interne alla
vita universitaria che rendono necessario prevedere che a un certo momento
della carriera il professore universitario consegua la stabilizzazione. (Fonte:
U. Izzo, Roars 02-08-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red;"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">LIBRI. RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">BREXIT E UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Autore:
Carla Barbati. Federalismi n. 16/2017.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sommario:
1. Università e UE: ovvero “delle differenze” più che “delle vicinanze”-2.
Brexit, vista “dalla parte” del Regno Unito - 3. Brexit, vista “dalla parte”
dell’Italia - 4. Un’occasione per
la dimensione europea
dell’Università?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Brexit
lascia aperte molte più domande di quante risposte autorizzi in merito a quali
possano esserne gli effetti sull’Università e ben potrebbe aggiungersi sulla
Ricerca. Tuttavia, si annuncia anche come un processo capace di evidenziare
quanto le distanze che separano i sistemi
universitari europei rendano tuttora molto più ottativa che effettiva la
costruzione dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore. In questo senso,
dunque, lascia aperta anche un’altra domanda, circa la capacità di Brexit di
farsi occasione perché gli Stati membri si avviino a favorire quegli
avvicinamenti e quelle armonizzazioni al momento più nominali che sostanziali e
perché i sistemi universitari si interroghino
sul significato da assegnare ai percorsi di internazionalizzazione che
dichiarano di voler intraprendere, ma che ognuno di essi declina in termini
propri e perciò deboli come è per ogni
internazionalizzazione vissuta unilateralmente, al di fuori di quella
dimensione relazionale che di essa è e
dovrebbe essere tratto costitutivo. (<span lang="EN-US" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><a href="https://tinyurl.com/yc2z2skt">https://tinyurl.com/yc2z2skt</a> </span>).<span lang="EN-US"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">IL FUCILE DI MARC BLOCH<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Autore:
Davide Canfora. Ed. Castelvecchio, Roma, 2017, pp. 72.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questo
<span lang="EN-US">e</span>legante pamphlet
ha come obiettivo la difesa degli studi umanistici e degli studi in genere. <span lang="EN-US">Beninteso il Canfora non è
l’unico a trattare questi temi, ma è il più schietto e coraggioso. </span>Non a caso le
pagine più incisive sono quelle che riguardano la valutazione dei professori
universitari, questione delicata e pericolosa. L’ex ministro Fabio Mussi si
inventò l’Anvur, l’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della
Ricerca, un moloch che costa una fortuna allo stato e a cui lo stato ha dato
mano libera sull’università. <span lang="EN-US">L’Anvur
controlla tutto, interviene su tutto, ha potere di vita e di morte su corsi di
studio, dipartimenti, dottorati. Fissa parametri irraggiungibili, impone
procedure tortuose che cambiano all’improvviso non appena uno ne ha imparato il
funzionamento. Prende decisioni in solitudine, non discutibili e non
trattabili. Invia i suoi missi dominici nelle università per vedere chi
obbedisce e chi no, e a chi non obbedisce taglia i fondi e quindi l’ossigeno. </span>Verrebbe da dire
che è un organo messo lì apposta per ostacolare sia la didattica che la ricerca
con il pretesto di favorirle. La follia docimologica, l’ossessiva ricerca di
un’oggettività introvabile – e per ciò stesso fatalmente virata su criteri
quantitativi e cioè fasulli – hanno dato un colpo mortale alla ricerca
scientifica. Far dipendere il valore di un saggio dalla reputazione della
rivista che lo ospita è esattamente come dire che l’uomo vale per l’abito che
indossa. La lettura non serve e infatti non è più prevista. Non si scrive per
essere letti, ma per essere citati. E non sempre si scrive quello che si vuole,
bensì quello che si pensa che piacerà ai referee. E così la valutazione ottiene
l’effetto di non valutare, di mal valutare o di valutare alla rovescia,
rivelandosi a occhi non prevenuti per quello che è: un costoso e stolido
sistema fatto apposta per promuovere piattezza, conformismo e furberia.
Nell’era del publish or perish, l’importante è scrivere: il cosa e il come sono
secondari, un lusso che non ci si può permettere. (Fonte: W. Lapini, <span lang="EN-US">Il Secolo XIX 01-08-17)</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">THE TOXIC UNIVERSITY: ZOMBIE
LEADERSHIP, ACADEMIC ROCK STARS, AND NEOLIBERAL IDEOLOGY<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">By John
Smyth. Palgrave Macmillan. Published 6 July 2017. 235pp.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">The central
thesis of this well-constructed and well-referenced book is that in recent
decades higher education policy – in common with much else that matters in
human existence – has come to be shaped by neoliberalism’s blind and evidence-free
prescriptions. As many commentators now assert, the real economy – which
depends on cohesive social relations, humanism and respect for ecological
integrity – has been usurped by a form of speculative, consumer-driven
financial capitalism that may be divorced from reality but that nevertheless
continues to dominate political discourse and, by extension, the governance of
our institutions, including universities.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US"><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Apparently
even the International Monetary Fund now believes that the virtues of
neo-liberalism have been oversold because of the manifest social and economic
failings of austerity. And yet such is the hold that even effete economic
theories have on our collective mind-share, we seem unable to shake off their
assumptions, attendant coercive rules and required behaviours, however negative
and obviously damaging their effects.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">Smyth
describes the pernicious effect of fears peddled by politicians, policy elites
and of course the eponymous “zombie leaders” of our universities, whom he
accuses of slavishly adopting consumerist systems of rankings, metrics and
reporting systems in order to demonstrate global competitiveness and thereby
achieve reputational gain.</span><span lang="EN-US"> </span><span lang="EN-US">(Fonte: D. Wheeler, THE agosto)<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-91815114177070918472017-07-23T17:42:00.001+02:002017-07-24T10:52:07.197+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE n. 4 29-07-17<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">IN EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">PROTESTA DEI DOCENTI UNIVERSITARI. LE
MOTIVAZIONI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Sono
più di cinquemila i docenti universitari che in tutta Italia sono pronti a
cancellare un appello d’esame della sessione autunnale per protestare contro il
blocco degli stipendi fermo al 2011. Gli stipendi, tra i più bassi d’Europa,
sono fermi a 3.300 – 4.000 euro per i professori ordinari, 2.200 – 2.700 per
gli associati e 1.300 – 1.700 per i ricercatori. E se per gli altri impiegati
pubblici lo scongelamento parte dal primo gennaio 2015, per i prof degli atenei
la data fissata è l’1 gennaio 2016. “Non solo un anno in più rispetto agli
altri, ma anche con la cancellazione di questi cinque anni passati. Come se non
fossero mai esistiti ai fini della carriera, della pensione, del Tfr. Noi non pretendiamo
gli arretrati ma è giusto avere adesso gli aumenti che avremmo avuto senza il
blocco”, spiega a La Stampa Carlo Ferraro, docente del Politecnico di Torino,
coordinatore del Movimento per la dignità della docenza. Una situazione che non
è più tollerabile per 5.444 professori e ricercatori di 79 università, circa il
10% del corpo accademico. (Fonte: <a href="http://www.corriereuniv.it/">www.corriereuniv.it</a>
14-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">PARLA LA MINISTRA SUL BLOCCO DEGLI
ESAMI E SUL NUMERO CHIUSO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">«Per
prima cosa - ha detto – non è chiaro come i docenti abbiano annunciato lo
sciopero con mesi di anticipo, quando esiste un tavolo di confronto aperto. Un
modo di operare che non condivido». Contestata, in particolare, la forma di
protesta paventata. «Trovo che il blocco degli esami sia una forma di protesta
impropria e impopolare, destinata a creare un forte malcontento tra l'opinione
pubblica. In questo modo, a essere danneggiati, saranno gli studenti. Senza
contare che, alla sessione successiva, non sarà possibile perpetrare il blocco.
Invito, quindi, i professori a trovare forme differenti per manifestare il
proprio dissenso». Ribadendo la volontà di concentrare fondi e risorse sul
mondo universitario, il ministro Fedeli ha «rilanciato» sulle facoltà a numero
chiuso. «Bisogna allargare e non chiudere» aveva già dichiarato, lo scorso
maggio, rispetto alla decisione del rettore dell'università di Milano di
istituire un test d'ingresso alla Statale, per le facoltà umanistiche. Un tema
su cui il ministro è tornato a parlare da Savona. «Non ha senso investire negli
atenei, ampliando il più possibile il concetto di formazione continua, quando
alcune facoltà sono a numero chiuso. Sono atteggiamenti contraddittori»,
preannunciando, in modo implicito, la volontà di avviare una riflessione sul
tema. Da rivedere, ancora, i criteri di finanziamento e di valutazione delle
performance degli atenei secondo criteri premiali, «che dovranno tenere
maggiormente conto dell'impegno verso la digitalizzazione e la sostenibilità
energetica e ambientale». (Fonte: La Stampa 14-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">QS UNIVERSITY RANKING. LA CLASSIFICA
DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE IN BASE A SEI CRITERI</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Quest'anno
sono state analizzate 4,388 Università e, tra queste, 956 sono state incluse
nella classifica. Per identificare le Università globalmente competitive, sono
stati considerati sei criteri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I
sei criteri sono i seguenti con riferimento alle università italiane (i numeri
davanti a ciascun ateneo indicano la posizione nella classifica):<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Sondaggio Accademici</span></i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> - Università italiane tra le prime
200: 77 Università di Bologna: 86 Sapienza - Università di Roma; 138
Politecnico di Milano; 159 Università degli Studi di Padova; 181 Università
degli Studi di Milano; 195 Università di Pisa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Sondaggio Datori di Lavoro/Recruiter</span></i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> - Università italiane tra le prime
200: 30 Università Commerciale Luigi Bocconi; 53 Politecnico di Milano; 126
Politecnico di Torino; 132 Università Cattolica del Sacro Cuore; 157 Università
di Bologna.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Citazioni per Ricercatore (Impatto
Ricerca Prodotta)</span></i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> - Università
italiane tra le prime 300: 18 Scuola Normale Superiore; 27 Scuola Superiore
Sant'Anna Pisa; 135 Politecnico di Torino, 204 Politecnico di Milano, 206
Università di Brescia. 212 Università di Ferrara, 219 Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia; 231 Università degli Studi di Trento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Proporzione tra Docenti e Studenti</span></i><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> - Le migliori Università italiane: 73
Scuola Normale Superiore; 90 Scuola Superiore Sant'Anna Pisa; 475 Università
degli Studi di Trieste.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Nei <i>rimanenti tre indicatori</i>, che cumulativamente
rappresentano il 30% del punteggio totale, l'Italia è molto svantaggiata. In
particolare, nell'indicatore "<i>Faculty/Student
Ratio</i>" dove, ad eccezione della Normale e di Sant'Anna, solo Trieste é
tra le prime 500 al mondo. Con l'espansione della classifica, che quest'anno
vede 43 new entry, l'Italia perde sempre più terreno in questo determinante
indicatore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’Università
di Trento ottiene il miglior risultato italiano nell'indicatore "<i>International Faculty</i>" (<i>proporzione di docenti ricercatori internazionali</i>)
classificandosi 348esima al mondo, mentre la Scuola Superiore Sant'Anna Pisa
primeggia in Italia nell'indicatore "<i>International
Students</i>" (proporzione di studenti internazionali) ottenendo il
291esimo posto al mondo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La classifica
delle migliori Università al mondo, QS World University Rankings, é
consultabile su: </span><a href="http://www.topuniversities.com/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.TopUniversities.com</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> . (Fonte: A. De Gregorio, CorSera
07-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">IL “TESORETTO” DI OLTRE 415 MILIONI
SUL CONTO CORRENTE DELL’ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA (IIT). DOMANDE SENZA
RISPOSTA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Era
stata Laura Margottini sul Fatto Quotidiano a evidenziare l’anomalia di circa
mezzo miliardo di Euro non spesi che giacevano in conti correnti e prodotti
finanziari (Human Technopole: IIT ha «540 milioni in conti bancari e
investimenti». Dare ancora soldi è intelligente?). L’esistenza del tesoretto
era confermata da una testimonianza di prim’ordine: il direttore scientifico
dell’IIT Roberto Cingolani che ne aveva data conferma a Riccardo Iacona nel
corso di un’intervista mandata in onda su Presa Diretta del 19 settembre 2016.
Nessuna sorpresa che la richiesta della senatrice Elena Cattaneo di recuperare
questo tesoretto e di destinarlo alla ricerca pubblica avesse trovato ampio
consenso nel mondo della ricerca (basti ricordare le più di 5.00 firme raccolte
da quest’appello). Un intervento letteralmente a costo zero che non toglie
niente a nessuno (IIT continuerebbe a ricevere il suo ingente finanziamento
annuale di 100 milioni) e che dà un po’ di ossigeno al mondo della ricerca
penalizzato da anni di tagli. Ma ecco che arriva il colpo di scena.
Intervistata dall’edizione nazionale di Repubblica, la senatrice Cattaneo
dichiara: Ambienti della maggioranza hanno detto, lasciandomi sconcertata, che
quei fondi non ci sono più perché lo Stato li ha già usati. Vera o falsa che
fosse, l’indiscrezione sul forziere vuoto, un primo effetto l’ha avuto. Niente
più emendamento sul recupero. Passato il pericolo, ci si è affrettati a
minimizzare la notizia del “buco”. Sul conto corrente infruttifero n. 25039
aperto presso la Banca d’Italia, intestato all’Istituto italiano di tecnologia,
gli oltre 415 milioni di euro di liquidità certificati dalla Corte di Conti, ci
sono? Sono disponibili? Se non ci sono che fine hanno fatto? Se sono
indisponibili perfino alle decisioni del Parlamento, per quali oscure ragioni
finanziarie? L’imbarazzo dalle parti del Ministero dell’Economia sembra essere
confermato dagli ultimi sviluppi. Come prontamente notato dall’ADI, spunta
fuori un comunicato MIUR su un’inedita “Convergenza MIUR-IIT”. Una specie di
premio di consolazione: no, non recuperiamo i 415 milioni parcheggiati (ammesso
che lo siano ancora) ma IIT s’impegna a diventare una specie di agenzia per il
finanziamento di progetti di ricerca. Il governo sarebbe già dovuto intervenire
da tempo, recuperando i fondi non spesi dall’IIT e destinandoli ad attività di
ricerca maggiormente produttive di un conto infruttifero. Secondo La Repubblica
e un comunicato stampa del MIUR, a fronte di 415 milioni di tesoretto, le
risorse messe a disposizione sarebbero 250. Dunque ora l’IIT, una fondazione di
diritto privato, è elevato a rango di decisore sullo stanziamento di 250
milioni di euro da destinare alla ricerca pubblica, solo una parte del
“tesoretto”. Perché adesso sono messi a disposizione solo 250 milioni? Vuol
dire che gli altri 165 milioni sono stati già spesi? Se i soldi non ci sono
più, chi li ha spesi e per che cosa? (Fonte: Red.ne Roars 28-05-17; FlcCgil
29-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">DIPARTIMENTI IN GARA. L’AUTONOMIA
DI BILANCIO DEGLI ATENEI RESTA SULLO SFONDO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La legge di stabilità 2016 ha inopinatamente previsto una sorta di
scelta comparativa e competitiva, non tanto tra gli atenei, ma tra i loro
dipartimenti, per selezionare e privilegiare all’interno del sistema nazionale
180 dipartimenti, scelti in una platea di 350 candidabili secondo i risultati
dell’ultima valutazione della ricerca (VQR), con l’obiettivo di attribuire loro
somme cospicue per l’attività presente e futura, ponendoli così in posizione
preminente non solo all’interno dei rispettivi atenei ma dell’intero contesto
accademico. Riservare loro 271 milioni di euro l’anno costituirà una differenza
rispetto alle altre strutture e una distanza incolmabile tra chi potrà
assidersi a una tavola riccamente imbandita e chi dovrà contendersi le briciole
del tutto insufficienti per prospettive di sviluppo che, proprio in virtù delle
eventuali lacune registrate, dovrebbero trovare consiglio e investimento
solidale da parte dei poteri pubblici, se si vuole tendere a un’equilibrata
distribuzione di risorse e opportunità per tutta l’organizzazione
universitaria. La prospettiva, forse non ipotizzata, ma certamente probabile,
potrà essere la polverizzazione del concetto di “universitas studiorum” che
finora ha sempre caratterizzato i nostri atenei. L’enucleazione di singole
preminenti strutture, con passo e capacità ben più potenti della restante
palude, potrebbe ragionevolmente indurli a connettersi con altri dipartimenti
di pari efficienza, coerenti per attività scientifica e convergenti per
dinamiche progettuali, rompendo così fragili equilibri di settori scientifici e
disciplinari, realizzati con scelte difficili e, a volte, discusse e
contrastate ma pur sempre autonomamente e consapevolmente deliberate dagli
organi di governo. Preme riscontrare se, anche in questo intervento
ministeriale così determinante per il futuro delle università, non vi sia
stata, alla luce dell’insegnamento ora impartito dalla Consulta (a proposito
del costo standard per studente) una sottovalutazione dell’essenzialità della
valutazione e decisione politica nei confronti dell’automatismo di formule
matematiche, più o meno corrette ed efficaci ma incompatibili con la doverosa
responsabilità di governo per soluzioni così decisive per composizione e futuro
del nostro sistema universitario. Siamo dinanzi all’essenza delle scelte di
governo di un’università che andrebbero considerate nel complesso della
strategia dell’ateneo interessato e che dovrebbero, semmai, essere sottoposte a
un vaglio di merito specifico e non valutate, dalla Commissione tecnica,
soltanto per punteggi numerici predefiniti che, necessariamente non possono
tener conto della complessiva programmazione strategica dell’ateneo. Il comma
328 della legge di stabilità sancisce espressamente che [ ... ] “il Ministero
dell’istruzione, dell’università e della ricerca trasferisce alle università
statali cui appartengono i dipartimenti il relativo finanziamento. L’università
è vincolata all’utilizzo di queste risorse a favore dei dipartimenti
finanziati”. L’autonomia di bilancio resta sullo sfondo come un sogno
interrotto da un brusco risveglio! (Fonte: F. Matarazzo, estratto di articolo
33 n 5-6 2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I GRANT DEL CONSIGLIO EUROPEO DELLE
RICERCHE. ITALIA PRIMA NAZIONE EUROPEA PER PREMIATI ALL'ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
Grant europeo - che oggi è il premio continentale più prestigioso - compie
dieci anni. Dal 2007 al 2016 sono stati distribuiti 12 miliardi di euro e per
il periodo 2014-2020 saranno 13,1, il 17 per cento dell'intero programma
Horizon 2020. La singola borsa in media è valsa 1,651 milioni di euro,
arrivando fino a un massimo di 2,5 milioni per progetto. Nei dieci anni
trascorsi i ricercatori europei hanno presentato 65.000 proposte di studio,
64.074 sono state valutate, 7.270 finanziate (l'11,3 per cento, una selezione
severa). Gli oltre settemila progetti avviati hanno significato cinquantamila
posti di lavoro, altamente qualificati. Tra i vincitori del Grant, sei
ricercatori successivamente hanno preso il Premio Nobel.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L'Italia
ha fatto la sua parte: ha presentato 7.533 progetti, ne ha vinti 644 (l'8,5 per
cento) per 608 milioni di euro totali, ma c'è un dato che fa capire che spesso
sono state le singole teste ad attirare la borsa e non le nostre università: in
dieci anni 350 "grants" vinti da italiani sono stati spesi in Italia
(siamo al settimo posto da questo punto di vista, il Regno Unito, in testa alla
classifica, ne ha attratti 1.488). Ben 294 borse, invece, sono state spese
all'estero. E a questo si aggiunge che i nostri centri di ricerca, le nostre
università, sono state mediocremente attrattive: soltanto 30 borse vinte da
stranieri sono state poi usate da noi (in questa classifica scendiamo
all'undicesimo posto). Duecentonovantaquattro cervelli in uscita, trenta in
entrata. Il problema è decennale, ma nel 2016 l'esodo dei migliori ha toccato i
suoi picchi: siamo diventati la prima nazione europea per premiati all'estero. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">E'
l'Università Bocconi ad aver preso il maggior numero di "grants"
italiani nel periodo 2007-2016: sono stati 25. Poi il Consiglio nazionale delle
ricerche (Cnr) e la Sapienza di Roma (20), il Politecnico di Milano e
l'Università di Padova con 18. Va rilevato come la scuola superiore Sissa di
Trieste con soli ottanta docenti abbia ottenuto 17 borse europee.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">(Fonte:
C. Zunino, R.it 09-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LA GESTIONE DEI CORSI E
L’ACCOMPAGNAMENTO AL MONDO DEL LAVORO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Per
aiutare la gestione dei Corsi universitari, per valutarli ciclicamente, si
chiede ai loro responsabili di compilare protocolli e di studiare tabelle; di
condurre inchieste e compulsare statistiche; di lodare i percorsi di studio e
le performance degli stessi, dichiarando al tempo stesso le criticità
didattiche, le carenze, le “azioni” intraprese o da intraprendere per
superarle, i tempi e le fasi di tali processi, i relativi responsabili. Si
forniscono dati e tabelle (naturalmente on-line) già ben presenti sulle
scrivanie dei valutatori, per far dire ai Presidenti e ai gruppi AQ
[Assicurazione della Qualità] le cose che i committenti già sanno: quanti
studenti, quante studentesse, quanti anni per la laurea, quali voti, quali
medie, quali miglioramenti, quali peggioramenti. Si pretende che Dipartimenti e
Corsi interpellino la Confindustria o, in mancanza, l’associazione caciottari
locale, sull’importanza del corso di laurea in Semiologia e Linguistica, o in
Scienze della Mercatanzia: sulla congruenza del suo piano di studi col Mercato.
Chiedono come si posizioni il Corso rispetto a knowledge and understanding, con
particolare riferimento ad applying knowledge and understanding, soprattutto;
vogliono che si sappia quanto sia importante la capacità degli studenti
nell’arte del making judgements nonché delle communication skills; il tutto al
fine, naturalmente, di soddisfacenti learning skills. E se nella descrizione,
nella programmazione, nell’analisi dei dati, nell’abisso fra proponimenti e
realizzazioni didattiche può servire talvolta la retorica, la manipolazione, la
promessa, c’è poi un punto sul quale la ghigliottina non può non cadere, o
almeno stare lì, appesa a un filo magnanimamente tenuto: l’accompagnamento al
mondo del lavoro. Sì, i docenti, un gruppo scelto fra loro, dovrà pur
“accompagnare” i giovani da qualche parte. Dove siano stati scritti questi
compiti (in quale contratto di lavoro o in quale stato giuridico) nessuno lo
sa. Uno crede di aver studiato e di dover insegnato analisi matematica o
filologia slava. No, deve “accompagnare” i giovani al lavoro. Governo,
Ministeri, Regioni, Imprese non creano lavoro. Gli investimenti sono a secco.
La spesa pubblica langue, invischiata nel Debito. La ricerca, manco a parlarne.
Ma i docenti debbono “accompagnare” al lavoro che non c’è. (Fonte: </span><a href="https://tinyurl.com/y8cdtuw3"><span style="background: white; font-family: "arial" , "sans-serif";">https://tinyurl.com/y8cdtuw3</span></a><span style="background: white; font-family: "arial" , "sans-serif";"> 03-07-17)</span><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’IMPATTO DEGLI ATENEI ITALIANI SUI
SOCIAL<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">VOICES
from the Blogs, spinoff universitario, ha deciso di occuparsi dell’Università
dal punto di vista della presenza in Rete e del passaparola online. In attesa
della classifica degli Atenei, che uscirà in autunno, ecco alcuni dati in
anteprima su quanto se ne parla, chi ne parla e come se ne parla. Una specie di
Tripadvisor degli atenei italiani. Anche se l’analisi completa riguarderà anche
altri canali social oltre che forum e siti web, ecco i primi risultati basati
sull’analisi di oltre 236mila Tweet raccolti tra gennaio e inizio luglio 2017.
Si tratta dei tweet in cui vengono menzionati gli account ufficiali degli
stessi Atenei. Ecco la classifica dei primi trenta account twitter più citati:
@SapienzaRoma @unimessina @UniCalPortale @univUda @UniGenova @unipait @PolibaOfficial
@UniperugiaNews @iuav @unibait @UniSalerno @unipr @UniVerona @UNI_FIRENZE
@UniboMagazine @univca @PoliTOnews @UnivRoma3 @Unipisa @UNIMORE_univ @unipv
@LaStatale @UninaIT @unitorvergata @Unibocconi @UniPadova @unimib @unito
@Unicatt @polimi. (Fonte: CorSera 22-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">INTERPRETARE I RANKING<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Un
recentissimo articolo pubblicato sul sito del World Economic Forum analizza il
posizionamento degli atenei nel contesto dell’offerta complessiva di ciascun
“sistema paese”. In particolare, riporta alcuni dati elaborati a partire
dall’Academic Ranking of World Universities della Shanghai Jiao Tong University
e Webometrics. Al primo posto come numero di università tra le prime 200
figurano gli Stati Uniti con 92 atenei. Nella graduatoria di destra, tuttavia,
gli Usa scendono al tredicesimo posto. In poche parole, le 92 università top
rappresentano solo il 2,8 per cento degli atenei del paese: vi sono molte
eccellenze, ma il paese nel suo complesso è più debole di quel che normalmente
si immagini. L’Italia ha solo cinque atenei tra i primi 200, che rappresentano
il 2,1 per cento del totale. Se consideriamo le università Top 500, vediamo che
la percentuale di atenei degli Stati Uniti crolla al 5,1 per cento rispetto al
7,2 per cento dell’Italia. Se consideriamo poi le università Top 1000, che
costituiscono pur sempre il top 5 per cento degli atenei al mondo, gli Stati
Uniti scendono ancor più giù nella classifica riguardante la percentuale degli
atenei presenti, mentre l’Italia sale al quinto posto. Letto in altro modo, in
Italia il 20 per cento circa delle università del paese offre una formazione da
Top 1000. In Usa sono solo l’8,4 per cento e in Francia la percentuale scende
al 7,5 per cento. Interessante la conclusione dell’articolo citato: “Ciò che
interessa al cittadino medio non è tanto che il suo paese abbia istituzioni
come Stanford o Oxford, quanto la qualità delle università che i suoi figli con
ogni probabilità frequenteranno”. Compito dei politici è perciò garantire che
un’educazione terziaria di alta qualità sia accessibile a tutti e non solo a
una élite. (Fonte: A. Fuggetta, lavoce.info 17-05-17). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Nota
di A. Fuggetta a margine dei commenti: Vorrei ricordare che: 1. Il confronto è
stato fatto dal collega dell'Insead e pubblicato sul WEF. 2. I dati sono stati
raccolti in modo omogeneo considerando le diverse tipologie di istituzioni
(anche per l'Italia). 3. Stiamo parlando della qualità dell'offerta e non della
struttura della domanda.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CLASSIFICA CENSIS DELLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Tra
le università statali che contano oltre 40mila iscritti Bologna mantiene la
prima posizione con il punteggio complessivo di 92,0, una media che la vede
primeggiare nelle strutture e nell'internazionalizzazione, mentre fanno meglio
Pisa nei servizi, La Sapienza di Roma nelle borse di studio, Palermo e Torino
nella comunicazione e nei servizi digitali. La seconda è Firenze, che non
eccelle in nessuna categoria ma ha ottime medie e terza Padova, come Firenze
capace di mantenersi a buoni livelli in ogni voce. Padova e La Sapienza di
Roma, rileva il Censis, oltre a migliorare il loro punteggio nella
comunicazione e nei servizi digitali guadagnano punti nel livello di
internazionalizzazione. Ultima in classifica tra i mega atenei è, come lo
scorso anno, l'Università di Napoli "Federico II", penultima Catania,
che ha perso una posizione, mentre si conferma terzultima la Statale di Milano.
Prima tra i grandi atenei statali che contano tra i 20mila e i 40mila iscritti,
si conferma Perugia, eccellenza per comunicazione e servizi digitali (+5 punti
rispetto allo scorso anno) e internazionalizzazione. Seconda è Pavia, in virtù
di standard alti in ogni voce e del primato per le strutture, terza Parma,
nessun primato, ma solo due punti di media in meno dalla seconda. Al quarto
posto una nuova entrata, l'Università di Modena e Reggio Emilia, passata dai
medi ai grandi atenei e sopra di 3 punti nei servizi per gli studenti rispetto
all'anno passato. Trento perde il primato tra i medi atenei statali (da 10mila
a 20mila iscritti) scalzata da Siena, ma la differenza tra le due università è
minima: 99,4 la prima e 99,2 la seconda in classifica. Siena la spunta su
Trento soprattutto grazie alle borse di studio, ma l'università del Nord Italia
va oltre i 100 punti in ben tre voci, oltre alle borse di studio, nelle
strutture e nella comunicazione. Al terzo posto Sassari, che ottiene punteggi
alti per le strutture e la comunicazione e servizi digitali, mentre resta
indietro nei servizi. Anche quest'anno quarta in graduatoria è l'Università di
Trieste, seguita da un altro ateneo friulano, l'Università di Udine, in ascesa
di due posizioni nella classifica complessiva e con un incremento di 14 punti
in quella riguardante la spesa per borse e altri interventi in favore degli
studenti. (Fonte: C. Nadotti, La Repubblica 03-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">QS UNIVERSITY RANKING. USA E UK AL TOP<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ben
quattro posizioni di testa della classifica annuale delle migliori università
del mondo redatta dalla Quacquarelli Simonds (che ha preso in esame 4.388
atenei e ne ha inclusi 956 nella classifica), sono occupate da americane. Per
la prima volta nella storia di questa classifica le prime quattro Università
sono Statunitensi: MIT, Stanford, Harvard e Caltech, il California Institute of
Technology. Il Massachussett Institute of Technology (MIT) domina la
quattordicesima edizione riconfermandosi la migliore Università al mondo per il
sesto anno consecutivo. Seguono quattro eccellenze (comunque) anglosassoni, poi
di nuovo gli Usa con la University of Chicago al nono posto. Ma scorrendo la
classifica (che si può consultare su </span><a href="https://www.topuniversities.com/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://www.topuniversities.com/</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">) c’è tanta America in tutte le prime
venti posizioni: Princeton è tredicesima, Cornell 14esima, Yale, Johns Hopkins,
Columbia, University of Pennsylvania occupano le caselle dalla 16 alla 19. E
prima di arrivare alla cinquantesima posizione ci sono altre sette università
Usa: Duke, Michigan, Berkeley, Northwestern, Ucla, San Diego, Carnegie Mellon.
Ben Sowter, Responsabile della Ricerca per QS commenta così il primato della
regina: «MIT é il nucleo di un ecosistema innovativo senza rivali. Start-up
create dagli alumni producono cumulativamente ricavi per oltre 2 trilioni di
dollari, rendendo questa realtà l’equivalente dell’undicesima economia al
mondo». Eppure, questo dominio ininterrotto della classifica, non riesce a
oscurare i cambiamenti in atto: «Molte università statunitensi e britanniche
stanno lentamente perdendo terreno, che viene occupato dalle migliori in altre
nazioni, tra cui Russia, Australia, Singapore, Cina e India», dice il
ricercatore. (Fonte: A. De Gregorio, CorSera 07-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">REPUTATION RANKING THE 2017. AVANZANO
GLI ATENEI ASIATICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
rivista Times Higher Education (THE) ha pubblicato sul proprio sito il reputation
ranking del 2017, ovvero una lista che comprende le prime 100 università a
livello mondiale classificate sulla base della propria reputazione in termini
di insegnamento e ricerca. Le prime 5 università che godono della reputazione
più alta al mondo nel 2017 sono quasi le stesse del 2016: Harvard si colloca al
primo posto, il Massachusetts Institute of Technology al secondo, Stanford al
terzo, e, infine, Cambridge e Oxford sono a pari merito al quarto posto, mentre
nel 2016 Cambridge era quarta e Oxford era quinta. Fino alla decima posizione
non si registra nessuna variazione significativa rispetto al ranking del 2016:
l’Università della California, Berkeley occupa il sesto posto anche nel 2017 e
lo stesso vale per Princeton al settimo posto e Yale all‘ottavo. Forse l’unica
differenza degna di nota in questa top ten è che nel ranking del 2017
l’Università di Chicago si colloca al nono posto, il quale era, invece,
occupato nell’anno precedente dalla Columbia University, scivolata ora in
12esima posizione. La California Institute of Technology chiude la lista delle
prime dieci università sia nel 2017 sia nel 2016.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ma
è proprio a partire dalla decima posizione in giù che il reputation ranking del
2017 diverge significativamente da quella del 2016: laddove nel 2016 l’11esimo
posto era saldamente occupato da un ateneo americano, l’Università di Chicago,
ora questo è ricoperto per la prima volta da un’università asiatica,
l’Università di Tokyo, che era 12esima nel 2016. Inoltre, nel ranking del 2017
un’altra università a stelle a strisce, la University of Michigan (ora al
15esimo posto), è stata sostituita da un altro ateo asiatico, la cinese
Tsinghua University, che ora riveste la 14esima posizione. Questo scambio di
posizioni si è verificato anche tra la cinese Peking University e l’americana
Cornell University: la Peking University che era 21esima nel 2016 nel 2017 è
salita al 17esimo posto, mentre Cornell è scesa addirittura di 6 posizioni da
un anno all’altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
giudicare da questi risultati, si potrebbe concludere che l’avanzata delle
università asiatiche (una giapponese e due cinesi) in termini di reputazione si
sta facendo sentire a discapito delle università americane, proprio come
sottolinea un articolo del Times Higher Education che analizza il ranking del
2017. (Fonte: </span><a href="https://it.businessinsider.com/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://it.businessinsider.com</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 29-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">PERCHÈ I DOCENTI UNIVERSITARI HANNO DI
CHE LAMENTARSI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">E’
opportuno ricordare che per il quadriennio 2011-2014 non chiediamo arretrati,
soffrendo come hanno sofferto tutti gli altri 3 milioni del pubblico impiego
(Magistrati e Avvocati dello Stato esclusi), ma che dal 1° gennaio 2015 la
Docenza Universitaria si è vista riservare un “trattamento particolare” che
nessuno degli altri ha subito, che la condanna a perdere "a vita". Un
trattamento lesivo non solo per l’aspetto economico, pur importante, ma lesivo della
nostra dignità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Perdite
stipendiali medie di un Professore Associato a circa metà della carriera:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">1) Quadriennio
2011-2014: perdita di circa 3200 euro netti all’anno per un totale, nel
quadriennio, di 13000 euro netti: questi sono gli arretrati che, come detto
sopra, non chiediamo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">2) Anno 2015
e tutti i successivi, fino alla pensione: perdita di 3200 euro netti l’anno
(250 euro netti ogni mese) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">3) Perdite
sul trattamento di fine rapporto (la “buonuscita”): perdita di 13000 euro netti<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">4) Pensione:
perdita di 2500 euro netti l’anno (200 euro netti al mese).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">(Fonte:
Movimento per la dignità della docenza universitaria)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CHIAMARE DOCENTI DALL’ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Finora
le procedure messe in campo in passato per chiamare docenti dall'estero hanno
funzionato poco e male: «Ci sono troppe complicazioni e troppi interventi
normativi che fanno regnare la confusione e l'incertezza», avverte il
presidente del Consiglio universitario nazionale (CUN), Carla Barbati. Che
segnala tra l'altro come «nelle circa 100 pratiche che esaminiamo ogni anno, si
tratta, nella maggior parte dei casi, di italiani che vogliono ritornare». Sono
almeno tre le procedure attualmente in vigore per le chiamate dirette: una
prevista dalla legge Moratti (la 230/2005), che prevede comunque l'ottenimento
dell'abilitazione italiana, la seconda - una sorta di chiamata
"direttissima" - destinata ai vincitori di grandi progetti di ricerca
di rilievo europeo o nazionale (senza abilitazione) e infine le chiamate per
chiara fama cui però le università hanno fatto poco ricorso. A questo impianto
già complicato si aggiungerebbe ora, nel caso fosse varata, anche la procedura
delle cattedre Natta che il mondo accademico avverte come un corpo estraneo.
Anche perché tra l'altro questa corsia speciale - anche nella nuova bozza di
Dpcm che ne ha rivisto alcuni aspetti - prevede incentivi retributivi in più
per chi sarà scelto dagli atenei dalla lista del 500 vincitori. Il nuovo
decreto stabilisce, infatti, che ai vincitori siano attribuite «due classi
stipendiali» per i nuovi docenti e «due classi di avanzamento stipendiale
rispetto a quella in godimento» per i docenti che già insegnano. A questo
riconoscimento retributivo ogni ateneo «con oneri a carico del proprio
bilancio» potrà riconoscere al professore «fino a cinque classi ulteriori»
rispetto alle classi stipendiali previste come base. Un modo questo per rendere
più attraente la possibilità di venire a fare ricerca e insegnamento in Italia.
«Anche se - aggiunge la presidente del CUN Barbati - il vero problema non sono
tanto gli stipendi, ma i fondi e le risorse scientifiche a disposizione nel
nostro Paese per fare ricerca che sono sottodimensionate rispetto agli altri».
(Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 25-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RIENTRO
IN ITALIA DI DOCENTI E RICERCATORI. CHIARIMENTI SULLE AGEVOLAZIONI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-font-weight: bold;">L’Agenzia delle Entrate ha fornito importanti
chiarimenti sulle agevolazioni per il rientro in Italia di docenti e ricercatori,
temporaneamente introdotte nel 2010 e successivamente confermate dalla legge di
Bilancio 2017. L’agevolazione spetta unicamente in relazione ai redditi
derivanti da rapporti aventi ad oggetto attività di ricerca o di docenza svolte
nel territorio italiano e non si estende ad altri eventuali redditi percepiti
dal beneficiario. Il regime fiscale agevolato si applica complessivamente per
quattro periodi d’imposta: con quali modalità? Con la circolare n. 17/E del 23
maggio 2017, rubricata “Regimi agevolativi per persone fisiche che
trasferiscano la residenza fiscali in Italia”, l’Agenzia delle Entrate ha avuto
cura di illustrare compiutamente le agevolazioni fiscali introdotte quale
misura temporanea dall’art. 44 del D.L. n. 78/2010 (Incentivi per il rientro in
Italia di ricercatori residenti all'estero) e recentemente confermate a regime
dalla Legge di Bilancio 2017 per attrarre in Italia docenti e ricercatori
esteri. La circolare integra i chiarimenti già forniti in passato con le
Circolari n. 4/E del 15 febbraio 2011 e n. 22/E dell’8 giugno 2004. (Fonte: </span><a href="http://www.ipsoa.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.ipsoa.it</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-font-weight: bold;"> 21-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LE CATTEDRE NATTA SONO RISALITE SUI
BINARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Le
controverse cattedre Natta date per spacciate o quantomeno accantonate dopo la
sonante bocciatura del Consiglio di Stato di fine 2016 e soprattutto dopo
l'uscita di scena del premier Renzi che ne aveva issato la bandiera per
internazionalizzare i nostri atenei, ora sono risalite sui binari. Una nuova
bozza di Dpcm, cui ha lavorato il ministero dell'Istruzione, Università e
Ricerca, è, infatti, allo studio di Palazzo Chigi. Tra le principali novità c'è
la previsione di un ampio coinvolgimento della comunità scientifica nelle
procedure di selezione di questi superdocenti, oltre alla promessa nel caso di
rivedere tutto il meccanismo dopo tre anni. Nel nuovo decreto i presidenti
delle 25 commissioni di selezione saranno scelti dal MIUR (e non più da Palazzo
Chigi) da tre liste redatte dalla Conferenza dei rettori (Crui), dal Cun e
dalla Consulta dei presidenti degli enti di ricerca e dall'Accademia dei
lincei. Mentre gli altri due commissari saranno sorteggiati da liste redatte
dall'ANVUR. Basterà questa procedura meno accentratrice a far passare il mal di
pancia alla nostra accademia? Il decreto, che è un decreto della presidenza del
consiglio e non del MIUR, dovrà ora ricominciare tutti i passaggi di
legittimità previsti dalla legge. Sarà dunque molto difficile che il bando per
i commissari e poi la scelta dei primi dei 500 beneficiari del nuovo sistema
possa avvenire prima della fine dell’anno. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore
25-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’annuncio
della ripartenza del contestatissimo progetto ha immediatamente sollevato nuove
proteste. Dottori di ricerca e ricercatori a tempo determinato sono già sulle
barricate. Con l’appoggio della Cgil Scuola, nei giorni scorsi hanno lanciato
una petizione online su Change.org, che ha raggiunto ormai oltre 5 mila firme,
per chiedere che quei fondi - circa 75 milioni l’anno - siano utilizzati,
invece che per premiare dei super cervelli, per stabilizzare giovani scienziati
altrimenti condannati alla precarietà da un sistema di reclutamento che fa
sempre più affidamento sulle figure a tempo determinato: negli ultimi 8 anni
l’università italiana ha perso 13 mila cattedre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CARRIERA ACCADEMICA. ANVUR. QUALITÀ
DELLA RICERCA. ASN. Un’analisi di Forges Davanzati<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
probabilità di fare carriera accademica, in Italia, dipende in misura rilevante
dalla capacità del singolo aspirante ricercatore di pubblicare su riviste
reputate “eccellenti”. Si tratta di riviste censite dall’Agenzia Nazionale di
Valutazione della Ricerca (ANVUR) che opera sostanzialmente così. L’Agenzia
valuta le pubblicazioni riguardo alla sede che le ha ospitate,
indipendentemente dal loro contenuto, così che un articolo che nulla aggiunge
alle nostre conoscenze, se, per puro caso, è stato pubblicato su riviste di
“eccellenza” (ovvero certificate tali dall’Agenzia) riceve una valutazione
molto positiva, così come, per contro, un articolo estremamente innovativo
pubblicato su riviste che l’ANVUR non considera buone riceve una valutazione
bassa. E’ del tutto evidente che questo dispositivo genera attitudini
conformiste, dal momento che per pubblicare su riviste considerate prestigiose
(e definite di classe A) occorre uniformarsi alla loro linea editoriale, e
talvolta – come spesso documentato – anche mettere in atto comportamenti
eticamente discutibili.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
storia della Scienza mostra inequivocabilmente che le maggiori ‘rivoluzioni
scientifiche’ si sono generate non allineandosi al paradigma dominante. In tal
senso, l’operazione ANVUR è quanto di più dannoso si possa immaginare per
l’avanzamento delle conoscenze in ogni ambito disciplinare e, non a caso, in
quasi nessun Paese al mondo esiste una valutazione “dall’alto” della qualità
della ricerca. In alcuni casi, quando si è provato a farlo si è rapidamente
tornati indietro. Non a caso, all’estero, non si è valutati sulla base di
protocolli di riviste generati da agenzie governative e vi è ampio consenso sul
fatto che è semmai la dispersione di risorse (e non il loro accentramento) a
produrre maggiore ricerca e di migliore qualità. Il problema è aggravato dal
fatto che l’accesso alla carriera universitaria, o gli avanzamenti di carriera,
avvengono, da quando è in vigore la c.d. legge Gelmini, in modo assai
farraginoso. Si tratta di una procedura di valutazione costosa e soprattutto
del tutto inefficace per selezionare i docenti più meritevoli e più produttivi.
E’ innanzitutto una procedura costosa. La Camera dei Deputati, nella relazione
tecnica del 29 giugno 2011, stimò un costo annuo per le procedure di ASN
(abilitazione scientifica nazionale), pre-requisito per l’accesso alla docenza,
pari a €17.000.000. (Fonte: G. Forges Davanzati, <a href="https://tinyurl.com/y7t58ne9%2025-05-17">https://tinyurl.com/y7t58ne9
25-05-17</a>)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNA SENTENZA DEL TAR SUL BLOCCO DEGLI
SCATTI STIPENDIALI AI DOCENTI UNIVERSITARI</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L'articolo
9, comma 21, del Dl n. 78/2010, convertito dalla legge n. 122/2010, disponeva
che i meccanismi di adeguamento retributivo per il personale non
contrattualizzato di cui all'articolo 3 del DLgs n. 165/2001 non si
applicassero per gli anni 2011, 2012 e 2013 e non dessero comunque luogo a
successivi recuperi. Tre docenti e ricercatori universitari presentavano nel
2012 ricorso per l'accertamento del diritto al trattamento retributivo
spettante per il triennio 2011-2013, nonché per la condanna dell'Università di
Milano al pagamento di tali differenze retributive, senza tener conto del
blocco degli adeguamenti e degli aumenti degli stipendi. La sentenza del Tar
Lombardia (sez. IV, 9 maggio 2017, n. 1037) in tema di scatti stipendiali dei
docenti universitari, ha respinto il ricorso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Valendo
per docenti e ricercatori un automatico scatto dello stipendio – scrive il
giudice amministrativo - perciò trova applicazione anche la disciplina sul
blocco, perché finalizzata al contenimento delle spese per l'impiego pubblico.
Il significato del sintagma “progressione automatica” non va riferito alla
posizione del singolo dipendente ma correlato alla sfera del bilancio pubblico,
alla cui salvaguardia è preordinato lo stesso Dl 78, atteso che il bilancio è
automaticamente intaccato per effetto della maturazione degli scatti
stipendiali, dovendosi stanziare appositi fondi a copertura delle spettanze di
tutti coloro che sono potenzialmente interessati da tale maturazione. La
sospensione degli scatti non è volta a correggere la dinamica della loro attribuzione,
ma la loro incidenza in termini economici sulle poste passive del bilancio
statale; ne consegue che l'automatismo della loro attribuzione determina il
blocco delle progressioni economiche anche per i docenti e i ricercatori
universitari, come stabilito dalla normativa speciale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’iter
logico-giuridico seguito dal Tar Lombardia, tuttavia, non convince, poiché
sembra sovrapporre una considerazione di fatto a una valutazione di diritto. Se
è vero, come ammette lo stesso collegio giudicante, che, in punto di diritto,
l’Università può negare gli avanzamenti a chi non ha dimostrato un adeguato
impegno, tale circostanza non sembra possa essere superata dalla constatazione,
che è solo, di fatto, che in concreto gli avanzamenti ci sono poi per tutti. In
altri termini, a parere di chi scrive, l’automatismo è ricavato da un fatto,
mentre non c’è alcuna norma che lo preveda. Per i ricorrenti, dunque, sembra
esserci margine per un appello vittorioso al Consiglio di Stato, cui spetta
l’ultima parola in tali controversie. (Fonte: R. Tomei, Il Foglietto 08-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">INSEGNANTI UNIVERSITARI DI
MADRELINGUA. UN DISEGNO DI LEGGE AL RALLENTATORE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">In
merito dell’articolo 8 dello schema del Disegno di Legge e della relativa
illustrazione tecnico-finanziaria, è evidente che siamo ben lontani da una
soluzione complessiva per la categoria degli insegnanti universitari di
madrelingua, in quanto il provvedimento è esclusivamente orientato alla
risoluzione del solo contenzioso in atto da parte degli ex-Lettori, che nella
relazione tecnica sono quantificati nel numero di 260. Inoltre, dalla cifra
stanziata a fronte dei potenziali aventi diritto, ne consegue che l’intervento
previsto è considerato “a regime”, cioè con decorrenza 1 gennaio 2017, mentre
per il pagamento delle spettanze riguardanti il pregresso saranno eventualmente
a carico dei singoli atenei che, da quanto previsto al comma 2 dell’articolo 8,
avranno l’obbligo di concludere la procedura con la sottoscrizione di appositi
contratti integrativi di ateneo, pena l’esclusione dal cofinanziamento statale.
La data prevista nel Disegno di legge per approvare gli specifici contratti
integrativi di ateneo è fissata al 31 dicembre 2017, il che potrebbe indurre a
pensare a una celerità dell’iter legislativo, che purtroppo però è in netto
contrasto con la realtà delle cose, in quanto, a oggi, il DDL non risulta
nemmeno incardinato alle Camere. (FLC CGIL 04-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I DOCENTI AFAM “RETROCESSI” NEL
COMPARTO DEL PERSONALE DELLA SCUOLA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
decreto legislativo 13 aprile 2017, numero 59 (Madia), avendo trascurato la
sollecitazione del Senato a rendere autonomo il «comparto di contrattazione»
delle accademie e dei conservatori di musica ha improvvidamente «retrocesso» i
professori di questi istituti nel comparto del personale della scuola «di ogni
ordine e grado». In sostanza dal luglio 2016 i docenti di accademie e
conservatori (circa 6.000 persone) sono stati inglobati nel mare magnum del
personale delle scuole materne, elementari, secondarie e artistiche, nonostante
si tratti di istituzioni culturali che, sulla base della legge numero 508/99,
devono rilasciare titoli accademici di primo e secondo livello, insomma lauree,
come accade ovunque nel mondo. È evidente l'assurdità di questa situazione. Con
la conseguenza che, in prospettiva, sarà difficile mantenere alto il prestigio
di queste istituzioni, dal momento che al corpo insegnante e agli studenti sarà
sempre più evidente che le loro scuole non sono più considerate un'eccellenza,
che l'Italia non è più il Paese dei grandi pittori, scultori e musicisti ai
quali si ispirano gli artisti di tutto il mondo. (Fonte: S. Sfrecola, La Verità
15-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’ACCREDITAMENTO DEL DOTTORATO DI
RICERCA. LINEE GUIDA DEL MIUR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’8
febbraio 2016 l’ANVUR approva il documento “l’Accreditamento dei corsi di
dottorato” in cui sono mostrati i criteri, gli indicatori e le modalità di
verifica degli stessi. Per oltre un anno di accreditamento non si è più
parlato. Finché il MIUR, il 14 aprile scorso, in maniera del tutto inaspettata,
non ha prodotto le proprie <i>Linee guida</i>,
con una proposta basata sul documento dell’ANVUR di un anno fa, ma, attenzione,
semplificata e adeguata nell’ottica di rendere più lineare la procedura,
ponendo l’attenzione sugli aspetti qualificanti del processo di accreditamento
e tenendo conto della fattibilità gestionale delle operazioni richieste, nel
rispetto dell’autonomia universitaria e degli enti di ricerca. Il criterio
sulla qualità scientifica del collegio viene, in questo documento del MIUR,
ulteriormente vincolato a indicatori sviluppati per altre finalità. In
particolare, oltre al criterio mediato di R e X della VQR, si richiede al
collegio il superamento (in media) di almeno due delle soglie fissate dall’ASN
per il livello superiore (ricercatori soglie PA, PA soglie PO, PO soglie
commissari). Sempre dal punto di vista della fattibilità gestionale delle
operazioni il requisito sulla produttività scientifica è ricondotto per
ciascuno alla soglia prevista per gli associati nel proprio settore
concorsuale. Essa è così definita: per i settori bibliometrici, la soglia degli
articoli indicizzati da Scopus e/o WOS negli ultimi 5 anni; per i settori non
bibliometrici, la soglia degli articoli pubblicati in riviste di fascia A nel
proprio settore concorsuale negli ultimi 10 anni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ma
per conoscere tutta la cronistoria di quello che Roars ha chiamato il circo
Barnum dell’accreditamento leggere </span><a href="https://www.roars.it/online/il-circo-barnum-dellaccreditamento-del-dottorato-di-ricerca/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">qui</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">. (Fonte: Red.ne Roars 01-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">DOTTORATI. SEI SOCIETÀ SCIENTIFICHE
ESPRIMONO PREOCCUPAZIONI PER L’ACCREDITAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Sono
ben sei le società scientifiche – SISMED, SISEM, SISSCO, SIS, SISI, CUSGR e
persino la SISSCO la società già presieduta da Graziosi – che scrivono alla
Ministra, all’ANVUR, al CUN e alla CRUI per esprimere «la più viva
preoccupazione per le nuove disposizioni per l’accreditamento dei dottorati e
sui dottorati innovativi». «Le recenti linee-guida [per l’accreditamento dei
dottorati] […] 1) Inaspriscono i criteri di valutazione e selezione dei collegi
docenti […] con l’effetto di pregiudicare lo svolgimento dell’attività
didattica dottorale. 2) Assegnano un carattere improprio alle cosiddette
“riviste di fascia A”, limitando la tradizione scientifica dell’ambito storico
e umanistico. 3) Introducono criteri contraddittori per l’individuazione dei
“dottorati innovativi”, ai quali saranno tuttavia destinate risorse ingenti. 4)
Prefigurano il rischio che l’eccessivo peso dato a indicatori quantitativi
renda di fatto “bibliometrico” l’ambito della ricerca storica e umanistica in
genere, che non può che essere valutata qualitativamente. […] Il pericolo, già
in atto, è di snaturare i metodi di organizzazione e disseminazione della
ricerca e di limitare ulteriormente le possibilità per le future generazioni di
studiosi e ricercatori storici.» (Fonte: Red.ne Roars 20-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">IL TAR DEL LAZIO HA ORDINATO AL MIUR
CON ORDINANZA N. 3186/2017 DEI CHIARIMENTI SUL VALORE ABILITANTE DEL DOTTORATO
DI RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
dottorato di ricerca – scrive il SAESE in un comunicato – è il massimo grado di
istruzione ottenibile e, nonostante ciò, è poco spendibile ed apprezzato in
Italia, soprattutto in ambito scolastico. Il Sindacato SAESE è riuscito ad
ottenere dal Parlamento EU l’equiparazione tra l’abilitazione all’insegnamento
e il dottorato di ricerca, ma l’Italia non è obbligata a recepirla, e al
momento pare che il MIUR non voglia farlo. La beffa è che, sebbene sia stato un
sindacato italiano a presentare ed ottenere la richiesta, ad accettare la norma
sono stati gli altri Paesi europei. Adesso anche il TAR del Lazio con ordinanza
n. 3186/2017 chiede dei chiarimenti all’Amministrazione centrale.</span>
(Fonte: <a href="http://www.orizzontescuola.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.orizzontescuola.it</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 25-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">DOTTORATO. PROROGHE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Con
il Decreto Direttoriale 1373/2017 il ministero proroga i termini relativi alla
conclusione del progetto di ricerca e alla sua rendicontazione di ben 11 mesi,
fissandoli rispettivamente al 30 settembre 2020 e al 30 novembre 2020. Il MIUR
riconosce dunque le criticità insite nel disciplinare attuativo per i dottorati
innovativi a caratterizzazione industriale, che ADI aveva evidenziato sin dalla
pubblicazione del decreto. Le nostre critiche si appuntavano in particolare sui
commi 3 e 6 dell'art.2, proprio quelli che il MIUR ha ritenuto opportuno
correggere. I due commi dettavano tempistiche ai limiti dell'assurdo per i
progetti di ricerca. In particolare il ministero imponeva che la data di avvio
dei progetti fosse precedente a quella dell'emanazione del decreto, supponendo forse
l'uso da parte dei dottorandi di una macchina del tempo. Inoltre si stabiliva
che la rendicontazione finale dei progetti dovesse aver luogo entro il 15
dicembre 2019, concedendo al massimo soltanto 45 giorni per la valutazione
della tesi e l’esame finale. ADI aveva evidenziato immediatamente come tali
tempistiche fossero del tutto irrealistiche, rendendo molto arduo il rispetto
del requisito relativo alla durata triennale del dottorato di ricerca. (Fonte:
ADI 10-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">E-LEARNING. CULTURA DEL DIGITALE. MOOC<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LE PROFESSIONI DIGITALI PIÙ RICERCATE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Quali
sono le professioni digitali più richieste oggi dal mercato? Di cosa si
occupano gli esperti del Web 2.0? In cima alla lista delle figure professionali
più ricercate c’è il <i>Data Scientist</i>,
ovvero l’esperto nella lettura e nell’analisi dei dati, spesso utili
all’interno di un’azienda per intercettare gusti, interessi ed esigenze dei
clienti sul web. Segue poi l’<i>IT Security
Manager</i>, figura di riferimento per l’organizzazione, la gestione e
l’assunzione di responsabilità della sicurezza di un’azienda. Ogni eventuale
effrazione in internet, infatti, deve essere prevenuta per evitare gravi falle
nel sistema di sicurezza. Compito di questo professionista è proprio di
difendere tutti i sistemi informatici aziendali da qualsiasi intrusione di
malintenzionati. Altra figura richiestissima è il <i>Chief Technology Officer</i>, che seleziona le tecnologie da applicare
a prodotti e servizi offerti dall’impresa. Non meno ricercati sono lo
Sviluppatore Mobile, che si occupa di applicazioni per smartphone e tablet, e
il <i>Big Data architect</i>, che gestisce
l’analisi dell’architettura del sistema dei dati. Altrettanto quotati nel
mercato delle professioni digitali sono poi il <i>Digital Copywriter</i>, che gestisce contenuti di marketing su piattaforme
digitali (web, piattaforme e-commerce, etc.), il <i>Community Manager</i>, addetto alla gestione di una comunità virtuale
con il compito di progettarne la struttura e di coordinarne le attività e il <i>Digital PR</i>, esperto di pubbliche
relazioni attraverso i canali online.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Non
vanno dimenticati poi il <i>Digital
Advertiser</i>, che segue e pianifica la gestione di campagne pubblicitarie sul
web, l’ <i>E-Reputation Manager</i> che
gestisce la reputazione online e il <i>SEO e
SEM Specialist</i>, esperto di tecniche che supportano le aziende
nell’ottimizzazione del loro posizionamento sui motori di ricerca. Nella lista
delle posizioni più ricercate vi è anche lo <i>User
Experience Director</i>, che gestisce l’esperienza dell’utente all’interno di
spazi virtuali condivisi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ultimo,
ma non per ordine d’importanza, il <i>Social
Media Marketing Manager</i>, che spesso racchiude alcune mansioni comprese nei
ruoli delle professionalità sopra elencate. Questo professionista spesso
incarna quello che possiamo definire il Manager del Web, con il preciso compito
di coordinare attraverso strategie e tecniche di Social Media Marketing tutte
quelle azioni volte al supporto dell’immagine di un brand così come
all’incremento delle vendite di un’azienda. (Fonte: Palermomania.it 20-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">SULLA NECESSITÀ E SULLA FUNZIONE DELLE
RIVISTE SCIENTIFICHE NELL’AMBIENTE DIGITALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Le
riviste non si occupano per niente della valutazione e raramente dell’editing –
lavori, questi, svolti graziosamente e gratuitamente da redattori e revisori di
solito stipendiati, se lo sono, dalle università e non dagli editori; le
riviste tradizionali non sono vocate a diffondere i testi, ma a prenderli in
ostaggio, limitandone la circolazione: quanto nel mondo della stampa era un
passaggio tecnologicamente ed economicamente obbligato ora è divenuto un
ostacolo che non viene scavalcato solo grazie al feticismo della collocazione
editoriale. Come mai questo modello economico aberrante, nel quale chi lavora
paga il datore di lavoro per l’onore di esserne sfruttato e trattenuto lontano
dal pubblico, continua a sopravvivere? Se gli accademici fossero battitori
liberi, smettere di mandare articoli alle riviste o – ancor meglio, smettere di
scrivere articoli per comporre piuttosto ipertesti sezionabili, commentabili e
linkabili – non apparirebbe eroicamente anticonformista, ma semplicemente
razionale. Allo stato, però, a causa di sistemi di valutazione della ricerca
fondati sulla lettura delle testate delle riviste in cui gli articoli sono
privatizzati, è preferibile pubblicare un articolo stupido e inutile in una
rivista che nessuno legge, ma dal nome noto, piuttosto che un testo
intelligente e che sarà letto da molti ricercatori, ma in un blog privo di
valore simbolico. Le tecnologie digitali – e in particolare il web semantico –
consentono di costruire strumenti di indicizzazione e di ricerca che si
estendono al di sopra e di là dai singoli siti, aprendo spazi di discussione e
comunicazione decentralizzati, nei quali risulta manifesto che fare
ricerca – discutere, connettere, rivedere – è molto più che “pubblicare”.
(Fonte: M. C. Pievatolo, Roars 15-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LA SELEZIONE DEI POTENZIALI
DIPARTIMENTI D’ECCELLENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
MIUR ha pubblicato l’elenco dei 352 dipartimenti (su 807 delle università
statali) ammessi alla selezione dei 180 definiti di eccellenza. I vincitori
riceveranno un contributo medio annuo di 1.350.000 euro; per scienze naturali,
mediche e ingegneria si aggiungono altri 250mila euro. In totale si tratta di
1,35 miliardi di euro (271 milioni all’anno per cinque anni), che potranno essere
usati dai dipartimenti vincitori per attirare nuovi ricercatori dall’Italia e
dall’estero, motivare i docenti già in ruolo attraverso avanzamenti di
carriera, finanziare programmi di ricerca e di didattica innovativa. Alla lista
dei potenziali eccellenti si è arrivati sulla base dei risultati della VQR,
appositamente standardizzati attraverso l’indicatore standardizzato di
performance dipartimentale (Ispd) in modo da confrontare dipartimenti di aree
diverse. La scelta dei 180 vincitori è ora affidata a una commissione di sette
membri che procederà in due fasi. Nella prima, saranno premiati i singoli
migliori dipartimenti di ogni ateneo (inclusi nella lista dei 352): la
commissione esprimerà il proprio parere basandosi esclusivamente sulla qualità
del progetto quinquennale di sviluppo presentato. Dovrebbero perciò essere
premiati 65 dipartimenti di 65 atenei diversi. Nella seconda fase, saranno
assegnati i 115 posti rimanenti, in base sia all’indicatore Ispd (70 punti su
100) sia alla bontà del progetto (30 punti su 100). In questa nuova geografia
appare però evidente che le università del Sud saranno ulteriormente
marginalizzate. La lista dei potenziali eccellenti ci consegna infatti una
forte e attesa sperequazione geografica: il 13,1 per cento dei dipartimenti
concorrenti ha sede nelle regioni del Sud, il 17,3 per cento in quelle del
Centro e il 69,6 per cento in quelle del Nord, mentre si trova al Sud il 27 per
cento dei dipartimenti statali italiani, al Centro il 32 per cento e al Nord il
40 per cento. La sperequazione rimarrà probabilmente anche quando sarà
pubblicata la lista dei 180 vincitori. Dato il peso assegnato al punteggio
Ispd, per le università del Sud sarà difficile recuperare posizioni grazie alla
bontà dei progetti presentati. E anche se tutti i 46 potenziali dipartimenti
eccellenti del Sud ottenessero il finanziamento si raggiungerebbe il 25 per
cento del totale; nell’ipotesi più realistica di finanziamento per circa la
metà, si arriverà al 13 per cento, benché il Sud abbia il 31 per cento dei
docenti e circa il 29 per cento degli studenti iscritti. (Fonte: M. DePaola,
lavoce.info 26-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">DIPARTIMENTI IN GARA PER 1,3 MLD IN 3 ANNI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">È partita una gara tra i dipartimenti
universitari “eccellenti”. In palio, 1,3 miliardi euro, ripartiti in <i>tranche
</i>da 271 milioni di Euro annui per cinque anni. I dipartimenti vincitori
riceveranno tra 1,1 e 1,6 milioni di euro annui più altri 250mila per le
“scienze dure”. Roars ha provato a simulare il torneo fino alla determinazione
dei 180 vincitori. I dipartimenti del Centro-Nord si aggiudicheranno l’87%
delle risorse pari a quasi 1,2 miliardi in cinque anni; al Sud ed Isole resterà
il 13%, cioè complessivamente circa 180 milioni in cinque anni. Per avere un’idea
della sperequazione, basti pensare che le università del Sud e Isole
rappresentano il 31% del corpo docente e che la quota percentuale di
finanziamento premiale sarà meno della metà. Il combinato disposto di costo
standard (incostituzionale) e premialità FFO ha già drenato risorse dagli
atenei del Sud agli atenei del Nord. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L</span><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">a gara tra dipartimenti avviene in due fasi. Nella prima fase, già
svoltasi a porte chiuse, nel senso che sono stati pubblicati risultati che
nessuno può verificare perché non sono disponibili i dati, il MIUR ha
selezionato 350 dipartimenti “quasi eccellenti” tra i circa 800 dipartimenti
italiani.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nella seconda fase della gara i 350 “quasi eccellenti” si contenderanno
i 180 premi a disposizione. Le regole bizantine della gara sono pressoché
inaccessibili ai profani. C’è una commissione nominata dalla ministra Fedeli, <a href="http://www.roars.it/online/rettore-luiss-presidente-commissione-dei-ludi/"><span style="color: windowtext; text-decoration-line: none;">il cui
presidente è la Rettrice di un’università privata</span></a>, la LUISS. Ma i
giochi sono in gran parte già fatti, perché le regole limitano il potere di
intervento della commissione stessa, dato che la vittoria finale dipende da un
punteggio da 1 a 100, di cui 70 punti sono attribuiti in base all’ISPD del
singolo dipartimento e 30 punti sono attribuiti in base al progetto dipartimentale
di sviluppo. (Fonte: A. Baccini, G. De
Nicolao, Roars 18-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CUN. SUL FINANZIAMENTO AI DIPARTIMENTI
UNIVERSITARI DI ECCELLENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Si
rileva l’incoerenza fra la previsione di risorse quinquennali e il loro vincolo
per almeno la metà del totale al finanziamento a posizioni a tempo
indeterminato o con tenure track. In analogia con quanto previsto per le
convenzioni di cui all’art. 18 c. 3 della legge 240/2010, che per posizioni a
tempo indeterminato, richiedono un finanziamento almeno quindicennale, sarebbe
opportuno consentire, attraverso opportune politiche di accantonamento, una
copertura di almeno quindici anni alle posizioni a tempo indeterminato o con
tenure track di cui al c. 335, ridimensionandone il numero complessivo. (Fonte:</span>
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><a href="https://tinyurl.com/y95ox2h6">https://tinyurl.com/y95ox2h6</a>)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">GARA DEI DIPARTIMENTI. UNA CORSA
ALL’ECCELLENZA INSOSTENIBILE SECONDO ROARS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
Ministra Fedeli ha annunciato con toni quasi trionfalistici l’avvio delle
procedure di selezione di 180 Dipartimenti “eccellenti”, che riceveranno un
super-premio di oltre 1.000.000 di euro l’anno per cinque anni. La Ministra
promette anche che ripartirà l’iter per l’assegnazione delle 500 cattedre Natta
ad altrettanti studiosi che, sempre per la loro eccellenza, otterranno un
trattamento significativamente diverso, non solo dal punto di vista economico,
rispetto a quello dei loro colleghi. Il comunicato stampa (del 12 maggio) si
conclude citando l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile:
provvedimenti come questi – secondo la Ministra – corrispondono agli obiettivi
di educazione e formazione di qualità “che ci siamo prefissati aderendo
all’Agenda”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">È
proprio guardando agli obiettivi indicati dalle Nazioni Unite che questa corsa
all’eccellenza, almeno in queste modalità, mi sembra invece francamente
insostenibile, perché non aiuta lo sviluppo di tutto il paese e mette a rischio
l’equità. Il goal n. 9 (Industria, innovazione e infrastrutture) fissa fra i
suoi traguardi quello di “incrementare considerevolmente” il numero degli
addetti e la spesa nel settore della ricerca, ma non è per questo che sono
stilate le classifiche di università e dipartimenti. Il loro scopo è di
assegnare premi e concentrare progressivamente le risorse dove si pensa che
possano essere spese meglio e il risultato, come è ormai chiaro da tempo, è un
processo di progressiva redistribuzione che, con qualche isolata eccezione,
toglie al Sud per dare al Centro-Nord. (Fonte: S. Semplici, Roars 09-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">INDICATORE ISPD (INDICATORE
STANDARDIZZATO DI PERFORMANCE DIPARTIMENTALE) DISTRIBUISCE 1,3 MILIARDI DI €<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Redazione
Roars ha ricevuto la lettera che il presidente del consiglio direttivo di ANVUR
prof. Andrea Graziosi ha inviato ai rettori italiani sui dipartimenti
eccellenti. La lettera accompagna l’invio ai rettori dei dati riguardanti l’indicatore
ISPD (Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale) sulla base del
quale sono stati selezionati i 352 dipartimenti quasi eccellenti. Nella lettera
si legge che ANVUR concede ai rettori la visione dell’indicatore ISPD. Il
“sovrano” raccomanda ai rettori di farne buon uso. E si premura altresì di
ricordare loro che comunque farà pervenire linee guida per l’uso dei dati a
livello di Ateneo. Cosa accadrebbe in un paese normale se la comunità
accademica ricevesse una comunicazione del genere? Prima di tutto si
comincerebbe a pensare che sulla base dei valori di ISPD si distribuiscono ben
1,3 miliardi di €. Quindi la comunità scientifica si domanderebbe se quegli
indicatori sono costruiti su una base scientifica nota. Ci si domanderebbe se
quegli indicatori sono stati validati dalla comunità scientifica di
riferimento, diciamo gli studiosi di bibliometria e statistica. Poi ci si
domanderebbe se qualcuno ha adottato un sistema simile per distribuire le
risorse. Molti si domanderebbero com’è costruito l’ISPD, se è possibile
verificare e riprodurre i conti; se sono disponibili i dati di base su cui i
conti sono stati fatti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ci
piace pensare che dopo aver constatato che la risposta a tutte queste domande è
NO, la comunità scientifica farebbe sentire la propria voce e forse
tenterebbero di opporsi all’adozione di una misura di politica economica così
anomala. (Fonte: Red.ne Roars 29-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">SUI CRITERI PER PREMIARE DIPARTIMENTI
ECCELLENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’individuazione
dei dipartimenti «eccellenti» è basata sugli esiti della recente Valutazione
della qualità della ricerca (VQR) realizzata dall’ANVUR. Tale esercizio è stato
oggetto di vaste critiche nell’ambito della comunità scientifica italiana, sia
di taglio metodologico sia a proposito delle scelte di politica della ricerca
in esso implicite, tali da sconsigliarne l’utilizzo come criterio per la
ripartizione dei finanziamenti ordinari. Scelta che caratterizza l’Italia come
un unicum nel panorama internazionale (con qualche somiglianza con la
situazione inglese). Una volta acquisiti i dati della VQR, l’ANVUR ha
provveduto al calcolo di un indicatore dipartimentale (Ispd); tale indicatore è
stato definito nei suoi dettagli rilevanti dopo aver avuto disponibili tutti i
dati, potendo teoricamente simulare l’impatto, dipartimento per dipartimento,
di formulazioni alternative. La scelta è stata effettuata da commissari ANVUR
che afferiscono a dipartimenti universitari italiani, e che sono quindi in
evidente conflitto di interessi. Inoltre, stando alla relazione finale VQR
firmata dalla stessa ANVUR, «tra le finalità della VQR non compare il confronto
della qualità della ricerca fra aree scientifiche diverse». Questo confronto è
stato invece fatto, e ha prodotto disparità non giustificate fra il numero di
«eccellenti» nelle diverse aree scientifiche (ad esempio: 35 in economia e 8
nelle scienze politiche), frutto delle scelte discrezionali operate
nell’individuazione dell’Ispd. L’esercizio produce una suddivisione in due
gruppi di dipartimenti (352 «eccellenti», a fronte di circa 500 «non eccellenti»),
sulla base di differenze anche minime su questo indicatore; basato
esclusivamente del giudizio costruito dall’ANVUR su due pubblicazioni
scientifiche di ciascuno dei docenti italiani, senza tenere conto della
complessiva produzione scientifica dei dipartimenti, dell’impegno e della
qualità della didattica, della loro capacità di interagire fruttuosamente con i
propri territori di insediamento («terza missione»). La scelta dei dipartimenti
effettivamente destinatari del finanziamento aggiuntivo (180 dei 352) avverrà
poi sia sulla base dell’Ispd, sia sulla base dei giudizi discrezionali su un
«progetto di sviluppo dipartimentale» effettuato da una commissione nominata
dal ministro, e presieduta dalla rettrice di un’università privata, composta da
docenti che, anche per le proprie normali relazioni con componenti di alcuni
dei dipartimenti oggetto di valutazione, non potranno avere carattere di
terzietà. (Fonte: G. Viesti, Roars 30-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">FONDI PRIN – SH1 E BOCCONIANI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I
docenti della Bocconi sono il 5,1% dei docenti di economia (SSD da SECS/P-01 a
SECS/P-13), ma il 77% dei fondi PRIN nel settore economico (SH1) sono assegnati
a progetti in cui la Bocconi coordina (36%) o collabora (41%). E’ davvero un
caso che un membro del comitato dei garanti sia un alumnus Bocconi, il comitato
di area SH1 sia formato da un bocconiano e da un alumnus e il 48% delle
revisioni siano state svolte da bocconiani o da alumni? Scrive Roars: La
prossima volta, per l’area SH1, il MIUR non potrebbe attribuire il compito di
distribuire i soldi direttamente all’associazione degli alumni della Bocconi?
(Fonte: Red.ne Roars 16-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIVERSITÀ E FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">“Gentile
Direttore,<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">la
sentenza della Corte Costituzionale, con cui sono state bocciate le misure
fissate dal cosiddetto decreto Profumo del 2012 sul costo standard di
formazione per ciascuno studente universitario, è molto positiva. Stupisce che
nella situazione in cui versa il nostro sistema universitario, di ricerca e
formazione, essa sia passata, con l'eccezione del Sole 24 Ore, nel silenzio pressoché
generale. La sentenza della Corte, infatti, offre la possibilità di una più
attenta e diversa revisione del meccanismo di finanziamento delle università,
che si ponga l'obiettivo di una crescita complessiva ed equa del sistema del
nostro Paese. Si possono, cosi, correggere le storture originate dalla legge
Gelmini, intrisa di deleghe, declinata in maniera frettolosa dagli esecutivi
che la hanno applicata. A questo proposito, riteniamo, tra l'altro, che gli
interventi decisi nelle stanze ministeriali, con la valenza politica che hanno
avuto, avrebbero meritato attenzione parlamentare ben prima dell'intervento
della Consulta. Vogliamo citare, ad esempio, it declino al quale sono state
spinte gran parte delle università del Mezzogiorno e l'ulteriore emarginazione
delle isole. Tutto questo è stato accompagnato dalla tendenza alla
polarizzazione di un sistema che nel passato, viceversa, aveva fatto suo punto
di forza il confronto solidale tra le sedi per promuovere quella grande produzione
di cervelli che fa sempre più fatica a porsi al servizio del nostro Paese”.
(Fonte: dalla lettera inviata al direttore de IlSole24Ore da M. Speranza e M.
Fiorentino 25-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">FINANZIAMENTI AI CLUSTER TECNOLOGICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">500
milioni per i cluster tech. Arriveranno dal MIUR e sono stati annunciati dal
ministro Valeria Fedeli. "Mi sembra un elemento importante il bando da 500
milioni di euro sui cluster tecnologici che lancerò tra gli altri entro il mese
di luglio - ha detto Fedeli a margine di un’iniziativa in Regione Lazio. Le
risorse permetteranno di finanziare progetti per 250 milioni di euro che
coinvolgono, a vario titolo, imprese, università e centri di ricerca nello
sviluppo delle nuove tecnologie. Il MIUR stanzierà inoltre altri 250 milioni di
euro per assumere nuovi ricercatori e per finanziare i progetti di ricerca
interesse nazionale destinati agli atenei. I cluster tecnologici nazionali
rientrano nell’ambito del Programma nazionale per la ricerca che “crea quindi
le premesse per un migliore ecosistema dell’innovazione – si legge nel
documento del MIUR – e mette a disposizione del sistema nazionale di ricerca
un’infrastruttura intermedia di soft-governance”. I cluster tecnologici
nazionali rappresentano lo “strumento principale per raggiungere gli obiettivi
di coordinamento pubblico-pubblico (Stato-Regioni-Amministrazioni locali) e
pubblico-privato, cui viene affidato il compito di ricomposizione di strategie
di ricerca e roadmap tecnologiche condivise su scala nazionale”. Queste
strutture sono state costituite per generare piattaforme di dialogo permanente
tra sistema pubblico della ricerca e imprese. I numeri riguardanti i primi otto
cluster sono stati forniti dal ministero: 456 soggetti tra cui 112 appartenenti
al sistema della ricerca pubblica e 344 a quello della ricerca industriale,
ripartiti questi ultimi in 140 grandi imprese e 204 piccole e medie imprese.
Agli otto cluster tecnologici avviati in prima battuta (aerospazio, agrifood,
chimica verde, fabbrica intelligente, mobilità e trasporti, salute, smart
communities, tecnologie per gli ambienti di vita) se ne sono aggiunti altri
quattro per completare il presidio delle dodici aree di specializzazione: blue
growth, design creatività made in Italy, energia, cultural heritage. (Fonte: </span><a href="http://www.corrierecomunicazioni.it/digital/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.corrierecomunicazioni.it/digital/</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 16-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">'FONDO PER LE ATTIVITÀ BASE DI
RICERCA'<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
decorrere dal 2017, si ricorda nell'avviso, la legge di bilancio 11 dicembre
2016 n. 232 ha istituito, nel Fondo di Finanziamento Ordinario delle università
statali (FFO), un'apposita sezione denominata 'Fondo per le attività base di
ricerca'. Tale fondo prevede uno stanziamento di 45.000.000 di euro l'anno al
fine di finanziare le attività base di ricerca dei professori di seconda fascia
e dei ricercatori, entrambi in servizio a tempo pieno. L'importo individuale
del finanziamento è pari a 3.000 euro per un totale di 15.000 finanziamenti
individuali da assegnarsi in modo da soddisfare il 75% delle domande dei
ricercatori e il 25% delle domande dei professori di seconda fascia. Dal 7
settembre 2017 e fino al 30 settembre 2017, i soggetti ammessi dall'ANVUR a
richiedere il finanziamento potranno completare e inoltrare la domanda di
finanziamento tramite l'apposita procedura telematica accessibile dal sito
istituzionale dell'ANVUR.</span> (Fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.adnkronos.com</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 28-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">IL NUMERO DEI LAUREATI DI I E II
LIVELLO IN MATERIE SCIENTIFICHE AUMENTA, MA LA PERCENTUALE DI OCCUPATI IN
QUESTO SETTORE STENTA A DECOLLARE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Nelle
statistiche Eurostat che forse più contano in termini d’impatto
sull’innovazione, quelle riguardanti i livelli d’istruzione più elevati, ovvero
lauree di secondo livello e dottorati, quasi raggiungiamo la media europea: i
giovani tra i 20-29 anni con tali titoli sono in Italia poco meno che nella UE.
In Italia ci sono tante dottorande e laureate di secondo livello in fisica,
scienze, ingegneria quanto negli altri Paesi europei, e anzi, nel caso di
laureati di secondo livello, più che in Germania, Svezia, Belgio. Succede
dunque che abbiamo un sufficiente numero di 25enni che esce da un’università
con un titolo elevato, apparentemente spendibile e utile a tutto il sistema
produttivo, ma poi per varie ragioni questi stessi giovani non riescono a
sfruttarlo. Va un po’ meglio per le donne, a quanto pare. Oltre a studiare
materie scientifiche come le coetanee europee sono più degli uomini tra gli
occupati in questi settori. Tuttavia il problema rimane, c’è una spinta a
occuparsi di più di tecnologia, molti giovani stanno capendo che è importante
orientarsi verso studi scientifici, ma la volontà individuale non basta. Finché
non vi sarà una spinta di governi e imprese verso un aumento della produttività,
verso investimenti in tecnologia e innovazione, molte di quelle lauree e di
quei dottorati saranno sprecati e inutilizzati. (Fonte: </span><a href="http://www.linkiesta.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.linkiesta.it</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 28-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">MODALITÀ DI AMMISSIONE ALLE SCUOLE DI
SPECIALIZZAZIONE. L’INTERCOLLEGIO DI AREA MEDICA NON CONDIVIDE ALCUNI PUNTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi di Area Medica sul nuovo
sistema di accreditamento delle Scuole di specializzazione, nello specifico dei
provvedimenti anticipati dal Comunicato stampa del MIUR, non condivide alcuni
punti essenziali: 1) la graduatoria ‘unica’ nazionale non offre alcun
orientamento ai candidati che potranno scegliere qualsiasi tipo di
Specializzazione con la conseguenza che nelle posizioni inferiori della graduatoria
si assisterai ad una sorta di un arrembaggio, confuso e non finalizzato, con
l’unico scopo di usufruire per un anno di un contratto “di parcheggio” in una
Scuola di Specializzazione priva d’interesse per poi tentare un nuovo concorso
di ammissione l’anno successivo. 2) La vanificazione del valore del curriculum
formativo acquisito durante i sei anni di Corso di Laurea potrebbe scoraggiare
il perseguimento di elevate votazioni dei singoli esami di profitto e di un
elevato voto nell’esame di Laurea determinando un livellamento verso il basso
ed una involuzione nell’acquisizione delle conoscenze. (Fonte: Red.ne Roars
02-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CHI PRENDE LA LAUREA PER TEMPO È SOLO
IL 25%<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Secondo
gli ultimi dati raccolti dall’ANVUR, 6 anni dopo essersi immatricolati nelle
lauree triennali solo poco più di metà degli studenti ha conseguito la laurea.
Il 14% risulta invece ancora iscritto, mentre un altro 33% ha abbandonato gli
studi. Se invece guardiamo ai ragazzi che si sono laureati in tempo, per chi si
è iscritto nel 2010/2011 si tratta di poco sopra un quarto del totale. Nello
stesso periodo una parte altrettanto ampia di studenti ha invece già lasciato
gli studi, mentre la metà rimanente appare ancora impegnata in corsi, esami e
appelli. Una nota positiva arriva invece tornando indietro nel tempo. Certo
oggi la situazione non è proprio rose e fiori, ma risulta senz’altro migliorata
se la confrontiamo con quanto succedeva una decina di anni fa. Rispetto alle
matricole del 2003-2004 la fetta di laureati in tempo è aumentata dal 19 al 27%
del totale, con gli abbandoni a breve termine ridotti anch’essi di qualche
punto. (Fonte: D. Mancino, wired 29-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CUN AVVISA: CON 24 CFU IN PIÙ RISCHIO
SEI MESI IN PIÙ PER LAUREA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Per
accedere ai concorsi si dovranno avere 24 crediti formativi in psicologia,
pedagogia, didattica, un allungamento che per il Consiglio universitario
nazionale (CUN) rischia di allungare di sei mesi le lauree magistrali.
Un’eventualità da evitare. Inoltre, precisa il CUN, si dovrebbe prevedere la
possibilità di una disciplina transitoria per l’accesso ai concorsi a quei
laureati e studenti terminali delle università che non possono più modificare
la struttura dei crediti riguardanti gli esami. Il governo è avvisato, così si
rischia di allungare ulteriormente i percorsi universitari delle lauree
magistrali, attualmente considerate valide ai fini dell’accesso
all’insegnamento. (Fonte: </span><a href="http://www.corriereuniv.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.corriereuniv.it/</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 20-06-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">DIPARTIMENTI UMANISTICI CON CORSI A
NUMERO CHIUSO</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Per
far partire i corsi gli atenei devono rispettare un equilibrio tra il numero
dei professori e quello degli iscritti: ci vogliono almeno 9 docenti di
riferimento per il primo livello (la laurea triennale) e 6 per il secondo
livello (quella specialistica). Solo che rispettare questa soglia è diventato
sempre più difficile negli ultimi anni. Dal MIUR, a fine 2016, è arrivata una
nuova direttiva che ha modificato diversi parametri per l’accreditamento dei
corsi, il cosiddetto “codice Ava 2”. Il numero dei docenti di riferimento è
rimasto invariato (sempre 9 per la triennale e 6 per la specialistica), ma è
cambiata la soglia di studenti oltre ai quali devono aumentare in maniera
proporzionale anche i professori. Per fare un esempio: fino a ieri per un corso
triennale di lettere i 9 docenti di base dovevano crescere oltre i 230
iscritti, adesso l’aumento scatta già dopo i 200. E questo ha mandato in crisi
alcuni corsi di laurea.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Alla
Statale di Milano la questione è questa: nei dipartimenti umanistici della Statale
(Lettere, Storia, Filosofia, Beni culturali e Beni ambientali) la crescita
degli iscritti è stata forte, il 30 per cento in un anno. Mancano spazi e
docenti per farvi fronte. Inoltre, il 21 per cento degli iscritti poi
abbandona, a dimostrazione che almeno un quinto prende Lettere senza avere le
idee chiare. In assenza del rettore, il preside Corrado Sinigaglia ha provato a
spiegare: «Il ministero ha irrigidito i criteri di proporzione tra docenti e
studenti, non riusciamo più a garantire la sostenibilità dei corsi. Dobbiamo
contenere gli accessi già dal prossimo anno accademico». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Lo
stesso problema — nuovi accessi programmati — si sta proponendo all’Università
di Firenze. Lo denunciano gli studenti dell’Udu. Sono in arrivo, il 26 maggio,
numero chiuso e frequenza obbligatoria in Scienze dell’educazione e della
formazione (500 posti) e Scienze farmaceutiche applicate (150 posti). Il
rettore Luigi Dei: «Gli studenti non possono certo presentarsi a lezione senza
trovare posto a sedere o essere costretti a lavorare pressati in un
laboratorio». L’ultimo dato in possesso del MIUR, sull’argomento, è del 2014.
Parla del 39 per cento dei corsi di studio delle università italiane “a numero
programmato”: 1.671 su 4.311. È ipotizzabile che nel 2017 si sia arrivati alla
metà dell’intera platea. (Fonte: C. Zunino, La Repubblica 15-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’ESODO DEI LAUREATI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
2017 potrebbe essere l’anno record delle partenze dei laureati italiani, a
dirlo è il XIX Rapporto sul Profilo e sulla condizione occupazionale dei
laureati italiani, realizzato dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea.
Entrando nel dettaglio del rapporto si legge che il 49% dei laureati italiani
si dice disposto a lasciare l’Italia per trasferirsi in un altro stato estero;
lo scorso anno questa percentuale era del 38% e solo dopo 1 anno è aumentata
dell’11%; il 35% dei laureati sarebbe disposto addirittura a trasferirsi in un altro
continente, mentre il 27% si dichiara disponibile a effettuare trasferte anche
frequenti e anche a trasferire la propria residenza nel 52% dei casi. Ma quali
sono i fattori che spingono i nostri laureati a emigrare sempre di più? I fattori
sono davvero tanti, in primis la mancanza di lavoro che per i laureati negli
ultimi anni è aumentata sempre di più, secondo i dati di settore rispetto al
2008 il tasso di disoccupazione è quasi raddoppiato passando per le lauree
triennali dall’11% al 21% e per le magistrali dall’11% al 20%. Altro motivo che
spinge i laureati italiani a emigrare è sicuramente il fattore retribuzione,
nei paesi esteri le retribuzioni medie percepite sono notevolmente superiori a
quelle degli occupati in Italia: i laureati magistrali biennali guadagnano (a
cinque anni dal titolo) 2.202 € mensili netti, contro i 1.405 € dei colleghi
che restano in Italia a svolgere il medesimo lavoro. (Fonte: MIURistruzione.it
17-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RIFORMA DEL «3+2», UN MEZZO
FALLIMENTO. NE PARLANO IVANO DIONIGI E LUIGI BERLINGUER<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
riforma del 1999 con il Dm 509 ha introdotto per la prima volta in Italia la
novità del «3+2», una laurea triennale cui far seguire, in alcuni casi, una
biennale specialistica (magistrale). Ma ancora oggi «oltre la metà dei laureati
preferisce continuare a studiare», ricorda Ivano Dionigi, presidente del
Consorzio AlmaLaurea. Il campanello d’allarme doveva suonare da subito quando
già nei primissimi anni della riforma l’80% dei laureati di primo livello poi
si iscriveva alla magistrale. Ma il trend anche se è rallentato non si è fermato.
Perché? «Quando c’è stata la riforma gli atenei si sono trovati a dover
riformulare i curricula di studi, ma a causa di cattive pratiche accademiche
invece di costruire lauree triennali tagliate su misura delle esigenze dei
territori, del mercato del lavoro e dunque della domanda si sono fatti i corsi
in base all’offerta. Ha purtroppo prevalso uno spirito di autoconservazione.
E così molte lauree triennali non sono appetibili e la crisi ha reso tutto più
difficile». Su questo fronte comunque un primo passo si sta facendo. Anche se
rinviate di un anno (al 2018) rispetto al previsto le università sono pronte a
sperimentare - dopo il via libera del MIUR - le prime lauree
professionalizzanti che prevedono un anno di teoria, uno di laboratorio e un
ultimo on the job con l’obiettivo di formare figure già pronte per fare il
proprio ingresso nel mercato del lavoro». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ma
la riforma era davvero indispensabile? Assolutamente si, risponde Luigi
Berlinguer il “padre” della riforma. “La riforma è frutto di un processo europeo
che puntava a rendere uguale la durata dei corsi di studio. Un passaggio
cruciale che oggi consente ai nostri giovani di farsi riconoscere il proprio
titolo di studio all'estero e lavorare così in un altro Paese europeo. E poi
era giusto introdurre lauree di primo livello più brevi e funzionali visto che
allora ben il 70% degli iscritti si perdeva per strada. Dove si è sbagliato
allora? Innanzitutto, c'e stato un approccio dei docenti universitari frutto di
una vecchia mentalità rigoristica che ha pensato di rinchiudere in tre anni
quello che prima si faceva in quattro. E invece le lauree triennali dovevano
essere diverse e più leggere. Colpa solo dell'università? La responsabilità è
anche dello Stato e della politica che doveva lavorare per aiutare le università
a definire il profilo e lo sbocco occupazionale per ogni laurea triennale. Era
fondamentale far capire agli studenti che cosa potevano fare con quel titolo di
studio se s’iscrivevano a un corso o a un altro. E questo si poteva e si doveva
fare coinvolgendo il mondo delle imprese e delle professioni per definire
questi profili. Cosa che non è stata ancora fatta. L'avvio delle lauree
professionali, previste dal 2018 come sperimentazione, pub essere la giusta
risposta? Si, può essere una via corretta a patto che si trovi il giusto
equilibrio perché sempre lauree devono restare e quindi non si deve cancellare
la componente culturale. E poi non devono confondersi con gli Its che hanno
attivato corsi post diploma molto utili per l’inserimento nelle aziende di
figure tecniche altamente specializzate. Corsi questi che purtroppo soffrono di
poca comunicazione a famiglie e studenti. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore
08-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CRESCONO DI 150 I CORSI. QUELLI A
NUMERO CHIUSO ARRIVANO AL 42% <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I
corsi universitari tornano a crescere: il prossimo anno accademico partirà con
un'offerta arricchita di circa 150 new entry, soprattutto tra le lauree
magistrali e tra quelle tecniche ed economiche. In tutto 4.800 corsi tra primo
e secondo Iivello e ciclo unico. Per aumentare età e tasso di occupazione dei
laureati gli atenei scommettono sui doppi titoli riconosciuti all'estero,
raddoppiati dal 2012. Cresce il numero di corsi a numero chiuso, 42% del
totale, con ii debutto dei test in alcuni corsi dell’area umanistica, come alla
Statale di Milano, dove sono stati
approvati tra le polemiche. (Fonte: IlSole24Ore 04-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RECLUTAMENTO. UNA COOPTAZIONE
TRASPARENTE E RESPONSABILE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Negli
anni, i parlamenti che si sono succeduti hanno varato numerose leggi per
"razionalizzare" reclutamento e carriere universitarie. Ma nessuna
legge, in quaranta anni, è riuscita a risolvere l'ambiguità di fondo del
"posto" all'università: il concorso. All'università si entra per
cooptazione ma siccome l'università è pubblico impiego è richiesto un concorso,
ergo si entra per cooptazione mascherata da concorso. Intendiamoci la
cooptazione accademica non è un male, tutt'altro. Ricercatori e studiosi non
sono intercambiabili. L’assunzione diretta (spesso con abilitazione) è il
metodo usato nella maggior parte dei sistemi universitari evoluti dove, però,
chi coopta risponde alle istituzioni e alla comunità accademica nazionale e
internazionale delle scelte fatte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
cooptazione non funziona quando perde trasparenza e viene mascherata di oggettività
da procedure concorsuali che spesso, fatta salva la forma, sollevano da
responsabilità chi esegue le scelte. Il controllo di questa cooptazione, e dei
meccanismi con la quale esercitarla, è quindi, da sempre, il "core
business" di molta parte della comunità accademica italiana. Il vero
potere accademico sta lì, difeso dai recinti dei settori disciplinari e dalle
logiche di non-ingerenza tra aree nei Dipartimenti. (Fonte: D. Braga,
IlSole24Ore 20-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RECLUTAMENTO. CERTEZZA DEI TEMPI E
DELLE REGOLE E SEMPLIFICAZIONE DEL PRE-RUOLO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
meccanismo di reclutamento è stato cambiato molte volte negli ultimi anni. Ogni
metodo scelto ha presentato luci e ombre. La procedura utilizzata oggi credo
stia dando buoni risultati con il doppio livello di abilitazione nazionale e
concorso locale, ma soffre di eccessive rigidità, riducendo la discrezionalità
per contrastare gli arbitri, e penalizzando in questo modo gli studiosi di
frontiera rispetto ai settori disciplinari. Qualunque regola si applichi, la
responsabilità di chi sceglie è determinante e va rafforzata sempre di più
utilizzando la leva della valutazione ex-post che deve essere severa con un
sistema certo e rapido di premi e penalizzazioni. L'introduzione nella
ripartizione dell'Ffo (Fondo di finanziamento ordinario) dell'indicatore legato
alla performance dei docenti reclutati ha sicuramente contribuito a favorire
scelte di qualità nei dipartimenti come i dati della VQR (Valutazione della
qualità della ricerca) dimostrano in maniera chiara. Arrivare a meccanismi di
scelta più semplici, controbilanciati da valutazioni più severe, è un obiettivo
da perseguire. Ma avere una selezione meritocratica non basta per attrarre i
migliori in un mercato della ricerca sempre più globale e competitivo dove la
qualità del capitale umano rappresenta la leva fondamentale per creare sviluppo
economico e benessere sociale. Per attrarre dobbiamo parlare di certezza dei
tempi e delle regole, stipendi e opportunità di ricerca. Tempi di ingresso nel
percorso universitario devono essere ragionevoli e certi. Oggi esiste un lungo
precariato con regole spesso non chiare e che cambiano nel tempo. E giusto che
ci sia un periodo congruo di prova che consenta alla struttura di valutare le
attitudini di chi aspira a svolgere il difficile ruolo di ricercatore, ma per
chi segue quest’aspirazione ci deve essere la certezza che dopo questo periodo
ci sia l'opportunità concreta di avere una posizione definitiva. Per ottenere
questo è necessaria una semplificazione del pre-ruolo e piani pluriennali di
investimento che consentano alle università di programmare il reclutamento con
una ragionevole sicurezza. (Fonte: G. Manfredi, IlSole24Ore 21-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CUN. SULL’INDICATORE IRAS2<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’indicatore
IRAS2** ha generato differenze molto marcate fra università di dimensioni
confrontabili che hanno reclutato, in termini di punti organico, nuovi addetti
alla ricerca nel periodo 2011-14 in misura molto maggiore rispetto ad altre che
hanno effettuato un minor reclutamento per motivi di natura economico-finanziaria
È pertanto auspicabile che il Ministero inserisca opportuni meccanismi
correttivi per evitare di penalizzare per il futuro, già dal FFO 2017, atenei
che hanno poco reclutato nel passato, soprattutto laddove i nuovi reclutati,
seppur in numerosità limitata, abbiano comunque prodotti della ricerca di
qualità elevata. (Fonte:</span> <span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><a href="https://tinyurl.com/y95ox2h6">https://tinyurl.com/y95ox2h6</a> )<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">**“</span><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 9.0pt;">Indicatore
quali-quantitativo relativo al sottoinsieme delle pubblicazioni e dei prodotti
della ricerca presentati dagli addetti alla ricerca che, nel periodo 2011-2014
oggetto di valutazione, sono stati reclutati dall’ateneo o incardinati in una
fascia o ruolo superiore. L’indicatore è calcolato prendendo in considerazione
come variabile dimensionale il peso in termini di punti organico dei soggetti
reclutati nel periodo di riferimento”.</span><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">8 GIOVANI ITALIANI RIENTRANO NELLA
LISTA DEI MIGLIORI RICERCATORI AL MONDO IN ONCOLOGIA</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Al
congresso dell’American Society of Clinical Oncology saranno presenti otto
italiani talentuosi che saranno premiati per le loro ricerche. È tra i
riconoscimenti più importanti al mondo quello che a Chicago nei prossimi giorni
premierà, tra gli altri, anche otto ricercatori italiani. Si parla di
oncologia, quindi un tema molto delicato e complesso. Questi ragazzi e ragazze,
di cui il più giovane ha solo 29 anni, si sono distinti per i loro studi nel
campo della ricerca in questa materia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’evento
organizzato dall’American Society of Clinical Oncology e da Conquer Cancer
Foundation Merit Award si tiene ogni anno negli Stati Uniti e si propone di
riunire i più brillanti oncologi di tutto il mondo per discutere di nuove
modalità di trattamenti, nuove terapie e delle controversie esistenti nel
campo. L’evento si terrà dal 2 al 6 di Giugno a Chicago. (Fonte: faccecaso
02-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">PETIZIONE DEI PRECARI DELLA RICERCA AI
MINISTRI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Uno
dei principali problemi dell’Università italiana è lo stato di precarietà
contrattuale in cui versa la maggioranza dei ricercatori. Questo fenomeno ha
radici più che decennali, ed è stato aggravato dal disinteresse della politica
nei confronti della scienza e della ricerca e dal cronico sottofinanziamento
del sistema universitario italiano. Dall’emanazione della Legge 240/2010, che
ha abolito la figura del ricercatore a tempo indeterminato, la piaga della
precarietà non ha fatto altro che aggravarsi. Oggi il numero di ricercatori
precari, il cui lavoro quotidiano è fondamentale nelle attività di ricerca e
didattica delle nostre Università, è nell’ordine delle 40.000 unità, a fronte
di un organico di docenti con contratto a tempo indeterminato che è
recentemente sceso di sotto alle 50.000 unità. Nel complesso in questi ultimi
otto anni l’Università italiana ha perso più di 13.000 posizioni a tempo
indeterminato, solo in parte compensate dall’uso, anzi, dall’abuso delle varie
figure di ricercatore a tempo determinato (RTD, assegnisti di ricerca,
contratti di collaborazione, partite iva, etc.). (Fonte: da una <a href="https://www.change.org/p/valeria-fedeli-ricerca%C3%A8futuro-investiamo-sui-ricercatori">lettera
petizione</a> dei precari della ricerca ai ministri Fedeli, Padoan e Poletti
17-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">“THE RESEARCH COUNTS, NOT THE
JOURNAL!” DICONO 12 PREMI NOBEL<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
Fondazione Nobel ha diffuso un video intitolato “The research counts, not the
journal!” dove alcuni premi Nobel prendono una posizione netta contro l’uso
degli impact factors per valutare la qualità della ricerca. Si tratta della
sintesi di una intera sezione del canale youtube della Fondazione che ospita dodici
video di altrettanti premi Nobel, dedicati proprio alla critica dell’uso di
bibliometria e impact factors. Nel breve video vengono smentiti tutti i luoghi
comuni che nel nostro paese sono serviti per giustificare l’invasione della
bibliometria ANVURiana. La ricerca di qualità - sostengono i premi Nobel - è
solida, basata sui dati, consistente. Non conta la sede di pubblicazione. In
particolare per qualificare una ricerca come buona non basta che sia apparsa su
una rivista top, passando il giudizio di un paio di referee. Per valutare un
ricercatore si devono leggere i suoi lavori, non basta conoscerne la sede di
pubblicazione. Il video mostra in modo drammatico che la ricerca italiana è
stata saldamente proiettata in un mondo alla rovescia in cui non contano
scoperte, dati, solidità. Contano solo sede di pubblicazione, citazioni e
autocitazioni. In Cina, probabilmente l’unico paese che ha adottato regole
simili a quelle italiane, si stanno accorgendo che i meccanismi di valutazione
hanno deformato in modo drammatico la ricerca. Ed è iniziata la discussione per
limitare i danni. (Fonte: A. Baccini, Il Mulino 26-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">BIBLIOMETRIC INDICATORS FOR
ASSESSMENTS ARE IMPERFECT MEASURES<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Although
journal impact factors (JIFs) were developed to assess journals and say little
about any individual paper, reviewers routinely justify their evaluations on
the basis of where candidates have published. As participants on multiple
review panels and scientific councils, we have heard many lament researchers'
reluctance to take risks. Yet we've seen the same panels eschew risk and rely
on bibliometric indicators for assessments, despite widespread agreement that
they are imperfect measures. A few funding agencies in the Czech Republic,
Flanders (northern Belgium) and Italy ask applicants to list journal impact
factors (JIFs) alongside their publications, but such requirements are not the
norm. The ERC, the National Natural Science Foundation in China, the US
National Science Foundation and the US National Institutes of Health do not
require applicants to report bibliometric measures. When it comes to hiring and
promotion, bibliometric indicators have an even larger, often formal, role. In
Spain, the sexenio evaluation (a salary increase based on productivity) depends
heavily on rankings derived from JIFs. In Italy, a formal bibliometric profile
of each candidate up for promotion is provided to reviewers. At many campuses
in Europe, the United States and China, faculty members are given lists of
which journals carry the most weight in assessing candidates for promotion. In
some countries, notably China, bonuses are paid according to the prestige of
the journal in which research is published. The UK Research Excellence
Framework (REF) exercise is a rare exception in that it explicitly does not use
JIFs. For the first three years after publication, the probability that a
highly novel paper was among the top 1% of highly cited papers was below that
of non-novel papers; beyond three years, highly novel papers were ahead. We are
not saying that non-novel papers cannot be important or influential, but that
current systems of evaluation undervalue work that is likely to have high,
long-term impact. Fifteen years after publication, highly novel papers are
almost 60% more likely to be in the top 1% of highly cited papers. Highly novel
papers also tend to be published in journals with lower impact factors. In a
nutshell, our findings suggest that the more we bind ourselves to quantitative
short-term measures, the less likely we are to reward research with a high
potential to shift the frontier — and those who do it. (Fonte: P. Stephan et
al, Nature, Comment 26-04-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">NUOVI FONDI PER LA RICERCA CON IL
BANDO SUI 12 CLUSTER TECNOLOGICI, CON INDUSTRIA 4.0 E SALUTE, AEROSPAZIO E
AGRIFOOD<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Un’importante
boccata di ossigeno per la ricerca è in arrivo. A partire da quella industriale
con il bando sui 12 cluster tecnologici atteso nelle prossime settimane che
finanzierà con 350 milioni progetti che vedono insieme imprese, università e
centri di ricerca nello sviluppo di nuove tecnologie . E con industria 4.0
insieme a salute, aerospazio e agrifood che avranno la massima priorità anche
per i fondi. «In un contesto globale sempre più basato sulla società e
sull’economia della conoscenza università e ricerca sono fondamentali. La loro
valorizzazione attraverso specifici investimenti e il riconoscimento delle
eccellenze non sono questioni di settore: interessano l'intero Paese, il suo
tessuto produttivo, il suo sviluppo economico», avverte la ministra dell’Istruzione,
Università e Ricerca Valeria Fedeli che ricorda come il bando attui il
Programma nazionale per la ricerca «su cui stiamo accelerando». Ma il MIUR è
pronto a mettere sul piatto altri 250 milioni che saranno attinti dal
“tesoretto” non speso negli anni dall’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia di
Genova, e che saranno destinati per finanziare l’assunzione di mille
ricercatori e il potenziamento dei Prin (i progetti di ricerca interesse
nazionale) destinato agli atenei, il cui bando atteso entro l’estate avrà un
super budget da 200 milioni circa. (Fonte:M. Bartoloni, IlSole24Ore 04-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">ANVUR NO, ANVUR SI. PIÙ NO CHE SI A UN
CONVEGNO MILANESE SULLA VALUTAZIONE UNIVERSITARIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Sulla
base degli interventi assai critici nei confronti di ANVUR succedutisi in un
recente convegno milanese sulla valutazione universitaria, Roberto Caso si
chiede come mai questa istituzione inammissibilmente anfibia – cooptata
dall’esecutivo e nel suo seno a tutti gli effetti operante ma pronta
all’occorrenza a rivendicare quarti di nobiltà scientifico-accademica –
sia ancora in vita. E si domanda perché, a undici anni dall’istituzione di quest’acronimo,
fra quanti “vivono” l’Università in Italia non si faccia strada e assuma più
coraggio un movimento di opinione con rivendicazioni politiche esplicite,
finalizzato a staccare la spina e a ripensare su nuove basi il sistema della
valutazione di Stato all’italiana, facendo tesoro dei tragici errori commessi
fin qui. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Tra
i tanti interventi, solo quelli della prof.ssa Cristina Messa, Rettore della
Bicocca, e della prof.ssa Patrizia Marzaro dell’Università di Padova, erano
connotati da toni positivi nei confronti dell’ANVUR e delle sue procedure. Per
il resto sono piovute critiche, anche molto pesanti, nei confronti delle
procedure dell’agenzia (VQR, classificazione delle riviste, AVA).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
convegno si è aperto con due presentazioni del sociologo Roberto Moscati e
dell’economista Alberto Baccini. Quest’ultimo ha criticato – le sue incisive
slide sono reperibili </span><a href="https://www.slideshare.net/albertobaccini1/la-valutazione-massiva-della-ricerca-costi-e-benefici"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">qui</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> – gli argomenti usati per giustificare l’adozione di
sistemi di valutazione massiva della ricerca del tipo VQR, mostrando in
particolare, anche con riferimento al caso italiano, che non esistono evidenze
che i benefici di quelle attività siano superiori ai loro costi. (Fonte: R.
Caso, Roars 13-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">15 MILIONI DI DOLLARI PER VIOLAZIONE
DI COPYRIGHT. LI DEVE PAGARE SCI-HUB A ELSEVIER</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Elsevier,
uno dei più grandi editori del mondo in ambito medico e scientifico, dovrà
ricevere diversi milioni di dollari da parte di Sci-hub. È questa la sentenza
emessa il 21 giugno dal tribunale distrettuale di New York, secondo cui il sito
di pirateria che fornisce l’accesso illegale a decine di milioni di documenti e
ricerche coperte da copyright, dovrà rimborsare l’editore olandese Elsevier di
ben 15 milioni di dollari per violazioni del diritto d’autore. Sci-Hub, il sito
pirata che fornisce l’accesso gratuito a decine di milioni di paper
scientifici, è stato fondato il 5 settembre del 2011 in Kazakistan da Alexandra
Elbakyan, neuroscienziata e programmatrice che ha inventato il portale, con
l’obiettivo di aumentare la diffusione della conoscenza scientifica, bypassando
i costi e le rigidità del sistema divulgativo. Infatti, mentre svolgeva le sue
ricerche sulle interfacce neurali, Elbakyan aveva notato quanto fosse
complicato avere accesso alla letteratura scientifica: la maggior parte dei
documenti era reperibile solo su riviste in paywall con abbonamenti molto
costosi. Da qui, il dato di fatto che gli accademici e gli studenti ottengono
l’accesso a queste riviste grazie alle loro università, ma i ricercatori
indipendenti e gli studenti dei paesi più poveri sono costretti a dover ricorrere
ai siti di pirateria. (Fonte: M. Musso, wired 26-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">OPEN SCIENCE. SOLO IL 46% DELLE
RICERCHE È «OPEN» IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Una
ricerca ha coinvolto oltre 6mila ricercatori che hanno risposto a un
questionario inviato via email alla fine del 2014. Con l’obiettivo di misurare
la diffusione dell’open science, appunto la scelta di pubblicare liberamente i
risultati delle ricerche. E il risultato è che tra il 50 ed il 55% delle
pubblicazioni è disponibile in formato open entro tre o quattro anni dalla
pubblicazione. Una scelta, quella dell’open access, più diffusa nelle economie
emergenti. In Indonesia si supera il 90%, in Thailandia l’80, in Turchia il
70%. E anche se ci si limita alle economie più mature, il primato spetta alla
Corea del Sud con il 66%, seguita dal Brasile con il 64 e dalla Russia con il
61. In Italia, invece, appena il 46% delle ricerche sono pubblicate in formato
aperto. La tendenza alla pubblicazione in open access varia di molto anche secondo
il campo di ricerca. Gli articoli che si occupano di immunologia e
microbiologia sono resi disponibili in questo formato in poco meno del 60% dei
casi. Mentre solo un terzo delle ricerche in campo economico e nelle scienze
dei materiali sono accessibili senza costi né restrizioni all’utilizzo. C’è poi
una conseguenza tutta interna al mondo scientifico. Le ricerche in open access
hanno un impatto maggiore in termini di citazioni da parte di altri articoli.
(Fonte:</span> <span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><a href="http://www.infodata.ilsole24ore.com/">www.infodata.ilsole24ore.com</a> 10-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CREARE UN’AGENZIA DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Nell'ottobre
2014 la Commissione ricerca del Senato individuava nella riduzione delle
risorse e nella mancanza di una strategia coordinata le principali criticità
del sistema pubblico della ricerca. Sul fronte risorse si chiedeva al governo
l'impegno a varare un piano pluriennale di rifinanziamento per centrare gli
obiettivi europei per il 2020. Sul piano dell'efficienza si suggeriva di creare
un'Agenzia della ricerca, per evitare la frammentazione, coordinare le scelte e
garantire l'indipendenza della ricerca e dei suoi apparati dalla pubblica
amministrazione e dal decisore politico. La richiesta di un'Agenzia non è una
novità. Il motivo è semplice: le risorse pubbliche che l'Italia stanzia per la
ricerca scientifica, oltre ad essere «briciole», sono parcellizzate e spalmate
su diversi ministeri. Inoltre – con rare eccezioni - non perseguono obiettivi
strategici comuni, né adottano gli stessi criteri di merito o di valutazione.
Non si può più andare avanti così. Non è previsto dall'etica pubblica liberale
che un ministero (legittimamente) decida di assegnare i soldi della ricerca a
un proprio ente il quale poi, senza alcun bando, negozia arbitrariamente le
erogazioni con i beneficiari. Né si possono tollerare i meccanismi «a sportello»,
dove lo studioso si reca presso il ministero in qualsiasi momento dell'anno per
farsi finanziare. In alcuni casi i bandi ancora esistono ma, dopo anni di
carestia, le domande sono in numero tale da rendere la valutazione una
lotteria. La bocciatura raggiunge fino al 90% delle proposte, con giudizi a
volte poco pertinenti e il finanziamento, laddove arriva, risibile. (Fonte: E.
Cattaneo, La Stampa 13-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LE UNIVERSITÀ ITALIANE DOVREBBERO
“FARE SISTEMA”, CONVERGERE INVECE DI COMPETERE</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Paola
Severino, da ottobre 2016 rettore della Luiss, l’ateneo promosso da
Confindustria, è convinta “che la nostra cultura è spesso vittima di
pregiudizi, ma è anche oggetto di forte e crescente attrazione dall'estero. E’
un capitale che si può valorizzare, e molto”. Sta di fatto che poche università
italiane sono incluse e ben posizionate nei ranking internazionali. «Ai nostri
atenei sono assegnate posizioni inferiori a quelle che meriterebbero. Chi fa le
classifiche adotta criteri in linea con i propri parametri culturali, per lo
più anglosassoni. Le università italiane hanno compiuto comunque grandi
progressi». Che piani ha per "scalare le classifiche"? «Accetto la
battuta perché semplifica le cose, noi però lavoriamo non solo per i ranking ma
perché il nostro ateneo e il sistema universitario italiano siano sempre più
riconosciuti come uno dei punti di eccellenza del Paese. Gli obiettivi
principali ai quali io e l’ateneo, in perfetta intesa con la presidente
Marcegaglia, stiamo lavorando sono tre: internazionalizzazione,
interdisciplinarietà, preparazione di professionisti per imprese private e
istituzioni». Manager pubblici? «Luiss e da sempre vicina anche al mondo delle
istituzioni. L'ambizione è una collocazione analoga a quella dell'alta scuola
francese Ena. L'università dovrebbe essere protagonista nel compito nobile di
formare e riformare la pubblica amministrazione, per renderla più competente,
più trasparente e semplificarne i meccanismi». «Un appello? Meglio parlare di
convinzione e auspicio: le università italiane dovrebbero "fare
sistema", convergere invece di competere. Per affermare a livello
internazionale l’eccellenza culturale e II modello formativo interdisciplinare,
qualità ancora non percepite fino in fondo all’estero. E sulle quali andrebbe
"acceso un faro" con il contributo di tutti, sistema pubblico e
privato». (Fonte: S. Bocconi, Corriere/Economia 22-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LA PECULIARITÀ AMMINISTRATIVA DELLE
UNIVERSITÀ PUBBLICHE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
peculiarità delle università pubbliche è che il fondamento costituzionale
dell’autonomia normativa è correlato direttamente alla libertà di ricerca
scientifica e dell’insegnamento (art. 33 co. 1, Cost.) da intendersi entrambe
in senso lato. Autonomia anzitutto organizzativa, poi come libertà di “scelta”
di un proprio ordinamento che disciplini l’Università, precisandosi - a seconda
dei campi d’intervento – in autonomia istituzionale, amministrativa, tecnica,
organizzativa, finanziaria, contabile, correlata come mezzo al raggiungimento
dei propri fini di ricerca e di insegnamento. Le Università possono candidarsi
a pieno titolo a essere luogo di elezione per la sperimentazione di una precoce
informatizzazione dei servizi strumentali da aggiungere ai software gestionali
già approntati dal MIUR. Un software comune a tutti gli Atenei sia per la
gestione del personale e delle relative attività istituzionali (es. progetti di
ricerca) che sia “user friendly” e per gli uffici come per i diretti
interessati, in tutta analogia ai servizi di home banking, sia degli appalti
pubblici. Lo stesso software deve poter consentire di accedere ai propri fondi di
ricerca e di disporre direttamente degli acquisti e delle spese ordinarie per
missioni, forniture correnti, abbonamenti a riviste, libri, conferimento d’incarichi
di ricerca a terzi, fermo restando l’ostensione del fascicolo e la verifica a
campione casuale della conformità della spesa. (Fonte: federalismi.it 05-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">PROBLEMI E PROSPETTIVE PER IL SISTEMA
UNIVERSITARIO SECONDO LA FLC CGIL</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
“valutazione” non deve essere usata come strumento punitivo o premiale,
peraltro a invarianza di risorse, ma come aiuto a individuare le criticità del
sistema e a porvi rimedio. Le politiche di accreditamento e di certificazione
di qualità non devono essere strumento per la censura amministrativa degli
atenei o avere come esito la burocratizzazione degli atenei. Il sistema delle
“classifiche” non funziona. La cosiddetta meritocrazia sta frammentando il
sistema universitario italiano, indebolendolo, e legittima le diseguaglianze.
L’università italiana, questo è un dato certo, ha perso dal 2008 migliaia di
studenti (nonostante il recupero d’immatricolati registrato quest’anno), di
docenti, di personale tecnico-amministrativo e di dottorandi. I governi hanno
ridotto i finanziamenti e l’Italia spende poco per il diritto allo studio,
benché le tasse siano tra le più alte d’Europa. Il nostro paese investe
percentualmente pochissimo nella ricerca. Non servono per l’università ”superdipartimenti”
o ”superprofessori”, non servono risorse come quelle accantonate e non spese
dall’Istituto Italiano di tecnologia, serve più semplicemente incentivare i
giovani allo studio, ridurre il precariato, rinnovare i contratti, sbloccare il
turn cover, dare dignità al lavoro. (Fonte: Flc Cgil 26-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LA TENDENZA DELLE IMMATRICOLAZIONI
ALL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L'Istat
(L'Italia in cifre, 2016) informa che a tre anni dal titolo è in cerca di
lavoro il 12-13% dei laureati magistrali, il 19-20% dei laureati triennali,
almeno il 30% dei diplomati di scuola superiore e almeno il 40% di chi è senza
diploma. Allora perché le iscrizioni all'università sono in calo? Si verifica
da anni un calo fisiologico degli immatricolati dovuto alla minore natalità,
tuttavia non si sta verificando alcun crollo sistematico di iscritti. Si nota,
invece, una considerevole minore propensione degli studenti a iscriversi a
università del Meridione e a spostarsi dal Sud al Nord per realizzare gli studi
universitari, tendenza che, se permangono gli attuali sistemi di valutazione e
premialità delle università, non è destinata ad esaurirsi. In realtà, in
rapporto al numero di residenti, il sistema educativo italiano mostra dati
piuttosto stabili (Istat, Italia in cifre. 2016): nel 2014/15, il 93% della
popolazione in età 14-18 frequenta una scuola secondaria superiore (era il 93%
anche nel 2005/06, mentre era il 68,3% nel 1990/91) e s'immatricola
all'università il 29,4% dei diciannovenni (era il 30,8% nel 2005/06). Alla
fine, si laureano in Italia circa 300mila giovani ogni anno (I + II livello).
Pertanto, anche se la tendenza è a lentamente ridursi, i grandi numeri
dell'università italiana sono tuttora importanti. Anzi, il numero di laureati
tra i giovani è quasi uguale alla soglia-obiettivo della Ue, in risalita negli
ultimi anni, partendo da posizioni molto sfavorevoli. (Fonte: L. Fabbris,
sussidiario.net 16-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">BORSE DI STUDIO. PER IL 10% DEGLI
IDONEI SOLO “BORSE FANTASMA”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
nostro Paese - unico nel panorama europeo - si distingue per la figura
dell’idoneo non beneficiario: uno studente cioè che ha diritto alla borsa, ma
per mancanza di risorse non la ottiene. L’anno scorso il fenomeno è stato
ridotto a oltre 14mila idonei senza borsa, mentre l’anno prima erano circa
48mila. Anche per il prossimo anno accademico 2017/2018 si dovrebbe arrivare a
una copertura intorno al 90% (la soglia massima Isee per accedere alla borsa è
stata ritoccata a 23mila euro). Lo sforzo del Governo non basta comunque a
farci abbandonare le ultime posizioni in Europa per il diritto allo studio;
«Gli idonei sono stati l’8,8% del totale degli iscritti - avverte Elisa
Marchetti, dell’Udu (l’Unione degli universitari) - una percentuale sicuramente
più bassa della media europea. Oltretutto ci sono stati circa 10 mila idonei
non beneficiari, e questi sono iscritti quasi esclusivamente nelle università
del Sud». (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 13-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CUN. SULL’ESENZIONE/RIDUZIONE DELLE
TASSE UNIVERSITARIE</span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">È
opportuno aumentare le tutele per gli studenti e per gli atenei rendendo la
fascia tra 13.001 e 30.000 euro di ISEE più chiaramente calmierata, garantendo
opportune tutele per gli altri studenti e fornendo a regime un rimborso in FFO
coerente con il mancato gettito – da monitorare in itinere – per non
compromettere la sostenibilità economica prospettica degli atenei pubblici.
(Fonte:</span> <span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><a href="https://tinyurl.com/y95ox2h6">https://tinyurl.com/y95ox2h6</a>)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">COM’È CAMBIATO L'ERASMUS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Com’è cambiato l'Erasmus in questi anni? “Prima di tutto c'e stato un
aumento esponenziale dei ragazzi che hanno aderito. Siamo partiti con appena
220 universitari italiani e 3.244 in totale nel 1987, per arrivare a 33.977
italiani e 291.121 partecipanti complessivi nel 2016. Il progetto è stato
esteso oltre l'Europa, ai Paesi dello Spazio Economico Comune (Islanda, Liechtenstein
e Norvegia), alla Turchia, alla Macedonia e ad altre nazioni. Qual è stato il
ruolo dell'Italia?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Dal 1987, considerando solo il nostro Paese, hanno partecipato al
programma ben 300mila studenti, circa il 10% del totale. Questo dato pone
l'Italia tra i quattro principali Paesi per studenti in partenza verso diverse
destinazioni”. Ci sono mete più richieste di altre? «Gli italiani prediligono
la Spagna, anche per motivi di vicinanza linguistica e culturale. Seguono
Portogallo, Francia, Regno Unito e Germania. Ultimamente comunque le novità
sono state molte e alcune università stanno sviluppando progetti specifici con
Russia, Georgia, Serbia, Israele e Albania”. (Fonte: L. Ciardi, QN E&L
22-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">ERASMUS. GLI STUDENTI ITALIANI
ALL'ESTERO AUMENTERANNO DI OLTRE IL 40%<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Per
l’anno accademico 2017/2018 l’Agenzia ha attribuito i fondi per finanziare le
attività di mobilità Erasmus+ di 32.109 studenti italiani. Tuttavia, sulla base
dei numeri della partecipazione negli anni precedenti, si stima una crescita di
oltre il 40% del numero degli studenti in partenza dagli Atenei italiani, in
conformità a una diversa distribuzione delle borse di mobilità. Ciò significa
che gli universitari italiani in uscita nel 2017/18 saranno oltre 41mila. Per
quanto riguarda l’anno accademico in corso (2016/2017), il budget disponibile
in Italia per finanziare attività di mobilità e progetti di cooperazione per il
settore Università è di 72 milioni di euro. L’Agenzia ha impiegato il 95,6% del
budget disponibile e ha utilizzato i fondi restanti per finanziare le borse
Erasmus di studenti e personale universitario con bisogni speciali. (Fonte:
Avvenire 06-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I COSTI STANDARD DEGLI ATENEI NEL
MIRINO DELLA CONSULTA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Una recentissima sentenza della Corte Costituzionale, la 104 dell’11 maggio,
ha puntualizzato un aspetto assai rilevante per la determinazione del costo
standard degli studenti universitari, novità assai significativa per la
definizione del finanziamento delle Università. Il DLgs del 2012 con il quale
il Governo ha attuato la delega, nell’art. 8, definisce così il costo standard:
“Il costo di riferimento attribuito al singolo studente iscritto entro la
durata normale del corso di studio, determinato in considerazione della
tipologia di corso, delle dimensioni dell’ateneo e dei differenti contesti
economici, territoriali e infrastrutturali in cui opera ciascuna università.” <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Questo contesto normativo, a giudizio del TAR del Lazio che ha rimesso
la questione alla Corte, sarebbe illegittimo, violando l’art. 76 della
Costituzione, perché demanda per intero a decreti ministeriali l’individuazione
degli indici in base ai quali determinare il costo standard, nonché le
percentuali del finanziamento da ripartire in base a tale criterio. Saremmo alla
presenza di poteri ministeriali svincolati da adeguati criteri di indirizzo con
conseguente violazione degli articoli 33, 34 e 97 della Costituzione. Il
decreto legislativo non ha affidato ad atti successivi l’esecuzione di scelte
ben delineate nelle loro linee fondamentali. “Ha, invece, lasciato
indeterminati aspetti essenziali della nuova disciplina, dislocando, di fatto,
l’esercizio della funzione normativa del Governo, nella sua collegialità, ai
singoli Ministri competenti, e declassando la relativa disciplina a livello di
fonti sub-legislative<b> </b>con tutte le
conseguenze, anche di natura giurisdizionale, che una tale ricollocazione
comporta sul piano ordinamentale”. (Fonte: F. Matarazzo, <a href="http://www.edizioniconoscenza.it/">www.edizioniconoscenza.it</a> maggio
2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi i costi standard nelle
università: il parametro con cui sono stati assegnati finora 3,5 miliardi dal
2014 - primo anno di loro applicazione - al 2016 con il riparto del Ffo (il
Fondo ordinario di finanziamento). Nel mirino della Corte costituzionale sono
finiti l'articolo 8 e 10 del Dlgs 49/2012 - dichiarati illegittimi - che
applicando la legge Gelmini (non bocciata dai giudici) hanno tracciato
l'identikit del costo standard negli atenei, i primi a sperimentarli nella Pa.
Questo criterio mira a definire quanto uno studente frequentante dovrebbe
costare all'ateneo (in base a cattedre, servizi, strutture, ecc.). E quindi
quanto vale poi nella distribuzione dei fondi che avviene ogni anno con il Ffo
dove i costi standard hanno conquistato sempre più peso ai danni della spesa
storica, passando dal 20% (982 milioni) nel 2014, al 25% (1,2 miliardi) nel
2015 fino al 28% (1,3 miliardi) nel 2016. Il nodo sottolineato dalla sentenza
si basa sul fatto che il Governo scrivendo il DLgs 49 ha commesso due errori,
demandando per intero ai decreti ministeriali l'individuazione degli indici in
base ai quali determinare il costo standard, ma anche le percentuali del Ffo da
dividere in base al costo standard. Invece al Governo - spiega la Consulta -
«era stato conferito il compito di individuare quantomeno gli indici per la
quantificazione e di dettare disposizioni in merito alla valorizzazione del
costo standard, ossia al suo collegamento con una parte del Ffo». Un compito cui
«si è sottratto» con un "deficit di delega". (Fonte: M. Bortoloni,
IlSole24Ore 12-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">BORSE DI STUDIO. AZZERARE LE
SPEREQUAZIONI TERRITORIALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I
dati comunicati dagli enti per il diritto allo studio fotografano ancora una volta
un'Italia spaccata in due. Se da un lato, le Regioni che garantiscono la borsa
di studio a tutti gli idonei e mantengono i requisiti di reddito al massimo
possibile sono sensibilmente aumentate negli anni, dall'altro, i dati di
moltissime Regioni rimangono drammatici. A Napoli e Salerno gli idonei che
hanno ottenuto la prima rata della borsa di studio sono solo il 55%, con una
soglia Isee per l’accesso ai benefici ancora ferma a 15.900 euro, in Calabria
il 67% e in Sicilia l’80%. Anche in Veneto e Puglia la situazione rimane
difficile, in entrambe le regioni più di 1500 studenti stanno ancora aspettando
la prima rata della borsa di studio. Per azzerare le sperequazioni territoriali
è innanzitutto necessario innalzare le soglie Isee in tutte le Regioni fino a
23mila euro e l’Ispe a 50mila, cioè fino alle soglie massime, appena confermate
anche per il prossimo anno accademico. Inoltre, è urgente rivedere il riparto
del Fondo Integrativo Statale come previsto dalla legge di stabilità 2017,
garantendone l'erogazione entro il 30 settembre. Come indicato dal Consiglio
nazionale degli studenti universitari, bisogna passare da un sistema imperniato
sulla spesa delle Regioni a uno più attento ai fabbisogni regionali, da
calcolare sulla base del numero degli idonei alla borsa di studio, del numero
di posti alloggio destinati agli idonei fuori sede, dei contributi di mobilità
internazionale erogati e del numero dei pasti erogati agli studenti. In questo
momento ci sono Regioni come la Lombardia che con 14.798 idonei ha ottenuto
23,1 milioni o il Lazio che con 14.535 idonei ha ottenuto 29 milioni, a fronte
di Regioni che, con pochi meno idonei, ottengono molto meno: è il caso per
esempio di Campania e Sicilia che con rispettivamente 11.701 e 13.456 idonei
hanno ottenuto un fondo integrativo statale più che dimezzato, di soli 7,7 e 13
milioni. (Fonte: A. Torti, Sole S 24 18-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">TEST DI AMMISSIONE. DA INTEGRARE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’intera
questione dei test d’ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso andrebbe
ripensata. L’anno scorso l’ex rettore di Bologna Ivano Dionigi aveva dichiarato:
“Il test non basta. Credo che un colloquio sarebbe importante, ma per 10.000
ragazzi vorrebbe dire strutture, personale, laboratori, risorse, investimenti
che non ci sono. Quello del test è un ripiego frettoloso da scuola-guida che
serve a lavarsi la coscienza e a risparmiare. Laddove la scuola fosse la
priorità, allora ci sarebbero un colloquio, una prova scritta, il test, e si
terrebbe conto del curriculum dello studente”. (Fonte: F. Tonello, IlBo
09-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">NUMERO CHIUSO. IL CONSIGLIO DI STATO
CHIEDE AL TAR DI “VALUTARE LEGITTIMITÀ RIDUZIONE POSTI PER FABBISOGNO
PRODUTTIVITÀ NAZIONALE”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Il
Consiglio di Stato chiede al Tar di “valutare legittimità riduzione posti per
fabbisogno produttività nazionale”. Sarà il Tribunale Amministrativo quello
chiamato ora a valutare riapertura delle graduatorie. Per la prima volta è
messa in discussione la riduzione dei posti alla facoltà di Medicina, operata
in virtù di quello che in ambito giuridico viene definito il “fabbisogno
produttivo nazionale” e non solo sulla base delle effettive capacità ricettive
delle università. «Il Consiglio di Stato – entra nei dettagli l’avvocato Marco
Tortorella, che ha patrocinato i ricorsi per Consulcesi – attraverso le
ordinanze cautelari del 25 maggio scorso ha ritenuto meritevole di
approfondimento la questione della illegittimità della riduzione dei posti
disponibili a livello nazionale per opera del MIUR in base appunto al
“fabbisogno produttivo nazionale”. L’ammissibilità di tale parametro e i
criteri di determinazione non erano mai stati adeguatamente valutati dai
Giudici amministrativi». Se la censura fosse accolta, diverrebbe illegittima la
riduzione dei posti resi disponibili dal MIUR rispetto a quelli indicati dagli
atenei in numero maggiore. Questo porterebbe come immediata conseguenza alla
riapertura della graduatoria all’ammissione dei ricorrenti. (Fonte: </span><a href="http://www.corriereuniv.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.corriereuniv.it</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 14-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">NUOVE REGOLE PER IL COSTO STANDARD <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Sono
inserite nel Decreto Legge per il Mezzogiorno, dopo la bocciatura da parte
della Corte Costituzionale. Rimangono molte e importanti le criticità del
provvedimento. Confermata l’esclusione degli studenti fuori corso dal calcolo
del costo standard. Le numerosità di riferimento, anche con il nuovo costo
standard, potranno essere modificate dal MIUR stesso con un meccanismo simile
al precedente: il MIUR potrà decidere per quali corsi si dovrà tener conto
delle numerosità per l’accreditamento e quali, invece, potranno avere
numerosità alleggerite da ‘bonus’. Viene pure varata una sorta di
"sanatoria retroattiva" per le assegnazioni già disposte per gli
anni 2014, 2015 e 2016. Reggerà? Il dettaglio degli indicatori sarà deciso
attraverso un decreto ministeriale del MIUR, sentiti CRUI e ANVUR,
ufficializzando il passaggio alla CRUI che, però, non riveste il ruolo di
istituzione pubblica, ma continua a rimanere un soggetto di diritto privato.
Per chiudere, quanto è solido il nuovo costo standard? Una domanda lecita, poiché,
invece di creare veramente una nuova norma primaria si procede con vecchie
normative, direttamente connesse a norme dichiarate illegittime dalla Corte
Costituzionale. (Fonte: Roars 28-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Scheda
UDU su Costo Standard > </span><a href="https://tinyurl.com/y9h5z87v"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://tinyurl.com/y9h5z87v</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Nel
comunicato di LINK-Coordinamento Universitario si legge fra l’altro: Il nuovo
costo standard approvato dal Governo è invariato rispetto alla precedente
formulazione e gli studenti fuori corso rimangono esclusi dal computo dei
finanziamenti, nonostante le forti critiche degli studenti e di gran parte
della comunità accademica. Unica novità è l’introduzione di un’ulteriore quota
perequativa che potrà far variare il costo standard al massimo del 10% della
media nazionale, in base alla rete di trasporti e collegamenti a disposizione
delle università. La definizione dei parametri con cui sarà definita questa e
le altre quote del costo standard saranno specificate con un decreto attuativo
da emanare entro 60 giorni, a seguito della consultazione con ANVUR e CRUI. Riteniamo
che la scelta di includere la CRUI, ente di diritto privato, escludendo gli
organi consultivi del MIUR, come CUN e CNSU, sia !ennesima dimostrazione della
mancanza di confronto con gli studenti e la comunità accademica tutta. (Fonte:
Orizzonte scuola 28-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">COLLABORAZIONE CUN-CNGR PER ANDARE
OLTRE IL SISTEMA DEI SETTORI SCIENTIFICO- DISCIPLINARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Un
comunicato del CUN informa dell’avvio di un lavoro congiunto che coinvolgerà il
CUN, titolare ex lege delle competenze per determinare i settori e il CNGR
(Comitato Nazionale dei Garanti per la Ricerca), competente in merito alle
problematiche concernenti la valutazione dei progetti di ricerca. Da tempo
ormai, e da più parti, è diffusa la consapevolezza che l’attuale organizzazione
delle discipline in settori scientifico-disciplinari (SSD), cui si sono
aggiunti, per le necessità delle nuove procedure di reclutamento introdotte
dalla legge n.240/2010, i Settori Concorsuali (SC) e i Macro Settori
Concorsuali (MSC), quali articolazioni interne alle Aree Disciplinari CUN,
meriti nuove riflessioni. A questa necessità è diretto il lavoro congiunto che
si avvia tra l’Organo, il Consiglio Universitario Nazionale, titolare ex lege
delle competenze a determinare i settori, e l’Organo, il Comitato Nazionale dei
Garanti per la Ricerca, competente in merito alla valutazione delle varie
tipologie di progettualità di ricerca e al confronto internazionale della
classificazione dei progetti scientifici e dei relativi valutatori. A tale
scopo è stato nominato un Gruppo di Lavoro paritetico costituito dai Presidenti
del CUN e del CNGR (ex officio), dai proff. G. Baldassarri, F. Laquaniti e A.
Vicino per il CUN e dai proff. P. Bisiacchi, M. Li Calzi e G. Tortora per il
CNGR. (Fonte: CUN e Red.ne Roars 17-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. UNA RISPOSTA
PARTE DALLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Di
fronte alle trasformazioni camaleontiche della mafia e alla sua presenza sempre
più capillare a livello locale, una risposta parte dalle università.
“Ultimamente – spiega Enzo Ciconte, docente di ‘Storia della criminalità
organizzata’ a Roma Tre e ‘Storia delle mafie italiane’ a Pavia, – l’università
si sta svegliando. Undici anni fa sono stato il primo a insegnare storia della
criminalità organizzata a Roma Tre. Oggi diverse università tengono corsi
simili, anche se fanno eccezione le cattedre dedicate proprio a questa materia.
Certo c’è un enorme ritardo culturale riscontrabile anche all’interno del
Ministero che non ha mai voluto bandire concorsi per cattedre di questo tipo”.
Anche Antonelli della Luiss indica nell’università la culla per far nascere la
cultura della legalità e creare così gli anticorpi contro la criminalità. “La
lotta alla mafia – spiega – si combatte non solo col mero rispetto delle
regole, ma con la legalità dei diritti. Oggi la mafia colpisce quando lo Stato
non riesce a garantire i diritti. L’idea è portare avanti una legalità dei
diritti, non solo la repressione. E l’Università può essere la culla dove
matura questa cultura”. Un’iniziativa che va in questa direzione, esemplifica
Antonelli, è quella che ha portato avanti l’università Luiss che, grazie a un
accordo con l’associazione Libera, consente agli studenti di fare un periodo di
volontariato estivo nelle cooperative che gestiscono i BENI confiscati alla
mafia. (Fonte: S. Rossitto, Roars 15-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">STATI GENERALI PER LA PROMOZIONE
ALL’ESTERO DELLA FORMAZIONE SUPERIORE ITALIANA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">“Strategia”
è il termine usato negli Stati generali per la promozione all’estero della
formazione superiore italiana: un simposio che ha visto collaborare ministero
degli Esteri, MIUR e Crui nella stesura di un documento che prefigura l’azione
congiunta con cui dicasteri e conferenza dei rettori intendono rendere
l’università italiana sempre meno vincolata a contesti puramente regionali e
territoriali. Il rapporto riassume le conclusioni del gruppo di lavoro
istituito un anno fa per avanzare proposte di promozione del nostro sistema
universitario oltre i confini nazionali. Tra le azioni suggerite, la mappatura
generale degli studenti internazionali già presenti nel sistema italiano,
comprendendo anche categorie normalmente non al centro dell’attenzione: ad
esempio gli iscritti di cittadinanza italiana che, pur in possesso di un titolo
di studio superiore estero, abbiano scelto di tornare da noi per la formazione
universitaria. Un capitolo fondamentale è la semplificazione dei passaggi per
riconoscere i titoli esteri e garantire i visti necessari per i periodi di
studio. Nella strategia di promozione all’estero del nostro sistema accademico,
un ruolo particolare sarà attribuito al portale Universitaly: da pura vetrina
di divulgazione dell’offerta formativa, diverrà un portale interattivo pensato
anche per gli studenti internazionali, che potranno compiere via web parte
delle procedure necessarie per venire a studiare in Italia. (Fonte: M. Periti.
IlBo 10-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI LAMENTANO
IL RIFIUTO DEL MIUR A UN CONFRONTO SUI PRECARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Le
organizzazioni sindacali e le associazioni universitarie hanno condiviso un
documento in cui, a fronte della drammatica situazione in cui versa il sistema
universitario, si registra l’inaccettabile comportamento del MIUR che rifiuta
il confronto, in particolare sul tema del precariato. Le organizzazioni
sindacali e le associazioni universitarie rivendicano l’apertura di un vero
confronto e la necessità di un piano straordinario di interventi a partire dal
reclutamento di 20.000 posti di ruolo. (Fonte: FLCCGIL 18-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIVERSITÀ IN ITALIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIBO TRA LE QUATTRO UNIVERSITÀ
ITALIANE CLASSIFICATESI TRA LE PRIME 200 AL MONDO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Quattro
università italiane per la prima volta si sono classificate tra le prime 200 al
mondo secondo una delle più note classifiche internazionali, il QS World
University Rankings: Politecnico di Milano (170° posto, guadagnando 13
posizioni e confermandosi prima università italiana); Università di Bologna
(188°, sale di 20 posizioni); e per la prima volta entrano Scuola Superiore
Sant'Anna Pisa e Scuola Normale Superiore (entrambe al 192° posto). “È un
risultato di cui siamo molto soddisfatti, che va a premiare gli sforzi messi in
campo in questi anni per rendere l'Alma Mater un punto di riferimento a livello
internazionale”. Lo dichiara il Rettore dell'Università di Bologna, Francesco
Ubertini, commentando l'ingresso dell'Alma Mater nel 'top 200' degli atenei
mondiali. Considerando che nel mondo esistono circa 26mila università - rileva
lo studio QS World University Ranking - l'Alma Mater rientra quindi ora nell'1%
dei migliori atenei a livello globale. Reputazione accademica, opinione del
mondo delle imprese, citazioni scientifiche, numero di studenti e
internazionalizzazione sono i parametri presi in considerazione per comporre il
ranking. L'Alma Mater - che ottiene buoni o ottimi piazzamenti in tutte le voci
- brilla in particolare nell’Academic Reputation, l'indicatore di maggior peso
per formulare il giudizio complessivo sull'ateneo: 77° posto a livello mondiale
e prima posizione tra le università italiane. Molto bene anche l’Employer
Reputation, calcolata da QS intervistando oltre 44mila aziende e imprese in
tutto il mondo: Unibo guadagna 35 posizioni rispetto allo scorso anno. Altro
risultato di rilievo è quello legato alle citazioni ottenute dalla ricerca
Unibo (Citations per Faculty): considerando questo indicatore, l'Alma Mater
guadagna ben 57 posizioni. (Fonte: IlSole24Ore 08-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIBO. NELLA GARA DEI DIPARTIMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’università
di Bologna ha 28 dei suoi 33 dipartimenti nella lista degli ammessi alla gara
per il super-premio, ma solo 15 potranno aspirare a ottenerlo. Secondo quanto
stabilito nella Legge di bilancio 2017, dovrà essere l’università stessa a
procedere a questa prima selezione. Non voglio neppure pensare a quel che
accadrà fra i colleghi e nei dipartimenti della nostra più antica università e
rimango convinto che siano altre le strade che conducono a un’istruzione di
qualità, equa e inclusiva. Quella di far crescere la qualità di pochi spingendo
gli altri verso il declino è una pericolosa illusione, che ci allontana dallo
spirito e dagli obiettivi dell’Agenda 2030. E che rischia a mio avviso, prima
di tutto, di allontanarci dallo spirito e dalla lettera della nostra
Costituzione. (Fonte: S. Semplici, Roars 09-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIBO. ASSEGNISTI DI RICERCA IN
SCADENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
livello nazionale, secondo la banca dati MIUR, gli assegnisti di ricerca in
scadenza da qui a dicembre sono 440 su 13.623. I primi. Ma saranno almeno
mille, stimano i ricercatori, quelli che nel giro di due anni dovranno fare le
valigie. In particolare nelle aree scientifiche. A Bologna sono 79 quelli a
termine nel 2017 e 120 quelli al penultimo anno di assegno. In tutto gli
assegnisti dell’Alma Mater sono 1.187: 168 al quarto anno, 193 al terzo, 259 al
secondo. (Fonte: I. Venturi, R.it Bologna 1107-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIBO. PIÙ CHE RADDOPPIATE LE DOMANDE
DI DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">L’Alma
Mater ha registrato un boom delle domande di dottorato: 5.996 contro le 2.288
del 2016. Quest’anno sono stati stanziati 2 milioni e mezzo in più per le borse
di dottorato ed è stata abolita la tassa di iscrizione (Fonte: La Repubblica
Bologna 13-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIBO. UNA CONVENZIONE PER LA RICERCA
FIRMATA DA UNIBO E CNA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Favorire
la nascita di start up innovative, rafforzare la collaborazione tra Ateneo e
imprese, facilitare l’inserimento nelle aziende bolognesi di stagisti
provenienti dal mondo universitario. Sono questi i tre punti forti della convenzione
firmata, oggi, dal rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini e dal
direttore generale della Cna di Bologna Cinzia Barbieri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La convenzione avrà una durata di
cinque anni e ne rinnova una precedente siglata da Ateneo e Cna nel 2011.
Un’esperienza che ha dato buoni frutti: in questi anni dalla collaborazione tra
Cna e Università di Bologna sono nate diverse start up innovative costituite da
imprenditori di Innovanet (il gruppo degli imprenditori innovatori di Cna Bologna)
e da ricercatori universitari. Per i prossimi anni la partnership Cna ed Ateneo
sarà sempre più all’insegna delle start up innovative e dell’impresa 4.0.
Questi anni poi sono sempre più caratterizzati dallo sviluppo dell’impresa 4.0,
anche grazie ai forti investimenti nazionali nel Piano Industria 4.0. Cna è già
un Digital Innovation Hub in grado di rendere concrete per le aziende le
opportunità del Piano, l’Università può diventare un Competence Center come
previsto dal Piano e quindi essere un punto di eccellenza per le aziende
innovative che nello spirito dell’impresa 4.0 chiedono ricerca applicata,
inserimento di tirocini, formazione universitaria”. (Fonte: <a href="http://www.magazine.unibo.it/">www.magazine.unibo.it</a> 06-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIBOCCONI SETTIMA AL MONDO PER LAUREA
IN FINANZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Lo
stretto legame con il mondo della finanza internazionale e l'efficienza del
servizio di placement dei laureati sono valsi all'Università Bocconi un
avanzamento di due posizioni, al 7/mo posto al mondo, nel ranking dei Global
Masters in Finance, pubblicato dal Financial Times. Il programma valutato dal
quotidiano londinese è il corso di laurea magistrale in finanza in inglese
(Master of Science in Finance). Tra i 19 criteri utilizzati dal Financial Times
per valutare i Master of Science in Finance, la Bocconi - si legge in una nota
- spicca per quelli legati al rapporto con il mondo del lavoro: il career
service (primo al mondo) e la retribuzione dei laureati. Il fatto che il 97%
dei docenti del programma possegga un PhD è, inoltre, segnale dello stretto
legame dell'insegnamento con la ricerca più avanzata. (Fonte: ANSA.it 19-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNINETTUNO. LA MIGLIORE TRA LE PRIME
CINQUE UNIVERSITÀ A DISTANZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Uninettuno
promossa a pieni voti dall’ANVUR: è risultata la migliore tra le prime cinque università
a distanza finora accreditate dall’Agenzia di valutazione. Uninettuno in una
nota ricorda la sua offerta formativa: corsi universitari in cinque lingue
(italiano, inglese, francese arabo e greco), sei facoltà, venticinque corsi di
laurea e oltre 140 sedi d’esame nel mondo. (Fonte: <a href="http://www.scuola24.ilsole24ore.com/">www.scuola24.ilsole24ore.com</a>
05-05-17))<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIPG. NASCE IL CORSO DI DOTTORATO
(PH.D) IN DATA SCIENCE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
Pisa nasce il corso di dottorato (Ph.D) in Data Science. Università di Pisa,
Scuola Normale, Scuola Sant’Anna, Scuola IMT Alti Studi Lucca e CNR,
rilasceranno il massimo titolo accademico universitario, il diploma
internazionale di Ph.D (equivalente a quello italiano di Dottore di Ricerca)
nella disciplina che studia i “Big Data” e l’impatto che la “Data Science” ha
sulla società e sulla scienza nel suo complesso. (Fonte: unipinews 16-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">EUROPE. THE DIGITAL FUTURE OF EUROPEAN
STUDENT CARDS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Information
technology experts across the continent recently came together to discuss the
development of a <i>student card</i> that
can be used across Europe, allowing students to use services and move more
freely and seamlessly across borders and across institutional frameworks.
(Fonte: </span><a href="https://tinyurl.com/725wlyg"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://tinyurl.com/725wlyg</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 03-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">EUROPE IS STRUGGLING TO CATCH UP WITH
THE US ON PRODUCING IMPORTANT SCIENCE AND IS IN DANGER OF BEING OVERTAKEN BY
CHINA AND OTHER ASIAN COUNTRIES<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Published
in the Science and Public Policy journal, “European paradox or delusion – are
European science and economy outdated?” looked at the 495 most highly cited
papers every third year from 1990 to 2011, across four fields: chemistry,
physics, clinical medicine, and biochemistry and molecular biology. In total,
15,840 papers were analysed. In each field, the paper concludes, the number of
papers produced in the US was typically one-and-a-half to three times higher
than the EU’s count. While the EU was making progress in each field, this
appeared largely attributable to US collaboration, not European achievements
alone. And, in “hot areas” of research such as graphene – in which European
researchers made the initial breakthrough – Asian nations such as China and
South Korea had already overtaken the UK and Germany in producing highly cited
papers by 2013. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">However,
Sir Richard Roberts, joint winner of the 1993 Nobel Prize for Physiology or
Medicine and chief scientific officer of Massachusetts-based bioscience
supplier New England Biolabs, noted that the paper “relies on citation data and
bibliographic measures of quality”, which he believes is a “very flawed way of
judging good quality science”. “In my own field, I see no difference between
the quality of science produced in Europe and in the US,” he said. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Jean-Pierre
Bourguignon, president of the European Research Council, said the “idea that
Europe lags behind the US in terms of research with the highest impact” was one
of the major rationales behind the ERC’s formation. “Ten years [on], there is
already evidence the ERC is making a difference at this level,” he said. “It is
very pleasing to see the results of a [recent] independent report by Clarivate
Analytics [acknowledging] the breadth, quality and frontier nature of
ERC-funded research. “It also establishes that the gap between the research
performance of the US and the EU countries has narrowed…since the ERC was
established.” (Fonte: J. Elmes, </span><a href="https://www.timeshighereducation.com/news/europe-struggling-to-catch-us-on-high-impact-science"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://www.timeshighereducation.com/news/europe-struggling-to-catch-us-on-high-impact-science</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">08-07-17<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">SPESE IN SCIENZA E TECNOLOGIA NELLE
AREE EUROPEE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
situazione dal 2010 a oggi è peggiorata con l’Italia che ha tagliato il 20%
dell’intero budget del finanziamento universitario, mentre, ad esempio in
Germania dal 2005 la spesa scientifica generale del governo federale è
aumentata di un enorme 60% – da 9 miliardi di euro fino a circa 14,4 miliardi
di euro nel 2013. Non è un caso che anche la ricerca industriale abbia
prosperato: la Germania è ormai vicina a spendere il 3% del suo prodotto
interno lordo sulla scienza e la tecnologia, un obiettivo fondamentale della
strategia di crescita dell’Unione europea 2020 che solamente Finlandia, Svezia
e Danimarca hanno rispettato finora. Tradotto in cifre nell’area della
Germania, dove ancora regge la competitività nel mondo globalizzato, si
spendono 635 dollari per abitante in istruzione terziaria, contro i 489
dell’area anglo-francese, i 340 dell’area mediterranea e i 202 dell’area
orientale. Questo significa che nell’Europa settentrionale si spende il doppio
per l’università rispetto ai paesi mediterranei e il 30% in più rispetto
all’area anglo-francese. Nell’area della Germania s’investono in ricerca e
sviluppo 162 miliardi di dollari l’anno, una cifra superiore del 53% a quella
dell’area anglo-francese e addirittura del 245% a quella dell’area
mediterranea. Questa situazione si ripercuote ovviamente nella produzione beni
e servizi ad alta tecnologia e nella capacità d’innovazione (ad esempio
nell’area tedesca in un anno si producono 2,4 volte più brevetti che nell’area
anglo-francese e addirittura 5,4 volte più che nell’area mediterranea). </span><span lang="EN-US" style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-ansi-language: EN-US;">(Fonte:
F. Sylos Labini, Roars 26-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">FRENCH SCIENTISTS SAY THEY’RE RELIEVED
AND HAPPY THAT THEIR COUNTRY’S NEXT PRESIDENT WILL BE EMMANUEL MACRON<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">French
research bodies rarely take overt positions on elections, but this one was
different. France’s academy of science, the heads of nine national research
agencies and many prominent scientists had all made public appeals against Le
Pen’s party ahead of Sunday’s head-to-head vote, arguing that the Front
National’s illiberal and anti-immigrant views threatened the tolerant, open and
democratic environment in which science and evidence-based policy thrives.
"Unlike the Front National, Emmanuel Macron bears the republican and
humanist values that we defend, and which constitute the DNA of
universities," says Gilles Roussel, who heads France's Conference of
University Presidents, which in April had called for a vote against Le Pen.
Thierry Coulhon, a mathematician and president of the PSL Research University
in Paris says that Macron aims to free up innovation in universities by
decentralizing power and reducing bureaucracy; in particular, Macron intends to
let universities hire lecturers and researchers without having to wait for a
central administration in Paris to approve appointments. Coulhon expects that
Macron’s policies on France’s national research agencies will be more about continuity,
with less need for major reforms. (Fonte: D. Butler, Nature News 08-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">GRECIA. RIFORMA DEL GOVERNO
TSIPRAS ELIMINA GLI ISTITUTI PRIVATI PER LA PREPARAZIONE AGLI ESAMI DI ACCESSO
ALLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Uno dei capisaldi della riforma della “Buona scuola” in salsa ellenica,
annunciata da Tsipras, è proprio la valorizzazione della scuola pubblica e
l’eliminazione dei famigerati frontistiria, che da decenni si arricchiscono sui
sogni dei genitori greci riguardo al futuro della prole. Sì, perché le famiglie
elleniche sono forse le uniche, in Europa, a pagare 600 euro il mese, circa
5000 euro l’anno, per preparare i propri figli agli esami di ammissione
all’università. E questa cifra va moltiplicata per almeno gli ultimi tre anni
scolastici delle superiori. I ragazzi greci sono gli unici a frequentare, oltre
alla scuola pubblica la mattina, anche circa tre-quattro ore di frontistirio
ogni pomeriggio. Questi ultimi sono istituti privati che preparano appunto agli
esami ufficiali panellenici che ogni estate decidono la sorte universitaria di
ogni studente. Il loro costo è un salasso, tanto più in un paese che dal 2008
attraversa la peggiore crisi economica della sua storia. (Fonte: G. Lyghounis, <a href="http://www.balcanicaucaso.org/">www.balcanicaucaso.org</a> 18-05-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">ALTERNATIVE AI BLASONATI
ATENEI INGLESI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Già oggi, con la Gran Bretagna ancora nell’Unione europea, a Oxford o a
Cambridge si paga una retta tra i 9.250 e i 10.900 euro l’anno. Anche il costo
della vita in Belgio è minore: sul sito dell’ateneo di Leuven si suggerisce di
mettere a budget una spesa media per vitto e alloggio di circa 7.500 euro l’anno,
mentre sul sito di Cambridge è indicata una cifra di almeno 10.500 euro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nella classifica Arwu il <i>Politecnico
federale di Zurigo</i> è 19°, addirittura tre posizioni sopra all’Imperial
College di Londra, mentre nella graduatoria Reuters dell’innovazione si
aggiudica un più che dignitoso undicesimo posto. Qui i corsi in inglese sono
rari, perché la lingua ufficiale delle lezioni è il tedesco, ma a sorpresa le
tasse sono molto basse: in tutto, un migliaio di euro l’anno. Certo, il costo
della vita in Svizzera è molto elevato: gli esperti del Politecnico di Zurigo
ritengono opportuno avere in tasca almeno 20mila euro l’anno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Chi è orientato sulle materie tecniche, piuttosto, dovrebbe far rotta
sulla <i>Technische Universität di Monaco</i>,
in Germania: oltre ai corsi di laurea in tedesco, ne offre almeno quattro in
inglese e la sua retta è di soli 250 euro l’anno, cui va sommato un costo della
vita inferiore a quello di Zurigo. Anche il <i>Politecnico
di Delft</i>, in Olanda, potrebbe essere una risorsa, con le sue lezioni tutte
in inglese, una retta da 2mila euro e un’invidiabile posizione all’ottavo posto
nella graduatoria degli atenei più innovativi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Chi è interessato alle materie scientifiche potrebbe optare per la <i>Pierre et Marie Curie di Parigi</i>,
altrimenti nota come Paris 6, che nella stessa classifica è 39esima ed è meglio
posizionata nella graduatoria dell’innovazione (settima, a fronte del 16° posto
di Manchester). Studiare a Paris 6 costa al massimo 606 euro l’anno e per
vivere nel campus, tra vitto e alloggio, vanno messi in conto 1.072 euro il
mese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Per medicina un’ottima opzione è il <i>Karolinska
Institute</i>, vicino a Stoccolma, 44° nella graduatoria Arwu, praticamente
allo stesso livello dell’Università di Edimburgo (41esima). L’ateneo svedese,
che forma solo medici, fa lezione in inglese e non prevede tasse universitarie.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E l’Irlanda? Le sue università hanno campus all’inglese e, grazie alla
Free Fees Initiative del governo, se si è cittadini Ue costano solo 3mila euro l’anno
di retta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">(Fonte: M. Cappellini, IlSole24Ore 22-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UK. LA REF (RESEARCH EXERCISE
FRAMEWORK) HA RINUNCIATO AGLI INDICATORI BIBLIOMETRICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Nel
Regno Unito, per l'equivalente della nostra VQR - la Ref (Research Exercise
Framework) pubblicata nel 2014 - hanno rinunciato alla scorciatoia degli
indicatori bibliometrici dopo uno studio pilota tra il 2008-09 che ne ha stimata
la capacità di misurare la qualità. Il responso, del 2011, ha rivelato che ci
sono "troppi difetti e problemi con tali indicatori," e che "non
sono abbastanza robusti da sostituire la peer review," si legge sul sito
della Ref. Si è scoperto che l'indicatore delle citazioni sfavorisce le donne:
"L'uso delle citazioni introduce pregiudizi di genere", spiega Graeme
Rosenberg, Manager della Ref in un rapporto del 2015: sono citati molto di più
gli articoli i cui autori sono uomini. Anche questo "ci ha spinto a
ridurre ulteriormente l'appetito per l'utilizzo delle citazioni.".Per la
Ref è stato adottato il criterio della peer review, per valutare190 mila
pubblicazioni e comporre le pagelle di 154 istituti. (Fonte: FQ 11-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UK. L’UNIVERSITÀ DI MANCHESTER RIDUCE
I COSTI DEL PERSONALE PROGETTANDO 171 LICENZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Per
sottrarsi ai licenziamenti fatti in nome dell’eccellenza accademica, non basta
avere tra i docenti tre premi Nobel e primeggiare nelle classifiche nazionali e
internazionali (l’ateneo in questione è 35esimo a livello mondiale nella
classifica ARWU). L’Università di Manchester sta progettando 171 licenziamenti,
principalmente di personale accademico. Una dolorosa necessità per far fronte
alle crepe nel bilancio? A dire il vero nell’anno 2015/2016 l’attivo ha
sfiorato i 60 milioni di sterline. Colpa dei debiti accumulati? Se si sfoglia
il rapporto finanziario, risulta che l’università ha messo da parte un
“tesoretto” di 1,5 miliardi di sterline, con una liquidità pari a 430 milioni. Questa
la spiegazione da parte del portavoce dell’università: «The University of
Manchester has a bold ambition to be a world leading institution, with a
reputation based on academic excellence. In order to meet this ambition, we
must improve the quality of our research and student experience in some areas
and ensure the financial sustainability of the university. Realising this
ambition will require a capacity to invest in our strategic priorities. We have
detailed plans for significant growth in funds from a range of activities, but
we will also need to make cost savings.». Come riporta il Guardian, dietro la
retorica dell’eccellenza potrebbe esserci il piano di ridurre i costi del
personale tramite la sostituzione di personale “senior” con nuove posizioni
“junior” meno retribuite. (Fonte: Red.ne Roars 18-06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">TURKEY. DROP IN RESEARCH OUTPUT AFTER
PURGE OF ACADEMICS <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
new report claims that the short-term effects of the large-scale purge carried
out by the Turkish government since the failed coup attempt a year ago include
a 28% drop in research output of academics based in Turkey in 2017. (Fonte: </span><a href="https://tinyurl.com/725wlyg"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://tinyurl.com/725wlyg</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> 03-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RUSSIA. INAUGURATO IL 26 MAGGIO A
MOSCA IL MONUMENTO DEDICATO ALL'<i>ANANONYMOUS PEER REVIEWER</i></span></b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Si
tratta di un dado di cemento del peso di 1.5 tonnellate che reca sulle sue
facce iscrizioni come "Reject" e "Major Changes". È il
risultato di una campagna di crowdfunding a cui hanno aderito anche due premi
Nobel, Eric Maskin e Andre Gaim, lanciata da Igor Chirikov, direttore del
Center of Sociology of Higher Education della Higher School of Economics di
Mosca. (Fonte: </span><a href="http://www.mailing-zadig.it/lt.php?id=f0pQVQ9UTAACAA8YUFcGBFcD" target="_blank"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">[The Guardian;
Nicola Davis]</span></a> 29-05-17)<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RUSSIA. PREVISTO UN TAGLIO DEL 40% DEL
PERSONALE STATALE DELLE UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">The
Russian government is pushing on with plans to cut 40% of state-funded places
in domestic universities in 2018 and to cut teaching jobs at state
universities. These plans were first announced about a year ago. However, their
implementation was postponed due to signs of the beginning of a recovery of the
Russian economy from the economic crisis and the possibility of lifting of at
least part of Western sanctions against Russia. Still, the beginning of a
second wave of the financial crisis – fuelled in June by a resumption of the
devaluation of the national currency, the ruble, and an awareness that
sanctions against Russia would not be lifted soon – has forced the state to
return to these plans. (Fonte: E. Vorotnikov, wired 13-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "arial" , "sans-serif"; mso-ansi-language: EN-US;">CHINA
CRACKS DOWN ON FAKE PEER REVIEWS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">The
Chinese government is going on the offensive against scientists who dupe
journals by creating fraudulent reviews of submitted papers. A coalition of
agencies led by the science ministry announced on 14 June that the government
would suspend the grants of researchers involved in such fraud, which surfaced
earlier this year when a cancer journal retracted 107 research papers from
Chinese authors. And funding agencies in China promised to increase policing of
the scientific community to prevent similar deceptions. The harsh penalties and
stricter enforcement were decided earlier this month at a meeting of
representatives of the science ministry, the health ministry, the National
Natural Science Foundation of China (NSFC) and other agencies. (Fonte: Nature
546, 464, 22 -06-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">USA. 32 TOP POSITIONS IN THIS YEAR’S
SHANGHAI RANKING’S GLOBAL RANKING OF ACADEMIC SUBJECTS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">United
States universities took 32 top positions out of 52 in this year’s Shanghai
Ranking’s Global Ranking of Academic Subjects, followed by China with eight,
the Netherlands with five and the United Kingdom with three. The top
institution was Harvard University with 15 top spots, while Massachusetts
Institute of Technology landed five. (Fonte: </span><a href="https://tinyurl.com/725wlyg"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://tinyurl.com/725wlyg</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">
03-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">USA. 515 MILIARDI DI DOLLARI IL
PATRIMONIO GESTITO DAI GRANDI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I
grandi Atenei statunitensi, attraverso le loro fondazioni, sono arrivati a
gestire un patrimonio complessivo di 515 miliardi di dollari. Una somma che
ormai distingue le università Usa per essere tra i più grandi investitori del
Paese. Lo rivela un'inchiesta di Affari&Finanza. E non sono le sole che,
esentasse, gestiscono ricchezze miliardarie. Alle grandi università americane
si affiancano le cosiddette charity, le Fondazioni private che attraverso
donazioni di semplici cittadini, ma anche di miliardari influenti, sono
arrivate a gestire circa 300 miliardi di dollari. Messe insieme dunque
università e charity sono diventate un gigante del mercato azionario Usa.
(Fonte: La Repubblica 16-07-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "arial" , "sans-serif";">LIBRI. RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">IL PIANO INCLINATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Autore:
Romano Prodi, Il Mulino, 2017.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">La
tastiera di Prodi è articolata. Torna su temi fondamentali, oggi in secondo
piano: una forte politica industriale, volta a favorire crescita dimensionale
delle imprese e innovazione; il <i>potenziamento
dell’istruzione</i>; una gestione più incisiva e innovativa dei beni comuni.
Non rinunciando a proposte che destano certamente scandalo per il politicamente
corretto dei giorni nostri, fatto sempre e solo di tagli alla spesa e alle
tasse: come quella di (re)introdurre una normale tassa di successione (con
aliquote come quelle di Francia e Germania) per finanziare il potenziamento
dell’istruzione. Fino all’illustrazione di misure apparentemente minori, ma
assai importanti: le fondazioni di famiglia cui poter destinare la proprietà
delle imprese; un fondo immobiliare per i mutui in sofferenza; reti di
incubatori di nuove imprese e di centri di diffusione tecnologica come i
Fraunhofer tedeschi. Insomma, ce n’è abbastanza per discutere. Ce ne sarebbe
abbastanza per un Partito che volesse parlare di politiche e non di facce,
comparando ad esempio le idee del libro con l’azione di governo degli ultimi
anni: dall’abolizione della tassazione sull’abitazione alle misure che hanno
favorito l’uso del contante; dall’esaltazione della flessibilità sul mercato
del lavoro al massacro di gran parte del sistema universitario italiano.
(Fonte: G.Viesti, Il Mulino 22-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">I SENSI DEL TESTO. SAGGI DI CRITICA
DELLA LETTERATURA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Autore:
Raul Mordenti, ed. Bordeaux, pg. 350, 2016.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ci
sono fortunatamente anche figure di critici capaci di coniugare la robustezza
metodologica dello studioso con l'autentica passione del lettore. Raul
Mordenti, docente di Critica letteraria e letterature comparate all'Universita
di Roma "Tor Vergata", sembra essere uno di loro. Non è un caso che
l'ultima parte del suo nuovo libro<i>, I
sensi del testo. Saggi di critica della letteratura</i> (Bordeaux, pagine 350),
sia tutta incentrata su un’impietosa disamina del sistema di valutazione della
ricerca da non molto entrato in vigore nelle università italiane. «Già
prostrata da sempre più accentuate politiche di de-finanziamento e da "riforme"
arroganti quanto sciocche, la nostra accademia è oggi oggetto - scrive Mordenti
- di «ossessive e grottesche pratiche di registrazione, di misurazione, di
differenziazione, di gerarchizzazione, di competizione, di privatizzazione. Sta
sempre più prendendo piede una visione "aziendalistica" dell'università
(ma la stessa cosa potrebbe dirsi della scuola), che porta i docenti a
pubblicare, magari a pagamento, studi che di per se richiederebbero ulteriori
approfondimenti, pur di non mancare la scadenza della valutazione triennale, da
cui dipende l'allocazione delle risorse finanziarie, peraltro sempre più
scarse. Del resto – s‘interroga l'autore - su quali basi si possono davvero
valutare i risultati di una ricerca? Normalmente si tende a valutare in modo
positivo un contributo che presenti una corrispondenza “fra ciò che la ricerca
ha prodotto e ciò che già si sa, e che è stato consolidato in una comunità
scientifica”. Eppure il compito della ricerca, se libera e innovativa, è invece
esattamente contrario, cioè la ricerca consiste proprio nel tentare di dimostrare
che la comunità scientifica ha dei limiti, che essa non conosce ancora o non
conosce abbastanza alcune cose, che insomma l'assetto epistemico vigente si
sbaglia”. Attenendosi al primo criterio
- la corrispondenza dei nuovi studi a ciò che è già noto - difficilmente
Galileo, Leibniz, Einstein o Freud avrebbero ottenuto buone valutazioni da
parte di eventuali "commissari ministeriali". E ricordando le mitiche
lezioni su Leopardi tenute negli anni Sessanta da Binni alla facoltà di Lettere
della Sapienza di Roma o lo straordinario impegno culturale che ha sostenuto,
negli anni Ottanta e Novanta, la realizzazione della monumentale Letteratura
italiana curata da Asor Rosa per Einaudi, che a Mordenti sembra venire
letteralmente da piangere a vedere che cosa sta diventando (e in parte è già
diventata) l'Università italiana. Ciononostante, l'autore ritiene importante
proseguire un impegno culturale basato sulla convinzione che proprio nella
letteratura è possibile trovare iI luogo privilegiato «dello sforzo umano di
dare senso alle cose del mondo oltre che uno strumento insostituibile di quella
che, oggi più di ieri, è una necessità storica non più dilazionabile, vale a
dire quella di porsi in una relazione autentica con l'altro. La letteratura è
per Mordenti proprio questo luogo di confronto con l'alterità, per conseguire,
per il suo tramite, un vitale arricchimento in termini culturali e civili.
(Fonte: R. Carnero, Avvenire 16-05-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RICERCARE ALTROVE - FUGA DEI CERVELLI,
CIRCOLAZIONE DEI TALENTI, OPPORTUNITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
cura di Chantal Saint-Blancat. Ed. Il Mulino, febbraio 2017.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Quanti
sono i “cervelli in fuga”, in quali settori lavorano e che legami conservano
con la madrepatria? Un vuoto informativo grave e particolarmente
incomprensibile in un Paese che continua a investire quel (poco) che riesce per
preparare ricercatori e scienziati che in molti casi prendono la via
dell’estero. Per questo sono particolarmente preziose le iniziative come “Ricercare
altrove”, il libro recentemente pubblicato dal Mulino da un’équipe di studiosi
(Stefano Boffo, Salvatore La Mendola, Stefano Sbalcherio e Arjuna Tuzzi)
guidati dalla sociologa dell’università di Padova Chantal Saint-Blancat. Un
libro da tenere sul comodino per chi si occupa di università e istruzione,
perché per una volta dà voce ai nostri ricercatori in modo scientifico e
rigoroso senza per questo rinunciare alle loro storie e al loro vissuto. Come
ogni ricerca scientifica seria, il libro parte da una precisa delimitazione
dell’oggetto e della metodologia. L’indagine parte da 83 interviste a
ricercatori e docenti universitari di fisica, ingegneria e matematica che
lavorano in sei paesi europei: Regno Unito, Germania, Francia, Paesi Bassi,
Spagna e Svizzera. Successivamente, dopo l’analisi delle 160 ore di
registrazione trascritte in 1.500 cartelle di testo, è stato redatto un
questionario che è stato somministrato a 2.420 ricercatori italiani in
condizioni analoghe, raccogliendo 528 risposte valide. Mai finora era stata
tentata una ricerca tanto approfondita su un campione così omogeneo e le
sorprese non sono mancate. Un primo dato a emergere è che i ricercatori
generalmente non vanno via dall’Italia a causa del precariato e spesso nemmeno
per lo stipendio. Un periodo all’estero è visto come un passaggio necessario e
per molti versi normale: il brain drain nasce insomma dalla brain circulation,
stimolata in primo luogo dalle istituzioni europee (dal progetto Erasmus fino
alle borse Marie Curie ed ERC). Una situazione che ha moltiplicato gli scambi
scientifici ma ha anche aperto, per dirla con il libro, un vero e proprio vaso
di Pandora, dato che spesso in altri Paesi i nostri ricercatori percepiscono di
trovarsi in un sistema più trasparente e meritocratico, quindi più adatto alla
ricerca e a progettare una carriera. (Fonte: D. Mont D’Arpizio, IlBo 25-05-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">UNIVERSITALY. LA CULTURA IN SCATOLA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Autore:
Federico Bertoni. Ed. Laterza, Roma-Bari 2016.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Al
trasversale e animato dibattito sul destino dell’università e sui cambiamenti
che, ormai da diverso tempo, la interessano, partecipa anche F. Bertoni,
professore di Teoria della letteratura presso l’Università di Bologna, con il
suo libro “Universitaly. La cultura in scatola”, definito dal suo Autore «un
racconto, un saggio di critica culturale e un testardo gesto d’amore» (p. VII)
per il sapere e per la stessa università, oggi ridotta a «uno straordinario
concentrato di stupidità» (ibidem). Una constatazione inequivocabilmente amara,
gravata dal peso della «piena complicità del corpo docente» (ibidem), ma da cui
non nasce il rimpianto per una passata condizione, come Bertoni sottolinea a
più riprese. Poste tali premesse, l’Autore si propone di individuare le ragioni
alla base di «un fallimento collettivo» (p. VII) e di guardare alle cose
dall’interno, con l’intenzione di mettersi in gioco «personalmente» (p. VIII),
così riuscendo a far fare esperienza al lettore di quella che è, oggi, «la
giornata di un professore». (Fonte: V. D’Ascanio, </span><a href="http://rivista.scuolaiad.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">http://rivista.scuolaiad.it</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">LA RESPONSABILITÀ DISCIPLINARE DEI
DOCENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Autore:
Loredana Ferluga, 29 giugno 2017.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">SOMMARIO:
1. L’art. 10 della legge di riforma dell’Università. – 2. Gli illeciti
sostanziali e le sanzioni disciplinari applicabili ai docenti universitari. –
3. I codici etici delle Università e le norme disciplinari. Si legge qui </span><a href="https://www.diritto.it/la-responsabilita-disciplinare-dei-docenti-universitari/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">https://www.diritto.it/la-responsabilita-disciplinare-dei-docenti-universitari/</span></a><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> .<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">MANUALE DI LEGISLAZIONE UNIVERSITARIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">A
cura di Cesare Miriello, Maggioli Editore, dicembre
2016, 396 pg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Un’esposizione
completa di tutte le materie legate alla complessa macchina universitaria con
un taglio pratico e sistematico: ogni materia è trattata con chiarezza e in
forma esaustiva, tenendo conto di tutte le novità normative. L’opera racchiude,
in un unico volume di facile lettura, tutta la materia del diritto delle
amministrazioni universitarie e della loro gestione finanziaria e contabile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Ciò
costituisce anche la logica conseguenza di una formazione scientifica e/o
professionale acquisita a vario titolo dagli autori: funzionari, ricercatori,
studiosi di diversi sistemi gestionali. Sono trattati in maniera completa e
mirata tutti gli aspetti giuridici, gestionali e contabili della vita di un
Ateneo, compresa l’attività di diritto privato e l’impiego alle dipendenze
delle amministrazioni universitarie: materie queste ultime di vitale
importanza, improntate più di altre da un taglio critico e scientifico, anche
in considerazione della loro delicatezza e delle non comuni difficoltà
applicative. (Fonte: </span><a href="http://www.maggiolieditore.it/"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">www.maggiolieditore.it</span></a> )<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<b><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">RECLUTAMENTO UNIVERSITARIO E DINTORNI:
TEMPI DIFFICILI, SCELTE TRAGICHE, INCUBI GIURIDICI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">Autore:
Alessandro Bellavista, pubblicato su <a href="file:///E:/U%20S%20P%20U%20%20R/INFO%20UNIVERSITARIE%202017/Munus,%20Rivista%20giuridica%20dei%20servizi%20pubblici,%20fasc.%203,%202016.">Munus</a>,
n. 3/2016<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">In
questo articolato saggio Alessandro Bellavista esamina la nuova disciplina del
reclutamento dei professori e dei ricercatori universitari alla luce delle
recenti pratiche di valutazione della ricerca e delle tendenze regolative del
sistema universitario nazionale. Lo studio mostra, da un lato, i difetti di
architettura dei meccanismi di reclutamento e di valutazione costruiti dal
legislatore che si enfatizzano nella loro applicazione in concreto; dall’altro
lato, e soprattutto, la continua e profonda invasione della politica nel mondo
accademico, che comporta il rischio di un’inammissibile lesione dei valori,
costituzionalmente riconosciuti, della libertà di ricerca e dell’autonomia
universitaria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">SOMMARIO:
1. Premessa.- 2. Concorso pubblico, cooptazione, sorteggio, elezione.- 3. I
criteri identificanti il carattere scientifico delle pubblicazioni.
L’abilitazione scientifica nazionale.– 4. L’Asn 2.0: un incubo giuridico?- 5.
Dislocazione incontrollata di potere normativo e politica della ricerca.- 6.
L’invasione diretta della politica nel sistema universitario.- 7. Precarietà,
primo ingresso nel sistema, selezioni locali.- 8. Proposte di modifica della
carriera accademica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-27878944435638510762017-03-16T19:42:00.003+01:002017-03-16T19:42:59.141+01:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE 20-03-2017<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IN EVIDENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RECLUTAMENTO. UNIFICARE LE FIGURE PRE-RUOLO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dobbiamo,
come misura di pronto intervento, riproporre un nuovo piano straordinario di
reclutamento di RTDb, come fatto ormai un anno fa. In parallelo, è
indispensabile aggredire in modo definitivo il tema delle figure pre-ruolo
della docenza. Infatti, dopo il dottorato di ricerca, è opportuno definire, sia
un tempo massimo di permanenza, sia un’univocità di figura pre-ruolo, abolendo
assegnisti, contrattisti e RTDa, e ridenominandoli con una figura unica, ad
esempio di <i>assistente alla ricerca</i>; a
questo va affiancata una modifica dello status degli RTDb che definirei,
secondo il modello CUN <i>professore iunior</i>,
in quanto a tutti gli effetti dei veri ricercatori con tenure, scelti e
reclutati dai dipartimenti. Gli attuali ricercatori universitari a tempo
indeterminato (RTDI) del ruolo ad esaurimento potrebbero diventare dei
professori aggiunti o aggregati o altra denominazione, in quanto in larga
misura ormai indispensabili alla tenuta dell’attività formativa. (Fonte: A.
Lenzi, S 24, 15-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LA CORTE COSTITUZIONALE: NON SI PUÒ PRECLUDERE LA FACOLTÀ
DI ATTIVARE CORSI UNIVERSITARI IN LINGUA STRANIERA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Per
l’insegnamento in inglese nei corsi universitari è intervenuto anche il
Consiglio di Stato, che ha sottoposto la questione alla Corte costituzionale, e
il 23 febbraio ieri è arrivato il verdetto. La Consulta ha sentenziato che le
università sono libere di offrire ai loro studenti corsi di laurea in una
lingua straniera, purché l'offerta formativa non pregiudichi l'italiano. Il suo
primato, tra l'altro, fanno sapere proprio i supremi giudici, «diventa ancor
più decisivo per la perdurante trasmissione del patrimonio storico e
dell'identità della Repubblica, oltre che garanzia di salvaguardia e di
valorizzazione come bene culturale in sé». Tradotto: l'italico parlare non deve
sparire. «Le legittime finalità dell'internazionalizzazione», proseguono, «non
possono ridurre la lingua italiana, all'interno dell'università italiana, a una
posizione marginale e subordinata, obliterando quella funzione che le è
propria, di vettore della storia e dell'identità della comunità nazionale».
Però i principi costituzionali «non precludono certo la facoltà» di inserire
nel curriculum studiorum «corsi in lingua straniera, anche in considerazione
della specificità di determinati settori scientifico-disciplinari». </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: Libero 25-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">FFO(A). FFO(B). VQR. IRAS2. IRFS. StopVQR
<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
FFO è suddiviso in diverse parti. C’è una quota base (4,7 miliardi), una quota
premiale (1,4 miliardi) e una quota perequativa (0,2 miliardi). La parte del
FFO, cui in questi anni di “meritocrazia anvuriana” è stata attribuita un’importanza
capitale, è quella premiale. La parte premiale del FFO è suddivisa in una parte
di premio associata ai risultati della VQR (1,2 miliardi), e in una molto più
modesta (0,2 miliardi) distribuita sulla base di (discutibili) indicatori
relativi alla didattica. È innegabile che tutto il valore simbolico della
premialità sia associato alla parte premiale che dipende dai risultati VQR. A
sua volta la quota premiale riferita ai risultati nella ricerca è suddivisa in
due parti. La parte preponderante è quella indicata come FFO(A), che
distribuisce 934 milioni sulla base di un indicatore composito, calcolato sui
risultati della VQR. L’FFO(B) invece distribuisce 287 milioni sulla base di un <i>indicatore (IRAS2) relativo alle politiche
di reclutamento degli atenei</i>, calcolato anch’esso sulla base dei risultati
VQR. I risultati raggiunti nella VQR determinano dunque la premialità FFO(A) e
FFO(B). Ma questi risultati non si tradurranno in automatiche variazioni di
FFO, perché ci sono risorse destinate a una clausola di salvaguardia (<i>quota perequativa</i>) che eviteranno agli
atenei di vedere ridotto l’ammontare dell’FFO 2016 per più del 2,25% rispetto
all’assegnazione 2015. A differenza degli anni precedenti, quest’anno l’FFO
premiale è stato ancora suddiviso in due tranche: una per gli atenei statali
(escluso Trento che non partecipa alla ripartizione poiché il suo finanziamento
arriva dalla provincia autonoma), ed una per le scuole speciali. I circa 921
milioni di Euro dell’FFO(A) premiale per le università statali sono distribuiti
sulla base di un indicatore chiamato <i>IRFS,
Indicatore di Ricerca Finale di Struttura</i>. A differenza di IRAS1, il valore
di IRFS si traduce direttamente in soldi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Per
saperne di più si consiglia la lettura dell’<a href="http://www.roars.it/online/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-sullffo-premiale-ma-non-avete-mai-osato-chiedere/"><span style="color: windowtext;">articolo</span></a> di A. Baccini (Roars 17-01-17): <i>Tutto quello che avreste voluto sapere
sull’FFO premiale (ma non avete mai osato chiedere</i>), fonte di questa nota.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Ma
ecco la seconda puntata del post sull’FFO premiale. Il MIUR ha calcolato l’IRFS
adottando una definizione diversa da quella che l’ANVUR ha pubblicato nel bando
VQR. Il MIUR ha anche introdotto, su richiesta della CRUI, una correzione del
valore dell’indicatore della qualità della ricerca per sterilizzare gli effetti
della protesta #stopVQR. Di fatto la formula dell’IRFS certifica che la
protesta #stopVQR ha sortito i suoi effetti sull’esercizio di valutazione, i
cui risultati devono essere corretti per poter essere utilizzati nella
distribuzione dell’FFO premiale. Ed eccoli gli effetti: ben 40 atenei statali
su 60, pari al 66%, hanno usufruito della compensazione. E 16 atenei su 60,
cioè oltre un quarto degli atenei statali (26,7%), hanno usufruito della
compensazione massima: ciò significa che in quegli atenei lo #stopVQR ha
ridotto i conferimenti di almeno tre punti percentuali rispetto alla VQR 2004-2010.
La compensazione premia gli atenei i cui docenti hanno aderito allo #stopVQR,
trasferendo a loro favore risorse prelevate dagli atenei i cui rettori in un
modo o nell’altro sono riusciti a contenere la dimensione della protesta. La
compensazione #stopVQR ha spostato complessivamente 8,9 milioni di euro, pari a
circa l’1% dell’intero FFO(A). (Fonte: A. Baccini, Roars 23-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">SETTIMA EDIZIONE DEL QUACQUARELLI SYMONDS UNIVERSITY
RANKINGS. SPICCANO PER DISCIPLINE POLIMI, BOCCONI, BOLOGNA E SAPIENZA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Per
mettere a punto la classifica della settima edizione del Quacquarelli Symonds
University Rankings, QS ha preso in considerazione «più di 185 milioni di
citazioni, 43 milioni di papers, 194mila risposte al questionario somministrato
ai responsabili delle risorse umane, 305mila risposte al questionario
somministrato agli accademici». I parametri valutati sono la reputazione
accademica e tra le aziende (basata sull'opinione di recruiter in tutto il
mondo), le citazioni per paper e l'utilizzo dell'«H-Index» sulla prolificità e
l'impatto delle pubblicazioni. QS ieri ha pubblicato il <i>World University Rankings by Faculty</i> che valuta la performance
delle Istituzioni in 5 Macro Aree di Studio: Arte e Materie Umanistiche,
Ingegneria e Tecnologia, Biologia e Medicina, Scienze Naturali, e Scienze
Sociali e del Management. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
Politecnico di Milano si piazza tra i primi 100 in 10 materie. Oltre all’ottimo
risultato per Arte e Design, dove raggiunge la settima posizione nel mondo
(decima nel 2016), si conferma 14° per Architettura (era 15°) e Ingegneria
civile (come l’anno scorso). Scende di qualche posizione in Ingegneria
Meccanica (dal 18° al 29°). Bene anche la Bocconi che è 11esima (era decima) in
Business & management, 16esima (scala una posizione) in Economia ed
econometria e 33esima (da 27esima) in Finanza e contabilità. Tra le italiane si
segnala anche l’università di Bologna (UniBo) presente in 21 discipline nella
top 100. Sapienza di Roma è presente in 13 discipline. (Fonte: <a href="http://www.scuola24.ilsole24ore.com/"><span style="color: windowtext;">www.scuola24.ilsole24ore.com</span></a>
07-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">FONDO PER IL FINANZIAMENTO DEI DIPARTIMENTI UNIVERSITARI
DI ECCELLENZA. CUN: PESO ECCESSIVO DEI RISULTATI DELLA VQR NELLA SELEZIONE DI
DIPARTIMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">ll
riferimento è ai commi 314-338 dell’art.1 della legge di stabilità ossia al
“fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza”. Dal
2018, per effetto di questa normativa, è istituita, all’interno del fondo di
finanziamento ordinario per le università statali, una sezione destinata a
finanziare i “dipartimenti universitari di eccellenza con la dotazione di 271
milioni che saranno messi a disposizione per incentivare, con un finanziamento
quinquennale, l’attività dei dipartimenti che siano riconosciuti <i>eccellenti</i> per la qualità della ricerca
e della progettualità scientifica, organizzativa e didattica. A proposito di
questi “ludi dipartimentali”, come li ha definiti Roars, è importante il
giudizio del Consiglio Universitario Nazionale, che “[….] osserva innanzitutto
che la selezione dei dipartimenti […. ] è fatta utilizzando un indicatore
calcolato sulla base dei risultati della VQR. Attribuire un peso eccessivo a
questo indicatore rischia di non tenere in adeguata considerazione
l’articolazione complessiva degli elementi che costituiscono la produttività
scientifica, la qualità e la potenzialità di ricerca e didattica di una
struttura dipartimentale. Il CUN segnala inoltre che qualunque strumento
puramente statistico che porti a formulare una graduatoria generale di merito
tra tutti i dipartimenti italiani in base a parametri sintetici non riesce a
rappresentare correttamente la multiformità delle situazioni e dei saperi;
inoltre non è considerato nella letteratura internazionale di settore né
stabile né affidabile per l’assegnazione diretta di finanziamenti pubblici. Il
CUN ritiene pertanto opportuno che, almeno per quanto riguarda la seconda fase
di valutazione, il punteggio attribuito in base all’indicatore standardizzato
di performance dipartimentale (ISPD) sia significativamente ridotto in modo da
dare maggior peso alla performance progettuale del dipartimento. (Fonte: F.
Matarazzo, Roars 09-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">EDUCAZIONE TERZIARIA POST-DIPLOMA. DIFFERITE DI UN ANNO
LE NUOVE LAUREE PROFESSIONALIZZANTI. DISTINZIONE CON GLI ITS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Si
chiama educazione terziaria post-diploma. Significa che dopo la maturità non
c'è solo l'università, ma una formazione tecnica e professionale avanzata.
Svizzera, Germania, Francia, Regno Unito la sperimentano da tempo con grande
efficacia e soddisfazione per i giovani. In Italia però la formazione
professionale è considerata di serie B, ma l'università è spesso un parcheggio.
Ci sono gli ITS (Istituti tecnici superiori) che in questi anni hanno
rappresentato una buona formazione terziaria, coinvolgendo le aziende dei
territori e i giovani senza lavoro. Sono circa 70 e formano 8 mila studenti
post-diploma: studenti di eccellenza che trovano un'occupazione prima ancora di
terminare gli studi. Ora succede che la ministra Stefania Giannini, poco prima
di dimettersi, abbia autorizzato le università a sperimentare le lauree
triennali professionalizzanti. Una buona idea, apparentemente, se non che ora
le università si stanno già organizzando per promuovere nuovi corsi
professionalizzanti, creando così una grande confusione. La norma rischia di
aprire una concorrenza assurda e dannosa tra università e ITS, che in questi
anni hanno rappresentato dei modelli eccellenti. Dopo le proteste delle
fondazioni che reggono gli ITS, ma anche di Confindustria e della Flc Cgil, la
ministra Valeria Fedeli ha deciso di imboccare la strada della mediazione. Da
un lato ha differito, di fatto, di un anno l'avvio del nuovo sistema
universitario professionalizzante: con una nota (n. 31/17) il MIUR, infatti, ha
stabilito che questa nuova offerta accademica partirà nell'anno accademico
2018/19 e non più, come ipotizzato in un primo momento, il prossimo anno. Per
potersi iscrivere alle lauree professionalizzanti occorrerà, pertanto,
attendere il 2018. E, proprio per disegnare il migliore percorso possibile,
evitando, dice il MIUR, sovrapposizioni con gli Istituti tecnici superiori, il
neoministro dell'istruzione ha affidato a una cabina di regia la funzione di
coordinarne i lavori e a una piattaforma informatica il compito di raccogliere
la documentazione necessaria per la strutturazione dei nuovi corsi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Ma
non si dovrebbe pensare che le lauree professionalizzanti siano percorsi di
serie b o assimilabili, creando confusione con gli ITS. Si tratta, infatti, di
due percorsi diversi che assolvono obiettivi diversi e che nascono per rispondere
a necessità diverse. Gli ITS per soddisfare un interesse specifico delle
imprese e del terziario in generale, le lauree professionalizzanti, invece,
possono certo rappresentare una risposta alle richieste specifiche di qualità
per le imprese, ma si candidano soprattutto a diventare il titolo di studio
naturale, e ora mancante, per l'accesso alle professioni intellettuali, come
avviene in altri paesi europei. (Fonte: La Stampa 16-01-17; ItaliaOggi
18-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">STIPENDI DELLA PA NEL 2015 RISPETTO AL 2005. IN CODA
L’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dal
2005 al 2015 per i dipendenti di Palazzo Chigi gli stipendi sono cresciuti del
45%, per diplomatici e toghe del 37 e 28%, in coda a tutti l’università con
l’8% (2,1% dal 2007). Vedi grafico (Fonte: Il Giornale 23-01-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-GvG4PdBILhs/WMratSjOiEI/AAAAAAAAQ2g/lpWyUF97EJM_SJn9DCeQYbcnuM2se1oEgCEw/s1600/LE%2BRETRIBUZIONI%2BNELLA%2BPA%2B16-03-17Snap1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="276" src="https://4.bp.blogspot.com/-GvG4PdBILhs/WMratSjOiEI/AAAAAAAAQ2g/lpWyUF97EJM_SJn9DCeQYbcnuM2se1oEgCEw/s640/LE%2BRETRIBUZIONI%2BNELLA%2BPA%2B16-03-17Snap1.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="background: #F5F8FA; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">PRODUZIONE SCIENTIFICA IN SETTORI
BIBLIOMETRICI (SCIENZE E TECNOLOGIA): CRESCE LA % DEI LAVORI ITALIANI SUL
TOTALE DI QUELLI INTERNAZIONALI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
percentuale di pubblicazioni italiane sul totale di quelle internazionali
cresce considerando la produzione dei settori bibliometrici (essenzialmente
quelli delle scienze e della tecnologia), che sono gli unici che permettono un
confronto. In questi anni si è assistito all’esplosione della Cina, paese che
si impone anche nel mondo della ricerca, a discapito degli USA, che mantengono
una quota sempre rilevante, ma in riduzione, e di quella giapponese. Analoga
contrazione avviene in Europa, in particolare per la ricerca prodotta in
Francia e Germania. L’Italia invece è in controtendenza e accresce nell’ultimo
biennio la propria quota percentuale. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: <a href="http://www.anvur.org/"><span style="color: windowtext;">www.anvur.org</span></a> 21-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-JQKufmSMBo8/WMrbQfWA1aI/AAAAAAAAQ2o/cSGDyjUpP2U4kk6i_AxYqT2rJ68teG0JwCLcB/s1600/PRODUZIONE%2BSCIENTIFICA%2BMONDIALE%2BAnvur%2B20-02-17Snap1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="362" src="https://3.bp.blogspot.com/-JQKufmSMBo8/WMrbQfWA1aI/AAAAAAAAQ2o/cSGDyjUpP2U4kk6i_AxYqT2rJ68teG0JwCLcB/s640/PRODUZIONE%2BSCIENTIFICA%2BMONDIALE%2BAnvur%2B20-02-17Snap1.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">NUOVA ASN. NUOVI VALORI SOGLIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Roars
interviene come di consueto sui criteri di valutazione dell’ANVUR per l’ASN. E
come segue commenta. Con la nuova ASN, ANVUR ha deciso di fare sul serio. Nei
settori non bibliometrici si è detto addio alle mediane, per rimpiazzarle con
rigidi valori soglia. I candidati devono possedere tot “indicatori”, dalla cui
consistenza quantitativa e qualitativa dipende non già l’esito della
valutazione, ma la possibilità stessa di essere ammessi alla procedura. Chi
verifica il possesso e la rispondenza al vero degli indicatori dei candidati
allegati alle domande in autocertificazione? I commissari? No, un semaforino
preinstallato, che compare agli occhi dei commissari nella piattaforma
elettronica della valutazione. Chi fa scattare la luce rossa o verde è, dunque,
il candidato, che autocertifica il possesso degli indicatori. E, se non possono
farlo i commissari, chi controlla il buon funzionamento del semaforo? Nessuno
(sembrerebbe). Controllare costa. Meglio affidarsi alla moral suasion delle
norme penali che sanzionano la falsità dell’autocertificazione. Si controllerà
la rispondenza dell’autocertificazione ai requisiti di legge, eventualmente, a
valutazione terminata. La logica è sempre quella: nel caso faccia ricorso, poi
si vedrà. Siamo sicuri che sia questa la scelta giusta? (Fonte: Red.ne Roars
08-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LA CLASSICA DEGLI ATENEI ITALIANI SECONDO IL SOLE 24 ORE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
classifica del Sole 24 Ore viene stilata sulla base di 12 indicatori
tradizionali finalizzati ad attribuire un valore tra la sinergia dei risultati
di didattica e ricerca. In sostanza gli indicatori fanno riferimento a due
diversi ambiti di valutazione: tre indicatori mirano a misurare i risultati
della ricerca intesi come qualità dei dottorati e della produzione scientifica
ma anche capacità dei singoli dipartimenti nell’intercettare finanziamenti da
destinare ai propri progetti; gli altri nove indicatori invece fanno
riferimento alle attività di didattica, alle esperienze lavorative offerte agli
studenti durante il corso di laurea ma anche ai collegamenti internazionali di
ciascun ateneo. La migliore università del 2016 in Italia è Verona, mentre in
Puglia si registra l’ottima performance dell’Università di Foggia che si piazza
in testa, scalando ben 5 posizioni nella graduatoria nazionale. In evidenza
Salerno che, in appena un anno, è riuscita a scalare ben 10 posizioni balzando
dal 26esimo al 16esimo posto. Bene anche Foggia con cinque gradini recuperati
nel ranking e Campobasso, Lecce e Messina che ne recuperano quattro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nella
lettura del ranking bisogna tenere in considerazione il valore indicato tra
parentesi che corrisponde alle posizioni guadagnate in classifica o, se
negativo, perse. (Fonte: <span style="background: white; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="http://tinyurl.com/gmaef7r%2001-03-17"><span style="color: windowtext;">http://tinyurl.com/gmaef7r</span><b><span style="color: windowtext; font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 6.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"> </span></b><span style="color: windowtext;">01-03-17</span></a>).
Segue la classificazione di 61 atenei.</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">1. Verona<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">2. Trento<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">3. Bologna<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">4. Politecnico di Milano<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">5. Milano – Bicocca (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">6. Padova (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">7. Politecnico di Torino (5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">8. Siena (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">9. “Ca’ Foscari” di Venezia<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">10. Piemonte Orientale (3)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">11. Pavia (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">12. Politecnica delle Marche (-4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">13. Macerata (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">14. Ferrara<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">15. Modena e Reggio Emilia (6)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">16. Salerno (10)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">17. Milano (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">18. Tuscia (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">19. Udine (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">20. Firenze (-4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">21. Iuav di Venezia (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">22. Stranieri di Siena (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">23. Torino (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">24. Roma “Foro Italico” (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">25. Brescia (-3)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">26. Pisa (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">27. Chieti-Pescata (6)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">28. Roma “La Sapienza”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">29. Trieste (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">30. Perugia (5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">31. Foggia (5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">32. Varese Insubria (-5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">33. “L’Orientale” di Napoli (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">34. Genova (-5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">35. Messina (4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">36. Roma “Tor Vergata” (4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">37. Teramo (-6)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">38. Bergamo (-6)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">39. Parma (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">40. Catanzaro (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">41. Roma Tre (-3)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">42. Camerino (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">43. Sannio di Benevento (-1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">44. Basilicata<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">45. Molise (4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">46. Salento (4)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">47. Cassino e del Lazio Meridionale<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">48. L’Aquila (5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">49. Politecnico di Bari (3)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">50. Sassari (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">51. Stranieri di Perugia (-5)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">52. Mediterranea di Reggio Calabria (-7)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">53. Urbino “Carlo Bo” (-2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">54. Catania (2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">55. Palermo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">56. Seconda Università di Napoli (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">57. Napoli “Federico II” (1)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">58. Bari (2)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">59. Cagliari<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">60. Della Calabria (-6)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">61. “Parthenope” di Napoli<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">BEST UNIVERSITIES IN ITALY 2017<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">Explore the
top universities in Italy using data from the Times Higher Education's World
University Rankings (January 3 2017) (<a href="http://tinyurl.com/zstwvgt"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>)<o:p></o:p></span></div>
<h2 style="background: white; margin-top: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; line-height: 112%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> </span></b></h2>
<h2 style="background: white; margin-top: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; line-height: 112%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Top universities in Italy
2017<o:p></o:p></span></b></h2>
<table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 480px;">
<tbody>
<tr>
<td style="background: #262457; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Italy Rank<o:p></o:p></span></b></div>
</td>
<td style="background: #262457; border-left: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">World University
Rank<o:p></o:p></span></b></div>
</td>
<td style="background: #262457; border-left: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">University<o:p></o:p></span></b></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">1<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=137<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/scuola-normale-superiore-di-pisa"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Scuola Normale
Superiore di Pisa</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">2<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=190<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/scuola-superiore-santanna"><span style="color: windowtext;">Scuola Superiore Sant’Anna</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=3<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">201-250<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-bologna"><span style="color: windowtext;">University of Bologna</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=3<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">201-250<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/polytechnic-university-of-milan"><span style="color: windowtext;">Polytechnic University of Milan</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=3<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">201-250<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-trento"><span style="color: windowtext;">University of Trento</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=6<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">251-300<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/bocconi-university"><span style="color: windowtext;">Bocconi University</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=6<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">251-300<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/free-university-bozen-bolzano"><span style="color: windowtext;">Free University of Bozen-Bolzano</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=6<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">251-300<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/sapienza-university-of-rome"><span style="color: windowtext;">Sapienza University of Rome</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=9<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">301-350<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-milan"><span style="color: windowtext;">University of Milan</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=9<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">301-350<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-padua"><span style="color: windowtext;">University of Padua</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=9<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">301-350<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-pavia"><span style="color: windowtext;">University of Pavia</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=12<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">351-400<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-calabria"><span style="color: windowtext;">University of Calabria</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=12<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">351-400<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-milan-bicocca"><span style="color: windowtext;">University of Milan-Bicocca</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=12<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">351-400<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/polytechnic-university-of-turin"><span style="color: windowtext;">Polytechnic University of Turin</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=12<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">351-400<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-salerno"><span style="color: windowtext;">University of Salerno</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=12<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">351-400<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-trieste"><span style="color: windowtext;">University of Trieste</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=12<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">351-400<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-turin"><span style="color: windowtext;">University of Turin</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-bari-aldo-moro"><span style="color: windowtext;">University of Bari Aldo Moro</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-bergamo"><span style="color: windowtext;">University of Bergamo</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-brescia"><span style="color: windowtext;">University of Brescia</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-ferrara"><span style="color: windowtext;">University of Ferrara</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-florence"><span style="color: windowtext;">University of Florence</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-genoa"><span style="color: windowtext;">University of Genoa</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/marche-polytechnic-university"><span style="color: windowtext;">Marche Polytechnic University</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-modena-and-reggio-emilia"><span style="color: windowtext;">University of Modena and Reggio Emilia</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-naples-federico-ii"><span style="color: windowtext;">University of Naples Federico II</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-pisa"><span style="color: windowtext;">University of Pisa</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-rome-ii-tor-vergata"><span style="color: windowtext;">University of Rome II – Tor Vergata</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-rome-iii"><span style="color: windowtext;">University of Rome III</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-of-salento"><span style="color: windowtext;">University of Salento</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=18<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">401-500<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/verona-university"><span style="color: windowtext;">Verona University</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/ca-foscari-university-venice"><span style="color: windowtext;">Ca’ Foscari University of Venice</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-cagliari"><span style="color: windowtext;">University of Cagliari</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-catania"><span style="color: windowtext;">University of Catania</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/catholic-university-sacred-heart"><span style="color: windowtext;">Catholic University of the Sacred Heart</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-palermo"><span style="color: windowtext;">University of Palermo</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-parma"><span style="color: windowtext;">University of Parma</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-siena"><span style="color: windowtext;">University of Siena</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 1.0pt; mso-yfti-irow: 39; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="background: white; border-top: none; border: solid #E1E1E1 1.0pt; height: 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">=32<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; height: 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">501-600<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: white; border-bottom: solid #E1E1E1 1.0pt; border-left: none; border-right: solid #E1E1E1 1.0pt; border-top: none; height: 1.0pt; mso-border-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-left-alt: solid #E1E1E1 .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; mso-border-top-alt: solid #DDDDDD .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt;" valign="top">
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 7.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/university-urbino-carlo-bo"><span style="color: windowtext;">University of Urbino Carlo Bo</span></a><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">TRE ATENEI ITALIANI FRA I PRIMI 10 NELLA CLASSIFICA DELLE
“TIMES HIGHER EDUCATION WORLD’S BEST SMALL UNIVERSITIES” <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Tre
atenei italiani sono fra i primi 10 nella classifica delle migliori piccole
università del mondo: la Scuola Normale Superiore di Pisa al quinto posto,
seguita al sesto dalla Scuola Superiore S. Anna e al decimo dalla Libera
Università di Bolzano, ciascuna delle tre con circa 3.000 studenti. La
graduatoria - che prende in considerazione gli atenei con meno di 5.000
studenti e insegnamenti e ricerca in più di quattro indirizzi di studio -
mostra in cima al podio l'americano California Institute of Technology. (Fonte:
Avvenire 07-03-17)<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">MASTER IN BUSINESS ADMINISTRATION. LA CLASSIFICA
ELABORATA DAL FINANCIAL TIMES<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L'INSEAD
è la business school francese che l'annuale classifica del Financial Times ha
indicato al primo posto. Fondato nel 1957, l'Institut européen d'administration
des affaires (INSEAD) ha formato buona parte dell'attuale classe dirigente
francese con il suo campus a Fontainebleau, vicino a Parigi, al quale si è
aggiunta nel tempo una seconda sede a Singapore, oltre a centri per la
formazione dirigenziale di stanza ad Abu Dhabi e New York. Il corpo studentesco
è composto da oltre 70 nazionalità, nessuna delle quali può contare per più del
15%. Una scelta dettata dalla volontà di promuovere la diversità culturale, che
è uno dei 20 parametri esaminati dal FT, insieme con i giudizi degli studenti,
la qualità del corpo docente, i progressi di carriera degli ex-alunni e il
totale di pubblicazioni scientifiche. I fattori più rilevanti restano però lo
stipendio medio dei diplomati e il "salary increase", l'aumento di
retribuzione dopo la frequenza del Master in business administration. Nel caso
dell'Insead, questi indicatori si attestano rispettivamente a 167.305 dollari e
al +95%. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Al
secondo posto si piazza la Stanford Graduated School of Business (quinta nel
2016), che ha formato 26 premi Nobel e numerosi manager e imprenditori, come i
fondatori di Google Larry Page e Sergey Brin. A chiudere il podio è un'altra
business school statunitense, la Wharton School of the University of
Pennsylvania, in progresso di una posizione rispetto allo scorso anno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Buona
performance per la school of management della Bocconi: sale dal 25° al 22°
posto al mondo e si conferma al 9° in Europa. Il programma della scuola
milanese si distingue, tra le altre cose, per la mobilità internazionale dei
suoi diplomati (5° posto al mondo), il valore delle esperienze internazionali
(come scambi ed esperienze in azienda) durante il programma (decima posizione)
e l'incremento nel salario post-Mba (+120%). (Fonte: Rep. A&F 05-02-17)<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">QS BEST STUDENT CITIES 2017. MONTRÉAL IN TESTA ALLA
CLASSIFICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Montréal,
la città canadese che ospita ottimi atenei, nei quali si tengono corsi sia in
inglese che in francese, si prende il primo posto nella graduatoria che premia
le destinazioni più amate e desiderate dagli studenti universitari (<i>QS Best Student Cities 2017</i>). Finiscono
per rimanere indietro sia Parigi, che si piazza seconda, sia Londra, cui spetta
il terzo posto. Scorrendo le posizioni scopriamo che Seoul è al quarto posto
tra le città più ambite dagli universitari, mentre sul quinto gradino della QS
Best Student Cities 2017 c’è Melbourne. La sesta posizione tocca a un’altra
città europea: Berlino. Scendendo di un posto nella classifica si ritorna in
Asia, precisamente a Tokyo. L’unica città statunitense tra le prime dieci è,
invece, Boston, che si aggiudica l’ottavo posto. La nona posizione della QS
Best Student Cities 2017 spetta a Monaco di Baviera, mentre la top ten si
chiude dove si era aperta, ossia in Canada. A Vancouver, infatti, va il decimo
posto della graduatoria. La prima città italiana nella QS Best Student Cities
2017 è Milano, che si è piazzata 33esima alle spalle del duo Madrid-Dublino.
Roma è, invece, 65esima a pari merito con Atlanta (USA) ed è l’unica altra
città del nostro Paese a essere entrata tra le prime 100. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: <a href="http://www.universita.it/"><span style="color: windowtext;">www.universita.it</span></a>
20-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">DOCENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">È LA HARD SCIENCE CHE HA PAGATO DI PIÙ IN TERMINI DI
CAPITALE UMANO: I DOCENTI DI RUOLO DI AREE CUN 1-4 -23%, DI FISICA -27%<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Se
l’Università ha rappresentato il vaso di coccio nelle politiche economiche di
tutti i governi che si sono succeduti nel Paese in questo decennio, all’interno
dell’Università sono proprio i settori della cosiddetta hard science quelli che
hanno pagato il prezzo più elevato, almeno in termini di perdita del capitale
umano. I docenti di ruolo (ordinari, associati e ricercatori), che alla fine
del 2006 erano circa 62.000, ed erano ancora in seppur modesta crescita, alla
fine del 2016 si sono ridotti a circa 48.900, con una riduzione del 21%. Ma
nello stesso arco di tempo i docenti di ruolo delle Aree CUN 01-04 sono passati
da 10.575 a 8.101, con un calo del 23,4%, e quelli di Fisica sono passati da
2.610 a 1.898, con una riduzione che supera il 27%. Il peso complessivo della
hard science (Aree CUN 1-4) nel sistema universitario è così sceso dal 17% al
16,5% (ma ricordiamo che ancora a inizio secolo tale peso superava il 18,5%), e
il peso della Fisica è passato dal 4,2% al 3,9% (in questo caso partendo dal
4,7% a inizio secolo), quindi innegabilmente il costo della contrazione è
ricaduto in grande misura proprio sulla Fisica. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: P. Rossi, <a href="http://www.fi.infn.it/mailinglist/notizie/pdfxbIXalgbIX.pdf"><span style="color: windowtext;">http://www.fi.infn.it/mailinglist/notizie/pdfxbIXalgbIX.pdf</span></a>
29-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">CRITICHE ALLA DIDATTICA DEI DOCENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Rapporto
della Fondazione Agnelli e Federazione italiana editori 2015 / 2016 - La
didattica in università: una ricerca nelle differenti discipline. Analisi delle
modalità didattiche, degli strumenti per la verifica degli apprendimenti e
dello studio individuale -. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Questa
ricerca ha esplorato la didattica nel contesto universitario italiano
evidenziando docenti universitari nel complesso consapevoli dell'importanza dei
metodi didattici. Secondo questo rapporto mancherebbe però, nella quasi
totalità dei docenti, adeguata consapevolezza delle modalità con le quali il
proprio insegnamento possa contribuire alla riuscita degli studenti nell'intero
corso di studi accademici, costruendo saperi integrati. Sembrerebbe inoltre
scarsa la disponibilità a confronti e scambi di esperienze didattiche tra
accademici, approcci che da qualche anno si cerca di promuovere tra docenti
delle scuole secondarie. Docenti universitari, dunque, coinvolti in modo
prioritario nelle attività di ricerca; però marginalizzando la cura
dell’insegnamento. Risulterebbe una diffusa tendenza alla conservazione della
modalità organizzativa delle lezioni in contesti che non incentivano
l’innovazione didattica. (Fonte: <a href="http://www.ilsussidiario.net/"><span style="color: windowtext;">http://www.ilsussidiario.net</span></a> 22-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">CRITICHE ALLA PROCEDURA PER L’ACCESSO ALLA CARRIERA
UNIVERSITARIA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’accesso
alla carriera universitaria, o gli avanzamenti di carriera, avvengono, da
quando è in vigore la c.d. legge Gelmini, in modo assai farraginoso. È
innanzitutto una procedura costosa. La Camera dei Deputati, nella relazione
tecnica del 29 giugno 2011, stimò un costo annuo per le procedure di
abilitazione scientifica nazionale (pre-requisito per l’accesso alla docenza)
pari a €17.000.000. È, poi, una procedura inefficace per contrastare il
“dimagrimento” dell’Università italiana. L’ASN è, infatti, una precondizione
per l’accesso al ruolo, che viene successivamente (di norma, a distanza di
due-tre anni) stabilito da una commissione formata dalla singola sede. È evidente
che il duplice passaggio concorsuale è un ulteriore fattore di potenziale
corruzione, illegalità, nepotismo, cosa attestata dall’aumento del numero di
ricorsi sia per le abilitazioni sia per i concorsi locali. In tal senso, è
proprio la “riforma” dell’Università (ovvero la Legge Gelmini, che istituisce
l’ANVUR) ad aver prodotto un aumento dei casi di corruzione e più in generale
un aumento dei ricorsi alla giustizia amministrativa per risolvere contenziosi
interni al mondo accademico. Si pensi, a titolo puramente esemplificativo, ai
ricorsi fatti da direttori di riviste scientifiche al Ministero per vederle
riconosciute in fascia A (diversamente è evidente che quella rivista è
destinata a perire). (Fonte: </span><span lang="FR" style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: FR;"><a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">http://temi.repubblica.it/micromega-online/</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> 27-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RIENTRO IN ITALIA DI DOCENTI E RICERCATORI. GLI INCENTIVI
FISCALI IN LEGGE DI BILANCIO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
Legge di Bilancio (L. 232/2016), pubblicata sulla G.U. n. 297 del 21 dicembre
2016, tra le varie novità introdotte in materia fiscale, ha reso strutturale
l’agevolazione per il rientro in Italia di ricercatori e docenti residenti
all’estero, che consiste nell’esclusione dalla tassazione Irpef, al 90%, e
Irap, al 100%, dei compensi percepiti nel nostro Paese da tali soggetti. Prima
del 21 dicembre 2016 il beneficio, disciplinato dall’articolo 44, D.L. 78/2010,
era applicabile solo se il rientro in Italia fosse avvenuto entro il 31
dicembre 2017; la Legge di Bilancio 2017 è intervenuta eliminando tale limite,
rendendo così permanente l’agevolazione fiscale. Rimane confermato il carattere
temporale del beneficio: l’abbattimento della base imponibile si riferisce al
periodo di imposta in cui il ricercatore diviene fiscalmente residente nel
territorio dello Stato e ai 3 periodi successivi. (Fonte: F. Bosetti, <a href="http://www.eclavoro.it/"><span style="color: windowtext; text-decoration: none; text-underline: none;">www.eclavoro.it</span></a> 01-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">CdS. LEGITTIMO CHE UN SENATO ACCADEMICO NEGHI
L'ATTRIBUZIONE DEL TITOLO DI PROFESSORE EMERITO A UN PROFESSORE IN PASSATO
ISCRITTO ALLA LOGGIA P2<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Un
professore ordinario di materie giuridiche presso l'Università degli studi di
Roma “Sapienza», cessato dal servizio per limiti di età, aveva impugnato la
deliberazione del Senato accademico con la quale aveva visto respingere la
proposta, formulata dal Consiglio della Facoltà, di conferirgli il titolo di
professore emerito. Il Tar aveva accolto il ricorso poiché aveva ritenuto
fondato il motivo concernente l'incompetenza di tale organo. Il Consiglio di
Stato stravolge la sentenza di primo grado. Precisa, innanzitutto, come rientri
nella competenza propria del Senato accademico di un’Università degli studi
pronunciarsi sulla proposta di attribuzione ad un docente del titolo in
questione. L'aspetto, poi, che il diniego sia stato giustificato con il fatto
che il professore designato aveva fatto parte della nota Loggia P2, costituente
una loggia massonica sciolta d'autorità con la legge 25 gennaio 1982, n. 17,
legittima ulteriormente la decisione. (Fonte: ItaliaOggi Sette 05-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">DOTTORATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’OCCUPAZIONE DEI DOTTORI DI RICERCA. DATI ALMALAUREA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Gli
ultimi dati raccolti da AlmaLaurea sulle sorti di 2.400 dottori di ricerca
indicano che il loro tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo
è dell’87% contro il 70% dei laureati magistrali. Come prevedibile i risultati
migliori sono quelli di chi si è specializzato nelle scienze di base (89%) e in
quelle economico/giuridiche/sociali e in ingegneria (88% entrambe); meno bene
gli umanisti (81%). Ma c’è di più, oltre a trovare più facilmente un lavoro
sono anche i laureati più «garantiti». Più di un terzo ha sottoscritto un
contratto a tempo indeterminato (o comunque svolge un lavoro autonomo
effettivo), uno su cinque a tempo determinato, uno su dieci un contratto
parasubordinato e un altro uno su dieci ha ottenuto un assegno di ricerca. E
chi consegue un dottorato guadagna di più: 1.493 euro al mese nette contro i
1.065 dei laureati magistrali. La maggioranza di loro lavora nell’istruzione o nella
ricerca, il 18% nei servizi e l’11% nella consulenza. L’industria assorbe solo
il 9% degli occupati. È il caso soprattutto degli ingegneri e degli scienziati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL DOTTORATO DI RICERCA EQUIPARATO ALL’ABILITAZIONE
ALL’INSEGNAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
29 novembre del 2016 il SAESE (Sindacato Autonomo Europeo Scuola ed Ecologia),
un sindacato online no-profit che opera stabilmente nel settore scolastico ed
eco-ambientale a livello nazionale ed europeo, ha ottenuto dal Parlamento
Europeo un provvedimento che equipara il dottorato di ricerca all’abilitazione
per l’insegnamento. Tale decisione, anche se favorevole, non è però vincolante
per il MIUR, che può non concedere la spendibilità del titolo di studio per
insegnare in Italia. Il Saese tiene a precisare tuttavia che tale provvedimento
è vincolante per gli altri stati membri Ue e forma parte integrante del diritto
dell’Unione. (Fonte: <a href="http://www.orizzontescuola.it/"><span style="color: windowtext;">www.orizzontescuola.it</span></a> 23-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">PRIMO DOTTORATO NAZIONALE DI RICERCA DEDICATO AGLI STUDI
SULLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
storia del fenomeno mafioso, i rapporti tra mafia e politica, gli intrecci con
l'economia e con le pratiche di corruzione. Sono solo alcuni dei temi che
saranno affrontati dagli studenti del primo dottorato nazionale di ricerca
dedicato agli studi sulla criminalità organizzata, con un occhio anche alla
dimensione internazionale del fenomeno, ai linguaggi e alla psicologia
dell'agire mafioso, ai reati ambientali e ai possibili legami con il terrorismo
e con l'immigrazione clandestina.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
corso, voluto dalla Commissione parlamentare Antimafia e dalla CRUI, la
Conferenza italiana dei Rettori, si terrà all'Università Statale di Milano, e
punta a formare alti profili professionali, in grado di operare in settori
sensibili come il mondo della finanza, dell'informazione, delle istituzioni
pubbliche e private e degli organismi di sorveglianza nazionali e
internazionali. (Fonte: L’Unità 21-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">E-LEARNING. CULTURA DEL DIGITALE. MOOC<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ 4.0. L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA PER MIGLIORARE
I SERVIZI DIDATTICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">All'estero
con <i>Università 4.0</i> si intendono
quegli istituti che adottano l'innovazione tecnologica per migliorare i servizi
didattici, utilizzando una multimedialità di ultima generazione a supporto dei
programmi formativi. A seconda delle esigenze di studio, docenti e studenti
possono attingere a risorse diverse, in un mix variabile di soluzioni: dalle
LIM o dai display touch interattivi ai tablet, dalle stampanti 3D ai
videoproiettori, dagli e-book ai software on line, dalle telecamere con
autotracking per la registrazione delle lezioni in aula all’erogazione sincrona
o asincrona in streaming a supporto dell'e-learning. Intelligenza applicativa,
integrazione tecnologica, informazioni ben gestite e connessione garantita
caratterizzano l'offerta formativa con un obiettivo di servizio importante per
diversi motivi, culturali ed economici. L'Università 4.0, infatti, non è solo
un maquillage tecnologico dell'aula ma è un progetto finalizzato alla
realizzazione di nuovi ambienti didattici che sfruttano al meglio l'innovazione
digitale andando incontro al pubblico di studenti 4.0. Oggi noti come <i>millennials</i> (coloro che sono nati tra i
primi anni '80 e i primi anni 2000 nel mondo occidentale), i destinatari della
formazione sono più connessi, più informati e decisamente più esigenti nei
confronti della qualità dell'offerta didattica. (<a href="https://www.digital4.biz/executive/universita-40-tra-pedagogia-e-tecnologia-ecco-cosa-sta-cambiando-in-aula_43672159817.htm"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: L. Zanotti 16-01-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ 4.0: TECNOLOGIE E SERVIZI A SUPPORTO DELLA
DIDATTICA MULTIMEDIALE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Digital
transformation da un lato e Millennials* dall’altro portano la didattica
universitaria a ripensare l’impianto di tutta l’offerta formativa. Tra
pedagogia e tecnologia l'evoluzione degli studenti universitari favorisce il
rinnovamento di risorse e infrastrutture, sviluppando ambienti interattivi
evoluti come cardine del servizio. L’università 4.0 si basa sul modello delle
4I: intelligenza applicativa, integrazione tecnologica, informazioni ben
gestite (Big Data Management) e connessione Internet garantita. La possibilità
di collegare al web le aule apre la comunicazione formativa alle innumerevoli
potenzialità offerte dalla Rete. Non si tratta solo di maquillage tecnologico
ma di riprogettare i nuovi ambienti della didattica, sfruttando tutte le
opportunità associate all’uso delle tecnologie digitali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
questa <a href="https://www.digital4.biz/upload/repository/media/RESOURCE_CENTER/10%20eGuide%20Panasonic%20OK.pdf"><span style="color: windowtext;">eGuide</span></a> realizzata da NetworkDigital4 in
collaborazione con Panasonic, i numeri, i trend e le tecnologie che stanno
portando le istituzioni universitarie a rinnovare le proprie infrastrutture e a
potenziare l'offerta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">*Millenials, o Echo Boomers, sono
coloro che sono nati tra i primi anni '80 e i primi anni 2000 nel mondo
occidentale</span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">(Fonte:
<a href="http://www.digital4.biz/"><span style="color: windowtext;">www.digital4.biz</span></a>
dicembre 2016)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ 4.0 PER UN'ITALIA 4.0<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
Italia l'Università 4.0 fa riferimento a un preciso programma del Governo. Il
Piano Calenda, annunciato nello scorso ottobre 2016, ha previsto 26 miliardi
tra finanziamenti e soprattutto incentivi su un progetto nazionale intitolato <i>Italia 4.0</i>. In dettaglio, il mondo delle
Università potrà attingere a un finanziamento di 100 milioni di euro se
predisporrà dei <i>competence center</i>. L'obiettivo? Avviare dei corsi specializzati
e dei master dedicati alle tematiche dell’industria 4.0 che potranno formare
200mila studenti e 3mila futuri manager. I primi competence center sono partiti
già alla fine del 2016 e vedono coinvolti l’università di Padova, l’università
Ca’ Foscari, l’università Iuav e l’università di Verona per il Veneto, le
università di Trento e Bolzano per il polo trentino mentre in Friuli Venezia Giulia
il network delle Università 4.0 vede in prima linea gli atenei di Udine e
Trieste e la Scuola internazionale superiore di studi avanzati. Altri
competence center seguiranno nel corso di questo 2017 a Milano e Torino, sedi
di due importanti Politecnici, seguiti dalla Scuola speciale Sant’Anna di Pisa,
l’Università Federico II di Napoli e il Politecnico di Bari.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Altri
170 milioni di euro saranno destinati invece a incentivare la creazione di
dottorati di ricerca sull’industria 4.0 (900 in tutto, di cui 100 con focus
particolare sui big data), finalizzati a potenziare due particolati cluster
tecnologici: Fabbrica Intelligente e Agrifood. (<a href="https://www.digital4.biz/executive/universita-40-tra-pedagogia-e-tecnologia-ecco-cosa-sta-cambiando-in-aula_43672159817.htm"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: L. Zanotti 16-01-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNA DIDATTICA PIÙ OPERATIVA: MODELLO TEAL (TECHNOLOGY
ENABLED ACTIVE LEARNING) A MISURA DI MILLENIALS*<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nuove
modalità di apprendimento co-costruttive e cooperative, diversificate su più
attività, supportano una didattica più operativa: si parla, infatti, di modello
TEAL (<i>Technology Enabled Active Learning</i>),
ideato nel 2003 dal MIT di Boston (e inizialmente pensata per la didattica
della fisica per studenti universitari). In tutto questo la connessione è fondamentale
e deve permettere, in modo selettivo e regolabile, la gestione degli accessi e
regole di “prioritizzazione” del traffico, possibilmente utilizzando uno o più
switch in modo da evitare eventuali collisioni sulla rete. L’Università 4.0
deve prevedere come servizi standard i proiettori interattivi, integrati a
sistemi di videoproiezione come le lavagne digitali (LIM) e/o device.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’interazione
con lo strumento digitale, infatti, è noto che funziona meglio se avviene su
una superficie di proiezione di grandi dimensioni: per questo motivo le
Università in tutto il mondo stanno investendo maggiori risorse
nell’allestimento degli auditorium e delle aule magne, mettendo la
videoproiezione al servizio del maggior numero di studenti. Lo scopo è quello
di gestire momenti di condivisione dei file video in funzione trasmissiva
(flussi digitali che supportano la spiegazione del docente anche in modalità
frontale tradizionale) ma anche in funzione collaborativa (la superficie
illuminata come momento di condivisione o scambio di lavori creati
separatamente per gruppi oppure come strumento di interazione diretta tra
docente e studente, o tra studenti). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">*Millenials: o Echo Boomers, sono
coloro che sono nati tra i primi anni '80 e i primi anni 2000 nel mondo
occidentale</span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">. ( (<a href="https://www.digital4.biz/executive/universita-40-tra-pedagogia-e-tecnologia-ecco-cosa-sta-cambiando-in-aula_43672159817.htm"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: L. Zanotti 16-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LE COMPETENZE DIGITALI. PROMUOVERE LA CULTURA DEL
DIGITALE E DELL’INNOVAZIONE TRA GLI STUDENTI UNIVERSITARI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Tutti
credono che le competenze digitali siano oggi importanti nel mondo del lavoro,
ma poi, nei fatti, pochi si attivano davvero. Non lo fanno gli studenti, che
nella maggioranza dei casi (53%) si limitano a una conoscenza da semplici
utilizzatori di Internet e social media. E nemmeno le aziende si sono ancora
adeguatamente attrezzate: poco più del 30% dei Manager HR ha già realizzato un
piano formativo ad hoc.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Sono
alcuni dei risultati della ricerca “Il Futuro è oggi: sei pronto?”, giunta alla
seconda edizione, realizzata da University2Business, la società del gruppo
Digital360 che punta a promuovere la <i>cultura
del digitale e dell’innovazione tra gli studenti universitari.</i> Lo studio ha
coinvolto un campione di 2628 studenti statisticamente significativo di tutta
la popolazione universitaria e un panel di 168 HR manager delle principali
imprese del Paese, con l’obiettivo di approfondire e confrontare la percezione
degli studenti e dei responsabili delle Risorse umane sui cambiamenti della
trasformazione digitale nel mondo del lavoro, nell’economia e nella società.
Ecco in dettaglio alcuni dei risultati emersi. Solo il 12% degli studenti
gestisce un proprio blog o un sito web e appena il 9% sa cosa significa
Seo/Sem, Social Network o Google Adwords. Appena una minoranza conosce le nuove
professioni del digitale come il Social Media Specialist, il Data Scientist o
il SEO Specialist. Quanto alle esperienze imprenditoriali, che spesso fanno il
paio con le competenze digitali, l’11% ha avuto un’idea di business e un buon
12% ha già avviato o sta per avviare una startup. E nonostante il successo di
AirBnb e Uber, la maggioranza degli universitari non conosce la “sharing
economy”. (<a href="https://www.digital4.biz/hr/professioni-digitali/formazione-solo-un-terzo-delle-aziende-punta-sul-digitale_43672159682.htm"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a> 13-12-16) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">GLI STUDENTI E LE COMPETENZE DIGITALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Quanto
sono diffuse le competenze digitali nel mercato del lavoro e quanto influenzano
le decisioni delle aziende quando assumono nuovi dipendenti? Il mondo
universitario è in grado di formare le nuove leve dotando gli studenti di
queste competenze? Risponde a queste e altre domande la <a href="http://www.zerounoweb.it/approfondimenti/risorse-umane/competenze-digitali-quanto-i-giovani-sono-preparati-al-mercato-del-lavoro.html"><span style="color: windowtext;">ricerca</span></a>, giunta alla sua seconda edizione, <i>“Il futuro è oggi: sei pronto?”</i>
realizzata da University2Business, realtà del gruppo Digital360 che ha per <i>mission</i> diffondere la cultura digitale e
imprenditoriale tra gli studenti universitari e aiutarli a entrare in contatto
col mondo del lavoro, anche attraverso lo svolgimento di attività concrete per
conto delle aziende. Intervistati circa 2600 studenti universitari (campione
dalle caratteristiche statisticamente rappresentative dell’intera popolazione
universitaria italiana) e 168 HR manager (<i>Human
Resources Manager</i>) di alcune delle principali imprese operanti nel nostro
paese. Sul fronte delle competenze digitali (la ricerca tratta anche il tema delle
competenze imprenditoriali, qui solo accennato), il quadro che ne emerge è di
luci e ombre, e tuttavia è possibile rintracciare le seguenti evidenze: buona
consapevolezza ma poca preparazione; le studentesse, su diversi aspetti del
digitale (e dell’imprenditorialità̀) dimostrano meno preparazione dei colleghi
maschi; le regioni del Sud in alcuni ambiti risultano avere un livello di sensibilità
inferiore; la formazione universitaria è inadeguata. (Fonte: V. Bucci, <a href="http://www.zerounoweb.it/"><span style="color: windowtext;">http://www.zerounoweb.it</span></a>
17-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">COME UN PROFESSORE DI UNIVERSITÀ TELEMATICA DIFENDE
L’E-LEARNING<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Lo
studente universitario è un giovane con un’avanzata formazione ed è in grado di
gestire autonomamente parte degli studi. Ancora oggi in Italia, la maggioranza
degli universitari acquista i testi delle varie materie e studia per proprio
conto il programma, andando all’università solo per sostenere l’esame.
Soprattutto gli studenti fuorisede seguono in genere questo percorso. Un
professore che insegna con un corso telematico, che si collega in
videoconferenza per fare un seminario o
per comunicare con uno studente, non ha quei limiti che incontra un docente che
in una sala parla attraverso un microfono a degli studenti, che a volte neanche
lo vedono. Se uno studente vuole parlare con me può venire in sede il martedì o
il giovedì, mi può inviare un’e-mail, può collegarsi via skype dal lunedì al
venerdì, ma può contattare anche per telefono o via e-mail uno dei miei capaci
collaboratori. Se uno studente del primo anno di Giurisprudenza volesse seguire
una lezione della mia materia, di Filosofia del diritto, in un’università
tradizionale potrebbe farlo solo in certi giorni e in un’ora stabilita. Se una
o più volte fosse impossibilitato a farlo, perderebbe le lezioni e non potrebbe
più recuperarle. Uno studente del mio corso ha in piattaforma le lezioni, che
può sentire in qualsiasi ora o giorno
della settimana. Lo studente per usufruire di servizi come i seminari e il
ricevimento degli studenti deve recarsi all’università, in determinati giorni
ed in certe ore e questo non avviene o avviene solo saltuariamente per la
maggioranza degli iscritti. Se il docente vuole essere più reperibile e
comunicare in modo più rapido e funzionale deve farlo per via telematica. Ma
quest’ultima modalità è ancora considerata di mero supporto all’altra e non
sempre usata adeguatamente. (Fonte: A. Moriggi, unicusano tag 24 31-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">MOOC, MASSIVE OPEN ONLINE COURSES, CRESCONO. DAI 35
MILIONI DEL 2015 AI 58 MILIONI NELLO SCORSO ANNO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Sono
in crescita esponenziale i fornitori di MOOC, Massive Open Online Courses,
ovvero corsi aperti e resi disponibili in rete, pensati per la formazione a
distanza che coinvolgono un numero molto elevato di utenti. Si è passati dai 35
milioni del 2015 ai 58 milioni nello scorso anno. Solo lo scorso anno sono
stati erogati oltre 7000 corsi in oltre 700 università nel mondo. In America
Latina Miriada X ha raggiunto oltre 2,7 milioni di utenti e mette a
disposizione sulla propria piattaforma oltre 350 corsi; la piattaforma in
lingua araba Edraak, sostenuta dalla Fondazione Regina Rania di Giordania, ha
raggiunto lo scorso anno un milione di discenti. Inoltre lo scorso anno in
India è stata lanciata una piattaforma nazionale Swayam. Anche nel nostro Paese
il Governo ha lanciato e sta sostenendo economicamente la piattaforma nazionale
EduOpen. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’azienda
Coursera rimane a livello internazionale il più grande fornitore di MOOC con
oltre 23 milioni di utenti, seguita da Edx con 10 milioni di utenti, e la
cinese XuetangX con sei milioni di utenti, che è tra l’altro anche la prima
piattaforma non in lingua inglese in classifica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Oggi
l’utente considera molto importante poter condividere e interagire con gli
altri utenti della rete. I MOOC, nella gran parte, sono ancora poco evoluti in
tal senso e non permettono molte attività considerate comuni, attualmente, da
chi “abita” la rete. Senza l’interazione faccia a faccia, gli studenti non
riescono a esprimere le loro preoccupazioni e ricevere un feedback immediato.
Inoltre, in assenza di interazione è più difficile per i docenti esprimere
entusiasmo e positività per il lavoro in corso e condividere le loro emozioni,
fattori che incoraggiano gli studenti a lavorare di più.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: <a href="http://www.techeconomy.it/"><span style="color: windowtext;">www.techeconomy.it</span></a> 21-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">MASSIVE OPEN ONLINE COURSES (MOOC). </span></b><b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">PERCHÈ LA LORO DIFFUSIONE NON È ANCORE UN BOOM<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Sono
in crescita i fornitori di MOOC, <i>Massive
Open Online Courses</i>, ovvero corsi aperti e resi disponibili in rete,
pensati per la formazione a distanza che coinvolgono un numero molto elevato di
utenti. Tuttavia, se non si è ancora verificato quel tanto atteso “boom” dei
MOOC, che gli esperti prevedevano in tempi rapidissimi, è a causa della poca
flessibilità nella personalizzazione dei corsi. Oggi l’utente, sia che si trovi
In Europa sia che abiti in Cina, vuole essere centrale nella piattaforma in cui
opera. Il corso può anche essere interessante, ma se manca di flessibilità e di
interattività è destinato, in parte, a fallire. Tutti gli studi condotti in
Teleskill e le nostre esperienze di piattaforme e-learning concordano con
questo approccio: oggi l’utente considera molto importante poter condividere e
interagire con gli altri utenti della rete. I MOOC, nella gran parte, sono
ancora poco evoluti in tal senso e non permettono molte attività considerate
comuni, attualmente, da chi “abita” la rete. E non si tratta di un “vezzo”.
Senza l’interazione faccia a faccia, gli studenti non riescono a esprimere le
loro preoccupazioni e ricevere un feedback immediato di supporto. Inoltre, in
assenza di interazione è più difficile per i docenti esprimere entusiasmo e
positività per il lavoro in corso e condividere le loro emozioni, fattori che
incoraggiano gli studenti a lavorare di più.” (Fonte: <a href="http://www.techeconomy.it/"><span style="color: windowtext;">www.techeconomy.it</span></a>
21-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RAPPORTO DOCENTE/STUDENTI NELLE TELEMATICHE. ANCORA TRE
ANNI PER ADEGUARSI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Le
università telematiche avranno ancora tre anni per adeguarsi ai parametri più
restrittivi sul rapporto docente/alunni. Questa la decisione definitiva della
ministra dell'istruzione, Valeria Fedeli, rispetto a quanto deciso a dicembre
scorso, nell'ultimo giorno del suo mandato a viale Trastevere, dalla precedente
ministra Stefania Giannini. E lo ha fatto con un decreto, il n. 60/2017, che
rettifica i termini del decreto datato 12 dicembre 2016 dedicato
all'autovalutazione, la valutazione, l'accreditamento iniziale e periodico
delle sedi e dei corsi di studio. C’era stata una levata di scudi da parte del
mondo degli atenei telematici contro i nuovi criteri per l'accreditamento
previsti dalla Giannini: in media dovrebbero esserci almeno sei unità di
docenti ordinari ogni 150 iscritti per ottenere il via libera a un corso
telematico. Con costi che praticamente supererebbero le rette: se una retribuzione
media annua di un professore, infatti, è di 60 mila euro, la spesa in soli
stipendi sarebbe di 360 mila euro. A fronte di rette in media di 2 mila euro
l'anno, l'operazione per un'università telematica sarebbe dunque in perdita, a
favore degli atenei che invece operano in modalità mista. Il nuovo parametro
doveva scattare dal 2017/2018, ora invece si va al 2020/2021. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: A. Ricciardi,
ItaliaOggi 09-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">FINANZIAMENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">FONDI E ASSUNZIONI PER L’UNIVERSITÀ. 180 DIPARTIMENTI
D’ECCELLENZA. </span></b><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">LE PROSPETTIVE 2017-18
SECONDO LA MINISTRA FEDELI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">«Nel
2017 il Fondo di finanziamento ordinario delle Università italiane supererà i 7
miliardi, con un incremento dovuto alla somma degli interventi per il diritto
allo studio, l'orientamento e la ricerca di base (rivolto a ricercatori e ad
associati), mentre nel 2018 la somma sarà di 7,3 miliardi, +4,2% rispetto al
2017 e +6,1% rispetto al 2016, grazie all'afflusso di ulteriori risorse». Lo ha
detto la ministra dell'Università e della ricerca Valeria Fedeli, inaugurando a
Napoli l'anno accademico dell'Università Parthenope. «In questo modo - ha
aggiunto il ministro - il Fondo di finanziamento ordinario tornerà a sfiorare
la quota di 7,4 miliardi di euro del 2009». «Tra poche settimane - ha
confermato la titolare del Miur - si concluderanno i due piani straordinari di
assunzioni varati con la Legge di Stabilità 2016, per 861 ricercatori
universitari, 216 ricercatori negli Enti Pubblici di Ricerca vigilati dal Miur,
e per le chiamate dei professori di I fascia negli Atenei italiani. Nel corso
del 2017 - ha detto ancora la ministra dell'Università - come prevede la Legge
di Bilancio 2017, saranno completate la regolamentazione e la commissione per
dare seguito al progetto di finanziamento per i migliori dipartimenti universitari,
i cosiddetti 180 "dipartimenti di eccellenza"». Si tratta - per la
ministra - di «un nuovo "piano straordinario" per i giovani
ricercatori. Che, insieme ai precedenti provvedimenti sulla liberalizzazione
del turnover consentirà, per almeno il 25% dei fondi, di assumere nuove figure
a tempo determinato. Inoltre fino al 70% delle risorse disponibili, inclusi i
punti-organico necessari, potranno essere impiegate per assumere personale».
Infine La ministra cala un’altra carta, ossia «prima dell’estate sarà varato il
nuovo Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca, pari a 3 mila
euro all’anno per i migliori 15 mila ricercatori e professori associati in
servizio nelle università statali». (Fonte: Il Mattino 18-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">COME GRAZIE A TRE FORMULE GLI ATENEI DEL NORD RICEVONO
PIÙ FONDI E PIÙ LIBERTÀ D'ASSUMERE A PARITÀ DI ISCRITTI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Tra
il 2015 e il 2016 il tetto al turnover nelle università è passato dal 50% al
60% e quest'anno sarà dell'80%. Tali valori vanno rispettati come media; ma per
il singolo ateneo la possibilità di assumere professori e ricercatori va
verificata in base a una formula complessa nella quale entrano in gioco i
finanziamenti dei privati e le tasse pagate dagli studenti. Il risultato è che
nel 2015 c'era una distanza Nord-Sud nel turnover consentito di 17 punti (35%
al Sud e 52% al Nord) e nel 2016 la distanza si è confermata a 17 punti (47% al
Sud e 64% al Nord). E quella sul turnover è una formula che intrappola gli
atenei del Mezzogiorno per ragioni che nulla hanno a che fare con quanto accade
all'interno delle mura universitarie e che invece molto dipendono dal contesto.
Il Mattino mette a confronto le due più antiche istituzioni universitarie
d'Italia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">A
parità di iscritti, l'Alma Mater di Bologna incassa dalle famiglie 118 milioni
mentre la Federico II di Napoli soltanto 77 milioni. In più, Bologna attira
fondi privati per 6 milioni e la Federico II per appena un terzo. Il risultato
è che Bologna appare più virtuosa del maggiore ateneo del Mezzogiorno, mentre
le distanze negli incassi sono interamente spiegabili con le differenze
economiche tra Emilia Romagna e Campania. Il risultato è che con le regole sul
turnover scritte nel 2012 dal ministro Profumo - e applicate dai ministri
Carrozza e Giannini - a Bologna sono andati via 406 prof e ne sono stati
assunti 226, mentre alla Federico II nello stesso periodo sono andati via in
478 ed entrati in 131 (in termini di «punti organico»). Una seconda trappola
riguarda una parte del fondo premiale dell'Ffo, quella relativa all'internazionalizzazione.
Più gli studenti intraprendono i viaggi Erasmus, più l'ateneo è premiato. Un
principio ancora una volta sganciato dalla qualità dell'ateneo perché la scelta
se effettuare o no i costosi viaggi di studio all'estero è legata al reddito
familiare più che agli stimoli universitari. La terza trappola ha un effetto
economico molto forte e crescente nel tempo ed è relativa al costo standard per
studente, una riforma entrata in vigore nel 2014. Il costo standard, in base al
quale si conteggia la parte principale dell'Ffo si calcola sui soli studenti in
corso mentre il valore ai fini del finanziamento dello studente fuori corso è
zero. Nel Mezzogiorno gli studenti avvertono meno la pressione del concludere
in tempo gli studi perché ci sono meno offerte lavorative ed è molto frequente
che ci si laurei con ritardo rispetto al piano di studi. Negli atenei del Nord,
invece, sono iscritti molti meridionali i quali, proprio perché sostengono i
costi del vivere fuori sede, si laureano con sollecitudine abbassando il numero
medio dei fuori corso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Tirando
le somme, grazie a tre formule gli atenei del Nord ricevono più fondi e più
libertà d'assumere a parità di iscritti. (Fonte: Il Mattino 19-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DEL DSU (DIRITTO ALLO STUDIO
UNIVERSITARIO)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Per
rendere efficace la politica per il DSU occorrerebbe attuare una serie di
correttivi, primo fra tutti la revisione del sistema di finanziamento affinché
nanziano le borse di studio: il Fondo statale integrativo (FSI), ripartito tra
le Regioni in misura proporzionale alla spesa sostenuta per borse, al numero di
idonei e al numero di posti letto gestiti (detto in estrema sintesi); il
gettito della tassa regionale per il DSU, pagata da tutti gli studenti eccetto
gli idonei; le Regioni stesse, con risorse proprie. Perché allora non funziona
questo sistema? In primo luogo perché l’ammontare del Fondo statale non è
stabilito in base al fabbisogno ma essenzialmente sullo storico; in secondo
luogo, perché la compartecipazione delle Regioni al finanziamento delle borse è
lasciata alla loro completa discrezionalità, i governi regionali decidono se e
di quanto integrare le risorse statali (e l’esperienza passata ha dimostrato
che quando aumentano le risorse statali o le entrate da tassa DSU, quelle
proprie regionali diminuiscono). Nel 2014/15, complessivamente le tre fonti
hanno assicurato un finanziamento di 510 milioni di euro per le borse di
studio, di cui 162,6 milioni provenienti dal Fondo statale integrativo. Si
tratta di un ammontare irrisorio in comparazione a 1,9 e 2,2 miliardi di euro
destinati, rispettivamente, nello stesso anno da Francia e Germania al sostegno
agli studenti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nella
legge di bilancio 2017 il Fondo statale integrativo (FSI) è stato incrementato
di 50 milioni di euro a decorrere dal 2017, ciò che nei fatti equivale a
stabilizzarlo a circa 217 milioni di euro, cifra ampiamente insufficiente e
ancora una volta non fondata sul fabbisogno necessario a coprire la totalità
delle borse di studio. Tuttavia, nella stessa legge di bilancio, si dà il via
ad una revisione dei criteri di riparto del Fondo al fine di rendere effettivo
il mai attuato art. 18 del D.Lgs. n. 68/2012 secondo cui: l’assegnazione
statale deve avvenire in misura proporzionale al fabbisogno finanziario delle regioni;
le risorse proprie delle regioni debbono essere in misura almeno pari al 40 per
cento di quanto ricevuto dallo Stato. Si afferma, infatti, che entro tre mesi
dall’entrata in vigore della legge di stabilità il MIUR emanerà (di concerto
con il MEF) un decreto per determinare i fabbisogni finanziari regionali. La
strada è aperta, l’auspicio è che venga percorsa rapidamente fino in fondo.
(Fonte: F. Laudisa, Roars 02-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">PENALIZZA GLI ATENEI PIÙ VIRTUOSI IL COSTO STANDARD COL
FRENO TIRATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Come
noto il <i>costo standard</i> è il “prezzo
giusto” calcolato per ogni ateneo in base principalmente a due parametri: la
domanda, rappresentata dal numero degli studenti in corso, e l’offerta,
misurata con il numero di docenti necessari a realizzare i corsi proposti dall'ateneo,
i servizi didattici e amministrativi, i costi di funzionamento, ecc. All’inizio
si era ipotizzato di arrivare a una crescita graduale, del 20% l’anno, per
arrivare al 100% della quota base calcolata sul costo standard in cinque anni.
«Invece – dice il rettore dell’UniMore - siamo al terzo anno, e anziché essere
al 60% siamo fermi al 28%. Questo penalizza gli atenei che hanno registrato un
incremento rilevante di immatricolazioni, come quello di Modena e Reggio Emilia
che, ribadisco, cresce oltre la media. Il mancato rispetto di questo accordo ci
vede penalizzati sul fronte delle risorse. E questo ci impedisce - segnala
Andrisano - di espanderci in termini di docenti, così come di spazi, di
strutture e di laboratori, che dovrebbero invece essere già pronti per
garantire a queste nuove matricole una didattica adeguata e all'altezza della
nostra tradizione». (Fonte: M. Bortoloni, IlSole24Ore 09-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL FINANZIAMENTO PUBBLICO ALLE UNIVERSITA STATALI NON
ACCONTENTA NÉ A NORD NÉ A SUD<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
carestia finanziaria degli anni della crisi ha colpito soprattutto nel
Mezzogiorno, dove il confronto 2009-2016 indica un taglio del 19% contro il
12,3% subìto dagli atenei del Nord, ma la geografia si capovolge quando si
guarda al rapporto tra fondi pubblici e studenti iscritti (i costi standard si
basano invece solo sugli studenti regolari). Da questo punto di vista iI
flnanziamento agli atenei meridionali è rimasto praticamente invariato (-0,3%
negli ultimi otto anni), mentre al Nord è sceso del 9,4%. La spiegazione è semplice:
negli stessi anni le università meridionali hanno visto ridursi la propria
platea di studenti del 18,7%, mentre al Nord gli iscritti sono scesi del 3,2%.
Il problema ha due corni. Al Sud, nonostante qualche segnale incoraggiante come
i miglioramenti delle performance nella ricerca appena registrato dall'ANVUR,
l'impoverimento del conto economico insieme allo spopolamento delle aule
ipoteca i tentativi di rilancio. Negli atenei più competitivi del Nord, invece,
le clausole di salvaguardia, introdotte ogni anno per non aggravare
ulteriormente gli squilibri, impediscono di far funzionare a pieno ritmo i
criteri dei costi standard e del finanziamento legato ai risultati di didattica
e ricerca, che pure l'università ha coraggiosamente introdotto molto prima
degli altri comparti della Pubblica amministrazione. Con il risultato di
scontentare tutti. (Fonte: G. Trovati, IlSole24Ore 06-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST
LAUREA-OCCUPAZIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I "SOVRAISTRUITI", ALMENO NEI PRIMI ANNI
SUCCESSIVI AL CONSEGUIMENTO DEL TITOLO, SONO PIÙ DI 400MILA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Solo
il 25,3% degli italiani fra i 30 e i 34 anni, secondo Eurostat, ha un titolo
accademico in tasca, rispetto alla media del 38%. D’altro canto, i pochi che
riescono a raggiungere il traguardo faticano a trovare un lavoro o lo ottengono
non in linea con il proprio curriculum: appena il 53,9% è occupato a tre anni
dal titolo (rispetto all'82% della Ue) e i laureati rappresentano la fetta
maggiore dei giovani "overeducated", quelli cioè troppo istruiti
rispetto alle competenze necessarie per svolgere le mansioni assegnate. Dal
report realizzato dal centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore risulta che i
"sovraistruiti", almeno nei primi anni successivi al conseguimento
del titolo, sono più di 400mila su una platea di 1,8 milioni di lavoratori,
considerando 1,1 milioni di laureati tra i 25 e i 34 anni e 700mila diplomati
tra i 20 e i 24. Tra i primi si riscontra la maggior diffusione della
"overeducation", con un lavoratore su quattro in questa condizione
(per un totale di quasi 300mila giovani), mentre si scende abbondantemente al
di sotto del 20% per i diplomati (117mila). Dai numeri emerge che il legame con
la crisi economica è stretto: il tasso di disoccupazione è salito per i
diplomati dal 17,9% del 2008 al 29,8% del 2016 e per i laureati dal 9,4% al
14,1%.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Per
gli occupati, l'iperqualificazione è passata dal 13,9% al 17,6% per i diplomati
e dal 23,7 al 25,6% per i laureati: un fenomeno più frequente al Nord, dove si
concentrano le maggiori chance di lavoro e dove dunque si hanno più possibilità
di "adattarsi", per scelta o necessità, a<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">lavori
non allineati al proprio bagaglio di conoscenza. (Fonte: F. Barbieri,
IlSole24Ore 16-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">BRAIN DRAIN. UN LAUREATO ITALIANO SU VENTI (4,7%) RISIEDE
ALL’ESTERO A QUATTRO ANNI DALLA LAUREA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I
dati Istat 2015 sui laureati italiani indicano che un laureato italiano su
venti (4,7%) risiede all’estero a quattro anni dalla laurea. Equivale a dire
che ogni anno 14mila laureati migrano stabilmente all’estero (peraltro il dato
è probabilmente sottostimato perché l’indagine Istat non raggiunge tutti i
laureati che migrano). Ancora più eclatante è il fatto che il tasso di
emigrazione all’estero è raddoppiato rispetto alla precedente indagine di
quattro anni fa: dal 2,4 al 4,7%. L’Europa continentale (soprattutto Germania e
Francia), la Gran Bretagna e i paesi scandinavi sono le mete preferite, mentre
la migrazione nel Sud o Est Europa e quella extra-europea restano minoritarie.
I laureati che migrano provengono più spesso da università del Nord Italia e
dalle lauree scientifiche, come matematica e fisica, da ingegneria e
informatica oppure hanno una laurea in lingue o studi internazionali. Si sono
diplomati più spesso in un liceo, hanno ottenuto più frequentemente un voto di
110 e lode e hanno più probabilità della media di aver frequentato programmi di
scambio internazionale durante gli studi universitari (generalmente,
l’Erasmus). Le differenze rispetto a chi resta non sono molto forti, ma nel
complesso è difficile sostenere che il nostro paese esporti laureati di scarso
valore di cui non si sentirà la mancanza (come sembrava intendere il ministro
del lavoro). Utilizzando la tecnica statistica del <i>propensity score matching</i>, abbiamo confrontato i redditi netti di
chi emigra e di chi resta, aggiustati per il costo della vita nei paesi di
destinazione. Ebbene, chi emigra guadagna il 36% in più (dato in crescita
rispetto al valore del 27% registrato nel 2011). Non è solo una questione di
redditi. I nostri modelli statistici indicano che chi emigra all’estero svolge
più spesso lavori più qualificati (+6,8%) e percepisce di avere migliori
opportunità di carriera (+21%). In sostanza i dati raccontino qualcosa di
significativo sulla drammatica incapacità del nostro paese di creare
opportunità di lavoro qualificato. (Fonte: G. Assirelli, C. Barone e E. Recchi,
lavoce.info 13-01-17). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Un
commento all’articolo: Come spesso succede, si parla di percentuali di guadagno
maggiori, senza prendere in considerazione il diverso costo della vita dei
paesi in cui si emigra. Ed anche quando tale costo non è superiore al nostro,
il maggior guadagno viene eroso dai costi legati a una vita lontano dalla
propria famiglia. Il vero motivo è una maggior possibilità di carriera e
comunque un'esperienza di lavoro che potrebbe essere utile se si dovesse
rientrare in Italia. (M. La Colla 13-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LE LAUREE PIÙ UTILI PER TROVARE LAVORO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Rispetto
alla media europea il numero degli italiani tra i 30 e i 34 anni in possesso di
una laurea è molto sotto: 25,3% contro il 38%. Eppure in Europa difficilmente i
dati sulla disoccupazione giovanile si avvicinano ai nostri (a tre anni dalla
laurea in Europa lavora l’82% dei giovani, in Italia il 53,9%). La risposta è
che molto dipende dall’indirizzo accademico scelto. Strumentalmente alla ricerca
dell’occupazione esistono allora lauree più o meno utili. Se appare ormai
chiaro che gli studi umanistici abbiano un’utilità più scarsa nella ricerca del
lavoro, appare altrettanto chiaramente il primato indiscusso di Ingegneria.
Secondo dati AlmaLaurea, infatti, l’86,1% degli ingegneri trova lavoro a un
anno dalla laurea, battendo addirittura i medici (85,6%) e i colleghi del
settore scientifico e chimico-farmaceutico (rispettivamente 83,5% e 79,7%). In
seconda e terza battuta i titoli più efficaci nel trovare lavoro oggi sono
quelli di educazione fisica (79,7%), di ambito economico-statistico (75,4%),
dell’insegnamento e della formazione (69,6%). Chiudono la classifica delle
prime 9 lauree che con cui è più facile trovare lavoro Agraria e Medicina Veterinaria
(68,2%) e il settore linguistico (68,1%). (Fonte: dati AlmaLaurea 27-01-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">PARERE FAVOREVOLE DA COMMISSIONE SANITÀ SENATO AI
RIMBORSI AGLI EX SPECIALIZZANDI IN MEDICINA</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Parere
favorevole dalla commissione Sanità del Senato al disegno di legge sui rimborsi
per gli ex specializzandi. Il provvedimento punta a chiudere una volta per
tutte il maxi-contenzioso tra i medici, che chiedono le borse di studio negate
in violazione delle direttive dell’Ue durante la scuola di specializzazione in
Medicina nel periodo compreso tra il 1978 ed il 2006, e lo Stato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">All'interno
del loro parere, i senatori della XII commissione hanno posto due condizioni:
che il testo dovrà essere in grado di garantire la definitiva chiusura del
contenzioso, assicurando un equo ristoro alla totalità dei soggetti aventi
titolo e che l'indennizzo sia riconosciuto indipendentemente dall’avvenuta
presentazione di domanda giudiziale per il riconoscimento retroattivo della
remunerazione o per risarcimento del danno; e che, per quanto riguarda la
platea degli aventi diritto, venga garantita la coerenza con quanto previsto
dalla direttiva 82/76/CEE. (Fonte: quotidianosanita.it 02-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">APPROVATA LA RIFORMA DELLA RESPONSABILITÀ MEDICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
Camera ha pronunciato il sì definitivo sulla riforma della responsabilità
medica che ridisegna le regole per pazienti, medici, ospedali e assicurazioni.
Il testo del ddl Gelli, recante "Disposizioni in materia di sicurezza
delle cure e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni
sanitarie", rispecchia la doppia finalità della legge, tesa a
"conciliare l'esigenza di garantire la sicurezza delle cure a tutela dei
pazienti con quella di assicurare maggiore serenità agli esercenti la
professione sanitaria, che al momento subiscono gli effetti di un enorme
contenzioso, che a sua volta determina effetti devastanti" a causa del
ricorso "alla cosiddetta medicina difensiva". (Fonte: M. Crisafi, <a href="http://www.studiocataldi.it/"><span style="color: windowtext;">www.StudioCataldi.it</span></a>
06-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RECLUTAMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">20.000 MILA POSTI DI RUOLO. IL RECLUTAMENTO STRAORDINARIO
NECESSARIO SECONDO 16 SIGLE SINDACALI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Sul
precariato universitario hanno promosso un'iniziativa nazionale diverse sigle
sindacali che<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">hanno
diffuso un documento in cui, tra l'altro, è scritto: "Per assicurare
all'Università l'indispensabile ricambio generazionale, pena la sua completa
desertificazione, e per dare risposte adeguate e immediate alle migliaia di
ricercatori precari, si ribadisce che è necessario un reclutamento
straordinario attraverso il bando di 20.000 posti di ruolo (4000 l’anno per
cinque anni), così da riportare il numero dei docenti universitari a quello del
2008, riavvicinando l’Italia<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">alla
media europea nel rapporto tra numero dei docenti/ricercatori e numero degli
abitanti."<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="FR" style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: FR;">(Fonte: </span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><a href="http://www.andu-universita.it/2017/01/10/tritacarne/"><span lang="FR" style="color: windowtext; mso-ansi-language: FR;">http://www.andu-universita.it/2017/01/10/tritacarne/</span></a></span><span lang="FR" style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: FR;"> 04-02-17<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">POLITICHE DI GESTIONE DEL RECLUTAMENTO DEL PERSONALE
DOCENTE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Andrea
Mariuzzo in un articolo su Il Mulino (‘Il reclutamento dei docenti universitari’)
si occupa delle politiche di gestione del reclutamento del personale docente
dei nostri atenei con uno sguardo di lungo periodo. Mi limito ad evidenziare
due passaggi, uno all’inizio e uno alla fine, dell’articolo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">“Rigidità
nel controllo centrale delle risorse messe a disposizione, staticità negli
organici e autoreferenzialità nella «riproduzione» dei settori disciplinari
anche di fronte a domande sociali di segno opposto, sono elementi che
caratterizzano nel lungo periodo la gestione degli ingressi in ruolo dei
professori universitari, e che sono sopravvissuti agli interventi di riforma
complessiva del settore, spesso giustificati di fronte all’opinione pubblica
proprio dalla necessità di rivedere in profondità criteri e ritmi di selezione del
personale. Comprendere le radici del problema con uno sguardo di lungo periodo
può essere il punto di partenza per una diagnosi più corretta delle criticità
e, forse, per una prognosi più efficace di quelle succedutesi nell’ultimo
trentennio”. ...<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">“In
generale, nel campo della selezione del personale e del suo adeguamento
quantitativo e qualitativo alle necessità della propria «committenza» (la
società, con la sua domanda di conoscenza avanzata in campo economico, civile e
degli interessi culturali), il sistema universitario italiano soffre di
difficoltà croniche. Esse sono determinate dal persistere di un equilibrio
inefficiente tra un governo centrale nel contempo inadeguato all’elaborazione
rapida ed efficace di nuove politiche di adeguamento e geloso delle proprie
prerogative di direzione e di controllo normativo e finanziario, e attori
locali, tanto la direzione delle sedi quanto la comunità degli studiosi,
attrezzati per la continua ricontrattazione delle proprie posizioni immediate
piuttosto che per l’offerta di orientamenti di più ampio respiro. Per decenni
il persistere di questi tratti e dei loro effetti frenanti sull’evoluzione del
corpo accademico si è imputato alla refrattarietà dei protagonisti della vita
universitaria a una riforma complessiva del sistema. Però, da quando gli
interventi sono cominciati, susseguendosi dagli</span> <span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">anni Ottanta al ritmo di uno ogni
cinque-sei anni in media, essi sono risultati sempre insoddisfacenti, proprio
perché nella messa in opera delle nuove norme non si è mai messa in discussione
la sostanza di prassi e relazioni precedenti, e il tentativo di ricomporre il
confronto di esigenze tra le parti interessate al reclutamento universitario
nell’elaborazione strategica di una precisa linea politica è regolarmente
fallito. L’opposizione alle attuali modalità di selezione della docenza potrà
essere davvero efficace nel proporre una prospettiva progettuale alternativa,
che superi la tentazione del ritorno a un passato idealizzato, solo tenendo
conto della necessità di sciogliere questi nodi”. (Fonte: A. Mariuzzo, Il
Mulino n. 1, 05-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RECLUTAMENTO. PER I CONCORSI APERTI UN NUOVO RINVIO DI
DUE ANNI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
decreto Milleproroghe fa slittare ancora di due anni il sostanziale obbligo di
concorsi aperti nelle Università italiane. Si sarebbe dovuto concludere il 21
dicembre di quest’anno il periodo transitorio - sei anni - nel quale gli Atenei
hanno potuto, in deroga alle norme sui concorsi, procedere a concorsi interni
«fino alla metà dei posti disponibili» riservati sia a ricercatori a tempo
indeterminato sia a professori associati. Per loro la promozione è una
questione interna, senza la concorrenza di altri colleghi che lavorano in altri
Atenei. Per avere concorsi aperti a tutti gli aspiranti abilitati si dovrà
arrivare al 2020. (Fonte: CorSera 02-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif";">RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RICERCA. IL BREVETTO DEL SECOLO: CRISPR/CAS9. SFIDA A TRE
PER LA SCOPERTA CHE PROMETTE DI RIVOLUZIONARE LE SCIENZE DELLA VITA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’oggetto
del contendere è una nuova tecnica di modificazione genetica estremamente
versatile, facile da usare e persino economica. Si tratta del CRISPR/Cas9.
L’acronimo sta per l’enzima prodotto dal gene Cas9 e i <i>Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats</i>, le
ripetizioni palindromiche di gruppi di Dna estraneo disposti a intervalli regolari.
CRISPR incarna il sogno di qualunque scienziato. Funziona grazie a una proteina
programmabile, capace di indirizzarsi in punti precisi del genoma e
correggerlo, lettera per lettera. Possiamo immaginarla come un minuscolo
correttore di bozze, bravissimo a trovare i refusi nel testo del Dna e porvi
rimedio. Chi ha inventato questa meraviglia? Fino a pochi giorni fa quasi tutti
avrebbero risposto indicando le autrici di uno studio eseguito sui batteri e
pubblicato sulla rivista Science nel 2012: l’americana Jennifer Doudna e la
francese Emmanuelle Charpentier. Ma l’Ufficio brevetti americano ha dato una
risposta diversa, designando l’autore di una pubblicazione successiva
incentrata sulle cellule degli organismi superiori: Feng Zhang. Le due ricercatrici
hanno già fatto man bassa di premi e di gloria: dopo il Breakthrough Prize (3
milioni di dollari a testa), hanno vinto il Gruber Genetics Prize (500 mila
dollari) e il Japan Prize (450 mila dollari). Ma il giovane talento cinese
naturalizzato americano si è aggiudicato il primo e il secondo round nella
partita per i diritti di proprietà intellettuale. Così ha deciso la corte di
Alexandria, in Virginia, chiamata a sbrogliare la matassa per conto del Patent
office a stelle e strisce. A fronteggiarsi non ci sono solo i tre scienziati in
carne e ossa ma anche le loro blasonate istituzioni. In particolare
l’Università di Berkeley, dove insegna Doudna, e il centro legato ad Harvard e
al MIT dove lavora Zhang (Broad Institute). Mercoledì 15 febbraio scorso tre giudici
del Patent Trial and Appeal Board hanno confermato che i brevetti della tecnica
di gene editing CRISPR-Cas9 sono di proprietà del Broad Institute, un centro
affiliato ad Harvard e MIT. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte:
<a href="http://www.nytimes.com/"><span style="color: windowtext;">www.nytimes.com</span></a>
15-02-17; A. Meldolesi, CorSera 17-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RIVISTE SCIENTIFICHE CHE MILLANTANO STANDARD ACCADEMICI,
MA CHE A PAGAMENTO PUBBLICANO QUALSIASI ARTICOLO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Da
qualche anno, accanto alle frodi classiche (fabbricazione, falsificazione e
plagio), la credibilità della comunicazione scientifica deve affrontare una
nuova minaccia: le riviste che millantano standard accademici, ma che, invece,
pubblicano qualsiasi articolo a pagamento. Jeffrey Beall, bibliotecario
dell’università del Colorado, le ha battezzate riviste “predatorie” e dal 2010
redige una lista che, non senza problemi e controversie, prova a catalogarle.
John Bohannon ne ha testata l’affidabilità in un esperimento i cui risultati
sono stati pubblicati su Science: ha inviato un articolo chiaramente artefatto a
un centinaio di riviste della lista. Solo il 16 per cento l’ha rifiutato,
mentre l’84 per cento l’ha accettato senza alcuna revisione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Un
lavoro mostra che l’Italia non è immune al problema. Incrociando i curricula di
46mila ricercatori che hanno partecipato all’abilitazione scientifica nazionale
con le riviste della lista di Beall, sono stati identificati circa 6mila
articoli ivi pubblicati nel periodo 2002-2012, lo 0,3 per cento del totale.
L’economia e il management sembrano essere i settori dove il problema è più
grave. Complessivamente, circa il 5 per cento dei ricercatori del campione ha
almeno una pubblicazione predatoria e, a parità di altre condizioni, la
percentuale è più alta fra i più giovani e fra chi lavora nelle università
meridionali. (Fonte: M. F. Bagues, M. Sylos Labini e N. Zinovyeva, lavoce.info
17-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL PROGETTO DELL’HUMAN TECHNOPOLE E L’IIT<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
primo attore del progetto dell’Human Technopole (HT) è stato individuato
nell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), un ente di ricerca creato su
iniziativa di Giulio Tremonti nel 2003, finanziato direttamente dal MEF, con
natura giuridica di fondazione. Sarà sufficiente ricordare che, mentre
l’originario obiettivo era creare una struttura che favorisse il trasferimento
tecnologico e la ricerca industriale, nei fatti l’IIT è diventato un ente quasi
generalista che fa ricerca al pari di enti di ricerca e università pubbliche,
ma con risorse garantite direttamente dal MEF e senza i vincoli cui sono
sottoposte queste istituzioni. La missione originaria di sostegno alla ricerca
industriale non è mai stata rispettata e il sistema delle imprese contribuisce
solo al 3% del bilancio di IIT che, peraltro, concorre anche per i
finanziamenti europei e privati come gli atenei e gli enti di ricerca. Per di
più, il 1° luglio 2008, l’IIT ha ricevuto in dotazione il patrimonio della
Fondazione IRI (legge 133/2008). Le sole poste finanziarie della Fondazione IRI
ammontavano nel 2008 a quasi 51 milioni di euro, più investimenti in
obbligazioni per circa 80 milioni, cui vanno aggiunti gli interessi. Si
trattava di soldi pubblici, visto che provenivano dalle spoglie della più
grande holding industriale pubblica del mondo. Il nuovo polo (HT), benché
interamente finanziato dallo Stato, avrà la natura giuridica di fondazione
privata e, come l’IIT, non sarà sottoposto né all’obbligo di trasparenza dei
bilanci, delle procedure e dell’assegnazione degli incarichi, né alle linee
politico scientifiche che orientano le scelte dei progetti da finanziare. La
Legge di stabilità, 2017 ha tentato di correggere il tiro e di rispondere ad
alcune delle perplessità nate intorno al progetto, a partire dal ruolo
dell’IIT, creando un’ennesima fondazione di diritto privato a cui affidare le
risorse stanziate per il Technopole. La fondazione dovrebbe rapportarsi con
l’IIT che rimane il primo soggetto partner della costituzione del nuovo polo
scientifico. Un decreto del Presidente del Consiglio determinerà i rapporti
della nuova fondazione con l’IIT e il trasferimento alla fondazione delle risorse
residue per la realizzazione in area Expo di progetti scientifici e di ricerca
già attribuiti all’IIT. Tuttavia, i nodi di fondo restano irrisolti, a partire
da quello fondamentale: a quale scelta di politica della ricerca risponderà il
Tecnopolo? In definitiva, si è scelto di sottrarre risorse al corpo già esangue
delle nostre infrastrutture per drenarle verso realtà che dovrebbero nascere
“pure” senza le patologie che il sistema della ricerca e dell’università hanno
incubato negli anni. Si tratta di una visione che si auto-accredita come
rivoluzionaria e innovativa ma che nei fatti ha prodotto semplicemente un
progressivo indebolimento nella capacità del nostro paese di fare ricerca.
(Fonte: F. Sinopoli, Roars 24-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">BUONA RICERCA, POCHI BREVETTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
ricerca di eccellenza, in ingegneria o farmaceutica, in Italia non manca: siamo
ottavi al mondo per pubblicazioni. Precipitiamo al diciassettesimo posto per
brevetti, il solo MIT di Boston ne deposita quanto tutti i nostri atenei. Che
in un anno producono in media solo due aziende e mezza, i cosiddetti spin-off.
Il trasferimento tecnologico, il canale che porta l'innovazione verso il
sistema produttivo, è interrotto. Il fatto è che per diventare professori la
(lunga) strada è una sola: pubblicare. In altri Paesi chi deposita brevetti
viene premiato, in Italia perde tempo. Sui fondi pubblici che un'università
riceve, del resto, l'efficacia della terza missione, la valorizzazione della
ricerca sul mercato, conta poco. Gli uffici dedicati al trasferimento hanno in
media 3,6 dipendenti, in quello dell'Università di Lovanio, Belgio, sono in 82.
«Diventa un modo per far sopravvivere la ricerca», ammette Alberto Silvani, che
lo dirige al CNR, 15 persone contro 10mila ricercatori e un budget
«drasticamente tagliato». (Fonte: La Repubblica 19-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RICERCA. A PROPOSITO DI FONDO PREMIALE E DI RICERCA PIÙ
COOPERATIVA E MENO COMPETITIVA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nella
conversazione con il fisico Francesco Sylos Labini (FSL) di Francesco Suman e
Olmo Viola (<a href="http://lameladinewton-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/06/20/l%E2%80%99economia-neoclassica-una-pseudoscienza/"><span style="color: windowtext;">pubblicato su Micromega</span></a> ) è stata posta a
FSL la seguente domanda: Come si potrebbe arrivare alternativamente a una
ricerca più cooperativa e meno competitiva? Segue parte della risposta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">FSL:
Ci sono varie questioni che s’intrecciano: (1) la parte premiale del fondo di
finanziamento ordinario è un nome di orwelliana memoria. Non c’è alcun fondo
premiale, c’è il fondo ordinario decurtato del 20% rispetto al 2008. Una parte
di questo fondo è chiamata premiale, ma appunto non è un nome corretto perché
la parola premio fa immaginare qualcosa in più. Invece si tratta di qualcosa
che è molto meno per molti e qualcosa poco in meno per pochi altri. Tutti gli
atenei hanno subìto un taglio delle risorse (in una situazione in cui il
finanziamento già non era al pari dei paesi con cui vorremmo competere), ma
molti l’hanno subìto più di altri. In questa situazione la valutazione è stata
usata come uno strumento per drenare risorse ad alcuni atenei, in particolare
quelli del Centro Sud, per trasferirli agli atenei del Centro Nord. (2) I
criteri e le modalità con cui è stata fatta la ripartizione del fondo premiale
della VQR sono da una parte completamente arbitrari, cioè non corrispondono
affatto alla “misura” della “qualità” della ricerca, e dall’altra non trovano
riscontro in alcun altro esercizio di valutazione nazionale effettuato sul
pianeta Terra. (3) Nel Regno Unito, ad esempio, non si mettono in competizione
per risorse scarse le università della Scozia con Oxford e Cambridge, ma si è
diviso il paese in tre macroregioni per non creare degli squilibri geografici,
come sta invece accadendo da noi. (4) La VQR è un esempio di governo attraverso
i numeri: la politica scientifica e dell’istruzione superiore in un paese
avanzato non può essere fatta in questo modo e soprattutto non può essere
lasciata nelle mani di gente incompetente che la interpreta in questo modo. (5)
La risposta alla domanda “Come si potrebbe arrivare alternativamente a una
ricerca più cooperativa e meno competitiva?” è semplice: distribuire risorse
attraverso progetti a chi è capace di proporre idee innovative. Bisogna
finanziare progetti di diversa natura lasciando ampi spazi ai giovani (Fonte: F.
Sylos Labini, Roars 21-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">HORIZON 2020: PUBBLICATO IL SECONDO RAPPORTO ANNUALE DI
MONITORAGGIO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
Commissione europea ha recentemente pubblicato il Rapporto 2015 di monitoraggio
del Programma Horizon 2020, nonché una <a href="http://ec.europa.eu/research/evaluations/pdf/h2020_2-years-on_brochure.pdf#view=fit&pagemode=none"><span style="color: windowtext;">sintesi</span></a> dei dati relativi al biennio
2014-2015 del programma. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
totale, le domande ricevute dai diversi Paesi UE nel biennio sono state
275.841, con un incremento del 23,9% dal 2014 al 2015. Tutti gli Stati membri
hanno aumentato il numero di richieste di finanziamento. Le richieste italiane
sono passate da 13.349 a 17.606 (+31,9%). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">(</span><span lang="FR" style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: FR;"><a href="http://www.anpri.it/horizon-2020-pubblicato-secondo-rapporto-annuale-monitoraggio/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> 21-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">SUL NUOVO REGOLAMENTO ANVUR/MIUR PER LA CLASSIFICAZIONE
DELLE RIVISTE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Con
la riapertura della procedura per la richiesta di classificazione delle riviste
e la pubblicazione del nuovo Regolamento per la classificazione delle riviste
adottato dall’Agenzia Nazionale il 21 luglio 2016, il tema del significato di
questa attività classificatoria, delle metodologie impiegate, delle fonti
utilizzate, degli standard adottati (o
non adottati) e degli effetti sul sistema editoriale, è ritornato di grande
attualità. Nell’intervento di Paola Galimberti (Università degli Studi di
Milano) fatto durante il Workshop dell’Associazione dei Professori di Diritto
Amministrativo (AIPDA), si prendono in particolar modo in considerazione la
procedura di richiesta di classificazione (i cui limiti e incongruenze la
dicono lunga sui ragionamenti che stanno alla base procedura stessa) e il
collegamento (a dire il vero azzardato) fra lavori presentati alla VQR e il
mantenimento (o promozione) in classe A. L’obiettivo di questa ultima trovata
di ANVUR/MIUR è quello di potere avere a disposizione indicatori quantitativi
(oggettivi) anche per le scienze umane, non considerando le dinamiche che hanno
portato alla scelta dei lavori da presentare alla VQR e non tenendo conto del
fatto che, nella maggior parte dei settori umanistici, dovendo scegliere i due
lavori migliori si è certamente optato per tipologie diverse dall’articolo. Ci
si chiede, inoltre, se non abbia più senso creare un elenco di riviste scientifiche
che rispondono a requisiti formali, garantendo così la qualità editoriale,
lasciando la valutazione nel merito ai revisori dei singoli lavori. (<a href="http://www.roars.it/online/classificazione-asn-delle-riviste-limiti-e-incongruenze-del-nuovo-regolamento-anvur/"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: P. Galimberti, Roars 26-03-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RICERCA. LAVORI INTERDISCIPLINARI IN AUMENTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Una
visione interdisciplinare della conoscenza dovrebbe diventare un ingrediente
sempre più rilevante del progresso scientifico. In effetti, accanto ai (pur
rilevanti) fenomeni di specializzazione che ne hanno caratterizzato lo sviluppo
nell’era contemporanea, le discipline scientifiche mostrano da almeno
trent’anni una crescente interconnessione. Saper rilevare la dimensione
interdisciplinare del progresso scientifico è dunque una sfida ineludibile che
attende la valutazione. Come dimostra <a href="http://www.hefce.ac.uk/media/HEFCE,2014/Content/Pubs/Independentresearch/2015/Review,of,the,UKs,interdisciplinary,research/HEFCE2015_interdisc.pdf"><span style="color: windowtext;">Nature</span></a>, in un recente speciale, gli
articoli di scienziati che fanno riferimento a lavori di gruppi appartenenti ad
altri ambiti disciplinari sono nettamente aumentati. E non solo nell’ambito
delle scienze sociali (da poco più del 30% a quasi il 50%), ma anche nel campo
delle scienze naturali e dell’ingegneria, dove i riferimenti interdisciplinari
sono passati da poco più del 20% a più del 35%. L’Italia è sesta in <i>wordl’s top 10% of interdisciplinary papers
(%)</i> (v. grafico) (<a href="http://www.roars.it/online/la-crescita-dellinterdisciplinarita/"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: P. Greco 27-03-17 e <a href="http://go.nature.com/ucpXVD"><span style="color: windowtext;">http://go.nature.com/ucpXVD</span></a>
luglio 2015)<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-_b2xPPR9J8c/WMrbjg4y3wI/AAAAAAAAQ2s/jPLlu0jVxqgirWs96qkHCdIwtHPoyvdqgCLcB/s1600/INTERDISCIPLINARY%2BPAPERS%2BWORLD%2527s%2Btopo%2B10%2525%2B27-01-17.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="270" src="https://4.bp.blogspot.com/-_b2xPPR9J8c/WMrbjg4y3wI/AAAAAAAAQ2s/jPLlu0jVxqgirWs96qkHCdIwtHPoyvdqgCLcB/s400/INTERDISCIPLINARY%2BPAPERS%2BWORLD%2527s%2Btopo%2B10%2525%2B27-01-17.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="_x0000_i1027" type="#_x0000_t75" style='width:352.5pt;height:238.5pt'>
<v:imagedata src="file:///C:\Users\PAOLOS~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image005.jpg"
o:title="INTERDISCIPLINARY PAPERS WORLD's topo 10% 27-01-17"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">40.000 RICERCATORI PRECARI E 50.000 DOCENTI DI RUOLO DOPO
L’ULTIMA RIFORMA UNIVERSITARIA (L. 240/2010)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dopo
la Legge 240/2010 i Ricercatori a tempo determinato di tipo “a” (RTDa)
aumentano molto rapidamente a partire dal 2011, per poi stabilizzarsi intorno
alle 3000 unità dal 2015. Bisogna ricordare però che tali contratti hanno una
durata variabile tra 3 e 5 anni, per cui il numero totale di persone che sono
state titolari di un contratto come RTDa è di almeno quattro migliaia. Per
quanto riguarda gli RTDb, il loro numero cresce molto timidamente fino al 2015,
per poi avere un rapido aumento nel 2016, grazie ad una norma della legge
finanziaria 2015, il cosiddetto “piano straordinario RTDb”, grazie al quale
vengono forniti alle università fondi aggiuntivi per il reclutamento di 861
RTDb. Il numero di RTI (Ricercatori a tempo indeterminato) risulta in leggera
diminuzione fino al 2013; dal 2014 si assiste ad un rapido crollo, complice il
cosiddetto “piano straordinario associati”, grazie al quale alcune migliaia di
ricercatori vedono il loro passaggio a professore associato. Specularmente, il
numero dei professori associati si riduce fino al 2013, per poi aumentare
significativamente nel biennio successivo. Per concludere, il numero di
professori ordinari è in costante declino dal 2008, e solo nel 2016 ha visto
una debole ripresa. Dall’analisi fatta finora sono stati finora esclusi gli
assegnisti di ricerca, in quanto il loro numero è molto più difficile da
quantificare, sia per l’assenza di una funzione di ricerca storica di tali
figure nel database del CINECA accessibile via web, sia per una maggiore
volatilità di tali figure. Tra un assegno e un altro, i periodi “scoperti”
possono durare anche alcuni mesi, nei quali spesso si continua a lavorare, ma
per il sistema tali persone non esistono: a fine dicembre 2016 risultano in
essere poco meno di 13.000 assegni di ricerca, ma si può stimare che il numero
di soggetti coinvolti arrivi alle 20.000 unità. Agli assegnisti si aggiungono
poi i cosiddetti “invisibili della ricerca” (titolari di soli contratti di
docenza, collaboratori a progetto ...). Se consideriamo anche gli “invisibili”,
il numero dei ricercatori precari nelle università italiane arriva a ben 40.000
unità a fronte del personale docente di ruolo che ammonta attualmente a poco
più di 50.000 unità. (Fonte: Redazione Roars 03-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">DISTINGUERE FRA RIVISTE BUONE E RIVISTE PREDATORIE (OPEN
ACCESS O CLOSED ACCESS CHE SIANO)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’open
access è il modello con cui i contenuti arrivano al pubblico ed un modello di
business, non un modello di validazione o di assicurazione della qualità. Le
procedure di validazione restano uguali indipendentemente dal modello. I
predatory journals esistono sia fra le riviste open access che fra quelle in
abbonamento e casi di scientific misconduct sono evidenti (e in crescita) tanto
nelle riviste open access quanto in quelle in abbonamento. Un ricercatore
dovrebbe essere in grado di verificare se una rivista (open o closed access) è
una rivista seria o no. I punti a cui porre attenzione sono tanti, dalla
composizione del comitato scientifico, all’indicazione delle pratiche di
validazione degli articoli, dalla presenza di un codice etico all’atteggiamento
rispetto al plagio, dai tempi di validazione, alle indicazioni sulla gestione
del copyright, alla elencazione di indicatori di dubbia provenienza (vengono
indicati come IF indici che nulla hanno a che fare con il marchio registrato di
Thomson ora Clarivate), alla presentazione del comitato scientifico con le
relative affiliazioni. Questo screening può essere in parte guidato da
strumenti sviluppati ad hoc, come Think Check Submit. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: P. Galimberti, Roars 09-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">TAGLI ALLA RICERCA MA I RICERCATORI RESISTONO E SONO TRA
I MIGLIORI AL MONDO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I
ricercatori resistono e sono tra i migliori al mondo nonostante i tagli alla
ricerca. È l’ultima linea della resistenza in Italia, unica tra i paesi Ocse ad
avere tagliato sull’istruzione e la ricerca negli anni della crisi iniziata nel
2015. Agli ultimi posti per investimenti nell’Unione Europea, grazie ai suoi
ricercatori il paese è tra il settimo e ottavo posto al mondo sulla qualità e
la produttività della ricerca. Sintomo di resistenza individuale, e di tenuta
di un sistema scientifico a cui è stata dichiarata guerra sin dal 2008. Il
paradosso, già denunciato da «Nature» nel 2013, è riemerso ieri al Consiglio
Nazionale della Ricerca (CNR) a Roma in un incontro tra i presidenti degli enti
pubblici di ricerca e i rettori dell’università. Un miliardo di euro tagliato
all’università, 60-70 milioni solo al CNR. Più di otto miliardi alla scuola.
Persi 10 mila ricercatori. Nel 2015 l’Italia ha continuato a investire solo
l’1,33% del Pil contro una media europea del 2,03%. Il numero complessivo dei
ricercatori ogni mille occupati è inferiore al 4,73% contro una media europea
quasi del doppio: 7,40%. La loro età media è di 50 anni, mentre le assunzioni
sono sostanzialmente bloccate e si muovono a malapena poche posizioni precarie.
Se a questo scenario si aggiungono i dati sui ricercatori precari (dottorandi e
assegnisti) si può avere un’idea dello stato della catastrofe: negli ultimi
dieci anni l’Italia ha perso il 44,5% dei posti per il dottorato di ricerca,
passando dai 15.733 del 2006 agli 8.737 del 2016. Oltre il 90% dei ricercatori
precari non riesce a proseguire la carriera, almeno in Italia. (Fonte: R.
Ciccarelli, Roars 16-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">SPERIMENTAZIONE ANIMALE. LE RESTRIZIONI CHE II PARLAMENTO
ITALIANO HA AGGIUNTO NEL RECEPIRE LA DIRETTIVA EUROPEA CONDIZIONANO LA
POSSIBILITA DI STUDIARE LE CAUSE DI ALCUNE MALATTIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
completa sostituzione del modello animale non è realizzabile in quanto non esistono
metodi alternativi in grado di valutare gli effetti comportamentali
neurobiologici, psicologici indotti dall'assunzione/somministrazione di una
sostanza, e ancora, in riferimento agli xenotrapianti, “al momento non esistono
metodi alternativi a tale tipo di sperimentazione”. Sono le parole lapidarie della
relazione, depositata a luglio al ministero della Salute, dell'Istituto
Zooprofilattico Sperimentale di Lombardia ed Emilia Romagna sulla praticabilità
scientifica dei divieti che la legge italiana ha aggiunto nel recepire la
direttiva europea sulla sperimentazione animale. Perché l'esigenza di una
relazione che risponda a un quesito ovvio? Per capirlo bisogna avventurarsi
nella labirintica legislazione italiana, in questo caso concepita per rispondere
a esigenze e pressioni che nulla hanno a che fare con la ragione e neanche con
la ragionevolezza. Nel 2010 la Ue adotta una direttiva di revisione della
precedente sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici,
coinvolgendo tutti gli attori interessati, compreso il principale network
animalista europeo. Nel recepire la direttiva, il Parlamento italiano ha
aggiunto ulteriori restrizioni che condizionano la possibilità di studiare le
cause di alcune malattie. Restrizioni in contrasto con la direttiva stessa che
espressamente le vieta. Ebbene, il Parlamento italiano ha preferito dare
ascolto alle istanze animaliste, benché la comunità scientifica fosse unanime
nel segnalarne l'irragionevolezza, malgrado il danno per coloro che soffrono di
patologie collegate agli studi che si vogliono far arenare e malgrado lo
svantaggio per i ricercatori italiani gravati da divieti sconosciuti ai
colleghi europei. Nel contesto del decreto 1000proroghe, meritoriamente, la presidente
della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi - interprete
dell'appello di centinaia di studiosi italiani - ha presentato un emendamento
trasversale ai partiti di proroga al 2021 del regime di moratoria affinché,
come si legge nelle osservazioni della Commissione, “i ricercatori italiani
siano messi nella condizione di competere per i bandi di ricerca e coltivare le
proprie sperimentazioni potendo contare su un adeguato orizzonte
temporale". Guardando agli emendamenti depositati, è evidente che alcune
forze politiche (Sinistra ltaliana, M5S e una piccola parte del Pd) remano
contro, proponendo l'immediata vigenza del divieto, insensibili alle evidenze scientifiche
richiamate. Ma l'emendamento De Biasi è stato approvato, benché riformulato a
soli tre anni. (Fonte: E. Cattaneo, La Repubblica 16-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">CONTROLLO PREVENTIVO DI LEGITTIMITÀ DELLA CORTE DEI CONTI
SUI CONTRATTI DI COLLABORAZIONE STIPULATI DALLE UNIVERSITÀ STATALI. SETTE ANNI
PER ELIMINARE UNA NORMA ASSURDA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">“<i>Al fine di favorire lo sviluppo delle
attività di ricerca nelle università statali e di valorizzare le attività di
supporto allo svolgimento delle stesse senza maggiori oneri per lo Stato, a
decorrere dall’anno 2017: a) gli atti e i contratti di cui all’articolo 7,
comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, stipulati dalle
università statali non sono soggetti al controllo previsto dall’articolo 3,
comma 1, lettera f-bis), della legge 14 gennaio 1994, n. 20“. </i>Si conclude
così la grottesca vicenda del controllo preventivo di legittimità della Corte
dei Conti sui contratti di collaborazione stipulati dalle Università statali,
già denunciata dal CUN come “aberrante nuova lettura delle procedure di
controllo negli Atenei”. Il problema sorse nel 2009 a causa della Legge n.102
del 3 agosto 2009 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge
n.78 del 1° luglio 2009 riguardante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di
termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali”. In un
articolo era stata data dimostrazione della non assoggettabilità alla Corte dei
Conti degli incarichi affidati dalle Università, in quanto le Università
rientrano, come noto, nel novero delle Amministrazioni Pubbliche “non statali”
poiché dotate di autonomia (anche se paradossalmente si chiamano statali). Nell’incertezza
la norma è stata applicata lo stesso in praticamente tutte le Università
italiane, nonostante fosse assurda, burocratica e lesiva dell’autonomia
costituzionale. Ci sono voluti oltre 7 anni per dare una soluzione a un “non
problema”. (Fonte: N. Casagli, Roars 26-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL PRESIDENTE DELLA CRUI: FAR RIPARTIRE IL PAESE DALLA
RICERCA, PUBBLICA E PRIVATA, E DAI NOSTRI GIOVANI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">"Il
sistema universitario dal 2008 ha perso un miliardo di investimenti, 10mila
ricercatori e quasi il 15% di iscritti". Lo ha spiegato il presidente
della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (la CRUI), Gaetano
Manfredi, durante un incontro su "La ricerca pubblica italiana: risultati,
obiettivi e risorse" organizzato al CNR. "Se si riuscisse a
recuperarli, in un piano pluriennale, torneremo nella situazione in cui
eravamo, nella quale eravamo sottodimensionati, ma almeno avevamo dei giovani.
Oggi l'età media dei ricercatori nelle università è 50 anni", ha
continuato Manfredi. Per il presidente della CRUI "sono necessarie
maggiori opportunità per i giovani, sempre più sinergia con il mondo della
ricerca privata e un grande impegno del sistema Paese con investimenti giusti.
Non si può non far ripartire il Paese dalla ricerca, pubblica e privata, e dai
nostri giovani. Auspichiamo un sempre maggior impegno delle nostre istituzioni affinché
questo grande patrimonio sia sempre più difeso e incentivato". </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: askanews 13-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">ENTI PUBBLICI DI RICERCA. STABILIZZAZIONE DEI PRECARI
DELL’ISS E DELL’ISTAT<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Con
l’approvazione del maxiemendamento al Senato (16 febbraio 2017) si chiude la
partita del Milleproroghe. I punti più qualificanti per gli Enti Pubblici di
ricerca sono quelli volti a favorire la stabilizzazione dei precari dell’Iss e
dell’Istat, attraverso un aggiornamento degli strumenti previsti dal decreto
D’Alia sul reclutamento speciale. Emendamenti che vanno nella direzione giusta,
ma che non risolvono il problema del precariato negli altri Enti di ricerca,
che restano fuori da questo provvedimento e per i quali avevamo chiesto un
intervento che li comprendesse tutti. La recente emanazione del D.lgs. 218/2016
di semplificazione delle norme relative al funzionamento degli enti pubblici di
ricerca e l’attenzione registrata in fase di discussione parlamentare sul
decreto, le novità introdotte in tema di programmazione del fabbisogno, il
superamento delle piante organiche e la programmazione a budget, avrebbero
voluto un provvedimento specifico che permettesse la stabilizzazione di tutti i
precari della ricerca. (Fonte: Flc Cgil 17-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">NEL 2015-2016 L’ITALIA HA PRODOTTO IL 3,9% DELLA RICERCA
MONDIALE, MA UNA PARTE AMPIA DI QUESTA
RICERCA RIMANE LONTANA DALLE RIVISTE SCIENTIFICHE DI ECCELLENZA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
produzione scientifica delle nostre università ottiene risultati migliori della
media mondiale, obiettivo ovviamente irrinunciabile per un Paese del G7, ma
lontano dalle performance dei migliori. Sulla «quantità» le notizie sono buone,
perché nel 2015-2016 il nostro Paese ha prodotto il 3,9% della ricerca
mondiale, contro il 3,2% del 2001-2003. Sei decimali in 14 anni possono
sembrare pochi, ma nello stesso periodo lo sviluppo di Cina e India ha portato
la quota mondiale della ricerca prodotta dai Bric dal 10,5% al 26,3%,
alleggerendo il ruolo degli Stati Uniti (dal 26,2% al 22,7%) della Francia e
della Germania. L'Italia, insomma, è andata in controtendenza. Ma praticamente
in tutte le aree di studio, dalla fisica alla chimica, dalla biologia
all'ingegneria, la percentuale di ricerca italiana che finisce nelle riviste di
punta è sistematicamente inferiore rispetto alla media europea, e quindi
lontana dai livelli registrati nei Paesi migliori. Le cause di questo limite
italiano sono parecchie, e nascono dalle (mancate) scelte politiche di questi
anni e non ovviamente dalla valutazione che ne misura le conseguenze. Il
livello dei finanziamenti pubblici e privati, che rimane lontano dalle vette
dei Paesi più attivi, alimenta i problemi strutturali della nostra accademia,
attivissima nell'esportare ricercatori eccellenti ma molto timida
nell'attirarne dall'estero. Le università italiane, almeno le migliori,
finiscono così per brillare nella formazione iniziale dei talenti, cioè nella
parte più costosa del percorso, senza però poi poterne sfruttare i risultati
che vanno invece nel bilancio dei poli stranieri più competitivi. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: G. Trovati,
IlSole24Ore 22-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">DIS-COLL, GIÀ DAL 2017 TUTTI GLI ASSEGNISTI E DOTTORANDI
DI RICERCA TITOLARI DI BORSA DI STUDIO POTRANNO RICHIEDERLA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dis-Coll,
indennità di disoccupazione, sarà estesa anche a dottorandi e ad assegnisti di
ricerca a partire da luglio 2017. In sede di discussione del DdL sul lavoro
autonomo è stato approvato l’emendamento che chiedeva l’estensione del sussidio
di disoccupazione per i collaboratori anche ai ricercatori. Potranno richiedere
la Dis-Coll già dal 2017 tutti gli assegnisti e dottorandi di ricerca titolari
di borsa di studio. La Dis-Coll, prorogata per i collaboratori con il
Milleproroghe fino al mese di giugno, diventerà strutturale proprio con
l’entrata in vigore del DdL sul lavoro autonomo estendendo la categoria dei
precari che ne potranno fare richiesta. Sarà il testo a dover definire le
regole, i requisiti per richiederla e l’importo della Dis-Coll che, sulla base
di quanto previsto attualmente per i collaboratori, sarà pari al 75% del
reddito medio mensile, a condizione che esso sia pari o inferiore a 1.195 euro.
Nel caso in cui il suddetto reddito medio mensile superi invece i 1.195 euro,
l’indennità di disoccupazione sarà pari al 75% del predetto importo incrementata
di una somma pari al 25% della differenza tra il reddito medio mensile e il
predetto importo. In ogni caso, l’ammontare dalla Dis-Coll non potrà superare,
sulla base delle disposizioni attualmente in vigore, i 1.300 euro mensili.
(Fonte: A. M. D’Andrea, <a href="http://www.forexinfo.it/"><span style="color: windowtext;">www.forexinfo.it</span></a> 01-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I RISULTATI DELLA SECONDA VQR PRESENTATI DALL’ANVUR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L'ANVUR
(Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca) ha presentato il 22
febbraio a Roma i risultati della seconda VQR (Valutazione Qualità della
Ricerca), relativa ai 4 anni dal 2011 al 2014. Nel </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="http://www.anvur.org/rapporto-2016/files/VQR2011-2014_RapportoFinale_2016.pdf"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">documento di
presentazione</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> l'ANVUR dichiara che i risultati della VQR sono
rilevanti per tre categorie. La prima è il governo, che si basa su questa
valutazione per assegnare la quota premiale del Fondo di Finanziamento
Ordinario destinato a Università e Enti di ricerca vigilati dal MIUR. La
seconda categoria è costituita da "le famiglie e gli studenti per
orientarsi nelle difficili scelte collegate ai corsi di studio e alle
università". Il terzo gruppo è quello dei "giovani ricercatori",
italiani e non, "per approfondire la propria formazione e svolgere
attività di ricerca nei migliori dipartimenti". </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: <a href="http://www.scienzainrete.it/"><span style="color: windowtext;">www.scienzainrete.it</span></a>
27-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">VALUTAZIONE DELLA RICERCA. CRITICHE ALLA BIBLIOMETRIA
DELLA VQR<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Giovanni
Abramo e Ciriaco Andrea D’Angelo, i due studiosi italiani di bibliometria più
noti a livello internazionale, hanno pubblicato su Scientometrics un articolo
nel quale raccomandano, già dal titolo (<i>Refrain
from adopting the combination of citation and journal metrics to grade
publications, as used in the Italian national research assessment exercise -
VQR 2011-14</i>), che per valutare le pubblicazioni si deve “evitare di
adottare la combinazione di citazioni e impact factor” che è stata usata nella
VQR 2011-2014. Totalmente sorda alle critiche e raccomandazioni su metodologia
e indicatori impiegati per la VQR 2004-2010, emerse dall’arena scientifica
(Franco, 2013; Abramo, D’Angelo, and Di Costa, 2014; Abramo and D’Angelo, 2015;
Baccini and De Nicolao, 2016; Baccini, 2016), l’ANVUR ha riproposto
imperterrita esattamente lo stesso schema per la VQR 2011-2014. Unica
sostanziale differenza, il modo di combinare le citazioni (C) dell’articolo e
l’indicatore di prestigio (J) della rivista, per assegnare un punteggio di
merito alle pubblicazioni delle discipline scientifiche (impropriamente dette
“bibliometriche”). Si tratta di quella combinazione lineare che pesava C e J in
modo diverso per anno e area disciplinare, che tanto ha fatto impazzire
ricercatori, università ed enti di ricerca per selezionare i prodotti migliori
secondo le elucubrazioni ANVUR. Non sarebbe stato sufficiente e più appropriato
utilizzare semplicemente il conteggio delle citazioni per predire la qualità
relativa delle pubblicazioni scientifiche? E’ quello che si sono chiesti
Giovanni Abramo e Ciriaco Andrea D’Angelo (Abramo e D’Angelo, 2016). E’ noto,
infatti, in bibliometria che sono le citazioni ricevute ad indicare l’impatto
di un articolo nella comunità scientifica, piuttosto che il J della rivista che
misura invece l’impatto medio di tutti gli articoli ivi pubblicati (negli
ultimi due o cinque anni, a seconda dell’indicatore). (Fonte: </span><span lang="EN-US" style="background: white; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="http://tinyurl.com/hokbnxg"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">http://tinyurl.com/hokbnxg</span></a></span><span style="background: white; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-weight: bold;"> 17-02-17)</span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DELLA RICERCA CHE NON PREMIA
LE ECCELLENZE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">«La
classifica delle università italiane al top nella ricerca pubblicata qualche
giorno fa dall’ANVUR non riflette la vera qualità del lavoro svolto nei vari
dipartimenti. I metodi adottati per stilarla premiano la mediocrità e
cancellano l’eccellenza». A sostenerlo, dati alla mano, è proprio Giuseppe Mingione,
al dodicesimo posto nel ranking mondiale dei matematici che producono lavori ad
alto impatto (Thomson Reuters). Il suo dipartimento a Parma è considerato come
il migliore d’Europa e il sesto a livello mondiale per pubblicazioni di
assoluta eccellenza - quelle che compaiono nell’1 per cento dei lavori più
citati nel ranking di Leiden, la bibbia della bibliometria. Eppure nella
classifica dell’ANVUR, l’ente governativo incaricato della valutazione della
qualità della ricerca, Parma non entra neanche nelle prime venti della sua
categoria. «Nel mio settore meglio di noi fanno persino università dove non ci
sono professori ordinari di Analisi». «Non è che i valutatori abbiano lavorato
male - incalza Mingione -. Né tanto meno che qualcuno abbia truccato i conti. È
il sistema ideato dall’ANVUR il cui errore principale è stato di chiedere a
tutti i ricercatori di presentare lo stesso numero di prodotti: due in tutto.
Una procedura in base alla quale chi ha molti lavori eccellenti non può farli
pesare per controbilanciare l’attività di chi fa meno ricerca ma si sobbarca
grossi carichi didattici e amministrativi sgravando gli altri. Il mio
dipartimento per esempio è stato penalizzato dal fatto che alcuni sono
estremamente attivi e altri non lo sono affatto perché sono impegnati su altri
fronti. E così siamo finiti dietro a tanti altri istituti dove la qualità della
ricerca complessiva è molto più bassa ma tutti hanno presentato i due lavori
richiesti, anche se non dello stesso livello di quelli prodotti da noi». «Con
questo sistema uno scienziato realmente eccellente, i cui lavori sono tutti di
alta gamma, è indistinguibile da uno che ha una produzione mediamente scarsa ma
magari ha partecipato in team con altri a due ricerche di altissimo livello. È
assurdo ma è così», ha affermato Daniele Checchi, del Consiglio direttivo
dell’ANVUR. (Fonte: O. Riva, CorSera Università 01-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">VALUTAZIONE DELLA RICERCA. CACCIA SFRENATA ALLE CITAZION</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">i.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nel
mondo reale, c’è chi sguinzaglia dei bot scassinatori per seminare link e incrementare
con la frode le proprie citazioni. Per una curiosa coincidenza, questo
meccanismo di caccia sfrenata alle citazioni è del tutto simile a quello che
l’ANVUR ha scatenato nel mondo della ricerca italiana. L’ANVUR chiede ai
ricercatori di essere abbondantemente citati nella letteratura scientifica, non
solo per ottenere l’abilitazione e fare carriera, ma anche per incanalare una
quota maggiore di finanziamento verso il proprio ateneo. Un uso cieco e
massiccio di indicatori quantitativi che è diventato il tratto distintivo della
via italiana alla valutazione della ricerca, improntata ad un darwinismo
accademico in cui la lotta per la sopravvivenza viene decisa da questo “auditel
citazionale”, ampiamente manipolabile. All’estero, invece, si moltiplicano le
prese di posizione, anche assai critiche, da parte di riviste e società
scientifiche. Non a caso. È fin troppo
facile dopare i risultati mediante autocitazioni e compiacenti citazioni
incrociate, tanto più che le manipolazioni dei ricercatori sono più astute e
meno arginabili di quelle dei bot. (Fonte: G. De Nicolao, Roars 18-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I COSTI DELLA VALUTAZIONE DELLA RICERCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Quanto
è costata al contribuente italiano la VQR 2004-2010? Giorgio Sirilli pubblicò
nel 2012 una stima del costo della VQR di € 300 milioni, sostenendo che quei
costi erano quasi interamente (92%) in capo alle strutture universitarie e di
ricerca valutate. Sirilli computava il costo pieno del tempo di tutti coloro
che a vario titolo erano stati impegnati nel processo di revisione. Utilizzando
lo stesso metodo, nel 2015, Robert Bowman ha calcolato che il REF2014
britannico sia costato 1 miliardo di sterline. Verosimilmente le stime di
Bowman e Sirilli sono stime massime dei costi degli esercizi di valutazione.
L’HEFCE (l’agenzia che ha in carico la valutazione in UK) ha commissionato a
una società specializzata una stima “ufficiale” ed “indipendente” dei costi del
REF: 250 milioni di sterline (pari a circa 320 milioni di € 2014). Cifra
considerata “troppo bassa” dall’Institute of Economic Affairs di Londra. In
Italia di stime ufficiali non se ne vedono (e c’è da pensare che se ne
vedranno); ce ne sono però un paio oltre a quella di Sirilli. Geuna e Piolatto
in un working-paper del 2014 (discusso da Sirilli) stimavano i costi in 182
milioni di €. Nella versione su rivista peer reviewed, la loro stima è scesa ad
appena €70,5 milioni, poiché hanno eliminato dal calcolo i costi dei revisori e
dei membri dei panel. Questa scelta non appare del tutto in linea con la prassi
internazionale prevalente che preferisce tenere conto in qualche misura di tali
costi. Per capire l’entità della sottostima si consideri che Geuna e Piolatto
hanno calcolato anche il costo del REF britannico in 130-164 milioni di €, cioè
una cifra pari a circa la metà della già “troppo bassa” stima ufficiale. Dunque
sembra di poter concludere che la VQR 2004-2010 è costata non meno di 150
milioni di € (cifra ottenuta raddoppiando la stima più bassa di
Geuna-Piolatto), e non più di 300 milioni di € (stima Sirilli). (Fonte:
Redazione Roars 15-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL PREMIO VALE 58 MLN, LA GARA NE COSTA ALMENO 30. LO
SPRECO DELLA VQR SECONDO ROARS</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
VQR, la valutazione della qualità della ricerca, è parecchio costosa. E,
secondo i calcoli di Roars sui costi/benefici, anche sprecona. Lo scopo della
VQR sarebbe di distribuire in modo "meritocratico" i finanziamenti
premiali agli atenei. Ma quanti soldi sposta la VQR rispetto ad un
finanziamento "a pioggia"? Un facile conto mostra che solo 16 atenei
su 60 ricevono premi o punizioni superiori al milione di euro. La metà degli
atenei (30) si discosta in alto o in basso rispetto alla distribuzione a
pioggia per meno di 500mila euro. Per gran parte degli atenei i costi
amministrativi superano addirittura il premio ricevuto. Visto che la VQR è
quadriennale, i conti sono presto fatti: per spostare 58 milioni l'anno (240
mln in 4 anni), la traballante procedura di valutazione costa una cifra
compresa tra i 30 e 56 milioni l'anno (tra i 120 e i 240 mln in 4 anni), tutte
risorse sottratte alla ricerca e all'insegnamento. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">DECRETO “MILLEPROROGHE”. LE NOVITÀ DI INTERESSE PER IL
SISTEMA UNIVERSITARIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Sulla
base del Dossier del Servizio Studi della Camera dei Deputati, Roars.it segnala
le novità di interesse per il sistema universitario contenute nella legge di
conversione del c.d. “Milleproroghe”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Vedi
qui > </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="http://www.roars.it/online/le-novita-del-milleproroghe/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">http://www.roars.it/online/le-novita-del-milleproroghe/</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> (28-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’ATTO DI INDIRIZZO DEL MIUR PER IL 2017. INTENZIONI PER IL
SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Prima
di Natale il MIUR ha pubblicato l’Atto di indirizzo concernente
l’individuazione delle nove priorità politiche del Ministero per l’anno 2017,
con le relative aree di intervento aggiornate ed integrate sulla base delle
nuove finalità da perseguire. Per quanto riguarda l’Università, il MIUR intende
“semplificare le figure pre-ruolo” (ossia, ci sembra di capire, eliminare una
delle due forme di contratto a tempo determinato attualmente vigenti per i
ricercatori universitari), “riallineare, compatibilmente con le risorse
finanziarie, le dinamiche retributive dei professori e dei ricercatori
dell’università previste dalla normativa attuale” (ossia, forse, intervenire
sul blocco anche giuridico degli scatti retributivi dei docenti e ricercatori
universitari nel quinquennio 2011-2015) e semplificare “l’attuale quadro
normativo che regola il funzionamento del sistema universitario”, sul modello
di quanto approvato per gli EPR con il D.Lgs. 218/2016, “ossia di una
semplificazione di carattere generale determinata dall’autonomia budgetaria”. (<a href="http://www.anpri.it/pubblicato-latto-indirizzo-del-miur-2017-generici-gli-interventi-la-ricerca/"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a> 09-01-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">TRE QUESTIONI PIÙ UNA DA RISOLVERE PER RISOLLEVARE IL
SISTEMA UNIVERSITARIO</span></b><sup><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></sup></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Una
prima questione da risolvere urgentemente è quella della regolamentazione dei
contratti di lavoro: è inaccettabile che in diversi atenei italiani vi siano
interi corsi affidati a valenti studiosi e studiose che prestano la loro
attività di docenti e ricercatori a titolo gratuito. Si tratta di un precariato
che scoraggia l'attività di ricerca e non promuove la qualità della didattica
offerta agli studenti. In secondo luogo, è necessario rivedere il sistema di
accesso alla professione accademica rendendo il dottorato realmente utile per
una formazione post-lauream e che sia spendibile anche in ambiti
extra-accademici. Il terzo obiettivo è quello di valorizzare e potenziare la
terza missione dell'Università, i suoi legami con la società e le crescenti
domande di formazione e di competenze che da essa provengono. creando percorsi
formativi condivisi fin dalle ultime classi delle scuole superiori. Questo
obiettivo può essere perseguito solo tramite un'attività di orientamento
efficiente e diffusa, coordinata fra docenti dell'Università e delle scuole,
che coinvolga gli studenti in prima persona. Infine è necessario propone e
sperimentare modalità di autovalutazione e di valutazione orizzontale diverse
da quelle attuali che appaiono troppo sbilanciate sugli aspetti bibliometrici
dell'attività di ricerca e che ignorano totalmente la qualità dell'attività
didattica e di formazione che rappresentano un pilastro fondamentale delle
nostre Università. (Fonte: P. Graziano e M. Almagisti, Il Manifesto 23-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RAPPORTO DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE
SULL’ATTUALE SITUAZIONE DEI NOSTRI ATENEI COL TITOLO “UNIVERSITÀ, LE POLITICHE
PERSEGUITE, LE POLITICHE ATTESE”<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Si
tratta di un’analisi volta a verificare a che punto è la relazione tra lo Stato
e il sistema delle autonomie universitarie. In un contesto di crescenti
difficoltà, per allineare il nostro paese agli standard internazionali, stante
anche il mancato completamento del “piano associati”, il Rapporto propone di
bandire nuovi posti per almeno 2000 ordinari, 4000 associati e 2000 ricercatori,
con un investimento totale di 300 milioni, dei quali 75 destinati ai primi, 100
ai secondi e 125 alla categoria dei ricercatori. Una porzione rilevante delle
risorse necessarie potrebbe venire, sempre secondo il Rapporto, dallo storno in
favore del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) dei fondi ora destinati alle
Cattedre Natta, di fatto mai decollate, oltre che da un prelievo parziale dal
finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza. Alcune
considerazioni, infine, sono dedicate dal Rapporto allo stato giuridico e alla
progressione di carriera dei docenti. Al riguardo, un giudizio non proprio entusiasta
è stato espresso dal CUN sull’attuale ASN, dovendosi, a parere dello stesso,
prendere atto che i vincoli imposti all’autonomia di giudizio delle
commissioni, ancorché volti a impedire comportamenti opportunistici, hanno, di
fatto, zavorrato il sistema, avendo creato notevoli problemi sia sul piano
della loro applicazione sia per il contenzioso che ne è derivato. De iure
condendo, preso atto che i giovani ricercatori sono assunti su posizioni a
tempo e con tutele ridotte, il Rapporto propone una ristrutturazione delle
carriere, partendo da un’unica posizione di base a tempo indeterminato, con
maggiori garanzie contrattuali, così da scongiurare la persistenza di un
insieme di figure precarie. Si tratterebbe, insomma, di far partire concorsi
per entrare in ruolo inizialmente come professore junior a tempo determinato,
con conferma in ruolo dopo il conseguimento dell’abilitazione. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: Il Foglietto
23-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">VALUTATA L’ATTIVITÀ DI TERZA MISSIONE DELL’UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Che
la terza missione venga valutata in una sede istituzionale, al pari della
ricerca e della didattica, è una novità assoluta. Così, accanto alla più nota VQR
(Valutazione qualità della ricerca), l'ANVUR ha presentato la prima valutazione
della terza missione, frutto di un lavoro che ha coinvolto tutti gli atenei e
gli enti nella raccolta dei dati ed un panel di esperti valutatori coordinato
da Daniela Baglieri, che includeva non
solo ricercatori ma anche stakeholder. Prima di tutto i numeri. L'ANVUR ha
prodotto ben 88 indicatori, un enorme lavoro di classificazione,
standardizzazione e, laddove possibile, misurazione. Vediamone alcuni. Nel giro
di dieci anni, dal 2004 al 2014, è più che raddoppiato il numero di spin-off
creati da 59 università; da 54 a 139. Il numero di imprese attive aumenta da
637 nel 2011 a 869 nel 2014. Ma la valutazione non si è basata sul numero di
spin-off, ma sull'impatto in termini di fatturato e di occupazione qualificata
e sulla dinamica di miglioramento nel tempo. Per quanto riguarda i brevetti la
valutazione ha per la prima volta identificato separatamente due aspetti: i
brevetti per i quali l'assegnatario è l’università e i brevetti inventati da
ricercatori ma non assegnati all'università. Nel quadriennio 2011-2014 sono
stati registrati da parte dei docenti 3013 brevetti, in media oltre 753
all'anno. Di questi, 1094 sono di titolarità di atenei, in media oltre 273 l'anno.
Un'altra dimensione della terza missione riguarda la ricerca conto terzi: qui
sono registrati quasi due miliardi di euro in quattro anni, ovvero circa mezzo
miliardo l'anno. Meno del 10% del finanziamento ordinario, ma molto di più dei
fondi ministeriali annui per la ricerca. Per una precisa scelta, la terza
missione non è stata limitata alla classica valorizzazione economica della
ricerca (brevetti, spin-off, conto terzi, intermediari territoriali) ma ha
coperto anche la produzione di beni pubblici a servizio della società:
formazione per gli adulti, trial clinici e gestione di biobanche per la salute
pubblica, scavi archeologici, musei e public engagement. (Fonte: A. Bonaccorsi,
Il Foglio 25-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">TRENT’ANNI DI ERASMUS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
occasione del festeggiamento dei trenta anni di attività del programma Erasmus,
la Commissione europea ha reso noti i dati relativi alla mobilità originata per
il 2015. La cifra record di 678.047 partecipanti alle azioni del 2015 (+6%
rispetto al 2014) dimostra che Erasmus+ è uno dei programmi più popolari
dell’Unione europea. Il programma è nato per rispondere ai bisogni di mobilità
e di un mercato del lavoro integrato dell’Unione europea e ha contributo a
realizzare un sistema di istruzione universitaria comune, introducendo per la
prima volta quell’apparato sperimentale che ha poi costituito una delle basi
della Dichiarazione di Bologna del 1989. Tra i principi fondativi della
Dichiarazione ritroviamo infatti l’adozione di un sistema di lauree comparabili
(in molti paesi europei diventato il 3+2), e di un sistema di crediti comune
(il cosiddetto Ects), la promozione della cooperazione tra le università e di
una dimensione europea nell’istruzione superiore (come doppie lauree, lauree
congiunte, accordi inter-istituzionali).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Lo
sforzo della Commissione europea non si è limitato al sostegno della mobilità
universitaria (alla quale è andato circa il 50% del budget del 2015 destinato
all’istruzione e alla formazione), ma ha allargato l’azione alle attività pre e
post-istruzione universitaria, investendo risorse negli interventi finalizzati
alla mobilità internazionale di studenti e docenti delle scuole superiori (13,5%
del budget 2015), nella formazione professionale (26,4%), nell’educazione degli
adulti (4%) e nelle attività tran-settoriali (3,3%).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Gli
studenti italiani che nel periodo 1997-2017 hanno beneficiato del programma
Erasmus sono circa 850mila, dei quali 478.900 sono universitari, 98.800
partecipanti allo scambio di giovani, 119.900 partecipanti a tirocini
formativi, 126mila docenti, staff e giovani lavoratori, 9.600 volontari
europei, 10.700 Erasmus Mundus studenti e staff. (Fonte: M. De Paola e D.
Infante, lavoce.info 14-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">BORSE DI STUDIO. GLI IDONEI NON BENEFICIARI SONO IL 6,46%
DEL TOTALE DEGLI AVENTI DIRITTO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nell'anno
accademico 2015-2016 sono scomparsi ben 36 mila idonei alle borse rispetto al
2014-2015. Per idonei si intendono tutti quegli studenti che, seppur meritevoli
di sussidio, non sono sicuri di poter percepire il contributo perché non ci
sono abbastanza fondi disponibili per tutti. Per quest'anno, ad esempio, sono
9.441 gli studenti che, pur risultando idonei alla borsa di studio, non la hanno
percepita perché non c'erano le risorse. Gli idonei non beneficiari sono il
6,46% del totale degli aventi diritto. A loro, comunque, anche se non arriva un
euro vengono riconosciute delle agevolazioni per la mensa o per gli alloggi. Il
motivo di questo crollo mai avvenuto prima sta nelle nuove regole dell'Isee,
entrato in vigore nel 2015 e poi modificato a partire dal 2016-2017, in base al
quale concorrevano a formare l'indicatore anche i redditi esenti, comprese
quindi le stesse borse di studio. Vale a dire che uno studente che nel
2014-2015 ha vinto la borsa di studio, si è visto considerare quei soldi come
reddito nella presentazione della domanda della borsa per l'anno successivo.
Inoltre non è stato più riconosciuto l'abbattimento del 50% dei redditi e
patrimoni dei fratelli e delle sorelle, dello stesso nucleo familiare. Il
crollo degli studenti idonei, secondo i dati elaborati dall'Unione degli
universitari, è pari a 36.241 unità. Pari al 20% in meno, un ragazzo su cinque.
Si è passati infatti da 182.345 idonei a 146.104. Il calo più forte si è
registrato in Campania con il 33% in meno, in Molise e Puglia con il 28% in
meno e in Calabria con il 24,5% in meno. Il calo maggiore, quindi, interessa le
regioni meridionali. Al Nord c'è solo il Veneto con un 25% in meno e, nelle
regioni centrali, la Toscana con un 19% di riduzioni tra gli idonei. Il Lazio
ne perde 1112,7% e la Lombardia al 17%. Ma il problema non è solo l'indicatore
Isee e la sua composizione, poi rivista a seguito delle proteste sia da parte
dell'Udu sia da parte del Consiglio nazionale degli studenti universitari.
Quest'anno, infatti, gli studenti hanno avuto un minor numero di borse di
studio, a prescindere dal numero complessivo degli idonei. Sono state erogate
infatti 7.286 borse in meno, pari al 5,1% in meno, passando da 143.949 a
136.633. Il calo delle borse, al contrario di quanto avvenuto per gli idonei,
ha interessato soprattutto le regioni settentrionali e del Centro. Al Nord i
beneficiari sono diminuiti, infatti, quasi del 10%, ovvero 6 mila borse di
studio in meno, in un solo anno, al Centro quasi 2.500 borse in meno (-7%
circa), mentre al Sud in controtendenza si è registrato un aumento del 3,7%
pari a circa 1.500 borse in più. Il taglio delle borse per il 2015-2016 non
dovrebbe ripetersi, almeno sulla carta, per l'anno in corso visto che le soglie
dell'Isee sono state riviste. (Fonte: L. Loiacono, Il Messaggero 04-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">BORSE DI STUDIO. UNA CONTRAZIONE DEGLI “IDONEI” PARI AL
19% NELL'ARCO DI SOLI DUE ANNI ACCADEMICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L'Isee,
l'indicatore della situazione economica equivalente, è tra i principali
accusati per il calo di studenti in grado di aggiudicarsi una borsa di studio.
Link, un coordinamento di universitari, ha evidenziato una contrazione degli
“idonei” pari al 19% nell'arco di soli due anni accademici: dai 184.227 del
2014/15 ai soli 149.485 del 2015/16, l'equivalente di 34.742 aventi diritto in
meno. Le ragioni? Una soglia massima troppo bassa (tornata nel 2016-2017 a
23mila euro, dopo essere stata portata a 21mila euro dal governo Renzi nel
2015), parametri di «ricchezza» contestabili (come le proprietà immobiliari dei
genitori o il reddito di fratelli e sorelle) e l'assenza di misure incentivanti
proprio per il target più sensibile alla richiesta di bonus: gli studenti
fuorisede, già gravati da un volume di spese annue di alloggio, trasporti e
vita che va oltre i 10mila euro annui. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">Tasse escluse, appunto. (Fonte:
A.Magnani, <a href="http://www.ilsole24ore.com/"><span style="color: windowtext;">www.ilsole24ore.com</span></a>
22-02-17) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">SECONDO LA COSTITUZIONE LA TUTELA DEL DIRITTO ALLO STUDIO
NON È UN OPZIONAL MA UN COMPITO INDEROGABILE PER LO STATO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">È
ben nota la consistenza del fenomeno dei cosiddetti idonei non beneficiari di
borsa di studio,<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">vale
a dire degli studenti che pur avendone i requisiti soggettivi, non riescono ad
avere la borsa per ragione di risorse insufficienti. È da domandarsi però se
alle origini del buco nero non sia anche un<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">fatto,
per dir così, culturale: vale a dire la debole percezione che nella coscienza
comune si ha del diritto allo studio universitario come diritto
costituzionalmente protetto. L’impressione alle volte è che, specie per quanto
attiene ai gradi più alti degli studi, non sia appieno avvertita la
inderogabile<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">doverosità
– e al tempo stesso il fondamentale interesse – della collettività nazionale di
rendere possibile la prosecuzione degli studi ai «capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi», secondo il dettato del terzo comma dell’art. 34 della
Costituzione. Sotto il primo profilo, il diritto allo studio di cui alla
disposizione costituzionale costituisce certamente una delle spettanze
riconducibili ai diritti fondamentali riconosciuti dalla Carta nell’art. 2,
cioè alla proiezione sul terreno del diritto positivo dell’idea di dignità
della persona umana. Giova notare al riguardo che l’espressione diritto allo
studio ha un duplice significato: uno sostanziale, vale a dire il diritto
all’istruzione, cioè la pretesa a quell’arricchimento di conoscenze che
favoriscono l’umanizzazione nonché il realizzarsi personale e sociale
dell’individuo; e uno strumentale, vale a dire la pretesa ad avere dalla
società le prestazioni relative al perseguimento di tale obbiettivo. La
dimensione strumentale del diritto allo <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">studio
si collega all’art. 3 della Costituzione, non solo laddove (primo comma)
afferma il principio di eguaglianza, senza distinzioni di condizioni personali
e sociali, ma anche e necessariamente laddove (secondo comma) pone il compito
della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che
limitano, di fatto, la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, con l’effetto di impedire
il pieno sviluppo della persona umana. Ma il diritto allo studio è anche un
fondamentale interesse della società, nella misura in cui pone il cittadino in
condizione di poter soddisfare i «doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale» (art. 2 Cost.); doveri tra cui quello «di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione
che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (art. 4,
secondo comma, Cost.). Dunque la tutela del diritto allo studio, anche di
quello universitario, non è un optional per lo Stato, ma rientra nei compiti
suoi propri, e inderogabili, di promozione dell’individuo e del corpo sociale.
(Fonte: G. Dalla Torre, universitas 142, dicembre 2016) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">DAVIGO: LA CORRUZIONE SI COMBATTE A COMINCIARE
DALL’EDUCAZIONE DEGLI STUDENTI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">«A
25 anni da </span>“<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Mani Pulite</span>”<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> è drammatico quanto poco sia cambiata la situazione e quanto sulla
corruzione peggiori la deriva dell’Italia nel panorama internazionale». Sono le
parole amare dette durante un incontro al Corriere della Sera da Piercamillo
Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati e uno dei giudici di
punta del pool </span>“<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Mani Pulite</span>”<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> con Antonio Di Pietro, Gerardo D’Ambrosio e Gherardo Colombo nei primi
anni 90. «L’Italia è un Paese corrotto a livelli diversi, finalità e modalità
diverse. È un Paese che sta morendo. C’è sfiducia, la gente non va più a
votare, espatria». Esistono soluzioni possibili di fronte a questo panorama
desolante? «Bisogna cominciare dalla scuola, educare i ragazzi. E introdurre
per la corruzione alcune norme che valgono per i mafiosi ... Molte leggi
possono avere su il nome dell’imputato». (Fonte: CorSera 13-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">ERASMUS. ITALIANI, QUARTI FRUITORI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dal
1987 al 2016 sono stati 633.200 gli italiani a partecipare al programma di
mobilità Erasmus tra studenti universitari (487.900), studenti di formazione
professionale (119.900), partecipanti a scambi giovanili (98.800), personale
docente e giovani lavoratori (126.000), e volontari (9.600). Dati che li
rendono, storicamente, i quarti maggiori fruitori delle diverse borse dopo
tedeschi (1.324.800), spagnoli (1.032.100), e francesi (980.900). Non è
possibile per la Commissione europea mappare «i gusti» di tutti nel tempo, ma
nella fotografia scattata nel 2015 gli italiani hanno rappresentato una delle
prime tre nazionalità negli atenei stranieri in Spagna e Malta (prima
nazionalità estera), Belgio, Francia ed Estonia (seconda), Austria, Germania,
Lussemburgo e Turchia (terza), mentre nello stesso anno gli atenei nazionali
hanno ospitato principalmente spagnoli, francesi e tedeschi, soprattutto nelle
università di Bologna, Milano (Politecnico) e Roma (Sapienza). (Fonte: E.
Bonini, La Stampa 26-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LA MINISTRA VORREBBE SEMPLIFICARE LE PROVE DEL TEST PER
L’ACCESSO A MEDICINA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Qualcosa
potrebbe cambiare per chi vuole studiare Medicina. A promettere prove più
accessibili è la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli che ha giudicato come
«urgente» semplificare le prove del test. In questo modo sarebbe superata
l'idea dell'ex ministra Stefania Giannini che aveva in mente di introdurre per
la Facoltà di Medicina il modello francese. Ovvero libero accesso a tutti, ma
con una soglia di sbarramento dopo alcuni esami, testando sul campo, e nei
primi anni di università, chi è portato o no alla professione. La Fedeli,
invece, pensa di introdurre - ma è ancora tutto da studiare - la possibilità di
sostenere le prove per via informatica presso le sedi universitarie, così come
si fa per l'accesso alle specializzazioni. (Fonte: Libero 28-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">TASSE UNIVERSITARIE. NOVITÀ NELLA LEGGE DI BILANCIO 2017
SU ESONERO E RIDUZIONE <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
legge di bilancio 2017 ha innovato la normativa sulle tasse universitarie,
superando e mandando in pensione il DPR n. 306/1997. La nuova disciplina
prevede che dal prossimo anno accademico (2017/2018) ogni singola università,
tramite l’approvazione di un regolamento interno, avrà la piena autonomia di
stabilire l’ammontare delle tasse di frequenza annuali, tenendo sempre conto,
ovviamente, dell’Isee della famiglia dello studente (o l’Isee personale dello
studente), e rispettando i cosiddetti parametri di equità e progressività. La
norma prevede l’esonero dal versamento delle tasse universitarie degli studenti
che abbiano contemporaneamente determinati requisiti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I
requisiti per avere <i>l’esonero dal
versamento delle tasse universitarie</i> sono: nel caso di iscrizione al primo
anno accademico, l’essere parte di un nucleo familiare con Isee pari o
inferiore a 13.000 euro; nel caso di iscrizione al secondo anno accademico,
l’avere ottenuto, entro il 10 agosto del primo anno di corso, almeno dieci
crediti formativi; nel caso di iscrizione agli anni successivi al primo,
l’avere conseguito nei dodici mesi precedenti la data del 10 agosto, almeno 25
crediti formativi; l’essere in corso o fuori corso di un solo anno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I
requisiti per avere la <i>riduzione
dell’importo delle tasse universitarie</i>: riguarda gli studenti che facciano
parte di un nucleo familiare con Isee compreso tra 13.000,01 e 25.000,00 euro.
In questo caso, tali studenti saranno tenuti a versare una tassa annuale pari o
inferiore all’8% della quota di Isee eccedente 13.000 euro. (Fonte: J.Garz, <a href="http://www.universy.it/"><span style="color: windowtext;">www.universy.it</span></a>
29-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNA NO TAX AREA PER GLI STUDENTI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">«Daremo
attuazione alla no-tax area, una zona franca di accesso gratuito all'università
per gli studenti che versano in condizioni economiche disagiate istituendo
anche le borse della Fondazione articolo 34 per studentesse e studenti delle
superiori più meritevoli e in condizioni di bisogno che intendano intraprendere
gli studi universitari». A confermarlo è il ministro dell’Istruzione, Valeria
Fedeli, parlando all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università di
Napoli Parthenope. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte:
IlSole24Ore 18-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">ALLA FINE DEL PERCORSO SCOLASTICO TROPPI SCRIVONO MALE IN
ITALIANO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
lettera che oltre 600 docenti universitari, accademici della Crusca, storici,
filosofi, sociologi e economisti hanno inviato al governo e al parlamento
chiede "interventi urgenti" per rimediare alle carenze dei loro
studenti: "È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso
scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a
esprimersi oralmente", si legge nel documento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">"Circa
i tre quarti degli studenti delle triennali sono di fatto semianalfabeti - si
legge tra i commenti dei docenti alla lettera -
È una tragedia nazionale non percepita dall’opinione pubblica, dalla
stampa e dalla classe politica. Apprezzo che finalmente si ponga il problema.
Ahimè, ho potuto constatare anch'io i guasti che segnalate, dal momento che il
mio esame è scritto e ne vengono fuori delle belle ... È francamente avvilente
trovarsi di fronte ragazzi che vogliono intraprendere la professione di
giornalista e presentano povertà di vocabolario, scrivono come se stessero
redigendo un sms, con conseguenti contrazioni di vocaboli, o inciampano sui
congiuntivi".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Un
altro docente invece spiega: "Fortunatamente si incontrano anche ragazzi
in gamba e preparati. Dedico ormai una buona parte della mia attività di
docente a correggere l'italiano delle tesi di laurea. Purtroppo l'insegnamento
di base, invece di concentrarsi su poche ed essenziali competenze, tende ad
ampliarsi e a complicarsi a dismisura, coi risultati che constatiamo. Le
maestre elementari - spesso bravissime e motivatissime - devono obbedire a un
sacco di circolari che le inducono a fare le assistenti sociali. La situazione,
poi, è resa oggettivamente problematica dalla latitanza di troppe famiglie, che
mandano a scuola bimbi incapaci di una normale convivenza". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dice
il filosofo Massimo Cacciari: «Chiariamo: la colpa non è degli studenti, né
degli insegnanti, ma di chi ha smantellato la scuola disorganizzandola.
L'impronta gentiliana è stata contestata e superata, ma nel momento in cui la
si è sostituita non si è lavorato in modo logico. In questo modo si sono
susseguiti una serie di provvedimenti senza alcun ragionato impianto pedagogico
e didattico. Sembra che l'unica cosa indispensabile sia professionalizzare, ma
non si vuole capire che alla base di ogni apprendimento ci sono le competenze
linguistiche. Se non si sa leggere non si sa affrontare un testo scientifico né
un libro di racconti. E se non si sa scrivere non si possono certo divulgare le
proprie idee». (Fonte: G. Adinolfi e C. Nadotti, R.it Firenze 04 e 05-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">9 SU 10 LICEALI S’ISCRIVONO ALL’UNIVERSITÀ, MA IL 14%
DELLE MATRICOLE SI PENTE DEL CORSO SCELTO</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Dopo
la maturità l’università è ancora la scelta privilegiata per i liceali. Lo
sancisce il Rapporto Almadiploma 2017, che segnala come l’89% dei giovani che
escono dal classico, dallo scientifico, dal linguistico o dal liceo delle
Scienze umane si iscriva a un corso di laurea. La percentuale scende al 51% per coloro che hanno in tasca un
diploma tecnico e al 26% per gli studenti freschi di maturità professionale. Il
Rapporto Almadiploma 2017 sottolinea che, però, tra coloro che si iscrivono a
un corso di laurea il 14% si pente dopo un anno. Il 6% sceglie di abbandonare e
l’8% cambia ateneo o percorso di studi. A iscriversi all’università sono
soprattutto coloro che provengono dai contesti più agiati e specialmente quanti
hanno almeno un genitore laureato. (</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="http://www.universita.it/rapporto-almadiploma-2017/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> 20-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">ROTTAMARE I TEST INVALSI SAREBBE UN ERRORE</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
Commissione cultura del Senato ha chiesto di non consentire alle università di
avvalersi dei risultati Invalsi, oltre che dei voti scolastici, per decidere
chi ammettere ai loro corsi. Per quale motivo impedire alle università di
osservare i risultati delle prove Invalsi, costringendole a utilizzare una parte
rilevante delle loro (scarse) risorse per organizzare test di ingresso
alternativi? Ha senso lamentarsi dei tagli ai fondi degli atenei, per poi
sprecarli in questo modo? Nel resto del mondo è normale che prove nazionali
multiple, analoghe a quelle Invalsi, vengano usate dagli atenei per decidere
quali studenti ammettere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Si
fa davvero fatica a trovare una logica in questo parere. Le università sono,
purtroppo, piene di studenti che dopo il primo anno si accorgono di aver fatto
scelte sbagliate. Per esempio, studenti che con voti di maturità stratosferici
si iscrivono a corsi di ingegneria, fisica e matematica dove non riescono a
superare neppure gli esami iniziali. Per altro verso, è lecito ipotizzare che
esistano studenti con elevate competenze logico matematiche, osservabili in un
test Invalsi, i quali a causa di un basso voto di maturità ottenuto in licei
stretti di manica, rinunciano alla carriera universitaria che sarebbe ideale
per loro. Il giudizio complessivo, ma soggettivo, dei professori è importante.
Altrettanto importante, però, è poter disporre di un giudizio oggettivo,
ancorché parziale, per comprendere in modo comparativo il livello di competenze
acquisite. Come nella valutazione diagnostica di un medico: servono misure
strumentali (termometro, pressione, esami del sangue), almeno quanto il fiuto
del bravo clinico. Aprire a tutti le porte dei corsi di medicina vuol dire
avere medici peggiori. Se chi non è portato per la matematica va a fare
l’ingegnere, saranno a rischio i ponti, le case e gli aerei che quell’ingegnere
costruirà. Per altro verso, il timore che i meno abbienti siano svantaggiati da
test uguali per tutti, come quelli Invalsi, è ingiustificato. Se mai vale il
contrario: in questi test si compete ad armi pari, perché non contano le
circostanze e neanche gli opportunismi che possono condizionare il giudizio dei
professori. (Fonte: A. Ichino, CorSera 11-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">VARIE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL GIOGO BUROCRATICO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE SI
APPLICA ALL’UNIVERSITÀ MA NON ALLA RAI <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">“No,
non è la BBC, ma è la RAI, la RAI TV!” diceva un famoso motivetto radiofonico.
Anche a noi universitari piacerebbe tanto poter tornare a lavorare ad armi pari
con i colleghi stranieri, liberandoci di tutta questa ottusa burocrazia.
Basterebbe un articoletto di legge di poche righe:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">“Al
fine di assicurare il pieno ed efficace svolgimento del ruolo istituzionale
delle Università e degli Enti di Ricerca, nel rispetto dei principi di
autonomia stabiliti dall’articolo 33 della Costituzione e specificati dalla
legge n.168 del 9 maggio 1989, NON si applicano alle Università statali e agli
Enti di Ricerca le norme finalizzate al contenimento di spesa in materia di
gestione, organizzazione, contabilità, finanza, investimenti e disinvestimenti,
previste dalla legislazione vigente a carico dei soggetti inclusi nell’elenco
dell’ISTAT di cui all’articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009,
n.196.”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nell’ultimo
decreto-legge “Milleproroghe” qualcosa di simile è stato fatto per la RAI,
azienda pubblica finanziata dal contribuente, che finora è stata esentata dal
giogo burocratico della Pubblica Amministrazione su spending review, appalti,
acquisti e assunzioni. Lo sarà per un altro anno grazie all’intercessione del
Governo (si veda l’Art. 6 D.L. 30 dicembre 2016, n. 244).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">C’è
da scommettere che il prossimo anno l’eccezione verrà prorogata di nuovo,
perché una cosa è sicura: se si applicassero alla RAI le norme della PA essa
fallirebbe in pochi mesi, incapace di reggere il confronto con la concorrenza
privata e internazionale. In questo labirinto burocratico la RAI non potrebbe
certamente garantire la continuazione del servizio pubblico. Anche l’Università
eroga un servizio pubblico ma, purtroppo, questo non viene percepito.
Purtroppo, a differenza della RAI, non interessa a nessuno se le stravaganti
norme che paralizzano la PA rendono l’Università incapace di reggere il
confronto con la concorrenza privata e internazionale. (Fonte: N. Casagli,
Roars 16-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LA FRODE SCIENTIFICA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
metodo scientifico non è soltanto un insieme di procedure e di regole astratte.
Contempla anche norme di comportamento, forse addirittura un “codice d’onore”
come pensava Karl Popper, ovvero: la trasparenza verso il resto della comunità
scientifica e verso la società, il rispetto delle evidenze e del giudizio dei
pari, la riproducibilità degli esperimenti, la disponibilità al fatto che altri
colleghi controllino ed eventualmente confutino i risultati raggiunti. Questa
etica scientifica si basa a sua volta su valori più profondi, come l’onestà
intellettuale e lo scetticismo sistematico. Lo scienziato corretto dovrebbe
insomma tenere a bada i suoi “pregiudizi di conferma” e non innamorarsi mai
troppo delle sue idee e teorie. L’effetto complessivo è quello di una libera
comunità di pari che apprendono dai propri errori e si auto-correggono
costantemente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Questi
buoni propositi si scontrano tuttavia con la realtà. Secondo diverse indagini
recenti, la frode scientifica è un fenomeno più frequente di quanto si
pensasse. Può darsi che la crescita delle segnalazioni e delle ritrattazioni di
articoli pubblicati sia dovuta all’aumento dei controlli, ma qualcosa lascia
pensare che il fenomeno sia realmente sottostimato. Come spiega Enrico Bucci in
“Cattivi scienziati” (Add Edizioni, Torino, 2015), la frode scientifica si divide
in tre categorie: la fabbricazione di articoli basati su dati falsi o inventati
da zero; la falsificazione o manipolazione intenzionale dei dati (soprattutto
aggiustando ad hoc immagini e statistiche) per avvalorare una tesi (magari
anche vera, ma sostenuta in modo metodologicamente scorretto); il plagio di
lavori altrui e l’auto-plagio, cioè il vizio di moltiplicare gli articoli sullo
stesso esperimento. Gli scienziati che barano non sono casi isolati, ma il
prodotto di meccanismi degenerativi che facilitano comportamenti scorretti e
che si stanno acuendo negli ultimi anni. Tra questi: l’eccessiva pressione a
pubblicare; la competizione fortissima in certi campi; il ritmo forsennato di
produzione dei lavori scientifici (due milioni circa pubblicati ogni anno); la
necessità di tenere sempre alta la visibilità mediatica sui propri risultati
per ottenere finanziamenti (trasformando sempre più spesso la comunicazione
della scienza in marketing); il business delle riviste scientifiche a pagamento
e delle riviste pirata; il senso di impunità derivante da scarsi controlli;
l’istinto difensivo delle comunità scientifiche stesse; la vorace ricerca di
citazioni per alzare i propri indici bibliometrici. (Fonte: T. Pievani, IlBo
10-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">COME INTENDERE LA CULTURA UMANISTICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’identificazione
tra cultura umanistica, creatività e mercato nega e soppianta la vera funzione
della vera cultura umanistica: che è l’esercizio della critica, la ricerca
della verità, la conoscenza della storia. «Il fine delle discipline umanistiche
sembra essere qualcosa come la saggezza», scrisse Erwin Panofsky nel 1944.
Essere umani – ha scritto David Foster Wallace nel 2005 – «richiede attenzione,
consapevolezza, disciplina, impegno e la capacità di tenere davvero agli altri
… Questa è la vera libertà. Questo è imparare a pensare. L’alternativa è
l’inconsapevolezza, la modalità predefinita, la corsa sfrenata al successo».
Formare gli italiani del futuro al marketing del ‘made in Italy’; indurli a
coltivare la scrittura creativa e non la lettura critica di un testo; levar
loro di mano i mezzi culturali per distinguere la verità dallo storytelling, o
per smontare le bufale che galleggiano in internet; annegare la conoscenza
storica in un mare di dolciastra retorica della bellezza: tutto questo significa
scommettere proprio sull’inconsapevolezza, sulla modalità predefinita, sulla
corsa sfrenata al successo. La cultura umanistica è un’altra cosa: è la
capacità di elaborare una critica del presente, di avere una visione del futuro
e di forgiarsi gli strumenti per costruirlo. (Fonte: T. Montanari, La
Repubblica 23-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL D.L. 382 DEL 13-01-17 VUOLE PROMUOVERE LA CULTURA
UMANISTICA NEGLI STUDENTI ASSEGNANDO UN RUOLO ANCHE ALL’AFAM MA DIMENTICANDO
L’UNIVERSITÀ <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
Decreto legislativo n. 382 del 13 gennaio 2017, reca “Norme sulla promozione
della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle
produzioni culturali e sul sostegno della creatività” nella scuola italiana.
Intento ottimo. Ma leggiamo l’art. 1 comma 3: “Per assicurare agli alunni e
agli studenti l’acquisizione delle competenze relative sia alla conoscenza del
patrimonio culturale e del valore del ‘Made in Italy’, le istituzioni
scolastiche sostengono lo sviluppo della creatività degli alunni e degli
studenti, anche connessa alla sfera estetica e della conoscenza storica,
tramite un’ampia varietà di forme artistiche, tra cui la musica, le arti dello
spettacolo, le arti visive, sia nelle forme tradizionali che in quelle
innovative”. Dicono gli inglesi: “A camel is a horse made by a committee” (un
cammello è un cavallo disegnato da un comitato). In questo caso il cammello è
venuto bulimico e sbilenco. Fuor di metafora: il testo affastella concetti che,
singolarmente presi, suonano lodevoli, ma sono eterogenei. La “conoscenza del patrimonio
culturale” implica il rapporto fra un soggetto e un oggetto; il “valore del
Made in Italy” è un dato merceologico; la creatività è tutt’altra cosa ancora,
e di sicuro non coincide con lo spontaneismo. Il legislatore intende che per
conoscere Petrarca, Verdi, Michelangelo (tutti Made in Italy come il Sangiovese
e il Gorgonzola) occorre essere creativi? Ossia praticare la “scrittura
creativa”, saper cantare “Va’ pensiero”, plasmarsi una propria Pietà Rondanini?
La sintassi è avventurosa: non si coglie il prima e il dopo; la coda del
cammello è slegata dal corpo. Cosa s’intende con “lo sviluppo della creatività,
anche connessa alla sfera estetica e della conoscenza storica”? Che per
sviluppare la creatività occorre conoscere le forme storiche delle arti?
Sacrosanto. Ma il decreto, per com’è formulato, lo consente? Per la musica non
ricorre mai il sintagma “storia della musica” (mentre è prevista, art. 3, la
“conoscenza della storia dell’arte”). Sembra che, per l’arte dei suoni, alla ministra
importi solo il far musica, la “pratica musicale”. La Fedeli pensa che la
storia della musica sia il raccontino nozionistico, i 20 figli di Bach, la
sordità di Beethoven, gli amori di Madonna (la pop star)? Vorrei
tranquillizzarla: non è così. La storia della musica si occupa di “oggetti di
conoscenza”, antichi o contemporanei, radicati nella storia e nella cultura: vi
si accede mediante l’ascolto riflessivo. Se da un lato in musica c’è il “fare”
– cantare o suonare uno strumento – dall’altro non può non esserci “il conoscere”.
Non è tutta colpa della ministra. In fondo, se insiste sulla “pratica musicale”
e scorda la “Storia della Musica”, è in buona compagnia. Gli intellettuali
italiani – molti musicalmente analfabeti – alimentano da sempre il luogo comune
che la musica è un linguaggio riservato a chi “la fa”. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: G. La Face, Roars 08-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LA DIMENSIONE IDENTITARIA DA ESORCIZZARE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Gli
orientamenti prevalenti nei mass media, nell’opinione «illuminata»,
nell’intellettualità più influente, nell’intrattenimento colto ma anche in
molti sistemi scolastici (basti pensare ai programmi delle scuole italiane) si
sono abituati a considerare la dimensione identitaria come una dimensione da
esorcizzare. L’identità è apparsa qualcosa che legando al passato avrebbe
portato con sé qualcosa di oscuramente atavico. Qualcosa che avrebbe condotto
inevitabilmente al pregiudizio etnico, ad una compiaciuta autarchia culturale
ostile al progresso, all’esclusione più o meno persecutoria di ogni diversità.
Ha avuto in tal modo via libera una modernità culturale tanto superficiale
quanto pervasiva, indifferente quando non ostile verso ogni valore consolidato.
</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: E.
Galli Della Loggia, CorSera 09-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNA MARCIA PER LA SCIENZA</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
questi giorni, gli scienziati degli Stati Uniti hanno deciso di unirsi per
organizzare una grande Marcia per la Scienza (#ScienceMarch, @ScienceMarchDC).
Altri hanno seguito il loro esempio in tante altre parti del mondo e ora anche
qui, in Italia (@ScienceMarchIT), vogliamo aggiungerci alle centinaia di migliaia
di persone che hanno già aderito all’iniziativa. Il 22 aprile 2017, lo stesso
giorno in cui si terrà a Washington e ovunque nel mondo. La March for Science è
una celebrazione collettiva della passione per la scienza, realizzata da tutte
le cittadine e i cittadini; è anche un richiamo comune a supportare e tutelare
i metodi scientifici e chi opera nell’ambito della ricerca. Gli ultimi
cambiamenti nell’ambito delle politiche riguardanti la ricerca negli Stati
Uniti hanno creato serie preoccupazioni tra gli scienziati; l’incredibile e
immediata esplosione di solidarietà ha dimostrato quanto quelle preoccupazioni
siano largamente condivise in tutto il pianeta. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(<a href="https://twitter.com/ScienceMarchIT">Fonte</a> 27-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’INVENTORE DELL’IMPACT FACTOR, EUGENE GARFIELD, È
SCOMPARSO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">«<i>The use of journal impacts in evaluating
individuals has its inherent dangers. In an ideal world, evaluators would read
each article and make personal judgements</i>». </span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">A dirlo era proprio l’inventore
dell’impact factor, Eugene Garfield, recentemente scomparso il 26 febbraio
scorso. Aveva costruito il suo citation index per offrire alle biblioteche uno
strumento per selezionare le riviste da mettere a disposizione dei propri
utenti. Nel corso del tempo l’impact factor è stato utilizzato per la
valutazione di sistemi, gruppi, istituzioni e singoli ricercatori,
allontanandosi molto dalle motivazioni per cui era stato creato. Nonostante sia
stato oggetto di critiche feroci e causa di comportamenti spesso poco etici da
da parte di editors di riviste, o di ricercatori, l’IF viene ancora utilizzato
in alcune aree disciplinari e anche dall’ANVUR. (Fonte: Red.ne Roars 01-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ.IT <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIBO. LA RICERCA AL TOP, 11 SU 14 AREE DISCIPLINARI SUL
PODIO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L'Alma
Mater è al top nella ricerca in 11 aree disciplinari su 14, dall'area medica,
economica, politico-sociale a quella umanistica. Non compare al top nelle
Scienze matematiche e informatiche, fisiche, chimiche e biologiche e in Scienza
della terra. È il rapporto ANVUR che giudica la qualità della ricerca
analizzando i lavori scientifici presentati da docenti e ricercatori nel
quadriennio 2011-2014. Ecco dove si posiziona l'Alma Mater per aree: Bologna è
prima, tra gli Atenei di medie dimensioni, in Architettura e Ingegneria civile;
l'Alma Mater è seconda, tra i grandi atenei, nelle Scienze agrarie e
veterinarie (dopo Padova, prima di Torino), in Ingegneria industriale e
dell'informazione (dopo Padova, prima della Federico II di Napoli), nell'area
10 delle Scienze dell'antichità, filologico, letterarie e storico artistiche
(dopo Ca' Foscari); nelle Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche (dopo
Torino); Scienze giuridiche (dopo
Milano); Scienze economico- statistiche (prima è la Bocconi, terza è Milano
Bicocca); Scienze politiche e Sociali (dopo Milano, prima di Torino). (Fonte:
I. Venturi, La Repubblica Bologna 22-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIBO. IL DECENTRAMENTO IN ROMAGNA. IL MULTICAMPUS, LA
PIÙ GRANDE OPERAZIONE DI DECENTRAMENTO TRA LE UNIVERSITÀ IN ITALIA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Le
prime facoltà a nascere furono a Forlì, anno 1989: la Scuola Interpreti e
Scienze politiche internazionale. Poi arrivarono Psicologia e Architettura a
Cesena, la seconda facoltà di Ingegneria a Forlì, Beni culturali a Ravenna, lo
sviluppo nei primi anni '90 di economia del turismo e moda a Rimini. L'anima
originaria del multicampus, la più grande operazione di decentramento tra le
università in Italia, sancito con un accordo di programma col Ministero
dell'università, dopo che uscì nel '96 la legge sul decongestionamento dei
grandi atenei, in 28 anni ha cambiato volto e pelle: dai poli
didattico-scientifici agli attuali campus, dalle Facoltà ai Dipartimenti, uno
solo per sede: Beni culturali a Ravenna, Architettura a Cesena, Interpretariato
a Forlì sino all'ultimo nato a Rimini in Scienze per la qualità della vita, che
tiene insieme 50 professori di discipline diverse, dalla moda alla medicina,
dal cinema alla giurisprudenza, dai chimici ai geografi. E tante sfide e
vocazioni specifiche, tra cui economia e ingegneria aerospaziale a Forlì, giurisprudenza
e ingegneria edile (ora in difficoltà) a Ravenna, informatica e agroalimentare
a Cesena. Uno sviluppo sostenuto da consorzi, fondazioni e dagli enti locali.
«La Romagna sperava di portare a casa qualcosa di più» dalla revisione dello
Statuto d’ateneo, dice Lanfranco Gualtieri, presidente della Fondazione
Flaminia. «Invece le prime bozze che volevano la nascita di più dipartimenti
nei campus si sono perse per strada». La sfida è sempre quella: radicare la
ricerca, per tenere stretti i docenti in quello che oramai è un altro ateneo:
700 professori e ricercatori, quasi 20mila studenti, immatricolazioni in
crescita. (Fonte: I. Venturi, La Repubblica Bologna 01-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIBO. NUOVO DOTTORATO IN DATA SCIENCE AND COMPUTATION</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
nuova scuola di dottorato in Data Science and Computation è stata attivata
dall’Università di Bologna e dalla Fondazione Golinelli. Il progetto, che è
stato approvato dal Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione
dell’Alma Mater, punta su Big Data e industria 4.0. La scuola, della durata di
quattro anni, avrà sede presso l’Opificio Golinelli, a Bologna, e conterà su
più di 20 borse. Il bando uscirà entro aprile, mentre i dottorandi inizieranno
a lavorare in autunno con docenti provenienti dagli Enti che hanno contribuito
al progetto, cioè Politecnico di Milano, Cineca, CNR, Istituto nazionale di
fisica nucleare, Istituto Italiano di Tecnologia e Isi Foundation. Il dottorato
sosterrà la ricerca anche in ambiti significativi per le attività del Data
Center del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, che
avrà sede a Bologna. (Fonte: Corriere di Bologna 07-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL DATA CENTER EUROPEO PER LA RICERCA SUL CLIMA (ECMWF)</span></b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> <b>AVRÀ SEDE A BOLOGNA</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Bologna
sarà la sede del data center del centro meteo europeo (Ecmwf), organizzazione
intergovernativa di 34 Paesi che fornisce previsioni meteorologiche e
climatiche a medio termine, informazioni strategiche sia per l’uso civile
(dall’aeronautica alla protezione idrogeologica) sia per la difesa nazionale,
che sganciano finalmente l’Italia dalla totale dipendenza dall’estero per le
previsioni numeriche sull’atmosfera. «Una grandissima notizia e un’enorme
soddisfazione per l’Italia, l’Emilia e Bologna», così il ministro dell’Ambiente
Gian Luca Galletti ha commentato il verdetto arrivato dal Council dell’European
centre for medium-range weather forecasts, riunitosi in seduta straordinaria a
Reading (attuale sede del centro meteo, 40 miglia a ovest di Londra) per
decidere la nuova casa dei super-computer che conterranno ed elaboreranno la
mole enorme di dati e informazioni sul clima europeo per i prossimi 30 anni. A
ospitare il data center sarà il Tecnopolo di Bologna, in via di costruzione
nell’area dell’ex Manifattura tabacchi: 9mila metri quadrati, ampliabili fino a
20mila, nella prima periferia del capoluogo, connessi alla rete
scientifico-universitaria Garr, con un impianto Terna in grado di garantire
subito 10 MW di potenza raddoppiabili; con la rete in fibra ottica Lepida che
assicura subito una capacità di 60 Gbps, in una posizione geografica strategica
rispetto al resto dell’Ue per i collegamenti ad alta velocità via ferro e via
aria. Nella legge di bilancio 2017 è già previsto uno stanziamento di 50
milioni di euro in tre anni (articolo 1, comma 606) per l’infrastrutturazione
del progetto. «Da qui a giugno verranno definiti gli aspetti tecnici legati al
cosiddetto “accordo di sede”, che ratificherà l’arrivo sotto le Due Torri della
struttura», precisa il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano
Bonaccini, rimarcando che a vincere à stato «il gioco di squadra tra
istituzioni, università, centri ricerca». (Fonte: I. Visentini, <a href="http://www.ilsole24ore.com/"><span style="color: windowtext;">www.ilsole24ore.com</span></a>
02-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">POLIMI. UN CAMPUS CONGIUNTO CON TSIN-GHUA UNIVERSITY DI
PECHINO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
campus congiunto italo-cinese (o, meglio, sino-italiano) nascerà in Bovisa
grazie all'accordo d'intesa siglato di recente tra il Politecnico di Milano e
Tsin-ghua University di Pechino. Il campus, che vedrà la sua futura creazione e
sarà operativo nel 2018, avrà come obiettivo principale di rispondere alla
crescente esigenza di rafforzare i rapporti economici e gli scambi nel settore
artistico e del design tra Italia e Cina. Il Politecnico, da anni attivo con
scambi di studenti e di docenti con la Cina (circa 150 ogni anno), con questo
nuovo campus (che sarà luogo di confronto e di iniziative di ricerca e
innovazione congiunte che coinvolgeranno, in particolare, dottorandi e
ricercatori) intende pertanto incrementare il suo ruolo di hub internazionale
per il sistema industriale italiano nel settore del design e della tecnologia,
decisamente strategico per il Paese. (Fonte: IlSole24Ore 30-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIMI. LA NUOVA FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA PRONTA
PER LA PRIMAVERA 2018 <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
costruzione nell’area di cascina Codazza a Lodi della nuova facoltà (o
dipartimento) di Medicina veterinaria dell'Università Statale di Milano
procede, anche se l'iniziale previsione di aprire il prossimo anno accademico
pareva troppo ottimistica e il termine è stato spostato di un anno, al ciclo di
studi 2018-2019. 57 milioni di euro complessivi di investimento distribuiti fra
ateneo, Regione ed enti locali. A confermarlo, il direttore generale
dell'università, Walter Bergamaschi: «La consegna del campus è prevista,
secondo gli ultimi accordi con le aziende appaltatrici, per la primavera del
2018. È possibile che alcuni edifici entrino in funzione anche prima, ad
esempio l'ospedale veterinario per piccoli animali». Sarà dunque il 2018 l'anno
chiave per la facoltà milanese dopo 225 anni di storia (prima della fondazione
della Statale esisteva già come Scuola superiore di Veterinaria), con il
trasloco dal complesso di via Celoria nella nuova sede di Lodi progettata
dall'architetto giapponese Ken-go Kuma. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: F. Gastaldi, CorSera Milano 03-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIMOL. HA OTTENUTO LA VALUTAZIONE PIÙ ALTA TRA LE
PROPOSTE PER DOTTORATI INNOVATIVI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
Direzione generale per il coordinamento, la promozione e la valorizzazione
della ricerca – Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca del
Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – ha approvato, in
funzione delle valutazioni effettuate dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di
Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), la graduatoria finale<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">relativa
al bando PON R&I Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione
“Dottorati innovativi a caratterizzazione industriale”. Tra le proposte di
tutti gli Atenei italiani, l’Università degli Studi del Molise ha ottenuto la
valutazione più alta. È il primo Ateneo, con punteggio 91. (<a href="http://attiministeriali.miur.it/anno%C2%AD2017/gennaio/dd%C2%AD25012017.aspx"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: MIUR gennaio 2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UE. ESTERO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">THE TEACHING SURVEY 2017: RESULTS AND
ANALYSIS<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">Teaching is a
major source of satisfaction for university lecturers despite growing frustration
with heavy administrative loads and badly prepared students who moan about
their marks. These are some of the conclusions that can be drawn from Times
Higher Education’s first major survey of university staff’s attitudes towards
teaching.</span><span lang="EN-US"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">Over several months in 2016, some 1,150 higher education
staff – of whom 90 per cent are academics – gave us their views on the joys and
day-to-day challenges of teaching at university. About 85 per cent of
respondents came from more than 130 UK institutions, but staff from various
other regions also took part, including the US, Canada, Australia, Europe and
Asia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">While many
university staff rate teaching as highly as research, many wonder if their
university feels the same way: 55 per cent of academics and 63 per cent of
administrators agree that research is valued more highly than teaching by their
institution, while 30 per cent of academics and 28 per cent of administrators
disagree. (February 16, 2017)<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-DNTUDPNUQaQ/WMrcJnMalQI/AAAAAAAAQ20/L_xpLJ1s2JUfrRleULNA1zc9GuOAUHDnwCLcB/s1600/THE%2Bteachin%2Ban%2Bd%2Bresearch%2B07-03-17.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="403" src="https://2.bp.blogspot.com/-DNTUDPNUQaQ/WMrcJnMalQI/AAAAAAAAQ20/L_xpLJ1s2JUfrRleULNA1zc9GuOAUHDnwCLcB/s640/THE%2Bteachin%2Ban%2Bd%2Bresearch%2B07-03-17.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">Download the
full results of the THE Teaching Survey 2017:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="https://www.timeshighereducation.com/features/the-teaching-survey-2017-results-and-analysis"><span style="color: windowtext;">https://www.timeshighereducation.com/features/the-teaching-survey-2017-results-and-analysis</span></a></span><span lang="EN-US"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UN GIOVANE SU TRE, SECONDO UNO STUDIO DELL'UNESCO, FREQUENTA
L'UNIVERSITÀ. PIÙ DEL DOPPIO DI VENT'ANNI FA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L'ultimo
report scientifico dell'Unesco, "Towards 2030" - 800 pagine, 46
collaboratori in cinque continenti, lavoro chiuso nel dicembre 2016 -, descrive
la strada dell'accesso alla conoscenza superiore come un'autostrada a sei
corsie che i governi più consapevoli, molti nel Sud Est asiatico, intendono far
percorrere alla gioventù. Nel 1996, nel mondo, il 14% dei ragazzi tra i 18 e i
24 anni, frequentava un ateneo, oggi gli "universitarians" sono il
32%. Vent'anni fa cinque Paesi avevano almeno metà dei giovani chini nei
dipartimenti, oggi gli Stati con questo primato sono 54, un terzo di quelli che
aderiscono all'Onu. In Corea del Sud - nazione insieme alla Finlandia in cima a
tutti i ranking scolastici - quasi il 70% dei 30-34enni è laureato. E in quella
fetta di mondo orientale, da vent'anni emergente, la convinzione che il
riscatto sociale e la battaglia globale si giochino innanzitutto studiando si
vede negli investimenti pubblici. La Malesia ha pianificato di diventare il
sesto approdo assoluto per studenti internazionali a partire dal 2020, e per
quell'anno il governo vietnamita punta ad avere 20.000 dottorati universitari
in più. In Cina 9,5 milioni di giovani ogni anno devono affrontare il gaokao, l'esame
di ammissione necessario per entrare all'università: dura nove ore in un lasso
di due giorni. L'università più internazionalizzata al mondo è la China Medical
University di Taiwan: il 93,9% dei suoi lavori è pubblicato in collaborazione
con altri atenei. (Fonte: C. Zunino, La Repubblica 13-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">PER I RICERCATORI POSTDOTTORATO 218 MILIONI DI EURO DI
CONTRIBUTI MSCA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
Commissione europea ha annunciato i risultati del bando di gara lanciato nel
2016 per i finanziamenti di ricerca post-dottorale delle Azioni
Marie-Skłodowska-Curie (MSCA), nel quadro del programma UE Orizzonte 2020. A
quasi 1.200 ricercatori di eccellenza, in grado di apportare un grande impatto
sulla nostra società e sulla nostra economia, andranno sovvenzioni per un
importo complessivo di oltre 218 milioni di euro. Nel novembre 2016 le azioni
MSCA hanno celebrato 20 anni di attività tesa a premiare l’eccellenza tramite
il sostegno alle risorse umane impegnate sul fronte della ricerca e
dell’innovazione. Anche se non sono disponibili risorse sufficienti per
finanziare tutte le candidature di punta, per la prima volta anche le
candidature per Borse di studio individuali (IF) che – pur non rientrando nei
progetti finanziati – hanno ottenuto un punteggio pari o superiore all’85 %,
riceveranno un marchio di eccellenza. (Fonte: Agenpress 30-01-17; </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="http://www.notiziariofinanziario.com/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">www.notiziariofinanziario.com</span></a></span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> 20-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">QUALI SONO GLI ATENEI IN GRADO DI SFORNARE IL MAGGIOR
NUMERO DI START UP DI SUCCESSO? <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
questa speciale classifica non sorprende trovare ai primi posti gli Stati
Uniti. Dalle cui università negli anni sono venuti fuori colossi come Facebook,
il popolare social network creato da Mark Zuckerberg quand’era ancora uno
studente di Harvard. Ma è un altro ateneo a stelle e strisce, secondo un
recente studio condotto da Sage, a dominare la graduatoria. Stiamo parlando di
Stanford, che vince nettamente, dimostrandosi l’università più capace di
coltivare i talenti. I fondatori di start up la cui valutazione è superiore al
miliardo di dollari che hanno frequentato questo ateneo sono ben cinquantuno.
Quattordici in meno sono quelli provenienti da Harvard (37), mentre i creatori
di imprese “unicorno” – così sono definiti in gergo gli start up con
valutazioni a nove zeri – provenienti dalla University of California sono
diciotto. Il quarto posto della classifica degli atenei che hanno sfornato il
maggior numero di start up miliardarie spetta all’Indian Institute of
Technology di Nuova Delhi, un insieme di 23 istituzioni, che ha avuto tra i
propri studenti 12 startupper di successo. Un gradino più in basso si torna in
America: qui, infatti, troviamo il MIT di Boston. L’Europa, invece, è staccata.
La prima università del Vecchio continente in graduatoria è Oxford, che si ferma
al settimo posto con le sue 8 start up unicorno. In classifica ci sono anche il
francese Institut européen d’administration des affaires e la tedesca Otto
Beisheim school of management. Nessuno spazio, invece, per le università
italiane. (Fonte: universita.it 31-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ EUROPEE CONVENIENTI PER LE RETTE E/O PER IL
COSTO DELLA VITA <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
molti Paesi europei si può frequentare l’università spendendo davvero poco. Tra
tasse molto basse o addirittura assenti, varie forme di sostegno economico agli
studenti e affitti abbordabili, ecco dove si può prendere una laurea low cost.
In Germania, per esempio, c’è la Humbdolt Universitat di Berlino. Un ateneo che
è molto più che low cost: è totalmente gratuito. In generale tutte le
università tedesche hanno tasse simboliche o addirittura pari a zero. Tra
quelle in cui si studia gratis ci sono Free University Berlin, Berlin Technical
University, Technical University of Munich e University of Hamburg. In Polonia
le tasse non sono propriamente low cost (si può arrivare anche a quasi 4mila
euro annui), ma un po’ dappertutto – compresa la capitale, Varsavia – si può
vivere e studiare spendendo in tutto meno di 400 euro al mese. Tra i paesi
europei in cui studiare è low cost ci sono anche i Paesi Bassi. I corsi universitari
sono tenuti per lo più in inglese e sono presenti numerose e importanti forme
di sussidio. In Belgio, poi, ci sono delle agevolazioni specifiche per i
cittadini europei. Così, se gli stranieri extracomunitari possono arrivare a
pagare oltre 3.800 euro all’anno, per gli studenti dell’UE le tasse si riducono
notevolmente, attestandosi tra i circa 600 e i circa 800 euro annuali. E tra le
nazioni europee nelle quali l’università è low cost ci sono pure Spagna e
Francia. Nel primo caso sono bassi sia le tasse che il costo della vita. Nel
paese transalpino, invece, le rette universitarie sono decisamente più che
abbordabili, anche se gli affitti e le altre spese non sono di certo
particolarmente contenuti. Infine l’Austria. Forse non sarà un paese in cui il costo
della vita è particolarmente basso, ma di certo lo sono le tasse universitarie:
appena 360 euro l’anno. (Fonte: universita.it 17-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">CONVERGENZE PER UNA NUOVA POLITICA ESTERA DELL’UNIVERSITÀ
ITALIANA IN USA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Una
nuova politica estera dell'università italiana debutta a Washington, esordendo
con lo sbarco di 35 atenei presso l'ambasciata italiana nella capitale
federale. In quella sede, ospiti dell'ambasciatore Varricchio, i rettori e i
loro delegati, incontreranno decine di omologhi statunitensi. Saranno tre
giorni di incontri, accuratamente preparati. La finalità è semplice: candidare
il nostro Paese a una partnership più forte con le università americane.
Attenzione: i legami con gli Usa nell'ambito della ricerca sono già molto
robusti. In quindici anni (2000-2014) gli scienziati italiani hanno prodotto
quasi 280.000 articoli in collaborazione con autori stranieri. Il 12,6 % di
questi è con studiosi Usa; molti, molti meno con francesi (7,2%) o tedeschi
(7,4%). E invece nell'ambito della formazione che i numeri sono molto
insoddisfacenti. È vero che nel 2015 l'Italia ha concesso oltre 16.000 visti a
universitari statunitensi per venire a studiare in Italia. Sicché risultiamo,
dopo il Regno Unito, la destinazione di studio più scelta al mondo dagli studenti
Usa. Ma poi, nella stragrande maggioranza, questi ragazzi non seguono corsi di
università italiane. Rimangono isolati nelle più o meno dorate residenze di cui
gli atenei del loro Paese dispongono qui e là nella Penisola. Così, sempre nel
2015, si sono iscritti negli Stati Uniti, ai vari livelli accademici, oltre
5.000 studenti italiani; mentre gli iscritti di cittadinanza americana in
Italia sono stati meno di cento. Serve una politica integrata di promozione. Ma
la buona notizia è che questa politica è ora delineata e farà le sue prime
prove nel corso del 2017. Si parte, appunto, da Washington. L'evento è
scaturito dalla collaborazione tra la nostra rappresentanza negli USA e la
CRUI. Ma una task force è al lavoro da qualche mese per implementare una strategia
condivisa ed efficace. E guidata congiuntamente dal MIUR e dal Ministero degli Affari esteri, ed è
orchestrata dal direttore generale per la promozione del sistema Paese, De
Luca. Il fatto nuovo che consente la svolta è uno solo. Le forze che prima si
muovevano in ordine sparso ora convergono. (Fonte: F. Rugge, CorSera 23-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UK. POSSIBILI CONSEGUENZE DELLA HARD BREXIT<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
primo ministro britannico Theresa May ha finalmente rotto gli indugi: sarà Hard
Brexit. La decisione di troncare di netto le relazioni con l’Unione Europea,
però, rischia di pesare sull’economia del Regno Unito. E, in maniera non
trascurabile, perfino sulle casse delle università. Per gli atenei britannici,
infatti, potrebbero arrivare tempi di magra, con perdite in termini di minori
ricavi derivanti dalle attività di ricerca pari a quasi 2 miliardi l’anno. E
sarebbero a rischio anche 19mila posti di lavoro. La ragione di queste
previsioni sta nel fatto che, lasciando l’UE, verrebbero a mancare i fondi per
la ricerca che gli organismi europei concedono annualmente al Regno Unito. I
quali mediamente generano un ritorno pari a 1,86 miliardi di sterline. Oltre
alle risorse che sparirebbero, a seguito della Hard Brexit le università
potrebbero trovarsi anche a dover spendere di più per il reclutamento di
ricercatori e docenti provenienti dai paesi membri dell’Unione Europea, a causa
dei maggiori ostacoli burocratici che subentreranno. Inoltre, c’è il rischio di
una minore attrattività che le università d’Oltremanica potrebbero avere per
gli studenti europei. Attualmente la Gran Bretagna è una delle mete favorite
dagli studenti internazionali, ma una scelta radicale come l’Hard Brexit
potrebbe cambiare le cose. Germania, Francia, Irlanda e Italia sono nella top
ten per numero di studenti iscritti a un ateneo britannico (con un totale di
oltre 47mila iscritti), ma non è detto che la perdita dei benefici derivanti
dall’essere cittadini UE non abbia un impatto sulle scelte dei giovani di
questi paesi. E quello degli studenti internazionali è un business con un giro
d’affari complessivo di 30 miliardi di sterline annue. Che rischia di
ridimensionarsi. (Fonte: universita.it 20-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UK. UNIVERSITÀ
INGLESI STAREBBERO PRENDENDO IN CONSIDERAZIONE L'APERTURA DI FILIALI IN EUROPA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nei
giorni scorsi il Telegraph ha svelato che diverse università inglesi starebbero
prendendo in considerazione l'idea di aprire filiali in Francia. La prima
potrebbe essere la più antica e prestigiosa del Regno Unito: Oxford. Nei giorni
scorso, secondo quanto riporta il quotidiano britannico, i vertici
dell'Università avrebbero incontrato rappresentanti
istituzionali francesi. L'idea è quella di costruire un nuovo campus a Parigi
in cui ricollocare interi corsi universitari e laboratori di ricerca. Da tempo
gli accademici britannici ripetono che l'uscita dall'Unione Europea per la
formazione e la ricerca inglese potrebbe essere un disastro senza precedenti.
Dal punto di vista delle collaborazioni internazionali e dell'attrattività, ma
soprattutto a causa del prosciugamento del flusso dei finanziamenti dalI'Ue.
Che sono tutt'altro che trascurabili: circa 2 miliardi e mezzo di euro l'anno.
A cui ora i sudditi di Sua Maestà non vogliono rinunciare. L'apertura di
filiali in Europa potrebbe essere l'uovo di Colombo per mantenere la ricerca
britannica in Europa, mentre il regno coltiva il suo splendido isolamento.
(Fonte: A. Michienzi, Pagina99 25-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UK. NOVE UNIVERSITÀ SU DIECI IMPORREBBERO RESTRIZIONI A
IDEE, LIBRI, ORATORI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Un
sondaggio della rivista libertaria Spiked ha rivelato che nove università
inglesi su dieci impongono restrizioni a idee, libri, oratori. Il "Russell
Group", che raccoglie le università più prestigiose d'Inghilterra, è
quello più attivo nella censura di idee ostili. L'Università di Aberystwyth, nel
Galles, ad esempio ha bandito dai suoi locali la Bibbia. La Sacra scrittura
sarebbe "inadeguata all'ambiente multiculturale dell'ateneo". Si
spiana la strada all'ignoranza, conclude Scruton, filosofo. Gli studenti della
Scuola di studi orientali e africani dell'Università di Londra (Soas) hanno
appena chiesto di bandire Platone e Kant, Aristotele e Arendt, Socrate e
Sartre. Hanno una grave "colpa", questi filosofi: sono bianchi,
quindi sarebbero esponenti del "colonialismo" che andrebbe espulso
dalle istituzioni accademiche. "Le nostre menti sono colonizzate", ha
detto al Guardian Deborah Johnston, direttrice del dipartimento Insegnamento
della scuola che vuole bandire i classici della filosofia occidentale. Vogliono
più Frantz Fanon, quello dei "dannati della terra", e meno Cartesio.
"Newsnight" della Bbc ha dibattuto se "le università dovrebbero
astenersi dall'insegnare i filosofi occidentali". "They Kant be
serious", ha titolato il pugnace Daily Mail sull'università che vuole
proibire il filosofo tedesco. Conclude Scruton: "Sarei proprio curioso di
capire cosa vedano di colonialista nella 'Critica della ragion pura’ di
Immanuel Kant". (Fonte: Il Foglio 25-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UK. I MASCHI BIANCHI WORKING CLASS IN POCHISSIMI SI
ISCRIVONO ALL'UNIVERSITÀ<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nelle
scuole statali inglesi ad abbassare la media del rendimento sono i maschi
bianchi working class. Sono loro i fanalini di coda, ultimi nelle classifiche
per rendimento, ultimi anche in fatto di ambizione: pochissimi si iscrivono
all'università. L'ateneo di Oxford si propone adesso di aiutarli con una scuola
estiva che mira a migliorare le loro prestazioni scolastiche incoraggiandoli a
studiare di più e ad appassionarsi a nuove materie. «Stando alle nostre
ricerche sono vittime di un doppio svantaggio - ha spiegato un portavoce del
Sutton Trust, una charity per la mobilità sociale - La povertà della famiglia e della comunità in
cui abitano li rende il gruppo che ha meno possibilità di continuare gli studi
oltre i 16 anni: solo il 29% rimane a scuola rispetto al 45% dei maschi che
abitano in zone più ricche e al 68% di quelli che provengono da famiglie più
facoltose». (Fonte: P. De Carolis, CorSera 03-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">USA. IL POSTDOC NON CONVIENE A CHI SCEGLIE DI LAVORARE
FUORI DAL MONDO ACCADEMICO<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Siamo
negli Stati Uniti e a porsi la domanda è uno dei tanti giovani ricercatori,
freschi di PhD in discipline biomediche, che deve decidere se approfondire le
sue conoscenze con un postdoc oppure buttarsi nel mondo del lavoro equipaggiato
“solo” con un dottorato. Il previdente scienziato vorrebbe sapere, cioè, se il
tempo e il denaro necessari per allungare di una riga il suo curriculum vitae
grazie a quel titolo in più sono o no un buon investimento. La risposta arriva
da uno studio pubblicato su Nature Biotechnology che, in estrema sintesi, dà
questo consiglio: per tutti coloro che non vogliono diventare professori
universitari di ruolo il postdoc non conviene. Economicamente parlando, perché
è da questa prospettiva che è condotto lo studio, la seconda specializzazione
non garantisce alcun vantaggio a chi sceglie di lavorare fuori dal mondo
accademico. Anzi. In confronto ai colleghi che hanno iniziato la carriera
lavorativa subito dopo il PhD, i ricercatori plurititolati assunti in
un’azienda hanno in media minori entrate economiche. Ecco perché. Il sacrificio
finanziario comincia durante il postdoc: il tipico percorso di studi successivo
al dottorato in biomedicina dura all’incirca 4 anni e mezzo durante i quali la
retribuzione è di 45 mila dollari l’anno. Chi, dopo il PhD, va direttamente a
lavorare arriva invece a guadagnare quasi il doppio (75 mila dollari l’anno).
Secondo questi calcoli gli impiegati con un postdoc che entrano in azienda ci
mettono otto, nove anni per colmare le perdite economiche di partenza. (Fonte: <a href="http://www.healthdesk.it/"><span style="color: windowtext;">www.healthdesk.it</span></a>
25-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">USA. PRESTITI STUDENTESCHI ALLE STELLE MINACCIANO LO
SCOPPIO DI UNA BOLLA SPECULATIVA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Secondo
l’economista francese Jacques Sapir l’aumento sconsiderato dei prestiti
elargiti agli universitari americani negli ultimi anni toccherebbe un livello
prossimo a quello raggiunto dai mutui subprime, responsabili della crisi
finanziaria del 2008. L’esplosione della bolla speculativa è più di un
presagio. Per Sapir, sono tre le ragioni che sottostanno all’accumulo sconsiderato
di prestiti (debiti) studenteschi: la dipartita dello Stato come finanziatore
degli studi universitari; il crollo dei salari registrato nell’ultimo
quarantennio; l’aumento consequenziale delle domande d’iscrizione al College.
La commistione di questi tre aspetti ha favorito forme di finanziamento privato
creando un mercato del “prestito studentesco”, proprio come avvenne con i mutui
a tasso variabile sulle abitazioni nel 2008. Il risultato? Cresce il numero di
studenti incapaci, perché disoccupati o mal pagati, di rientrare dai prestiti
contratti con la banche. Secondo le stime portate alla luce da Sapir, i debiti
contratti dagli studenti americani per frequentare una qualunque università
americana (incluse quelle della Ivy League) ammonterebbero a circa 1.400
miliardi di dollari, 1.000 dei quali sarebbero stati contratti con istituti di
credito privati e i restanti 400 con “enti federali”. Ancora, sono 44 milioni
gli americani stimati di aver contratto una qualunque forma di prestito
(debito) studentesco. Almeno 7,4 milioni di questi, al momento, non presentano
condizioni di solvibilità. Il 17% degli ex studenti universitari americani è
titolare dell’11% del monte debito totale. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(<a href="https://www.forexinfo.it/Stati-Uniti-bolla-prestiti-studenteschi-come-mutui-subprime"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a>: D. Morritti 02-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">USA. LE PROFESSIONI PIÙ PROMETTENTI SECONDO LINKEDIN<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Linkedin
ha recentemente stilato una classifica dei profili lavorativi più promettenti
per il 2017. La classifica fa riferimento al mercato degli Stati Uniti. Tra le
prime 5 posizioni elencate troviamo in ordine: il medico ospedaliero; il
farmacista; il sales engineer; il site reliability engineer; il product
manager. Nelle prime posizioni dunque troviamo professioni legate all’ambiente
medico-sanitario, e la cosa probabilmente non dovrebbe stupirci molto: negli
Stati Uniti queste professioni sono sempre state ben apprezzate e ben pagate, e
lo stesso vale per molti altri paesi, Italia compresa. Nella ricerca di
Linkedin viene riportata la retribuzione media di ogni professione, e nel caso
del medico ospedaliero e del farmacista abbiamo rispettivamente salari annui di
222.000 dollari e 123.000 dollari. In Italia un medico ospedaliero ha una
retribuzione molto più bassa: parliamo di un compenso mensile compreso tra i
2.000 e i 5.000 euro (inferiore anche nei confronti di tanti paesi europei). </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: <a href="http://it.ibtimes.com/"><span style="color: windowtext;">http://it.ibtimes.com</span></a>
13-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="color: red; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">LIBRI. RAPPORTI. SAGGI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ FUTURA. TRA DEMOCRAZIA E BIT <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="ES" style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: ES;">Autore: Juan Carlos De Martin. </span><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Codice edizioni 1017, 236 pgg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Nata
quasi mille anni fa, l’università italiana è un’istituzione antica, che per
secoli ha formato l’élite del paese, mentre con l’avvento dell’università di
massa è passata a preparare i giovani per il mondo del lavoro, una vocazione
ormai data per scontata, che l’autore invece rimette in discussione, alla luce
delle sfide globali ineludibili per ogni paese e che il nostro, nonostante
tutto, ben può affrontare. A suo parere, “se messa nelle condizioni di farlo”,
l’università italiana ha le risorse intellettuali ed etiche per aiutare la
società a vincere le sfide che abbiamo davanti, anche se ciò richiede
interventi normativi e risorse adeguate, soprattutto per gli atenei del Sud.
Tre gli obiettivi da perseguire, secondo De Martin. Innanzitutto, abbandonando
l’idea di formare studenti in quanto futuri lavoratori, l’università dovrebbe
tornare a educare persone, per farne soggetti realizzati, cittadini consapevoli
e lavoratori intelligenti; in secondo luogo, l’università dovrebbe contribuire
al sapere, da non intendere però soltanto come conoscenza ritenuta utile, ma
come un ritorno ad avere uno sguardo lungo, favorendo la coltivazione di
settori della conoscenza che in questo momento sono ritenuti economicamente
poco utili, dato che, continuando di questo passo, si rischia di sottrarre ai
nostri figli un patrimonio di conoscenze potenzialmente inestimabili; in terzo
e ultimo luogo, l’università deve prendere coscienza del contributo importante
che può dare alla democrazia, “un potenziale che in altri paesi è chiaro, ma
che in Italia attende di venire discusso, capito e, soprattutto, praticato”. Un
contributo che può dare, in un’epoca malata di presentismo<b>, </b>generando nuove idee e svolgendo il ruolo di coscienza critica
della società. (Fonte: R. Tomei, Il Foglietto 23-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Abbiamo
di fronte cinque sfide da cui dipende il futuro dell’umanità: ambientale,
tecnologica, economica, geopolitica e democratica. Sfide a cui si aggiunge, per
noi italiani, quella rappresentata dal futuro sempre più incerto del nostro
paese. Su quali principi dovrebbe basarsi l’università per aiutare la società
ad affrontare questi problemi? Più in generale, cosa potrebbe fare per le
persone e la conoscenza? Quali metodi, quali aspetti è bene che restino
invariati, e quali potrebbero invece beneficiare della rivoluzione digitale?
Dopo oltre vent’anni focalizzati sugli aspetti economici della missione dell’università, è ora di
riscoprirne le radici umaniste e di portarle nel ventunesimo secolo. Juan
Carlos De Martin propone un’idea di università pensata per tutti coloro che
hanno a cuore il futuro del nostro paese, in particolare per i ragazzi e le
ragazze nati all’inizio del millennio. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";">(Fonte: presentazione dell’editore)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">RISCHIO E PREVISIONE - COSA PUÒ DIRCI LA SCIENZA SULLA
CRISI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Francesco Sylos Labini, Laterza, Roma-Bari 2016.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
scientificità è un’etichetta prestigiosa di status e non è facile da acquisire.
Ne consegue che talvolta ci si auto-attribuisce uno statuto di scientificità proprio
per ammantarsi di autorità. Il ricercatore Francesco Sylos Labini, fisico
teorico che lavora presso il centro Enrico Fermi di Roma e redattore della
rivista online Roars, si è domandato nel suo ultimo libro, <i>Rischio e previsione - cosa può dirci la scienza sulla crisi</i>, se
l’attuale teoria economica neoclassica che informa la politica internazionale
rispetti le regole basilari del gioco scientifico. Ne segue una critica ai
principi dell’economia mainstream e una disamina delle conseguenze che investono
ricerca scientifica e politiche nazionali. Il quesito sarebbe dovuto sorgere in
ognuno di noi dopo che la grande crisi del 2008 si scatenò investendo
l’economia mondiale, senza che la teoria economica corrente fosse stata in
grado di prevederla. Ma le anomalie possono essere ignorate se esiste una
cintura di protezione abbastanza forte da disinnescarle, e in questo caso si
può pensare all’egemonia culturale che l’economia neoclassica è riuscita a
imporre negli ultimi decenni. Parlare di questi problemi diviene più che mai
necessario dato che tali modelli impongono dogmaticamente una certa
interpretazione della realtà (definendo quantitativamente ad esempio l'idea di
benessere) generando effetti collaterali che si allargano a ogni angolo della
nostra società - alle istituzioni, ai servizi pubblici, alla ricerca
scientifica – e non ultimo influenzano profondamente la qualità della nostra
vita. (Fonte: Roars 21-01-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ. QUARTA DIMENSIONE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Lucio d'Alessandro, Mimesis Edizioni, Milano, 2016, 92 pagg..<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Qual
è la raison d’être dell’università nel nostro tempo? La politica è destinata a
soccombere al mercato? Si può, attraverso una «buona formazione», restituire ai
giovani coraggio e fiducia in sé stessi e nelle proprie idee? È a partire da
queste e altre domande sul presente e sul futuro della nostra società che
questo libro propone la formula ideale di una «intraprendente impresa» capace,
attraverso l’innovazione e la creatività, di assaltare con veloci scialuppe i
grandi bastimenti dell’economia globale. Superando le chiusure insite in talune
discussioni sui diversi tipi di riforma che vengono proposti oggi nel dibattito
pubblico, si disegna una quarta dimensione dell’università, luogo di
elaborazione di una speciale “microfisica” in grado di inserire in quello
stesso mercato che ci spaventa nuovi episodi che, senza vincerlo, tuttavia lo
modifichino e nel frattempo consentano di realizzare un po’ di più le speranze
dei nostri giovani, di mantenere il governo e il benessere dei nostri
territori. (Fonte: recensione dell’editore)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">IL PRESENTE NON BASTA. LA LEZIONE DEL LATINO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Ivano Dionigi. Ed. Mondadori, Saggi, 2016. 112 pgg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
latino è lingua dell’imperium e dell’ecclesia, della politica e della scienza,
che ci ha fatto da tramite con il sapere giudaico e quello greco. Certo anche
senza latino si può vivere, ma forse un po’ peggio, almeno secondo i suoi
sponsor (parola latina come deficit, referendum, virus, cellula; ma anche
media, audio, monitor e computer…). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I
motivi non mancano: “Innanzitutto è la mater certa del nostro italiano – spiega
l’autore al Bo – se vogliamo usare bene la nostra lingua è sempre meglio
conoscere l’origine delle parole, la cosiddetta etimologia. Il rischio
altrimenti è di limitarsi a ripetere ovvietà: i verba obvia di cui parla
Frontone. Parole che usiamo solo perché letteralmente ‘ci vengono incontro per
via’, che ci scelgono e non scegliamo”. Il latino serve insomma a parlare e a
scrivere bene le altre lingue, compreso l’inglese (che da esso deriva una gran
parte dei suoi vocaboli): “Troppo spesso oggi usiamo parole cadaveriche, stinte
nel loro significato, quando invece i grandi autori del passato ci insegnano il
potere enorme della parola: ‘sovrano potente’ secondo Gorgia perché ‘minuta e
invisibile’ compie i più grandi miracoli ...”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Un
secondo motivo, al di là del dato disciplinare, sta nel senso della storia: “Il
latino ci trasmette una cultura profondamente basata sullo scorrere del tempo:
basti pensare alla consecutio temporum, o al diritto romano, opus commune et
perpetuum. Oggi tendiamo a essere schiacciati sulla contemporaneità, mentre
avremmo bisogno di affiancare al discorso tecnologico, che dilata lo spazio,
quello umanistico, che invece dilata il tempo”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Una
ragione ulteriore sta infine nel profondo rapporto che nella nostra civiltà si
è creato tra studio dei classici e umanesimo: “Oggi a rispondere a molte delle
nostre esigenze c’è la tecnologia, ma chi ci aiuta a porre le domande giuste? E
chi ci avverte che per ogni risposta ci sono nuove domande che si pongono? C’è
un sapere altro rispetto a quello tecnologico, che opera per accumulo e non
butta via le cose vecchie come se non servissero più”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Il
latino insomma ha ancora molto da dire, anche perché insegna a studiare e ad
apprendere, funzioni che oggi non sono limitate agli anni della scuola e
dell’università ma si allargano a comprendere tutto l’arco della vita. Oggi la
scuola deve formare cittadini completi e non semplicemente ‘utili impiegati’,
come direbbe Nietzsche. E anche qui l’esercizio del tradurre serve a distendere
l’arco del tempo e, per dirla con Petrarca a “guardare contemporaneamente
avanti e indietro” (simul ante retroque prospicientes). (Fonte: D. Mont
D’Arpizio, IlBo 08-02-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNA RIFLESSIONE SU COMPARAZIONE COSTITUZIONALE E
MANUALISTICA<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Giuseppe de Vergottini. Rivista italiana costituzionalisti n° 1/2017. 20 pgg.<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
cosa consiste un manuale di diritto costituzionale comparato? Se esaminiamo il numero
veramente vasto di testi a disposizione sia in Italia che in altri Paesi possiamo
renderci conto della varietà di impostazioni seguite dagli autori e quindi
della varietà di metodi e di contenuti. Si va da elaborati che affrontano in
modo attento e approfondito concetti basilari del diritto costituzionale a
testi meramente espositivi che si diffondono in ricognizioni più o meno
approfondite e aggiornate degli ordinamenti costituzionali esaminati e dei loro
sviluppi e che poco hanno a che fare con la comparazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">In
realtà, la prima osservazione che si può fare come premessa è che il manuale
dovrebbe avere prevalentemente una finalità formativa e didattica. E ciò in
quanto nasce per rispondere alla esigenza di illustrare una certa materia in
modo organico e chiaro al fine di consentire ai discenti un approccio utile ai
problemi affrontati. Ma ad un tempo il manuale può rivelare lo sforzo di
sistemazione della materia condotto dall’autore con originalità scientifica così
da offrire anche un modo personale attraverso cui giungere all’approfondimento dei
concetti trattati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’analisi
che ci si accinge a svolgere per forza di cose sarà del tutto parziale e quindi
intende costituire soltanto un primo approccio a un tema molto vasto. Intende
occuparsi dei manuali e quindi non vuole tenere conto di importanti studi
monografici e di saggi tematici sui diversi profili che di solito i manuali
trattano in sequenza. Inoltre, vuole dare conto con un criterio del tutto
personale, e quindi sicuramente opinabile, di una selezione che non pretende di
essere completa dei manuali non soltanto di autori italiani, ricordando spesso
contributi stranieri tutte le volte che per ragioni sistematiche è apparso
utile allargare l’orizzonte al di fuori dell’ambito italiano. (Fonte:
Introduzione dell’Autore)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L'INSEGNAMENTO SUPERIORE NELLA STORIA DELLA CHIESA:
SCUOLE, MAESTRI E METODI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Jerónimo
Leal, Manuel Mira (a cura di). Edizioni Pontificia Università S. Croce 2016.
540 pgg. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’università
nasce tra l’XI e il XII secolo nel seno della Christianitas, grazie anche
all’iniziativa delle autorità ecclesiastiche dell’epoca. Già molti secoli prima
erano presenti istituti d’insegnamento superiore e centri di aggregazione
intellettuale nella Chiesa. In età antica, essi nacquero da scuole
catechetiche, come ad esempio quella di Alessandria d’Egitto; oppure per
iniziativa dei singoli, come nel caso del Vivarium di Cassiodoro. Nell’alto
Medioevo questa funzione d’insegnamento fu svolta dai monasteri, in un ambiente
feudale e rurale, generalmente poco alfabetizzato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">La
ripresa economica, politica e culturale del secolo XI, nonché la rinascita
delle città, favorì il sorgere delle prime università, che nei secoli
successivi si diffusero in vari centri d’Europa: Oxford, Coimbra, Salamanca,
Parigi, Lovanio, Tubinga, Bologna, Praga, Cracovia, Pecs, ecc.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Con
la scoperta e la colonizzazione del nuovo mondo, le università si diffusero
anche nel continente americano, a iniziare da Lima e Città del Messico. In
tutti questi centri si sviluppò un’intensa, vivace e interessante vita
accademica da cui nacquero scuole di pensiero, spesso in contrasto tra loro ma
sempre portatrici di nuove idee e di fecondi sviluppi culturali. Fino al XVII
secolo la teologia fu sempre un elemento centrale degli studi universitari. Le
correnti illuministiche del Settecento, la Rivoluzione francese e le politiche
culturali degli stati liberali dell’Ottocento emarginarono – se non espulsero –
la teologia e lo stesso cristianesimo dalle aule universitarie. La reazione
della Chiesa fu la fondazione di università cattoliche nei secoli XIX e XX. Il
Concilio Vaticano II aprì un nuovo scenario di dialogo tra fede e cultura.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Questo
testo raccoglie gli Atti del Convegno “L’insegnamento superiore nella storia
della Chiesa: scuole, maestri e metodi”, organizzato dal Dipartimento di Storia
della Chiesa della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa
Croce, il 9-10 marzo 2016. I vari contributi presentati ripercorrono questo
itinerario, nel quale l’incontro tra il cristianesimo e la cultura è stato
foriero di sviluppo intellettuale, culturale, politico e sociale. (Presentazione
dell’editore)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">UNIVERSITÀ E RICERCA. LE POLITICHE PERSEGUITE, LE
POLITICHE ATTESE. IL DIFFICILE PERCORSO DELLE AUTONOMIE UNIVERSITARIE
(2010-2016)<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="background: white; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-weight: bold;">Volume pubblicato sul <a href="http://tinyurl.com/zwhbfdd"><span style="color: windowtext;">sito del CUN</span></a>.
82 pgg. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">82
pagine, fitte di analisi, tabelle, grafici, riferimenti a leggi,
considerazioni, proposte stilate dal Consiglio Universitario Nazionale. Un
bilancio che, però, presenta molte cifre in rosso: gli italiani laureati sono
al di sotto della media dei Paesi OCSE; diminuisce la percentuale dei
neo-diplomati che entrano nell’università, con punte particolarmente negative
in alcune aree soprattutto del Sud e delle Isole; è scarso il riconoscimento
che il nostro mercato del lavoro tributa alla formazione universitaria; è troppo
elevato il numero degli abbandoni; malgrado la prevalenza di studentesse
iscritte, restano marcate differenze svantaggiose rispetto ai maschi. Altro
capitolo: la ricerca. Anche qui la valutazione si è finora affidata troppo a
numeri e quantità, non sempre riuscendo ad entrare adeguatamente nel merito
della qualità. Passando alla
progressione di carriera dei docenti, il CUN stima che, per allinearci agli
standard internazionali, occorrerebbe aggiungere al personale attuale almeno
2mila ordinari, non meno di 4mila associati e almeno 2mila ricercatori. Il CUN
si preoccupa anche della condizione in cui oggi versano i giovani ricercatori
assunti su posizioni temporanee e troppo poco tutelate. In conclusione, la
situazione attuale dell’Università, per tanti aspetti così problematica, pone
pesanti limiti all’autonomia organizzativa, finanziaria, scientifica e
didattica, in contrasto con quanto la Costituzione prevede per il bene del
Paese. (Fonte: recensione di Roars 03-03-17)</span><span style="background: white; font-family: "Verdana","sans-serif"; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-weight: bold;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Commenti</span></i><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;"> alla recensione:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">È assolutamente
stupefacente quanto siano serie, pacate, costruttive le prese di posizione del
CUN. Si può non condividerle, ma colgono spesso il cuore del problema e
propongono anche soluzioni Come si spiega una cosa del genere? Perché il CUN è
così solo ed emarginato (si vede anche dagli scarsi commenti qui), mentre
ognuno di noi subisce e spesso emula e accarezza i carnefici. Questa sindrome
di Stoccolma non si spiega. (Braccesi). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">A
mio parere c’è una spiegazione semplice del perché “il CUN è così solo ed emarginato
…, il CUN non distribuisce FFO e punti organico. Il CUN non scrive ranking. Il
CUN non paga centinaia e centinaia di esperti di valutazione/membri GEV etc.
etc. (A. Baccini).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Aggiungerei
che il CUN non dipende dai finanziamenti ministeriali. I rettori invece non
possono permettersi di inimicarsi il governo, perché rischierebbero di
danneggiare la propria sede.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Lo
stesso purtroppo si applica anche ai presidenti degli enti di ricerca, peraltro
(quasi tutti) nominati dal governo. Osservo peraltro che nel passato, e
sicuramente negli anni ottanta il CUN era legato al potere politico attraverso
i sindacati che dominavano le elezioni dei membri del CUN. (A. Figà Talamanca)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">SCIENZA, QUO VADIS? TRA PASSIONE INTELLETTUALE E MERCATO <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Gianfranco Pacchioni, il Mulino 2017, 146 pgg. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">«Il
mondo della ricerca è cambiato profondamente: siamo sommersi dalla quantità e
la qualità sfugge. È ora di pensare a un futuro diverso, soprattutto i giovani
attratti dall'affascinante prospettiva: è il momento della slow science».
Gianfranco Pacchioni pro-rettore all'Università di Milano-Bicocca ha alle
spalle una lunga esperienza internazionale. «Ho voluto approfondire»,
sottolinea, «confrontandomi con mia figlia impegnata in un dottorato in
Svizzera». Così è nato <i>Scienza, quo
vadis?</i>, una preziosa, ricca e appassionata analisi critica della realtà
nella quale lo scienziato ora vive in ogni angolo del pianeta da Seul, a
Pechino, a Roma o a New York. Ma è il sottotitolo del libro a fornire la chiave
di lettura nella quale si dibatte ogni ricercatore "<i>tra passione intellettuale e mercato</i>"; una parola,
quest'ultima, che fa rabbrividire solo a pronunciarla e potenzialmente capace
di sterilizzare e uccidere la prima, la passione. Il numero di articoli
pubblicati è ora intorno ai due milioni l'anno. «Resta difficile credere che
ogni anno vengano fatte due milioni di scoperte che portano ad altrettanti
tangibili avanzamenti nel mondo scientifico. È impossibile leggere tutto anche
nel proprio settore. Sempre più spesso si assiste alla pubblicazione di studi
in cui vengono presentate come novità assolute cose che sono note da anni».
L'arrivo di Internet ha provocato una rivoluzione. Prima i risultati erano
diffusi solo su carta ma dai primi anni Duemila sono nate le riviste open
access, ad accesso aperto rendendo subito disponibile i risultati di
un'indagine. In questo caso l'autore paga in media tra i mille e duemila euro
per rendere pubblici senza filtri i risultati delle proprie ricerche. Il nobile
concetto dell'accessibilità è così diventato un mercato. Le incertezze e le
ambiguità scaturite dalla situazione talvolta capace di incentivare, com'è
accaduto, truffe e plagi, spingono molti scienziati a chiedere il ritorno alle
pratiche e ai rigori di un tempo favorendo nel 2010 la nascita del movimento
"slow science" nel cui manifesto si legge che «la scienza richiede
tempo per pensare, necessita di tempo per leggere e persino per sbagliare».
(Fonte: G. Caprara, CorSera Sette 03-03-17)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">I DOVERI DEI PROFESSORI E RICERCATORI UNIVERSITARI E IL
REGIME DELLE SANZIONI TRA NORME DISCIPLINARI E CODICI ETICI<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Loredana Ferluca, Rivista “Il lavoro nelle pubbliche amministrazioni 2”. 2016.
29 pgg. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">L’esclusione
del rapporto di impiego dei docenti universitari dall’ambito di operatività
della contrattualizzazione comporta, con riferimento alla materia disciplinare,
che la stessa non è soggetta alle norme previste per i dipendenti pubblici
“privatizzati”. La legge di riforma dell’Università n. 240/2010 introduce una
rilevante novità, rappresentata dal decentramento del potere disciplinare
presso i singoli Atenei, ma non interviene sui profili sostanziali degli
illeciti e delle sanzioni disciplinari applicabili ai docenti universitari, con
riferimento ai quali il T.U. del 1933 delinea un sistema disciplinare lacunoso,
caratterizzato da un elevato grado di indeterminatezza ed elasticità e dalla mancata
previsione della correlazione tra gli illeciti sostanziali e le sanzioni
applicabili. La legge n. 240/2010 contiene un’altra innovativa previsione
relativa all’introduzione dell’obbligo per tutte le Università di adottare
codici etici, la cui violazione può assumere rilievo disciplinare. Emerge
quindi la necessità di un coordinamento tra le disposizioni contenute nel
codice etico e le norme disciplinari, che rappresenta l’occasione per le
Università di rimediare alla indeterminatezza del quadro degli illeciti e delle
sanzioni e di porre le premesse per il corretto esercizio del potere
disciplinare da parte degli organi competenti. (Fonte: Cineca Iris, <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Arial","sans-serif";"><a href="http://hdl.handle.net/11570/3104565"><span style="color: windowtext;">http://hdl.handle.net/11570/3104565</span></a>
) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">VALUTAZIONE DELLA RICERCA, VALUTAZIONE DELLE RIVISTE E
COOPTAZIONE UNIVERSITARIA*<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Autore:
Guido Clemente di San Luca. federalismi.it-ISSN 1826-3534, n. 4/2017. 10 pgg.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT;">Sommario:
-1. La questione nel quadro della più generale contingenza
politico-istituzionale. -2. Il tema è tipico oggetto di studio della scienza giuridica.
-3. Il tema tocca il nucleo
fondamentale degli ordinamenti
liberal-democratici: gli artt. 3, 9, 21 e 33 Cost. -4. In particolare, perché e
a quale scopo bisogna valutare la ricerca: finanziamento delle strutture e cooptazione
degli studiosi accademici. -5.Continua:
la valutazione delle singole opere.-6. Continua: la valutazione delle riviste.
-7. Come valutare: valutazione cieca e critica aperta, le recensioni e il
dibattito culturale. -8. Quali proposte. Qui il testo* del saggio > </span><span lang="EN-US" style="background: white; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="http://tinyurl.com/zgdzmez"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">http://tinyurl.com/zgdzmez</span></a></span><span style="background: white; font-family: "Arial","sans-serif"; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-weight: bold;"> .<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">*Testo dell’intervento al convegno
su “La valutazione delle riviste scientifiche in ambito umanistico”, tenutosi a
Roma lo scorso 26 gennaio, presso il MIUR, in versione scritta successivamente
integrandola con un resoconto dei risultati del confrontosvoltosi in quella
sede.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8501470011116221088.post-65940911792370948532016-09-06T16:15:00.002+02:002016-09-06T16:15:48.322+02:00INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N.RO 6 06-09-16<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">IN
EVIDENZA</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TRA IL 1996 E IL
2014 I RICERCATORI ITALIANI HANNO PUBBLICATO 1.200.000 LAVORI, COLLOCANDOSI IN
OTTAVA POSIZIONE A LIVELLO MONDIALE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">L'Italia ottiene risultati positivi in termini di
produzione scientifica nonostante le scarse risorse destinate alla ricerca. Tra
il 1996 e il 2014 i ricercatori italiani hanno pubblicato 1.200.000 lavori,
collocandosi in ottava posizione a livello mondiale. Se poi si considera il
rapporto tra numero di pubblicazioni scientifiche (database Scopus) e risorse
finanziarie destinate all’attività di ricerca nel settore pubblico si osserva
un aumento per l’Italia da 8,33 a 9,75 lavori per unità di spesa tra il 2011 e
il 2014 (vedi rapporto ANVUR 2016). Una dinamica significativa, che supera
quella di Francia e Germania, anche se non raggiunge quella di Spagna e Regno
Unito. I risultati sono buoni anche per quanto riguarda il rapporto tra numero
di pubblicazioni e numero di ricercatori nel settore pubblico, benché in questo
caso la produttività rimanga sostanzialmente invariata nell’arco temporale
considerato. Risultati positivi si osservano anche rispetto ad altri indicatori
di produttività scientifica. Ad esempio, analizzando le pubblicazioni nelle
migliori riviste (top 1 per cento) della distribuzione mondiale dell’indicatore
di impatto SNIP (Source Normalized Impact per Paper) si trova che l’Italia, a
partire dal 2011, si colloca al di sopra della media mondiale, superando anche
in questo caso Germania e Francia. Se si considerano le pubblicazioni nella
fascia top 5 per cento, l’Italia presenta valori superiori alla media mondiale
già a partire dal 2005. (Fonte: M. De Paola e T. Jappelli, lavoce.info
02-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CERN DI GINEVRA: OLTRE 2.200 RICERCATORI ITALIANI </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Oltre 2.200
ricercatori italiani, dei quali 287 funzionari inquadrati nell’organizzazione
internazionale su un totale di 2.531 dipendenti. Italiana la direttrice Fabiola
Gianotti. Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni si è recato il 22 agosto in
visita al CERN di Ginevra nel centro leader a livello internazionale per lo
studio della fisica delle particelle. “Sono fiero e sorpreso per il contributo
importante dell’Italia alla ricerca scientifica” in termini di quantità di
ricercatori coinvolti e di collaborazione con l’industria italiana, ha detto
Gentiloni sottolineando sia la dimensione europea del CERN, sia la sua
importanza a livello globale, con ricercatori che provengono da numerosi Paesi
non europei, attratti da un centro che costituisce un polo di eccellenza nel
campo della ricerca fondamentale. (Fonte: OnuItalia.com 22-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">MEDICINA. QUANTI DUBBI (E ASSURDITÀ) SUI TEST D’INGRESSO.
Il TANTO AGOGNATO (DA NOI) “SISTEMA FRANCESE” LO STANNO ABBANDONANDO PROPRIO I
FRANCESI<span style="mso-tab-count: 1;"> </span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Caro direttore, </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">è ormai un dato
certo che, anno dopo anno, aumentano le iscrizioni ai test d'ingresso di
Medicina e non solo. Come è possibile emergere sul mercato del lavoro senza una
laurea? Normale dunque che ci si iscriva ai test delle facoltà che più di altre
offrono, finiti gli studi, un lavoro sicuro. La facoltà di Medicina resta sempre
una garanzia. Ogni anno però ritorna il tema scottante: sono così necessari
questi test d'ingresso? Lo abbiamo capito: il ricorso al numero chiuso da parte
delle università serve soprattutto a ridurre gli studenti che si laureano fuori
corso. Tuttavia non penso che sia la soluzione più giusta blocccare uno
studente al primo anno di università. Voglio dire, la selezione
"naturale" arriverà nel corso dei sei anni. Come per la facoltà di
giurisprudenza, dove al termine dei cinque anni gli studenti si dimezzano.
Penso che sia stato un bene ampliare la concorrenza a livello nazionale. Non
tutte le famiglie possono però permettersi di mantenere anche i figli fuori
città. Insomma pensiamoci. Stipare in un aula più di 2.000 studenti per i test
è veramente necessario? (Fonte: F. D., Lettera al direttore, Libero Milano
25-08-16).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">I test assomigliano più a un rischiatutto che
a una vera scrematura basata su competenze, conoscenze e attitudini, oltre che
sulle motivazioni, che spingono migliaia di giovani a mettersi in gioco. Il
gioco è piuttosto crudele, per non dire sadico. Non è in discussione la
necessità di selezionare né il numero chiuso. Forse la soluzione sta in un
primo anno universitario aperto a tutti e una selezione per l'accesso al
secondo, come fanno i francesi, evidentemente meno sadici di noi. (Fonte: W.
Passerini, La Stampa 05-09-16).</span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">E' il test di medicina ... il più atteso per l'altissima
richiesta di iscrizione e per i posti che, rispetto allo scorso anno, sono
diminuiti di 306 unità: gli iscritti al test sono ben 62.695, 2.056 in più
dell'anno scorso, per 9224 posti. Otterrà un banco per aspiranti medici meno
del 15% dei candidati. (Fonte: L. Loiacono, Il Messaggero 05-09-16).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">E stipare tutti gli
studenti (62.695 quest’anno per Medicina) in aule e laboratori
insufficienti a contenerli è didatticamente sostenibile e congruo per una
laurea con finalità inerenti alla salute pubblica? E dove sarebbero i docenti disponibili
e idonei per esaminare questi 62.695 studenti alla fine del primo anno di
Medicina? L’articolista de La Stampa, prima di scrivere il “gioco è piuttosto
crudele, per non dire sadico” a proposito del nostro test d’ingresso, dovrebbe
leggere l’ultimo articolo in merito su Le Figaro (26-08-16) dove in Francia” <i style="mso-bidi-font-style: normal;">la sélection des
étudiants pourrait etre avancée à l'entrée du master 1 (bac +4) et non plus à
l'entrée du master 2 (bac +5)</i>” cioè non più
alla fine ma all’inizio del primo anno (come da noi), dato che in quel Paese si
sono accorti che il loro sistema (il tanto decantato da noi “sistema francese”)
ha tanti lati negativi al punto che “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">le Conseil d’Etat
a confirmé le 10 février que la sélection entre les deux années de master
ne reposait sur aucune base légale</i>” (<em><span style="color: windowtext; font-style: normal; font-weight: normal; mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-font-weight: bold;">L.
Buratti, </span></em><em><span lang="FR" style="color: windowtext; font-weight: normal;"><a href="http://www.lemonde.fr/"><span lang="IT" style="color: windowtext; font-style: normal; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-weight: normal; text-decoration: none; text-underline: none;">www.lemonde.fr</span></a></span></em><em><span style="color: windowtext; font-weight: normal;"> 16-05-16</span></em><em><span style="color: windowtext; font-style: normal; font-weight: normal;">). </span></em>(Nota di PSM). </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RANKING REUTERS
DELLE 100 UNIVERSITÀ PIÙ INNOVATIVE D'EUROPA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nel Ranking Reuters delle 100 università più innovative
d'Europa, ossia più impegnate nel trasferimento tecnologico e con maggior
numero di idee brevettate, primeggia il Politecnico di Milano che si classifica
al 42°posto, la Statale si qualifica al 52°, ma è la prima italiana tra gli
atenei generalisti. Le altre Università italiane entrate nella classifica sono
la Sapienza di Roma (72°), l'Università di Bologna (79°) e infine l'ateneo di
Padova, al 98°posto. La Statale di Milano si è guadagnata la sua posizione con
22.000 pubblicazioni scientifiche negli ultimi tre anni, oltre 1.000 progetti
di ricerca attualmente in corso, 61 brevetti tra 2008 e 2013, 16 spin-off
attivi. Inoltre l'Università di Milano è l'unico ateneo italiano a far parte
della LERU, la League of European Research Universities. La classifica è stata
stilata identificando 170 tra università ed enti di ricerca europei che hanno
pubblicato il maggior numero di articoli nelle riviste scientifiche indicizzate
dal 2009 al 2014, rilevate dal Thomson Reuters Web of Science Core Collection
database. (Fonte: askanews 22-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CORTE
COSTITUZIONALE. LE CONDIZIONI PER LA LEGITTIMA PREVISIONE DI UN CONTRIBUTO DI
SOLIDARIETÀ PER LE PENSIONI DI ELEVATO IMPORTO: MISURA CONTINGENTE,
STRAORDINARIA E TEMPORALMENTE CIRCOSCRITTA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nella sentenza n. 173 del 13 luglio 2016 della Corte
costituzionale si legge che “il prelievo istituito dal comma 486 dell’art. 1
della legge n. 147 del 2013 (norma impugnata) non è configurabile come tributo
non essendo acquisito allo Stato, nè destinato alla fiscalità generale, ed
essendo, invece, prelevato, in via diretta, dall’INPS e dagli altri enti
previdenziali coinvolti, i quali – anziché versarlo all’Erario in qualità di
sostituti di imposta – lo trattengono all’interno delle proprie gestioni, con
specifiche finalità solidaristiche endo-previdenziali, anche per quanto attiene
ai trattamenti dei soggetti cosiddetti esodati. Il contributo, dunque, deve
operare all’interno dell’ordinamento previdenziale, come misura di solidarietà
‘forte’, mirata a puntellare il sistema pensionistico, e di sostegno
previdenziale ai più deboli, anche in un’ottica di mutualità
intergenerazionale, siccome imposta da una situazione di grave crisi del
sistema stesso, indotta da vari fattori che devono essere oggetto di attenta
ponderazione da parte del legislatore, in modo da conferire all’intervento
quella incontestabile ragionevolezza, a fronte della quale soltanto può
consentirsi di derogare (in termini accettabili) al principio di affidamento in
ordine al mantenimento del trattamento pensionistico già maturato”. Tuttavia,
sostiene la sentenza, anche in un contesto siffatto, un contributo sulle
pensioni costituisce, però, una misura del tutto eccezionale, nel senso che non
può essere ripetitivo e tradursi in un meccanismo di alimentazione del sistema
di previdenza. In definitiva, il contributo di solidarietà, per superare lo
scrutinio “stretto” di costituzionalità, e palesarsi dunque come misura
improntata effettivamente alla solidarietà previdenziale (artt. 2 e 38 Cost.),
deve: operare all’interno del complessivo sistema della previdenza; essere
imposto dalla crisi contingente e grave del predetto sistema; incidere sulle
pensioni più elevate (in rapporto alle pensioni minime); presentarsi come
prelievo sostenibile; rispettare il principio di proporzionalità; essere
comunque utilizzato come misura una tantum.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Tale misura rispetta il criterio di proporzionalità e, in
ragione della sua temporaneità, non si palesa di per sé insostenibile, pur
innegabilmente comportando un sacrificio per i titolari di pensioni più
elevate, ossia quelle il cui importo annuo si colloca tra 14 a 30 e più volte
il trattamento minimo di quiescenza, incidendo in base ad aliquote crescenti
(del 6, 12 e 18 per cento).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In questi termini, l’intervento legislativo di cui al
denunciato comma 486, nel suo porsi come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">misura
contingente, straordinaria e temporalmente circoscritta</i>, supera lo
scrutinio “stretto” di costituzionalità. (<a href="https://renatodisa.com/2016/07/14/corte-costituzionale-sentenza-n-173-del-13-luglio-2016/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a> 14-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FUGA DEI
CERVELLI. IL PROBLEMA RETRIBUZIONI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ma scherziamo? Nessuno affronta il vero problema della
ricerca in Italia: gli stipendi bassissimi rispetto alla media dei Paesi
sviluppati e i contratti da precari. Un assegnista che prende 1400 €/mese
(netti, e per di più senza contributi pensione) li spende tutti per pagarsi
l’affitto e mangiare. Se gli date il 50% in più quando è all’estero per 3 mesi,
con quei 700 €/mese dovrebbe sopravvivere in USA? Scherziamo? Portate gli
stipendi e la normativa italiana ai livelli medi occidentali e vedrete che non
scappa più nessuno, anzi comincerà a venire gente in Italia a fare ricerca. (Fonte:
commento di DBA all’articolo “Ricercatori, fughe estere e borse di studio” su
Corsera-Blog 21-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ASN. I VALORI
SOGLIA DELL’ANVUR CRITICATI DAL CUN</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Da un parere di 8 pagine, reso nell’adunanza plenaria del
26 luglio scorso e indirizzato al MIUR, emerge la certezza che il CUN non è
affatto soddisfatto della proposta avanzata dall’ANVUR sui valori soglia,
preordinata a “rivisitare” il procedimento per conseguire l’ASN, già oggetto di
“diffusi contenziosi”. I valori soglia, secondo il CUN, così come ora rivisti,
tendono a essere, per entrambe le fasce, troppo alti, rischiando perciò di
escludere persone scientificamente valide, fino al punto di non ammettere alla
procedura di abilitazione soggetti già abilitati nelle tornate precedenti. Il
CUN non condivide nemmeno lo scorporo di taluni settori
scientifico-disciplinari, effettuato sulla scorta di ragioni culturali e non su
basi meramente statistiche, con ingiustificabili differenziazioni tra prima e
seconda fascia. Sicché urge l’individuazione non ambigua e la conseguente
validazione delle pubblicazioni rilevanti ai fini del calcolo degli indicatori.
Il Consiglio si diffonde, poi, a esaminare le problematiche dei settori
bibliometrici e non bibliometrici, chiedendo esplicite spiegazioni al MIUR
attraverso un’auspicata nota di quest’ultimo, rilevando, in particolare, “un
sostanziale innalzamento del valore soglia dell’indicatore relativo agli
articoli in riviste di fascia A, e in parte anche dell’indicatore relativo alle
pubblicazioni scientifiche, e un abbassamento dell’indicatore relativo alle
monografie”. Il CUN segnala inoltre sui valori soglia modalità di calcolo in
contrasto con quanto stabilito nel DM 120/2016 e osserva che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’abilitazione scientifica nazionale non è
una procedura di preselezione di natura comparativa </i>quale risulterebbe
intrinsecamente essere qualora la determinazione dei valori soglia avvenisse
sulla base di percentili. Al contrario, nel documento di accompagnamento
dell’ANVUR<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>emerge che le scelte sono
state effettuate quasi esclusivamente sulla base di analisi ed elaborazioni
statistiche, producendo effetti paradossali: «Ad esempio, in diversi settori il
numero dei lavori per anno necessario per superare la soglia fissata per
l’abilitazione alla seconda fascia è maggiore di quello necessario per superare
la soglia per l’abilitazione alla prima fascia (in alcuni casi avvicinandosi al
doppio)». In conclusione, il CUN “esprime una forte preoccupazione” sulle
proposte dell’ANVUR e ribadisce che i valori soglia devono essere fissati sulla
base di pareri informati e motivati, fondati su principi di ragionevolezza e
significatività e su criteri di adeguatezza. (Fonte: Roars 07-07-16; R. Tomei,
Ilfoglietto.it<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>28-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ASN. DOCUMENTO DI
RETE29APRILE SULLE SOGLIE PER L’ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Se il MIUR avesse anche solo l’intenzione di far svolgere
all’ANVUR il ruolo che le compete si sarebbe dovuto occupare, prima di ogni
altra considerazione, della pubblicazione sistematica dei dati riguardanti la
ricerca, cioè l’insieme dei prodotti scientifici di tutti i ricercatori
impegnati nelle istituzioni nazionali. La pubblicazione di questi dati, si
ricorda, è prevista da una legge addirittura precedente la 240/2010, ed è al
fondamento dei concetti stessi di valutazione e “merito” sui quali la legge è
basata. Solo fornendo la possibilità a chiunque lo desideri di valutare le
scelte dell’ANVUR rispetto all’intera distribuzione delle pubblicazioni,
l’Agenzia potrà acquisire quella credibilità che errori materiali e scelte
arbitrarie non le hanno mai permesso di acquisire. (Fonte: un passo del
documento del Coordinamento della Rete29Aprile 22-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ASN 2.0. LA PROCEDURA APPARE UN GIGANTE DAI PIEDI DI
ARGILLA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Alla fine l’ASN
2.0 è arrivata, carica degli stessi difetti di quella che l’aveva preceduta.
Anzi, forse peggio. Infatti, i filtri quantitativi non solo sono stati
mantenuti, ma irrigiditi, poiché essi sono ora vincolanti anche per i
candidati. In più le cosiddette soglie, sostitutive delle mediane, ma alla fine
dei percentili stabiliti ad libitum dall’Agenzia che infatti già conosce il
numero dei commissari sorteggiabili per ogni S.C. (e dunque immaginiamo, i loro
nomi), sono state calcolate in modo opaco ancora una volta, sembra di capire,
sulla base dei dati “sporchi” contenuti nel loginmiur: dell’anagrafe della
ricerca si sono infatti perse le tracce, così come del tentativo fallimentare
di sostituirla con Orcid. Insomma, ancora una volta la procedura appare un
gigante dai piedi di argilla, piena di falle (nei prossimi mesi avremo modo di
renderne conto) e del tutto discutibile. Nel caldo agostano essa è piombata su
di una semi-addormentata accademia italiana, le cui reazioni – per una volta
vivaci – sono state bellamente ignorate, così come nel cestino è finito un pur
argomentato e ragionevole parere CUN. (Fonte: A. Banfi
e A. Bellavista, Roars 22-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CLASSIFICAZIONE DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE NELL’ACADEMIC
RANKING OF WORLD UNIVERSITIES 2016 (ARWU)</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nell’Academic
Ranking of World Universities 2016 (ARWU) la Sapienza è alla 163esima posizione
con un punteggio totale di 19.23, unica università italiana nel range 151-200
insieme con l’università di Padova in 183esima posizione con un punteggio di
18.19. Seguono nel range 201-300 il Politecnico di Milano e le università di
Bologna, Firenze, Statale di Milano e Pisa. Gli indicatori presi in esame
dall’ARWU sono rigorosi e comprendono premi Nobel e riconoscimenti accademici
ricevuti, qualità della ricerca (paper pubblicati e ricercatori più citati) e
le performance rispetto al numero degli iscritti. In particolare sono 6 i
parametri su cui si basa la classifica: premi internazionali di ex studenti
(10%) o di ricercatori della singola Università (20%), le citazioni di pubblicazioni
scientifiche in Thomson-Reuters (20%), le pubblicazioni «Nature & Science»
(20%), le pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi
correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività
pro-capite (10%). (Fonte: Milano online</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">15-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL CENTRE FOR WORLD
UNIVERSITY RANKING CLASSIFICA 1000 ATENEI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il ranking del Centre for world university ranking, che
elenca i primi mille atenei mondiali e comprende 48 atenei italiani, si avvale,
per le proprie misurazioni, di otto indicatori: la qualità della pubblica
istruzione; il tasso di occupazione degli ex studenti; la qualità della
docenza; le pubblicazioni; l'influenza; il numero di citazioni sulle riviste;
il "broad impact"; e, infine, il numero di brevetti internazionali depositati.
Come l'anno scorso, il primato assoluto è stato conquistato da Harvard, mentre
Stanford è al secondo posto. La migliore delle europee è Cambridge (quarto
posto). Nella classifica italiana, dopo La Sapienza (al 90° posto), ci sono le
università di Padova (157° posto nella classifica mondiale) e di Milano (171°
posto), seguite dagli atenei di Bologna (198°), Torino (211°), Firenze (251°),
Federico II di Napoli (254°), Pisa (285°), Genova (291°), Roma Tor Vergata
(306°). (Fonte:
M. B., Il Sole24Ore 11-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LE 10 MIGLIORI UNIVERSITÀ NEL MONDO SECONDO IL TIMES
HIGHER EDUCATION</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La classifica
dei migliori atenei del mondo viene stilata ogni anno dal Times Higher
Education per cui, di anno in anno, si possono vedere le ascese di nuove università
o il peggioramento di altre, semplicemente confrontando le informazioni fornite
dalle classifiche annuali.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Per il 2014-2015
in una classifica di 400 posizioni, di seguito riportiamo le prime dieci. Al
primo posto e secondo posto vi sono due atenei americani, la Caltech
(California Institute of Technology), e la celebre Università di Harvard. Al
terzo posto la storica Università di Oxford, seguita dall’Università di
Stanford e ancora, in posizione cinque, da un’altra Università storica, quella
di Cambridge. Americane anche la sesta, settima ed ottava Università,
rispettivamente il MIT (Massachusetts Institute of Technology), l’Università di
Princeton e l’Università di California Berkeley. In pari posizione, al nono
posto, seguono l’Imperial College di Londra e l’Università di Yale. (Fonte:
finanza.com 09-05-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b>LE MIGLIORI UNIVERSITÀ EUROPEE 2016
SECONDO THE TIMES HIGHER EDUCATION <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La vetta della <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">classifica
delle migliori università d’Europa</span> è quasi interamente occupata da
atenei dell’UK. Sul podio, infatti, ci sono: l’Università di Oxford (al primo
posto), quella di Cambridge (al secondo) e l’Imperial College London (al terzo
posto). Il dominio britannico è interrotto dall’ETH Zurich, università svizzera
che si conquista il quarto posto delle <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">migliori
università</span>. Dopodiché, fino all’ottava posizione, ci sono ancora atenei
britannici. Ma non se la cavano male anche Germania e Paesi Bassi che piazzano,
rispettivamente, 4 e 3 università nelle prime 20 d’Europa. (<a href="http://www.corriereuniv.it/cms/2016/03/times-higher-education-tra-le-migliori-universita-europee-spiccano-le-pisane-santanna-e-scuola-normale/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a>)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">AREA
LETTERARIO-UMANISTICA ATENEI PRIVATI 2016. CLASSIFICA CENSIS</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">È l’Università San Raffaele di Milano a guidare la
classifica Censis per l’area letterario - umanistica atenei privati 2016, la
graduatoria che valuta la qualità dei corsi di laurea triennale afferenti alle
classi di Beni Culturali (L-1), Discipline delle Arti Figurative, della Musica,
dello Spettacolo e della Moda (L-3), Filosofia (L-5), Lettere (L-10), Storia
(L-41), Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali
(L-43). Il primo posto dell’ateneo meneghino è frutto dell’eccellente 110 che
s’è meritata la progressione di carriera degli iscritti e del 95 assegnato ai
rapporti internazionali, che hanno portato a una media di 102,5 punti. A far
compagnia al San Raffaele sul podio della classifica Censis area letterario -
umanistica atenei privati 2016 ci sono la LUMSA, in seconda posizione con un
punteggio medio di 99 punti, e la Cattolica, terza con 91. Per l’università
romana il fiore all’occhiello è l’internazionalizzazione (106/110) e il punto
debole la progressione di carriera (92), mentre è esattamente il contrario per
la concorrente milanese, che brilla quanto a regolarità negli studi dei propri
iscritti, meritandosi il punteggio pieno (110), ma difetta in termini di
mobilità internazionale in entrata e in uscita (72). (Fonte: universita.it 04-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">DOCENTI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SELEZIONE DEI
PROFESSORI UNIVERSITARI. LE ATTUALI CRITICITÀ</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Paola Potestio, su IlSole24Ore del 27-06-16, si sofferma
sull'evoluzione delle regole nella selezione della docenza universitaria. A
proposito delle quali, afferma, nessun vero bilancio è stato fatto finora e i
cui più recenti esiti continuano a destare perplessità. Dopo breve rassegna
delle regole precedenti (ministri Berlinguer, Moratti, Mussi) arriva alle
regole odierne, fissate dall’ampia riforma del sistema universitario del 2010
(ministro Gelmini). Si istituisce di nuovo un'abilitazione scientifica
nazionale, ma senza vincoli sulla numerosità degli idonei. Si prevedono,
quindi, concorsi banditi dalle università e soggetti a regolamenti predisposti
dagli stessi atenei. La prima, laboriosa, tornata delle abilitazioni è stata
bandita nel 2012 e i dichiarati idonei manterranno l’abilitazione per un
periodo di sei anni (per alcuni settori la scadenza giunge al 2021).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">II sistema adottato si espone a diversi rilievi critici,
sostiene Potestio. Un'abilitazione senza alcun vincolo sul numero degli idonei
mal si concilia con realistici piani di crescita. II concreto operare delle
commissioni per le abilitazioni può creare ulteriori distorsioni. Per esempio,
nell'area di economia, nella fascia dei professori ordinari il rapporto tra
abilitati e domande nella prima tornata e stato di circa il 44% nel settore
economia politica, ma di ben il 69% nel settore politica economica. E’
difficile pensare che questo divario sia dipeso da differenze nella qualità dei
candidati; è più realistico supporre gradi diversi di selezione. II secondo
rilievo riguarda l’utilità di un vaglio ripetuto: l’abilitazione prima e il
concorso presso l’ateneo poi. Se la selezione della prima fase è adeguata, perché
non lasciare agli atenei la facoltà di scegliere subito l'idoneo che si ritiene
meglio corrisponda agli interessi della struttura? </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Come non ipotizzare che iI concorso presso l'università,
con una commissione composta da due commissari interni all'ateneo e tre membri
esterni nominati dallo stesso ateneo, abbia ottime chances di raggiungere
questo medesimo risultato? Perché impegnare tempo e risorse per ciò, cosa che
la predisposizione e l’attuazione del concorso richiede? Se, d'altro canto, la
selezione della prima fase ha avuto debolezze, la natura in larga misura locale
del concorso può non garantire che la scelta fatta dall'università compensi
un'eventuale generosità della prima selezione.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Dati interessanti emergono dal Rapporto ANVUR 2016 sullo
stato dell'università: il 50% dei bandi, a seguito della prima tornata di
abilitazione, sono fatti con accesso riservato al personale interno dell'università
e il 41% con accesso riservato a tutti, mentre accesso riservato a esterni e
chiamate dirette rappresentano percentuali piccolissime dei bandi fatti.
L'ambiguità dei bandi riservati ai soli interni - tra esigenze di protezione di
competenze molto specifiche ed esigenze molto generiche di protezione degli
interni - contribuisce a chiarire una certa fragilità dell'attuale insieme di
regole. Certo, il possibile scenario di idonei deboli protetti da bandi per
soli interni e idonei forti messi in competizione da bandi aperti potrebbe
esser fonte di pesanti distorsioni. Una considerazione conclusiva. Il
richiamato susseguirsi delle regole è, in sostanza, girato intorno al dilemma
tra autonomia degli atenei nella scelta dei docenti e garanzie di una selezione
indipendente. II dilemma forse non ha soluzione. Prescindendo comunque da ciò,
i due livelli di giudizio con cui lo schema attuale tenta di sciogliere il
dilemma potrebbero essere utilmente corretti, tentando di rendere più uniforme
e limitato il primo livello e semplificando od opportunamente vincolando il
secondo. (Fonte: P. Potestio, IlSole24Ore Commenti 27-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DOCENTI. MAGGIORE FLESSIBILITÀ PER ASSUMERLI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La miniriforma
del 2014 (abilitazione scientifica nazionale riveduta e corretta) appare nel
complesso un'occasione mancata, che ha bloccato il sistema per oltre due anni
togliendo all'ASN il necessario carattere di opportunità annuale
"inderogabile" previsto dalla legge istitutiva. Soprattutto, le
modifiche di dettaglio hanno impedito di ragionare a largo respiro sul futuro
dell'abilitazione, concepita come reazione alle storpiature dei concorsi locali
a idoneità multipla istituiti nel 1998 e soprattutto come presupposto
indispensabile del piano straordinario per la promozione ad associato di un
ampio numero dei ricercatori a tempo indeterminato. Peccato che del piano, dopo
la prima tranche, si siano dimenticati tre governi consecutivi, dimezzandone
quindi la portata e lasciando irrisolto il problema. L'abilitazione, invece,
resta, anche se in prospettiva sarebbe meglio che lasciasse il posto a scelte
responsabili da parte dei singoli atenei, magari proprio sulla base di alcuni
criteri di giudizio concordati a livello nazionale. Rispetto a qualche anno fa
esistono oggi meccanismi di valutazione che dovrebbero indurre e spesso,
purtroppo non sempre, inducono le università a scegliere o promuovere i propri
docenti attribuendo il giusto peso alla ricerca scientifica: una parte cospicua
dei fondi statali è attribuita sulla base della qualità della ricerca, e un
parametro misura specificamente il contributo dei neoassunti e neopromossi. I
tempi sono maturi, insomma, per avviare il sistema italiano verso una maggiore
flessibilità e snellezza. (Fonte: A. Schiesaro, IlSole24Ore 24-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PIANO
STRAORDINARIO 2016 PER LA CHIAMATA DI PROFESSORI DI PRIMA FASCIA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Con la pubblicazione, dopo la registrazione da parte
della Corte dei conti, del decreto MIUR-MEF n. 242 dell’8 aprile 2016 (“Piano
straordinario 2016 per la chiamata di professori di prima fascia”<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>(<span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><a href="http://tinyurl.com/jn8cbsu"><span style="color: windowtext;">http://tinyurl.com/jn8cbsu</span></a>)</span>),
parte ufficialmente la procedura per il reclutamento straordinario di
professori di I fascia, come previsto dal comma 206 della legge n. 208/2015,
che ha disposto un incremento del Fondo per il finanziamento ordinario delle
università (Ffo) di 6 milioni di euro nel 2016 e di 10 milioni annui dal 2017.
Il predetto decreto stabilisce che le procedure di reclutamento, da effettuarsi
non oltre il 31 dicembre 2016, devono avvenire nel rispetto degli articoli 18,
comma 1, e 29, comma 4, della legge 240/2010, mentre il riparto delle risorse
assegnate ai singoli atenei, risultante dalla tabella allegata al suddetto
decreto, è stato effettuato sulla base dei “Punti Organico” disponibili, che
tengono conto della numerosità dei soggetti in possesso dell'abilitazione
scientifica nazionale per la I fascia ovvero dell'idoneità ai sensi della legge
3 luglio 1998, n. 210. (Fonte: F. Scotti, ilfoglietto.it 23-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 11pt;">VALUTAZIONE DEI DOCENTI DA PARTE DEGLI STUDENTI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Agli studenti
universitari italiani è richiesto da qualche anno di compilare dei questionari
anonimi sulla valutazione del corso (Opinioni degli Studenti, OpiS). La Facoltà
di scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’università “Sapienza” di Roma ha
valutato la propria didattica in un modo innovativo. Piuttosto che cercare
“l’eccellenza”, in altre parole quei docenti davvero bravi, ha cercato invece
di individuare la “pessimenza”, cioè i corsi che presentassero delle criticità.
L’articolo che descrive questa valutazione è stato pubblicato da Gianluca
Sbardella, Francesco Sebastianelli, Carlo Mariani, Vincenzo Nesi e Andrea
Pelissetto sulla rivista scientifica Roars Transactions. Lo scopo principale
non è stato “puniamo i docenti cattivi”, ma piuttosto di capire perché i loro
corsi fossero giudicati negativamente. Si potrebbe pensare che i docenti con i
punteggi più bassi sono semplicemente quelli più severi con i voti. In realtà,
gli studenti sono molto più obiettivi di quello che si possa credere, e sono
interessati alla propria formazione. Rispettano molto di più un docente severo
che svolga il proprio lavoro con passione piuttosto che uno di “manica larga”
che non trasmetta nulla. Se la riposta alla domanda riguardante le presenze in
aula del docente è “decisamente no”, questo evidenzia una criticità che deve
essere affrontata con la persona, invece se gli studenti sono insoddisfatti
dall’aula (es. troppo piccola) questa è una questione organizzativa. La
permanenza da parte di un docente nella fascia problematica per più anni non
può essere ignorata. Quando si parla dell’università, molti sottolineano
aspetti negativi specifici che sicuramente esistono, ma che in pratica riguardano
solo una piccola parte dei docenti. Le condotte errate di alcuni ricadono però
su tutta l’istituzione, se non altro perché l’università pubblica italiana ha
pochi strumenti per affrontarle e ancora di meno per riconoscerli. Rendere
pubblica una valutazione metodologicamente solida è un valido deterrente contro
i “comportamenti sbagliati”. Affermano gli autori dello studio: “Senza
attribuire valore sacrale a tali suggerimenti, bisogna affermare il dovere di
rispondere con puntualità alle critiche, analizzandole con serietà”. Le schede
OpiS sono diffuse in tutta Italia: perché non utilizzarle per una valutazione
seria e basata su uno studio scientifico, piuttosto che lanciarsi in pseudo
valutazioni tipo alcune della ricerca? (Fonte: M. Bella, Roars e FQ 29-06-16)</span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 11pt;">INAMISSIBILITÀ
DEI DOCENTI A CONTRATTO AI CONCORSI UNIVERSITARI RISERVATI AGLI “ESTERNI”</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Il Consiglio di Stato, con la sentenza della
Sesta Sezione del 12 agosto 2016, n. 3626, ha posto fine alla delicata
questione dell’ammissibilità, ai concorsi per professore universitario
riservati agli esterni, dei cd. contrattisti. Il problema riguarda la riserva
di un quinto dei posti disponibili di professore di ruolo che la Legge Gelmini
riserva «alla chiamata di coloro che nell'ultimo triennio non hanno prestato
servizio, o non sono stati titolari di assegni di ricerca ovvero iscritti a
corsi universitari nell'università stessa» (art. 18, c. 4 della l. 30 dicembre
2010, n. 240). (Fonte: M. Gnes, Quotidiano giuridico 24-08-16)</span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">E-LEARNING</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIVERSITÀ TELEMATICHE</b></span> </div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nel 2004 nasceva la prima, l’università telematica
Guglielmo Marconi; oggi sono arrivate a 11. Quali sono le lauree offerte dalle università
telematiche? Un terzo è composto da lauree economiche, statistiche e
giuridiche; poi vengono storia, filosofia, psicologia; poi ancora scienze
politiche e sociologia, infine le ingegnerie, a conferma della forte
connotazione professionale di chi si iscrive. I corsi attivi sono 72, di cui 41
per le lauree triennali e 31 lauree magistrali. Ogni anno vi sono mediamente 5
mila matricole. Gli studi e le lezioni sono on line, mentre gli esami avvengono
in presenza di una commissione esaminatrice. Il fenomeno delle università
telematiche potrebbe crescere ulteriormente, per dare un contributo alla guerra
delle competenze, che vede il nostro paese ai livelli più bassi, sia per numero
complessivo di laureati (26% contro la media europea del 40%) sia per numero di
adulti coinvolti in attività di formazione continua (poco più del 7% contro una
media europea dell'11%). Sul fronte normativo le università telematiche
attendono da una decina d'anni l'emanazione di un decreto attuativo che ne
consolidi il regolamento, un Dpcm anziché una serie di decreti a vista. Il
valore della laurea è lo stesso di quello delle altre università; i requisiti
di accreditamento sono addirittura più rigidi, per la presenza di piattaforme
tecnologiche; la partecipazione di docenti di ruolo è raddoppiata negli ultimi
quattro anni (da 106 a 199), mentre la quota di ricercatori e straordinari a
tempo determinato è triplicata (da 188 a 585). (Fonte: W. P., La Stampa
25-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L'UTILIZZO DEGLI
E-BOOK PER LO STUDIO SCIENTIFICO NELLE UNIVERSITÀ</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Un report sull'utilizzo degli e-book per lo studio
scientifico nelle università è stato pubblicato a metà giugno 2016 da Athena
Università, la banca dati dei testi adottati negli atenei italiani. I dati,
riferiti all'anno accademico 2015/2016 evidenziano come le adozioni di libri di
testo in formato digitale abbiano sfiorato il 50% nell'area umanistica e
linguistica (35,8% solo a Lettere e Filosofia). L'area di Ingegneria e delle Scienze
si è fermata al 30%, mentre il settore giuridico-economico non ha superato il
25%. Il primo editore italiano di libri di testo in ebook è Laterza (157
titoli), seguito da Mondadori (128) e Carocci (78). L'Alma Mater Studiorum di
Bologna è l'università che adotta il maggior numero di testi in formato
digitale (13%), seguita dalla Statale di Milano e dall'Università di Padova.
Gli studi scientifici, per il momento, non sono a favore dell'apprendimento
digitale. In base a un progetto di ricerca sviluppato nel 2014 da Anne Mangen
(University of Stavanger) e Jean Luc Velay (Aix-Marseille Université),
l'assimilazione di un testo letto su ebook sarebbe decisamente più bassa
rispetto alla lettura su carta, perché il libro tradizionale permetterebbe al
lettore di toccare con mano l'avanzamento nella lettura e questo potrebbe
contribuire al consolidamento di ciò che ha letto (Cognitive implications of
new media, in "Johns Hopkins Guide to Digital Media", pp. 72-77). (Fonte: D. Gentilozzi,
rivistauniversitas 24-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">FINANZIAMENTI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FONDO DI
FINANZIAMENTO ORDINARIO (FFO) 2016.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>AUMENTANO LE COMPONENTI PREMIALI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il decreto FFO 2016 prosegue il percorso tracciato da
tempo dalla normativa sui finanziamenti universitari: di anno in anno il
meccanismo tradizionale, in cui l’assegnazione di fondi è basata su criteri di
spesa storica (si replica la somma attribuita in precedenza), cede il passo
sempre più a criteri premiali, destinati a incidere su quote rilevantissime del
fondo e, in prospettiva, a diventare la regola principe per ogni assegnazione.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">L’importo complessivo è praticamente invariato rispetto
al 2015, ammontando a 6 miliardi 919 milioni. Si conferma invece l’aumento
delle componenti premiali del fondo. Quest’anno la voce principale della quota
base (la parte tradizionalmente “non meritocratica”) scende a 4 miliardi 579
milioni, con un decremento di oltre 227 milioni rispetto al 2015 (quasi 5 punti
percentuali). Di questa somma, sale al 28% (+3%) la parte assegnata in base al
“costo standard per studente in corso”, il criterio adottato a partire dal 2014
che considera i costi sostenuti da ogni ateneo in proporzione all’offerta
formativa e agli studenti in regola con la durata del proprio corso. Un
parametro destinato a incidere sempre di più nell’attribuzione della quota
base. Ritocco all’ingiù, invece, per la somma destinata alle istituzioni a
ordinamento speciale (gli atenei specializzati in attività di ricerca) e alle
università per stranieri: si passa dai 102,5 milioni del 2015 agli attuali
99,8.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In aumento consistente la quota premiale: 1 miliardo 605
milioni, pari a oltre il 23% del totale (l’anno scorso era il 20%, pari a 1
miliardo 385 milioni). Stavolta però, come si accennava, il decreto non entra
nel merito della suddivisione del “premio”, che verrà definita con un atto
successivo. Viene comunque stabilito che ogni università non potrà vedersi
ridotto il finanziamento complessivo (quota base più premiale) di oltre il
2,25% rispetto al 2015. Tra le altre voci importanti, i fondi per il
reclutamento: per la chiamata di professori di seconda fascia sono stanziati
171 milioni 748mila euro; per i ricercatori di tipo “b” il totale degli
stanziamenti è di 52 milioni. Il fondo per le borse post lauream sale a 135
milioni 435mila euro: di questi, un massimo del 10% potrà essere destinato ad
assegni di ricerca. Anche in questo caso l’assegnazione è di tipo premiale. Il
40% del fondo verrà distribuito tra gli atenei in base alla qualità della ricerca
dei docenti del corso di dottorato, secondo i criteri della Vqr. Per l’utilizzo
dei fondi per le borse post lauream il decreto precisa che almeno il 60%
dell’importo dovrà essere utilizzato da ogni ateneo in programmi per dottorati
innovativi, quelli che nell’ambito del Programma nazionale della ricerca
2015/2017 sono destinati a sviluppare la collaborazione con aziende e partner
esterni alle università. 59 milioni 200mila euro, infine, sono previsti per il
sostegno agli studenti (tutorato, attività integrative, laboratori, attività
scientifiche) e per favorirne la mobilità (i dottorati innovativi
internazionali assorbiranno almeno il 10% di questa voce). (Fonte: M. Periti,
IlBo 18-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FINANZIAMENTI
PUBBLICI ALL’UNIVERSITÀ RIDOTTI DEL 22,5% DURANTE LA CRISI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Dal 2004 ci sono circa 66mila matricole in meno. Questo
significa che, in media, un diplomato su due sceglie di non proseguire gli
studi. Nel Sud meno del 20% dei giovani consegue il diploma di laurea ed è
proprio qui che si registra maggiormente il crollo delle iscrizioni
all’università. Tra l’altro, i giovani che decidono di continuare a studiare
sempre più spesso scelgono di farlo nelle università del Centro e del Nord. La
verità è che l’istruzione è stata probabilmente uno dei primi ambiti a risentire
in modo evidente della crisi economica globale esplosa dal 2008. Da lì,
infatti, tutte le personalità note nel mondo dell’economia, persino i premi
Nobel, anno dopo anno hanno indicato come possibile via per la ripresa quella
dell’investimento nell’istruzione. E se più o meno tutti i paesi d’Europa hanno
cercato di mettere in pratica il suggerimento, l’Italia è riuscita ad andare
anche questa volta, inspiegabilmente, contro tendenza: siamo gli unici in tutta
Europa ad aver tagliato le risorse durante la crisi, riducendo del 22,5% il
finanziamento pubblico alle università. (G. Mirimich, Tecnica della Scuola
20-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PARERE DEL CUN
SULL’FFO 2016</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il Consiglio Universitario Nazionale sullo «Schema di
decreto recante i criteri per il riparto del Fondo di finanziamento ordinario
delle Università per l’anno 2016» ha espresso in data 25-05-16 parere
complessivamente favorevole, a condizione che si attenui l’effetto
dell’applicazione del modello del costo standard, che siano minimizzati i
margini di variazione nelle assegnazioni del FFO ai singoli Atenei e che sia
stabilita una data certa per la ripartizione della quota premiale e
perequativa. </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FINANZIAMENTI
PUBBLICI ALL’ISTRUZIONE SUPERIORE NELLA UE. L’ITALIA IN CODA<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>CON LO 0,3% DEL PIL</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">L'analisi Eurostat sulla spesa governativa divisa per
funzioni secondo la Classification of the Functions of Government (COFOG)
evidenzia mediamente una spesa europea complessiva per l'istruzione pari al
4,9% del PIL (invariata rispetto al 5% del 2006), di cui l'1,5% destinato alla
scuola dell'infanzia e alla primaria, l'1,9% alla scuola secondaria e lo 0,8%
all'istruzione superiore. Nel complesso un bilancio praticamente rigido, in
gran parte destinato alle spese fisse e obbligatorie, atteso che mediamente il
60% è destinato alla retribuzione dello staff e dei docenti, il 5% alle
prestazioni sociali, il 5% ai trasferimenti alle istituzioni private e il 7%
alle strutture edilizie.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">I Paesi più virtuosi sono Islanda (7,7% del PIL),
Danimarca (7,2%), Finlandia (6,4%) e Belgio (6,3%), che proprio nei maggiori
finanziamenti alla formazione hanno visto un tunnel di uscita dalle difficoltà
contingenti. All'opposto le percentuali più basse sono in Italia (4,1%), che
precede solo Romania, Spagna, Bulgaria e Slovacchia (3% PIL) e totalizza la
peggiore posizione riferita all'incidenza percentuale della spesa per
l'istruzione sull'intero bilancio (7,9% rispetto a oltre il 15% in Lettonia,
Lituania e Islanda). Se l'Italia risulta in linea con la media nell'istruzione
primaria, è in coda per la spesa pubblica per l'istruzione superiore (0,3% del PIL),
preceduta da Lussemburgo (0,4%), Regno Unito (0,5%) e Romania (0,6%) in un’ideale
classifica capeggiata da Finlandia (1,9%), Danimarca (1,7%) e Islanda (1,6%).
Non va meglio per i finanziamenti alla cultura dove l'Italia si pone al
penultimo posto (0,7% del PIL rispetto all’1% media UE), precedendo solo la
Grecia. (Fonte: L. Moscarelli, rivistauniversitas 14-06-16) </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I RETTORI: PIÙ
FONDI, MENO BUROCRAZIA, LAUREE PROFESSIONALIZZANTI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">A lanciare il grido d’allarme sul decadimento del sistema
universitario è il presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori), Gaetano
Manfredi. Lo fa da Udine che, il 2 luglio, accoglie 50 rettori provenienti da
altrettanti atenei italiani. Da Udine, la città della conoscenza, i rettori
italiani dettano la linea per la prossima riforma universitaria che, come
sottolinea il presidente della CRUI, non potrà essere fatta a costo zero. Il
Governo deve investire sull’università, il vero motore di sviluppo del Paese.
«In un momento in cui il ruolo degli atenei è diventato cruciale per affrontare
il post crisi, è indispensabile diffondere le competenze tra i giovani».
Partirà da questo dato di fatto la riflessione dei 50 rettori italiani che da
tempo discutono con il sistema produttivo per capire in quale direzione devono
andare. «Critichiamo la troppa burocrazia - anticipa Manfredi - e chiediamo più
fondi per il diritto allo studio e le lauree professionalizzanti che devono
accompagnare i giovani verso una riconversione rapida». Ma non è ancora tutto
perché in questo momento il tema più urgente da affrontare è quello della
sanità. «La sanità universitaria - ricorda Manfredi - è una punta di diamante e
va opportunamente sostenuta sia sul fronte delle terapie avanzate, sia su
quello della conoscenza». È un patrimonio che rischiamo di perdere. Il motivo è
presto detto: «Se chiediamo ai nostri docenti di fare la stessa attività degli
ospedalieri saranno ospedalieri. Questo non significa che devono astenersi
dall’assistenza, ma i cittadini devono sapere che, in questo caso, la qualità
del servizio è destinata a calare. La ricerca in sanità è ottima, ma corriamo
il rischio di perderla». (Fonte: G. Pellizzari, Messaggero Veneto 02-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL GOVERNO
SCONFESSA UN IMPEGNO DEL PD APPROVATO DAL PARLAMENTO SU AGGIORNAMENTO COSTO
STANDARD DEL FFO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Soltanto lo scorso 29 giugno la Camera ha approvato a
schiacciante maggioranza la mozione del Pd con la quale si impegnava il governo
“a valutare la possibilità di aggiornare il modello di calcolo del costo standard
dello studente”. Con il decreto del 6 luglio sui Criteri di ripartizione del
Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per l’anno 2016, invece, non solo non è
stata prevista alcuna ridefinizione del computo del costo standard per la
formazione dello studente in corso, allo scopo di fornire un sostegno agli
atenei in funzione delle diverse esigenze territoriali, ma, addirittura, è
stato stabilito un aumento del peso nel riparto (3%), pari al 28% della quota
base di 4.725.milioni di euro. (<a href="http://www.roars.it/online/interrogazione-parlamentare-sullffo/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a> 10-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LAUREE.
DIPLOMI. FORMAZIONE POST LAUREA. OCCUPAZIONE</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL VALORE DELLE
LAUREE IN BASE A UNA ELABORAZIONE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO SUI DATI
EXCELSIOR</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Una laurea, anche se breve, resta una laurea e nella
caccia a quella che poi sarà la prima occupazione della vita, conta. La
tendenza è confermata nei dati nelle previsioni occupazionali 2015.
Complessivamente, infatti, oltre un quarto (28%) delle assunzioni previste dalle
imprese milanesi riguardano laureati, oltre 15mila su 54mila. Non poco. Anche
se in un caso su sette non è stato facile trovare la figura professionale
richiesta con difficoltà a reperire laureati in Statistica (difficili due
assunzioni su tre) seguiti dagli ingegneri elettronici e dell'informazione
(33,5%) e i laureati in Medicina e Odontoiatria (28%). C'è tutto un fiorire di
corsi e di specializzazioni ma le lauree che danno ancora maggior sicurezza di
trovar lavoro restano ancora quelle «classiche» come Economia e commercio ed
Ingegneria che a Milano sono le più richieste. Economia «vale» nel 35% dei
casi, Ingegneria elettronica e dell'informazione nel 14% dei casi, Ingegneria
industriale (8%) e altri indirizzi di ingegneria (6%), lauree sanitarie e
paramediche (6%). La situazione emerge da un'elaborazione della Camera di
commercio di Milano sui dati Excelsior - sistema informativo permanente sull’occupazione
e la formazione realizzato dalle Camere di Commercio, con il coordinamento di
Unioncamere nazionale e il sostegno del Ministero del Lavoro e dell'Unione
Europea - e relativi alle previsioni di assunzioni delle imprese e Milano e
provincia nel 2015. (Fonte: A. Rizzo, Il Giornale Milano 10-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SUL RIORDINO
DEGLI STUDI GIURIDICI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sul Giornale di Diritto
Amministrativo 2/2016 è apparso lo scritto di Carla Barbati “Il riordino degli studi giuridici” di cui si riproduce il seguente passo: “In Italia si
dibatte della configurazione assegnata dal DM 25 novembre 2005 alla classe di
laurea magistrale a ciclo unico in giurisprudenza e della scelta, in esso
accolta, di delineare un percorso atto ad assicurare conoscenze quanto più
omogenee in tutti i corsi. Un esame limitato dal confronto con un disegno
caratterizzato da una rigidità che non trova corrispondenze in altre classi di
laurea. Soprattutto, condizionato dal presupposto sul quale si basa, quello di
una formazione giuridica risultante dalla<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>somma delle conoscenze espresse dalle diverse branche del diritto, identificate
con ventuno settori scientifico-disciplinari. Le riflessioni che si sviluppano
sono in tal modo assorbite da considerazioni orientate, quasi a farne il
proprio centro, dalla fungibilità o per converso dall’indispensabilità dei
saperi in essi racchiusi, declinata anche nei termini quantitativi del numero
di crediti normativamente garantiti a ciascun SSD. Sullo sfondo resta il
disegno d’insieme dell’istruzione superiore in area giuridica, entro il quale è
in cerca di nuova definizione anche il terzo ciclo della formazione, consegnato
a scuole di specializzazione il cui debole rendimento è uno dei tanti
indicatori di un rapporto con i contesti che merita di essere ripensato”.
(Fonte: Roars 26-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’ACCESSO AI
CORSI DI MEDICINA </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Dal MIUR fanno sapere che in questi due anni sono stati
aperti tavoli con le università per discutere di possibili modifiche al modello
di accesso. Dichiarazioni che suonano come una mezza ritirata rispetto
all'ipotesi ventilata più volte dalla ministra Giannini di introdurre anche in
Italia un “sistema alla francese” che prevede iI libero accesso alla facoltà di
medicina per il primo anno, ma con un esame di sbarramento al secondo. Un tema
che ha sollevato non pochi dubbi, ad esempio tra i rettori preoccupati dagli
effetti di un'iscrizione di massa a Medicina. Lo scorso anno gli aspiranti
camici bianchi che hanno affrontato II test sono stati oltre 60mila per circa
9.500 posti. Cosa accadrebbe se potessero immatricolarsi tutti? Spiega Eugenio
Gaudio, rettore della Sapienza: "Per realizzare il c.d. sistema francese
(peraltro molto autorevolmente criticato in patria. Nota di PSM) ci vuole però
un investimento importante. Avremmo, infatti, bisogno di un numero sette volte
superiore a quello attuale sul fronte di professori e aule". Su un punto
sono comunque tutti d'accordo: la necessità di migliorare l'attuale modalità di
accesso. La Conferenza dei presidi di Medicina propone, ad esempio, di
introdurre un test a risposta multipla che contempli anche l'aspetto
psicoattitudinale del candidato, insieme alla valutazione del curriculum di
scuola superiore. (Fonte: S. Di Palma, Repubblica A&F 11-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PROGETTO LAUREE
PROFESSIONALIZZANTI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Un asso nella manica degli atenei italiani - per superare
i ritardi del nostro Paese nel collegamento tra formazione e mondo del lavoro -
è la messa a punto di percorsi di primo livello più professionalizzanti, dove
finora solo per quelli di area sanitaria ci sono buoni risultati sul mercato
del lavoro (il 62% ha un'occupazione a un anno dal titolo triennale, contro una
media generale del 26,9/%). Il cantiere è aperto sul «Progetto lauree
professionalizzanti» ideato dalla Conferenza dei rettori, che dal 2017 dovrebbe
vedere il debutto di corsi capaci di rispondere a quell’esigenza di tecnici che
richiede il mercato e che spesso non si trovano a causa di un sistema formativo
non adeguato. Secondo il Cedefop, istituto di ricerca economica della
Commissione Ue, si tratta di due milioni di opportunità occupazionali per
tecnici intermedi nei prossimi 10 anni. Un'iniziativa che potrebbe curare anche
un altro grande male di cui soffre il mercato del lavoro italiano, quello della
sovraistruzione: il plotone di "overeducated" e
"mismatched" - i troppo istruiti o con un curriculum non
corrispondente al lavoro svolto - negli anni della crisi si è allargato sempre
più con 300mila laureati tra 25 e 34 anni che hanno un titolo di studio più
elevato rispetto a quello richiesto per svolgere il lavoro attuale (in crescita
di circa il 4% rispetto al 2008).<span style="mso-ansi-language: IT;"> </span>(Fonte: F.
Barbieri, IlSole24Ore 20-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LANCIARE LAUREE
PROFESSIONALIZZANTI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">I dati di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei
laureati ci dicono che il 55% dei laureati triennali prosegue con la laurea
magistrale, ritenuta essenziale per avere maggiori possibilità occupazionali e,
a conferma dell'irrisolto e fondamentale problema del diritto allo studio, non
va sottaciuto il fatto che a proseguire col biennio sono i giovani che
provengono da ambienti familiari avvantaggiati. Dei restanti laureati di primo
livello (45%), a un anno dalla laurea sono occupati il 67%: di questi, il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>42% ha una stabilità contrattuale, il 50%
utilizza le competenze specifiche e coerenti con il titolo di studio e ha un
guadagno netto di 1.079 euro mensili. Che il Paese non abbia creato adeguatamente
lavoro, è evidente; che le lauree di primo livello non abbiano pienamente
raggiunto lo scopo è altrettanto evidente: e qui, l'ambiguità della legge si è
coniugata con alcune cattive pratiche accademiche. Allarma poi il confronto con
gli altri Paesi europei, Germania in testa, dove è vistoso, oltre che vincente,
il modello delle Fachhocschulen: 880mila iscritti a fronte di 1,6 milioni di
studenti delle università; in Italia, invece, contiamo 1,7 milioni di
universitari a fronte di soli 4.500 studenti degli Istituti tecnici superiori (Its).
E’ evidente che scontiamo un duplice deficit e ritardo: il mancato collegamento
tra formazione e mondo del lavoro, e la carenza di titoli di primo livello
davvero professionalizzanti. Tra questi, infatti, si vede l'affermazione decisa
ma solitaria delle professioni sanitarie, seguite, ma con modeste percentuali
di impiego, dalle lauree in scienze e tecnologie informatiche, scienze del
turismo, disegno industriale, giuristi di impresa. Benvenuta e meritoria,
pertanto, l'iniziativa «Progetto Lauree professionalizzanti» messa recentemente
in campo dalla Conferenza dei rettori che prevede - in linea con gli esempi e i
modelli europei, soprattutto tedesco e francese - lauree professionalizzanti
che contemplino: «canali paralleli o differenziati rispetto al canale
accademico tradizionale; 2. un rapporto privilegiato con il mondo del lavoro e
degli enti territoriali; 3. l'apprendimento articolato tra aula, laboratorio e
pratica». (Fonte: I. Dionigi, IlSole24Ore 04-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LAUREA
PROFESSIONALIZZANTE PER PERITI INDUSTRIALI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La sperimentazione di una laurea triennale
professionalizzante per periti industriali inizierà nel 2017 con alcuni
progetti pilota, solo in alcuni atenei e per poche classi di laurea (a partire
dalla L9 - ingegneria industriale). L’obiettivo è creare un canale parallelo
alla laurea triennale attuale che possa formare operativamente gli iscritti per
la futura professione. La laurea professionalizzante per perito industriale
mira anche a creare nuove opportunità di lavoro per i professionisti tecnici
dei prossimi anni. Secondo un dossier elaborato dal Centro studi Opificium-Cnpi
nel prossimo decennio ci saranno più di 2 milioni di opportunità occupazionali
per profili tecnici di vario tipo, ma la cui quota più significativa sarà nel
campo dell’ingegneria. Le lauree triennali in ingegneria però, spiega il
Dossier Opificium-Cnpi, sono inadeguate a soddisfare la domanda. A più di 15
anni dalla sua introduzione, continuano, infatti, ad essere identificate come
il primo step del percorso quinquennale, venendo meno all’obiettivo iniziale di
creare un percorso universitario professionalizzante. E sempre più ingegneri
con laurea triennale decidono di proseguire gli studi: erano l'80,8% nel 2004 e
sono l’87,5% nel 2014. (<a href="http://www.edilportale.com/news/2016/07/professione/periti-industriali-dal-2017-partono-le-lauree-professionalizzanti_52855_33.html"><span style="color: windowtext;">Fonte</span></a> 06-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ASCESA DEL DOUBLE
DEGREE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Dopo il calo di matricole, la penuria di risorse,
l'eccessivo proliferare di corsi troppo di moda ma con poche chance
occupazionali, le università italiane provano a invertire la rotta mettendo in
campo per il prossimo anno accademico oltre 4.600 corsi, tra primo livello (più
di 2.250), secondo livello (circa 2.050) e ciclo unico (318). Nel ventaglio di
proposte, che in valore assoluto non si discostano di molto dagli anni
accademici precedenti, a spiccare è l'ascesa dei double degree, percorsi di
studio che permettono di laurearsi in Italia, ma anche in un ateneo straniero.
Qualche esempio? Lingue e civiltà orientali a Roma e a Pechino o Banking and
finance a Milano e negli States: il tutto con un unico corso di studi. La possibilità
viene offerta da 56 atenei (oltre la metà del totale), il 25% in più rispetto a
cinque anni fa. E i corsi di questo genere sono 549, aumentati di oltre l'80%
rispetto al 2012/13.<span style="mso-ansi-language: IT;"> </span>I vantaggi ripagano
l'investimento fatto: le esperienze di studio all'estero svolte durante gli
studi sono carte vincenti per entrare nel mondo del lavoro. Secondo AlmaLaurea,
a un anno dal titolo le possibilità di trovare lavoro sono più alte del 10%
rispetto ai coetanei rimasti a studiare in patria, grazie a diversi jolly:
potenziamento delle lingue straniere, varietà di studi, network di contatti
costruito durante i soggiorni internazionali. Possibilità che salgono
ulteriormente se viene svolto uno stage curricolare (+14% di chance in più).
(Fonte: F. Barbieri, IlSole24Ore 20-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PERCORSI DI STUDIO PIÙ PROFESSIONALIZZANTI?</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sono in molti a chiedere a
scuola e università percorsi di studio più professionalizzanti. Ma il
progressivo accorciamento del ciclo di vita di tecnologie e conoscenza rende
presto obsolete competenze così costruite. La questione di fondo è che con il
progressivo accorciamento del ciclo di vita delle tecnologie e della
conoscenza, il tasso di obsolescenza delle competenze professionalizzanti è
notevolmente aumentato e crescerà in futuro.<span style="mso-bidi-font-style: italic;"></span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Contenuti professionalizzanti nell'università? Scusate ma
non è già così? Uno specializzato in medicina non può fare il medico? Un
ingegnere informatico o delle tlc non può lavorare in una società che si occupa
di tlc o software? Non hanno le competenze adeguate, non sono in grado di
apprendere in poco tempo ciò di cui l'azienda in cui lavorano detiene il
know-how, magari in forma esclusiva? Forse bisognerebbe specificare di cosa si
sta parlando. La triennalizzazione doveva servire a questa presunta necessità
di professionalizzazione per i bisogni delle imprese. I risultati sono sotto
gli occhi di tutti: un fallimento. Qualcuno ricorda che la percentuale di
manager italiani con la terza media è superiore a quella dei laureati? Oppure
che il 20% delle imprese produce l'80% del fatturato, o meglio che lo 0,3%
delle imprese quasi il 30%? Forse le nano imprese di questo paese hanno deciso
di competere sui prodotti a basso VA, quindi con lavoro unskilled, e dei
laureati non hanno bisogno. Che sia una scelta suicida e senza futuro è chiaro,
meno chiaro è a cosa dovrebbe adeguarsi l'università. (Fonte: F. Ferrante e
commento di “marcello”, lavoce.info 24-06-16) </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RAPPORTO ISTAT.
CONFERMATO IL RUOLO DELL'ISTRUZIONE SUPERIORE QUALE FATTORE PROTETTIVO DALLA
CRISI OCCUPAZIONALE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il 24° Rapporto ISTAT 2016 analizza e misura le
trasformazioni sociali del Paese, offrendone una chiave di lettura attraverso
le cinque generazioni che si sono succedute dal 1926 ai giorni nostri.
L'istruzione e la partecipazione al mercato del lavoro sono state
caratterizzate negli anni dai profondi mutamenti seguiti alla maggiore
scolarizzazione e all'accrescimento delle competenze, facendo in modo che le
generazioni più giovani fossero sistematicamente più istruite di quelle più
anziane. Il vantaggio occupazionale, conquistato dalle generazioni più anziane
con l'investimento in istruzione, non coinvolge quelle più giovani. La
generazione dei millennials, entrata nella vita adulta a partire dal 2000 in
concomitanza con il periodo economicamente più difficile, è quella che sta
pagando più di ogni altra le conseguenze più dolorose: nel 2015 il 70,1% dei
giovani in età 25/29 anni e il 54,7% delle donne nella stessa fascia di età
vive ancora in famiglia e, nonostante l'aumento diffuso della scolarizzazione e
l'allungamento dei tempi formativi, stenta a trovare un'occupazione, al punto
che cresce la quota (42,6%) di coloro che sono decisi a trasferirsi all'estero.
Per il 2015 l'ISTAT ha evidenziato un'attenuazione della forte caduta
dell'occupazione giovanile, mentre viene confermato ancora una volta il ruolo
della formazione - in particolare dell'istruzione superiore - quale fattore
protettivo dalla crisi occupazionale (calo di occupabilità del 2,2% per i<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>laureati tra il 2008 e il 2015, rispetto al
3,6% che ha interessato i possessori della licenza media). A tre anni dal
conseguimento del titolo, il 72,0% dei laureati è occupato e oltre la metà
(53,2%) ha trovato un'occupazione caratterizzata da un contratto standard,
altamente qualificata e di durata superiore agli otto mesi. L'ISTAT non manca
di individuare rischi per il futuro. Un esercizio statistico riferito al
decennio 2015/2025 evidenzia come, in assenza di idonei provvedimenti, le
dinamiche demografiche siano destinate ad un miglioramento piuttosto modesto
del grado di utilizzo dell'offerta di lavoro. (Fonte: M. L. Marino,
rivistauniversitas 14-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">QUANTO VALE IL
TITOLO DI STUDIO UNIVERSITARIO NEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">JobValue, la società di consulenza manageriale
specializzata nei sistemi di risorse umane, ha pubblicato il rapporto
"Quanto vale il titolo di studio universitario nel mercato del lavoro
italiano", nel settore di analisi JobPricing sul mercato delle
retribuzioni italiane. La scelta tra università statale o non statale favorisce
quest'ultima tipologia. Aver frequentato un'università non statale fa ottenere
un ritorno economico superiore del 17% rispetto a chi ha frequentato
un'università statale e del 4% rispetto a chi ha studiato in un politecnico.
Aver frequentato un'università del Nord significa guadagnare mediamente il 13%
in più rispetto a chi ha studiato al Sud. Milano e Roma si contendono le
università da frequentare per avere in seguito una retribuzione media di alto
livello tra i 25 e i 34 anni. In ordine, i primi cinque posti sono occupati da:
Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università Cattolica, LUISS - Guido
Carli e Università "Tor Vergata". Le università non statali si
confermano una scelta "vincente" non solo per la retribuzione di
partenza dei laureati, ma anche per le opportunità di carriera in termini di
inquadramento contrattuale che si può raggiungere: Bocconi, Luiss e Cattolica
sono anche le tre università (tutte non statali) in cui la retribuzione annua
lorda cresce in modo maggiore nella prima fase della carriera, mentre per
Siena, Milano Statale e Ca' Foscari di Venezia l'aumento è significativo nella
seconda parte della carriera (35-44 anni). (Fonte: D. Gentilozzi,
rivistauniversitas 20-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CONFERENZA
ARABO-EUROPEA SULL'ISTRUZIONE SUPERIORE (AECHE)</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nell'Università di Barcellona si è svolta dal 25 al 27
maggio 2016 la terza Conferenza arabo-europea sull'istruzione superiore (AECHE)
sul tema "Opportunità e sfide per le università arabe ed europee nello
svolgimento della propria missione sociale". Lanciata nel 2013 quale
piattaforma per la cooperazione e lo scambio dell'istruzione superiore
arabo-europea, AECHE ha riunito più di 200 rettori e altri rappresentanti
accademici provenienti principalmente dai paesi arabi e dall'Europa.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Uno di punti focali della conferenza è stato la risposta
delle università ai rifugiati: la Technical University di Berlino, ad esempio,
sostiene l'importanza di inserirli negli atenei in tempi brevi, a patto che ci
sia il sostegno dei finanziamenti pubblici. La NGO Kiron e l'Università di
Kassel collaborano per consentire agli studenti l'iscrizione a corsi online
gratuiti, mentre la Central European University di Budapest sostiene i giovani
nel conseguimento di competenze linguistiche e trasversali necessarie per
l'occupazione e l'istruzione. Gli atenei possono avere anche un ruolo
fondamentale nell'agevolarne l'inserimento e l'integrazione con gli altri
studenti attraverso la collaborazione reciproca, come evidenziato
dall'Università di Anversa e la St Joseph University in Libano, e mediante il
coordinamento sia a livello nazionale che locale, secondo lo European
Municipalities Network di Cipro. Nel corso della Conferenza sono state
presentate anche le misure in preparazione e quelle messe in campo dall'Unione
Europea, quali i meccanismi di finanziamento per sviluppare partnership e reti
di collaborazione nella ricerca. È previsto a breve il lancio di un bando di
gara da 11,5 milioni di euro su questioni di stretta attualità come i fattori
chiave della migrazione, le skill per i rifugiati, le politiche e le misure
d'integrazione. (Fonte: E. Cersosimo, rivistauniversitas 23-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CORSI IN LINGUA
INGLESE. IL PRORETTORE ALLE RELAZIONI INTERNAZIONALI DELL’UNIBO: NON BASTA
TRADURRE I CORSI PER RENDERLI INTERNAZIONALI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Quando si parla degli handicap nell'attrattività delle
nostre università, gli indiziati più comuni sono due: la scarsità di programmi
in lingua inglese e un costo medio delle rette più elevato di quelli fissati
nel resto d'Europa, dalla Francia alla Scandinavia. Nel dettaglio? Il portale
Universitaly stima un totale di 245 corsi universitari in lingua inglese in 52
atenei, con il predominio degli atenei che si rivolgono di più a matricole ed
exchange students internazionali: più di 20 solo al Politecnico di Milano, 18
all'Università degli studi di Bologna e 8 alla Bocconi, senza contare l'offerta
di master e corsi post lauream. Numeri in ascesa, ma ancora indietro rispetto
ai 700 programmi in lingua inglese della sola (e più piccola) Danimarca, i
1.262 della Francia e i 1.801 della Germania. Anche più sfavorevole, in
proporzione, il confronto sui costi. La media delle tasse universitarie
previste in Italia viaggia poco sopra i 1000 euro. Una cifra imparagonabile
alle rette stellari delle università britanniche, ma comunque ben al di sopra
della cifra tonda richiesta nei Paesi già citati sopra: zero. In Danimarca,
come anche in Svezia e Finlandia, gli studenti Ue possono iscriversi
gratuitamente ai corsi di laurea triennali (bachelor) e magistrali (master). In
Francia le tasse per un corso triennale in un ateneo pubblico viaggiano su una
media di 190 euro l'anno, in Germania sono state abolite le rette per le lauree
di primo livello e – se si è frequentato il triennio nella stessa università –
anche per i master. Alessandra Scagliarini, prorettore alle Relazioni
internazionali dell'Università di Bologna: non basta “tradurre” i corsi, serve
una regia. Insomma: basterebbe aumentare l'offerta di corsi in inglese e
diminuire i costi di ingresso, sulla scia di quanto è stato fatto in Germania?
Alessandra Scagliarini invita a non cadere nella semplificazione di un rapporto
diretto tra corsi in inglese ed internazionalità. «Non basta tradurre un corso
in lingua inglese per renderlo “internazionale” ed ugualmente efficace. Il
metodo d'insegnamento anglosassone è differente dal nostro, i docenti
necessitano quindi di un fattivo supporto e le strutture di risorse dedicate
all'internazionalizzazione dei corsi – dice Scagliarini -. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Probabilmente non tutti gli atenei sono in
grado di mettere in campo queste risorse in periodo di importanti tagli al
fondo di funzionamento e al turn over». (Fonte: A. Magnani, IlSole24Ore
10-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">BINI SMAGHI: IL
MECCANISMO ISTRUZIONE-FORMAZIONE È DEFICITARIO SU TUTTA LA LINEA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Analisi impietosa quella di Lorenzo Bini Smaghi,
economista e banchiere, oggi presidente della Societé Generale a Parigi: «Una
gran parte del Paese non si è modernizzata, non ha saputo cogliere le sfide
della globalizzazione, non è riuscita a premiare la meritocrazia, è tuttora
appesantita da una diffusa corruzione». «Dal lato dell'offerta potenziale, come
si dice nel gergo tecnico, l'Italia presenta tassi di crescita fra i più bassi
dell'area euro». Ma cos'è che si è guastato in modo cosi apparentemente
irreparabile? «C'e innanzitutto un problema di produttività. Che non cresce da
anni e non da segni di risollevarsi, per molti motivi: il sistema produttivo è
frammentato, diviso in miriadi di piccole imprese che difficilmente reggono i
ritmi internazionali, il meccanismo istruzione-formazione è deficitario su
tutta la linea, dal numero delle lauree scientifiche alla diffusione di
Internet, i contratti di lavoro non danno importanza al fattore produttività».
(Fonte: La Repubblica 13-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RIMETTERE AL
CENTRO DEI PERCORSI UNIVERSITARI LA STORIA DEL PROCESSO D’INTEGRAZIONE EUROPEA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Una spia della debolezza della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">storia dell’integrazione europea</i> nella realtà accademica italiana è
dedotta dalle difficoltà di penetrazione e dalla scarsa visibilità di cui
attualmente gode nelle due principali associazioni “di categoria” degli
storici, quella dei contemporaneisti (SISSCO) e degli internazionalisti (SISI)
- in termini di interventi a convegni, panel, tesi di dottorato – nonostante la
(per fortuna) progressiva consapevolezza della rilevanza svolta dal processo
d’integrazione europea nel determinare l’evoluzione e le trasformazioni interne
di uno Stato membro. Queste difficoltà si traducono, di fatto, in una sorta di
disincentivo al proseguimento degli studi nell’ambito della storia
dell’integrazione europea. I dottorati in storia sono sempre più spesso
accorpati in tematiche diverse (si potrebbe dire, con una battuta, “dagli
etruschi all’Isis”) o per atenei diversi: solo lo “storico” dottorato di Pavia
resiste, ma non più come corso autonomo, bensì come curriculum interno a un
percorso molto più ampio. Ne consegue che anche i giovani ricercatori che si
occupano di storia dell’integrazione europea difficilmente riescano a
proseguire nella carriera accademica o, non di rado, finiscano per “occuparsi
di altro” perché più (cinicamente) utile in termini di riconoscimento del
lavoro svolto per i concorsi e per le abilitazioni scientifiche nazionali.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Brexit potrebbe rappresentare un’opportunità per
rimettere al centro dei percorsi universitari legati alla storia e alle scienze
politiche la storia del processo d’integrazione europea. A trarre beneficio da
questo rinnovato approccio sarebbe non solo l’Università italiana, ma anche
diverse realtà professionali - come quelle legate al giornalismo e ai nuovi
media, alla scuola, agli enti locali - che si confrontano quotidianamente con
l’Ue e le sue crisi, e che potrebbero trovare nelle Università partner preziosi
per strutturare al meglio una formazione professionale di alto profilo,
interdisciplinare, reciprocamente arricchente. (M. Piermattei, <a href="http://www.mentepolitica.it/articolo/dalla-brexit-una-sfida-per-la-universit-italiana/936"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">mentepolitica</span></a> 16-07-2016)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">BIOINGEGNERIA.</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">VERSO IL RICONOSCIMENTO SCIENTIFICO E
GIURIDICO IN ITALIA E IN EUROPA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Le università italiane in cui è attivo il corso di laurea
in Bioingegneria sono 11 - Politecnici di Torino, di Milano e delle Marche,
Sapienza e Campus Bio-Medico a Roma, Università di Genova, di Padova, di Pisa,
di Bologna - sede di Cesena, di Cagliari e di Napoli Federico II. All'estero,
le top universities in questo campo sono Harvard, Sheffield e il Politecnico
federale di Zurigo.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La bioingegneria rientra nel campo della biomedical
technology ed è una disciplina a vocazione multidisciplinare e
tecno-sociosanitaria: dall'integrazione di ingegneria, scienze biomediche e
pratica clinica sviluppa nuove conoscenze e tecniche, procedimenti avanzati di
health care, dispositivi medici innovativi, telemedicina, mezzi e metodi
sanitari più efficaci. Poiché l'Italia non riconosce la figura dell'ingegnere
biomedico e clinico, è nato recentemente il Comitato promotore per il
riconoscimento giuridico delle attività accademiche, scientifiche e delle
professioni di ingegnere biomedico e clinico. (Fonte: A. Soave,
rivistauniversitas 07-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA DOMANDA DI LAUREATI NELLE IMPRESE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Secondo uno
studio della società di consulenza McKinsey il 40% della disoccupazione
giovanile non dipende dal ciclo economico ma da scelte di formazione sbagliate.
Studi come questo enfatizzano molto il lato dell’offerta di laureati più che la
loro domanda. Non sempre però l’approccio è corretto. Il ragionamento andrebbe
capovolto o almeno affrontato da entrambi i lati. Se le imprese non chiedono
laureati non c’è neppure l’offerta. E la domanda di laureati, soprattutto in
materie scientifiche, proviene il larga misura da grandi imprese di cui
l’Italia non abbonda. Per rendersi conto di come ormai neppure le lauree più
quotate aprano automaticamente la porta di carriere adeguate basta leggere
alcuni numeri raccolti dal Censis. I lavoratori italiani “sotto inquadrati”,
ossia che svolgono mansioni più semplici rispetto al loro livello formativo,
sono quasi il 20% del totale. In tutto più di 4 milioni di persone, il 41%
delle quali laureate. Tra questi risultano sotto inquadrati il 44% dei laureati
in scienze sociali e in materie umanistiche ma anche il 57% dei laureati in
economia o statistica e il 33% degli ingegneri. Questo non significa che
l’istruzione non (ri)paghi e non faciliti l’accesso al mondo del lavoro. Ma
troppo spesso lo fa in misura inferiore a quello che dovrebbe o che chi si
impegna nello studio spererebbe. In ogni caso studiare conviene. Secondo il
Centro Studi di Confindustria conquistare una laurea aumenta del 40% le
probabilità di trovare un impiego rispetto a chi ha solo un diploma. (Fonte: M.
Del Corno, Il Fatto Quotidiano 20-08-16</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UN GRANDE PAESE CON POCHI LAUREATI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In termini di popolazione
l'Italia è un grande Paese dell'Unione, paragonabile a Francia, Gran Bretagna e
Germania. Ma se guardiamo alla popolazione dei laureati siamo un piccolo Paese,
paragonabile all'Olanda per dimensioni. Se poi guardiamo alla popolazione dei
nuovi laureati siamo demograficamente ancora più piccoli e destinati a
diventarlo sempre di più: caso praticamente unico fra i Paesi a reddito
medio-alto, le iscrizioni all'università sono diminuite negli ultimi anni. A
metà del prossimo decennio la Cina o lo Zimbabwe potrebbero avere più laureati
dell'Italia sul totale della popolazione. Difficile così compensare con
l'aumento di produttività il declino della demografia italiana. Come iniziare a
rimediare? Forse guardando alla radice del problema. Purtroppo per un giovane
oggi decidere di studiare non è in apparenza economicamente molto razionale, e
ancora meno lo è per una giovane. Secondo stime dell'OCSE (Education at a
Glance, 2015) alla fine della sua vita una donna italiana che si laurea avrà
guadagnato, al netto di tutto, in media circa 50 mila euro in più rispetto a
una diplomata delle superiori: quando questa donna sarà alle soglie della
pensione, avrà potuto pagarsi una stanza in più in un appartamento di una
grande città. È un rendimento della laurea pari alla metà della media dei Paesi
europei. Per un uomo italiano questo rendimento è maggiore, ma sempre di un
terzo sotto alle medie europee. Forse dovremmo ripartire da qua. Soffriamo di
un problema di lungo periodo, servono soluzioni sullo stesso orizzonte. (Fonte: F. Fubini, CorSera Sette 26-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RETRIBUZIONI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PENSIONI.
LEGITTIMO PER LA CONSULTA IL PRELIEVO DI SOLIDARIETÀ SUGLI IMPORTI PIÙ ALTI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Corte Costituzionale ha respinto le varie questioni di
costituzionalità relative al contributo, che scade nel dicembre di quest’anno,
sulle pensioni di importo più elevato: il prelievo è stato quindi ritenuto
legittimo perché adottato in un periodo di profonda crisi. La Corte ha escluso
la «natura tributaria» del prelievo di solidarietà, è stato fatto notare,
ritenendolo «un contributo di solidarietà interno al circuito previdenziale,
giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del
sistema». Come si ricorderà, il contributo di solidarietà era previsto dalla
legge di Stabilità 2014 per un triennio sui trattamenti pensionistici superiori
a 14 volte il trattamento minimo Inps. Nella norma esaminata dalla Corte, ad
essere toccati sono gli assegni da 14 a oltre 30 volte il minimo Inps, con una
quota progressiva del 6% per gli importi da 91.343 a 130.358 euro lordi annui;
del 12% per gli assegni da 130.358 a 195.538 euro; del 18% da 195.538 euro in
su. Un meccanismo inserito nella finanziaria 2014 varata dal governo Letta. Il
prelievo vale per un triennio, scade a dicembre e per ora non è stato
rinnovato. A "impugnare" queste misure con 6 diverse ordinanze, sono
state varie sezioni regionali della Corte dei Conti sulla scorta dei ricorsi
presentati da ex dirigenti dello Stato e di enti pubblici e privati, ex docenti
universitari, ufficiali delle forze armate e tanti ex magistrati. Per tentare
di dimostrarne l'irragionevolezza, i loro avvocati hanno fatto leva su una
precedente sentenza della Corte Costituzionale. (Fonte: CorSera 06-07-16).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Un commento di “rossini” a margine di un altro articolo
(su ilgiornale.it dello 06-07-16): “Sulle pensioni tutti pagano l'IRPEF, che è un’imposta
PROGRESSIVA che, oltre i 75mila euro, arriva fino al 43%. Con le addizionali
regionali e comunali si arriva al 50%. Aggiungere il contributo straordinario
progressivo significa aggiungere progressività a progressività. E questa è una
pura prepotenza. Dire, come fa la C. Cost., che il contributo straordinario non
ha natura tributaria è una prepotenza ancora più insopportabile”. </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CORTE
COSTITUZIONALE. LE CONDIZIONI PER LA LEGITTIMA PREVISIONE DI UN CONTRIBUTO DI
SOLIDARIETÀ PER LE PENSIONI DI ELEVATO IMPORTO: MISURA CONTINGENTE,
STRAORDINARIA E TEMPORALMENTE CIRCOSCRITTA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nella sentenza n. 173 del 13 luglio 2016 della Corte
costituzionale si legge che Il prelievo istituito dal comma 486 dell’art. 1
della legge n. 147 del 2013 (norma impugnata) non è configurabile come tributo
non essendo acquisito allo Stato, nè destinato alla fiscalità generale, ed
essendo, invece, prelevato, in via diretta, dall’INPS e dagli altri enti
previdenziali coinvolti, i quali – anziché versarlo all’Erario in qualità di
sostituti di imposta – lo trattengono all’interno delle proprie gestioni, con
specifiche finalità solidaristiche endo-previdenziali, anche per quanto attiene
ai trattamenti dei soggetti cosiddetti “esodati”. Il contributo, dunque, deve
operare all’interno dell’ordinamento previdenziale, come misura di solidarietà
“forte”, mirata a puntellare il sistema pensionistico, e di sostegno
previdenziale ai più deboli, anche in un’ottica di mutualità
intergenerazionale, siccome imposta da una situazione di grave crisi del
sistema stesso, indotta da vari fattori che devono essere oggetto di attenta
ponderazione da parte del legislatore, in modo da conferire all’intervento
quella incontestabile ragionevolezza, a fronte della quale soltanto può
consentirsi di derogare (in termini accettabili) al principio di affidamento in
ordine al mantenimento del trattamento pensionistico già maturato. </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Tuttavia, sostiene la sentenza, anche in un contesto siffatto,
un contributo sulle pensioni costituisce, però, una misura del tutto
eccezionale, nel senso che non può essere ripetitivo e tradursi in un
meccanismo di alimentazione del sistema di previdenza. In definitiva, il
contributo di solidarietà, per superare lo scrutinio “stretto” di
costituzionalità, e palesarsi dunque come misura improntata effettivamente alla
solidarietà previdenziale (artt. 2 e 38 Cost.), deve: operare all’interno del
complessivo sistema della previdenza; essere imposto dalla crisi contingente e
grave del predetto sistema; incidere sulle pensioni più elevate (in rapporto
alle pensioni minime); presentarsi come prelievo sostenibile; rispettare il
principio di proporzionalità; essere comunque utilizzato come misura una
tantum.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Tale misura rispetta il criterio di proporzionalità e, in
ragione della sua temporaneità, non si palesa di per sé insostenibile, pur
innegabilmente comportando un sacrificio per i titolari di pensioni più
elevate, ossia quelle il cui importo annuo si colloca tra 14 a 30 e più volte
il trattamento minimo di quiescenza, incidendo in base ad aliquote crescenti
(del 6, 12 e 18 per cento).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In questi termini, l’intervento legislativo di cui al
denunciato comma 486, nel suo porsi come <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">misura</b>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">contingente, straordinaria e temporalmente
circoscritta</b>, supera lo scrutinio “stretto” di costituzionalità. (<a href="https://renatodisa.com/2016/07/14/corte-costituzionale-sentenza-n-173-del-13-luglio-2016/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a> 14-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UN PROFESSORE ORDINARIO A FINE CARRIERA PERCEPISCE COME
STIPENDIO LORDO MENO DELLA METÀ DI QUELLO DI UNA GIORNALISTA RAI PARCHEGGIATA
SENZA INCARICO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Caro direttore,</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">sono un docente
universitario alla fine di una bella carriera, molto gratificato per le
responsabilità e le mansioni svolte e che ancora svolge come "formatore e
ricercatore". Molto meno gratificante è invece il compenso. Un professore
ordinario a fine carriera prende, come lordo, meno della metà di quello che è
lo stipendio lordo dell'ultima giornalista (che non ha incarichi) indicata nella
Lista della settimana del numero 31 di Gente. Inoltre <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">gli stipendi di tutti gli universitari sono stati gli unici bloccati
per cinque anni, senza riconoscimento di anzianità giuridica</b>. Spenda, se
può, qualche parola a favore di tutti coloro che lavorano con passione,
nonostante tutto.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Alfredo Anglani</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Caro Alfredo,</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">lo stipendio al
quale ti riferisci è quello di Carmen Lasorella: 200 mila euro lordi (ed è
parcheggiata senza incarico). Se ti può consolare, ti fa compagnia il premier
Matteo Renzi, che guadagna molto meno dei vertici Rai (114 mila euro lordi).
Resta il fatto che il discorso degli stipendi in Italia andrebbe affrontato con
serietà da governo e sindacati. Anche per dare il giusto valore a tutti quelli
che, come te, dopo anni e anni di studi hanno la responsabilità di una cattedra
importante. (Fonte: Lettera al direttore di Gente
e risposta 30-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FUGA DEI
CERVELLI. IL PROBLEMA RETRIBUZIONI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ma scherziamo? Nessuno affronta il vero problema della
ricerca in Italia: gli stipendi bassissimi rispetto alla media dei Paesi
sviluppati e i contratti da precari. Un assegnista che prende 1400 €/mese
(netti, e per di più senza contributi pensione) li spende tutti per pagarsi
l’affitto e mangiare. Se gli date il 50% in più quando è all’estero per 3 mesi,
con quei 700 €/mese dovrebbe sopravvivere in USA? Scherziamo? Portate gli
stipendi e la normativa italiana ai livelli medi occidentali e vedrete che non
scappa più nessuno, anzi comincerà a venire gente in Italia a fare ricerca.
(Fonte: commento di DBA all’articolo “Ricercatori, fughe estere e borse di
studio” su CorSera-Blog 21-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">OCCUPAZIONE E
RETRIBUZIONE DEI LAUREATI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In base a uno studio sui redditi compiuto da Bankitalia,
nel nostro Paese, i cittadini in possesso di una laurea percepiscono un reddito
annuale netto superiore del 20% rispetto ai diplomati. Non solo: i laureati
hanno anche il 10% in più delle possibilità di chi ha interrotto gli studi dopo
il diploma di trovare un lavoro. Secondo un’indagine pubblicata da AlmaLaurea
sui laureati magistrali a un anno dal titolo il differenziale occupazionale è
pari a 21 punti percentuali: al Nord è occupato il 74% mentre al Sud il 53%, il
tasso di disoccupazione è al 17% al Nord e al 36% al Sud. Dal punto di vista
delle retribuzioni, a un anno dalla laurea, guadagnano di più i laureati del
Nord, con 1.290 euro mensili di stipendio rispetto ai 1.088 dei colleghi del
Mezzogiorno. Allargando l’orizzonte temporale, a cinque anni dal conseguimento
del titolo, al Nord lavorano 89 laureati su 100, al sud 74 su cento, mentre il
tasso di disoccupazione si attesta al 12%. I dati forniti da AlmaLaurea
mostrano inoltre che “migliorano anche le retribuzioni: al Nord si attestano a
1.480 euro mensili netti, mentre al Sud arrivano a 1.242 euro. Cresce anche
l’efficacia: il titolo risulta molto efficace o efficace per il 55% degli
occupati al Nord e per il 59% degli occupati nel Mezzogiorno”. Scendendo nel
dettaglio, ecco la classifica delle lauree che, a cinque anni dalla laurea
(magistrale) assicurano una retribuzione più alta in base al XVIII Rapporto di
AlmaLaurea: Ingegneria: 1.705 euro; Settore Scientifico: 1.614 euro;
Chimico-farmaceutico: 1.562 euro; Medico (professioni sanitarie): 1.552
euro;<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Geo-biologico: 1.326 euro;
Politico-sociale: 1.320 euro; Agrario e Veterinaria: 1.300 euro; Architettura:
1.256 euro; Giuridico: 1.209 euro; Linguistico: 1.203 euro; Letterario: 1.117
euro; Insegnamento: 1.093 euro; Educazione Fisica: 1.059 euro;<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Psicologico: 980 euro. (Fonte: F. Patanè,
international business time 12-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RETRIBUZIONI E INCENTIVAZIONE DEL MERITO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Lo stipendio dei
professori universitari è bloccato da anni. Non è chiaro il motivo di questa
punizione «a pioggia», a fronte di continue dichiarazioni di valorizzazione del
merito. In queste settimane sono state rese note le soglie di produzione
scientifica che i singoli docenti devono superare per entrare in commissioni
che valutano candidati alle abilitazioni a ruoli superiori. Scopro che posso
fare domanda per far parte delle commissioni, sempre che la mia produzione scientifica
superi la soglia. La supera. Ma non farò domanda. Andare in commissione
significa far fronte a procedure bizantine in cui domina la compilazione
meticolosa di verbali. E questa sarebbe l'incentivazione del merito? Mi
aspettavo qualcosa tipo: questa è la lista di chi supera le soglie, da questa
saranno estratti i commissari per le abilitazioni e per chi supera i livelli di
qualità lo stipendio sarà sbloccato. Chi è sotto non andrà in commissione e il
suo stipendio resterà bloccato. Mi aspetterei anche di più. Chi è sotto le
soglie minime di qualità, oltre a non poter giudicare i candidati alle
promozioni, non dovrebbe avere accesso ad alte cariche, come Rettore, Direttore
di Dipartimento, Senatore Accademico. Per queste cariche l'asticella dovrebbe essere
superiore rispetto alle semplici abilitazioni. Invece questi limiti non
esistono, con il paradosso che a dirigere un'Università ci sia chi non è
ritenuto idoneo a giudicare chi aspira a cariche superiori. Il «premio» per chi
supera le soglie qualitative è di poter fare domanda per assolvere adempimenti
burocratici. (Fonte: F. Boero, La Stampa 20-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA.
RICERCATORI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">TRA IL 1996 E IL
2014 I RICERCATORI ITALIANI HANNO PUBBLICATO 1.200.000 LAVORI, COLLOCANDOSI IN
OTTAVA POSIZIONE A LIVELLO MONDIALE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">L'Italia ottiene risultati positivi in termini di
produzione scientifica nonostante le scarse risorse destinate alla ricerca. Tra
il 1996 e il 2014 i ricercatori italiani hanno pubblicato 1.200.000 lavori,
collocandosi in ottava posizione a livello mondiale. Se poi si considera il
rapporto tra numero di pubblicazioni scientifiche (database Scopus) e risorse
finanziarie destinate all’attività di ricerca nel settore pubblico, si osserva
un aumento per l’Italia da 8,33 a 9,75 lavori per unità di spesa tra il 2011 e
il 2014 (vedi rapporto ANVUR 2016). Una dinamica significativa, che supera
quella di Francia e Germania, anche se non raggiunge quella di Spagna e Regno
Unito. I risultati sono buoni anche per quanto riguarda il rapporto tra numero
di pubblicazioni e numero di ricercatori nel settore pubblico, benché in questo
caso la produttività rimanga sostanzialmente invariata nell’arco temporale
considerato. Risultati positivi si osservano anche rispetto ad altri indicatori
di produttività scientifica. Ad esempio, analizzando le pubblicazioni nelle
migliori riviste (top 1 per cento) della distribuzione mondiale dell’indicatore
di impatto SNIP (Source Normalized Impact per Paper), si trova che l’Italia, a
partire dal 2011, si colloca al di sopra della media mondiale, superando anche
in questo caso Germania e Francia. Se si considerano le pubblicazioni nella
fascia top 5 per cento, l’Italia presenta valori superiori alla media mondiale
già a partire dal 2005. (Fonte: M. De Paola e T. Jappelli, lavoce.info 02-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PROGRAMMA
"FARE RICERCA IN ITALIA"</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Lo scorso 2 agosto il MIUR ha pubblicato la comunicazione
sulla procedura, di prossimo avvio, per la prima tranche dell’intervento “Fare
ricerca in Italia”. Questo programma, ampio e ambizioso, vorrebbe creare le condizioni
affinché i migliori ricercatori si cimentino nelle competizioni bandite dallo European
Research Council (ERC) e assicurare che un numero crescente di vincitori nei
bandi dell’ERC venga in Italia o ci rimanga per svolgere la propria ricerca
nelle università o negli enti pubblici di ricerca italiani. Dai dati forniti dalla
Commissione europea, emerge che nel periodo di programmazione di Horizon 2020,
su 1.594 proposte presentate all’ERC in cui fossero state prescelte host
institution localizzate in Italia, sono stati stipulati finora solo 103
contratti. Di questi, solo 5 hanno come host institution un’istituzione
localizzata nel Mezzogiorno d’Italia. Il MIUR destinerà circa 19,6 milioni di
euro a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione per migliorare la performance dei
ricercatori, attrarre nel nostro Paese un numero crescente di ricercatori
italiani e stranieri di eccellenza, e rafforzare così il sistema della ricerca
nazionale. (Fonte: MIUR)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PROPOSTA
MINISTERIALE PER I PRECARI DELLA RICERCA NEGLI IRCCS E IZS</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nel secondo tavolo tecnico tenutosi presso il Ministero
della Salute e riguardante le criticità dei precari della Ricerca IRCCS
(Istituti di Ricerca a carattere Scientifico e Sanitario) e IZS (Istituti
Zooprofilattici Sperimentali), il direttore generale della ricerca e
dell’innovazione in sanità, Giovanni Leonardi ha esposto ai presenti la nuova
proposta ministeriale, che prevede l’inserimento del ricercatore in tre gruppi
di classificazione: il ricercatore iniziale, il ricercatore esperto ed infine il
senior. Per i senior dopo i primi 2 anni sarà possibile richiedere il passaggio
al SSN. La nuova proposta esposta al tavolo tecnico prevede un contratto a
tempo determinato di 10 anni, con possibile rinnovo per ulteriori 5 e
valutazioni annuali per il passaggio a livelli economici superiori. La proposta
ministeriale concede anche la mobilità tra vari istituti, il tutto mantenendo
anzianità e livello. E’ stato poi chiarito che chi già è ricercatore a
contratto atipico, secondo la proposta, verrà inserito d’ufficio nella piramide
dei 15 anni, mentre chi entrerà successivamente, svolgerà un concorso per
poterne far parte. Finché non entrerà in vigore la nuova normativa però,
varranno i contratti atipici in essere anche oltre il 01/01/17. (Fonte: Nursind
02-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA RICERCA
SANITARIA E IL PRECARIATO</b><br />
La segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, ha scritto una lettera
aperta alla titolare del dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin, a proposito
della sua proposta per affrontare il drammatico problema della precarietà,
troppo presente nel settore sanitario e negli istituti zooprofilattici. Secondo
la Sorrentino la proposta prevede tre passaggi che determinano una precarietà
stabile e lunga 15 anni. Al termine di questa spinta 'flessibilità' la sola
proposta 'concreta' rimane una chimera legata alla dotazione organica e alle
risorse. Dopo 15 anni di assoluta precarietà, insomma, non c'è alcuna
prospettiva certa. Ad essere coinvolti in questo processo sono circa 3.500 ricercatori
negli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) e negli IZS
(Istituti Zooprofilattici Sperimentali) impegnati in progetti di ricerca ai
quali non si offrono soluzioni in termini di continuità occupazionale. La
proposta, continua Sorrentino, non risolve la questione drammatica della
precarietà, tema per altro che coinvolge tutta la sanità. Al contrario, si
opera un processo di stabilizzazione della precarietà stessa. Condivide che c'è
un’urgenza da affrontare immediatamente, ovvero quella che dal prossimo primo
gennaio 2017 non sarà più possibile ricorrere alle collaborazioni coordinate e
continuative. Una misura che rischia di produrre danni gravissimi al
funzionamento degli IRCSS e degli IZS e, quindi, alla ricerca sanitaria tutta.
L'urgenza è condivisa ma non la soluzione proposta, insiste Sorrentino, e il
tema va affrontato coinvolgendo tutti i soggetti - Regioni, Ministero e
Organizzazioni sindacali - all'interno del percorso per il rinnovo del
contratto nazionale. (<a href="http://www.tosc.cgil.it/archivio37_toscana-lavoro-news_0_23994.html"><span style="color: windowtext;">Fonte </span></a>21-06-16) </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ILARIA CAPUA, UNA
SCIENZIATA, UNA VIROLOGA VETERINARIA D’ECCELLENZA, “ALLONTANATA” DALL’ITALIA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ventisei mesi dopo esser stata sbattuta in prima pagina dall’Espresso
sotto il titolo «Trafficanti di virus», dove veniva additata tra i protagonisti
di un’inchiesta sui business infami sulla pelle di persone innocenti, Ilaria
Capua, fino a due anni fa un vanto della scienza italiana, ha appena ricevuto
la notizia che il giudice per l’udienza preliminare di Verona l’ha prosciolta
«perché il fatto non sussiste». No, non voleva diffondere il virus per fare
soldi dall’offerta di un vaccino. Un verdetto giunto al termine di un’indagine
partita da Roma e spacchettata un po’ qua un po’ là per finire, a Verona, tra
le mani del pm Maria Beatrice Zanotti. Meglio tardi che mai, dice il proverbio.
E forse per lei è così. Troppo tardi per l’Italia, però. Troppo tardi per la
nostra ricerca scientifica. Troppo tardi per un Paese che, come ha scritto
Paolo Mieli a proposito di questa vicenda di giustizia paralizzata quindi
ingiusta, «detesta la scienza» ... La «nostra» ricercatrice, la prima ad avere
isolato il virus H5N1 (la «nasty beast», cioè la brutta bestia, dell’influenza
aviaria umana), la prima a dire no alle offerte milionarie delle case
farmaceutiche per mettere (gratis!) la sua scoperta a disposizione su «GenBank»
di tutti gli scienziati del mondo tra lo stupore ammirato di colleghi e
giornalisti scientifici, la prima donna e primo ricercatore sotto i sessant’anni
a vincere il «Penn Vet World Leadership Award» cioè il riconoscimento più
importante del pianeta per le discipline veterinarie, non è più «nostra». Se n’è
già andata. Da tre settimane. A dirigere un dipartimento d’eccellenza
all’Emerging Pathogens Institute dell’Università della Florida. (Fonte: G. A.
Stella, CorSera 06-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ENTI DI RICERCA
AUTONOMI E ATENEI IRRETITI DALLA BUROCRAZIA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">All’affermazione di principio del premier, l’università
«deve uscire dal perimetro della Pa», non sono seguite per ora proposte
articolate, ma è stata già messa in pratica, di fatto, con la decisione di
affidare il progetto Human Technopole all’IIT (Istituto italiano di tecnologia)
per le vie brevi, anzi brevissime, senza coinvolgere le università se non nel
ruolo di comparse. In nessun sistema universitario avanzato un progetto di tali
dimensioni sarebbe stato messo in mano ad un soggetto unico senza valutazione,
senza comparazione e senza un approfondito studio di fattibilità. Per contro
Renzi avrà probabilmente temuto che il Technopole diventasse la Salerno-Reggio
Calabria della ricerca italiana: una replica, per esempio, del caso Genova,
dove università, aziende ed enti locali dibattono da dieci anni se e come
utilizzare 140 milioni già stanziati per trasferire Ingegneria. O avrà
immaginato l’assunzione dei ricercatori impantanarsi tra Tar e Consiglio di
Stato. Se non si interviene in modo organico sul sistema, però, si rischia la
polarizzazione tra due estremi destinati ad allontanarsi sempre di più, una
strada già percorsa con esiti deludenti tra 2001 e 2006: da un lato un piccolo
nucleo di enti, come IIT e alcune università ad ordinamento speciale, lasciati
liberi di muoversi in autonomia più o meno completa; dall'altro la massa degli
atenei, irretiti da norme e cavilli quasi sempre escogitati da altri ministeri
e per altri settori della pubblica amministrazione. (Fonte: A. Schiesaro,
IlSole24Ore 05-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ENTI DI RICERCA.
PARERE SINDACALE SU BOZZA GOVERNATIVA CHE PROPONE LO STATO GIURIDICO DEI<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>RICERCATORI E TECNOLOGI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Legge 7 agosto 2015 n. 124 (Deleghe al Governo in
materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche) all’art. 13,
prevede l’emissione di decreti delegati relativi agli enti di ricerca. A
gennaio 2015 la Conferenza dei Presidenti degli Enti di Ricerca (CoPER) ha
inviato al Governo i suoi input. Altri input sono stati inviati da altri
sindacati. Ad aprile è circolata una “bozza riservata” di fonte governativa,
disponibile p.es. su siti sindacali. A seguito di tale bozza i rappresentanti
eletti dal personale (ai sensi dei rispettivi statuti) nei Consigli di
Amministrazione di alcuni Enti Pubblici di Ricerca hanno inviato il 20 maggio
una lettera alle Ministre: “La bozza accoglie un 50% delle proposte avanzate
dai Presidenti degli Enti in materia di semplificazione burocratica, accoglie
in linea di principio il concetto da tempo richiesto dall’ANPRI di dare uno
stato giuridico a Ricercatori e Tecnologi (R&T) (in questo senso non si
tratta di una ‘uscita dalla Pubblica Amministrazione’, anzi!) ma lo fa in
maniera confusa, e purtroppo porta avanti della ‘analogia con l’Università’
solo l’aspetto più preoccupante e deteriore … ossia la messa ad esaurimento
della terza fascia degli R&T a tempo indeterminato, lasciando solo le due
fasce di Primi Ricercatori e Dirigenti di Ricerca (equivalenti a professori associati
e ordinari). La bozza prevede, per il futuro, dei concorsi per il reclutamento di
ricercatori a tempo determinato con un meccanismo tenure track. Ma ignora che
attualmente gli R&T di terza fascia (spesso non giovani a causa della<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>carenza endemica di concorsi di avanzamento)
rappresentino negli Enti oltre il 70% del personale di ricerca di ruolo (per
tacere del precariato esistente sia come R&T a TD che come assegnisti e
borsisti), ossia molto di più di quanti siano nell’Università (33%) dove la
riforma Gelmini ha introdotto una simile messa ad esaurimento. (Fonte:
Redazione Roars 07-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PROGETTI DEL
MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO PER GLI INVESTIMENTI IN RICERCA </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, in
una videointervista, ha delineato un percorso in cui, dopo la presentazione del
piano su Industria 4.0, arriverà una legge di stabilità fortemente orientata al
rilancio degli investimenti produttivi, a partire da quelli in ricerca. Nel
campo della ricerca ha citato l'individuazione di alcune eccellenze, nei
Politecnici, per costruire degli innovation hub (pochi) in cui concentrare le
risorse. Come misure più efficaci ha messo in conto i superammortamenti, la
"nuova Sabatini" in versione allargata, il credito di imposta per gli
investimenti in ricerca e sviluppo che va trasformato da incrementale in
strutturale (calcolato sul volume totale della spesa, ndr). (Fonte: ilSole24Ore
16-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">BILANCIO SOCIALE
2015 DI AIRC E FIRC. OLTRE 104 I MILIONI DESTINATI ALLA RICERCA ONCOLOGICA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Oltre 104 i milioni destinati alla ricerca oncologica,
quasi 5 mila ricercatori coinvolti, al lavoro su 615 progetti di ricerca in 107
istituzioni. Sono i principali numeri pubblicati nel bilancio sociale 2015 di AIRC
e FIRC (l’Associazione e la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro). Il
50% dei finanziamenti è stato destinato proprio ai progetti di ricerca e 15
milioni sono andati ai programmi di oncologia e di clinica molecolare: queste
sono le due voci del bilancio che hanno ottenuto le maggiori attenzioni, senza
dimenticare però i quasi 12 milioni di euro che sono stati assegnati ai giovani
sotto forma di borse di studio in Italia e all’estero o finanziamenti per gli
studi. Un traguardo che è stato possibile raggiungere grazie ai contributi
forniti da 4 milioni e mezzo di sostenitori, 800 mila soci e 20 mila volontari.
I risultati sono state le oltre 1.500 pubblicazioni scientifiche sulle
principali riviste scientifiche e specializzate internazionali firmate dai
ricercatori che hanno potuto effettuare i loro studi e sperimentazioni grazie
al sostegno ottenuto da AIRC e FIRC.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">EUROSTAT FA IL
PUNTO SULL’INCREMENTO DEL LIVELLO DI ISTRUZIONE DELLA POPOLAZIONE E DI
INVESTIMENTO NELLA RICERCA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Gli obiettivi fissati nel 2010 dal Consiglio europeo per
l’Italia, traguardi che devono essere raggiunti entro il 2020, sono far salire
l’investimento in ricerca fino all’1,53% del Pil, aumentare al 26% la
percentuale di laureati tra i 30 e i 34 anni, ridurre sotto il 16% la quota di
studenti che abbandonano le superiori prima di aver completato gli studi. Ma se
sugli ultimi due il target è praticamente raggiunto, è sul primo che rimane
ancora molto da lavorare. Il Consiglio europeo ha preso il 2008 come periodo di
riferimento: in quell’anno poco meno di uno studente su cinque lasciava le
superiori senza aver conseguito il relativo titolo di studio. La richiesta è
quella di ridurre questa percentuale al 16% entro il 2020. E, sotto questo
profilo, l’Italia viene promossa: già nel 2014 la quota si era ridotta al 15%,
per poi scendere ancora al 14,7% l’anno successivo. Insomma, obiettivo
raggiunto e superato. Altra questione, l’aumento del numero dei laureati. La
richiesta specifica è quella di far salire la quota di popolazione laureata
nell’età compresa tra i 30 ed i 34 anni oltre il 26%. In questo caso il
traguardo non è ancora raggiunto, ma manca davvero poco: nel 2015 il 25,3%
delle persone tra i 30 ed i 34 anni aveva conseguito una laurea.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La nota dolente
riguarda in definitiva l’investimento in ricerca. L’Europa chiede all’Italia di
portare l’investimento in questo settore all’1,53% del prodotto interno lordo
entro il 2020. Nel 2008, anno di riferimento per gli obiettivi fissati dall’Ue,
la quota destinata a R&D era pari all’1,16% del Pil. Nel 2014 siamo
arrivati all’1,29%, risultato che segna però un passo indietro rispetto
all’1,31 dell’anno precedente. (Fonte: P. Almirante, Tecnica della Scuola su
dati Eurostat riportati da wired.it 22-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">PRIMA DEL 2020 TUTTE LE RICERCHE FINANZIATE DALL’EUROPA
DOVRANNO ESSERE OPEN ACCESS</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Prima del 2020
tutte le ricerche finanziate dall’Europa dovranno essere Open Access. La
decisione epocale del Competitiveness Council annullerà la ragione di esistere
della pirateria scientifica. Ecco come potrebbe cambiare tutto.<span style="mso-ansi-language: IT;"> </span>Fino ad ora era
una richiesta generica senza una tempistica precisa, ma, venerdì 27 maggio, il
Competitiveness Council europeo (che riunisce i ministri di ricerca,
innovazione, commercio e industria della UE) ha deciso che entro il 2020 tutti
i risultati ottenuti con finanziamenti europei dovranno essere Open Access da
subito. Ovviamente ci sono diversi mezzi per rendere pubblici i propri
articoli. Si può ricorrere a database aperti dove si possono depositare i testi
degli articoli dopo che sono stati pubblicati da riviste più o meno
prestigiose, oppure ricorrere a riviste “open access”, dove il costo di
pubblicazione è coperto degli autori e nulla è chiesto ai lettori. Purtroppo,
però, nel mondo dell’open access sono poche le riviste di grande impatto mentre
sono moltissime quelle di infima qualità pronte a pubblicare ogni schifezza pur
di incassare le spese di pubblicazione. Il Competitiveness Council non ha detto
quale strada intenda supportare, ma sicuramente si tratta di una decisione
epocale, definita “a life-changing move”. Rendere tutti i lavori pubblicamente
disponibili annullerà la ragione di esistere della pirateria scientifica, ma
sarà anche un problema non facilmente gestibile dalle case editrici classiche
che dovranno cambiare il loro modello di business. (Fonte: P. Caravero, Scienza
in rete 08-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DECRETO "SBLOCCA ENTI" PUBBLICI DI RICERCA
APPROVATO DAL CdM</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Meno burocrazia
e più autonomia per favorire la competitività degli enti pubblici di ricerca:
lo ha rilevato la ministra Stefania Giannini, commentando l'approvazione da
parte del Consiglio dei Ministri del decreto c.d. 'sblocca-enti' (“Schema di
decreto legislativo recante semplificazione delle attività degli enti pubblici
di ricerca”), che semplifica l'attività dei 21 Enti pubblici di ricerca (EPR),
14 dei quali sono vigilati dal MIUR. In base al decreto gli enti pubblici di
ricerca avranno per la prima volta un riferimento normativo comune, con un
sistema di regole più snello e calibrato alle esigenze del settore. Il decreto
prevede inoltre il recepimento della carta Europea dei ricercatori per
garantire più libertà di ricerca, portabilità dei progetti, valorizzazione
professionale, sistemi di valutazione adeguati. Gli enti pubblici di ricerca
vengono inoltre svincolati dal ricorso obbligatorio al mercato elettronico per
gli acquisti di attrezzature scientifiche, vengono eliminati i controlli
preventivi sui contratti per esperti e collaboratori professionali, e vengono
introdotte regole più flessibili per le spese di missione. Per assumere
ricercatori e tecnologi, italiani e stranieri, soprattutto giovani, gli enti
non dovranno più attendere l'autorizzazione del ministero competente nè avere
posti liberi nella pianta organica. Come accade già per le università, gli enti
che hanno risorse per farlo potranno assumere liberamente, entro il limite
dell'80% del proprio bilancio. Unico vincolo sarà il rispetto del budget. Il
decreto favorisce infine mobilità dei ricercatori, portabilità dei progetti di
ricerca e rientro dei cervelli. </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il Presidente
della Repubblica vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri ha trasmesso
alla Camera dei Deputati lo “Schema di decreto legislativo recante
semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca” il cui testo si
può leggere <a href="http://www.anpri.it/schema-decreto-la-semplificazione-delle-attivita-degli-enti-pubblici-ricerca-yk-testo-completo-trasmesso-alla-camera/">qui</a>
anche con commenti. (Fonte: ANSA 25-08-16; ANPRI 27-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">RICERCA.
VALUTAZIONE DELLA RICERCA</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I PRINCIPALI MEDIA SCIENTIFICI SI ALLEANO CONTRO IL METODO PIÙ USATO
NEL MONDO PER VALUTARE LE RICERCHE E I RICERCATORI</b></span> </div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">I direttori di riviste e
società autorevoli, come Nature, Science, Public Library of Science, National
Academies of Science ed European Molecular Biology Organization, hanno
pubblicato un articolo-manifesto per spiegare che l’<i>Impact</i> <i>Factor</i>
(«fattore di impatto»), l’indice che a livello internazionale misura la qualità
della ricerca, non ha alcun valore reale. L’inusuale presa di posizione è stata
pubblicata il 5 luglio sul sito <a href="http://www.biorxiv.org/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">www.biorxiv.org</span></a> e ha fatto parecchio rumore
nel dibattito internazionale. Un <i>Impact Factor</i> superiore a 5 rappresenta
un ottimo valore. Le riviste più scadenti annaspano poco sopra lo zero. Nature
e Science, le reginette del club, hanno un Impact Factor superiore a 30. Questi
numeri, però, sono medie degne dei polli di Trilussa. Secondo i dati presentati
nell’articolo su biorxiv.org, gli <i>Impact Factor</i> sono determinati da una
piccola percentuale di ricerche molto citate, mentre la maggior parte degli
articoli, anche sulle riviste più autorevoli, ottiene pochissime citazioni.
Basta allora un pugno di articoli e un po’ di marketing per far impennare
l’indice. Dato che proviene dai primi della classe (i principali media
scientifici), la presa di posizione rappresenta un vero ammutinamento. </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il malcontento contro l’<i>Impact
Factor</i> circola da tempo nei laboratori. Sempre più ricercatori si lamentano
per l’abuso di questi parametri quantitativi, adottati non solo per giudicare
le riviste ma anche quando si tratta di assegnare finanziamenti o favorire carriere.
Secondo i critici, le citazioni contano ormai più dei contenuti. Le ricerche
più popolari mettono in secondo piano quelle più coraggiose ma meno conosciute,
e la stessa fine fanno i ricercatori. Riducendo tutto a un semplice numero,
infine, si crea l’illusione che scienziati e ricerche in campi diversi possano
essere misurati con un unico metro in maniera oggettiva.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In Italia, anche in futuro, i
commissari di valutazione per l’attribuzione dell’abilitazione scientifica
nazionale, non dovranno nemmeno leggere gli articoli scientifici dei candidati,
ma applicare solo metodi bibliometrici,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>a differenza di quanto avviene negli altri Paesi. «Come se in un
concorso enologico i sommelier non assaggiassero il vino» ha scritto Alberto
Baccini, economista all’Università di Siena. (Fonte: Il Manifesto 22-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DOCUMENTO
DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI “SULLA NECESSITÀ DI UNA VALUTAZIONE STRAORDINARIA
DELL’IIT”</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">“Considerata la recente decisione di affidare all’IIT
(Istituto Italiano di Tecnologia) un ruolo guida di un’impresa di grandissima
importanza come lo Human Technopole, questa Commissione (Commissione
dell’Accademia dei Lincei per i problemi della ricerca) ritiene che – essendo
passata una decina d’anni da quanto l’IIT è diventato operativo – sia
necessaria una valutazione straordinaria a tutto tondo per giudicare
l’efficacia del modello di organizzazione dell’IIT come modello per sviluppare
la ricerca italiana. Questa valutazione straordinaria dovrebbe essere fatta
anche mediante <i style="mso-bidi-font-style: normal;">site visit</i>, sia
studiando in dettaglio i bilanci, la struttura del management, la realizzazione
concreta delle convenzioni universitarie, sia stimando il rapporto tra costi
finanziari e benefici scientifici, paragonandolo a quello di altre istituzioni
italiane. In particolare sarebbe importante valutare: • l’ingente
accantonamento di risorse finanziarie; • la composizione di un Consiglio (di
amministrazione) in cui sono assenti scienziati attivi nei campi di interesse
dell’IIT, accompagnato da un Comitato Esecutivo in cui gli scienziati attivi
nei campi di interesse dell’IIT sono in minoranza; • una politica di scarsa
comunicazione, sia alla comunità scientifica che a un pubblico più vasto, di
aspetti molto rilevanti della vita dell’Istituto: principalmente, ma non solo
bilancio, verbali delle riunioni degli organi e delle commissioni per le
assunzioni, rapporti di valutazioni …”. (Fonte: <a href="http://www.lincei.it/files/commissioni/Valutazione_IIT_2016.pdf"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">documento dell’Accademia
dei Lincei</span></a> pubblicato da Roars 20-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">SISTEMA
UNIVERSITARIO</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIVERSITÀ.
ASPETTI CRITICI DELLA SUA DIMENSIONE, DELLA SUA ARTICOLAZIONE TERRITORIALE,
DELLA SUA QUALITÀ E DELLA “QUOTA PREMIALE” DESTINATALE DAL FFO </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Gianfranco Viesti, docente di Economia applicata
all’Università di Bari, ha coordinato un ampio Rapporto di ricerca realizzato
dalla Fondazione Res (Università in declino. Un’indagine sugli atenei, da Nord
a Sud, Donzelli, 2016) da cui sono tratti i dati riportati successivamente in
un articolo su Il Mulino 3/2016. Di questo articolo sono di seguito segnalati
in sintesi i punti ritenuti salienti.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Rispetto al momento di massima dimensione (databile fra
il 2004 e il 2008), al 2014-15, il fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle
università è diminuito, in termini reali, del 22,5%; gli immatricolati di oltre
66.000 unità (–20%); i docenti di circa 11.000 (–17%); il personale tecnico
amministrativo di circa 13.000 (–18%); i corsi di studio sono passati da 5.634
a 4.628 (–18%). Non ha paragoni negli altri Paesi colpiti dalla crisi, se non
con il radicale, e assai controverso, processo di privatizzazione in corso in
Inghilterra; e va comparato con aumenti anche sensibili registrati altrove, a
partire dalla Germania. La spesa pubblica per l’istruzione universitaria per
abitante ammonta, in anni recenti, a 332 euro in Germania, a 305 in Francia e a
157 in Spagna, a fronte di un valore di 117 euro per il Centro Nord e di soli
99 per il Mezzogiorno. L’Ue si è data l’obiettivo, al 2020, di avere il 40% di
giovani (30-34 anni) laureati. L’Italia è nel 2014, al 23,9%: questo la colloca
all’ultimo posto fra i 28 Stati membri.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Le nuove regole di governo del sistema stanno disegnando
una differenziazione sempre più forte fra sedi più e meno dotate (in termini
finanziari, di docenti, di studenti, di relazioni con l’esterno). Il FFO, in
forte contrazione, a partire dal 2009 è stato suddiviso in una «quota base» e
in una «quota premiale». La quota base è stata decrescente in valore assoluto e
come peso sul totale; è passata, a valori correnti, dai 6,7 miliardi del 2008
ai 4,9 del 2015. Una parte crescente del FFO (fino al 20% del totale nel 2015,
cioè quasi 1,4 miliardi) è stata allocata secondo criteri «premiali». La loro
definizione è stata assolutamente discutibile. Nell’insieme ha seguito
indirizzi opposti a quelli raccomandati dalla European University Association
(EUA). L’EUA suggerisce di non aumentare eccessivamente la “quota premiale”: in
Italia è arrivata ad un peso che non si ritrova in nessun altro Paese europeo,
con l’eccezione del Regno Unito. Suggerisce di allocare su base premiale solo
stanziamenti aggiuntivi. L’opposto di ciò che è accaduto in Italia; <i style="mso-bidi-font-style: normal;">la quota determina solo una diversa
modulazione, fra le sedi, dei tagli</i>. Le regole premiali sono state imposte
unilateralmente dal MIUR; e misurano comportamenti del passato, quando non era
prestabilito quali fossero le metriche di giudizio. I criteri sono cambiati
vorticosamente: fra il 2008 e il 2015 sono stati utilizzati 23 indicatori
diversi, che sono cambiati – in misura rilevante – tutti gli anni (tranne uno).</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">L’Italia sta disinvestendo con particolare intensità
nelle regioni più deboli sempre più; con una «serie A» a cui non vengono
destinate risorse aggiuntive, ma che le sottrae all’altra componente del
sistema. Con una «serie B» destinata, già nel medio periodo, a strutturarsi su
un insieme di atenei destinati prevalentemente all’erogazione di una didattica
di base, con meno insegnamento avanzato (corsi magistrali e dottorati) e meno
attività di ricerca. Con la «serie A» tutta concentrata in un triangolo di 200
chilometri di lato con vertici Milano, Bologna e Venezia (e qualche estensione
territoriale a Torino, Trento, Udine); e la serie B che copre il resto del
Paese.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Una terza e ultima preoccupazione attiene alla qualità
del sistema e delle sue componenti. Aree disciplinari di lunga tradizione,
specie negli studi umanistici, si stanno fortemente ridimensionando e sono a
rischio di deperimento. Vi è anche il rischio che la qualità della didattica
diventi meno importante, dato che le sorti finanziarie delle istituzioni e di
carriera dei singoli sono venute sempre più a dipendere dalla capacità di
pubblicare articoli scientifici; con la possibilità di un’implicita
marginalizzazione delle attività di docenza. Secondo Sabino Cassese, «i
ricercatori hanno già cominciato ad apprestare e a presentare le proprie
ricerche in funzione delle misurazioni e presto saranno pronti anche a
ricercare in funzione delle misurazioni» (‘L’Anvur ha ucciso la valutazione,
viva la valutazione’, il Mulino, n. 1/2013, pp. 73-79). (Fonte: vedi il primo
paragrafo di questa nota)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UNIVERSITÀ. NON
USCIRE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE MA RIENTRARE NEL REGNO DEL BUON SENSO
AMMINISTRATIVO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Può un sistema universitario moderno funzionare tra tanti
lacci, lacciuoli, cavilli e pandette? No, non può. Ogni anno, quando escono i
risultati delle competizioni ERC, si scatena la giaculatoria nazionale sul fatto
che molti giovani italiani vincitori di questi preziosi grants dell’European
Research Council già lavorano da tempo in Paesi dove concorsi, finanziamenti,
promozioni si risolvono in università, non in tribunale, e in settimane, non in
anni. Lacrime di coccodrillo, però, fintanto che non si affronta sul serio il
problema di fondo, senza scorciatoie. D’altronde, sia chiaro, se l’ERC avesse
sede in Italia incasserebbe una sconfitta al TAR dopo l’altra, perché le sue
modalità di selezione sarebbero inesorabilmente dichiarate illegittime. Più che
“uscire dalla Pa” (come ha affermato il premier) occorre quindi rientrare, ma
presto, nel regno del buon senso, a beneficio però di tutti e non solo di
pochi. Non è difficile. Si potrebbe cassare subito l’infausta norma che
rialloca su base nazionale i fondi per assunzioni e promozioni; proseguire
eliminando il controllo preventivo della Corte dei Conti sulle spese degli
atenei e una serie di micronorme vessatorie: resterebbero in piedi solo i pochi
e semplici vincoli sul pareggio di bilancio e sul controllo complessivo delle
spese per il personale che servono a evitare le follie del passato. A quel
punto si potrebbe davvero metter mano a una semplificazione più profonda del
sistema nella sua interezza, a partire proprio da una riflessione
sull’abilitazione e sui meccanismi di governo degli atenei. L’alternativa è un
futuro schizofrenico in cui lo Stato regola o troppo o troppo poco, ma mai il
giusto. (Fonte:
A. Schiesaro, IlSole24Ore 05-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">NUOVO PIANO
TRIENNALE DI SVILUPPO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO PER IL 2016-2018</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La ministra dell'Università e della Ricerca Stefania
Giannini ha firmato il nuovo Piano triennale di sviluppo del sistema
universitario per il 2016-2018. Gli atenei avranno più autonomia nella
costruzione dei percorsi di laurea, per programmare la didattica in modo
innovativo e flessibile e avvicinare di più l'offerta formativa alle esigenze
degli studenti. Saranno incentivate l'internazionalizzazione dei corsi,
l'assunzione di ricercatori e la chiamata diretta di vincitori di programmi ERC
(European Research Council). Cambio di passo anche nella distribuzione dei
fondi premiali: dal 2017 il 20% delle risorse sarà attribuito sulla base di
parametri indicati dalle università all'interno di un paniere ministeriale.
Organici: ciascun ateneo avrà facoltà di assunzione, con copertura nazionale
del turnover al 60% rispetto al 50% attuale e garanzia di una quota fissa
minima del 30% del suo turnover. (Fonte: Secolo XIX 09-08-16)<span style="mso-tab-count: 2;"> </span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DA DOVE VENGONO I MALI DEL SISTEMA EDUCATIVO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">A partire dagli
anni settanta, il sistema educativo è stato influenzato dalle trasformazioni
culturali e sociali seguite al 1968. Ma c'era di più. C'era un atteggiamento
complessivo che impediva alla classe politica di fronteggiare quelle trasformazioni
con politiche volte a salvaguardare l'efficienza delle istituzioni educative.
Ad esempio, quale fu la reazione della DC al '68? (con quale misura
riformatrice scelse di confrontarsi con quegli eventi?). Fece la scelta
peggiore: la pura e semplice liberalizzazione degli accessi, una misura che,
non essendo accompagnata da altre riforme, forse contribuì a stemperare le
tensioni ma di sicuro non favorì l'efficienza dell'istituzione universitaria. (Fonte: A. Panebianco, CorSera Sette 18-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">STUDENTI.
DIRITTO ALLO STUDIO</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">STUDENTI. LE
REGIONI E L’INNALZAMENTO DELLE SOGLIE DI REDDITO PER ACCEDERE ALLE BORDE DI
STUDIO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Toscana è solo l’ultima delle Regioni in ordine di
tempo a innalzare le soglie del reddito per ampliare la platea di studenti che
potranno ambire ad un contributo per pagarsi l’università: dopo la decisione
del ministero di innalzare i tetti dei redditi, su pressing degli universitari,
per recuperare il 20% delle borse «perdute», molte amministrazioni regionali si
sono adeguate ai nuovi livelli e hanno anche introdotto altri accorgimenti per
aiutare il diritto allo studio. Ma non tutte. Secondo le ricostruzioni
dell’Unione degli universitari, le soglie sono state già aumentate in Emilia
Romagna, Lazio, Piemonte, Abruzzo, Regioni dove potranno fare la domanda gli
studenti con al massimo 23 mila euro di ISEE (l’indicatore di benessere
economico) e 50 mila di ISPE (che valuta il patrimonio immobiliare): si tratta
dei nuovi livelli stabiliti dal governo. Miglioramenti anche in Veneto (23 mila
di ISEE, 35 mila di ISPE) e Sardegna (20.000 ISEE e 50.000 ISPE). Mancano gli
atti conclusivi nelle Marche (21 mila ISEE e 38 mila ISPE) e in Umbria: anche
qui le soglie dovrebbero essere innalzate al massimo, cioè 23 mila euro di ISEE
e 50 mila di ISPE. L’abbassamento drastico dei tetti di reddito per chiedere la
borsa di studio aveva ridotto non solo i beneficiari, ma anche i potenziali
candidati: da 135 mila idonei nell’anno accademico 2014/15, si era passati ai
107 mila del 2015/2016, escludendo quasi 30 mila ragazzi che, pur non avendo
mutato la propria condizione contrattuale, secondo i nuovi parametri non
avevano ottenuto una borsa di studio per i nuovi criteri. Ma non tutte le
Regioni hanno recepito la novità. (Fonte: V. Santarpia, CorSera 07-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ERASMUS ED ERC
DOPO LA BREXIT</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Tra gli effetti della Brexit si prospetta l'uscita dal
programma europeo per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, noto
come Erasmus+, attivato con il regolamento n. 1288/2013. Che è un successo per
le strutture universitarie britanniche che accolgono dagli altri Paesi Ue
27.401 studenti a fronte di 15.610 giovani inglesi partiti per fare
un'esperienza di mobilità all'estero. Sul totale degli studenti in ingresso nel
Regno Unito, il 25% degli studenti Erasmus arrivati nelle università
britanniche è francese, il 16% proviene dalla Germania, il 15,4% dalla Spagna e
l'8,5% dall’Italia. Un flusso a beneficio degli studenti con zero costi di
iscrizione, una borsa di studio, l’integrazione di più sistemi universitari e
lo svolgimento di esami in più sedi, che poi confluiscono nel titolo dello
Stato di origine. Se fino all’avvio della procedura di recesso tutto continuerà
a funzionare come al solito, dopo i cambiamenti saranno inevitabili. È
possibile, però, che siano di minore portata rispetto ad altri settori. Questo
perché già oggi il programma Erasmus+, operativo dal 2014 al 2020, è aperto
anche a Stati terzi, sia a quelli che fanno parte dello spazio economico
europeo come Norvegia, Islanda e Liechtenstein, sia a Paesi candidati
all’adesione come Turchia ed ex Repubblica di Macedonia. Non solo. Con Erasmus
Mundus le frontiere si allargano e così gli spazi per gli studenti Ue di andare
a studiare in un altro Paese. Considerando che l’Erasmus è una delle poche
immagini di un’Europa che funziona. Integrata almeno negli studi è difficile
dire addio a un meccanismo che porta benefici simultaneamente a studenti e
strutture universitarie.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Contraccolpi gravi sulla ricerca e l’innovazione
potrebbero arrivare dall’uscita dal sistema dello European Research Council
(ERC). Proprio le università inglesi sono le principali beneficiarie di
ricercatori impegnati in ricerche di eccellenza e innovative che si avvalgono
dei fondi ERC. Nel 2015, il Regno Unito era in vetta alla classifica dei Paesi
che hanno ricevuto più fondi per effetto dei progetti approvati (62), seguito
dalla Germania. In questo settore, quindi, il danno è proprio alle strutture
inglesi perché il sistema di ripartizione di fondi è basato sulle sedi in Stati
membri e non sulla nazionalità dei ricercatori (già oggi possono essere extra
Ue). (Fonte: M. Castellaneta, IlSole24Ore 30-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">STUDENTI
STRANIERI ISCRITTI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Secondo gli ultimi dati MIUR a disposizione, negli atenei
italiani si contavano 70.339 iscritti stranieri nel 2014-2015: un quarto dei
271.399 della Francia, un terzo dei 206.986 della Germania e appena 13mila in
più dei Paesi Bassi, aumentati oltre quota 57.500 nonostante le ovvie
differenze di popolazione. Il bilancio è in crescita rispetto ai poco più di 30mila
registrati nel 2003, ma resta lontano dai target che si sono posti da tempo i
nostri vicini di casa europei. Soprattutto ora, con i contraccolpi della Brexit
e la possibilità di intercettare il flusso di studenti spaventati dal rincaro
delle rette nei college anglosassoni. Uno studio dell'agenzia di promozione
London&Partner ha evidenziato come gli studenti internazionali generino un
“tesoretto” di 3 miliardi di sterline l'anno in entrate alla sola Londra. Una
cifra che potrebbe riversarsi al di fuori della City, in compagnia di un
fattore che va oltre la contabilità pura: il capitale umano di talenti che
studiano, si laureano e restano a lavorare nel Paese che li ha formati. (Fonte:
A. Magnani, IlSole24Ore 10-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">STUDENTI.
RIASSEGNAZIONE DEI POSTI RIMASTI LIBERI RISERVATI AGLI EXTRACOMUNITARI NELLE
FACOLTÀ CON ACCESSO A NUMERO PROGRAMMATO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">E’ in corso la riassegnazione dei posti rimasti liberi
riservati agli extracomunitari nei corsi universitari con<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>accesso a numero programmato. Il Consiglio di
Stato, infatti, sta continuando ad accogliere i ricorsi presentati a seguito
della chiusura della graduatoria per i corsi di laurea in medicina e chirurgia,
odontoiatria e medicina veterinaria. A renderlo noto, l'Unione degli
universitari, tramite una nota con la quale ha fatto sapere che il Collegio, a
seguito della Camera di consiglio che si è svolta nei giorni scorsi, ha
ritenuto fondate le richieste dei ricorrenti dell'UDU, che reclamavano
l'assegnazione del numerosi posti ancora disponibil. Nel dettaglio, oltre ai
posti rimasti vuoti a seguito dalla chiusura della graduatoria effettuata dal MIUR,
sui quali è stata disposta istruttoria e che si stimano in diverse centinaia,
sono rimasti vacanti anche moltissimi posti del contingente riservato agli
studenti non comunitari residenti all'estero. Questi ultimi non vengono
ridistribuiti tra gli studenti comunitari lasciando i posti fruibili ma non
assegnati. (Fonte: ItaliaOggi 16-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">STUDENTI. ORIENTAMENTO PER LA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La scelta del corso di laurea
ha conseguenze non meno importanti rispetto a quella se intraprendere o no gli
studi universitari. In un momento di profondo cambiamento delle figure
professionali richieste sul mercato del lavoro, la capacità di orientare i
giovani a prepararsi per il futuro ha un ruolo fondamentale per mitigarne gli
effetti indesiderati. È però anche un compito difficile perché è necessario non
solo capire quali saranno le competenze richieste dalle imprese, ma anche
comprendere quali variabili incidono maggiormente sulla scelta degli studenti e
intervenire su di esse. Di sicuro, un ruolo rilevante è svolto dalla percezione
della propria abilità: difficilmente uno studente sceglierà di iscriversi a
ingegneria se ritiene di non avere competenze e attitudini che gli
permetteranno di affrontare con successo quel particolare percorso di studio.
Una buona formazione di base consentirà agli studenti di fare scelte meno
influenzate dal timore di non farcela a cimentarsi in discipline ritenute più
difficili. Se alcune competenze risultano di particolare importanza, allora
sarà bene incominciare a costruirle già a partire dalla scuola primaria.
Importanti sono anche le informazioni di cui dispongono gli studenti circa
l’offerta formativa delle università, i rendimenti attesi delle diverse lauree,
le probabilità di abbandono. Interventi tesi a migliorare le competenze degli
studenti e a migliorare la comunicazione tra famiglie, scuole e università, non
solo permetterebbero agli studenti di fare scelte più libere e consapevoli, ma
servirebbero anche a combattere le diseguaglianze poiché, secondo alcuni studi,
queste politiche hanno un effetto positivo soprattutto sugli individui con
background sociale più debole. (Fonte: M. De Paola e V. Scoppa, lavoce.info
19-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">VARIE</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SCI-HUB E LA
"PIRATERIA SCIENTIFICA"</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">28 milioni di download in sei mesi, da una piattaforma
che conta quasi 50 milioni di documenti. È Sci-Hub, uno dei maggiori siti web a
livello mondiale da cui scaricare gratuitamente articoli scientifici, aggirando
la necessità di pagare gli editori che di quegli articoli detengono i diritti.
Inutile dire che si tratta di un sistema illegale, contro il quale si è mosso
Elsevier e che alimenta il mercato della “pirateria scientifica”. John Bohannon
in un articolo su Science fornisce le dimensioni del fenomeno. Contatta
direttamente Alexandra Elbakyan, la giovane neuroscienziata che nel 2011 ha
creato la piattaforma, la quale estrapola i dati e li rende disponibili. Da
settembre 2015 a febbraio 2016 dei 28 milioni complessivi, sottolinea Bohannon,
4,4 milioni di download provengono dalla Cina, 3,4 milioni dall’India, più di
2,6 dall’Iran. Seguono Russia e Stati Uniti. Un quarto delle richieste di
articoli arrivano dai 34 Paesi dell’Organisation for Economic Cooperation and Development
(OECD), segno che non sono solo le ragioni economiche, negli Stati più poveri,
a spingere in questa direzione. Il traffico, anzi, è particolarmente intenso in
alcune università statunitensi ed europee, dove si suppone che l’accesso alle
riviste scientifiche sia più facile grazie anche agli abbonamenti
istituzionali. Sono stati contati a livello mondiale 3 milioni di indirizzi IP
e ciò significa che il numero di chi si serve di Sci-Hub è molto maggiore, dato
che nelle università ad esempio le persone che condividono le stesse risorse
informatiche sono molte. Se si guarda all’Italia, ci si accorge che il sito non
è sconosciuto. Solo per dare qualche numero esemplificativo, nella città di
Padova in sei mesi i download sono stati 6.371, a Milano 24.172 (senza contare
tutto l’hinterland milanese), a Roma 42.981. Chi ricorre alla piattaforma o ad
altri siti pirata dichiara di farlo principalmente perché non ha accesso alle
riviste (51%), per opporsi ai profitti degli editori (23%), ma anche perché il
sistema è più semplice di quello proposto dalle biblioteche o dagli editori
(17%). (Fonte: M. Panetto, IlBo 01-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><em><span style="color: windowtext; font-size: 11pt; font-style: normal;">ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA E PUBBLICHE RELAZIONI</span></em></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><em><span style="color: windowtext; font-size: 11pt; font-style: normal; font-weight: normal;">Alla
governance di IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) qualche mese fa l</span></em><em><span style="color: windowtext; font-size: 11pt;"><a href="http://www.roars.it/online/le-contestazioni-a-iit-technopole-sono-figlie-dellignoranza/"><span style="color: windowtext; font-style: normal; font-weight: normal; mso-bidi-font-style: italic;">a redazione di Roars ha posto dieci domande</span><span style="color: windowtext; font-style: normal; mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-font-weight: normal;"> </span></a></span></em><em><span style="color: windowtext; font-size: 11pt; font-style: normal; font-weight: normal;">. La
redazione di Roars non ha mai ricevuto risposta malgrado alcune di queste
domande siano state discusse anche dal rapporto della senatrice Cattaneo.
In una intervista al sito </span></em><em><span style="color: windowtext; font-size: 11pt;"><a href="http://motherboard.vice.com/it/read/progetto-human-technopole-critiche"><span style="color: windowtext; font-style: normal; font-weight: normal; mso-bidi-font-style: italic;">Motherboard</span></a></span></em><em><span style="color: windowtext; font-size: 11pt; font-style: normal; font-weight: normal;">, che
ha approfondito la questione Human Technopole, è stato chiesto di nuovo a IIT
una risposta alle domande di Roars. Così il giornalista racconta la replica di
IIT: «Ho chiesto a Stefano Amoroso, addetto alle pubbliche relazioni presso
l’IIT, se fosse a conoscenza delle dieci domande di Roars e la sua risposta è
stata: le risposte sono informazioni disponibili sul sito IIT.it. Alcune di
esse sono senza ratio, oppure da rivolgere ai ministeri vigilanti». In
calce all’articolo G. Pastore ha commentato: </span></em><span style="font-size: 11pt;">Vertici IIT e
“responsabile” dovrebbero imparare da zero cosa vuol dire “pubbliche
relazioni”. Ma da persone così contigue al mondo politico italiano sarebbe
difficile aspettarsi un atteggiamento meno arrogante</span>. <span style="font-size: 11pt;">(Fonte: Redazione
Roars 21-06-16)</span></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">CINECA. LE
DOMANDE DI ROARS DOPO UNA MANIFESTAZIONE DEI DIPENDENTI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Cosa sta succedendo al Cineca? E’ possibile che un
organismo pubblico finanziato con il denaro dei contribuenti possa agire
indisturbato, senza trasparenza, generando episodi come quello appena accaduto
(<a href="http://www.roars.it/online/tag/cineca/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">http://www.roars.it/online/tag/cineca/</span></a>, Il Resto del
Carlino 15-07-16), che dimostra un atteggiamento intollerabile di censura?
Perché i vertici di Cineca non vogliono che vengano diffuse informazioni e
sanzionano i dipendenti che esprimono le proprie opinioni? Quali e quante sono
le persone che hanno lasciato il consorzio da quando è iniziata l’epurazione
dei vertici? Che ruolo ricoprivano e che profilo avevano? Quale politica del
personale è stata adottata per salvaguardare le professionalità elevate? Quali
danni subiranno gli atenei a causa di una politica del personale che porta come
conseguenza rilevanti perdite fra coloro che dovrebbero occuparsi di
innovazione, di tecnologie avanzate e di servizi informatici complessi ed
essenziali per gli atenei consorziati? (<a href="http://www.roars.it/online/tag/cineca/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a> 18-07-16) </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">NELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE NON SI PUÒ CONTINUARE A LAVORARE OLTRE L’ETÀ PENSIONABILE </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Corte Costituzionale ha dato il semaforo verde al
decreto Madia, convertito poi in legge nel 2014. La Consulta ha bocciato le
‘pretese’ anti-costituzionali presentate in particolare per alcuni docenti
universitari e avvocati dello Stato, spiegando: “Il decreto favorisce il
ricambio generazionale”. La legge Madia abolisce il trattenimento in servizio
anche oltre il limite d’età che dà la possibilità di andare in pensione.
Quindi, per il pubblico impiego lo stop bisogna farlo risalire al 31 ottobre
2014, mentre una deroga è stata concessa ai magistrati, con scadenza fissata
alla fine di quest’anno. La sentenza della Consulta ha il numero 133 e dice:
“La norma che prevede l’eliminazione del trattenimento in servizio si inserisce
tra le misure volte a favorire la più razionale utilizzazione dei dipendenti
pubblici e costituisce un primo intervento, peraltro puntuale e circoscritto,
di un processo laborioso, destinato a dipanarsi in un arco temporale più lungo,
volto a realizzare il ricambio generazionale del settore”. (<a href="http://www.italyjournal.it/2016/07/22/lavoro-corte-costituzionale-no-oltre-limiti-la-pensione/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a> 22-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DATI OCSE SULLA SCUOLA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il pil pro
capite e la spesa per studente italiani sono in linea con la media dell'OCSE
(il pil pro capite in Italia è di Usd 32.110 rispetto a una media Ocse di
33.732 e la spesa per studente è di 84.416 rispetto a una media Ocse di Usd
83.382). Pertanto, coloro che sostengono che nel nostro paese si spende per la
scuola meno che negli altri paesi industrializzati dicono sciocchezze. In Italia,
solo il 17% dei 35-44enni ha una qualifica di livello terziario (universitario)
rispetto a una media Ocse del 34%. Insomma, l'analisi compilata dall'Ocse è una
radiografia né benevola né malevola della scuola italiana. Ricordiamo che molti
insegnanti e molte organizzazioni di studenti si sono opposti ai test e, anzi,
li combattono: è la scelta dell'asino che non vuole essere valutato proprio per
non «far conoscere» la sua asinaggine. C'è un dato però che manca e che
aiuterebbe a comprendere sino in fondo i fenomeni che percorrono i nostri
plessi scolastici: si tratta delle differenze Nord/Centro/Sud/Isole degli esami
di ammissione nelle università italiane più accreditate nella classifica
internazionale degli atenei (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino,
Padova, etc). Negli ambienti universitari si parla di una falcidia degli
studenti che provengono dalle scuole medie superiori del Sud e delle Isole, a
dimostrazione che i 100 su 100 distribuiti a piene mani (per esempio in Puglia)
non corrispondono a preparazioni spiccate. (Fonte: D. Cacopardo, ItaliaOggi
30-08-16) </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">I LICEI BREVI AL VIA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Nelle prossime
settimane il ministro dell'Istruzione firmerà il decreto che darà il via libera
alla creazione di altre 60 prime classi di scuole superiori 'brevi'. La
sperimentazione si allargherà a partire dall'anno scolastico 2017-2018. Il
diploma sarà conseguito dagli studenti in corso dopo quattro anni di studi, a
18 anni, come già accade in Inghilterra, Francia, Spagna e negli istituti
tecnici tedeschi. Al momento, la sperimentazione coinvolge 11 scuole, 6
pubbliche e 5 paritarie, tra cui il San Carlo di Milano, il Visconti di Roma e
l'Esedra di Lucca. Cinque al Nord, due al Centro e quattro al Sud. Per
candidarsi, le scuole dovranno dimostrare la qualità della propria offerta
formativa, specie sul piano dell'innovazione, dell'utilizzo delle tecnologie e
delle attività di laboratorio. Inoltre, peserà molto il potenziamento, fin dal
terzo anno, del Clil, cioè l'insegnamento di una disciplina in lingua straniera
e un percorso di alternanza scuola - lavoro. (Fonte: v.p., QN 30-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">ATENEI.
IT</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="margin-right: 3.6pt; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b>CLASSIFICA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE LA REPUBBLICA-CENSIS
- LE MIGLIORI UNIVERSITÀ ITALIANE 2015-2016</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Tra gli atenei con più di
40mila iscritti è nettamente in cima alla classifica l'università di Bologna, grazie
soprattutto alla qualità dei suoi servizi digitali. Seguono Padova e Firenze.
L'università di Pisa si piazza invece ai piedi del podio, insidiata dalla
"Sapienza" di Roma e da quelle di Palermo e Torino. La statale di
Milano è solo ottava.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Perugia e Pavia: sono queste le
città in cui si possono trovare i migliori atenei di grandi dimensioni (tra i 20mila e
i 40mila iscritti). Terza l'università della Calabria di Cosenza; più staccate
Parma, Genova, Cagliari e Verona. Arrancano quelle delle grandi città come
"Tor Vergata" a Roma e la "Bicocca" di Milano.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Per quel che riguarda le
università considerate piccole (numero di iscritti tra 10mila e 20mila) <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">spicca l'ateneo di Trento</span>, quello che
ottiene il punteggio più alto tra tutte le università d'Italia; buoni risultati
anche per Siena, Sassari e Trieste.<br />
Molti preferiscono studiare in atenei dal numero contenuto di iscritti,
sperando di riuscire a orientarsi meglio e di essere seguiti di più nella
didattica. <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">L'università di Camerino</span>,
in questo, sembra essere una garanzia, piazzandosi <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">nettamente in testa tra gli atenei con massimo 10mila iscritti</span>.
Più staccate altre realtà di provincia come Foggia, Macerata e Teramo.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La classifica Repubblica-Censis ha voluto mettere in una
casella a parte i politecnici, forse per la particolarità dell'insegnamento,
che li differenzia da tutte le altre università. <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">In questo settore la medaglia d'oro va a quello di Milano</span>, seguito
da quello di Venezia. Più giù Torino e Bari. (<a href="http://www.censismaster.it/ViewDocument.aspx?lang=it&docid=48dc85768b6d4e07b652f99070d17b17"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a>)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b>CLASSIFICA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE SECONDO THE TIMES
HIGHER EDUCATION </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Quali sono le <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">migliori
università italiane</span> secondo il Times Higher Education Magazine? La <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">migliore università italiana</span> è la
Normale di Pisa che conquista il 50° posto, seguita dalla Scuola Sant’Anna di
Pisa al 90°. E le altre? In totale sono ben 19 gli atenei italiani presenti tra
i top 200 d’Europa e si trovano quasi tutti nel Nord Italia. Ma ecco allora la <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">classifica delle università italiane</span>
che è possibile ricavare da quella del Times Higher Education Magazine:</span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">19 Università di Roma3</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">18 Università di Roma Tor Vergata</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">17 Università di Modena e Reggio Emilia</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">16 Politecnico di Torino</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">15 Università di Verona</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">14 Università di Milano Bicocca</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">13 Università di Firenze</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">12 Università di Pavia</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">11 Università di Napoli Federico II</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">10 Università di Torino</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">9 Università di Milano Statale</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">8 Università di Trieste</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">7 Università di Padova</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">6 Università di Roma La Sapienza</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">5 Università di Bologna</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">4 Politecnico di Milano</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">3 Università di Trento</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">2 Scuola Superiore Sant’Anna</span></span>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">1 Scuola Normale Superiore di Pisa</span><br />
(<a href="http://www.corriereuniv.it/cms/2016/03/times-higher-education-tra-le-migliori-universita-europee-spiccano-le-pisane-santanna-e-scuola-normale/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a>)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="margin-right: 3.6pt; mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">UPO<span style="mso-font-width: 75%;">. L</span>A SCUOLA DI MEDICINA<span style="letter-spacing: -.35pt;"> AL SECONDO POSTO</span><span style="letter-spacing: -.4pt;"> SU 44 SCUOLE</span><span style="mso-font-width: 75%;"></span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="mso-line-break-override: restrictions; mso-pagination: none; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Scuola di Medicina dell'Università del Piemonte Orientale (UPO) si è
classificata al secondo posto, in Italia, su 44 scuole, come produttività
scientifica; i dati sono del Censis e si riferiscono al biennio 2015-2016. Il
traguardo raggiunto è solo uno dei tanti che l'hanno caratterizzata negli anni
recenti. La Scuola, presieduta dal professor Giorgio Bellomo, coordina
l’intera offerta formativa nel campo medico, delle professioni sanitarie e delle
biotecnologie dell'UPO, e si articola nel Dipartimento di Medicina
Traslazionale (DIMET), diretto dal professor Gian Carlo Avanzi, a vocazione
essenzialmente clinica, e nel Dipartimento di Scienze della Salute (DISS),
diretto dal professor Umberto Dianzani, a vocazione essenzialmente biologica.
La sede di attività principale della Scuola è l'Azienda Ospedaliero-Universitaria
Maggiore della Carità di Novara, cui si aggiunge una presenza minore nella
sede ospedaliera dell'Asl di Vercelli. La Scuola di Medicina conta circa 100
docenti e ricercatori e oltre 100 tra dottorandi, borsisti e assegnisti di
ricerca. Il rapporto studenti/docenti è pari a 28, contro una media nazionale
superiore a 30. L'Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario
e della Ricerca (ANVUR) ha dato un ottimo giudizio dei due dipartimenti. DIMET
si è posizionato al 3° posto su 91 nelle Scienze Mediche, mentre DISS si è
posizionato al 14° posto su 99 nell'Area della Scienze Biologiche. (Fonti:
Censis e Anvur, giugno 2016)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">UE.
ESTERO</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’ERC (CONSIGLIO
EUROPEO DELLA RICERCA) NEL 2017 AVRÀ A DISPOSIZIONE 1,8 MILIARDI DI EURO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Per i bandi del prossimo anno l’ERC - il Consiglio
europeo della ricerca - avrà a disposizione 1,8 miliardi di euro, il budget più
alto da quando si è insediato nel 2007. Fondi così cospicui non si vedevano dal
2013, quando le risorse a disposizione raggiunsero la cifra record di 1,75 miliardi.
Secondo le stime dell’ERC saranno 1070 i cervelli che beneficeranno
direttamente dei bandi 2017 sfruttando le ambitissime borse (i Grant) che
valgono ognuna fino a 2,5 milioni di euro. A cui si aggiungeranno 6500 tra post
doc, dottorandi e altri giovani che faranno parte dei gruppi di ricerca che
saranno costituti dai vincitori dei Grant. In tutto saranno dunque almeno 8000
i ricercatori coinvolti. Per partecipare ci sarà tempo fino al 18 ottobre
prossimo. Il secondo bando - «Consolidator Grant» - è destinato a ricercatori
che stanno entrando nel pieno della loro carriera con fondi cospicui (fino a 2
milioni di euro a progetto) per le loro ricerche. Il bando mette in palio 575
milioni per circa 320 ricercatori e si aprirà il 20 ottobre per chiudersi il 9
febbraio del 2017. Il 16 maggio del prossimo anno si aprirà invece la hall «Advanced
Grant» - quella che premia con maxi borse da 2,5 milioni di euro i migliori
ricercatori senior d'Europa - che ha a disposizione 567 milioni e si chiuderà
il 31 agosto del 2017 finanziando circa 245 borse. Infine con il bando «Proof
of concept» - che ha tre scadenze durante l’anno - l’ERC finanzierà quegli
scienziati che hanno già vinto borse di ricerca del Consiglio europeo della
ricerca e che vogliono portare le loro idee sul mercato, coprendo aspetti come
i costi della proprietà intellettuale, lo sviluppo tecnico del progetto e le
ricerche di mercato. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 27-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">IL TERZO LIVELLO
D’ISTRUZIONE (UPPER SECONDARY) IN EUROPA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In Europa tra tante formule diverse c’è una costante:
quasi ovunque, le scuole equivalenti ai nostri licei (o istituti superiori) non
durano più di quattro anni. Ma è molto difficile fare confronti a partire dal
concetto italiano di “scuola secondaria di secondo grado”, perché in Europa la
struttura dell’istruzione ha delle sue peculiarità in ogni Paese, quindi cicli
e gradi non corrispondono. Molto meglio, quindi, usare la classificazione
internazionale ISCED 1997, creata dall’Unesco proprio per risolvere questo
problema. L’Unesco individua sette livelli di istruzione, che vanno dallo zero
(scuola per l’infanzia) al sesto (gli studi finalizzati a formare i
ricercatori). Una revisione dei livelli ISCED ha portato, nel 2011, a definire
nove livelli complessivi, senza però mutare quelli che analizzeremo. Il livello
che a noi interessa è il terzo (“upper secondary”), che identifica il ciclo
preuniversitario o finalizzato a formare “competenze professionali rilevanti”.
Vediamo anzitutto, a prescindere dalla durata del ciclo nei vari Paesi, a che
età gli studenti europei lo terminano. Fatte anche qui le doverose eccezioni
(alcuni ordinamenti sono molto complessi e ramificati), l’Unione si divide in
due gruppi principali: da una parte l’ex Europa dell’Est, i Paesi nordici e
l’Italia, in cui il ciclo si conclude a 19 anni; dall’altra gli stati
dell’Europa occidentale, in cui il diploma si consegue a 18. La Germania è a
metà strada (le scuole di questo livello terminano a 18 o 19 anni a seconda
dell’indirizzo scelto). Se dunque tentiamo di riassumere un panorama molto
variegato, e cerchiamo di trovare aspetti comuni, possiamo dire che una
maggioranza di Paesi prevede una “scuola media” che si protrae fino ai 15/16
anni (momento che spesso coincide col termine della scuola dell’obbligo) cui
segue un triennio o quadriennio di “scuola superiore” che si conclude, ovunque,
a 18 o 19 anni di età. </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In conclusione, rispetto al modello italiano, la
maggioranza dei componenti dell’Unione opta per un secondo livello (“lower
secondary”) che rispetto alle nostre scuole medie triennali è spostato in
avanti, e si estende fino ai 15 o 16 anni contro i nostri 14; invece, ad essere
abbreviato praticamente ovunque è, rispetto al nostro quinquennio superiore, il
terzo livello (“upper secondary”), che dura in genere 3 o 4 anni, e si conclude
a 18 o 19 anni a seconda dell’area europea analizzata (un’esigua minoranza di
Stati prevede una durata biennale o di cinque anni come in Italia). (Fonte: M.
Periti, IlBo 13-05-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">EUA. CONTRO LA SOSPENSIONE DI MIGLIAIA DI DOCENTI UNIVERSITARI TURCHI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">L’European University
Association (EUA) si è mobilitata contro le misure adottate dal presidente
turco Erdogan all’indomani del tentativo di golpe. Il documento sottoscritto
dall’associazione degli atenei europei e dalla CRUI, la Conferenza dei rettori
delle università italiane, condanna “le azioni che stanno colpendo i diritti
civili dei singoli e delle collettività”. “In particolare - prosegue il
documento - vengono mortificate le libertà di ricerca, insegnamento,
autogoverno per lunga tradizione proprie delle Università ed essenziali alla
loro vita. Già nell’immediato, le misure del Governo turco provocano gravi
danni alle collaborazioni oggi attive e stabilite grazie a un lungo percorso
ispirato a valori che oggi vengono negati”. Ad oggi (21 luglio) sarebbero
15.200 i professori sospesi, mentre il Consiglio per l’Istruzione Superiore
(YÖK) ha ordinato le dimissioni di alte cariche delle università (1176 da
quelle statali e 401 da quelle gestite da fondazioni. (Fonte: Primapress
21-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FRANCIA. FORTE
AUMENTO DEI LAUREATI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Francia segna il record di laureati nel 2016 con un
indice dell’88,5%, superando così anche la buona performance del 2014.
Obiettivo della legge di riforma transalpina è il 90%, recuperando così i
ritardi che si erano accumulati sino al 2010. Saranno, dunque, circa 635 mila i
nuovi laureati che usciranno dalle università francesi secondo il dato diffuso
in questi giorni dal Ministero dell’Education. La lettura del dato, secondo gli
analisti, è non solo nel nuovo piano di studi più contemporaneo messo a punto
da Najat Vallaud-Belkacem, la 40enne ministra emigrata dal Marocco che ha
infranto gli stereotipi razzisti con lo slogan “una scuola per tutti”, ma è
anche la forte preoccupazione della crescita dei livelli di disoccupazione in
fasce di popolazione meno professionalizzate. (Fonte: Primapress 10-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">FRANCIA. LA SELECTION DES ETUDIANTS
POURRAIT ETRE AVANCEE A L'ENTREE DU MASTER 1 (BAC +4) ET NON PLUS A L'ENTREE DU
MASTER 2 (BAC +5)</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Pour certains au gouvernement, ce serait aujourd'hui «le bon moment» pour
faire avancer le dossier de la sélection des masters universitaires, car les
esprits «se sont ouverts sur la question». Dans l'entourage de Thierry Mandon,
secrétaire d'État à l'Enseignement supérieur et à la Recherche, on estime
qu'une «loi» pourrait clore ce feuilleton juridique qui traine depuis des
années, mais on reste prudent: «Rien ne sera fait si on ne trouve pas un accord
avec les différentes parties, Conférence des présidents d'université,
représentants étudiants.» D'après des discussions datant du mois de juin, la
sélection des étudiants pourrait etre avancée à l'entrée du master 1 (bac +4)
et non plus à l'entrée du master 2 (bac +5). Les recalés se voyant proposer
d'autres diplómes «car il n'est pas question qu'ils ne puissent pas poursuivre
leurs études», souligne-t-on. Le gouvernement avait bien tenté quelque chose
pour éviter une multiplication des recours administratifs. Le 27 mai 2016, un
décret dressant la liste des M2 sélectifs pour la rentrée 2016 était publié. Un
texte législatif semble désormais incontournable, car ce décret semble
insuffisant. Notamment aux yeux des présidents d'université. Pour Manuel Tunon
de Lara, président de l'université de Bordeaux, favorable à une sélection à
l'entrée du Ml, «on est arrivé au bout d'un système. Le problème, c'est que dès
que le mot sélection apparaft, on en revient à des combats d'arrière-garde. Il
est pourtant tout à fait possible de proposer à un étudiant en licence de
biologie, refusé en neurosciences, un dipléme alternatif de biogénétique, par
exemple». (Fonte : Le Figaro 26-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GB. I VICE
RETTORI DI UNIVERSITÀ INGLESI INUTILMENTE SI SONO OPPOSTI ALLA BREXIT</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">I vice rettori di un centinaio di università del Regno
Unito hanno firmato una lettera aperta contro l'uscita del Paese dall'Unione
Europea, mettendo in guardia sul fatto che essa danneggerebbe l'istruzione, diminuirebbe
le opportunità per i britannici e minerebbe la posizione di leader in scienza e
innovazione. II testo è firmato dai vice rettori di quasi tutti gli atenei del
Paese, che si definiscono gravemente preoccupati. Tra i firmatari ci sono i responsabili
delle università di Oxford, Cambridge, Durham e Bristol. “La permanenza nell'Ue
sostiene le università britanniche nell'attrarre le menti più brillanti di
tutta Europa, il che rinforza la ricerca universitaria e l'insegnamento e
contribuisce alla crescita economica”, si legge nella lettera. Gli accademici
mettono in guardia anche sul fatto che l'uscita creerebbe “un ambiente
difficile per l'investimento ad ampio spettro nell'educazione superiore e nella
ricerca”. (Fonte: Avvenire 22-06-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="tab-stops: center 240.95pt; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="tab-stops: center 240.95pt; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GB. HORIZON2020 DOPO BREXIT</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="tab-stops: center 240.95pt; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Dopo Brexit
tremano anche le università<span style="mso-tab-count: 1;"> </span> inglesi che
verranno private di 1,2 miliardi di sterline che ogni anno Bruxelles rilasciava
a favore degli istituti universitari britannici. Un fondo che è destinato a
diminuire notevolmente e che potrebbe provocare non pochi danni alla ricerca e
conseguentemente la fuga dagli atenei di molti studiosi provenienti da tutta
Europa. Il programma</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Horizon2020, che finanzia la ricerca sia nelle aziende
private che nelle università, finirà tra quattro anni, dopodiché, per gli
atenei inglesi sarà davvero difficile. Solo tra il 2007 e il 2013 Bruxelles ha
erogato 7 miliardi di euro. (Fonte:
Il Mattino, 02-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GB. ALLARME PER
L’ERASMUS DOPO LA BREXIT</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La Gran Bretagna dopo aver scelto l'addio all'Europa
rischia di vedere anche i suoi studenti e le università esclusi dal celebre
programma Erasmus. E' l'allarme lanciato sulle pagine dell'Observer da Ruth
Sinclair-Jones, che dirige nel Regno Unito l'interscambio degli studenti
europei e parla di un ''momento di grande incertezza''. Non solo i giovani
britannici potrebbero venir esclusi da importanti periodi di formazione
all'estero ma gli atenei del Regno finirebbero col subire cospicui tagli di
fondi alle loro finanze, fondamentali ad esempio per la ricerca. Al momento,
sempre stando a Sinclair-Jones, non ci sono ancora conseguenze dirette, ma
''sul lungo periodo, la situazione è del tutto incerta'', e già dall'anno
prossimo ci potrebbero essere drastici cambiamenti. Secondo i dati diffusi
dall'Observer, si contano 120 mila studenti dai Paesi Ue nelle università del
Regno Unito e di questi 27.400 appartengono al programma Erasmus che paga
attraverso borse di studio le loro rette. (Fonte: ANSA 24-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GB. COMBINARE
ISTITUZIONE E CORSO DI LAUREA PER LA MIGLIORE CORRELAZIONE LAUREA-GUADAGNI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Secondo ricercatori dell’Institute for Fiscal Studies
conviene dirottare i propri interessi accademici verso le materie più
redditizie: sarà dunque utile iscriversi a medicina, economia e giurisprudenza.
Al limite, lingue straniere. E comunque, l’università conviene scegliersela
bene perché - dice la ricerca - nella correlazione laurea-guadagno c’è una
variazione più considerevole fra le istituzioni accademiche in cui ci si laurea
che fra le materie di studio scelte. Pertanto, se ce lo si può permettere
l’iscrizione va fatta alla University of Cambridge, che garantisce un futuro
stipendio annuo al di sopra del 50 percentile, con punte sopra al 90
(corrispondente a 121.400 sterline annue). Combinando istituzione e corso di laurea,
conviene trasferirsi a Londra e frequentare Imperial College, London School of
Economics o Kings College, che sono specializzati nell’offrire lauree proprio
nei campi più redditizi. Ma poiché per accedere a questi tre istituti è
necessario poter pagare rette molto alte e permettersi di vivere in una delle
città più costose d’Europa, va da sé che sia pure necessario avere le spalle
ben coperte da un reddito famigliare di tutto rispetto. (Fonte: C. Mezzalira, IlBo
22-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GERMANIA.
L’UNIVERSITÀ TEDESCA STAREBBE SOSTANZIALMENTE RINUNCIANDO ALLA CULTURA COME
PERNO INTORNO A CUI ARTICOLARE LE PROPRIE VARIE ATTIVITÀ</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In molti modi e per varie ragioni l’università europea
non è più padrona del suo destino, non decide più di sé, ma si trova
invischiata in una congiuntura che la fa essere sempre di più una macchina
etero-diretta: non ha più la mano sulla barra del timone che decide del suo
corso. Intorno a questo è calato un grande silenzio, come se si trattasse di un
fato tanto implacabile quanto del tutto coerente alla logica dei tempi. E, pertanto,
cosa su cui non vale la pena di spendere una parola.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Circoscrivo queste mie riflessioni a un luogo e a un tema
solo. Il luogo è il mondo universitario tedesco, perché è quello in cui mi sono
formato e che meglio conosco dall’interno. Il tema è quello di una quasi
ossessiva orientazione esclusiva al lavoro, almeno qui in Germania, di tutto il
comparto formativo: iniziando dal liceo e passando poi attraverso l’università.
Da qui la scelta di ridurre di un anno gli studi liceali, anticipando la
maturità, per consentire un più rapido inserimento nelle attività lavorative.
E, conseguentemente, una visione degli studi universitari in chiave prettamente
funzionale alla loro applicabilità immediata nel lavoro futuro, che incombe
imminente con la sua aura allettante di una promessa di successo e benessere
economico inesauribile. Tutto questo con ricadute di cui scarichiamo i costi
esistenziali sulle generazioni future. Tra il processo di Bologna, che ha
trasformato l’architettura degli studi universitari in una sorta di
prolungamento del modello liceale, e questa pressione ossessiva verso
l’attività lavorativa, l’università tedesca sta sostanzialmente rinunciando
alla cultura come perno intorno a cui articolare le proprie varie attività. La
cultura, questo essere indefinibile, sfuggente, ma così prezioso per la
formazione dell’umano all’avventura di vivere, paga il prezzo della sua non
immediata fruibilità; perdendosi nei meandri curricolari ossessivamente
orientati alla loro spendibilità remunerativa nel lavoro che verrà. (Fonte: M. Neri, Il Mulino
3/206 05-07-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GERMANIA.
L’ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In Germania il sistema di istruzione “upper secondary” è
complesso e ricco. Costituisce il naturale proseguimento di un livello
precedente ad esso collegato ed altrettanto variegato. Una ricchezza che si
traduce anche in una grande flessibilità, che permette frequenti passaggi da un
indirizzo all’altro nel corso dello stesso ciclo. Ciclo inferiore e superiore
coprono la fascia d’età che va dai 10 ai 18 o 19 anni. In genere il ciclo
superiore inizia a 16 anni e si conclude a 18 o 19, a seconda del percorso
scelto. La scuola principale per gli studi generali è la Gymnasiale Oberstufe,
che costituisce la parte finale (dai 16 ai 18-19 anni) del Gymnasium. Nella
stessa fascia d’età c’è il biennio (16–18 anni) della Fachoberschule: un primo
anno di lezioni teoriche e tirocini, un secondo anno di materie
professionalizzanti. C’è anche la Berufsfachschule, una scuola per la fascia 16–19
anni orientata al mondo del lavoro, che lascia ampio spazio alla pratica
professionale. Vi sono poi molte varianti, anche specifiche dei singoli Länder
(gli Stati federati della Germania). (Fonte: M. Periti, IlBo 13-05-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">SVIZZERA. OPPOSIZIONI ALLA PROPOSTA DI TRASFORMARE PARTE DELLE BORSE DI
STUDIO UNIVERSITARIE IN PRESTITI NEL CANTONE TICINO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">«Le borse di studio non si
toccano». E' questo il messaggio lanciato oggi dal Partito Socialista, che si
oppone alla proposta di trasformare parte delle borse di studio universitarie
in prestiti. La proposta di PLR, PPD e Lega è definita «inaccettabile» dai
socialisti che annunciano battaglia. Infatti, secondo i socialisti questo tipo
di misura di risparmio «riduce le opportunità di accesso a studi superiori ai giovani
ticinesi dei ceti meno abbienti» in un contesto economico e sociale «che vede
già una riduzione delle buone prospettive professionali anche per i giovani ben
formati». L'ipotesi riguarda chi segue un percorso di studi universitari
triennali, «visto che l'accordo intercantonale vigente impedisce che venga
applicata anche ad altri studenti». (<a href="http://www.tio.ch/News/Ticino/Politica/1102712/-Le-borse-di-studio-non-si-toccano-/"><span lang="IT" style="color: windowtext; mso-ansi-language: IT;">Fonte</span></a> 26-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">A PROPOSITO DELLA
REPRESSIONE DELLA LIBERTÀ ACCADEMICA COME IN TURCHIA</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">«L’educazione ‘liberale’ libera la mente dalle catene
dell’abitudine e della tradizione, formando persone in grado di operare con
sensibilità e prontezza come cittadini del mondo», scrive Seneca nel De ira: è
questa la straordinaria potenza del pensiero critico, che è tanto temuta da
ogni regime illiberale, proprio perché, in quanto esercizio di verità, e
«compito per definizione infinito», non può che apparire al potere, agli
automatismi e all’opacità dei suoi processi decisionali, «una tecnica di
disturbo» (Edward Said). Come donne e uomini del mondo universitario, dobbiamo
oggi ribadire con forza e con orgoglio il significato dell’universitas:
“università” non è altro che una totalità che è sempre in divenire, che si fa
cioè continuamente attraverso la libera produzione e circolazione del sapere, e
attraverso il confronto aperto e spesso produttivamente conflittuale delle idee
e delle tesi. Una protesta unitaria di tutto il mondo universitario che
richiami al valore formativo del pensiero critico sarebbe un momento di
assunzione consapevole del nostro compito di docenti e ricercatori, e della
forza e dell’importanza che questo compito ha: difendere il diritto al sapere
contro la repressione e la violenza. (Fonte: Redazione Roars 07-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">USA. LA SPESA IN SCIENZA E TECNOLOGIA </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Gli Stati Uniti d’America
si confermano nel 2016 il paese che investe di più al mondo in scienza e
tecnologia (R&S). Alla fine di quest’anno, prevedono gli esperti della
rivista R&D Magazine, che dal 1959 redige ogni anno un suo accreditato
Global R&D Funding Forecast, gli investimenti americani in R&S saranno
pari al 2,77% del Prodotto interno lordo (Pil) e raggiungeranno l’inedita cifra
di 514 miliardi di dollari: il 3,4% in più rispetto al 2015 (il 2,0% al netto
dell’inflazione). Vedi Tabelle A, B, C. (Fonte: Scienza in rete 05-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">TABELLA A. <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 10pt;">Spesa in R&S negli ultimi tre anni (in miliardi di
dollari)</span></i></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; border: none; margin-left: 5.4pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-insideh: .5pt solid windowtext; mso-border-insidev: .5pt solid windowtext; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-table-layout-alt: fixed; mso-yfti-tbllook: 1184;">
<tbody>
<tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">2014</span></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">2015</span></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">2016</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 1;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">USA</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">485</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">497</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">514</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 2;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Cina</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">344</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">373</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">396</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 3;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Giappone</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">163</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">165</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">167</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 4;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Germania</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">103</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">107</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">109</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 5;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Corea del Sud</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">64</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">75</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">77</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 6; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 3.0cm;" valign="top" width="113">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Totale<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mondo</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 72.5pt;" valign="top" width="97">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1803</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1883</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 81.5pt;" valign="top" width="109">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1948</span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"> </span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">TABELLA B. <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 10pt;">Investimenti USA in R&S per fonte nel 2016 (in
miliardi di dollari)</span></i></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-insideh: .5pt solid windowtext; mso-border-insidev: .5pt solid windowtext; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-yfti-tbllook: 1184;">
<tbody>
<tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Spesa assoluta</span></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">% rispetto al
totale</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 1;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Governo
federale</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">131,3</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">25,5</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 2;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Industria</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">338,4</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">65,8</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 3;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Università</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">18,3</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">3,6</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 4;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Altra spesa pubblica</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">6,5</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1,3</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 5;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">No-profit</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">19,5</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">3,8</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 6; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 111.75pt;" valign="top" width="149">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Totale</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 92.1pt;" valign="top" width="123">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">514</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 120.5pt;" valign="top" width="161">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">100</span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">TABELLA C. <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 10pt;">Le 10 università USA che investono di più in R&S (in
milioni di dollari) </span></i></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-insideh: .5pt solid windowtext; mso-border-insidev: .5pt solid windowtext; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-table-layout-alt: fixed; mso-yfti-tbllook: 1184;">
<tbody>
<tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">R&S</span></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Da fonte
federale</span></div>
</td>
<td style="border-left: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">% da fonte </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">federale</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 1;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Johns Hopkins</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">2169</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1539</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">71</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 2;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">2.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ.
Michigan, </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ann Arbor</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1375</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">610</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">44</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 3;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">3.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ.
Washington, Seattle</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1193</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">660</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">56</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 4;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">4.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ.
Wisconsin, Madison</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1124</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">440</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">39</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 5;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">5.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ.
California, </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">San Diego</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1076</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">566</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">53</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 6;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">6.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ.
California, </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">San Francisco</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1043</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">574</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">55</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 7;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">7.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Harvard Univ.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">1013</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">459</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">45</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 8;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">8.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Duke Univ.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">993</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">454</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">46</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 9;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">9.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ. NC,</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Chapel Hill</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">973</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">442</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">45</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 10; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="border-top: none; border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 26.7pt;" valign="top" width="36">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">10.</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 99.2pt;" valign="top" width="132">
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Univ.
California, </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Los Angeles</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.9pt;" valign="top" width="95">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">967</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 70.85pt;" valign="top" width="94">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">481</span></div>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-top: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 63.8pt;" valign="top" width="85">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">50</span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="color: red;">LIBRI</span></b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">NON AVERE PAURA DI SOGNARE. DECALOGO PER ASPIRANTI
SCIENZIATI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Autore: </b>Alberto
Mantovani. Ed. La Nave di Teseo, Collana Le Onde, 2016. Pg. 150.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Quando
l'astronauta Neil Armstrong lasciò la prima impronta dell'uomo sulla Luna, la
sua voce entrò in tutte le case: "Un piccolo passo per un uomo, un grande
salto per l'umanità". La scienza, d'altronde, si racconta attraverso le
intuizioni delle menti geniali che la illuminano, lasciando nell'ombra i
"piccoli passi" che portano un giovane studente a diventare un grande
scienziato. Alberto Mantovani, noto immunologo (il ricercatore italiano più
citato al mondo), raccoglie in questo libro dieci regole per coltivare il sogno
di molti ragazzi. Scorrendo questi consigli - che parlano di passione e
rispetto, creatività e apertura al mondo, che invitano a non temere la fatica e
ad ascoltare gli altri - si scopre pagina dopo pagina una guida per realizzare
se stessi anche al di fuori del mondo della ricerca, nel lavoro e nella vita. «Un
giovane può e deve avere l'ambizione di migliorare il mondo e un ricercatore
può farlo in diversi modi. Prima di tutto attraverso il progresso scientifico,
poi con il superamento, in nome della scienza, di divisioni che caratterizzano
il mondo politico, infine contribuendo — specie se si fa ricerca medica — a
colmare il gap nell'assistenza sanitaria fra le diverse parti del mondo. Per
questi scopi è fondamentale la condivisione: con i colleghi e verso la società.
Affrontare un problema in biologia e medicina richiede che si mettano insieme
più competenze, che devono essere combinate per raggiungere un risultato
rilevante. È successo e sta succedendo in questo campo quello che è accaduto in
fisica: il passaggio da una ricerca condotta dal singolo laboratorio a una big
science che richiede integrazione. Chi sceglie di fare il ricercatore può
quindi prendere parte a una grande impresa collettiva con ricadute su molti
piani». (Fonte: libreriauniversitaria.it; CorSera 31-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA SCIENZA GIORNO PER GIORNO (1861-2015)</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Autore: Mirella
Delfini. Ed. Clichy, Collana Les Halles, 2016. Pg. 180.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Dal giorno
dell'Unità d'Italia fino alla notte di Natale del 2015, l'elenco completo dei
momenti nei quali il pensiero scientifico dell'uomo ha permesso all'umanità di
progredire, di rendere la propria vita diversa. Tutto spiegato con precisione
scientifica e ricchezza di dati, ma anche con la semplicità della divulgazione
intelligente. Un libro che insegna senza annoiare, che racconta la nostra
storia da un punto di vista inconsueto, che regala insieme distrazione e
saggezza. Mirella Delfini, tra le più note e amate divulgatrici scientifiche,
conduce per mano i giovani e i meno giovani sul lungo percorso che va dal Big
Bang fino a oggi, arrivando a una conclusione: l'essere umano non è sapiens
sapiens, ma stupidus stupidus. Una cronologia completa e appassionante sul
progresso umano. Un libro di storia, un saggio scientifico, un inconsueto,
divertente, inclassificabile libro reference. (Fonte: libreriauniversitaria.it
)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
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</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’INFINITO TRA PARENTESI. STORIA SENTIMENTALE DELLA
SCIENZA DA OMERO A BORGES </b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Autore: Marco
Malvaldi. Ed. Rizzoli, 2016. Pg. 252.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Malvaldi
comincia sempre dalla poesia. Ognuno dei dieci capitoli in cui è articolato il
testo è preceduto di volta in volta da una manciata di versi tratti
dall’Odissea di Omero o dall’Inferno di Dante, o da interi componimenti, come
la Ballata di Ernesto Regazzoni, Un lettore di Jorges Luis Borges, Vento e
bandiere di Eugenio Montale. Su questi componimenti l’autore indugia per
qualche momento, ma non per vezzo stilistico. Quasi senza accorgersene il
lettore saltella dalla poesia alla scienza e viceversa, come se l’una fosse
intimamente legata all’altra. Così ci troviamo a camminare nel deserto, in mezzo
alla sabbia, a scorgere il “volto smangiato”, le “ciglia aggrottate” il “labbro
corrugato” della statua di Ozymandias nella poesia di Percy Bysshe Shelley, ci
scopriamo a riflettere sullo scorrere inesorabile del tempo. Una pagina dopo
siamo all’università del Queensland in Australia, dove John Mainston segue uno
degli esperimenti più lunghi della storia, la dimostrazione che la pece pur
sembrando solida è in realtà liquida. E impariamo che ad alcuni liquidi serve
molto tempo per muoversi. La poesia dunque introduce, intuisce, anticipa, in un
gioco di rimandi con la scienza.<span style="mso-ansi-language: IT;"> </span>Non ha importanza che il lettore sia digiuno di questi
argomenti: Malvaldi lo accompagna, con uno stile a tratti sfrontato,
irriverente e sempre senza fronzoli, a scoprire personaggi, luoghi, ingranaggi.
Il filo del suo ragionamento è preciso e puntuale, come quello dello
scienziato, e partecipato, “sentimentale”, come ogni poeta che si rispetti,
perché i due aspetti sono comunque essenziali. (Fonte: dalla recensione di M. Panetto, IlBo 22-08-16)</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LUMPEN ITALIA. IL
TRIONFO DEL SOTTOPROLETARIATO COGNITIVO</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Autore: Davide Miccione. IPOC, Milano, 2015.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Si è affermata una nuova figura di indigenza cognitiva,
quella propria dello “ignorante ipermoderno”, di chi antisocraticamente “non sa
mai di non sapere”, non si accorge neanche di essere ignorante e scambia il
proprio digiuno culturale per la massima realizzazione del sapere. Tale nuova
specie umana, che si diffonde sempre più, è analizzata, descritta ed
accuratamente postillata in tutte le sue manifestazioni nel libro di Davide
Miccione. Non è facile riassumerlo, perché sono molti i motivi, gli esempi, gli
argomenti che esso tratta, non fosse che per il metodo utilizzato,
prevalentemente fenomenologico. <a href="http://www.roars.it/online/rovine-culturali-litalia-del-sottoproletariato-cognitivo/"><span style="color: windowtext;">F. Coniglione su Roars </span></a><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cerca di darne una presentazione muovendosi
sul sottile e pericoloso crinale tra esposizione e interpretazione, una sorta
di personale riflessione dialogante col testo e da esso ispirata.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">RISCHIO E
PREVISIONI. CHE COSA LA SCIENZA CI DICE SULLA CRISI</b></span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Autore: Francesco Sylos Labini. Collana Sagittari
Laterza, 2016.</span></div>
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La crisi economica sta cambiando la struttura della
nostra società, introducendo disuguaglianze insormontabili, marginalizzando le
energie più giovani, soffocando la ricerca scientifica e così inibendo anche la
possibilità di sviluppare quelle idee e tecnologie innovative che potrebbero
contribuire a guidarci fuori dalla crisi stessa. La scienza può però fornire
degli strumenti chiave non solo per la comprensione dei problemi alla radice
della crisi attuale, ma può anche suggerire soluzioni possibili e originali.
Economisti e politici hanno bisogno di adottare una mentalità scientifica. Ecco
come la scienza può aiutarci a capire la crisi economica e può fornirci
soluzioni originali. Ogni giorno ci viene ripetuto che esistono delle leggi di
mercato, la domanda e l’offerta, che non possono che condizionare le nostre
vite. Queste norme appaiono come ‘naturali’ quanto la legge di gravità, e gli
economisti, utilizzando equazioni e modelli matematici, sono percepiti come gli
scienziati destinati a comprenderle e a interpretarle. Ma veramente possiamo
fidarci delle previsioni dell’economia come di quelle della fisica? Ancora di
più: l’economia è davvero una scienza? Il sistema economico è ancora descritto
come costantemente caratterizzato dalla ricerca di una condizione di equilibrio
stabile. A questa prospettiva, che rispecchia i limiti e le idee della fisica
dell’Ottocento, l’autore contrappone le intuizioni offerte dalla fisica moderna
prendendo in considerazione i recenti sviluppi sullo studio dei sistemi caotici
e complessi. (Fonte:
recensione dell’editore 06-08-16)</span></div>
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</span><div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
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