Il progetto di legge sull'insegnamento superiore e la
ricerca (c.d. legge
Fioraso, Loi n° 2013-660 du 22
juillet 2013 relative à l'enseignement supérieur et à la recherche, E.S.R.) è stato definitivamente varato dal
Parlamento francese il 9 luglio u.s. dopo essere stato presentato in Consiglio
dei Ministri il 20 marzo dal ministro dell'insegnamento superiore e della
ricerca (ISR) Geneviève Fioraso.
Gli scopi principali di questa legge di riforma
universitaria sono stati ripetutamente annunciati dal ministro: democratizzazione
dell'accesso, semplificazione dell'offerta formativa, miglioramento delle
condizioni di vita degli studenti per aumentare il loro successo nei percorsi
di studio, ridare ambizione e coerenza alla ricerca migliorandone la capacità
di trasformarne i risultati in innovazioni a tutto campo, modificare la
governance delle università in senso più collegiale e democratico.
Per la prima volta in Francia, la nuova legge tratta insieme
l'istruzione e la ricerca. Il ministro ha sottolineato che "l'insegnamento
superiore e la ricerca sono indissociabili e il plus-valore dell'università è
la ricerca". Ha inoltre rilevato: "Le système d’orientation sera
reconstruit et les cartes de formation seront simplifiées.Tout doit devenir plus
lisible. Pour augmenter ses chances de succès, chacun doit pouvoir comprendre
le contenu des formations et les métiers aux quels elles préparent. Les
passerelles sont à multiplier par le décloisonnement des filières".
Può suscitare qualche meraviglia che il sistema
universitario francese richieda una nuova riforma, particolarmente dopo tutta
una serie di sostanziali cambiamenti riformatori introdottivi nell'ultimo
decennio dai governi conservatori, in particolare per provvedere gli atenei di
una vera autonomia finanziaria e operativa. Le differenze ideologico-politiche
tra conservatori e socialisti non sembrano le uniche giustificazioni della
necessità di queste ulteriori riforme. Le differenze tra il peculiare sistema
di istruzione superiore e ricerca francese e quello di altre nazioni europee, e
le ragioni di una sua relativa varietà e instabilità, sono da ricercarsi
verosimilmente anche in un contesto storico (Alix J. P. e Andler M., euroscientist.com 2013).
Evoluzione del
sistema di istruzione superiore e ricerca in breve
La prima università francese fu creata a Parigi nel 1220 e
ad essa fece seguito l'università di Tolosa. Con l'istituzione a Parigi,
all'inizio del XVI secolo, del Collège
Royal, ora Collège de France, il re François I forniva alle idee del
Rinascimento una base per prosperare, un'iniziativa in contrasto con
l'evoluzione conservatrice, dominata dalla Chiesa, dell'università della Sorbonne.
Nel 1789 la Francia contava 22 università interamente ecclesiastiche, ma la Rivoluzione,
per riorganizzare l'istruzione pubblica, decideva di sopprimerle con la
Convenzione nazionale del 1793. Inoltre la Rivoluzione, avendo bisogno di
formare dei quadri, inventava le Grandes
Écoles (GE) sulle quali era più facile il controllo politico. Queste scuole
erano destinate a preparare i manager tecnici, scientifici e militari di cui il
Paese aveva bisogno. E quando le università in seguito furono ripristinate, le
GE avevano già una loro dinamica. Nasce in questo modo la peculiarità francese
delle attuali istituzioni di alto livello che, parallelamente al sistema delle
Università, dispensano formazioni nei più svariati settori (commercio,
ingegneria, scienze umane, arte, scienze politiche, agronomia, ecc.…). Se il
termine «Grandes Écoles» si riferiva in origine agli istituti pubblici
destinati a formare i funzionari di Stato (Écoles normales supérieures, École
Polytechnique…), oggi sotto questa etichetta è raggruppata tutta una serie di
scuole private e pubbliche, accessibili previo concorso, come le scuole di
commercio e d’ingegneria (la Conférence des Grandes Écoles ha censito circa 230
Grandes Écoles). Per accedervi i candidati necessitano in generale di aver
concluso, dopo il Baccalauréat, uno o due anni di Classe preparatoria (CPGE: Classes Préparatoires aux Grandes Écoles)
Nel 1808 Napoleone I creava l’Université impériale in seno alla quale
l'istruzione superiore (teologia, diritto, medicina scienze e lettere) si
svolgeva in Facoltà tra di loro
indipendenti che dispensavano solo lauree. Durante la Restaurazione un certo
numero di Facoltà veniva chiuso e l'università diventava Université royale. Con la legge Wallon nel 1875 si permetteva
l'esistenza di istituzioni private d'istruzione superiore che tuttavia non
potevano denominarsi università. Le università erano ripristinate nel 1896, ma
avevano un ambito limitato contrariamente alle Facoltà. Nel XX secolo, si assiste
a un significativo sviluppo con la creazione nel 1939 del CNRS (Centre National
de la Recherche Scientifique), all'origine indirizzato a organizzare la ricerca
sperimentale più impegnativa che le università non erano in grado di supportare.
Si deve arrivare alla legge Faure del 1968 per vedere nel sistema universitario
sostanziali modifiche statutarie e organizzative con la soppressione delle
Facoltà e poi lo sviluppo di numerose università nelle città principali. Negli
anni seguenti le università istituivano anche delle filiere d'istruzione
tecnologica come i DUT (diplômes universitaires de technologie) negli IUT
(Instituts universitaires de technologie).
Nell'ultimo decennio intervenivano altre numerose riforme
dell'istruzione superiore: tra il 2003 e il 2006 le università riformavano i
corsi con la c.d. riforma LMD
(Licence, Master, Doctorat). A partire dal 2006 le università s'impegnavano a
costituire i poli di ricerca e d'istruzione superiore (PRES).
Nel 2007 la legge
LRU (Loi relative aux libertés et
responsabilités des universités) modificava gli statuti delle università,
che dal 2008 potevano accedere alle «compétences élargies», e conferiva più
autonomia alle università, più potere ai loro presidenti e sviluppava una 'rete
d'eccellenza' a livello sia dei laboratori di ricerca sia degli atenei (UNIVERSITA’/notizie
n. 4 - 2009).
E' peculiare del sistema francese che le università non
siano la sede principale dell'istruzione superiore e della ricerca. In effetti,
parellelamente esistono delle importanti "Scuole" d'istruzione
superiore e dei grandi organismi di ricerca come il CNRS.
La lunga evoluzione del sistema francese dell'insegnamento superiore e della ricerca
(ISR) ha portato, infatti, alla sua divisione in tre comparti. Primo, le
scuole di tecnologia e di business, con attività di ricerca ridotte o assenti.
Secondo, il CNRS e altre istituzioni che agiscono sia come agenzie di funding sia come organizzazioni di
ricerca*.
Terzo, le 82 università, strette tra le scuole tecnologiche e le grandi istituzioni
di ricerca, con poca "aura" popolare e
con un ruolo più limitato rispetto a quello che hanno nella maggior parte delle
altre nazioni dell'EU.
Nel quadro di questo sistema tripartito di ISR, ogni
tentativo di ridimensionare le capacità di ricerca scientifica del Paese ha sempre
incontrato forti resistenze.
Si possono citare i tagli drastici imposti nel 2004 dal
governo del presidente Chirac alla ricerca e all'istruzione superiore in
termini di posti e di fondi, tagli che diedero origine a un forte movimento di
resistenza radicato nella comunità di ricerca, coinvolgendo candidati al
dottorato, ricercatori giovani e meno giovani, membri autorevoli dell'Accademia
delle Scienze. Il movimento sbocciò sotto l'informale ma forte leadership
dell'associazione di scienziati 'Sauvons la recherche'. Il governo di fronte a
queste resistenze cambiò orientamento, abolendo i tagli, ripristinando i posti
e aggiungendo alcune nuove posizioni
accademiche. Fu creata una nuova agenzia di funding
(ANR, Agence nationale pour la recherche),
un'agenzia di valutazione (AERES, Agence
d’évaluation de la recherche et de l’enseignement supérieur) e furono
costituiti vari consorzi di università e di gruppi di ricerca. Il governo
lanciò un sistema di credito fiscale denominato 'crédit impôt-recherche' per
sostenere ricerca e sviluppo nelle aziende con un budget totale di oltre 5
miliardi di euro l'anno.
Sebbene uno dei propositi delle riforme fosse la
semplificazione del sistema, il risultato è stato invece di rafforzare le
recenti stratificazioni di istituzioni riguardanti la ricerca. Secondo il
direttore di ricerca dell’INSERM (Institut
national de la santé et de la recherche médicale) “la Francia ha battuto
tutti i record in termini di numero di agenzie per la ricerca*. Abbiamo
sprecato denaro". Bernard Meunier, membro dell’Accademia delle Scienze:
“La ricerca soffre di un delirio burocratico. I ricercatori trascorrono il loro
tempo sul proprio computer a compilare scartoffie. Bisogna che smettano di
scambiarci per segretari!”. Senza dubbio il sistema di finanziamento sempre più
complesso ha assoggettato gli scienziati a una nuova burocrazia
"time-consuming": una perdita
fino al 50% del loro tempo per adempimenti formali in vista di grant futuri o
per relazionare su quelli passati. E comunque, nel valutare le riforme degli ultimi
dieci anni, non si può trascurare che l'attuale complesso sistema di
finanziamento della ricerca riflette la globalizzazione della ricerca, la
natura dei processi innovativi e l'esigenza della società di essere coinvolta
in alcuni settori nelle decisioni che concernono l'attività di ricerca. Temi
come questi sono stati discussi anche in Parlamento nel corso del processo di
elaborazione della nuova legge di riforma. Ci si è chiesti se il governo fosse
in grado di trovare punti di equilibrio tra le richieste degli studenti, la
spinta verso l'eccellenza e la sempre mutevole prospettiva della moderna
ricerca.
Punti chiave della
riforma Fioraso
Gli studenti
Gli iscritti nelle istituzioni di istruzione superiore** nel 2012
sono stati 2.382.000, dei quali il 58,5% nelle 82 università (escluso lo IUT),
11% nella Section de technicien supérieur (STS)***, 4,9% nell'Institut
universitaire de technologie (IUT) e 3,4% nella classe preparatoria (prepa) alle
Grandes écoles. Le altre scuole e istituti formano il 22% rimanente. Il tasso
di riuscita varia a seconda del diploma di scuola secondaria superiore e rimane
ancora correlato alla provenienza sociale. Se, infatti, la quasi totalità dei
possessori di un baccalauréat (bac)
général continua gli studi superiori, li proseguono soltanto il 75% dei
diplomati in un bac technique (dei quali uno su tre non consegue poi il diploma
finale) e il 25% di quelli con un bac professionnel (che solo per metà giungono
alla meta).
L'obiettivo primario dichiarato della riforma Fioraso sono
gli studenti universitari dei quali si lamenta un intollerabile tasso di
insuccesso, evidenziato nel passaggio al secondo anno del solo 43%, mentre
soltanto il 38% ottiene una laurea (licence) in tre anni contro il 60 % in
Germania. Agli studenti si prospetta un piano quinquennale per la “reussite pour tous" attraverso la
democratizzazione dell'accesso, la semplificazione dell'offerta formativa e il
miglioramento delle condizioni di vita durante i corsi. Il ministro:
"Cette réussite, c'est d'abord celle du plus grand nombre d'une classe
d'âge, pour rétablir l'ascenseur social et permettre d'accéder à la
connaissance et à l'emploi".
Una delle misure basilari della riforma è l'orientamento
prioritario dei titolari di un baccalauréat tecnologico verso gli IUT (Instituts universitaires de technologie)
e dei titolari di un baccalauréat professionale verso gli STS*** .
L'obiettivo è di proporre un percorso di successo a tutti gli studenti,
qualunque sia il baccalauréat che hanno
conseguito, proponendo loro un immediato e adeguato orientamento verso gli
studi superiori.
Per correggere la tendenza all'insuccesso degli studi,
saranno, tra l'altro, rafforzate le azioni di orientamento e di semplificazione
della troppo variegata offerta formativa, che con 3.300 tipologie di licence
(laurea triennale: 180 crediti) e più di 7.000 di master (laurea magistrale o
specialistica: 120 crediti aggiuntivi, nei due tipi di master di ricerca e
professionale) non è facilmente comprensibile dagli studenti e dai datori di lavoro.
La legge Fioraso non sconvolge la vita degli studenti, ma
introduce significativi cambiamenti nell'orientamento, nell'avvicinamento tra
università e licei e nel contenuto dei primi anni dei corsi di laurea. Si
insiste sulla continuità e progressività dell'orientamento dal liceo
all'università, è il cosiddetto dispositivo bac-3/bac+3.
Un punto destinato a sollevare delle resistenze è il
proposto avvicinamento alle università delle classi preparatorie (prépas) alle Grandes écoles (CPGE). Una
delle prime conseguenze sarà "l'iscrizione automatica all'università degli
studenti delle CPGE". Questo permetterà ai docenti di tenere dei corsi in
entrambe le istituzioni. Tutti i licei che hanno una classe preparatoria alle
Grandes écoles (CPGE) o una sezione di tecnico superiore (STS che dà accesso ai
BTS) dovranno firmare una convenzione con l'università di loro scelta o con una
comunità di università, che specifichi le modalità di cooperazione pedagogica o
della ricerca, le giornate a porte aperte e d'informazione, gli scambi di
docenti e le possibilità di riorientamento. Dovranno essere fissate percentuali
minime (quotas) di posti in IUT e STS riservati ai bacheliers technologiques et
professionnels per filiera e per città, di concerto con i presidenti delle
università, degli IUT e con i provveditori di istituzioni che hanno dei BTS.
Per combattere l'insuccesso nel primo anno dei corsi di
laurea, è istituito un primo anno multidisciplinare e una specializzazione
progressiva con possibilità di transiti tra percorsi diversi per evitare il
rischio dei cambi d'orientamento che obbligano a ricominciare integralmente i
corsi. Ad esempio, uno studente che s'iscrive in psicologia potrà anche occuparsi
della storia e della filosofia e modificare, rimanendo in corso, la scelta del
titolo della sua laurea.
L'introduzione della continuità tra il liceo e i primi cicli
universitari è vista da alcuni settori dell'opposizione alla riforma come
l'avvio di una "secondarizzazione" dell'università. Si richiede poi
agli enseignants-chercheurs di guidare gli studenti al successo nei corsi. Una
missione impossibile, affermano i detrattori della legge, se si considera che,
per certi concorsi alla fine del primo anno d'università, basta valutare la
sintassi dei candidati per operare la selezione. Le competenze e le conoscenze
acquisite nella scolarità a monte sono messe in dubbio dalla povertà del
vocabolario, dalle difficoltà di comprensione dei testi e dalla scarsa
conoscenza della lingua francese, fattori negativi (peraltro rilevati anche nel
nostro Paese) in grado di spiegare l'insuccesso di molti studenti nel primo
anno. A questi fattori d'insuccesso s'aggiunge la scarsa frequenza alle lezioni.
La riforma non
ha voluto modificare il primo anno degli studi della sanità (PACES = Premières
Années Commune aux Etudes de Santé) dal 2010 primo anno di studi comune ai 4 ambiti medici (medicina,
odontoiatria, farmacia e ostetricia), per accedere ai quali si ha un insuccesso
dell'81%. La nuova legge propone di attivare, dopo otto settimane di corsi del
primo anno, un riorientamento precoce al momento degli esami sulle materie
insegnate, escludendo gli studenti non ben classificati. L'università deve
assicurare in tutti i casi il riorientamento degli studenti classificati
proponendo loro l'iscrizione in un corso che li accolga a partire dall'anno
stesso. La selezione più dura avviene
per l'iscrizione al 2° anno - la cui quota di ammissibili è annualmente fissata
per decreto - anche tenuto conto che il 1° anno dei PACES può essere ripetuto
soltanto una volta. Secondo la Federazione delle associazioni studentesche si
tratta di "una selezione che non dice il suo nome". Le facoltà di
medicina potranno anche creare dei ponti di passaggio per accogliere al secondo
e al terzo anno studenti provenienti da altri corsi idonei che portino al
conseguimento di una license.
Si vuole inoltre migliorare l'inserimento professionale
grazie all'integrazione dell'insegnamento, proprio durante il periodo stesso
della formazione, con esperienze in azienda.
Sono previsti la diversificazione e il rinnovamento dei
metodi pedagogici, cui s'aggiunge la semplificazione dei titoli di studio dalla
licence al master. Nell'offerta formativa vi sono infatti 2231 licences
professionnelles e 1420 licences générales: l'obiettivo è arrivare a una nuova elencazione
nazionale di un centinaio di titoli di licences générales per grandi aree. Anche
il numero dei master si prevede di ridurlo, da 7.700 a 200. Le licences
professionali non saranno ridotte, ma per mettere un freno alla moltiplicazione
dei diplomi potranno essere deliberati dalle università accreditate solo quelli
che figurano nella nuova elencazione nazionale.
Sulla base di quanto suggerito dal Rapporto “Quel services
rendus aux Étudiants par les Universités? Les Enseignements d'Expériences
étrangéres”, predisposto dal Centre d'analyse stratégique (CAS), oltre a
mantenere basso l'ammontare della tassazione universitaria, saranno aumentati i
servizi agli studenti. Istruzione superiore e ricerca sono state relativamente
risparmiate dall'austerità di bilancio - che ha interessato gran parte degli
altri Ministeri - e hanno addirittura conosciuto nel 2013 un incremento del 2,3%
(da mantenere nel 2014) degli stanziamenti necessari per aumentare di una
mensilità le borse concesse a 650.000 studenti più bisognosi, per costruire
alloggi (ne sono previsti 40.000 nel quinquennio) e per creare un migliaio di
nuovi posti di lavoro (5.000 nel quinquennio) nel settore universitario. (Marino
M. L., rivistauniversitas 06-12-2012)
La governance degli
atenei
Il progetto di legge è il risultato di un'ampia
concertazione che, con le Assise nazionali dell'insegnamento superiore e della
ricerca, ha mobilitato più di 20.000 attori da luglio a novembre 2012. Le Assise
hanno rivelato un esteso malcontento sull'iperpresidenzialismo e la
centralizzazione dei poteri instaurati nella governance delle università dalla
legge LRU del 2007. In effetti questa legge ha conferito un potere accresciuto
ai consigli d'amministrazione dominati dai presidenti anch'essi con potere
rafforzato.
La legge Fioraso intende compensare gli effetti della LRU
introducendo più collegialità e democrazia. Il Consiglio d'amministrazione si occuperà soltanto di strategia,
relativamente al budget e al management. Le collettività locali, il Consiglio
economico sociale regionale, gli organismi di ricerca e le personalità esterne
che ne faranno parte otterranno il diritto di voto anche in merito alla
designazione del presidente e lo scrutinio per eleggerlo si farà in due turni.
La legge propone inoltre di fondere in un Consiglio accademico il consiglio
scientifico, che definisce le basi portanti della formazione e della ricerca, e
il consiglio degli studi e della vita universitaria. La nuova struttura ha come
prerogative proprie l'organizzazione dei processi formativi, della ricerca e
della vita degli studenti. Il presidente del Consiglio d'amministrazione può
sia presiedere egli stesso il Consiglio accademico sia proporre il presidente
che il suo CdA avrà da convalidare. Il presidente dell'università è eletto a
maggioranza assoluta dei membri del CdA tra gli "enseignants chercheurs,
chercheurs, professeurs ou maitres de conferences, associés ou invités, ou tous
autres personnels assimilés, sans condition de nationalité". Il mandato
dura quattro anni ed è rinnovabile una sola volta. Gli statuti prevedono un Consiglio dei direttori di strutture
(dipartimenti, istituti, centri di ricerca, laboratori), presieduto dal
presidente dell'università, e precisano
le loro competenze tra cui la preparazione e l'attuazione di decisioni del CdA
e del Consiglio accademico.
La modifica della governance ha riscosso forti opposizioni e
critiche
da parte di un circolo anonimo di rettori di accademie ****
(http://tinyurl.com/c4seyok) e
testimoniate anche dalla votazione della legge in Parlamento (289 favorevoli e 248
contrari all'Assemblea nazionale, 172 a favore e 157 contrari al Senato). Al
provvedimento si è imputato di aver dato esito a un livellamento verso il basso
e a un'università bicefala con una diluizione dei poteri che produrrà
un'incapacità di guida trasformando istituzioni ormai autonome in navigli
ingovernabili. Quest'evoluzione è stata ritenuta controcorrente rispetto a
quella di numerosi altri Paesi che hanno puntato su un'autonomia effettiva
degli atenei e su una specializzazione tematica in capo a reti d'eccellenza.
In particolare, si è fatto rilevare che il CdA
dell'università vede aumentare il numero dei suoi membri fino a 36, ma perde
parte delle sue prerogative a vantaggio di un Consiglio accademico pletorico
(da 40 a 60 membri) presieduto da un presidente che non è il presidente
dell'università. Gli atenei definiranno le loro politiche di ricerca in un
Consiglio accademico composto essenzialmente di enseignants-chercheurs e di
studenti lontani dalle realtà economiche. Il nuovo Consiglio accademico avrà
una parte più importante di membri nominati (direttori di strutture). Nel CdA
anche le personalità esterne, rappresentanti le collettività territoriali,
parteciperanno all'elezione del presidente.
Anche se è precisato che gli statuti dell'università
prevedono le modalità di designazione del presidente del Consiglio accademico,
conoscendo l'avversione dei docenti a dipendere da una gerarchia, è assai
probabile che questo nuovo presidente rappresenterà un contropotere nei
confronti del presidente dell'università. Tanto più che, viste le prerogative
del Consiglio accademico, ci si può chiedere se il suo presidente non avrà all'interno
più potere del presidente dell'università, che rischia di essere relegato a
passaparola esterno e d'interfaccia con il ministero. In pratica, il Consiglio
accademico (che ingloba le ex-commissioni della ricerca e dell'insegnamento) ha
il potere di decidere la ripartizione delle risorse, il reclutamento e la
gestione delle carriere. Ci si chiede: se è il presidente dell'università che
conduce l'interlocuzione per la gestione delle risorse, allora perché la
ripartizione delle risorse è di spettanza del Consiglio accademico? Se invece è
il presidente del Consiglio accademico a svolgere quella funzione, a che cosa
serve il CdA? In tal modo la nuova governance organizza deliberatamente una
contrapposizione di due istanze e anche di due presidenti. In definitiva il
nuovo sistema, secondo NavisRector
(Express Yourself, 17-06-13), incoraggerà blocchi e conflitti che già
esistono nelle università aggravandoli e amplificandoli. Si lamenta inoltre l'applicazione
di questo c.d. modello bicefalo anche alle écoles d'ingénieurs, proprio quando
esse sono arrivate a beneficiare di un modo di funzionamento e di una
flessibilità organizzativa che ha permesso un forte sviluppo di proficui legami
con gli ambienti economici.
Il ministro Fioraso ha sottolineato di contro che la legge
ha promosso la semplificazione dell'accreditamento delle istituzioni e dei
titoli per avvantaggiare la leggibilità dell'offerta formativa, la semplificazione
delle stratificazioni strutturali e degli statuti delle istituzioni, ha
incoraggiato il miglioramento della governance delle università e soprattutto
della governance territoriale dell'istruzione superiore e della ricerca,
governance federale o confederale, sotto forma di fusioni, di comunità o
d'associazioni. Ciò avrebbe messo la governance al servizio di una "strategia
di sito", in tutta la sua pluralità, con tutte le sue componenti, con
un'apertura sul mondo socio-economico, invece di essere fine a se stessa come
in precedenza. "Noi vogliamo delle università aperte sui loro
ecosistemi".
La ricerca
Sono due i tipi di istituzioni in cui s'effettua la
ricerca pubblica in Francia. I grandi organismi di ricerca come le istituzioni
pubbliche a carattere scientifico e tecnologico (EPST), il centro nazionale
della ricerca scientifica (CNRS), l'istituto nazionale della sanità e della
ricerca medica (INSERM), istituzioni pubbliche a carattere industriale e
commerciale (EPIC) come il commissariato per l'energia atomica e le energie
alternative (CEA) o l'ufficio nazionale di studi e ricerche aerospaziali
(ONERA) e altri quali IRD, CIRAD, INRA, CEMAGREF, INRIA. Inoltre vi sono le
Istutizioni pubbliche di cooperazione scientifica (EPCS) e le istituzioni di
ricerca e d'istruzione superiore sotto la tutela del ministero dell'istruzione
superiore e della ricerca, in particolare le università e i Poli di ricerca e
d'insegnamento superiore (PRES) istituiti tra il 2006 e il 2013 come entità
capaci anche di rendere più visibile la ricerca nelle classificazioni
internazionali.
Per la ricerca la legge Fioraso riafferma uno Stato che
si dota di un'organizzazione per definire, nel quadro di un sua agenda strategica,
le grandi
priorità nazionali fino al 2020. La strategia nazionale della ricerca
sarà messa in opera tramite cinque alleanze tematiche che impegnano gli
organismi di ricerca e un nuovo consiglio di esperti (Consiglio strategico della ricerca) presso il primo ministro che lo
dirige.
Senza intaccare la ricerca fondamentale, la legge
prescrive, per la prima volta, quando possibile, il "trasferimento di
risultati verso i settori socio-economici" quale missione del servizio
pubblico, ossia un'incentivazione del passaggio dall'invenzione all'innovazione
in tutti i campi, economico, industriale, sociale, culturale e ambientale, pertanto
un utilizzo pratico della ricerca.
Al fine di mettere in opera questa strategia, e dare
più visibilità alla ricerca francese e alla formazione, a livello nazionale e
internazionale, è adottato il principio di aggregare università e istituzioni
in una trentina di siti che devono
firmare con lo Stato contratti quinquennali di sito congiuntamente alle Regioni.
I primi contratti di sito per il periodo 2013-2017, concernenti i siti di
Lorraine, Alsace e Avignon, sono stati firmati al MESR il 4 giugno 2013 in
presenza dei presidenti e direttori delle istituzioni coinvolte.
Quest'aggregazione è la novità recata dall'art. 38
della legge e comporta un nuovo livello di governance per coordinare l'offerta formativa
e la strategia di ricerca e di trasferimento tecnologico di una pluralità di
istituzioni in sostituzione delle convenzioni e altre forme di cooperazione, come
le reti tematiche di ricerca, previste dalla legislazione precedente del 2007 e
del 2010. La riforma sopprime le PRES e le EPCS, prevedendo che le EPCS già
costituite diventino comunità di università e istituzioni aggregate che
dovranno redigere entro un anno il nuovo statuto. Invece la riforma mantiene
tal quali le fondazioni di cooperazione scientifica.
Le aggregazioni mettono in rete tutte le istituzioni aderenti, possono comprendere
anche quelle private e sono soggette a una coordinazione territoriale
organizzata da una sola istituzione d'istruzione superiore designata dallo
Stato per un determinato territorio. La comunità
di università e di istituzioni aggregate deve avere uno statuto comune e un
solo contratto quinquennale con il ministro dell'ISR. E' amministrata da un CdA
che ne determina la politica e ne gestisce il budget con l'assistenza di un
Consiglio accademico e di un Consiglio dei rappresentanti dei membri aggregati.
Il presidente, che dirige il nuovo organismo di aggregazione, è eletto dal CdA.
Il CdA è composto per almeno il 30% di personalità qualificate designate dai rappresentanti
delle istituzioni aggregate, per almeno il 40% di rappresentanti dei docenti
(metà del 40%), dell'altro personale e degli studenti, e per il restante 30% da
rappresentanti delle istituzioni aggregate, delle imprese, delle collettività
territoriali e delle associazioni. Nel Consiglio accademico vi è almeno un 70%
(di cui il 60% di rappresentanti dei docenti) dei membri menzionati sopra per
il 40% del CdA. Il restante è costituito di rappresentanti delle istituzioni
aggregate e di personalità esterne.
Su tale rilevante innovazione non potevano mancare le riserve
delle opposizioni parlamentari e accademiche. Si eccepisce che la legge blocca
la creazione di grandi istituzioni, come era stato possibile con la legge
Savary del 1984 che permetteva a istituzioni prestigiose nella ricerca di
dotarsi di uno statuto che liberava da certi freni giuridico-amministrativi
consentendo più rapidi progressi nelle loro attività peculiari. Ridurre il
numero delle grandi istituzioni è mettere un freno allo sviluppo di quelle di alto
livello e imporre una cappa di piombo d'egualitarismo incompatibile con la
competitività dell'istruzione superiore. Pertanto "l'organisation
territoriale en communautés d'universités et la mise en place de points
d'entrée régionaux avec 30 sites
laissent tout autant perplexe". Inoltre si critica la composizione del
Consiglio accademico con rappresentanti lontani dalle realtà economiche e la
firma di contratti congiunti con le Regioni senza che il ruolo di queste sia al
momento definito. E dato che si va verso "la regionalizzazione
dell'istruzione superiore", si poteva "prendere esempio dalla
Germania", che ha già attuato la regionalizzazione, ma dove lo Stato ha
ripreso in mano la situazione per far emergere poli d'eccellenza nazionale capaci
di affrontare la competizione internazionale. Per altre parti avverse alla
legge, la "regionalizzazione" delle università significa smantellamento
del servizio pubblico universitario nazionale con diluizione delle
responsabilità politiche fra molteplici decisori che potranno giocare al
rimpallo, subordinazione politica crescente del funzionamento delle università
ad attori locali, politici ed imprese, allontanamento delle università dai
territori di residenza di molte popolazioni con aggravio dei costi per studiare
in sedi lontane.
Anche la valutazione della ricerca entra nel processo
riformatore con la soppressione dell'AERES, (Agence d'evaluation de la recherche et de
l'enseignement superieur) sostituita da un’agenzia totalmente
ridefinita secondo standard di indipendenza, semplicità, legittimità
scientifica e di trasparenza, ha detto il Ministro.
In realtà, non era la valutazione ad essere criticata,
ma il modo in cui era effettuata, spiega un articolo di Le Monde: “L’AERES ha
dimostrato di essere arrogante, burocratica e cavillosa, finendo per
comportarsi come un’agenzia di rating piuttosto che di valutazione”. L'AERES è
sostituita (art. 49) da un Haut conseil de l'evaluation de la recherche et de
l'enseignement superieur (HCERES), un'autorità amministrativa
indipendente garante della qualità delle valutazioni delle istituzioni
d'istruzione superiore, degli organismi di ricerca e delle loro aggregazioni.
Inoltre HCERES assicura la conformità della formazione al quadro nazionale
dell'offerta formativa, l'effettiva partecipazione degli studenti alla
valutazione degli insegnamenti, la presa in considerazione delle valutazioni
del personale dell'istruzione superiore e della ricerca e delle missioni
assegnategli.
Reclutamento
dei docenti
I professori universitari, nell'ambito dell'attuale servizio
pubblico dell'istruzione superiore francese, costituiscono uno dei due corpi degli
enseignants-chercheurs, l'altro corpo
essendo quello dei maîtres de conférences. I professori universitari hanno
tradizionalmente l'esclusiva del titolo universitario di
"professore". Sono dei funzionari sottoposti a disposizioni
statutarie della funzione pubblica dello Stato e sono nominati con decreto del
presidente della Repubblica.
Nella riforma Fioraso le disposizioni statutarie riguardanti
i professori non sono state modificate rispetto alla legislazione previgente.
Tuttavia ha suscitato scalpore l'approvazione da parte del Senato di un
emendamento innovativo al testo iniziale della legge che sopprimeva la
procedura di qualificazione alle funzioni di maître de conférences e di
professeur tramite la valutazione dei lavori scientifici e pedagogici.
L'emendamento è stato poi ritirato, ma ha lasciato uno strascico di amare
riflessioni. Anche perchè aveva causato l'immediato lancio di una petizione che
ha avuto un'estesissima partecipazione di firmatari, di sindacati e di
istituzioni scientifiche contro quello che era ritenuto un attacco agli statuti
nazionali e a una forma di "valutazione intelligente basata sulla
competenza scientifica e pedagogica di coloro che l'esercitano e sul pluralismo
che consente la loro elezione a scrutinio proporzionale da parte dell'insieme
degli enseignants-chercheurs nell'ambito di ciascuna disciplina scientifica su liste
liberamente costituite ... ". "Dopo anni di propaganda politica
contro la supposta mancanza di valutazione degli enseignants-chercheurs,
un attacco clamoroso contro il solo sistema che valuti dei biologi da parte di
biologi, dei sociologi da parte di sociologi, dei farmacologi da parte di
farmacologi...".
Le uniche modificazioni statutarie della legge Fioraso
attinenti al personale dell'istruzione superiore e della ricerca riguardano: a)
l'assimilazione dei ricercatori operanti in istituzioni e organismi di ricerca
agli enseignants-chercheurs nei comitati locali di selezione di questi ultimi;
b) la possibilità per i titolari di diplomi di dottorato di candidarsi a
concorsi riservati per accedere al ruolo di funzionari statali di categoria A.
---
Per confrontare la riforma Fioraso (loi E.S.R., loi relative à l'enseignement supérieur et à la recherche)
con la precedente riforma Pecresse (loi L.R.U., loi relative aux
libertés et responsabilités des universités) è disponibile il collegamento ipertestuale seguente che le
mette confronto articolo per articolo: http://www.sauvonsluniversite.com/IMG/pdf/LRU2_all.pdf
.
Per gli studenti che vogliono farsi un'idea dell'università
francese riformata si segnala il sito
Prof.
Paolo Stefano Marcato
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
02-09-2013
* ISTITUZIONI
PUBBLICHE A CARATTERE SCIENTIFICO E TECNOLOGICO (EPST) IN FRANCIA
CEMAGREF Centre national du machinisme agricole, du génie
rural, des eaux et des forêts
CNRS Centre national de la recherche scientifique
INED Institut national d'études démographiques
INRA Institut national de la recherche agronomique
INRETS Institut national de recherche sur les transports et
leur sécurité
INRIA Institut national de recherche en informatique et en
automatique
INSERM Institut national de la santé et de la recherche
médicale
IRD Institut de recherche pour le développement
LCPC Laboratoire central des ponts et chaussées
(Fonte:
http://www.lifl.fr/~beaufils/mcf.archives/20071101/Principaux_organismes_de_recherche_et_%E9tablissements_d'ensei/#etab)
** STUDI SUPERIORI IN FRANCIA
Istituzioni d'istruzione superiore e di ricerca e titoli conseguibili
98.000 Docenti [Il ministero
de l'enseignement supérieur et de la recherche (MESR) impiega 20.018 professori (20%), 36.439
maîtres de conférence (37%), 13.284 docenti
di secondo grado (14%) e 28.121 docenti non permanenti (29%)]
82 Universités, alle quali sono assimilati i 3 Instituts
nationaux polytechniques
4 Écoles normales supérieures
5 Écoles françaises à l'étranger
14 Grandi Istituzioni a statuti diversi
30 Communoutés d'universités et établissements (art. 23 de
la loi E.S.R.) destinate a sostituire i
PRES (Pôles de recherche et
d'enseignement supérieur) e gli EPCS (Établissements publiques de la cooperation scientifique)
CNAM (Conservatoire National des Arts et Métiers)
Collège de France
École Centrale des Arts et Manufactures
École Nationale des Chartes
(ENSAM) École Nationale Supérieure d'Arts et Métiers
École Nationale Supérieure des Sciences de l'Information et
des Bibliothèques
(EPHE) École Pratique des Hautes Etudes
(EHESS) École des Hautes Etudes en Sciences Sociales
(GET) Groupe des écoles des Télécommunications
(IEP) Institut d'Etudes Politiques de Paris
(INALCO) Institut National des Langues et Civilisation
Orientales
MNHN (Muséum National d'Histoire naturelle)
Observatoire de Paris
Palais de la Découverte
Vi sono inoltre un centinaio di scuole cui affluiscono
50.000 studenti e che dipendono da un ministero diverso da quello
dell'insegnamento superiore e della ricerca: ad esempio, architettura e scuole
d'arte sotto la cultura, politecnici sotto la difesa, scuole veterinarie sotto
l'agricoltura
BTS (brevets de technicien supérieur), DCG (diplôme de
comptabilité et de
gestion)
BTSA (brevets de technicien supérieur agricole)
CPGE (classes préparatoires aux grandes écoles)
CPES (classes préparatoires aux études supérieures)
DUT (diplômes universitaires de technologie) negli IUT (Instituts
universitaires de
technologie)
Formations d’ingénieurs
Écoles Nationales Supérieures d’Architecture
Écoles de Commerce
Licence (laurea triennale)
Master (laurea magistrale)
Doctorat (il titolo universitario più elevato)
PACES (Premières Années Commune aux Etudes de Santé), 4 filiere:
médecina, farmacia, odontoiatria, ostetricia
Formations paramédicales et sociales
Mises à niveau (classes de mise à niveau en arts appliqués
et en hôtellerie)
DMA (diplôme des métiers d’arts)
DTS (diplôme de technicien supérieur)
Ecoles Nationales d’Art
(Fonte:
http://cache.media.enseignementsup-recherche.gouv.fr/, Guida 2013)
*** La
Section de technicien supérieur (STS) è un insegnamento tecnico
post-baccalauréat di 2 anni che
consente di accedere al brevetto di tecnico superiore (BTS).
**** In Francia una académie
è una circoscrizione amminitrativa del ministero dell'educazione nazionale e
del ministero dell'istruzione superiore e della ricerca. E' diretta da un
rettore di académie che è anche chancelier
delle università della sua académie. Egli, fra l'altro, esercita un controllo
di legalità sugli atti delle università.