domenica 7 novembre 2021

INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 1 2021 01-03.2021

 IN EVIDENZA

PARLA LA NUOVA MINISTRA DEL MUR INTERVISTATA DAL CORSERA

Spero che in cinque anni il numero di laureati possa crescere dall’attuale 27,6% (tra i giovani fino a 34 anni) almeno fino al 35%. Tra percorsi universitari più adeguati al futuro investiremo nelle lauree interdisciplinari, senza percorsi rigidi ma che mischino le diverse materie dei dipartimenti perché oggi le sfide che abbiamo davanti richiedono competenze in più discipline. Sono già al lavoro anche per creare corsi di laurea innovativi e legati al mondo produttivo. Stiamo studiando un piano per gli Its ma immagino anche lauree innovative (percorsi accademici veri e propri, triennali, legati anche alla ricerca) che siano collegate al mondo produttivo, per l’ingegneria e anche per il turismo. Per aumentare gli studenti bisognerà aumentare i docenti. Un solo dato: in Gran Bretagna il rapporto professori studenti è 1/12, da noi 1/35. Servirebbero almeno 50 mila nuovi ricercatori. Scontiamo anni di sottofinanziamento, discontinuità dei progetti e disorganizzazione. Una prima soluzione a portata di mano è quella di favorire la mobilità dei ricercatori tra Università. Enti di ricerca e privati. Questo potrebbe rendere più attivo e competitivo l’intero sistema: questo vuol dire adeguare gli stipendi e le carriere, ma anche sburocratizzare, far circolare i ricercatori, rendere tutto più trasparente. Per i corsi di laurea in Medicina i posti saranno 13.500 come lo scorso anno. Il problema al momento sono le specializzazioni: ancora oggi abbiamo quasi 400 posti liberi perché ci sono alcune specialità molto importanti, come anestesia e igiene, per le quali non ci sono candidati. (F: da intervista a Cristina Messa, nuova ministra del MUR, di G. Fregonara, CorSera 25.02.21)

 

APPELLO IN 10 PUNTI A MARIO DRAGHI DA PARTE DI 300 ACCADEMICI

Appello a Mario Draghi di 300 accademici aderenti al think tank ‘Lettera 150’. L’appello propone al presidente incaricato dieci riforme “necessarie” a liberare le energie del mondo della università e della ricerca, che può diventare il volano dell’economia del Paese. I dieci punti dell’appello:

1) Un aumento significativo dei fondi destinati all’Ffo, al Foe (fondo ordinario per gli enti di ricerca), all’edilizia universitaria, e al fondo per il diritto allo studio. 2) Una riforma avanzata del dottorato, delle lauree professionalizzanti e dell’istruzione e formazione professionale superiore. 3) Una decisa semplificazione delle procedure, con la cancellazione di lacci e lacciuoli che imbrigliano l’attività di ricerca, la apertura di nuovi corsi e l’avvio di iniziative di ricerca, la libera spendita delle conoscenze scientifiche e professionali verso l’esterno, i rapporti con il mondo della impresa. È allo stesso tempo necessario realizzare lo spazio aperto dei dati scientifici. 4) Una più forte ancorché responsabile autonomia delle Università. 5) Una riforma dei meccanismi della valutazione degli Atenei. 6) Una riforma del reclutamento che garantisca insieme con una reale meritocrazia anche quote di libera scelta da parte degli Atenei. 7) Una decisa internazionalizzazione del sistema. 8) Un forte investimento nel trasferimento tecnologico per incoraggiare la produzione di brevetti, che ci vede oggi poco competitivi sullo scenario mondiale. 9) Un deciso incremento dei posti di professore, e di ricercatore per colmare il divario rispetto ai nostri principali competitor. 10) La valorizzazione dei dipartimenti più innovativi, non in base a meccanismi burocratici, ma nel dialogo con gli atenei e con il territorio, cosi’ da trasformarli in eccellenze mondiali. Favorire allo stesso tempo la federazione con strutture accademiche nazionali e internazionali, e creare grandi infrastrutture di ricerca attraverso snelle forme consortili capaci di coinvolgere pure enti privati. (F: younipa 08.02.21)

 

UN RAPPORTO SU RICERCA, RICERCATORI, DOCENTI E FINANZIAMENTI A R&S

Mario Draghi nel suo primo discorso da premier ha insistito cinque volte sull’obbligo assoluto di investire molto di più nella ricerca. È vero che i ricercatori italiani si fanno onore nel mondo, ma sui finanziamenti alla ricerca siamo in posizioni arretrate. Lo conferma Observa - annuario scienza tecnologia e società 2021, edito dal Mulino. Nella classifica dei Paesi che mettono più soldi in Ricerca & Sviluppo rispetto al Pil non stiamo solo dietro Israele, Corea, Taiwan o Germania ma anche dietro Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria... La quota che destiniamo al settore è solo dell’1,4% del nostro prodotto interno lordo. Inferiore alla media europea (2,0%) e a quella Ocse (2,4%). Bassissima rispetto alla Danimarca, alla Germania e all’Austria che investono il doppio. Per non dire di Israele che, già in vetta nove anni fa, è salito con gli stanziamenti al 4,9% del Pil.

Per numero di ricercatori impiegati in R&S ogni mille occupati è in testa la Danimarca con 15,7, seguita ancora da Corea, Svezia, Finlandia... E noi siamo ancora a un terzo: 6 su mille. Davanti a Romania, Sudafrica o Messico. Ma dietro la media Ue, quella Ocse e la Slovacchia. Il settore privato (che nella media Ocse assorbe quasi due terzi di quanti lavorano alla ricerca e allo sviluppo, con punte del 72,8% in Svezia, 74,4 in Giappone, 82,0 in Corea) da noi è al 43,6%.

Stando al rapporto Education at a Glance 2020 la quota di studenti stranieri, che vede in testa gli atenei australiani (26,5%), neozelandesi e britannici, scende in Italia al 5,6%.

I docenti stranieri, secondo l’ultimo rapporto Anvur, sono 473 su 53.801, meno dell’1%. I docenti under 40 sono scesi in Italia dal 16,3 al 13%, contro il 24% della Spagna, il 31,5 del Regno Unito, il 46,1 dei Paesi Bassi, il 54,4 della Germania. Infine, l’età media dei ricercatori è salita a 45 anni e addirittura a 49 per quelli pubblici. (F: G. A. Stella, CorSera 21.02.21)

 

RECLUTAMENTO E CARRIERA DEI DOCENTI NELLE AUDIZIONI IN COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA

“Il nostro sistema universitario non è europeo per tre aspetti: siamo tra gli ultimi per numero di studenti, per rapporto docenti-studenti, ultimi per età sia di studenti che di docenti”. Una fotografia grigia quella fatta dal rettore dell’Università di Bologna, Francesco Umbertini, alla Commissione Cultura della Camera, dove si sono tenute le audizioni per la riforma che dovrebbe rinnovare il sistema universitario italiano. “Emerge un sistema sottodimensionato sia di studenti che di docenti – continua il Magnifico -. Qualsiasi riforma in tal senso dovrà essere adeguatamente finanziata per risalire la china”. Nel 2018 il Finanziamento Ordinario all’Università era di 7 miliardi 240 milioni, e tra le previsioni di spesa della legge di Bilancio che dovrà essere approvata nei prossimi giorni è previsto un finanziamento di 8 miliardi 234 milioni: un incrementeo del 12%. Tali risorse, però, non sono sufficienti per un reale reclutamento di docenti e ricercatori. “Come CRUI, in condivisione con il CUN, stiamo lavorando ad una serie di interventi per la fase iniziale della carriera: una figura post laurea, un ricercatore post doc (limitato nel tempo), professore in tenure”, ha spiegato Umbertini. Il percorso di reclutamento e formazione dei docenti, contenuto nella bozza di proposta ancora in lavorazione, prevede la possibilità di diventare professori associati in un’età stimata intorno ai 37 anni “. “Oggi c’è pochissima mobilità. Si inizia e si finisce la carriera accademica all’interno della propria Università – afferma il presidente del CUN, Antonio Vicino – andrebbe reintrodotto lo strumento dell’istituto del trasferimento eliminato dalla legge Gelmini. Nonché Il rafforzamento dello strumento di chiamata diretta”. (F: Corr. Univ. 23.12.20)

 

PROPOSTE PER INNALZARE PER UNIVERSITÀ E RICERCA GLI INDICATORI SISTEMICI AI LIVELLI DELLA MEDIA EUROPEA

Su “Corriere della Sera Opinioni”, nell’articolo “Recovery Fund: per università e ricerca un’occasione imperdibile”, Bugliesi, Degli Esposti e Lauria Pinter propongono azioni che hanno l'obiettivo di innalzare per università e ricerca gli indicatori sistemici ai livelli della media europea e semplificare i processi liberando ricerca e formazione terziaria da vincoli di procedure inadeguate e anacronistiche: “1) Accrescere la popolazione studentesca a 2,25 milioni favorendo l'ingresso di 450 mila nuovi studenti. Bisogna insistere sull'istruzione professionalizzante dove scontiamo l'arretratezza maggiore. Un dato su tutti: oggi gli iscritti agli Istituti tecnici superiori sono circa i8000 mentre in Germania sono impegnati annualmente circa 900 mila studenti.

2) Potenziare i dottorati, anello fondamentale della catena che collega ricerca a trasferimento tecnologico. Bisogna definire i settori prioritari e introdurre regole di gestione internazionali per invertire la decrescita agli attuali meno di d000 dottorandi italiani rispetto ai 15000 di Francia e 28000 di Germania.

3) Ampliare di 25 mila unità l'organico universitario e incrementare l'attuale irrisoria quota di docenti e ricercatori internazionali. Queste azioni richiedono l'allineamento della spesa per ricerca e sviluppo alla media europea, alla quale devono contribuire anche misure di iperammortamento e defiscalizzazione per le imprese che investono in ricerca e innovazione scientifica. In termini finanziari, gli interventi si traducono in un incremento di spesa dallo 0,75% all'1,2% per la formazione universitaria e dallo o;5% allo 0,7% per la ricerca. In termini assoluti, ciò equivale a un finanziamento aggiuntivo di circa 12 miliardi di euro annui, di cui 4 miliardi per raggiungere il livello medio europeo di spesa per la ricerca e 8 miliardi per l'istruzione superiore”.

(F: M. Bugliesi, M. Degli Esposti. G. Lauria Pinter, CorSera Opinioni 29.01.21)

 

GRUPPO DI LAVORO CRUI SUI RANKING INTERNAZIONALI: ATTIVITÀ, RISULTATI E PROSPETTIVE

È online il report della CRUI sui ranking internazionali. Il volume racconta i 3 anni di attività del Gruppo di Lavoro a cui hanno partecipato 68 università con l’obiettivo di aumentare il numero di atenei italiani presenti nelle classifiche internazionali e migliorare il posizionamento complessivo del sistema universitario nei ranking. Obiettivo pienamente centrato ed evidenziato dai numeri: 85 università italiane in più nelle 6 classifiche considerate e 11 in più nelle prime 200 posizioni.

Partito nel 2017 e coordinato dalle Università di Bologna e Padova, il Gruppo ha infatti lavorato anche per elaborare linee guida comuni per il conferimento dei dati alle principali agenzie, e per proporre integrazioni e modifiche metodologiche agli enti gestori. Inoltre, il Report offre spunti di confronto fra i sistemi universitari di diversi Paesi europei in relazione ai ranking internazionali e ad altre dimensioni economico-sociali indagate attraverso i dati OCSE. Il volume contiene anche le indicazioni operative elaborate dal Gruppo per il conferimento dei dati a quattro tra le più importanti classifiche mondiali: Quacquarelli Symonds (QS), Times Higher Education (THE), GreenMetric e U-Multirank. Un’attività che, unita alla condivisione di strategie, politiche e buone pratiche nella gestione dei ranking, ha permesso a molti atenei di entrare per la prima volta in classifica e, a quelli già presenti, di migliorare in larga parte il proprio posizionamento. Un sondaggio interno al sistema universitario ha confermato che l’attività della CRUI e del Gruppo ha avuto un impatto positivo sia sulle azioni intraprese dall’ateneo in tema di ranking che sulla relativa performance.

(F: https://tinyurl.com/y46q3xys 26.01.21)

 

 

ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE[PSM1] 

ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE: AVER GIÀ OTTENUTO L’ABILITAZIONE IN PASSATO NON HA ALCUN VALORE DAVANTI AD ALTRA DIFFERENTE COMMISSIONE

Con sentenza n. 1154 del 28 gennaio 2021, il TAR Lazio, sez. III bis, ha affermato un importante principio che riguarda i candidati che si sottopongono a più procedure di abilitazione scientifica nazionale. Il Collegio giudicante ha ribadito che l’abilitazione può essere rilasciata solo ai candidati che superino due fasi di giudizio: la prima finalizzata ad accertare il possesso da parte del candidato di una valutazione positiva dell’impatto della produzione scientifica, mentre la seconda è diretta alla valutazione di tipo qualitativo della produzione scientifica del candidato.

Ha quindi ricordato che il giudizio di un organo di valutazione che mira a verificare l’idoneità a partecipare a concorso per divenire docente di prima o di seconda fascia universitaria, in quanto inteso a verificare e a misurare il livello di maturità scientifica raggiunto dai singoli candidati, costituisce espressione della discrezionalità tecnica riservata dalla legge a tale organo collegiale, le cui valutazioni, riflettendo specifiche competenze solo da esso possedute, non possono essere sindacate nel merito dal giudice della legittimità, ferma restando la possibilità di procedere alla verifica diretta dell’attendibilità delle operazioni tecniche, sotto il profilo della loro correttezza quanto a criterio tecnico e a procedimento applicativo.

In questi termini, secondo il TAR Lazio, nessun valore può avere il fatto di aver già ottenuto l’abilitazione, sulla medesima fascia e nel medesimo settore, in annualità precedenti, anche se con giudizi tutti pienamente positivi, posto che le Commissioni sono costituite da professori diversi i quali ben possono avere giudizi differenti. (F: Oss. Univ. gennaio 2021)

 

CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI

OBIETTIVI DELLA COMMISSIONE SUI RANKING ACCADEMICI INTERNAZIONALI

In considerazione dell’indubbio impatto dei ranking sui media e dell’inevitabile rilevanza nei processi di attrazione di risorse e studenti (specialmente internazionali), dal 2017 è attiva la commissione sui ranking accademici internazionali, cui prendono parte rappresentanti di oltre 70 Università italiane. Il gruppo di lavoro (coordinatore prof. Mirko Degli Esposti, UniBo) si è posto i seguenti obiettivi:  aumentare il numero di Atenei italiani presenti nelle classifiche internazionali;

migliorare il piazzamento complessivo degli Atenei nei ranking di maggiore impatto mediatico;

elaborare analisi critiche delle metodologie adottate dai principali ranking e formulare linee di indirizzo per le Università italiane al fine di ottimizzarne il posizionamento in graduatoria;

proporre eventuali integrazioni e modifiche metodologiche ai gestori dei principali ranking attraverso un’interlocuzione di sistema con le Università italiane. (F: CRUI 07.01.21)

 

CLASSIFICA TIMES HIGHER EDUCATION  2021

Al 1° posto, nel ranking globale 2021 di THE, c’è l’Università di Oxford, seguita da quattro atenei degli USA (Stanford, Harvard, California Institute of Technology e Massachusetts Institute of Technology). Al 6° posto c’è l’università di Cambridge. Completano, poi, la Top 10: Berkeley, Yale, Princeton e Chicago.

La migliore università italiana secondo la classifica 2021 di Times Higher Education è l’Alma Mater – Università di Bologna, che si è classificata al 167° posto nel mondo. Il podio italiano è completato da una coppia di università pisane: la Scuola Sant’Anna di Pisa (170/a) e la Scuola Normale Superiore di Pisa (181/a).

LE MIGLIORI UNIVERSITÀ ITALIANE (48 su 1.500 prese in considerazione):

  1. #167 Università di Bologna
  2. #170 Università Sant’Anna di Pisa
  3. #181 Scuola Normale Superiore di Pisa
  4. #201–250 Università Sapienza di Roma
  5. #251–300 Università di Padova
  6. #251–300 Università Vita-Salute San Raffaele
  7. #301–350 Università di Trento
  8. #351–400 Università di Milano
  9. #351–400 Università di Milano-Bicocca
  10. #351–400 Politecnico di Milano
  11. #401–500 Università di Bari Aldo Moro
  12. #401–500 Università di Brescia
  13. #401–500 Università di Firenze
  14. #401–500 Libera Università di Bolzano
  15. #401–500 Università di Genova
  16. #401–500 Università di Modena e Reggio Emilia
  17. #401–500 Università di Napoli Federico II
  18. #401–500 Università di Pavia
  19. #401–500 Università di Pisa
  20. #401–500 Politecnico di Bari
  21. #401–500 Università di Roma Tor Vergata
  22. #401–500 Università di Salerno
  23. #401–500 Università degli Studi del Sannio
  24. #401–500 Università di Siena
  25. #401–500 Università di Torino
  26. #401–500 Università di Verona
  27. #501–600 Università di L’Aquila
  28. #501–600 Università di Catania
  29. #501–600 Università di Ferrara
  30. #501–600 Università dell’Insubria
  31. #501–600 Università di Messina
  32. #501–600 Politecnico di Torino
  33. #501–600 Università di Sassari
  34. #501–600 Università di Trieste
  35. #501–600 Università della Tuscia
  36. #501–600 Università di Urbino Carlo Bo
  37. #601–800 Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro
  38. #601–800 Università di Bergamo
  39. #601–800 Università Ca’ Foscari di Venezia
  40. #601–800 Università di Calabria
  41. #601–800 Università Gabriele D’Annunzio
  42. #601–800 Università Politecnica delle Marche
  43. #601–800 Università di Palermo
  44. #601–800 Università di Parma
  45. #601–800 Università degli Studi di Napoli Parthenope
  46. #601–800 Università del Salento
  47. #601–800 Università di Udine
  48. #801–1000 Università di Foggia.

 

LE CLASSIFICHE PER AMBITI DISCIPLINARI DEGLI ATENEI ITALIANI

Svelano quali sono le migliori università in Italia le classifiche dell’edizione 2021 del ranking di Education Around, magazine specializzato in istruzione e università, che ha analizzato oltre 20 mila dati su 290 mila laureati. Sono state prese in considerazione 63 università statali, per arrivare a stilare 56 classifiche suddivise in 5 distinte aree disciplinari: scienze sociali, scienze naturali, scienze comportamentali, discipline umanistiche, scienze formali e applicate. Link per leggere le classifiche > https://initalia.virgilio.it/migliori-universita-italia-ranking-ea-2021-45696/amp. (F: M. P. Scancarello, www.younipa.it/ 22.02.21)

 

CRISI PANDEMICA DA CORONAVIRUS SARS-COV-2

 

HOW COVID VACCINES WERE MADE SO FAST, AND WHAT IT MEANS FOR OTHER DISEASES

Before COVID-19, the mumps vaccine in the 1960s was the fastest any vaccine had been developed: it took four years, from viral sampling to approval. The Pfizer–BioNTech vaccine became the first fully tested immunization to be approved for emergency use against the coronavirus within a year. The world was able to develop COVID-19 vaccines so quickly because of years of previous research on related viruses and faster ways to manufacture vaccines, enormous funding that allowed firms to run multiple trials in parallel and regulators moving more quickly than normal. What we learnt from the process looks likely to change the future of vaccine science forever. (F: Nature Briefing 21.12.20)

 

SHARE OF INTERNATIONAL SCIENTIFIC COLLABORATION ON COVID-19 MEDICAL RESEARCH

The pandemic triggered an unprecedented mobilisation of the scientific community. Around 75000 scientific publications on COVID-19 were published between Jan. and Nov. 2020. A lot of international scientific co-operation on COVID-19 has been initiated by researchers themselves and has built on existing ties. For example, research links between China and OECD countries have grown strongly in recent years, and this is reflected in patterns of COVID-19 co-publication (Figure). The US accounts for the largest share (26716 publications), followed by China (9000), UK (8200) and Italy (7500). (F. OECD 12.01.21)

 

[PS2] 

 

CULTURA DEL DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA

EFFETTI DELLA DIDATTICA A DISTANZA SULLE ISCRIZIONI

I vantaggi offerti dalla Dad potrebbero aver contribuito all’aumento degli iscritti alle università tradizionali (U) per l’anno accademico in corso (2020/2021), come riportato nel grafico, rispetto agli anni precedenti (2018/2019-2019/2020) e alla tendenza opposta sperimentata dalle università telematiche (UT); per i politecnici (P) si osserva invece una lieve flessione. (F: G. Iacovelli e R. I. Rumiati, lavoce.info 11.01.21)

 

 

TRE PUNTI SULLE ATTIVITÀ ACCADEMICHE A DISTANZA

Su IlSole24Ore del 16.01.20 Dario Braga ha pubblicato un articolo, “Lezioni da non dimenticare per l’università del dopo covid”, di cui in sintesi merita richiamare i tre punti essenziali. Il primo punto è quello dell’insegnamento a distanza. È indubbio che abbiamo imparato, gioco forza, che possiamo fare lezione ed esami parlando a una webcam. La fruizione da remoto è un “di più” dal quale non bisogna tornare indietro. La didattica online, se integrativa della didattica in presenza, consente di superare barriere e di ridurre discriminazioni. Un “di più” a cui non si dovrebbe rinunciare. Si tratta di perfezionare gli strumenti e i meccanismi di controllo per evitare sia i comportamenti opportunistici sia la nascita di percorsi a “due velocità”. Il secondo punto è il telelavoro. Molti di noi hanno imparato a telelavorare, sia i docenti sia il personale amministrativo. Sarebbe sbagliato pensare che si debba tornare indietro, spesso in uffici sovraffollati, quando è possibile, e lo abbiamo verificato nella prassi, affrontare in modo flessibile problemi di conciliazione casa-lavoro. Ma ci vuole immaginazione e collaborazione anche sindacale: si tratta di lavorare per obiettivi verificabili con indicatori precisi che consentano ai datori di lavoro di assicurarsi che quel determinato target venga raggiunto nel minimo tempo utile. Il terzo punto riguarda il corpo docente. Lavorare a/da casa non è stata certo una scoperta. Studiare, scrivere articoli o progetti di ricerca, magari in videoconferenza con altri ricercatori, rispondere alle richieste degli studenti, correggere compiti sono cose che facciamo da sempre. Anche qui si tratta di trovare una via smart, continuando a svolgere online le attività collegiali di routine ma garantendo, al tempo stesso, periodiche occasioni di riunione su temi di strategici, o per conferenze e sedute di laurea e di dottorato. (F: D. Braga, IlSole24Ore 16.01.21)

 

DOCENTI. RICERCATORI

 

TUTTI PROFESSORI UNIVERSITARI I PERITI PER STABILIRE LE CAUSE DEL CROLLO DEL PONTE MORANDI

Le conclusioni dell’attesa perizia sulle cause del crollo del ponte Morandi di Genova. Quasi 500 pagine, firmate dai quattro esperti nominati dal gip di Genova, tutti ingegneri e professori universitari. Collasso per la rottura del tirante, rottura per l’alta corrosione, corrosione per la scarsa manutenzione e scarsa manutenzione per gli inadeguati controlli e ispezioni. Una catena di cause per il più grande disastro autostradale della storia d’Italia. (F: CorSera, dicembre 2020)

 

SULLA PARTECIPAZIONE DEI TITOLARI DI CONTRATTI DI DOCENZA ALLA PROCEDURA DI CHIAMATA RISERVATA AGLI INTERNI AI SENSI DELL’ART. 18, COMMA 4 DELLA LEGGE N. 240/2010. SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Con sentenza del 21 dicembre 2020, n. 8196, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha affermato che, dopo la modifica dell’art. 23, comma 4 della legge n. 240/2010, realizzata dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232, i titolari di contratti di insegnamento possono partecipare alla procedura di chiamata riservata agli interni prevista dall’art. 18, comma 4 della legge n. 240/2010. Infatti, secondo il Consiglio di Stato, con la riforma del 2016, “il legislatore ha espresso la manifesta volontà di estendere la platea dei legittimati a partecipare alle selezioni bandite dagli atenei ai sensi dell’art. 18, comma 4, l. 240/2010, e quindi di includere tra coloro che non hanno prestato servizio, proprio i docenti a contratto nominati ai sensi dell’art. 23″. Pertanto, “in seguito alla modifica intervenuta nel 2016, sebbene la stipulazione di contratti per attività di insegnamento ai sensi dell’art. 23 l. 240/2010 non dà luogo a diritti in ordine all’accesso ai ruoli universitari, nondimeno la stipulazione di detti contratti non impedisce ai destinatari degli stessi di essere tenuti in considerazione per le chiamate dei docenti in seguito alla selezione di cui all’art. 18, comma 4, della medesima legge”. (F: Oss. Univ. dicembre 2020)

 

RAPPORTI TRA ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALI E IMPEGNO DI PROFESSORI E RICERCATORI UNIVERSITARI, NOMINATI IN RUOLO DOPO L’ENTRATA IN VIGORE DEL DECRETO LEGISLATIVO 517/1999. Sentenza del TAR Lazio n. 13628 del 17 dicembre 2020

Essi, a norma del citato decreto, possono svolgere soltanto attività assistenziale esclusiva, ma possono comunque modificare il proprio regime di inquadramento in determinati archi temporali. In tal caso l’art. 5, comma 12, del d.lgs. n. 517/1999, prevede che “lo svolgimento di attività libero professionale intramuraria comporta l’opzione per il tempo pieno e lo svolgimento dell’attività extra muraria comporta l’opzione per il tempo definito”. Ne consegue che l’“attività intramoenia” può essere svolta (ai fini dell’inquadramento del rapporto lavorativo) solo in regime di “tempo pieno”, mentre l’attività extramoenia solo in regime di “tempo definito”.

Ciò premesso, se l’interessato, nonostante i solleciti dell’università, non esercita il diritto di opzione e continua a svolgere l’attività libero-professionale con la remunerazione per l’attività di docenza a “tempo pieno”, il collocamento d’ufficio in regime di “tempo definito”, come previsto dall’art. 5, comma 12, del d.lgs. n. 517/1999 per chi esercita “attività extramoenia”, non può che essere considerato atto necessario. (F: Oss. Univ. dicembre 2020)

 

DOCENTI UNIVERSITARI A TEMPO PIENO E LIBERO ESPLETAMENTO DELLE ATTIVITÀ DI CONSULENZA

Corte dei conti sezione. giurisdizionale d’appello per la Regione Siciliana. Sentenza n. 64/A/2020. Mediante la normativa vigente il legislatore ha chiaramente inteso consentire ai docenti universitari a tempo pieno il libero espletamento delle attività di consulenza  (tra le quali vanno indubbiamente ricomprese le perizie giudiziarie) in favore di soggetti non solo pubblici ma anche privati, purché non integranti l’esercizio di un’attività libero-professionale (tali intendendosi quelle “non rientranti nei compiti e doveri d’ufficio, prestate in favore di terzi, che presuppongano l’iscrizione ad albi professionali o che abbiano i caratteri dell’abitualità, della sistematicità e della ‘continuatività’”); inoltre è previsto espressamente che i medesimi docenti a tempo pieno possano effettuare, senza necessità di alcuna autorizzazione (salva una mera comunicazione al rettore nelle ipotesi di incarichi a titolo oneroso), sia “attività di collaborazione scientifica e di consulenza rese in qualità di esperto della disciplina” sia “perizie e consulenze tecniche d’ufficio e di parte in giudizi”. (F: Oss. Univ. dicembre 2020).

 

LA PARTECIPAZIONE A PROCEDURA DI CHIAMATA NON PUÒ ESSERE LIMITATA AL PERSONALE DOCENTE IN SERVIZIO PRESSO IL DIPARTIMENTO PROCEDENTE

É illegittima la limitazione della partecipazione alle procedure di chiamata (art. 24, c. 6 L 240/10) ai ricercatori universitari e ai professori associati afferenti al solo Dipartimento proponente la procedura con esclusione degli altri ricercatori universitari e professori associati in servizio presso diversi Dipartimenti della medesima Università. Con sentenza n. 8277 del 23 dicembre, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha confermato la sentenza di primo grado (TAR Lazio, Roma, Sez. III, n. 1746/2019), ritenendo illegittima la limitazione della partecipazione alla procedura di chiamata ai sensi dell’art. 24, c. 6 della L 240/10 ai ricercatori universitari e ai professori associati, in possesso della prescritta abilitazione scientifica nazionale, afferenti al solo Dipartimento proponente la procedura di chiamata, con esclusione degli altri ricercatori universitari e professori associati in servizio presso diversi Dipartimenti della medesima Università (riprendendo, Cons Stato, Sez. VI, n. 7155/2018). (F: Oss. Univ. 11.01.21)

REGIONE VENETO. BENEFICI ECONOMICI A PROFESSORI E RICERCATORI UNIVERSITARI PER L’ATTIVITÀ DI CONTRASTO ALL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA

Con una legge la Regione Veneto riconosce ad alcuni soggetti del mondo universitario benefici economici per le attività di contrasto all’emergenza epidemiologica. Si tratta dei professori e dei ricercatori universitari direttamente impiegati in queste attività nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario regionale. Il beneficio economico è pari a quello riconosciuto dalla Regione al personale della dirigenza medica e sanitaria dipendente del Servizio sanitario nazionale. Tra loro rientrano anche i medici specializzandi iscritti all’ultimo e penultimo anno di corso delle scuole di specializzazione delle Università degli Studi di Padova e Verona, ad eccezione di quelli assunti in forma straordinaria, per contribuire a garantire l’erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria, sulla base della legge 27 del 24 aprile 2020. La norma finanziaria contenuta nella legge regionale prevede lo stanziamento di quasi 560 mila euro complessivi per professori e ricercatori e 784 mila euro per gli specializzandi. (F: metropolitano.it 17.01.21)

 

ASSUNZIONE DI PROFESSORI PER LE AFAM

Un decreto firmato dal Presidente della Repubblica il 31.12.20, in registrazione alla Corte dei conti, consente al MUR d’assumere a tempo indeterminato 427 docenti per le Istituzioni di Alta Formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) per l’A.A. 2020/21: 390 professori di prima fascia e 37 di seconda. Si tratta di un incremento di oltre il 10% di nuovo personale docente assunto rispetto alla quota del precedente anno accademico. (F: Corr. univ. 18.01.21)

 

CONTRASTO TRA REGOLAMENTO D’ATENEO E PIANO NAZ.LE ANTICORRUZIONE IN PROCEDURA DI CHIAMATA

TAR Lazio sentenza 21.01.21 n. 781: Nell’ambito di una procedura di chiamata, il contrasto fra regolamento di ateneo e Piano Nazionale Anticorruzione in punto di formazione della Commissione non costituisce motivo di illegittimità della nomina della Commissione medesima.

Più dettagliatamente, “il contrasto tra regolamento d’ateneo e Piano Nazionale Anticorruzione nella formazione della Commissione, ove in particolare i Commissari sono stati scelti in via diretta dal Consiglio di Dipartimento, anziché estratti a sorte, non comporta la necessaria disapplicazione del regolamento medesimo e l’illegittimità della nomina della commissione“. (F: Oss. Univ. 20.01.21)

 

NUOVO METODO DI CALCOLO DEL “COSTO” DELLE PROGRESSIONI DI CARRIERA DA RTI A PA NELLA STESSA SEDE

Il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica ha codificato, in occasione dei piani straordinari degli ultimi anni per il passaggio da Ricercatore a Tempo indeterminato (RTI) a Professore Associato (PA) (un piano fu messo in cantiere dal precedente Ministro, uno l’ha messo in cantiere l’attuale), un nuovo metodo di calcolo del “costo” delle progressioni di carriera da RTI a PA nella stessa sede. Invece dei classici 0,2 Punti Organico (POM) necessari per tale passaggio (da sommare agli 0,5 della posizione da RTI; totale: 0,7 POM), sono sufficienti 0,125 POM (totale 0,625 POM), almeno per i piani straordinari. Ma non vedremmo perché ciò non dovrebbe valere sempre. Il MUR ha quindi, in un certo senso, codificato due costi diversi, uno per concorsi aperti a tutti (0,7 POM), uno per le promozioni degli RTI “interni” (0,625 POM). Oggi 3.400 Ricercatori TI hanno L’ASN. Nel 21 e 22 altri ca. 400 con ASN e così nel 22 saranno ca. 4.200 RTI con ASN. Gli Atenei probabilmente bandiranno nel 21 i primi 1.034 PA del piano straordinario attuale, poi nel 22 gli altri 1034. A fine 22 rimarranno 2.132 RTI con ASN. (F: C. Ferraro, dicembre 2020)

 

DOTTORATO

 

COLLABORAZIONE TRA CNR E CONFINDUSTRIA PER PROMUOVERE E ATTIVARE, INSIEME AGLI ATENEI ITALIANI, DOTTORATI DI RICERCA

Contaminare le sfere del sapere e del lavoro, favorendo l’alleanza tra industria e ricerca. È l’idea alla base della collaborazione che CNR e Confindustria hanno rinnovato recentemente per promuovere e attivare, insieme agli atenei italiani, dottorati di ricerca industriale di durata triennale. Si tratta di percorsi di studio specifici per l'orientamento e la crescita professionale dei giovani e di programmi di formazione per dipendenti delle industrie, già impegnati in attività aziendali di elevata qualificazione. L’obiettivo è di favorire l’incontro tra la domanda di innovazione delle imprese e l’offerta di conoscenza del mondo accademico e della ricerca.

Dal 2018 ad oggi Confindustria ha raccolto oltre 425 domande di aziende (associate e non), interessate ad attivare questi dottorati. Sono già state cofinanziate dal Cnr - e da altrettante imprese - 77 borse di dottorato industriale in tutte le regioni (e almeno altre 35 saranno attivate in questo terzo ciclo), per altrettanti giovani ricercatori selezionati dalle Università con concorso pubblico. Tutti gli ambiti disciplinari sono interessati, con una prevalenza delle aree tematiche legate all’ingegneria, all’ICT e alla fisica. (F: M. Angelillo, La Repubblica 22.12.20)

 

DOTTORATI INDUSTRIALI

Anche grazie all'aiuto del ministero dell'Università e della Ricerca, i dottorati industriali hanno superato oggi le 100 unità, sono sparsi in tutt'Italia, da Bolzano a Catania, da Bologna a Napoli, da Trieste a Bari e interessano molte realtà industriali, Pmi comprese, che in questo modo possono crescere, creare occupazione di qualità, toccare con mano il valore aggiunto della ricerca industriale d’eccellenza.

L’intelligenza artificiale, la robotica, la biomedicina, l’energia, ma anche il mondo dei servizi e delle scienze umane e sociali sono alcuni degli ambiti nei quali si realizzano i corsi. Leggendo alcune delle tematiche proposte si intuisce la portata innovativa dei dottorati e la concreta applicazione al mondo industriale. Tre per tutte: “biomateriali e nanotecnologie per medicina rigenerativa”; “navigazione e controllo di satelliti in orbita lunare”; “pannelli solari termici piani sottovuoto ad alta efficienza e loro applicazioni in ambito energetico”. (F: La Repubblica 22.12.20)

 

CUN. OSSERVAZIONI SULLO SCHEMA DI DECRETO CON “MODIFICHE AL REGOLAMENTO RECANTE MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO DELLE SEDI E DEI CORSI DI DOTTORATO DA PARTE DEGLI ENTI ACCREDITATI APPROVATO CON DM 45/2013”

In seguito alla ricezione delle modifiche proposte da ANVUR al Decreto Ministeriale 45 dell’8 febbraio 2013, che disciplina il DOTTORATO DI RICERCA, il CUN ha formulato puntuali osservazioni sia sull’impianto generale delle modifiche, sia su questioni più specifiche. Il documento, approvato all’unanimità, sottolinea alcune criticità delle modifiche proposte, il superamento delle quali si ritiene fondamentale per non pregiudicare il sistema italiano della formazione e perfezionamento della ricerca a universitaria. (CUN 11.02.21)

 

FINANZIAMENTI. SPESE

 

HORIZON 2020 SETTE ANNI DI ATTIVITÀ

HORIZON 2020 nei suoi sette anni di attività 2014-2020 ha distribuito quasi €60 miliardi. I Grant agreement siglati sono stati 31.428, con un tasso di successo poco superiore al 12%. In questi 7 anni di ricerca pubblicati oltre 100 mila articoli peer-reviewed e oltre 2500 richieste di brevetti.

Germania, UK e Francia hanno ottenuto poco meno del 40% dei fondi disponibili. I singoli soggetti ad accedere a più finanziamenti: il CNRS, l’ente francese per le energie alternative, i Fraunhofer e Max Planck Institut, le università di Oxford e Cambridge, l’Imperial College e lo University College di Londra; il CNR italiano è al 16° posto. Fondi da Horizon2020 i privati ne hanno ricevuto il 29% (% che comprende anche oltre 31 mila piccole e medie imprese) superando anche gli istituti di ricerca. L’Italia per ricerca e innovazione in 7 anni ha ottenuto €5 miliardi. I progetti nostrani hanno lavorato moltissimo con Spagna, Germania, Francia e UK.

Tra qualche mese si apre la prima call di HORIZON EUROPE che coprirà il periodo 2021 – 2027 con un budget di circa €100 miliardi per cercare di coprire il 20% della ricerca e dell’innovazione mondiale e un terzo di tutte le pubblicazioni di alto livello. (F: M. Boscolo, IlBo 27.12.20)

 

Immagine

 

LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE POST-LAUREA–OCCUPAZIONE

LO STUDIO DI UNIONCAMERE HA STILATO UNA CLASSIFICA DELLE LAUREE PIÙ RICHIESTE ENTRO IL 2024

Entro il 2024 gli indirizzi universitari più richiesti saranno i seguenti: – medico/paramedico (prevista la domanda di 173.000 unità); – economico (119.000 unità); – ingegneria (117.000 unità);

– insegnamento e formazione (104.000) incluse le scienze motorie; – giuridico (88.000).

Riguardo ad alcuni indirizzi universitari, si registrano carenze specialmente in certi settori come quello medico (13.500 figure mancanti, in media, ogni anno) ma anche in ambito ingegneristico e scientifico. In base alle stime, al contrario, risultano in eccedenza laureati nell’ambito linguistico e politico-sociale. (F: investoggi dicembre 2020)

 

PER PREPARARE L’ITALIA ALLA RIVOLUZIONE 4.0 OCCORRE UNA NUOVA ISTRUZIONE

Tra non molto in qualche fabbrica particolarmente automatizzata e digitalizzata si entrerà solo con un titolo di terzo livello. Lo stesso Politecnico di Torino ha creato un Corso di Laurea Professionalizzante per Formare Operai 4.0. Politecnici e ITS, chiamati a formare figure tecniche di diverso livello, dovranno sempre di più collaborare e integrarsi in una “filiera della formazione tecnica” con aziende e istituti tecnici. In particolare, è l’università che può e deve avere un ruolo trainante e di collante. Trasferimento di conoscenze e tecnologie sviluppate tramite attività di ricerca, e formazione dei corpi docente per la didattica innovativa, sono solo alcuni degli asset che università politecniche possono trasferire alle scuole tecniche superiori e di terzo livello, e di riflesso anche alle aziende, laddove si conducono percorsi di alternanza tra istruzione e formazione. (F: R. Colombari, P. Neirotti, Agenda Digitale 15.01.21)

 

PROGRAMMAZIONE DEGLI ACCESSI ALLA FACOLTÀ DI MEDICINA IN RAGIONE DEL TURNOVER

Il DDL per l’abolizione del numero chiuso in Medicina approvato dall’Assemblea regionale siciliana non convince il presidente della Fnomceo: “Così facendo creano un danno enorme ai giovani medici laureati costretti a fermarsi nell'imbuto formativo in mancanza di un numero adeguato di borse di specializzazione. Serve una vera programmazione: ad ogni laurea deve corrispondere una borsa di specializzazione. Invitiamo la Regione Sicilia a modificare il progetto di legge, consentendo ad ogni laureato di ottenere una borsa di specializzazione o di formazione in medicina generale”, afferma. “Ribadiamo inoltre - conclude - che la programmazione degli accessi alla facoltà di Medicina deve rispondere a una logica di fabbisogni reali del Sistema sanitario regionale, in ragione del turnover”. (F: quotidiano sanità 04.02.21)

 

IL TEMPO MEDIO CHE SEPARA LA LAUREA DALLA PRIMA OCCUPAZIONE NELLE DONNE E NEGLI UOMINI

L'indizio più evidente delle difficoltà che le donne incontrano nell'accesso alla professione arriva dall'indicatore sul tempo medio che separa la laurea dalla prima occupazione. In alcuni casi la differenza è minima: 0,2 mesi per gli ingegneri industriali e gestionali (5,5 mesi per gli uomini e 5,7 per le donne); un mese per i medici generici (9,3 a 10,3) e gli avvocati (20,8 a 21,8); 1,2 mesi per i biologi (11,7 a 12,9) e i farmacisti (6,4 a 7,6). In altre è più ampia, ad esempio nelle professioni infermieristiche, con i maschi che ci mettono quasi sei mesi in meno (6,4 a 12,1) a ottenere il primo contratto. Laddove commercialiste e veterinarie fanno eccezione e battono seppur di poco i loro colleghi uomini: 11,9 a 12,7 le prime; 9,7 a 9,8 le seconde. (F: Sole 08.03.21; elaborazioni realizzate da AlmaLaurea per il Sole 24 Ore)

 

 

ITS, CON IL RIFINANZIAMENTO RICHIESTA LA RIORGANIZZAZIONE

In Italia ci sono 107 Istituti tecnici superiori, che offrono percorsi formativi post diploma altamente qualificati in collaborazione con imprese, università e centri di ricerca. L’80% degli studenti trova un lavoro entro un anno dalla fine degli studi, eppure gli iscritti sono poco più di 18mila. Il Recovery Plan ora assegna 1,5 miliardi agli ITS, venti volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Ma «senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate», ha detto Draghi. La prima cosa da fare è un investimento sulla formazione dei dirigenti scolastici: la vocazione personale da sola non basta. (F: linkiesta 22.02.21)

 

AMMISSIONE CON RISERVA A CORSO DI LAUREA. SENTENZA TAR

Il TAR Lazio (sentenza. n. 2315 25.02.21) ha ribadito la cornice entro normativa entro cui deve essere inquadrata l’ammissione con riserva al corso di laurea in esecuzione dell’ordinanza cautelare del giudice amministrativo, cui consegue frequentazione dei corsi di studio, con superamento con profitto degli esami o, addirittura, conseguimento di laurea. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha quindi ribadito che, per quanto la prova di ammissione al corso di studi si configuri nell’immediato come avente i caratteri di una procedura competitiva tra più candidati, una volta che un candidato abbia addirittura terminato il corso di studi, tanto da mutare il suo status (da mero candidato a laureato), o comunque abbia ormai superato gli esami, quantomeno del primo anno del corso di studi, perde siffatto carattere del confronto competitivo tra candidati. (F: Oss. Univ. 27.02.21)

 

RECLUTAMENTO

 

PROPOSTA IN TRE PUNTI DI UN GRUPPO DI SCIENZIATI PER LA RICERCA E IL RECLUTAMENTO

Un gruppo di scienziati in una nuova lettera aperta al premier e al ministro dell'UR: “La Francia si prefigge di raddoppiare i fondi posti a bando dall’Agenzia Nazionale per la Ricerca per progetti in tutte le discipline, portando a circa 1 miliardo di euro per anno i 450 milioni del 2020, con lo scopo di raggiungere un numero di progetti di eccellenza finanziati superiore al 25% della richiesta, lo standard delle migliori agenzie di finanziamento.

I progetti di ricerca sono il primo dei tre punti della nostra proposta. I nostri concorsi Prin (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale banditi dal Mur) sono stati sospesi per anni. Riportati in vita dal ministro Valeria Fedeli e poi dal ministro Gaetano Manfredi, sono finanziati per il 2020 ad un livello di circa un terzo di quelli francesi di oggi. L’investimento di 15 miliardi di euro in 5 anni, pari al 7% della cifra stimata per l’Italia nel piano Next Generation Eu, ci permetterebbe di propiziare e accelerare la rinascita che verrà. Per un livello competitivo, dovremmo prevedere bandi PRIN di almeno 600 milioni di euro l’anno, con un finanziamento complessivo di 3 miliardi di euro nel quinquennio.

Il secondo punto è il reclutamento programmato con concorsi a cadenze regolari, basati sul merito, affidati a Università ed Enti di Ricerca. Nel prossimo quinquennio, 4 miliardi di euro potrebbero permettere concorsi per circa 5000 ricercatori ogni anno. Ciò ridurrebbe in modo significativo il divario che separa la popolazione di ricercatori nelle strutture pubbliche in Italia (gli attuali 5,6 ricercatori a tempo pieno per 1000 lavoratori) rispetto a Francia e Germania (9-10 ricercatori per 1000 lavoratori).

Terzo punto: infrastrutture scientifiche per 8 miliardi di euro potrebbero essere selezionate all’interno dell’attuale PNR 2021-2027 (Piano Nazionale della Ricerca) recentemente validato dal Cipe”. (F: adnkronos 02.01.21)

 

RICERCA (1)

 

PROVVEDIMENTI PER RICERCA E SANITÀ NEL DECRETO 1000PROROGHE

Previsto l'accantonamento per il 2021 della somma annua a valere sulle risorse finanziarie del Ssn per la realizzazione di obiettivi connessi ad attività di ricerca, assistenza e cura relativi al miglioramento dei livelli essenziali di assistenza e collegati a prestazioni che non trovano remunerazione nel vigente nomenclatore tariffario, intervenendo sia sulla legge 4 dicembre 2017, n. 172 sia sulla legge 28 giugno 2019, n. 58.

Si sposta al 2022 l’adozione di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Ssn (legge 60/2019).

Si proroga al 1° gennaio 2022 quanto previsto in materia di protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici (Dlgs 26/2014).

Le procedure concorsuali e le assunzioni in Aifa potranno essere effettuate anche nel 2021.

E ancora, per garantire la necessaria continuità delle attività di ricerca, nelle more dell'emanazione del Dpcm di cui all'art. 1, comma 425, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, in considerazione dell'attuale situazione di straordinaria emergenza sanitaria, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto pubblico e gli Istituti zooprofilattici sperimentali, potranno continuare ad avvalersi del personale addetto alle attività di ricerca, nonché di personale di supporto alla ricerca, assunto con contratti di lavoro flessibile e in servizio presso tali istituti, fino al 30 settembre 2021 per un ulteriore anno. (F: quotidianosanita.it 22.02.21)

 

PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI UNIVERSITÀ E RICERCA NEL DECRETO 1000PROROGHE

Articolo 6. (Proroga di termini in materia di università e ricerca).

Il contenuto dell’art. 6 si può leggere da pag. 83 a pag. 86 del disegno di legge “Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall’Unione europea”.

 

INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI IN RICERCA

L’Italia sconta un notevole ritardo rispetto ai valori della media Ocse (2,4%) per quanto riguarda gli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo. In Italia sono infatti pari all’1,4% del Pil nazionale (dati del 2018), di cui 0,9% la componente privata e solo lo 0,5% quella pubblica.

I finanziamenti pubblici a propria volta sono divisi in ricerca di base (0,32%) e ricerca applicata (0,18%) che in termini assoluti corrispondevano nel 2019 a un investimento statale di 9,3 miliardi di euro (6 circa in ricerca di base e 3 in ricerca applicata).

Per fare un confronto con i Paesi europei con cui i ricercatori italiani devono competere per l’assegnazione dei fondi di ricerca internazionali, la Germania investe 30 miliardi di euro pubblici in ricerca (l’1% del Pil), la Francia 18 miliardi (0,75%), mentre dal loro settore privato arrivano rispettivamente investimenti pari al 2,1% e all’1,4% del Pil. Le differenze colpiscono ancora di più quando si confronta l’investimento in ricerca pubblica fatto per ogni cittadino: in Italia 150 euro/anno da confrontare con i 250 euro/anno della Francia e i 400 euro/anno della Germania.

La stessa distanza si misura guardando al numero di ricercatori per numero di abitanti: in Italia sono circa 6 ogni 1000, mentre la media Ocse è 9. (F: F. Suman, IlBo 29.01.21)

 

L’ITALIA INVESTE TROPPO POCO IN RICERCA PUBBLICA: €150 PER OGNI CITTADINO CONTRO I 250 E 400 EURO DI FRANCIA E GERMANIA

La crisi sanitaria ha posto la scienza in una posizione preminente, come leva essenziale nei piani della ricostruzione. Occorre prevedere un serio investimento per adeguare la ricerca pubblica di base al livello dei suoi competitori europei e permetterle di contribuire alla ripresa del nostro Paese. Questo era il senso di una nostra lettera aperta apparsa sul Corriere della Sera il primo ottobre scorso. Le nostre istanze sono state riprese in numerosi interventi da esponenti politici, in particolare dai senatori Elena Cattaneo e Mario Monti, e da numerosi altri colleghi su diverse testate e social media.

Riteniamo, e con noi i più autorevoli economisti, che la ricerca di base sia la fonte primaria dell’innovazione nelle società tecnologiche avanzate e che gli investimenti in ricerca, specialmente quelli in capitale umano, siano moltiplicatori potenti di crescita e sviluppo socioeconomico, a rendimento differito nel tempo ma con effetti di lunga durata. Da sottolineare, tuttavia, che le spese per la formazione del capitale umano possono sviluppare la loro potenzialità solo se, nelle infrastrutture scientifiche del Paese, c’è equilibrio tra ricercatori in entrata e quelli in uscita verso l’estero. In sintesi, la nostra proposta è di investire nella ricerca pubblica italiana 15 miliardi, corrispondenti ad un aumento di 1 miliardo ogni anno per 5 anni arrivando, nel 2025, ad un livello strutturale dello 0,75% del Pil, il livello della Francia di oggi. (F: da Appello a Draghi di 14 scienziati: “Investiamo nella ricerca pubblica per rilanciare l’economia”. Corr. Univ. 25.02.21)

 

RECOVERY E RICERCA. SECONDO ROARS QUEL CHE MANCA È MOLTO PIÙ DI QUEL CHE C’È

“Nell’ambito dell’attuale bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato dal Consiglio dei ministri del Governo Conte a metà gennaio e inviato al Parlamento, la ricerca sembra destinata a ricoprire il ruolo che, purtroppo, le è “tradizionale”. Essa viene evocata, a parole, da tutti, ma non risulta ancora centrale se posta in competizione con altro. Per quanto sia difficile esercitarsi in una contabilità minuta circa il complesso delle scelte e delle risorse attribuibili al tema ricerca, anche per le limitate descrizioni e le assenti giustificazioni dei progetti indicati, si può provare a leggere il tutto inquadrandolo con quanto contenuto in altri due documenti di programmazione e di indirizzo, sostanzialmente contestuali, che associano la visione “straordinaria” del documento predisposto per l’Europa alla gestione “ordinaria” pensata per l’Italia, ovvero la legge di bilancio 2021 (LB), approvata a fine dicembre dal Parlamento, e il Programma Nazionale di Ricerca 2021-2027 (PNR), approvato dal CIPE a metà dello stesso mese”. (F: A. Silvani, Roars 17.2.202). Testo integrale > https://tinyurl.com/1m7tpojc

 

UN CENTRO NEVRALGICO NAZIONALE PER LA RICERCA APPLICATA E L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

L’operazione Quantumitalia mette insieme il Piano Amaldi e la rete InnovAction affinché l’Italia possa fare un “salto quantico” in tutti i settori strategici ad alta intensità di ricerca con la costruzione di un centro nevralgico nazionale per la ricerca applicata e l’innovazione tecnologica. Al momento la capacità brevettuale sui mercati EU e USA delle imprese italiane è circa 15 volte inferiore rispetto a quelle tedesche. Un dato che facilmente smonta l’illusione monetarista di ottenere aumenti di competitività con fantomatiche uscite dall’euro e svalutazioni. La speranza è che il Governo si decida di iniettare risorse cospicue in istruzione, ricerca (di base e applicata) e innovazione. L’Italia si avvia a diventare un paese vecchio e lo shock pandemico sta anticipando il collasso demografico. Le nuove generazioni dovranno essere messe in grado di competere a livello globale con professioni ad altissimo valore aggiunto da svolgere con alta produttività altrimenti il nostro welfare rischierà l’implosione in quanto andranno fronteggiati anche i costi sociali di una popolazione anziana bisognosa di assistenza sanitaria. Solo un Paese in grado di creare ricchezza oltre che ridistribuirla potrà essere in grado di garantire una vita dignitosa ai suoi giovani come ai suoi anziani. (F: Agenda Digitale 06.01.21)

 

PROGRAMMA DI COLLABORAZIONE TRA CNR E EMBL SU VARI ASPETTI DELLE SCIENZE BIOMEDICHE, AGROALIMENTARI E DELL’AMBIENTE

L’accordo tra Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) e Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) è stato annunciato durante un workshop online in cui i rappresentanti scientifici delle due istituzioni hanno presentato i loro progetti di ricerca e discusso argomenti di comune interesse che potranno essere sviluppati congiuntamente in futuro, in particolare nel contesto del prossimo programma di ricerca dell’EMBL. Secondo il Presidente del CNR, Massimo Inguscio, “Il nuovo programma dell’EMBL Molecules to Ecosystems, recentemente approvato dal Consiglio dei delegati per il 2022-2026, espande l’originale focus sulla biologia molecolare ai vari aspetti delle scienze della vita, incluse nuove tecnologie che permettono studi sempre più competitivi e di frontiera. Nonostante le molte collaborazioni già esistenti tra il CNR e l’EMBL, questo programma permetterà di allargare la cooperazione a vari aspetti delle scienze biomediche, agroalimentari e dell’ambiente”. (F: insalutenews.it 29.01.21)

 

RICERCA (2). VALUTAZIONE DELLA RICERCA

SULLA VALUTAZIONE ANALITICA DELLE PUBBLICAZIONI IN SEDE DI ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE

Con sentenza n. 13686 del 18 dicembre 2020, il TAR Lazio, Roma, Sez. III-bis, ha chiarito che, nella procedura di abilitazione scientifica nazionale, “non è necessario che la Commissione giudicatrice elenchi tutti i singoli titoli e le pubblicazioni del concorrente, potendo legittimamente limitarsi ad esprimere una valutazione di sintesi giacché il livello della funzione da attribuire implica l’esigenza per la stessa Commissione di accertare il grado di maturità scientifica dei candidati, risultato a cui si perviene a mezzo della valutazione complessiva dei loro titoli e della loro attività scientifica, non necessariamente fondata sull’analitica disamina degli stessi” (nello stesso senso, fra le altre, TAR Lazio, Roma, Sez. III, 19 marzo 2019, n. 3653). (F: Oss. Univ. dicembre 2020)

 

DATABASE SCOPUS HOSTS PAPERS FROM MORE THAN 300 POTENTIALLY ‘PREDATORY’ JOURNALS

Predatory journals are those that tend to publish low-quality science and deviate from best editorial practices. They might use false or misleading information, or aggressive solicitation practices, and collect fees for publishing work that undergoes little editorial scrutiny.

The widely used academic database Scopus hosts papers from more than 300 potentially ‘predatory’ journals that have questionable publishing practices, an analysis has found. Together, these titles contributed more than 160,000 articles over three years — almost 3% of the studies indexed on Scopus during the period. Their presence on Scopus and other popular research databases raises concerns that poor-quality studies could mislead scientists and pollute the scientific literature. (F: Nature 11.03.21)

 

SISTEMA UNIVERSITARIO

 

SISTEMA UNIVERSITARIO E RICERCA IN ITALIA. DATI A CONFRONTO CON ALTRI PAESI EUROPEI

Sono circa 1.800.000 gli studenti che accoglie il nostro sistema delle università, 31 ogni 1000 abitanti contro i 39 della media europea a cui sono allineate Francia e Germania. La stessa distanza rispetto a benchmark europei è evidente per altri parametri. Siamo ultimi tra i Paesi OCSE con il 28% di 25-34enni con diploma di formazione terziaria (laurea, tecnico superiore, alta formazione artistica) rispetto al 44% della media europea. Abbiamo 20,4 studenti per docente, un rapporto ampiamente superiore a quello di Francia (16,2), Germania (12,2) e media europea (15,4). Investiamo per l’educazione terziaria lo 0,75% del PIL contro l’1,23% e l’1,25% di Francia e Germania, e la spesa annua per studente è circa 9000 euro rispetto a 13000 della media europea. Allo stesso tempo, e non stupisce perché le università per competere devono finanziarsi, i nostri studenti pagano un contributo medio annuo di 1345 euro rispetto a 350 in Francia e 50 euro in Germania. Da questi contributi le nostre università pubbliche raccolgono ogni anno oltre 1,5 miliardi di euro, indispensabili ma drenati alle famiglie, molte delle quali si troveranno in sempre maggiore difficoltà nel prossimo futuro. I dati sul finanziamento alla ricerca non sono diversi. Con l’1,39% di investimento sul PIL rispetto al 2,2% e 3,13% di Francia e Germania, l’Italia è ben lontana nel settore industriale (0,86% contro 1,44% e 2,16%) e pubblico (0,5% contro 0,73% e 0,98%).

I naturali effetti sono l’esiguo 0,58% di ricercatori sulla popolazione attiva, rispetto all’1% di Francia e Germania e 0,83% della media europea, e 33% di impiegati ad alto valore di conoscenza sul totale della forza lavoro contro il 40% in Francia, 37,3% in Germania e 36,3% in Europa. Peggio ancora se guardiamo alle richieste di brevetto ogni 1000 abitanti: 0,06 in Italia, 0,11 in Francia, 0,22 in Germania. La relazione di febbraio 2020 della Commissione Europea sull’Italia fotografa il divario drammatico causato da queste criticità e sottolinea la necessità e urgenza di investimenti. Potremo continuare ad elogiare le potenzialità del nostro capitale umano laureato, che peraltro continua ad emigrare, ma senza un intervento deciso quelle potenzialità non troveranno un’università accessibile, inclusiva e internazionale in cui esprimersi per sostenere un sistema di ricerca competitiva e ad alto impatto. (F: M. Bugliesi, M. Degli Esposti. G. Lauria Pinter, CorSera Opinioni 29.01.21)

 

COMMENTI DI S. REGASTO SU FQ A TRE DELLE PROPOSTE AL PUNTO 42 DEL DOUMENTO DI ITALIA VIVA SU UNIVERSITÀ E RICERCA

«Le proposte sono in realtà "celate" da finti interrogativi che nascondono una volontà distruttiva dell'Università pubblica.

Togliere l'Università dal diritto amministrativo? Intuisco voglia significare assecondare la richiesta di molti Rettori di escludere gli Atenei dalla lista delle Amministrazioni pubbliche e rendere inapplicabili tutte le disposizioni (codice degli appalti, selezioni di personale, ecc.) che riguardano il settore pubblico (e non il diritto amministrativo in sé) ... stona che la soluzione ai problemi della corruzione nel mondo accademico passi attraverso la "privatizzazione" e l'esclusione dei responsabili dal novero dei pubblici ufficiali: una sorta di "liberi tutti".

Designazione dei Rettori da parte di un Consiglio di amministrazione? Mutuata dalle Università private, meriterebbe di rimarcare che l'autonomia costituzionale degli Atenei passa, simbolicamente, per il diritto a darsi non solo ordinamenti autonomi (gli Statuti), ma anche per la capacità di autogoverno (che si traduce nella possibilità di elezione dei propri organi).

Abolizione del valore legale del titolo di studio? Ne conseguirebbe un inasprimento della competizione fra Atenei con la conseguenza che vedrebbe le Università delle zone più ricche del Paese eccellere (per la disponibilità di fondi privati e di commesse del tessuto produttivo locale) e quelle del Sud svuotarsi o trasformarsi in "esamifici" di dubbia utilità». (F: S. Regasto, FQ 30.01.21)

 

STUDENTI

 

UNA PANORAMICA COMPARATIVA SUI SISTEMI DI TASSAZIONE DEGLI STUDENTI IN EUROPA

In circa un quarto dei Paesi europei tutti gli studenti universitari pagano le tasse (Belgio – Comunità tedesca e fiamminga, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito – Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, Albania, Svizzera, Islanda e Liechtenstein). In sette Paesi non ci sono tasse (Danimarca, Grecia, Cipro, Malta, Finlandia, Svezia e Turchia nel primo ciclo) e in più della metà di tutti i paesi solo alcuni studenti pagano le tasse. In circa la metà dei Paesi, le tasse del primo ciclo di studio sono superiori a €100, mentre in un quarto dei paesi presi in esame, fra i quali rientra anche l’Italia superano €1.000. E’ quanto emerge dall’aggiornamento annuale del rapporto: National student fee and support systems in european higher education – 2020/21. Lo studio offre una panoramica comparativa sui sistemi di tassazione e di supporto finanziario agli studenti dell’istruzione superiore in 43 sistemi educativi europei pubblicato dalla Rete Eurydice. (F: quicosenza.it 18.12.20; dettagli nel sito  https://tinyurl.com/7wp9nt3u

 

 

VARIE

 

SECONDO LA CORTE DEI CONTI MANCA UN DISEGNO ORGANICO DEL SISTEMA DI WELFARE PER L’ISTRUZIONE TERZIARIA

Secondo la Corte dei conti in Italia manca un disegno organico del sistema di welfare rivolto all’istruzione terziaria, sia per favorire l’accesso agli studi universitari, sia per garantirne l’applicazione in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale attraverso la formulazione dei livelli di prestazione essenziali. Fra le criticità rilevate, anche “la mancata copertura delle richieste, con l’inaccettabile fenomeno degli ‘idonei non beneficiari’ (di borse di studio) e la lentezza delle procedure amministrative, dall’accoglimento della domanda all’effettiva erogazione dell’aiuto”.  La legge n. 77/2020, “ha incrementato il Fondo per il 2020 di ulteriori €40 milioni, che si sommano all’incremento, per lo stesso anno, di €31 milioni previsto dalla legge di bilancio 2020″. Per la magistratura contabile si tratta di un segnale che “sembra andare nella giusta direzione”, riconoscendo “quanto sia necessario il ruolo primario dei governi nella costruzione di politiche compensative”, ma occorrerà monitorarne l’andamento. (F: quicosenza.it 06.01.21)

 

ERC, UNIVERSITÀ E CNR IMPEGNATI NELLA DECIFRAZIONE DEI PAPIRI DI ERCOLANO

I Papiri di Ercolano, carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., saranno finalmente decifrati

grazie all’utilizzo di avanzate tecnologie e a software di intelligenza artificiale. Il CNR ha annunciato che i preziosi papiri di Ercolano saranno decifrati dai ricercatori italiani, anche grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Il progetto GreekSchools dell’European Research Council, guidato da Graziano Ranocchia, durerà cinque anni e sarà coordinato dall’Università di Pisa, dall’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale, dal Consiglio Nazionale delle ricerche e dal MiBACT - Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli. Il progetto durerà cinque anni e saranno messi a disposizione circa 2 milioni e 500mila euro. Il progetto si svolgerà a Napoli, all’Officina dei Papiri della Biblioteca Nazionale, e sarà ospitato nella sede del CNRISPC, nei locali dell’Università Suor Orsola Benincasa. (F: S. Santoni, unipinews 15.01.21)

 

UN APPROCCIO EUROPEO ALLE MICROCREDENZIALI

In materia di educazione e formazione la Commissione Europea ha aperto la consultazione “MICRO-CREDENZIALI: ampliare le opportunità di apprendimento per l'apprendimento permanente e l’occupabilità”.

Una microcredenziale è la prova certificata dei risultati che uno studente ha acquisito a seguito di un'esperienza di apprendimento breve e valutata in modo trasparente. Viene assegnata al termine di brevi corsi (o moduli) a sé stanti, seguiti in presenza o a distanza (o in formato misto).

Le microcredenziali aprono l'istruzione a un maggior numero di persone grazie alla loro natura flessibile e a breve termine. Sono aperte a tutti i tipi di studenti. Possono essere particolarmente utili per le persone che: desiderano ampliare le loro conoscenze, piuttosto che ottenere un diploma completo; intendono colmare il divario tra diplomi diversi o tra la loro istruzione formale iniziale e le competenze emergenti richieste sul mercato del lavoro; desiderano migliorare le loro competenze o riqualificarsi.

Le microcredenziali rendono l'istruzione più inclusiva, perché accessibile a tutti i tipi di studenti grazie a un approccio flessibile e a breve termine. Una maggiore diffusione delle microcredenziali potrebbe promuovere l'innovazione in ambito educativo ed economico e contribuire a una ripresa sostenibile a seguito della pandemia.

I corsi brevi possono essere impartiti da istituti di istruzione superiore e di istruzione e formazione professionale, nonché da diversi tipi di soggetti privati, come risposta rapida alle esigenze di competenze specifiche rilevate sul mercato del lavoro. Questo aspetto riveste particolare importanza date le sfide poste dalla crisi economica causata dalla pandemia di COVID-19. Per dettagli vedi https://tinyurl.com/hebhr6nd . (F: https://ec.europa.eu/education 28.02.21)

 

UNIVERSITÀ IN ITALIA

 

1088PRESS, UN PROGETTO EDITORIALE OPEN ACCESS DELL’UNIBO

1088press è un progetto editoriale che nasce dalla consapevolezza del ruolo istituzionale e sociale che l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna si è assunta, fin dalla sua storica fondazione risalente al 1088, nel panorama internazionale dell’alta formazione e della ricerca accademica.

Tra i più importanti obiettivi, che 1088press si pone, c’è quello di diffondere il migliore sapere scientifico allargando lo spettro tradizionale dei lettori della saggistica, per favorire la disseminazione dei contenuti anche a un pubblico di non specialisti, e per stimolare il dibattito e la riflessione pubblica su temi utili ad affrontare le urgenti sfide del mondo globale. In questo senso la ricchezza disciplinare e la vastità delle competenze garantite dall’Università di Bologna rappresentano le fondamenta sulle quali costruire un dialogo aperto ai contributi di studiosi e ricercatori italiani e stranieri con i quali, grazie alla possibilità di pubblicare in italiano o in inglese, disegnare le mappe che tracceranno i percorsi del sapere per le generazioni future.

Per questo motivo 1088press nasce convintamente aperta, inclusiva e accessibile, leggibile cioè in Open Access, oltre che nel tradizionale formato cartaceo sviluppato in collaborazione con Bononia University Press.

L’alta qualità scientifica dei prodotti editoriali di 1088press, garantita da rigorosi processi di valutazione tra pari, sarà veicolata online anche tramite innovativi sistemi di fruizione enhanced, in modo da stimolare l’innovazione e la sperimentazione di metodi per la diffusione di contenuti scientifici, grazie all’uso di piattaforme multimediali (audio e video) e digitali per contenuti integrativi (webGIS, databases, galleries). (F: https://www.1088press.it/ )

 

UNIVERSITÀ DEL SALENTO. NUOVO CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E INGEGNERIA BIOMEDICA

La Regione Puglia investe sulla formazione universitaria e lo fa con l'università del Salento decidendo di finanziare l'innovativo corso di laurea in MED-TEC (Medicina e chirurgia e Ingegneria biomedica) con lo stanziamento di 4.130.000 euro nel triennio per arruolare 66 tra docenti e ricercatori nelle due discipline (Medicina e Ingegneria biomedica) così da assicurare il primo percorso di studi multidisciplinare regionale in materia sanitaria. (F: likepuglia.it 16.02.21)

 

UE. ESTERO

 

HORIZON2020. UN BILANCIO TRACCIATO DA NATURE: SUCCESSO GLOBALE, DISUGUAGLIANZE REGIONALI

A fine dicembre 2020 si è chiuso il programma settennale dell'Unione Europea Horizon2020, che ha distribuito circa 60 miliardi di euro ai ricercatori del continente. Nature ne ha tracciato un bilancio, dal quale emergono elementi per affrontare il nuovo piano, operativo da quest'anno, che vedrà una dotazione di oltre 95 miliardi. Più di 150 mila scienziati hanno partecipato al programma, che nel complesso ha prodotto almeno centomila articoli su riviste peer review e circa 2.500 domande di brevetto. Ma il successo globale, che secondo la Commissione produrrà dai 400 ai 600 miliardi di euro di ricadute economiche, nasconde serie disuguaglianze regionali. Le economie più forti (Germania, Regno Unito pre Brexit e Francia) si sono aggiudicate 22 miliardi, quasi il 40 per cento dei fondi. E anche piccoli Paesi con un sistema della ricerca ben organizzato come Svezia, Danimarca e Paesi Bassi hanno avuto finanziamenti cospicui, in proporzione alla popolazione. I Paesi dell'Est invece sono rimasti a secco. Ad aver ospitato il maggior numero di progetti è stato il Regno Unito, seguito da Germania e Francia. L'Italia, al contrario, ha visto svolgersi entro i suoi confini meno della metà dei progetti presentati da ricercatori italiani, mentre pochissimi stranieri hanno sfruttato i loro fondi da noi. (F: M. Cattaneo, il venerdì di Repubblica 15.01.21)

 

UNA EUROPA, AN ALLIANCE OF EIGHT EUROPEAN UNIVERSITIES

Eight leading European research universities have come together to create a UNIQUE ALLIANCE – UNA EUROPA. Their common goal is to expand and strengthen existing partnerships in teaching, research, and education. The members of the alliance include Freie Universität Berlin,

Università di Bologna, University of Edinburgh, KU Leuven, Universidad Complutense de Madrid,

Uniwersytet Jagielloński in Kraków, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, Helsingin Yliopisto / Helsingfors Universitet (University of Helsinki). Based on their mission and values, the Una Europa partners have selected five Focus Areas to launch their collaboration. Each fosters multi-disciplinarity and includes most of the studies offered at our universities. The Focus Areas act as initial thematic “glue” that ties our universities together in our mission to create a virtual campus:

Cultural Heritage; Data Science and Artificial Intelligence; European Studies; One Health;

Sustainability. (F: www.una-europa.eu February 2021)

 

UK. FROM CUTTING EDGE TO CUTTING CASH

Massive cuts to projects supported by the UK’s foreign aid budget risk devastating damage to the country’s scientific reputation and raise questions about the direction of its research policy, according to sector leaders. One vice-president for research says UK Research and Innovation’s move to halt funding for most projects under schemes such as the Global Challenges Research Fund and the Newton Fund, after reductions in government allocations, will be a blow to the UK’s reputation as “the trusted partner of choice for many NGOs and [overseas] universities. Why would anyone want to risk working with us again?” she asks. Meanwhile, a former research council chief executive says the cuts also raise more fundamental questions about the rationale for UKRI. “When UKRI was created, the above-the-water reason was to promote interdisciplinarity but, below the water, there was an understanding that the Treasury would put a lot more money into science, but it didn’t trust the sector to spend it, so a new framework was required,” he says. “If these new funds are not going to persist, what value does this agency, which is a lot more bureaucratic and bigger than many expected, bring to science?”. (F: THE 16.03.21)

 

LIBRI - RAPPORTI - SAGGI

 

LEONARDO INGEGNERE

Autore: Andrea Bernardoni. Ed. Carrocci, 2020, pp. 169

L’idea che abbiamo oggi di Leonardo ingegnere è una conseguenza del suo straordinario lascito manoscritto e della singolare storia che vide protagonisti i suoi quaderni, in gran parte smembrati e dispersi in varie parti d’Europa. Con la loro riscoperta, avvenuta alle soglie del XX secolo, la diffusione dei disegni di macchine e attrezzature in essi contenute portò alla nascita del mito di Leonardo inventore e anticipatore della nostra modernità tecnologica, favorendo, fuori dai ristretti ambiti specialistici, una percezione distorta della sua opera ingegneristica. Divincolandosi dagli approcci sensazionalistici talvolta riservati alle sue macchine, il volume propone una biografia di Leonardo ripercorrendone la carriera che da “garzone di bottega” lo portò a essere pittore, ingegnere e filosofo alla corte di Francesco I di Valois, uno dei più importanti sovrani europei dell’epoca. Una rilettura dei suoi manoscritti che restituisce prima gli sforzi di Leonardo nell’acquisizione delle tecniche artistiche e ingegneristiche, poi quelli nel tentativo di imporsi come ingegnere e infine il suo singolare percorso di ricerca che, attraverso la pratica e lo studio dell’ingegneria, lo portò a interrogarsi sulla concezione tradizionale del sapere. (F: Presentazione dell’editore)

 

IL DIRITTO DELLE UNIVERSITÀ NELLA GIURISPRUDENZA A DIECI ANNI DALLA LEGGE n. 240/2010

Autore: Alfredo Marra. Collana del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca, volume edito da Giappichelli, 2020, pp. 256.

Il volume curato da Alfredo Marra raccoglie, oltre il suo contributo, quelli di Beatrice Rabai, Monica Delsignore, Nadia Spadaro, Margherita Ramajoli, Marco Lavatelli, Alessandro Squazzoni, Luca Belviso, e Luca Galli.

«La legge n. 240/2010 è una delle poche leggi organiche che hanno interessato l'università lungo tutta la storia dello Stato italiano. In precedenza, soltanto la legge n. 168/1989 e, ancor prima, la riforma Gentile del 1923, avevano avuto l'ambizione di porsi come leggi di riforma dell'intero sistema, mentre per il resto gli interventi del legislatore sono sempre stati - e ancora attualmente sono - frammentari e occasionali. E del tutto fisiologico quindi che, subito dopo l'entrata in vigore della legge Gelmini, i contributi offerti dalla scienza giuridica siano stati particolarmente abbondanti'. Tuttavia, come accade di frequente anche in altri settori dell'ordinamento oggetto di riforme legislative, gli studi giuridici sull'università si sono concentrati prevalentemente sull'analisi esegetica delle nuove norme, mentre una minore attenzione è stata riservata a ciò che è venuto dopo. Per quanto concerne l'università, in particolare, risulta ancora del tutto inesplorato quel vasto campo d'indagine rappresentato dalla fase dell'implementazione della riforma ad opera dei singoli atenei. Si tratta di un'indagine fondamentale se si vuole davvero comprendere l'effettiva portata della riforma, che cosa di essa abbia funzionato o non abbia funzionato e per quali ragioni...» (F: Dall'introduzione)

 

CORRUPTION IN HIGHER EDUCATION. Global Challenges and Responses

Author: Elena Denisova-Schmidt. Global Perspectives on Higher Education, Volume: 46, 2020,

Series. Publisher: Brill | Sense. Pages: xiv, 183 pp.

The lack of academic integrity combined with the prevalence of fraud and other forms of unethical

are problems that higher education faces in both developing and developed countries, at mass and elite universities, and at public and private institutions. While academic misconduct is not new, massification, internationalization, privatization, digitalization, and commercialization have placed ethical challenges higher on the agenda for many universities. Corruption in academia is particularly unfortunate, not only because the high social regard that universities have traditionally enjoyed, but also because students - young people in critical formative years - spend a significant amount of time in universities. How they experience corruption while enrolled might influence their later personal and professional behavior, the future of their country, and much more. Further, the corruption of the research enterprise is especially serious for the future of science. The contributors to Corruption in Higher Education: Global Challenges and Responses bring a range of perspectives to this critical topic. (F: Presentazione dell’editore).

 

IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO IN ITALIA. ANALISI E CORRETTIVI

Autrice: Federica Laudisa. Roars 08.03.21

Si tratta di un vero e proprio esaustivo rapporto più che un semplice articolo quello pubblicato da Roars a firma Federica Laudisa. Qui se ne riporta la premessa e a seguire il link per leggerlo tutto.

Il diritto allo studio viene spesso menzionato come rimedio per incrementare la quota di laureati in Italia, una delle più basse tra i paesi UE nella fascia di età 30-34 anni. L’impressione è che nessun governo si sia posto concretamente la domanda: in che modo è possibile raggiungere la quota del 40% di laureati nella popolazione 30-34enne (en passant, entro il 2020), come fissato dalla Commissione Europea? Piuttosto, sembra che sia prevalso il meccanismo inverso: prima sono stati decisi gli interventi, poi sono stati fatti ricadere sotto un determinato obiettivo, senza che si ravveda sempre un legame funzionale tra gli uni e gli altri. Questo articolo si focalizza sul sistema di sostegno in senso stretto o piuttosto sulle sue criticità, poiché finiscono per minarne l’efficacia. Se ne evidenziano i limiti, che emergono con particolare risalto nella comparazione con il sistema di supporto agli studenti francese e tedesco. Si dà quindi conto delle ultime misure intraprese per ampliare l’accesso agli studi e favorire la transizione scuola-università delle fasce di studenti meno abbienti. La tesi che si sostiene è che è indispensabile introdurre dei correttivi, senza buttare via il bambino con l’acqua sporcaLeggi tutto https://tinyurl.com/2pz35yt8 .

 

 

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