IN EVIDENZA
PARLA LA NUOVA MINISTRA DEL MUR INTERVISTATA DAL CORSERA
Spero che in cinque anni il
numero di laureati possa crescere dall’attuale 27,6% (tra i giovani fino a 34
anni) almeno fino al 35%. Tra percorsi universitari più adeguati al futuro investiremo
nelle lauree interdisciplinari, senza percorsi rigidi ma che mischino le
diverse materie dei dipartimenti perché oggi le sfide che abbiamo davanti
richiedono competenze in più discipline. Sono già al lavoro anche per creare
corsi di laurea innovativi e legati al mondo produttivo. Stiamo studiando un
piano per gli Its ma immagino anche lauree innovative (percorsi accademici veri
e propri, triennali, legati anche alla ricerca) che siano collegate al mondo
produttivo, per l’ingegneria e anche per il turismo. Per aumentare gli studenti
bisognerà aumentare i docenti. Un solo dato: in Gran Bretagna il rapporto
professori studenti è 1/12, da noi 1/35. Servirebbero almeno 50 mila nuovi
ricercatori. Scontiamo anni di sottofinanziamento, discontinuità dei progetti e
disorganizzazione. Una prima soluzione a portata di mano è quella di favorire
la mobilità dei ricercatori tra Università. Enti di ricerca e privati. Questo
potrebbe rendere più attivo e competitivo l’intero sistema: questo vuol dire
adeguare gli stipendi e le carriere, ma anche sburocratizzare, far circolare i
ricercatori, rendere tutto più trasparente. Per i corsi di laurea in Medicina i
posti saranno 13.500 come lo scorso anno. Il problema al momento sono le
specializzazioni: ancora oggi abbiamo quasi 400 posti liberi perché ci sono
alcune specialità molto importanti, come anestesia e igiene, per le quali non
ci sono candidati. (F: da intervista a Cristina Messa, nuova ministra del MUR, di
G. Fregonara, CorSera 25.02.21)
APPELLO
IN 10 PUNTI A MARIO DRAGHI DA PARTE DI 300 ACCADEMICI
Appello a Mario Draghi di 300 accademici aderenti al think tank ‘Lettera
150’. L’appello propone al presidente incaricato dieci riforme “necessarie” a
liberare le energie del mondo della università e della ricerca, che può diventare
il volano dell’economia del Paese. I dieci punti dell’appello:
1) Un aumento significativo dei fondi destinati all’Ffo, al Foe (fondo
ordinario per gli enti di ricerca), all’edilizia universitaria, e al fondo per
il diritto allo studio. 2) Una riforma avanzata del dottorato, delle lauree
professionalizzanti e dell’istruzione e formazione professionale superiore. 3)
Una decisa semplificazione delle procedure, con la cancellazione di lacci e
lacciuoli che imbrigliano l’attività di ricerca, la apertura di nuovi corsi e
l’avvio di iniziative di ricerca, la libera spendita delle conoscenze
scientifiche e professionali verso l’esterno, i rapporti con il mondo della
impresa. È allo stesso tempo necessario realizzare lo spazio aperto dei dati
scientifici. 4) Una più forte ancorché responsabile autonomia delle Università.
5) Una riforma dei meccanismi della valutazione degli Atenei. 6) Una riforma
del reclutamento che garantisca insieme con una reale meritocrazia anche quote
di libera scelta da parte degli Atenei. 7) Una decisa internazionalizzazione
del sistema. 8) Un forte investimento nel trasferimento tecnologico per incoraggiare
la produzione di brevetti, che ci vede oggi poco competitivi sullo scenario
mondiale. 9) Un deciso incremento dei posti di professore, e di ricercatore per
colmare il divario rispetto ai nostri principali competitor. 10) La
valorizzazione dei dipartimenti più innovativi, non in base a meccanismi
burocratici, ma nel dialogo con gli atenei e con il territorio, cosi’ da
trasformarli in eccellenze mondiali. Favorire allo stesso tempo la federazione
con strutture accademiche nazionali e internazionali, e creare grandi
infrastrutture di ricerca attraverso snelle forme consortili capaci di coinvolgere
pure enti privati. (F: younipa 08.02.21)
UN RAPPORTO SU RICERCA, RICERCATORI, DOCENTI E FINANZIAMENTI A R&S
Mario Draghi nel suo primo discorso da premier ha insistito cinque volte
sull’obbligo assoluto di investire molto di più nella ricerca. È vero che i
ricercatori italiani si fanno onore nel mondo, ma sui finanziamenti alla
ricerca siamo in posizioni arretrate. Lo conferma Observa - annuario scienza tecnologia e società 2021, edito dal
Mulino. Nella classifica dei Paesi che mettono più soldi in Ricerca & Sviluppo
rispetto al Pil non stiamo solo dietro Israele, Corea, Taiwan o Germania ma
anche dietro Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria... La quota che destiniamo al
settore è solo dell’1,4% del nostro prodotto interno lordo. Inferiore alla
media europea (2,0%) e a quella Ocse (2,4%). Bassissima rispetto alla
Danimarca, alla Germania e all’Austria che investono il doppio. Per non dire di
Israele che, già in vetta nove anni fa, è salito con gli stanziamenti al 4,9%
del Pil.
Per numero di ricercatori impiegati in R&S ogni mille occupati è in
testa la Danimarca con 15,7, seguita ancora da Corea, Svezia, Finlandia... E
noi siamo ancora a un terzo: 6 su mille. Davanti a Romania, Sudafrica o
Messico. Ma dietro la media Ue, quella Ocse e la Slovacchia. Il settore privato
(che nella media Ocse assorbe quasi due terzi di quanti lavorano alla ricerca e
allo sviluppo, con punte del 72,8% in Svezia, 74,4 in Giappone, 82,0 in Corea) da
noi è al 43,6%.
Stando al rapporto Education at a Glance 2020 la quota di studenti
stranieri, che vede in testa gli atenei australiani (26,5%), neozelandesi e
britannici, scende in Italia al 5,6%.
I docenti stranieri, secondo l’ultimo rapporto Anvur, sono 473 su
53.801, meno dell’1%. I docenti under 40 sono scesi in Italia dal 16,3 al 13%,
contro il 24% della Spagna, il 31,5 del Regno Unito, il 46,1 dei Paesi Bassi,
il 54,4 della Germania. Infine, l’età media dei ricercatori è salita a 45 anni
e addirittura a 49 per quelli pubblici. (F: G. A. Stella, CorSera 21.02.21)
RECLUTAMENTO E CARRIERA DEI DOCENTI
NELLE AUDIZIONI IN COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA
“Il nostro sistema universitario non è europeo per tre aspetti: siamo
tra gli ultimi per numero di studenti, per rapporto docenti-studenti, ultimi
per età sia di studenti che di docenti”. Una fotografia grigia quella fatta dal
rettore dell’Università di Bologna, Francesco Umbertini, alla Commissione
Cultura della Camera, dove si sono tenute le audizioni per la riforma che
dovrebbe rinnovare il sistema universitario italiano. “Emerge un sistema sottodimensionato
sia di studenti che di docenti – continua il Magnifico -. Qualsiasi riforma in
tal senso dovrà essere adeguatamente finanziata per risalire la china”. Nel
2018 il Finanziamento Ordinario all’Università era di 7 miliardi 240 milioni, e
tra le previsioni di spesa della legge di Bilancio che dovrà essere approvata
nei prossimi giorni è previsto un finanziamento di 8 miliardi 234 milioni: un incrementeo
del 12%. Tali risorse, però, non sono sufficienti per un reale reclutamento di
docenti e ricercatori. “Come CRUI, in condivisione con il CUN, stiamo lavorando
ad una serie di interventi per la fase iniziale della carriera: una figura post
laurea, un ricercatore post doc (limitato nel tempo), professore in tenure”, ha
spiegato Umbertini. Il percorso di reclutamento e formazione dei docenti, contenuto
nella bozza di proposta ancora in lavorazione, prevede la possibilità di
diventare professori associati in un’età stimata intorno ai 37 anni “. “Oggi
c’è pochissima mobilità. Si inizia e si finisce la carriera accademica
all’interno della propria Università – afferma il presidente del CUN, Antonio Vicino
– andrebbe reintrodotto lo strumento dell’istituto del trasferimento eliminato
dalla legge Gelmini. Nonché Il rafforzamento dello strumento di chiamata diretta”.
(F: Corr. Univ. 23.12.20)
PROPOSTE PER INNALZARE PER
UNIVERSITÀ E RICERCA GLI INDICATORI SISTEMICI AI LIVELLI DELLA MEDIA EUROPEA
Su “Corriere della Sera Opinioni”, nell’articolo “Recovery Fund: per
università e ricerca un’occasione imperdibile”, Bugliesi, Degli Esposti e
Lauria Pinter propongono azioni che hanno l'obiettivo di innalzare per
università e ricerca gli indicatori sistemici ai livelli della media europea e
semplificare i processi liberando ricerca e formazione terziaria da vincoli di
procedure inadeguate e anacronistiche: “1) Accrescere la popolazione
studentesca a 2,25 milioni favorendo l'ingresso di 450 mila nuovi studenti.
Bisogna insistere sull'istruzione professionalizzante dove scontiamo
l'arretratezza maggiore. Un dato su tutti: oggi gli iscritti agli Istituti
tecnici superiori sono circa i8000 mentre in Germania sono impegnati
annualmente circa 900 mila studenti.
2) Potenziare i dottorati, anello fondamentale della catena che collega
ricerca a trasferimento tecnologico. Bisogna definire i settori prioritari e
introdurre regole di gestione internazionali per invertire la decrescita agli
attuali meno di d000 dottorandi italiani rispetto ai 15000 di Francia e 28000
di Germania.
3) Ampliare di 25 mila unità l'organico universitario e incrementare
l'attuale irrisoria quota di docenti e ricercatori internazionali. Queste
azioni richiedono l'allineamento della spesa per ricerca e sviluppo alla media
europea, alla quale devono contribuire anche misure di iperammortamento e defiscalizzazione
per le imprese che investono in ricerca e innovazione scientifica. In termini
finanziari, gli interventi si traducono in un incremento di spesa dallo 0,75%
all'1,2% per la formazione universitaria e dallo o;5% allo 0,7% per la ricerca.
In termini assoluti, ciò equivale a un finanziamento aggiuntivo di circa 12
miliardi di euro annui, di cui 4 miliardi per raggiungere il livello medio
europeo di spesa per la ricerca e 8 miliardi per l'istruzione superiore”.
(F: M. Bugliesi, M. Degli Esposti. G. Lauria Pinter, CorSera Opinioni
29.01.21)
GRUPPO DI LAVORO CRUI SUI
RANKING INTERNAZIONALI: ATTIVITÀ, RISULTATI E PROSPETTIVE
È online il report della CRUI sui ranking internazionali. Il volume
racconta i 3 anni di attività del Gruppo di Lavoro a cui hanno partecipato 68
università con l’obiettivo di aumentare il numero di atenei italiani presenti
nelle classifiche internazionali e migliorare il posizionamento complessivo del
sistema universitario nei ranking. Obiettivo pienamente centrato ed evidenziato
dai numeri: 85 università italiane in più nelle 6 classifiche considerate e 11
in più nelle prime 200 posizioni.
Partito nel 2017 e coordinato dalle Università di Bologna e Padova, il
Gruppo ha infatti lavorato anche per elaborare linee guida comuni per il
conferimento dei dati alle principali agenzie, e per proporre integrazioni e
modifiche metodologiche agli enti gestori. Inoltre, il Report offre spunti di
confronto fra i sistemi universitari di diversi Paesi europei in relazione ai
ranking internazionali e ad altre dimensioni economico-sociali indagate
attraverso i dati OCSE. Il volume contiene anche le indicazioni operative
elaborate dal Gruppo per il conferimento dei dati a quattro tra le più
importanti classifiche mondiali: Quacquarelli Symonds (QS), Times Higher
Education (THE), GreenMetric e U-Multirank. Un’attività che, unita alla
condivisione di strategie, politiche e buone pratiche nella gestione dei
ranking, ha permesso a molti atenei di entrare per la prima volta in classifica
e, a quelli già presenti, di migliorare in larga parte il proprio
posizionamento. Un sondaggio interno al sistema universitario ha confermato che
l’attività della CRUI e del Gruppo ha avuto un impatto positivo sia sulle
azioni intraprese dall’ateneo in tema di ranking che sulla relativa
performance.
(F: https://tinyurl.com/y46q3xys
26.01.21)
ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE[PSM1]
ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE: AVER GIÀ OTTENUTO L’ABILITAZIONE IN
PASSATO NON HA ALCUN VALORE DAVANTI AD ALTRA DIFFERENTE COMMISSIONE
Con sentenza n. 1154 del 28
gennaio 2021, il TAR Lazio, sez. III bis, ha affermato un importante principio
che riguarda i candidati che si sottopongono a più procedure di abilitazione
scientifica nazionale. Il Collegio giudicante ha ribadito che l’abilitazione
può essere rilasciata solo ai candidati che superino due fasi di giudizio: la
prima finalizzata ad accertare il possesso da parte del candidato di una
valutazione positiva dell’impatto della produzione scientifica, mentre la
seconda è diretta alla valutazione di tipo qualitativo della produzione
scientifica del candidato.
Ha quindi ricordato che il
giudizio di un organo di valutazione che mira a verificare l’idoneità a
partecipare a concorso per divenire docente di prima o di seconda fascia universitaria,
in quanto inteso a verificare e a misurare il livello di maturità scientifica
raggiunto dai singoli candidati, costituisce espressione della discrezionalità
tecnica riservata dalla legge a tale organo collegiale, le cui valutazioni,
riflettendo specifiche competenze solo da esso possedute, non possono essere
sindacate nel merito dal giudice della legittimità, ferma restando la
possibilità di procedere alla verifica diretta dell’attendibilità delle operazioni
tecniche, sotto il profilo della loro correttezza quanto a criterio tecnico e a
procedimento applicativo.
In questi termini, secondo il
TAR Lazio, nessun valore può avere il fatto di aver già ottenuto
l’abilitazione, sulla medesima fascia e nel medesimo settore, in annualità
precedenti, anche se con giudizi tutti pienamente positivi, posto che le
Commissioni sono costituite da professori diversi i quali ben possono avere
giudizi differenti. (F: Oss. Univ. gennaio 2021)
CLASSIFICAZIONI
DEGLI ATENEI
OBIETTIVI DELLA COMMISSIONE SUI RANKING ACCADEMICI INTERNAZIONALI
In considerazione
dell’indubbio impatto dei ranking sui media e dell’inevitabile rilevanza nei
processi di attrazione di risorse e studenti (specialmente internazionali), dal
2017 è attiva la commissione sui ranking
accademici internazionali, cui prendono parte rappresentanti di oltre 70
Università italiane. Il gruppo di lavoro (coordinatore prof. Mirko Degli
Esposti, UniBo) si è posto i seguenti obiettivi: aumentare il numero di Atenei italiani
presenti nelle classifiche internazionali;
migliorare il piazzamento
complessivo degli Atenei nei ranking di maggiore impatto mediatico;
elaborare analisi critiche
delle metodologie adottate dai principali ranking e formulare linee di
indirizzo per le Università italiane al fine di ottimizzarne il posizionamento
in graduatoria;
proporre eventuali
integrazioni e modifiche metodologiche ai gestori dei principali ranking
attraverso un’interlocuzione di sistema con le Università italiane. (F: CRUI
07.01.21)
CLASSIFICA TIMES HIGHER EDUCATION
2021
Al 1° posto, nel ranking
globale 2021 di THE, c’è l’Università di Oxford, seguita da quattro atenei
degli USA (Stanford, Harvard, California Institute of Technology e
Massachusetts Institute of Technology). Al 6° posto c’è l’università di
Cambridge. Completano, poi, la Top 10: Berkeley, Yale, Princeton e Chicago.
La migliore università italiana secondo la classifica 2021 di Times
Higher Education è l’Alma Mater – Università di Bologna, che si è classificata
al 167° posto nel mondo. Il podio italiano è completato da una coppia di
università pisane: la Scuola Sant’Anna di Pisa (170/a) e la Scuola Normale
Superiore di Pisa (181/a).
LE
MIGLIORI UNIVERSITÀ ITALIANE (48 su 1.500 prese in considerazione):
- #167
Università di Bologna
- #170
Università Sant’Anna di Pisa
- #181
Scuola Normale Superiore di Pisa
- #201–250
Università Sapienza di Roma
- #251–300
Università di Padova
- #251–300
Università Vita-Salute San Raffaele
- #301–350
Università di Trento
- #351–400
Università di Milano
- #351–400
Università di Milano-Bicocca
- #351–400
Politecnico di Milano
- #401–500
Università di Bari Aldo Moro
- #401–500
Università di Brescia
- #401–500
Università di Firenze
- #401–500
Libera Università di Bolzano
- #401–500
Università di Genova
- #401–500
Università di Modena e Reggio Emilia
- #401–500
Università di Napoli Federico II
- #401–500
Università di Pavia
- #401–500
Università di Pisa
- #401–500
Politecnico di Bari
- #401–500
Università di Roma Tor Vergata
- #401–500
Università di Salerno
- #401–500
Università degli Studi del Sannio
- #401–500
Università di Siena
- #401–500
Università di Torino
- #401–500
Università di Verona
- #501–600
Università di L’Aquila
- #501–600
Università di Catania
- #501–600
Università di Ferrara
- #501–600
Università dell’Insubria
- #501–600
Università di Messina
- #501–600
Politecnico di Torino
- #501–600
Università di Sassari
- #501–600
Università di Trieste
- #501–600
Università della Tuscia
- #501–600
Università di Urbino Carlo Bo
- #601–800
Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro
- #601–800
Università di Bergamo
- #601–800
Università Ca’ Foscari di Venezia
- #601–800
Università di Calabria
- #601–800
Università Gabriele D’Annunzio
- #601–800
Università Politecnica delle Marche
- #601–800
Università di Palermo
- #601–800
Università di Parma
- #601–800
Università degli Studi di Napoli Parthenope
- #601–800
Università del Salento
- #601–800
Università di Udine
- #801–1000
Università di Foggia.
LE CLASSIFICHE PER AMBITI DISCIPLINARI DEGLI ATENEI ITALIANI
Svelano quali sono le migliori
università in Italia le classifiche dell’edizione 2021 del ranking di Education
Around, magazine specializzato in istruzione e università, che ha analizzato
oltre 20 mila dati su 290 mila laureati. Sono state prese in considerazione 63
università statali, per arrivare a stilare 56 classifiche suddivise in 5
distinte aree disciplinari: scienze sociali, scienze naturali, scienze
comportamentali, discipline umanistiche, scienze formali e applicate. Link per leggere
le classifiche > https://initalia.virgilio.it/migliori-universita-italia-ranking-ea-2021-45696/amp.
(F: M. P. Scancarello, www.younipa.it/
22.02.21)
CRISI PANDEMICA
DA CORONAVIRUS SARS-COV-2
HOW COVID VACCINES
WERE MADE SO FAST, AND WHAT IT MEANS FOR OTHER DISEASES
Before COVID-19, the mumps vaccine in the 1960s was the fastest any
vaccine had been developed: it took four years, from viral sampling to
approval. The Pfizer–BioNTech vaccine became the first fully tested
immunization to be approved for emergency use against the coronavirus within a
year. The world was able to develop COVID-19 vaccines so quickly because of
years of previous research on related viruses and faster ways to manufacture
vaccines, enormous funding that allowed firms to run multiple trials in parallel
and regulators moving more quickly than normal. What we learnt from the process
looks likely to change the future of vaccine science forever. (F: Nature Briefing 21.12.20)
SHARE OF INTERNATIONAL
SCIENTIFIC COLLABORATION ON COVID-19 MEDICAL RESEARCH
The pandemic triggered an unprecedented mobilisation of the scientific
community. Around 75000 scientific publications on COVID-19 were published
between Jan. and Nov. 2020. A lot of international scientific co-operation on
COVID-19 has been initiated by researchers themselves and has built on existing
ties. For example, research links between China and OECD countries have grown
strongly in recent years, and this is reflected in patterns of COVID-19 co-publication
(Figure). The US accounts for the largest
share (26716 publications), followed by China (9000), UK (8200) and Italy (7500).
(F. OECD 12.01.21)
CULTURA DEL
DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA
EFFETTI DELLA DIDATTICA A DISTANZA SULLE ISCRIZIONI
I vantaggi offerti dalla Dad
potrebbero aver contribuito all’aumento degli iscritti alle università
tradizionali (U) per l’anno accademico in corso (2020/2021), come riportato nel
grafico, rispetto agli anni
precedenti (2018/2019-2019/2020) e alla tendenza opposta sperimentata dalle
università telematiche (UT); per i politecnici (P) si osserva invece una lieve
flessione. (F: G. Iacovelli e R. I. Rumiati, lavoce.info 11.01.21)
TRE PUNTI SULLE ATTIVITÀ ACCADEMICHE A DISTANZA
Su IlSole24Ore del 16.01.20
Dario Braga ha pubblicato un articolo, “Lezioni da non dimenticare per
l’università del dopo covid”, di cui in sintesi merita richiamare i tre punti
essenziali. Il primo punto è quello dell’insegnamento a distanza. È indubbio
che abbiamo imparato, gioco forza, che possiamo fare lezione ed esami parlando
a una webcam. La fruizione da remoto è un “di più” dal quale non bisogna
tornare indietro. La didattica online, se integrativa della didattica in
presenza, consente di superare barriere e di ridurre discriminazioni. Un “di più”
a cui non si dovrebbe rinunciare. Si tratta di perfezionare gli strumenti e i
meccanismi di controllo per evitare sia i comportamenti opportunistici sia la
nascita di percorsi a “due velocità”. Il secondo punto è il telelavoro. Molti
di noi hanno imparato a telelavorare, sia i docenti sia il personale
amministrativo. Sarebbe sbagliato pensare che si debba tornare indietro, spesso
in uffici sovraffollati, quando è possibile, e lo abbiamo verificato nella
prassi, affrontare in modo flessibile problemi di conciliazione casa-lavoro. Ma
ci vuole immaginazione e collaborazione anche sindacale: si tratta di lavorare
per obiettivi verificabili con indicatori precisi che consentano ai datori di
lavoro di assicurarsi che quel determinato target venga raggiunto nel minimo
tempo utile. Il terzo punto riguarda il corpo docente. Lavorare a/da casa non è
stata certo una scoperta. Studiare, scrivere articoli o progetti di ricerca,
magari in videoconferenza con altri ricercatori, rispondere alle richieste
degli studenti, correggere compiti sono cose che facciamo da sempre. Anche qui
si tratta di trovare una via smart, continuando a svolgere online le attività collegiali
di routine ma garantendo, al tempo stesso, periodiche occasioni di riunione su
temi di strategici, o per conferenze e sedute di laurea e di dottorato. (F: D.
Braga, IlSole24Ore 16.01.21)
DOCENTI.
RICERCATORI
TUTTI PROFESSORI UNIVERSITARI I PERITI PER STABILIRE LE CAUSE DEL CROLLO
DEL PONTE MORANDI
Le conclusioni dell’attesa
perizia sulle cause del crollo del ponte Morandi di Genova. Quasi 500 pagine,
firmate dai quattro esperti nominati dal gip di Genova, tutti ingegneri e
professori universitari. Collasso per la rottura del tirante, rottura per
l’alta corrosione, corrosione per la scarsa manutenzione e scarsa manutenzione
per gli inadeguati controlli e ispezioni. Una catena di cause per il più grande
disastro autostradale della storia d’Italia. (F: CorSera, dicembre 2020)
SULLA PARTECIPAZIONE DEI TITOLARI DI CONTRATTI DI DOCENZA ALLA PROCEDURA
DI CHIAMATA RISERVATA AGLI INTERNI AI SENSI DELL’ART. 18, COMMA 4 DELLA LEGGE
N. 240/2010. SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
Con sentenza del 21 dicembre
2020, n. 8196, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha affermato che, dopo la
modifica dell’art. 23, comma 4 della legge n. 240/2010, realizzata dalla legge
11 dicembre 2016, n. 232, i titolari di contratti di insegnamento possono
partecipare alla procedura di chiamata riservata agli interni prevista
dall’art. 18, comma 4 della legge n. 240/2010. Infatti, secondo il Consiglio di
Stato, con la riforma del 2016, “il legislatore ha espresso la manifesta
volontà di estendere la platea dei legittimati a partecipare alle selezioni
bandite dagli atenei ai sensi dell’art. 18, comma 4, l. 240/2010, e quindi di includere
tra coloro che non hanno prestato servizio, proprio i docenti a contratto
nominati ai sensi dell’art. 23″. Pertanto, “in seguito alla modifica
intervenuta nel 2016, sebbene la stipulazione di contratti per attività di
insegnamento ai sensi dell’art. 23 l. 240/2010 non dà luogo a diritti in ordine
all’accesso ai ruoli universitari, nondimeno la stipulazione di detti contratti
non impedisce ai destinatari degli stessi di essere tenuti in considerazione
per le chiamate dei docenti in seguito alla selezione di cui all’art. 18, comma
4, della medesima legge”. (F: Oss. Univ. dicembre 2020)
RAPPORTI TRA ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALI E IMPEGNO DI PROFESSORI E
RICERCATORI UNIVERSITARI, NOMINATI IN RUOLO DOPO L’ENTRATA IN VIGORE DEL
DECRETO LEGISLATIVO 517/1999. Sentenza del TAR Lazio n. 13628 del 17 dicembre 2020
Essi, a norma del citato
decreto, possono svolgere soltanto attività assistenziale esclusiva, ma possono
comunque modificare il proprio regime di inquadramento in determinati archi
temporali. In tal caso l’art. 5, comma 12, del d.lgs. n. 517/1999, prevede che
“lo svolgimento di attività libero professionale intramuraria comporta
l’opzione per il tempo pieno e lo svolgimento dell’attività extra muraria
comporta l’opzione per il tempo definito”. Ne consegue che l’“attività
intramoenia” può essere svolta (ai fini dell’inquadramento del rapporto
lavorativo) solo in regime di “tempo pieno”, mentre l’attività extramoenia solo
in regime di “tempo definito”.
Ciò premesso, se
l’interessato, nonostante i solleciti dell’università, non esercita il diritto
di opzione e continua a svolgere l’attività libero-professionale con la
remunerazione per l’attività di docenza a “tempo pieno”, il collocamento d’ufficio in regime di “tempo
definito”, come previsto dall’art. 5, comma 12, del d.lgs. n. 517/1999 per
chi esercita “attività extramoenia”, non può che essere considerato atto necessario. (F: Oss. Univ. dicembre
2020)
DOCENTI UNIVERSITARI A TEMPO PIENO E LIBERO ESPLETAMENTO DELLE ATTIVITÀ
DI CONSULENZA
Corte dei conti sezione. giurisdizionale
d’appello per la Regione Siciliana. Sentenza n. 64/A/2020. Mediante la
normativa vigente il legislatore ha chiaramente inteso consentire ai docenti
universitari a tempo pieno il libero espletamento delle attività di consulenza (tra le quali vanno indubbiamente ricomprese le
perizie giudiziarie) in favore di
soggetti non solo pubblici ma anche privati, purché non integranti l’esercizio
di un’attività libero-professionale (tali intendendosi quelle “non rientranti
nei compiti e doveri d’ufficio, prestate in favore di terzi, che presuppongano
l’iscrizione ad albi professionali o che abbiano i caratteri dell’abitualità,
della sistematicità e della ‘continuatività’”); inoltre è previsto
espressamente che i medesimi docenti a tempo pieno possano effettuare, senza necessità di alcuna autorizzazione
(salva una mera comunicazione al rettore nelle ipotesi di incarichi a titolo
oneroso), sia “attività di collaborazione scientifica e di consulenza rese in qualità
di esperto della disciplina” sia “perizie e consulenze tecniche d’ufficio e di
parte in giudizi”. (F: Oss. Univ. dicembre 2020).
LA PARTECIPAZIONE A PROCEDURA DI CHIAMATA NON PUÒ ESSERE LIMITATA AL
PERSONALE DOCENTE IN SERVIZIO PRESSO IL DIPARTIMENTO PROCEDENTE
É illegittima la limitazione
della partecipazione alle procedure di chiamata (art. 24, c. 6 L 240/10) ai
ricercatori universitari e ai professori associati afferenti al solo
Dipartimento proponente la procedura con esclusione degli altri ricercatori
universitari e professori associati in servizio presso diversi Dipartimenti della
medesima Università. Con sentenza n.
8277 del 23 dicembre, il Consiglio di Stato, Sez. VI, ha confermato la sentenza
di primo grado (TAR Lazio, Roma, Sez. III, n. 1746/2019), ritenendo illegittima
la limitazione della partecipazione alla procedura di chiamata ai sensi
dell’art. 24, c. 6 della L 240/10 ai ricercatori universitari e ai professori
associati, in possesso della prescritta abilitazione scientifica nazionale,
afferenti al solo Dipartimento proponente la procedura di chiamata, con
esclusione degli altri ricercatori universitari e professori associati in
servizio presso diversi Dipartimenti della medesima Università (riprendendo,
Cons Stato, Sez. VI, n. 7155/2018). (F: Oss. Univ. 11.01.21)
REGIONE VENETO. BENEFICI ECONOMICI A PROFESSORI E RICERCATORI UNIVERSITARI
PER L’ATTIVITÀ DI CONTRASTO ALL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA
Con una legge la Regione
Veneto riconosce ad alcuni soggetti del mondo universitario benefici economici
per le attività di contrasto all’emergenza epidemiologica. Si tratta dei professori
e dei ricercatori universitari direttamente impiegati in queste attività nelle
aziende e negli enti del Servizio sanitario regionale. Il beneficio economico è
pari a quello riconosciuto dalla Regione al personale della dirigenza medica e
sanitaria dipendente del Servizio sanitario nazionale. Tra loro rientrano anche
i medici specializzandi iscritti all’ultimo e penultimo anno di corso delle
scuole di specializzazione delle Università degli Studi di Padova e Verona, ad
eccezione di quelli assunti in forma straordinaria, per contribuire a garantire
l’erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria, sulla base della legge
27 del 24 aprile 2020. La norma finanziaria contenuta nella legge regionale
prevede lo stanziamento di quasi 560 mila euro complessivi per professori e
ricercatori e 784 mila euro per gli specializzandi. (F: metropolitano.it
17.01.21)
ASSUNZIONE DI PROFESSORI PER LE AFAM
Un decreto firmato dal
Presidente della Repubblica il 31.12.20, in registrazione alla Corte dei conti,
consente al MUR d’assumere a tempo indeterminato 427 docenti per le Istituzioni
di Alta Formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) per l’A.A. 2020/21:
390 professori di prima fascia e 37 di seconda. Si tratta di un incremento di
oltre il 10% di nuovo personale docente assunto rispetto alla quota del
precedente anno accademico. (F: Corr. univ. 18.01.21)
CONTRASTO TRA REGOLAMENTO D’ATENEO E PIANO NAZ.LE ANTICORRUZIONE IN
PROCEDURA DI CHIAMATA
TAR Lazio sentenza 21.01.21 n.
781: Nell’ambito di una procedura di
chiamata, il contrasto fra regolamento di ateneo e Piano Nazionale Anticorruzione
in punto di formazione della Commissione non costituisce motivo di
illegittimità della nomina della Commissione medesima.
Più dettagliatamente, “il contrasto
tra regolamento d’ateneo e Piano Nazionale Anticorruzione nella formazione della
Commissione, ove in particolare i Commissari sono stati scelti in via diretta
dal Consiglio di Dipartimento, anziché estratti a sorte, non comporta la
necessaria disapplicazione del regolamento medesimo e l’illegittimità della
nomina della commissione“. (F: Oss. Univ. 20.01.21)
NUOVO METODO DI CALCOLO DEL “COSTO” DELLE PROGRESSIONI DI CARRIERA DA
RTI A PA NELLA STESSA SEDE
Il Ministero dell’Università e
della Ricerca Scientifica ha codificato, in occasione dei piani straordinari
degli ultimi anni per il passaggio da Ricercatore a Tempo indeterminato (RTI) a
Professore Associato (PA) (un piano fu messo in cantiere dal precedente
Ministro, uno l’ha messo in cantiere l’attuale), un nuovo metodo di calcolo del
“costo” delle progressioni di carriera da RTI a PA nella stessa sede. Invece
dei classici 0,2 Punti Organico (POM) necessari per tale passaggio (da sommare
agli 0,5 della posizione da RTI; totale: 0,7 POM), sono sufficienti 0,125 POM
(totale 0,625 POM), almeno per i piani straordinari. Ma non vedremmo perché ciò
non dovrebbe valere sempre. Il MUR ha quindi, in un certo senso, codificato due
costi diversi, uno per concorsi aperti a tutti (0,7 POM), uno per le promozioni
degli RTI “interni” (0,625 POM). Oggi 3.400 Ricercatori TI hanno L’ASN. Nel 21
e 22 altri ca. 400 con ASN e così nel 22 saranno ca. 4.200 RTI con ASN. Gli
Atenei probabilmente bandiranno nel 21 i primi 1.034 PA del piano straordinario
attuale, poi nel 22 gli altri 1034. A fine 22 rimarranno 2.132 RTI con ASN. (F:
C. Ferraro, dicembre 2020)
DOTTORATO
COLLABORAZIONE TRA CNR E CONFINDUSTRIA PER PROMUOVERE E ATTIVARE,
INSIEME AGLI ATENEI ITALIANI, DOTTORATI DI RICERCA
Contaminare le sfere del
sapere e del lavoro, favorendo l’alleanza tra industria e ricerca. È l’idea
alla base della collaborazione che CNR e Confindustria hanno rinnovato
recentemente per promuovere e attivare, insieme agli atenei italiani, dottorati
di ricerca industriale di durata triennale. Si tratta di percorsi di studio
specifici per l'orientamento e la crescita professionale dei giovani e di
programmi di formazione per dipendenti delle industrie, già impegnati in
attività aziendali di elevata qualificazione. L’obiettivo è di favorire
l’incontro tra la domanda di innovazione delle imprese e l’offerta di
conoscenza del mondo accademico e della ricerca.
Dal 2018 ad oggi Confindustria
ha raccolto oltre 425 domande di aziende (associate e non), interessate ad
attivare questi dottorati. Sono già state cofinanziate dal Cnr - e da
altrettante imprese - 77 borse di dottorato industriale in tutte le regioni (e
almeno altre 35 saranno attivate in questo terzo ciclo), per altrettanti
giovani ricercatori selezionati dalle Università con concorso pubblico. Tutti
gli ambiti disciplinari sono interessati, con una prevalenza delle aree
tematiche legate all’ingegneria, all’ICT e alla fisica. (F: M. Angelillo, La Repubblica
22.12.20)
DOTTORATI INDUSTRIALI
Anche grazie all'aiuto del
ministero dell'Università e della Ricerca, i dottorati industriali hanno
superato oggi le 100 unità, sono sparsi in tutt'Italia, da Bolzano a Catania,
da Bologna a Napoli, da Trieste a Bari e interessano molte realtà industriali,
Pmi comprese, che in questo modo possono crescere, creare occupazione di
qualità, toccare con mano il valore aggiunto della ricerca industriale
d’eccellenza.
L’intelligenza artificiale, la
robotica, la biomedicina, l’energia, ma anche il mondo dei servizi e delle
scienze umane e sociali sono alcuni degli ambiti nei quali si realizzano i corsi.
Leggendo alcune delle tematiche proposte si intuisce la portata innovativa dei dottorati
e la concreta applicazione al mondo industriale. Tre per tutte: “biomateriali e
nanotecnologie per medicina rigenerativa”; “navigazione e controllo di
satelliti in orbita lunare”; “pannelli solari termici piani sottovuoto ad alta
efficienza e loro applicazioni in ambito energetico”. (F: La Repubblica
22.12.20)
CUN. OSSERVAZIONI SULLO SCHEMA DI DECRETO CON “MODIFICHE AL REGOLAMENTO
RECANTE MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO DELLE SEDI E DEI CORSI DI DOTTORATO DA PARTE
DEGLI ENTI ACCREDITATI APPROVATO CON DM 45/2013”
In seguito alla ricezione
delle modifiche proposte da ANVUR al Decreto Ministeriale 45 dell’8 febbraio
2013, che disciplina il DOTTORATO DI RICERCA, il CUN ha formulato puntuali
osservazioni sia sull’impianto generale delle modifiche, sia su questioni più
specifiche. Il documento,
approvato all’unanimità, sottolinea alcune criticità delle modifiche proposte,
il superamento delle quali si ritiene fondamentale per non pregiudicare il
sistema italiano della formazione e perfezionamento della ricerca a
universitaria. (CUN 11.02.21)
FINANZIAMENTI.
SPESE
HORIZON 2020 SETTE ANNI DI ATTIVITÀ
HORIZON 2020 nei suoi sette anni
di attività 2014-2020 ha distribuito quasi €60 miliardi. I Grant agreement
siglati sono stati 31.428, con un tasso di successo poco superiore al 12%. In
questi 7 anni di ricerca pubblicati oltre 100 mila articoli peer-reviewed e
oltre 2500 richieste di brevetti.
Germania, UK e Francia hanno ottenuto
poco meno del 40% dei fondi disponibili. I singoli soggetti ad accedere a più
finanziamenti: il CNRS, l’ente francese per le energie alternative, i
Fraunhofer e Max Planck Institut, le università di Oxford e Cambridge,
l’Imperial College e lo University College di Londra; il CNR italiano è al 16°
posto. Fondi da Horizon2020 i privati ne hanno ricevuto il 29% (% che comprende
anche oltre 31 mila piccole e medie imprese) superando anche gli istituti di
ricerca. L’Italia per ricerca e innovazione in 7 anni ha ottenuto €5 miliardi. I
progetti nostrani hanno lavorato moltissimo con Spagna, Germania, Francia e UK.
Tra qualche mese si apre la
prima call di HORIZON EUROPE che coprirà il periodo 2021 – 2027 con un budget
di circa €100 miliardi per cercare di coprire il 20% della ricerca e
dell’innovazione mondiale e un terzo di tutte le pubblicazioni di alto livello.
(F: M. Boscolo, IlBo 27.12.20)
LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE
POST-LAUREA–OCCUPAZIONE
LO STUDIO DI UNIONCAMERE HA STILATO UNA CLASSIFICA DELLE LAUREE PIÙ
RICHIESTE ENTRO IL 2024
Entro il 2024 gli indirizzi universitari più richiesti
saranno i seguenti: – medico/paramedico (prevista la domanda di 173.000 unità);
– economico (119.000 unità); – ingegneria (117.000 unità);
– insegnamento e formazione
(104.000) incluse le scienze motorie; – giuridico (88.000).
Riguardo ad alcuni indirizzi
universitari, si registrano carenze specialmente in certi settori come quello
medico (13.500 figure mancanti, in media, ogni anno) ma anche in ambito
ingegneristico e scientifico. In base alle stime, al contrario, risultano in
eccedenza laureati nell’ambito linguistico e politico-sociale. (F: investoggi
dicembre 2020)
PER PREPARARE L’ITALIA ALLA RIVOLUZIONE 4.0 OCCORRE UNA NUOVA ISTRUZIONE
Tra non molto in qualche
fabbrica particolarmente automatizzata e digitalizzata si entrerà solo con un
titolo di terzo livello. Lo stesso Politecnico di Torino ha creato un Corso di Laurea
Professionalizzante per Formare Operai 4.0. Politecnici e ITS, chiamati a
formare figure tecniche di diverso livello, dovranno sempre di più collaborare
e integrarsi in una “filiera della formazione tecnica” con aziende e istituti
tecnici. In particolare, è l’università che può e deve avere un ruolo trainante
e di collante. Trasferimento di conoscenze e tecnologie sviluppate tramite
attività di ricerca, e formazione dei corpi docente per la didattica innovativa,
sono solo alcuni degli asset che università politecniche possono trasferire
alle scuole tecniche superiori e di terzo livello, e di riflesso anche alle
aziende, laddove si conducono percorsi di alternanza tra istruzione e
formazione. (F: R. Colombari, P. Neirotti, Agenda Digitale 15.01.21)
PROGRAMMAZIONE DEGLI ACCESSI ALLA FACOLTÀ DI MEDICINA IN RAGIONE DEL
TURNOVER
Il DDL per l’abolizione del
numero chiuso in Medicina approvato dall’Assemblea regionale siciliana non
convince il presidente della Fnomceo: “Così facendo creano un danno enorme ai
giovani medici laureati costretti a fermarsi nell'imbuto formativo in mancanza
di un numero adeguato di borse di specializzazione. Serve una vera
programmazione: ad ogni laurea deve corrispondere una borsa di
specializzazione. Invitiamo la Regione Sicilia a modificare il progetto di
legge, consentendo ad ogni laureato di ottenere una borsa di specializzazione o
di formazione in medicina generale”, afferma. “Ribadiamo inoltre - conclude -
che la programmazione degli accessi alla facoltà di Medicina deve rispondere a
una logica di fabbisogni reali del Sistema sanitario regionale, in ragione del
turnover”. (F: quotidiano sanità 04.02.21)
IL TEMPO MEDIO CHE SEPARA LA LAUREA DALLA PRIMA OCCUPAZIONE NELLE DONNE
E NEGLI UOMINI
L'indizio più evidente delle
difficoltà che le donne incontrano nell'accesso alla professione arriva
dall'indicatore sul tempo medio che
separa la laurea dalla prima occupazione. In alcuni casi la differenza è minima:
0,2 mesi per gli ingegneri industriali e gestionali (5,5 mesi per gli uomini e
5,7 per le donne); un mese per i medici generici (9,3 a 10,3) e gli avvocati
(20,8 a 21,8); 1,2 mesi per i biologi (11,7 a 12,9) e i farmacisti (6,4 a 7,6).
In altre è più ampia, ad esempio nelle professioni infermieristiche, con i maschi
che ci mettono quasi sei mesi in meno (6,4 a 12,1) a ottenere il primo
contratto. Laddove commercialiste e veterinarie fanno eccezione e battono
seppur di poco i loro colleghi uomini: 11,9 a 12,7 le prime; 9,7 a 9,8 le
seconde. (F: Sole 08.03.21; elaborazioni realizzate da AlmaLaurea per il Sole
24 Ore)
ITS, CON IL RIFINANZIAMENTO RICHIESTA LA RIORGANIZZAZIONE
In Italia ci sono 107 Istituti
tecnici superiori, che offrono percorsi formativi post diploma altamente
qualificati in collaborazione con imprese, università e centri di ricerca.
L’80% degli studenti trova un lavoro entro un anno dalla fine degli studi,
eppure gli iscritti sono poco più di 18mila. Il Recovery Plan ora assegna 1,5
miliardi agli ITS, venti volte il finanziamento di un anno normale
pre-pandemia. Ma «senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole,
rischiamo che quelle risorse vengano sprecate», ha detto Draghi. La prima cosa
da fare è un investimento sulla formazione dei dirigenti scolastici: la
vocazione personale da sola non basta. (F: linkiesta 22.02.21)
AMMISSIONE CON RISERVA A
CORSO DI LAUREA. SENTENZA TAR
Il TAR Lazio (sentenza. n. 2315
25.02.21) ha ribadito la cornice entro normativa entro cui deve essere
inquadrata l’ammissione con riserva al corso di laurea in esecuzione dell’ordinanza
cautelare del giudice amministrativo, cui consegue frequentazione dei corsi di
studio, con superamento con profitto degli esami o, addirittura, conseguimento di
laurea. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha quindi ribadito che, per
quanto la prova di ammissione al corso di studi si configuri nell’immediato
come avente i caratteri di una procedura competitiva tra più candidati, una
volta che un candidato abbia addirittura terminato il corso di studi, tanto da
mutare il suo status (da mero candidato a laureato), o comunque abbia ormai
superato gli esami, quantomeno del primo anno del corso di studi, perde
siffatto carattere del confronto competitivo tra candidati. (F: Oss. Univ.
27.02.21)
RECLUTAMENTO
PROPOSTA IN TRE PUNTI DI UN GRUPPO DI SCIENZIATI PER LA RICERCA E IL
RECLUTAMENTO
Un gruppo di scienziati in una
nuova lettera aperta al premier e al ministro dell'UR: “La Francia si prefigge
di raddoppiare i fondi posti a bando dall’Agenzia Nazionale per la Ricerca per
progetti in tutte le discipline, portando a circa 1 miliardo di euro per anno i
450 milioni del 2020, con lo scopo di raggiungere un numero di progetti di
eccellenza finanziati superiore al 25% della richiesta, lo standard delle
migliori agenzie di finanziamento.
I progetti di ricerca sono il
primo dei tre punti della nostra proposta. I nostri concorsi Prin (Progetti di
Ricerca di Interesse Nazionale banditi dal Mur) sono stati sospesi per anni.
Riportati in vita dal ministro Valeria Fedeli e poi dal ministro Gaetano
Manfredi, sono finanziati per il 2020 ad un livello di circa un terzo di quelli
francesi di oggi. L’investimento di 15 miliardi di euro in 5 anni, pari al 7%
della cifra stimata per l’Italia nel piano Next Generation Eu, ci permetterebbe
di propiziare e accelerare la rinascita che verrà. Per un livello competitivo,
dovremmo prevedere bandi PRIN di almeno 600 milioni di euro l’anno, con un
finanziamento complessivo di 3 miliardi di euro nel quinquennio.
Il secondo punto è il
reclutamento programmato con concorsi a cadenze regolari, basati sul merito,
affidati a Università ed Enti di Ricerca. Nel prossimo quinquennio, 4 miliardi
di euro potrebbero permettere concorsi per circa 5000 ricercatori ogni anno.
Ciò ridurrebbe in modo significativo il divario che separa la popolazione di
ricercatori nelle strutture pubbliche in Italia (gli attuali 5,6 ricercatori a
tempo pieno per 1000 lavoratori) rispetto a Francia e Germania (9-10 ricercatori
per 1000 lavoratori).
Terzo punto: infrastrutture
scientifiche per 8 miliardi di euro potrebbero essere selezionate all’interno
dell’attuale PNR 2021-2027 (Piano Nazionale della Ricerca) recentemente
validato dal Cipe”. (F: adnkronos 02.01.21)
RICERCA (1)
PROVVEDIMENTI PER RICERCA E SANITÀ NEL DECRETO 1000PROROGHE
Previsto l'accantonamento per il
2021 della somma annua a valere sulle risorse finanziarie del Ssn per la
realizzazione di obiettivi connessi ad attività di ricerca, assistenza e
cura relativi al miglioramento dei livelli essenziali di assistenza e collegati
a prestazioni che non trovano remunerazione nel vigente nomenclatore
tariffario, intervenendo sia sulla legge 4 dicembre 2017, n. 172 sia sulla
legge 28 giugno 2019, n. 58.
Si sposta al 2022 l’adozione
di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti
del Ssn (legge 60/2019).
Si proroga al 1° gennaio 2022
quanto previsto in materia di protezione degli animali utilizzati per
scopi scientifici (Dlgs 26/2014).
Le procedure concorsuali e le
assunzioni in Aifa potranno essere effettuate anche nel 2021.
E ancora, per garantire la
necessaria continuità delle attività di ricerca, nelle more
dell'emanazione del Dpcm di cui all'art. 1, comma 425, della legge 27 dicembre
2017, n. 205, in considerazione dell'attuale situazione di straordinaria emergenza
sanitaria, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto
pubblico e gli Istituti zooprofilattici sperimentali, potranno continuare ad
avvalersi del personale addetto alle attività di ricerca, nonché di personale
di supporto alla ricerca, assunto con contratti di lavoro flessibile e in
servizio presso tali istituti, fino al 30 settembre 2021 per un ulteriore anno.
(F: quotidianosanita.it 22.02.21)
PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI UNIVERSITÀ E RICERCA NEL DECRETO
1000PROROGHE
Articolo 6. (Proroga di termini in materia di università e ricerca).
Il contenuto dell’art. 6 si
può leggere da pag. 83 a pag. 86 del disegno di legge “Conversione in legge del
decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia
di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di
esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14
dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall’Unione europea”.
INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI IN RICERCA
L’Italia sconta un notevole
ritardo rispetto ai valori della media Ocse (2,4%) per quanto riguarda gli
investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo. In Italia sono infatti
pari all’1,4% del Pil nazionale (dati del 2018), di cui 0,9% la componente
privata e solo lo 0,5% quella pubblica.
I finanziamenti pubblici a
propria volta sono divisi in ricerca di base (0,32%) e ricerca applicata
(0,18%) che in termini assoluti corrispondevano nel 2019 a un investimento
statale di 9,3 miliardi di euro (6 circa in ricerca di base e 3 in ricerca
applicata).
Per fare un confronto con i
Paesi europei con cui i ricercatori
italiani devono competere per l’assegnazione dei fondi di ricerca
internazionali, la Germania investe 30 miliardi di euro pubblici in ricerca
(l’1% del Pil), la Francia 18 miliardi (0,75%), mentre dal loro settore privato
arrivano rispettivamente investimenti pari al 2,1% e all’1,4% del Pil. Le
differenze colpiscono ancora di più quando si confronta l’investimento in
ricerca pubblica fatto per ogni cittadino: in Italia 150 euro/anno da
confrontare con i 250 euro/anno della Francia e i 400 euro/anno della Germania.
La stessa distanza si misura
guardando al numero di ricercatori per numero di abitanti: in Italia sono circa
6 ogni 1000, mentre la media Ocse è 9. (F: F. Suman, IlBo 29.01.21)
L’ITALIA INVESTE TROPPO POCO IN RICERCA PUBBLICA: €150 PER OGNI
CITTADINO CONTRO I 250 E 400 EURO DI FRANCIA E GERMANIA
La crisi sanitaria ha posto la
scienza in una posizione preminente, come leva essenziale nei piani della
ricostruzione. Occorre prevedere un serio investimento per adeguare la ricerca
pubblica di base al livello dei suoi competitori europei e permetterle di
contribuire alla ripresa del nostro Paese. Questo era il senso di una nostra
lettera aperta apparsa sul Corriere della Sera il primo ottobre scorso. Le
nostre istanze sono state riprese in numerosi interventi da esponenti politici,
in particolare dai senatori Elena Cattaneo e Mario Monti, e da numerosi altri
colleghi su diverse testate e social media.
Riteniamo, e con noi i più
autorevoli economisti, che la ricerca di base sia la fonte primaria
dell’innovazione nelle società tecnologiche avanzate e che gli investimenti in
ricerca, specialmente quelli in capitale umano, siano moltiplicatori potenti di
crescita e sviluppo socioeconomico, a rendimento differito nel tempo ma con
effetti di lunga durata. Da sottolineare, tuttavia, che le spese per la
formazione del capitale umano possono sviluppare la loro potenzialità solo se,
nelle infrastrutture scientifiche del Paese, c’è equilibrio tra ricercatori in
entrata e quelli in uscita verso l’estero. In sintesi, la nostra proposta è di
investire nella ricerca pubblica italiana 15 miliardi, corrispondenti ad un
aumento di 1 miliardo ogni anno per 5 anni arrivando, nel 2025, ad un livello
strutturale dello 0,75% del Pil, il livello della Francia di oggi. (F: da
Appello a Draghi di 14 scienziati: “Investiamo nella ricerca pubblica per
rilanciare l’economia”. Corr. Univ. 25.02.21)
RECOVERY E RICERCA. SECONDO ROARS QUEL CHE MANCA È MOLTO PIÙ DI QUEL CHE
C’È
“Nell’ambito dell’attuale
bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato dal
Consiglio dei ministri del Governo Conte a metà gennaio e inviato al
Parlamento, la ricerca sembra destinata a ricoprire il ruolo che, purtroppo, le
è “tradizionale”. Essa viene evocata, a parole, da tutti, ma non risulta ancora
centrale se posta in competizione con altro. Per quanto sia difficile
esercitarsi in una contabilità minuta circa il complesso delle scelte e delle
risorse attribuibili al tema ricerca, anche per le limitate descrizioni e le
assenti giustificazioni dei progetti indicati, si può provare a leggere il
tutto inquadrandolo con quanto contenuto in altri due documenti di
programmazione e di indirizzo, sostanzialmente contestuali, che associano la
visione “straordinaria” del documento predisposto per l’Europa alla gestione
“ordinaria” pensata per l’Italia, ovvero la legge di bilancio 2021 (LB), approvata
a fine dicembre dal Parlamento, e il Programma Nazionale di Ricerca 2021-2027
(PNR), approvato dal CIPE a metà dello stesso mese”. (F: A. Silvani, Roars
17.2.202). Testo integrale > https://tinyurl.com/1m7tpojc
UN CENTRO NEVRALGICO NAZIONALE PER LA RICERCA APPLICATA E L’INNOVAZIONE
TECNOLOGICA
L’operazione Quantumitalia
mette insieme il Piano Amaldi e la rete InnovAction affinché l’Italia possa
fare un “salto quantico” in tutti i settori strategici ad alta intensità di
ricerca con la costruzione di un centro nevralgico nazionale per la
ricerca applicata e l’innovazione tecnologica. Al momento la capacità
brevettuale sui mercati EU e USA delle imprese italiane è circa 15 volte
inferiore rispetto a quelle tedesche. Un dato che facilmente smonta l’illusione
monetarista di ottenere aumenti di competitività con fantomatiche uscite
dall’euro e svalutazioni. La speranza è che il Governo si decida di iniettare risorse
cospicue in istruzione, ricerca (di base e applicata) e innovazione. L’Italia
si avvia a diventare un paese vecchio e lo shock pandemico sta anticipando il
collasso demografico. Le nuove generazioni dovranno essere messe in grado di
competere a livello globale con professioni ad altissimo valore aggiunto da
svolgere con alta produttività altrimenti il nostro welfare rischierà
l’implosione in quanto andranno fronteggiati anche i costi sociali di una
popolazione anziana bisognosa di assistenza sanitaria. Solo un Paese in grado
di creare ricchezza oltre che ridistribuirla potrà essere in grado di garantire
una vita dignitosa ai suoi giovani come ai suoi anziani. (F: Agenda Digitale
06.01.21)
PROGRAMMA DI COLLABORAZIONE TRA CNR E EMBL SU VARI ASPETTI DELLE SCIENZE
BIOMEDICHE, AGROALIMENTARI E DELL’AMBIENTE
L’accordo tra Laboratorio europeo
di biologia molecolare (EMBL) e Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) è
stato annunciato durante un workshop online in cui i rappresentanti scientifici
delle due istituzioni hanno presentato i loro progetti di ricerca e discusso
argomenti di comune interesse che potranno essere sviluppati congiuntamente in
futuro, in particolare nel contesto del prossimo programma di ricerca
dell’EMBL. Secondo il Presidente del CNR, Massimo Inguscio, “Il nuovo programma
dell’EMBL Molecules to Ecosystems, recentemente approvato dal Consiglio
dei delegati per il 2022-2026, espande l’originale focus sulla biologia molecolare
ai vari aspetti delle scienze della vita, incluse nuove tecnologie che
permettono studi sempre più competitivi e di frontiera. Nonostante le molte
collaborazioni già esistenti tra il CNR e l’EMBL, questo programma permetterà
di allargare la cooperazione a vari aspetti delle scienze biomediche,
agroalimentari e dell’ambiente”. (F: insalutenews.it 29.01.21)
RICERCA (2).
VALUTAZIONE DELLA RICERCA
SULLA VALUTAZIONE ANALITICA DELLE PUBBLICAZIONI IN SEDE DI ABILITAZIONE
SCIENTIFICA NAZIONALE
Con sentenza n. 13686 del 18
dicembre 2020, il TAR Lazio, Roma, Sez. III-bis, ha chiarito che, nella
procedura di abilitazione scientifica nazionale, “non è necessario che la
Commissione giudicatrice elenchi tutti i singoli titoli e le pubblicazioni del
concorrente, potendo legittimamente limitarsi ad esprimere una valutazione di
sintesi giacché il livello della funzione da attribuire implica l’esigenza per
la stessa Commissione di accertare il grado di maturità scientifica dei
candidati, risultato a cui si perviene a mezzo della valutazione complessiva
dei loro titoli e della loro attività scientifica, non necessariamente fondata
sull’analitica disamina degli stessi” (nello stesso senso, fra le altre, TAR
Lazio, Roma, Sez. III, 19 marzo 2019, n. 3653). (F: Oss. Univ. dicembre
2020)
DATABASE SCOPUS
HOSTS PAPERS FROM MORE THAN 300 POTENTIALLY ‘PREDATORY’ JOURNALS
Predatory journals are those that tend to publish low-quality science
and deviate from best editorial practices. They might use false or misleading
information, or aggressive solicitation practices, and collect fees for publishing
work that undergoes little editorial scrutiny.
The widely used academic database Scopus hosts papers from more than 300
potentially ‘predatory’ journals that have questionable publishing practices,
an analysis has found. Together, these titles contributed more than 160,000
articles over three years — almost 3% of the studies indexed on Scopus during
the period. Their presence on Scopus and other popular research databases
raises concerns that poor-quality studies could mislead scientists and pollute
the scientific literature. (F:
Nature 11.03.21)
SISTEMA UNIVERSITARIO
SISTEMA UNIVERSITARIO E RICERCA IN ITALIA. DATI A CONFRONTO CON ALTRI
PAESI EUROPEI
Sono circa 1.800.000 gli studenti
che accoglie il nostro sistema delle università, 31 ogni 1000 abitanti contro i
39 della media europea a cui sono allineate Francia e Germania. La stessa
distanza rispetto a benchmark europei è evidente per altri parametri. Siamo
ultimi tra i Paesi OCSE con il 28% di 25-34enni con diploma di formazione
terziaria (laurea, tecnico superiore, alta formazione artistica) rispetto al
44% della media europea. Abbiamo 20,4 studenti per docente, un rapporto
ampiamente superiore a quello di Francia (16,2), Germania (12,2) e media europea
(15,4). Investiamo per l’educazione terziaria lo 0,75% del PIL contro l’1,23% e
l’1,25% di Francia e Germania, e la spesa annua per studente è circa 9000 euro
rispetto a 13000 della media europea. Allo stesso tempo, e non stupisce perché
le università per competere devono finanziarsi, i nostri studenti pagano un
contributo medio annuo di 1345 euro rispetto a 350 in Francia e 50 euro in
Germania. Da questi contributi le nostre università pubbliche raccolgono ogni
anno oltre 1,5 miliardi di euro, indispensabili ma drenati alle famiglie, molte
delle quali si troveranno in sempre maggiore difficoltà nel prossimo futuro. I
dati sul finanziamento alla ricerca non sono diversi. Con l’1,39% di
investimento sul PIL rispetto al 2,2% e 3,13% di Francia e Germania, l’Italia è
ben lontana nel settore industriale (0,86% contro 1,44% e 2,16%) e pubblico
(0,5% contro 0,73% e 0,98%).
I naturali effetti sono
l’esiguo 0,58% di ricercatori sulla popolazione attiva, rispetto all’1% di
Francia e Germania e 0,83% della media europea, e 33% di impiegati ad alto
valore di conoscenza sul totale della forza lavoro contro il 40% in Francia,
37,3% in Germania e 36,3% in Europa. Peggio ancora se guardiamo alle richieste
di brevetto ogni 1000 abitanti: 0,06 in Italia, 0,11 in Francia, 0,22 in
Germania. La relazione di febbraio 2020 della Commissione Europea sull’Italia
fotografa il divario drammatico causato da queste criticità e sottolinea la
necessità e urgenza di investimenti. Potremo continuare ad elogiare le
potenzialità del nostro capitale umano laureato, che peraltro continua ad
emigrare, ma senza un intervento deciso quelle potenzialità non troveranno
un’università accessibile, inclusiva e internazionale in cui esprimersi per
sostenere un sistema di ricerca competitiva e ad alto impatto. (F: M. Bugliesi,
M. Degli Esposti. G. Lauria Pinter, CorSera Opinioni 29.01.21)
COMMENTI DI S. REGASTO SU FQ A TRE DELLE PROPOSTE AL PUNTO 42 DEL
DOUMENTO DI ITALIA VIVA SU UNIVERSITÀ E RICERCA
«Le proposte sono in realtà
"celate" da finti interrogativi che nascondono una volontà
distruttiva dell'Università pubblica.
Togliere l'Università dal diritto amministrativo? Intuisco voglia significare assecondare la
richiesta di molti Rettori di escludere gli Atenei dalla lista delle
Amministrazioni pubbliche e rendere inapplicabili tutte le disposizioni (codice
degli appalti, selezioni di personale, ecc.) che riguardano il settore pubblico
(e non il diritto amministrativo in sé) ... stona che la soluzione ai problemi
della corruzione nel mondo accademico passi attraverso la
"privatizzazione" e l'esclusione dei responsabili dal novero dei
pubblici ufficiali: una sorta di "liberi tutti".
Designazione dei Rettori da parte di un Consiglio di amministrazione? Mutuata dalle Università private,
meriterebbe di rimarcare che l'autonomia costituzionale degli Atenei passa,
simbolicamente, per il diritto a darsi non solo ordinamenti autonomi (gli
Statuti), ma anche per la capacità di autogoverno (che si traduce nella
possibilità di elezione dei propri organi).
Abolizione del valore legale del titolo di studio? Ne conseguirebbe un inasprimento della
competizione fra Atenei con la conseguenza che vedrebbe le Università delle
zone più ricche del Paese eccellere (per la disponibilità di fondi privati e di
commesse del tessuto produttivo locale) e quelle del Sud svuotarsi o
trasformarsi in "esamifici" di dubbia utilità». (F: S. Regasto, FQ 30.01.21)
STUDENTI
UNA PANORAMICA COMPARATIVA SUI SISTEMI DI TASSAZIONE DEGLI STUDENTI IN
EUROPA
In circa un quarto dei Paesi europei
tutti gli studenti universitari pagano le tasse (Belgio – Comunità tedesca e
fiamminga, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito – Inghilterra,
Galles e Irlanda del Nord, Albania, Svizzera, Islanda e Liechtenstein). In
sette Paesi non ci sono tasse (Danimarca, Grecia, Cipro, Malta, Finlandia,
Svezia e Turchia nel primo ciclo) e in più della metà di tutti i paesi solo
alcuni studenti pagano le tasse. In circa la metà dei Paesi, le tasse del primo
ciclo di studio sono superiori a €100, mentre in un quarto dei paesi presi in
esame, fra i quali rientra anche l’Italia superano €1.000. E’ quanto emerge
dall’aggiornamento annuale del rapporto: National
student fee and support systems in european higher education – 2020/21.
Lo studio offre una panoramica comparativa sui sistemi di tassazione e di
supporto finanziario agli studenti dell’istruzione superiore in 43 sistemi
educativi europei pubblicato dalla Rete Eurydice. (F: quicosenza.it 18.12.20;
dettagli nel sito https://tinyurl.com/7wp9nt3u
VARIE
SECONDO LA CORTE DEI CONTI MANCA UN DISEGNO ORGANICO DEL SISTEMA DI
WELFARE PER L’ISTRUZIONE TERZIARIA
Secondo la Corte dei conti in
Italia manca un disegno organico del sistema di welfare rivolto all’istruzione
terziaria, sia per favorire l’accesso agli studi universitari, sia per
garantirne l’applicazione in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale
attraverso la formulazione dei livelli di prestazione essenziali. Fra le
criticità rilevate, anche “la mancata copertura delle richieste, con l’inaccettabile
fenomeno degli ‘idonei non beneficiari’ (di borse di studio) e la lentezza
delle procedure amministrative, dall’accoglimento della domanda all’effettiva
erogazione dell’aiuto”. La legge n.
77/2020, “ha incrementato il Fondo per il 2020 di ulteriori €40 milioni, che si
sommano all’incremento, per lo stesso anno, di €31 milioni previsto dalla legge
di bilancio 2020″. Per la magistratura contabile si tratta di un segnale che
“sembra andare nella giusta direzione”, riconoscendo “quanto sia necessario il ruolo
primario dei governi nella costruzione di politiche compensative”, ma occorrerà
monitorarne l’andamento. (F: quicosenza.it 06.01.21)
ERC, UNIVERSITÀ E CNR IMPEGNATI NELLA DECIFRAZIONE DEI PAPIRI DI
ERCOLANO
I Papiri di Ercolano,
carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., saranno finalmente
decifrati
grazie all’utilizzo di
avanzate tecnologie e a software di intelligenza artificiale. Il CNR ha
annunciato che i preziosi papiri di Ercolano saranno decifrati dai ricercatori
italiani, anche grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Il progetto GreekSchools
dell’European Research Council, guidato da Graziano Ranocchia, durerà cinque
anni e sarà coordinato dall’Università di Pisa, dall’Istituto di Scienze del
Patrimonio culturale, dal Consiglio Nazionale delle ricerche e dal MiBACT - Biblioteca
Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli. Il progetto durerà cinque anni e saranno
messi a disposizione circa 2 milioni e 500mila euro. Il progetto si svolgerà a
Napoli, all’Officina dei Papiri della Biblioteca Nazionale, e sarà ospitato nella
sede del CNRISPC, nei locali dell’Università Suor Orsola Benincasa. (F: S.
Santoni, unipinews 15.01.21)
UN APPROCCIO EUROPEO ALLE MICROCREDENZIALI
In materia di educazione e
formazione la Commissione Europea ha aperto la consultazione “MICRO-CREDENZIALI:
ampliare le opportunità di apprendimento per l'apprendimento permanente e
l’occupabilità”.
Una microcredenziale è
la prova certificata dei risultati che uno studente ha acquisito a seguito di
un'esperienza di apprendimento breve e valutata in modo trasparente. Viene
assegnata al termine di brevi corsi (o moduli) a sé stanti, seguiti in presenza
o a distanza (o in formato misto).
Le microcredenziali aprono
l'istruzione a un maggior numero di persone grazie alla loro natura flessibile
e a breve termine. Sono aperte a tutti i tipi di studenti. Possono essere
particolarmente utili per le persone che: desiderano ampliare le loro conoscenze,
piuttosto che ottenere un diploma completo; intendono colmare il divario tra
diplomi diversi o tra la loro istruzione formale iniziale e le competenze
emergenti richieste sul mercato del lavoro; desiderano migliorare le loro
competenze o riqualificarsi.
Le microcredenziali rendono
l'istruzione più inclusiva, perché accessibile a tutti i tipi di studenti
grazie a un approccio flessibile e a breve termine. Una maggiore diffusione
delle microcredenziali potrebbe promuovere l'innovazione in ambito educativo ed
economico e contribuire a una ripresa sostenibile a seguito della pandemia.
I corsi brevi possono essere
impartiti da istituti di istruzione superiore e di istruzione e formazione
professionale, nonché da diversi tipi di soggetti privati, come risposta rapida
alle esigenze di competenze specifiche rilevate sul mercato del lavoro. Questo
aspetto riveste particolare importanza date le sfide poste dalla crisi
economica causata dalla pandemia di COVID-19. Per dettagli vedi https://tinyurl.com/hebhr6nd
. (F: https://ec.europa.eu/education
28.02.21)
UNIVERSITÀ IN
ITALIA
1088PRESS, UN PROGETTO EDITORIALE OPEN ACCESS DELL’UNIBO
1088press è un progetto
editoriale che nasce dalla consapevolezza del ruolo istituzionale e sociale che
l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna si è assunta, fin dalla sua
storica fondazione risalente al 1088, nel panorama internazionale dell’alta
formazione e della ricerca accademica.
Tra i più importanti
obiettivi, che 1088press si pone, c’è quello di diffondere il migliore sapere
scientifico allargando lo spettro tradizionale dei lettori della saggistica,
per favorire la disseminazione dei contenuti anche a un pubblico di non specialisti,
e per stimolare il dibattito e la riflessione pubblica su temi utili ad
affrontare le urgenti sfide del mondo globale. In questo senso la ricchezza
disciplinare e la vastità delle competenze garantite dall’Università di Bologna
rappresentano le fondamenta sulle quali costruire un dialogo aperto ai
contributi di studiosi e ricercatori italiani e stranieri con i quali, grazie
alla possibilità di pubblicare in italiano o in inglese, disegnare le mappe che
tracceranno i percorsi del sapere per le generazioni future.
Per questo motivo 1088press
nasce convintamente aperta, inclusiva e accessibile, leggibile cioè in Open
Access, oltre che nel tradizionale formato cartaceo sviluppato in
collaborazione con Bononia University Press.
L’alta qualità scientifica dei
prodotti editoriali di 1088press, garantita da rigorosi processi di valutazione
tra pari, sarà veicolata online anche tramite innovativi sistemi di fruizione
enhanced, in modo da stimolare l’innovazione e la sperimentazione di metodi per
la diffusione di contenuti scientifici, grazie all’uso di piattaforme
multimediali (audio e video) e digitali per contenuti integrativi (webGIS, databases,
galleries). (F: https://www.1088press.it/
)
UNIVERSITÀ DEL SALENTO. NUOVO CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E
INGEGNERIA BIOMEDICA
La Regione Puglia investe sulla formazione universitaria e lo fa con l'università del Salento decidendo di finanziare l'innovativo corso di laurea in MED-TEC (Medicina e chirurgia e Ingegneria biomedica) con lo stanziamento di 4.130.000 euro nel triennio per arruolare 66 tra docenti e ricercatori nelle due discipline (Medicina e Ingegneria biomedica) così da assicurare il primo percorso di studi multidisciplinare regionale in materia sanitaria. (F: likepuglia.it 16.02.21)
UE. ESTERO
HORIZON2020. UN BILANCIO TRACCIATO DA NATURE: SUCCESSO GLOBALE,
DISUGUAGLIANZE REGIONALI
A fine dicembre 2020 si è
chiuso il programma settennale dell'Unione Europea Horizon2020, che ha
distribuito circa 60 miliardi di euro ai ricercatori del continente. Nature ne
ha tracciato un bilancio, dal quale emergono elementi per affrontare il nuovo
piano, operativo da quest'anno, che vedrà una dotazione di oltre 95 miliardi. Più
di 150 mila scienziati hanno partecipato al programma, che nel complesso ha
prodotto almeno centomila articoli su riviste peer review e circa 2.500 domande
di brevetto. Ma il successo globale, che secondo la Commissione produrrà dai
400 ai 600 miliardi di euro di ricadute economiche, nasconde serie
disuguaglianze regionali. Le economie più forti (Germania, Regno Unito pre
Brexit e Francia) si sono aggiudicate 22 miliardi, quasi il 40 per cento dei
fondi. E anche piccoli Paesi con un sistema della ricerca ben organizzato come Svezia,
Danimarca e Paesi Bassi hanno avuto finanziamenti cospicui, in proporzione alla
popolazione. I Paesi dell'Est invece sono rimasti a secco. Ad aver ospitato il
maggior numero di progetti è stato il Regno Unito, seguito da Germania e Francia.
L'Italia, al contrario, ha visto svolgersi entro i suoi confini meno della metà
dei progetti presentati da ricercatori italiani, mentre pochissimi stranieri
hanno sfruttato i loro fondi da noi. (F: M. Cattaneo, il venerdì di Repubblica 15.01.21)
UNA EUROPA, AN ALLIANCE OF
EIGHT EUROPEAN UNIVERSITIES
Eight leading European research universities have come together to
create a UNIQUE ALLIANCE – UNA EUROPA. Their common goal is to expand and
strengthen existing partnerships in teaching, research, and education. The
members of the alliance include Freie Universität Berlin,
Università di Bologna, University of Edinburgh, KU Leuven, Universidad
Complutense de Madrid,
Uniwersytet Jagielloński in Kraków, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne,
Helsingin Yliopisto / Helsingfors Universitet (University of Helsinki). Based on
their mission and values, the Una Europa partners have selected five Focus
Areas to launch their collaboration. Each fosters multi-disciplinarity and
includes most of the studies offered at our universities. The Focus Areas act
as initial thematic “glue” that ties our universities together in our mission
to create a virtual campus:
Cultural Heritage; Data Science and Artificial Intelligence; European
Studies; One Health;
Sustainability. (F: www.una-europa.eu February 2021)
UK. FROM CUTTING EDGE TO CUTTING CASH
Massive cuts to projects supported by the UK’s foreign aid budget risk devastating
damage to the country’s scientific reputation and raise questions about the
direction of its research policy, according to sector leaders. One
vice-president for research says UK Research and Innovation’s move to halt
funding for most projects under schemes such as the Global Challenges Research
Fund and the Newton Fund, after reductions in government allocations, will be a
blow to the UK’s reputation as “the trusted partner of choice for many NGOs and
[overseas] universities. Why would anyone want to risk working with us again?”
she asks. Meanwhile, a former research council chief executive says the cuts
also raise more fundamental questions about the rationale for UKRI. “When UKRI
was created, the above-the-water reason was to promote interdisciplinarity but,
below the water, there was an understanding that the Treasury would put a lot
more money into science, but it didn’t trust the sector to spend it, so a new
framework was required,” he says. “If these new funds are not going to persist,
what value does this agency, which is a lot more bureaucratic and bigger than
many expected, bring to science?”. (F: THE 16.03.21)
LIBRI - RAPPORTI -
SAGGI
LEONARDO INGEGNERE
Autore: Andrea Bernardoni. Ed.
Carrocci, 2020, pp. 169
L’idea che abbiamo oggi di Leonardo
ingegnere è una conseguenza del suo straordinario lascito manoscritto e della
singolare storia che vide protagonisti i suoi quaderni, in gran parte smembrati
e dispersi in varie parti d’Europa. Con la loro riscoperta, avvenuta alle
soglie del XX secolo, la diffusione dei disegni di macchine e attrezzature in
essi contenute portò alla nascita del mito di Leonardo inventore e anticipatore
della nostra modernità tecnologica, favorendo, fuori dai ristretti ambiti
specialistici, una percezione distorta della sua opera ingegneristica.
Divincolandosi dagli approcci sensazionalistici talvolta riservati alle sue
macchine, il volume propone una biografia di Leonardo ripercorrendone la
carriera che da “garzone di bottega” lo portò a essere pittore, ingegnere e filosofo
alla corte di Francesco I di Valois, uno dei più importanti sovrani europei
dell’epoca. Una rilettura dei suoi manoscritti che restituisce prima gli sforzi
di Leonardo nell’acquisizione delle tecniche artistiche e ingegneristiche, poi
quelli nel tentativo di imporsi come ingegnere e infine il suo singolare
percorso di ricerca che, attraverso la pratica e lo studio dell’ingegneria, lo
portò a interrogarsi sulla concezione tradizionale del sapere. (F:
Presentazione dell’editore)
IL DIRITTO DELLE UNIVERSITÀ NELLA GIURISPRUDENZA A DIECI ANNI DALLA
LEGGE n. 240/2010
Autore: Alfredo Marra. Collana
del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca, volume
edito da Giappichelli, 2020, pp. 256.
Il volume curato da Alfredo
Marra raccoglie, oltre il suo contributo, quelli di Beatrice Rabai, Monica
Delsignore, Nadia Spadaro, Margherita Ramajoli, Marco Lavatelli, Alessandro
Squazzoni, Luca Belviso, e Luca Galli.
«La legge n. 240/2010 è una
delle poche leggi organiche che hanno interessato l'università lungo tutta la
storia dello Stato italiano. In precedenza, soltanto la legge n. 168/1989 e,
ancor prima, la riforma Gentile del 1923, avevano avuto l'ambizione di porsi
come leggi di riforma dell'intero sistema, mentre per il resto gli interventi del
legislatore sono sempre stati - e ancora attualmente sono - frammentari e
occasionali. E del tutto fisiologico quindi che, subito dopo l'entrata in
vigore della legge Gelmini, i contributi offerti dalla scienza giuridica siano
stati particolarmente abbondanti'. Tuttavia, come accade di frequente anche in
altri settori dell'ordinamento oggetto di riforme legislative, gli studi
giuridici sull'università si sono concentrati prevalentemente sull'analisi
esegetica delle nuove norme, mentre una minore attenzione è stata riservata a
ciò che è venuto dopo. Per quanto concerne l'università, in particolare,
risulta ancora del tutto inesplorato quel vasto campo d'indagine rappresentato
dalla fase dell'implementazione della riforma ad opera dei singoli atenei. Si
tratta di un'indagine fondamentale se si vuole davvero comprendere l'effettiva
portata della riforma, che cosa di essa abbia funzionato o non abbia funzionato
e per quali ragioni...» (F: Dall'introduzione)
CORRUPTION IN HIGHER EDUCATION. Global
Challenges and Responses
Author: Elena Denisova-Schmidt. Global Perspectives on Higher Education,
Volume: 46, 2020,
Series. Publisher: Brill | Sense. Pages: xiv, 183 pp.
The lack of academic integrity combined with the prevalence of fraud and
other forms of unethical
are problems that higher education faces in both developing and
developed countries, at mass and elite universities, and at public and private
institutions. While academic misconduct is not new, massification,
internationalization, privatization, digitalization, and commercialization have
placed ethical challenges higher on the agenda for many universities.
Corruption in academia is particularly unfortunate, not only because the high
social regard that universities have traditionally enjoyed, but also because
students - young people in critical formative years - spend a significant
amount of time in universities. How they experience corruption while enrolled
might influence their later personal and professional behavior, the future of
their country, and much more. Further, the corruption of the research
enterprise is especially serious for the future of science. The contributors to
Corruption in Higher Education: Global Challenges and Responses bring a range
of perspectives to this critical topic. (F: Presentazione dell’editore).
IL DIRITTO ALLO STUDIO
UNIVERSITARIO IN ITALIA. ANALISI E CORRETTIVI
Autrice: Federica Laudisa. Roars
08.03.21
Si tratta di un vero e proprio
esaustivo rapporto più che un semplice articolo quello pubblicato da Roars a firma
Federica Laudisa. Qui se ne riporta la premessa e a seguire il link per
leggerlo tutto.
Il diritto allo studio viene
spesso menzionato come rimedio per incrementare la quota di laureati in Italia,
una delle più basse tra i paesi UE nella fascia di età 30-34 anni.
L’impressione è che nessun governo si sia posto concretamente la domanda: in
che modo è possibile raggiungere la quota del 40% di laureati nella popolazione
30-34enne (en passant, entro il 2020), come fissato dalla Commissione Europea?
Piuttosto, sembra che sia prevalso il meccanismo inverso: prima sono stati
decisi gli interventi, poi sono stati fatti ricadere sotto un determinato
obiettivo, senza che si ravveda sempre un legame funzionale tra gli uni e gli
altri. Questo articolo si focalizza sul sistema di sostegno in senso
stretto o piuttosto sulle sue criticità, poiché finiscono per minarne
l’efficacia. Se ne evidenziano i limiti, che emergono con particolare risalto
nella comparazione con il sistema di supporto agli studenti francese e tedesco.
Si dà quindi conto delle ultime misure intraprese per ampliare l’accesso agli
studi e favorire la transizione scuola-università delle fasce di studenti meno
abbienti. La tesi che si sostiene è che è indispensabile introdurre dei
correttivi, senza buttare via il bambino con l’acqua sporca. Leggi
tutto https://tinyurl.com/2pz35yt8 .
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