domenica 7 novembre 2021

INFORMAZIONI UNIVERSITARIE N. 5 2020

 IN EVIDENZA

 

LEGGE DI BILANCIO 2021. UNIVERSITÀ E RICERCA

ART. 89 (Misure per il diritto allo studio e per la funzionalità del sistema della formazione superiore).

1. Il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), della legge 24 dicembre 1993, n.537, è incrementato, a decorrere dall’anno 2021, di €165 milioni. Il fondo per il funzionamento amministrativo e per le attività didattiche delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica statali è incrementato, a decorrere dall’anno 2021, di €8 milioni. 2. Al fine di promuovere il diritto allo studio universitario degli studenti capaci e meritevoli, ancorché privi dimezzi, il fondo di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68 è incrementato, a decorrere dall’anno 2021, di €70 milioni. 3. Per l’anno 2021, i contributi di cui all’articolo 2 della legge 29 luglio 1991, n. 243 (alle università e istituti superiori non statali legalmente riconosciuti che abbiano ottenuto l'autorizzazione a rilasciare titoli di studio universitario aventi valore legale), sono incrementati di €30 milioni.

4. Lo stanziamento destinato alle residenze universitarie statali e ai collegi di merito accreditati è incrementato, per l’anno 2021, di €4 milioni. 5. All’articolo 6 del DL 30 dicembre 2019, n. 162 convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8 (disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica.), sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 5-sexies, lettera b), le parole “15 milioni di euro” sono sostituite dalle seguenti €30 milioni”; 6. Il “Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell’Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca” è incrementato di €34,5 milioni per l’anno 2021.

ART. 90. (Misure a sostegno della ricerca)

1. Il fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, è incrementato di €65 milioni annui a decorrere dall'anno 2021.

2. Al fine di rafforzare le misure di sostegno alla ricerca scientifica indicate nel Programma nazionale per la ricerca (PNR) è istituito nello stato di previsione del Ministero dell’università e della ricerca il “Fondo per la promozione e lo sviluppo delle politiche del Programma nazionale per la ricerca (PNR)”, con una dotazione di €200 milioni per gli anni 2021 e 2022 e di €50 milioni per l’anno 2023. 3. È istituito il “Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca”, con una dotazione di €100 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022, €250 milioni per l’anno 2023, €200 milioni per gli anni 2024 e 2025 e di €150 milioni per ciascuno degli anni dal 2026 al 2035.

ART. 93. (Trattamento di previdenza dei docenti di Università private)

1. Per i professori e ricercatori delle Università non statali legalmente riconosciute, a decorrere dal 1° gennaio 2021, l’aliquota contributiva di finanziamento del trattamento di quiescenza è pari a quella in vigore, e con i medesimi criteri di ripartizione, per le stesse categorie di personale in servizio presso le Università statali. Ai maggiori oneri derivanti dal differenziale tra l’aliquota contributiva e l’aliquota di computo relativa ai trattamenti di quiescenza con riferimento al periodo 2016-2020 pari a €53.926.054 per l’anno 2021, si provvede mediante apposito trasferimento dal  bilancio dello Stato all’ente previdenziale.

(F: The Italian Times 12.12.20)

 

COVID-19. LA RICERCA ITALIANA SUL PODIO CON CINA E USA

Nei primi quattro mesi di emergenza le riviste scientifiche internazionali hanno pubblicato 745 articoli dedicati alla Covid-19. Il conteggio è stato realizzato da Scienzainrete sul database Europe Pmc, archivio ad accesso aperto che contiene 46 milioni di abstract, la gran parte dedicati proprio alla ricerca biomedica. Analisi sul database biomedico Europe Pmc: più pubblicazioni solo in Cina e Stati Uniti. L'Italia, con 54 articoli, è risultata la terza produttrice di pubblicazioni nel mondo. Dopo Cina (262) e Stati Uniti (163). Da questo angolo visuale - la ricerca sul coronavirus - siamo davanti al Regno Unito (53 lavori), alla Francia (42), a Canada e Germania (31 a testa). E' un dato, questo, che replica un assioma certificato dai risultati dei Premi Erc e diventato luogo comune: abbiamo scienziati prolifici e di qualità all'interno di un sistema poco organizzato e poco finanziato sul piano pubblico.

Nel dettaglio dei lavori italiani, hanno pubblicato sette ricerche a testa l'Istituto di ricovero e cura Spallanzani di Roma, il primo ospedale italiano a entrare nella grande questione della Covid a partire dal 29 gennaio con il ricovero della coppia cinese contagiata, e l'Università Statale di Milano, che ha sedi di ricerca nei grandi policlinici milanesi. Per esempio, il gruppo di lavoro che ha identificato i primi tre genomi del virus sviluppato in Lombardia, esattamente al Sacco di Milano, era coordinato da Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli, ricercatori della Statale. "Hanno messo i risultati subito a disposizione sulle banche dati", ricordano in università. In questa classifica di prolificità Covid, seguono altre due realtà ospedaliere lombarde: l'Humanitas di Rozzano e il San Raffaele di Milano, cinque lavori ciascuno. Quattro paper li ha prodotti il Campus Biomedico di Roma e tre a testa un ospedale, l'Irccs San Matteo di Pavia, e tre università: Bicocca di Milano, Federico II di Napoli e Basilicata. (F: C. Zunino, La Repubblica 05.05.20)

Nei due grafici di scienzainrete le pubblicazioni per Paese e le pubblicazioni di enti italiani.

 

 

 

HIGHLY CITED RESEARCHERS 2020

La classifica “Highly Cited Researchers 2020” (HCR), stilata dal Web of Science Group – Clarivate Analytics, elenca i ricercatori più citati al mondo. La classifica identifica gli scienziati che hanno prodotto le pubblicazioni più citate nel proprio settore nell’anno di riferimento, esercitando un’influenza significativa nel campo della ricerca, e si basa sull'analisi eseguita dagli esperti di bibliometria dell'Istituto di informazione scientifica del Web of Science Group. La lista annuale dei ricercatori Highly Cited pubblicata nel 2020 da Clarivate Analytics comprende i ricercatori che nel periodo 2009-2019 hanno pubblicato il maggior numero di articoli molto citati ("Highly Cited Papers"), cioè articoli che si collocano nel primo 1% al mondo per numero di citazioni. L'analisi è condotta distinguendo 21 diverse aree scientifiche.

I ricercatori super citati al mondo nel 2020 sono 6,389 (nel 2019 erano 6.216). Gli Stati Uniti sono la sede istituzionale di 2.650 Highly Cited Researchers (HCR) equivalenti al 41, 5% di tutto il gruppo  (erano 2.737 = 44.0% nel 2019) ma la percentuale di tutti i lavori highly cited con un autore o coautore statunitense è del 26,3%. Seguono Cina (770 Highly Cited Researchers = 12.1%), Regno Unito (514 HCR = 8.0%), Germania (345), Australia (305), Canada (195), Olanda (181), Francia (160), Svizzera (154), Spagna (103) e Italia (85). L’università con il numero più elevato di HCR è Harvard come nel passato. I suoi 188 HCR sono quasi il doppio dei 106 dell’università di Stanford classificata terza. Quest'anno gli studiosi di affiliazione italiana inclusi nella lista sono 85 (erano 88 nel 2019) tra atenei, enti di ricerca e istituzioni. In Emilia-Romagna le università con HCR sono tre: UniBo (4 HCR), UniPR (3), UniFeb (1). Per le altre Regioni si veda la lista QUI .

(F: https://tinyurl.com/y56t9pxe )

 

UNIVERSI-DAD. GLI ACCADEMICI ITALIANI E LA DIDATTICA A DISTANZA DURANTE L’EMERGENZA COVID-19

Nel mese di giugno 2020 è stata condotta una ricerca nazionale sulla didattica fatta durante il semestre  dell’emergenza. È stato intervistato un campione di 3.398 professori e ricercatori delle università statali che hanno risposto ad un articolato questionario online. La ricerca ha fatto affiorare una chiara polarizzazione tra gli accademici italiani. Come abbiamo visto, quasi la metà dei docenti non vede l’ora di tornare allo status-quo-ante. Non vuole mantenere niente dell’esperienza fatta con la didattica a distanza. Questa reazione è del tutto giustificata, vista la mancanza di formazione e la situazione emergenziale in cui hanno maturato il loro primo incontro con le nuove piattaforme tecnologiche. L’altra metà, invece, risulta disponibile a sperimentare forme di didattica mista, a sperimentare cioè un ambiente formativo integrato in cui la didattica in presenza venga arricchita da strumenti e attività formative online. Al di là di questa polarizzazione, ci sembra però che la survey metta in luce un orientamento di fondo che non è di chiusura aprioristica verso le nuove tecnologie e modalità didattiche. Al contrario, seppure senza ingenuità e automatismi, molti docenti ritengono che quest’ultime possono aiutare a conseguire meglio i 4 obiettivi posti dal quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione ("ET 2020"): 1. fare in modo che l’apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà; 2. migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione; 3. promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva; 4. incoraggiare la creatività e l’innovazione, compreso lo spirito imprenditoriale, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. (F: F. Ramella e M. Rostan, Unires e Centro Luigi Bobbio, Cps-Unito, 1/2020, Working Papers CLB-CPS)

 

INDAGINE ADI SUL DOTTORATO E I POST-DOC

L'Associazione dottorandi e dottori di ricerca (ADI) ha presentato al Senato la sua IX indagine sul dottorato e i cosiddetti post-doc dell'università. Rivela l'indagine che il 27% dei ricercatori ha conosciuto un periodo di disoccupazione alla scadenza dell'assegno di ricerca o del dottorato. Questa percentuale supera il 33% nelle aree di Scienze matematiche e informatiche, nelle Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, nelle Scienze giuridiche. L'aliquota dei "senza lavoro" a intermittenza è pari al 23% nel Nord Italia, al 31% al Centro ed è del 35% al Sud e nelle Isole.

Nel 55% dei casi, dice ancora l’indagine, i periodi di disoccupazione superano i sei mesi: "Le misure di welfare previste per la categoria", ovvero l'indennità di disoccupazione Dis-Coll, sono "fondamentali ma per nulla sufficienti dal momento che non prevedono alcun tipo di supporto oltre i sei mesi". Un assegno di ricerca dura in media 1,3 anni, il periodo in cui si resta senza lavoro spesso più di un anno. Un terzo degli assegnisti non può ottenere mutuo né aprire un finanziamento a rate: precario e malpagato, certificano banche e finanziarie.

I ritmi lavorativi dei ricercatori assegnisti sono sufficientemente elevati: il 53% dichiara di avere un impegno per più di 40 ore settimanali e il 77% aggiunge un'attività di docenza a titolo gratuito. Una quota elevata di questi operai dello studio post-universitario è destinata a lasciare il mondo accademico. Negli ultimi quattro anni i ricercatori di tipo Rtd-B sono stati in media 860 ogni anno, e gli assegnisti al momento sono 13.600: solo il 6,3%, si comprende, continuerà la carriera universitaria. (F: C. Zunino, Rep Scuola 17.10.20)

 

GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI FILIERA TERZIARIA PROFESSIONALIZZANTE NON ACCADEMICA CON ALTO TASSO DI OCCUPABILITA’

”Sugli istituti tecnici superiori serve una svolta - ha confermato al Sole24Ore la ministra Azzolina -. Sono strategici per il Made in Italy e per i rilancio economico del Paese. Rappresentano una risorsa importantissima sia dal punto di vista occupazionale che di qualificazione del mondo del lavoro”. In base al monitoraggio 2020, condotto dall’Istruzione, assieme a Indire, il tasso di occupabilità (o impiegabilità) dei diplomati Its ha raggiunto l’83% a un anno dal titolo (con picchi del 90-100%), e nel 92% dei casi si tratta di un lavoro coerente con il percorso di studio svolto in aula e “on the job”. Il successo degli Its è rappresentato infatti da una didattica flessibile (fonte Indire), coerente con le esigenze del sistema produttivo e con le specificità dei territori. Il 70% della docenza proviene dal mondo imprenditoriale e le attività di stage e tirocinio rappresentano il 43% del percorso di studi. Il restante 57% di lezioni si svolge per il 26% in laboratori di impresa e di ricerca e nei laboratori 4.0 degli Its, divenuti un vero fiore all’occhiello, legati a Industria 4.0. Basti pensare che il 52% dei percorsi monitorati utilizza tecnologie abilitanti 4.0. Nonostante questi numeri, gli Its restano un settore di nicchia, rispetto a Paesi come Germania, Francia, Svizzera dove da decenni la filiera terziaria professionalizzante non accademica è ben strutturata, e con numeri decisamente più elevati. Il Ministero dell’Istruzione spiega che la ministra Azzolina ha chiesto un cospicuo finanziamento che interverrà almeno in quattro direzioni. Primo: sarà potenziato l’orientamento, a partire dalle medie per poi proseguire alle superiori, anche in relazione a un più generale potenziamento delle discipline Stem, coinvolgendo di più le ragazze. Secondo: scatterà un rafforzamento delle dotazioni strumentali e logistiche degli Its, a cominciare dai laboratori 4.0. Terzo: sarà snellita la governance, valorizzando il mondo produttivo (per le imprese, specie le pmi, che si affacciano agli Its, sono previsti incentivi ad hoc). Quarto: sono allo studio “passerelle” con le università, riconoscendo ai chi frequenta gli Its un numero di crediti utilizzabili poi per conquistare una laurea triennale. (F: C. Tucci, IlSole24 Ore 22.10.20)

 

COVID-19, A "SYNDEMIC" RATHER THAN A "PANDEMIC" DISEASE

Nota di G. Di Guardo su British Medical Journal 14.12.20. Il testo della nota si legge sotto la voce  del menu CRISI PANDEMICA DA CORONAVIRUS SARS-COV-2 o qui.

 

IL CUN CHIEDE MISURE PER LA CARRIERA DEI RICERCATORI UNIVERSITARI

Il CUN nell’adunanza del 09.08.20 ha chiesto al ministro UR G. Manfredi l’adozione di appropriate misure finalizzate al superamento delle diverse criticità che complessivamente insistono sulla figura dei RU, ponendo l’attenzione su:

a) un intervento normativo di revisione delle procedure dell’Abilitazione Scientifica Nazionale

che renda possibile valutare la qualificazione scientifica complessiva per l’intera carriera dei

candidati, tenendo in considerazione anche l’impegno nella didattica;

b) l’estensione sine die dell’art. 24 c. 6 della L 240/2010 e la concomitante destinazione di risorse

adeguate a consentire l’attivazione di procedure di chiamata per tutti i RU in possesso

dell’Abilitazione Scientifica Nazionale;

c) l’allineamento dell’età pensionabile dei RU, mediante l’esercizio di una specifica opzione, a

quella oggi prevista per il ruolo di professore. (F: CUN)

 

 

CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI

 

GREEN METRIC, LA CLASSIFICA PER I MIGLIORI ATENEI IN TEMA DI AMBIENTE

Lanciato da Universitas Indonesia nel 2010, il ranking GreenMetric è pensato per coinvolgere le università di tutto il mondo nell’impegno comune sui temi della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. Per realizzare la classifica vengono valutate le azioni e le politiche adottate dagli atenei in campo green, con un’attenzione particolare per il cambiamento climatico, il consumo di acqua e di energia, il riciclaggio dei rifiuti e la sostenibilità dei trasporti. In particolare sono sei gli indicatori: Ambiente e Infrastrutture, Energia e Cambiamenti Climatici, Rifiuti, Acqua, Trasporti, Educazione. L’indagine analizza ciascuna di queste sei dimensioni attraverso specifici item. Il punteggio massimo ottenibile, considerati tutti gli item utilizzati, è di 10.000 punti. Il questionario utilizzato, che è rivisto ad ogni edizione, mira a mettere in luce gli sforzi ecologici compiuti dalle università e suggerisce possibili aree di intervento, che spesso richiedono il coinvolgimento degli altri enti e attori locali. Gli atenei aumentano ogni anno: in questa nuova edizione della classifica sono passati da 780 a 912.

GREEN METRIC 2020. Top ten mondiale: 1° Wageningen Univ & Research (Olanda), 2° Oxford, 3° Nottingham Univ, 4° Nottingham Trent Univ. 5° Univ della California, 6°Umwelt-Campus Birkenfeld (Germania), 7° Univ di Groningen, 8° Leiden Univ, 9°Univ College Cork (Iirlanda), 10° UniBo. Cinque atenei italiani sono nella top 50 mondiale: oltre all'Università di Bologna, 1° italiana, 10° ateneo al mondo: UniTo 2°, 22° globale, PoliTo, 3° italiana, 25° globale, UniAq, 4° italiana, 40° globale, Luiss Guido Carli di Roma, 5° italiana, 43° globale. (F: skuola.net 11.12.20)

 

WORLD REPUTATION RANKINGS 2020

The Times higher education world reputation rankings 2020 are based on the world’s largest invitation-only opinion survey of senior, published academics. It asks scholars to name no more than 15 universities that they believe are the best for research and teaching in their field.

The 2020 ranking includes 200 universities (the top 50 most prestigious are here), 4 are italian universities (see table).

 

 

PERFORMANCE RANKING OF SCIENTIFIC PAPERS FOR WORLD UNIVERSITIES” (NTU RANKING),

La National Taiwan University ha rilasciato la “Performance Ranking of Scientific Papers for World Universities” (NTU Ranking), la nota classifica che valuta le migliori università a livello globale. Sono presenti nel ranking 800 università. Nello specifico, l’analisi ha preso in considerazione 8 indicatori che, insieme, hanno definito il livello di produzione, l’impatto e l’eccellenza dei lavori scientifici degli atenei. Per quanto riguarda la produttività dei singoli atenei sono stati analizzati il numero di articoli prodotti tra il 2009 e il 2019 e il numero di articoli nel 2019.

Per quanto concerne, invece, l’impatto delle ricerche delle università, gli indicatori di riferimento sono stati il numero di citazioni tra il 2009 e il 2019, il numero di citazioni nel 2018 e nel 2019 e la media delle citazioni nel periodo compreso tra il 2009 e il 2019. Infine, l’eccellenza delle ricerche è stata valutata in base all’”indice H” (un criterio per quantificare la prolificità e l’impatto scientifico) nel 2018 e nel 2019, il numero di lavori “molto citati” tra il 2009 e il 2019 e il numero di articoli pubblicati nel 2018 e nel 2019 su riviste di livello mondiale. (F: initalia.virgilio.it 20-10.20)

V. in elenco che segue le prime 20 italiane.

 

 

STUDOCU WORLD UNIVERSITY RANKING

StuDocu World University Ranking si basa sul parere e sull’esperienza di 45.000 studenti da 563 università in Europa. Sul podio Glasgow Caledonian University, University of St Andrews in UK e Europäische Fernhochschule Hamburg in Germania. Per l’Italia: Università Carlo Cattaneo 16esima, Bocconi 24esima, Camerino 27esima. (F: liveunict ott. 2020)

 

 

CRISI PANDEMICA DA CORONAVIRUS SARS-COV-2

 

COVID-19, A "SYNDEMIC" RATHER THAN A "PANDEMIC" DISEASE **

The term "syndemics", another word derived from the ancient Greek language, was introduced for the first time during the '90s in the biomedical language by Dr Merrill Singer, an American medical anthropologist, who several years later signed, along with others, a popular editorial on this topic (1). Indeed, the expression "syndemics" applies to a number of preexisting or concurrent disease conditions - with special emphasis on chronic, "non-communicable illnesses" like cardio-circulatory, hypertensive and neoplastic disorders - as well as to a variety of "socio-economic" (demographic density and distribution, educational, poverty and hygiene levels, social promiscuity, etc.) and "climatological-environmental" (climate change, global warming, desertification, deforestation, use of land for agricultural purposes, etc.) parameters, which should be taken into adequate account when analyzing and evaluating the data, numbers and trends of any infectious disease condition. This is particularly true when dealing with "globally distributed" infections, as in the case of the "SARS-CoV-2/CoViD-19 pandemic", the numbers of which have now exceeded 70 million cases, with over 1,600,000 deaths worldwide. In this respect, and just to make some examples aimed at providing a "clear-cut perception" of the CoViD-19-associated/related "syndemic dimension", we could mention the many and serious hurdles frequently met by patients affected by preexisting illnesses, such as cardiovascular and tumour disease conditions, in getting proper access to health care and assistance as well as to their respective therapeutic regimens. Beside ranking among the most common causes of death in the Western world, cardiovascular and neoplastic disorders show a much higher prevalence in older people, who also represent the population segment more commonly affected by the most severe CoViD-19 clinico-pathological disease phenotypes. And, as it is also well known, cardiopathic, hypertensive and neoplastic patients, with special reference to male subjects, are more prone to develop particularly impacting CoViD-19 forms, with the heaviest death toll regarding just these individuals (2).

Said in other words, these patients appear to be the victims of a "paradox", provided their preexisting disease conditions, which render them more "fragile" towards the most severe clinico-pathological forms of CoViD-19, will not benefit in many cases from a level of health care and assistance comparable to the one the same individuals received in the "pre-CoViD-19 era"! As far as the aforementioned "socio-economic" and "climatological-environmental" variables are specifically concerned, clusters of severe SARS-CoV-2 infection cases have been reported in territorial contexts characterized by a high population density and by low economic income and educational level, as well as by social promiscuity and/or lack of hygiene and respect of viral spread mitigation measures. Furthermore, the progressive increase in the average temperatures recorded on Earth throughout the last 140 years (with special emphasis on those from 2014 to 2020), accompanied by enhanced desertification and deforestation - the latter originating also from the dramatic fires occurred in many geographical areas of the Planet in the recent past - together with the alarming land loss due to intensive agriculture, would act synergistically in multiplying the chances of mutual interaction(s) between us and domestic animals, on one side, and wild animal species, on the other. As in the well-documented cases of bats and rodents, wild animals may serve, in fact, as "reservoirs" for a large number of infectious pathogens, thereby making possible - under the influence of the conditions cited above - the "spillover" of these agents from "wildlife" to humans. We should firmely keep in mind, within such context, that no less than 70% of the pathogens - both viral and non-viral - responsible for the so-called "emerging infectious diseases" have either a documented or suspect origin from a "primary" wild animal host (3).

This seems to apply also to SARS-CoV-2 as well as, with certainty, to its two "betacoronavirus predecessors", namely SARS-CoV and MERS-CoV. Based upon the above, an "holistic" approach efficiently summarized by the "One Health" concept, reciprocally and tightly linking human, animal and environmental health, would represent the "winning solution and formula" to be adopted in order to adequately tackle and foresee - with the strategic aid of "artificial intelligence, most hopefully - all the future epidemics and pandemics. As a consequence, this would also render the use of the term and adjective "syndemic" more appropriate than "pandemic" when dealing with similar global emergencies.

References - 1) Singer M., et al. (2017) - The Lancet.; 2) Albini A., et al. (2020) - Internal and Emergency Medicine.; 3) Casalone C., Di Guardo G. (2020) - Science.

** Lettera all’Editor del British Medical Journal ivi pubblicata il 14.12.20. Qui riprodotta per gentile concessione dell’autore prof. G. Di Guardo – Università di Teramo IT .

 

INSUFFICIENZA DI MEDICI SPECIALISTI AUMENTATA DALLA PANDEMIA

Il numero di contratti di formazione è decisamente più alto nel 2020 rispetto all’anno precedente: più +75% = 14.980 (v. grafico). In crescita sono soprattutto le specializzazioni di cui l’emergenza Covid ha mostrato la carenza. Medicina d’emergenza passa da 458 a 975 contratti di formazione (+113%), anestesisti da 929 a 1.697 (+83%), Malattie infettive da 104 a 344 (+231%), microbiologi da 25 a 122 (+ 388%), Patologia clinica, cioè medici di laboratorio, da 86 a 226 (+ 163%), e medici statistici da 3 a 29 (più 867%). Nonostante questi aumenti dei contratti di formazione la situazione resta carente. Quest’esercito di medici sarà formato fra 4 o 5 anni, e perciò non potrà essere utile in tempi di pandemia. Infatti, il 30 dicembre i nuovi specializzandi inizieranno i corsi che dopo 4-5 anni li porteranno ad essere cardiologi, neurologi, ginecologi, virologi, ecc.. Il dato di fatto è che i 115 mila medici al lavoro nelle corsie degli ospedali, che già erano insufficienti negli anni scorsi, ora non riescono più a coprire i turni, perciò hanno dovuto richiamare in servizio i pensionati, ed è stata necessaria una definizione di nuove norme per l’emergenza Covid, che consenta già oggi di assumere gli specializzandi a cui mancano ancora due anni per terminare gli studi. (F: M. Gabanelli e S. Ravizza, CorSera 19.11.20)

 

 

 

CULTURA DEL DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA

 

LA DIDATTICA A DISTANZA NON È APPREZZATA DAGLI STUDENTI. UN’INDAGINE

Secondo un’indagine di AlmaDiploma pubblicata da lavoce.info (15.12.20) il 72% degli studenti che nel 2019-20 hanno frequentato il 4° o 5° anno delle superiori si è detto scettico sulla qualità della preparazione garantita dalla didattica a distanza (DaD). Maggiore carico di studio (per il 79,4% degli intervistati), problemi d’attenzione, apprendimento e comprensione degli argomenti trattati, i problemi principali ricontrati dagli intervistati. (F: M. Visentin, lavoce.info 15.12.20)

 

DIDATTICA A DISTANZA. SULL’OBBLIGO DI VIDEOREGISTRAZIONI DELLE LEZIONI

L’uso delle registrazioni per un possibile controllo sulla didattica (sia formale sia nei contenuti), mette in gioco non solo problematiche di carattere giuslavoristico, ma forse anche alcuni profili costituzionali in relazione alla libertà della docenza. Infine si pone inevitabilmente anche un tema legato alla proprietà delle videoregistrazioni: le lezioni universitarie sono infatti incontestabilmente opere di ingegno che, in questo caso, sarebbero archiviate, mantenute e riprodotte dall’università (oltre porsi il delicato problema dell’uso di eventuali materiali soggetti a copyright di terzi: uso oggi consentito a lezione dalla normativa, la cui riproduzione audiovisiva potrebbe comportare contestazioni inerenti a tali diritti di riproduzione). Non a caso alcuni atenei stanno chiedendo a tutto il personale docente la sottoscrizione di una cessione dei diritti su queste lezioni, al contempo però mantenendo ai singoli ogni responsabilità civile e penale nei confronti di eventuali terzi. Riteniamo quindi, come organizzazione sindacale, che tale imposizione sia sbagliata e che la richiesta di sottoscrizione di qualunque liberatoria sia illegittima (e come tale indichiamo di non sottoscriverla). In merito il segretario della FlcCgil ha inviato al MIUR e ai Rettori la richiesta di sospensione dell’obbligo di videoregistrazioni delle lezioni. (F: Flc Ggil 13.10.20)

 

 

DOCENTI. RICERCATORI

 

PERIODO TRASCORSO IN MALATTIA O IN QUARANTENA

Alla luce del quadro normativo attuale il periodo trascorso in malattia o in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, è equiparato a ricovero ospedaliero e per tutto il personale universitario (contrattualizzato e non contrattualizzato) dà diritto all’intera retribuzione senza alcuna decurtazione della retribuzione (compreso quella accessoria avente carattere fisso e continuativo). Per il solo personale contrattualizzato, inoltre, tale periodo non si computa per il calcolo del periodo massimo del mantenimento del posto in caso di malattia o infortunio (comporto).

Per i docenti universitari invece, che non hanno questa norma di maggior garanzia nel loro rapporti di lavoro perché non hanno un contratto nazionale, tale periodo si calcola nel periodo di comporto (il periodo di comporto per malattia consiste in un lasso di tempo, in cui il lavoratore pur assente dal lavoro, ha il diritto alla conservazione del proprio posto di lavoro), il quale comunque per tutti i pubblici dipendenti è di 18 mesi negli ultimi tre anni [nei primi 9 mesi con il 100% della retribuzione, nei tre mesi successivi, con il 90%, dal 13° al 18° mese al 50%, mentre solo dal 18° mese in poi non spetta alcunché). (F.te: FlcCgil ott. 2020)

 

ATTIVITÀ DI DOCENZA A TITOLO GRATUITO E STABILIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO. INCOMPATIBILITÀ

Consiglio di Stato, Sez. VI, 30.10.20, n. 6685. L’insegnamento a titolo gratuito presso amministrazioni universitarie va ricondotto nell’ambito di un rapporto dai connotati del servizio onorario di per sé diverso da quello lavorativo, non potendo perciò consolidare alcuna aspettativa qualificata all’assunzione. (F: Oss. Univ. ott. 2020)

 

PROFESSORI E RICERCATORI. ADEGUAMENTO RETRIBUTIVO ANNUALE 2020 SU BASE ISTAT

Visto l'art. 24, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, secondo il quale “gli stipendi,

l'indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori

universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei

Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall'ISTAT, conseguiti nell'anno precedente”, a decorrere dal 1° gennaio 2020 sono incrementati in misura pari all’1,71 per cento. (Decreto PCM MEF 13.12.20)

 

 

DOTTORATO

 

CONVENZIONE TRA CNR E CONFINDUSTRIA PER PROMUOVERE IL DOTTORATO INDUSTRIALE

“Il dottorato industriale rappresenta una delle linee d’intervento previste nel Recovery Fund, sia per innalzare il livello di competenze dei nostri giovani sia per rispondere alla sfida di spostare il sistema della produzione italiana in una dimensione tecnologica superiore. Basti pensare a campi come l’intelligenza artificiale, la robotica, la biomedicina, l’energia, ma anche al mondo dei servizi e delle scienze umani e sociali. Serve un partenariato pubblico-privato che si basi su obiettivi realmente condivisi, rendendo l’attività di ricerca più facilmente trasferibile alle imprese e, allo stesso tempo, ampliando le opportunità lavorative di chi ha completato il proprio percorso formativo. In questo modo verrà anche azzerata quella diaspora di giovani ricercatori che ha sempre rappresentato una grande criticità per il nostro Paese”. Così il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi.

La Convenzione tra CNR e Confindustria, sottoscritta a maggio 2018 e rinnovata a febbraio di quest’anno, ha la finalità strategica di promuovere e attivare i dottorati di ricerca industriali, cofinanziati al 50% da imprese e CNR, sia per lo svolgimento di programmi di formazione dei dipendenti di azienda già impegnati in attività di elevata qualificazione, sia per costruire percorsi di studio specifici per l’orientamento e la crescita professionale dei giovani. Con la Convenzione operativa le Parti si sono impegnate a collaborare per sviluppare percorsi, di durata triennale, di Dottorati industriali di altissimo profilo scientifico e con particolari requisiti di qualità, di innovazione tecnologica, di internazionalizzazione, presso imprese singole o associate che svolgono attività industriali dirette alla produzione di beni o servizi, con la finalità di contribuire all’alta formazione dei giovani mediante la ricerca, favorire la creazione dei “nuovi e migliori posti di lavoro” auspicati dalla Strategia di Lisbona e aumentare il potenziale innovativo delle imprese direttamente coinvolte nel progetto. (F: Libero 14.10.20)

 

 

FINANZIAMENTI. SPESE

 

RICERCATORI E FONDI PER LA RICERCA

Dal 2010 a quest’anno hanno abbandonato l’Italia 30.000 giovani ricercatori che sono stati formati con le tasse degli italiani. L’ultimo rapporto della Commissione Ue ci dice che gli investimenti in ricerca e sviluppo in Italia sono diminuiti del 20% negli ultimi dieci anni. Il 45% dei progetti vinti da italiani sarà finanziato all’estero e non in Italia. Il numero dei ricercatori nel nostro Paese è due volte e mezzo inferiore a quello di Regno Unito, Germania, Francia e addirittura 5 volte inferiore a quelli del Giappone. Evidente che il dato è normalizzato rispetto agli abitanti.

PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) e FIRB (Fondo di Incentivazione alla Ricerca di Base) sono gli strumenti attraverso i quali si finanzia la ricerca pubblica in Italia. Ogni anno sono presentati 6.000 progetti e in media è idoneo uno su cinque. Il finanziamento annuo del PRIN è di €30 mln, i progetti presentati sono 4.500 e circa 300 sono valutati da 3.500 soggetti e 3 funzionari del MIUR. La scelta dei progetti è fatta da 50 persone. Il budget del FIRB è di €20 mln l’anno. È sufficiente un semplice paragone con il finanziamento erogato dall’Agenzia per la Ricerca pubblica in Francia: il finanziamento annuo è di €500 milioni. I soggetti preposti alla valutazione dei progetti sono 10.000 e a decidere quali progetti finanziare è un comitato di 500 componenti. (F: E. Venosi, money 01.12.12.20)

 

PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR)

Il Piano specifica come l’Italia intende spendere i soldi che saranno messi a disposizione del paese dal NEXT GENERATION-EU (NG-EU) nei prossimi sei anni. Il Piano è articolato in sei missioni, a loro volta suddivise al loro interno. In linea con le indicazioni europee, 49 miliardi saranno impiegati per la “digitalizzazione” (di cui 10 per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e 35 per sostenere l’innovazione digitale e l’internazionalizzazione delle imprese), 74 per la “transizione ecologica” (di cui 40 per la riqualificazione degli edifici e 9 per le risorse idriche), 28 per la “mobilità sostenibile” (di cui 24 per l’alta velocità e un piano straordinario di manutenzione stradale), 19 PER “ISTRUZIONE E RICERCA”, 17 per “parità di genere e coesione sociale e territoriale” e (solo) 9 per la sanità, in particolare per l’assistenza di prossimità e la telemedicina. Va anche detto che l’utilizzo dei soldi è solo una parte del Pnrr. Il Piano non è in versione definitiva e richiede anche l’approvazione di numerose riforme legislative che dovrebbero accompagnare l’uso delle risorse e renderlo efficace. (F: lavoce.info 04.12.20)

 

 

LAUREE – DIPLOMI – FORMAZIONE POST LAUREA – OCCUPAZIONE

 

MEDICI. SITUAZIONE BORSE DI STUDIO, CORSI DI FORMAZIONE E CONCORSI

Nel 2019 sono andati in pensione 2.864 MEDICI di medicina generale, ma vi erano solo 1.765 borse di studio, e nel 2020 calano a 1.032 e vi sono da sostituire 3.493 medici in pensione. Il finanziamento per i corsi di formazione triennale è rimasto di 38 mln l'anno come nel 1989. Il concorso per  borse di studio del 2019 si è svolto a fine ottobre 2019; i corsi di formazione dovevano iniziare a marzo 2020, ma a causa della pandemia sono slittati a fine settembre; il concorso 2020 si terrà solo a gennaio 2021.

Dopo la selezione per l’ingresso nelle scuole di specializzazioni (che non è un concorso pubblico) i nuovi 14.980 specializzandi inizieranno i corsi che dopo 4-5 anni li porteranno ad essere cardiologi, neurologi, ginecologi, virologi, ecc. Quest’esercito di medici sarà formato fra 4 0 5 anni, e perciò non potrà essere utile in tempi di pandemia. Il dato di fatto è che i 115 mila medici al lavoro nelle corsie degli ospedali, che già erano insufficienti negli anni scorsi, ora non riescono più a coprire i turni, perciò hanno dovuto richiamare in servizio i pensionati, ed è stata necessaria una definizione di nuove norme per l’emergenza Covid, che consenta già oggi di assumere gli specializzandi cui mancano ancora due anni per terminare gli studi. (CorSera 19.11.20)

 

ACCESSO AL CDL IN MEDICINA e CHIRURGIA

Diffusi quotidiani (ad es. FQ) e sigle sindacali (anni fa anche una ministra dell’IUR) hanno avanzato ricorrentemente la proposta di adottare il “sistema francese” come alternativa al numero chiuso per accedere al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Finalmente (!) sotto una testata giornalistica (ilmetropolitano) si legge di documenti che criticano quel sitema e soprattutto chiariscono che proprio la Francia che lo aveva introdotto lo ha già abbandonato per i danni provocati. (F: ilmetropolitano.it, nov. 2020)

 

NUMERO CHIUSO A MEDICINA. IL CONSIGLIO DI STATO: “È STRETTA ED AUTONOMA COMPETENZA DEL MINISTERO E NON DEL SISTEMA UNIVERSITARIO DI VALUTARE L’ESSENZA E L’EFFICACIA DELL’OFFERTA POTENZIALE ANNO PER ANNO”  

Dal 2017 il Consiglio di Stato stigmatizzava le scelte ministeriali evidenziando “che l’aumento dei posti complessivi nelle Università italiane per detti corsi di laurea (Medicina e Odontoiatria), disposto sia pur a partire dell’a. a. 2019/2020, è indizio serio e non revocabile in dubbio della fondatezza della censura sul sottodimensionamento dei posti fin qui resi disponibili, compresi quelli per cui è causa, cosa, questa, che non smentisce, ma rende l’accesso programmato ai corsi medesimi fondato su numeri dell’offerta formativa, al contempo più realistici in sé ed adeguati ai prevedibili fabbisogni sanitari futuri“. Oggi giunge la sentenza di merito conclusiva dei giudizi con la quale il Consiglio ha più diffusamente esplicitato la propria posizione stigmatizzando, duramente, le scelte del Ministero e lanciando un monito per il futuro del numero chiuso in Italia. A differenza di quanto sin’ora accaduto, il Consiglio di Stato ha ribadito “che è stretta ed autonoma competenza del Ministero e non del sistema universitario di valutare l’essenza e l’efficacia dell’offerta potenziale anno per anno” e non acriticamente recepirlo. Al contrario, stante l’evidente carenza di medici ed il peculiare contesto storico possono “imporsi anche nuove modalità, anche mediante l’innovazione tecnologica, di utilizzazione delle medesime strutture fino a che non venga compromessa l’adeguatezza della formazione“. (F: economysicilia 25.09.20). Commento: Il CdStato non ammette l’autonomia universitaria come autonomia delle singole università nello stabilire l’offerta formativa adeguata alle proprie capacità recettive (PSM).

 

MEDICI. L’IMBUTO FORMATIVO

Negli ultimi 10 anni nei corsi di formazione post-laurea sono stati esclusi 11.652 neolaureati in Medicina. I quali rientrano comunque nei conteggi del numero di medici per cui l’Italia figura avere 4 medici ogni 1000 abitanti sopra la media dell’Unione che è di 3,5. V. grafico. Il numero di contratti di formazione finanziati dal Governo è calato anche rispetto al numero di neolaureati in Medicina. É l’”imbuto formativo”, cioè la differenza tra il totale di laureati e i posti in corsi di formazione (specializzazioni + corsi per medici di famiglia). (F: dataroom@rcs.it 19.11.20)

Perdiamo migliaia di giovani medici formati e laureati nei nostri atenei, ma che sono costretti a proseguire la propria formazione all’estero o a rinunciare alla passione della propria vita causa la carenza di borse studio di specializzazione medica. E’ proprio il suddetto “imbuto formativo”, che impedisce di fatto la formazione specialistica a migliaia di nostri giovani medici, che sono professionisti abilitati, formati dalle università italiane, a cui è reso praticamente impossibile l’esercizio della professione medica. I dati mostrano infatti che in Italia esiste una carenza preoccupante di medici specialisti, che se non si risolve rischia di mandare definitivamente in tilt il nostro sistema sanitario nazionale nel giro di pochi anni. (F: lavocedelpatriota 24.11.20)

 

GIURISPRUDENZA. FORTE AUMENTO DELLE IMMATRICOLAZIONI

Il dato occupazionale peggiore fra tutte le classi di laurea, lo sbarramento arbitrario "a valle" che impedisce di lavorare e, su tutto, la spada di Damocle socio-economica del post Covid. Contro ogni ragionevole previsione, la crisi di giurisprudenza non ha scoraggiato le nuove matricole, che in tutta Italia, nell'annus horribilis 2020, sono tornate all'assalto delle facoltà di Legge. Secondo i primi dati parziali diffusi dalla stampa, l'incremento registrato supera il 30% in tutte le sedi disponibili, con impennate locali che toccano addirittura il 71,7% e il 102% rispetto all'anno precedente. In attesa di conoscere il dato definitivo nazionale, una circostanza è dunque molto chiara: la contrazione degli iscritti dovuta al Covid, attesa e temuta da più parti nei mesi scorsi, non si è verificata. (F: F. Contu, Studio Cataldi 12.11.20)

 

LAUREA IN GIURISPRUDENZA. PROPOSTO IL NUMERO PROGRAMMATO PER LA LAUREA MAGISTRALE

A cinque anni dal conseguimento del titolo, solo il 78,2% dei laureati magistrali risulta occupato; è il dato peggiore fra tutti i gruppi disciplinari. Male anche la retribuzione media e la coerenza del lavoro svolto rispetto agli studi compiuti. La laurea in giurisprudenza presenta ancor oggi enormi potenzialità, ma è illusorio pensare che rimanga sempre uguale, nei contenuti e negli obiettivi formativi, rispetto a quand'era intesa come la laurea omnibus delle "classi dirigenti" del Paese. La convinzione che giurisprudenza "apra tutte le porte”, non ha retto alla prova dei fatti. Occorrerebbe  distinguere più chiaramente il percorso che conduce alle professioni legali (avvocatura, magistratura, notariato), a fronte degli altri percorsi. Le professioni legali esigono un livello elevato di competenze in ambito sostanziale e processuale, accrescimento culturale, ma anche un alto senso della dignità della professione: questo è il modello tradizionale. Accanto alle professioni legali, vi è un mercato molto frastagliato, rispetto al quale l'autonomia degli Atenei dovrebbe riuscire a costruire percorsi vicini alla richiesta di lavoro. Però la formazione che serve per fare l'avvocato ad alti livelli è nettamente differenziata rispetto a quella che viene richiesta, per esempio, per un lavoro gestionale in azienda.

Il mondo delle professioni legali sta conoscendo un periodo di crisi. Negli ultimi trent'anni, l'avvocatura ha visto quintuplicare il numero di professionisti iscritti all'Albo (dai 50.000 del 1988, ai 250.000 del 2018). Per la laurea magistrale il numero programmato è la risposta più seria. E dopo la laurea, occorrerebbe ovviamente ripensare l'accesso alle professioni legali, cominciando proprio dall'avvocatura, che è quella in maggiore crisi. Ma ricordiamoci che i grandi studi legali hanno fatturati in costante crescita! E invece i piccoli studi non reggono le spese. E allora serve il numero programmato e poi un corso di studi molto serio. Al contempo, è chiaro che l'avvocatura va ridotta nei numeri e riportata a giusti livelli di prestigio e di redditività. Il numero programmato è il miglior amico degli studenti che cercano una preparazione seria e che abbiano ambizioni lavorative. Chi non investe nella propria formazione non riceverà nulla in cambio dal mondo del lavoro. Si vorrebbe che l'accesso alla magistratura, al notariato e alla migliore avvocatura fosse davvero alla portata di tutti i laureati in giurisprudenza. (F: dall’intervista di S. Contu al prof. T. Dalla Massara, Studio Cataldi 10.08.20)

 

LAUREA TRIENNALE, UNICA LAUREA RICONOSCIUTA IN QUANTO TALE

Corte di cassazione. Ordinanza 18.09.20 n. 19617 – Il legislatore laddove non ha inteso richiedere in modo espresso un titolo di studi ulteriore e specializzante, ma ha fatto riferimento alla LAUREA o al diploma di laurea ha inteso richiedere il possesso dell’unica “laurea” oggi riconosciuta in quanto tale che è quella c.d. triennale.

 

IL DISEGNO DI LEGGE "DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TITOLI UNIVERSITARI ABILITANTI"

IL DDL ha per oggetto tre tipi di percorsi accademici: in primis le lauree in odontoiatria, farmacia, medicina veterinaria e psicologia, che diventeranno abilitanti all'esercizio della professione. Per quanto riguarda poi le lauree professionalizzanti, l'intervento riguarda i percorsi accademici istituiti su iniziativa delle categorie interessate che si basano su una serie di elementi pratici che permettono una specializzazione già all'interno dei corsi di studio. In sintesi, le nuove classi di laurea ad orientamento professionale  - in professioni tecniche per l'edilizia e il territorio (LP-01), professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali (LP-02), professioni tecniche industriali e dell'informazione (LP-03), istituite dal DM 446/2020  - abiliteranno all'esercizio delle professioni, correlate ai singoli corsi di studio, di geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e perito industriale laureato. Le specifiche modalità di svolgimento, valutazione e certificazione del tirocinio obbligatorio che si dovrà svolgere durante gli studi sono previste nell'ambito della disciplina delle classi e dei regolamenti didattici delle singole università.

L'ultimo intervento riguarda le discipline verso le quali non è ancora stata espressa la volontà di renderle abilitanti: in questi casi ordini e collegi professionali interessati potranno presentare una richiesta per rendere abilitanti gli ulteriori titoli universitari che permettono l'accesso agli esami di abilitazione professionale. (F: Studio Cataldi 14.10.20)

 

PERCHÈ POCHI LAUREATI

I pochi laureati rispetto ad altri Paesi sembrano dipendere essenzialmente da due fattori: i fondi per il diritto allo studio sono ancora ampiamente insufficienti, e manca un canale terziario professionalizzante. Diciamolo: se altrove ci sono molti più laureati è anche perché ci sono percorsi terziari che preparano alle professioni, come le Fachhochschule in Germania. Noi abbiamo solo gli ITS (con circa 9.000 studenti), che però hanno un livello più basso rispetto alle università, le quali hanno pochissimi corsi professionalizzanti. In Italia si laureano relativamente in pochi anche per questo motivo: mancanza di sbocchi professionali e di un buon orientamento. (F: M. Regini, scienzainrete 14.10.20)

 

IL GOVERNO VUOLE RILANCIARE GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI

La prima giornata del 35esimo convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria ha fatto registrare prime risposte, finalmente non solo emergenziali, sul fronte education. Due ministri, Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, hanno parlato espressamente di Its, gli Istituti tecnici superiori, annunciando un loro «rafforzamento», anche grazie ai fondi Ue, assieme a tutta la filiera formativa terziaria professionalizzante, che in Italia è in fase pressoché embrionale (a differenza di altri paesi, Germania in testa)**. E una seconda apertura del governo, anche qui non scontata, verso l'istruzione secondaria tecnico-professionale e soprattutto sulle discipline Stem (Science, technology, engineering and mathematics), dove si punterà, ha detto la ministra dell'Istruzione, su un maggiore «orientamento» a favore degli studenti, già a partire dalle scuole medie, per poi proseguire alle superiori, verso queste discipline che offrono più chance di lavoro. «Ogni anno perdiamo circa 3mila giovani talenti - ha chiosato il vice presidente di Confindustria, Brugnoli -. La

chiamano "fuga dei cervelli", ma è molto di più. Per questo, serve far decollare nuovi strumenti, come i dottorati di ricerca industriali. Assieme al Cnr abbiamo sottoscritto una convenzione, che porteremo avanti. Connettere imprese e università crea il futuro, e alle nuove generazioni abbiamo il dovere di lasciare una visione». (F: C. Tucci, IlSole24Ore 17.10.20)

Per gli Istituti tecnici superiori (ITS) filiera terziaria professionalizzante non accademica, la ministra L. Azzolina ha chiesto 2 miliardi in ambito Recovery Fund per aumentare del 50% fino al 2025 il n. ro di diplomati ITS e del 150% il n. ro degli iscritti, in stretto raccordo con il fabbisogno di profili di elevata specializzazione tecnica. (F: IlSole24Ore Scuola24 22.10.20)

** Fachhochschule, spesso abbreviato semplicemente in Hochscule - in italiano: scuola universitaria professionale (SUP); in francese: Haute école spécialisée; in inglese: University of Applied Sciences (UAS) – è un'istituzione di educazione terziaria, specializzata nell'insegnamento di competenze professionali e con un forte orientamento pratico. Il sistema delle Fachhochschule è stato creato in Germania e poi applicato anche in Austria, Olanda, Liechtenstein, Svizzera, Cipro e Grecia.

 

TARDIVA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA PER L’AMMISSIONE ALLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE

Con due sentenze del 9 ottobre 2020, nn. 10283 e 10285, il TAR del Lazio ha precisato che, in caso di tardiva presentazione della domanda per l’ammissione alle Scuole di Specializzazione di Area sanitaria per l’A.A. 2019/2020, il ricorrente non può lamentare l’eccessiva brevità del termine fissato per la procedura di iscrizione on line alla selezione preliminare, in quanto non si rinviene nell’ordinamento alcun principio generale secondo cui il termine per la presentazione della domanda per un concorso pubblico può considerarsi adeguato, sufficiente e congruo allorquando sia pari a 30 giorni, esteso a 45 giorni, in tutte le ipotesi in cui il bando sia stato pubblicato in prossimità di un periodo festivo.

Nel caso di specie, il TAR ha ritenuto non potesse essere invocato nemmeno quanto disposto dall’art. 4 D.P.R. 487/1994, che fissa il termine di trenta giorni per presentare domanda di partecipazione ai concorsi pubblici, dal momento che la selezione per l’ingresso nelle scuole di specializzazioni per i medici non è un concorso pubblico.

 

 

RECLUTAMENTO

 

RECLUTAMENTO. PUNTI ORGANICO IN DISCUSSIONE

In queste riflessioni su Roars, G. Viesti tocca un tema specifico: quello dei criteri di definizione e di allocazione dei “punti organico” fra le università. Le riduzioni dell’investimento pubblico nell’università sono state molto selettive tra sedi, grazie ai nuovi criteri di definizione del Fondo di Finanziamento Ordinario. Lo stesso è avvenuto per i “punti organico”: puoi aumentare il costo del personale se sei in grado di pagartelo. Apparentemente un criterio che fila. Ma ci sono non pochi problemi. Si noti subito che con le dinamiche di riduzione selettiva su base territoriale del FFO in corso già dal 2008, l’indicatore era già peggiorato (ed è ulteriormente peggiorato negli anni successivi) per gli atenei delle aree più deboli del Paese: a fronte di costi incomprimibili per il personale che resta in servizio per decenni, si erano ridotti i finanziamenti pubblici, peggiorando il valore dell’indicatore e quindi le possibilità di nuove assunzioni. Ma quello che rileva molto è che tale indicatore considera nelle entrate degli atenei anche il gettito delle tasse degli studenti. Esso assume un valore positivo: chi incassa più tasse dagli studenti “merita” maggiori possibilità di turn-over. Insomma, il criterio ha premiato gli atenei che sono insediati nelle città più ricche; che hanno studenti provenienti dalle famiglie più abbienti, che aumentano maggiormente la tassazione.

Questa politica non ha determinato una correzione una tantum nei flussi di entrata di nuovo personale universitario, in connessione con le politiche di austerità; eventualmente anche per correggere gli “eccessi” di reclutamento. Essa determina – insieme e in combinazione con le regole di attribuzione del FFO – una frattura strutturale nel sistema. Alcune sedi universitarie, tutte al Nord, hanno permanentemente un maggiore turn-over, e la conseguente possibilità di ricostituire quantitativamente, rinnovare e poi far crescere scientificamente il proprio corpo docente. I punti organico sono stati prevalentemente utilizzati per progressioni di carriera; in misura minore ma crescente, per l’immissione di nuovo personale.

Un Decreto del MUR assegna a tutti gli atenei i PUNTI ORGANICO (vedi ultima colonna della Tabella).

Nel 2020 16/22 atenei al Nord sono sopra il 100%, cioè hanno possibilità di reclutamento maggiore dei pensionamenti; mentre ciò accade solo per 4/15 atenei al Centro e per 6/23 al Sud. (F: G. Viesti, Roars 07.10.20)

 

 

 

RICERCA (1)

 

SISTEMA SCIENTIFICO PARCELLIZZATO NELL'ORGANIZZAZIONE E CENTRALIZZATO NELLA GESTIONE

Il nostro sistema scientifico è pesantemente parcellizzato nell'organizzazione e centralizzato nella gestione: il sapere è diviso in 14 macro aree (più del doppio del sistema britannico, più del triplo del sistema tedesco), suddivise poi a loro volta in ben 383 settori scientifico-disciplinari (SSD) a volte super-specializzati.

Come si può allineare il sistema italiano a quelli anglosassone e tedesco? Più facile da dire che da fare. Ma gli autori dell’articolo sostengono che paradossalmente abbiamo una soluzione già pronta: utilizzare i settori del Consiglio delle Ricerche Europeo (ERC). L'Erc ha solo tre grandi settori (scienze fisiche e ingegneristiche, scienze della vita, scienze sociali e umanistiche), a loro volta suddivisi in 27 panel, la cui composizione viene periodicamente, ma parsimoniosamente, rivista. A questa struttura affianca una spinta a finanziare progetti che uniscono più panel. I panel ERC sono già stati parzialmente utilizzati in Italia per la valutazione dei progetti di ricerca. “Adottiamo i panel ERC al posto dei settori SSD per l'intero sistema universitario, per la ricerca come per la didattica”. L’auspicabile maggiore investimento, sostengono gli autori, va collegato a una radicale semplificazione del sistema, riducendo i settori e i vincoli ad essi associati nella costruzione dei corsi di laurea e delle carriere dei ricercatori.

(F:  F. C. Billari e C. Verona, CorSera 02.11.20) 

 

IL MOTORE PRINCIPALE DELLA CRESCITA DELLA PRODUTTIVITÀ È L’INNOVAZIONE CUI CONTRIBUISCE LA RICERCA DI BASE

L’Italia ha sempre investito poco in R&S (meno dell’1,5% del PIL tra pubblico e privato, contro il 2–3% di Paesi quali Francia, Germania e Stati Uniti). Stato e imprese investono troppo poco in questo campo, con conseguenze negative di lungo periodo sulla produttività e sulla crescita. Il motore principale della crescita della produttività è l’innovazione, che rende disponibili prodotti migliori e processi produttivi più efficienti. L’innovazione è un fenomeno complesso, tuttavia per innovare sono senza dubbio necessarie risorse e conoscenze. Le risorse destinate all’accumulazione di conoscenza sono la spesa in ricerca e sviluppo (R&S) e provengono dallo Stato, che generalmente finanzia la ricerca di base e quella applicata, e dalle imprese, che si concentrano maggiormente sullo sviluppo sperimentale, ovvero l’introduzione sul mercato delle innovazioni. In pratica la distinzione non è così netta, inoltre, queste fasi sono spesso interdipendenti: la ricerca di base fornisce conoscenze fondamentali per le altre fasi, ogni scoperta apre nuove strade per il progresso scientifico e tecnologico e le persone impegnate in uno di questi ambiti hanno un’elevata propensione a contribuire anche negli altri. (F: C. Cottarelli e G. Gottardo, La Repubbllica 14.10.20)

 

THE ANNUAL G20 SCORECARD – RESEARCH PERFORMANCE 2019

ITALIA. Summary of research footprint (see grafic below)

Citation impact is relatively good in all areas, but output is only just above G20 median, which is surprising for a G7 research economy. The Impact Profile shows that average performance is boosted by international collaboration, which accounts for 55% of total output. Productivity figures (per GERD and per researcher) are well above average, so output is not constrained by consistently low investment.

(F: Understanding the G20 scorecards https://clarivate.com/webofsciencegroup/wp-content/uploads/sites/2/dlm_uploads/2019/07/WS_G20-GRR_4.pdf )

 

  

 

PROGRAMMA D’INVESTIMENTI NEXT GENERATION EU

La notizia del Nobel per la chimica assegnato a Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna per aver sviluppato il metodo di «taglia e cuci» di precisione del Dna (Crispr/Cas9) ci ricorda come le scoperte più dirompenti, in grado di aprire inaspettati avanzamenti conoscitivi e, di conseguenza, tecnologici ed economici, sono spesso frutto di studi negli ambiti di ricerca più inaspettati.

Il metodo premiato dal Nobel, che ha rivoluzionato l'ingegneria genetica, infatti, è arrivato dopo decenni di ricerca di base. E questa la grandezza della ricerca di base: è libera, nasce da un'idea mai pensata prima, spesso basata su una osservazione inattesa, che cresce insieme alla passione, fino a immaginare un obiettivo per poi sviluppare la strada per raggiungerlo.

Sul CorSera del 1° ottobre autorevoli studiosi italiani, con una lettera aperta al presidente del Consiglio, hanno rappresentato la necessità di utilizzare una parte significativa delle risorse previste dal Piano europeo di ripresa e resilienza per incrementare in maniera sostanziale investimenti in ricerca nel nostro Paese. E’ di certo questa la strada da seguire. Molti studi indicano che l'istruzione e la ricerca (tutta la filiera) rappresentano leve oggettive di sviluppo con ritorni anche economici di prima grandezza. Ecco perché l'investimento pubblico e privato in settori strategici è la migliore garanzia di un futuro sostenibile per le nuove generazioni. Sarebbe necessario cogliere al meglio l'opportunità del programma di investimenti Next generation Eu, di cui il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) è la prima declinazione nazionale, per accelerare la transizione verso un'economia della conoscenza costruita sul talento delle nuove generazioni cui è dedicato, fin dal nome, lo strumento voluto dalla Commissione europea. (F: E. Cattaneo, M. Monti, CorSera 08.10.20)

 

SOSTENERE LA RICERCA AL DI LÀ DELLE IDEOLOGIE E CONTRO OGNI TENTATIVO DI CRIMINALIZZAZIONE

Sostenere la ricerca scientifica al di là delle ideologie: è l'appello lanciato dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, commentando una lettera di ricercatori e docenti di tutta Italia sulla decisione che il Consiglio di Stato dovrà prendere sul progetto italiano LightUp, vincitore di un grant Erc della Commissione europea, ma finito nel mirino delle associazioni animaliste perché prevede una fase di sperimentazione su macachi. "Se davvero in Italia si vuole rilanciare e supportare la ricerca scientifica, non si possono abbandonare gli studiosi agli attacchi ideologici, alle violenze e alle minacce di chi vorrebbe impedirne il lavoro", sottolinea. "Non posso che condividere - continua - le ragioni espresse nella lettera per chiedere che le istituzioni si facciano parte attiva nel tutelare la ricerca, il suo metodo e il valore conoscitivo contro ogni tentativo di criminalizzazione". Le attività dei ricercatori del progetto LightUp, condotto presso le Università di Torino e Parma, sono "pienamente autorizzate da tutte le istituzioni scientifiche nazionali e internazionali preposte, hanno subito già una sospensione in via cautelare dal Consiglio di Stato, poi annullata in sede di merito dal Tar, che ha ritenuto le motivazioni dello stop generiche e prive di fondamento". La decisione che dovrà prendere il Consiglio di Stato, "non riguarda solo i colleghi di Parma e Torino, ma tutti i ricercatori italiani - aggiunge Cattaneo - la libertà stessa di ricerca nel nostro Paese e l'impegno etico a perseguire finalità di studio che diano speranza a chi soffre di malattie per cui ad oggi non esiste trattamento. (F: La Repubblica 09.10.209)

 

DONNE, FRA SCIENZIATE E INGEGNERI

In un rapporto di Eurostat tra il 2018 e il 2019 l'Italia è al 23°posto nei Paesi europei con il 34% circa di donne, fra scienziate e ingegneri, in relazione alla % di uomini del 66%. La media Ue è del 41%. Su 32 Stati, solo in 4 di questi le donne li superano avendo la medesima qualifica: Lituania (57%), Bulgaria e Lettonia (52%), Danimarca (51%). (F: Eurostat ott. 2020)

 

RILEVANZA SCIENTIFICA DEGLI ISTITUTI DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO (IRCCS)

Gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS, 21 strutture pubbliche e 30 private in convenzione) sono enti a rilevanza nazionale che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta specialità.

Dei 51 IRCCS, almeno 17 hanno una produttività scientifica (v. grafico) irrilevante e un’attività clinica scarsa, altrettanti non ricevono nessun finanziamento Ue, 4 non hanno pazienti reclutati in sperimentazioni cliniche. I finanziamenti sono distribuiti in modo proporzionale sulla base dei risultati ottenuti nella disciplina per cui è stato conferito il titolo, ma l'enorme frammentazione alla fine penalizza chi ha tutti i numeri per crescere in eccellenza e completare la ricerca a lungo termine. In altre parole: va a discapito dei nostri cervelli migliori, sulla cui formazione abbiamo investito risorse e che, alla fine, per mancanza di prospettiva, sono costretti a partire e ad avvalersi altrove delle competenze acquisite. (F: M. Gabanelli, CorSera 16.10.20).

Segue grafico con la rilevanza scientifica delle pubblicazioni degli IRCCS.

 

 

PREMIO NOBEL PER L’EDITING GENETICO A DUE SCIENZIATE

Alla microbiologa Emmanuelle Charpentier che dirige l’unità per la scienza dei patogeni all’Istituto Max Planck di Berlino e alla chimica Jennifer Doudna che insegna alla Berkeley University assegnato il NOBEL per lo sviluppo della tecnica di editing genetico che usa la proteina batterica Cas9 (l’acronimo completo è CRISPR/Cas9).

 

 

RICERCA (2). VALUTAZIONE DELLA RICERCA

 

SU ONE HEALTH E SULLA VIROLOGIA LA COMPETENZA VA VALUTATA IN BASE AL CURRICULUM E NON SOLO IN BASE ALLA LAUREA 

Il Giornale del 27.11.20 (Covid, Bassetti stronca la Capua: "Veterinaria confusa sui vaccini") così titola l’articolo dove si vorrebbe squalificare da parte del prof. Bassetti la competenza di Ilaria Capua, sul Sars-CoV-2 e sui vaccini, in quanto “veterinaria”. Ma il prof. Bassetti ignora inopinatamente che Ilaria Capua non è solo Medico Veterinario ma è anche PhD, è stata capodipartimento di virologia, inoltre ha un eccellente CV (https://tinyurl.com/yxk76c47) che comprende anche l’insegnamento, ed attualmente è Preeminent Professor, Director of the One Health Center of Excellence for Research and Training, University of Florida, USA. (PSM)

 

BANDO VQR 2015-19 MODIFICATO

Rinnovato il Cronoprogramma (art. 11) con conferimento dei “prodotti della ricerca” da parte degli Atenei tra il 27.02 e il 23.04.21, “Pubblicazione dei risultati delle valutazioni” entro il 15.03.22, modifiche agli art. 6 e 7 che disciplinano conferimento dei prodotti e valutazione degli stessi. Si veda per ulteriori dettagli > https://tinyurl.com/y6b3mqqa .

 

AGGIORNAMENTO DELLE LISTE DI RIVISTE SCIENTIFICHE E DI CLASSE A

L’ANVUR ha pubblicato il 9.11. 20 un aggiornamento delle Liste di riviste scientifiche e di classe A, per i settori concorsuali non bibliometrici, valide ai fini della valutazione dei candidati che presentano domanda di abilitazione nel corso del VI quadrimestre dell’ASN 2018-2020.

L’aggiornamento prevede la classificazione di nuove riviste valutate positivamente a seguito di controdeduzioni per le istanze presentate entro il 23 giugno 2019 e le integrazioni di codici ISSN riferiti a riviste già classificate in precedenza, la cui inclusione è stata approvata dal Consiglio Direttivo dell’Agenzia il 24 settembre e il 28 ottobre 2020. (F: Oss. univ. )

 

VALUTAZIONE DELL’ORIGINALITÀ DELLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E METODOLOGIA DI ANALISI PER LE PUBBLICAZIONI

Il TAR Lazio, con sent. n. 12119 19.11.20, afferma che il mancato riconoscimento dell’ASN a professore ordinario non può essere giustificato solo da una “penalizzazione” delle pubblicazioni sotto l’aspetto dell’originalità del metodo d’analisi utilizzato, ma è necessario che il giudizio negativo sia congruamente motivato. Secondo il giudicante, infatti, stante la natura ampiamente discrezionale del giudizio della Commissione, specie per quanto concerne la qualità delle pubblicazioni da valutare sulla base dell’originalità, del rigore metodologico e del carattere innovativo delle stesse e la loro rilevanza all’interno del settore concorsuale. In caso contrario, la motivazione risulterebbe del tutto apodittica e non consentirebbe di valutarne l’intrinseca logicità. In sostanza la Commissione avrebbe dovuto valutare l’originalità delle pubblicazioni scientifiche senza presumere la mancanza della stessa solo sulla base del metodo di analisi utilizzato dal ricorrente. (F: Osserv. Univ. 23.11.20)

 

 

SISTEMA UNIVERSITARIO

 

DAL CUN UNA RACCOMANDAZIONE SUL DECRETO CHE CONSENTIREBBE AGLI ATENEI DI SPERIMENTARE PROPRI MODELLI FUNZIONALI E ORGANIZZATIVI

In data 8 ottobre 2020, il CUN ha formulato una raccomandazione sul decreto semplificazioni. In particolare, il CUN ha preso atto della modifica introdotta dall’art. 19, comma 1, lettera a), del D.L. 76, 16 luglio 2020, come convertito dalla L. 120, 11 settembre 2020, con la quale si consentirebbe ad Atenei con “stabilità e sostenibilità di bilancio e con risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca” di “sperimentare propri modelli funzionali e organizzativi”; il CUN ha osservato che tale modifica introdurrebbe un principio di forte cesura nel sistema universitario e ha raccomandato che nella stesura del decreto previsto dal summenzionato articolo venga considerato il giusto equilibrio fra il principio dell’autonomia e la tenuta del sistema universitario. (F: Osserv. univ. 22.11.20)

 

 

STUDENTI

 

NUMERO CHIUSO. BREVE STORIA DEL TEST D’AMMISSIONE AI CORSI DI LAUREA

In alcune facoltà (o dipartimenti) i corsi di laurea prevedono un test d’ammissione. Si tratta delle cosiddette lauree ad accesso programmato che, a livello nazionale, riguardano Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Professioni Sanitarie, Architettura e Formazione primaria. La storia del numero chiuso ha origini remote, infatti risale ai primi del ‘900. Fino al 1923, ad esempio, la Facoltà di Medicina poteva essere frequentata soltanto da diplomati in materie classiche. A partire da quell’anno, l’accesso venne consentito anche a chi aveva frequentato il liceo scientifico. Il vero cambiamento radicale arrivò nel 1969, quando fu data possibilità a tutti i diplomati di poter accedere senza alcun tipo di limite. Questo portò ovviamente ad un numero maggiore di medici rispetto alla reale richiesta di personale, creando un danno ingente e portando ad un aumento considerevole della disoccupazione. Fu solo nel 1987 che con Decreto Ministeriale, venne introdotto il test di ingresso per quasi tutte le materie scientifiche, proprio per limitare il numero di laureati e soprattutto per effettuare una selezione in base alla qualità delle conoscenze di ogni candidato. Il numero programmato nazionale a livello nazionale è stato introdotto per la prima volta con la Legge 264/99, attualmente in vigore, del Ministro Zecchino, a seguito della sentenza numero 383/98 della Corte Costituzionale che richiedeva la valutazione delle modalità di accesso al mondo universitario. La nuova legge e il numero chiuso erano giustificati da due direttive della comunità europea, nello specifico la direttiva 78/687/CEE e 93/16/CEE, che riguardavano rispettivamente le figure professionali degli odontoiatri e dei medici, le quali richiedevano un sistema di formazione che garantisse alti standard. La legge 264/99 sanciva il numero chiuso per le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria e Formazione primaria. I posti disponibili dovevano essere definiti in base: ai posti nelle aule, attrezzature e laboratori scientifici; personale docente, personale tecnico; servizi di assistenza e tutorato; al numero di tirocini attuabili e dei posti disponibili nei laboratori e nelle aule attrezzate per le attività pratiche; alle modalità di partecipazione degli studenti alle attività formative obbligatorie.

Per leggere di più https://tinyurl.com/y56a4gon (F: M. Bartolucci, unidformazione.com 03.12.20)

 

12 UNIVERSITÀ PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA DELLA LEGALITÀ E DI UNA COSCIENZA CIVILE ANTIMAFIOSA

Video inchieste sulle infiltrazioni mafiose e sui traffici illeciti di rifiuti, seminari, mostre, visite guidate nei musei, una “passeggiata della legalità”, manifestazioni sportive, convegni, incontri formativi con minori detenuti: sono alcuni dei 14 progetti presentati dagli studenti dei 12 Atenei italiani che hanno aderito alla 4ta edizione de “Le Università per la Legalità”, iniziativa organizzata dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dalla Fondazione Giovanni Falcone, d’intesa con il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). La manifestazione si è svolta da remoto ed è stata trasmessa sulla piattaforma Teams e in streaming sulla pagina Fb dell’Università degli Studi di Milano, ateneo capofila della manifestazione. Il tema scelto per questa edizione di due giorni è stato “La cultura e il sapere: l’attualità del pensiero e del lavoro di Giovanni Falcone”. L’iniziativa, lanciata nel 2016 in occasione delle commemorazioni delle stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli agenti delle scorte, nasce con lo scopo di coinvolgere gli atenei italiani nel progetto di costruzione e diffusione della cultura della legalità e di una coscienza civile antimafiosa. (F: ItalPress 26.11.20)

 

LE IMMATRICOLAZIONI ALL’UNIVERSITÀ SALGONO PER IL SESTO ANNO CONSECUTIVO

Le immatricolazioni all’università italiana salgono per il sesto anno consecutivo. E salgono in una stagione, l’Anno accademico 2020-2021, difficile per ragioni cliniche e l’impoverimento che ne è derivato. Contro le paure, e alcune proiezioni estive che vaticinavano una caduta del 20 per cento, gli iscritti al primo anno dei corsi di laurea triennali e a ciclo unico – registrati il primo novembre scorso - sono stati 373.261. Sono 24.635 matricole in più di un anno fa, con una crescita del 7,6 per cento: le serie storiche offerte dal ministero dell’Università e della ricerca dicono che siamo tornati ai livelli di inizio millennio. L’incremento maggiore avviene al Sud, con ottomila nuovi studenti. La crescita è lievemente superiore allo stesso Settentrione. Le regioni che vedono l’aumento più consistente sono l’Umbria (+22 per cento) e la Sicilia (+18,8 per cento). La lettura della crescita sorprendente è questa. Una letteratura della bontà economica dell’investimento universitario, consolidata dagli studi AlmaLaurea, è ormai patrimonio acquisito della parte più consapevole delle famiglie italiane. Non è un caso che la crescita delle matricole sia tale dalla fine della crisi 2008-2014 ad oggi (nella stagione 2013-2014 si era toccato il pavimento storico di 252.000 iscritti al primo anno). Poi c’è stato l’impegno del ministero, che con 1,4 miliardi di in decreto Rilancio ha elevato la “no tax area” riducendo o annullando le tasse universitarie alla metà del corpo studenti e ha aumentato le borse di studio per 300 milioni totali. (F: C. Zunino, La Repubblica 22.11.20)

 

ABOLIRE LE TASSE UNIVERSITARIE PER CONTRASTARE GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA SULLE ISCRIZIONI

La pandemia rischia di infliggere un grave colpo più che alle università alle giovani generazioni. Come hanno efficacemente argomentato D. Cersosimo e F. Cimatti (https://tinyurl.com/y4dvvnuk ) gli studi universitari sono costosi e in uno sfondo di impoverimento il rischio che una leva di potenziali studenti sia costretta a rinunciare a tali studi è elevato. Con l’effetto di ridurre ancor di più la percentuale di laureati, che in Italia è anch’essa più bassa che nella stragrande maggioranza dei paesi europei. Il rimedio suggerito da Cersosimo e Cimatti è universalistico: abolire le tasse universitarie. Sarebbe un sollievo per i giovani, per le famiglie e per le stesse università. (F: Roars 12.10.20)

 

IL RECOVERY FUND PER ALLARGARE L’ACCESSO AGLI STUDI UNIVERSITARI

Utilizzare parte del Recovery Fund per allargare l’accesso agli studi universitari, abolendo le tasse e investendo sulla edilizia abitativa e su altri strumenti di supporto per gli studenti bisognosi, pare proprio un obiettivo di grande respiro europeo. Si tratterebbe non solo di una rivoluzione culturale nel rapporto tra società e università pubblica, ma anche di una occasione storica per equilibrare meglio la bilancia dei diritti e dei doveri degli studenti. Certo, già ora c’è un regime articolato di tassazione e sono già moltissimi gli studenti che accedono agli studi universitari pagando poco o nulla. Ma il nostro è anche un Paese in cui evasione ed elusione fiscale sono enormi, il che vuol dire che chi paga le tasse universitarie lo fa anche per chi evade il fisco. L’eliminazione delle tasse universitarie, oltre a raggiungere l’obiettivo primario di attrarre molti più studenti da situazioni disagiate, risolverebbe alla radice anche questa profonda ingiustizia sociale.

(F: D. Braga. IlSole24Ore 23.10.20)

 

PROCTORING PER IL CONTROLLO ONLINE DEGLI STUDENTI

Con la diffusione massiva della didattica a distanza è nata l’esigenza di individuare nuovi modi per testare l’effettivo rendimento degli studenti. L’uso delle tecnologie proctoring è sempre più comune per controllare che gli studenti non barino a esami o interrogazioni fatte online. Proctoring è una nuova gamma di strumenti, basati su intelligenza artificiale, che consente di controllare il dispositivo dello studente e di acquisire tutto un set di dati che permettono all’algoritmo di decretare se il ragazzo sta copiando oppure no. Proctoring e Respondus sono tra i software più comuni. Anche in Italia si sta sviluppando velocemente l’utilizzo di tali sistemi. Tra le altre anche l’Università degli Studi di Milano e il Politecnico di Torino si sono dotati di software di proctoring per meglio gestire le interrogazioni a distanza. (F: agenzia digitale 25.11.20)

 

 

VARIE

 

LE COMPETENZE SULL’ISTRUZIONE NELLA LEGISLAZIONE CONCORRENTE

Nelle materie di legislazione concorrente – dice l’articolo 117 Cost. – spetta allo Stato legiferare sui principi fondamentali, e alle Regioni definire le regole. E così per la scuola (tranne la formazione professionale, tutta sotto le Regioni). Al potere centrale spettano in esclusiva le norme sugli ordinamenti didattici, i programmi e i titoli di studio, la funzione dei docenti e dei dirigenti scolastici, gli ambiti dell’autonomia delle scuole, la scuola paritaria. Alle Regioni l’organizzazione della rete scolastica e la distribuzione del personale. Ma non fino al punto di selezionarlo a proprio piacimento. Con la sentenza 76 del 2013 la Consulta ha infatti bocciato una legge della Regione Lombardia che prevedeva che ogni scuola potesse organizzare concorsi per reclutare supplenti annuali. Il titolo V le tratta tutte le Regioni allo stesso modo, ma la realtà è che alcune hanno dimostrato di sapersi organizzare meglio dello Stato, mentre altre non sono all’altezza neppure di una minima autonomia perché troppo bassa è la qualità della classe dirigente e troppo alta la diffusione della criminalità organizzata. (F: M. Gabanelli e E. Marro, CorSera 13.12.20)

 

 

PENSIONI: QUOTA 100 UNA SPESA PROIBITIVA PER L’ITALIA

Quanto successo quest’anno conferma che Quota 100 è stata una misura che il nostro Paese non può economicamente permettersi. Una misura che tra l’altro è stata bocciata recentemente dalla Corte dei Conti, visti i dubbi riguardo alla sostenibilità della spesa nel lungo periodo e gli effetti che sull’adeguatezza delle prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente.

E se dubbi c’erano già prima con una situazione economica che non destava particolari preoccupazioni, figuriamoci adesso che in un solo anno lo scoppio della pandemia ha comportato un arretramento dell’economia nazionale di quasi dieci punti, una situazione che avrà conseguenze non solo sulla curva socio-sanitaria ma anche di quella pensionistica. (F: Money 26.09.20)

 

GRUPPO DI LAVORO MUR-MiBACT

Il CUN ha approvato un testo indirizzato al Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi e al  Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini con il quale, considerata la necessità di una fase istruttoria per favorire rapporti di collaborazione sulla ricerca e sulla formazione fra il sistema universitario e quello dei beni culturali, raccomanda la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto MUR-MiBACT per lo sviluppo di un quadro normativo su temi di comune interesse, quali le Scuole di Specializzazione, i Dottorati di Ricerca, i Tirocini e le Soprintendenze, che oggi richiedono interventi multipli e organici per superare disarmonie, squilibri, contraddizioni e colmare palesi lacune. (F: CUN 06.10.20)

 

INDAGINE NAZIONALE SULLA MOBILITÀ CASA-UNIVERSITÀ AL TEMPO DELLA COVID-19

L’analisi, intitolata “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo della Covid-19” - lanciata a luglio - ha raccolto le testimonianze di ben 85.000 persone tra studenti (79%), docenti (11%) e personale amministrativo (9,6%) appartenenti a 44 università di tutta Italia. E le risposte analizzate confermano che la percezione della pericolosità del virus è avvertita in modo omogeneo in tutto il Paese, condizionando la vita d'ateneo: il 66% risulta, infatti, propenso a recarsi fisicamente in facoltà, per motivi di studio o di lavoro, solo qualora il rischio di contagiarsi rimanga a livelli minimi. In caso contrario, il 61% degli intervistati si recherebbe in sede solo per motivi realmente urgenti e necessari. (F: tgcom24 17.10.20)

 

NECESSARIA UNA TRASPARENTE ALLEANZA TRA SCIENZA E POLITICA

La commissione Covid-19 dell’Accademia dei Lincei, a giugno in un documento riteneva che ”superata la fase acuta dell’epidemia, fosse giunto il momento, per le istituzioni sanitarie regionali, l’Iss e la Protezione Civile di pianificare una condivisione dei dati concertata con la comunità scientifica”. Niente è stato fatto in quella direzione e le amare conclusioni dell’Accademia dei Lincei sono ancora di grande attualità: ″In assenza di trasparenza, ogni conclusione diviene contestabile sul piano scientifico e, quindi, anche sul piano politico. Solo con la trasparente alleanza tra scienza e politica possiamo affrontare efficientemente la convivenza con il coronavirus e prevenire una possibile risorgenza della Covid-19 o gestire l’emersione di future, possibili, altre epidemie”. (F: uffingtonpost ott. 2020)

 

LE RIVISTE NATURE E SCIENCE CONTRO D. TRUMP

La rivista inglese Nature ha pubblicato nelle scorse settimane una cronistoria mese dopo mese nel corso del presente mandato di «Come Trump ha danneggiato la scienza». E di come occorreranno decenni per ricostruire tutto quanto è stato distrutto. Nell’articolo di Nature firmato da Jeff Tollefson si sottolinea come il presidente americano uscente abbia ostacolato gli sforzi per contrastare la pandemia, fatti passi indietro in termini sia di politica sanitaria sia di politica ambientale, minato alla base l’attività di ricerca e le istituzioni scientifiche

Anche più clamorosa è la presa di posizione di Science, che appartiene all’American Association for the Advancement of Science, proprio perché è una rivista statunitense. Nel corso del 2020 Science ha pubblicato una dozzina di editoriali di esplicito attacco alle decisioni di Trump in merito alla gestione della pandemia da coronavirus. Ma il 18 settembre scorso il suo direttore, Holden Thorp, ha firmato un nuovo editoriale in cui ha attaccato esplicitamente il presidente dal titolo eloquente: «Trump ha mentito sulla scienza». (F; P. Greco, IlBo 29.10.20)

 

IN AUMENTO IL NUMERO DI BREVETTI NELLE UNIVERSITÀ

Con l’introduzione del tribunale dei brevetti e l’affermarsi di un ambiente legale favorevole alla tutela della proprietà intellettuale, le università hanno promosso la creazione e lo sfruttamento di brevetti attraverso l’istituzione di uffici di trasferimento tecnologico (Tto) che hanno incoraggiato la formazione di spin-off accademiche (Aso), imprese create al fine di commercializzare i frutti derivanti dalla ricerca universitaria. Di conseguenza, il numero di brevetti nelle università è cresciuto rapidamente. (F: lavoce.info, nov. 2020)

IL TAR HA GIURISDIZIONE SULLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

Il TAR Lazio con sent. n. 12361 23.11.20, emanata ai sensi dell’art. 60 c.p.a., ha affermato la propria giurisdizione a decidere in ordine ai provvedimenti della Pontificia Università Lateranense (P.U.L.) sull’insegnamento universitario, trattandosi d’ipotesi riconducibili al disposto dell’art. 16 L. 20/05/1985, n. 222 ove si dispone che “Agli effetti delle leggi civili si considerano … b) attività diverse da quelle di religione o di culto quelle di assistenza e beneficienza, istruzione, educazione e cultura e, in ogni caso, le attività commerciali o a scopo di lucro”. Ciò anche alla luce di un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (ex multis, Cass. civ., SS.UU., Ord., 18/09/2017, n. 21541) che, sullo specifico punto, avevano già statuito che “La Pontificia Università Lateranense rientra tra gli istituti ecclesiastici di educazione ed istruzione e, come tale, non è un soggetto sovrano internazionale (o un suo organo), né è annoverabile tra gli «enti centrali della Chiesa cattolica», esentati da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano. (F: Oss. Univ. 27.11.20)

 

 

UNIVERSITÀ IN ITALIA

 

UNIBO. 6° POSTO MONDIALE NEL THE HIGHER EDUCATION IMPACT RANKING 2020

L’università di Bologna ha fatto propri i principi dello sviluppo sostenibile integrandoli in tutti i suoi processi istituzionali, nei piani e nei documenti che scandiscono l’attività di gestione dell’Ateneo. Il forte impegno quest'anno la ha collocata al sesto posto mondiale nella classifica Times Higher Education Impact Ranking 2020.

 

UNIBO. LE NUOVE ISCRIZIONI AUMENTANO IN TUTTI I CICLI DI STUDIO E TUTTI I CAMPUS

Crescono del 9% le immatricolazioni all’Università di Bologna. Le nuove iscrizioni aumentano in tutti i cicli di studio: +3,6% per le lauree triennali, +16,8% per le lauree magistrali, +11,5% per le lauree magistrali a ciclo unico. E la crescita interessa tutti i Campus. Per la prima volta, gli studenti che arrivano da fuori Regione e dall’estero (sono il 50,6% del totale a fronte del 48,7% dello scorso anno) superano quelli provenienti dall’Emilia-Romagna. L’aumento degli immatricolati va in parallelo anche con la crescita degli studenti dell’UniBo che usufruiscono di una riduzione o dell’esonero totale delle tasse di iscrizione. Guardando al totale degli iscritti, saranno quest’anno 51.750 gli studenti ad avere accesso a queste agevolazioni (pari al 61% del totale degli iscritti), con una crescita che segna +4% rispetto all'anno scorso. (F: magazine.unibo.it 14.12.20)

 

UniMiB NELLA CLASSIFICA ITALY'S BEST EMPLOYERS 2021

L'Università di Milano-Bicocca si è piazzata all'8° posto nella classifica generale dei migliori posti in cui lavorare in Italia, su oltre 400 imprese di tutti settori, e nel gradino più alto del podio nella graduatoria "Educazione e ricerca". Lo indica la classifica Italy's Best employers 2021, pubblicata i sul settimanale "L'Economia" del "Corriere della Sera", risultato di un sondaggio condotto nei mesi dell'estate 2020 da Statista, una piattaforma digitale tedesca per l'elaborazione dati, che - come si apprende dal dorso economico del quotidiano di Via Solferino - ha ricevuto oltre 650mila risposte da parte dei dipendenti contattati attraverso un Online Access Panel e Corriere.it e ha stilato una graduatoria di globale di 400 posizioni e 20 aree di attività. (F: Askanews, 26.10.20)

 

POLIMI. LA SCHOOL OF MANAGEMENT TRA LE MIGLIORI IN EUROPA

La School of management del Politecnico di Milano è la terza migliore scuola di università “tecniche” in Europa, ed è la 41esima in assoluto. Al primo posto si conferma l’Imperial College di Londra. Lo stabilisce il Financial Times European Business Schools Ranking 2020. (F: LaStampa 04.12.20)

 

UNIPD. QUASI RADDOPPIANO GLI STUDENTI STRANIERI

All’Università di Padova si passa dai 550 studenti stranieri dello scorso anno ai 986 attuali un +79,2%.  Provengono da Iran, Turchia, India, Cina. Il risultato poggia innanzitutto sull’aumento dei corsi in inglese: sono 27 e vanno da Ingegneria a Economia, Scienze politiche, Agraria, Medicina Veterinaria e dal  2019 anche Medicina e Chirurgia (F: Corr. Univ. ott. 2020)

 

SAPIENZA. AUMENTANO LE PRENOTAZIONI DI STUDENTI DALL’ESTERO

Come segnala a Roma la preside del corso in Sapienza, la sociologa dei media Romana Andò, per il nuovo anno accademico le prenotazioni dall'estero sono aumentate del 35 per cento, nonostante i ritardi nel rilascio dei visti, legati a una consegna materiale di documenti come ovvio molto problematica e a una burocrazia extra moenia che la pandemia ha reso ancora più complessa. Resta però il fatto incontrovertibile che tutti questi studenti, siano di Moda, di Architettura, di Arte o di Ingegneria, si sono iscritti in un'università romana per godere innanzitutto delle bellezze della città, sedotti dal cosiddetto italian lifestyle che, insieme con la "dolcevita", esalato in un sospiro sognante, è linguaggio ma soprattutto immaginario internazionale. Sbarcano a Fiumicino e vogliono il full monty: rovine romane, musei a costo zero, gli aperitivi, i "raga" cinturati Gucci con cui fare amicizia e quel genere di accademia che questo paese soleggiato ha prodotto in un millennio e che resta largamente accessibile a tutti. (F: F. Giacomotti, Il Foglio 21.11.20)

 

START-UP DA UNIVERSITÀ DELL’EMILIA-ROMAGNA IN FINALE AL PREMIO PER L’INNOVAZIONE 2020

Tra le 16 start-up finaliste del Premio Nazionale per l’Innovazione 2020, 4 provengono dalle università dell’Emilia-Romagna e concorreranno per il premio di €1,5 milioni tra sostegni in denaro e servizi forniti da organizzatori e partner del premio. Il concorso ha l’obiettivo di sostenere  la nascita di start-up innovative di giovani universitari e favorire l’incontro tra ricercatori, aziende e finanza. L’Emilia-Romagna ha come centro dell’innovazione il consorzio ART-ER, di cui fanno parte tutte le università della regione. Le start-up comprendono anche:

“J.E.M Tech”, nella categoria Life&Science, creata da dottorandi dell’Università di Parma e Verona. Questa start-up ha sviluppato un’innovativa tecnologia di imaging cardiaco, un sistema di diagnostica per immagini che permette la valutazione della funzionalità meccanica del cuore in sala operatoria.

“AgroMateriae”, nella categoria Cleantech&Energy (tecnologie per ridurre l’impatto ambientale), start-up accreditata dall’Università di Modena e Reggio-Emilia. Il progetto si occupa della trasformazione in larga scala degli scarti agro-industriali in  nuovi prodotti per l’industria della plastica. (F: Gazz. Bo. 03.12.20)

 

 

UE. ESTERO

 

IL NUOVO SPAZIO DELL’ISTRUZIONE SUPERIORE EUROPEA

“EHEA (European Higher Education Area) è dove studenti, docenti, studiosi e ricercatori possono muoversi liberamente per studiare, insegnare e fare ricerca, nel rispetto dei fondamentali valori di democrazia e rispetto delle leggi”. E’ l’introduzione del Comunicato di Roma approvato dai ministri dell’Università e della Ricerca di 48 Paesi.

“I nostri valori fondamentali, ribaditi dal Comunicato di Roma, vengono disattesi (il riferimento è alla Bielorussia, Ndr.), una ferita per i valori accademici e civili che ci unirono a Bologna 21 anni fa. Per questo, riprendendo le stesse parole del Comunicato, noi ci impegniamo a collaborare alla costruzione del Nuovo Spazio dell’Istruzione Superiore Europea in nome dell’inclusione, interconnessione ed equità. Garantire la libertà e l’autonomia del pensiero accademico”, ha concluso l’intervento del ministro UR Manfredi. (F: corr. univ. 20.11.20)

 

IL CREDITO AGLI STUDENTI UNIVERSITARI NEI PAESI EUROPEI

Per pagare gli studi l’indebitamento rimane in Italia una pratica di scarso impiego anche perché lo Stato non può erogare direttamente l’importo ma può fare soltanto da garante. Secondo un rapporto di Eurydice i prestiti universitari agevolati dallo Stato esistono in due-terzi dei Paesi europei e sono un tipo di supporto molto meno utilizzato rispetto alle borse di studio. Inoltre, anche nei Paesi dove questi prestiti sono presenti, la loro frequenza di uso varia ampiamente. Sono molto diffusi nel Regno Unito e in Olanda (dove rispettivamente più del 90% o intorno al 50% degli studenti universitari ne fanno uso), e molto rari in Italia o in Francia (meno dell’1%).

Nel Regno Unito, questo tipo di prestito copre completamente le tasse universitarie a prescindere dal reddito, e viene ripagato a un tasso fisso del salario guadagnato dopo la laurea. Anche gli studenti olandesi possono usufruire di prestiti statali a condizioni favorevoli: l’ammontare del prestito dipende dal reddito famigliare e l’importo da ripagare è commensurato al reddito guadagnato dallo studente dopo la laurea, con tassi di interesse bassissimi (0% nel 2018). In entrambi questi Paesi, se lo studente non supera una certa soglia di reddito dopo gli studi, non deve ripagare il debito. La Germania ha un sistema particolare (nome in codice BAföG), che è per metà una borsa di studio, e per metà un prestito a interesse zero.

In Italia o in Francia non si possono richiedere prestiti erogati dallo Stato, ma solo farsi garantire dallo Stato un prestito preso in banca. In entrambi questi Paesi, i “prestiti d’onore” richiesti alle banche partner di questo programma vengono garantiti per il 70% da un fondo pubblico. Quest’opzione non è quindi paragonabile a un sistema dove il pubblico eroga direttamente il prestito, addossandosi completamente il rischio dell’investimento, e offrendo delle condizioni di rimborso del prestito molto favorevoli, per esempio legate al reddito recepito dallo studente dopo gli studi. (F: corriereuniv.it 15.12.20)

 

CHINA. SCHOLAR’S CHINA RESEARCH SPARKS FREE SPEECH ROW

China’s influence on Western universities has become a major political talking point over the past 12 months. Last year a UK parliamentary committee accused the world’s second biggest economy of meddling in British academia, while the US has clamped down on Confucius Institutes and expelled Chinese scholars. Current concerns are centred on New Zealand, where a scholar’s provocatively titled journal paper on the alleged links between the country’s universities and the Chinese military has sparked controversy. The paper was submitted to parliament in July but has been criticised by senior figures at the researcher’s own university. Today’s main story takes a look at the issues at stake, with more than 200 academics publicly supporting the scholar’s academic freedom as an internal review takes place. The row over China’s allegedly long reach into academic life across the world continues. (F: THE 03.11.20)

 

FRANCE. JE SUIS PROF. Seize brèves réflexions contre la terreur et l’obscurantisme, en hommage à Samuel Paty.

par Pierre Tevanian, 22 octobre 2020.

Les lignes qui suivent ont été inspirées par la nouvelle atroce de la mise à mort de mon collègue, Samuel Paty, et par la difficile semaine qui s’en est suivie. En hommage à un enseignant qui croyait en l’éducation, en la raison humaine et en la liberté d’expression, elles proposent une quinzaine de réflexions appelant, malgré l’émotion, à penser le présent, et en débattre, avec raison. Ces réflexions ne prétendent évidemment pas incarner la pensée de Samuel Paty, mais elles sont écrites pour lui, au sens où l’effort de pensée, de discernement, de nuances, de raison, a été fait en pensant à lui, et pour lui rendre hommage. Continuer de penser librement, d’exprimer, d’échanger les arguments, me parait le meilleur des hommages. >> https://tinyurl.com/yyf4vbj7 .

 

USA. 10 CORSI DI LAUREA POCO CONVENZIONALI:

1 – Laurea in scienze della carne. 2 – L. in tata professionista. – L. in comicità. 4 – L. in scienze della morte. 5 – L. in bowling management. 6 – L. in manager di casinò. 7 – L. in scienza della pesca. 8 – L. in enigmalogia. 9 – L. in lavorazione del metallo. 10 – L. in attività avventurose. (F: liveuniv ott. 2020)

 

USA. 10 BEST PUBLIC UNIVERSITIES IN THE UNITED STATES 2021

Find the best public universities in the US using Wall Street Journal/Times Higher Education’s US College Rankings data. Top 10 public universities in the US follow >>

 

 

USA. TRACKING THE CORONAVIRUS  AT U.S. COLLEGES AND UNIVERSITIES

A New York Times survey of more than 1,700 American colleges and universities, including every four-year public institution and every private college, has revealed more than 252,000 cases and at least 80 deaths since the pandemic began. Most of the cases have been announced since students returned to campus for the fall term. Most of the deaths were reported in the spring and involved college employees, not students. More than 50 colleges have reported at least 1,000 cases over the course of the pandemic, and more than 400 colleges have reported at least 100 cases. (NYT Oct. 2020)

 

USA. THE $2 TRILLION QUESTION: HOW TO SPEND ON EDUCATION FOR THE FUTURE

Getting a college degree is no longer the only—or smartest—way to invest in human capital. Those who think more broadly will prosper in the years ahead. Is college the best way to acquire that dexterity? Students themselves have come to question that. The share who say HIGHER EDUCATION is worth the cost has declined since 2016 in annual surveys from the nonprofit Strada Education Network. This year, it plummeted to 56%, from 77%. Not coincidentally, college enrollment dropped sharply this fall. The pandemic has distorted these trends. But even pre-pandemic, questions were mounting about the contribution of college to well-being. Research increasingly shows it’s just one of many complex inputs to human capital that also include upbringing, elementary and secondary school, the sort of company you work for, and luck. The U.S. spends about $2 trillion a year training and educating roughly 125 million people, according to the Georgetown University Center on Education and the Workforce. Policy makers, education institutions and students need to better understand which of those investments are earning reasonable returns. (F: The Wall Street Journal 12.11.20)

 

USA. IL DEBITO UNIVERSITARIO

Il primo nodo per il nuovo presidente Biden è quello del debito universitario che grava sulle spalle di 43 milioni di studenti e laureati: pesantissimo da anni (in tutto 1.700 miliardi di dollari, 1.400 dei quali garantiti dal governo) è diventato insostenibile in tempi di Covid. Biden vuole ridurlo di 10 mila dollari per ogni debitore con una legge che dovrà passare per il Congresso. Ma la sinistra e un centinaio di organizzazioni tra le quali la lega per i diritti civili degli afroamericani e i sindacati dei docenti, gli chiedono di fare molto di più (portando lo «sconto» da 10 a 50 mila dollari) e di farlo il giorno stesso del suo insediamento alla Casa Bianca, scavalcando il Parlamento. (F: CorSera 14.12.20)

 

USA. THE STUDENT LOAN CRISIS LED TO A DEBT STRIKE

Starting in 2015, a small number of Americans started a strike: They stopped making payments on their student loans to protest the crisis in student debt. Borrowers in the U.S. collectively owe more than $1.5 trillion. “For a lot of us, this student debt should have never existed in the first place. It’s about seeing education as a public good,” says Thomas Gokey, an organizer with the Debt Collective, a union of student debt strikers, who lives in Canton, N.Y. Now 41, Mr. Gokey studied art in undergraduate and graduate school. He hasn’t made a payment on his $37,000 of student debt since 2015; his loans are currently in deferment. The Debt Collective has 1,600 active strikers who believe “mass civil financial disobedience” is the way to extend a pandemic-related relief period currently in place and eventually to cancel all student debt. Their members use deferment, forbearance or income-driven repayment—which are ways to halt payments during financial hardship—to make no monthly payments. Debt striking is an extreme measure. Skipping payments altogether is an approach personal-finance experts strongly discourage because of its lasting negative impact on a person’s credit score. (F: Carpenter J.et al., The Wall Street Journal 09.11.20)

 

 

LIBRI - RAPPORTI - SAGGI

 

DIDATTICA DIGITALE, CHI COME E PERCHÉ

A cura di D. De Notaris, T. Melchionda, V. Reda. Ed. Salerno, Roma 2020. Pg. 168.

Come questo volume ci chiarisce in dettaglio, la didattica digitale non si pone in antitesi alla dimensione comunitaria e interattiva dell'università e in essa c'è davvero tanto di più delle lezioni a

distanza che migliaia di docenti hanno dovuto impartire nei mesi scorsi in condizioni di emergenza. Ci sono nuovi linguaggi, nuove modalità di interazione, nuovi tempi di accesso al sapere, che si estendono anche oltre il tradizionale periodo di formazione universitaria, nella vita lavorativa. E questi nuovi approcci trovano terreno fertile nelle nuove generazioni di studenti, nativi digitali, tutt'altro che ostili al cambiamento. La sfida è quindi cogliere le opportunità dell'innovazione didattica senza svilire la visione della formazione universitaria come azione di comunità; l'obiettivo deve essere far coesistere l'efficacia e la potenza dei nuovi sistemi con l'esigenza di preservare le esperienze legate alla socialità della formazione, di arricchire di soft skills i percorsi universitari, di formare cittadini oltre che trasferire conoscenze. (F: Dall'introduzione del ministro G. Manfredi al libro)

 

THE IMPACT OF COVID-19 ON EDUCATION - Insights from education at a glance 2020

Author: Andreas Schleicher. @OECD 2020. Pg. 30.

This brochure focuses on a selection of indicators from Education at a Glance, selected for their particular relevance in the current context. Their analysis enables the understanding of countries’ response and potential impact from the COVID-19 containment measures. The following topics are discussed: COVID-19 and educational institutions. The impact of the crisis on education. Public financing of education in OECD countries. International student mobility. The loss of instructional time delivered in a school setting. Measures to continue students’ learning during school closure.

Teachers’ preparedness to support digital learning. When and how to reopen schools. Class size, a critical parameter for the reopening of schools. Vocational education during the covid-19 lockdown.

Throughout this crisis, education systems are increasingly looking towards international policy experiences, data and analyses as they develop their policy responses. The OECD’s

publication Education at a Glance contributes to these efforts by developing and analysing quantitative, internationally comparable indicators that are particularly relevant to the understanding of the environment in which the sanitary crisis has unfolded. While the indicators in the publication Education at a Glance date from before the crisis, this brochure puts these indicators into the context of the pandemic. It provides insights into its economic consequences for education, but also the dynamics of reconciling public health with maintaining educational provision. The policy responses presented in this brochure cover key measures announced or introduced before the end of June 2020.

 

THE STRUCTURE OF THE EUROPEAN EDUCATION SYSTEMS 2020/21: Schematic Diagrams Eurydice Facts and Figures

Luxembourg: Publications Office of the European Union.

This report focuses on the structure of education and training systems from pre-primary to tertiary

level for the 2020/21 school/academic year. It covers 43 education systems, which corresponds to

38 countries participating in the EU's Erasmus+ programme (27 EU Member States, the United

Kingdom, Albania, Bosnia and Herzegovina, Switzerland, Iceland, Liechtenstein, Montenegro, North Macedonia, Norway, Serbia and Turkey). This report has three main sections: 1. A brief presentation of the main organisational models of primary and lower secondary education (ISCED levels 1-2); 2. A guide to reading the diagrams; 3. The schematic diagrams.

https://tinyurl.com/yyanspqn  

A KEY for diagrams and diagram of education in ITALY follow.

 

 

DEI DOVERI E DEI DIRITTI DEI DOCENTI UNIVERSITARI IN TEMPO DI EPIDEMIA. UNA GUIDA IN DIECI PUNTI

Autori: Alberto Giovanni Biuso e Monica Centanni. www.corpiepolitica.it  25.09.2020.

Una guida – esito sintetico della nostra esperienza, maturata ed esercitata da noi personalmente e

concretamente nel corpo vivo dei corsi che abbiamo tenuto nella primavera/estate 2020 all’Università di Catania e all’Università Iuav di Venezia. Abbiamo sintetizzato la nostra presa di posizione in questo testo su sollecitazione di molti amici e sodali, ‘compagni di scuola’ dei nostri e di altri Atenei. La scorsa primavera, per spirito di responsabilità istituzionale e con la piena consapevolezza della difficoltà della situazione, abbiamo tenuto a spiegare e argomentare le nostre prese di posizione prima ai nostri studenti e poi agli organi di governo delle nostre Università, e in qualche caso siamo stati chiamati direttamente ‘in causa’, a renderne conto.

Specifichiamo che, avendo applicato punto per punto i principi e i comportamenti che ora

abbiamo raccolto in questo Decalogo, pur essendo stati richiamati a dar ragione delle nostre scelte, non siamo stati sottoposti ad alcun provvedimento sanzionatorio da parte degli organismi di disciplina delle nostre Università. Comunque, a garanzia di tutti, prima di condividere questa nostra elaborazione, abbiamo sottoposto il Decalogo ad amici e colleghi giuristi, i quali hanno verificato la correttezza, legale oltre che di principio, delle nostre affermazioni. Ne abbiamo inoltre parlato con alcuni dei nostri studenti, i quali ci hanno dato delle indicazioni molto significative. (F: Presentazione degli autori)

 

RESPONSIBILITY OF HIGHER EDUCATION SYSTEMS. WHAT? HOW? WHY?

A cura di Broucker B., Borden V.M.H., Kallenberg T., Milsom C.  Ed. EAIR Boston 2020, pg. 246.

L'opera collettanea, che raccoglie il contributo di autori di diversa estrazione e, soprattutto, investe aree tematiche molto diverse fra loro, si propone di investigare e comprendere quali sono le "responsabilità" dell'Istruzione Superiore e le sfide poste alla base della produzione e circolazione delle conoscenze. Gli interrogativi sollevati spaziano dal ruolo degli educatori nella società, fino alle responsabilità di studenti e del personale universitario, fornendo anche la prospettiva della legislazione e di chi quotidianamente si occupa del funzionamento del sistema.

 

AUTONOMIA UNIVERSITARIA, VALUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ SCIENTIFICA E SCELTE DEI GIUSPUBBLICISTI

Autore: Cesare Pinelli. Luogo di edizione: Munus, Rivista giuridica dei servizi pubblici, n. 2, 2019, pp.385 e ss.

L'Autore affronta, in questo contributo, il delicato tema della valutazione dell’attività scientifica universitaria, come disciplinata dalla L. n. 240 del 2010, partendo da un inquadramento costituzionale dei problemi sottostanti, in primo luogo, la libertà della scienza (art. 33, primo comma, Cost.) e l'autonomia delle università (art. 33, sesto comma), senza tralasciare l’obbligo di promozione da parte della Repubblica della ricerca scientifica (art. 9, primo comma). La riflessione sollecita quindi il lettore, trascinato in una dimensione prospettiva vicina a quella degli studenti, a interrogarsi sul ruolo del Testo Costituzionale, che non può piegarsi di fronte al mutato contesto normativo, ma deve conservare la propria dimensione di parametro di legittimità dell'intervento legislativo. (F: presentazione del saggio)

 

STORIA DEI FONDAMENTI DELLE SCIENZE BIOLOGICHE DALL’ETÀ PRE-ARISTOTELICA A QUELLA DEI LUMI

Autore: Giovanni Parisi. Ed. Aracne. Ott. 2020. Pg. 432.

Il volume si propone di render conto del lento e non facile progresso delle scienze naturali, dall’età pre–aristotelica a quella dei lumi, attraverso la descrizione della vita degli studiosi più importanti che, con le conoscenze da essi acquisite, anno dopo anno, e non senza difficoltà, posero le basi di un ampio corpo di dottrina che agli inizi dell’Ottocento fu chiamato biologia. Le dettagliate biografie dei vari studiosi inseriti nel volume privilegiano essenzialmente i loro contributi alle scienze naturali che mettono in evidenza come il progresso, tutt’altro che lineare delle scienze, sia spesso avvenuto anche attraverso il dibattito, a volte molto aspro, tra diverse scuole di pensiero. Inoltre l’illustrazione dell’ambiente e delle condizioni sociali in cui operarono detti studiosi permette meglio di capire il contesto nel quale essi svilupparono le loro idee. (F: presentazione dell’editore)

 

L’UNIVERSITÀ POSSIBILE. NOTE A MARGINE DELLA RIFORMA

A cura di Giorgio Vittadini, Ed. Angelo Guerini e Associati SpA 2012. Pg. 167.

L’obiettivo di questo saggio introduttivo consiste nella definizione del punto di vista adottato nel volume. Poiché è stato ampiamente dimostrato che l’istruzione, la formazione e, più in generale, il

capitale umano contribuiscono allo sviluppo socio-economico di un Paese, il tema della migliore modalità di gestione e organizzazione del sistema universitario è ormai entrato, a pieno titolo, nell’agenda del dibattito istituzionale, accademico e politico anche in Italia. Il sistema di istruzione universitaria, infatti, può rappresentare il «volano» della crescita e dell’innovazione, a patto che le regole adottate per il suo funzionamento siano adeguate. Il contesto in cui si trovano oggi gli atenei italiani è mutevole, non solo a causa della naturale evoluzione delle istituzioni e della regolamentazione, ma per lo specifico effetto derivante dall’approvazione della c.d. Legge Gelmini (Legge 30 dicembre 2010, n. 240) e dalla sua attuazione per mezzo di decreti – processo che a tutt’oggi è ben lungi dall’essere concluso. L’obiettivo primario del volume è la discussione della possibile evoluzione del sistema universitario nei prossimi anni, alla luce di questa riforma. (F: da Introduzione)

 

PANDEMIA E RESILIENZA. PERSONA, COMUNITÀ E MODELLI DI SVILUPPO DOPO LA COVID-19. Consulta Scientifica del Cortile dei Gentili.

A cura di Cinzia Caporale e Alberto Pirni. Prefazione di Giuliano Amato. CNR Edizioni 2020. Pg. 135.

Il volume costituisce il frutto di una riflessione corale e condivisa, che è sorta e si è sviluppata all’interno della Consulta Scientifica del Cortile dei Gentili in una fase già avanzata della pandemia da Covid-19 nel nostro Paese, quando l’illusione che si potesse trattare di semplici focolai epidemici si era purtroppo dissipata e la prudenza, oltre che le norme, consentivano solo incontri virtuali sulle piattaforme digitali. Questi sono stati molteplici, intensi, generativi.  Lo scritto si sviluppa intorno a un testo centrale, il saggio Pandemia e resilienza. Persona, comunità e modelli di sviluppo dopo la Covid-19, e raccoglie numerose voci che, dall’immediatezza della discussione e del confronto interno, si sono consolidate in forma di brevi contributi scritti. Essi, a partire dalle più differenti formazioni e competenze dei loro autori, sono accomunati ‘solo’ dall’impegno di lanciare un messaggio, di evidenziare un aspetto, di avanzare una proposta per portarsi oltre

il primo atto della crisi determinata dal contagio da nuovo coronavirus.

(F: dalla prefazione 03.11.20)

 

THE FUTURE OF HIGHER EDUCATION.

DIGITAL TRANSFORMATION IS CRITICAL TO LEARNER AND INSTITUTION SUCCESS

Research by Ruthbea Yesner. IDC (International Data Transformation) Doc. #US46725220 | August 2020. 32 pg.  https://tinyurl.com/y6ozj5gx .

This white paper examines the process of digital transformation (DX) for higher education

as a response to current trends and market forces. It was developed using existing content

from ongoing research in IDC’s worldwide and regional Education Digital Transformation

Strategies practice, including several global surveys of educational institutions completed

in 2019 and 2020. In addition, IDC conducted phone interviews with key Salesforce

staff and the digital transformation leaders at Arizona State University (ASU), BI Norwegian

Business School, Monash University, and the London School of Economics and Political

Science (LSE). The COVID-19 crisis has further exposed existing business model and services

delivery challenges, highlighting the need for greater flexibility in offering remote or online services and the need for agility to respond quickly to a major crisis. Higher education institutions need to reassess now how they can deliver on their institutional mission in light of these new realities and continue to impact the world. There is a response to these pressures — accelerate the digital transformation (DX) of higher education. IDC defines DX as “a means of applying new technology to radically change processes, customer experience, and value.” DX implies a journey of large-scale change that helps institutions become enterprises that manage and embrace innovation and digital disruption, as opposed to merely updating or enhancing existing processes, technologies,

and models.

 

ISI - INSTITUTE FOR SCIENTIFIC INFORMATION. The Annual G20 Scorecard – Research Performance 2020

Authors: Prof. J. Adams, G. Rogers and Dr. M. Szomszor. Clarivate https://tinyurl.com/y592jejk .

The Institute for scientific information (ISI) is uniquely placed to deliver a comparative research snapshot for each G20 NATION, setting WEB OF SCIENCE™ data alongside other key metrics on people, finance and patenting.

The Institute for Scientific Information (ISI)™ at Clarivate has pioneered the organization of the world’s research information for more than half a century. Today it remains committed to promoting integrity in research whilst improving the retrieval, interpretation and utility of scientific information. It maintains the knowledge corpus upon which the Web of Science™ index and related information and analytical content and services are built. It disseminates that knowledge externally through events, conferences and publications whilst conducting primary research to sustain, extend and

improve the knowledge base.

ISI shows that collectively, the 19 countries of the G20 accounted for more than five million articles and reviews indexed in the web of science research publication and citation index for the last three years. That is over 70% of the global total.

Research Footprint of the THREE LARGEST RESEARCH BLOCS IN THE G20 (China, Eu-27, USA), showing their contribution to the total RESEARCH PUBLICATIONS in 30 TOPIC AREAS. See Figure. Clarivate.

 

 

C’ERA UNA VOLTA ... IL CARATTERE LIBERO ED INDIPENDENTE DEL SAPERE ACCADEMICO?

(ovvero sulla valutazione nel sistema universitario italiano). Intervento presentato a “Quali saperi servono alla amministrazione? Selezione, valorizzazione e tutela della professionalità pubblica”. Convegno annuale Aipda 2019, Pisa.

Autore: Beatrice Rabai. Nuove Autonomie. Rivista quadrim.le di diritto pubblico, n. 1/2020, pp. 203-222.

This paper aims to outline the profound changes taking place in the Italian university system, in order to verify whether (also making use of the results of sociology and economic studies in terms of extrinsic and intrinsic motivation of the individual) the evaluation model of teaching and scientific research is functional to mantain particular professionalism of university teachers to which art. 33 of the Constitution entrusts the development and transmission of knowledge in a pluralistic society.

http://hdl.handle.net/10281/259126 IRIS – Institutional Research Information System.

 

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