domenica 21 novembre 2010

LA CLASSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE UNIVERSITARIE IN ITALIA

La classificazione delle università entra con forza nel circuito massmediatico del Paese quando le due più accreditate classifiche internazionali, il ranking di Shanghai (1) e il ranking del Times (2), pubblicano la loro tabella annuale. Dove la consueta e non soddisfacente bassa collocazione delle nostre università trova immediata risonanza denigratoria sui quotidiani. Che di rado l’accompagnano ad argomenti che giustifichino la condizione italiana, che contrappongano dati a suo favore o che indichino le vie per migliorarla. Salvo rifugiarsi nel rilievo dei fondi inadeguati e dei troppi bilanci in rosso (di 36 atenei statali su 66 secondo un documento riservato del Miur citato da un quotidiano in novembre) (3).
Verso l’enfasi impietosa data alla classificazione dei nostri atenei sui citati ranking manca una reazione costruttiva dell’opinione pubblica e soprattutto del ceto politico. E’ possibile invece delineare un quadro molto meno insoddisfacente. Basta abbandonare lo sconforto e alzare lo sguardo su un orizzonte più ampio di valutazioni e di classificazioni non solo degli atenei ma anche delle facoltà, dei dipartiementi e dei gruppi di ricercatori in un confronto sia nazionale sia europeo o internazionale.
Solo 31 università italiane hanno un piazzamento in almeno uno degli otto maggiori ranking internazionali e solo 4 (Bologna, Pisa, Roma La Sapienza, Torino) si piazzano in tutti gli otto (4). Ma se si privilegiano le classificazioni che valutano in primis la qualità della produzione scientifica, come lʼHEEACT (Higher Education Evaluation and Accreditation Council of Taiwan), nel 2010 lʼItalia colloca 29 atenei tra i primi 500, occupando il quarto posto nel mondo dopo Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna, e migliorando la propria posizione rispetto al 2007 (4).(Tabella 1)

 
2007200820092010Diff.
STATI UNITI170163163159-11
GERMANIA454345450
GRAN BRETAGNA353736383
ITALIA262929293
GIAPPONE32352927-5
CANADA23222122-1
FRANCIA172120225
CINA91315167
SPAGNA111210132
OLANDA121212120

Tabella  1. In 10 Nazioni il numero di università per anno tra le prime 500 secondo HEEACT 2010 (Higher Education Evaluation and Accreditation Council of Taiwan). Performance Ranking of Scientific Papers for World Universities. Nei ranking come questo, che hanno carattere bibliometrico e prendono in considerazione la qualità della produzione scientifica, lʼItalia nel 2010 classifica ventinove atenei tra i primi 500, collocandosi al quarto posto a livello mondiale dopo Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna (Tabella completa con altre nazioni su http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002014.html)
 



Le classificazioni

CENSIS-LA REPUBBLICA
 La classifica 2010/2011 di 57 Università pubbliche Italiane elaborata dal Censis (http://www.censisservizi.com/) e pubblicata da ‘La Repubblica’ fa riferimento all'anno accademico 2008/2009 e si basa sui seguenti indicatori: Servizi (punti 20), Borse e contributi (punti 20), Strutture (punti 30), Web (punti 15), Internazionalizzazione (punti 15). I voti, in base agli indicatori, vanno da 66 a 110. Gli atenei sono stati suddivisi in cinque gruppi sulla base del numero di iscritti nell’anno accademico 2008-09 (Tabella 2). Le università che primeggiano sono Bologna (mega atenei), Pavia (atenei grandi), Trento (atenei medi), Camerino (atenei piccoli). Il punteggio medio più alto (102,6) è conseguito da Trento. Per l’internazionalizzazione sono in testa Torino Politecnico e università di Trento (tabella 3).
Il Censis valuta anche le facoltà degli atenei statali e non statali. La valutazione di ciascuna facoltà si basa sui seguenti indicatori: Produttività - misura la capacità da parte degli studenti di portare a termine il ciclo di studi nei tempi prestabiliti; Ricerca – valuta la capacità all’interno delle facoltà di realizzare progetti rilevanti ai fini della ricerca scientifica; Didattica – esprime l’adeguatezza dell’offerta didattica rispetto a docenti e strutture; Relazioni Internazionali - misura il grado di apertura, di docenti e studenti, ai rapporti internazionali. Ognuno di questi parametri è distinto in vari sub-indici. Sono dati oggettivi che danno un quadro analitico e sintetico delle varie facoltà italiane. Le facoltà che hanno un punteggio più alto dovrebbero quindi essere le migliori, ma è anche possibile che uno studente possa preferire alcune facoltà con specifico riferimento a uno solo dei sub-indici, ad esempio un'eccellenza nelle relazioni internazionali.
Di seguito sono indicate le prime due posizioni in classifica per le varie facoltà in ordine alfabetico: Agraria (Bologna, Teramo); Architettura (Sassari, Ferrara); Economia (Padova, Pavia); Farmacia (Bologna, Trieste); Giurisprudenza (Trento, Trieste); Ingegneria (Pavia, Trento); Lettere e Filosofia (Siena, Macerata); Lingue e Letterature straniere (Udine, Salerno); Medicina e Chirurgia (Padova, Perugia); Medicina Veterinaria (Padova, Bologna); Psicologia (Bologna, Padova); Scienze della formazione (Udine, Genova); Scienze M. F. N. (Padova, Trieste); Scienze motorie (Roma Foro italico, Verona); Scienze politiche (Bologna 2 – Forlì, Trieste); Sociologia (Milano Bicocca, Trento).


ATENEI MEGA oltre 40.000 iscritti
PosizioneAteneoServiziBorseStruttureWebInternazMedia
1Bologna72969210610492,7
2Padova968388999391,0
3Torino7885831058886,5
4Pisa938277927983,8




ATENEI GRANDI da 20.000 a 40.000 iscritti
PosizioneAteneoServiziBorseStruttureWebInternazMedia
1Pavia911031021089399,6
2Genova82889910510194,6
3Perugia8710690949493,8
4Cosenza11093821057892,7




ATENEI MEDI da 10.000 a 20.000 iscritti
PosizioneAteneoServiziBorseStruttureWebInternazMedia
1Trento10211091110109102,6
2Siena1031031069092100,3
3Sassari85110106999099,2
4Trieste9692107929697,9




ATENEI PICCOLI FINO a 10.000 iscritti
PosizioneAteneoServiziBorseStruttureWebInternazMedia
1Camerino91951041068292,6
2Teramo74831031058390,5
3Piemonte Orientale7678103887586,2
4Tuscia757696907984,4




POLITECNICI
PosizioneAteneoServiziBorseStruttureWebInternazMedia
1Torino Politecnico7510810110611099,3
2Venezia IUAV7811089889591,8
3Milano Politecnico717510310610491,6
4Bari Politecnico838183667779,2

Tabella 2. Classifica parziale delle Università Italiane 2010 in riferimento all’anno  accademico 2008/2009 – Classifica Censis/La Repubblica (da http://www.universando.com/blog/classifica-facolta-universitarie-censis-2010/).


Classificazione della internazionalizzazione degli atenei
(oltre 40mila Iscritti) 
 BOLOGNA
 FIRENZE
 PADOVA
(da 20mila a 40mila iscritti)
 GENOVA
 PERUGIA
 PAVIA
(da 10mila a 20mila iscrittii)
 TRENTO
 UDINE
 TRIESTE
(fino a 10mila iscritti)
 NAPOLI ORIENTALE
 TERAMO
 CAMERINO
POLITECNICI 
 TORINO - Politecnico
 MILANO - Politecnico
 VENEZIA - IUAV
 BARI - Politecnico
I due atenei più internazionali sono TORINO Politecnico e Università di TRENTO

Tabella 3. Classificazione della internazionalizzazione degli atenei (Fonte: Censis servizi 2010)



ALMALAUREA
 Un diverso criterio per classificare le facoltà riguarda la facilità con cui uno studente troverà o no lavoro successivamente agli studi universitari, partendo dal presupposto che ciò dipende in grande misura proprio dalla facoltà scelta. Per questa classificazione si deve ricorrere ad AlmaLaurea, un consorzio fra le principali università italiane. Alma Laurea elabora la percentuale di laureati che trova lavoro a un anno e a cinque anni dall'addottoramento. Le due statistiche sono alquanto diverse. Entro il primo anno trovano lavoro soprattutto i laureati in Medicina (81,5%), Design e Arti (79,9%), Ingegneria (70,6%). Nella scala bassa si trovano: Conservazione dei beni culturali (37,6%), Farmacia (28,6%), Scienze matematiche, fisiche e naturali (40,2%). A cinque anni, però, la situazione è molto più omogenea, anche se permangono alcune differenze. Si va dal 70-71% di occupati di Lettere e Filosofia, Conservazione dei beni culturali, Scienze matematiche, fisiche e naturali al 93% di Ingegneria, al 90% di Sociologia e Farmacia. Tutte le altre facoltà oscillano più o meno tra l'81 e l'89%. Pertanto molte differenze del primo anno sono annullate. Anche se è vero che non si sa molto della "qualità" dell'impiego, nonostante AlmaLaurea tenti in alcune sue tavole di dare conto anche di questo aspetto. Come si può ben comprendere, tutte le analisi sull'occupazione ci dicono quello che è accaduto nel recente passato, ma nessuno può assicurare che il futuro abbia le stesse caratteristiche (5)(http://www.almalaurea.it/universita/occupazione/occupazione08/).


VISION
La classifica degli atenei italiani presentata in ottobre 2010 da Vision (6), il network di laureati italiani con esperienza di lavoro all'estero, tiene conto della presenza di studenti stranieri, della produzione di ricerca rilevante (pubblicazioni scientifiche presenti su Google Scholar), dell'impatto occupazionale, dell’indice di soddisfazione degli studenti, della capacità di attrarre finanziamenti da privati e di influenzare l'opinione pubblica. Secondo Vision, che già lo scorso anno aveva pubblicato una graduatoria analoga, il Politecnico milanese scende al terzo posto, dopo l’Università di Bologna, che balza dal sesto posto dell'anno scorso al secondo. Il Politecnico di Torino, terzo lo scorso anno, perde una posizione. Al quinto e al sesto posto due atenei romani, che migliorano entrambi di quattro posizioni rispetto al 2009: il Campus Bio-Medico e la Luiss. Sempre di quattro posti sale l'Università di Firenze, settima; mentre ancora meglio fanno l'Università di Padova, ottava (+11 posizioni), La Sapienza di Roma, nona (+13 posizioni) e l'Università di Torino, decima (+10 posizioni). Si veda anche la tabella 4. Si conferma la forte concentrazione territoriale delle migliori università: otto sono nel centro, sei nel nord-ovest. Per trovare un ateneo del sud si scende fino al 39esimo posto, dove c'è l'Università di Messina.


Le 15 migliori università italianest. = n. studenti  
 p. = punti
1 Università Commerciale Luigi Bocconi MILANOst.  12.706      p. 67
2 Università degli Studi di BOLOGNAst.  72.110      p. 57
3 Politecnico di MILANOst.  36.998      p. 56
4 Politecnico di TORINOst.    4.521      p. 53
5 Università “Campus Biomedico” di  ROMAst.    1.099      p. 52
6. Libera Univ. Inter. le Studi Sociali «Guido Carli» LUISS-ROMAst.    7.092      p. 51
7 Università degli Studi di FIRENZEst.   51.370    p. 48
8 Università degli Studi di PADOVAst.    56.211    p. 48
9 Università degli Studi di ROMA «La Sapienza»st. 109.539     p. 48
10 Università degli Studi di TORINOst.    60 191    p. 47
11 Libera Università «Vita Salute S. Raffaele» di MILANOst.      2.002    p. 46
12 Università di PISAst.    49.835    p. 45
13 Università degli Studi di MILANOst.    54.129   p. 44
14 Università per Stranieri di PERUGIAst.      1.603   p. 44
15 Università per Stranieri di PARMAst.   29.424   p. 44

Tabella 4. Le 15 migliori università italiane secondo Vision



IL SOLE 24ORE
La classifica degli atenei elaborata, ogni anno, dal quotidiano Il Sole 24 Ore (7) si basa sui dati forniti dal CNVSU (Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario). I risultati sono ottenuti dalla combinazione di dieci parametri indicatori che valutano, tra l’altro, la laurea nei tempi, il numero di docenti per studenti, l’occupazione a tre anni e i progetti di ricerca. E’ il Politecnico di Milano il migliore degli atenei statali in Italia (Tabella 5), un primato già raggiunto l’anno precedente, staccando di poco le università di Modena e Reggio Emilia e di Trieste. A spingere in prima posizione il Politecnico è il nuovo indicatore sul successo occupazionale dei laureati, un terreno su cui gli ex studenti meneghini non conoscono rivali. Calcolando, invece, solo i nove parametri utilizzati l'anno scorso a vincere sarebbe stato l'ateneo modenese, relegando i milanesi al secondo posto mentre Trieste, seconda l'anno scorso, al terzo.
Fra le accademie non statali la vittoria va, invece, alla Bocconi, al San Raffaele di Milano e alla Luiss di Roma, mentre la Kore di Enna e Roma Europea (l'università promossa dai Legionari di Cristo), insieme a Bergamo e Siena, conquistano i peggiori risultati. Al quarto posto si piazza poi il Politecnico di Torino.
Nel Sud la seconda Università di Napoli, 16esima nel 2008, crolla al 28esimo posto, un passo indietro rispetto alla Federico II (27esimo), e l'ateneo beneventino del Sannio scende dal 22esimo posto al 37esimo. L'unico Politecnico meridionale che con la posizione numero 20 (Tabella 5) si mantiene in linea con le performance dello scorso anno è quello di Bari.
Valutando docenza, ricerca, ma soprattutto organizzazione della didattica, la classifica del Sole 24 Ore fotografa una situazione universitaria molto simile a quella percepita dagli studenti: le università più grandi e prestigiose slittano infatti in fondo alla classifica a causa dei problemi organizzativi e logistici delle grandi strutture. Così capita che l’Università di Catanzaro è migliore dell’Università La Sapienza di Roma. Seguito dall’Università di Trieste e dall’Università di Modena e Reggio Emilia, è il Politecnico di Milano a detenere la medaglia d’oro, grazie ai piazzamenti ottenuti con continuità in quasi tutti gli indicatori: la ricerca, la capacità di attirare finanziamenti esterni, la qualità della didattica. Tutte qualità che riducono gli abbandoni e fanno conseguire la laurea nei tempi “legali”: il 36% degli studenti del Politecnico ottiene, infatti, la laurea di primo livello in corso, a fronte di una percentuale italiana di “fuoricorso” pari al 74%.
La classificazione del Sole 24 Ore è stata in seguito redatta (8) anche con riguardo al peso percentuale dell'ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base alla produzione scientifica (Tabella 6), al peso percentuale dell'ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base al numero di docenti con valutazione positiva nei progetti Prin 2005/2007 (Tabella 7) e al peso percentuale dell'ateneo sui fondi totali distribuiti in base al successo ottenuto nei bandi del VI programma quadro UE (Tabella 8).


UNIVERSITÀ (Top 20)Punti
1.Milano Politecnico788
2.Modena e Reggio Emilia768
3.Trieste756
4.Torino Politecnico749
5.Pavia707
6.Ferrara705
7.Trento685
8.Piemonte Orientale668
9.Padova661
10.Ancona656
11.L'Aquila653
12.Parma653
13.Venezia IUAV651
14.Genova614
15.Firenze608
16.Viterbo597
17.Perugia593
18.Udine578
19.Venezia Cà Foscari576
20.Bologna575
20.Bari Politecnico575

Tabella 5. La classifica finale degli atenei (Il Sole 24 Ore 13-07-2009).
I punteggi complessivi ottenuti dai primi 20 atenei classificati con gli indicatori di qualità (punteggio massimo: 1.000)


UNIVERSITÀ (Top 20)
1.Roma La Sapienza7,75
2.Bologna6,33
3.Napoli Federico II4,98
4.Milano4,79
5.Padova4,74
6.Torino4,68
7.Firenze/td>4,60
8.Pisa4,13
9.Genova3,63
10.Milano Politecnico2,89
11.Bari2,77
12.Siena2,66
13.Palermo2,50
14.Pavia2,30
15.Roma Tor Vergata2,23
16.Trieste2,18
17.Catania2,17
18.Perugia2,06
19.Parma1,88
20.Torino Politecnico1,85

Tabella 6. Produzione scientifica (Il Sole 24 Ore.com, nov. 2009)
Peso percentuale dell'ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base alla produzione scientifica.




UNIVERSITÀ (Top 20)
1.Roma La Sapienza6,69
2.Bologna6,11
3.Napoli Federico II5,31
4.Padova4,37
5.Milano4,32
6.Firenze4,22
7.Torino3,54
8.Pisa3,42
9.Palermo3,2
10.Genova3,17
11.Bari2,8
12.Roma Tor Vergata2,53
13.Catania2,49
14.Perugia2,17
15.Milano Politecnico2,1
16.Siena2,04
17.Pavia2
18.Parma1,94
19.Cagliari1,83
20.Trieste1,83

Tabella 7. Docenti «promossi» (Il Sole 24 Ore.com, nov. 2009).
Peso percentuale dell'ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base al numero di docenti con valutazione positiva nei progetti Prin 2005/2007.




UNIVERSITÀ (Top 20)
1.Milano Politecnico7,51
2.Roma La Sapienza6,7
3.Bologna6,35
4.Genova5,9
5.Milano5,88
6.Firenze5,43
7.Padova5,41
8.Torino Politecnico4,52
9.Pisa4,49
10.Trento4,27
11.Napoli Federico II3,55
12.Torino3,3
13.Roma Tor Vergata3
14.Siena2,59
15.Milano Bicocca2,53
16.Pavia2,21
17.Perugia2,19
18.Trieste1,92
19.Parma1,73
20.Marche Politecnica1,4

Tabella 8. Successi europei (Il Sole 24 Ore.com, nov. 2009)
Peso percentuale dell'ateneo sui fondi totali distribuiti in base al successo ottenuto nei bandi del VI programma quadro UE.



MIUR

Classificazione degli atenei in base a criteri e indicatori per la ripartizione della quota del 7% di cui all’art. 2 della legge n. 1/2009
Nel 2009 il 7% del fondo del finanziamento ordinario (Ffo) statale destinato alle università è stato assegnato sulla base del "merito" secondo nove parametri decisi dal ministero (Tabella 9). Il 7%, che la legge chiama “quota di riequilibrio”, è stato inferiore però alla “quota” del 1998 che era il 9%. Ne è scaturita una classificazione degli atenei con punteggio positivo e con punteggio negativo e relativi strascichi di polemiche. I nove criteri utilizzati per stilare le graduatorie dei 56 atenei statali sono stati adottati in seguito alle proteste dei Rettori contro le valutazioni pubblicate in precedenza, in cui gli indicatori di performance e quelli legati a incrementi stipendiali erano stati calcolati in maniera inesatta, mentre i dati effettivi sulla qualità e sulla didattica erano incompleti. Tra gli indicatori della classifica, anche l’attività degli studenti e la dispersione accademica di questi. Entrambi gli aspetti erano misurati in crediti formativi. I fondi per merito previsti per il 2009 comportavano 523,4 milioni di euro di cui 345,5 milioni stanziati per la qualità della ricerca, e 177,9 milioni per la qualità della didattica.
Una tabella di percentuali resa nota dal Miur, che andava dal +10,69 % di Trento al -3,00% di Macerata (Tabella 10), era favorevole per alcune amministrazioni e sfavorevole per altre, ma pochi sono riusciti a interpretare correttamente quei dati. Alcuni hanno ritenuto che la percentuale si dovesse calcolare tout court al Ffo del 2008 e sommarsi allo stesso, altri hanno determinato il fondo premiale in base ai molti indicatori resi noti, ritenendo che il risultato dovesse andare a far crescere lo stanziamento dell'anno precedente. In realtà, come fu indicato dal Miur, le percentuali di incremento e decremento erano da considerarsi sulla base del dato 2008, tenuto conto di molti altri fattori (9). Quanto al 7% e alle polemiche in merito, si è notato come, talvolta, sia stato poco incidente in rapporto al totale. Bologna, ad esempio è stata premiata con 33 milioni ma, alla fine, sul 2008, ne ha guadagnati solo cinque. Idem il Politecnico di Torino, che ha registrato un fondo premiale per complessivi 14 milioni ma che ha visto crescere il Ffo di soli sei. Dei 10 milioni portati a casa da Trento, alla fine ne sono rimasti 6,5 netti. La mappa di chi ha perso sul Ffo è una sostanziale carta del Mezzogiorno italiano: Napoli Federico II farà a meno di 5 milioni, Bari di quasi 4, Messina di 5,47. Palermo si è vista decurtare 8 milioni.
E’ stato rilevato che gli indicatori della didattica misurano soprattutto la regolarità e velocità del percorso di studi, che solo in parte riflettono l’impegno dei docenti e la qualità della didattica: per migliorare questi indicatori basterebbe promuovere tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro preparazione. Per gli indicatori della ricerca si è scelto di usare questi indicatori per confrontare tra loro intere università (ad esempio La Sapienza di Roma con gli altri atenei), e non gruppi di ricerca omogenei (ad esempio i fisici della Sapienza con quelli delle altre università). In tal modo non è stato garantito il premio all’impegno dei singoli gruppi di ricerca (10).

Tabella 9. Criteri e indicatori per la ripartizione della quota del 7% di cui all’art.2 della legge n.1/2009. L’importo di 523,5 M euro di cui all’art.4 è ripartito per il 34% in base agli indicatori di cui alle lettere A1 – A5 e per il restante 66% sulla base degli indicatori di cui alle lettere B1 – B4.
  • A1 numero di docenti di ruolo negli SSD di base e caratterizzanti per corso di studi attivato confrontato con il valore mediano del sistema (a.a. 2008/09) 0,15
  • A2 rapporto tra il numero di studenti iscritti che s’iscrivono al 2° anno avendo acquisito almeno 40 Cfu e il numero d’immatricolati nell’a.a. 2007/2008 confrontato con il valore mediano del sistema 0,20
  • A3 rapporto tra Cfu effettivamente acquisiti e Cfu nominali degli studenti iscritti confrontato con il valore mediano nazionale del sistema (a.a. 2007/08) 0,20
  • A4 rapporto tra il numero d’insegnamenti per i quali è stato richiesto il parere degli studenti e il numero totale di insegnamenti attivati confrontato con il valore mediano nazionale del sistema (a.a. 2007/08) 0,15
  • A5 Percentuale di laureati 2004 occupati a tre anni dal conseguimento del titolo confrontata con quella del valore medio (per area territoriale) (ISTAT)
  • B1 Coefficienti di ripartizione delle risorse destinate alle Aree –VTR 2001-03 * 0,49
  • B2 Coefficiente di ripartizione delle risorse destinate alle attività di valorizzazione applicativa – VTR 2001-03 * 0,01
  • B3 Percentuale di docenti e ricercatori presenti in progetti PRIN 2005-2007 valutati positivamente, “pesati” per il fattore di successo dell’area scientifica* 0,15
  • B4 Percentuale di finanziamento e di successo acquisiti dagli atenei nell’ambito dei progetti del VI PQ - Unione Europea.

Tabella 10. La classifica delle università in base al riparto della quota del 7% diffusa dal ministero dell'università e della ricerca scientifica nel 2009 (accanto al nome dell'ateneo è riportata la percentuale di finanziamenti ricevuti in più o in meno in base ai nuovi criteri):

- Trento 10,69% - Politecnico Torino 5,22% - Politecnico Milano 4,14% - Bergamo 2,82% - Genova 2,52% - Milano-Bicocca 2,51% - Roma 'Foro Italico' 2,35% - Torino 2,18% - Udine 1,95% - Tuscia 1,80% - Milano 1,69% - Venezia 1,65% - Chieti 1,50% - Padova 1,37% - Insubria 1,36% - Bologna 1,33% - Roma 'Tor Vergata' 1,28% - Ferrara 1,12% - della Calabria 1,09% - Modena-Reggio Emilia 1,05% - Politecnica Marche 1,01% - Pisa 0,99% - Piemonte Orientale 0,79% - Sannio di Benevento 0,75% - Pavia 0,33% - Verona 0,31% - Politecnico Bari 0,26%;
Brescia -0,39% - Perugia -0,56% - Roma Tre -0,79% - Parma -0,91% - Mediterranea di Reggio Calabria -1,06% - Salerno -1,06% - Lecce -1,16% - Iuav-Venezia -1,34% - Catanzaro -1,42% - Napoli -1,52% - Catania -1,60% - Bari -1,94% - Parthenope di Napoli -2,03% - Cagliari -2,08% - Roma 'La Sapienza' -2,11% - Teramo -2,17% - Cassino -2,21% - Molise -2,29% - Camerino -2,42% - L'Orientale di Napoli-2,50% - Seconda Università di Napoli -2,82% - Basilicata -2,90% - Sassari -2,95% - Messina -3% - Palermo -3% - Foggia -3% - Macerata -3%.


Dove le nostre università possono competere nei ranking con le migliori straniere

In una mozione della CRUI, i rettori hanno osservato che in un sistema strutturalmente sottofinanziato come il nostro le incentivazioni alla qualità devono provenire da risorse aggiuntive, non da quote di Ffo sottratte ai pezzi più deboli del sistema. Occorre il superamento del tetto del 90% alle spese di personale, che opera in gran parte su voci automatiche esterne alle decisioni degli Atenei, e l’avvio di un finanziamento su base triennale che consenta una programmazione responsabile di medio-lungo termine degli Atenei (dalla mozione della CRUI del 25-09-2009). Per innescare un circolo virtuoso sarebbe necessario (11) il verificarsi di (almeno una di) queste tre condizioni: 1) un aumento della quota distribuita sulla base del “merito” almeno al 15%; 2) la possibilità di diversificare gli stipendi; 3) un cambiamento dei meccanismi di governance.
Come dimostra la statistica citata all’inizio (Tabella 1), se si considera il valore scientifico dei nostri ricercatori, e in particolare la produzione scientifica d’eccellenza per numero di ricercatori attivi, l’Italia compete quasi alla pari con i Paesi europei più progrediti. Ma nessun ateneo riesce a raggiungere le posizioni alte nelle classifiche ARWU (1), THE (2) e QS (15), dove campeggiano i migliori atenei del mondo.
Un gruppo di ricercatori italiani che operano in Inghilterra all’università di Manchester ha analizzato la situazione dei colleghi che operano nel nostro Paese o all'estero. E hanno stilato una lista degli scienziati di maggior impatto (Top Italian Scientists della VIA-Academy) basata sull'indice numerico Hirsch o h-index, di recente adozione (12). Hanno redatto la classifica utilizzando una banca dati che fornisce l'h-index dei vari autori e considerando tutti i ricercatori con h-index superiore a 30. Ne è risultato un elenco, da poco tempo aggiornato, di 1138 ricercatori (con h-index da 31 a 125), operanti in varie discipline (medicina, biologia, fisica, matematica, ingegneria, economia) (13).
Ma in Italia i top scientist sono distribuiti in modo non omogeneo, a macchia di leopardo, nelle università, cosicché nessuna di queste raggiunge la massa di eccellenza critica necessaria per primeggiare a livello internazionale. Nei cinque anni (2004-2008) che saranno valutati dal CIVR (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca), 6.640 (16,8%) dei 39.512 strutturati (ricercatori e professori ordinari e associati) nelle “scienze dure” (aree disciplinari universitarie 1-9) non hanno pubblicato alcun articolo scientifico nelle riviste censite da Web of Science (WoS). Altri 3.070 accademici (7,8% del totale), pur avendo pubblicato, non sono mai stati citati. Dunque 9.710 strutturati (24,6% del totale) non hanno avuto alcun impatto sul progresso scientifico (14). La distribuzione della produzione scientifica segue una legge quasi paretiana: il 23% degli accademici ha realizzato il 77% degli avanzamenti scientifici complessivi (misurati attraverso il contributo alle citazioni complessive, standardizzate per settore disciplinare e, limitatamente alle scienze della vita, per posizione nella lista degli autori).
Un’analisi per settore scientifico disciplinare ha mostrato che il coefficiente di variazione di performance interna per tutte le università è sempre superiore a quello tra università, ad eccezione di due unici casi su un totale di 918 combinazioni università-settore scientifico (14).
Se nel QS World University Ranking (15) (dove fra le prime 200 università è presente solo una italiana al 174mo posto), si esaminano le classifiche per aree disciplinari, il nostro Paese risale e si qualifica bene: nelle scienze naturali, ad esempio, La Sapienza di Roma si colloca al 30esimo posto (era al 25esimo nel 2009), alla pari con l’Ecole Polytechinique di Parigi, seguita da Pisa e Bologna entro le prime 100 posizioni, e anche nelle Arts & Humanities compaiono Bologna (46esima) e La Sapienza (72esima) tra le prime 100.
Secondo il CHE (Centre for Higher Education) Excellence Ranking 2010 di Gütersloh (16) l’Italia con 29 dipartimenti e 13 università (Tabella 11) occupa il quinto posto nel Gruppo di Eccellenza delle istituzioni universitarie della Unione Europea.


 NAZIONI DIPARTIMENTI UNIVERSITA'
United Kingdom12040
Germany7934
The Netherlands4112
France3518
Italia2913
Spain2913
Sweden2810
Switzerland228
Belgium166
Denmark123
Austria106
Finland72
Poland64
Czech Republic52
Hungary43
Ireland43
Norway32

Tabella 11. Numero di dipartimenti e di università nel Gruppo di Eccellenza (aggregati 2009 e 2010) della UE per le aree disciplinari di biologia, chimica, economia, matematica, fisica, scienze politiche e psicologia (da CHE Excellence Ranking).


In Italia, in conclusione, nel giudicare la qualità e l’impegno del nostro sistema universitario nella ricerca, è meglio non parlare di università migliori di altre quanto, piuttosto, di aree disciplinari, di scienziati o di gruppi di ricerca migliori di altri, indipendentemente dalle università dove lavorano.

Prof. Paolo Stefano Marcato
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna


Riferimenti
(1)  Academic Ranking of World Universities (ARWU):  http://www.arwu.org/ARWU_2010_press_release.jsp
(2) Times Higher Education’s 2010-2011 World University Rankingswww.timeshighereducation.co.uk/
(3) ItaliaOggi 08-11-2010.
(4) F. Coniglione. Le buone università ci sono, costruiamo l'eccellenza. Lavoce.info 19-11-2010.
(5) AlmaLaurea. Condizione occupazionale dei laureati. Indagine 2009. http://www.almalaurea.it/universita/occupazione/occupazione08/
(6) ANSA 18-10-2010; La Stampa, 18-10-2010; Corsera 18-10-2010.
(7) Il Sole 24 Ore 14-07-2009. http://rassegnastampa.crui.it/minirass/esr_visualizza.asp?chkIm=3/
(8) Il Sole 24 Ore.com. Novembre 2009.
(9) G. Cerri, ItaliaOggi 10-11-2009.
(10) T. Jappelli e M. Pagano. Corsera 23-08-2009.
(11) G. Federico. NoiseFromAmerika 23-08-2009.
(12) L'indice di Hirsch o h-index rappresenta un numero che racchiude sia la produttività che l'impatto scientifico di una persona, nonché la continuità di questo impatto nel tempo. E' basato sulle citazioni che una persona ha ricevuto. L'indice H ha un’incertezza intrinseca che dipende dal settore scientifico, dall'età dello scienziato e dal numero dei suoi papers (man mano che crescono fanno aumentare il valore di h-index). Tuttavia, l'h-index è sempre più riconosciuto come un valido parametro di valutazione.
(13) Top Italian Scientists (VIA-Academy): http://www.topitalianscientists.org/Top_italian_scientists_VIA-Academy.aspx
(14) G. Abramo. Costruiamo nuove università riservate ai bravi scienziati. Lavoce.info 19-10-2010.
(15) QS (Quacquarelli Symonds) World University Rankings 2010: http://www.topuniversities.com/university-rankings/world-university-rankings/home.
(16) Identifying the Best: The CHE (Centre for Higher Education) ExcellenceRanking  (Working Paper No 137
October 2010): http://www.che.de/downloads/CHE_AP137_ExcellenceRanking_2010.pdf.